N째13, 8-21 MAGGIO 2016 ISSN: 2284-1024
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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo Milano, 22 maggio 2016 ISSN: 2284-1024 A cura di: Matteo Anastasi Davide Borsani Agnese Carlini Marta Cioci Giuseppe Dentice Danilo Giordano Antonella Roberta La Fortezza Violetta Orban Fabio Rondini Maria Serra Alessandro Tinti
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Photo Credits: Ansa; AGV News; Getty Images; Sputnik/Iliya Pitalev; MAECI.
FOCUS LIBIA ↴
Il 16 maggio si è tenuto a Vienna un Vertice internazionale, fortemente voluto da Stati Uniti e Italia, in cui si è discusso del futuro della Libia. Il summit, co-presieduto dal Segretario di Stato USA, John Kerry, e dal Ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, ha visto la partecipazione del Capo del governo di unità nazionale libico, Fayez al-Serraj, dell’inviato speciale delle Nazioni Unite, Martin Kobler, dell’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, e dei Ministri degli Esteri di Regno Unito, Francia, Egitto ed altri Paesi del cosiddetto “Formato Roma”. Il Vertice di Vienna aveva come obiettivo primario quello di riunire i principali Paesi della comunità internazionale coinvolti a vario titolo nella questione libica, di confermare il pieno sostegno della comunità internazionale al governo di unità nazionale guidato da al-Serraj e soprattutto, così come era emerso già nei giorni precedenti al vertice, di verificare le condizioni per un’eventuale revoca parziale dell’embargo ONU sulle armi. Così come emerso dalla conferenza stampa tenutasi a margine del Vertice, la comunità internazionale ha confermato la propria ostilità nei confronti di un intervento militare sul territorio libico. Sebbene al-Serraj continui a chiedere il supporto della comunità internazionale, infatti, tale richiesta non si è mai espressa nei termini di un intervento militare. La tipologia di supporto di cui si è discusso a Vienna riguarda la possibilità di “rimodellare” l’embargo al fine di poter meglio sostenere, tramite la vendita di armi e un percorso di addestramento e di formazione delle forze militari, il governo di Tripoli. Sarà lo stesso esecutivo nordafricano a stilare una lista dei mezzi di cui necessita, che dovrà poi essere visionata 1
e approvata da una Commissione ad hoc. La revisione dell’embargo e la conseguente vendita di armi sono sottoposte alla condizione per cui si crei una Guardia Presidenziale sotto il controllo del governo al-Serraj; in questo modo la comunità internazionale reputa di poter dare un sostegno materiale a Tripoli, cautelandosi allo stesso tempo da eventuali rifornimenti di armi non sottoposti al suo regime di controllo, come accaduto poche settimane fa con l’arrivo di mezzi e camionati armati a Bengasi. L’obiettivo principale in prospettiva futura è, inoltre, fare in modo che possano crearsi le basi per la formazione di un sistema di sicurezza nazionale svincolato dalla logica delle singole milizie e gruppi militari.
LINEE DI RIFORNIMENTO IN LIBIA – FONTE: CORRIERE DELLA SERA
Per quanto riguarda poi la “guerra del petrolio” che si sta combattendo parallelamente a quella politica e militare tra Tripoli e Tobruk, i Paesi che hanno partecipato al Vertice di Vienna hanno riaffermato la volontà di comprare petrolio esclusivamente da Tripoli e dunque secondo il canale legale della National Oil Company (NOC), affermazione resasi necessaria dopo i tentativi di Tobruk di vendere petrolio attraverso canali al di fuori di quelli legali. Durante la conferenza, lo stesso al-Serraj ha precisato che i pericoli maggiori per la stabilità e la sicurezza della Libia provengono non tanto dalla presenza dello Stato Islamico, quanto piuttosto dalle divisioni interne al Paese: un chiaro riferimento questo all’opposizione guidata da Khalifa Haftar. A tal proposito sembra emersa a Vienna una posizione comune circa la necessità di coinvolgere il Generale Haftar nella
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ricostruzione dello Stato libico, coinvolgimento che potrà però avvenire esclusivamente nel momento in cui il Generale riconoscerà l’autorità politica del governo di al-Serraj. La risposta di Haftar non si è fatta attendere: il 18 maggio in un’intervista rilasciata alla Tv Libya al-Hadath, il Generale ha dichiarato di non riconoscere i decreti e gli atti emessi dal governo di al-Serraj e di reputarli semplicemente «inchiostro su carta senza valore». L’atteggiamento di Haftar si pone in aperta sfida con la dirigenza di tripolina e sembra chiudere ad ogni possibilità di mediazione e di compromesso tra i due governi e i loro leader. Nella stessa intervista, il Generale ha dichiarato la sua totale ostilità all’eventuale presenza dei Fratelli Musulmani, a suo dire, attualmente schierati con il governo di Tripoli, nel futuro governo libico. Infine, durante il vertice di Vienna si è discusso anche di immigrazione. A tal riguardo deve sottolinearsi che le unità navali dell’UE integrate nella missione EUNAVFOR MED si preparano ad entrare nelle acque territoriali libiche per condurre attività di addestramento alla Guardia costiera libica. La definitiva attivazione della missione dovrebbe arrivare con il prossimo Consiglio europeo in formazione Esteri del 23 maggio. Ovviamente alla decisione dell’UE deve affiancarsi una esplicita autorizzazione del governo libico affinché si renda legittima l’entrata della forza europea nelle acque territoriali libiche. Nonostante a Vienna si sia escluso ancora una volta un intervento militare su territorio libico da parte della comunità internazionale, pochi giorni dopo il Vertice si è tornato a parlare di una possibile azione militare a guida italiana. In particolare, il Capo dello Stato Maggiore degli Stati Uniti, Joseph F. Dunford, in una intervista rilasciata al Washington Post ha sottolineato che la possibilità di un intervento militare è ancora allo studio della comunità internazionale sostenendo, inoltre, che vi è ancora la disponibilità dell’Italia ad esserne guida sebbene questa sottostia ad alcune precise condizioni tra le quali il giornale cita l’identificazione di chi precisamente dovrà essere addestrato in Libia e che la copertura della missione avvenga con mandato ONU.
