BloGlobal Weekly N°6/2015

Page 1

N째6, 22-28 FEBBRAIO 2015 ISSN: 2284-1024

I

www.bloglobal.net


BloGlobal Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo Milano, 1° marzo 2015 ISSN: 2284-1024 A cura di: Eleonora Bacchi Davide Borsani Giuseppe Dentice Alessandro Tinti Maria Serra

Questa pubblicazione può essere scaricata da: www.bloglobal.net Parti di questa pubblicazione possono essere riprodotte, a patto di fornire la fonte nella seguente forma: Weekly Report N°6/2015 (22-28 febbraio 2015), Osservatorio di Politica Internazionale (BloGlobal – Lo sguardo sul mondo), Milano 2015, www.bloglobal.net

Photo credits: EFE; AFP; Reuters; Reuters/Asmaa Waguih; EPA;


FOCUS IRAQ/SIRIA ↴

È su Tikrit che l’esercito regolare e il fronte di mobilitazione popolare, composto dalle milizie sciite e dai guerriglieri delle tribù sunnite, si apprestano a convergere al fine di rimuovere gli sbarramenti dello Stato Islamico (IS) lungo il fiume Tigri. Nelle dichiarazioni dei vertici militari l’operazione è esplicitamente concepita come il primo atto della riconquista di Mosul, dove le forze di sicurezza irachene sono attese in primavera a una decisiva resa dei conti con il Califfato. A questo riguardo è da segnalarsi il tempestivo incremento nella fornitura di armamenti da parte dell’alleato statunitense: il Pentagono ha notificato che solo nell’ultima settimana commesse militari del valore complessivo di 17,9 milioni di dollari hanno raggiunto Baghdad in previsione dell’allestimento di un’offensiva di 20-25mila uomini, che al più tardi entro maggio muoverà su Mosul. Nella giornata del 23 febbraio violenti scontri hanno già interessato la periferia meridionale di Tikrit, precisamente nell’area di Mikishifa. Tuttavia, alle spalle di questo fronte di combattimento le sacche di resistenza dei militanti islamisti alimentano attentati dinamitardi, rapimenti ed esecuzioni di massa con terrificante regolarità. È presumibile ritenere che la pressione dell’IS sulla capitale irachena crescerà d’intensità con il compattamento del fronte anti-jihadista nella provincia settentrionale di Ninive. Intanto, l’incedere dei Peshmerga curdi e dei combattenti Yazidi lungo la frontiera siriana ha costretto almeno quattrocento miliziani islamisti a riparare in Siria. Sul piano della coalizione internazionale impegnata nella repressione dello Stato Islamico, si registra l’ingresso nel Golfo Persico della portaerei Charles de Gaulle. Di concerto con il gruppo di combattimento della portaerei statunitense USS Carl 1


Vinson, l’ammiraglia della flotta francese offrirà un contributo notevole nella conduzione dei bombardamenti in territorio iracheno, aumentando sensibilmente l’operatività dei caccia Mirage e Rafale che sinora si sono levati in volo dalle basi di Giordania e Emirati Arabi Uniti. Il Presidente François Hollande aveva annunciato il prossimo schieramento della portaerei De Gaulle il 14 gennaio, a una settimana dagli attentati nel cuore di Parigi. Il Primo Ministro neozelandese John Key ha comunicato l’invio di 143 militari in Iraq, annuncio cui fa eco l’apertura del Premier australiano Tony Abbott verso la possibilità di un contingente congiunto. L’Australia è già presente con 200 unità dei reparti speciali, incaricate di offrire attività di consulenza e addestramento alle controparti irachene. Intanto, Re Abdullah di Giordania ha incontrato il Generale Lloyd Austin, vertice del Comando Centrale statunitense, e il monarca saudita Salman Bin Abdulaziz Al Saud in due incontri successivi, tenutisi il 24 e il 25 febbraio, per definire la strategia anti-terrorismo da opporre al Califfato. A seguito dei raid punitivi lanciati in risposta all’esecuzione del pilota Moaz al-Kasasbeh, la Giordania è particolarmente esposta al rischio attentati e ad una crescente instabilità interna, laddove sono circa duemila i cittadini giordani arruolati sotto le insegne dell’IS. È indicativo che tra i partner arabi dell’operazione multilaterale Inherent Resolve, gli ufficiali dell’esercito giordano siano i primi a ipotizzare l’impiego di forze speciali sul campo. In Siria, l’avanzata curda promossa dalla rottura definitiva dell’assedio su Kobane ha costretto le forze jihadiste a indietreggiare oltre l’Eufrate. Le milizie curde hanno conquistato terreno lungo il confine turco e nella provincia nord-orientale di al-Hasaka, ostruendo alcune linee di comunicazione che sinora avevano permesso al Califfato di travasare indisturbatamente uomini e risorse dalla roccaforte di Raqqa in Iraq. Il 27 febbraio i combattenti curdi del People’s Protection Units (YPG) sono riusciti a strappare la città di Tel Hamis dopo una settimana di scontri a fuoco; secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, nella battaglia avrebbero perso la vita almeno 175 militanti dell’IS. Tuttavia, la ritirata jihadista è contraddistinta dalla persecuzione delle minoranze assira e caldea, di culto cristiano. Negli ultimi giorni, sarebbero tra 220 e 380 le persone sequestrate dai terroristi allo scopo di coprire il ripiegamento verso Raqqa. Tra queste, quindici sono state giustiziate pubblicamente come atto dimostrativo. Nel contesto intersecato della guerra civile, il Fronte Sham ha rigettato la proposta di tregua avanzata dalle Nazioni Unite, laddove l’andamento delle ostilità certifica una situazione di fatto incompatibile con l’ipotesi negoziale, ossia il consolidamento delle forze ribelli e islamiste ad Aleppo e il parallelo accerchiamento della città da parte dell’esercito regolare fedele a Bashar al-Assad. È inoltre importante annotare l’attivismo iraniano nello scenario. Tra il 10 e il 16 febbraio i Pasdaran iraniani e i guerriglieri di Hezbollah hanno partecipato alla messa

