Energia & Mercato settembre 2020

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La nuova

MOBILITÀ

dopo il COVID IN QUESTO NUMERO

Intervista - Edison Come sarà davvero la nuova normalità?

Rinnovabili Grandi impianti e PPA per la crescita sostenibile

Blast21 Srl • 20123 Milano, Via M. Bandello 15 • Trimestrale • Anno II • Numero 7 • settembre 2020 Poste Italiane Spedizione A.P. - D.L. 353/2003 (conv L. 46/2004), Art. 1 comma 1, Lo/Mi


Energia & Mercato: perché una nuova rivista sull’energia Energia & Mercato non è “solo” una rivista. E non lo diciamo solo per proporvi il nostro sito web o la nostra newsletter, intendiamo dire qualcosa di molto più ampio. Già dal suo nome, Energia & Mercato afferma la prospettiva diversa che vuole portare sul settore. Non raccontare le dinamiche interne al mondo dell’energy & gas, cosa che altre realtà fanno egregiamente da molto tempo, ma le relazioni con tutto il mondo circostante. Tecnologico, in primis, ma anche finanziario ed economico. Dal marketing alla blockchain, dagli smart meter alle app, anche il settore energetico si avvia verso quella trasformazione digitale che viene spesso banalizzata con la tecnologia, ma che investe prima di tutto la cultura delle aziende e il comportamento del cliente. All’insegna dell’apertura verso il mondo, della contaminazione dei modelli di business, dello scambio di dati. Per questo vi proponiamo una nuova rivista. E, con essa, una visione diversa sul mercato e sulla realtà. Lo facciamo seguendo noi stessi una logica di apertura: l’edizione digitale di questa rivista è leggibile gratuitamente, tramite la piattaforma issuu. Ci trovate online, sul sito web www.energiamercato.it, dove troverete anche la nostra newsletter. E, con la medesima logica di apertura, aspettiamo il vostro parere. Trovate tutti i nostri riferimenti nel colophon, di fianco al sommario. Qui di fianco, invece, il link per ricevere anche in futuro l’edizione cartacea di Energia & Mercato.


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La nuova

L’energia pulita MOBILIT À dei DATI d OME

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ANCORA IN QUESTO NUMERO

IN QUESTO NUMERO

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Intervista Efficienza energetica Energia e futuro, Strumenti finanziari e regole INripartire QUESTO la formula di Sorgenia per dopo la crisi ta is rv te Intervista In ffusa di NUMERO ne io Come sa - Edison L’innovaz Hera rà davver po up Gr Blast21 Srl • 20123 Milano, Via M. Bandello 15 • Trimestrale • Anno II • Numero 6 • giugno 2020 o la nuova di Poste Italiane Spedizione A.P. - D.L. 353/2003 (conv L. 46/2004), Art. 1 comma 1, Lo/Mi normalità ?

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www.energiamercato.it/la-rivista


sommario

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16 34

20 SCENARI

SPECIALE - NUOVA MOBILITÀ

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Fotovoltaico, l’impianto galleggia

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Torneremo a guardare avanti?

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La rimonta delle rinnovabili

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Un ecosistema per la mobilità del futuro

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Che ne sarà dello smartworking? 28

La crisi non ferma l’auto elettrica

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Auto connessa, regina della smart mobility

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A ciascuno il suo target, per ciascuno un ruolo

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Grandi impianti e PPA per la crescita sostenibile

INTERVISTA

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Come sarà davvero la nuova normalità?

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- settembre 2020


sommario

40 Numero 7 - settembre 2020 Direttore responsabile Alberto Grisoni - agrisoni@aziendabanca.it Redazione Francesca Ruggiero - fruggiero@energiamercato.it Advertising Mariuccia Ritrovato - mritrovato@aziendabanca.it Ha collaborato Gaja Calderone Progetto grafico e Impaginazione Clementina Occhipinti Stampa - 4Graph S.r.l.

42 SMART PA

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Adda-Martesana, la smart land a nord di Milano

SPECIALE - EDILIZIA GREEN

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Efficienza e comunità energetiche, binomio vincente

44

Crowdfunding immobiliare: quanto vale la casa green?

46

Ecobonus al 110% e fotovoltaico, un passo verso il futuro

Crediti Immagini Copertina: Heliographer. Pag. 6: Hadrian. Pag. 10: Cineberg. Pag. 12: REDPIXEL.PL. Pag. 14: cineberg. Pag. 15: Orietta Gaspari: Pag. 19: hrui. Pag. 21: elenabsl. Pag. 24: Vadym Pashtuk; Korn T. Pag. 42: Thep Photos. Pag. 25: David Peperkamp. Pag. 30: metamorworks. Tutte le foto provengono da shutterstock.com Redazione Blast21 Srl - via Aosta 4 - 20155 Milano (presso Impact Hub) Tel. 02 94756906 4 numeri l’anno. L’abbonamento andrà in corso, salvo diversa indicazione, dal primo numero raggiungibile. Italia 10 euro. La copia 3,90 euro. Arretrati il doppio. Estero 20 euro. Sped. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano Autorizzazione tribunale di Milano n. 153 del 17/07/2019. È vietata la riproduzione, anche parziale, di quanto pubblicato senza la preventiva autorizzazione scritta di Blast21. Ai sensi del decreto legislativo 196/2003, le finalità del trattamento dei dati relativi ai destinatari del presente periodico, o di altri dello stesso Editore, consistono nell’assicurare una informazione tecnica, professionale e specializzata a soggetti identificati per la loro attività professionale. L’Editore, titolare del trattamento, garantisce ai soggetti interessati i diritti di cui all’art.13 del suddetto decreto. Gentile lettore, alcune copie del mensile AziendaBanca sono inviate gratuitamente per finalità di marketing diretto. Il destinatario finale può, in qualunque momento, contattare la redazione per richiedere l’aggiornamento o la rimozione del proprio nominativo dalla mailing list.

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nomi

3 3F Advisor.......................................15 4 4 New Monte Grighine srl.........14 A ACEA..................................................14 Aega Asa..........................................15 ALD Automotive...........................10 Althesys...........................................18 Alto Sangro Distribuzione Gas.....................................................14 Amazon............................................. 6 Ardian................................................14 ArianeGroup ....................................7 Arzà Andrea................................... 32 Ashurst.............................................14 Ates....................................................41 B BayWa r.e.........................................16 Bernardini Morena.........................7 BNP Paribas, Italian Branch.....14 Bornert Lucas ............................... 8 BrianzAcque................................... 13 C Caliendo Francesco..................... 6 Candelise Chiara......................... 42 Celonis..............................................12 Cisco................................................ 26 Cogeser...........................................40 Colombo Giorgio......................... 34 Concrete Investing......................44 D De Luca Rosario..........................20 De Vecchi Guido.......................... 27 Deloitte Tax & Legal.....................15 Di Stefano Roberto..................... 27 Dolomiti Energia...........................15 E Ecomill............................................. 42 4

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Edison.............................................. 34 Enel X................................................10 Energy DWF Italy......................... 23 Enermove.........................................11 Engie....................................................7 Ermes Group..................................15 F Fabbricatore Guglielmo ........... 23 Facchinetti Sergio.......................40 FCA.................................................... 26 Finanziaria Valle Camonica......15 Fondazione Studi Consulenti del Lavoro......................................20 G Granelli Marco................................ 8 Gitti and Partners.........................15 Green Network ............................12 Grignani Carlo................................14 H Helbiz ............................................... 9 Herbert Smith Freehills.............15 I Iniziative Bresciane......................15 Intesa Sanpaolo Innovation Center.............................................. 26 Iren............................................... 6, 26 Iudicone Daniele..........................46 K Kantar.............................................. 24 L L&B Partners..................................14 Liquigas........................................... 32 M Manente Marzia............................14 Mercadante Enrico..................... 27 Michelin.............................................11 Microsoft..........................................21 MiMoto Smart Mobility .............. 9

N Nctm Studio Legale....................14 Norita Invest...................................15 O Optima Italia................................... 6 Ortman Benedict..........................16 Osservatorio Internet of Things, Politecnico di Milano.................30 P Papetti Riccardo...........................14 Pedotti Lorenzo...........................44 Pochettino Enrico....................... 27 R RaffaelliSegreti Studio Legale...15 Red Hat ........................................... 13 S Sabbioni Paolo.............................40 Salvadori Giulio............................. 31 Studium.............................. 19, 12, 15 T Techedge.........................................12 Toffoletti Luca................................14 Tumino Angela............................... 31 U UBI Banca........................................15 UBI Corporate & Investment Banking.............................................14 V Van Der Meij Rosemarijn...........16 Vanzetti Engineering..................48 Verti.................................................. 28 Vicari Studio Legale....................15 Villapiana Fotovoltaico...............15 Vitale Salvatore.............................12 Voi Technology............................... 8 Z Zanello Ugo....................................41


editoriale

Molte domande, poche risposte Chi fa un mestiere come il nostro, cioè raccontare il cambiamento che vediamo, cercando di dargli un senso e di capirne la direzione, sta vivendo un momento raro. Citando un’intervista di Tiziano Terzani, ci sono momenti in cui Alberto Grisoni vedi la Storia (con la S Direttore di Energia&Mercato maiuscola) che ti passa davanti agli occhi. Tutti ci ricordiamo dell’11 settembre del 2001, il momento in cui abbiamo visto l’immagine di un aereo che si schiantava contro una delle Torri Gemelle. Era chiaro che nulla sarebbe più stato come prima. Stiamo vivendo un periodo simile. I mesi del lockdown e questa Fase 3 di convivenza con il virus non sono uno shock istantaneo come le Twin Towers. Questa volta la Storia si manifesta come un’onda lunga, che è entrata nelle nostre vite con prepotenza e si sta ritirando pian piano. Facendoci abituare alla mancanza delle cose che sta trascinando lentamente via con sé. Il nuovo modo di lavorare, ad esempio: che non è ancora smart working ma semplicemente, per gran parte delle aziende, lavoro da remoto. E con cui dovremo confrontarci in futuro, anche quando metteremo le mascherine nel cassetto. Il modo di viaggiare e muoversi: se davvero le nostre città cambieranno ritmi, lo faranno anche

all’insegna di quella mobilità elettrica che non è fatta solo di automobili. Ma anche di scooter, monopattini, e-bike. E poi c’è il tema della sostenibilità ambientale e della riduzione dell’inquinamento. Se la ricerca scientifica confermerà il legame tra impatto del Covid-19 e materiale particellare, MP10 o 5 o 3 poco importa. Se avremo la certezza che questi mesi difficili sono stati aggravati da un inquinamento che a parole la politica combatte da decenni, ci sarà davvero una svolta “green” nel nostro modo di produrre e consumare? Siamo pieni di domande e abbiamo ancora poche risposte. È proprio in questi momenti che chi fa il nostro lavoro chiede, intervista, mette a confronto punti di vista a volte anche opposti. Perché digitalizzazione, sostenibilità e valorizzazione del capitale umano sono direttrici tracciate, almeno nelle intenzioni, da molto tempo e il lockdown le ha addirittura accelerate. Ma non sappiamo come saranno poi integrate nella nostra nuova normalità. L’Unione Europea in crisi di popolarità e di identità ci sta credendo: in questo numero parliamo, tra le molte cose, di comunità energetiche, Superbonus e mobilità innovativa. Tutti temi in cui l’impronta europea è evidente. Dovremo aspettare il Green Deal e l’avvio delle prime iniziative concrete per capire quali risposte saranno date alle nostre tante domande. E per vedere se, alla fine, cambieremo davvero. Buona lettura

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brevi • mercato

OPTIMA ITALIA: ANCHE AMAZON PRIME IN TUTTO IN UNO L’offerta Tutto in Uno della multiutility Optima Italia comprende anche Amazon Prime, dal 30 giugno scorso. I nuovi clienti beneficiano così dei vantaggi dell’abbonamento Amazon Prime, oltre al pacchetto di servizi compresi in Tutto in Uno di Optima: Luce, Gas, Internet, telefonia Fissa e Mobile, in un’unica bolletta e con un’unica offerta calcolata sulle esigenze di consumo del cliente. «Siamo particolarmente orgogliosi di essere in grado di offrire ai nostri clienti tutti i vantaggi di Amazon Prime, è uno dei marchi più prestigiosi a livello globale oramai parte integrante del nostro quotidiano - ha dichiarato Francesco Caliendo, CEO Optima Italia. È un’ulteriore propulsione per il nostro progetto ‘Optima Evolution’, che ha l’obiettivo di mettere a disposizione dei nostri clienti soluzioni smart, innovative e altamente tecnologiche, ma anche di portare il brand Optima in contesti in linea con il nostro posizionamento di smart-utility».

IREN: NUOVO LOGO PER I 10 ANNI Iren compie 10 anni e rinnova logo e corporate identity. Un’esperienza decennale che prosegue però oltre un secolo di storia di realtà territoriali che hanno fornito servizi essenziali per tutto il 20esimo secolo, Iride e Enìa. Oggi Iren è una delle prime 25 realtà industriali italiane per ricavi, generando un contributo di 2,5 miliardi al PIL e di quasi 30mila posti di lavoro. In 10 anni sono stati distribuiti un valore aggiunto di 10,3 miliardi di euro e dividendi cumulati per 746,3 milioni di euro e realizzato investimenti operativi per 3,6 miliardi di euro. Iren: il nuovo logo Il nuovo logo di Iren mantiene la memoria del Gruppo ma crea una maggiore integrazione e connessione tra i colori, con forme fluide per simboleggiare la capacità di Iren di adattarsi a esigenze in continuo mutamento senza dimenticare i valori e gli obiettivi storici. Come l’attenzione ad ambiente, persone e territori. Fino al 2024 Iren prevede 3,3 miliardi di investimenti, di cui 2 in sostenibilità e 350 milioni in digitalizzazione, con l’obiettivo di crescere su tutto il territorio nazionale. 6

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mercato • brevi

ENGIE CON ARIANEGROUP PER L’IDROGENO LIQUIDO RINNOVABILE ENGIE e ArianeGroup hanno annunciato la firma di un accordo di cooperazione nel campo dell’idrogeno liquido rinnovabile per accelerare la decarbonizzazione dei trasporti pesanti e di lunga distanza. L’idrogeno liquido rinnovabile è un’alternativa a zero emissioni ai combustibili fossili e una risposta ai requisiti specifici di stoccaggio e resistenza di settori come il trasporto marittimo, ferroviario e aereo. ENGIE e ArianeGroup useranno congiuntamente le rispettive esperienze e tecnologie per sviluppare e testare una tecnologia di liquefazione ottimizzata con lo sviluppo di un liquefattore di idrogeno presso lo stabilimento industriale di ArianeGroup a Vernon (Francia); e, quindi, sviluppare una gamma di prodotti e servizi sulla linea dell’idrogeno liquido, principalmente per applicazioni marittime e per vie navigabili interne. «ArianeGroup mette al servizio della evoluzione energetica il know how costruito in 40 anni di esperienza nell’idrogeno e il più grande sito di

sperimentazione in Europa – commenta Morena Bernardini, Direttore della Strategia di ArianeGroup (in foto). Uno dei limiti alla diffusione della propulsione a idrogeno è proprio dato dalle difficoltà di trasporto e stoccaggio del gas allo stato liquido e su questo punto l’esperienza logistica di ArianeGroup può fare la differenza. Un po’ come accade dalla Formula Uno alle auto che guidiamo tutti i giorni, qui il trasferimento tecnologico è da un settore ad altissime prestazioni come quello dei lanciatori ad applicazioni su larga scala a beneficio di un approccio ai trasporti più sostenibile ed ecologico». ENGIE è coinvolta nello sviluppo di soluzioni a base di idrogeno rinnovabile per il trasporto intensivo: sta lavorando con Anglo American per sviluppare il primo camion da miniera alimentato a idrogeno. ENGIE è stata anche la prima ad alimentare il treno passeggeri regionale di ALSTOM con idrogeno rinnovabile durante i test nei Paesi Bassi.