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SIRIA-IRAQ ↴
Da Vienna il Gruppo di sostegno internazionale alla Siria reitera le richieste alle parti in conflitto per la cessazione delle ostilità, l’apertura di corridoi umanitari verso le aeree assediate e la ripresa delle trattative per la transizione politica. Il 9 maggio una dichiarazione congiunta di Stati Uniti e Russia aveva sollecitato una presa di posizione delle potenze internazionali a fronte del deterioramento esiziale della guerra civile. Il documento sottoscritto a Vienna il 18 maggio dietro indicazione dei co-presidenti statunitense e russo ripone nuovamente le speranze per la risoluzione della crisi siriana nel quadro negoziale ONU, tuttavia squalificato dall’interruzione dei colloqui di pace e dal cedimento della tregua tra i belligeranti. Mosca ha accompagnato alla condanna degli attacchi sulla popolazione siriana l’impegno a ridurre l’impatto delle operazioni aeree in aree abitate da civili e dai gruppi favorevoli alla sospensione di azioni militari. La diplomazia russa, inoltre, ha invitato la controparte americana a condurre bombardamenti congiunti per colpire le formazioni che non sostengono la tregua e per rafforzare il controllo della frontiera turco-siriana. L’offerta è stata tuttavia respinta dagli Stati Uniti che attraverso il Pentagono hanno evidenziato la divergenza strategica tra l’intervento armato statunitense – ancora oggi motivato dalla degradazione dello Stato Islamico (IS) – e quello russo – invece primariamente associato alla difesa del regime di Bashar al-Assad. Peraltro, il Ministro dell’Energia russo Aleksandr Novak ha reso noto che le compagnie Lukoil, Gazprom Neft e Zarubezhneft stanno studiando progetti di investimento per la ricostruzione delle infrastrutture energetiche siriane su richiesta del governo di Damasco, con ciò confermando l’interesse russo alla stessa conservazione della dirigenza alawita laddove le intese commerciali bilaterali per risollevare un’economia travolta da cinque anni di conflitto ammontano già a quasi un miliardo di dollari.
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Intanto si continua a combattere ad Aleppo, dove l’esaurimento della tregua settimanale raggiunta su pressione di Stati Uniti e Russia ha risvegliato (11 maggio) gli scontri tra gli insorti e le forze governative. Nel nord-ovest della provincia, nelle cittadine di Anadan e Khan al-Asal si registra il lancio di barili bomba contro bersagli civili da parte dell’aviazione siriana. Se l’esercito lealista e gli alleati stringono sugli ingressi settentrionali di Aleppo per accerchiare i resistenti, Jabhat al-Nusra (JaN) e altre brigate salafite confluite nel comando operativo del Jaysh al-Fatah hanno strappato e mantenuto il controllo su Khan Touman, alla periferia meridionale della città. Sono da annotarsi le crescenti tensioni, sfociate in conflitti a fuoco e scambi di artiglieria particolarmente intensi nel quartiere di Sheikh Maqsoud, tra le milizie curde dell’YPG e i combattenti arabi dell’Esercito Libero Siriano, che frammentano ulteriormente il fronte delle opposizioni – già variamente spezzato dalla linea incerta tra gruppi moderati e radicali, con quest’ultimi attratti nell’influenza di JaN. Proprio JaN ha ricevuto la significativa investitura del leader di al-Qaeda Ayman alZawahri per la creazione di un emirato islamista in Siria e così contendere il primato del Califfato proclamato da al-Baghdadi nel campo jihadista – una mossa che rende ancor più complesso l’intreccio delle agende politiche locali, regionali e internazionali condensate nel conflitto siriano. Teheran ha annunciato che nei combattimenti attorno a Khan Touman hanno perso la vita tredici consulenti militari della Guardia Rivoluzionaria iraniana, mentre uno dei maggiori comandanti militari di Hezbollah, Mustafa Bedreddine, è rimasto ucciso nei pressi di Damasco in un raid attributo all’aviazione israeliana. Nonostante le forti perdite subite dall’organizzazione paramilitare libanese (stimate tra le 900 e le 1.500 unità), il segretario Hassan Nasrallah ha annunciato che Hezbollah incrementerà la presenza in Siria a fianco della famiglia Assad. I miliziani libanesi sono risultati decisivi nel contrattacco governativo nel Ghouta orientale, scoccato il 17 maggio per trarre vantaggio dall’aperta rivalità che vede contrapposti i gruppi ribelli (in particolare, le sigle islamiste Failaq a-Rahman e Jaish al-Fustat da un lato e il gruppo salafita Jaish al-Islam dall’altro). Mentre vengono rafforzate le linee difensive su Raqqa, verso cui muovono le milizie arabo-curde assistite dagli Stati Uniti, gli stessi guerriglieri dell’IS hanno guadagnato spazio di manovra con il fallimento della tregua: i seguaci del Califfato hanno riacceso l’assalto su Deir ez-Zor e intaccato il controllo governativo sui bacini gasiferi e i pozzi petroliferi nella provincia di Homs, dapprima a Maher e Sha’er, e infine a Jazal. In Iraq, i partiti curdi e il blocco sunnita hanno disertato la sessione parlamentare convocata dal Presidente al-Juburi il 10 maggio, prolungando lo stallo istituzionale incalzato dalle proteste extra-parlamentari del movimento sadrista. Se la partecipazione dell’Alleanza Curda è necessaria al raggiungimento del quorum, due partiti della coalizione lungamente divisi (l’Unione Patriottica del Kurdistan e il movimento Gorran) hanno formalmente unito i rispettivi gruppi parlamentari. Il patto, inatteso, è destinato ad avere ripercussioni notevoli tanto sugli equilibri parlamentari iracheni, quanto sulla competizione nel Kurdistan.