2


in sicurezza di numerosi villaggi nella provincia di Dara’a, a sud di Damasco. Il Generale iraniano Qassem Suleimani, da mesi braccio operativo di Teheran nel duplice teatro siro-iracheno, ha fatto visita alle forze del regime impegnate nell’area. Nel frattempo, il Ministro degli Esteri Walid Muallem ha dichiarato che con un maggior controllo sui confini turco e giordano le forze siriane sarebbero in grado di annullare autonomamente le fazioni islamiste, compreso il sedicente Califfato di al-Baghdadi.

SITUAZIONE SUL CAMPO IN SIRIA (17-23 FEBBRAIO) - FONTE: INSTITUTE FOR THE STUDY OF WAR

3


UCRAINA ↴

Dopo la conquista di Debeltseve (18 febbraio) da parte dei separatisti filo-russi, il numero degli scontri in tutto il Donbass ucraino è significativamente diminuito, rimanendo per lo più localizzati intorno alla città meridionale di Shyrokyne. È su questo fronte, che proietta nuovamente l'azione dei ribelli verso la città portuale di Mariupol, che si starebbero spostando secondo le autorità ucraine i mezzi e le armi dei separatisti, non solo quelle precedentemente impegnate sul fronte settentrionale ma anche quelle di cui gli stessi separatisti sarebbero entrati in possesso dopo la ritirata dell'esercito ucraino dal nodo ferroviario di Debaltseve. Il leader dell'autoproclamata repubblica Popolare di Donetsk, Alexander Zakharchenko, ha dichiarato infatti che, come già avvenuto a settembre dopo la battaglia di Llovaysk (città ad est di Donetsk), gli uomini della DPR avrebbero messo le mani su 170 carri armati – molti dei quali operativi o potenzialmente tali –, su 50 canne di fucile, su munizioni, su equipaggiamento jamming radio di fabbricazione americana e su sistemi di radar mobili che darebbero difatti un certo vantaggio competitivo ai ribelli nel caso di una nuova offensiva sul fronte meridionale. Sul piano internazionale, inoltre, il Ministro della Difesa polacco, Tomasz Siemoniak, ha annunciato che Varsavia è pronta ad inviare truppe di addestramento – il cui numero resta per ora imprecisato – delle forze ucraine nelle basi militari di Lviv e Kiev a seguito di una richiesta di assistenza militare alla NATO da parte del governo Yatsenyuk, non escludendo peraltro una futura fornitura di armi pesanti. Siemoniak ha dunque aggiunto che in Polonia si starebbero già addestrando almeno 33 istruttori ucraini. Anche David Cameron ha annunciato (24 febbraio) che il Regno Unito invierà nelle prossime settimane in Ucraina 75 addestratori – divisi in 4 gruppi – con lo scopo di fornire, in coordinamento con alcune sessioni di addestramento americane, assistenza militare, logistica, medica e di intelligence alla 4


controparte ucraina. In uno statement, il Ministro della Difesa britannico Michael Fallon ha spiegato che la decisione è dipesa dalle continue provocazioni russe. Nonostante vi siano dunque stati ulteriori momenti di tensione sia a causa di un attentato avvenuto a Kharkiv (22 febbraio) nel corso di una