Morena Bernardini, Direttore della Strategia di ArianeGroup

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brevi • e-mobility

MONOPATTINI: A MILANO ARRIVA VOI

Marco Granelli, Assessore alla Mobilità e ai Trasporti del Comune di Milano 8

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Continua la crescita dei monopattini in condivisione. A Milano arriva Voi Technology con il modello Voiager 3X. Il primo mese del servizio è gratuito: a Milano saranno 750 i monopattini offerti da Voi Technology, presente ormai in 45 città europee. Il monopattino Voiager 3X è stato sviluppato internamente a Voi: ha una batteria sostituibile e riduce di oltre il 50% i costi giornalieri di ricarica, logistica e riparazione. Il servizio costa 1 euro per lo sblocco del monopattino e 19 centesimi per ogni minuto di utilizzo, il costo comprende una polizza assicurativa e sono previsti pass illimitati di utilizzo per 24 ore, a 9,99 euro, e 1 mese, a 39 euro. Il limite di velocità è 25 km orari. Una tecnologia dedicata di geofencing incoraggia il corretto parcheggio. Sempre in tema sicurezza, Voi ha sviluppato Ride Like Voilà, la prima scuola di traffico online dedicata ai monopattini a cui hanno partecipato con successo quasi 500.000 persone in tutta Europa. «Milano è una delle principali città simbolo della micro sostenibilità e siamo felici di lanciare i nostri monopattini in un territorio così propenso alla mobilità condivisa - ha dichiarato Lucas Bornert, General Manager, Voi Technology Francia e Italia. In Voi la sicurezza è nel nostro DNA e oggi più che mai mettiamo a disposizione la competenza e la formazione maturate per migliorare l’esperienza dei monopattini, assicurando ai nostri utenti affidabilità e introducendo garanzie continue». Lanciata a Stoccolma nel settembre 2018, Voi opera in 11 Paesi e oltre 45 città tra cui Madrid, Berlino, Oslo, Helsinki, Lisbona e Copenaghen. Ad oggi l’azienda ha permesso a più di 5 milioni di utenti di usufruire di oltre 25 milioni di corse flessibili, convenienti e a basse emissioni di carbonio.


e-mobility • brevi

HELBIZ VERSO L’ACQUISIZIONE DI MIMOTO A inizio agosto 2020, Helbiz ha raggiunto un accordo con MiMoto Smart Mobility per l’integrazione delle due piattaforme di mezzi elettrici e la successiva acquisizione dell’azienda. L’operazione dipenderà anche dalla IPO sul Nasdaq di Helbiz. In seguito sarà possibile scegliere da un’unica piattaforma tra diversi mezzi elettrici: biciclette e monopattini, ma anche scooter. Sarà la prima applicazione di sharing di soli veicoli elettrici in free floating. Dal mese di luglio 2020 Helbiz ha acquisito otto nuove licenze, tra cui quelle a Bari, Cesena, Pescara, Pisa e Latina. MiMoto, invece, ha recentemente inaugurato il servizio nei Comuni liguri di Rapallo, Santa Margherita Ligure e Portofino. Nel complesso, le due società totalizzano 7.000 monopattini elettrici, 3.000 e-bike a pedalata assistita e 1.000 motorini elettrici.

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brevi • e-mobility

JUICEMOTION: IL NOLEGGIO ELETTRICO DI ALD ED ENEL X

Nasce JuiceMotion, un’offerta di noleggio a lungo termine di auto elettriche che vede la collaborazione tra ALD Automotive ed Enel X. I clienti che noleggiano un veicolo full electric o Hybrid plug-in potranno accedere ai servizi di ricarica avanzati di Enel X. Con JuiceMotion, ALD e Enel X offrono un nuovo prodotto che renderà ancora più conveniente il noleggio a lungo termine di un’auto elettrica attraverso un canone tutto incluso “senza pensieri” e un pagamento diluito negli anni di noleggio. Una soluzione che, offrendo tra le varie opzioni una card con 1.350 KWh inclusi da utilizzare presso i punti di ricarica di Enel X e la fornitura dell’infrastruttura domestica JuiceBox per la ricarica, consentirà di avvicinare alla mobilità elettrica anche coloro che ancora temono di dover sopportare costi elevati rispetto a quelli delle motorizzazioni tradizionali e di “rimanere a secco di energia” per mancanza di infrastrutture di ricari10

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ca. Alla convenienza del canone mensile tutto compreso, all’interno del quale sono inclusi servizi come assicurazione, bollo auto, manutenzione e soccorso stradale, con JuiceMotion si aggiunge quindi una infrastruttura di ricarica direttamente a casa. «La partnership con ALD Automotive è strategica per la diffusione della mobilità sostenibile e ci permette di entrare nel settore del noleggio a lungo termine proponendo a chi sceglie un veicolo elettrico le nostre soluzioni di ricarica avanzata – dichiara Alessio Torelli, responsabile Enel X Italia. Grazie ad accordi come questo diamo la possibilità alle persone di passare all’elettrico in totale tranquillità sapendo di poter contare su una rete di punti di ricarica pubblici diffusi su tutto il territorio italiano; di accedere a un network europeo di infrastrutture realizzato grazie agli accordi di interoperabilità e sui servizi avanzati per la ricarica dei veicoli in ambito domestico».


e-mobility • brevi

MULETTI ELETTRICI: UNA STARTUP ITALIANA PER LA RICARICA

MOBILITÀ SOSTENIBILE: QUEL DIVARIO TRA NORD E SUD

La multinazionale francese Michelin ha scelto di sperimentare la tecnologia di Enermove, startup spin-off del Politecnico di Torino e incubata in I3P - Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino, per alimentare le batterie dei suoi carrelli elevatori con il sistema di ricarica wireless. Nata nel maggio 2019, Enermove si occupa di progettare, realizzare e installare sistemi per la ricarica wireless di veicoli elettrici della logistica industriale, come carrelli elevatori e sistemi a guida automatica (AGV). Con l’apporto tecnologico di Enermove, Michelin si propone di migliorare la gestione e il monitoraggio dell’energia e la produttività dell’impianto nell’ottica di Industria 4.0: è possibile eliminare le problematiche legate alla sostituzione o ricarica delle batterie, aumentando le missioni e l’operatività del carrello e di conseguenza la redditività del reparto. La tecnologia wireless studiata da Enermove consente infatti di abbattere i costi del fermo macchina poiché permette di ricaricare le batterie sia durante le soste che nelle varie fasi di lavoro, mantenendo i livelli di carica alti, con veicoli sempre pronti ed operativi. Il sistema è stato ottimizzato per garantire l’alimentazione continua del veicolo nel completo rispetto delle norme di sicurezza per gli operatori a bordo veicolo e nelle vicinanze dell’impianto. Il monitoraggio dell’impianto 24/7 consente una gestione efficiente e sicura dell’energia. L’impianto prototipale Enermove che sarà installato presso Michelin potrà in seguito essere generalizzato sugli altri carrelli della flotta, semplicemente equipaggiando le macchine di bobina ricevente, senza comportare modifiche strutturali dei mezzi.

Il futuro della mobilità in Italia dovrà partire dalla riduzione del divario tra regioni del Nord e del Sud. I primi dati dello Smart Mobility Report 2020 vedono nel complesso una crescita della mobilità a zero emissioni: ma le immatricolazioni di auto elettriche sono concentrate nel nord Italia. Quante auto BEV e quante PHEV Nel 2019 sono state immatricolate 17.065 auto elettriche (+78% tra il 2018 e il 2019, soprattutto grazie all’Ecobonus in vigore da aprile 2019 e all’incremento dell’offerta di modelli elettrificati disponibili). Nel 2019 sono state immatricolate 10.566 auto BEV (Battery electric vehicle, le elettriche pure), più che raddoppiate rispetto al 2018 e 6.499 auto PHEV (plug-in electric vehicle, nel linguaggio comune le ibride) +42% rispetto al 2018. Al nord il 70% delle immatricolazioni Nel Nord Italia si concentra quasi il 70% delle immatricolazioni totali, con 12mila auto tra BEV e PHEV: circa 4mila le auto immatricolate nelle regioni del Centro, il 24%; e infine circa 1.000 auto tra BEV e PHEV immatricolate al Sud, meno del 6%. A fare la differenza sono anche gli incentivi regionali: 8 regioni offrono infatti incentivi e sono quasi tutte al Nord, a eccezione della Sardegna che incentiva però solo il comparto industriale, non i privati cittadini. Covid e auto elettriche Ancora da stimare l’impatto del Covid-19: le immatricolazioni hanno registrato a marzo, primo mese di lockdown, un +49,9% anno su anno, ma un -63,4% rispetto a febbraio. Aprile è stato ovviamente nero: -58,1% anno su anno e -46% mese su mese. Ma le auto elettriche hanno comunque fatto meglio di diesel e benzina, a marzo rispettivamente -97,5% e -98,1%. settembre 2020 -

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brevi • tecnologia

GREEN NETWORK: MIGLIORARE LA CUSTOMER EXPERIENCE CON L’AI Green Network avvia il programma “Customer Experience Restart” per ridurre i tempi di risposta alle richieste dei clienti. Green Network prevede di dotarsi di strumenti di ultima generazione per raggiungere i più elevati standard di efficienza nelle proprie attività, con particolare focalizzazione su quelle a più alto valore per la propria clientela. La soluzione scelta si basa sul process mining: grazie all’intelligenza artificiale si combinano la raccolta dei dati di business real-time, il machine learning e l’automazione delle attività operative per rendere i processi aziendali più snelli e orientati al miglioramento continuo. I partner: Celonis e Techedge Per la realizzazione del programma Green Network ha scelto la piattaforma tecnologica Celonis e Techedge, azienda specializzata nella realizzazione di progetti innovativi e di digital transformation. Green Network è la prima società in Italia,

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nel settore utility, ad utilizzare la piattaforma Celonis per garantire a tutti i propri clienti servizi più rapidi e di semplice fruizione. «Siamo molto soddisfatti dei risultati raggiunti con questo importante programma di trasformazione digitale, grazie al quale abbiamo potuto tastare con mano le potenzialità del Process Mining e dell’Intelligenza Artificiale come strumenti innovativi per l’efficientamento dei processi di customer experience – dichiara Salvatore Vitale, Digital Innovation & Customer Operations Director in Green Network. Il progetto ci consentirà di velocizzare e ottimizzare la gestione delle diverse esigenze dei nostri clienti sia Domestici che Business su tutti i touchpoint, offrendo un servizio sempre più orientato all’eccellenza e, al contempo, consentendo una gestione più efficiente al nostro interno. Questo è in perfetta sintonia con la visione di Green Network, che mette le persone al centro di tutto, siano esse clienti o collaboratori».


tecnologia • brevi

LE CASE DELL’ACQUA DI BRIANZACQUE SCELGONO L’OPEN SOURCE BrianzAcque, gestore unico del ciclo idrico integrato nella Provincia di Monza e della Brianza, ha scelto Red Hat OpenShift per gestire la sua rete intelligente di Case dell’Acqua, in un ambiente hybrid cloud. BrianzAcque gestisce l’intera filiera dell’acqua - acquedotti, fognature, depurazione - per quasi 900mila cittadini. E conta su una rete di 69 chioschi e 62 erogatori distribuiti nella provincia di Monza e della Brianza in grado di erogare acqua liscia e gassata di alta qualità, che i consumatori ricevono accedendo all’erogatore oppure autenticandosi tramite una carta ricaricabile. I chioschi operano anche come punto di informazione per i cittadini, e rappresentano un’opportunità per comunicare ogni giorno con il pubblico attraverso display digitali. Gli obiettivi del progetto BrianzAcque aveva l’obiettivo di centralizzare la gestione della sua rete di chioschi ed erogatori per migliorare l’efficienza operativa, per fornire direttamente agli utenti informazioni rilevanti e in tempo reale sui consumi e sulla qualità dell’acqua, come ad esempio il pH e il livello dei minerali di ogni singolo chiosco. Per farlo era necessario integrare i dati provenienti dai laboratori di BrianzAcque con i dati di consumo provenienti dal campo, in modo da poter gestire in modo efficace le carte di pagamento, e ottimizzare i processi di erogazione. L’azienda ha quindi messo a punto un’architettura IT più reattiva, basata su microservizi, per supportare una rete di dispositivi intelligenti e consentire lo sviluppo di nuovo software cloud native. Tutte le info sull’acqua BrianzAcque è ora in grado di gestire in modo centralizzato tutti i chioschi e gli erogatori distribuiti sul territorio. Oltre al modulo di gestione dei chioschi e degli erogatori, sono stati implementati circa 20 microservizi che eseguono diverse funzionalità quali caricamento e completamento dei dati di lettura sulla qualità dell’acqua, download e compilazione dei moduli, e altre funzioni del sito web di BrianzAcque. Oltre a informare in modo preciso e puntuale

sulla qualità dell’acqua, BrianzAcque può condividere coi cittadini anche informazioni di servizio pubblico, come orari di apertura ed eventi locali o condizioni del traffico. BrianzAcque ha in programma di estendere la sua rete di chioschi ed erogatori ad altre località, aggiungendo nuove installazioni presso caserme dei pompieri, stazioni di polizia e altri edifici pubblici, e fornendo nuove opportunità di comunicazione localizzata verso il pubblico, come ad esempio allerte meteo o avvisi di Polizia. L’azienda punta ad avere 100 chioschi operativi entro il 2021 e ad installare almeno un erogatore per ogni scuola dell’intera provincia di Monza e della Brianza, con l’obiettivo di far crescere la rete composta da chioschi ed erogatori di un ulteriore 40% ogni anno. settembre 2020 -

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brevi • Energy Legal Monitor

ACEA PERFEZIONA L’ACQUISIZIONE DEL 51% DI ALTO SANGRO DISTRIBUZIONE GAS

Studi legali coinvolti: NCTM. ACEA ha perfezionato l’acquisizione del 51% del capitale della società Alto Sangro Distribuzione Gas, attiva nella distribuzione di gas metano. Alto Sangro Distribuzione Gas S.r.l. è presente in 24 comuni della Provincia dell’Aquila, appartenenti prevalentemente all’Atem Aquila 3, ed è proprietaria di quasi la totalità dell’infrastruttura di distribuzione gas, costituita da 537 Km di rete e circa 34 mila PDR. Nctm Studio Legale ha assistito Acea Energia S.p.A. nell’acquisizione mentre UBI Corporate & Investment Banking ha svolto il ruolo di advisor finanziario. Il team di Nctm è stato composto da Riccardo Papetti e Carlo Grignani che insieme a Marzia Manente si sono occupati degli aspetti corporate e contrattuali dell’operazione, e Luca Toffoletti, per gli aspetti antitrust.

