Bergamo Economia settembre 2014

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L’INTERVISTA

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LA SOCIETÀ SI OCCUPA DELLO STUDIO E DELLA PROGETTAZIONE DI MECCANISMI DI EFFICIENTAMENTO DEI PROCESSI PRODUTTIVI ATTRAVERSO UN’ANALISI APPROFONDITA DELLO STATO DI SALUTE A LIVELLO ENERGETICO DELLE IMPRESE MONDO DEL LAVORO AGNELLI INTERVIENE NEL DIBATTITO SULL’ARTICOLO 18: “NO ALL’ABOLIZIONE SÌ ALL’ESTENSIONE AI 35 DIPENDENTI”

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MONTEROSSO ABBATTUTO IL PONTE DANNEGGIATO MA A PAGARE (PER ORA) È PALAFRIZZONI

MENSILE DI SETTEMBRE 2014 - NUMERO 77

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CONTENUTI settembre 2014

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IN COPERTINA

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L’INTERVISTA

MONDO DEL LAVORO

ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

6. L’INTERVISTA Paleari: «impresa e università costruiscano dialetticamente il futuro» 10. MONDO DEL LAVORO Agnelli interviene nel dibattito sull’articolo 18: “No all’abolizione sì all’estensione ai 35 dipendenti” 12. RETE MMT Quando la stabilità e destabilizzante 14. RIVOLUZIONE IN VIA TASSO Nuova Provincia di Bergamo duello tra Matteo Rossi e Pezzoni 18. FINANZA Welfare aziendale una possibile via per la ripresa 20. NUOVE VIE DI COMUNICAZIONE Brebemi, dopo l’inaugurazione infuriano le polemiche 26. A MACCHIA D’OLIO Orio al Serio, l’espansione è iniziata 30. IN AUTO ALL’AEROPORTO Pochi parcheggi? No problem Ecco la nuova area di sosta 34. IL BINOMIO Orio e Ryanair insieme alla prova della clientela business e tante nuove rotte in partenza 38. -7 MESI Il mais spinato di Gandino protagonista all’Expo Gate 3

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IN ESCLUSIVA

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QUESTIONI DI MUSICA

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A MACCHIA D’0LIO

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ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

39. 42. 46. 52. 62. 64.

CHI PAGA? Monterosso, demolito il ponte danneggiato (ma a pagare, per ora è Palafrizzoni) BERGAMO È EFFICIENTE Sunsaving, così facciamo risparmiare le aziende CAM COM Giappone Hanami Sakura quando la contemplazione del bello quotidiano diventa possibile IN ESCLUSIVA Bergamo Economia in cielo con le Frecce Tricolori MUSICA & CUCINA Festival delle Nazioni QUESTIONI DI MUSICA Mozart sta alla classica così come i Pink Floyd stanno al rock

RUBRICHE

66.

MOTORI

EVENTI

94.

CHI, DOVE E PERCHÈ

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MUSICA & CUCINA

BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE Rivista mensile di economia attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Speb S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Presidente: Baldassare Agnelli Direttore responsabile: Paolo Agnelli Art director: Francesco Legramanti Concessionaria pubblicità locale: S.P.E.B. S.r.l. Via San Giorgio, 6 - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it Stampatore: Fotoincisione 2000 Albano S. Alessandro (Bg) V. Spallanzani, 6 - Tel. +39 035 4521290 Abbonamenti: Tel. 035 678811 Costo abbonamento: 10 euro per 10 mesi

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PALEARI: «IMPRESA E UNIVERSITÀ COSTRUISCANO DIALETTICAMENTE IL FUTURO» di Alessandro Belotti foto di Matteo Mottari

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bbiamo incontrato nel suo ufficio di via Salvecchio, in Città Alta, Stefano Paleari, classe 1965, rettore dell’Università degli studi di Bergamo dal 2009. Nell’intervista esclusiva rilasciata al nostro mensile il rettore ha dunque affrontato uno ad uno i problemi del paese, dell’Università e di Bergamo inframezzando il discorso con inglesismi e aneddoti personali. E parla con passione dei suoi studenti, che vorrebbe aiutare a competere in un mondo sempre più globale e dalla concorrenza agguerrita. Paleari, partiamo dal dialogo tra Università e impresa, in un periodo di difficile congiuntura economica come quello attuale. Come si colloca l’ateneo bergamasco in questo contesto? Noi vediamo il rapporto con l’impresa sotto diversi punti di vista: in primis l’occupabilità dei nostri laureati, indice che ci pone ai primi posti in Italia. Per valutare un’Università ci sono 50.000 parametri, ma quello che sta a cuore alle famiglie per il proprio figlio è che trovi un posto di lavoro dopo la laurea e che riesca a fare esperienze a livello internazionale durante il proprio percorso di studi. Non è un caso, dunque, che l’Università degli studi di Bergamo non abbia perso studenti in questi anni, mentre in Italia è avvenuto proprio il contrario. Per ottenere questi risultati abbiamo dovuto modificare la nostra natura: siamo arrivati al 39% di iscritti al primo anno provenienti da fuori provincia, oltre a 830 studenti stranieri, che rappresentano il 5,5% del totale. Sono tutti aspetti molto impegnativi per noi, ma la strada è quella. Abbiamo inoltre innalzato il livello qualitativo delle lauree magistrali: oggi ne abbiamo cinque in inglese, mentre tre anni fa non ve ne era alcuna. Siamo perfettamente consapevoli della dinamica che si sta determinando nel paese e il rapporto tra università e impresa va visto da più angolature: anche oggi, pur con difficoltà ci stiamo difendendo molto bene. Otto nostri studenti su 10 trovano infatti un lavoro entro un anno dalla laurea. Il mondo del lavoro è in rapida evoluzione. Riuscite a tenervi al passo? In questa fase delicata occorrono spirito di

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IL RETTORE DELL’UNIBG ALL’ULTIMO ANNO DI MANDATO FA IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DELL’ATENEO BERGAMASCO

collaborazione e lungimiranza. Occorre rispondere alla domanda: quali saranno le professioni del futuro? Il mondo è cambiato in questi anni e con esso anche il lavoro, ad una velocità impressionante. In questo senso il nostro rapporto con le imprese non deve essere da “follower” (colui che segue), bensì da “leader” (colui che guida). Sia l’Università che l’Impresa devono dunque essere coloro che seguono e anticipano ciò che si sta determinando: per questo motivo tra queste due realtà ci deve essere un rapporto costruttivo e dialettico.

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Lei prima di diventare Rettore è stato ricercatore alla Facoltà di Ingegneria di Dalmine, branchia dell’Università di Bergamo che ha saputo coltivare un rapporto stretto con il territorio... E’ vero. Da quell’esperienza ho saputo apprendere una conoscenza molto puntuale dei sistemi economici territoriali, beneficiando di un rapporto diretto con le persone. Detto questo, ho imparato molto anche da chi non proveniva strettamente dal mio mondo: sono orgoglioso di essere

rettore di un’Università generalista, dove la complessità di governo è molto maggiore. Ricoprendo questo ruolo mi sono interfacciato con letterati, filosofi, economisti, giuristi: per me, questo ha significato sviluppare una visione d’insieme. Da un lato mi sono pertanto arricchito molto, dall’altro credo di aver dato il mio contributo in maniera proficua. La disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli drammatici: a

luglio, secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni era del 42,9%. Lei è anche presidente della Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e, dunque, uno dei principali interlocutori del Ministro Giannini. Come bisogna affrontare secondo lei, questo grave problema? Come Università, a livello nazionale, il problema dei giovani è il primo problema. Si è mai visto un paese prosperare senza i suoi giovani? No. Per questo motivo la questione

giovanile deve essere al primo posto in Italia: per cercare di risolverla ognuno deve fare i conti con i propri mezzi. Come Unibg abbiamo puntato molto sugli assegni di ricerca, sui contratti a tempo determinato: nel 2009 erano 43, oggi sono 100 e tutti giovani. Mi piacerebbe arrivare a 150 nel prossimo anno. A livello nazionale l’unica priorità che mi sento di indicare è un piano straordinario per i giovani affinché si inserisca nel sistema universitario nuova linfa: lo sa che l’età media dei professori universitari italiani è di 54 anni? Io smetterò di fare il rettore a 50, c’è qualcosa che non funziona. A fronte dei pensionamenti di professori universitari, inoltre, non sono entrati i giovani: i giovani pensano al futuro e noi dobbiamo avere a cuore il tema dell’attrattività del nostro paese. Ha dunque senso formare i nostri ragazzi nel modo migliore e poi servirli su 8

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un piatto d’argento agli altri paesi? Non basta avere un Presidente del Consiglio giovane per risolvere la questione giovanile: l’anagrafe è una cosa, la politica per i giovani è un’altra. Nella sua lettera aperta “Unibg 20.20” ha indicato una crescita del numero di studenti pari al 20% in sei anni, per arrivare a quota 20.000. Come può avvenire un aumento tanto considerevole a fronte di un trend in diminuzione o comunque a un calo generale degli iscritti? Può avvenire a patto che il calo degli studenti degli ultimi 5 anni non si replichi nei prossimi 5. A fronte di un calo nazionale del numero di iscritti, l’Università di Bergamo ha mantenuto livelli pressoché stabili: se dunque a livello nazionale ci sarà stabilità su questo fronte, anche noi potremo crescere. Sono obiettivi singolarmente realistici e che in passato abbiamo giù raggiunto: non ho voluto porre obiettivi record per ogni corso di laurea, ma migliorare le loro performance nel complesso potrà farci arrivare a quel numero di studenti. Ci sono inoltre altre variabili che potrebbero concorrere: la riduzione degli abbandoni e dei fuori corso, oltre alla frequenza dei corsi universitari di studenti di ritorno, detti anche “adult student”. Stiamo parlando di uno scenario molto diverso da quello che abbiamo visto negli ultimi 15 anni. Secondo la classifica degli Atenei italiani, stilata dal Sole 24 Ore, Bergamo è al 34° posto. E’ soddisfatto di questo risultato? No, affatto, e le spiego subito il perché. Le classifiche devono essere qualcosa di toccabile, di tangibile e glielo dice uno che ha una vera e propria passione per i numeri. Una classifica delle Università deve rispondere ad alcune domande ben precise: copri o non copri il diritto allo studio? Nella classifica del Sole questo aspetto non conta niente. In secondo luogo, quanti sono gli iscritti da fuori Regione? Anche qui nulla. Non possono inoltre avere meno peso occupabilità e mobilità internazionale, aspetti su cui abbiamo raggiunto livello elevatissimi. C’è infine un punto che mi lascia sorpreso, se non

interdetto: in quella classifica non c’è alcun parametro relativo all’efficienza. Ma come, la classifica di un quotidiano che è riferimento del mondo delle imprese e della classe dirigente del Paese non si pone il problema dell’efficienza? Le Università statali di tutta Italia utilizzano risorse pubbliche: ebbene, nel momento in cui si stilano classifiche, c’è qualcuno in grado di dirmi se le spendiamo bene o male? Le dico solo che noi dallo Stato riceviamo 2.400 euro per studente, a fronte di una media nazionale di 4.000. Le classifiche vanno fatte in un quadro di regole comuni, non arbitrariamente: quello che non ritengo giusto (usa l’inglese “fair” per spiegare il concetto, ndr) non è la classifica, per carità, bensì il metodo con cui è stata fatta. Lei è all’ultimo anno di mandato e più volte si è parlato di un suo eventuale ingresso in politica. Farà davvero il grande salto nell’arena pubblica? Quando ero studente ero uno che si applicava, ma dedicavo molto tempo anche agli sport. Ero consapevole che riuscivo a fare una cosa sola per volta e anche adesso riesco a fare una cosa sola per volta. In questo momento sono impegnato per l’Ateneo e lo sarò fino all’ultima partita, fino all’ultimo mese. Per me quello del ricercatore resta comunque il più bel lavoro del mondo. 9

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Mondo del lavoro

AGNELLI INTERVIENE NEL DIBATTITO SULL’ARTICOLO 18 “NO ALL’ABOLIZIONE SÌ ALL’ESTENSIONE AI 35 DIPENDENTI” Paolo Agnelli

IL PRESIDENTE DI CONFIMI IMPRESA “QUESTA SOLUZIONE INOLTRE RENDEREBBE STABILE ANCHE LA SITUAZIONE DI MOLTI LAVORATORI CHE AL MOMENTO VIVONO SITUAZIONI DI PRECARIETÀ”

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rticolo 18 sì o no. Per alcuni (Cgil) è un baluardo ineliminabile, per altri (il centrodestra) un totem superato. Per Renzi, semplicemente, non è e non sarà un problema: il premier preferisce puntare sui risultati “immediati” e “concreti” del decreto Poletti e rilancia sulla delega, il cosiddetto Jobs Act, ora all’esame del Senato. Un disegno di legge che, sottolinea il presidente del Consiglio, “speriamo di poter approvare il prima possibile, ragionevolmente entro l’anno”. Il provvedimento è chiamato a riformare il mercato del lavoro, guardando, avverte, alla “Germania”, che è “un nostro modello, non un nostro nemico”. Quanto all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, spazza via ogni dubbio: non è il problema, “non lo è mai stato e non lo sarà”. E, puntualizza, “riguarda circa 3.000 persone l’anno in un Paese di 60 milioni” di abitanti. Nella conferenza sui ‘mille giorni’, Renzi ha infatti dedicato ampio spazio ai temi del lavoro. D’altra parte, proprio nell’homepage del portale “passodopopasso” campeggia una finestra che dà notizia di un’occupazione in aumento tra febbraio e luglio. Citando dati Istat il governo, infatti, calcola come in quell’arco di tempo, che ha visto diventare legge il dl Poletti, le persone a lavoro siano passate da 22.316.331 a 22.360.459 (+0,2%, pari 44.128 unità). Ora però la partita si gioca sul terreno del Jobs Act e le aspettative non sono da poco: con la delega “riscriviamo lo Statuto dei lavoratori, cambiamo gli ammortizzatori sociali, il che vuol dire guardare la luna anziché il dito”, rimarca Renzi. Soprattutto il ddl apre a nuove tipologie contrattuali volte a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, con tutele crescenti per i lavoratori coinvolti. Si tratterebbe di sospendere l’applicazione dell’articolo 18, che tutela dai licenziamenti senza giusta causa, per un massimo di 3 anni. Un punto che, secondo il premier, potrebbe raccogliere “un’ampia maggioranza in ambito parlamentare”. Altri ritocchi all’articolo 18 - Ncd aveva richiesto il suo superamento completo - non sarebbero invece all’ordine del giorno. Renzi mette da parte l’ideologia e affronta l’argomento a partire dai numeri: “i casi risolti sulla base dell’articolo 18 sono circa 40 mila” l’anno, di questi l’80% si chiude “con un accordo”. Paolo Agnelli, presidente di Confimi Impresa (Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata) è intervenuto nel dibattito, dichiarandosi contrario all’abolizione tout-court dell’articolo 18, ma favorevole, invece, allo spostamento della soglia della sua applicazione dai 15 addetti attuali ai 35. “Questa modifica porterebbe alla fine delle paure della crescita per le Pmi sotto i 15 dipendenti; alla fine dei motivi di nanismo di molte imprese; all’eliminazione dell’uso fasullo dei co.co.pro; alla diminuzione del lavoro nero per gli eccedenti le 15 unità, al termine dell’utilizzo delle false partite IVA - ha sottolineato Agnelli - questa soluzione inoltre renderebbe stabile anche la situazione di molti lavoratori che al momento vivono situazioni di precarietà”.

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Rete MMT

QUANDO LA STABILITÀ È DESTABILIZZANTE

CAUSE ED EFFETTI DELL’INSTABILITÀ FINANZIARIA SUL SISTEMA PRODUTTIVO

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di Ivan Invernizzi

no dei partner più importanti per un’impresa è la sua banca. Tramite la banca l’impresa riesce ad andare oltre il limite dell’autofinanziamento potendo così esprimere meglio le sue potenzialità. Ma questo partner che tipo è? È un compagno fedele nei momenti più prosperi come in quelli più difficili? Purtroppo, per sua natura, non è così. Le banche basano i loro comportamenti prima di tutto sulla storia delle imprese: se le imprese hanno una storia di ricavi costanti per un lungo periodo tendono a concedergli prestiti crescenti, se al contrario un azienda vede i suoi ricavi diminuire, la banca fidandosi meno, sarà portata a restringere il credito. Va da sé che quando l’economia conosce un lungo periodo di crescita, tutte le aziende tenderanno a ottenere buoni risultati e il sistema bancario concederà sempre maggiori prestiti con garanzie sempre minori. Un periodo di stabilità economica induce il sistema bancario ad esporsi sempre più arrivando ad autoalimentare la crescita e a diventare “euforico”: l’aumento degli investimenti porta ad un aumento

generalizzato della spesa totale nell’economia e quindi dei profitti totali innescando un circolo vizioso che determina il surriscaldamento dell’economia. Essendo i bilanci delle imprese interconnessi, le spese di una sono i ricavi di un’altra, all’espansione dell’investimento di un azienda corrisponde l’accrescimento dei ricavi delle imprese fornitrici, e se tutti ampliano contemporaneamente gli investimenti vi sarà un aumento generalizzato dei profitti che renderà tutti sempre più ottimisti, portando aziende e banche a rendere la propria situazione finanziaria sempre più esposta. In un periodo recessivo, al contrario, i profitti delle aziende subiscono un calo generalizzato e le banche, per via della crescente paura di non vedere rimborsati i prestiti, chiudono sempre più i rubinetti del credito peggiorando la crisi. Questo fenomeno è del tutto comprensibile, voi vi fidereste ad aumentare i prestiti in un periodo di recessione generalizzata? Un economista americano, Hyman Mynsky, a cui era intitolato il dipartimento dell’Università degli studi di

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Bergamo fino a poco tempo fa, ha scritto molto su queste dinamiche arrivando a dire che “la stabilità è destabilizzante”. Tutto ciò ci fa capire come non sia pensabile che un’economia sana, un’economia che non soffra di schizofrenia, sia basata esclusivamente sulle scelte degli agenti privati. I comportamenti “pro ciclici”, che accelerano in un senso o nell’altro il ciclo economico, devono essere compensati da comportamenti “anticiclici” che solo un soggetto è in grado di realizzare: lo Stato. Normalmente lo Stato è l’emettitore della moneta e la banca centrale è un ente pubblico subalterno al Parlamento. Per questo il settore pubblico può spendere ed investire diminuendo le tasse anche in periodi di crisi evitando che l’economia si schianti. Lo Stato che emette la sua moneta non può rimanere senza soldi, come una biglietteria che stampa

i biglietti non può rimanere senza biglietti. Solo uno stato emettitore della propria valuta può stabilizzare l’economia evitandone i crolli. Il problema vero si ha quando lo Sato non è più l’emettitore della moneta ed anche lui, subalterno alle aspettative delle banche, può rimanere senza soldi. Il vero problema dell’Euro non è né il nome né il numero di nazioni in

cui è usato: il problema vero è che è una moneta che i vari paesi non possono emettere lasciando così l’economia in balia delle paure del settore finanziario. Basterebbe che la Banca Centrale garantisse i debiti pubblici degli Stati nazionali e questi avrebbero gli strumenti per salvare le loro economie... ma niente del genere si vede all’orizzonte.

