N°19, 17-30 LUGLIO 2016 ISSN: 2284-1024
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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo Milano, 31 luglio 2016 ISSN: 2284-1024 A cura di: Eleonora Bacchi Marta Cioci Giuseppe Dentice Antonella Roberta La Fortezza Fabio Rondini Maria Serra
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Photo Credits: EPA; CNN; al-Jazeera.
FOCUS TERRORISMO ↴
Confermando una tendenza delineatasi dal 7-9 gennaio 2015, ossia dagli attacchi alla redazione del settimanale satirico francese Charlie Hebdo a Parigi e all’Hyperchacher di Porte de Vincennes, sembra emergere con sempre più evidenza una diffusione del fenomeno terroristico legato ad una matrice islamica radicale in tutta Europa. Gli attentati – avvenuti e sventati – in Francia, Danimarca, Belgio, Germania e le operazioni di polizia e delle forze speciali di gran parte dei Paesi europei contro cellule più o meno strutturate, alcune delle quali plausibilmente collegate allo Stato Islamico (IS), hanno dimostrato l’esistenza di un macro-trend terroristico in netta crescita, fatto sia di gruppi ristretti di due-tre soggetti pronti a colpire con azioni paramilitari, sia di cosiddetti “lupi solitari” (“lone-wolf”), terroristi spesso improvvisati, ma non per questo meno letali. Resta allo stesso tempo vero che gli attacchi terroristici che hanno colpito negli ultimi due mesi diversi Paesi su scala più ampia (Francia, Germania, Turchia, Stati Uniti, Iraq, Afghanistan, Bangladesh e Kazakistan), sebbene vadano inscritti in contesti locali estremamente eterogenei, essi trovano per lo più radici comuni nello scenario di guerra siro-iracheno e nelle numerose sconfitte che l’IS sta subendo in quei territori. Una dinamica, questa, che sembra emergere sempre più chiaramente in altri teatri operativi al di fuori della regione MENA, nei quali le milizie del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi sembrano essere tornate ad agire direttamente o ad ispirare azioni stragiste più come un “movimento” che come uno “Stato”, utilizzando il terrorismo come strumento e strategia per affermare la propria presenza, alla stessa stregua del Qaedismo. Pare pertanto evidenziarsi l’ennesimo salto di qualità nella tattica militare e di comunicazione dello Stato Islamico. 1
FRANCIA, 26 LUGLIO ↴ Due uomini armati di coltello sono entrati in una chiesa di Saint-Etienne-duRouvray, piccolo centro nei pressi di Rouen, in Normandia, durante una messa e hanno preso cinque persone in ostaggio, ferendone gravemente un’altra e uccidendo il prete Jacques Hamel. I due soggetti, identificati immediatamente dalle autorità di polizia in Adel Kermiche e Abdel Malik Petitjean, due cittadini francesi di origine algerina, sono stati uccisi poche ore dopo durante un’operazione delle forze speciali mentre provavano la fuga dalla struttura. L’azione è stata rivendicata dallo Stato Islamico tramite un video diffuso su internet dall’agenzia Amaq, nel quale si indicavano Kermiche e Petitjean come due “soldati islamici”. Secondo le prime ricostruzioni, i due assalitori di Rouen si sarebbero auto-radicalizzati in Francia e tramite il web; nel corso del 2015 avevano tentato in almeno un paio di circostanze di unirsi alle milizie dell’IS in Siria attraversando il confine turco, prima però di venire bloccati, estradati e a segnalati dalle autorità di Ankara ai colleghi parigini come soggetti potenzialmente pericolosi. Infatti entrambi erano sulla cosiddetta Fiche S, una sorta di lista di proscrizione con tutti gli “attenzionati speciali” da parte dei Dipartimenti di Sicurezza francesi. Se di Petitjean le autorità non hanno diffuso molte informazioni, soprattutto circa la sua vita privata – pur essendo incensurato era noto agli inquirenti, anche se non è chiaro in che termini e in che modi lo fosse –, sono emersi invece molti dettagli sull’altro attentatore, Adel Kermiche. Secondo fonti giudiziarie citate da I-Télé, Kermiche, sebbene non avesse commesso alcun reato, aveva fatto dieci mesi di prigione perché ritenuto un potenziale terrorista, ma era stato liberato nel marzo 2015 sia perché i termini di detenzione preventiva stavano per scadere sia perché il soggetto «mostrava pentimento» e dopo quei mesi di carcere duro era ritenuto a rischio suicidio. Una situazione, questa, che rientra in quella condizione di falso pentimento che gli affiliati all’IS chiamano takia, la dissimulazione da attuare nei confronti dei miscredenti per confonderli e colpirli nei momenti di loro massima vulnerabilità emotiva, e che Kermiche avrebbe imparato da un suo compagno di cella, un combattente saudita operativo anche in Siria. Kermiche era stato posto in libertà vigilata con il braccialetto elettronico ma, come spiegato dal Procuratore capo di Parigi, François Moulins, questo strumento – così come quello di altri soggetti posti nelle medesime condizioni di vigilanza – viene disattivato per alcune ore ogni mattina come da prassi. Sulla base di tali informazioni e su ipotesi investigative ancora al vaglio degli inquirenti, Kermiche e Petitjean avrebbero sfruttato tale falla nel dispositivo di sicurezza per poter sferrare l’attacco in chiesa e uccidere padre Hamel.