MONTE GRIGHINE, RIFINANZIAMENTO DA 48 MILIONI

Studi legali coinvolti: Ashurst; L&B Partners. Al via l’operazione di rifinanziamento da 48 milioni di euro del parco eolico di cui è titolare 4 New Monte Grighine S.r.l., riconducibile al fondo Ardian, costituito complessivamente da 43 aerogeneratori situati in Sardegna, per una capacità complessiva installata di circa 98,9 MW. Nell’operazione Ashurst ha assistito il pool di istituti di credito tra cui BNP Paribas, Italian Branch in qualità di agente, structuring mandated lead arranger, mandated lead arranger e finanziatore e BNL in qualità di banca dei conti, L&B Partners ha assistito 4 New Monte Grighine S.r.l., in qualità di prenditore del finanziamento. 14

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Energy Legal Monitor • brevi

ERMES GROUP COLLOCA IL SUO PRIMO MINIBOND

AEGA ACQUISISCE ILLAPIANA FOTOVOLTAICO

Studi legali coinvolti: Vicari Studio Legale.

Studi legali coinvolti: Deloitte Tax & Legal; RaffaelliSegreti Studio Legale.

Lo Studio Legale Vicari ha agito quale deal counsel nell’emissione da parte di Ermes Group del suo primo minibond del valore di 1,5 milioni di euro. Ermes Group, azienda con sede a Roma, è attiva a livello nazionale ed internazionale nel campo dell’efficientamento energetico e delle energie rinnovabili. L’emissione è finalizzata a sostenere gli obiettivi di crescita dell’azienda nell’ambito della produzione energetica da fonti rinnovabili, in particolare mediante l’installazione e la gestione di nuovi impianti fotovoltaici. La sottoscrizione dei titoli di debito è stata integralmente riservata ad investitori istituzionali. Per l’operatività dell’emissione la società si è rivolta a Banca Popolare del Mediterraneo.

Norita Invest, società parte del gruppo controllato dalla quotata norvegese Aega Asa, ha siglato un accordo per l’acquisizione del 100% delle quote di Villapiana Fotovoltaico, proprietaria di un impianto fotovoltaico su strutture metalliche in Sardegna da circa 1 MW che beneficia degli incentivi di cui al Quarto Conto Energia. Con questa operazione il gruppo norvegese Aega, operante da diversi anni nel fotovoltaico in Italia, rafforza la sua presenza nel mercato secondario e mira ad espandere il proprio portafoglio di impianti. 3F Advisor è stato l’advisor finanziario dell’operazione. Deloitte Legal e RaffaelliSegreti hanno prestato assistenza nella cessione di Villapiana Fotovoltaico ad Aega

DOLOMITI ENERGIA ENTRA NEL CAPITALE DI INBRE

Studi legali coinvolti: Gitti and Partners; Herbert Smith Freehills; Studium 1912. Iniziative Bresciane, affiancata da Gitti and Partners e Studium 1912, e Dolomiti Energia, affiancata da Herbert Smith Freehills, hanno sottoscritto unitamente a Finanziaria Valle Camonica un accordo di investimento disciplinante l’ingresso di Dolomiti Energia nel capitale di Iniziative Bresciane. L’accordo di investimento prevede la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato, per un ammontare massimo di 17,3 milioni di euro. L’operazione, che sarà completata entro la fine del 2020, è subordinata alla preliminare esecuzione da parte di Iniziative Bresciane di un aumento di capitale, per un valore massimo di 7,9 milioni di euro, da offrire in opzione a tutti gli aventi diritto. UBI Banca ha agito quale advisor finanziario di Iniziative Bresciane. settembre 2020 -

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scenari • fotovoltaico

Fotovoltaico, l’impianto galleggia Bomhofsplas, il parco fotovoltaico galleggiante da 27.4 MWp realizzato dalla multinazionale tedesca BayWa r.e. per conto di un consorzio energetico olandese, è il più grande in Europa e uno dei maggiori al mondo. Fornirà energia a oltre 7.000 abitazioni e aziende Il parco fotovoltaico galleggiante più grande d’Europa si trova in Olanda, adagiato sulle acque di un bacino artificiale presso la cittadina anseatica di Zwolle. Si estende su un’area di 18 ettari ed 16

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è stato assemblato da BayWa r.e., multinazionale tedesca leader nel settore dell’energia rinnovabile, tramite la sua filiale olandese, GroenLeven. Acquistato da un consorzio energetico olandese

di cui fanno parte Energiefonds Overijssel, Blauwvinger Energie e un investitore privato, con il supporto finanziario di ASN Groenprojectenfonds, non è solo il più grande parco flottante eu-


fotovoltaico • scenari

ropeo, ma anche il maggiore tra quelli realizzati al di fuori della Cina, paese che detiene il primato per questo tipo di progetti. Pietra miliare per un’intera regione Composto da 73mila pannelli solari e costruito in poche settimane all’interno di una cava di sabbia, l’impianto di Bomhofsplas ha una potenza di 27 megawatt ed è in grado di fornire energia a circa 7.200 abitazioni e aziende della città: una comunità che ha l’opportunità di partecipare attivamente al progetto grazie alla cooperativa Blauwvinger Energie, coinvolta nel consorzio insieme a Energiefonds Overijssel, il primo e il più grande fondo regionale per l’energia nei Paesi Bassi, fondato nel 2012 dalla provincia di Overijssel. Opportunità definita dalle istituzioni locali come “una pietra miliare per la generazione di nuova energia nella regione”. Al servizio della comunità locale Il parco di Bomhofsplas segue l’installazione di altri sette impianti solari realizzati di BayWa r.e. nei Paesi Bassi. «Lo sviluppo, la

CINA, LA PRIMA DELLA CLASSE Il più grande impianto fotovoltaico galleggiante al mondo si trova nella provincia cinese di Anhui: su un bacino idrico di 140 ettari, realizzato in un sito di estrazione mineraria dismesso, si estende un complesso di 13 isolotti di pannelli fotovoltaici, per una capacità complessiva di 70MW. Ma le ambizioni della Cina vanno oltre il record raggiunto e includono un nuovo impianto galleggiante da 150MW, previsto nei pressi della città di Suzhou, che dovrebbe arrivare a completamento nell’immediato futuro, a cui dovrebbero seguire ulteriori impianti, per una capacità complessiva di 1GW.

costruzione e la vendita del parco mostrano il potenziale del solare flottante come parte del mix delle energie rinnovabili. E siamo lieti della partnership con il consorzio, che con noi condivide la convinzione dell’importanza delle energie rinnovabili per garantire un futuro sostenibile: è straordinario che la comunità locale possa beneficiare direttamente dell’energia prodotta», commenta Benedict Ortmann, Direttore Globale dei Progetti Solari di BayWa r.e. Costi più alti all’inizio, vantaggi a lungo termine A fronte di costi iniziali più alti, il fotovoltaico flottante offre alcuni vantaggi rispetto al solare monta-

LE POTENZIALITÀ DEL FOTOVOLTAICO FLOTTANTE 20 GW: è il potenziale delle installazioni fotovoltaiche galleggianti stimato dalla Banca mondiale nel caso in cui venga utilizzato anche solo l’1% della superficie dei bacini idrici artificiali del vecchio continente. L’Istituto Fraunhofer per la ricerca sull’energia solare quantifica invece in 15 GW il potenziale delle installazioni su laghi di estrazione del carbone dismessi nella sola Germania.

to a terra, a partire dal risparmio dell’uso del suolo fino alla maggiore semplicità di installazione, ai rendimenti più elevati legati al raffreddamento ad acqua e agli inferiori costi di manutenzione. La progettazione del parco ha tenuto conto della necessità di preservare la biodiversità del lago, garantendo la circolazione dell’aria e il passaggio della luce attraverso i pannelli glass-glass; rifugi speciali, installati nel lago sotto forma di gabbie protette e compartimentate, offrono riparo e nutrimento ai piccoli pesci e ai vertebrati che popolano lo specchio d’acqua. «Il fotovoltaico galleggiante ha un ruolo importante per sfruttare in modo ottimale la produzione di energia solare. Prevediamo che questo progetto costituisca un preludio a maggiori investimenti per i progetti di impianti fotovoltaici flottanti in futuro», conclude Rosemarijn Van Der Meij, Fund Manager del fondo ASN Groenprojectenfonds, che ha sostenuto il progetto. F.R. settembre 2020 -

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scenari • rinnovabili

La rimonta delle rinnovabili Superata la crisi legata all’emergenza sanitaria, le rinnovabili tornano a crescere: i dati dell’Irex Annual Report 2020 curato da Althesys confermano il trend positivo dello scorso anno. Indicando tra i nuovi attori del comparto le compagnie Oil&Gas e i colossi del tech Franata o ripresa? Dopo la battuta d’arresto legata all’emergenza sanitaria, tornano a crescere le rinnovabili. Il dato emerge dall’Irex Annual Report 2020, il rapporto annuale curato da Althesys che fornisce un quadro ampio e dettagliato del settore elettrico e del sistema energetico del nostro paese. Mostrando tendenze e strategie del comparto e mettendo la lente sugli investimenti utility scale nelle rinnovabili, nella smart energy e nell’efficienza energetica promossi dalle imprese nazionali ed estere, nonché sugli investimenti intrapresi dagli operatori italiani fuori dai confini nazionali. Le Big Tech tra i nuovi player Le indicazioni di crescita delle rinnovabili per il 2020 confermano il trend positivo dello scorso anno, spinto dal Green Deal europeo che rende evidente come la trasformazione del settore elettrico sia un processo ineluttabile, destinato a dispiegarsi a lungo nel tempo. 18

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Spinta delle politiche climatiche dell’Unione, l’industria elettrica europea accelera la transizione verso le fonti rinnovabili: basti pensare che nell’arco di un decennio le maggiori venti utility del vecchio continente hanno aumentato del 29% la capacità rinnovabile, avviando piani per il phase-out del carbone. Allo stesso tempo, sul mercato energetico green approdano nuovi attori, tra cui le compagnie Oil&Gas e i colossi del tech, come Google e Amazon, attratti

dal peso crescente della digitalizzazione e automazione nei settori energetici e protagonisti di grandi approvvigionamenti tramite PPA e investimenti diretti nel settore. Crescono le operazioni, calano gli investimenti Il numero delle operazioni cresce del 24% e la potenza installata sale del 38%, anche se l’entità degli investimenti è scesa del 5,6%. Quasi un’iniziativa su due riguarda il fotovoltaico, ma l’eolico mantiene

SUCCESSO ANCHE IN BORSA Nel 2019 le società delle rinnovabili quotate in Borsa hanno registrato ottime performance: l’Irex Index, l’indice che monitora l’andamento delle small-mid cap pure renewable quotate, ha segnato una crescita del 50,1%, mantenendo un andamento migliore del mercato anche nei mesi del lockdown. Gli investimenti nelle rinnovabili sono favoriti dal costante miglioramento degli economics di eolico e fotovoltaico; tuttavia, nella maggior parte dei dieci paesi europei esaminati dal report, la discesa dei costi di generazione deve fare i conti con il drastico calo dei prezzi sui mercati elettrici, dovuti a quelli di gas e carbone.


rinnovabili • scenari

le dimensioni maggiori, con 5 GW e 4,7 miliardi investiti. L’idroelettrico rimane stabile al 4%, mentre la smart energy cala dall’11 al 6% e le biomasse scendono dal 7 al 4%; l’efficienza energetica passa dall’11 al 2%. Si affermano le nuove frontiere tecnologiche come storage, biometano e power-to-gas, che

coprono il 2% circa. Nel complesso le operazioni sono state 211 per 9,5 miliardi di euro e 10,2 GW (+38% rispetto al 2018). Tra le principali tendenze si assiste alla crescita dimensionale dei top player, le cui acquisizioni stanno accelerando il consolidamento del mercato italiano, con

BATTERIE E MOBILITÀ, LE TECNOLOGIE EMERGENTI La crescita delle rinnovabili è accompagnata da investimenti nelle nuove tecnologie. Tra queste le principali prevedono lo sviluppo di sistemi di accumulo, abbinati sia a impianti a rinnovabili che a quelli termoelettrici. Parallelamente, aumentano le attività di ricerca e sviluppo, che puntano anche alla creazione di una filiera nazionale delle batterie. Un’altra area ancora nelle prime fasi del ciclo di vita è quella della mobilità sostenibile, per la quale diversi operatori stanno sviluppando reti di ricarica elettrica più capillari e stringendo collaborazioni a livello europeo. Nel medio termine i fari sono puntati sull’accoppiamento tra elettrico e gas, grazie anche a biometano e P2G (power-to-gas).

