Energia & Mercato 01 - marzo 2019

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Utility e prosumer, il nuovo

GIOCO DELLE PARTI

IN QUESTO NUMERO

Smart Home cresce il mercato, ma attenzione ai dati

Intervista L’innovazione, secondo Iren

Blast21 Srl • 20123 Milano, Via M. Bandello 15 • In attesa di Registrazione presso il Tribuna di Milano • Anno I • Numero 1 • marzo 2019 Poste Italiane Spa • Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano




sommario

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22 SCENARI

SPECIALE - PROSUMER

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Sorgenia fully on cloud punta al milione di clienti

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Utility e prosumer, il nuovo gioco delle parti

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Cogenerazione, per tutti ma con perizia

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Dalla commodity al servizio integrato

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E anche il pannello fotovoltaico è as a service

INTERVISTA

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La multiutility è un cantiere sperimentale

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Dalle Uvam al modello peer-to-peer

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Mercato consumer, il modello è tutto nuovo

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L’energy storage? Lavora per Terna

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sommario

28 Numero 1 - marzo 2019

Direttore responsabile Alberto Grisoni - agrisoni@aziendabanca.it Redazione Barbara Botti - bbotti@aziendabanca.it Gaja Calderone - gcalderone@aziendabanca.it Simone Rizzo - srizzo@aziendabanca.it Advertising Mariuccia Ritrovato - mritrovato@aziendabanca.it Hanno collaborato Elena Giordano, Francesca Ruggiero, Bianca Corsini Progetto grafico e Impaginazione Clementina Occhipinti Stampa - Àncora Arti Grafiche Crediti Immagini Copertina: elenabsl/shutterstock Pag. 22: Chones/shutterstock Pag. 28: Diyana Dimitrova Pag. 39: Andrey Suslov/shutterstock

39 AZIENDE

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L’anagrafica? È un asset aziendale

SPECIALE - SMART HOME

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La casa italiana diventa smart

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Proprietà intellettuale e antitrust, la nuova frontiera dei dati

Redazione Blast21 Srl - Via F. Caracciolo, 68 - 20155 Milano Tel. 02 49536590 4 numeri l’anno. L’abbonamento andrà in corso, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile. Italia 10 euro. La copia 3,90 euro. Arretrati il doppio. Estero 20 euro. Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano In attesa di Registrazione presso il Tribunale di Milano. È vietata la riproduzione, anche parziale, di quanto pubblicato senza la preventiva autorizzazione scritta di Blast21. Ai sensi del decreto legislativo 196/2003, le finalità del trattamento dei dati relativi ai destinatari del presente periodico, o di altri dello stesso Editore, consistono nell’assicurare una informazione tecnica, professionale e specializzata a soggetti identificati per la loro attività professionale. L’Editore, titolare del trattamento, garantisce ai soggetti interessati i diritti di cui all’art.13 del suddetto decreto. Gentile lettore, alcune copie del mensile AziendaBanca sono inviate gratuitamente per finalità di marketing diretto. Il destinatario finale può, in qualunque momento, contattare la redazione per richiedere l’aggiornamento o la rimozione del proprio nominativo dalla mailing list.

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nomi

A AB Energy..........................................18 Accenture..........................................16 Ardian................................................... 9 Avanade.............................................16 Axpo Italia.........................................10 B BeCharge.............................................7 Bello Massimo.................................14 BNP Paribas......................................10 Bommarito Antonio ....................35 Bosch..................................................12 C Capone Antonio.............................36 Car2Go................................................ 8 Cerulli Irelli Vittorio......................39 Cuttica Marco .................................18 D Debenedetti Gian Maria ............26 E E-GAP................................................... 6 Eataly................................................... 8 eCooltra.............................................. 8 Edison Energia................................22 Endesa................................................12 ERG......................................................13

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Estra......................................................7 Euro Heat and Power....................11 European Energy............................10 Evolvere............................................26

O Ortalli Massimiliano .....................16 Osservatorio Internet of Things................................................36

F Ferreri Vincenzo.............................28 Fire......................................................35 Forcepoint.........................................13

P Pelotti Pierfederico ......................16 Pochettino Enrico ........................30

G GalatiltĂŠ Lina .................................24 Green Genius..................................24 H Hurry!................................................... 6 I Iren...............................................30, 33 L Lo Nostro Simone ........................16 M Microsoft Italia................................16 Miragliotta Giovanni......................36 N Natixis.................................................. 9

Q Quercus European Renewables......................................10 R Refolli Lucia ...................................22 Renexia................................................ 9 S Salvadori Giulio..............................36 Sessa Lorenzo ...............................33 sonnen Italia...................................28 Sorgenia.............................................16 Spigas.................................................10 Studio Trevisan & Cuonzo..........39 T Tumino Angela................................36 W Wekiwi................................................14


editoriale

Potere al cliente

Alberto Grisoni Direttore di DFO

Non c’è più il consumatore di una volta. Lo hanno imparato i negozi di compact disc, le sale cinematografiche, le librerie, le catene di elettronica, lo stanno imparando i supermercati e, probabilmente, lo impareranno presto anche le emittenti televisive (e preferisco sorvolare sull’editoria cartacea).

In questo primo numero ufficiale di Energia & Mercato parliamo tantissimo del nuovo cliente. Un cliente che vuole capire, decidere, partecipare, fare a modo suo. Persino nel consumo di energia, è un cliente che vuole un fornitore in linea con uno stile di vita e dei valori che sente adatto a sé. Non è più solo questione di prese e contatori: vuole partecipare e creare valore. Il nostro primo speciale sui prosumer cerca di raccontare alcuni aspetti di questa realtà in continuo divenire. Ma anche il secondo speciale di questo numero, quello sulla smart home, torna a occuparsi

di un cliente che vive la propria abitazione come un ecosistema al proprio servizio. Gestibile via assistente vocale o app per dispositivo mobile, poco importa. Nel nuovo ecosistema rientrano tutti: domotica, fornitore di energia elettrica, produttori di elettrodomestici e sistemi di sicurezza, operatori di rete. Tutti in concorrenza per essere l’interlocutore principale del cliente. Che, anche in questo caso, torna a essere in controllo di una relazione in cui, una volta, era la parte meno forte. Un cliente, infine, che è al contempo produttore e consumatore di dati, in un loop continuo di profilazione delle proprie esigenze che, pur con tutte le doverose tutele della privacy e dei dati personali, è la grande opportunità di business a cui guardano tutti. È un megatrend che riguarda tutti i settori, ma che per l’energia ha un significato particolare. Un po’ perché rispetto ad altri c’è sicuramente da recuperare. Un po’ perché questo ritardo dà anche la possibilità, a chi saprà muoversi rapidamente e con una strategia chiara, di posizionarsi per la competizione futura. Buona lettura

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brevi • e-mobility

VEICOLO ELETTRICO? LA RICARICA È A “DOMICILIO” Una stazione di ricarica su 4 ruote. Si presentano così i van di E-GAP, servizio mobile e on-demand per il recharge dei veicoli elettrici, appena partito a Milano: basta l’app per richiedere sul posto un furgoncino che arriverà a dare la carica al nostro mezzo. Una sorta di “pronto soccorso” della ricarica, E-GAP è pensato soprattutto per le situazioni di emergenza. Ad esempio se siamo in strada, fermi a un parcheggio o a casa e ci accorgiamo che il nostro veicolo elettrico è scarico. In casi come questi è sufficiente aprire l’app E-GAP, disponibile per Android e iOS, e richiedere un van per la ricarica sul posto. Ovviamente il primo passo è registrarsi con tutti i propri dati personali e un metodo di pagamento. In seguito ci si geolocalizza, oppure si indica un indirizzo, e si specifica via app in quanto tempo si desidera ricevere la ricarica: un professionista ci raggiungerà con il furgoncino e si occuperà del tutto. E-GAP: prezzi e tempi di ricarica I costi del servizio sono addebitati in automatico a ricarica completata. I prezzi variano in base al tempo

in cui riceveremo la ricarica: si va dai 15 euro prenotando il sevizio 24 ore prima (quindi stabilendo per tempo dove avverrà il recharge) ai 30 euro se abbiamo bisogno di una ricarica più urgente. Parliamo comunque di una ricarica di tipo fast charge, quindi sufficientemente veloce, al pari di una colonnina da 50 kWh. E se il mezzo si scarica mentre siamo in coda o in un punto difficilmente raggiungibile dai furgoncini?

NOLEGGIO A LUNGO TERMINE. SU HURRY! BOOM PER L’IBRIDO Il noleggio auto a lungo termine è green sul portale Hurry! Attraverso la piattaforma, nata nel 2014 in partnership con ALD Automotive, le auto ibride sono state richieste quasi tre volte in più rispetto alle vetture a benzina nel corso del 2018. Lo scorso anno si è chiuso sotto il segno dell’ibrido per la piattaforma: le auto ibride ordinate sono risultate pari al 27,3% del totale. Non è un caso se tra le auto più noleggiate dell’anno dominano tre modelli di questo tipo: Mini Cooper S E Countryman ALL4 plug in Hybrid, Toyota CH-R Hybrid e Toyota Yaris Hybrid. Si sono posizionate bene però anche le alimentazioni alternative a gas, gpl e metano, pari al 7,6% degli ordini, con la Audi A3 a metano tra i primi dieci modelli più noleggiati. 6

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e-mobility • brevi

ESTRA E ATALA SCONTANO LE BICI GREEN In quel caso niente paura: l’esperto E-GAP raggiungerà il veicolo con un sistema di ricarica di emergenza portatile e darà al mezzo la carica necessaria per spostarlo in un’area più sicura, dove completare il recharge. Inaugurato alla presenza dell’Assessore alla Mobilità e Ambiente del Comune di Milano, Marco Granelli, E-GAP ha scelto Milano come città pilota: 10 sono i mezzi messi in circolazione in città (per ora all’interno della Circonvallazione). Ma il piano è di estendersi in altre 9 metropoli anche fuori dai confini nazionali, tutte scelte perché all’avanguardia nell’e-mobility: dopo il capoluogo meneghino E-GAP approderà infatti a Roma, Parigi, Berlino, Londra, Stoccarda, Madrid, Amsterdam, Utrecht e Mosca.

A GALLIATE L’E-MOBILITY FIRMATA BECHARGE La mobilità elettrica raggiunge la provincia di Novara. A Galliate saranno presto installate 4 colonnine pubbliche di ricarica targate BeCharge presso due aree strategiche del Comune. Le stazioni di ricarica troveranno spazio una in via Mazzini e l’altra in via Galvani, entrambe con due colonnine per due punti di ricarica ciascuna. Nella prima area i posti auto saranno 5, nella seconda 4. BeCharge è stata selezionata dal Comune di Galliate dopo un bando di gara, a cui hanno partecipato tre soggetti. A quel punto, lo stesso Comune ha stabilito la concessione, per una durata di quattro anni e con un canone annuo predefinito.

Presso gli store Estra in Toscana, nelle Marche e in Umbria, si possono acquistare a prezzo scontato le e-bike del brand Atala. Gli sconti sono riservati ai clienti Estra e sono validi per l’acquisto di mountain e city bike elettriche a pedalata assistita. Tutte firmate Atala, storico produttore italiano di biciclette e accessori per ciclisti. Per Estra è un nuovo step all’interno del programma per la sostenibilità ambientale, che ha permesso tra il 2016 e il 2017 di evitare emissioni di CO2 da 24.708 tonnellate (erano 15.445 nel 2016). La partnership con Atala si aggiunge inoltre al progetto “Energicamente”, in collaborazione con Legambiente, che ha coinvolto 771 scuole e circa 50mila ragazzi di tutta Italia, oltre a più di mille insegnanti. Ma si affianca anche al Progetto PMIR (Project Manager for Integrated Report), finanziato dal Programma Erasmus+ 2014/2020 Azione KA2. marzo 2019 -

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brevi • e-mobility

CAR2GO: AL VIA A PARIGI LA FLOTTA ELETTRICA Car2Go raggiunge Parigi. E lo fa con una flotta completamente elettrica di 400 smart EQ fortwo. La capitale francese è la quindicesima città in Europa nella quale il servizio è attivo e la quarta a ospitare solo auto green Car2Go. Alle 400 smart elettriche se ne aggiungeranno altre nel corso del 2019, tutte disponibili in “free-floating” nell’area abilitata di Parigi. La città si unisce così ad Amsterdam, Stoccarda e Madrid: le 4 location in cui Car2Go opera con una flotta completamente elettrica. E dove l’azienda in totale gestisce 2.100 veicoli green, per più di 430mila utenti (sui 3,6 milioni di clienti complessivi). Con una superficie di 77 chilometri quadrati, l’area operativa parigina di Car2Go copre l’intera “Parigi intra muros”, ovvero l’area all’interno dell’autostrada Boulevard Périphérique che circonda la capitale. La tariffa varia dai 24 ai 34 centesimi al minuto, a seconda del luogo e del momento in cui i clienti iniziano il viaggio. Gli utenti possono caricare le auto in autonomia, utilizzando l’infrastruttura di ricarica pubblica (ex Autolib), composta da circa 1.100 stazioni di ricarica.