“La produzione non deve subire le ansie del sistema creditizio”

NON C'È CRISI FINANZIARIA ENTE COSÌ PROFONDA CHE UN SUFFIC

TAGLIO DELLE TASSE LICA O AUMENTO DELLA SPESA PUBB NON POSSA RISOLVERE Warren Mosler capo-economista MMT

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NUOVA PROVINCIA DUELLO TRA MATTEO ROSSI E PEZZONI

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di Alessandro Belotti

n vista dell’elezione del nuovo consiglio provinciale post-riforma, eletto per l’ultima volta dai cittadini nel 2009, i partiti orobici di centrodestra e centrosinistra stanno definendo le alleanze e i nomi che andranno a comporre le liste. Nei giorni scorsi il Partito Democratico ha dunque sciolto la riserva: sarà Matteo Rossi il candidato per la presidenza della Provincia di Bergamo. Rossi, responsabile regionale degli enti locali per il Pd, ex consigliere provinciale, in passato segretario cittadino dei Democratici di Sinistra, è il nome che è uscito dalla riunione con il favore di una quarantina di amministratori di centro sinistra che guidano i Comuni bergamaschi. Non vedremo, dunque, alla guida della Provincia il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che ha sempre mostrato un occhio di riguardo verso l’ente di via Tasso, in particolare per quanto riguarda il futuro assetto dei servizi pubblici e degli enti locali bergamaschi connesso alla soppressione dell’ente. Obiettivo del primo cittadino è dunque far parte della lista come consigliere con delega alla città metropolitana: un ruolo chiave per ridefinire (e concretizzare) il concetto di “Grande Bergamo”, in voga ai tempi della giunta Bruni ma mai attuato veramente, in particolar modo per quanto attiene il rapporto del capoluogo con l’hinterland, negli ultimi anni in forte espansione. Per la partita in Provincia ora parte dunque il conto alla rovescia per la raccolta di 450 firme entro l’8 settembre - tra consiglieri e sindaci della provincia (sono esclusi gli assessori esterni) - per la presentazione del candidato presidente, mentre si appresta la lista dei consiglieri che dovrà essere sottoscritta da altri 150 eletti. Nella lista il Pd indicherà 16 nomi in rappresentanza della provincia orobica. Per la città sembrano ormai definita, per l’appunto, la presenza di Giorgio Gori e Alberto Vergalli, già consigliere provinciale prima di essere eletto in consiglio a Palazzo Frizzoni. Il Partito Democratico, dopo aver sciolto la riserva sul candidato presidente, punta dritto alla conquista di via Tasso e fa i conti: numeri alla mano, ci sarebbero 120 sindaci di area centrosinistra sui 242 Comuni bergamaschi. Una partita dunque che si giocherà sul filo e soprattutto che si giocherà sulle intese (realizzate o mancate) nel centrodestra, dove non mancano i colpi di

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GIOCHI COMPLICATISSIMI DI ALLEANZE E SGAMBETTI POLITICI IN VISTA DEL RINNOVO DEL CONSIGLIO PROVINCIALE POST-RIFORMA SI CHIUDE L’ERA PIROVANO CON LA LEGA CHE APPOGGIA (A SORPRESA) IL SINDACO DI TREVIGLIO PEZZONI, MENTRE IL CENTROSINISTRA SCHIERA MATTEO ROSSI CON GORI PRESENTE IN LISTA

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scena. Il direttivo provinciale della Lega Nord, nella serata di lunedì 1 settembre, diversamente dalle previsioni che volevano il partito deciso a non appoggiare alcun candidato per la corsa alla Provincia (secondo la linea del segretario federale Matteo Salvini, in polemica con la decisione del governo di

riformare l’ente) ha invece fatto una scelta precisa: se resterà in corsa, i lumbard sosterranno il sindaco di Treviglio (eletto con il Pdl, ora civico) Beppe Pezzoni, che nella giornata di lunedì 8 settembre ha presentato le sue 497 firme necessarie. Domenica era stata la volta di Matteo Rossi, candidato del centrosinistra, che

ne invece raccolte 499: entrambi i candidati sono ben sopra la soglia delle 430 firme necessarie. Si va dunque al voto il 28 settembre, con 4 liste in campo: Lega Nord, Civici, Popolari, Indipendenti per Bergamo, Provincia Bene comune e Democratici e Civici per la Bergamasca

TUTTI I RETROSCENA DEL DOPO PIROVANO

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ergamo. Il 28 settembre si vota per eleggere Presidente della Provincia e Consiglio provinciale. Le province tornano, quindi, al voto nonostante fossero state date per abolite. Unica novità: ad eleggerle non saranno i cittadini ma consiglieri e Sindaci dei comuni compresi nel territorio dell’ente. In pratica, 2851 eletti sceglieranno il successore di Pirovano. Di conseguenza, cambia il sistema elettorale. A differenza del passato, questi eletti dovrebbero ricevere due schede: una per scegliere il Presidente della Provincia; una per eleggere il Consiglio provinciale. Ulteriore conseguenza è che può esserci un solo candidato alla carica di Presidente e più liste per il Consiglio. Questo, peraltro, poteva essere proprio lo scenario dato per certo per via Tasso. Il solo Matteo Rossi, consigliere provinciale uscente per i democratici e consigliere comunale a Bonate Sopra, è stato, infatti, l’unico candidato alla Presidenza fino al 3 settembre. Quel giorno, a rompere le uova nel paniere di un’elezione scontata, ci ha pensato Giuseppe Pezzoni, Sindaco di centrodestra del capoluogo della bassa. Piccolo particolare: la sua candidatura non è sostenuta dal coordinatore provinciale di Forza Italia, Alessandro Sorte il quale, poche settimane dopo la conclusione della campagna elettorale per il comune di Bergamo, iniziò a mandare messaggi distensivi agli avversari di un tempo. Dopo essersi accordato con i democratici per le nomine di Uniacque (la società che gestisce l’acqua in bergamasca ndr), infatti, il 21 agosto dichiarava: “Il Pd è grande e vaccinato a sufficienza per trovare il nome più compatibile con la fase costituente che si vuole inaugurare”. Concetto ribadito il 31 agosto: “Provincia, passaggio storico che va gestito con spirito di unità”. Pezzoni, però, è Sindaco di Treviglio perchè Forza Italia lo appoggia. In pratica, mentre il PD sceglieva Matteo Rossi come successore di Pirovano e preparava una lista per il consiglio composta dai suoi del territorio, Forza Italia non esprimeva un suo candidato e costruiva una lista civica per il Consiglio provinciale con esponenti di centrosinistra e, più precisamente, l’area popolare del centrosinistra.

Un nome su tutti: nella lista civica parrebbe esserci Vittorio Milesi, Sindaco di San Pellegrino Terme e storico esponente dei popolari brembani. Con effetti quasi paradossali. Accanto al Sindaco di Lenna nonché fedelissimo di Sorte, Jonathan Lobati, ci sarebbe, infatti, anche il Sindaco di Urgnano, Efrem Epizoi, il quale sconfisse ad Urgnano nell’ordine: il candidato ufficiale dell’allora PDL, Elena Zanardi; il candidato leghista, Giuseppe Rossi. Insomma, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca e proprio malpensando è come se questa lista “civica” per il consiglio provinciale fosse stata costruita a tavolino con il Pd per assicurare a Rossi un’ampia maggioranza in Consiglio Provinciale. Tra l’altro, a proposito di tavoli, sembra che veramente esponenti del PD ed i vertici di Forza Italia s’incontrino nella sede di Forza Italia ogni giovedì per discutere della “fase costituente da gestire con spirito di unità”. Piccolo particolare: gli unici assenti a questi tavoli sono gli alleati del PD, SEL e Patto Civico, e gli alleati storici di Forza Italia tra cui la Lega Nord che in Provincia di Bergamo è pur sempre la seconda forza elettorale dopo il PD renziano. Ora, in questa situazione, poteva la Lega Nord rinunciare ad esserci? No ed il risultato è stata la candidatura di Pezzoni il quale, con tutta probabilità, oltre ad essere aiutato nella sua corsa dalla rete leghista, riceverà il sostegno di tutti quei Sindaci di centrodestra che non si riconoscono nelle scelte di Sorte, come il Sindaco di Torre Boldone, Sessa, e forse anche di quelli vicini al Nuovo CentroDestra. Salvo sorprese, però, potrebbe non bastare. Il voto per le nuove province, infatti, è ponderato. In altre parole, vale di più il voto espresso dai consiglieri e Sindaci dei comuni più grandi. Con tutta probabilità, vince chi controlla il capoluogo ed i comuni importanti. In altre parole, il PD. Beninteso, salvo sorprese. Ma, in tal caso, l’alleato forzista potrebbe portare con la sua lista “civica” ulteriore consenso.

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Finanza

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di Claudio Rossi

orse ci stiamo abituando a notizie come questa recente doccia fredda che è piombata come una mannaia sulle nostre teste: “L’economia italiana nel secondo trimestre del 2014 si è contratta dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e nel terzo periodo dell’anno non si prospetta nessuno scatto. Lo conferma l’Istat che, per effetti di arrotondamento, ha invece rivisto la stima sul Pil tendenziale, rilasciata il 6 agosto, in miglioramento da -0,3% a -0,2%. Considerando che nel primo trimestre il Prodotto aveva segnato un -0,1% nel

confronto congiunturale, l’Italia è di fatto in recessione...” Da mesi, se non da anni ormai, non si parla d’altro e si cercano affannosamente ricette economico-organizzative per recuperare un posto accettabile nella classifica dei paesi dove un lavoratore aspiri a prestare la propria opera. Si tagliano le spese, si cercano vie per far crescere i consumi, si immaginano incentivi per le imprese più o meno “strabilianti” ma l’emorragia dei posti di lavoro non mostra attenuazioni e il morale della forza lavoro tende sempre di più ad abbassarsi, e questo anche nelle imprese

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che tutto sommato sono state solo sfiorate dalla crisi. Vale la pena darsi per vinti? Forse, almeno sotto l’aspetto della qualità della vita e della convivenza aziendale, un buon aiuto a “tirarci su” potrebbe arrivare dal cosiddetto piano di “welfare aziendale” che, come dimostratoci per ora da alcune pionieristiche multinazionali, organizzando corsi sugli hobby o seminari per le future mamme o per l’orientamento lavorativo dei figli dei dipendenti e godendo dell’esenzione fiscale, hanno ottenuto un successo maggiore presso i dipendenti che una eventuale distribuzione di bonus monetari. Infatti, per welfare aziendale si intende l’insieme di iniziative di sostegno e di solidarietà messe in atto da aziende private nei confronti dei propri dipendenti per migliorare il clima lavorativo attraverso iniziative a vantaggio dei dipendenti stessi e delle loro famiglie. È noto e risaputo universalmente che il successo di ogni azienda è strettamente legato alla motivazione delle persone che ne fanno parte, dal loro coinvolgimento e dalla loro volontà di far bene per l’azienda. Un posto in cui si sta bene e dove è permesso conciliare il lavoro con la vita extra lavorativa, con i tempi della propria famiglia è un presupposto basilare per una elevata qualità della vita dei collaboratori e di riflesso per il successo di ogni azienda, specialmente quanto il contesto è stato minato da una crisi imperiosa come quella trascorsa. Il welfare aziendale parte infatti dalla consapevolezza che se ogni persona vive meglio le sue giornate sul posto di lavoro, il beneficio individuale diventa benessere collettivo e a guadagnarne è l’intera azienda. Accertata questa, effettivamente, banalità, spendiamo due parole su come e su che basi le imprese che sinora hanno portato avanti questi progetti, tra le quali ricordiamo Perugina, Ferrari, Unicredit, Bnl, Intesa e società globali come Vodafone, hanno dato corpo al programma. Sebbene l’assenza di una disciplina fiscale specifica imponga in ogni caso un’attenta valutazione della correttezza/coerenza delle iniziative possibili con le rules di riferimento, la normativa sulla quale fanno sostanzialmente perno i progetti

deriva dagli articoli 10 e 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi che definiscono gli elementi che non concorrono a formare il reddito di lavoro dipendente includendo anche: • i contributi di assistenza sanitaria per un importo non superiore ad € 3.615,20 l’anno • l’utilizzazione delle opere e dei servizi per specifiche finalità di educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria o culto da parte dei dipendenti e dei suoi familiari; • le somme, i servizi e le prestazioni erogati dal datore di lavoro per frequenza di asili nido e di colonie nonché per borse di studio a favore dei medesimi familiari; • la contribuzione ai fondi di previdenza complementare per un importo non superiore a € 5.164,57 l’anno: • mutui/prestiti così come l’assegnazione di alloggi in locazione, comodato o uso. Nel welfare aziendale, quindi, per prassi consolidata, le risorse da destinarsi ai programmi debbono derivare da erogazioni aggiuntive rispetto alla retribuzione ordinaria ma il finanziamento può essere effettuato anche attraverso accordi volti ad incentivare e premiare la produttività dei dipendenti (e dunque senza incrementare i costi aziendali). Quest’ultima formulazione non è altro che un remake moderno di esempi già utilizzati in passato da altre imprese pioniere che usavano collegare la produttività a versamenti aggiuntivi a fondi pensione e/o all’assegnazione gratuita di azioni del datore di lavoro. Ricollegandoci al tema di apertura, nel nuovo contesto di competizione globale, come accertato da recenti studi, i vantaggi dello strumento appaiono molti ed interessanti: • fidelizzare il personale e ridurre i costi aziendali in termini di riassunzioni, formazione, etc. • mantenere il know-how del capitale umano in azienda; • migliorare il clima aziendale interno e accrescere la motivazione dei dipendenti; • attrarre i lavoratori migliori, i quali saranno invogliati a scegliere le imprese che offrono le migliori facilitazioni e supporti alle proprie esigenze; • attivare un sistema di ascolto dei

propri dipendenti, in grado di favorire un maggior attaccamento all’azienda e si traduca in una maggiore produttività; • comunicare verso l’esterno (istituzioni, partner, mezzi di comunicazione, comunità locale) l’immagine di un’azienda attenta ai temi sociali; • ridurre l’assenteismo e le richieste di permessi; • razionalizzare il rapporto costi/ benefici delle iniziative di motivazione dei collaboratori. Più nello specifico, la ricerca “Effetti economici e produttivi per l’azienda derivanti da misure per favorire la conciliazione” (Betriebswirtschaftliche Effekte familienfreundlicher Maßnahmen 2003-2004 Prognos, Berlino per conto del Ministero tedesco della famiglia: www.bmfsfj.de) ha dimostrato come le iniziative di Welfare Aziendale siano investimenti sostenibili, quantificandone il vantaggio economico in: • riduzione dei costi del turnover e della ricerca di nuove risorse umane dal 31% al 63%; • riduzione dei costi complessivi per la realizzazione delle iniziative di conciliazione dal 55% al 78%; • considerando il programma complessivo per la conciliazione come investimento nel tempo, il ROI (Return on Investinent) sull’investimento valutato al 15%-25% per la situazione reale, e addirittura al 100-110% per la situazione aziendale ottimale; • riduzione del tempo di assenza per maternità (12 mesi nello scenario ottimale, 25 in quello reale, 36 per il base); • incremento nella percentuale di ritorno al lavoro della mamme dopo la maternità: 80%. E’ una sorta di ritorno al passato quando i nostri padri, coperti dalla mutua aziendale, o con l’impresa che contribuiva per i libri di scuola dei figli o per le spese del dentista, davano giornalmente “lealtà” e “impegno” all’azienda in cui lavoravano, inosservanti, per eccesso, dell’orario di lavoro previsto dal contratto. Questo negli anni Sessanta ha contribuito al miracolo economico. Che non possa rifare altrettanto oggi! 19

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Il taglio del nastro

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ara Olivana, piccolo paese della Bassa Bergamasca, per un giorno è diventata il centro pulsante del paese. L’occasione è stata l’inaugurazione dell’autostrada A35, più comunemente conosciuta come Brebemi (Bergamo-BresciaMilano), avvenuta nella mattinata del 23 luglio scorso al Centro di Manutenzione e Controllo di Fara Olivana. Un taglio del nastro indubbiamente avvenuto in grande stile: circa 1.500 persone hanno

assistito al varo di un’opera che ha richiesto un investimento complessivo di 2,2 miliardi. Star indiscussa della mattinata il premier Matteo Renzi, che ha voluto in primis ringraziare i fautori della Brebemi: “Quando si inaugura un’opera pubblica come questa occorre dimostrare gratitudine verso chi ha fatto impresa, alle maestranze e agli amministratori che hanno lavorato per raggiungere un obiettivo. Ci sono però voluti 5 anni per costruirla e

Nuove vie di comunicazione

BREBEMI, DOPO L’INAUGURAZIONE INFURIANO LE POLEMICHE LA NUOVA OPERA CONTESTATA DA PIÙ FRONTI

13 per superare la burocrazia, non dovrà più accadere: spendiamo troppo per le infrastrutture perché il procedimento è ferraginoso”. Queste le parole del capo del governo, che ha saputo convincere una platea di certo non ostile con alcune parole d’ordine: efficienza, tagli alla burocrazia e ai relativi lacci e lacciuoli. “Ci deve essere una certezza delle regole e noi dobbiamo smetterla di fare danni per aiutare le imprese: andare all’estero non è sinonimo di delocalizzazione

o di fuga, bensì un modo di crescita economica. Sono convinto che un pezzo del futuro dell’Italia si giochi nella capacità di aiutare investimenti e capacità ad andare all’estero, per renderci orgogliosi di essere italiani”. Ed infine ecco la stoccata alle banche: “A settembre verranno messi a disposizione delle banche dalla Bce 300 miliardi di euro. E’ una partita chiave per le nostre imprese: o siamo in grado di garantire che questi denari siano a disposizione dell’economia o non usciremo più da questa crisi”. La Brebemi, sullo sfondo di dinamiche nazionali e internazionali, ritorna solo alla fine del discorso di Renzi: “L’autostrada ha un forte valore simbolico, perché collega città diverse: è la prova della tradizione e dell’orgoglio di un paese che quando fa bene le cose è più grande delle sue paure ed è in grado di competere in Italia e nel mondo”. La Brebemi attraversa dunque uno dei territori

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più industrializzati d’Europa e a regime, secondo i calcoli della società concessionaria, avrà 60mila veicoli di traffico. All’inaugurazione hanno partecipato anche il presidente della Lombardia Roberto Maroni, il presidente della Brebemi Francesco Bettoni, il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Giovanni Bazoli e i ministri alle Infrastrutture e all’Agricoltura, Maurizio Lupi e Maurizio Martina. Subito dopo il taglio del nastro, una rappresentanza delle auto delle Mille Miglia, del Veteran Car Club di Milano, Bergamo, Brescia, Como sono sfilate davanti alle autorità. Ma ecco che, all’indomani dell’inaugurazione in pompa magna, iniziano a vedersi le prime debolezze dell’opera appena varata. Della serie non è tutto oro ciò che luccica: vediamo in dettaglio i problemi della nuova autostrada.