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Dopo l’ennesimo attacco e nonostante l’innalzamento dei livelli di allerta dopo la strage di Nizza dello scorso 14 luglio, il Presidente Hollande ha richiamato la nazione intera all’unità e al massimo impegno di tutti per combattere questa «guerra contro il fanatismo».
GERMANIA, 22-24 LUGLIO ↴ Con un comunicato diffuso sempre attraverso l’agenzia Amaq, lo Stato Islamico ha rivendicato la paternità dell’attentato avvenuto ad Ansbach – una cittadina della Baviera settentrionale, a circa 40 Km da Norimberga – nella tarda serata del 24 luglio. Un uomo, identificato dalle autorità in Mohammed Deleel, si è fatto esplodere nelle vicinanze di un festival locale provocando il ferimento di 15 persone, 4 delle quali in maniera grave. Le indagini dovranno chiarire se il giovane, un ventisettenne rifugiato siriano – presumibilmente proveniente da Aleppo e sul quale sono state rinvenute ferite da guerra –, volesse effettivamente fare il kamikaze oppure innescare l’esplosivo contenuto nello zaino insieme con chiodi, bulloni e altri ferri artigianali, con un radiocomando: gli inquirenti hanno infatti confermato che l’uomo – sprovvisto del biglietto per entrare al concerto nonostante avesse addosso parecchio denaro contante – era in possesso di due telefoni cellulari e che prima della deflagrazione avrebbe compiuto diverse telefonate. In casa di Deleel la polizia ha rinvenuto materiale compatibile con la fabbricazione di bombe artigianali, mentre sul suo computer e sul cellulare sono stati trovati video in cui lo stesso attentatore giurava fedeltà all’IS, nonché alcuni contatti con una persona in Medio Oriente – come spiegato da Spiegel citando fonti di sicurezza tedesche. Gli investigatori hanno inoltre spiegato che l’uomo soffriva di disturbi psichici e che per tali ragioni era stato ricoverato: tale condizione di instabilità aveva di fatto ritardato il procedimento di espulsione dalla Germania (una nuova ingiunzione era stata notificata il 13 luglio) e di estradizione in Bulgaria, dove era stato già registrato dalle autorità sul finire del 2014. Il profilo psicologico e l’estrazione radicale assimilerebbero perciò in un certo qual modo Deleel a Mohamed Lahouaiej Bouhlel – l’attentatore di Nizza – e non lo legherebbero all’attacco perpetrato da Ali Sonboly il 22 luglio a Monaco di Baviera: il diciottenne tedesco-iraniano, affetto da turbe psichiche e già ricoverato in passato per episodi violenti dovuti a crisi depressive determinate da atti di bullismo a cui era stato sottoposto, ha aperto il fuoco sulla folla in un centro commerciale, uccidendo 9 persone e ferendone 27. L’attentato di Ansbach sembra piuttosto inquadrarsi in continuità con l’attacco avvenuto su un treno tra Treuchtlingen e Wuerzburg, sempre in Baviera, la sera del 18 luglio: un giovane afghano di 17 anni – residente in Germania dal giugno 2015 dopo l’accettazione della richiesta di asilo – ha assalito alcuni passeggeri a colpi di machete ferendone gravemente quattro per poi essere ucciso dalle 3
forze di sicurezza. La matrice islamica dell’attentato è stata confermata poche ore dopo dalla rivendicazione ufficiale dell’IS, che ha definito Riaz Khan Ahmadzai (questo il nome del giovane, sebbene le autorità ritengano che si fosse registrato in Germania sotto falso nome e che provenisse in realtà dal Pakistan) un proprio “soldato”. Ciò che emerge da questo quadro è che ancora una volta l’IS sia riuscito ad avvantaggiarsi nella propria strategia tramite azioni condotte da soggetti più o meno direttamente ad esso legati oppure auto-radicalizzatisi che hanno trovato nell’aggancio all’ideologia islamista una risposta ai problemi personali. La componente psichica di tali individui appare infatti essere sempre più determinante – anche se resta difficile capire il grado di prevalenza rispetto al fattore radicale – quando, pur lontana dalla matrice islamista, essa offre comunque all’organizzazione di al-Baghdadi un’importante sponda mediatica per proseguire la propria azione terroristica in Europa.
