N°28, 20 NOVEMBRE – 3 DICEMBRE 2016 ISSN: 2284-1024
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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo Milano, 4 dicembre 2016 ISSN: 2284-1024 A cura di: Giulia Bernardi Oleksiy Bondarenko Davide Borsani Alessandro Costolino Giuseppe Dentice Danilo Giordano Vladislav Krassilnikov Antonella Roberta La Fortezza Giorgia Mantelli Fabio Rondini Maria Serra
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Photo Credits: Reuters/Carlos Garcia Rawlins; Reuters/Maxim Shemetevo; AP Photo/Carolyn Kaster; AP Photo/SANA; Eric Feferberg/AFP.
FOCUS SIRIA-IRAQ ↴
Dopo mesi di stallo nei combattimenti porta a porta ad Aleppo Est, la città martire della guerra civile siriana sembra conoscere una nuova fase in favore delle forze di Assad, coadiuvate dai raid aerei dell’alleato russo. Infatti con l’avvio della cosiddetta “fase due” della Battaglia di Aleppo, coincidente con il rafforzamento della forza di fuoco aerea russa nel Paese, le forze governative siriane hanno riguadagnato il controllo di cinque distretti del territorio orientale della città, pari a circa il 70% del controllo locale, e continuano ad avanzare senza trovare una grande opposizione da parte delle rimanenti brigate ribelli e islamiste presenti ad Aleppo. La rapidità di azione e di riconquista dei territori in questione hanno fatto ipotizzare al vice Ministro degli Esteri russo, Mikhail Bogdanov, la possibilità che le forze proregime saranno capaci di riconquistare l’intera città di Aleppo entro le prossime sei settimane. Una situazione favorita anche dalle difficoltà (logistiche, militari e di rifornimenti) incontrate recentemente dalle forze ribelli nel contrastare la superiorità dei lealisti. Questa condizione di inferiorità potrebbe pertanto favorire una ritirata strategica e la ripresa di un dialogo non ufficiale con Russia, Turchia e gli attori diplomatici coinvolti, in modo da garantirgli un salvacondotto sicuro all’infuori di Aleppo. Una tesi, questa, confermata sia dall’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan De Mistura, sia dal Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Secondo le Nazioni Unite dall’attacco del 15 novembre sono morti oltre 300 civili, mentre 31.000 persone hanno abbandonato le loro case.
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CAMPAGNA MILITARE SU ALEPPO (UPDATE AL 04/12/2016) – FONTE: LIVEUAMAP.COM
Il successo militare e strategico di Aleppo potrebbe trasformarsi per Assad in un ulteriore step verso la ripresa del controllo sul Paese o comunque su quel che viene reputato ancora rilevante dal regime damasceno. Infatti, come spiegato nelle settimane addietro dal Ministro della Difesa russa, Sergej Shoigu, l’avvio in parallelo di una “grande operazione” contro lo Stato Islamico (IS) e Jabhat Fatah al-Sham (già Jabhat al-Nusra) nelle province di Idlib e Homs permetterebbe ad Assad di dare una svolta al conflitto, ponendo allo stesso tempo fine a qualsiasi ipotesi di resistenza armata degli insorti. Pertanto risulteranno cruciali le prossime battaglie nella roccaforte dei ribelli della stessa Idlib e di al-Bab. Quest’ultima in particolar modo si sta trasformando in un teatro di confronto serrato tra interessi multipli contrapposti: da un lato le truppe siriane, spalleggiate dalle milizie delle SDF e del YPG, che mirano a strappare territori agli insorti anti-Assad, permettendo ai curdi di costruire la propria Federazione di Cantoni nel nord della Siria; dall’altro l’esercito turco, in supporto dei ribelli laici del Free Syrian Army, intervenuti dall’agosto scorso nello scenario di crisi siriano proprio per scongiurare una possibile presenza curda lungo tutto il confine condiviso con la Turchia. Proprio Ankara ha denunciato un presunto attacco aereo del regime siriano avvenuto vicino al-Bab contro un avamposto di confine in territorio turco che ha ucciso tre soldati delle Forze Armate turche. Il Premier Binali Yildirim ha avvertito che la Turchia «risponderà a tono contro qualsiasi attacco minanti la stabilità del Paese». Una situazione esplosiva e foriera dunque di nuove minacce alla stabilità regionale. 2
Contestualmente, un importante attore regionale come l’Egitto si trova sempre più coinvolto nelle dinamiche siriane. Dopo settimane di smentite, Il Cairo ha ufficialmente preso posizione nella guerra dichiarandosi al fianco di Assad e ha inviato consiglieri militari e una forza aerea a Quneitra, nel Golan, e ad Hama. Il coinvolgimento del governo al-Sisi nello scenario di guerra siriano conferma ancora una volta la svolta strategica che ha assunto di recente la postura di politica estera egiziana, passando dal campo filo-saudita a quello più vicino alla Russia e in prospettiva anche iraniano. Mentre lo scenario siriano conosce nuove dinamiche e possibili complicazioni, in Iraq la Battaglia per Mosul vive una situazione di sostanziale stallo dettata da difficoltà militari e politiche.