manifestazione

celebrativa

della destituzione di Yanukovich, sia a causa di reciproche accuse riguardanti ripetute violazioni del cessate il fuoco e il mancato allontanamento delle armi dalla linea del fronte, tra le giornate del 25 e del 26 febbraio entrambe le parti hanno infine avviato il ritiro

dell'artiglieria

pesante

sotto il monitoraggio degli osservatori dell'OSCE. Il portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa ucraino (RNBO), Andry Lysenko, ha annunciato che nelle ultime ore non si sono registrati morti tra le forze di Kiev. Il 22 febbraio si era inoltre concluso il primo scambio di prigionieri – 139 militari ucraini e 52 separatisti – nel villaggio di Zholobok, 20 Km ad ovest di Lugansk. Nelle prossime settimane queste operazioni dovrebbero continuare, anche se non è chiaro quanti siano effettivamente gli uomini nelle mani dell'una e dell'altra parte. È intanto tornata ad alzarsi la tensione sulla questione delle forniture del gas. Nel corso di un incontro con il Presidente cipriota Anastasiades (25 febbraio), Putin ha duramente criticato la decisione di Kiev di interrompere la conduzione del gas alle zone controllate dai separatisti, definendolo un provvedimento che «puzza di genocidio». Le regioni orientali stanno dunque ricevendo il gas direttamente dalla Federazione Russa e richiedono inoltre che il pagamento spetti Kiev, la quale rifiuta di farlo perché impossibilitata a controllarne volumi e utilizzo. Benché Gazprom abbia confermato il pagamento anticipato di 15 milioni di dollari da parte di Naftogaz per le forniture di marzo, il leader del Cremlino, il Ministro dell'Energia Aleksander Novak e il portavoce dello stesso colosso energetico russo, Serghei Kupryanov, hanno dichiarato che la somma sarà sufficiente a coprire solo gli approvvigionamenti fino al 3 marzo, con evidenti ricadute anche per gli altri Paesi europei. Per il 2 marzo è dunque atteso a Bruxelles un vertice trilaterale Russia-Ucraina-UE a cui parteciperanno anche gli amministratori delegati di Gazprom e Naftogaz, Alexei Miller e Andriy Kobolev, con lo scopo di trovare un accordo sul cosiddetto “pacchetto inverno”.

5


BREVI ALGERIA, 24 FEBBRAIO ↴ Si susseguono dal dicembre scorso manifestazioni popolari in Algeria contro le trivellazioni esplorative per l’estrazione del gas di scisto nel sud del Paese. In particolare una marcia ha raggiunto, martedì 24 febbraio, il centro della capitale comportando l’intervento massiccio della polizia, che ha cercato di disperdere la folla e ha arrestato alcuni manifestanti. Alla base delle proteste è il progetto della compagnia petrolifera algerina Sonatrach per la ricerca di nuovi siti di estrazione del gas di scisto nei pressi di In Salah. La produzione che deriverebbe dai nuovi 200 impianti dovrebbe raggiungere 20 miliardi di m3 di gas annuali. Ciò che viene in particolare contestato dai manifestanti sono le conseguenze nefaste che tale progetto avrebbe sulle scarse riserve di acqua locali e sull’ambiente circostante. La presenza della compagnia francese Total nell’attività inoltre non fa che riaccendere tensioni coloniali latenti e permettere all’opposizione di far maggiormente leva su un malcontento diffuso della popolazione. Si tratta tuttavia di interventi di trivellazione ampiamente supportati dal governo di Algeri, in quanto il 97% delle esportazioni algerine è formato dalla vendita di gas e petrolio. L’Algeria è infatti il terzo maggior fornitore di gas per l’Europa e il quarto Paese al mondo per numero di riserve di gas di scisto estraibile dopo Stati Uniti, Cina e Argentina. Pertanto la caduta dei prezzi del greggio, sommata alla diminuzione della produzione di petrolio in Algeria – che sta toccando la sua soglia minima – rendono indispensabile, per l’economia nazionale, una maggiore diversificazione delle fonti, puntando piuttosto su quelle non convenzionali come lo shale gas/oil. L’estrazione di tale gas sembrerebbe essere la misura salvifica per compensare la caduta delle entrate dal petrolio e consentire un nuovo supporto interno alla crescita dell’industria domestica. Come sostenuto infine dal politico Said Bouhedja, membro del political bureau e portavoce del Fronte di Liberazione Nazionale – partito del Presidente Abdelaziz Bouteflika –, «da ciò che abbiamo sentito e studiato, non ci dovrebbero essere particolari conseguenze pericolose dall’estrazione del gas di scisto. Ma è necessaria una campagna di informazione per la popolazione». ARGENTINA, 26 FEBBRAIO ↴ La Presidente Cristina Fernandez de Kirchner è riuscita a far passare nel Congresso argentino, con 131 “SI” e 71 “NO”, la sua proposta di riforma dei servizi di intelligence. Il nuovo dispositivo normativo prevede l’eliminazione del Segretariato per l’intelligence – SIDE, l’agenzia civile di spionaggio – e la costituzione 6