ITALIA- SPAGNA-BELGIO, 28-30 LUGLIO ↴ Nel frattempo le forze di polizia e di sicurezza di tutto il Continente collaborano tra loro scambiandosi informazioni utili e procedendo con arresti nei confronti di soggetti-terroristi ritenuti pronti a colpire nell’immediato. Tra queste azioni sono di rilievo quelle condotte il 28 luglio dalla Guardia Civil in Spagna e dalla DIGOS in Italia e quella del 30 luglio dalla polizia belga nei dintorni di Mons e Liegi. A Savona, in Liguria, durante perquisizioni legate ai controlli anti-terrorismo, sono stati arrestati due marocchini con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti. Una terza persona è stata denunciata e altre cinque sono ancora al vaglio degli inquirenti con le accuse di terrorismo internazionale. A Girona, invece, in Catalogna, ma con le medesime accuse, la Guardia Civil ha arrestato due fratelli marocchini accusati di finanziare le attività dello Stato Islamico. Non meno rilevante, infine, è l’operazione di polizia condotta in Vallonia, tra le regioni di Liegi e Mons, che ha condotto all’arresto di due fratelli – le cui generalità sono rimaste ignote – sospettati di pianificare nuovi attacchi in Belgio e di inviare uomini e armi in Siria.
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BREVI AFGHANISTAN, 23-26 LUGLIO ↴
Un’esplosione nel corso di una manifestazione nella piazza Deh Mazang a Kabul ha causato la morte di 84 civili e il ferimento di più di 260. Si tratta del peggior attentato in termini di morti nel corso degli ultimi mesi in Afghanistan. I manifestanti, appartenenti al terzo maggiore gruppo etnico del Paese, gli Hazara, di religione sciita duodecimana e di origine persiana, si erano riuniti pacificamente nell’evento organizzato dal movimento #enlightening per contestare l’esclusione della provincia di Bamyan – a maggioranza Hazara – dall’installazione della nuova linea elettrica nazionale. Poco dopo l’esplosione, il sedicente Stato Islamico (IS), ha rivendicato l’attentato tramite l’agenzia di stampa Amaq, rendendolo, di fatto, il primo attentato dei jihadisti a Kabul. Il commando di tre uomini si è nascosto tra la folla in abbigliamento femminile tradizionale (burqa) che ne nascondeva l’identità e le cinture esplosive. Solo uno dei tre attentatori è riuscito a farsi detonare; l’ordigno del secondo, infatti, non è esploso, mentre il terzo uomo è stato ucciso dalle forze di sicurezza. Il giorno successivo all’accaduto, il Presidente Ashraf Ghani ha affermato che «sarà fatta giustizia contro i colpevoli», annunciando un giorno di lutto nazionale e la ridenominazione della piazza dove è stato perpetrato il massacro, in “Piazza dei Martiri”. La situazione in Afghanistan sembra divenire così sempre più preoccupante, con la guerra ai talebani che, iniziata nel 2001, sta divenendo ancora più sanguinosa e l’arrivo dell’IS quale nuova minaccia alla sicurezza nazionale. Il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dal canto suo ha comunicato che sarà rallentato il ritiro delle 9.800 truppe americane dall’Afghanistan, a causa della situazione in cui si trova il Paese. Pochi giorni dopo l’attentato di Kabul, il 26 luglio, è stata inoltre annunciata la morte di uno dei comandanti
chiave
dell’IS in Afghanistan, Saad Emarati, nel corso di
un’operazione
nel
distretto di Kot che ha portato all’uccisione di 120 sospetti militanti. Emarati, in precedenza comandante
dei
talebani, aveva giurato fedeltà al califfato di Abu Bakr al-Baghdadi in seguito all’uccisione del 5
Mullah Omar, ed era ritenuto responsabile di diversi attacchi contro i talebani e il governo afghano. Non è stato chiarito, tuttavia, se sia stato anche la mente dell’attacco contro la manifestazione degli Hazara del 23 luglio.