LA MOBILITÀ ELETTRICA IN VALLE STURA Un piccolo progetto di mobilità elettrica pubblica. Avviene in Valle Stura, dove l’Unione Montana, grazie a due bandi della Fondazione CRC, metterà presto a disposizione dei turisti e delle fasce più deboli della popolazione due nuovi mezzi ad alimentazione 100% elettrica. Nel progetto sono previste anche tre colonnine per la ricarica elettrica a Roccasparvera, Demonte e Argentera. Un primo bando, “Smart Mobility”, porterà l’Unione Montana a dotarsi di un’autovettura ad alimentazione elettrica e a installare una colonnina di ricarica nel comune di Demonte. Un secondo bando, “Comuni Smart”, permetterà di finanziare l’acquisto di un pulmino elettrico e di due ulteriori stazioni di ricarica. 8

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E-MOBILITY. ACCORDO TRA EATALY ED ECOOLTRA E-scooter sharing e cucina Made in Italy si incontrano. E lo fanno con il lancio di una tripla promozione che coinvolge i rider del servizio eCooltra e la catena Eataly. Fino al 31 marzo invece gli utenti di Eataly Today e Eataly Net, i portali di Eataly per acquistare prodotti online, avranno a disposizione un 10% di sconto su tutti gli ordini, utilizzando il codice ECOOLTRA102. Allo stesso modo tutti i clienti Eataly che si iscriveranno all’app eCooltra, otterranno 60 minuti gratuiti del servizio di scooter sharing: basterà inserire il codice EATALY60 in fase di registrazione.


energia & finance • brevi

ARDIAN FINANZIA UN NUOVO PARCO EOLICO IN SVEZIA Nuovo investimento da 300 milioni di euro da parte di Ardian nel campo delle rinnovabili: le risorse andranno ad OX2 per la costruzione di un parco eolico ad Åndberg/Härjedalen in Svezia. OX2 è responsabile della produzione di oltre 1GW di energia eolica nei Paesi nordici, di cui circa il 90% in Svezia. E guiderà la costruzione e la gestione tecnica del nuovo impianto: un parco eolico operativo dal 2021 che produrrà oltre 800 GWh all’anno e che, con le sue 53 turbine, sarà uno dei più grandi della Svezia. Il Paese ha del resto approvato di recente una normativa per diventare “carbon-neutral” entro il 2045. Il portafoglio di Ardian nei Paesi nordici comprende già due investimenti in Norvegia e Svezia e, con la nuova operazione, arriva a superare i 400 MW di capacità lorda, corrispondenti al consumo annuo di energia di oltre 600mila veicoli elettrici.

NATIXIS FINANZIA IL PRIMO PARCO EOLICO OFFSHORE DEL MEDITERRANEO Accelera il progetto del primo parco eolico offshore del Mediterraneo firmato Renexia. Ricevuto un nuovo finanziamento da Natixis, procedono i lavori per dare vita al nuovo impianto. Si tratta di un progetto greenfield da 30 MW. Il nuovo prestito offerto da Natixis andrà a Beleolico Srl, società controllata da Renexia SpA, il ramo d’azienda dedicato alle rinnovabili del Gruppo Toto. Che riceverà un “pacchetto di debito” da circa 82 milioni di euro, costituito da un prestito a termine, un finanziamento IVA e una linea di credito stand-by. Natixis agirà come Sole Structuring Bank, Sole Mandated Lead Arranger, Underwriter e Agent Bank. «Questo progetto rappresenta un ulteriore passo in avanti in un percorso che stiamo conducendo con successo – spiega Riccardo Toto, Direttore generale di Renexia. Infatti, si inserisce in una più ampia strategia nel settore dell’energia eolica che Renexia sta perseguendo negli Stati Uniti attraverso un impianto importante e anche nel resto del mondo con molti altri progetti. Siamo desiderosi di aumentare la produzione di energia pulita e sostenibile in un nuovo mercato, e consideriamo la collaborazione con Natixis un attestato del nostro know-how e delle nostre capacità».

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brevi • energia & finance

RINNOVABILI. IL FONDO UE DI QUERCUS VERSO I 150 MILIONI

EUROPEAN ENERGY SIGLA UN ACCORDO QUADRO PPA CON AXPO ITALIA

150 milioni di euro da investire in rinnovabili nei prossimi due anni. Si è posto questa sfida il fondo Quercus European Renewables, forte dell’appoggio appena ricevuto da un gruppo di investitori italiani e internazionali. Quercus, gestore di fondi europei focalizzato su investimenti in infrastrutture rinnovabili, avvia così una nuova fase di fundraising. Una accelerazione dopo il rinnovo del Consiglio di Amministrazione, che ha visto la nomina di Lord Gregory Barker, ex Ministro per l’Energia e il Controllo Climatico del governo inglese, come nuovo Presidente. Il fondo, che finora ha investito in impianti eolici e solari in Italia e Spagna per un valore di oltre 200 milioni di euro, potenzierà inoltre i team di Londra e Milano. I professionisti di Quercus si occupano non solo di attività di investimento, ma anche della gestione operativa degli asset per massimizzare l’impatto positivo sul rendimento dei portafogli.

European Energy e Axpo Italia annunciano un accordo quadro per la conclusione di una serie di contratti di acquisto di energia a lungo termine (PPA). Questi PPA riguardano l’acquisto dell’energia elettrica generata da parchi fotovoltaici siti in Italia fino a una potenza complessiva di 300 MW, di cui 150 MW ready to build, che saranno sviluppati da European Energy. Con una durata superiore ai 12 anni, questi PPA risultano quelli di maggiore durata tra quelli finora conclusi in Italia.

BNP E SPIGAS SPERIMENTANO IL COMMODITY FINANCING Prima operazione di commodity financing per il gas in stoccaggio in Italia. Protagonisti BNP Paribas, assistita dallo studio legale Paul Hastings, e Spigas, società attiva nel mercato del gas. L’operazione ha interessato il gas in stoccaggio presso Stogit (Snam) con un finanziamento a favore di Spigas di natura revolving e per un importo massimo di 20 milioni di euro. Si tratta della prima operazione di questo tipo in Italia, in linea con la regolamentazione di settore e il codice di stoccaggio (approvato dall’ARERA). «Per gli operatori del mercato dell’energia quest’operazione rappresenta una grande opportunità – spiega Lorenzo Parola, che ha guidato il team di Paul Hastings. La linea di credito consente infatti di finanziare l’acquisto di gas ponendo a garanzia un volume di gas dell’operatore già in stoccaggio presso Stogit e valorizzato sulla base di un determinato indice del prezzo di mercato». 10

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energia & finance • brevi

CROWDFUNDING ED ENERGIA: GIÀ 29 LE PIATTAFORME ATTIVE Anche la green energy guarda al crowdfunding. Secondo uno studio firmato Euro Heat and Power, aggiornato a fine 2017, sono 29 a livello globale le piattaforme “crowd” che premettono di investire in progetti legati all’energia rinnovabile. Come funziona però esattamente il crowdfunding energetico? Oltre il 90% delle piattaforme attive sono di tipo finanziario (equity, lending o community shares), cioè sono finalizzate all’investimento e alla raccolta di capitali. Solo un 10% è invece rappresentato da piattaforme che propongono progetti di donation o reward.

Dal lending al community shares Il lending è particolarmente vantaggioso perché gli investitori “prestano” il loro denaro in cambio di una remunerazione futura, ad esempio grazie alla vendita dell’energia rinnovabile prodotta. Nei progetti di equity o community shares gli investitori invece acquisiscono quote di aziende o cooperative attive nella produzione di energia pulita, ottenendo poi i dividendi. Per gli investitori il vantaggio è la possibilità di impegnare anche piccole somme di denaro, puntando a rendimenti medi che, secondo lo studio, vanno dal 4% al 9%. Il tutto con un occhio alla sostenibilità, concepita tanto importante quanto i ritorni attesi: se il 66% dei rispondenti al sondaggio ha scelto di investire puntando sul rendimento, un buon 62% lo ha fatto avendo a cuore l’impatto ambientale. I protagonisti del crowdfunding Le campagne di crowdfunding sono dedicate a progetti lanciati “dal basso” ma tra i promotori si trovano spesso soggetti istituzionali: a dicembre 2017 più del 92% dei progetti sono stati proposti da aziende e solo il 5% da piccole comunità energetiche locali. L’obiettivo è coinvolgere così un numero sempre maggiore di stakeholder interessati alla transizione energetica. In basi ai dati, sempre aggiornati a fine dicembre 2017, 300 milioni di euro sono stati investiti tramite il crowdfunding a sostegno di 800 progetti da tutto il mondo. Al momento è l’Europa a fare la parte del leone: Gran Bretagna, Francia, Olanda e Germania sono i Paesi in cui ritroviamo la maggior parte delle piattaforme “crowd” dedicate agli investimenti energetici. L’Italia è agli inizi ma è sulla buona strada per accelerare: oltre a una iniziativa pilota promossa da Edison, troviamo la piattaforma Ecomill, pronta al lancio in Italia con un mix di progetti per investire in energia pulita. Il focus è ovviamente sull’energia alternativa: solare, eolico e biomassa. Gli investitori sembrano preferire il fotovoltaico, pari al 70% del totale finanziato, ma nei Paesi in cui il crowdfunding è più sviluppato vanno forte anche gli investimenti nel settore dell’efficienza energetica, della bioenergia, delle fonti marine e geotermiche. marzo 2019 -

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brevi • tecnologia

IN ENDESA LA FORMAZIONE PASSA DALLA VR A “lezione” di generazione termica con la virtual reality. Succede in Spagna, dove i professionisti di Endesa (Gruppo Enel) sono stati coinvolti in un percorso di formazione sulla gestione del blocco degli impianti, sfruttando un visore VR. Il programma vedrà protagonisti più di 700 professionisti dislocati in 24 impianti di generazione termica del Gruppo. Che avranno modo di studiare a 360° le immagini e le registrazioni delle manovre di blocco raccolte da Minsait, la società di Indra attiva in ambito Digital Transformation e Information Technologies. Il progetto, denominato VIVES (Virtual, Immersive, Vision, Endesa, Security), combina infatti realtà virtuale e i cosiddetti “serious games”: i professionisti di Endesa potranno cioè “immergersi” all’interno di una centrale termica virtuale in 3D e sperimentare tutte le situazioni possibili nel processo di gestione degli impianti. L’obiettivo è formare così i professionisti senza rischi in termini di sicurezza, riducendo i tempi di apprendimento, migliorando la comprensione delle operazioni e aumentando la motivazione alla formazione. In questo modo inoltre Endesa accelera con i piani per la digital transformation, in linea con la strategia del Gruppo Enel.

