OPI Weekly Report N°22/2016

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N°22, 18-24 SETTEMBRE 2016 ISSN: 2284-1024

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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo Milano, 25 settembre 2016 ISSN: 2284-1024 A cura di: Davide Borsani Eleonora Bacchi Giuseppe Dentice Danilo Giordano Antonella Roberta La Fortezza Giorgia Mantelli Fabio Rondini Maria Serra

Questa pubblicazione può essere scaricata da: www.bloglobal.net Parti di questa pubblicazione possono essere riprodotte, a patto di fornire la fonte nella seguente forma: Weekly Report N°22/2016 (18-24 settembre 2016), Osservatorio di Politica Internazionale (OPI), Milano 2016, www.bloglobal.net

Photo Credits: Son.tv; CNN; Reuters; United Nations; KremlinRussia_E.


FOCUS LIBIA ↴

Continua l’avanzata delle milizie fedeli al Generale Khalifa Haftar, le quali, dopo aver conquistato i quattro porti-terminal petroliferi di Sidra, Ras Lanuf, Marsa e Brega, hanno preso anche la città di Harawa, 50 Km a est di Sirte, avvicinandosi così alle milizie di Misurata, alleate del governo di Tripoli, impegnate ancora nella lotta contro le ultime postazioni dello Stato Islamico (IS). L’avanzata verso Sirte delle truppe di Haftar potrebbe avere come obiettivo quello di aumentare il prestigio dello stesso Generale a danno di Tripoli, eliminando al contempo gli ultimi fronti di resistenza dell’IS nella città costiera. La tensione tra Tobruk e Tripoli resta infatti alta: il 22 settembre il Consiglio di Stato di Tripoli ha annunciato, per voce del suo vice Presidente, Mohamed Muazeb, che si sostituirà al Parlamento di Tobruk nell’esercizio del potere legislativo. Immediata e prevedibile la reazione di Abdallah Belihak, portavoce della Camera dei Rappresentati di Tobruk, che non ha esitato a definire la decisione di Tripoli un “tentativo di golpe” in aperta contraddizione con quanto voluto dal popolo libico con l’elezione del 2014 dalla quale emerse, appunto, l’attuale composizione dell’istituto parlamentare della città cirenaica. Intanto, come già annunciato dalla National Oil Corporation (NOC), è ripresa l’esportazione del greggio dal terminal petrolifero di Ras Lanuf. Il 21 settembre la petroliera maltese Sea Delta è partita dal terminal con 720 mila barili di greggio destinati all’Italia. Il nostro Paese è al centro delle vicende libiche anche per il rapimento di due

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connazionali, Bruno Cacace e Danilo Calonego – dipendenti della società di costruzioni piemontese CON.I.COS e operativa in Libia – rapiti con un collega canadese nella mattinata del 19 settembre nei pressi di Ghat, città vicino al confine algerino a sud ovest della Libia, nel Fezzan. Non si hanno ancora notizie certe sul rapimento né, sembrerebbe, vi siano state richieste di riscatto o rivendicazioni. Secondo il colonnello Ahmed al-Mismari, portavoce delle forze armate libiche legate ad Haftar, i due italiani sarebbero «nelle mani di una banda criminale dietro la quale ci sarebbe l’impronta di al-Qaeda». Il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha, al contrario, precisato che al momento non possono farsi ipotesi certe sulle motivazioni del rapimento né sui responsabili dello stesso. Secondo quanto riferito dalle autorità della zona, infatti, il sequestro sarebbe opera di un gruppo di criminali locali, tra l’altro già noto alle forze di sicurezza, e avrebbe meramente finalità estorsive. Sebbene quest’ultima sembrerebbe essere la pista investigativa più accreditata, non si può tuttavia escludere che, anche qualora si trattasse di un sequestro a scopo meramente estorsivo, i due prigionieri non possano diventare comunque merce di scambio con gruppi terroristici legati all’IS o ad al-Qaeda. Proprio in seguito al rapimento, secondo alcune fonti, l’Italia avrebbe chiesto o sarebbe in procinto di chiedere il supporto dei droni francesi nella ricerca dei due italiani. I francesi hanno, infatti, una base avanzata a Madama, in Niger, non lontano dal confine libico e dalla zona interessata. Non si può, infine, non sottolineare che il rapimento giunge proprio nel momento in cui l’Italia ha dato il via alla missione Ippocrate: mercoledì 21 settembre è infatti sbarcato in Libia il grosso del contingente militare italiano coinvolto nell’operazione per la costruzione a Misurata dell’ospedale da campo. L’Italia è stata poi protagonista anche dell’incontro ministeriale avente come oggetto la situazione libica tenutosi il 22 settembre a New York. Nella dichiarazione finale del summit, presieduto dal Ministro Gentiloni e dal Segretario di Stato USA John Kerry, si richiede al Consiglio presidenziale di Tripoli di procedere con la nomina di una nuova lista di Ministri e alla Camera dei Rappresentanti di Tobruk di votare il nuovo gabinetto. La comunità internazionale chiede, inoltre, con forza che si giunga alla nomina di un’Assemblea Costituzionale e alla conseguente stesura di nuova Costituzione da approvare entro il 2017 e da sottoporre poi a referendum.