STATI UNITI, 18-28 LUGLIO ↴ Il 18 luglio si è aperta in una blindata Cleveland, nell’Ohio,
la
Convention
Repubblicana
che
ha
incoronato ufficialmente Donald Trump come candidato GOP per la corsa alla Casa Bianca. I recenti attentati di Orlando e Nizza, le tensioni razziali esplose tra la polizia federale e la minoranza afro-americana, la contestata valutazione dell’FBI in merito allo scandalo delle e-mail di Hillary Clinton hanno costituito importanti elementi di dibattito nella Convention e, quindi, un possibile bacino elettorale per “The Donald”. Anche la scelta di nominare il Governatore dell’Indiana, Mike Pence, come vice Presidente consentirebbe al tycoon di ottenere l’appoggio della destra del proprio partito, che non gli ha ancora dato fiducia, spostando contestualmente la direzione della sua base elettorale sempre più verso i tea party. Una scelta politica che però potrebbe compromettere ulteriormente il già scarso appeal che Trump riscuote tra le minoranze e l’elettorato femminile. Ted Cruz, il grande sconfitto delle primarie, non ha appoggiato Trump, causando un certo malcontento tra i presenti a Cleveland e nella base repubblicana nazionale. Nel frattempo il Partito Democratico, riunitosi dal 25 al 28 luglio a Philadelphia, in Pennsylvania, per la propria Convention di partito, ha ufficialmente investito Hillary Clinton della nomina per la presidenza della Repubblica, risultando così la prima donna a conquistare la nomination. L’appoggio fornito dall’ex competitor e Senatore del Vermont Bernie Sanders all’ex First Lady, in nome dell’unità del partito, non ha però fermato le proteste della maggioranza dei suoi sostenitori (13 milioni di voti complessivi nella stagione delle primarie), che ha accolto sfavorevolmente il suo endorsement nei confronti della Clinton. Infatti, nonostante i discorsi accorati del marito Bill Clinton, del Presidente Obama e di numerosi altri leader del partito dell’Asino in sostegno all’ex Segretario di Stato abbiano solo parzialmente spento le tensioni emerse intorno alle nuove rivelazioni da parte di Wikileaks – secondo cui l’intero establishment del Partito Democratico avrebbe ostacolato volutamente Sanders in favore della Clinton –, la base e l’ala più progressista dei Dem parrebbe ancora poco convinta nel sostenere la Clinton nei prossimi e decisivi mesi di campagna elettorale contro il GOP.
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SIRIA-IRAQ, 28 LUGLIO ↴ Mentre in Europa si affaccia con sempre maggior insistenza
il
fenomeno
terroristico
più
o
meno
direttamente collegabile allo Stato Islamico (IS), tra Siria e Iraq invece le milizie del Califfato stanno subendo delle rilevanti sconfitte che potrebbero nel medio periodo costringere ad un ripensamento non solo della strategia della stessa organizzazione in loco, ma anche ad una nuova ridefinizione dei territori siro-iracheni, soprattutto se le forze lealiste di Damasco e di Baghdad dovessero riuscire a fiaccare ulteriormente la resistenza dei miliziani di alBaghdadi intorno alle roccaforti di Aleppo, Raqqa e Mosul. In Siria, le truppe lealiste stanno indebolendo sempre più la presa delle truppe del Califfo e dei ribelli antiregime nell’area di Aleppo. L’esercito siriano, grazie anche al ruolo della contraerei russa, ha annunciato di aver tagliato tutte le linee di rifornimento dell’area orientale della città in questione. Il tutto mentre la situazione umanitaria nell’area appare sempre più drammatica. Human Rights Watch denuncia ormai quotidianamente l’uso indiscriminato di ordigni vietati dalle convenzioni internazionali e bombardamenti contro ospedali o posti di ricovero per malati e feriti. Proprio per far fronte all’emergenza umanitaria, fonti dei governi di Mosca e Damasco hanno annunciato l’apertura di corridoi umanitari – tre per i civili e un quarto per i miliziani – per evacuare i feriti gravi dalla città e per permettere un’uscita sicura ai ribelli dell’Esercito Libero Siriano, reputate le uniche forze legittime rivoluzionarie, ma combattute alla stessa stregua dei terroristi da Assad.
IPOTESI DI CORRIDOI UMANITARI – FONTE: SOUTHFRONT.ORG
Nel tentativo di rompere in fronte a lui avverso, il Presidente Bashar al-Assad ha offerto un’amnistia ai ribelli che decidessero di abbandonare le armi e di arrendersi 7
entro i prossimi tre mesi. Nel frattempo, il leader di Jabhat al-Nusra (JaN), l’Emiro Abu Muhammad al-Jolani ha rilasciato un video in cui dichiara ufficialmente la formazione di un nuovo gruppo chiamato “Jabhat Fatah al-Sham”, che non avrà «alcuna affiliazione a qualsiasi entità esterna», in pratica recidendo i contatti con alQaeda. L’annuncio segue il rilascio di una dichiarazione audio dello Sceicco Ahmed Hassan Abu al-Khayr, numero 2 di al-Qaeda e tra i più stretti collaboratori della guida suprema Aymann al-Zawahiri, in cui spiega l’allontanamento da JaN in termini di opportunità e di pausa riflessiva legata a «questioni organizzative», al fine di «preservare il bene dell’Islam […] e proteggere il jihad in Siria». Il rebranding, sebbene non rappresenti un abbandono della causa jihadista da parte di JaN, quanto piuttosto una mossa calcolata per facilitare l’unificazione dei gruppi di opposizione armata in un’unica “grande coalizione” islamista che continuerà a perseguire la visione strategica a lungo termine di al-Qaeda per stabilire un emirato islamico in Siria, potrebbe tuttavia spingere alcune frange ancora più estreme del gruppo a rinnegare l’azione e a spingerle verso le fila dell’IS, frammentando ancor di più lo scenario jihadista locale. Allo stesso tempo, l’azione di JaN, benedetta anche da alQaeda, mira a sottrarre il neonato gruppo da possibili azioni comuni di USA e Russia contro i suoi uomini, favorendo, nelle loro intenzioni, un possibile riconoscimento di legittimità politica in un ipotetico processo di transizione a guerra finita per una Siria post-Assad. In Iraq, invece, continua la controffensiva lanciata dalle forze regolari di Baghdad insieme alle milizie sciite alleate nel tentativo di forzare le vie di accesso verso Mosul, seconda città dello Stato Islamico e tra le prime a cadere nel giugno 2014, spianando la strada per l’ascesa e l’instaurazione del cosiddetto Siraq.