LA MOBILITÀ ELETTRICA SECONDO BOSCH Elettrificazione, connettività e automazione. Significa questo per Bosch la mobilità del futuro, una nuova frontiera che ha visto l’azienda al lavoro su 30 progetti nel 2018, molti dei quali saranno presentati a bordo del Treno Verde di Legambiente. Manifestazione in 12 tappe, da Palermo a Milano, a bordo di un vero treno e dedicata ai temi della sostenibilità, il Treno Verde di Legambiente e Ferrovie dello Stato vedrà Bosch protagonista con un corner nella seconda carrozza del convoglio. Ad attendere i visitatori ci sarà Roby, la mascotte di Missione Ambiente (il progetto di Corporate Social Responsibility del Gruppo Bosch). Che fino al 3 aprile accompagnerà scolaresche e adulti alla scoperta delle ultime novità per la e-mobility, settore in cui Bosch punta a raggiungere un fatturato da 5 miliardi di euro entro il 2025. Si tratta soprattutto di progetti di elettrificazione, dedicati a tutti i mezzi di trasporto: dalle e-Bike, biciclette a pedalata assistita, ai veicoli commerciali pesanti. Già oggi in tutto il mondo sono in circolazione oltre un milione di veicoli con componenti elettrici e ibridi firmati Bosch, tra cui la batteria a 48 volt e il sistema elettrico e-Axle. Sul fronte della connettività Bosch è invece attiva con SPLIT, nuova app di car pooling aziendale, che permette a chi percorre lo stesso tragitto casa-lavoro di condividere l’auto, contribuendo così a ridurre gli impatti ambientali. Un’applicazione che si rivolge a imprese, università ed enti pubblici. Verso la guida autonoma Il futuro per Bosch è però l’automazione: il Gruppo guarda già con particolare interesse agli shuttle elettrici, mezzi senza guidatore e connessi con la smart city. L’obiettivo è arricchire l’offerta di componenti e sistemi per la guida autonoma, fino a sviluppare un intero ecosistema per la mobilità: piattaforme di prenotazione, condivisione e networking, servizi di parcheggio e ricarica, oltre a software per la gestione e la manutenzione, nonché servizi di infotainment durante il viaggio.

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tecnologia • brevi

ERG RAFFORZA LA CYBERSECURITY CON FORCEPOINT Più protezione nella navigazione web e nuovi filtri antispam. Così ERG, operatore attivo nella produzione di energia da fonti rinnovabili, ha rafforzato le misure di cybersecurity dell’intera azienda. Con vantaggi anche in termini di costi. Al centro del progetto la collaborazione con Forcepoint e l’adozione dei Next-Generation Firewall (parte della suite Web Security), per potenziare le difese anche dei punti rete di accesso verso gli impianti installati sul territorio. A oggi sono già state migliorate le misure di protezione di circa la metà dei 150 punti di connettività interessati. E il completamento avverrà entro fine 2019, in vista del raddoppio dei punti nel giro dei prossimi tre anni. A difesa della posta elettronica, invece, ai firewall si è aggiunto il passaggio sul cloud, con l’obiettivo di bloccare i messaggi spam o di phishing e allo stesso tempo di dismettere i precedenti sistemi, riducendo i costi di gestione. I primi risultati hanno del resto già mostrato un calo del 50% del peso economico dei canoni di telecomunicazione.

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brevi • tecnologia

ENERGIA E INNOVAZIONE: DAL CES I 5 TREND DEL FUTURO Customer care, smart home, e-mobility, VR e droni. Anche se in Italia siamo ancora indietro, sono questi i 5 trend che avranno sicuramente un futuro tra i fornitori di energia. È l’opinione di Massimo Bello, AD di Wekiwi. 5 trend che l’Amministratore Delegato di Wekiwi ha avuto modo di scoprire all’ultimo CES di Las Vegas, dove le nuove tecnologie hanno ormai superato la fase di test e sono già in un momento avanzato di sviluppo. Certo, l’Italia all’evento è apparsa ancora come uno dei grandi assenti: scontiamo a livello

internazionale un certo ritardo. Ma è indubbio che si tratta solo di una questione di tempo. E che si deve quindi accelerare. 1. Servizio clienti Il primo trend da dominare sarà quello del customer care: le aziende energetiche devono puntare sull’interazione uomo-computer. Oggi possiamo solo chattare con gli algoritmi (bot) ma in futuro ci potremmo “parlare” anche via telefono, email e social. 2. Smart home È chiaro allora che sempre più protagoniste saranno anche gli assistenti vocali: Google Home o Alexa di Amazon si sono distinte al CES. E sono interessanti per il mondo dell’energia perché si integrano con i dispostivi che regolano da remoto i consumi della propria casa. 3. Mobilità elettrica Se l’auto diventa una sorta di bene “semi-pubblico”, è indubbio poi che un altro trend da seguire con attenzione è la sharing economy, così come i mezzi self-driven, dove l’intrattenimento di bordo diventa più importante delle performance del veicolo. 4. Realtà virtuale I fornitori di energia possono poi rafforzarsi sul fronte della formazione puntando su realtà virtuale o aumentata (per organizzare ad esempio corsi a distanza sulla manutenzione degli impianti). 5. Droni I droni invece sono il futuro per le attività di controllo e verifica degli impianti. Potranno, tra qualche anno, anche rimpiazzare l’umano nelle attività di metering e delivery.

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scenari • Sorgenia

Sorgenia fully on cloud punta al milione di clienti L’utility completa la transizione che negli ultimi anni l’ha trasformata in una digital company. Grazie a un progetto di frontiera, condotto in partnership con Microsoft, Accenture e Avanade, i suoi processi sono oggi interamente digitalizzati sulla nuvola

Tra poco più di un anno, la liberalizzazione delle tariffe energetiche aprirà un mercato potenziale di 25 milioni di nuovi clienti. Sorgenia punta a raggiungerne almeno un milione in cinque anni, più che triplicando gli attuali trecentomila. Un obiettivo ambizioso, che l’azienda si prepara a conseguire

Simone Lo Nostro, Direttore Mercato e ICT di Sorgenia 16

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facendo leva su una trasformazione digitale radicale, la stessa che nel giro di pochi anni l’ha resa una delle prime digital energy company italiane. Dopo aver scelto il web e il mobile come canali esclusivi di vendita per il segmento domestico, l’utility ha trasferito la totalità dei suoi processi mission-critical su un’infrastruttura in cloud, completando un complesso progetto di migrazione intrapreso nel giugno del 2017 in collaborazione con Microsoft, con la consulenza strategica e di delivery di Accenture e le competenze tecnologiche di Avanade. Una svolta integrale, che grazie al posizionamento smart ha già dato i suoi frutti sul fronte commerciale con l’acquisizione di 110.000 nuovi clienti full digital nell’ultimo anno (diecimila sono aziende) e che oggi assicura ai sistemi la scalabilità necessaria per affrontare le opportunità di mercato.

Scalabilità e flessibilità per il nuovo mercato «Il cloud ci garantisce la massima flessibilità nel gestire l’ingresso di una quantità importante di clienti, senza bisogno di implementazioni successive, che si tratti dell’abolizione del mercato di maggior tutela o dei nostri ordinari piani di sviluppo e acquisizione clienti», afferma Simone Lo Nostro, Direttore Mercato e ICT di Sorgenia. «Entro il luglio del 2020, dei 35 milioni di contatori privati vincolati al mercato di maggior tutela, almeno 25 dovranno appoggiarsi a un nuovo fornitore, in modi non ancora compiutamente codificati. Si apre una finestra di opportunità realmente importante, con un enorme volume di prospect che potrebbero, in tempi molto stretti, trasformarsi in clienti». Innovazione in continuità con l’esistente Il progetto ha coinvolto il core busi-


Sorgenia • scenari

percorso di trasformazione digitale end-to-end di Sorgenia risponde a queste esigenze e conduce a una maggiore agilità e flessibilità, per crescere sfruttando la rapidità di evoluzione delle tecnologie cloud».

Massimiliano Ortalli, Direttore della divisione Specialist Team Unit di Microsoft Italia

ness dell’azienda, con la migrazione dei sistemi IT e di tutti gli applicativi sui servizi in cloud Microsoft, dall’Erp alle aree strategiche di Customer Relationship Management, Smartworking e Big Data. «Le piattaforme Dynamics 365 e Dynamics AX sono live sul cloud Microsoft Azure da luglio 2018, integrandosi facilmente con soluzioni terze e semplificando l’automazione dei processi. Con il vantaggio ulteriore di seguire l’evoluzione tecnologica senza far gravare sull’azienda l’onere, a basso valore aggiunto, di mantenere e aggiornare l’infrastruttura. E di di far fronte in maniera flessibile ai picchi tipici del settore. Il tutto in continuità con il sistema legacy di Sorgenia, già Microsoft-based», puntualizza Massimiliano Ortalli, Direttore della divisione Specialist Team Unit di Microsoft Italia. Commenta Pierfederico Pelotti, Responsabile Utilities di Accenture: «Il cloud ha un ruolo determinante per le aziende che vogliono essere competitive nei nuovi e mutevoli scenari di mercato. Il

Nuove competenze, nuove opportunità La rivoluzione digitale non si limita a replicare i processi in un ambiente di produzione diverso, ma porta un miglioramento delle performance e degli assetti organizzativi (Sorgenia ha recentemente adottato piattaforme per lo smart working), insieme a un incremento delle competenze interne e a nuove opportunità di sperimentazione. Oggi più che mai necessarie anche per le utility, alle prese con un cliente evoluto, che i big player del web hanno abituato a velocità, precisione, puntualità, risparmio sui costi ed eccellenza del servizio: variabili ormai capaci di incidere sulla scelta del provider di energia, specie nel caso dei più giovani. «Grazie al cloud possiamo costruire rapida-

mente ambienti di test e realizzare progetti pilota: uno strumento fondamentale per ottenere un vantaggio competitivo in un mercato in cui il prodotto è lo stesso per tutti ed è per lo più percepito come mera commodity. Conquistare il cliente non basta: la sfida è mantenerlo. E la chiave sta nella relazione: migliorare la customer experience e personalizzare l’offerta, proponendo a ciascuno la soluzione e il servizio più adeguati», spiega Lo Nostro. Verso l’offerta personalizzata Impiegare i dati del cliente per personalizzarne l’esperienza è un passo imprescindibile di ogni strategia basata sul servizio. Per questo Sorgenia ha messo in campo un data hub su piattaforma Azure che permetterà di sviluppare funzionalità di intelligenza artificiale basate sui big data. «Il progetto è ancora in fieri e vedrà rilasci parziali nei prossimi mesi», racconta Lo Nostro. «Attualmente possediamo dati anagrafici, logistici e di consumo mensile per ogni cliente. Grazie al nuovo data hub saremo in grado in futuro di ottenere ulteriori insight e proporre un’offerta di energia personalizzata con ottimizzazioni sulla bolletta. Il progetto data hub si avvarrà anche dell’intelligenza artificiale, funzionale sia a studiare prodotti su misura sia a individuare per ogni cliente le forme di comunicazione più adeguate a livello di linguaggio e di canale. Intendiamo fare la differenza proprio in questo: nel modo in cui ci presentiamo alle persone e dialoghiamo con loro», conclude Lo Nostro.

