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MEDICINA Garattini: «Bisogna distinguere le opinioni personali dai dati scientifici»

«BISOGNA DISTINGUERE LE OPINIONI PERSONALI DAI DATI SCIENTIFICI»

Abbiamo avuto il piacere di intervistare il Professor Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, riguardo alle novità sul vaccino bivalente contro il Covid-19 e alle aspettative sul futuro del Servizio sanitario nazionale italiano.

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Per molti il Covid ormai è solo un ricordo lontano, i dati invece ci dicono altro; Lei cosa ne pensa? In questo momento non siamo ancora fuori pericolo, purtroppo i contagi sono molto alti e ci sono ancora parecchie morti associate al Covid-19, l’unica cosa che sembra essere relativamente incoraggiante è che i ricoveri in terapia intensiva sono abbastanza bassi e sotto controllo. La cosa certa è che dobbiamo stare ancora molto attenti e non sottovalutare la situazione pensando che sia tutto finito.

Pfizer e Moderna hanno messo in commercio il nuovo vaccino bivalente, ce ne può parlare? Secondo Lei perché così poca gente ha attinto alla quarta dose? Continuare con un vaccino con le caratteristiche del virus originale, quindi non ampiamente efficace contro le nuove varianti, ormai era diventato abbastanza inutile, il nuovo bivalente invece riesce a proteggerci sia dai vari sottogruppi di Omicron sia da tutte le varianti che sono circolate finora. La vaccinazione di massa è necessaria per evitare che si creino ulteriori varianti purtroppo però, soprattutto tra coloro che hanno un fattore di rischio basso, si è diffusa l’idea che la protezione fornita dalle altre dosi o dalle infezioni, solitamente asintomatiche,

passate sia sufficiente e che il virus si sia attenuato.

“Il vaccino non funziona perché tanto mi ammalo lo stesso” è la frase che più abbiamo sentito dire in questo ultimo periodo. Anche la Commissione Europea stessa, qualche giorno fa durante l’incontro con Pfizer, ha espresso la perplessità sulla mancata capacità del vaccino Covid di bloccare la trasmissione del virus. Cosa pensa a riguardo? Non è mai stato nascosto il fatto che lo scopo di questi vaccini non fosse tanto il proteggere dall’infezione, quanto il prevenire la progressione della malattia. Dobbiamo anche tenere presente che la protezione garantita è circa il 90% e che, su 50 milioni di persone vaccinate, il 10% non risponIl Servizio sanitario nazionale sta affrontando un grande periodo di crisi, con la formazione del nuovo Governo si auspica una riforma sanitaria. Quali sono, secondo Lei, i punti più critici su cui si dovrebbe lavorare? Il punto in assoluto più critico a lungo termine è la mancanza di attenzione per la prevenzione, ci siamo dimenticati che il 50% delle malattie croniche e il 70% dei tumori sono evitabili ma, nonostante ciò, ogni anno muoiono più di 180.000 persone a causa di neoplasie. Dobbiamo quindi focalizzare la nostra attenzione e investire sulla prevenzione perché è l’unico modo per diminuire le attività del servizio sanitario nazionale, in modo che ci si possa concentrare di più sulle patologie che invece non sono evitabili. Questo però determina un conflitto di interessi perché la prevenzione è in conflitto di interessi con il mercato della medicina, ad ora molto più potente. Il punto più critico a breve termine invece è la medicina territoriale che ormai non è più sostenibile poiché è diventata complessa, attualmente uno solo specialista non riesce più a sostenere da solo il carico di lavoro. Qualche tempo fa avevano parlato di case di comunità, strutture socio-sanitarie in cui si dovrebbero raggruppare più medici in modo tale da tenere aperto un ambulatorio per otto ore al giorno per sette giorni alla settimana, anche la telemedicina potrebbe rappresentare un nuovo modo di agire sulla terapia come potenziale medicina del territorio, evitando inutili accessi ospedalieri. Per sviluppare in maniera efficiente queste idee, però, ci vuole parecchio tempo, altrimenti sarebbe solamente uno spreco di risorse.

A seguito di due anni di pandemia, come è cambiata la visione della figura dei professionisti della sanità? Secondo me è molto peggiorata, purtroppo c’è stata un po’ troppa confusione, alcuni parlano senza conoscere a sufficienza le tematiche di cui stanno discutendo e altri invece dicono cose giuste ma non rispettando le regole della comunicazione. Bisogna stare molto attenti a distinguere le opinioni personali dai dati scientifici. Ilaria De Luca

CRISI ENERGETICA E TRANSIZIONE ECOLOGICA

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