TURCHIA, 29 LUGLIO ↴ A distanza di due settimane dal tentato colpo di Stato ai danni dell’establishment del Presidente Recep Tayyip Erdoğan, che ha causato la morte di 246 persone e di 24 dissidenti, il governo turco ha avviato rapide purghe all’interno dell’esercito – nell’abito del quale sarebbe primariamente nato il piano golpista –, del potere giudiziario e di tutti gli strati della vita politica e civile nazionale. In accordo a quanto dichiarato dal Ministro degli Interni, Efkan Ala, 15.846 persone sono state arrestate con l’accusa di coinvolgimento diretto nel colpo di Stato: tra questi 10.012 appartengono all’esercito, tra cui figurano 178 Generali – vale a dire un terzo del comando degli apparati militari turchi. 3.000 ufficiali sarebbero stati successivamente rilasciati, mentre 12.000 risultano ancora in custodia. Secondo una dichiarazione rilasciata dalle stesse Forze Armate turche, circa l’1,5% dell’esercito è stato coinvolto nell’azione del 15 luglio usufruendo dei seguenti mezzi: 3.992 armi, 246 veicoli armati, 3 navi e 35 jet militari, 37 elicotteri. Il giro di vite ha altresì riguardato: 1.019 membri delle forze di polizia; 1.684 tra procuratori e giudici; 47 tra giornalisti, 8
manager ed ex dipendenti del giornale Zaman, considerato il media di bandiera del movimento gulenista. Come riportato dall’agenzia di stampa Anadolu, sono state inoltre revocate le licenze a 24 stazioni radio e televisioni sospettate di avere legami con il predicatore un tempo sodale di Erdoğan e accusato di aver tessuto uno “Stato parallelo”. In aggiunta agli arresti di massa, le autorità turche hanno sospeso dai loro incarichi 60.000 persone all’interno di istituzioni, enti pubblici ed altre organizzazioni civili di cui sono stati peraltro confiscati i beni: il numero maggiore riguarda il Ministero dell’Educazione, e le strutture a questo collegate, dalle attività del quale sono state interdette 42.767 persone tra funzionari ed insegnanti; a 1.577 docenti universitari è stato chiesto di presentare le dimissioni. Ulteriori 2.000 istituzioni sospettate di essere collegate a Fetullah Gülen sono state chiuse. 8.777 siluramenti riguardano inoltre il Ministero degli Interni, 1.112 la Presidenza degli Affari Religiosi, mentre almeno 6.000 tra gli altri Dicasteri. L’introduzione di tre mesi dello stato di emergenza (22 luglio), insieme con la decisione di sospendere la Convenzione dei Diritti dell’uomo (non è stato invece previsto il coprifuoco e non è stata cancellata la possibilità di riunirsi e manifestare), motivate dalla necessità di ristabilire la sicurezza pubblica, hanno suscitato le critiche delle opposizioni, le quali, pur condannando fermamente nel corso di alcune manifestazioni il fallito colpo di Stato – posizione che quindi non ha segnato una rottura con AKP –, temono comunque che i poteri temporanei di cui il Presidente godrà per il prossimo trimestre – oltre che quelli dei governatori e delle forze di sicurezza a lui vicine – possano dare un definitivo colpo di spugna a qualsiasi forma di pluralità interna e far virare l’ordinamento verso la forma presidenziale a cui Erdoğan punta da tempo.
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ALTRE DAL MONDO ARMENIA, 17 LUGLIO ↴ Un gruppo di uomini armati ha preso d’assalto il quartier generale della polizia di Yerevan, uccidendo un ufficiale e prendendo in ostaggio diverse persone. Il commando, presumibilmente legato al movimento di opposizione Nuova Armenia, richiedeva la liberazione di Jirair Sefilyan – leader dello stesso movimento e promotore di un Comitato di Resistenza Nazionale – arrestato lo scorso 20 giugno con l’accusa di complotto ai danni del governo. Secondo le autorità armene il gesto avrebbe avuto lo scopo di incitare la popolazione alla ribellione armata e si configurerebbe come un tentativo di golpe per destituire l’attuale Presidente Serzh Sargsyan, a cui le opposizioni imputano la mancanza di una reale pluralità e di trasparenza nei processi decisionali, nonché brogli e violenze in occasione del referendum costituzionale di dicembre 2015 – relativo alla trasformazione dell’ordinamento in senso parlamentare – che, secondo le stesse opposizioni, consentirebbe al Presidente di ricandidarsi come Primo Ministro anche al termine del suo secondo e ultimo mandato.