una capacità passata di mano salita dagli 1,2 GW agli 1,7 del 2019. Luci e ombre: il nodo è il permitting Nel corso dell’ultimo anno e mezzo la realizzazione di nuovi impianti si impenna, passando dal 27% del 2018 al 51% del 2019, tornano a prevalere gli investimenti in nuova capacità, con un valore totale di 5,3 miliardi di cui il 47% all’estero, e aumenta anche la potenza, passando da 2,6 GW del 2018 ai 6,4 GW. Tuttavia, più della metà dei nuovi progetti per l’Italia è in attesa di autorizzazione e rischia di rimanere bloccata dalla durata e complessità del processo, penalizzando lo sviluppo presente e futuro dell’intero comparto. F.R. settembre 2020 -

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scenari • smartworking

Che ne sarà dello smartworking? I dati diffusi dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro parlano chiaro: già a giugno, le riaperture hanno riportato negli uffici il 40% di coloro che durante il lockdown avevano lavorato da casa. Fanno eccezione le grandi aziende, che continuano a sperimentare forme di alternanza casa-lavoro

Superata l’emergenza sanitaria, le attività tornano gradualmente a regime, riportando negli uffici circa il 40% di quanti nei mesi della serrata avevano lavorato da casa. L’elaborazione condotta da Fondazione Studi Consulenti del Lavoro sui risultati dell’indagine Istat mostra come a qualche mese dalle riaperture, le modalità tradizionali di lavoro vadano riguadagnando terreno: il lavoro da casa, che tra marzo e aprile aveva coinvolto complessivamente quasi il 9% dei lavoratori, già alla fine di giugno riguardava solo il 5,3% delle risorse aziendali. Piccole imprese impreparate E così, si legge nel report della Fondazione, mentre il dibattito sul futuro dello smartworking registra una certa polarizzazione tra fanatici e detrattori, il ritorno all’operatività delle aziende “sembra in parte ridimensionare le aspettative di quanti speravano di imprimere un cambiamento radi20

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cale all’organizzazione e alla cultura del lavoro in Italia”. «Non c’è da sorprendersi se circa la metà dei lavoratori ha ripreso a lavorare in sede: le aziende sono arrivate del tutto impreparate alla sfida dell’home working, in molti casi preferendo ricorrere ad altri strumenti, come le ferie», commenta il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca.

Grandi imprese, verso l’alternanza casa-lavoro L’impatto dello smartworking, d’altra parte, non è stato uguale per tutti e il rientro mostra una realtà altrettanto polarizzata: nelle grandi aziende, dove è arrivato a lavorare da casa il 31% dell’organico, la percentuale di smartworker tocca ancora oggi il 25% della forza lavoro. Garanzia di distanziamento, tutela della salute ed evidenti risparmi

GEOGRAFIA E PROFESSIONI DEL LAVORO A DISTANZA Le diversità geografiche hanno inciso sulla diffusione e continuano a incidere sulla durata del lavoro agile. Il Nord-Ovest è l’area in cui lo smartworking si è consolidato maggiormente, con un incremento dell’incidenza sui lavoratori di 5,2 punti percentuali che a maggio-giugno ha raggiunto il 6,6%. Al Centro l’incremento è stato del 4,7% nel Nord-Est del 3,3%, al Sud del 3%. Tra le regioni, il Lazio ha registrato l’incremento più significativo. Il lavoro a distanza prevale tra le donne: una dipendente su quattro svolge una delle 13 professioni individuate come potenzialmente agibili in modalità smart. Infine, l’occupabilità da remoto aumenta con il livello di istruzione, dal 10,2% dei diplomati al 35,7% dei laureati.


smartworking • scenari

IN ITALIA PIACE A MANAGER E DIPENDENTI Il lavoro del futuro sarà probabilmente un mix fluido di incontri fisici e collaborazione digitale. La nuova edizione del Work Trend Index di Microsoft esplora il mondo dello smartworking combinando i risultati provenienti da tre fonti: i trend di utilizzo degli strumenti di collaborazione digitale di Microsoft; i risultati di una survey globale di Harris Poll che a fine maggio ha coinvolto oltre 2.000 persone attive da remoto in sei paesi, di cui 350 in

economici spingono le realtà più articolate, specialmente quelle a prevalenza di risorse high-skilled, a consolidare forme di alternanza tra lavoro da casa e lavoro in presenza, mentre da parte delle piccole e medie imprese, dove il ricorso al lavoro da remoto è stato meno diffuso e organizzato, si registra un rapido abbandono. «Dobbiamo fare in modo che l’esperienza di questi mesi non vada persa, rendendo il lavoro agile più funzionale anche per quanto riguarda la valutazione

Italia; le evidenze di oltre 30 progetti di ricerca di Microsoft costituiti survey, interviste, analisi, focus group e studi sul cervello umano. In Italia l’89% dei manager si aspetta policy flessibili anche postpandemia, il 72% di manager e dipendenti desidera continuare a lavorare da casa almeno part-time. A livello globale prevalgono invece le criticità: il 60% degli intervistati si sente meno connesso ai propri colleghi e solo il 35% ha uno studio in cui lavorare.

della prestazione lavorativa, la verifica dei risultati, la sicurezza sul luogo di lavoro», sottolinea ancora De Luca. Utility tra le prime nel lavoro a distanza Il settore energetico figura tra quelli maggiormente coinvolti nella pratica dello smartworking. In particolare, le utility sono tra le realtà che hanno registrato un incremento sensibile dell’incidenza dei lavoratori coinvolti nel lavoro a distanza,

passando dal 3,3% dei dipendenti attivi da remoto nel bimestre gennaio-febbraio al 29,6% di marzoaprile. A maggio-giugno ha lavorato da casa il 17,2 del personale, con un balzo di 13,9 punti percentuali rispetto all’era pre-Covid: un dato ben al di sopra della media del settore industriale, che nel suo complesso ha superato di poco il 5% nei mesi di chiusura, assestandosi poi appena sopra al 3%. F.R. settembre 2020 -

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scenari • PPA

Grandi impianti e PPA per la crescita sostenibile Ministero dello Sviluppo economico e GSE hanno da poco avviato il processo di elaborazione di una normativa italiana per la diffusione dei PPA, i contratti a lungo termine per la vendita di energia da fonti rinnovabili, utili per favorire gli investimenti e la realizzazione di grandi impianti

L’effettivo raggiungimento degli obiettivi fissati dal Green Deal, a cominciare dalla riduzione dei gas a effetto serra al 50-55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030, è notoriamente uno degli elementi fondamentali della strategia di rilancio elaborata in Europa per superare l’emergenza sanitaria. In Italia gli obiettivi di decarbonizzazione indicati dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) – che per le fonti rinnovabili prevede la quota del 50% dei consumi interni lordi di energia elettrica – esprimono particolare favore per la diffusione di contratti a lungo termine di vendita di energia da fonti rinnovabili (Renewable Power Purchase Agreement, PPA), il cui 22

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contributo dovrà essere pari a 0,5 TWh di energia elettrica aggiuntiva all’anno. Una diffusione ancora lenta La diffusione dei PPA in Italia, tuttavia, è più lenta rispetto a quella che si riscontra in altri paesi europei (Gran Bretagna, Spagna e paesi scandinavi), principalmente a causa della mancanza di requisiti di durata e stabilità dei contratti e della relativa “bancabilità” dei progetti degli impianti a essi collegati, delle necessità di definire le regole dei mercati di dispacciamento e di sviluppare le infrastrutture di rete. Secondo i dati disponibili, infatti, a oggi si registrano contratti PPA per una capacità complessiva di soltanto 600 MW.

Verso una normativa italiana per lo sviluppo dei PPA In questo quadro, nel mese di agosto il Ministero dello Sviluppo economico e il Gestore dei

Guglielmo Fabbricatore, Responsabile Dipartimento Energy DWF Italy


PPA • scenari

Servizi Energetici (Gse) hanno avviato il processo di elaborazione di una normativa italiana in materia di PPA, con il contributo tecnico fornito dalla Direzione generale per il supporto alle riforme strutturali (Dg Reform) della Commissione europea. Il superamento delle barriere finanziarie, legislative e regolatorie che al momento limitano la diffusione dei PPA nel mercato elettrico italiano consentirebbe agli investitori-produttori di pianificare nuovi investimenti facendo affidamento su orizzonti temporali adeguati e stabili e ai consumatori di ridurre l’esposizione al rischio di variazioni nei prezzi dell’energia elettrica. Le proposte del PPA Committee Molto degne di nota sono le recenti proposte del PPA Committee (network di primarie imprese nazionali e internazionali del settore) per il rilancio delle fonti energetiche rinnovabili nel quadro degli obiettivi di decarbonizzazione italiani ed europei e, in particolare, per stimolare la diffusione dei PPA a lungo termine. Si tratta di proposte, sia “di mercato” sia di natura regolatoria, sicuramente condivisibili e finalizzate alla diffusione dei PPA e all’incremento della raccolta di capitale per lo sviluppo di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, proposte che per una migliore comprensione del tema vale la pena di descrivere brevemente.

Occorre superare le barriere finanziarie, legislative e regolatorie che limitano la diffusione dei PPA in Italia Dal credito fiscale alle aste pluriennali In sintesi, ciò che si propone a regolatori e policy makers è: (a) l’introduzione, per un periodo di tempo limitato, di un meccanismo di credito fiscale corrispondente a una determinata percentuale del costo di investimento dell’impianto e corrispondente diritto di cedere il credito a terzi; (b) l’introduzione di benefici fiscali per i consumatori finali che sottoscrivono PPA in proporzione alla quota di consumo elettrico a essi collegata, di un meccanismo di detrazione fiscale per valori espressi in €/MWh sottostante a un PPA, di incremento della domanda della Pubblica Amministrazione; (c) l’introduzione di incentivi fiscali sui prodotti finanziari collegati allo

sviluppo delle fonti rinnovabili (e.g. green bond); (d) la stabilizzazione del quadro regolatorio, di competenza dell’ARERA, per facilitare la bancabilità dei PPA; (e) l’organizzazione di aste CCC (copertura contro il rischio di volatilità del corrispettivo di assegnazione della capacità di trasporto) pluriennali per mitigare il rischio volatilità dei prezzi dell’energia elettrica e la revisione delle modalità di rilascio delle garanzie di origine (GO), prevedendo la possibilità di emettere GO direttamente a favore dell’off taker. Favorire la costruzione di grandi impianti Nei prossimi mesi sarà possibile verificare i risultati di queste e di altre pregevoli iniziative finalizzate alla realizzazione di condizioni che effettivamente favoriscano la costruzione di grandi impianti e la stipula di PPA idonei a soddisfare le legittime aspettative di investitori, produttori, clienti finali e istituti finanziatori. La continua crescita degli investimenti e delle iniziative di sviluppo di progetti di grandi impianti fotovoltaici ed eolici, del resto, è di per sé la dimostrazione che anche in Italia il mercato dei PPA è destinato a rafforzarsi e a condizionare il futuro del mercato elettrico. Avv. Guglielmo Fabbricatore Responsabile Dipartimento Energy DWF Italy settembre 2020 -

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speciale • nuova mobilità

Torneremo a guardare avanti? Uno studio dei primi di marzo identificava nel 2030 l’anno di svolta per la mobilità sostenibile nelle maggiori città del mondo: meno auto private, più mezzi pubblici e sharing. Andrà davvero così? All’inizio di marzo, agli albori della crisi provocata dal Covid, Kantar presentava lo studio Mobility Future al UN-Habitat World Urban Forum di Abu Dhabi, identificando nel 2030 l’anno di svolta per la mobilità sostenibile nelle maggiori città del mondo. Nei prossimi dieci anni, affermava lo studio, le automobili private percorreranno il 10% dei tragitti in meno, mentre l’avanzata della sharing economy, la multimodalità e la diffusione dei mezzi a guida autonoma, insieme all’invecchiamento globale della popolazione, ridurranno drasticamente il bisogno di

possedere una automobile propria, portando le persone a privilegiare mezzi pubblici, biciclette e spostamenti a piedi e favorendo la transizione verso sistemi di trasporto più sostenibili ed ecologici. Tra crisi e dinamismo C’è da chiedersi quanto di questa analisi resti identico dopo l’ondata pandemica che ha travolto il mondo e quanto a lungo i timori legati al diffondersi di nuovi focolai e di nuove epidemie siano destinati a incidere sulle scelte di chi si sposta all’interno dei contesti urbani.Con un crollo

UN INDICE PER VALUTARE LE CITTÀ Le nuove abitudini di mobilità, sostenute da numerosi interventi come l’estensione delle piste ciclabili e l’implementazione dei sistemi di sharing, la pedonalizzazione di aree urbane e il miglioramento del trasporto pubblico, coinvolgeranno oltre 36 milioni di cittadini nel mondo, che nel prossimo decennio cambieranno le proprie abitudini, a fronte di un 40% della popolazione globale disponibile a valutare soluzioni di trasporto più innovative. Tra le 31 città coinvolte nell’indagine di Kantar e classificate secondo il Transforming cities Index, Milano occupa il sesto 24

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delle vendite superiore all’80% nei mesi più duri del lockdown, l’automotive è stato uno dei settori più colpiti dagli effetti dell’emergenza. Negli ultimi anni, tuttavia, è stato anche uno dei più attivi nella ricerca di innovazione e nell’ideazione di soluzioni funzionali alla transizione verso quei modelli sostenibili ribaditi a inizio anno dal Green Deal europeo e riproposti dal piano di Recovery varato dall’Unione. Di questo dinamismo sono indice gli investimenti delle case automobilistiche nei modelli ad alimentazione elettrica o ibrida e la loro partecipazione a pro-

posto, con oltre mezzo milione di persone (il 17% della popolazione della città metropolitana) coinvolto nel cambiamento e destinato ad abbandonare l’auto (-20%) in favore di alternative più sostenibili tra cui il trasporto pubblico (+16%), gli spostamenti a piedi (+10%), la bici (+19%), in un mix più ampio di scelte possibili. Tuttavia, occorre tener presente che anche le città più inclini al rinnovamento della mobilità scontano una certa sfiducia dei cittadini nei confronti dell’amministrazione urbana, che potrebbe limitare i progetti e frenare il cambiamento.


nuova mobilità • speciale

getti per lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica e per la condivisione delle tecnologie digitali di supporto. Auto privata, si torna indietro Se in molti settori della vita sociale e dell’economia la crisi sanitaria ha agito come un acceleratore delle tendenze in atto, almeno per quanto riguarda l’utilizzo dell’auto privata è prevedibile che per qualche tempo agisca come freno al cambiamento, rallentando un processo di progressivo abbandono dell’auto che a marzo si traduceva in un calo stimato dall’odierno 51% al 46% entro il 2030, a favore di modalità più green ed evolute. Queste, secondo lo studio, destinate a costituire entro la stessa data il 49% degli spostamenti, con un 5% coperto da ricorso a taxi, car sharing e corse condivise, il cosiddetto ride hailing. Anche nel nuovo scenario, la bicicletta è il mezzo per il quale

DI QUALI INFRASTRUTTURE HANNO BISOGNO I CITTADINI? Per valutare quali sono le tecnologie e le soluzioni di mobilità con il maggior potenziale per soddisfare i bisogni dei pendolari di domani, Kantar ha attivato una partnership con il programma Mobility Futures, per sviluppare e testare oltre 20 modelli alternativi di mobilità sulle preferenze di 20mila cittadini di tutto il mondo. Le innovazioni che risulteranno migliori saranno quelle in grado di apportare sia convenienza sia efficacia. Tra queste ci sono: • Mobility as a Service: un modello che integra diversi mezzi di trasporto, tra cui autobus, tram, bici e car sharing, e li unisce in un singolo biglietto o in unica app, in un’esperienza di viaggio multimodale. • Mobility hubs: stazioni dislocate nella periferia delle città che permettono ai pendolari di abbandonare le proprie auto inquinanti per guidare veicoli con zero emissioni, e-bike e scooter. • Veicoli autonomi per la consegna di pacchi: stazioni mobili che il cliente possa attivare tramite una app, indirizzando la consegna presso un luogo prestabilito e recuperare il pacco dal veicolo autonomamente.

