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Querelle vitalizi Cosa insegna un falso costruito
from L'Espresso 33
by BFCMedia
anni di età. Quindi i vitalizi non esistono più. Nel 2018 la scure si abbatté sugli ex parlamentari con una operazione di ricalcolo retroattivo con il metodo contributivo. L’errore marchiano nell’utilizzo di coefficienti sbagliati ha obbligato l’amministrazione di Camera e Senato a effettuare dei riconteggi. I ricorsi dei parlamentari hanno costretto gli organi di giustizia interna, Consigli di Giurisdizione e Consigli di Garanzia, ad assumere decisioni anche tenendo conto delle indicazioni della Corte costituzionale.
Siamo di fronte a un contenzioso giudiziario, perdipiù affidato, secondo la vigenza della autodichia, a parlamentari che devono resistere a pressioni partitiche ed essere autonomi nel giudizio. Per fortuna nella discussione è intervenuto Piero Fassino a difendere la dignità dei rappresentanti del popolo stigmatizzando l’orgia populi-
La demagogia spinse il Parlamento ad abolirli nel 2012. La propaganda va maneggiata con cura sta dei 5 Stelle e di Fratelli d’Italia. Un connubio che spiega la deriva del Paese e molti accordi sottobanco.
La vicenda non merita una particolare attenzione nel merito, ma vale la pena di ricordare che nel 2018 un carneade chiamato Di Maio vomitava verso gli ex parlamentari frasi del genere: «I vitalizi non sono diritti acquisiti, ma privilegi rubati», «Parassiti sociali che hanno campato sulle spalle di tanta gente», «Questi ex dis-onorevoli, vitalizio-dipendenti, non conoscono vergogna». In questi anni sono scomparse figure eccezionali della storia della Repubblica e con ipocrisia sono state celebrate. Il proverbio secondo cui il bue dà del cornuto all’asino si attaglia a un personaggio che si è accaparrato un ruolo internazionale senza merito e solo grazie a spartizioni di sottopotere.
Quali lezioni si devono trarre da questo episodio minore, ma non trascurabile?
La prima: la ricostruzione di una cultura politica che caratterizzi l’opposizione, capace di contrapporsi alla destra al potere, richiederà intelligenza inedita e pensieri lunghi. La seconda: la consapevolezza che la crisi della democrazia è assoluta, se non irrimediabile, è drammaticamente assente. La terza: il ruolo del Parlamento è inesistente e ridotto a pura caricatura, a luogo di registrazione di decisioni prese altrove, stretto tra decreti e voti di fiducia.
Prima di pensare al cosiddetto campo largo, occorre chiedere conto degli errori politici e istituzionali compiuti con il taglio dei parlamentari (sempre a opera dei 5 Stelle) e del delitto di Carlo Calenda alle ultime elezioni politiche. Il Pd deve giustificare l’incapacità di imporre la modifica di una legge elettorale che dà la maggioranza alla minoranza.
Va ricordato l’ultimo ammonimento di Mario Tronti che auspicava che «nell’irrazionalità della storia» si accendesse una scintilla «capace di incendiare la prateria».