CAMPAGNA MILITARE SU MOSUL (UPDATE AL 04/12/2016) – FONTE: LIVEUAMAP.COM
Infatti, nonostante l’accerchiamento della seconda città del Paese da parte delle Forze di Sicurezza Irachene (ISF) e delle milizie pershmerga curdo-irachene, l’IS ha intensificato la sua campagna di terrore contro i civili e contro l’esercito iracheno. Da un lato nel tentativo di scoraggiare e mortificare gli sforzi della popolazione evitando di dare appoggio ai militari iracheni, dall’altro per dimostrare l’ancora forte presa sul territorio, anche attraverso strumenti di tortura e repressione nei confronti dei civili. Alle rappresaglie di IS in città e nei dintorni, fanno da contraltare però le inquietudini e le difficoltà emerse in campo prettamente politico derivanti sia dal ruolo delle milizie
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sciite sul territorio sia dall’incapacità dell’esecutivo e delle istituzioni irachene di impedire violenze settarie nuove e sempre più frequenti, che potrebbero permettere nel prossimo futuro il germogliare di nuove forme di Stato Islamico e/o di al-Qaeda in Iraq. Con l’intento di rafforzare la presenza sciita dopo aver liberato il quadrante settentrionale iracheno e l’area di Tal Afar dalla presenza di IS, le milizie in questione hanno fin da subito attuato azioni contrarie alla maggioranza sunnita in loco alienando loro proprietà, effettuando esecuzioni extragiudiziali e favorendo, infine, l’emergere di forme di violenza contro la popolazione locale, che rischiano di alimentare nuovi scontri settari come già avvenuto nelle precedenti campagne militari a Tikrit e a Falluja, dove sono state molteplici le accuse di abusi e attacchi da parte di queste milizie contro la cittadinanza sunnita locale. Un ambiente permissivo che potrebbe quindi dar luogo ad una nuova rivolta sunnita, ma anche complicare un qualsiasi discorso di un Iraq post-IS pacificato a causa della, almeno apparente, voglia di rivincita sciita contro le comunità sunnite locali, emarginando quest’ultime e riproponendo le stesse dinamiche che hanno caratterizzato l’ascesa di IS in Iraq fin dal 2012.