Pierfederico Pelotti, Responsabile Utilities di Accenture

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scenari • AB Energy

Cogenerazione, per tutti ma con perizia

Un adeguato studio di fattibilità può far comprendere alle aziende se la cogenerazione è la strada da percorrere e se può essere sfruttata per aumentare la competitività In occasione di Top Energy Meeting, quarta Convention nazionale sull’efficienza energetica e la climatizzazione che si è tenuta in provincia di Brescia alla fine di febbraio, è stato trattato, a cura di AB Energy, il tema “Cogenerazione: la competitività delle aziende parte dallo studio di fattibilità». Il relatore, Marco Cuttica, Sr Sales Specialist dell’azienda, ha illustrato come le scelte consapevoli delle aziende debbano necessariamente partire da uno studio di fattibilità, se si vuole ragionare sulla reale opportunità di introdurre un impianto di cogenerazione. È vero che l’impianto, di per sé, abbatte i 18

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costi energetici, ma non per tutte le realtà allo stesso modo. Ugualmente, anche i tempi di ritorno sono variabili. «Di sicuro – racconta Cuttica – con un impianto di cogenerazione l’azienda può ritrovare la competitività perduta». Il contesto italiano Il nostro Paese è vessato dal problema energetico, ossia dal costo dell’energia elettrica (pagata il doppio rispetto agli altri Paesi europei) e dall’assenza di altre fonti importanti (i.e. il nucleare). «Anche il finanziamento delle rinnovabili in bolletta non ha sortito gli effetti sperati, trasformandosi in un co-

sto che grava su tutti gli italiani. L’Italia, invece, paga meno il metano rispetto alla media europea». Ogni imprenditore che voglia migliorare il proprio business ha tre possibilità: o subire il mercato nel quale si trova; o trasferire l’azienda all’estero (tipico delle multinazionali) oppure trovare una terza soluzione in loco, attraverso un impianto di co o trigenerazione (a seconda che si voglia o meno anche produrre acqua fredda). Gli impianti utilizzano un motore endotermico alimentato a metano, che permette la produzione combinata di energia elettrica e calore. Quest’ultimo a seconda delle necessità dell’azien-


AB Energy • scenari

da, può essere impiegato in diverse modalità. In questo contesto, anche a fronte del cambio normativo (i.e. decreto 21/12/2017 che riordina il sistema delle agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia elettrica ridefinendo i criteri per individuare le imprese che ne possono beneficiare e in che misura) si fa stringente la risposta alla domanda: «Quanto mi conviene l’impianto di cogenerazione, numeri alla mano?». Analizzare e poi simulare Lo studio di fattibilità inizia dalla predisposizione dell’audit energetico-tecnico che viene realizzato dal potenziale fornitore con l’energy manager o il responsabile della qualità o della produzione; comprende analisi dei turni di lavoro (quante ore/giorni l’anno), analisi degli assorbimenti elettrici (nell’arco dell’anno), analisi degli assorbimenti termici, analisi dei costi energetici (elettrici e del metano). La valutazione del fabbisogno termico potrebbe risultare quella più complessa, in quanto non tutte le aziende dispongono

Marco Cuttica, Sr Sales Specialist di AB Energy

I NUMERI DELL’EFFICIENZA ENERGETICA • Con il processo di cogenerazione (fonte: Enea) è possibile ottenere risparmi energetici fino al 30%. Mentre in un impianto che produce energia elettrica il 50-60% della stessa si disperde nell’ambiente, in quello cogenerativo ad alto rendimento la dispersione è intorno al 15% • L’efficienza globale degli impianti di cogenerazione è pari all’85%. • La cogenerazione dimezza mediamente il costo dell’energia elettrica • Tutti i settori merceologici possono beneficiarne, ma soprattutto quelli in cui vi è un importante consumo di energia elettrica e termica, dunque il mercato alimentare, il chimico/farmaceutico, il plastico; e ancora laterizi, carta, tessile, pellami.

dei dati relativi a consumi di vapore, acqua calda, bruciatori, chiller ad acqua fredda (il fabbisogno termico deve essere analizzato sia in riferimento al processo produttivo, che al riscaldamento-raffreddamento, che ai buchi termici nelle mezze stagioni). «Solo quando si sarà trovato un equilibrio tra tutte le informazioni, comprendendo anche gli obiettivi di efficienza e risparmio, sarà possibile confermare o meno la possibilità di installare un impianto di cogenerazione», completa Cuttica. Che prosegue: «Se l’equilibrio tra benefici della parte termica, costi del metano, ammortamento e full service è adeguato, l’impianto sarà la soluzione ottimale. Tipicamente, se un’azienda ha un buon consumo elettrico e termico e uno stabilimento che lavora tante ore al giorno, l’opzione della cogenerazione è quella consigliata. Ed evita, grazie ai suoi benefici, anche l’eventuale spostamento dell’azienda all’estero». Nel momento in cui il management aziendale, o la proprietà, devono definire la scelta della cogenerazione, il loro interesse si deve indirizzare verso

un impianto che generi i maggiori risparmi, che sia ben bilanciato e che si fermi il meno possibile. Prima di passare alla scelta definitiva, sarà necessario predisporre una simulazione: l’azienda potrà in questo modo valutare quanto denaro sarebbe possibile risparmiare nell’arco di un anno e quanta emissione di Co2; quale risparmio percentuale si potrebbe avere rispetto all’acquisto di energia o alla produzione normale di calore con le centrali termiche; quale sarebbe il tempo di ritorno dell’investimento. Attenzione all’obiettivo finale «Trattandosi di investimenti rilevanti, molte aziende sono portate a risparmiare il più possibile. Questa scelta potrebbe non essere oculata. L’esempio è molto chiaro: meglio risparmiare 100 mila euro nell’acquisto o risparmiare, con un buon impianto - di media dimensione, da un megawatt - circa 6 milioni di euro nella vita utile, che è pari a 120.000 ore?», puntualizza Cuttica. E.G. marzo 2019 -

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speciale • Prosumer

Utility e prosumer, il nuovo gioco delle parti I consumatori attivi e influenti sono ormai protagonisti anche del settore dell’energia, che comincia a fare i conti con un utente più esigente, informato, desideroso di servizi su misura. Un cliente che non vuole solo risparmiare, ma essere sicuro di assecondare il proprio stile di vita e le proprie convinzioni. Le utility devono imparare a conoscerlo e a interagire facendo leva su driver motivazionali e tono di voce adeguati Il concetto di consumatore attivo e influente è ormai acquisito e dato per scontato in molti settori, per la maggiore circolazione delle informazioni, per la presenza di molteplici canali per raggiungere le aziende e altri consumatori con i propri feedback, per la nascita sempre più rapida e destrutturata di opinion leader e influencer. Fortunatamente, nei settori più evoluti e toccati per primi da questa rivoluzione si sta passando dal timore e dal sospetto nei confronti di questo nuovo consumatore, più difficile da comprendere e da gestire, al far leva in positivo su un rapporto più orizzontale e paritetico tra brand e persone, con le aziende che si aprono a momenti di co-creation e di ascolto sempre più fitto e regolare dei propri user-clienti. Non è raro che, successivamente, questi momenti di ascolto e raccolta dal basso di idee e spunti siano utilizzati per lanci di prodotti e servizi o per attività di comunicazione e di branding. 20

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Capire le ragioni di una scelta Il settore dell’energia appare oggi in prima fila su questo tema, e non solo per la presenza di un cliente più esigente, informato, che pretende servizi ad hoc per le proprie esigenze e bisogni, ma anche per l’arrivo del prosumer, un consumatoreproduttore che, simbolicamente, può davvero pretendere di porsi al pari delle aziende che forniscono energia, dato che ne è egli stesso un produttore. Di conseguenza, un settore che pareva più bloccato e meno sensibile di altri al fenomeno del “nuovo consumatore” rischia di trovarsi di fronte alla situazione più difficile e rivoluzionaria: un cliente che si pone come diretto concorrente e sul quale non è possibile esercitare una relazione top down. Come se questo non bastasse, la relazione con i prosumer nel territorio dell’energia è resa complessa dal fatto che le possibili motivazioni sottostanti a questa scelta sono

davvero molte, e coprono uno spettro molto ampio di bisogni e di atteggiamenti psicologici. Spesso, quando si parla di trend e fenomeni nuovi, il quesito di fondo è relativo alla scoperta di quali sono gli elementi, personali e sociali, che spingono i cosiddetti early adopter ad affacciarsi a questo nuovo mondo (e poi, ancora più importante, cosa spingerà i follower?). Puntare sui giusti driver motivazionali Il punto chiave, nel caso dei prosumer di energia, è come tenere insieme, come conciliare una relazione con chi fa questa scelta per puro risparmio e chi la fa perché intravede una possibile fonte di guadagno, e lo vede quindi come un investimento? E che ruolo gioca la voglia di essere moderni e attuali, accedendo in pieno alle potenzialità della smart home e della domotica? A un livello ancora più alto, quanto conta la vocazio-


Prosumer • speciale

ne ambientalista? Kantar, come istituto di ricerca, si sta occupando di identificare i bisogni chiave dei prosumer e di aiutare le aziende a comprendere in quale ranking si posizionano questi temi, che sono appunto molteplici e potenzialmente costituiscono tutti degli importanti driver motivazionali. La capacità di selezionare quelli davvero discriminanti e quindi di parlare lo stesso linguaggio dei prosumer dovrà essere alla base delle prime azioni di storytelling e di posizionamento dei player del mercato energetico in questo nuovo settore. Aggregatori e influencer, un ruolo strategico Studiare possibili gruppi e aggregazioni di prosumer costituisce un ulteriore tema rilevante, al di là delle attuali normative, per capire come potrebbero consociarsi, auto-promuoversi e auto-rinforzarsi, sulla scorta dei gruppi di acquisto nati in altri settori e mercati. Ovviamente, il primo aggregatore da tenere in considerazione è il condominio, situazione abitativa molto comune in Italia che sarà uno dei primi campi di battaglia sul tema dell’autonomia energetica e della capacità di trasformarsi in veri e credibili attori del mercato. In questo ambito, i temi chiave sono senza dubbio il coinvolgimento degli amministratori (veri e propri gatekeeper), il ruolo attivo e di influencer dei condomini più evoluti, più giovani e più informati, la possibilità di comprendere con facilità le ricadute economiche positive sulle

spese condominiali, su quelle personali e sull’incremento significativo del valore del proprio immobile. Senza questi aspetti, difficilmente un soggetto complesso e spesso ingessato come il condominio medio italiano si muoverà con decisione verso il territorio del prosumer. Questione di posizionamento Infine, e forse ancora più rivoluzionario, è il territorio di indagine che si occupa (e si occuperà sempre più) di comprendere gli impatti di questo cambiamento di paradigma sull’immagine di brand e sul posizionamento e la reputazione stessi delle aziende del settore. Come detto, ci sarà sicuramente uno spostamento dell’equilibrio del potere a favore di una relazione più orizzontale e più aperta alle influenze e ai feedback dei consumatori e dei prosumer, ma questo è un fenomeno più generale e già partito da tempo. La vera area di attenzione è quella del ruolo che vorranno darsi i brand, e quindi il senso (per noi di Kantar, il purpose) che le aziende, storiche e newcomer, assumeranno nel mercato. Anche qui le strade sono ancora del tutto aperte e da testare e validare, è evidentemente troppo presto perché possa emergere una linea vincente. Perdita di credibilità o paternalismo, i rischi in agguato Quello che stiamo già scoprendo è, però, la presenza di un rischio connesso ad ogni potenziale ruolo rivestito dai brand,

come se ogni strada mostrasse anche un effetto collaterale, da gestire con grande cura. Per fare un esempio, un modo di posizionarsi potrebbe essere quello di mettersi del tutto alla pari con i prosumer, presentando l’azienda come «uno di loro». Questa opzione pare sensata solo per player piccoli e senza una grande storia alle spalle, mentre il boomerang per aziende consolidate è di perdere valore, di negare la propria equity e in sostanza di risultare poco credibili. Un’altra opzione, ad esempio, è presentarsi e raccontarsi come la grande azienda che, con la sua esperienza, può fare da guida esperta in un mondo così nuovo e complesso e quindi assumere la funzione di accompagnatore dei prosumer. Qui l’effetto boomerang più rischioso è quello di assumere toni paternalistici e di diventare incoerenti con il bisogno dei prosumer di sentirsi attivi, protagonisti e in qualche modo anche rivoluzionari. Ogni scelta relativa a come affrontare e gestire questo nuovo fenomeno, quindi, andrebbe ponderata in base ad almeno tre fattori essenziali: il ranking reale dei bisogni che spingono i prosumer a diventare tali, l’immagine di marca pregressa (ovvero quello che si è stati finora, e che non si può certamente nascondere o negare) e infine il tone of voice e i contenuti della proposta che si vuole portare avanti. Andrea Corti Client Partner – Tech, Communication, Utilities, Insights Division di Kantar Italia marzo 2019 -

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speciale • Prosumer

Dalla commodity al servizio integrato Un’offerta che integra autoproduzione, accumulo e mobilità elettrica, portando a zero il costo della bolletta per un periodo compreso tra i due e i dieci anni. Questa, in estrema sintesi, la proposta di Edison Energia per il mercato prosumer