NUMERI BREBEMI 62,1 15 6 1,611 KM DI LUNGHEZZA

SVINCOLI

CASELLI AUTOMATIZZATI (CHIARI, CALCIO, ROMANO DI LOMBARDIA, BARIANO, CARAVAGGIO, TREVIGLIO)

MILIARDI DI EURO IL COSTO COMPLESSIVO DELL’OPERA

COSTI Il pedaggio della Brebemi è più alto rispetto, proprio, all’A4, cioè l’altra autostrada che copre la stessa tratta. Un divario messo in evidenza da un cartello apposto nei pressi dell’uscita di Brescia Ovest, dove gli automobilisti che arrivano da Venezia potrebbero decidere di abbandonare l’A4 per raggiungere Milano servendosi della BreBeMi. Autostrade per l’Italia l’ha installato proprio lì e ha scritto nero su bianco (vedi foto) una simulazione: da Brescia Ovest a Milano Est, percorrendo l’A4 la distanza è di 77 km, via BreBeMi invece i chilometri sono 92. Non solo: la prima opzione (secondo quanto riporta il cartello, peraltro al centro di un ricorso) costa 6,30 euro agli automobilisti e 15,30 agli autisti di Tir, mentre chi sceglie l’A35 spende 12,40 euro (in auto) o 33,60 (con il Tir). Il doppio. Di fronte a questi numeri, difficile mettere la freccia e cambiare strada. Secondo Legambiente “La Brebemi costerà per gli autoveicoli 15 centesimi a km, più del doppio della parallela A4, che costa 7 centesimi a km. E’ peggio per i Tir che, contro i 17 cent a km della A4, pagheranno per transitare sulla Brebemi 36 cent a Km, più del doppio. Gli utenti saranno tosati come pecore”. Il rischio, secondo l’associazione ambientalista, è che l’autostrada resti sottoutilizzata, oltre alla ferita ambientale e agli alti costi la beffa. PROBLEMA RIFORNIMENTO Ad oggi non è possibile fare rifornimento, né di benzina né di gasolio, alle due aree di servizio (una per senso di marcia), perché i distributori ci sono ma sono chiusi. La gara d’appalto è andata deserta. Nessun gestore si è fatto avanti, in quanto i margini di guadagno sarebbero troppo bassi. E così sarà almeno sino a fine 2014. Come mai? NIENTE SISTEMA DI TUTOR Niente tutor e niente autovelox lungo la nuova autostrada, dove invece sono stati predisposte postazioni autovelox mobili e telelaser utilizzate dalla polizia stradale. Secondo Francesco Bettoni, presidente della Brebemi: “Non esiste alcun vincolo di legge che ci obbliga a installarlo”. 21

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LETTERE lettere@bergamoeconomia.it

BENIGNI (FI): DOPO PIOGGE E ALLAGAMENTI IL COMUNE INTERVENGA PER ADEGUARE LA RETE VIARIA

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e precipitazioni, seppur di straordinaria intensità, stanno diventando un fenomeno sempre più frequente nelle nostre zone. Durante ogni forte temporale al Viadotto di Boccaleone e alla Circonvallazione delle Valli si creano estesi allagamenti, che costituiscono un pericolo notevole alla circolazione perché aumentano il rischio di incidenti. Mi rivolgo all’Assessore Brembilla: che cosa sta facendo il Comune per affrontare il problema? Quali sono gli interventi previsti? Credo sia necessario che

COLDIRETTI: IL MALTEMPO COSTA AGLI AGRICOLTORI BERGAMASCHI PIÙ DI 10 MILIONI

All’agricoltura bergamasca il maltempo di questa pazza estate è già costato oltre 10 milioni di euro. A tracciare il primo bilancio è Coldiretti Bergamo che ha raccolto le segnalazioni dei propri associati. Nubifragi, piogge continue, bombe d’acqua hanno causato danni veramente ingenti agli imprenditori agricoli, che da anni non affrontavano una stagione difficile come quella in corso. Dopo un periodo di piogge incessanti, nel settentrione d’Italia si sono avute quasi il triplo di precipitazioni a luglio rispetto alla media, i violenti eventi meteorologici degli ultimi giorni hanno dato il colpo di grazia. Ecco, in sintesi, la mappa dei danni stilata dai tecnici di Coldiretti Bergamo per il maltempo della settimana

venga effettuata al più presto un’analisi puntuale dello stato delle tratte viarie, con particolare riferimento al sistema di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche, per poter poi procedere con provvedimenti mirati all’adeguamento del sistema viario e fognario comunale. La sicurezza dei cittadini sulle strade deve essere considerata una priorità. STEFANO BENIGNI CONSIGLIERE COMUNALE FORZA ITALIA

di Ferragosto. In seguito alle intense piogge, alle grandinate e al forte vento dei giorni scorsi si stima una percentuale di danni per il settore vitivinicolo che varia a seconda dei comuni: la grandine infatti ha colpito “a fasce”, pertanto in alcuni comuni vi possono essere vigneti colpiti ed altri non colpiti. Ecco indicativamente dove si sono verificati i danni più significativi: Pontida (-80% di produzione di uva), Almenno San Bartolomeo (-50%), Villa d’Almè (-50%), Cenate Sopra e Torre de Roveri (-40%), Chiuduno fondovalle (-40%), Grumello del Monte e Tagliuno di Castelli Calepio fondovalle (-30%), Adrara San Martino (-50%). Risulta che le zone collinari protette dal vento siano state meno colpite. Forti danni si sono registrati anche a tunnel, serre orticole nella zona di Carobbio degli Angeli, Chiuduno, Telgate e Zanica. Sempre nella zona di Zanica ma anche

a Cavernago, Bagnatica, Calcinate e Grassobbio, Azzano S. Paolo sono stati colpiti tetti e coltivazioni cerealicole e foraggere con

danni che vanno dal 60 al 90%. Molti problemi si stanno riscontrando anche sugli uliveti pedecollinari, a partire dai comuni di Scanzorosciate e Cenate Sotto fino al Lago d’Iseo, dove un forte attacco di mosca dell’olivo (causata dalle piogge abbondanti) e gli effetti della grandine si stima causeranno la perdita media del 50% del raccolto. Solo gli uliveti dell’alta collina non presentano particolari problemi. Per le anomalie climatiche dei mesi di giugno e luglio si erano già riscontrati gravi difficoltà per la fienagione in montagna, per la produzione di miele, per le presenze in agriturismo e per l’attività di vendita diretta. COLDIRETTI BERGAMO

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Beppe Grillo

di protesta. Gli attivisti, insieme ai portavoce regionali Gianmarco Corbetta, Dario Violi e al portavoce nazionale Massimo De Rosa, hanno esposto uno striscione con la scritta “BreBeMi abbraccio mortale” e hanno contestato l’infrastruttura per l’impatto negativo sui Comuni della zona. Su Segrate e sui comuni limitrofi, già intasati dal traffico, si riverseranno infatti tutti i veicoli in entrata e in uscita da Milano, attraverso le strade provinciali Rivoltana e Cassanese, non attrezzate per assorbire l’incremento veicolare previsto. BreBeMi è sinonimo di traffico, rumore e inquinamento ed è il risultato delle politiche scellerate che preferiscono investimenti e speculazioni private, che non portano nessun vantaggio concreto, a sani investimenti nel trasporto pubblico e nella mobilità dolce. La nuova direttrice, in particolare, è un doppione inutile dell’A4 che corre parallela, ma con un costo del pedaggio doppio rispetto all’a4 (il più

stato avanzata la richiesta di finanziamento pubblico di 80 milioni e la richiesta di defiscalizzazione al Cipe che porterebbe ad un mancato incasso per lo Stato di circa 500 milioni di euro, al momento non ci saranno aree di sosta lungo il tragitto perché nessuno si è candidato a gestirle, non considerando l’investimento redditizio e i lavori di riqualificazione della Rivoltana della Cassanese previsti a carico di Serravalle non sono nemmeno partiti. L’ansia di gettare asfalto sul suolo lombardo, già fortemente compromesso, ha portato tutti i partiti politici, che oggi festeggiano quest’opera inutile e dannosa, a tapparsi le orecchie alle legittime richieste dei cittadini che dovranno convivere con l’autostrada. Mentre il mondo civile si orienta a opere poco impattanti e a forme di trasporto sostenibili l’efficienza lombarda sceglie lo spreco, il consumo di suolo e la speculazione. Chi pagherà i costi per la salute dei cittadini? M5S individua tra gli

interventi urgenti a riduzione del danno l’installazione di barriere anti-rumore e l’installazione di centraline per rilevare i livelli d’inquinamento. M5S LOMBARDIA

MARTINA: APERTURA BREBEMI MOMENTO DECISIVO PRESTARE MASSIMA ATTENZIONE ALLE ISTANZE DEGLI AGRICOLTORI E DEL TERRITORIO

L’apertura dell’autostrada A35 è un passo decisivo per ammodernare la rete viaria della Lombardia e per i territori come la provincia di Bergamo e

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Il Movimento 5 Stelle, in occasione della cerimonia di inaugurazione e dell’apertura al traffico dell’A35 Brebemi, ha organizzato un presidio

caro d’Italia), dagli 80 mila veicoli giornalieri stimati all’inizio si è passati a 35 mila evidenziando l’inutilità dell’opera, doveva essere un’opera a costo zero per il pubblico, invece i costi sostenuti dai privati sono raddoppiati (da 860 milioni a 1,6 miliardi) tanto che è

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M5S: BREBEMI OPERA INUTILE E DANNOSA

Brescia in particolare. Ringrazio i lavoratori che hanno contribuiti con la loro professionalità all’opera, agli amministratori locali che hanno governato passaggi delicati, alla società Brebemi. E’ necessario ora continuare a prestare la massima attenzione alla gestione territoriale dell’opera, in particolare nelle relazioni con il mondo agricolo. Penso in primis al rispetto dei tempi per gli indennizzi e alla gestione delle aree tra Brebemi e Tav. E penso anche alla delicata situazione relativa invece a Teem dove ancora servono passi avanti decisi proprio verso il mondo agricolo interessato. MAURIZIO MARTINA MINISTRO PER LE POLITICHE AGRICOLE

Maurizio Martina

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INAUGURATA L’AREA ARRIVI MENTRE FERVONO I LAVORI PER IL NUOVO MEGA PARCHEGGIO

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ORIO AL SERIO,

di Alessandro Belotti

unedì 4 agosto è stata inaugurata ufficialmente la nuova area arrivi, al piano terra del terminal passeggeri, ampliata con aggiunta di 2.000 mq. Alla cerimonia, a cui è stata invitata la stampa, hanno partecipato i vertici di Sacbo, la società che gestisce lo scalo bergamasco, autorità civili e militari (tra cui il questore Dino Finolli e il comandante dei Vigili del Fuoco Agatino Carollo). “Mettiamo la prima pietra dell’aeroporto del futuro - ha sottolineato Miro Radici, presidente di Sacbo -. Per aprile, prima di Expo, saranno pronti anche gli altri 8 mila metri. L’aeroporto, partito quasi dal nulla, in questi anni ha visto una crescita impressionante e quasi si faceva fatica a seguirla a livello di pianificazione: ora possiamo guardare avanti, anche perché il futuro ce lo giochiamo sulla qualità del servizio. Low-cost è un aggettivo improprio per un aeroporto come il nostro, noi cerchiamo di offrire qualità e i prezzi che chiede la clientela: il grande investimento di cui vediamo oggi i frutti va proprio in questa direzione”. Nella nuova area arrivi sono dunque tre i punti di accesso, posti lateralmente rispetto al piazzale aeromobili: uno riservato ai passeggeri dei voli Schengen, che conduce alla sala riconsegna bagagli, dove saranno installati due nuovi caroselli; un varco per i cosiddetti voli a rischio, che necessitano di verifiche più accurate; l’accesso riservato ai passeggeri dei voli extraSchengen, che permette di accedere alla nuova zona per il controllo dei passaporti dove sono state realizzate quattro postazioni

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L’ESPANSIONE È INIZIATA

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La scheda

doppie con operatori della Polizia di Frontiera. A disposizione di questi ultimi anche nuovi uffici, adeguati alle esigenze dettate dallo svolgimento dei compiti istituzionali. E proprio mentre nella nuova area arrivi impazzavano i flash dei fotografi, arrivavano anche i primi passeggeri, atterrati con il volo Blue Air proveniente da Bucarest. L’apertura della nuova area arrivi avvicina a quello che sarà il volto definitivo dell’aerostazione, ridisegnata nel

lato ovest e uniformata all’aspetto generale che ne identifica le diverse zone, dedicate ai voli Schengen ed extra-Schengen. Il completamento della prima fase dei lavori nell’area arrivi garantirà la migliore gestione del movimento passeggeri e dei bagagli da stiva in coincidenza con la fase dei rientri dalla vacanze. Da agosto fino alla prima decade di gennaio 2015 si lavorerà alla riqualificazione dell’area riconsegna

Miro Radici

bagagli che porterà a sette la dotazione dei nastri. Da gennaio si interverrà invece sulla galleria arrivi landside, interessando gli spazi a cavallo dell’area arrivi airside. Contestualmente al primo piano proseguono i lavori che agli inizi di aprile 2015 permetteranno di ampliare il terminal partenze con due nuovi pontili di imbarco. I nastri per la riconsegna dei bagagli passeranno subito dai 4 attuali a 7, e saranno operative le nuove postazioni per il controllo dei documenti dei viaggiatori provenienti con voli extra-Schengen. Dopo questo intervento, la superficie arrivi passerà a circa 2.500 metri quadrati, circa l’80% del totale: questo perché contestualmente all’apertura dei nuovi spazi ci sarà la chiusura di parte di quelli attualmente operativi, destinati al restyling. Nel corso di questi mesi sono stati

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effettuati diversi ritocchi qua e là nell’aerostazione (diversi durante le tre settimane di chiusura della pista per il completo rifacimento), ma il piatto forte è il nuovo blocco, in via di costruzione sul lato Ovest, dove prima c’era il parcheggio Fast Park. Un intervento decisamente importante, da 20,4 milioni a base d’asta, scesi poi a 15 in fase d’appalto, a cui occorre aggiungere gli altri 3 stanziati per la sistemazione di una porzione del primo piano inizialmente prevista a rustico. Tra nuove edificazioni e riqualificazione dell’esistente, lo scalo orobico potrà contare su 10 mila metri quadri in più, a fronte degli attuali 35.300. Inizialmente si era pensato alla costruzione di 3.200 metri quadri e alla riqualificazione di quei 2.100 che prima occupavano gli uffici direzionali Sacbo (nel frattempo trasferiti a Grassobbio), ma poi si è deciso di cambiare volto a tutto l’edificio. Nell’interrato si sviluppano invece spazi di servizio per il personale dello scalo: al primo piano ci saranno invece nuovi spazi commerciali e sarà ampliata l’area partenze. In prima battuta si erano ipotizzati poco più di 1.300 metri quadri di nuovi negozi, ma la superficie potrebbe aumentare dopo la decisione di sistemare anche la parte a rustico. I lavori della nuova aerostazione termineranno dunque negli ultimi giorni dell’aprile prossimo, poco prima dell’avvio di Expo 2015. Appuntamento considerato fondamentale anche per lo scalo bergamasco: il management di Sacbo è infatti fortemente convinto che occorra arrivare all’evento presentando un aspetto moderno e funzionale, per una questione di immagine e di prospettive future. La scommessa per l’aeroporto bergamasco, come si legge tra le righe delle dichiarazioni del presidente Radici, si gioca infatti nell’immediato futuro. E i mattoni per costruirlo (anche in senso stretto) sono già stati messi l’uno sopra l’altro.

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Da sinistra Agatino Carrolo comandante dei Vigili del Fuoco di Bergamo con il Questore Dino Finolli

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In auto all’aeroporto

POCHI PARCHEGGI? NO PROBLEM. ECCO LA NUOVA AREA DI SOSTA

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IL CANTIERE PER LA REALIZZAZIONE DEI NUOVI PARCHEGGI A SERVIZIO DELLO SCALO BERGAMASCO È IN PIENA ATTIVITÀ PREVISTI 5.000 POSTI AUTO IN PIÙ

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Foto di Matteo Mottari

ervono i lavori nell’area dell’ex Pn16, venduta dalla Aviostil del gruppo Percassi alla Sacbo per 28 milioni di euro. I nuovi parcheggi al servizio dell’aeroporto di Orio al Serio fanno parte dell’accordo di programma definito tra Comune di Bergamo, Provincia di Bergamo, Aviostil e Sacbo. Nello scorso

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maggio il consiglio di amministrazione di Sacbo aveva dato mandato al presidente Miro Radici di procedere alla sottoscrizione del contratto di compravendita immobiliare dell’area di proprietà Aviostil (società del gruppo Percassi). Inizialmente nella zona erano previste anche strutture commerciali, la nuova sede dei vigili del fuoco e la nuova dogana, ma il piano di rischio aeroportuale impone di scartare alcune funzioni non compatibili con la vicinanza dello scalo La trattativa è dunque durata per cinque lunghi anni, ma è terminata a fine giugno, con la firma del contratto tra le due parti. Ad oggi, dunque, il cantiere

è in pieno fermento, visibile anche dallo svincolo della superstrada in direzione aeroporto di Orio al Serio: sul totale di 206 mila metri quadrati di terreno, la superficie lorda di pavimento su cui poter realizzare volumetrie (fino a un massimo di 33mila mc) di edifici con destinazione funzionale all’attività aeroportuale, è pari a 10mila metri quadrati. La superficie di 120mila mq è destinata alla realizzazione di non meno di 5.000 posti auto. Sacbo ha ribadito l’importanza dell’operazione, ponderata e valutata sia sotto gli aspetti progettuali che in fase di acquisto e investimento, portata a termine nel quadro di una strategia di lungo termine che risponde alla necessità di garantire un’attività di servizio omogenea e collegata al sedime aeroportuale. L’accordo di programma prevede, tra le altre disposizioni, che la società provveda alla realizzazione di infrastrutture viarie di contorno al parcheggio stesso e ulteriori opere di viabilità che verranno cedute all’Amministrazione Comunale, oltre a opere di mitigazione ambientale, anche su aree di proprietà Sacbo, correlate all’insediamento del parcheggio.

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Concessionaria ufficiale Kia - Curno (Bg) Via Bergamo, 66 Tel. 035/6228711 www.autotorino.it BergamoEconomia_Settembre_2014.indd 33

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ORIO E RYAN

Il binomio

ALLA PROVA DELLA CLIENTELA BUSINESS John F. Alborante

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rio al Serio. “Ryanair sta crescendo ed i suoi partner crescono insieme a lei”. Così si è espresso John F. Alborante, direttore commerciale Ryanair per i mercati italiano, Greco e Croato, nel corso di una chiacchierata informale con la stampa mentre era di passaggio per lo scalo cittadino.