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È altrettanto lontano dalla conclusione il confronto bellico con l’IS, che nelle ultime due settimane ha concretizzato una serie di attentati dinamitardi in concomitanza ai pellegrinaggi sciiti ad al-Kadhimiya. Indubbiamente le tensioni settarie e il vasto dissenso che circonda l’esecutivo iracheno aprono una finestra di opportunità per attacchi su larga scala, che peraltro offuscano il complessivo momento di debolezza del Califfato. Se non altro in termini di estensione territoriale, i combattenti jihadisti sono stati costretti a recedere dalle posizioni a sud di Falluja e ovest di Ramadi stante l’operazione delle forze di sicurezza nella provincia di Anbar – che ha consentito la ripresa del controllo della città strategica di Rutba –, mentre i Peshmerga curdi e le milizie sciite e turcomanne hanno liberato Bashir, a sud di Kirkuk.
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BREVI AUSTRIA, 25 APRILE ↴ È stato finalmente trovato l’accordo per la formazione del nuovo governo austriaco, dopo che Hans-Werner Faymann aveva rassegnato le dimissioni lo scorso 8 maggio. Il nuovo Cancelliere è Christian Kern, fino a qualche giorno prima Direttore generale delle ÖBB, le ferrovie federali austriache, che ha guidato per cinque anni e risanato nei bilanci. Oltre al nuovo Cancelliere, il rimpasto dell’esecutivo austriaco ha visto l’inserimento di quattro nuovi membri con la sostituzione dei Ministri dell’Istruzione, della Cancelleria, delle Infrastrutture e di un sottosegretario. Kern non ha mai ricoperto cariche politiche, né ruoli di tipo amministrativo, benchè sia iscritto al SPÖ, il partito socialdemocratico austriaco che lo ha proposto alla guida del governo. La scelta di un “tecnico” ha ricevuto il sostegno di tutto il partito, ad eccezione del sindaco della capitale Vienna, ed ora Kern dovrà trovare un punto d’incontro con l’ÖVP, il partito popolare partner della coalizione. L’annuncio di Faymann, che ha governato l’Austria per oltre sette anni, ha sorpreso un po’ tutti all’interno dello SPÖ perché lo si attendeva dopo il ballottaggio presidenziale: gli scarsi risultati elettorali e il venir meno del sostegno all’interno del partito potrebbero aver accelerato la sua decisione. Faymann lascia l’SPÖ in una condizione difficile: un partito diviso al suo interno e con un netto calo del consenso popolare in favore, soprattutto, delle frange partitiche più estreme. In tale contesto, il 22 maggio si terrà il secondo turno delle elezioni presidenziale, che ha visto nel primo round del 24 aprile un’affermazione di Norbert Hofer, candidato del partito di estrema destra FPÖ, che aveva guadagnato oltre il 36% dei voti, mentre secondo si era classificato Alexander Van der Bellen, esponente del partito dei Verdi, con i candidati dei partiti di governo entrambi fuori dalla competizione. Non è facile valutare quanto le dimissioni di Faymann potrebbero incidere sull’esito del ballottaggio: i sondaggi più recenti mostrano una sostanziale parità tra i due contendenti, con Van der Bellen che potrebbe beneficiare di una maggiore partecipazione al voto. Nel frattempo resta sempre calda la situazione al valico di frontiera del Brennero, dove l’Austria ha paventato la possibilità di costruire una barriera e di ripristinare i controlli. Dopo gli scontri tra polizia e alcuni black bloc avvenuti il 7 maggio nei pressi del valico, il Ministro degli Interni austriaco, Wolfgang Sobotka, a margine di un incontro con l’omologo italiano Angelino Alfano, ha smorzato i toni accesi delle precedenti settimane affermando che l’Austria non costruirà alcuna barriera al confine con l’Italia, grazie ad un maggior impegno nei controlli sui treni diretti nel suo Paese.
