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POLITICA INTERNAZIONALE Russia-Ucraina Conflitto alle porte dell’Europa

RUSSIA-UCRAINA CONFLITTO ALLE PORTE DELL’EUROPA

L’ex ministro degli esteri Giulio Terzi di Sant’Agata: «la guerra c’è già: in campo due visioni diverse dell’ordine internazionale»

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Da una parte la cronaca, le notizie che ogni giorno giungono dal confine tra Ucraina e Russia con il rischio di una guerra dagli esiti imprevedibili. Dall’altro le dinamiche geopolitiche e i trattati internazionali. Giulio Terzi di Sant’Agata, diplomatico di lungo corso, ambasciatore e ministro degli Esteri tra il 2011 e il 2013, ha visto da vicino scontri e tentativi di dialogo tra stati in una carriera vissuta, in rappresentanza dell’Italia, anche all’interno di diversi organismi internazionali. Con lui cerchiamo di allargare lo sguardo sulle origini dell’escalation degli ultimi mesi al confine russo-ucraino, e sul più ampio quadro di politica internazionale in cui è inserita.

Qual è la lettura generale che possiamo dare a quello che sta succedendo alle porte dell’Europa? Credo che i fatti di queste settimane siano la cartina di tornasole di un più ampio scontro in corso tra due visioni del mondo profondamente diverse, due modi diversi di porsi nei confronti del concetto di ordine e di sicurezza internazionale. Dopo la seconda guerra mondiale Stati Uniti e paesi europei propongono un modello di rapporti tra gli stati, che si è poi diffuso sempre più, secondo cui tutta l’attenzione è rivolta alla soluzione non violenta dei conflitti tra interessi diversi che, inevitabilmente, emergono in tutto il mondo. Un modello sostenuto da specifiche norme - l’ordinamento giuridico internazionale - e istituzioni - quelle libere della democrazia -, insomma dalla centralità dello Stato di Diritto. Tutto questo è stato messo a dura prova prima durante la Guerra Fredda e poi dai conflitti regionali degli anni ’90. Da almeno dieci anni a questa parte si sono aperti quindi tre scenari di crisi che mostrano come questo concetto di ordine internazionale sia contestato, contrastato quotidianamente, sottoposto a spinte “revisioniste”. Il primo scenario è l’Europa, lo abbiamo visto con questo enorme dispiegamento di forze militari operato dalla Russia, il secondo è l’Asia con la corsa della Cina al controllo del Pacifico e, nel lungo periodo, all’egemonia globale, e il terzo è il Medio Oriente con l’Iran, il cui obiettivo è il dominio sull’Islam e sull’intera regione.

In questo caso, però, sembra che ci siano gli interessi degli Stati Uniti da una parte, quelli russi dall’altra, e in mezzo quelli dei paesi europei, che devono tenere conto dei rapporti economici con la Russia e della dipendenza energetica da Mosca. Non credo. Penso piuttosto che Stati Uniti ed Europa siano coesi nel difendere il diritto internazionale vigente, che invece la Russia non rispetta: per esempio, Putin continua a ripetere che quello ucraino è un popolo di russi che vivono fuori dalla Russia, nonostante l’Atto finale di Helsinki, firmato nel 1975 anche dall’Unione Sovietica, abbia chiarito

che la responsabilità delle minoranze sono dello stato che le ospita, i cui confini vanno salvaguardati. È il principio che regola la vita, per esempio, del TrentinoAdige.

Dunque qual è l’origine del conflitto tra Ucraina e Russia? Cade il muro di Berlino - e l’Unione Sovietica crolla non perché qualcuno l’ha abbattuta, piuttosto perché è collassata su sé stessa. Per tutti gli anni ’90 si susseguono trattati che, sulla scia dei precedenti, hanno l’obiettivo di garantire la sicurezza in Europa e di evitare i conflitti. Uno riguarda in modo specifico l’Ucraina: è il Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994. L’Ucraina, dopo la fine del dominio sovietico, accetta di perdere le numerosissime armi nucleari presenti sul suo territorio facendole smantellare alla Russia, in cambio di garanzie sulla propria sicurezza. I firmatari Russia, Stati Uniti e Regno Unito, a cui poi si aggiungono anche Cina e Francia, garantiscono piena sovranità, integrità territoriale - nei confini di allora - e indipendenza dell’Ucraina: contro il paese non viene ammesso alcun tipo di uso della forza, ma nemmeno pressioni economiche per influenzarne la politica. La Russia ha violato da tempo - con l’annessione della Crimea nel 2014 - questo ed altri accordi, e continua a farlo: la guerra in quell’area c’è da otto anni, combattuta in modalità diverse.

E quali sono, invece, le prospettive? Di certo la situazione non si sistemerà nel 2022 o nel 2023. In qualunque modo vedremo evolversi il conflitto - massicci cyber-

«L’Italia, sta giocando un ruolo importante: ha già spiegato alla Russia che non vuole nuove sanzioni»

attacchi, un’invasione parziale, ma anche blocchi navali nel Mar Nero - la tensione non si abbasserà fino a quando la Russia - ma anche la Cina, con la quale ha appena stretto accordi molto importanti - non otterranno un sistema di sicurezza in Europa disegnato secondo il loro approccio. L’obiettivo nel breve termine è il controllo dell’Ucraina, diretto o sul modello della Bielorussia, divenuta di fatto uno stato satellite di Mosca. Ma nel lungo periodo il traguardo è la creazione di un nuovo sistema di sicurezza europeo su cui la Russia abbia una forte influenza.

Un’ultimo sguardo ai paesi dell’Unione Europea. Qual è la loro posizione in questa vicenda? A me pare che il tentativo di destabilizzare l’UE da parte della Russia non sia riuscito. Gli stati europei sono allineati nella ricerca di una via diplomatica alla risoluzione del conflitto, e nel denunciare che non è accettabile quello che sta succedendo. Paradossalmente, dunque, la crisi ucraina ha l’effetto di ricompattare l’Europa. L’Italia, nello specifico, sta giocando un ruolo importante: ha già spiegato alla Russia che non vuole nuove sanzioni. Per evitarle, però, deve esserci una de-escalation sensibile e verificata. E all’Ucraina deve essere riconosciuto il diritto di scegliere le proprie alleanze.

Daniele Cavalli

Nella foto in alto Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa dal 7 maggio 2012

A sinistra Joe Biden 46º presidente degli Stati Uniti d’America dal 20 gennaio 2021

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