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STATI UNITI ↴

Tra il 17 e il 19 settembre, gli Stati Uniti sono stati attraversati da una serie di attacchi – non tutti di espressa matrice terroristica e non necessariamente collegati tra loro –che hanno visto come epicentro delle azioni la città di New York, la periferia del New Jersey e Minneapolis. Se i fatti nella Grande Mela e nel vicino New Jersey sembrerebbero ricollegabili ad un’unica fattura, ma con storie e motivazioni tutte da accertare e approfondire, soltanto quelli in Minnesota sono sicuramente riconducibili ad un caso di auto-radicalizzazione comprovata che trova nello Stato Islamico (IS) il suo ispiratore. Nella serata del 17 settembre, nel quartiere residenziale di Chelsea, a New York City, un ordigno rudimentale è esploso per strada intorno alle 21, causando il ferimento di 29 persone, tutte dimesse nel giro di poche ore. La deflagrazione, avvertita in più zone della City, è stata causata da una bomba artigianale nascosta dentro un cassonetto dei rifiuti. L’ordigno classificato dalle autorità come un modello molto rudimentale di IED (improvised explosive device) era costituito da un detonatore radiocomandato all’interno di una pentola a pressione, colma di chiodi e altri oggetti metallici. Le forze di sicurezza (polizia e reparti speciali) intervenute sul posto hanno poi rinvenuto e disinnescato un altro ordigno, molto simile al precedente, in una zona poco distante di Chelsea. Il sindaco Bill De Blasio ha rilasciato una conferenza stampa in cui definiva l’esplosione come un “attacco intenzionale”, non arrivando però a classificarlo come “terrorismo”, tesi sostenuta anche dal Governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, il quale ha spiegato inoltre che l’ordigno inesploso e il materiale non del tutto deteriorato sono stati requisiti dall’FBI per essere esaminati dai reparti scientifici del Bureau a Quantico, insieme ai filmati delle telecamere a circuito chiuso della zona. Solo poche ore prima, nella mattinata del 17 settembre, dall’altro lato del fiume Hudson, era stato rinvenuto un ordigno 3


