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La divina Venere
Tre progetti espositivi valorizzano Palazzo Te
di daniela Malabaila
“O genitrice degli Eneadi, godimento degli uomini e degli dei, divina Venere, che sotto i segni mutevoli del cielo il mare che sostiene le navi e le terre che producono i raccolti viene ”vivifichi, perché grazie a te ogni genere di viventi concepito e giunge a visitare, una volta nato, i lumi del sole. Lucrezio, De rerum natura
Fondazione Palazzo Te e l’amministrazione comunale di Mantova, presentano un intero anno espositivo dedicato al mito di Venere, divinità
dell’Olimpo greco dalle numerose sfaccettature. Consacrata la
più bella tra le dee dal giudizio di Paride, esprime i valori più profondi della natura: dalla fecondità propria della Venere genitrice, alla Venere Anadiomene che nasce dal mare, fino alla sublimazione della Venere celeste. Palazzo Te, una
dimora immersa nella natura
sull’isola del Tejeto ai margini di Mantova, in passato è stato definito il “sacrario di Venere” proprio per la sua presenza come protagonista delle varie decorazioni di Giulio Romano e dei suoi allievi. La rassegna “Venere divina. Armonia sulla terra”, che si avvale di un comitato scientifico composto da Stefano Baia Curioni, Francesca Cappelletti, Claudia Cieri Via e Stefano L’Occaso, con la collaborazione con Palazzo Ducale, sarà composta da tre eventi
espositivi che mostrano i diversi volti della Dea, esempio eccelso della variazione continua di
modi e di stili. Fino al 12 dicembre di quest’anno, possiamo visitare “Il mito di Venere a Palazzo Te” che segna la riapertura del palazzo dopo le restrizioni Covid con una nuova illuminazione a mettere in risalto le Veneri dipinte e scolpite. L’evento consente al pubblico di scoprire le rappresentazioni di Venere presenti nel Palazzo, un percorso
tra miti e favole antiche, raccolto anche in una guida cartacea
e multimediale. In esposizione anche la scultura “Venere velata” della Collezione del Comune di Mantova e l’arazzo “Venere nel
Dosso Dossi Il risveglio di Venere 1524-1525 circa, olio su tela, 120x157 cm. Bologna/Milano, Collezione Magnani, proprietà Unicredit Milano © Collezione UniCredit Milano
A destra: Palazzo Te, facciata sulle Peschiere Ph. Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
giardino con putti”, realizzato da tessitori fiamminghi su disegno di Giulio Romano, di recente ritornato a Mantova grazie a una complessa operazione d’acquisto condotta dalla reggia gonzaghesca, dalla Direzione Generale Musei del MiBACT e con il sostegno di Fondazione Palazzo Te.
La seconda tappa di questa ras-
segna si aprirà il 22 giugno ed è dedicata all’esposizione di una grande opera di Tiziano Vecellio: “Venere che benda Amore”, proveniente dalla Galleria Borghese di Roma. Un’opera straordinaria, che viene mostrata con il corredo
VENERE DIVINA. Armonia sulla terra.
26 aprile – 12 dicembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo di Palazzo Te, Mantova
INFO T. +39 0376 323266 biglietteriamusei@comune.mantova.gov.it
Lunedì 13.00 - 19.30 Da martedì a domenica 9.00 - 19.30
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.centropalazzote.it
di note e informazioni predisposto da Francesca Cappelletti, direttrice della Galleria: “L’immagine, sgretolata e sognante, è costruita con grande maestria: al centro del quadro non c’è nessuno dei protagonisti della scena, ma un’apertura verso un paesaggio al tramonto. In un accordo cromatico sofisticato, il rosa e l’azzurro si ritrovano sulle piccole ali del Cupido bendato, e da un lato nel blu del panneggio di Venere, opposto al rosso cremisi dell’ancella con le frecce. I bianchi delle vesti e gli incarnati sono percorsi dalla luce e i delicati passaggi alle ombre colorate contribuiscono a rendere meno definiti i contorni delle figure, affidati all’occhio dello spettatore e alle sue capacità di afferrarle”.
A settembre si aprirà il terzo
ed ultimo capitolo di “Venere divina. Armonia sulla terra”, intitolato “Venere. Natura, ombra e bellezza”. È qui che si esploreranno i diversi volti della
dea che hanno popolato l’iconografia europea e italiana del
Cinquecento, grazie a prestiti internazionali e opere di grande significato, che mostrano chiaramente diverse luci ed ombre nella stessa figura divina. s l