è prevedibile la crescita più rapida, nell’ordine del 20% da adesso fino al 2030. Crescerà del 15% anche chi sceglie di muoversi a piedi, mentre

le stime pre Covid per i mezzi pubblici indicano un aumento del 6%. F.R. settembre 2020 -

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speciale • nuova mobilità

Un ecosistema per la mobilità del futuro Nella capitale italiana dell’auto nasce Smart Mobility Corporate Club, promosso da Intesa Sanpaolo Innovation Center insieme a Cisco, FCA e Iren per favorire l’innovazione nell’area della mobilità smart

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nuova mobilità • speciale

L’obiettivo dello Smart Mobility Corporate Club, promosso a Torino da Intesa Sanpaolo Innovation Center insieme a Cisco, FCA e Iren, è quello di innovare la smart mobility, facendo leva su servizi esclusivi alle imprese interessante e lavorando in sinergia per sviluppare nuovi progetti anche insieme a startup italiane e internazionali. Infatti, sempre a Torino, è presente Techstars, acceleratore americano incentrato proprio sulle attività di smart mobility.

comune le rispettive conoscenze, confrontarsi con le startup più promettenti e lavorare assieme per lo sviluppo della mobilità del futuro, partendo da Torino – afferma Guido De Vecchi, Direttore Generale Intesa Sanpaolo Innovation Center. Grazie anche alla sinergia e al supporto del Gruppo Intesa Sanpaolo, l’Innovation Center funge da abilitatore di questo percorso, offrendo competenze trasversali, relazioni internazionali e il supporto di un network globale».

Servizi e benefit per le aziende del comparto Attraverso questo progetto, Intesa Sanpaolo Innovation Center fornirà a Cisco, FCA e Iren una serie di servizi e benefit in esclusiva: ricerche sui trend dell’innovazione, in particolare nei settori technology media & telecommunications, automotive ed energy; informazioni aggiornate e tailormade su tecnologie di frontiera; contatti privilegiati con le startup; coinvolgimento come mentor o partner delle startup di maggiore interesse; partecipazione a eventi di rilievo internazionale in cui incontrare startup e possibili partner tecnologici, come i tech-tour in Israele o nella Greater Bay Area tra Guangdong e Hong Kong.

Un laboratorio per la digitalizzazione del Paese «Aderire a Smart Mobility Corporate Club è per Cisco un’eccellente opportunità, in linea con il nostro modello di innovazione aperto che si basa sulla co-innovazione con i clienti e sulla sperimentazione congiunta – dichiara Enrico Mercadante, Head of Innovation South Europe di Cisco. Il tema della Smart Mobility è particolarmente rilevante, perché ha un impatto importante in termini di servizi digitali per i cittadini e definisce il modo in cui le città del futuro svilupperanno i loro sistemi di trasporto in modo sostenibile; inoltre, promuovere una mobilità intelligente significa digitalizzare infrastrutture critiche per il paese e questo è in linea con la missione del programma Digitaliani, che abbiamo lanciato quattro anni fa per accelerare la digitalizzazione dell’Italia. Siamo quindi entusiasti di prendere parte a questo progetto e co-innovare insieme alle altre aziende del Club».

Favorire il dialogo tra imprese «Lo Smart Mobility Corporate Club vuole favorire e facilitare il dialogo tra aziende che operano ai massimi livelli nelle nuove tecnologie, nell’automotive e nell’energia perché possano mettere a fattor

Per una progettualità di sistema nell’automotive «In Fiat Chrysler Automobiles – spiega Roberto Di Stefano, Head of e-Mobility di FCA Region EMEA – l’innovazione è parte integrante delle nostre attività e la disponibilità di informazioni derivanti dall’adesione allo Smart Mobility Corporate Club ci consentirà di sviluppare rapidamente nuovi progetti in collaborazione con i migliori giovani d’Europa che sapranno innestare in azienda nuovi approcci in grado di sviluppare un vero ecosistema della mobilità. Inoltre, lavorare insieme con aziende leader nel proprio settore ci permetterà una migliore progettualità di sistema e ci consentirà di realizzare ambiziosi progetti innovativi con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei nostri clienti e dell’ambiente delle nostre città». Il ruolo della utility «La partecipazione allo Smart Mobility Corporate Club – dichiara Enrico Pochettino, Direttore Internazionalizzazione e Innovazione di Iren – ci permette di potenziare gli strumenti che abbiamo adottato per portare innovazione all’interno del Gruppo Iren. In particolare, possiamo accelerare nello scouting di soluzioni innovative per la mobilità, settore nel quale stiamo investendo con le soluzioni Iren-Go, e proporci alle startup internazionali come un partner di riferimento anche facendo leva sul programma di corporate venture capital Iren-Up». G.C. settembre 2020 -

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speciale • nuova mobilitĂ

La crisi non ferma l’auto elettrica L’osservatorio della compagnia assicurativa Verti, condotto su oltre mezzo milione di veicoli, mostra una crescita consistente delle auto ibride ed elettriche, che nel 2019 sono aumentate del 18%

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nuova mobilità • speciale

L’automobilista green? Ha tra i 40 e i 54 anni, vive a Milano e guida un’auto Giapponese: una Toyota nell’87% dei casi, oppure una Suzuki o una Honda. È l’identikit tratteggiato da VertiMovers, l’osservatorio permanente con cui la compagnia assicurativa Verti intercetta tendenze e cambiamenti culturali in atto nella società in cui viviamo. E l’evoluzione più evidente nel mondo dell’automotive, al netto del tracollo causato dalla pandemia da Coronavirus, è l’impennata delle auto ibride ed elettriche, che i dati Verti rivelano in crescita del 18% tra 2018 e 2019, sulla spinta degli ecoincentivi e di una mutata sensibilità dell’opinione pubblica. Sette milioni entro il 2030? Lo scorso anno, i veicoli green assicurati da Verti hanno toccato le 10mila unità, raddoppiando nel giro di un anno. Un incremento in linea con le stime nazionali contenute nell’ultimo Smart Mobility Report dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, che ipotizza un best scenario con oltre 7 milioni di auto elettriche o ibride circolanti in Italia entro 2030. Si tratta pur sempre di una nicchia, è opportuno ricordarlo, che copre una piccola percentuale sia del parco auto circolante nel nostro paese, sia del portafoglio della compagnia, che conta in tutto 500mila polizze. Eppure, si tratta di una nicchia destinata a sviluppi interessanti, spinti dalle indicazioni europee

CHI COMPRA ELETTRICO E CHI NO I limiti allo sviluppo della mobilità elettrica sono ancora molti e non vanno trascurati, spaziando dal costo elevato dei veicoli all’ancora insufficiente infrastruttura di ricarica, fino al più strutturale ritardo sociale, culturale ed economico del nostro paese. In particolare, i dati dell’osservatorio Verti restituiscono l’immagine di un’Italia che corre a più velocità e di una popolazione eterogenea quanto a sensibilità e risorse. Nel suo insieme, l’intera penisola è lontana anni luce dai numeri della Norvegia, dove circola oltre il 7% delle auto elettriche presenti in Europa. Ma, forse per effetto del blocco dei diesel, forse per via dell’ampliamento delle zone precluse ai veicoli inquinanti, forse in virtù di una maggiore sensibilità ambientale, i fautori dell’auto elettrica si concentrano in Lombardia, dove viene immatricolato quasi il 39% delle auto ibride o elettriche assicurate da Verti. Secondo in classifica, staccato di circa 15 punti percentuali, il Lazio, terzo il Veneto. Al polo opposto, Calabria, Campania e Puglia.

per il contrasto al cambiamento climatico e la riduzione degli inquinanti. Più modelli, meno nicchia Così, si legge nella ricerca VertoMovers, facendo di necessità virtù, quel che fino a pochi anni pareva un’utopia oggi si fa sempre più plausibile: la cultura della sostenibilità comincia a entrare nella quotidianità delle persone, a cambiare le abitudini, promettendo di ridisegnare interi comparti economici. Il settore dell’auto è stato uno dei primi ad assecondare il cambiamento, con uno sforzo non indifferente di adeguamento dell’offerta, oggi declinata in più di 25 modelli elettrici e ibridi delle maggiori case automobilistiche, e con una proposta crescente di soluzioni innovative per la sosteni-

bilità. Stando ai dati dell’UNRAE – Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, nel periodo gennaio-aprile 2020 le immatricolazioni di auto ibride hanno superato quota 38mila, coprendo quasi l’11% del totale, contro le 37mila scarse dello scorso anno, che erano appena il 5,3% delle immatricolazioni complessive. Un dato di tutto rispetto, se si considera che il lockdown ha di fatto bloccato il mercato per due mesi, probabilmente destinato a crescere ancora, dal momento che le misure restrittive e i timori di contagio da Coronavirus lasciano prevedere un incremento della mobilità privata, nel contesto della quale i veicoli più sostenibili potrebbero registrare un’ulteriore avanzata. F.R. settembre 2020 -

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Auto connessa, regina della smart mobility Il mercato delle soluzioni per l’auto connessa vale 1,2 miliardi di euro. Il suo sviluppo va di pari passo con quello della smart mobility e in Italia riguarda quasi 17 milioni di veicoli Intelligente, connessa, elettrica e condivisa. È l’auto del futuro secondo la ricerca presentata lo scorso giugno dall’Osservatorio Smart & Connected Car della School of Management del Politecnico di Milano. Il mercato delle soluzioni per l’auto connessa, si legge nella ricerca, vale 1,2 miliardi di euro: nel 2019 è cresciuto del 14% e mantiene buone prospettive di ripresa dopo la crisi che ha travolto il settore dell’auto.

Giocano a favore la spinta degli obblighi normativi relativi ai dispositivi automatici di sicurezza e monitoraggio e il numero sempre crescente di servizi abilitati dai big data. Mezzi connessi, servizi intelligenti In Italia i veicoli connessi sono 16,7 milioni, circa il 40% del parco circolante, 6,2 milioni dei quali nativamente connessi tramite sim o bluethoot, a fronte di 10,5 milioni

LE SCELTE DEGLI AUTOMOBILISTI: ELETTRICO, MA NON SUBITO Sensori e telecamere per il parcheggio, assistenti vocali e ausilio alla guida, dispositivi di sicurezza come la frenata automatica, collegamento wi-fi: più di sei italiani su dieci hanno almeno una funzionalità smart sulla propria auto, nonostante il prezzo ancora elevato e la scarsa percezione dei benefici ottenibili costituiscano una barriera nel 29 e nel 14% dei casi. Inoltre, più della metà dei consumatori ha in programma di acquistare un’auto connessa, il 22% già entro il prossimo anno. Quasi il 70% si dichiara invece interessato ad acquistare un’auto elettrica: il 7% già il prossimo anno, il 15% entro tre anni, il 46% in un futuro non meglio identificato, citando tra i deterrenti il prezzo ancora troppo elevato, primo deterrente per il 46% degli intervistati, ma anche la scarsa durata della batteria, l’inadeguatezza dell’infrastruttura e la durata dei tempi di ricarica. Diffidenza generalizzatata, invece, verso l’auto a guida autonoma, che nei due terzi dei casi suscita timore di perdere il controllo del mezzo e resistenza a lasciare il volante. 30

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di vetture dotate di dispositivi per la localizzazione e la registrazione dei parametri a fini assicurativi. Lo sviluppo del comparto della smart car, la cui definizione è nota al 75% dei consumatori, va di pari passo con quello della smart mobility, che anche nel nostro paese assume rilevanza col passare degli anni e col diffondersi di nuove sensibilità, rafforzate da incentivi economici su base locale e na-


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zionale. Tanto che le anche amministrazioni locali cominciano ad assegnare importanza alla nuova mobilità: l’87% assegna grande rilevanza a questo ambito e il 36% dei comuni sopra i 25mila abitanti ha già attivato almeno un progetto, in oltre dei casi in stadio avanzato ed esteso all’intera area urbana, mentre il 39% dei cittadini ha usato almeno una volta un servizio di mobilità condivisa, car sharing e car pooling in testa. Una frenata solo momentanea «L’emergenza Covid19 ha inevitabilmente rallentato un mercato che stava mostrando grande dinamismo e che, una volta terminata la crisi sanitaria, tornerà a crescere rapidamente. L’auto del futuro avrà la connettività integrata a bordo veicolo, in grado di abilitare nuovi servizi per gli utenti; la condivisione del veicolo si affermerà come nuova modalità di utilizzo accanto alla