D’altra parte, è sotto gli occhi di tutti come, in pochi mesi, l’aeroporto Il Caravaggio abbia cambiato volto, migliorandosi: prima, il rifacimento integrale della pista, costo cinquanta milioni di Euro, per rendere atterraggi e decolli più sicuri; poi, una nuova ala di negozi e spazi per implementare la qualità dell’accoglienza dei

passeggeri in transito. A breve, ci sarà l’apertura del parcheggio a basso costo attualmente in costruzione in prossimità dello svincolo dell’asse interurbano per Campagnola. Rispetto al passato, si tratta di un altro cambiamento rilevante. L’area sosta, infatti, è costruita e sarà gestita direttamente da Sacbo, a differenza

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AIR INSIEME

E TANTE NUOVE ROTTE IN PARTENZA

di tutti gli altri parcheggi che circondano l’aeroporto, nati come funghi, in questi anni, per via dell’espansione del traffico passeggeri di questa aerostazione formato tascabile, invidiata da tutta Italia e fiore all’occhiello della rete Ryan: “L’aeroporto Il Caravaggio mi piace molto”, ha detto Jonh, “è vitale, accogliente, a misura di passeggero e moderno. Nel nostro network fa a gara con Dublino per numero di aerei. A Bergamo hanno base ben 15 aerei, 16 durante il mese d’agosto per via dell’aumento fisiologico di traffico”. Inarrivabile, Londra con oltre quaranta mezzi ma questi sono numeri da metropoli e Bergamo non lo è. Forse, però, è proprio questa la ragione del successo del binomio Bergamo - Ryan. Quando Michael O’Leary scelse Bergamo come base per la sua compagnia aerea e SACBO accettò la sua proposta, per lo scalo orobico transitavano solo aerei da diporto, merci e charter mentre la low cost irlandese era poco più che una matricola. Oggi, volo dopo volo, Orio è diventato il quarto aeroporto nazionale per numero di passeggeri e fa a gara con Milano Linate per il terzo posto mentre la Ryan macina primato su primato: “Il nostro obiettivo”, ha proseguito, “è quello di sfondare quota cento. Cento milioni di passeggeri entro il 2019. Un obiettivo ambizioso ma possibile tenuto conto che la nostra crescita è in linea con le previsioni e considerato che esistono in Europa rotte ancora da esplorare, come quelle per la Turchia o per l’Est Europa o per la Russia anche se in questo caso, essendo la Russia al di fuori dell’Unione Europea, le rotte vanno negoziate tra gli stati sovrani”. Soprattutto, però, la Ryan sta cambiando pelle. “La verità”, ha commentato il direttore commerciale della low cost irlandese, “è che non siamo più soltanto la compagnia area dei viaggiatori zaino-in-spalla ma stiamo diventando una compagnia per tutte le esigenze: famiglie, viaggi organizzati, gruppi, turisti, aziende e viaggi d’affari. Già

oggi un buon 20% della nostra clientela è rappresentata da famiglie mentre un altro 20% da viaggiatori d’affari. Il nostro obiettivo, però, è fare di più; crescere ancora; migliorarci sempre. A settembre vareremo dei pacchetti dedicati per la clientela business e presto potrebbero esserci delle viplounge, targate Ryan, nei maggiori aeroporti della nostra rete”. Magari pure ad Orio. “Prossimamente”, ha concluso John, “saremo chiamati a fare una scelta: entrare o meno nel mercato dei voli a lungo raggio. Noi Punteremmo ai collegamenti Europa - Nord America” con lo stile sbarazzino delle matricole, tipico di Ryan fin dall’inizio: “Voli a partire da 10 Euro!”. A partire.

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Rete MMT

PRODUZIONE DI MERCI A MEZZO DI MONETA

L

di Ivan Invernizzi

a storia ci dice che ovunque esista divisione del lavoro e un intervallo di tempo tra produzione e consumo, vi è necessità di una pianificazione del processo produttivo: dal neolitico in cui si seminava in una stagione e si raccoglieva in un’altra fino ai giorni nostri. Oggi la pianificazione parte dalla definizione dell’investimento con cui le imprese comprano i fattori produttivi, in primis il lavoro, in vista del livello di produzione prevista. Ma perché le aziende diminuiscono investimenti e assunzioni? La risposta è banale ma raramente si sente: per la diminuzione delle vendite! Le aziende programmano la produzione in base ai volumi di vendita attesi! Imprese con magazzini pieni di merce invenduta, esercizi commerciali in cui non entrano clienti, non assumeranno mai neanche mezzo lavoratore in più. Le aziende assumono quando il personale e i macchinari che già hanno lavorano a pieno regime. In sintesi le aziende non assumono perché non vedono

le vendite aumentare: vi sarà disoccupazione finché la spesa totale in un paese non sarà tale da riuscire ad assorbire, ad acquistare, la produzione di quando tutti sono al lavoro. La disoccupazione è la prova che la capacità produttiva del paese supera il livello dei consumi e non il contrario. La disoccupazione è la prova che i consumi sono troppo bassi! Quando i consumi crollano non ha senso dire: “le aziende devono aumentare gli investimenti!” Tutte le riforme volte a migliorare l’efficienza del sistema produttivo porteranno solo a diminuire il numero di persone necessarie a generare il medesimo livello di produzione. Il senso comune porterebbe a ritenere impossibile che in economia si possano avere problemi perché non si consuma abbastanza: consumare è facile! Il problema è che, come detto in precedenza, viviamo in un’economia monetaria e per comprare beni e servizi sono necessari i soldi. Non sono i bisogni delle persone ad essere insufficienti,

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è la moneta con cui comprare la produzione ad essere resa scarsa. Se domani mattina si dimezzasse la quantità di moneta in circolazione, molte spese non verrebbero effettuate, i consumi crollerebbero e vi sarebbero immediatamente molti più disoccupati. Quello che a molti economisti non piace ammettere è che non esistono i pozzi o le miniere di soldi. La moneta non può diminuire per cause naturali, la moneta odierna non è altro che un codice creato dal nulla dalle banche centrali e messo in circolazione con la spesa dello stato. La scarsità di moneta è una scelta politica, la disoccupazione è una scelta politica. Ma come si fa a mantenere i consumi a livello di piena occupazione, come fa lo Stato a modificare la quantità di moneta nell’economia? Ogni volta che uno Stato spende, aumentano i soldi nelle tasche di qualcuno nel settore privato,

il settore di cittadini e imprese. Ogni volta che lo Stato spende aumentano i soldi in circolazione. Come ben sappiamo, quando invece uno Stato tassa imprese e cittadini, i soldi in circolazione diminuiscono. Uno Stato che per esempio spende 100 e tassa 90, lascia 10 soldi nei risparmi di famiglie e imprese aumentandone i risparmi. La differenza, cioè spesa pubblica meno tassazione dello Stato in un anno, è chiamata deficit. Il deficit pubblico corrisponde ai soldi che lo Stato ha lasciato nelle tasche di cittadini e imprese in un anno: più alto è il deficit, più aumentano i nostri risparmi. L’unico creatore di vera moneta è lo Stato e se lo Stato non ne mette in circolazione abbastanza con il suo deficit continueremo ad avere merce invenduta e disoccupazione, continueremo a non sfruttare appieno la nostra capacità produttiva. Ma prendiamo il caso euro.

L’euro è strutturato in modo tale da non consentire allo stato di lasciare nelle tasche dei cittadini abbastanza moneta (vincolo deficit/pil 3%) ed anzi, lo Stato è costretto all’austerità che con aumento delle tasse e diminuzioni di spesa pubblica, erode risparmi e consumi dei cittadini, creando disoccupazione. Ad oggi purtroppo nessuno nella classe politica ha intenzione (e il coraggio) di promuovere l’aumento del deficit. Ma d’ora in poi ogni volta che vedrete un’altra azienda fallita nella vostra zona, o un altro amico disoccupato, saprete che sarà perché i consumi sono troppo bassi per via del deficit troppo piccolo. Ogni volta che qualcuno vi parlerà di come diminuire il deficit saprete che la sua ricetta è un pericolo per aziende e lavoratori.

NEL CORSO DI UNA RECESSIONE

NON È LA CAPACITÀ PRODUTTIVA AD ESSERE CARENTE, AL CONTRARIO SONO I CONSUMI AD ESSERE INSUFFICIENTI. Il calo degli ordini e del fatturato non incentivano certo le aziende ad investire ed assumere.

Andrea Terzi ista MMT

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econom ersità Cattolica (Milano) Franklin University (Lugano) e Univ

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SI ME -7

PRESENTATO DAVANTI AL CASTELLO SFORZESCO DI MILANO NELLA CORNICE DEL CAMPO URBANO “QUANTOMAIS” IL PROGETTO MAIS EXPO BERGAMO

IL MAIS SPINATO DI GANDINO PROTAGONISTA ALL’EXPO GATE

A

ll’Expo Gate di Milano, nello stupefacente contesto del campo urbano “Quantomais” allestito davanti al Castello Sforzesco, il 31 agosto scorso è stato presentato il progetto Mais Expo Bergamo. Il progetto costituisce un punto di arrivo per il lavoro di tante realtà del territorio Bergamasco e un punto di partenza verso nuovi traguardi in vista di Expo Milano 2015. Il titolo della presentazione è stato “Mais per Expo, partendo dall’Italia per coltivare insieme i territori e i popoli”: dopo i saluti di Filippo Servalli, referente del progetto MEB2015 e presidente della Comunità del Mais Spinato di Gandino, il programma ha visto la presentazione del CRA Mac e della Banca del germoplasma di mais a cura di Paolo Valoti, la presentazione del progetto Orto Botanico a Bergamo per Expo a cura di Gabriele Rinaldi e la presentazione del network internazionale dei mais antichi a cura di Renato Ballan. Dopo la presentazione, è stata offerta una degustazione di prodotti a base di Mais Spinato

di Gandino (BG), Rostrato Rosso di Rovetta (BG), Scagliolo di Carenno (Lecco) e Biancoperla (Treviso). Il mais è un cereale con ampia biodiversità, variabilità genetica e potenzialità produttiva per uso zootecnico e anche una pianta preziosa perché assicura la materia prima da impiegarsi per una molteplicità di prodotti alimentari e industriali, con possibilità di sviluppo nei progetti di “chimica verde” e come risorsa energetica rinnovabile (biocarburanti). L’obiettivo del progetto è quello di costruire un network tra enti locali e i Paesi partecipanti all’Esposizione universale del 2015 di Milano interessati a promuovere il mais come uno dei cereali simbolo del tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” perché interessa le dimensioni della natura, identità, economia e cultura di diverse comunità e Paesi del mondo. Più di 1500 piante per quasi 2 metri d’altezza compongono dunque il rigoglioso campo di mais di 360 mq che spunta in una notte di fine luglio tra i due padiglioni di Expo Gate in via Beltrami, davanti al Castello Sforzesco.

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Quantomais, questo il nome dell’installazione commissionata da Expo Gate, è ideata e realizzata dallo studio A4A Rivolta Savioni Architetti, su invito della curatrice di Expo Gate Caroline Corbetta. E’ un’installazione provvisoria e inaspettata che disegna una nuova geometria urbana in un luogo circoscritto e radicato nell’immaginario collettivo, oggi sede di Expo Gate, porta d’ingresso all’Expo 2015. Quantomais è

un passaggio agricolo che trasforma spazi e abitudini in una nuova esperienza da condividere. Suscita stupore e straniamento, sovverte il punto di vista, promuove una diversa percezione degli spazi urbani in cui vivono e s’incontrano le persone. E’ uno spazio vivo da percorrere e in cui sostare: in esso hanno luogo svariate attività che accompagnano con discrezione i visitatori per tutto il mese di agosto. Seminato nella prima decade di giugno e coltivato nella cascina Gambarina ad Abbiategrasso fino alla fine di luglio, il mais è stato poi trasportato nel cuore della città creando, nel volgere di una notte, quasi un miraggio. Il mais è cresciuto per tutto agosto nella piazza di Expo Gate dando luogo ad un’inedita area di socializzazione. Addentrandosi nella mini-piantagione si scoprono piccole “stanze”, con fiori e ortaggi di stagione come girasoli, zucche, zucchine, okra e piante aromatiche, che diventano palcoscenico di laboratori per bambini sui temi legati alla natura, di momenti musicali, performance artistiche, letture, improvvisazioni e piccoli rituali. Il campo diventa un collettore di socialità, ma anche di cultura, attraverso incontri e dibattiti che riguardano temi come l’agricoltura, la biodiversità, il risparmio idrico e i nuovi modelli nutrizionali. La scelta del mais è funzionale all’installazione (la velocità di crescita e l’altezza del cereale, in pieno sviluppo nel periodo di agosto, garantiscono un impatto estetico, visivo e spaziale), ed è anche uno spunto di riflessione su uno dei Cluster di Expo Milano 2015, “Cereali e Tuberi. Vecchie e Nuove Colture”, alimenti base della dieta della maggioranza della popolazione mondiale grazie alle loro proprietà nutrizionali, al costo contenuto e alla capacità di soddisfare la fame.

Chi paga?

MONTEROSSO, DEMOLITO IL PONTE DANNEGGIATO (MA A PAGARE, PER ORA È PALAFRIZZONI) BRACCIO DI FERRO LEGALE CON LA DITTA RESPONSABILE DEL DANNEGGIAMENTO 35 MILA EURO IL COSTO DELL’ABBATTIMENTO DEL PONTE DANNEGGIATO, MA NE SERVIRANNO BEN 400MILA PER RICOSTRUIRLO. TUTTI A CARICO, FINO AL VERDETTO DEL GIUDICE DEI BERGAMASCHI

I

l principio, diffuso nella saggezza popolare, del “chi rompe paga” non è sempre valido. Almeno in Italia, almeno a Bergamo. Stiamo parlando dei lavori di demolizione e

di ricostruzione del ponte del rondò di Monterosso, chiuso al traffico da ormai 8 lunghi mesi dopo che il viadotto era rimasto lesionato lo scorso 7 febbraio quando un camion

della ditta Pfc di Cologno al Serio, che trasportava un escavatore in direzione Val Brembana, aveva danneggiato il ponte, urtandolo con un braccio del macchinario. L’impatto 39

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era stato molto violento: prima era stata chiusa tutta la circonvallazione, poi riaperta a metà solo qualche settimana dopo. Inizialmente sembrava che la ditta di Cologno fosse disponibile a riparare il danno, con risorse proprie. Poi la situazione si è complicata, con l’intervento della compagnia assicurativa della stessa azienda: un braccio di ferro durato mesi, per stabilire come finanziare la ricostruzione del ponte. Paga, per il momento, Palazzo Frizzoni, per poi fare causa alla Pfc. E il conto, a carico del Comune (e quindi dei bergamaschi) non è di certo di poco conto: 35 mila euro per la sola demolizione, mentre per la ricostruzione ne serviranno circa 400 mila. E riguardo alle tempistiche? Dopo la demolizione in corso in questi giorni, i lavori di ricostruzione del ponte (che sarà più alto, 5 metri contro i 4,5 attuali) non partiranno prima di quattro mesi: ossia a inizio 2016. Per non perdere altro tempo prezioso, date anche le lungaggini della giustizia (e al netto di

ricorsi e controricorsi), il Comune anticiperà anche questa somma per poi rivalersi nei confronti di chi ha procurato il danno. Una soluzione quasi obbligata per limitare i disagi ai cittadini e attenuarne il malcontento. Ma ripercorriamo i fatti. Tutto ebbe inizio il 7 febbraio, quando alle 9.30 del mattino, un camion della ditta Trasporti Pfc srl di Cologno al Serio transitava sulla circonvallazione, diretto da Bergamo verso la Val Brembana. Il mezzo trasportava una ruspa e la benna, forse non abbassata del tutto, andò a urtare il ponte alto 4,5 metri che costituisce un tassello della rotatoria sopraelevata di Monterosso. L’impatto è rovinoso, nel cemento resta un cratere, il braccio della ruspa si abbassa e si alza, colpendo in diversi punti la struttura. Cadono calcinacci e il traffico va rapidamente nel caos. I veicoli vengono deviati: si sale, si percorre una parte del rondò, si scende e si sta in coda. Oggi come allora, come ben sanno gli automobilisti che erano abituati

a percorre quel tratto di strada tra le 6 e le 8 del mattino. Ma finalmente i lavori sono iniziati. Sul posto anche l’assessore ai Lavori Pubblici Marco Brembilla, che ha spiegato: “Non posso chiamarla soddisfazione perché il ponte è stato danneggiato irrimediabilmente da un trasporto “fuori altezza”. Devo però dire che, dopo l’ATP del Tribunale giunta proprio nei giorni del mio incarico assessorile, dopo la consapevolezza che i tempi sarebbero diventati troppo lunghi, la decisione di separare demolizione da ricostruzione ha consentito di approvare la delibera il 31 luglio, in agosto fare gli inviti e aggiudicare la gara e il 1° settembre approntare il cantiere. Se il tempo ci aiuta, nei cinque giorni di chiusura della Circonvallazione, asfalteremo pure il tratto sottostante, per non dover più chiudere. Per la ricostruzione si dovrà pazientare un po’: dobbiamo verificare se le spalle corrispondono ai requisiti antisismici, fare il progetto, la gara ecc. Credo che abbiamo fatto un buon lavoro, poi si può sempre migliorare, abbiamo cercato di fare tutto il possibile; senza false modestie sono contento di questo primo importante passo verso la normalità”. 40

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SUNSAVING

COSÌ FACCIAMO RISPARMIARE LE AZIENDE LA SOCIETÀ SI OCCUPA DELLO STUDIO E DELLA PROGETTAZIONE DI MECCANISMI DI EFFICIENTAMENTO DEI PROCESSI PRODUTTIVI ATTRAVERSO UN’ANALISI APPROFONDITA DELLO STATO DI SALUTE A LIVELLO ENERGETICO DELLE IMPRESE. AL NOSTRO MENSILE I MANAGER SVELANO ORIGINI E PROSPETTIVE DELLA LORO “CREATURA”