La proposta di Edison Energia per il mercato prosumer prende le mosse da una riflessione strategica sui clienti sensibili alle tematiche ambientali e interessati all’autosufficienza energetica. Un target rispetto al quale l’azienda ha identificato la necessità di una nuova relazione, che superi il perimetro della commodity per offrire una piattaforma di servizi integrati. «La Divisione Mercato Prosumer di Edison Energia nasce nel 2017», racconta Lucia Refolli, che della funzione organizzativa è la Responsabile. «Ci rivolgiamo a un mercato potenziale di quattro milioni di famiglie, proprietarie di abitazioni monofamiliari e con consumi consistenti. Un settore in crescita, quello dei produttori-consumatori di energia solare, nonostante le previsioni incerte del passato, quando la fine degli incentivi destava un certo scetticismo, 22

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Siamo entrati nel mercato della produzione domestica a fine 2017

facendo leva sull’aspirazione all’indipendenza energetica e sulla massima semplificazione degli interventi di installazione e manutenzione», continua Refolli. Il pacchetto include la progettazione e la messa in opera, il supporto nell’iter autorizzativo e l’assistenza tecnica. I vantaggi economici riguar-

poi smentito dai fatti». Il mercato del fotovoltaico, in effetti, non si è mai fermato e registra circa quarantamila mila nuove installazioni all’anno, con una quota di impianti domestici vicina al 90% e sistemi per l’accumulo di energia adottati ormai in un caso su quattro. Semplicità e bolletta a zero «Siamo entrati nel mercato della produzione domestica alla fine del 2017, con My Sun, una proposta che include l’impianto e il sistema di storage,

Lucia Refolli, Responsabile Funzione Organizzazione di Edison Energia


Prosumer • speciale

dano la possibilità di accedere a un finanziamento decennale e la detraibilità fiscale del 50% dell’investimento, ma soprattutto l’opportunità di ricevere gratuitamente (e da fonte rinnovabile) la fornitura integrativa di elettricità che serve per colmare il fabbisogno domestico, azzerando di fatto il costo della bolletta per un periodo compreso tra i due e i dieci anni. Spiega Refolli: «Il sistema di accumulo porta dal 30% all’85% circa la quota di consumi a cui è possibile far fronte con l’autoproduzione. Il bonus energetico colma la quota rimanente, portando la bolletta a zero per dieci anni in presenza di batterie, per due anni in assenza». In

poco più di un anno, l’offerta si è tradotta in millecinquecento nuovi impianti. Mobilità elettrica integrata La piattaforma di servizio si estende anche alla mobilità smart, nell’intenzione di cogliere appieno le opportunità dell’autoconsumo e di rimuovere i principali ostacoli che limitano la diffusione di veicoli elettrici: il costo dell’auto e la difficoltà

1.500 nuovi impianti in un anno

di approvvigionamento. L’offerta Edison Plug&Go propone molti modelli di auto elettrica con la formula del noleggio a lungo termine, insieme all’installazione di una wallbox domestica per la ricarica. Inoltre, attivando anche la fornitura di energia elettrica con Edison, al cliente viene rimborsato in bolletta un valore pari a un anno di ricarica dell’auto. «Per noi si tratta dell’accesso a un settore per il quale è prevista un’esplosione simile a quella dello smartphone. E un passo ulteriore nell’offerta di servizi a valore aggiunto, che creano un solido legame con il cliente», conclude Refolli. F.R. marzo 2019 -

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speciale • Prosumer

E anche il pannello fotovoltaico è as a service Comprare un pannello? Anche no: il modello di business della lituana Green Genius propone un modello as a service. Il cliente ospita sul proprio tetto l’impianto, che resta di proprietà dell’azienda. In cambio, si impegna ad acquistare l’energia prodotta. Si può recedere in qualunque momento Il pannello fotovoltaico as a Service. Produrre energia sfruttando l’energia solare in modo low cost è l’obiettivo di Green Genius, da poco sbarcata in Italia. Secondo Green Genius, sul mercato c’è spazio per un modo diverso di approcciare il fotovoltaico. Molti cittadini e imprese sono interessati all’energia solare. Ma hanno degli ostacoli: i soldi, in primis, con un investimento (di minimo 6mila euro) recuperabile in un periodo compreso tra i 6 e i 10 anni. Secondo ostacolo, ancora peggiore: le procedure bu-

Utilizzo dell’impianto, non proprietà 24

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rocratiche, che assorbono molto tempo e attenzione. I tempi di recupero dell’investimento, poi, si fanno ancora più lunghi in presenza di un finanziamento bancario e dei relativi interessi. Servizio chiavi in mano Da qui l’offerta di Green Genius: gestire end-to-end l’installazione dei pannelli (che resteranno di proprietà dell’azienda) sul tetto o sul terrazzo del cliente, famiglia o impresa che sia, comprese tutte le procedure burocratiche, fino alla manutenzione dell’impianto. In cambio, il cliente pagherà a Green Genius il prezzo dei kilowatt prodotti. Scambio sul posto e risparmio Grazie al meccanismo dello scambio sul posto, il surplus

di produzione verrà conservato nella rete elettrica e consumato nelle ore notturne e nelle giornate di cattivo tempo. Il gestore di rete (con cui comunque il cliente manterrà un rapporto commerciale) applicherà al

Lina Galatilté, CEO di Green Genius


Prosumer • speciale

cliente un’imposta prestabilità per lo “storage” dell’energia. Questo, secondo Green Genius, porterebbe a un risparmio annuale minimo del 20%. Perché Green Genius costa poco «Il nostro modello di business fa leva sulle economie di scala, perché possiamo acquistare l’hardware a un prezzo molto vantaggioso – spiega Lina Galatilté, CEO di Green Genius oltre che su un’organizzazione snella, di appena 14 persone. Puntiamo a generare valore grazie al revenue stream dei prossimi anni: gli impianti fotovoltaici hanno una garanzia di 25 anni e questo ci permette di lavorare sul medio e lungo termine». Ulteriori efficienze derivano dal modello distributivo, che passa interamente dal canale online. La casa è adatta al fotovoltaico? Proprio sul web il cliente può richiedere gratuitamente una valutazione dell’idoneità della propria abitazione, di cui verranno valutate l’esposizione e la dimensione. Se l’analisi sarà positiva, Green Genius proce-

Fare leva sulle economie di scala

Green Genius è parte di Modus Group, fondato nel 1993 e attivo nelle nergie rinnovabili con Modus Energy (focalizzata sul biogas) e Green Genius, nel car sharing con CityBee, nelle soluzioni di smart parking con City Parking Group e nella vendita di automobili. La potenza generata dalle centrali fotovoltaiche è superiore ai 90 MW, quella degli impianti a biogas di Modus Energy è di circa 15 MW. Nel 2017 i ricavi di Modus Group ammontavano a 273 milioni di euro con un EBITDA di 22 milioni.

derà all’installazione. «I nostri contratti non prevedono vincoli di durata né sanzioni in caso di recesso – aggiunge Galatilté – in quanto siamo convinti che nessun cliente lascerebbe un’offerta così conveniente. La possibilità di recedere in qualunque momento garantisce anzi piena libertà di vendere l’immobile, ad esempio, oppure di trasferirsi altrove». Già in pipeline, per il 2019, l’integrazione dell’offerta con batterie per lo storage e l’accumulo di energia all’interno delle abitazioni. Le imprese vogliono costi certi dell’energia Il medesimo approccio riguarda anche il B2B, con superfici e consumi più rilevanti. Con una differenza, evidenzia Lina Galatilté, e cioè che «le aziende chiedono un vincolo contrattuale. Per un’impresa è infatti importante garantirsi un prezzo fisso per gli anni a venire, in modo da proteggersi dall’ulteriore rialzo del prezzo dell’energia, atteso per il prossimo biennio».

Per le imprese il vincolo contrattuale è un vantaggio La promozione? La fanno le famiglie ambassador Per farsi conoscere in Italia, Green Genius punta innanzitutto su influencer e social network. 5 famiglie “ambassador” per un anno non pagheranno l’energia prodotta dal loro impianto ma dovranno raccontare, tramite i profili social di uno o più membri della famiglia, la loro esperienza con Green Genius. Per candidarsi servono una bolletta energetica di almeno 50 euro al mese e la proprietà di una casa indipendente con il tetto rivolto verso sud, sud ovest o sud est. Oltre, ovviamente, a un profilo social attivo: non è richiesto un numero minimo di follower. A.G. marzo 2019 -

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speciale • Prosumer

Dalle Uvam al modello peer-to-peer Le potenzialità delle fonti di energie rinnovabili superano la prospettiva dell’autoconsumo. Le prime sperimentazioni di reti virtuali, capaci di aggregare una miriade di piccoli produttori-consumatori, sono il perno per lo sviluppo della generazione distribuita e il presupposto per lo scambio di energia tra pari

La rivoluzione dei prosumer è iniziata e non si torna indietro. Ne è convinto Gian Maria Debenedetti, Amministratore Delegato di Evolvere, azienda milanese che riunisce una community di quasi sessantamila impianti fotovoltaici in tutta Italia, di cui oltre diecimila di proprietà o direttamente gestiti. «Siamo una energy company con un Dna un po’ diverso dalle altre», esordisce, raccontando la storia di una società nata nel 2010 rivolgendosi esclusivamente alle rinnovabili e alla generazione distribuita e scegliendo come segmento di elezione il mercato residenziale. Ricorda Debenedetti: «In quegli anni, facendo leva sugli incentivi da poco introdotti nel settore, ci rivolgevamo ai proprietari di abitazioni mono e bifamiliari, che in Italia sono circa otto milioni, proponendo loro di installare 26

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sul tetto pannelli fotovoltaici di nostra proprietà e offrendo una fornitura di energia elettrica da fonte rinnovabile a condizioni molto convenienti». Un modello di business che in sei anni ha prodotto ottomila impianti domestici.

Gian Maria Debenedetti, Amministratore Delegato di Evolvere

Il finanziamento è tra privati Dal 2016, il gruppo ha cambiato strategia e oggi punta alla vendita diretta degli impianti. Lasciando tuttavia immutata la ricerca di una formula che garantisca il massimo beneficio per il cliente: «Per consentire ai produttoriconsumatori di far fronte all’onere dell’investimento iniziale, proponiamo loro una forma di finanziamento alternativa sia al prestito bancario sia al credito al consumo, basata sulle nuove opportunità del prestito tra privati», spiega Debenedetti. «Abbiamo stretto una partnership con Prestiamoci, una piattaforma digitale di social lending, la quale attraverso un marketplace virtuale mette in contatto diretto investitori e beneficiari, disintermediando il processo di finanziamento con vantaggi per entrambe le parti, sia sul fronte


Prosumer • speciale

dei tassi di prestito sia su quello della remunerazione. Una soluzione che sta funzionando molto bene e che in poco meno di due anni ha portato duemila nuovi impianti di proprietà».

to al dispacciamento tramite le Uvam, Unità Virtuali Aggregazione Miste, reti virtuali attraverso cui Terna sta testando le potenzialità dell’aggregazione di piccoli produttori di energia.

La community digitale Oltre agli ottomila impianti di proprietà e ai duemila dei suoi clienti diretti, Evolvere si occupa di quarantacinquemila impianti direttamente o indirettamente affiliati alla community My Solar Family, una società digitale partecipata dallo scorso anno. «In tutto controlliamo quasi sessantamila impianti in tutta Italia. A ciascuno, secondo la tipologia e le esigenze, offriamo installazione, monitoraggio e reporting, condizioni assicurative favorevoli, garantendo anche il livello della performance attraverso l’accesso alle informazioni tramite il nostro home gateway manager Eugenio». Eugenio è il perno su cui verte la gestione degli impianti, che può includere il monitoraggio della produzione e la fornitura di servizi per l’efficienza energetica e per la smart home, con l’obiettivo di offrire ai privati risparmio e comfort. Il secondo livello di servizi è lega-

Aggregati per il dispacciamento Da qualche tempo, infatti, tra i vantaggi che la rivoluzione digitale offre ai produttori-consumatori, di taglia anche minima, vi è la possibilità di essere messi in rete da un aggregatore per contribuire al bilanciamento della rete elettrica nazionale, cedendo al mercato del dispacciamento la quota eccedente di energia. Un’opportunità promettente, a cui il Gruppo Evolvere partecipa in qualità di aggregatore. Spiega Debenedetti: «Il nostro obiettivo è quello di verificare con i partner adatti in che misura l’aggregazione di piccoli produttori-consumatori sia adeguata a contribuire ai servizi di dispacciamento con potenzialità pari a quelle di prosumer maggiori». Esiste, infatti, un regolamento che consente l’accesso diretto agli impianti oltre i 50kWh, mentre questo non è possibile con capacità inferiore. «Il conferimento in rete dell’energia avviene sempre attraverso l’home gateway Eugenio, collegato alle piattaforme di gestione della rete attraverso un’architettura in cloud: il sistema che controlla le batterie è in grado di invertire il flusso di energia nel momento in cui l’ordine di dispacciamento indichi di dirottare risorse verso la rete», chiarisce Debenedetti.