DAI VEICOLI CONNESSI UN PATRIMONIO DI DATI La valorizzazione dei dati che si possono raccogliere dalle auto connesse e dai dispositivi smart per la mobilità assume un’importanza sempre crescente per le aziende, sia per il miglioramento dei processi sia per la creazione di servizi, sia per lo sviluppo di versioni migliorative del prodotto. Personalizzazione dell’offerta e campagne pubblicitarie mirate poggiano sulle basi di una profilazione degli utenti resa più accurata dai dati raccolti. Nel 2019 la componente legata ai servizi connessi valeva 330 milioni di euro, il 20% in più dell’anno precedente.

proprietà; l’auto sarà inoltre intelligente e autonoma, consentendo al conducente di dedicarsi ad altre attività; i veicoli alimentati a carburante fossile saranno progressivamente sostituiti da quelli elettrici. Questi cambiamenti stanno avvenendo rapidamente e coinvolgono produttori di auto, fornitori di servizi, giganti hi-tech e startup innovative: la creazione di un ecosistema solido e collaborativo sarà uno degli elementi su cui il mercato dovrà

puntare», afferma Giulio Salvadori, Direttore dell’Osservatorio Smart & Connected Car. Decollano i progetti dei comuni Aggiunge Angela Tumino, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Smart & Connected Car: «Il fermento del mercato delle soluzioni per l’auto connessa spinge anche lo sviluppo della smart mobility. Sono numerose le iniziative intraprese dai comuni, legate soprattutto a mobilità elettrica, servizi di sharing, gestione dei parcheggi e del traffico, e trainate dalla grande attenzione delle PA per il tema e dai benefici che è possibile ottenere, in termini di riduzione dei costi, maggiore sostenibilità ambientale e migliori servizi offerti al cittadino. L’emergenza sanitaria sta progressivamente trasformando i flussi di mobilità all’interno delle aree urbane: le tecnologie digitali possono avere un ruolo ancora più rilevante rispetto al passato, fornendo un grande contributo nella gestione della ripartenza e nella progettazione della mobilità del presente e del futuro». F.R. settembre 2020 -

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A ciascuno il suo target, per ciascuno un ruolo Da penultima in Europa per impiego di gas naturale liquefatto e gas naturale compresso, l’Italia è diventata leader europeo nell’infrastruttura privata per il rifornimento dei veicoli pesanti. Un’alternativa più ecologica rispetto al gasolio, economica e pronta a sostenere la mobilità del futuro. Ma servono coraggio e visione d’insieme, dicono le aziende del settore «La mobilità? Non era tra le nostre attività strategiche, ma lo sta diventando». Chi parla è Andrea Arzà, Amministratore Delegato di Liquigas, azienda del gruppo multinazionale SHV Energy attiva nella distribuzione di GPL e GNL per uso domestico, commerciale e industriale. «Da qualche anno, abbiamo affiancato al nostro core business tradizionale, il gas di petrolio liquefatto, la distribuzione di gas naturale liquefatto. Una scelta che ci vede impegnati su due fronti: da una parte lavoriamo con l’industria energivora di medie e grandi dimensioni, alla quale offriamo soluzioni più sostenibili, alternative all’uso di olio combustibile e gasolio; dall’altra realizziamo stazioni di servizio interne ai grandi operatori della logistica italiana, che vi fanno ricorso per il rifornimento delle loro flotte di mezzi pesanti», continua Arzà. 32

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nuova mobilità • speciale

Andrea Arzà, Amministratore Delegato di Liquigas

Una nicchia in forte crescita Ecco dunque l’automotive diventare un segmento rilevante per Liquigas, che in quest’ambito gioca un ruolo di primo piano nonostante il comparto mantenga per l’azienda una dimensione di nicchia, coprendo circa l’1% del portafoglio e del fatturato. I volumi di crescita sono tutt’altro che trascurabili e si moltiplicano gli accordi con player di primaria importanza, a partire da LC3, per i cui veicoli industriali alimentati a GNL Liquigas ha da poco realizzato due impianti di rifornimento, nel Nord e nel Centro Italia. Tecnologia ecologica, economica, pronta all’uso «Il gas naturale ha un ruolo importante nella riduzione dell’impatto delle polveri sottili da motori: le emissioni inquinanti di un veicolo alimentato a gas sono quasi 100 volte inferiori a quelle di un diesel, con una riduzione delle emissioni di CO2 e di altri gas clima alteranti

CONTARINA, DAI RIFIUTI ORGANICI IL CARBURANTE PER LA FLOTTA AZIENDALE Un accordo di project financing per la realizzazione di un progetto di economia circolare. È quello che vede protagonisti Liquigas e Contarina, la società pubblica che gestisce i rifiuti di 49 comuni del Trevigiano e che impiegherà gas naturale liquefatto e gas naturale compresso per alimentare i mezzi che raccolgono i rifiuti urbani. «Siamo orgogliosi di questo progetto, che prevede la riconversione del 60% della flotta di Contarina. Tramite la partecipata Energo Servizi, Liquigas realizzerà un impianto di stoccaggio ed erogazione di GNL e gas naturale, ponendo le basi anche per l’impiego dei rifiuti organici nella produzione di bio-metano. Contarina potrà utilizzare carburante autoprodotto, valorizzando la raccolta differenziata operata dai cittadini e generando valore per il territorio in un’ottica di economia circolare», afferma l’AD di Liquigas, Andrea Arzà.

nell’ordine del 20%. Non esiste, al momento, una tecnologia paragonabile: ecologica, economica e pronta all’uso, capace di ridurre l’impatto ambientale dei veicoli industriali e del trasporto pubblico senza bisogno di incentivi e sussidi per la realizzazione dell’impianto. Purtroppo, però, il GNL è vittima di un pregiudizio miope, alimentato da associazioni ambientaliste oltranziste che si limitano a sottolinearne le origini fossili, senza considerarne i vantaggi», rimarca Arzà, che fa notare come un maggior coraggio da parte della politica e delle amministrazioni locali potrebbe portare al corretto utilizzo di questa fonte nell’alimentazione dei mezzi di trasporto extraurbani, al momento previsto dalla sola Emilia-Romagna. Elettrico e gas, ciascuno il proprio target «Constatiamo invece con rammarico il prevalere di una visione

manichea, integralista, che insiste nell’incoraggiare solo l’alimentazione elettrica, favorendone lo sviluppo a suon di incentivi, a scapito della libera concorrenza», insiste Arzà, che sottolinea come ogni fonte energetica debba poter svolgere il proprio ruolo nel contribuire alla sostenibilità, senza favoritismi e senza posizioni ideologiche che impediscono di considerare gli aspetti di sostenibilità economica. «Chi forza l’elettrico va contro la reale capacità di spesa dei consumatori e ignora gli oggettivi limiti di utilizzo che ne ostacolano la diffusione, non solo per il trasporto pesante ma anche per la lunga percorrenza. Sarebbe illuminato e lungimirante ragionare per segmentazione, con una visione d’insieme e un coraggio che al momento non abbiamo visto», conclude Arzà. F.R. settembre 2020 -

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intervista • Edison

Come sarà davvero la nuova normalità?

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Edison • intervista

Prevedere il futuro e progettare cambiamenti epocali nel momento della crisi può essere fuorviante e pericoloso. Tuttavia, una certezza orienta le scelte di Edison: il tessuto sociale dell’azienda, fatto di relazioni e di un solido senso di appartenenza, è la risorsa che consente di dare corpo ai mutamenti «L’azienda è una comunità sociale che affronta il cambiamento, si trasforma e resiste agli urti quanto più è coesa e ben guidata. Per guidare le persone nelle situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo serve il coraggio di prospettare e

comunicare una visione positiva ma realistica di futuro, assunzione di responsabilità e di rischio, energia e capacità d’azione: ingredienti di una leadership che sappia mobilitare le persone facendo leva su identità, appartenenza, fiducia, mantenendo sempre acceso il contatto virtuale ed emotivo. Con l’obiettivo

di alimentarne il coinvolgimento, il senso di appartenenza ed il senso della prova da superare e da vincere insieme». Chi parla è Giorgio Colombo, Responsabile Risorse Umane e ICT di Edison. Un’azienda italiana dalla storia ultracentenaria nel settore energetico che coinvolge oltre 5000 dipendenti e fornisce energia elettrica e gas a oltre 1,5 milioni di clienti nel nostro paese. Come avete affrontato l’emergenza nelle sue fasi più acute e in quelle successive? Non ci aspettavamo di dover fronteggiare un’esplosione pandemica di questa entità, ma non eravamo impreparati alla gestione delle emergenze. Chi opera nel settore dell’energia sa che le emergenze possono manifestarsi in qualsiasi momento sotto forma di calamità naturali, disastri ambientali, guerre e rivoluzioni e da ultimo perfino sotto forma di attacchi informatici che possono minare gravemente la continuità e la reputazione aziendale. Quella pandemica è stata certo una novità assoluta per la sua natura, dimensione e gravità; ma si è gestita facendo leva su un processo e un’organizzazione già definiti e testati in passato nella gestione di altre emergenze pur di diversa natura, settembre 2020 -

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intervista • Edison

sull’esperienza del management, senza improvvisazione. Come è stata gestita la catena di comando? È stata subito attivata un’unità di crisi centrale della quale, per la natura della crisi, come membro del Comitato Esecutivo aziendale e responsabile delle Direzioni HR-ICT e della funzione Centrale Health&Safety&Enviromental (HSE) che opera all’interno della Direzione HR stessa, ho assunto la responsabilità di gestione. Una struttura centralizzata, fortemente responsabilizzata e supportata dai vertici aziendali, che ha indirizzato e coordinato la gestione di tutte le azioni attraverso il filo diretto con tutti i manager e i team HSE operativi sul territorio, con il contributo rilevante di altre aree organizzative aziendali come la Comunicazio-

Giorgio Colombo, Responsabile Risorse Umane e ICT di Edison 36

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ne Interna, i Servizi Generali, la Security e i presidi sanitari aziendali. Una unità di crisi operativa h24, anche da remoto, che ha attivato fin da subito anche un call center interno per emergenza Covid-19 a supporto dei manager e aperto a tutti i dipendenti. Quali criteri vi hanno guidato? La tutela della salute delle persone è stata la priorità assoluta, un “valore bussola” che ci ha indotto ad adottare fin da subito la modalità più estesa possibile di lavoro a distanza. Non solo per le mansioni più facilmente remotizzabili e che già da tempo lavorano in smartworking, ma anche per la maggior parte delle attività di supporto e manutenzione sugli impianti già programmate ma rinviabili, per le attività di gestione degli sportelli commerciali aperti al pubblico. Non abbiamo mai interrotto alcuna attività aziendale, anche durante la fase di lockdown, assicurando la continuità del servizio di fornitura di energia elettrica, gas e servizi energetici e le attività di sviluppo commerciale e di customer care ai nostri clienti. Di che numeri parliamo? Per dare un’idea di quanto accaduto, dei 1.300 dipendenti che operavano stabilmente dalla nostra sede centrale milanese, già dalla seconda settimana di marzo ne sono rimasti in ufficio meno del 10%, scesi rapidamente a una decina. In tutta l’azienda, che conta oltre 4000 persone nei siti operativi italiani, nella stes-

sa settimana hanno continuato a operare in azienda meno del 25% delle persone, scese a poco più del 15% nelle settimane del periodo di maggiore lockdown. Ma ciò che occorre sottolineare è che contemporaneamente abbiamo rilevato oltre 1500 persone stabilmente connesse da remoto alla piattaforma VPN aziendale. Lo switch è stato immediato e ha garantito una totale continuità del servizio, senza ripercussioni di alcun tipo sui dipendenti, sui clienti e sugli impianti. Come avete raggiunto questo risultato? Anche sul fronte del lavoro a distanza, l’azienda non era impreparata: da oltre tre anni avevamo avviato uno specifico e rilevante piano di investimenti per il potenziamento delle infrastrutture ICT, aumentando la capacità e velocità di connessione della nostra rete e accelerando la progressiva diffusione di device portatili abilitati e profilati per la connessione e il lavoro da remoto anche al personale operativo sugli impianti. La disponibilità della piattaforma Office 365 di Microsoft e in particolare dell’applicativo Teams è stata un fattore abilitante essenziale. Ma questo non sarebbe bastato se non avessimo avviato nello stesso tempo un programma di formazione e change management attraverso il quale le persone sono state guidate a imparare a utilizzare questi nuovi strumenti informatici e se non avessimo


Edison • intervista

convinto e supportato i manager a ripensare e riprogettare l’organizzazione del lavoro dei loro team e i paradigmi di gestione e relazione con le persone. Questo era lo scopo dei Programmi Energy Gate e Smart Working, già avviati da oltre tre anni sotto la regia di un team composto da HR, ICT e Comunicazione Interna. Così, non appena è stato necessario, le persone hanno potuto rapidamente switchare le proprie attività da ufficio a casa utilizzando device aziendali già configurati e connessi in rete. Come hanno reagito le persone? L’azienda ha mantenuto assidua la comunicazione, utilizzando una comunicazione a distanza non convenzionale e calda, con il coinvolgimento diretto e personale di tutto il management a partire dal Comitato Esecutivo, creando momenti di comunicazione diffusa gestita direttamente dagli stessi colleghi. Non abbiamo omesso di sostenere il reddito delle persone impossibilitate ad accedere al lavoro a distanza per incompatibilità di attività, usando tutta la flessibilità possibile fornita dagli strumenti contrattuali ma anche soluzioni innovative quali la costituzione e l’utilizzo di “un fondo ferie solidali” tra colleghi, incrementato dall’azienda. Insomma, l’emergenza è stata una prova nuova per tutti, ma non eravamo impreparati a gestire situazioni di emergenza e aveva-

mo avviato da tempo un profondo programma di trasformazione digitale a livello di infrastruttura, tecnologica, formazione, comunicazione, organizzazione e cultura aziendale. Tutto questo costruito su una solida e radicata cultura aziendale che esprime forte identità, senso di appartenenza e fiducia delle persone nella propria azienda. I nostri clienti e i risultati aziendali non hanno subito contraccolpi negativi rilevanti, ma soprattutto abbiamo raccolto dalle nostre persone la testimonianza – raccolta in varie forme, anche in modo strutturato attraverso una survey interna lanciata alla fine del periodo di lockdown – di quanto abbiano colto la reattività dell’azienda e apprezzato la sua sensibilità e vicinanza. Nessuno si è sentito solo e abbandonato.