A

lessandro Petrò e Nicola Scandella ci accolgono con i loro collaboratori nella sede di Suntrading e Sunsaving in via Carducci. Le due società che si occupano rispettivamente di trading di energia elettrica, attraverso l’acquisto sul mercato libero, e di risparmio energetico a favore delle aziende, con progetti per rendere più efficiente il processo produttivo attraverso l’impiego delle fonti rinnovabili e delle nuove tecnologie. Le partnership con importanti produttori italiani ed esteri, unitamente ad uno staff di professionisti attento all’evoluzione dei mercati energetici, permettono alle due società di coniugare la validità economica dell’offerta con una flessibilità contrattuale, in funzione delle specifiche esigenze di ogni cliente. Le soluzioni proposte si adattano alle diverse necessità aziendali, con soluzioni di risparmio ed efficienza adeguate, per esempio, ai cicli produttivi specifici e ad eventuali possibilità di autoproduzione energetica, cogliendo le molte opportunità di un mercato in

continua evoluzione. Nella sede di via Carducci, in questa occasione, sono stati proprio Alessandro Petrò e Nicola Scandella a sottoporsi a uno “screening” della loro azienda: al nostro mensile hanno raccontato dunque le origini della loro impresa, oltre alle prospettive (e le criticità) del settore in cui operano. Procediamo con ordine. Sin dalla fondazione a fine 2011 l’obiettivo del lavoro di Suntrading e Sunsaving è stato subito chiaro: redigere la radiografia esatta di un’azienda dal punto di vista dei consumi energetici, studiarla e infine renderla più efficiente con azioni e tecnologie mirate. D’altro canto il motto aziendale è chiaro: Energia al Servizio dell’Impresa. “La nostra impresa - spiegano i due - è nata dalla volontà di ottimizzare in autonomia, metodi e risultati di un lavoro appreso durante molti anni all’interno del mercato energetico. Nel 1999, infatti, in seguito al Decreto Bersani per la liberalizzazione del settore della fornitura di energia elettrica e gas, lavoravamo già per grossi player

del settore. Quell’esperienza è stata molto utile per decidere quale avrebbe dovuto essere il lavoro di Suntrading e Sunsaving. Insieme ad importanti sostenitori, sia a livello di associazioni di categoria che di impresa, abbiamo creduto fortemente in questa nostra nuova idea di “partner energetico” per le aziende, e grazie ad un solido knowhow del mercato, un forte legame con il territorio e le competenze tecniche, siamo oggi in grado di soddisfare le necessità specifiche di ognuno dei nostri clienti”. A due anni dalla sua fondazione l’azienda bergamasca, che oggi conta su un “organico” 18 persone (8 interni più agenti e collaboratori esterni), raggiunge il break even, con 500 milioni di kilowatt/ora venduti, mentre nel 2015 si stima che questi ultimi saranno 750 milioni. La procedura secondo cui si muovono Suntrading e Sunsaving è semplice ed efficace: la proposta principale riguarda la fornitura di energia elettrica. Una volta determinati i consumi, l’azienda viene sottoposta a un audit per verificare i margini di recupero

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Nicola Scandella

La scheda

dell’efficienza energetica e proporre, grazie a Sunsaving, società E.S.Co. (Energy Service Company) del gruppo, interventi di efficientamento funzionali al risparmio dei consumi. Da quest’anno, la società Suntrading opera anche nel settore della fornitura di gas naturale: “Valutiamo di crescere esponenzialmente nella fornitura dualfuel (energia elettrica più gas) in risposta alle esigenze delle imprese con le quali lavoriamo”, spiega Nicola Scandella che si occupa della parte finanziaria

e amministrativa del gruppo. Un’altro aspetto importante dell’attività di Suntrading e Sunsaving riguarda la gestione relativa alle dichiarazioni dei consumi e alle pratiche per il recupero delle accise. Il fatturato del gruppo, in questi tre anni ha conosciuto una crescita esponenziale: dai 10 milioni di euro nel 2012, si è passati ai 44 milioni del 2013, per arrivare agli attuali 80 milioni. E le previsioni per l’immediato futuro sono ancora più rosee: nel

2015 si toccheranno i 100 milioni di euro. Riguardo al bacino di utenza, i vertici dell’azienda non fanno mistero del proprio core-business bergamasco: il 50% della clientela è di Bergamo e provincia, il 40% nord Italia e infine il 10% altre regioni. Target: solo aziende, niente negozi né mercato domestico. Un’impresa al servizio delle imprese, dunque, ma con una piccola ma significativa postilla: le aziende servite devono consumare almeno

50.000 kw/h all’anno. Il che significa moltissime imprese della Bergamasca, dall’artigiano alla grande azienda: il cuore produttivo del territorio, insomma. “La concorrenza è aperta, l’evoluzione normativa ha fatto sì che non ci fossero più termini di paragone - spiega Alessandro Petrò, a capo della divisione commerciale e tecnica - una volta c’erano solo “prezzi fissi” e non indicizzati, mentre ora si può lavorare sulla riduzione del consumo di energia, arrivando a una riduzione media in termini quantitativi vicina al 20%”. Come? “Attraverso una serie di interventi, che vanno dall’applicazione di inverter accoppiati ai motori elettrici all’illuminazione a led, fino al recupero del calore disperso”. La burocrazia in questo settore è particolarmente gravosa e l’aspetto degli adempimenti nei confronti 43

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Alessandro Petrò

degli enti preposti è cruciale: per questo motivo in Suntrading i rapporti con Enel, Terna, Agenzia delle Entrate, GSE sono pressoché quotidiani “Tutti questi enti hanno le loro regole e noi ci assicuriamo che non si incagli nulla” spiega Petrò. La società Sunsaving si occupa, infine, della negoziazione dei TEE (titoli di efficienza energetica) ottenuti a seguito degli interventi effettuati e della successiva certificazione e invio al legislatore. Ma non solo: Sunsaving si prende carico di tutte le misure prima dell’intervento e nei

cinque anni successivi, in modo che l’azienda possa rimanere efficiente e comprovare il risparmio dal punto di vista energetico. Una vera e propria “cura”, dunque, in grado di generare benefici nell’immediato e nel lungo periodo: si parte con un’analisi specifica, che ha l’obiettivo di individuare i flussi energetici, gli assorbimenti ed il consumo di energia in un arco temporale significativo per individuarne gli “sprechi”. L’analisi, a sua volta, è dunque composta da tre fasi: in prima battuta viene fornito un quadro preliminare

degli interventi possibili; in secondo luogo vengono offerti modelli di ripartizione dei consumi energetici, mentre nella terza e ultima fase si passa direttamente a un quadro preliminare dei possibili incentivi. “L’intervento può anche essere cofinanziato, se l’azienda possiede determinati parametri” ha aggiunto Scandella. Considerati i costi relativi all’energia elettrica nel nostro paese, questo è certamente un ottimo momento per preoccuparsi di risparmio: sia energetico che economico.

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GIAPPONE HANAMI SAKURA QUANDO LA CONTEMPLAZIONE DEL BELLO QUOTIDIANO DIVENTA POSSIBILE

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di Raffaella Castagnini

ontinuando nel nostro cammino di internazionalizzazione atterriamo in Giappone. Il 20 giugno la Camera di Commercio ha organizzato un Seminario dedicato al paese nipponico che dista dall’Italia 9718 km, è costituito da un arcipelago di 6852 isole e da 60 vulcani attivi, è rappresentato da una popolazione di circa 130.000.000 di abitanti, con Tokyo come capitale (Greater Tokyo circa 13.000.000 abitanti) ed è caratterizzato da grandi aree metropolitane quali: Osaka, Nagoya, Yokohama, Sapporo, Kobe, Kyoto, Fukuoka. Un’economia in crescita, quella nipponica, contrassegnata da una lenta ripresa - grazie anche all’aumento degli stipendi e degli incentivi bonus creati per facilitare il decollo degli acquisti in molte aziende - ma con debito pubblico oltre il 240%. Nell’immaginario corrente il Giappone è sinonimo di casta imperiale, guerrieri samurai divenuti kamikaze, di geishe, giardini zen e di cultura del the (chado); ma il Giappone, geograficamente così lontano e così diverso per cultura ed abitudini, è molto di più di qualche preconcetto semplicistico.

Il Giappone tra tutti i paesi asiatici è forse quello che identifica meglio la convivenza di yin/yang: ad un formalismo quasi maniacale fatto di obbedienza, gesti rituali ed “uniformità” (club) si contrappone una superpotenza economica, tecnologicamente molto avanzata. Lontano, diverso, strano e affascinante questi sono gli aggettivi che secondo Davide Fantoni, Segretario Generale della Camera di Commercio Italiana a Tokyo, meglio sintetizzano la complessità e la bellezza del Paese Giappone. Iniziare a collaborare con il Giappone, continua Fantoni, significa immergersi in un mondo molto articolato dove occorre adeguarsi alle loro regole del “si deve”

e “non si deve” fare. E lasciamoci dunque trasportare da queste norme sociali, prima ancora che commerciali, e cerchiamo di avvicinarci al sistema formale condiviso che guida, nella vita quotidiana, l’agire del giapponese. Ecco alcuni degli esempi più eclatanti soprattutto in ambito commerciale: SI DEVE • scambiare biglietti da visita nel modo corretto al primo incontro di business prestando grande attenzione ai contenuti dello stesso • preparare per i meeting con documentazione e presentazioni; mai affidarsi all’improvvisazione • arrivare 5 minuti prima dei meeting di affari e non modificare data e

ora nei quattro-cinque giorni che precedono il meeting • inviare inviti per colazioni di lavoro almeno con 2-3 settimane di anticipo • in ascensore, prima di attivare la chiusura delle porte, occorre accertarsi che nessuno si stia avvicinando per prendere lo stesso ascensore, altrimenti questa persona va attesa • mostrare pazienza; attitudine questa molto apprezzata: sia le discussione che le negoziazioni non devono essere forzate e nel corso dei meeting anche le pause di silenzio hanno un loro significato. NON SI DEVE • creare situazioni di imbarazzo dove

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qualcuno possa “perdere la faccia”, anche se si tratta di un concorrente • sbattere accidentalmente addosso a qualcuno e, in ogni caso, occorre cercare di evitare il contatto fisico • usare il “no”, qualora si voglia dare una risposta negativa, ma lasciar capire alla controparte la propria contrarietà • andare subito al sodo di una questione ma lasciare ampio spazio a diversioni iniziali; l’incontro di affari in Giappone è un rito e come tale va consumato in tempi “rituali” • trattare argomenti sociali, politici o religiosi che portano facilmente a dover esprimere delle opinioni personali • interrompere chi parla, anche se si tratta di un collega • spazientirsi se nella conversazione di business nessuno parla in modo diretto (molti Ehm…Ah… e molti discorsi lasciati a metà). Non facciamoci spaventare comunque, perché dal punto di vista commerciale, il Giappone è un cliente interessante sebbene lontano; ecco in sintesi alcune caratteristiche

fondamentali del rapporto fornitore-cliente • rapporto fornitore-cliente altamente fiduciario, figlio del vecchio sistema degli “zaibatsu” • condivisione della responsabilità tra fornitori e clienti, che si riflette in elevati resi accettati anche in via extracontrattuale in caso di rallentamenti delle vendite • bassissima percentuale di pagamenti over-due, effetti impagati, assegni post-datati o da protestare • l’esempio emblematico dell’assenza di fattura in caso di consegna singola ed emissione solo di fattura riepilogativa mensile (con conseguente allungamento dei termini di pagamento). Quindi, a meno che il fornitore non deluda pesantemente il cliente giapponese, la continuità di rapporto è garantita. Il consumatore giapponese è per natura molto esigente, un po’ viziato, molto colto e sempre alla ricerca di novità che lo facciano sentire in qualche modo “unico” e la nostra bella Italia con la sua creatività ed inventiva viene considerata 47

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dal giapponese come l’emblema della libertà e felicità. Ma cosa cercano i giapponesi in un prodotto italiano? • Valore artigianale e territoriale: il “vero” made in Italy • La storia dietro il prodotto • Valore emozionale: deve raccontare un’esperienza • Contenuti sociali • Cura maniacale del design e packaging “kawaii” • Easy to use: leggere attentamente le istruzioni • Assistenza post-vendita • Servizi al cliente e la fidelizzazione: i club • Quel qualcosa in più… Ed il made in Italy è quel qualcosa in più che permette alle nostre esportazioni di crescere in modo sostenuto nonostante un tasso di cambio EURO/YEN molto penalizzante. Tanto che alla fine del 2013 le esportazioni ammontavano a 931 miliardi di yen (+21.8% rispetto alla fine del 2012) ed il surplus italiano nel confronti del Giappone ha raggiunto i 612 miliardi di yen (+29.7% rispetto al 2012). Nell’interscambio commerciale 2012 l’Italia occupa il diciottesimo posto (circa 6380 miliardi di Euro) ed è il terzo Paese UE dopo Germania (decimo) e Francia (quindicesimo). Sorge ora doverosa una domanda: ma in quali settori i nostri imprenditori avranno maggiori chance nel futuro? Primo fra tutti il settore Farmaceutico: nel 2050 si prevedono circa 30 milioni in meno di giapponesi; 1/3 di “anziani” con lunga aspettativa di vita: farmaci su ricetta, biotecnologie applicate a processi farmaceutici e biomedici, ingegneria genetica per cura patologica in campo oncologico, neurologico e malattie infettive; ICT: tecnologie informatiche applicate alla salute, apparecchi elettromedicali e di misurazione, prodotti di elettronica per monitoraggio processi cura; Energie rinnovabili: ancora parzialmente valido il sistema delle feed-in-tariff; Settore Comunicazione/informazione: tecnologie delle reti intelligenti smart-grids; Arredo e Contract: design italiano ma size giapponese; kitchen-ware; arredo/rifiniture per imbarcazioni lusso e navi da crocera; arredo ecologico; Moda: 100% “made in Italy”, ecologico, funzionale,

personale ed emotivamente appagante; MECCANICA: nel marzo 2014 gli ordini dei macchinari hanno registrato un +19% e da giugno si prevede ancora un aumento del +0,4%. nella componentistica navale, automotive, automazione industriale, lavorazione alimentare/ packaging, parco giochi/giostre; PET (animali domestici): accessori per il gioco, la salute e la cosmetica degli animali da compagnia; Food & Beverage: boom senza precedenti del made in Italy; 70% dell’export assorbito da ristorazione; possibili sviluppi soprattutto per vino con abbattimento barriere grazie a FTA EU-Giappone; nei prossimi anni è prevista, inoltre, una notevole crescita di richieste dei prodotti bio, argomento questo che riprenderemo a breve; Costruzioni: sarà trattato come approfondimento settoriale. E nella proiezione prospettica 2013 -2016 i succitati settori del mercato giapponese, ad esclusione del fashion, attualmente oggetto di revisione e di snellimento, trovano conferma nel quadro previsionale del contributo atteso dalle esportazioni italiane per settore e per area contenuti nel XII Rapporto Ice Prometeia presentato recentemente a Milano riguardante, appunto, l’evoluzione del commercio con l’estero per aree e settori. Alcuni approfondimenti settoriali ll mondo delle costruzioni: L‘industria delle costruzioni giapponese è la terza al mondo (dopo Usa e Cina) ed è tra le più sviluppate in quanto dotata di tecniche antisismiche avanzatissime; registra continui miglioramenti qualitativi dalla fase di design a quella di esecuzione; ricerca e sviluppo focalizzati a lungo sugli impianti legati al settore energetico come centrali nucleari e serbatoi di stoccaggio di gas naturale liquefatto. In questo contesto e a fronte di un’offerta di macchine di ultima generazione, sicure, efficienti e rispettose dell’ambiente, la collaborazione tra Italia-Giappone è possibile: • Nella stretta relazione tra la domanda di macchine per le costruzioni e lo sviluppo di infrastrutture (porti, gasdotti e strade): soprattutto per scavatori, bulldozer, gru cingolate e caricatori. • Nella scelta delle macchine da costruzione da parte del consumatore

finale, la qualità e il livello tecnologico avanzato sono i principali fattori considerati. • Il mercato giapponese sta attualmente affrontando lo sviluppo di macchine per costruzioni riciclabili, e, di conseguenza, ricerche su apparecchiature da costruzione dal maggiore potenziale riciclabile. Per la produzione di calcestruzzo va sottolineata la necessità di adottare processi di premescolazione, attraverso i quali si può ottenere un prodotto di più alto livello dal punto di vista qualitativo, di performance e di affidabilità. In Giappone il concetto di “Smart City” trova applicazione attraverso la costruzione di “smart houses” private che utilizzano materiali ecologici e sostenibili, tecnologia informatica e reti energetiche con il controllo dell’energia per ridurre l’effetto serra, andando a soddisfare le richieste del mercato e assicurando sempre il massimo comfort. Oltre a nuovi materiali, quindi, anche nuovo design e arredo eco-sostenibile. FOOD AND BEVERAGE E NON SOLO I prodotti italiani hanno ottime prospettive, un ampio margine di crescita. Un ruolo importante lo giocano i prodotti Bio. Da un’inchiesta condotta nel 2012 emerge che, per oltre la metà della popolazione, l’agricoltura biologica è un argomento che riveste un interesse personale; circa la metà della popolazione ha utilizzato o utilizza prodotti organici. Il cliente di prodotti organici è alto - spendente e non ha particolare interesse sui temi ambientali quanto sulla salute personale e sulla qualità dei prodotti che compra. E gli importatori, per contro, evidenziano come anche altri aspetti correlati al mondo bio sono significativi: per essere efficace il prodotto deve possedere alte qualità intrinseche o ulteriori caratteristiche che possano attirare target similari; allergy free/ gluten free: si tratta di una fascia di mercato sottosviluppata ma in aumento; vegetariano/vegano: in particolare sostituti del latte diversi dalla soia (e.g. mandorle); soft drink dove la domanda bio è sempre più richiesta; Vini e liquori senza solfiti o acido sorbico. In un certificato bio il consumatore vuole vedere: Il luogo d’origine (47,8%), una spiegazione

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di che cosa vuol dire certificato bio (17,8%); una spiegazione del metodo di produzione (15%). Fino a marzo 2013, la promozione e la vendita di prodotti importati etichettati come «bio» o «organico» era permessa solo dopo certificazione imposta dall’organismo JAS. Dall’aprile 2013 è possibile ottenere l’equipollenza in presenza di due condizioni: 1. Certificazione bio italiana ottenuta da uno dei seguenti enti: Bios S.r.l., Ecogruppo Italia, QCertificazioni S.r.l., Sidel Spa; 2. Importazione tramite importatore giapponese certificato JAS (lista disponibile su: http://www.maff. go.jp/e/jas/specific/other/list_yunyu_ english_20140417.xls). La certificazione diretta JAS è sempre possibile attraverso i seguenti organismi certificatori in Italia: CCPB S.r.l., Bioagricert S.r.l., Istituto Mediterraneo di Certificazione (IMC), Suolo e Salute S.r.l.. Stante queste premesse che riducono gli ostacoli all’introduzione dei prodotti bio italiani in Giappone, questo mercato è destinato a crescere per almeno altri due motivi: per rispondere al bisogno sociale di allineamento alla tendenza occidentale - Alimentazione domestica: boom anni ‘60: utilizzo farina di grano, grassi, oli; boom anni ‘90: surgelati, prodotti importati; Ristorazione: boom anni ‘70: family restaurants, fast food; boom anni 2000: ristoranti italiani oltre 13.000 - e alla predisposizione storica al cibo “naturale” (zen, shinto) che si richiama al shojin ryori (cucina

vegetariana di purificazione che i monaci consumano per poter avanzare nel loro percorso spirituale). IL MERCATO DEL LUSSO La donna e la moda. E’ un mondo in grande evoluzione che ha visto la nascita del fenomeno delle “parasite single”, donne tra i 20-44 anni che vivono a casa dei genitori, a spese ridotte, per potersi permettere di acquistare beni di consumo di alta qualità e cenare in ristoranti di alto livello. Nel 2010 l’11% della popolazione di questa fascia d’età era da considerarsi parasite single. Recentemente si è andata formando una nuova categoria di donne benestanti che spendono intorno il 10% del loro reddito in beni di consumo per motivi personali o lavorativi. Secondo le clienti giapponesi i prodotti italiani sono più costosi perché fanno sentire chi li possiede persone di classe e preziose, simbolo di affermazione sociale, altro motivo questo per il quale sono disposte a pagare di più per qualcosa che le faccia sentire belle. All’amore per il prodotto si aggiunge

l’interesse ed il rispetto per la storia che sta dietro di esso e dietro lo stilista. Secondo le donne giapponesi il valore di un marchio risiede in ordine di importanza nella qualità, nella riconoscibilità e nella storia del marchio stesso, nel servizio al cliente e nell’assistenza post acquisto, fattori che giustificano l’elevato prezzo dei prodotti. L’uomo e la moda: il fenomeno degli erbivori, Sōshokukeidanshi. Oltre un terzo della popolazione maschile nipponica compresa tra i 16 e 19 anni si definisce “erbivoro” (+50% rispetto al 2008). Questi giovani si caratterizzano per l’asessualità ed i tratti di uomini “generalmente passivi verso le relazioni con l’altro sesso e attratti da passatempi tradizionalmente femminili” e che non vogliono dipendere dalla “paghetta” che la moglie conferirebbe loro; va ricordato che è consuetudine, infatti, nel matrimonio giapponese, che lo stipendio venga gestito dalla consorte. Cosa li caratterizza?: acquisti life-style (abbigliamento e accessori), prodotti cosmetici e accessori cura corpo, cibi naturali e delicati, dolci oltre a snack e piatti pronti 49