In tutto controlliamo quasi 60mila impianti

L’ultima frontiera è lo scambio tra privati Verso lo scambio peer-to-peer Ma la frontiera ultima del mercato prosumer è lo scambio di energia tra privati. Un ambito che, attualmente, nel nostro paese è limitato da una lacuna legislativa nonostante le prescrizioni europee. In attesa che l’intervento del legislatore dia avvio alla creazione di comunità energetiche interconnesse e autosufficienti, il gruppo Evolvere si è dotato delle soluzioni adeguate in ambito hardware e software. Sul fronte delle dotazioni tecniche, il ruolo strategico è quello delle batterie da accumulo, cresciute notevolmente nel giro di pochi anni; in campo digitale, la risorsa strategica è invece quella della blockchain: «Attraverso una joint venture con il gruppo Mangrovia, abbiamo installato questa tecnologia sul gateway Eugenio, in modo da certificare la lettura di produzione e consumo tramite contatore e aprire la via alla cessione di energia tra privati, permettendo ai nostri clienti di accedere a questa importante opportunità di remunerazione», conclude Debenedetti. F.R. marzo 2019 -

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speciale • Prosumer

L’energy storage? Lavora per Terna

Una piattaforma che aggrega migliaia di sistemi di accumulo domestici può offrire servizi di bilanciamento della rete elettrica nazionale. Su questa intuizione si basa il modello di sviluppo di sonnen, azienda attiva nel settore dell’accumulo, che ha dato origine a una comunità virtuale disseminata sul territorio nazionale Tra le aziende che hanno scelto di puntare su autoconsumo, generazione distribuita e smart grid, alcune si collocano sul versante produttivo, altre si sono specializzate nelle tecnologie per l’ottimizzazione dei consumi, altre ancora sono attive con servizi che coinvolgono entrambi i fronti. Per tutte, il modello si basa sull’integrazione di impianti di produzio28

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ne, tipicamente fotovoltaici, con sistemi di energy storage e sulla connessione attraverso reti elettriche dotate di sensori intelligenti, che, raccogliendo informazioni in tempo reale, ottimizzano la distribuzione di energia. Si tratta di un ambito che promette sviluppi importanti, sebbene sia ancora agli albori delle proprie potenzialità. sonnen è un’azienda che nasce

in Germania nel 2010, estendendo poi progressivamente la sua presenza a diversi Paesi del mondo, dalla Gran Bretagna all’Italia, dagli Stati Uniti all’Australia. Pioniera nella produzione di sistemi di accumulo associati a impianti fotovoltaici, può considerarsi leader di questo mercato, del quale, nel nostro Paese, detiene una quota vicina al 30%.


Prosumer • speciale

Ottimizzare i consumi Il processo di accumulo ottimizza la produzione dei pannelli, conservando l’energia prodotta durante il giorno, cioè nelle ore in cui la produzione è massima e i consumi domestici normalmente minimi, per metterla a disposizione la sera, quando il fabbisogno cresce e gli impianti smettono di produrre. «Si tratta di un tassello indispensabile per raggiungere l’autosufficienza attraverso l’autoconsumo», osserva Vincenzo Ferreri, Managing Director di sonnen Italia. «La quota di energia generata da un impianto fotovoltaico si aggira normalmente intorno al 30% del fabbisogno energetico di una famiglia media; associando una batteria, la quota sale al 75%, consentendo di risparmiare oltre settecento euro all’anno sulla bolletta e di ammortizzare l’investimento dell’impianto nel giro di sei o sette anni, anche grazie alla detraibilità fiscale al 50%». La bolletta scende a zero La proposta dell’azienda, approdata sul mercato italiano nel 2015, si basa sulle performance di bat-

Vincenzo Ferreri, Managing Director di sonnen Italia

terie al litio ferro fosfato, considerate tra le più sicure ed efficienti sul mercato, garantite per diecimila cicli di ricarica, circa ventisette anni di attività della batteria. E su un modello di sviluppo innovativo e lungimirante, rivolto alle opportunità offerte da una rete smart interconnessa. Racconta Ferreri: «Abbiamo aggregato in una comunità virtuale migliaia di batterie disseminate in maniera capillare sul territorio nazionale e abbiamo creato la sonnenCommunity. Aderendo alla piattaforma, il cliente sceglie sonnen come fornitore di elettricità, ricevendo un bonus energetico che per due anni abbatte il costo della bolletta perché va a coprire la quota residua di dipendenza dalla rete, dalla quale attualmente nessun sistema di storage è in grado di garantire emancipazione». La proposta include un bonus di 125 kWh a copertura della componente energia e uno sconto di quasi dieci euro a copertura dei costi passanti come trasporto, accise e IVA. Una community virtuale al servizio della rete A fronte del bonus, i membri della community consentono a sonnen di utilizzare la propria batteria per offrire servizi di stabilizzazione della rete elettrica nazionale nell’area geografica di appartenenza. Chiarisce Ferreri: «La piattaforma virtuale connette migliaia di impianti di accumulo, generando una flessibilità di carico utile a fornire servizi di bilanciamento alla rete. Mentre in Germania questo tipo di processo è già in atto da qualche anno, in Italia siamo ancora agli inizi, in una fase spe-

rimentale che vede progetti pilota basati sulle Uvam, unità virtuali di aggregazione di produttori e consumatori. Un processo ancora scarsamente remunerativo, ragione per cui il bonus ha una durata biennale, ma che promette di buone prospettive di guadagno future. Da parte nostra, la redistribuzione sarà a totale vantaggio del cliente e il bonus potrà essere perenne, azzerando una volta per tutte il costo della bolletta». Un prodotto ‘smart grid ready’ Il modello di business dell’azienda non si limita alla vendita della sola batteria, ma abbina anche la proposta di servizi avanzati per il controllo da remoto e per la condivisione in rete. «Abbiamo creato un prodotto ‘smart grid ready’, pensato già a monte per integrarsi con le opportunità più avanzate offerte dalle evoluzioni tecnologiche e di mercato. Acquistando una sonnenBatterie, si ha diritto anche a un supporto tecnico continuativo, a un servizio di controllo e monitoraggio da remoto e costanti aggiornamenti software. Inoltre, grazie all’energy manager della propria sonnenBatterie, ogni cliente è abilitato a interagire con il mercato energetico, direttamente o attraverso un aggregatore. Il cliente diventa prosumer a tutti gli effetti e in futuro potrà scegliere di scambiare energia con i suoi pari e con la rete elettrica nazionale. Il ruolo dei prosumer e degli aggregatori è strategico e lo sarà sempre di più: questo è il mercato del futuro, ne siamo sicuri», chiosa Ferreri. F.R. marzo 2019 -

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intervista • Iren

La multiutility è un cantiere sperimentale Progetti europei cofinanziati, automazione, soluzioni IoT e un fondo da 20 milioni di euro per sostenere le startup del cleantech. Così Iren sviluppa le tecnologie destinate al mantenimento degli impianti e della rete, ma anche i prodotti innovativi da commercializzare sul mercato Un modello aperto, che attinge alle risorse presenti sul territorio coinvolgendo università, centri di ricerca, startup e partner istituzionali nei processi di innovazione dell’azienda. Così Iren, multiutility attiva tra Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna con un fatturato di oltre 3,7 miliardi di euro e un utile netto di 237 milioni sul 2017, affronta il tema dello sviluppo di nuove tecnologie. In una contaminazione di idee e competenze in cui esigenze industriali e soluzioni sperimentali sono coniugate in progetti condivisi. Per un valore complessivo di circa 7,5 milioni di euro per i soli progetti finanziati, di cui 3,5 coperti da contributi. Attivare le risorse sul territorio «Per una realtà come la nostra, attiva su business e settori molto diversi tra loro, non è possibile sostenere centri di ricerca e sviluppo interni, come spesso avviene in aziende più specia30

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Sono tredici i grant vinti da Iren, di cui nove nell’ambito di Horizon 2020 lizzate. Occorre invece una gestione integrata e organizzata del processo di innovazione, che copra le esigenze interne attingendo all’esterno e metta in rete le risorse esistenti. Un modello di open innovation che spazia dalle aree più tradizionali dei core business aziendali alle sperimentazioni di frontiera, passando attraverso il confronto con settori più innovativi del nostro, da cui mutuare spunti ed esperienze». Chi parla è Enrico Pochettino, Direttore del dipartimento Innovazione e Internazionalizzazione

di Iren. Una divisione piccola e trasversale, che interagisce con le diverse aree di business riportando direttamente alla presidenza e che negli ultimi anni ha meritato diversi riconoscimenti, dal primato per Tecnologia, Ricerca & Innovazione riconosciuto dal think tank Top Utility nel 2017 al premio Innovazione Smau 2018 per il piano Industria 4.0 sulla business line Energia. Horizon 2020, incubatori di innovazione «Il modello aperto crea un ambito di collaborazione del quale siamo il punto di riferimento e che animiamo organizzando convegni, workshop e hackathon, ma anche promuovendo call for ideas e contratti di ricerca, finanziando borse di dottorato in ambito accademico, partecipando a progetti pubblici cofinanziati e supportando la crescita di startup innovative», spiega Pochettino. Sono tredici i grant regio-


Iren • intervista

nali, nazionali ed europei vinti da Iren, di cui nove fanno capo al programma europeo Horizon 2020 e coinvolgono 270 partner internazionali su aree verticali specifiche. «Le call europee, che ci vedono attivi con un tasso di successo del 47%, non offrono solo l’accesso ai finanziamenti, ma l’occasione per coagulare soggetti complementari intorno a progetti finalizzati, la cui durata triennale consente a tecnologie sperimentali di passare dal livello di immaturità alla fase di industrializzazione e commercializzazione». Qualche esempio? Il progetto che testa il funzionamento di Chester, un sistema che, sfruttando pompe di calore, accumuli a calore latente e cicli organici rankine, consentirà di

Enrico Pochettino, Direttore del dipartimento Innovazione e Internazionalizzazione di Iren

trasformare l’energia elettrica in calore, da stoccare e riutilizzare per produrre nuovamente energia elettrica. E ancora, la sperimentazione dedicata all’abbinamento di pompe di calore a impianti di cogenerazione per compensare le fluttuazioni tipiche delle fonti rinnovabili. O il progetto NeMo, che sviluppa una piattaforma di e-roaming per servizi avanzati di mobilità elettrica nei diversi paesi europei. «Si tratta di iniziative con un impatto di sistema importante, che non si occupano solo degli aspetti tecnici, ma studiano le implicazioni di fattibilità, adottabilità, finanziamento, sostenibilità di una nuova tecnologia», commenta Pochettino. Le sfide della generazione distribuita «Per una grande multiutility, i temi conduttori sono quelli della tutela ambientale, dell’efficienza energetica, dei processi innovativi per l’economia circolare. Il tema ambientale, di per sé connaturato alla gestione dei rifiuti, del ciclo idrico e dell’energia, guida l’intero sviluppo tecnologico del settore utility, sia per effetto degli indirizzi regolatori, sia per la crescente sensibilizzazione degli utenti, sia per le implicazioni economiche», osserva Pochettino. D’altro canto, la generazione distribuita e l’integrazione di fonti rinnovabili non