nel Seaside Park. Secondo la polizia, la bomba sarebbe dovuta esplodere al passaggio di una maratona benefica per una raccolta fondi in favore dei marines reduci di guerra. Non è chiaro ancora se il congegno non sia esploso per un difetto di fabbricazione, per una rinuncia da parte del presunto attentatore o in virtù di altre considerazioni al vaglio degli inquirenti, che hanno però evidenziato analogie profonde tra i due fatti e un ulteriore ordigno ritrovato presso la stazione ferroviaria di Elizabeth, sempre in New Jersey, il 18 settembre. La svolta nelle indagini è giunta nella giornata del 19 settembre, quando la polizia di New York ha diffuso le immagini delle telecamere di sorveglianza di Chelsea in cui si notava un uomo aggirarsi con fare sospetto nell’area dell’esplosione. Il soggetto è stato identificato in Ahmad Khan Rahami, un 28enne con cittadinanza statunitense, ma di chiare origini afghane. Dopo dieci ore di ricerche forzate e dopo un conflitto a fuoco tra lo stesso Rahami e le forze di polizia del New Jersey, l’uomo è stato ferito in maniera lieve e poi arrestato dalle forze dell’ordine. Mentre le autorità approfondiscono le indagini sulla vita di Rahami, le motivazioni che si celano dietro i falliti attacchi e le sue possibili connessioni con ambienti violenti e radicali dentro e fuori il Paese, nelle ore successive l’FBI ha arrestato nei pressi di Elizabeth cinque persone, ritenute collegate all’esplosione di Chelsea. Secondo gli investigatori il timore più grande è che Rahmani e gli arrestati facessero parte di una presunta cellula terroristica, composta da più soggetti e attiva nell’area di New York e del New Jersey. Infatti, le bombe di Chelsea, del Seaside Park ed Elizabeth hanno fin da subito evidenziato similitudini con gli IED fabbricati dai fratelli Tsarnaev – cittadini statunitensi di origini russo-cecene – ed esplosi nell’ottobre del 2013 durante la maratona di Boston, provocando 6 vittime. Al momento è interesse degli inquirenti analizzare e capire se Rahami sia un autodidatta, se abbia ricevuto una qualche forma di insegnamento o addirittura se abbia conseguito un addestramento specifico nella preparazione di questo tipo di ordigni. Proprio chiarendo questi punti oscuri sarà più facile intuire che tipo di correlazioni esistano tra l’arrestato e gli ambienti radicali che potrebbe aver frequentato o conosciuto indirettamente durante i suoi viaggi in Afghanistan e Pakistan. Le autorità locali hanno dunque elevato il livello di allerta in città, nello Stato e nelle cittadine limitrofe, per scongiurare il ripetersi di simili eventi in un momento in cui New York accoglie i leader mondiali per le lunghe sessioni di lavoro dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Se i fatti di New York e del New Jersey risultano essere ancora poco chiari e coperti da una certa precauzione investigativa, quanto avvenuto invece in Minnesota si è fin da subito manifestato come un atto di terrorismo. A condurlo è stato un cittadino statunitense di origine somala, Dahir Adan, che ha attaccato i passanti all’interno di un centro commerciale nella città di Saint Cloud, a pochi chilometri da Minneapolis. Secondo le ricostruzioni della polizia, l’aggressore, che indossava un’uniforme da guardia giurata di una società privata operativa nel mall, è stato ucciso a 4


colpi d’arma da fuoco da un poliziotto non in servizio, che si trovava casualmente sul posto. L’attentato, che ha portato al ferimento di nove persone, è stato rivendicato poche ore dopo dallo Stato Islamico (IS), che ha definito l’attentatore un soldato islamico che ha agito in nome del Califfato. Sebbene l’atto abbia trovato una minore cassa di risonanza sui media nazionali e internazionali, i fatti di Minneapolis confermano tuttavia una forte connessione tra ambienti radicali della più grande comunità somala degli Stati Uniti e il terrorismo legato all’IS, che ha visto anche nel recente passato casi di radicalizzazione molto importanti in termini numerici all’interno della stessa comunità. Infatti, nell’aprile 2015, l’FBI in un’azione congiunta con la polizia locale e quella di San Diego in California aveva condotto una maxi operazione che aveva portato all’arresto di sei giovani di Minneapolis che tentavano di unirsi all’IS per andare a combattere in Siria.