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STATI UNITI ↴
Il governo di Donald Trump sta progressivamente prendendo forma. Dopo aver deciso di farsi affiancare da tre “falchi”, quali il Senatore Jeff Sessions al Dipartimento della Giustizia, il Tenente Generale Mike Flynn nel ruolo di Consigliere per la Sicurezza Nazionale e il Rappresentante del Congresso Mike Pompeo in qualità di Direttore della Central Intelligence Agency, Trump ha dichiarato l’1 dicembre durante un comizio a Cincinnati, in Ohio, che sarà il Generale in congedo James Mattis, «quanto di più simile abbiamo al generale George Patton», a guidare il Pentagono. Fervente critico della politica mediorientale dell’amministrazione Obama, il prossimo Segretario della Difesa ha guidato la divisione dei Marine nel corso dell’invasione dell’Iraq nel 2003 ed è stato a capo dal 2010 al 2013 dello United States Central Command (CENTCOM). Nel corso della sua carriera, Mattis ha articolato una visione del ruolo degli Stati Uniti nel mondo nettamente in contrasto con la postura isolazionista propugnata da Trump. In occasione di un’udienza congressuale tenutasi nel gennaio 2015, ad esempio, Mattis ha dichiarato che «[l’]ordine internazionale richiede un impegno da parte di un’America che sia un leader saggio, sostenendo incondizionatamente le libertà di cui noi tutti […] abbiamo goduto». Il contrasto allo Stato Islamico (IS) sembrerebbe essere in cima alla lista delle priorità di Mattis, il quale si è ripetutamente espresso a favore di una stretta collaborazione, in particolare sul piano dell’intelligence, con gli alleati degli Stati Uniti nella regione mediorientale. Ancora più significative sono le differenze con il Presidente eletto in merito all’accordo sul nucleare iraniano: se per Trump esso «sarà ricordato come uno dei peggiori accordi mai conclusi», Mattis ritiene che denunciare il trattato danneggi gli interessi nazionali americani, benché egli ritenga che «[l’]Iran non sia uno Statonazione, [bensì] una causa rivoluzionaria determinata a seminare caos».
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Se, però, la nomina di Mattis parrebbe sollevare un importante interrogativo sul piano legale, richiedendo l’ordinamento federale degli Stati Uniti un periodo di attesa di sette anni prima che un ufficiale di alto rango dell’esercito cessato dalle sue funzioni possa ricoprire un ruolo governativo, il controllo repubblicano del Senato e l’approvazione già espressa da John McCain, Presidente della Commissione Servizi Armati del Senato, sembrerebbero suggerire che egli otterrà la deroga necessaria per subentrare nel ruolo di Segretario della Difesa. Donald Trump ha, inoltre, annunciato che sarà Nikki Haley, attuale Governatrice del South Carolina, a rappresentare gli Stati Uniti alle Nazioni Unite in qualità di Rappresentante Permanente, nonostante le severe critiche da lei rivoltegli durante la stagione elettorale per via di suoi presunti legami ad ambienti vicini al nazionalismo bianco. Particolare attenzione mediatica ha attirato la scelta di Trump di nominare a capo di numerosi Ministeri personalità multimilionarie, alcune delle quali legate al mondo della “grande finanza” – da Steven Mnuchin, già dirigente di Goldman Sachs, al Dipartimento del Tesoro, a Wilbur Ross, investitore multimiliardario presso la Rothschild, al Dipartimento del Commercio, fino a Elaine Chao e Betsy DeVos, entrambe provenienti da famiglie di grandi impresari, rispettivamente al Dipartimento dei Trasporti e al Dipartimento dell’Istruzione – tanto da spingere il Washington Post a descrivere la prossima amministrazione come «la più ricca della storia americana moderna». Il quadro è completato dalla nomina dello Strategic and Policy Forum, un ristretto gruppo di lavoro informale, composto in larga misura da dirigenti di grandi multinazionali, deputato all’elaborazione delle politiche economiche del nuovo esecutivo. Infine, a capo del Dipartimento della Salute sarà posto Tom Price, Presidente della Commissione Bilancio alla Camera con precedente esperienza medica, distintosi per la sua strenua opposizione all’Affordable Care Act, meglio noto come Obamacare.