dell’Agenzia Federale per l’Intelligence (AFI), che avrà compiti più specifici (come ad esempio sul narcotraffico, considerato oggi un problema di rilevanza nazionale) e maggiori controlli politici soprattutto per quanto riguarda l’uso dei fondi (per le intercettazioni in particolare) e l’impiego degli agenti operativi. La legge è stata voluta fortemente dal Capo di Stato a seguito della morte del Pubblico Ministero Alberto Nisman, trovato senza vita nel suo appartamento nella capitale in circostanze misteriose il 18 gennaio: in quell’occasione Cristina Kirchner aveva accusato i servizi segreti nazionali di essere i mandanti politici e i reali responsabili dell’omicidio del magistrato. La Presidentessa ha dunque proposto una riforma dei servizi di intelligence per difendere, a suo dire, il Paese da possibili golpe arbitrari dei militari. In realtà la riforma, come sottolineano molti critici della nuova legge già approvata dal Senato lo scorso 17 febbraio, sembra mostrarsi più come uno strumento punitivo volto a colpire soprattutto magistratura e soggetti inquirenti che indagavano sulla Kirchner e su alcuni rappresentanti del governo. Solo pochi giorni prima, il 13 febbraio, il Procuratore Federale Gerardo Pollicita aveva chiesto formalmente di aprire un’indagine nei confronti della Presidentessa, del Ministro degli Esteri Héctor Timerman, del deputato “oficialista” Andrés Larroque, del leader sindacale Luis D'Eñía e del dirigente della coalizione di sinistra Quebracho, Fernando Esteche, tutti accusati di intralcio alla giustizia per l’occultamento delle prove circa un coinvolgimento iraniano nell’attentato alla mutua ebraica AMIA di Buenos Aires del 1994, che causò la morte di 85 persone. Tale richiesta è stata poi rigettata dal giudice Daniel Rafecas per un’evidente assenza di prove al riguardo.

CINA, 25 FEBBRAIO ↴ Il Quotidiano del Popolo, organo di stampa del Partito comunista

cinese,

ha

rilasciato

l’interpretazione

ufficiale dei principi strategici enunciati dal Segretario Generale Xi Jinping, che in occasione di una visita nella provincia dello Jiangsu lo scorso dicembre aveva indicato gli obiettivi dell’agenda politica cinese nella complessiva

costruzione

di

una

società

moderatamente prospera, nel complessivo approfondimento delle riforme, nella complessiva implementazione dello Stato di diritto e infine nella complessiva realizzazione della disciplina di partito. È tradizione della leadership del Partito Comunista fissare in forma di principio l’evoluzione programmatica del manifesto politico della classe dirigente, così da agire quale punto di riferimento presso l’opinione pubblica interna e internazionale. La dottrina riportata con la formula simbolica dei “Quattro Complessivi” s’innesta sull’elaborazione della precedente gestione di Hu Jintao e richiama la dirigenza cinese al perseguimento di un processo di modernizzazione statale che associ la riforma della governance a criteri di giustizia sociale. Non da ultimo, il quarto “complessivo” si riferisce evidentemente alla 7


campagna anti-corruzione che ha recentemente colpito esponenti illustri della classe politica. CIPRO-RUSSIA, 25 FEBBRAIO ↴ Cipro e Russia hanno firmato a Mosca un importante accordo di carattere militare con cui alla Marina russa sarà permesso accedere ai porti ciprioti, in particolare quello di Pafos a sud dell’isola. In discussione c’è anche la possibilità di garantire a Mosca una base aerea per missioni ufficialmente indicate di soccorso umanitario. Una prima intesa verbale era già stata raggiunta alla vigilia della crisi in Ucraina. L’accordo segue le preoccupazioni già emerse nel corso degli ultimi tre anni di un possibile avvicinamento di Cipro alla sfera di influenza russa che comprometterebbe la sua membership all’interno dell’Unione Europea. Il Paese, definito da più parti come «un’enorme portaerei nel Mediterraneo», benché ospiti importanti basi britanniche, non fa parte dell’Alleanza Atlantica. Secondo il Presidente russo, Vladimir Putin, Bruxelles non dovrebbe temere alcunché poiché l’utilizzo delle infrastrutture cipriote sarebbe destinato a debellare minacce condivise dall’Europa, in primis la lotta alla pirateria e al terrorismo. Il Ministro degli Esteri cipriota, Ioannis Kasoulides, ha cercato di ridimensionare la portata dell’accordo affermando che Cipro intende garantire a Mosca solo l’utilizzo di «centri di natura umanitaria per accogliere eventuali rifugiati russi nel caso di una guerra in Medio Oriente». Kasoulides ha dichiarato che «siamo dei partner credibili dell’Unione Europea, abbiamo partecipato a tutte le decisioni prese per consenso» senza mai fare ostruzionismo, in particolare in relazione alla questione ucraina, benché Cipro fosse contraria alle sanzioni economiche. Tuttavia, ha precisato, «abbiamo una relazione storica con Mosca che non può essere dimenticata»: «empatizzo completamente con le sofferenze del popolo ucraino per quello che sta succedendo ma questo non ci farà cambiare nulla nella nostra tradizionale amicizia con Mosca, che dura da decenni, anche quando c’era l’Unione Sovietica».