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monodose a discapito delle auto e degli altri prodotti simbolo del salaryman. Si è creato intorno a loro un gran business: i produttori hanno cominciato a definire intere linee di produzione dedicate alla fascia degli erbivori. E’ risaputo come il cittadino giapponese abbia un forte senso della comunità; meno conosciuto invece è il basso livello di partecipazione civica (69% di affluenza alle ultime elezioni) che recentemente lo ha contraddistinto. In generale si può asserire che la popolazione è soddisfatta: l’87% della gente dichiara di avere, nel corso di una giornata media, più esperienze positive (soddisfazione per il raggiungimento di un obiettivo, divertimento, senso di riposo, ecc.) che esperienze negative (dolore, preoccupazione, tristezza noia, ecc.). Nonostante l’età pensionabile posta sia a 65 anni sia per gli uomini che per le donne, l’uscita effettiva dal mondo del lavoro avviene intorno ai 69 anni per gli uomini e 67 anni per le donne. A tal proposito occorre ricordare che tra le nuove categorie di consumatori, alcune le abbiamo appena presentate parlando del settore della moda, quella degli anziani sarà particolarmente importante in quanto nel 2055 la popolazione produttiva scenderà dagli attuali 85 milioni ai 45 milioni. Da qui l’importanza per alcuni settori, a loro strettamente connessi, che si svilupperanno notevolmente nel medio termine, quali l’arredo ed il design ergonomico, l’abbigliamento comodo ma fashionable, il tempo libero over 70, i viaggi ad hoc, gli accessori per gli animali domestici, da compagnia (Pet). Conclusioni: Il Giappone è terra di estrema eleganza e raffinatezza ma per quanto si cerchi di adeguarsi al galateo nipponico, cosa piuttosto ardua per noi occidentali, si rimarrà sempre un gaijin, cioè un forestiero, che per i giapponesi è sinonimo di barbaro. Certo la naturale cordialità e cortesia nipponica troverà il modo di non dare peso eccessivo ai nostri comportamenti non corretti e mettiamo in conto di compiere inevitabilmente qualche gaffe. Per ridurle al

minimo ricordiamo qualche regola che si deve tenere a mente quando saremo a Tokyo: • nei saluti non si usa dare la mano, ci si inchina con cortesia; • nel brindisi si alza il calice e si dice Kanpai (salute); si abolisca accuratamente il nostro cin cin, che per i giapponesi, è il modo infantile per indicare l’organo sessuale maschile; • non bisogna mangiare mentre si cammina • non soffiarsi mai il naso in pubblico, per motivi estetici e igienici • quando si entra in una casa occorre levarsi le scarpe e indossare le pantofole ma, in presenza di un tatami, anche queste debbono essere tolte; • quando vi consegnano il biglietto da visita, e in Giappone ne sarete sommersi, non riponetelo subito ma soffermatevi a leggere che cosa vi è scritto e, se potete, fate qualche domanda sul lavoro, sull’abitazione, sul luogo di provenienza; solo dopo aver guardato attentamente il contenuto si potrà riporlo; • gridare o parlare a voce alta è sinonimo di persona barbara • chi fuma deve riporre il mozzicone di sigaretta negli appositi contenitori e si faccia attenzione perché in molti quartieri è proibito fumare • non bisogna parlare al cellulare in treno o in metropolitana. Dopo questo elenco vorrei chiudere ricordando come scherzosamente i giapponesi si descrivono parlando delle religioni da loro professate: “nasciamo shintoisti, viviamo come confuciani, ci sposiamo secondo i riti cristiani e moriamo buddhisti”. In un Paese così armonico e tollerante la bellezza è una ricerca interiore prima che estetica ed è naturale che l’Italia incarni questo concetto di Grande Bellezza e Libertà e rappresenti il sogno del raggiungimento della felicità. A noi non deluderli.

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BERGAMO ECONOMIA

IN CIELO CON LE FRECCE

TRICOLORI

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A cura di Francesco Legramanti Foto di Matteo Mottari

ergamo Economia è ritornata all’Aeroporto Militare di Ghedi e questa volta per seguire l’attività di volo della Frecce Tricolori. Dopo aver dedicato alla base militare più vicina a Bergamo un ampio servizio fotografico (grazie alla disponibilità del Col. Andrea di Pietro, Comandante del 6° stormo) il 14 aprile scorso

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il nostro mensile ha potuto seguire l’esibizione delle Frecce Tricolori, in un aeroporto che, solitamente chiuso al pubblico, ha aperto le sue porte anche a 1.500 bambini delle scuole di Brescia e provincia. Le Frecce Tricolori, oltre a rappresentare l’Aeronautica Militare in Italia e all’estero, costituisce a tutti gli effetti un reparto operativo delle forze armate. I piloti della P.A.N (pattuglia acrobatica nazionale) infatti effettuanno lo stesso tipo di

addestramento, per essere pronti in caso di operazioni aeree. Questa “duplice veste” rende dunque le Frecce Tricolori uno dei più chiari esempi di “professionalità, di spirito di gruppo e di dedizione” che si possano trovare all’interno delle nostre forze aeree. Il 1° luglio 1961 viene ufficialmente costituito, sull’aeroporto di Rivolto, il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico. Inizia così una lunga tradizione, che ha portato le

Frecce Tricolori italiane ad essere conosciute in tutto il mondo. Le “Frecce” sono dieci, nove aerei volano in formazione, uno vola da solo ed è perciò detto “solista”. Solitamente intrattengono il pubblico con esibizioni che durano circa mezz’ora e che sono costituite da una ventina di acrobazie, che hanno contribuito a segnare il nostro immaginario nazionale e hanno incantato uomini, donne e bambini dovunque nel mondo.

Una conferma ulteriore dell’affetto per i piloti e le Frecce sono i “Club Frecce Tricolori” che sono diffusi in ogni parte del nostro Paese (uno di questi si trova a Bergamo, precisamente a Calusco D’Adda). A meritare menzione non sono solo i piloti, ma anche gli oltre 70 tecnici e manutentori che ogni giorno lavorano, dietro le quinte, affinché le varie attività di volo riescano senza sbavature ed imperfezioni. Le Frecce si esibiscono nelle loro acrobazie in tutto il mondo. Avere la fortuna di assistere da vicino alle loro evoluzioni, come abbiamo potuto fare, è senza dubbio un’esperienza mozzafiato. Uno spettacolo nel cielo, dunque, ma anche a terra: i bambini che salutavano ogni passaggio degli Aermacchi MB339 PAN (il modello che le Frecce utilizzano dal 1982) rappresentano una tra le immagini più ricche di significato della giornata seguita dal nostro mensile in quel di Ghedi.

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IN RICORDO DEI PILOTI SCOMPARSI

LI ABBIAMO INCROCIATI DURANTE LA NOSTRA ATTIVITÀ GIORNALISTICA QUESTA PAGINA È PER LORO

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uesta pagina è dedicata al Capitano Alessandro Dotto, al Capitano Paolo Piero Franzese, al Capitano Giuseppe Palminteri ed al Capitano Mariangela Valentini. Sono i piloti dell’Aeronautica Militare morti nell’incidente aereo del 19 agosto, avvenuto nei cieli delle Marche durante un’esercitazione militare. Lei, Mariangela, è ritratta nella foto qui pubblicata, mentre scende dal

suo aereo in tenuta operativa. È una delle foto scattate in esclusiva da noi in occasione di una nostra visita alla base. Loro, infatti, erano in forza al 6° stormo. Quello di stanza a Ghedi. Con questa pagina a loro dedicata, anche Bergamo Economia vuole esprimere il suo cordoglio ai famigliari delle vittime ed ai loro colleghi. Nei mesi scorsi, infatti, abbiamo avuto modo di accedere più volte alla base militare di Ghedi,

sede del 6° stormo. L’abbiamo visitata, abbiamo conosciuto il personale che vi lavora, ed abbiamo assistito in esclusiva ad alcune esercitazioni. Ci piace ricordarli così, rendendo omaggio alla loro passione ed alla loro dedizione. “Avete lasciato le vostre case per rispondere a una chiamata e portare avanti una missione che vi ha uniti” ha dichiarato l’Ordinario Militare per l’Italia, S.E. Santo Marcianò, durante

l’omelia funebre - “e ciò che in modo particolare vi ha uniti è stata la passione: la passione per il volo; la passione per il vostro servizio. E, in un tempo come il nostro, in cui la disillusione sembra avvolgere il presente e il futuro, è preziosa la testimonianza, soprattutto per le nuove generazioni, di chi infonde la propria passione in un impegno che dona senso alla vita. La passione che Mariangela, Alessandro, Giuseppe e Paolo Piero hanno vissuto e testimoniato non è semplicemente un desiderio da realizzare ma molto di più: chiede disponibilità, disciplina, dedizione, addestramento.”. I funerali si sono svolti martedì 2 settembre presso la base del 6° Stormo. D’ora in poi, quando vedremo uno dei Tornado della nostra Aeronautica Militare alzarsi in volo, penseremo anche a Voi. 56

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Paolo Ferrazzi

rosio Giuliana D’Amb

i Roby Facchinett

Invitano alla

“Cena del Cuore” Giovedì 25 settembre, ore 19.30 Osteria D’Ambrosio - Da Giuliana via Broseta 58 - Bergamo a sostegno del progetto “Cuore di bimbi”

Quota di partecipazione: 30 euro a persona. I fondi raccolti durante la serata andranno a favore del progetto “Cuore di bimbi” della Fondazione “aiutare i bambini” per salvare la vita di bambini gravemente cardiopatici. Per informazioni e prenotazioni: Fondazione “aiutare i bambini” Onlus - Tel 02 21.00.241 Osteria D’Ambrosio - Da Giuliana - Tel 035 40.29.26 seguici su: Fondazione “aiutare i bambini” Onlus Via Ronchi 17, 20134 Milano - Tel. 02 21.00.241

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Portofino

Ricerca SLA

n’ospite a sorpresa per il matrimonio dei bergamaschi Sara Carafa e Enrico Agnelli, che sabato 6 settembre hanno pronunciato il “sì, lo voglio” a Portofino. Tra i curiosi che si sono avvicinati in piazzetta per assistere allo show cooking firmato

ICE BUCKET CHALLENGE L’AZIENDA OSPEDALIERA DI TREVIGLIO RINUNCIA ALLA DOCCIA (MA NON AL CONTRIBUTO)

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BEYONCÈ

“IMBUCATA” SPECIALE AL MATRIMONIO FIRMATO PENTOLE AGNELLI

Pentole Agnelli è spuntata, infatti, la pop star Beyoncé, a Portofino con il marito Jay Z e la famiglia. In un paio d’ore la foto della neosposa abbracciata alla star ha fatto il giro del mondo.

L’

Azienda Ospedaliera di Treviglio ha accolto la nomination del dr. Carlo Nicora, Direttore Generale dell’HPG23, e ha deciso di accettare la sfida per l’Ice Bucket Challenge, in forma, però, un po’ più riservata. La direzione dell’Azienda trevigliese, infatti, seguendo quanto dichiarato nei giorni scorsi da Papa Francesco, non effettuerà la classica doccia gelata, ma proporrà a tutti i dipendenti di donare, liberamente e senza spettacolarizzazione, un’ora del proprio lavoro per la Ricerca contro la SLA. L’Azienda Ospedaliera si è dunque dichiarata lieta di aderire all’invito all’Ice Bucket Challenge, nominando a sua volta tutti dipendenti. “Non vi chiederemo di “docciarvi” - si legge nella nota - ma di donare un’ora del vostro lavoro per la Ricerca. Il ricavato sarà offerto all’AriSLA che, grazie anche alle borse di studio per giovani medici, ogni giorno lavora per sconfiggere la Sclerosi Laterale Amiotrofica - malattia tuttora inguaribile - cercando, nel contempo, di migliorare la vita dei pazienti che ne sono affetti”.

Due ruote

TUTTI IN SELLA CON I CICLOPI

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orna in città “I Ciclopi”, evento dedicato alle due ruote e organizzato da COMB Studio e patrocinato dal Comune di Bergamo. Una manifestazione unica nel suo genere e dedicata a tutti gli appassionati della bicicletta, giunta alla terza edizione, che si terrà sabato 20 settembre, in occasione della Settimana della Mobilità Europea. L’obiettivo di questo evento è incentivare la mobilità sostenibile e l’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto urbano, ma non solo: il percorso prevede infatti alcune tappe legate a punti di interesse e curiosità del territorio. In poche parole, si tratta di un modo divertente e alternativo di scoprire e riscoprire la propria città. Da qualche anno, infatti, l’uso della bicicletta ha visto un notevole incremento, non solo come mezzo di trasporto, ma anche come fenomeno d’aggregazione sportivo e ludico. In ogni città del mondo ormai, centinaia sono le gare organizzate dagli appassionati: un format di gara ciclistica che vede i partecipanti correre per le vie della città raggiungendo diversi punti prestabiliti. Lo svolgimento della gara è dunque molto semplice: ad ogni ciclope verrà assegnata una mappa creata appositamente per l’evento e un foglio con indicati gli indizi riguardanti le tappe da raggiungere. Il primo passo è quello di risolvere gli enigmi, individuare sulla mappa i punti, tracciare il percorso ottimale e raggiungere, infine, tutti i check points nel minor tempo possibile. La gara partirà dal Sentierone, nel cuore della città, in corrispondenza dell’Officina Edoardo Bianchi dove sarà possibile mettere a punto il proprio mezzo, ricevere un rifornimento d’acqua e di gadgets. Il costo dell’iscrizione è di 5 Euro per il percorso base, mentre per quello più difficile il costo è di 7 Euro. In entrambi i casi, la quota comprende una mappa di Bergamo, gadgets, buono per un panino e un drink durante il rinfresco all’arrivo. I primi 100 iscritti avranno inoltre una special gift bag. Le iscrizioni sono aperte dal 1 settembre e verranno chiuse mezz’ora prima della partenza. Sarà possibile iscriversi presso il negozio Bikefellas di Via G. Paglia 31/e oppure online fino al 17/09 inviando una mail a iciclopi@combstudio.it con i propri dati. L’arrivo e la conclusione della gara sono previsti al parco dell’Edoné in via Agostino Gemelli, dove a fine corsa i partecipanti potranno dissetarsi, cibarsi e riposarsi in attesa della premiazione.

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Musica & cucina

FESTIVAL DELLE NAZIONI PRESENTE ANCHE IL GRUPPO AGNELLI

Paolo Agnelli con la cantante israeliana Noa

A CITTÀ DI CASTELLO SHOW COOKING DELL’AZZURRO GOTTI CON PENTOLE AGNELLI

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ittà di Castello. All’edizione 2014 del Festival delle Nazioni c’era anche Bergamo. Era rappresentata da un’eccellenza dell’industria orobica. Pentole Agnelli, professional cookware, è stato, infatti, uno degli sponsor della manifestazione, patrocinata, tra gli altri, dal Ministero dei Beni e Attività Culturali, dalla Regione Umbria e dalla Provincia di Perugia. Anima culturale dell’Alta Valle del Tevere, in Umbria, questa rassegna ha assunto fin dagli esordi un’identità distintiva di respiro internazionale. In quarantasette anni di attività il Festival ha permesso e continua a permettere a tutte le nazioni europee di diffondere, una alla volta, le sue più significative tradizioni musicali di fronte ad un vasto pubblico. Quest’anno la manifestazione era dedicata all’Armenia. Così, dal 27 agosto al 6 settembre, nei

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paesi dell’Alta Valle del Tevere si sono susseguiti concerti ed iniziative di vario genere. Particolare successo ha riscosso la serata del 29 agosto svoltasi presso il suggestivo complesso formato dalla Chiesa e dal Chiostro di San Domenico a Città di Castello. Dopo il concerto di Noa, infatti, è iniziato lo spettacolo di Francesco Gotti, chef executive di Pentole Agnelli. In altre parole, quella sera, il pubblico ha, prima, potuto godere delle ineguagliabili doti canore di questa cantante israeliana d’origini yemenite durante un’esibizione pressoché tutta in acustico e, successivamente, ha potuto apprezzare dal vivo la bravura di Francesco Gotti, trentanovenne, noto e quotato cuoco bergamasco, membro della Nazionale Italiana Cuochi, nonché la qualità delle pentole

professionali marcate Agnelli. Per i non addetti ai lavori, la NIC è la squadra che rappresenta al meglio la cucina italiana in tutte le competizioni internazionali in cui è chiamata a concorrere. Quella sera, però ed in omaggio a Noa, il cuoco azzurro si è cimentato con la preparazione di un piatto tipico israeliano, i falafel, usando proprio le pentole professionali marcate Pentole Agnelli tra le quali la famosa pentola d’oro, pentola in rame ricoperta d’oro, ideale per la cottura dato che l’oro è uno dei migliori conduttori di calore tra i metalli. Il risultato? Ottimo e delizioso. Merito della squadra bergamasca Gotti - Agnelli. 63

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Da sinistra Richard Wright, Roger Waters Nick Mason, David Gilmour