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ITALIA-AFRICA, 18 MAGGIO ↴ Dopo aver ricevuto dalla Commissione europea la concessione di una flessibilità di massima sui conti pubblici, il governo italiano ha ospitato a Roma la prima Conferenza Ministeriale Italia-Africa: un’iniziativa di rilievo che si iscrive nella strategia italiana di assumere un ruolo di primo piano nello sviluppo delle relazioni con il continente africano in linea con la proposta presentata nel mese di aprile relativa al "Migration Compact" – il piano da 60 miliardi di euro per sostenere, sulla falsa riga di quello approntato con la Turchia, i Paesi africani e per rendere più sostenibile la gestione dei flussi migratori verso l'Europa – ora al vaglio della Commissione e che potrebbe essere approvato dal collegio dei Commissari UE il prossimo 7 giugno e discusso durante il Consiglio europeo del 28-29 giugno. Il Vertice, al quale hanno preso parte i rappresentanti di 52 governi africani, ha avuto dunque l'obiettivo di condividere il documento e di instaurare una piattaforma di dialogo utile a sviluppare sinergie in materia di cooperazione economica e bilaterale che abbia delle ricadute sotto il profilo della riduzione del numero di migranti. Sulla base di quanto discusso con il Cancelliere tedesco Angela Merkel lo scorso 5 maggio, l’Italia punta ad avviare investimenti strutturali – nei settori dell’agroindustria, delle infrastrutture, dei trasporti, dell’energia, della tecnologia, dell’acqua – da almeno 10 miliardi di euro (almeno 8 in più rispetto a quanto stabilito al Vertice della Valletta dello scorso novembre) in sette Paesi (Tunisia, Senegal, Ghana, Niger, Egitto, Nigeria e Costa D'Avorio) da cui provengono il maggior numero di migranti. Come dichiarato dal Presidente della Commissione dell'Unione Africana, Nkosazana Dlamini-Zuma, le piccole e medie imprese italiane «sono un modello di sviluppo adatto al continente africano».
NATO, 19 MAGGIO ↴ A margine dell’ultimo Vertice Ministeriale di Bruxelles, il Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, il Capo del governo del Montenegro, Milo Đukanović, e i Ministri degli Esteri dei Paesi membri alleati hanno firmato
il
Protocollo
per
l’accesso
di
Podgorica
nell’Alleanza Atlantica. La membership – l’invito alla quale era stato formulato lo scorso 2 dicembre – sarà ufficializzata non appena il Protocollo verrà ratificato dai singoli Stati e, prevedibilmente, avverrà nel corso del prossimo Vertice NATO di Varsavia in luglio. Stoltenberg si è detto soddisfatto dell’adesione del Montenegro, fatto che, «porterà più stabilità e sicurezza nella regione». L’allargamento (il settimo nella storia dell’Alleanza) è, nell’ottica russa, destinato a modificare gli equilibri 8
regionali richiedendo, come ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova, un’adeguata risposta da parte del Cremlino, anche con ritorsioni economiche nei confronti di Podgorica, storicamente vicina a Mosca e che con questa intrattiene importanti relazioni economiche.
ALLARGAMENTO NATO – FONTE: NATO-THE WASHINGTON POST
Ulteriori tensioni tra NATO e Russia, dopo quelle registrate nelle scorse settimane a seguito dell’avvio del piano di rafforzamento del fianco orientale europeo, sono emerse a proposito dello scudo missilistico interalleato, la cui struttura è iniziata ad essere operativa con l’attivazione del “braccio” in Romania nella base di Deveselu, a circa 200 Km da Bucarest, come completamento della Fase 2 del programma di difesa missilistica EPAA (European Phase Adaptive Approach, adottato durante il Vertice di Lisbona del 2010). L’inaugurazione, avvenuta lo scorso 12 maggio, è stata presieduta da Stoltenberg e dal Primo Ministro romeno, Dacian Cioloș, affiancati da alcuni delegati degli Stati Uniti. Mentre la NATO ha voluto chiarire che lo scudo ha lo scopo di difendersi dalle azioni di Paesi come l’Iran o, in prospettiva, della Corea del Nord, che rappresentano potenziali, serie minacce per l’Europa, il Ministero degli Esteri di Mosca ha dichiarato che il sistema in questione «altera l’equilibrio strategico» in Europa e viola il Trattato sulle forze nucleari intermedie firmato nel 1987. Il Presidente della Commissione Difesa della Duma, Vladimir Komoyedov, ha affermato che «qui non si tratta dell'Iran, ma dell'arsenale nucleare della Russia, ne siamo sicuri non al 100% ma al 1000%». La NATO ha oltretutto sottolineato come lo scudo missilistico non sia in grado di intercettare i missili russi tecnologicamente avanzati.
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Il prossimo passaggio, comunque, dovrebbe essere l’attivazione del “braccio” polacco nel 2018.