EGITTO, 26 FEBBRAIO ↴ Non conosce sosta la serie di attentati a bassà intensità che

sta

caratterizzando

l’Egitto

post-Mursi,

e

in

particolare Il Cairo, il suo distretto e la Valle del Nilo. Quatto attentati multipli hanno colpito Imbaba, Warraq e Mohandeseen – vicino Giza –, tre zone residenziali della capitale. Il bilancio ufficiale degli attentati, diramato dai Ministeri degli Interni e della Salute Pubblica, è di un morto e sette feriti, nessuno dei quali in condizioni critiche. Gli 8


ordigni sono esposi all'esterno degli uffici di due società di telefonia cellulari (Vodafone e l'emiratina Etisalat), di un ristorante e di una pizzeria. Secondo l’edizione online del quotidiano filo-governativo al-Ahram, le autorità sarebbero state avvertite della presenza di un pacco sospetto a Imbaba, ma l’ordigno è esploso prima che gli artificieri potessero arrivare sul posto. Al momento non si registrano rivendicazioni ufficiali per gli attacchi, né gli inquirenti sembrerebbero seguire particolari piste anche in considerazione della bassa rilevanza degli obiettivi scelti dagli attentatori. Tuttavia, come ha spiegato il portavoce del Ministero degli Interni, il Generale Hany Abdel Latif, gli attentati si inseriscono in un quadro di insicurezza che dalla deposizione di Mohammed Mursi del luglio 2013 hanno costretto il governo ad innalzare costantemente il livello d’allerta nel Paese. Anche in conseguenza della spirale di violenze in corso, in particolare nel Sinai e lungo il confine libico, il Presidente Abdel Fattah al-Sisi ha firmato il decreto legge su una nuova e più restrittiva normativa in materia di anti-terrorismo (24 febbraio), già approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso novembre, e ritenuto fortemente distorsivo della protezione dei diritti umani da parte di attivisti e ONG internazionali. I punti principali del nuovo testo riguardano la possibilità di individuare e giudicare come “terroristi” tutti coloro che occupano un suolo pubblico ritenuto strategico (infrastrutture civili ed edifici pubblici di rilevanza primaria) senza aver ottenuto un previo benestare dall’autorità amministrativa, nonché la redazione di dieci articoli del nuovo dispositivo che circoscrivono i limiti giuridici entro cui ascrivere il terrorismo, le azioni ritenute tali e i soggetti perpetranti l’illecito criminale. Intanto una Corte egiziana ha dichiarato Hamas un’organizzazione terroristica, poche settimane dopo una medesima pronuncia per il braccio militare del gruppo, le Brigate Izzadeen al-Qassam. Hamas sarebbe direttamente responsabile di numerosi attentati contro le autorità statali e militari egiziane nel Sinai settentrionale.

GRECIA, 23-24 FEBBRAIO ↴ Dopo aver incassato il parere positivo dell’Eurogruppo circa l’estensione del programma di salvataggio della Grecia, che scadeva il 28 febbraio, il Premier Alexis Tsipras e il Ministro delle Finanze Yanis Varoufakis hanno presentato il piano di riforme necessarie per aver accesso alla linea di credito da parte di Bruxelles. Il pacchetto, che è stato presentato dal governo in una lettera indirizzata alle autorità europee e al Fondo Monetario Internazionale, prevede una sostanziale spending review nel settore pubblico e un rilancio dei processi di privatizzazione, al momento bloccati. L’abbattimento della spesa pubblica coinvolgerà principalmente i Ministeri (che passeranno da 16 a 10, con molte mansioni degli stessi che saranno accorpate e/o dislocate tra i diversi indirizzi dei Dicasteri), le consulenze extraparlamentari e i benefit alla classe politica ellenica, per un risparmio totale del 56% dei costi totali. Il