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BREVI CUBA, 26 NOVEMBRE ↴ A poco più di una settimana dalla morte di Fidel Castro, annunciata alla televisione di Stato dal fratello Raúl, ci si interroga da più parti sugli effetti che questa notizia potrà avere sul processo di transizione politica nell’isola e sullo sviluppo del dialogo con gli USA. In merito al primo punto in molti sembrano ritenere che con la scomparsa del dittatore cubano, che ne rappresentava ormai uno degli elementi ostativi, si potrà sostenere e accelerare, attraverso la creazione di un nuovo gruppo dirigente in grado di accompagnare i cambiamenti nell’isola, una transizione che si presenta peraltro piuttosto complicata: le riforme adottate per migliorare le pessime condizioni economiche del Paese sono infatti in fase di stallo da due anni e il rapido collasso economico del Venezuela chavista, con cui Fidel aveva un rapporto simbiotico, ha peggiorato le condizioni del paese, mettendo a rischio gli enormi sussidi grazie ai quali Cuba si è retta nell’ultimo decennio. Quanto al secondo punto, sebbene non risulti semplice comprendere le posizioni del Presidente eletto Donald Trump tra le dichiarazioni contraddittorie riguardanti la rinuncia dell’accordo del 2014 che prevede il miglioramento dei rapporti diplomatici e commerciali tra Stati Uniti e Cuba, sancito dall’attuale Presidente Barack Obama e dall’omologo cubano Raúl Castro, e la promessa di una “intesa migliore”, non vi è dubbio come la destra repubblicana, che, per mezzo degli esponenti di origini cubana Ted Cruz e Marco Rubio in rappresentanza degli esuli anti-castristi negli Stati Uniti, ha sempre contestato il disgelo diplomatico, accusando l’amministrazione Obama di assolvere il regime castrista, di dargli carta bianca per gli abusi contro i diritti umani e di fare troppe concessioni senza ottenere nulla in cambio, possa considerare non negativamente l’avvenimento, pur rimanendo una sostanziale incertezza sulle relazioni future e sullo sviluppo del dialogo tra i due Paesi.
FRANCIA, 27 NOVEMBRE ↴ Il ballottaggio tra François Fillon e Alain Juppé nell’ambito delle primarie del partito di centro-destra Les Républicains (LR) per la corsa all’Eliseo nel 2017 si è concluso con la vittoria del primo con il 65,5% dei consensi contro il 33,5%. Sulla vittoria del Primo Ministro ai tempi della Presidenza di Nicolas Sarkozy (2007-2012) ha evidentemente contribuito il riversamento su di questo dei voti dei sostenitori dello stesso ex Presidente, significativamente sconfitto durante il primo turno della consultazione partitica (20 novembre) – solamente terzo con il 20,6% dei 7
voti – e che per tale ragione ha annunciato il ritiro dalla scena politica. Conservatore sui temi riguardanti la società e la famiglia, liberale in economia – da meritarsi un accostamento alla “destra tatcheriana” –, di posizioni più prudenti e più vicine al gollismo tradizionale sui temi europei, Fillon sfiderà dunque nella prossima primavera (23 aprile-7 maggio) Marine Le Pen del Fronte Nazionale (FN), nonché il vincitore delle primarie del centro-sinistra del 22-29 gennaio. Dopo l’annuncio del Presidente François Hollande circa la rinuncia a correre per un secondo mandato, e dopo la decisione dell’ex Ministro dell’Economia del governo Valls II, Emmanuel Macron, di presentarsi come candidato indipendente, è atteso che sarà proprio l’attuale Primo Ministro Manuel Valls a doversi confrontare con gli esponenti dell’ala più di sinistra del Partito Socialista (PS): l’ex Ministro dell’Economia Arnaud Montebourg, l’ex titolare all’Educazione Benoît Hamon e la Senatrice e politico di lungo corso MarieNoëlle Lienemann; hanno inoltre annunciato la propria candidatura alla primarie i rappresentanti delle formazioni ecologiste, Jean-Luc Bennahmias e François de Rugy. Il temporeggiare di Valls circa la sua candidatura dinnanzi alla rinuncia di Hollande, quest’ultima prevedibile alla luce dell’assai scarso indice di popolarità (al 4% secondo un’inchiesta condotta a fine ottobre dal Centre de recherches politiques de Sciences Po per Le Monde, il gradimento più basso di sempre nei confronti di un Presidente della Repubblica), rischia di indebolire ulteriormente la posizione del governo uscente – criticato su tutte le maggiori questioni di politica interna, a cominciare dallo stato dell’economia, ed estera – nell’ambito sia della competizione intra-partitica socialista sia di quella presidenziale. Secondo due diverse rilevazioni condotte da Harris Interactive per il Parlamento e il Senato della Repubblica e da Odoxa per France Télévisions, infatti, chiunque sarà il candidato della gauche, questo non riuscirebbe a superare il 10%, ma si posizionerebbe in ogni caso dopo Macron (nei sondaggi al 1214%) e dopo Jean-Luc Mélenchon (dato al 12-13%), esponente indipendente della sinistra radicale e già in corsa per le presidenziali del 2012: François Fillon dovrebbe riuscire a battere al ballottaggio Marine Le Pen con un distacco del 30-40%.