RUSSIA-ASEAN, 19-20 MAGGIO ↴ Si è tenuto nella città russa di Sochi il summit tra Russia e i dieci Paesi dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN). Il Vertice, dedicato al ventesimo anniversario delle relazioni tra la Mosca e l’organizzazione in questione, ha avuto ad oggetto il progresso economico e la sicurezza nazionale e internazionale nelle relazioni bilaterali Russia-ASEAN, nonché l’istituzione di una nuova piattaforma di cooperazione prevista per il periodo 2016-2020. In agenda anche le consultazioni per la cooperazione economica con gli Stati membri dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione (SCO) e con l’Unione Economica Eurasiatica (UEE). Il summit costituisce il terzo Vertice nella storia delle relazioni tra Russia e ASEAN e si inserisce in una più ampia strategia geopolitica e commerciale perseguita dal Cremlino nei confronti dell’organizzazione asiatica. Quest’ultima, di carattere intergovernativo e ispirata ad un modello di organizzazione regionale europeo, costituisce un importante partner strategico per la Russia, interessata ad estendere – complici anche la flessione economica e il raffreddamento delle relazioni con l’Unione Europea sul suo fronte occidentale – la propria influenza nell’Asia SudOrientale al principale scopo di rilanciare una politica concorrenziale alla Cina e, in prospettiva, agli Stati Uniti alla luce del recente accordo sul Trans-Pacific Partnership (TPP). Malgrado l’interscambio commerciale tra Russia e ASEAN sia stimato intorno ai 22,5 miliardi di dollari (2014), con le esportazioni russe di prodotti finiti che ammontano al 10% delle importazioni delle dieci nazioni asiatiche (pari a poco meno dell’1%
degli
interscambi
tra
la
Federazione
Russa
e
i
singoli
Stati
dell’organizzazione), il ruolo della Cina resta preminente. Il Vietnam rappresenta il principale partner russo nella regione: non solo Hanoi è stato il primo Stato dell’ASEAN a firmare il trattato di libero scambio con l’UEE, ma ha anche sottoscritto – nel corso di un Vertice a Mosca tra il Premier Nguyen Xuan Phuc e Dmitry Medvedev – una serie di accordi nel settore energetico, che si aggiungono a quelli già firmati nel 2012, riguardanti la produzione di gas. La cooperazione tra i due Paesi si estende inoltre a quella militare: in linea con le intese raggiunte nel 2011-12, la Russia ha annunciato (17 maggio) di essere in procinto di consegnare al Vietnam – tra l’altro emergente alleato di Washington – due fregate antisommergibili classe Gepard allo scopo di accrescere il potenziale di deterrenza dell’esercito vietnamita (PAVN), anche in evidente connessione con le tensioni generate dai contenziosi territoriali nel Mar Cinese Meridionale. In questa stessa ottica può essere inoltre letto l’accordo di cooperazione militare con la Thailandia (18 maggio) – con la quale Medvedev ha dichiarato di voler raggiungere un interscambio di 10 miliardi di dollari annui –, 10
relativo in particolare alla fornitura di elicotteri Mi-17V5 in sostituzione dei velivoli statunitensi Chinook.
STATI UNITI, 10-17 MAGGIO ↴ I risultati degli ultimi round di primarie hanno condotto Donald Trump a una facile vittoria in tutti gli Stati nei quali si sono tenute le votazioni per il Partito Repubblicano (Nebraska col 61,4%, West Virginia 76,9%; Oregon con il 66,9%), mentre all’interno del Partito Democratico Bernie Sanders vince in due Stati (West Virginia con 51,4% e Oregon col 56%) lasciando a Hillary Clinton una stretta vittoria nel solo Kentucky (46,8% contro 46,3%). Le vittorie di Sanders hanno dimostrato ancora una volta la fragilità della candidatura dell’ex Segretario di Stato. Infatti, l’ex First Lady non riesce a convincere una larga componente dell’elettorato, soprattutto quello di etnia bianca. La protesta esplosa, infine, in Nevada in occasione della riunione di partito che serviva ad eleggere i delegati da inviare alla Convention democratica di Filadelfia del prossimo 25 luglio, è stato l’ultimo esempio della divisione interna al partito democratico. Causata dalla dichiarazione d’ineleggibilità di alcuni rappresentanti del Senatore del Vermont (lo Stato era stato conquistato dalla Clinton il 20 febbraio), la protesta è sfociata in accuse di brogli elettorali, irregolarità e soprattutto in minacce verbali e fisiche dirette alla Presidente del comitato locale del Partito Democratico, Roberta Lange. Sembra dunque difficile per la Clinton trovare un compromesso tra l’esigenza di proporsi come un candidato valido sia per la sinistra “socialista” sia per gli elettori moderati repubblicani che non intendono votare Trump, il quale corre da solo dopo il ritiro di Ted Cruz e John Kasich. Il tycoon, dopo aver raggiunto un accordo con i vertici del partito per i finanziamenti della sua campagna elettorale fino a novembre, ha dichiarato di aver in programma un incontro con Henri Kissinger per pianificare le future vie di politica estera, di aver intenzione di incontrare Kim Jong-un per fermare il programma nucleare di Pyongyang e di voler rinegoziare gli accordi sul clima di Parigi del 2015. La situazione attuale vede la Clinton in testa per i democratici con 2.293 delegati (90 mancanti al quorum), contro i 1.533 di Sanders. Nel GOP Trump a quota 1.161 corre da solo verso i 1.237 delegati necessari per la nomination automatica. Le ultime speranze di Sanders di ostacolare la Clinton si ripongono nei sei Stati chiamati alle urne il 7 giugno (Nord e Sud Dakota, New Mexico, New Jersey, Montana e soprattutto California), mentre Trump può già
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concentrarsi per la campagna presidenziale e guardare alle prossime primarie nello Stato di Washington del 24 maggio con tranquillità.
CORSA PER LA NOMINATION PRESIDENZIALE – FONTE: ASSOCIATED PRESS
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ALTRE DAL MONDO BRASILE, 13 MAGGIO ↴ Con la votazione del Senato brasiliano (55 favorevoli contro 22) in favore della messa in stato d’accusa di Dilma Rousseff, ha preso ufficialmente il via il processo di impeachment a carico della Presidente brasiliana. Il crimine di cui è accusata Dilma Rousseff è di tipo fiscale, ovvero il non aver contabilizzato in maniera corretta il bilancio dello Stato, nascondendo un forte passivo. Al posto della Rousseff è salito temporaneamente al potere il suo ex vice Presidente, Michel Temer, con un incarico di 180 giorni, limite entro il quale l’incarico potrebbe diventare definitivo qualora la Corte Suprema confermasse l’incriminazione nei confronti dell’ex leader socialista. Nel frattempo Temer, anche lui a rischio impeachment, dovrà affrontare una serie di sfide: un’economia sull’orlo del disastro, i conti in profondo rosso, un PIL in forte calo e una disoccupazione in netta risalita.