9


governo greco si impegnerà inoltre a riformare il proprio sistema fiscale – con iniziative per la lotta all’evasione e alla corruzione –, a rivedere il sistema pensionistico (consolidando i fondi pensione ed eliminando gli incentivi per i prepensionamenti) e a rivedere al rialzo l’IVA, purché non abbia un ulteriore impatto negativo sul benessere dei cittadini. Il documento prevede inoltre il mantenimento di misure anti-austerità come l’estensione del salario minimo (una delle promesse della campagna elettorale di Tsipras) e l‘esenzione fiscale per le fasce più povere su energia e sanità. Sebbene considerato ancora insoddisfacente dalle autorità europee per abbattere il debito pubblico greco che rappresenta il 175 del PIL, il Presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha ritenuto il piano approntato da Atene un importante strumento per combattere gli sprechi e rendere efficiente la spesa nazionale. I dubbi maggiori provengono da Berlino e da Francoforte, dove Merkel e Draghi esprimono le misure elaborate da Atene come “lacunose”. Anche il FMI, per voce del suo Direttore Christine Lagarde, ha palesato dubbi sulle misure in questione ritenendo che si «potesse fare molto di più».

IRAN, 22-24 FEBBRAIO ↴ L’accordo tra il P5+1 (i cinque Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania) e l’Iran sulla questione nucleare è, a giudizio dell’Alto Rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Federica Mogherini, «a portata di mano» dopo il recente nuovo round dei colloqui a Ginevra. «Esiste una serie di dinamiche politiche interne», in particolare negli USA, in Israele e in Iran, e varie «tensioni», ha detto la Mogherini, che devono essere «maneggiate con cura»; tuttavia le parti in gioco sono consce che «tutti trarrebbero beneficio da un accordo ampio». La partita attualmente pare giocarsi all’interno del triangolo Washington-Tel Aviv-Teheran. Gli Stati Uniti spingono per un accordo che, secondo il governo israeliano, comprometterebbe drammaticamente la sicurezza della regione. Il Premier Benjamin Netanyahu, in procinto di rivolgersi al Congresso USA, ha affermato di rispettare «la Casa Bianca (…) e il Presidente degli Stati Uniti, ma in una situazione da cui dipende o meno la nostra esistenza, il mio compito è di prevenire i rischi per Israele». In realtà lo stesso Mossad, secondo recenti rilevazioni, non condividerebbe l’allarmismo del Primo Ministro. Anche per il Segretario di Stato USA, John Kerry, Tel Aviv tenderebbe ad esasperare la pericolosità del nucleare iraniano: «grazie al maggior tempo che abbiamo concesso e con lo stop dell’avanzamento del programma nucleare, oggi Israele è più al sicuro di quanto non fosse prima di questo accordo, al quale, in ogni caso, il Primo Ministro israeliano si opponeva. E si sbagliava». Il Presidente iraniano, Hassan Rouhani, continua a dirsi ben disposto a raggiungere un accordo col P5+1 proseguendo «i negoziati su

10


motivazioni logiche e razionali» con il principale obiettivo di rimuovere le sanzioni economiche che gravano sul Paese.

LIBIA, 23-24 FEBBRAIO ↴ Il 23 febbraio il Parlamento di Tobruk ha votato per il ritiro dei propri delegati dai dialoghi che si sarebbero dovuti tenere nel corso della settimana in Marocco in seno alle Nazioni Unite. La notizia è giunta allorché i delegati si trovavano già a Tunisi, in viaggio verso Casablanca. La decisione è stata giustificata dalla mancata condanna da parte del governo rivale, stanziato a Tripoli, di un triplice attentato avvenuto venerdì 20 a Gubba, cittadina natale del Presidente della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, che ha causato la morte di circa 40 persone. Fonti anonime legate a Tobruk hanno tuttavia affermato la possibilità che la scelta sia stata dettata dal timore circa l’imposizione da parte della comunità internazionale di un governo di unità nazionale comprendente le fazioni islamiste di Tripoli accanto ai laici di Tobruk. Il giorno successivo alla votazione per il ritiro dei delegati, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon ha rilasciato una circolare contenente la notizia della necessità di diminuire il personale della missione UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya) a soli 15-20 delegati a causa del degenerare delle condizioni di sicurezza nel Paese, ricordando l’importanza della presenza di entrambi i governi libici al tavolo dei negoziati e premendo per un maggiore sforzo verso la soluzione diplomatica della crisi. Nell’ambito del caos libico è giunta infine la notizia della riapertura del porto petrolifero di Zweitina, rimasto chiuso per circa un anno. Il porto sembra aver già caricato un tanker greco con 750.000 barili di petrolio diretti verso l’Italia. A controllare il porto sono attualmente le truppe del Generale Haftar legato al Parlamento di Tobruk. Lo stesso Haftar è stato infine riabilitato nelle truppe regolari essendo stato nominato dall’Assemblea di Tobruk come comandante unico dell’esercito libico.