BRASILE, 21 LUGLIO ↴ A pochi giorni dall’inizio delle Olimpiadi 2016, le forze di sicurezza brasiliane hanno alzato al livello massimo l’allerta nel Paese per timore di possibili attentati terroristici, soprattutto alla luce di quanto segnalato da SITE. Il portale statunitense che monitora la rete del terrorismo internazionale ha infatti intercettato il giuramento di fedeltà del gruppo terroristico brasiliano Ansar al-Khilafah Brazil allo Stato Islamico (IS) e al Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. In un primo messaggio inviato tramite Telegram, il gruppo ha annunciato l’affiliazione al Califfato, mentre in un secondo messaggio, ha pubblicato una sorta di manuale illustrando 17 tecniche per compiere attentati durante le Olimpiadi negli aeroporti, sui mezzi di trasporto pubblico, per accoltellare e avvelenare, prendere ostaggi e creare falsi allarmi. La polizia federale brasiliana ha condotto inoltre una vasta operazione anti-terrorismo in 10 Stati del Paese arrestando dieci persone, tutte brasiliane, sospettate di pianificare attentati durante i Giochi di Rio de Janeiro. Secondo il Ministro della Giustizia Alexandre de Moares, gli arrestati avevano legami con l’IS, anche se non è chiaro come questi soggetti fossero o meno organizzati in una cellula e che tipo di collegamenti avessero con il Califfato. Gli inquirenti avevano posto da tempo sotto massima sorveglianza le aree periferiche delle grandi città di Rio e San Paolo, considerate tra i principali poli della radicalizzazione islamista in Brasile.
INDONESIA, 20 LUGLIO ↴ Secondo alcune dichiarazioni del governo, Abu Wardah, meglio noto con il nome di Santoso, il militante islamista più ricercato d’Indonesia, è stato ucciso in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza. Santoso era a capo del gruppo militante locale di 10
mujaheddin dell’Indonesia orientale che, nel 2014, giurò fedeltà allo Stato Islamico. Con un dispiegamento di 2.500 agenti delle forze di sicurezza e delle truppe speciali dell’esercito, le ricerche si sono concentrate soprattutto a Poso, un distretto montagnoso della provincia centrale di Sulawesi. Secondo il Ministro per la Sicurezza, Luhut Binsar Pandjaitan, la morte di Santoso ha debilitato il gruppo di insorti, aggiungendo che le forze di sicurezza continueranno il loro lavoro per scovare gli altri membri. Santoso era inoltre ricercato a causa della gestione di un campo d’addestramento radicale sito in Poso, dove un conflitto tra musulmani e cristiani, dal 1998 al 2002, ha portato alla morte oltre 1.000 persone. Nel gennaio 2016 Santoso è stato ritenuto a capo della cellula responsabile dei sei attacchi nel quartiere commerciale e finanziario di Jakarta, che hanno provocato la morte di 2 persone e il ferimento di altre 17.
KAZAKISTAN, 18 LUGLIO ↴ Quattro poliziotti e un civile sono rimasti uccisi nell’attacco ad una stazione di polizia ad Almaty, nel sud del Kazakistan. L’attentatore, Ruslan Kulikbayev, aveva da poco scontato una pena detentiva durante la quale, secondo quanto ha dichiarato il Ministro dell’Interno Kalmukhanbet Kassymov, l’uomo si sarebbe radicalizzato. Lo stesso Kassymov, che aveva già esteso l’allerta terrorismo in seguito all’attentato avvenuto nella città di Aktobe lo scorso 5 giugno, ha annunciato l’avvio di un’operazione antiterrorismo. Nonostante il governo punti l’indice contro il radicalismo islamico – in aumento nell’area centro-asiatica –, il clima di generale insicurezza del Paese sembra non di meno inscriversi in un contesto di crescente dissidenza politica interna al regime autoritario del Presidente Nursultan Nazarbayev, al potere dal 1989. Negli ultimi mesi la polizia ha disperso diverse manifestazioni anti-governative, espressione di un generalizzato malcontento per la recessione economica, per la riforma agraria avanzata dal Presidente, per l’aumento dell’inflazione e la diminuzione reale dei redditi.
LAOS, 24 LUGLIO ↴ I Ministri degli Esteri dei 10 Paesi membri dell’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico) si sono incontrati a Vientiane per affrontare diverse questioni di rilevanza regionale, tra cui l’annosa controversia relativa alle rivendicazioni territoriali di alcuni appartenenti nel Mar Cinese Meridionale. Il 2016 si presenta come un anno importante di transizione per il gruppo ASEAN così come per lo stesso Laos che, nel congresso quinquennale, ha visto l’elezione di Thongloun Sisoulith come Primo Ministro. La presidenza di turno dell’organizzazione rappresenta per il Laos una grande opportunità in quanto potrà porre la propria agenda domestica tra gli argomenti di discussione del gruppo, oltre che promuovere, sia a livello regionale sia mondiale, l’immagine del Paese. L’incontro che riscuoterà più successo sarà sicuramente quello di settembre quando, per la prima volta nella storia, il Presidente degli Stati Uniti d’America farà visita a Vientiane per discutere dei nuovi legami con il Paese e degli interessi statunitensi nel Sud-Est asiatico.