I temi conduttori sono la tutela ambientale, l’efficienza energetica, l’economia circolare programmabili pongono sfide inedite per il bilanciamento delle reti elettriche, da risolvere con tecnologie avanzate che prevedono connettività, reti intelligenti e dispositivi smart. Un capitolo contiguo a quello che include digitalizzazione, automazione e sviluppo di intelligenza predittiva. «Lo sviluppo di sistemi basati sulla domanda responsiva, in cui non solo la produzione di energia, ma anche i consumi vengono modulati in base alle esigenze della rete, trova un esempio interessante nel progetto europeo eVolution to Grid, che verifica la possibilità di aggregare in reti interconnesse le batterie dei veicoli elettrici fermi in fase di ricarica, offrendo flessibilità per il bilanciamento della rete. L’attivazione di meccanismi di demand response è relativamente facile sui grandi impianti, più difficile sui carichi minori: l’aggregatore ha un ruolo importante e le utility, già attive sul fronte della produzione, potranno giocare un ruolo ulteriore». marzo 2019 -

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intervista • Iren

Le potenzialità dell’automazione In un altro ambito rilevante, quello dell’automazione e dell’industria 4.0, Iren ha identificato diciannove soluzioni tecniche sperimentali su cui ha attivato altrettanti cantieri. Racconta Pochettino: «Abbiamo problematiche analoghe alle industrie manifatturiere: gestione delle operation di gruppo, monitoraggio e manutenzione degli impianti e delle reti, contenimento del rischio a carico degli operatori». I cantieri sperimentali riguardano l’impiego di robot per l’ispezione delle gallerie, il volo dei droni per il monitoraggio delle dighe e la rilevazione dei livelli di biogas nelle discariche, ma anche la connettività di spazi confinati ad alto rischio di infortuni e l’uso di strumentazione smart per l’ausilio e la misurazione dei parametri vitali degli operatori. O, ancora, la mappatura aerea delle reti di teleriscaldamento, che in poche ore di volo raccoglie informazioni pari a quelle ottenute dai tradizionali automezzi in tre o quattro mesi. «In generale, superando il vincolo della soggettività dell’operatore, la digitalizzazione incrementa la sicurezza e la qualità degli interventi, permettendo di elaborare modelli predittivi per la manutenzione preventiva degli impianti», conclude Pochettino. 32

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Un fondo per le startup Ultimo, ma non meno importante per la strategia di ricerca e sviluppo di Iren, è il capitolo che riguarda le startup, che già dal piano industriale 2018-2020 avevano conquistato un ruolo primario e oggi passano da potenziali fornitori a partner effettivi. A loro è dedicato Iren Up, un programma basato su un fondo di corporate venture capital da venti milioni di euro, che a partire dal luglio 2018, per un periodo di tre anni, sostiene le più promettenti realtà italiane attive nell’ambito del cleantech, finanziandole con ticket dai centomila ai due milioni di euro, in funzione della maturità della startup. Il fronte del cleantech va dal riciclo delle plastiche miste, alla nuova capacità di generazione, dall’integrazione delle fonti rinnovabili all’interazio-

Il corporate venture capital può rappresentare una leva di crescita importante

ne tra vettori diversi per far fronte al bilanciamento delle reti. Il programma include una componente monetaria e una di servizio: supporto tecnico per il co-sviluppo di progetti pilota, test di mercato e consulenza legale-amministrativa per la sigla di accordi commerciali e industriali. Enerbrain, che per prima si è aggiudicata la partecipazione, è oggi protagonista di una partnership con Iren che, grazie ai sistemi di retrofit energetico prodotti dalla startup, trasformerà ottantanove edifici del Comune di Torino, principalmente scuole e uffici, in strutture smart. Gli algoritmi avanzati di regolazione permetteranno il monitoraggio degli ambienti, per una riduzione di circa 1.400 tonnellate annue di CO2 e un risparmio di energia di circa 6.700 megawattora. «Siamo la prima multiservizio italiana a lanciare un programma strutturato di questo tipo, che sostiene il percorso di crescita delle startup italiane entrando nel capitale societario senza puntare all’acquisizione. Lo strumento del corporate venture capital, in crescita ovunque in Europa, in Italia è ancora poco utilizzato, ma mostra grandi potenzialità inespresse e può rappresentare una leva di crescita importante, sia per le imprese sia per il paese», conclude Pochettino. F.R.


Iren • intervista

Mercato consumer, il modello è tutto nuovo Proposte diverse dalla commodity, che guardano all’IoT e a servizi avanzati per accreditarsi come service provider per la casa. Con il progetto New downstream, Iren scala il segmento domestico e consolida la relazione con il cliente

Un nuovo modello di business per un nuovo mercato. Parallelamente alla sperimentazione industriale, Iren persegue la ricerca di modelli innovativi sul fronte commerciale e distributivo. Identificando proposte per un mercato, quello consumer, che negli ultimi anni ha registrato piccole rivoluzioni, sia per

Lorenzo Sessa, Marketing Director and Head of New Products Sales di Iren

quanto riguarda la sensibilità degli utenti, sia per la gamma di oggetti potenzialmente associabili al prodotto energia, sia per le opportunità legate alla digitalizzazione e alla strategia omnicanale. Un mercato in cui peraltro le utility potrebbero essere chiamate, in futuro, a misurarsi con l’emergere di nuovi potenziali competitor, pronti a valicare i confini del web. «Dal punto di vista dei modelli commerciali, il tema centrale è quello della diversificazione, che impone di superare l’ambito della commodity per accreditarsi come service provider per la casa. Creando prodotti e sevizi a maggior valore aggiunto ed esplorando strade che con l’energia non hanno quasi più niente a che vedere», afferma Lorenzo Sessa, Marketing Director and Head of New Products Sales di Iren e già responsabile del progetto New downstream, che dal 2016

Dal punto di vista dei modelli commerciali, il tema centrale è quello della diversificazione persegue le nuove opportunità di business. Scouting a tutto campo sulla filiera Lo sviluppo di prodotti e servizi si concentra sull’offerta smart e passa attraverso una costante di ricognizione del mercato, alla ricerca di partnership efficaci. «Può trattarsi di collaborazioni marzo 2019 -

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intervista • Iren

Collaboriamo con startup innovative o in partnership con realtà consolidate con startup, che emergono anche da contest interni come Iren Up, oppure di sinergie con realtà consolidate, secondo valutazioni sulla maturità e spendibilità degli oggetti e sugli obiettivi di posizionamento. Se, per esempio, per il termostato intelligente abbiamo scelto una multinazionale come Honeywell, per lo scooter sharing elettrico a Torino abbiamo optato per Mimoto, una startup giovane e dinamica, già promotrice del servizio a Milano». Lo stesso vale per il sistema di purificazione Clairy, un vaso-purificatore intelligente realizzato dalla startup italiana Laboratori Fabrici, capace di intercettare le sostanze inquinanti negli ambienti interni e di ripulire l’aria grazie a un filtro che si attiva attraverso una app digitale. «Non sempre il prodotto selezionato è il più avveniristico: tendono a prevalere gli aspetti di maturità commerciale e, soprattutto, la rispondenza alle aspettative del cliente. Che vanno nella direzione del risparmio, dell’efficienza energetica, dell’attenzione all’ambiente e 34

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della semplificazione sotto il profilo dell’acquisto e del pagamento, proposto con piccole rate mensili», sottolinea Sessa. La casa è connessa L’offerta di Iren per la casa connessa esordisce nel 2016 con le lampade led, con quasi duecentomila pezzi venduti nel primo anno; poi è la volta del primo dispositivo connesso, uno strumento per lo smart metering che consente di rilevare i consumi da remoto e monitorare i dati di utilizzo online. Nel 2017 il pacchetto si estende alla manutenzione programmata della caldaia, con l’opzione di una copertura assicurativa sui guasti sulla casa. «Oggi la gamma include l’illuminazione e il kit per la sicurezza, la caldaia associata al termostato intelligente e all’eventuale impianto fotovoltaico, il frigo-gasatore per limitare l’uso

La diversificazione di prodotto alimenta la diversificazione dei canali

di plastica, la mobilità elettrica con wallbox di ricarica interoperabile e una copertura assicurativa sugli impianti. E a brevissimo in arrivo anche l’offerta di connettività, in partnership con un operatore telco, che completa una proposta davvero ampia e diversificata». Distribuzione omnicanale «La diversificazione di prodotto alimenta la diversificazione dei canali e crea nuove modalità di incontro con il cliente. I led, per citare un esempio su tutti, ci hanno portato per la prima volta all’interno di un supermercato, quando da sempre la gdo è un terreno quasi inaccessibile per la promozione di luce e gas. Allo stesso modo, le reti di installatori di impianti e dispositivi smart possono aprire sinergie finora inedite e gli store fisici, un tempo semplici sportelli per il pagamento delle bollette, diventano concept store per i nuovi prodotti, affiancando le reti telefoniche tradizionali e il canale digitale, che resta il più incisivo. È fuori di dubbio, infine, che l’IoT consenta una conoscenza del cliente impensabile con la sola commodity, creando opportunità di profilazione e contatto senza precedenti», conclude Sessa. F.R.


Fire • aziende

L’anagrafica? È un asset aziendale Una base dati pulita, completa e certificata non è solo indispensabile per la fatturazione elettronica, ma migliora l’intero ciclo di gestione del cliente. Il servizio di bonifica anagrafica proposto da Fire assicura alle utility questo risultato Perché aggiornare l’anagrafica clienti è un’operazione necessaria e non più rimandabile? All’indomani dell’entrata in vigore della fatturazione elettronica, la domanda è tutt’altro che oziosa. Se infatti, l’adesione al nuovo processo di digitalizzazione costituisce un obbligo di legge e un’opportunità per ottimizzare l’acquisizione e gestione del cliente, la transizione non è esente da insidie nascoste. Il sistema di interscambio dell’Agenzia delle Entrate, lo SdI, non ammette errori: un indirizzo di recapito inattuale, un codice fiscale errato o un dato mancante provocano il rigetto della fattura, che perde il suo valore fiscale. La mancata validazione comporta un ritardo negli adempimenti fiscali, passibile di sanzioni

Antonio Bommarito, Business Development Manager di Fire

che vanno dal 90% al 180% dell’imposta dovuta e da 250 a 2mila euro se la violazione non ha inciso sulla corretta liquidazione del tributo. Un database non aggiornato, insomma, si traduce in un sovraccarico amministrativo, in un rischio operativo e in un ostacolo alla ricezione dei pagamenti. Il problema si pone in maniera consistente per le aziende, come le utility e le multiutility, che hanno tra i loro clienti una moltitudine di consumatori privati. La soluzione di Fire per le utility Fire è un’azienda italiana che dai primi anni Novanta opera nel settore delle soluzioni per il recupero crediti, con una competenza specialistica nella gestione stragiudiziale dei crediti deteriorati. Un business che le ha conferito una lunga esperienza nell’identificazione e rintraccio di clienti difficili da raggiungere. Grazie alla licenza di investigazione (134 tulps) e a un team specializzato, oggi Fire offre alle utility un servizio per la bonifica delle anagrafiche, del quale hanno già usufruito alcuni dei maggiori operatori nazionali, per un ammontare di circa 250mila anagrafiche trattate da settembre 2018 a oggi. La base dati, patrimonio aziendale «La bonifica dell’anagrafica può avvenire secondo due modalità, po-

tenzialmente complementari tra loro: la verifica massiva, basata sulla consultazione di banche dati, o la procedura investigativa, con l’intervento di professionisti specializzati», spiega Antonio Bommarito, Business Development Manager di Fire. «Dalla nostra recente esperienza è emerso che nei casi più complessi, ad esempio in quelli in cui è necessaria una vera e propria ricostruzione del dato, la percentuale di successo in relazione ai codici fiscali sale dal 40% ottenuto con bonifica massiva all’80% ottenibile tramite un intervento verificato». Alcuni casi limite riguardano le utenze residuali, quelle rurali e i contratti intestati a persone prive di codice fiscale o decedute e mai soggetti a voltura nel corso degli anni. «Con la bonifica, oltre che una maggiore efficienza amministrativa e l’abbattimento del rischio di sanzioni, l’operatore ottiene uno strumento per semplificare le procedure di recupero di eventuali crediti inevasi e, soprattutto, anagrafiche pulite, composte da dati certificati e impiegabili a norma di legge. Un asset aziendale, da capitalizzare e riutilizzare per attività di profilazione e marketing», conclude Bommarito. F.R. marzo 2019 -