11


ALTRE DAL MONDO AFGHANISTAN, 26 FEBBRAIO ↴ La situazione in Afghanistan resta tesa all’indomani della conclusione della missione ISAF. Per la prima volta, l’Ambasciata della Turchia a Kabul è stata presa di mira dagli insorti. Un kamikaze talebano ha fatto esplodere un’automobile nei pressi di un convoglio di auto che si pensava scortasse l’Ambasciatore di Ankara, Ismail Aramaz – in realtà assente. Alla fine l’attacco ha danneggiato alcuni mezzi nelle vicinanze e ha provocato una vittima di nazionalità turca.

BANGLADESH, 25 FEBBRAIO ↴ Una Corte di Dacca ha diramato un mandato d’arresto per Khaleda Zia – ex Primo Ministro e leader del Partito Nazionalista Bengalese, oggi all’opposizione – accusata di abuso di potere, appropriazione indebita di 650mila dollari prelevati da due fondi caritatevoli e istigazione alla violenza. Il provvedimento aggrava la contestazione del governo promossa dal partito di Khaleda Zia. Nelle ultime settimane più di cento manifestanti hanno perso la vita nelle proteste.

FRANCIA-ITALIA, 24 FEBBRAIO ↴ Si è tenuto a Parigi un importante vertice bilaterale tra il Presidente François Hollande e il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. I due leader hanno discusso di crescita e lavoro in Europa, immigrazione clandestina, terrorismo e delle crisi in Ucraina e Libia, in merito alle quali è stata ribadita una comune linea non-interventista finalizzata a richiamare le parti in lotta ad un senso di responsabilità e ad una risoluzione pacifica. Per ciò che riguarda il tema dell’immigrazione i due governi si sono detti d’accordo a chiedere all’UE un rafforzamento della missione Triton nel Mediterraneo. Sono stati infine firmati numerosi accordi di carattere economico-commerciale, su tutti quello per la realizzazione dei lavori definitivi della linea ad alta velocità Torino-Lione.

ITALIA-PALESTINA, 27 FEBBRAIO ↴ La Camera dei Deputati ha votato una doppia mozione (una di PD e SEL, l’altra di UDC-NDC) che subordina il riconoscimento di uno Stato di Palestina al raggiungimento di un’intesa politica tra al-Fatah e Hamas. La mozione impegna inoltre le parti a «riconoscere uno Stato d'Israele e l'abbandono della violenza», condizioni, queste, necessarie per un pieno riconoscimento di uno Stato palestinese. La mozione, non vincolante sotto il profilo giuridico, ha creato alcuni malumori all’interno della maggioranza di governo; deluso l’OLP che definisce l’intesa della Camera bassa italiana un accordo ibrido, mentre un plauso è giunto da Israele che riconosce nell’atto un rilancio al negoziato diretto tra Israeliani e Palestinesi. 12


NIGERIA, 26 FEBBRAIO ↴ Almeno 35 persone sono morte in una serie di attacchi multipli a Jos e Biu, rispettivamente negli Stati di Plateau e di Borno, nella Nigeria centrale e nord-orientale. Secondo le autorità militari dietro questa ennesima strage vi sarebbe il coinvolgimento delle milizie islamiste di Boko Haram, autori di un’impressionante escalation di violenze da inizio anno 2015 che hanno costretto il governo a posticipare al 28 marzo, per motivi di sicurezza, le delicate elezioni presidenziali.

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO, 24 FEBBRAIO ↴ L’esercito della Repubblica Democratica del Congo ha avviato un’offensiva contro i ribelli ruandesi delle Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR), coinvolti nel genocidio del 1994. Il gruppo armato, composto dalle 1.500 alle 2.000 unità, imperversa nella regione del Kivu. La missione di peacekeeping delle Nazioni Unite si è dissociata dall’operazione governativa poiché condotta da due generali accusati di violazione dei diritti umani.

RUSSIA, 27 FEBBRAIO ↴ È stato ucciso a Mosca nei pressi del Cremlino il leader delle opposizioni politiche Boris Nemtsov, già vice Premier nei governi del Presidente Boris Eltsin. Unanime la condanna internazionale e di Vladimir Putin, che ha definito l’atto una brutale provocazione. L’omicidio potrebbe essere legato alle denunce di questi mesi da parte di Nemtsov circa un coinvolgimento diretto di Mosca nel conflitto nel Donbass ucraino contro l’esercito regolare di Kiev.

SOMALIA, 25 FEBBRAIO ↴ Il Presidente Barack Obama ha nominato Katherine Simonds Dhanani Ambasciatrice in Somalia. Dalla chiusura dell’Ambasciata statunitense nel 1991, quando la Somalia precipitò nella guerra civile, l’incarico non era più stato assegnato. Diplomatica di grande esperienza, Dhanani prenderà servizio nel vicino Kenya date le precarie condizioni di sicurezza.