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BREVI ONU, 19 SETTEMBRE ↴ Sono

iniziati

i

lavori

della

71esima

sessione

dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro di New York. I temi in agenda sono stati elencati in 170 articoli e prevedono discussioni su pace e sicurezza internazionale (con un focus particolare sulla guerra in Siria e sulla crisi libica), crescita economica e sviluppo sostenibile, disarmo, controllo della droga e coordinamento dell’assistenza umanitaria. A latere dei lavori dell’Assemblea, il 19 settembre, si è tenuto il Vertice per Rifugiati e Migranti, al termine del quale è stata firmata la Dichiarazione di New York, contenente forti impegni nei confronti di queste due categorie di persone da proteggere. È stata inoltre ratificata l’entrata nel consesso delle agenzie dell’ONU di una nuova organizzazione: l’IOM (Organizzazione Internazionale per i Migranti). Il 20 settembre, con l’avvio del dibattito annuale di una settimana sul tema «obiettivi di sviluppo sostenibile: una spinta universale per trasformare il nostro mondo», sono iniziati anche gli incontri tra Capi di Stato e di Governo. Un altro importante tema all’ordine del giorno in questa sessione dell’Assemblea è la nomina del successore di Ban Ki-moon a Segretario Generale delle Nazioni Unite. Il mandato di Ban Ki-moon scadrà, infatti, il 31 dicembre prossimo e il Consiglio di Sicurezza prima di proporre la candidatura ufficiale deve condurre una serie di consultazioni e sondaggi con lo scopo di vagliare il supporto ai vari candidati. Il 26 settembre pertanto si terrà una prima simulazione di voto, che sarà seguita da una seconda nel corso della prima settimana di ottobre. Tra i nove candidati attualmente in corsa per la massima carica dell’ONU figurano i nomi di Irina Bokova,

Direttore

Generale

dell’UNESCO,

Helen

Clark,

ex

Primo

Ministro

neozelandese e ora a capo del Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), e Antonio Guterres, già Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati e Primo Ministro del Portogallo.

RUSSIA, 18 SETTEMBRE ↴ Con il 54,2% dei voti – il 4% in più rispetto alle consultazioni del 2011 –, Russia Unita, il partito del Presidente Vladimir Putin e guidato dal Premier Dmitry Medvedev, ha vinto le elezioni per il rinnovo della Duma di Stato (la Camera Bassa dell’Assemblea Federale della Federazione Russa), conquistando 343 seggi sui 450 disponibili rispetto ai precedenti 238. Malgrado i sondaggi avessero previsto una sostanziale riconferma del risultato del 2011, la crescita di consensi di 6


Russia Unita è avvenuta ai danni di tutte le altre maggiori formazioni politiche: secondo la Commissione Centrale Elettorale (TsIK), il Partito Comunista di Gennady Zyuganov, arrivato secondo, ha raccolto il 13,34% dei voti e 42 scranni, perdendo circa il 7% rispetto alla tornata del 2011 e ritornando ai livelli di consenso del 2007; il Partito Liberaldemocratico (LDPR) di Vladimir Zhirinovsky ha raccolto il 13,1% dei voti (+1,4%) ma 39 seggi, 17 in meno rispetto alla precedente composizione della Duma in virtù dell’introduzione della nuova legge elettorale – approvata nel 2015 – che prevede in metà dei seggi l’applicazione di un sistema proporzionale a liste bloccate in ogni distretto elettorale federale e, nell’altra metà, un sistema maggioritario in collegi uninominali. Nonostante con la nuova legge sia stata abbassata la soglia di sbarramento dal 7% al 5%, tutti gli altri partiti minori di opposizione non sono riusciti ad entrare in Parlamento, eccetto Russia Giusta – che appoggia Putin – di Sergej Mironov, che ha raggiunto il 6,22% (il 7% in meno rispetto alle legislative del 2011). Benché le opposizioni abbiano accusato la formazione del Presidente di brogli e di irregolarità (sarebbero stati infatti divulgati video in cui gli scrutatori aggiungevano nelle urne ulteriori schede), il rapporto dell’OSCE ha definito il voto russo sostanzialmente “ordinato e trasparente”. Nonostante la netta vittoria di Russia Unita e il largo sostegno di cui godrà il Presidente all’interno della Duma, il dato sull’affluenza resta significativo di uno certo calo di fiducia nei confronti dello stesso Putin, tuttavia presumibilmente intenzionato a ricandidarsi alle elezioni presidenziali del 2018: il 47,8%, il 13% in meno rispetto al 2011 quando appunto il risultato dello stesso partito fu considerato un successo a metà e quando si registrarono una serie di manifestazioni popolari, è oltretutto comprensivo degli elettori in Crimea (dove Russia Unita ha ottenuto il 74,2%), il cui voto è stato contestato dall’Ucraina e dagli USA.