Il modello organizzativo di Edison accorpa in un’unica funzione ICT e gestione delle risorse umane: la recente emergenza conferma la validità di questa scelta. Quali ne sono state le ragioni e le finalità? Sono convinto che la fase di trasformazione che stiamo vivendo, certamente innescata da una rivoluzione tecnologica che chiamiamo comunemente “digitale”, richieda e al contempo possa esprimere appieno le proprie potenzialità innovative e vantaggi solo se ne comprendiamo la portata trasformativa sul cambiamento dei costumi di vita e delle relazioni sociali, sulla costruzione del pensiero e del linguaggio delle persone, e di come settembre 2020 -

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intervista • Edison

tutto questo si rifletta anche nei processi e nelle comunità organizzate all’interno delle quali le persone vivono e lavorano. L’azienda è certamente una di queste community. Da questa riflessione traggo la convinzione che la trasformazione digitale dell’intera community aziendale richieda un approccio strategico, sistemico e integrato, che tenga insieme modello di business, tecnologia, organizzazione, processi e persone in un programma di trasformazione che è tale solo se tocca tutte queste dimensioni: quello che potremmo definire un vero e proprio programma di change e

trasformazione culturale aziendale, gestito attraverso un approccio bidirezionale top-down e bottom up diffuso all’interno della comunity aziendale e al contempo aperto alle community professionali esterne e alla società civile. In questo contesto e momento di trasformazione che stiamo vivendo è evidente il vantaggio di una soluzione organizzativa maggiormente integrata tra le funzioni aziendali che presidiano lo sviluppo organizzativo, lo sviluppo e gestione delle persone e lo sviluppo delle nuove tecnologie digitali e della reale capacità delle persone di usarle nella loro piena e consapevole potenzialità.

Quali cambiamenti organizzativi sono destinati a sopravvivere? Lo smartworking cambierà per sempre il mondo del lavoro, come molti sostengono? Siamo ancora dentro la fase di emergenza, anche se auspicabilmente non più nella fase più acuta e tragica dell’epidemia. Osservo molti, anche top manager di grandi aziende, preconizzare e addirittura spingersi a disegnare scenari di “new normal” molto “disruptive” sull’evoluzione dell’organizzazione del lavoro, basati su un ricorso allo smartworking quale modello prevalente e ampiamente diffuso. Personalmente e con la mia azienda consideriamo oggi poco prudente ed eccessivamente estrema questa visione: il domani del modo di organizzare e di vivere il proprio lavoro non sarà certo come ieri, ma non credo nemmeno come oggi, ovvero come la semplice proiezione di una situazione forzata da condizioni estreme ed eccezionali che proprio in quanto tali non si possono ritenere strutturali. Come immagina dunque la “nuova normalità”? Innanzitutto, sappiamo bene che ciò che oggi chiamiamo un po’ semplicisticamente smartworking e che meglio dovremmo chiamare “home working forzato ed emergenziale” ha molto poco a vedere con molti dei principi che ispirano lo smartworking,

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Edison • intervista

primo fra tutti la libertà delle persone di scegliere quando e da dove lavorare in smartworking. Ma anche al di là di questa oggettiva constatazione e riflessione, credo nel valore aggiunto alimentato dal vissuto diretto e fisico nella comunità aziendale; un elemento determinante per creare quel tessuto connettivo aziendale che può garantire non solo la continuità dell’operatività ma anche il mantenimento nel tempo della produttività aziendale, e da ultimo costruire quel senso di identità e cultura d’impresa che diventa elemento di competitività distintiva e fattore critico di successo e di resilienza nei momenti di crisi. Se proprio dovessi spingermi ora a immaginare un new normal per lo smartworking quando saremo fuori dal Covid, ne azzarderei certamente una maggiore estensione per coinvolgere mestieri esclusi o considerati non accessibili allo smartworking, una maggiore intensità e frequenza di utilizzo probabilmente anche con modalità di flessibilità periodale. Ma non arrivo a pensare e tantomeno ad auspicare che esso diventi la modalità esclusiva o prevalente di svolgimento della prestazione lavorativa e di organizzazione del lavoro. Come si sta muovendo l’azienda in questa fase? Edison sta percorrendo la strada di un graduale riaffollamento degli uffici, compatibilmente con le condizioni sanitarie e con la ri-

apertura delle scuole, elemento critico per molti genitori. Riteniamo che la comunità aziendale sia un ambito di riferimento imprescindibile nell’esercizio della propria professione, e che il lavoro in presenza debba rimanere prevalente. Subito dopo il lockdown abbiamo avviato un graduale ma costante piano di riaffollamento in tutte le nostre sedi riportando in azienda circa il 20% dei dipendenti, livello poi cresciuto al 35% prima delle ferie e che speriamo di incrementare progressivamente per raggiungere livelli intorno al 60% entro l’anno. Tutto questo contemporaneamente a prevedere un progressivo e graduale maggior utilizzo dello smartworking, ma secondo un modello che ne recuperi gli autentici principi. Penso che un ricorso allo smartworking che si dovesse consolidare post-Covid nelle modalità che stiamo vivendo necessariamente in questa fase possa rilevarsi a gioco lungo un pericoloso killer, che potrebbe innescare fenomeni di radicale reversibilità o quantomeno di ripensamento critico da parte di imprese e persone tale da pregiudicarne il reale sviluppo e consolidamento. Quali sarebbero i vantaggi, e quali gli svantaggi, di un distanziamento più marcato e prolungato? I vantaggi potenziali sono tutti ben teorizzati da studi e prime misurazioni oggettive rilevate dalle aziende e dalle persone che lo

hanno potuto sperimentare nella sua dimensione vera prima del Covid; ma parliamo comunque di un uso ancora poco esteso sia per dimensione di lavoratori coinvolti e frequenza di utilizzo. Nessuno può ancora misurare su una base dati statisticamente rilevante questi vantaggi se si passasse a un uso massivo e prevalente. Soprattutto ancora tutto da dimostrare il mantenimento nel tempo o addirittura l’auspicato effetto incrementale sulla produttività aziendale, beninteso a patto di chiarire bene, prima, cosa intendiamo misurare quando parliamo di produttività aziendale. Ecco perché professare certezze e progettare cambiamenti epocali e strutturali mentre siamo ancora dentro una crisi può essere azzardato: il lavoro a distanza ha permesso di mantenere la continuità del servizio, che viene troppo frettolosamente confusa con la produttività, e ci ha certamente fatto capire che sarà una nuova dimensione dell’organizzazione del lavoro futuro che dovremo saper integrare e sviluppare meglio nelle azienda e con più convinzione di quanto ne avessimo avuta prima del covid. Ma che al contempo il new normal o la new way dello smartworking non può essere la proiezione messa a sistema del distanziamento forzato imposto dall’emergenza che stiamo ancora vivendo. F.R. settembre 2020 -

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smart PA • SMARTesana

Adda-Martesana, la smart land a nord di Milano Non proprio una smart city, ma un intero territorio connesso, più vivibile e rispettoso dell’ambiente: è l’obiettivo del progetto SMARTesana, che coinvolge 39 comuni nella periferia a nord-est di Milano Trasformare l’Adda-Martesana in una smart land, in cui le nuove tecnologie migliorino la vita dei cittadini tutelando il territorio. Questo l’obiettivo del progetto SMARTesana, promosso a partire dal 2018 da Cogeser, la multiutility della Martesana, in collaborazione con gli 8 comuni che ne sono soci e con gli altri 31 che compongono questo territorio che si estende a nord-est di Milano, estranei alla compagine aziendale ma destinatari dei servizi del gruppo. Multiutility, protagonista sul territorio «L’idea di mettersi a disposizione dei comuni della Martesana per aiutarli nell’introduzione di nuove tecnologie più rispettose dell’ambiente e destinate a migliorare la qualità della vita prende forma nel 2017», racconta Paolo Sabbioni, Amministratore Unico di Gruppo Cogeser. Continua Sergio Facchinetti, Direttore Generale del gruppo: «Abbiamo pensato che il nostro territorio dovesse guar40

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dare alle iniziative smart di successo e interpretarle come tappe di un percorso per trasformare le città della Martesana in luoghi con qualità della vita crescente e a costi sostenibili, seguendo piani efficaci disegnati sulle peculiarità del territorio. Siamo partiti da una ricognizione dei nostri 8 comuni soci per definire gli obiettivi e il piano strategico, utilizzando il metodo dello Smart City Index elaborato da EY».

Mobilità, illuminazione, efficienza Ecco dunque profilarsi i tre ambiti di intervento raccolti sotto il logo SMARTesana: realizzazione di una rete di infrastrutture per la mobilità elettrica; sostituzione dei vecchi impianti di illuminazione pubblica; interventi di efficientamento energetico degli edifici di proprietà dei comuni. Nel mese di settembre sono partiti i progetti per l’illuminazione di Pioltello e Truccazzano,

Sergio Facchinetti e Paolo Sabbioni, Direttore Generale e Amministratore Unico di Cogeser


SMARTesana • smart PA

UNA RETE DI RICARICA SULL’ASSE MILANO-BRESCIA Il progetto SMARTesana prevede la costruzione di una rete di 40 stazioni di ricarica dei veicoli elettrici, disposte lungo l’asse Milano-BergamoBrescia. Realizzate sul suolo pubblico concesso gratuitamente dai comuni aderenti, le colonnine di Cogeser offrono quattri punti di ricarica, attivi giorno e notte, localizzati sulle mappe di mobilità e liberamente accessibili grazie al servizio di roaming internazionale. La Mobile App Italy easy4you del gruppo svizzero Alpiq consente di calcolare il percorso per raggiungere le colonnine, prenotare gli spazi di sosta, memorizzare la posizione dei punti più utili, controllare lo storico dei pagamenti e gestire la fatturazione. La prima stazione di ricarica è stata inaugurata a Melzo nell’ottobre del 2019, seguita pochi mesi più tardi da una seconda installazione, sempre a Melzo, mentre sono in fase di realizzazione due stazioni di ricarica nel comune di Trezzano Rosa. Il servizio è operato in collaborazione con Ates – Azienda

dove i lampioni tradizionali saranno sostituiti da impianti a led, con un risparmio di energia vicino al 70%. I pali della luce saranno connessi a sistemi di telecontrollo e utilizzabili come ripetitori wi-fi per la diffusione di servizi basati sulle tecnologie digitali, dalla sicurezza alla rilevazione della qualità dell’aria. Progetti analoghi sono allo studio anche negli altri comuni della Martesana, sia tra i soci Cogeser sia tra gli altri.

Territoriale Energia e Servizi, società pubblica in house promossa nel 2006 dal Comune di Trezzo sull’Adda e affidataria dei servizi di gestione del calore e della pubblica illuminazione nei 17 comuni soci. «Siamo entusiasti di partecipare al progetto. Promuovere la green mobility è uno degli obiettivi di Ates, che ha compiuto il primo passo anche a livello societario, dotandosi di un veicolo 100% elettrico, che viene impiegato dal personale e garantisce zero impatto ambientale», dichiara Ugo Zanello, Amministratore Unico di Ates.

Comuni, via alle iniziative green Sul fronte dell’efficienza, il comune di Gorgonzola apre la strada con la realizzazione dell’impianto di telecontrollo per il riscaldamento della sede della Polizia Locale, la nuova illuminazione e la controsoffittatura del palazzetto dello sport, la sostituzione del generatore di aria calda nella mensa della scuola Mazzini e la nuova unità di split e trattamento dell’aria della bibliote-

ca pubblica. Il comune di Truccazzano inaugura le iniziative green riqualificando la centrale termica del plesso scolastico, installando nuovi generatori di calore, rinnovando il sistema di termoregolazione ambientale, sostituendo i serramenti di alcuni locali. Infine, la riqualificazione tocca l’illuminazione delle scuole di Truccazzano e Albignano. F.R. settembre 2020 -

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speciale • edilizia green

Efficienza e comunitĂ energetiche, binomio vincente Una piattaforma di equity crowdfunding specializzata nel finanziamento di progetti energetici e ambientali mostra il potenziale delle nuove forme di aggregazione nel contesto di interventi di riqualificazione

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edilizia green • speciale

Ecomill è la prima piattaforma italiana di equity crowdfunding per l’energia, l’ambiente e il territorio. Aggregando forme di azionariato diffuso, finanzia progetti concepiti nel segno della sostenibilità, offrendo ai cittadini l’opportunità di investire nelle rinnovabili, nell’efficienza energetica, nelle start up dalla vocazione green. Senza intermediazione, con l’impegno di somme anche piccole a fronte di un ritorno economico interessante e di un rischio contenuto, tipico del settore di riferimento. Agli imprenditori offre un canale innovativo e alternativo al prestito bancario, attraverso il quale in Europa negli ultimi anni sono stati raccolti 300 milioni di euro di finanziamenti solo in ambito energetico. Guardando al Nord Europa «Ecomill si avvale di un gruppo di professionisti e imprenditori con una lunga esperienza nel settore energetico, ambientale e finanziario e con una profonda conoscenza delle dinamiche di sviluppo delle imprese e del crowdfunding. Nasce sulla scorta di annessi valoriali di stampo ambientalista e dalla volontà di dare un contributo alla transizione energetica. L’idea di Ecomill nasce dall’osservazione del fenomeno delle comunità energetiche: iniziative diffuse soprattutto nel Nord Europa, che riuniscono i cittadini nella produzione e fruizione di energia da fonti rinnovabili e nello sviluppo di progetti energetici, permettendo loro di

partecipare e finanziare i progetti. L’equity crowdfunding di Ecomill agisce come facilitatore di questo tipo di iniziative. Inoltre, l’orizzonte si sta ampliando alle comunità energetiche “tecniche”, che anche in Italia hanno finalmente trovato definizione giuridica all’inizio di febbraio, con il recepimento della direttiva europea 2018/2001», spiega Chiara Candelise, fondatrice e partner di Ecomill. Valore aggiunto per il territorio Energia, ambiente, territorio. E un impatto positivo per le comunità, capace di scongiurare il cosiddetto effetto Nimby, “Not in my backyard”, “Non nel mio cortile”. Un contesto in cui l’edilizia green si inserisce a pieno titolo, sia con le nuove realizzazioni, tenute a prestazioni energetiche più performanti, sia con la progressiva riqualificazione degli immobili esistenti, nel segno dell’efficienza e di una maggiore sostenibilità. «Selezioniamo le iniziative in base alla loro solidità tecnico-economica e finanziaria, ma anche in base al vantaggio economico e ambientale che portano al territorio. Abbiamo in portafoglio due progetti di efficienza energetica: il primo, WAY – Welfare Efficiency Piemonte, ha finanziato la riqualificazione energetica di un centro medico polifunzionale a Chieri, in provincia di Torino, realizzato in una fabbrica dismessa. La raccolta ha coinvolto una ventina di investitori per un totale di 150mila euro», racconta Candelise.