TURCHIA, 25 FEBBRAIO ↴ Un raid della polizia turca condotto simultaneamente in 19 città ha portato all’arresto di circa 40 persone accusate di intenti sovversivi nei confronti del governo centrale. Le persone accusate sono ritenute responsabili di «far parte di un’organizzazione terroristica volta a rovesciare il governo attraverso la creazione di una sorta di stato parallelo». Il mandato d’arresto emanato dal Procuratore Generale di Ankara riguarda

13


anche Fetullah Gülen. Per Gülen, ex-alleato e oggi principale nemico politico di Erdoğan, si tratta del secondo mandato di cattura; tuttavia, trovandosi egli in Pennsylvania dal 1999, Ankara si è limitata a chiederne nuovamente l’estradizione dagli Stati Uniti.

VENEZUELA, 22 FEBBRAIO ↴ Non conoscono sosta le proteste e le manifestazioni anti-regime che da alcune settimane hanno ripreso nuovo vigore in tutto il Paese a seguito dell’uccisione in circostanze ancora poco chiare di un 14enne a San Cristóbal, nello Stato di Táchira, già in passato tra i principali epicentri degli scontri tra anti-chavisti e forze di sicurezza.

YEMEN, 25-27 FEBBRAIO ↴ Dopo ore di combattimenti, gli Houthi hanno preso il controllo a Sana’a di una base delle forze speciali addestrate dagli Stati Uniti per attività di contro-terrorismo e una postazione della guardia costiera a Hodeidah. Nella stessa giornata Abd-Rabbu Mansour Hadi, che ad inizio settimana ha ritirato le proprie dimissioni da Presidente dello Stato, ha incontrato ad Aden i Ministri degli Esteri di Arabia Saudita e Qatar, nonché il Presidente del Consiglio di Cooperazione dei Paesi del Golfo (GCC), Abdullatif alZayyani. Hadi ha avuto inoltre un colloquio con il Rappresentante ONU Jamal Benomar sulla situazione del Paese, mentre nel fine settimana Emirati Arabi Uniti e Kuwait hanno annunciato l’intenzione di voler riaprire le sedi diplomatiche ad Aden.

14


ANALISI E COMMENTI IL NUOVO FATTORE STRATEGICO DELLA COREA DEL NORD PAOLO BALMAS ↴ La Corea del Nord è solitamente dipinta dai mass media come l’ultimo lontano baluardo nemico dell’Occidente, controllato da una dittatura anacronistica che tuttavia sembra essere in qualche modo una minaccia per la pace nel mondo. Le consuete immagini delle forze armate che sfilano e le notizie dei test missilistici che periodicamente vengono proposte, rafforzano la tesi. Si dimentica spesso, però, che la Corea è un Paese diviso artificialmente e che per una legge innata dell’uomo il Nord e il Sud tendono inevitabilmente a ricongiungersi. Soprattutto nel caso in cui sia esistito un passato di solida unione. A partire dall’autunno del 2014 si è cominciato ad assistere a una nuova apertura da parte dei due governi che hanno dichiarato l’intenzione di riprendere il dialogo in favore del ricongiungimento delle famiglie separate dalla guerra civile di sessant’anni fa. Si sono aperti i lavori per un incontro fra i due rispettivi leader, avvenimento che non si verifica dal 2007, momento in cui la Sunshine Policy era giunta al culmine (…) SEGUE >>>

L’AFRICA, TRA BUSINESS ED ECOSOSTENIBILITÀ MARTINA VACCA ↴ Nell’era del multiculturalismo e della globalizzazione, l’internazionalizzazione delle imprese e l’intercettazione dell’evoluzione dei mercati strategici costituiscono una prassi che accomuna ormai tutti gli attori del mercato globale. È in Africa, più precisamente nell’area Subsahariana, che gli attori internazionali pubblici e privati puntano la propria lente d’ingrandimento, ritenendola terra di business e dalle grandi opportunità economiche. Ed è proprio nello spazio del termine “opportunità” – che lascia presagire prospettive ampie e variegate – che ormai da qualche tempo si è aperto un dibattito legato ai tanti dilemmi posti dalla globalizzazione. A contrapporsi due visioni: una che ritiene la presenza delle multinazionali in Africa come un forte impulso allo sviluppo di Paesi e popolazioni e l’altra, più diffidente e pessimista, che tende ad esecrare nazioni ed investitori stranieri considerandoli alla stregua di usurpatori di terre e diritti (…) SEGUE >>>

A cura di OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE Ente di ricerca di “BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO” Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale C.F. 98099880787 www.bloglobal.net

15


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.