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LIBIA, 17 LUGLIO ↴ Continua l’assedio di Sirte da parte delle milizie di Misurata contro le postazioni, ormai ridotte alla sola zona dell’Ouagadougou, dello Stato Islamico (IS). Fronti caldi restano anche quelli di Derna, città liberata dall’IS ma caduta poi in mano alle milizie islamiste vicine ad al-Qaeda, e di Bengasi, anch’essa liberata ma dove si protraggono le azioni di guerriglia urbana condotte dai miliziani dell’IS rimaste in città. La continua tensione tra il governo di unità nazionale guidato da al-Serraj e l’opposizione facente riferimento al generale Haftar, rischia di essere esacerbata dal ruolo ambiguo degli attori esterni al contesto locale: secondo quanto emerso da alcune intercettazioni audio provenienti dal traffico della base di Benina, vicino Bengasi, e diffuse dal portale Middle East Eye, sembrerebbe che USA, Regno Unito, Francia e Russia starebbero aiutando con raid aerei il Generale libico Haftar ad assumere il controllo della Libia orientale. Possibile conferma in tal senso, perlomeno per quanto riguarda la Francia, sembrerebbe arrivare anche da quanto accaduto il 17 luglio: a seguito della caduta di un elicottero nella località di Maqroun, nei pressi di Bengasi, e della morte di tre militari francesi, l’Eliseo si è visto costretto a riconoscere ufficialmente la presenza di proprie truppe speciali su territorio libico. Tale presenza rischia del resto di sollevare nuovi quesiti e nuove tensioni qualora fosse confermata la notizia secondo cui l’elicottero a bordo del quale si trovavano le forze francesi sarebbe appartenuto alle milizie di Haftar e non all’aviazione del governo di unità nazionale di al-Serraj.
MAROCCO, 26 LUGLIO ↴ Il Ministero degli Interni ha annunciato l’arresto di 52 seguaci dello Stato Islamico in una maxi operazione anti-terrorismo avvenuta nelle principali città del Regno. Gli affiliati alla cellula progettavano la creazione di una vera e propria nuova provincia del Califfato in Marocco. Nelle loro abitazioni sono stati sequestrati libri e documenti vari relativi alla fabbricazione di esplosivi, alle tecniche di detonazione a distanza, alla preparazione al suicidio, oltre che, numerose bandiere nere del Califfato. Durante le indagini sarebbero emersi, inoltre, legami tra gli arrestati e alcuni jihadisti attivi in Algeria e nella regione del Sahel. L’ennesima operazione di polizia condotta nell’ultimo biennio dimostra ancora una volta quanto il Marocco sia un Paese sensibile e ad alto rischio terrorismo.
SOMALIA, 26 LUGLIO ↴ Almeno 13 persone sono morte in un duplice attentato avvenuto nella capitale Mogadiscio. Gli atti sono stati subito rivendicati da Abdulaziz Abu Muscab, portavoce di al-Shabaab, il gruppo terroristico di matrice islamista legato ad al-Qaeda e presente nel Corno d’Africa dal 2006. Due autobomba sono state fatte esplodere nei pressi della base della forza di pace africana (AMISOM). Secondo quanto riferito dal capitano della polizia Mohamed Hussein, la prima esplosione si è verificata di fronte all’ufficio UNCAS, Mine Action Service, un’agenzia dell’ONU che si occupa di sminamento dei terreni, provocando le prime dieci vittime. La seconda esplosione si è verificata invece 12
vicino ad un checkpoint presidiato da agenti della sicurezza somali vicino alla base dell’Unione Africana, nei pressi dell’aeroporto. Tra le vittime vi sarebbero sia agenti di sicurezza sia civili. Inoltre, secondo quanto riferito dall’emittente britannica BBC, che ha riportato la dichiarazione di rivendicazione del gruppo jihadista, all’attentato terroristico avrebbe partecipato anche l’ex parlamentare somalo, Salah Badbado. Il deputato Badbado, aveva infatti annunciato in una conferenza stampa del 2010 di voler abbandonare la politica per entrare nelle fila di al-Shabaab.