Comunità energetiche, traino agli investimenti «Il secondo progetto, RAY – Retail Efficiency Venezia, ha riguardato l’efficientamento di un centro commerciale nel capoluogo veneto, per il quale si sono attivati investimenti per 155mila euro. La conversione delle direttive sulle comunità energetiche, avvenuta a campagna in corso, ha consentito di estendere la partnership a Regal Grid, fornitore di tecnologia per la gestione dei flussi energetici: il progetto per l’impianto fotovoltaico si è evoluto nella costituzione di una piccola comunità energetica, in cui l’elettricità prodotta dai pannelli solari viene venduta agli esercizi commerciali del centro. L’ingresso di Regal Grid ha indotto a sua volta l’ingresso di un investitore istituzionale più grande, a testimonianza del valore dell’iniziativa. La creazione di comunità energetiche ha un grande impatto comunicativo, correlato alla crescente sensibilità del mondo finanziario al tema della sostenibilità, alimentato anche da parte delle istituzioni», conclude Candelise. Tutte le operazioni sono promosse in collaborazione con Banca Etica, partner bancario di Ecomill, e normalmente hanno come promotore una ESCo, che progetta e realizza l’intervento, ricevendo il canone necessario per ripagare gli investitori. F.R. settembre 2020 -

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Crowdfunding immobiliare: quanto vale la casa green? Il mercato immobiliare segue i trend più attuali e gli investitori premiano i progetti attenti alla sostenibilità e alla tutela dell’ambiente attraverso l’efficienza energetica Concrete Investing è una piattaforma fintech specializzata nel crowdfunding per il settore immobiliare. Fondata a Milano nel 2018, propone investimenti in asset real estate, principalmente a destinazione residenziale, aprendo il mercato immobiliare a una vasta platea di investitori

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ai quali garantisce tassi di rendimento atteso compresi tra l’8 e il 18. Il processo di finanziamento si apre e si chiude online, gestito da un intermediario finanziario che segue la raccolta. In due anni di attività, la società guidata da Lorenzo Pedotti ha chiuso 8 operazioni, promosse dai maggiori player di mercato come Impresa Rusconi, Immobiliare Percassi, Bluestone, Borgosesia, per una raccolta complessiva quasi 13,6 milioni di euro. L’ultima, lanciata all’inizio di luglio, quella per il finanziamento del progetto Washington Building, un edificio residenziale di oltre 13mila metri quadri che sorgerà dalla parziale demolizione e ricostruzione di un impianto produttivo dismesso in una importante zona residenziale di Milano. Traget di raccolta, 3,3 milioni di euro.

Ma quali sono le caratteristiche che hanno reso queste iniziative edilizie attrattive agli occhi degli investitori? Lo abbiamo chiesto a Lorenzo Pedotti, CEO di Concrete. Tra i progetti immobiliari finanziati tramite la piattaforma, ve ne sono di dichiaratamente green? La storia dei nostri partner, operatori immobiliari con decine di progetti all’attivo, evolve seguendo i trend più attuali, tra cui figura senz’altro la sostenibilità ambientale. Penso, per esempio, al nostro partner Impresa Rusconi, che si attiene alle best practice internazionali in materia di sostenibilità e che nel recente progetto milanese Nòvampére ha impiegato un particolare cemento “mangia smog” autopulente, che sfrutta


edilizia green • speciale

TORRE MILANO, EMBLEMA DI INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ Caso esemplare di smart home, Torre Milano è uno dei progetti transitati su Concrete. Sarà il primo complesso residenziale in Italia a dotare ogni appartamento del sistema Alexa, l’assistente vocale di Amazon per il controllo e la gestione degli ambienti domestici. Ma anche il primo caso di edilizia residenziale in cui tutti gli appartamenti avranno un impianto di ventilazione meccanica controllata, un sistema di sanificazione a lampade UV capace di agire su agenti inquinanti, virus e batteri. «Si tratta di un progetto molto attento anche alla sostenibilità: realizzato in classe energetica A, dispone di 190 pannelli fotovoltaici, per 68,4 KW di energia, e di una vasca di raccolta delle acque piovane da 15mila litri, da usare per irrigazione. Infine, il suo sviluppo verticale libera una superficie di 3.300 mq, che sarà trasformata in verde condominiale», sottolinea il CEO di Concrete, Lorenzo Pedotti.

la luce del sole per abbattere gli inquinanti e trasformarli in sostanze meno nocive. Efficienza energetica e ridotto impatto ambientale rappresentano un valore aggiunto anche per gli investitori? I progetti immobiliari che prestano attenzione ai temi dell’ecosostenibilità e dell’efficienza riscuotono grande attenzione da parte degli investitori. Una sensibilità che risulta amplificata dall’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto, durante e dopo la quale la casa ha assunto una centralità ancora più marcata nelle vite delle persone e delle famiglie. Concrete

Investing valuta le operazioni in base al favore che riscontreranno presso il mercato e alla loro probabilità di essere assorbite dalla domanda: certamente, dunque, nel processo di selezione dei progetti considera questi elementi insieme agli aspetti più quantitativi. Proponiamo progetti inseriti in contesti importanti, di qualità e posizionamento di alto livello; soluzioni fortemente caratterizzate in termini di design, tecnologia, innovazione, elementi attrattivi al pari della sostenibilità. Il successo delle raccolte di capitali testimonia la validità delle proposte e la loro adeguatezza alle richieste del mercato, tanto che in alcuni casi i nostri investitori si sono fatti

avanti anche in qualità di acquirenti degli immobili. Qual è il valore assegnato alle innovazioni per la smart home, la domotica, la sicurezza? Analizzando le caratteristiche dei recenti sviluppi immobiliari che stanno modificando lo skyline di Milano e di altre città, appare evidente l’attrattività di tecnologia e innovazione. Fino a qualche tempo fa, il cosiddetto smart living era considerato elitario, oggi è una caratteristica quasi imprescindibile anche per soluzioni abitative destinate a una clientela più ampia. F.R. settembre 2020 -

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speciale • edilizia green

Ecobonus al 110% e fotovoltaico, un passo verso il futuro Tra i protagonisti dell’Ecobonus al 110%, il fotovoltaico rappresenta un’opportunità di risparmio per le famiglie e uno strumento per l’indipendenza energetica. La misura stanziata dal governo ha tutti i requisiti per promuovere la diffusione su larga scala dell’energia solare Il fotovoltaico è un tassello imprescindibile per un futuro più sostenibile: per il pianeta, per l’economia, per le famiglie, per tutti noi. Dal suo esordio nella vita quotidiana delle persone ad oggi, l’energia pulita ha vissuto due periodi molto contrastanti. Il primo, dorato e promosso su larga scala a suon di incentivi statali, pochissime tutele per i consumatori e, purtroppo, scarsa competenza di molte aziende che hanno finito per smorzare la fiducia generale. E poi il secondo, diretta conseguenza dell’ondata di entusiasmo iniziale: un clima di frustrazione diffusa che ha imposto a tutto il settore un prezzo molto alto. Ottimismo, malgrado tutto Oggi, tra innovazioni tecnologiche e sempre meno diffidenze, il 46

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fotovoltaico viene percepito per quello che realmente è: la miglior soluzione possibile, dati alla mano, per garantirsi l’indipendenza energetica salvaguardando il pianeta da inquinamento e cambiamenti climatici che rischiano di avviarsi verso un epilogo irreversibile. Come ormai accade da anni a questa parte, anche il 2020 è cominciato all’insegna dell’ottimismo per tutto il comparto dell’energia solare. I prossimi dieci anni in particolare, secondo tutti gli analisti, saranno quelli della definitiva consacrazione del fotovoltaico. Nemmeno la pandemia da Coronavirus, con il suo lockdown e il clima di incertezza regnante in tutto il mondo, è riuscita a frenare l’ascesa di un nuovo modo di concepire l’energia.

Un volano per l’economia Strumento di tutela ambientale ma anche volano per l’economia in quanto generatore di nuovi posti di lavoro, il fotovoltaico ha oggi un alleato in più: l’Ecobonus al 110% introdotto dal governo

Daniele Iudicone, Cofondatore e Responsabile BU fotovoltaico ed energia IMC Holding


edilizia green • speciale

per promuovere significativi lavori di riqualificazione energetica alle proprie abitazioni. L’aspetto più interessante della manovra, contenuta non a caso nel decreto Rilancio, è senza dubbio la possibilità di usufruire di una detrazione Irpef del 110% in 5 anni o, in alternativa, cedere il proprio credito all’impresa chiamata a svolgere i lavori, ad una delle banche aderenti (Intesa San Paolo, Unicredit e Sella sono le prime ad aver lanciato offerte di mercato per il Superbonus) o a una società finanziaria. Verso una rivoluzione energetica Si tratta di un grande passo in avanti verso un futuro che inevitabilmente cambierà il mercato con tutte le sue dinamiche, ma anche il modo in cui le energie rinnovabili e il fotovoltaico in particolare verranno percepiti. L’Ecobonus al 110% crea finalmente i presupposti per una reale indipendenza energetica, che presto si articolerà anche in un progetto più ampio come le comunità energetiche per consentire l’autoconsumo, la condivisione e persino la vendita di energia prodotta dai pannelli fotovoltaici a chilometro zero. Questa promette di essere la più importante rivoluzione energetica da cento anni a questa parte. Fotovoltaico, protagonista dell’Ecobonus Il fotovoltaico è il vero protagonista di questo Ecobonus al

110%. Lo è perché rappresenta il futuro dell’indipendenza energetica e del risparmio per le famiglie, innanzitutto. Ma lo è anche perché la misura stanziata dal governo ha tutti i requisiti per promuovere la diffusione su larga scala dell’energia solare. I due aspetti che rendono particolarmente conveniente il superbonus, valido dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021, riguardano la possibilità di usufruire di una detrazione fiscale al 110% o di cedere il proprio credito d’imposta garantendosi uno sconto in fattura, opzione non prevista prima di questa misura shock. Tra i soggetti a cui è possibile cedere il credito d’imposta senza limiti ci sono le banche aderenti, e ciò assicura alle imprese installatrici una protezione totale contro eventuali crisi di liquidità. Prima di ricorrere all’Ecobonus, occorre tuttavia tenere presenti alcune condizioni che ne determinano l’applicabilità o meno a seconda della propria condizione specifica. Pompe di calore e sistemi di accumulo La premessa fondamentale è che per usufruire del bonus occorre necessariamente abbinare al fotovoltaico una pompa di calore, vero elemento trainante e che permette di cambiare la modalità di riscaldamento dell’abitazione con un massimale di spesa di 30mila euro. Il secondo aspetto da considerare è che la detrazione fiscale

Irpef al 110% viene spalmata su 5 anni e solo sulla spesa massima consentita, che nel caso di impianti fotovoltaici e batterie ammonta a 48mila euro, con alcune variabili a seconda dei casi. Per i sistemi di accumulo da abbinare agli impianti, ad esempio, è previsto un massimale di spesa pari a mille euro per ogni kWh. Obiettivo, l’indipendenza energetica Bisogna inoltre tenere presente che, per avere diritto a tutti i vantaggi e non incorrere in sanzioni che in alcuni casi prevedono addirittura il rimborso dell’intero ammontare della spesa con l’aggiunta di sanzioni, l’intero intervento sull’immobile deve migliorare di due classi energetiche l’efficienza energetica complessiva dell’edificio. Dopo aver valutato con consulenti affidabili l’applicabilità del superbonus, sarà possibile procedere all’installazione del fotovoltaico nella propria abitazione scegliendo l’opzione più adeguata. Grazie a questa iniziativa per contrastare sia l’emergenza economica sia quella climatica e ambientale, chiunque potrà avvicinarsi all’indipendenza energetica tramite una detrazione superiore all’esborso o uno sconto in fattura. Daniele Iudicone Cofondatore e Responsabile BU fotovoltaico ed energia IMC Holding settembre 2020 -

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closing time

10 ANNI DI GAS LIQUEFATTO PER AUTOTRAZIONE È datata 2010 la prima stazione di rifornimento pilota LNG/L-CNG in Italia: è sorta a Villafalletto, provincia di Cuneo, grazie a Vanzetti Engineering. Nel 2014 la prima stazione completa E in 10 anni il gas naturale liquefatto ha visto un crescendo, celebrato in questi giorni proprio dalla Vanzetti Engineering. È del 2014, infatti, la prima stazione di rifornimento completa, con LGN per i camion e L-CNG per le automobili, che Vanzetti Engineering aveva realizzato per ENI. La specializzazione di Vanzetti Successivamente è arrivata la scelta strategica dell’azienda di abbandonare le soluzioni complete “chiavi in mano” per trovare il proprio core nelle pompe criogeniche. Le pompe criogeniche si differenziano tra centrifughe, alternative e centrifughe sommerse a seconda dei ruoli a cui sono riferite: dai trasferimenti di GNL alla rigassificazione. Vanzetti Engineering realizza, inoltre, vaporizzatori ambientali, qualora necessari nel processo (come ad esempio per le stazioni di rifornimento LNG_LCNG), a corredo delle forniture delle proprie pompe.

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Come funziona una stazione di rifornimento L-CNG Il gas naturale liquefatto viene stoccato in un serbatoio criogenico, che alimenta la pompa alternativa ad alta pressione. Il gas naturale liquefatto compresso viene pompato attraverso un vaporizzatore ambientale che lo riscalda per trasformarlo in gas naturale compresso (CNG). Per completare il processo, il CNG viene stoccato in buffer gassoso, pronto per il rifornimento dei veicoli. Come funziona una stazione di rifornimento LNG Il gas naturale liquido (LNG) viene stoccato in un serbatoio criogenico, che rifornisce la pompa criogenica centrifuga sommersa. Nell’operazione di rifornimento, la pompa svolge due funzioni principali: invia il combustibile al dispenser LNG per il raffreddamento delle linee e/o per il successivo rifornimento dei camion e pompa il liquido allo scambiatore di calore di saturazione (condizionamento) LNG, per il condizionamento e la preparazione del prodotto prima del rifornimento.


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