CINA, 19 MAGGIO ↴ Il Presidente Xi Jinping è stato impegnato in una serie di incontri bilaterali con gli omologhi africani di Mozambico e Marocco, al fine di rafforzare con entrambi la collaborazione strategica. Per quanto riguarda le relazioni con il Mozambico, la Cina si è impegnata ad aiutare il Paese nel miglioramento dello strumento di difesa nazionale e in un’attività di mediazione tra le parti in conflitto nel Paese africano nell’intento di preservarne la stabilità domestica. Dal canto suo, il Mozambico si è conformato alla politica di “una sola Cina”, sostenendo gli sforzi diplomatici di Pechino di voler risolvere pacificamente le dispute territoriali nel Mar Cinese Meridionale. Il Presidente Xi, inoltre, si è augurato di poter rafforzare la cooperazione strategica con il Mozambico in termini di economia marittima, di pesca e sviluppo portuale, nell’ambito della “21st Century Maritime Silk Road”. Altresì rilevante per gli interessi cinesi è la partnership con il Marocco, considerata da Pechino una pietra miliare suscettibile di favorire una crescita delle relazioni bilaterali e di garantire nuove opportunità di cooperazione. Alla base degli incontri di alto livello tra i dignitari marocchini e quelli cinesi vi erano da una parte la volontà di intensificare e rafforzare il coordinamento in materia di sicurezza, dall’altro un interesse nel promuovere la cooperazione e gli scambi tra organi legislativi e partiti politici. Gli incontri bilaterali si sono conclusi con la firma di diversi accordi di cooperazione.
EGITTO-RUSSIA, 17 MAGGIO ↴ La Russia ha fornito un prestito di 25 miliardi di dollari all’Egitto per la costruzione della centrale nucleare di Dabaa, nei pressi di Alessandria. Il prestito rientra all’interno dell’accordo del 19 novembre 2015, quando Mosca e Il Cairo avevano firmato un protocollo congiunto per la costruzione di un impianto nucleare che sia all’avanguardia al mondo per standard di sicurezza e protocolli qualitativi. L’impianto sarà 13
completato entro il 2022 e vedrà la sua piena operatività soltanto nel 2024. Lo sviluppo di questo nuovo protocollo di cooperazione bilaterale conferma ancora una volta il rafforzamento anche economico dell’asse Egitto-Russia, nonostante le incomprensioni intercorse tra i due Paesi a seguito dell’abbattimento dell’Airbus 321 della Metrojet lo scorso 31 ottobre nei cieli del Sinai centrale.
ISRAELE, 18-20 MAGGIO ↴ Dopo il fallimento delle trattative con i laburisti di Isaac Herzog, il Likud, il partito conservatore del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, ha aperto ufficialmente i negoziati con il partito nazionalista Yisra’el Beiteinu. L’obiettivo è quello di allargare la coalizione governativa, che attualmente si regge sulla maggioranza di un solo voto alla Knesset (61 deputati su 120 totali). Il leader di Yisra’el Beiteinu è l’ultranazionalista Avigdor Lieberman, cui Netanyahu ha offerto il Ministero della Difesa. Nomina imminente dopo l’uscita di scena del titolare del Dicastero Moshe Yaalon, dimessosi il 20 maggio, a causa di attriti con il Primo Ministro. L’ingresso di Yisra’el Beiteinu amplierebbe la maggioranza di governo già composta dal Likud, dal partito di centrodestra Kulanu, dal partito sionista HaBayit HaYehudi e dai partiti ultraortodossi Yahadut HaTorah HaMeukhedet e Shas, andando a comporre quello che molti osservatori hanno definito l’esecutivo più a destra della storia d’Israele.
MALI, 18 MAGGIO ↴ Cinque soldati della missione ONU in Mali sono stati uccisi e tre sono rimasti feriti, a seguito di un attentato a nord della città di Aguelhok, nella regione di Kidal. I caschi blu, tutti di nazionalità ciadiana, stavano scortando un convoglio logistico quando sono saltati su una mina: subito dopo un gruppo di uomini armati, appostato ai bordi della strada, ha iniziato a sparare sui militari, uccidendone subito quattro. L’attacco è stato rivendicato, nelle ore successive, dai militanti islamici del gruppo di Ansar Eddine, il quale rimprovera al governo del Ciad di partecipare alla coalizione internazionale in Mali contro il terrorismo islamico.