SIRIA-IRAQ, 19-23 SETTEMBRE ↴ Nel corso della giornata di venerdì 23 settembre l’aviazione governativa siriana, insieme al supporto delle

truppe

russe,

ha

condotto

una

serie

di

bombardamenti sulla città di Aleppo che hanno causato la morte di almeno 80 persone, tra le quali molti bambini. L’intensificarsi dei bombardamenti scaturisce dalla volontà del Presidente siriano Bashar al-Assad di voler riprendere il controllo della città con un’offeniva finale che porti ad una conquista quanto rapida possibile, utilizzando sia le truppe di terra sia quelle aeree. Benchè l’esercito abbia pre-avvisato la popolazione di tenersi lontana dalle zone controllate dai gruppi ribelli, nella realtà i bombardamenti dell’aviazione hanno colpito indiscriminatamente 30 quartieri situati nell’area orientale della città, colpendo anche alcuni centri della protezione civile, i White Helmets. La nuova campagna aerea siriana è la naturale conseguenza del fallimento degli accordi di cessate il fuoco che Stati Uniti e Russia avevano faticosamente raggiunto il 9 settembre scorso a Ginevra. La tregua è saltata 7


a causa di due eventi che si sono susseguiti nel giro di poche ore: il 18 settembre alcuni aerei dell’alleanza a guida statunitense hanno, per errore, bombardato alcune zone dove stazionavano le truppe siriane uccidendo 62 soldati, mentre il giorno seguente, un convoglio di aiuti dell’ONU è stato attaccato da strike aerei, secondo gli USA condotti dai russi, causando la morte di almeno 20 operatori umanitari. Secondo le Nazioni Unite i recenti raid russo-siriani hanno aggravato la crisi umanitaria in atto in Aleppo, soprattutto alla luce della distruzione di una stazione di pompaggio di acqua pulita che rischia di assetare circa due milioni di persone in città. Il Segretario di Stato USA John Kerry, parlando ad un incontro dell’International Syria Support Group (ISSG) il 22 settembre a New York, si è detto determinato a voler restaurare il cessate il fuoco, chiedendo a Damasco e a Mosca di fare altrettanto; alla fine della giornata di incontri nessun accordo è stato raggiunto e il Rappresentante ONU in Siria, l’italiano Staffan de Mistura, ha definito l’incontro “lungo, doloroso e inutile”.

FRONTE OPERATIVO AD ALEPPO E NEL NORD EST DELLA SIRIA – FONTE: INSTITUTE FOR THE STUDY OF WAR

Sul fronte iracheno l’esercito di Baghdad, sostenuto dalla coalizione a guida statunitense, è pronto a sferrare l’offensiva decisiva per la riconquista della città di Mosul, roccaforte dello Stato Islamico in Iraq. L’offensiva delle truppe irachene è cominciata il 21 settembre con l’avvicinamento alla città di Shirqat che, situata a 100 Km da Mosul, è considerata una testa di ponte importante nella conquista del bastione degli estremisti islamici. Nel frattempo, la situazione politica interna si fa sempre più complicata, dopo che il Parlamento ha sfiduciato il Ministro delle Finanze iracheno, Hoshyar Zebari. È il secondo Ministro costretto a lasciare il suo incarico dopo che ad agosto era già stato dimissionato il collega della Difesa Khalid al-Obeidi a causa di alcune accuse di corruzione e traffico di armi. 8