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speciale • Smart Home

La casa italiana diventa smart Il mercato italiano della domotica cresce a ritmi sostenuti, trainato dagli assistenti vocali dei big player digitali. Ma sono ancora molte le sfide da affrontare per promuovere i sistemi interconnessi in piena sicurezza e nel rispetto della privacy degli utenti. Una ricerca dell’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano Nel 2018 il mercato italiano della smart home ha registrato un balzo del 52% rispetto al 2017, raggiungendo i 380 milioni di euro. Una cifra di gran lunga inferiore a quella di Paesi come la Germania e la Gran Bretagna, in testa alle classifiche europee con 1,8 e 1,7 miliardi rispettivamente, ma assolutamente allineata in termini di crescita. Il dato emerge della ricerca pro-

Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things 36

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mossa dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, presentata lo scorso 15 febbraio in occasione del convegno «Smart Home: senti chi parla!». Nella scia degli assistenti vocali «L’Italia è tra i primi Paesi europei per tasso di crescita, anche se per quanto riguarda i volumi siamo superiori solo alla Spagna, che si attesta sui 300 milioni con una crescita del 59% – afferma Angela Tumino, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things. Il settore è trainato degli smart home speaker Google Home e Amazon Echo, che hanno rivoluzionato il mercato della casa connessa portando investimenti senza precedenti in termini di comunicazione e marketing, generando grandi volumi di vendita e spingendo l’andamento dell’intero comparto». Seguendo la scia degli assistenti vocali, cresce in-

fatti anche la diffusione degli altri oggetti connessi, specie di quelli legati al riscaldamento e all’illuminazione. In termini percentuali, la quota maggiore spetta alle soluzioni per la sicurezza, che con 130 milioni di euro coprono il 35% del mercato; gli smart home speaker valgono 60 milioni di euro, circa il 16% del totale, seguiti dagli elettrodomestici, che con 55 milioni di euro corrispondono a un altro 14%; caldaie, termostati e

Caldaie, termostati e condizionatori smart valgono 45 milioni di euro


Smart Home • speciale

grandi player e in 102 casi destinatarie di finanziamenti da parte di investitori istituzionali, per un totale di 1,5 miliardi di dollari. Osserva Tumino: «La filiera tradizionale dei produttori, distributori e installatori di materiale elettrico non è stata per il momento in grado di sfruttare appieno le opportunità offerte dalle nuove soluzioni IoT per la casa, perdendo terreno nei confronti di rivenditori, assicurazioni, utility e telco, che insieme valgono ormai il 50% del mercato. Si intravedono tuttavia alcuni segnali di maggiore integrazione per il futuro».

Il mercato italiano è piccolo, ma cresce in linea con gli altri. La sicurezza la fa da padrona, ma crescono home speaker ed elettrodomestici

condizionatori connessi incidono per il 12%, con circa 45 milioni di euro, mentre tra le altre soluzioni spicca l’avanzata dell’illuminazione, con le lampadine connesse aumentate del 50%. Bene il retail, arretra la filiera tradizionale Il boom degli assistenti vocali ha favorito soprattutto i retailer online, offline e multicanale, che insieme incidono per il 40% del mercato, con una crescita del 160% rispetto al 2017. Penalizzata invece la filiera tradizionale, che con un valore di 190 milioni di euro mantiene un ruolo di primo piano e continua a crescere, ma perde terreno in termini di quote di mercato, passando dal 70% del

2017 all’attuale 50%. Gli operatori telco generano vendite pari a 21 milioni di euro, crescendo del 150% grazie alla promozione di servizi aggiuntivi e puntando sulla semplificazione dell’esperienza utente; inferiore alle aspettative la crescita delle utility, che avanzano del 20% ma si apprestano a un generale riposizionamento dell’offerta nel 2019; deludente anche la performance del canale assicurativo, che si ferma al 3% del mercato sebbene in aumento del 25% e con prospettive incoraggianti, sia in Italia sia in Europa. Infine, giocano un ruolo importante le startup innovative: a livello internazionale ne sono censite 141, sempre più spesso coinvolte in collaborazioni con i

Consumatori più consapevoli Insieme al mercato, cresce il livello di confidenza da parte degli italiani: quasi il 60% ha sentito parlare almeno una volta di casa intelligente e il 41% possiede un oggetto smart, con le soluzioni per la sicurezza in prima posizione. Allo stesso tempo, tra co-

Antonio Capone, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things marzo 2019 -

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speciale • Smart Home

Le utility riposizioneranno l’offerta nel corso del 2019 loro che non possiedono oggetti connessi, il 41% non ne sente il bisogno, il 19% li considera fuori dalla propria portata perché troppo innovativi, il 20% non ne comprende i benefici o non ne ha ma sentito parlare. E perfino tra chi possiede un dispositivo connesso, quasi la metà (il 42%) non ha familiarità con le funzionalità più avanzate, che non utilizza perché non le ritiene utili o perché le trova di difficile applicazione. Del resto, a fronte di una sempre maggiore offerta di elettrodomestici connessi, il ricorso alle

Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things 38

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funzionalità smart è un’abitudine solo per il 25% dei proprietari e, nel complesso, poco più di un consumatore su tre prevede di acquistare prodotti per la smart home in futuro. Inoltre, il 51% degli intervistati si mostra reticente alla condivisione dei dati personali e preoccupato per gli attacchi informatici. IoT e intelligenza artificiale A fronte dell’eterogeneità tecnologica legata alla varietà di requisiti applicativi degli oggetti interconnessi, emergono i primi segnali di convergenza, che aprono la strada all’interoperabilità e integrazione delle soluzioni IoT. Per via locale, cioè tra dispositivi direttamente collegati tra loro, o tramite hub dedicati; attraverso gli assistenti vocali e un’interfaccia unificata o, ancora, attraverso un ambiente in cloud. «L’interoperabilità è la chiave per il successo della Smart Home – commenta Antonio Capone, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Internet of Things. Una strada lunga e complessa ma ormai intrapresa, di cui sono testimonianza i primi consorzi per la definizione di nuovi ecosistemi applicativi di integrazione o l’impiego di sistemi operativi embedded capaci di offrire funzionalità e servizi omogenei tra dispositivi compatibili e integrabili a livello hardware». Infine, un ruolo primario spetta all’intelligenza artificiale, che può migliorare le funzionalità dei dispositivi e degli assistenti vocali grazie all’applicazione di algorit-

Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Internet of Things

mi di machine learning. «Fino a diventare una vera e propria governante delle nostre abitazioni», afferma Giovanni Miragliotta, Responsabile scientifico dell’osservatorio. Una sfida non banale per i player di mercato, chiamati a superare le numerose barriere ancora esistenti. «Occorre migliorare la comunicazione ai consumatori rispetto alle potenzialità di utilizzo degli oggetti smart, ma anche lavorare sulla formazione degli addetti all’installazione e alla vendita. E soprattutto, si dovrà trovare il modo di valorizzare l’enorme mole di dati messi a disposizione dagli oggetti smart e dalle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, presidiando allo stesso tempo questioni cruciali per l’utente, come la privacy e la cybersecurity», conclude Giulio Salvadori, Direttore dell’osservatorio. B.C.


Smart Home • speciale

Proprietà intellettuale e antitrust, la nuova frontiera dei dati

Brevetti, diritto d’autore, tutela delle banche dati e dei segreti industriali, profili antitrust. Sono i temi legali che le aziende che offrono prodotti e servizi smart devono avere bene presenti. Se ne è discusso a Milano in occasione del convegno “Connettività e IoT: sfide Antitrust e IP per le imprese”

Nel giro di pochi anni, la rivoluzione digitale ha trasformato oggetti tradizionalmente analogici in dispositivi IoT, intelligenti e interconnessi. Tra gli aspetti meno immediati di questa trasformazione vi è, per le aziende, la necessità di aver ben presenti sfide marzo 2019 -

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speciale • Smart Home

e opportunità poste dalla tutela della proprietà intellettuale nelle tecnologie incorporate nei nuovi apparecchi. «Per effetto della convergenza tecnologica, modalità di esercizio dei diritti di proprietà intellettuale prima confinate al settore delle tecnologie di telecomunicazione possono oggi interessare tutti i settori industriali», osserva l’Avvocato Vittorio Cerulli Irelli, socio dello studio Trevisan & Cuonzo e specializzato in diritto della proprietà intellettuale e diritto della concorrenza. La domotica, i cui servizi si basano su dispositivi digitali capaci di dialogare tra loro e con l’esterno, è uno dei settori più esposti: da un lato, infatti, i prodotti includono un numero sempre crescente di tecnologie brevettate, di titolarità di soggetti terzi spesso molto attivi nel tutelarle; dall’altro, i sistemi generano grandi quantità di dati, che rappresentano un asset concorrenziale a sua volta da tutelare.

Vittorio Cerulli Irelli, socio dello studio Trevisan & Cuonzo 40

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Tutelare la proprietà e trasferibilità dei dati «Il primo profilo rilevante riguarda la gestione dei dati raccolti dai sistemi interconnessi: un patrimonio di valore inestimabile per le imprese e una fonte ormai autonoma di generazione di valore. Tanto più preziosa quanto maggiore è la sua capacità predittiva», spiega Cerulli Irelli. Una potenzialità la cui valorizzazione è essenziale per lo sviluppo del business e va condotta senza trascurare i profili legali connessi. Tenendo conto, cioè, della normativa di settore e della necessità di assicurarsi la titolarità dei dati stessi. Afferma Cerulli Irelli: «È opportuno porsi fin da subito il problema della titolarità e cedibilità dei dati generati dai propri prodotti o dagli utenti dei propri servizi, affrontando il problema a monte. Prima di iniziare la raccolta, vanno prefigurare tutte le circostanze e le procedure future, inquadrandole in schemi contrattuali adeguati. Gli strumenti sono quelli del diritto d’autore, del diritto delle banche dati e della tutela dei segreti industriali. Solo così ci si garantisce la necessaria certezza giuridica e la possibilità di valorizzare in tutte le sue dimensioni il patrimonio immateriale che si andrà a creare». Brevetti, licenze e profili antitrust Per ora, la consapevolezza di produttori e operatori su questi temi è scarsa e le competenze interne sporadiche. Come ancora poco

percepito è un secondo profilo critico, evidenziato da Cerulli Irelli: «Le componenti che connettono in rete gli apparecchi IoT sono protetti da brevetti e licenze, la cui acquisizione comporta un costo aggiuntivo per i produttori. Tra le complessità inedite che la trasformazione digitale porta con sé, le aziende devono imparare a mettere in conto l’esposizione al rischio di contenziosi sul fronte brevettuale, importando tutte le soluzioni e l’expertise sviluppata nel settore ICT, che per primo ha registrato il fenomeno della convergenza». Infine, quando si parla di big data esiste un tema di antitrust, il cui rapporto con il diritto di proprietà intellettuale è uno dei più attuali e controversi: «Il diritto antitrust pone alcuni vincoli alla possibilità di aggregare grandi quantità di dati. Un’enorme aggregazione di dati può avere un forte impatto sulla possibilità di competere sul mercato. Si pensi ad esempio al caso dei veicoli a guida autonoma, la cui efficienza e sicurezza dipenderà sempre di più dalla disponibilità di immensi quantitativi di dati, ad esempio sulla rete stradale e sul comportamento degli utenti. A tutela della concorrenza, l’autorità potrà intervenire in materia di concentrazioni, nonché in materia di abusi di posizione dominante, valutando la possibilità di prevedere obblighi di accesso. Si tratta di temi di frontiera, su cui però le autorità antitrust europee stanno iniziando a interrogarsi». B.C.


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