NAGORNO KARABAKH, 16 MAGGIO ↴ Si è tenuto a Vienna il Vertice tra i Presidenti di Armenia e Azerbaijan nell’ambito del “Gruppo di Minsk” per trovare un accordo sulla de-escalation delle tensioni nel Nagorno Karabakh dopo gli scontri dello scorso aprile. Come rilasciato da un comunicato dell’OSCE, Serzh Sargsyan e Ilham Aliyev hanno concordato sulla necessità di una soluzione non militare e sul rispetto dei cessate il fuoco del 1994 e 1995. Alla luce di un prossimo Vertice a giugno, in occasione del quale dovrebbero riprendere i negoziati sulla regolazione delle dispute territoriali, i due Capi di Stato hanno inoltre concordato sulla necessità di istituire un meccanismo investigativo dell’OSCE e di continuare lo scambio di informazioni pertinenti alle persone scomparse sotto gli auspici della Croce Rossa Internazionale. 14
SENEGAL, 18 MAGGIO ↴ Il Presidente Macky Sall ha annunciato, per il prossimo 28 maggio, l’apertura di un dialogo nazionale con i rappresentanti delle opposizioni, della società civile, del business e i capi religiosi. L’esigenza dei colloqui scaturisce dalle richieste in merito del Partito Democratico Senegalese (PDS), principale formazione dell’opposizione, che ha accusato il governo di non includere tutti i soggetti istituzionali nel processo decisionale e democratico del Paese. Nel frattempo, sul fronte esterno, nonostante i numerosi incontri diplomatici, restano sempre chiuse le frontiere con il Gambia, con il quale i rapporti diplomatici si sono gradualmente deteriorati negli ultimi mesi.
TURCHIA, 19-22 MAGGIO ↴ Il partito di governo turco, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), ha annunciato che sarà l’attuale Ministro dei Trasporti Binali Yıldırım a succedere al dimissionario Ahmet Davutoğlu quale nuovo leader del partito e, soprattutto, Premier del Paese. L’investitura formale è avvenuta il 22 maggio durante il Congresso straordinario dell’AKP. Il sessantenne Yıldırım è un fedelissimo del Presidente Recep Tayyip Erdoğan. Tra i fondatori del partito, deputato dal 2002, è stato Ministro dei Trasporti in quattro diversi esecutivi dell’AKP. Erdoğan gli affiderà il compito di traghettare la Turchia verso un sistema presidenziale, quest’ultimo motivo di attrito con Davutoğlu. In politica estera Yıldırım dovrà fronteggiare invece due complesse questioni: la guerra al PKK e il pericolante accordo con l’Unione Europea sui migranti.
TUNISIA, 11 MAGGIO ↴ Il Ministero dell’Interno di Tunisi ha annunciato di aver smantellato due cellule jihadiste a Mahdia e Kebili, arrestando sei persone nell’ambito di un’ampia operazione anti-terrorismo condotta dalle forze di sicurezza nazionali. La cellula con base a Mahdia era dedita al reclutamento di giovani studenti; quella stabilita a Kebili stava pianificando attentati contro agenti di polizia e soldati dell’esercito tunisino. I membri di entrambe le formazioni hanno ammesso di aver giurato fedeltà allo Stato Islamico.
VENEZUELA, 20 MAGGIO ↴ Dopo settimane di battaglia parlamentare e di proteste sociali per le strade di Caracas e delle maggiori città venezuelane, il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) ha definito legittimo non solo la dichiarazione di stato d’emergenza proclamata dal Presidente Nicolás Maduro, oltre che le misure speciali a sé avocate e previste dalla Costituzione, che permette all’inquilino di Miraflores di poter disporre di poteri particolari per un periodo di tempo massimo di due mesi, potenzialmente rinnovabili per la stessa durata dall’Assemblea Nazionale venezuelana. Lo scontro tra magistratura e forze parlamentari era sorto proprio all’indomani della decisione delle vecchie opposizioni della Mesa de Unidad Democrática (oggi maggioranza in Parlamento dopo il voto legislativo 15
del dicembre scorso) di bocciare il decreto presentato dal Presidente nelle scorse settimane. Decisione, questa, impugnata dallo stesso Maduro presso l’Alta Corte nazionale, che ha appunto dichiarato legittima la dichiarazione presidenziale definendo lo «stato di eccezione e di emergenza economica una risposta necessaria per proteggere il popolo e le istituzioni», oggetto di «minacce esterne ed interne che puntano a destabilizzare l'economia e l'ordine sociale nel Paese». Il Venezuela vive oggi una profonda crisi economica e di sistema che lentamente ma in maniera costante sta portando alla totale paralisi dell’ordine bolivariano così costituito, rischiando di provocarne il suo completo disfacimento nell’arco di breve tempo.
YEMEN, 17 MAGGIO ↴ La delegazione governativa yemenita si è ritirata dai colloqui di pace in corso in Kuwait. Il Ministro degli Esteri, Abdul-Malik al-Mekhlafi, ha affermato che le milizie ribelli sciite Houthi «hanno fatto naufragare completamente i colloqui di pace», retrocedendo dagli impegni presi dopo appena un mese dall’inizio delle trattative. Prima del ritiro della rappresentanza governativa, le due delegazioni erano al lavoro su un accordo per un rilascio di prigionieri prima del via al Ramadan, agli inizi di giugno. Le autorità governative premono per il rispetto da parte degli Houthi di una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che prevede il loro ritiro dai territori occupati nel corso dell’offensiva del 2014, la consegna delle armi e il rilascio di detenuti politici. Il principale ostacolo al proseguimento dei colloqui in atto in Kuwait consiste nella forma di governo da adottare per guidare la transizione dello Yemen: gli Houthi aspirano alla condivisione del potere con il Presidente Hadi, in opposizione alle autorità del Paese che ritengono che quest’ultimo sia l’unico Presidente legittimo sostenuto dalle Nazioni Unite.