ALTRE DAL MONDO GERMANIA, 18 SETTEMBRE ↴ Risultato molto deludente per Angela Merkel alle elezioni regionali tenutesi nel land di Berlino per il rinnovo dell’amministrazione locale. L’esito ha infatti confermato il netto calo di consensi sia dei cristiano-democratici della CDU della Cancelliera, sia dei socialdemocratici della SPD del sindaco uscente Michael Müller. I primi si attestano al 17,5% dei voti, conquistando così solo 31 seggi, segnando il peggior risultato di sempre nella capitale. La SPD si conferma ancora come il partito più votato, ma così come la CDU, registra una perdita di circa sei punti percentuali dalle elezioni del 2011. Die Linke si colloca al 15,6%, seguita a breve distacco dai Verdi con il 15,2%. Esulta, invece, il partito populista e xenofobo Alternativa per la Germania (AfD) che raggiunge il 14,1% dei voti e 25 seggi. È la seconda pesante sconfitta elettorale subita dalla CDU nelle ultime settimane dopo le consultazioni in Meclemburgo-Pomerania.

RISULTATI ELETTORALI A BERLINO – FONTE: THE TELEGRAPH

GIORDANIA, 20 SETTEMBRE ↴ Più di quattro milioni di giordani sono stati chiamati alle urne per votare il rinnovo del Parlamento di Amman. Le presenti elezioni legislative si sono svolte con una legge elettorale nuova, che prevedeva, tra le altre cose, l’introduzione di un sistema di rappresentanza proporzionale. Secondo il sovrano Abdallah II, tale sistema rappresenterebbe un passo verso il rafforzamento dei partiti politici in favore dei rapporti clanico-tribali, spesso espressione politica delle istanze monarchiche. I risultati delle consultazioni hanno confermato l’ingresso in Parlamento dei Fratelli Musulmani attraverso la propria rappresentanza partitica, l’Islamic Action Front (IAF), che è tornato a concorrere per i seggi parlamentari dopo anni di boicottaggi. I risultati preliminari hanno assegnato allo IAF almeno 16 delle 130 poltrone in palio. Anche sul 9


fronte dell’uguaglianza di genere, si segnalano positivi e incoraggianti passi in avanti: a entrare in Parlamento saranno almeno 20 donne. In Giordania, 15 seggi parlamentari sono riservati alle rappresentanti donne, uno per ogni governatorato. Quest’anno, si sono presentate al voto 252 candidate: delle 226 liste di partito solo sei non includevano candidate donne, mentre due erano composte esclusivamente da candidate donne.

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO, 19-20 SETTEMBRE ↴ A Kinshasa e nelle principali città del Paese si sono registrati violenti scontri tra la polizia e i dimostranti contrari alla prosecuzione del mandato del Capo di Stato Joseph Kabila, in scadenza a fine novembre. Le tensioni e le violenze sono progressivamente aumentate da quando Kabila ha reso manifesta la sua intenzione di mantenere la carica anche dopo la scadenza naturale dell’incarico presidenziale. Il Ministro della Giustizia Alexis Thambwe Mwamba aveva inizialmente annunciato che, alla scadenza del mandato, sarebbe stato formato un governo ad interim in cui sarebbero entrati anche alcuni membri dell’opposizione e che le elezioni sarebbero state rinviate fino alla metà del 2017. Tuttavia, molti dei partiti di opposizione avevano boicottato tali negoziati perché ritenevano inattendibili le promesse dell’esecutivo.

STATI UNITI, 20 SETTEMBRE ↴ Continuano le proteste razziali nel Paese a seguito di un nuovo caso di violenza che ha coinvolto la polizia e un ragazzo afro-americano, poi deceduto. L’episodio è accaduto in Nord Carolina, a Charlotte, dove da giorni vi sono manifestazioni di piazza, spesso sfociate in violenza, provocando feriti e anche vittime. Il Governatore dello Stato ha dichiarato lo stato d’emergenza, chiamando la guardia nazionale e affiancandovi la polizia in assetto anti-sommossa. A Baltimora, nel frattempo, si è verificato un ulteriore caso di decesso di un afro-americano a seguito di colluttazioni con i poliziotti. La questione razziale si proietta così ad essere tema di discussione nel corso del primo dibattito tra i candidati presidenziali che si terrà il prossimo 26 settembre.

