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Il Pd tace, quando dovrebbe urlare
from L'Espresso 33
by BFCMedia
Caro Enrico Letta, non ci siamo mai incontratə come persone, ma è al segretario del Pd che scrivo questa lettera pubblica per fare una sola domanda. Qualche settimana fa, all’indomani della firma del presidente Mattarella sul decreto cosiddetto anti-rave – in realtà anti-qualsiasi espressione pubblica di dissenso collettivo a discrezione delle questure –sulla prima pagina di un giornale ho letto il titolo “Mattarella sconfessa Saviano e la Murgia”. È spontaneo chiederle: perché ci sono il mio nome e quello di Saviano, invece che il suo o di qualcun altro dell’opposizione? Perché siamo noi quelli che i capi dell’estrema destra espongono alla rabbia della loro base sui social media? Come mai la destra si comporta come se la sua opposizione fossero gli intellettuali, invece che gli avversari politici seduti in Parlamento? La risposta è brutta, ma evidente: non state facendo il vostro lavoro e noi ci ritroviamo nostro malgrado a farlo al posto vostro. In tutto a sua misura. (...) La logica del privilegiato è quella di chi si considera l’unica unità di misura delle cose e non è quindi strano che non colga il ridicolo di continuare a ripetere «non è un mio problema, ergo non è un problema». C’è una teoria, nello studio della parabola delle lotte per i diritti civili, che dice che in ogni società in cui si vive un conflitto di potere il gruppo privilegiato cederà il suo vantaggio al gruppo discriminato solo quando il privilegio avrà ormai un margine di esercizio così risicato che richiederà più energia difenderlo di quanti vantaggi offra agirlo. Lo abbiamo visto qualche anno fa, quando le forze politiche in Parlamento hanno riconosciuto alle coppie omosessuali un surrogato di matrimonio solo nel momento storico in cui le nozze non erano più l’ambita meta di vita nemmeno per le coppie etero. questo vi siamo anche comodi. Basta l’atto di prendere posizioni pubbliche contro il nuovo fascismo governativo per essere associati a voi, il soggetto politico che per eredità storica dovrebbe essergli antagonista, tanto che ad alcuni sembra persino che siate voi, attraverso le nostre voci, a prendere posizione. Invece non è così: siete troppo impegnati a giocare al vostro Risiko interno, un congresso che nella migliore delle ipotesi tirerà fuori una faccia pulita in cui la base può ancora credere, ma che avrà dietro il solito verminaio di piccoli potentati a reggere i veri fili.
Nel mentre, il governo Meloni fa una scelta catastrofica e illiberale al giorno e l’urgenza civica impone a chiunque abbia una voce pubblica di usarla. Lo stiamo facendo, ma siamo stanchə di fare da supplenti morali a un partito incolore, che tace invece che parlare, che sussurra dove dovrebbe gridare e che cerca mediazione dove dovrebbe innalzare barricate (...). Novembre 2022
Il fatto che stavolta la maggioranza non sia stata disposta a cedere di un millimetro sull’estensione delle aggravanti d’odio verso disabili, donne e persone Lgbt, significa due cose: che la possibilità di esprimere o fomentare odio impunemente verso queste categorie è ancora fondamentale nel discorso pubblico di una parte importante dei partiti e che non è considerata abbastanza grave dagli altri. (...) Il ddl Zan non vietava l’odio transfobico, come la legge Mancino non vieta quello razziale, ma lo indicava come pensiero discriminatorio comune contro il quale si poteva agire istituzionalmente con l’educazione specifica nelle scuole. Il fatto che si faccia finta di non sapere che era culturale, e non penale, il punto più controverso del ddl, dimostra che è proprio quella cultura che non si vuol cambiare. Novembre 2021