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ANALISI E COMMENTI INCOGNITE E PERICOLI SUL FUTURO DELLA TURCHIA DI ERDOĞAN ALBERTO GASPARETTO ↴ Sono numerosi gli interrogativi che in queste ore, a distanza di ormai quattro giorni dal fallito colpo di Stato in Turchia, si stanno ponendo i rappresentanti delle cancellerie occidentali. Che sorte verrà riservata ai congiurati, ai magistrati e agli appartenenti alle forze armate e di polizia (un numero che al momento in cui si scrive ha oltrepassato le 10.000 unità)? Saranno sottoposti alle procedure previste dal giusto processo, oppure le immagini che ritraggono soldati denudati, con mani legate ed occhi bendati, stipati all’interno di palestre devono indurre a pensare, come ha scritto Dacia Maraini sul Corriere della Sera [1], che la giustizia potrebbe essere facilmente sostituita dalla vendetta? Che fine faranno tanti intellettuali, docenti universitari e giornalisti non allineati con le posizioni del “regime”? Che ne sarà della democrazia parlamentare, della dialettica politica che vede presenti in Parlamento altri tre partiti, il laico e repubblicano CHP (erede dei valori di Atatürk), il nazionalista MHP e il partito filo-curdo HDP? Cosa accadrà se, com’è presumibile, visti i numeri, il Parlamento dovesse approvare la reintroduzione della pena di morte (…) SEGUE >>>
GIAPPONE: LE RIFORME E LA SFIDA GLOBALE PAOLO BALMAS ↴ L’attenzione degli esperti occidentali è rivolta al Giappone per vari motivi. Il più importante, certamente, riguarda la possibilità o meno di trattare il Paese come caso di studio per elaborare eventuali soluzioni degli stessi problemi economici che presentano altri Stati europei e americani. Sono innumerevoli infatti i confronti elaborati e spesso il Giappone viene associato in un’ottica storico-economica all’Italia e alla Germania. In effetti, Giappone e Italia, condividono alcuni problemi che gli economisti più accreditati, sia del mondo accademico sia di quello politico, stanno cercando di risolvere ormai da anni. Fra questi, l’invecchiamento della popolazione, la decrescita demografica, un incremento del PIL molto modesto, un debito pubblico enorme e in costante aumento. Tuttavia, nelle analisi economiche sembra sempre mancare il dato antropologico che, invece, proprio a fronte di un caso come quello giapponese dovrebbe essere tenuto più in considerazione. Il Giappone incuriosisce anche per un altro fattore, che introduce una questione piuttosto delicata per l’Italia e l’Europa, ovvero l’immigrazione (…) SEGUE >>>
COMMANDO SUICIDI E LUPI SOLITARI: STATO ISLAMICO IN EUROPA CLAUDIO BERTOLOTTI ↴
LA DOPPIA OFFENSIVA DELLO
Un anno e mezzo fa, era il 7 gennaio 2015, la violenza-spettacolo del terrorismo di matrice islamista ha fatto il suo ingresso in Europa con l’attacco alla redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo: 12 morti e 11 feriti. Sono seguiti, il 13 14
novembre 2015, i violenti attacchi di Parigi, al teatro “Bataclan”, lo Stade de France di Saint Denis, i bistrò parigini: 130 morti, 368 feriti. Evento rivendicato dallo Stato Islamico (IS). E ancora a Bruxelles, dove il 22 marzo 2016 un commando suicida colpiva l’aeroporto e la linea metropolitana provocando la morte di 32 persone e il ferimento di oltre 250. Anche in questo caso l’azione è stata rivendicata dall’IS. All’aeroporto di Istanbul, ai confini dell’Europa, il 28 giugno un gruppo organizzato suicida ha portato a compimento un attacco strutturato: 45 persone morte e 238 ferite. Attacco riconducibile all’IS. Oltre ai commando organizzati, una nuova variante del fenomeno della violenza-jihadista è venuto a imporsi in Europa (…) SEGUE >>>
NATO-RUSSIA: DETERRENZA E PROVE DI DIALOGO MATTEO E. PUGLIESE ↴ Negli ultimi anni, le relazioni tra NATO e Russia hanno toccato il loro punto più basso dalla fine della Guerra Fredda. Il rapporto tra Bruxelles e Mosca infatti, dopo un periodo di cooperazione e di dialogo con la stipulazione degli accordi di Pratica di Mare nel 2002 istitutivi del Consiglio NATO-Russia, sta attraversando una fase di crisi e di tensioni. Il processo di allargamento della NATO verso Est – ancora in corso con la prossima adesione del Montenegro – ha ampliato il numero di Paesi che vedono Mosca come un nemico. La nomina di Jens Stoltenberg a Segretario Generale nel 2014 è emblematica del mutamento negli equilibri interni all’Alleanza. La candidatura di Franco Frattini come alternativa al norvegese aveva raccolto il sostegno del Quirinale e le simpatie di molte cancellerie europee, ma fu spazzata via dagli Stati Uniti e dai Paesi baltici, che giudicavano la posizione italiana – ma anche tedesca – troppo accomodante nei confronti di Mosca (…) SEGUE >>>
A cura di OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE Ente di ricerca di “BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO” Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale C.F. 98099880787 www.bloglobal.net
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