UNIONE EUROPEA-AFRICA, 22 SETTEMBRE ↴ In occasione della sessione plenaria del Comitato economico e sociale europeo (CESE) il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker ha esortato gli Stati membri dell’UE ad aderire al piano di investimenti nelle economie africane, in accordo pressoché totale con le posizioni espresse dall’Italia nella sua proposta di Africa Compact. Junker ha sottolineato l’estrema importanza di agire in modo tempestivo ed efficace, dato che al momento oltre 200.000 profughi africani sono in attesa di attraversare il Mediterraneo dalle coste libiche. Il piano potrebbe mobilitare in Africa 88 miliardi di euro di investimenti nel caso in cui i 27 dell’UE accompagnino la misura. Secondo Junker, è un obbligo dell’Europa investire di più in Africa, al fine di far prosperare e sviluppare un continente già molto ricco, ma con ricchezze mal sfruttate. 10


ANALISI E COMMENTI L’EVOLUZIONE DELL’ORIENTAMENTO STRATEGICO DEGLI STATI UNITI: DAL “MOMENTO UNIPOLARE” AL “LEADING FROM BEHIND” SIMONE ZUCCARELLI ↴ Quando ci si pone l’obiettivo di comprendere gli attuali posizionamenti degli Stati – e delle grandi potenze – sullo scacchiere globale, due variabili si mostrano imprescindibili per studiare l’evoluzione dell’orientamento strategico degli stessi: innanzitutto, risulta di cruciale importanza l’analisi dei mutamenti occorsi nella distribuzione effettiva del potere all’interno del sistema internazionale; secondariamente, è fondamentale esaminare quanto profondamente le alterazioni nella distribuzione del potere influenzano la percezione della minaccia avvertita dal Paese oggetto dello studio. Se è naturale, infatti, che uno Stato più potente sia maggiormente capace di allarmare altri attori rispetto a uno meno forte, non sempre – e soprattutto dal post Seconda Guerra Mondiale in avanti – tale regolarità è rispettata: la percezione, precisamente, essendo legata alla sfera sensoriale, è condizionata da un numero elevatissimo di variabili secondarie e, conseguentemente, per via di esse, la stessa modificazione a livello della distribuzione del potere non susciterà la medesima reazione in due Stati, momenti storici o policy maker differenti. Per questa ragione, il suddetto studio terrà come variabile cardinale la prima riportata – in quanto parsimoniosa e basilare nello spiegare il mutamento – ma non prescinderà in nessuna occasione dall’integrazione della suddetta in un prisma interpretativo molto più ampio, essenziale per aggiungere profondità al lavoro nel suo complesso e meglio spiegare le dinamiche che verranno qui analizzate. Coerentemente con quanto appena esposto, il presente lavoro seguirà l’evoluzione della distribuzione del potere a livello globale e la percezione della minaccia legata alla stessa negli ambienti preposti allo studio, all’interpretazione e alla produzione della grand strategy americana in vista dell’obiettivo di comprendere il mutamento dell’orientamento strategico statunitense nel corso degli ultimi venticinque anni di storia. In particolare, si cercherà di spiegare il legame tra “momento unipolare”, volontà di instaurazione di un nuovo ordine liberale globale e percezione della minaccia come proveniente da gruppi terroristici o “Stati canaglia”; si vedrà, in seguito, come tale logica muti al mutare delle variabili studiate fino a riportare la minaccia principale avvertita nell’alveo di una più classica rivalità tra Stati. Si proverà, infine, a delineare il possibile sviluppo futuro sia dell’orientamento strategico americano sia del sistema internazionale nel suo complesso (…) SEGUE >>> A cura di OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE Ente di ricerca di “BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO” Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale C.F. 98099880787 www.bloglobal.net

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