Questioni di musica

MOZART STA ALLA CLASSICA COSÌ COME I PINK FLOYD STANNO AL ROCK

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i è venuto in mente quando poco tempo fa ad una ragazza di vent’anni ho dato un cd con una quindicina di brani di artisti internazionali

di Lorenzo Malafarina scelti da me, sopratutto degli anni sessanta, perché a parte qualcosa degli Stones e pochissimi altri per altro non di grande spessore, non ne conosceva. Sapeva però

di Mozart e Vivaldi, e qualche loro opera le era capitato di ascoltare, diciamo per caso. E così mi sono domandato se chi compone ai giorni nostri lascerà un

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segno indelebile, così come è capitato con i grandi del passato. Mozart viene decretato da molti come il più grande compositore di tutti i tempi. Può essere. Certamente sarebbe una competizione (con poco senso) complessa al fine di un ipotetico sondaggio, se lo volessimo confrontare con un altro grande musicista come Beethoven. Il risultato sarebbe soggettivo e non oggettivo. Oggettivamente erano entrambi eccelsi, soggettivamente preferisco uno rispetto all’altro. La bellezza, nel senso più ampio possibile del termine, è oggettiva, non soggettiva e quest’ultima (la soggettività) entra in atto considerando che entrambi, a prescindere dalle opere, erano dei geni musicisti. Mi sto riferendo a dei “mostri sacri” della musica classica, a tempi molto lontani, a epoche lontane, e anche se di periodi passati, tutt’oggi possiamo appagarci di ciò che questi musicisti ci hanno lasciato, e più passa il tempo e più il suono delle loro note è pulito grazie alla tecnologia che evolve col tempo, migliora. Sarà così anche in futuro per alcuni bravi nostri compositori contemporanei? Dopo questi grandi musicisti del passato, il vuoto? Un paragone sarebbe fuori luogo, puoi solo confrontare lo stesso genere musicale (classico con classico; rock con il rock e così via), il mondo si evolve, a volte in peggio, ma in molti campi in meglio: ad esempio nella ricerca, per dirne una su tutte, che applicata in vari studi, quali la medicina, scienza, o tecnologia, è meglio ai tempi nostri e ancor meglio sarà in futuro. Allora come riuscire a districarsi dopo questo ragionamento volendo paragonare la musica del passato con quella moderna? Di un Mozart, di cui si beneficia nel presente, ad un contemporaneo che dura spesso solo qualche stagione e poi sparisce? Semplicemente non si può fare perché i generi sono differenti e perché, proprio partendo dal presupposto che uno oggettivamente bravo può essere paragonato solo ad un’altro oggettivamente bravo, ed entrambi appartenenti allo stesso genere. A metà anni sessanta dei giovani ragazzi già conosciuti in ambienti londinesi underground, guidati dal musicista Syd Barrett, formarono il gruppo musicale Pink Floyd. Nel febbraio del 1967 incidono il loro primo 45 giri: “Arnold Layne” rock progressive e un testo che parla di un travestito cleptomane. Fece scalpore. Nei due anni successivi producono brani che influenzeranno la storia del genere musicale. Londra fu il bacino della sperimentazione, la capitale inglese, grazie all’influenza blues e rock, divenne il faro della cultura giovanile, il fulcro di idee innovative artistiche destinate ad invadere il mondo intero. Il primo Lp viene inciso nei mitici studi “Abbey Road Studios” (famosa la fotografia dei componenti dei Beatles che attraversano la strada di Abbey Road), proprio accanto allo studio di incisione dove i Beatles stanno registrando uno dei più grandi loro capolavori: “Seargent Pepper”. La storia dei componenti dei Pink Floyd è simile a quella di altre band, Barret nel 1969, già devastato da droghe allucinogene, viene allontanato dal gruppo dopo l’ultimo tentativo anche di Gilmour, amico di Syd d’infanzia, che nel frattempo era entrato a far parte del complesso. Oramai era completamente sopraffatto da Lsd, e Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright, continuano il loro lungo e fruttuoso cammino fino ad una data storica per la musica: 1972, quando Waters inizia a comporre e a registrare le prime bozze che diventeranno l’opera “The Dark Side Of The Moon”, il lato oscuro del genere umano. Un album impeccabile sotto il profilo tecnico e della scelta dei brani che si susseguono senza interruzioni, creando una atmosfera unica, un mondo magico, che trionferà battendo ogni record di vendite al mondo diventando una vera icona del rock, forse la più importante proprio per la sua maestosa

imponenza. Per dieci anni il disco più venduto al mondo, fino all’arrivo del re del pop Michael Jackson con “Thriller” che batterà il primato, ma senza sminuire ciò che non si può affatto sminuire (Jackson), di un genere musicale... più “facile”. “The Dark Side Of The Moon” è un disco apprezzato dal ventenne come dal settantenne, come, o meglio ancor più, che per la musica classica. Le generazioni dei tempi moderni hanno anche loro, se ben in modo incomparabile con quelle dei nostri trisavoli, grandi compositori, e questo è oggettivo, non soggettivo... Quindi se Mozart sta alla classica, i Pink Floyd stanno al rock, con cuffie e suono ad alto volume, Syd Barrett ad occhi chiusi, così, come deve essere per entrambi. 65

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MOTORI In pista

MASERATI GHIBLI

CARATTERE NEL SEGNO DELLA

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Foto di Federica Abbondanza

bbiamo provato la nuova Maserati Ghibli, messa gentilmente a disposizione per l’occasione da Scuderia Blu, nell’esclusiva cornice dell’aeroporto di Milano Linate (Ata), dove la vettura della storica casa automobilistica modenese ha

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E IV ia USnom CLEco ESmo TO rga FOdi Be

SPORTIVITÀ E

TRADIZIONE

La nuova Maserati Ghibli accanto al Velivolo executive Hawker HS125 900 XP autonomia di circa sei ore quota massima 12.500 metri velocità 850km/h, 9 passeggieri 2 piloti e un assistente di volo

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Nelle foto posa Elisabetta Buryak

sfoggiato tutta la sua eleganza a fianco dell’aereo Hawker HS125 900 XP. La nuova Ghibli, nella versione diesel 275 cv, è dunque una stupenda berlina, lunga 4,97 metri e larga 1,95. La nuova nata di casa Maserati rappresenta una pietra miliare nei

programmi della casa modenese che prevedono la produzione di 50.000 auto all’anno entro il 2015. La silhouette della carrozzeria riflette lo stile “coupé” della berlina quattro porte, mentre la parte anteriore è caratterizzata da linee

sinuose. Il frontale della berlina è dominato dalla caratteristica calandra Maserati, che si ispira alla GranTurismo e ad un’icona del passato come la berlinetta A6 GCS. La tradizionale forma ovale si evolve in una più squadrata e si restringe nella parte superiore, nel punto in

cui convergono i fari, che sfruttano abilmente la tecnologia led per esaltare il forte carattere della vettura. Proseguendo lungo la fiancata, superate le immancabili prese d’aria dietro alle ruote anteriori, si sviluppano due linee sinuose che terminano dietro ai fari posteriori. Viene ripreso anche il caratteristico montante posteriore di Maserati, uno dei principali elementi distintivi cui la vettura deve il suo magnifico aspetto da coupé, che reca il classico logo della Saetta Maserati, perpetuando una tradizione risalente al 1963. Seduti al posto guida si ha l’immediata 68

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sensazione di controllo totale: l’ergonomico volante, rivestito in pelle e dotato di comandi per interagire con le funzioni di uso più frequente, incornicia un quadro strumenti di forte impatto. Tachimetro e contagiri di grandi dimensioni adottano un’elegante retroilluminazione bianca e sono divisi al centro da un display TFT da 7” per visualizzare le informazioni dinamiche della vettura. All’interno della vettura della casa automobilistica del Tridente non si può non notare la fusione magica

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tra sportività e lusso, elementi evidenziati da un abitacolo realizzato facendo ampio uso di materiali pregiati: la morbida pelle che riveste i sedili è estendibile anche ai due pannelli laterali della plancia e alle portiere, in modo da creare inediti abbinamenti bicolore per esaltare il lato sportivo o elegante degli interni. A tutto ciò

si aggiungono le raffinate cuciture, testimonianza di un’artigianalità che affonda le proprie radici nel passato. Per quanto riguarda il propulsore, la vettura che abbiamo provato è equipaggiata con un V6 Diesel, in grado di erogare 275 CV (203.5 kW) con una coppia di 600 Nm. Il comfort al bordo appare decisamente allineato alla migliore

concorrenza, così come il volume del bagagliaio potrebbe stupire non solo gli amanti delle auto sportive, ma anche gli automobilisti già esperti di berline e station wagon. Sono disponibili anche la motorizzazione Diesel V6 250 CV (esente da superbollo) e Benzina V6 twin-turbo da 410 CV nelle versioni due e quattro ruote motrici.

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IL LATO OSCURO DELLA LUNA

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MOTORI Supercar

BMW I8

SPORTIVA IBRIDA CHE GUARDA AL FUTURO

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Foto di Matteo Mottari

bbiamo provato la nuova BMW i8, messa gentilmente a disposizione per l’occasione da Lario Bergauto, nella prestigiosa cornice del centro cittadino di Bergamo, passando da piazza Vittorio Veneto fino al Teatro Donizetti. In occasione del test-drive

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di questa vettura, Lario Bergauto ha messo a disposizione dei propri clienti un esperto tecnico, chiamato Genius, che li ha accompagnati e spiegato loro le caratteristiche della vettura dalla concessionaria in direzione del centro cittadino. E prendendo in mano il volante si

nota subito come la tecnologia ibrida di BMW i8 consenta prestazioni da supersportiva con consumi a cui molte utilitarie non si avvicinano nemmeno. Lo stile è di rottura, anticonvenzionale e disegnato dal vento, quello meno poetico ma molto efficace della galleria del

vento. Nello stile la BMW i8 è dunque futurista, nella compenetrazione tra corpo e spazio circostante, nella stratificazione dei piani, plasmata dal movimento come forme uniche della continuità nello spazio. La BMW i8 è lunga 468 cm, larga 194 e alta 129: a sottolineare l’anima sportiva ci sono

anche i cerchi fucinati da 20 pollici, gommati 195/50 all’anteriore e 215/45 al posteriore. Per sottolineare la sua provenienza dal futuro, la nuova vettura della casa automobilistica tedesca ha porte che si sollevano come ali di gabbiano e un interno che rispecchia i temi classici del BMW style, come il display da 8,8” innestato nella plancia. Quello che non si vede è che il suo abitacolo 2+2 è racchiuso in una cellula in plastica rinforzata da fibra di carbonio (CFRP). Il secondo tema da svolgere per i tecnici BMW è stata la riduzione del peso. BMW i8 pesa, a secco 1485 chilogrammi. Grazie alla cellula superleggera, alle portiere realizzate anch’esse in CFRP con alluminio, all’alluminio dello chassis e al magnesio che supporta la plancia. Rispetto alla Serie 6 pesa il 30% in meno e i8 ha il baricentro più

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basso di tutte le BMW (46 cm). Un ottimo risultato, ancor più considerando che la BMW i8 ha due motori e un pacco batterie che riempie tutto il tunnel centrale. Sì, i motori sono due, la BMW i8 è una ibrida plug-in. Tra le ruote anteriori trova posto un motore elettrico sincrono capace di 96kW (131cv) e 250Nm. Tra le ruote posteriori monta un tre cilindri 1.500 TwinPower Turbo a iniezione diretta di benzina con 231 cavalli e 320Nm a 3.700 giri. Tra i due, infilato nel tunnel centrale come una spina dorsale sta un pacco batterie Li-Ion da 7,1 kWh, che consente una guida

solo elettrica fino a 37 chilometri di autonomia con una velocità massima di 120 km/h. E così il peso mantiene il classico rapporto BMW 50/50 sui due assi. L’unione (dei motori) fa la forza e, insieme al peso contenuto, consente prestazioni da BMW M4: 4,4 secondi per lo 0-100 km/h e 250 km/h di velocità massima, con consumi da motorino di 2,1 l/100 km con la batteria carica. Il bello è che la velocità massima si raggiunge anche se lavora soltanto il piccolo tre cilindri a benzina. Insieme, i due motori rendono la BMW i8 una trazione integrale, con il motore elettrico che si occupa delle ruote anteriori e il motore termico che spinge sulle posteriori, coordinati dall’intelligenza elettronica che in curva lascia più spinta al posteriore, come tradizione BMW comanda. Il cambio per il motore termico è automatico a sei marce, per il motore elettrico a due rapporti. 75

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MOTORI Provata per voi

JAGUAR XF BERLINA DALLA POTENZA TRANQUILLA

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bbiamo provato tra i colli di Bergamo la rinnovata Jaguar XF 2.2 D 200 CV Luxury nella splendida cornice di CittĂ Alta (Fara e Castello di San Vigilio). La vettura della casa automobilistica del Giaguaro, messa gentilmente a disposizione

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per l’occasione da Iperauto Bergamo, ha dunque sfoggiato tutta la potenza erogata dal motore da 2.2 litri, che mantiene un livello di vibrazioni abbastanza ridotto, merito anche dei supporti motore che lo isolano dal telaio della vettura; non così contenuto il rumore che,

pur non essendo eccessivo, durante le accelerazioni si sente abbastanza. In qualsiasi modalità di guida si stia viaggiando, il propulsore risulta dunque pronto nelle accelerazioni, così come la ripresa. La risposta dell’acceleratore è estremamente progressiva rendendo l’auto facile

da guidare per chiunque, anche nelle sue versioni più performanti. Il poliedrico 8 rapporti è capace di portare qualsiasi motorizzazione della gamma a velocità elevate molto rapidamente ed al contempo di mantenere basso il regime di rotazione durante la guida rilassata,

massimizzando l’efficienza ed il comfort. Facendo scorrere verso destra il selettore è possibile impostare anche la modalità S, che, cambiando ad un regime più elevato, permette una guida più sportiva e scattante rispetto al normale programma di marcia. Utilizzando i paddles dietro al volante è invece possibile entrare in modalità manuale e cambiare rapporto a piacimento: la risposta non è prontissima ed in qualche situazione il cambio si dimostra un po’ incerto sul da farsi ma, per essere una lussuosa e confortevole station wagon pensata per i viaggi, la risposta è più che buona. L’ottimo cambio non trasmette mai vibrazioni, neanche durante i cambi di marcia e, grazie alla curata rapportatura permette al 2.2 litri diesel di essere sempre molto elastico, con una buona prontezza di risposta ed un’ottima progressività. Su strada l’inserimento in curva è buono, 79

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nonostante l’elevata massa, così come la percorrenza: il rollio non è eccessivo e l’auto risulta stabile e ben piantata a terra, diventando però un po’ scorbutica al limite, con l’ESP che vigila prontamente su ogni manovra azzardata e corregge la traiettoria in maniera dolce e progressiva. Il sistema Jaguar Adaptive Dynamics System, ovvero le sospensioni posteriori adattive, consentono di viaggiare come se l’asfalto fosse sempre perfetto: lo smorzamento viene regolato elettronicamente grazie alla possibilità di correggere e regolare le sospensioni posteriori fino a 500 volte al secondo. Nonostante l’impostazione da vera viaggiatrice, la Jaguar XF non disdegna un po’ di sportività e, tirando fuori i cavalli del motore, è possibile arrivare a velocità elevate

in un attimo. Le varie regolazioni del sistema di gestione della marcia JaguarDrive Control permettono inoltre di viaggiare sempre nelle migliori condizioni: il Winter Mode, ad esempio, consente di avere una risposta molto più dolce di cambio, acceleratore, freno e sterzo, l’ideale per la guida su fondi sdrucciolevoli. Notevole anche il lusso dei rivestimenti in pelle martellata dei sedili con 6 regolazioni elettriche per il guidatore e per il passeggero, ma la raffinatezza e lo stile continuano nell’abitacolo grazie agli inserti di Alluminio Zigrinato con Radica di Noce Americano e dettagli di qualità, come il cruscotto in pelle martellata.

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MOTORI La novità

BMW X4 SUV COUPE’ COMPATTO DA URLO

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bbiamo avuto modo di provare al Kilometro Rosso, il parco scientifico tecnologico di Stezzano, la nuova BMW X4, divertente, sicura e facile da guidare. La vettura, messa gentilmente a disposizione per l’occasione da Lario Bergauto, è la 83

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versione meno famigliare e più sportiva della X3, con cui condivide la piattaforma, il peso ma è un poco più bassa e, a dispetto di quanto possa sembrare e si possa pensare, è un poco più lunga (467 cm) per ottenere una sagoma più affusolata. La somiglianza con la sorella maggiore è marcata, non vedendole di fianco si può anche faticare a distinguerle alla prima occhiata. Mantiene anche l’aspetto da dragster, con pneumatici taglia 245/45 R19 all’anteriore e 275/40 R19 al posteriore. Tra BMW X4 e X6 in realtà in comune c’è la forma schiacciata del tetto ma X4 porta in dote i tocchi di stile delle BMW di ultima generazione, a partire dai fari che si appoggiano alla classica calandra a doppio rene alle luci di coda più squadrate e puntute come quelle della Serie 4. La coda

e i tre quarti posteriore pur essendo sportivi ricordano l’eleganza delle BMW GT, Serie 3 e Serie 5. Sportivo ed essenziale l’interno con una posizione di guida più bassa di 20mm rispetto alla X3. Tutte le BMW X4 nascono arrampicatrici, sociali e stradali. La caratterizzazione stradale sportiva della X4 è testimoniata dal fatto che Bmw propone una gamma interamente Xdrive (ovvero a trazione integrale a controllo elettronico) con il sistema di Performance Control di serie: il sistema ripartisce la coppia sull’assale posteriore, distribuendola alla ruota che ha maggiore aderenza: non è un differenziale autobloccante, ma il suo effetto si sente soprattutto in curva, perché è facile anticipare l’ingresso in piena sicurezza anche a velocità elevate. Sul fronte motori, la X4 è disponibile con

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tre motori a benzina e tre a gasolio tutti con tecnologia TwinPower Turbo. A benzina la X4 è 20i con 184cv, 28i con 245cv e 35i con 306 cavalli. La famiglia a gasolio parte con i nuovi motori a gasolio quattro cilindri due litri, motori dal nuovo basamento e più leggeri di due chilogrammi che erogano 190 cavalli con 400 Nm tra 1.500 e 2.500 giri. La famiglia si allarga poi alla 30d con turbina a geometria variabile, 258 cavalli e 560 Nm tra 1.500 e 3.500 giri fino alla 35d con doppia turbina, 313 cavalli e 630Nm tra 1.500 e 2.500 giri. Di serie cambio manuale a sei marce per la X4 20d, Steptronic automatico a otto marce per tutte le altre sportivo e con palette (eccetto X4 2.0i che monta lo Steptronic non sportivo). L’ampio portellone di carico (che apre su un bagagliaio davvero ampio, 400

litri) è elettrico, regolabile su 5 posizioni in altezza. Tre, infine, gli allestimenti disponibili per la BMW X4: per tutti i motori si parte da una versione di base a cui si possono aggiungere due allestimenti dalla caratterizzazione estetica differente: xLine e Msport. La prima è più offroad/ elegante la seconda, ovviamente, più sportiva. Tra le due preferisco la xLine, più snella esteticamente rispetto alla Msport. Il paraurti è meno pronunciato, le minigonne meno imponenti e i dettagli color alluminio aiutano a spezzare e ad alleggerire la parte sotto alla linea dei vetri della X4 che è alta e massiccia in assoluto e resa ancora più massiccia dal contrasto con il tetto da coupé. La vettura è inoltre fornita con disco posteriore integrale prodotto da Brembo, di dimensioni 330x20mm.