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ANALISI E COMMENTI EGITTO, CONTRO-RIVOLUZIONE E DIRITTI UMANI MAURO SACCOL ↴ La scomparsa del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, e il successivo ritrovamento del cadavere, hanno in parte scoperchiato il vaso di pandora egiziano. Nonostante le indagini non abbiano sinora prodotto risultati concreti, i segni di tortura riscontrati sul corpo hanno contribuito a portare alla luce ciò che organizzazioni per i diritti umani, egiziane e internazionali, segnalavano da tempo: la sequela di violazioni dei diritti umani compiute dal regime del Presidente Abdel Fattah al-Sisi. Il livello della repressione ha raggiunto, secondo alcuni commentatori, vette superiori a quanto accadeva durante la presidenza Mubarak [1], registrando pertanto un peggioramento delle condizioni politiche e sociali rispetto al periodo precedente lo scoppio della Rivoluzione nel 2011. Le speranze dei giovani e delle persone che scesero in piazza per protestare contro Mubarak sembrano essere state soffocate dal ritorno al potere dei militari nella persona di al-Sisi e quella che era stata definita una “Primavera” appare, invece, un lungo e buio “Inverno” (…) SEGUE >>>
MALI: IL JIHAD VISTO DAI TUAREG LUCIANO POLLICHIENI ↴ Nella cartografia dell’Africa sahelo-sahariana i Tuareg hanno sempre rappresentato una costante. I regimi coloniali hanno disegnato linee di demarcazione arbitrarie in lungo e in largo nel deserto, successivamente riconosciute dagli Stati nati in seguito alla decolonizzazione, ma “gli uomini blu” non le hanno mai rispettate. Con il trascorrere degli anni, i Tuareg son rimasti un potere determinante nello spazio del deserto. La nascita di Ansar Eddine, il primo gruppo jihadista Tuareg, va analizzata nel contesto storico delle sollevazioni del nord del Mali. La prima insurrezione Tuareg scoppiò dopo la dichiarazione d’indipendenza nel 1960. I notabili delle tribù non accettavano che il loro popolo venisse incluso all’interno di un Paese (lungo la linea Gao-KidalTimbuctu) del quale non si riconoscevano cittadini. Brutalmente repressa quest’insurrezione, il Nord restò fino agli anni Novanta ai margini di qualsiasi processo di sviluppo (…) SEGUE >>>
LUCI ED OMBRE DELLE RELAZIONI TRA INDIA E AFGHANISTAN SARAH WAFIQ ↴ L’India rivendica legami storici e culturali di lunga data con l’Afghanistan, legami in nome dei quali rigetta l’idea occidentale di un Afghanistan intrinsecamente ingovernabile. Illustri afghani, quali ad esempio l’ex Presidente Hamid Karzai, hanno ricevuto almeno una parte della propria formazione in India e oggi l’Afghanistan risulta essere il maggior beneficiario di borse di studio concesse dal Consiglio Indiano per le Relazioni Culturali. Affinità storico-culturali, che affondano le radici nella comune appartenenza alle civiltà della Valle dell’Indo, congiuntamente al fatto che i due Paesi non 17
condividono alcun confine, spiegano la vicinanza tra Kabul e New Delhi e il fatto che – a differenza di quanto accade tra gli Stati dell’area – quest’ultima non è avvertita come una minaccia dalle istituzioni afghane. In quanto potenza che ambisce al ruolo di leadership regionale, l’India si è quasi sempre sentita in dovere di guidare e di supportare gli Stati vicini. L’impegno nei confronti dell’Afghanistan è in particolar modo giustificato dal fatto che lo sviluppo sociale ed economico di quest’ultimo è vitale alla stabilità e alla sicurezza dell’intera area asiatica (…) SEGUE >>>
L’EUROPA DI FRONTE AI CONFLITTI IRREGOLARI NELLA REGIONE DEL MEDITERRANEO ANDREA BECCARO ↴ L’Europa vive oggi un momento storico di profonde trasformazioni geopolitiche riguardanti la regione del Mediterraneo, che la influenzeranno profondamente. Tali complessi sommovimenti politici assumono spesso la forma di conflitti molto diversi da quelli classici fra Stati a cui la tradizione europea e occidentale in genere era abituata. Infatti, tali guerre, al di là delle agende politiche che cercano di realizzare, non sono statuali, bensì insorgenze e guerre irregolari nella loro più ampia accezione. Nell’ambito degli studi internazionalistici è ormai dalla fine della Guerra fredda che si dibatte sul tema della trasformazione della guerra, tra le più note teorie possiamo ricordare: i LIC, le “nuove guerre”, la Fourth Generation Warfare, la Hybrid Warfare. Presupposti di queste riflessioni sono due fenomeni (crisi dello Stato sovrano e globalizzazione) che qui non ci è possibile analizzare in dettaglio ma che rappresentano la premessa essenziale, oltre che una valida spiegazione, di alcuni dei tratti comuni della conflittualità contemporanea: uno scontro tra un esercito regolare e statuale e una forza molto più eterogenea che esula dalla regolarità dello Stato e che viene definita in vari modi; una commistione tra diverse attività, specialmente tra quelle criminali e quelle più prettamente belliche; crescita dell’impatto di attori privati o comunque diversi da quello statuale; coinvolgimento dei civili nelle operazioni; impiego di tattiche mordi e fuggi e terroristiche (…) SEGUE >>>
A cura di OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE Ente di ricerca di “BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO” Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale C.F. 98099880787 www.bloglobal.net
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