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MOTORI Sportiva di razza

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SUBARU WRX STI LA STORIA TORNA IN STRADA

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Foto di Matteo Mottari

bbiamo provato la nuova WRX STI, messa gentilmente a disposizione per l’occasione da Autotorino, nella storica cornice del Linificio e Canapificio Nazionale di Villa d’AlmÊ. Bastano pochi chilometri alla guida della vettura della casa 89

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automobilistica giapponese per apprezzarne la spinta rabbiosa e la sensazione di sicurezza che infonde anche andando a velocità. Dopo essere stata per anni la regina dei rally, è dal 1994 la versione sportiva della Impreza e anche un punto di riferimento saldo per

tutte le auto sportive attualmente sul mercato. Una buona tenuta di strada e accelerazioni adrenaliniche fanno ancora parte del suo DNA: la WRX STI è dunque una sportiva di razza e non fa niente per nasconderlo. la prima generazione di WRX ha avuto la missione di

essere, oltre alla versione ad alte prestazioni della Subaru vincendo il Campionato del Mondo Rally (WRC appunto), l’ambasciatrice della casa delle Pleiadi nel mondo affermando le capacità sportive degli ingegneri nipponici. Da allora, grazie a WRX STI, Subaru è stata la prima casa

giapponese a vincere il campionato del mondo rally WRC Marche per tre volte consecutive (‘95, ‘96, ‘97) e il campionato mondiale WRC piloti con tre diversi piloti (Colin McRae ‘95, R. Burns ‘01 e P. Solberg ‘03). Dai rally, complici le modifiche del regolamento che escludevano le vetture sovralimentate, alla pista. Il palcoscenico cambia, ma non i risultati. Da sempre WRX STI si distingue pertanto per la ricerca delle prestazioni ma anche, e soprattutto, per le sue doti di controllo. A WRX è stata per questo successivamente aggiunta la sigla STI (potenza pura sotto controllo) nel segno del claim di Subaru “Confidence in motion”, vale a dire divertimento e tranquillità. Giunta per l’appunto alla quarta generazione, la vettura è tornata alla sua impostazione “classica” di muscolosa berlina a 3 volumi - dopo una terza serie hatchback - con l’immancabile 90

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alettone posteriore. La Subaru WRX STI è l’unica berlina a 4 porte ad avere un imprinting tanto corsaiolo, un vero e proprio cult: la nuova generazione cresce nelle dimensioni e mantiene la versatilità di una classica berlina con quattro posti comodi e un buon bagagliaio, che può contare su un volume di 460 litri. Da un punto di vista estetico, le Minigonne laterali, la presa d’aria sul cofano e lo Spoiler posteriore rendono la Subaru WRX STI decisamente distinguibile da tutti gli altri modelli del marchio. La carrozzeria WRX risulta dunque marcatamente sportiva anche

perché la sigla indica una discendenza della Subaru che nel recente passato ha dominato tutti nei rally mondiali. In questa ultima versione il passo è allungato per dare più spazio ai sedili posteriori: gli amanti dell’estetica aggressiva apprezzeranno anche le spalle più larghe di 20 mm (che le danno quell’aria spavalda) e l’alettone più alto di 1 cm. Migliorati infine gli interni, sempre senza fronzoli ma più curati nelle finiture: l’abitacolo è sportivo in ogni dettaglio, di tipo racing, ma con cuciture e inserti e lavorazioni raffinati. Il pezzo forte? Il grosso indicatore digitale che indica la pressione della turbina. Sull’handling, poi, gli ingegneri giapponesi hanno lavorato parecchio: la rigidità torsionale, così come quella degli ammortizzatori, è stata incrementata. Ed è stato modificato il rapporto dello sterzo, ora più 91

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diretto. Non passano inosservati nemmeno i cerchi da 18”, ora non più in colore oro come nelle precedenti versioni, mentre la pedaliera è in alluminio e lo spoiler posteriore sempre presente per ancorare l’auto in velocità. Riguardo al propulsore, sotto il cofano romba un motore 4 cilindri boxer da 2.5 litri di cilindrata con una nuova centralina per 300 CV di potenza, 407 Nm di coppia, Euro 6 con cambio manuale a 6 marce cortissime con sincronizzatori in carbonio. Il sistema di trazione integrale, che si avvale di tre differenziali autobloccanti per gestire al meglio il grip in base alle condizioni del fondo stradale, è tarato di default al 41% all’anteriore e al 59% al posteriore, ma può arrivare fino ad un massimo di 50/50 quando serve.

In uscita dalle curve, se l’aderenza viene a mancare e si innesca un principio di sovrasterzo, il differenziale a controllo elettronico DCCD interviene per trasferire più coppia all’asse anteriore in modo da rimettere in linea la vettura. Un comportamento rassicurante che permette di godere delle incredibili prestazioni della WRX STI in tutta sicurezza ma che si differenzia da tante altre vetture a trazione integrale, talvolta restie a entrare in curva con decisione e facili al sottosterzo, alias quel brutto fenomeno che rovina un po’ l’esperienza di guida. In questo è aiutata anche dall’Active Torque Vectoring che frena la ruota anteriore interna e fornisce più coppia a quella esterna.

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EVENTI Foto di Federica Abbondanza

FESTA D’ESTATE: CON GLI AVVOCATI OROBICI ANCHE LARIO BERGAUTO

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rescore. Si è svolta giovedì tre luglio, presso la suggestiva cornice offerta dalla Locanda Armonia, la tradizionale cena di mezza estate degli avvocati orobici. È la Festa d’estate, organizzata come di consueto dall’APF - Associazione Provinciale Forense. Presenti molti volti noti del foro di Bergamo, nonché il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bergamo ed il Presidente del Tribunale. Non poteva mancare Lario Bergauto, da sempre vicina al mondo dei professionisti, ed anche quest’anno presente con due delle sue auto di punta: la Bmw X4 e la Serie 4 Grand Coupè. La prima è un suv potente ed elegante, dall’indubbio fascino; sorella minore della X6,

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la X4 perde venti centimetri in lunghezza e dieci in larghezza ma la capienza dell’abitacolo e del baule resta quella di sempre. La posizione di guida è abbastanza alta mentre la comodità dell’abitacolo è elevata: poco rumore e sospensioni egregie riescono a isolare dal mondo esterno per una sensazione di guida rassicurante e lineare. La gamma dell’X4 proposta dalla casa bavarese è ampia

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ed articolata: prevede due motori a benzina, a quattro e sei cilindri, con tre livelli di potenza ed altrettante versioni diesel. Venendo alla Serie 4 Gran Coupè, quest’auto dalla linea essenziale e curata, è una delle regine del segmento D. Le sue qualità tecniche sono indiscutibili: perfettamente rifinita, ben insonorizzata e grintosa, con un assetto ben bilanciato e un’ottima posizione di guida dotata di video a colori che proietta sul parabrezza le informazioni più importanti per la guida, la Serie 4 Gran Coupè è disponibile in tre versioni benzina, 420i (quattro cilindri turbo da 184 CV), 428i (245 CV) e 435i (306 CV), nonché quattro diesel, 418d (143 CV), 420d (184 CV), 430d (258 CV) disponibile anche con trazione

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integrale xDrive e la top di gamma 435d, solo a trazione integrale. Tutti gli allestimenti sono Euro 6. In sostanza, l’estetica curata e le caratteristiche tecniche elevate consentono alla Nuova BMW Serie 4 Gran CoupÊ di coniugare perfettamente dinamismo, alte prestazioni, eleganza e comfort. Inutile dire che entrambe le auto sono state molto apprezzate dai presenti. Nel finale spazio alle premiazioni degli avvocati piÚ longevi.

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EVENTI Foto di Fabio Toschi

NUOVA JEEP RENEGADE

CON AUTOTORINO SULLE OROBIE AI NAZIONALI D’ATLETICA D’ALTA QUOTA

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olere. Sono state le prealpi orobiche ad ospitare quest’anno il campionato italiano di chilometro verticale e la corsa in montagna lunghe distanze. Nel finesettimana del 26 e 27 luglio, atleti d’ogni parte d’Italia e d’ogni età si sono sfidati sulla Presolana per i titoli italiani individuali e di squadra delle due gare dell’atletica d’altura. Tre le categorie: assoluti; under 23 e master. A patrocinare l’evento, la concessionaria Autotorino che, per l’occasione, ha portato tra le alture la nuova Jeep Renegade la quale, iscritta d’ufficio nella categoria dei SUV compatti, è in realtà e a tutti gli effetti un fuoristrada puro, dalla linea squadrata e dai motori potenti.

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Progettata in America e costruita in Italia, è l’erede tascabile delle gloriose jeep d’oltreoceano, capaci di alte prestazioni su ogni tipo di terreno. Dotata anche di trazione integrale, è lunga quattro metri e ventitré centimetri, larga un metro e ottanta centimetri ed alta un metro e sessantanove centimetri. Se queste sono le sue dimensioni, dal lato motori, la Renegade è proposta con motorizzazione a benzina

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1.4 Multiair da centoquaranta o centosettanta cavalli oppure diesel 1.6 Mulijet da centoventi cavalli o 2.0 Multijet da centoquaranta e centosettanta cavalli. Il cambio è manuale o automatico a nove rapporti in abbinamento al 2.0 Multijet ed alla trazione 4Ă—4.

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EVENTI

AUTOTORINO: IL PONTISOLA SI SVELA DOPO LA RIVOLUZIONE

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urno. Martedì 22 luglio, il nuovo Pontisola è stato presentato presso gli spazi della Concessionaria Autotorino. Con soli quattro giocatori confermati, la squadra di Ponte San Pietro e dell’Isola Bergamasca si presenta alla partenza della stagione 2014-2015 integralmente rinnovata per confermarsi tra le migliori della serie D. “Per un dirigente”, ha dichiarato Luciano Piazzalunga, team manager della squadra, “è emozionante partecipare ad un lavoro di ricostruzione integrale come quello affrontato da questa società quest’anno”. Anche l’allenatore è nuovo anche se si tratta di un ritorno. La dirigenza ha infatti deciso di chiamare in panchina Marco Brembilla, dodici anni nelle giovanili sanpietrine e con un

Il Presidente Marziale Bonasio

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passato a Scanzo e Pedrengo: “Dopo aver allenato per anni le giovanili, essere chiamato ad allenare la prima squadra di questa blasonata società è, per me, motivo d’orgoglio”. Fatta la squadra, non resta che attendere il responso del campo: “Su una rosa di venti, ne abbiamo sostituiti quindici con tutto quello che ne consegue in termini di amalgama. Sarà il campo a questo punto a dirci se abbiamo fatto bene o male”, ha commentato Marziale Bonasio, Presidente del Pontisola.

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EVENTI

CENA DI SANT’APOLLONIA LARIO BERGAUTO CON ANDI

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rusaporto. Il tempo ci insegna che la vita scorre velocemente! Anno dopo anno si incontrano le stagioni e le loro diverse aspettative, con una certezza indiscutibile: solo le tradizioni importanti durano nel tempo! Così accade ormai da oltre vent’anni che, grazie alla preziosa collaborazione con Nordental del rag. Alberto Bartoloni, azienda leader del settore odontoiatrico, i soci della sezione bergamasca dell’ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) si incontrino in una serata estiva, all’insegna della convivialità, nel ricordo della Santa protettrice del mal di denti, Santa Apollonia. L’evento ha visto la partecipazione di oltre 270 dentisti orobici, proponendo a tutti una serata rilassante e magicamente condotta da Stefano Almini. Tra gli

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ospiti, c’erano: il Presidente provinciale dell’associazione, Giuseppe Caldara; il presidente regionale, Nicola Di Gennaro, ed il Presidente dell’Ordine di Bergamo, Emilio Pozzi. Tra loro, inoltre, anche la nostra rivista che con le due sue “veline” ha regalato a tutti i convitati una copia del numero di luglio, peraltro particolarmente apprezzata. Durante la serata è stato ricordato il compianto Cristiano Pernici, storico patrocinatore delle iniziative dell’ANDI,

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prematuramente scomparso a causa di un incidente stradale nel 2013 e patron dell’omonima Cereria Pernici, esclusivo marchio orobico del made in Italy d’esportazione. Non poteva mancare, dunque, un’altra eccellenza lombarda: Lario Bergauto, affermata concessionaria BMW anche per la provincia orobica. Per l’occasione, la concessionaria della casa bavarese ha esposto la X4. Questo suv compatto ha immediatamente attirato le attenzioni di tutti per le sue linee curate ed eleganti, nonché per la sua dotazione tecnologica d’avanguardia. Tra le diverse dotazioni presenti, infatti, si possono annoverare: l’High Beam Assistant, un sensore per la regolazione automatica dei fari in caso di guida notturna; l’Headup display, un visore a sovraimpressione 106

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che permette di visualizzare le informazioni di guida più importanti sul cristallo parabrezza; il Driving Assistant Plus con Lane Departure Warning, un sistema di sensori per migliorare la sicurezza su strada; l’Active Cruise Control, un sistema di assistenza alla guida per mantenere costante la distanza tra la propria vettura e le altre; nonchè molte altre funzioni per interagire con i più popolari social network. La Nordental, come gold sponsor, in collaborazione e

con il supporto di Ultradent, Ivoclar, By Amelia, Lario Bergauto, Pernici, Douglas, Visconti&Visconti, Carera, ha già rilanciato l’appuntamento all’anno prossimo, affidandosi a Stefano Almini, che come il marchio BMW, dimostra sempre di essere un ottimo “motore” e di garantire... una guida sicura! 107

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EVENTI

BERGAMO ECONOMIA AL BOBA PER IL NUMERO DI LUGLIO

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apriate. Come di consueto, Bergamo Economia ha celebrato l’uscita del numero di luglio con una festa beneagurante tra amici, collaboratori e sostenitori. Questa volta, ad ospitarci è stata la suggestiva cornice offerta dall’estivo del Bobadilla, allestito per questa stagione nel parco divertimenti Leolandia. Per l’occasione e nonostante un’estate particolarmente piovosa, domenica 27 luglio, il tempo è stato clemente, permettendoci di dar corso ai festeggiamenti, prima della pausa agostana. Immancabili, le nostre due “veline” che hanno promosso la sottoscrizione degli speciali abbonamenti trimestrali gratuiti, sfoggiando una maglietta personalizzata col logo della rivista,

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fornita da Cristian & Co, griffe presente anche a Treviglio dal 30 agosto, in via Roma 32. A mezzanotte, il brindisi con taglio della torta ed appuntamento al 26 settembre per la festa d’uscita del numero di settembre. Questa volta si tornerà a Dalmine, nella sede storica del Boba, integralmente ristrutturata questa estate e riaperta a partire dal 19-20-21 settembre.

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EVENTI

RISTORANTE NÒ - DO, LARIO BERGAUTO E CANTINE VILLA: SOUL NIGHT D’ECCEZIONE

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aratico. È stata una cena evento indimenticabile quella di venerdì 29 agosto organizzata presso il ristorante Nò - do a Paratico, situato accanto ai cantieri della Nautica Bertelli. Voleva essere una soul night in riva al lago, all’insegna dell’eleganza e della ricercatezza, ed è stato un successo. Di partecipazione e di bellezza. Nessuno dei cinque sensi può dirsi, infatti, trascurato. Non l’udito ed il merito, in questo caso, va sicuramente alla calda e raffinata voce di Joyce Elaine Yuille, splendida solista che incanta le platee di mezzo mondo da quando aveva soltanto dieci anni. Non la vista. L’accogliente cornice offerta dai 540 mq di pura

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eleganza del ristorante, infatti, hanno coccolato gli ospiti dall’inizio alla fine. La sala al piano terra, in particolare, si affaccia direttamente sul lago d’Iseo, permettendo di goderne appieno la bellezza grazie alle sue ampie vetrate. Al piano primo, invece, la sensazione è letteralmente quella di dominare questa porzione di Sebino, soprattutto se si ha la fortuna di cenare sull’ampia terrazza esterna

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da 140 mq. Nelle stagioni e nei giorni propizi, proprio come quel venerdì di fine agosto, è infine possibile mangiare all’aperto con vista mozzafiato su uno scorcio incantevole del lago d’Iseo. La pregevole cucina dello chef Salvatore Megna ha, poi, fatto il resto, allietando i partecipanti anche negli altri tre sensi.

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Tutto ciò è stato reso possibile da Lario Bergauto, sempre presente nei principali eventi mondani ed in quelli più esclusivi. D’altronde non potrebbe esser diversamente poiché le belle auto, come la BMW X4 portata per l’occasione in riva al lago, non stonano mai in queste occasioni. Un plauso va, infine, ai vini selezionati per l’occasione. Venivano dalle rinomante Cantine Villa Franciacorta. La

loro storia, inizia nella seconda metà del novecento quando Alessandro Bianchi divenne proprietario del borgo medievale omonimo con sede in Monticelli Brusati, una tra le località più conosciute di tutta la Franciacorta. Da allora, il rispetto per la natura e per le tradizioni, nonché la continua ricerca della qualità e dell’eccellenza, hanno guidato queste cantine nella creazione di un prodotto d’eccellenza, come ampiamente apprezzato dagli ospiti di questa soul night d’eccezione. 113

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EVENTI

LA STRABERGAMO FA 38! B

ergamo. Con l’edizione di quest’anno la Strabergamo è arrivata al suo trentottesimo compleanno. Si cresce ma non s’invecchia. La formula della stracittadina non competitiva, infatti, attrae ogni anno sempre più partecipanti: famiglie ed atleti; corridori ed appassionati. Non a caso, anche quest’anno, gli organizzatori hanno tracciato diversi percorsi per le strade di Bergamo: i partecipanti possono scegliere tra un percorso breve, di sei chilometri; uno medio, di dodici; uno, meno impegnativo, lungo sedici chilometri. Per tutti, la partenza è fissata sul Sentierone alle ore 9:00 di domenica 14 settembre, come l’arrivo. Il primato da battere è quello degli ottomila. Iscritti. Questo è, infatti, l’auspicio dichiarato da L’Azzurro Events, organizzatrice dell’evento, per bocca del suo responsabile, Massimiliano Pezzoni durante la conferenza stampa di presentazione della manifestazione, svoltasi a Palazzo Frizzoni alla presenza del Delegato del Sindaco, Enzo Deligios. In ogni caso, una cosa è certa: la Strabergamo è aperta a tutti. Nel villaggio allestito sul Sentierone dal 12 al 14 settembre, giochi gonfiabili e intrattenimenti gratuiti, tra cui un memorabile “merendone” pomeridiano del sabato, sono eventi che lasciano il segno.

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