LIBIA, 29 NOVEMBRE ↴ Nel quadro di un ormai chiaro avvicinamento tra Tobruk e Mosca, ha avuto luogo la visita ufficiale di Khalifa Haftar nella capitale russa. Il Generale libico ha qui incontrato il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, il Ministro della Difesa Sergej Shoigu e, secondo alcune fonti, anche il Consigliere per la Sicurezza Nazionale, Nikolaj Patrushev. Così come emerso da alcune fonti dell’intelligence e dal sito israeliano Debkafile, al centro dei colloqui tra Haftar e i vertici russi vi sarebbe stata la possibilità di aprire una base militare russa sulle coste di Bengasi; la base, gemella rispetto a quelle di Hmeymim in Siria e di Alessandria d’Egitto, implicherebbe un ulteriore miglioramento della posizione strategica di Mosca nel Mediterraneo. In un’intervista che Haftar ha 8
rilasciato a conclusione della visita a Mosca, il Generale avrebbe poi fatto riferimento ad un possibile ruolo delle società russe nel rispristino delle infrastrutture libiche e alla possibilità che, qualora l’embargo sulle armi alla Libia venisse revocato, il governo di Tobruk possa chiedere l’assistenza di esperti militari russi. Ad ormai un anno dagli accordi di Skhirat, la complessità della crisi libica e la tensione tra i due opposti schieramenti, Tripoli e Tobruk, e i loro rispettivi alleati non sembra accennare a diminuire. Intanto negli ultimi giorni la Libia è stata al centro anche di un’altra notizia: Mokhtar Belmokhtar, uno dei più potenti signori della guerra della zona del Sahara, legato ad al-Qaeda e sulla cui testa pendeva una taglia di 5 milioni di dollari del Dipartimento del Tesoro degli USA, sarebbe stato eliminato proprio su territorio libico durante un raid dei caccia francesi avvenuto all’inizio del mese di novembre. La notizia della sua morte troverebbe conferma nell’ultimo rapporto del Pentagono.
TERRORISMO, 21-30 NOVEMBRE ↴ Europa e Stati Uniti sono ancora al centro delle attenzioni del terrorismo islamista internazionale. Le ultime indagini da parte delle singole agenzie di intelligence nazionali hanno evidenziato ancora una volta un alto rischio di attentati in Germania, Francia e USA. Il 21 novembre una doppia operazione dei reparti speciali della polizia e delle forze di sicurezza a Marsiglia e a Strasburgo ha sgominato una cellula di sette cittadini francesi di origini marocchina e afghana. Cinque sospetti erano stati in Siria e, una volta tornati in Francia, erano divenuti immediatamente noti alla Direzione Generale di Sicurezza Interna (DGSI). Tra gli arresti figurano Karim Mohamed-Aggag, fratello di uno degli assalitori del Bataclan e dello Stadio Saint Denis di Parigi, e un impiegato municipale, che lavorava in una scuola materna a Strasburgo. Durante la conferenza stampa effettuata a margine degli arresti dal Ministro dell’Interno francese Bernard Cazenueve, il commando sarebbe stato pronto a colpire simultaneamente diversi siti a Parigi da lì a poco: il parco divertimenti di Disneyland Paris, i mercatini di Natale sugli Champs-Elysees, una stazione della metropolitana e diversi bistrot nel 20° arrondissement nella capitale. Inoltre la cellula, dislocata anche a Marsiglia, avrebbe dovuto colpire diversi luoghi di culto della seconda città di Francia. La maggior parte degli arresti è avvenuta a Strasburgo e in particolare nel quartiere Meinau della città alsaziana, dove nel maggio 2014 fu smantellata un’altra cellula terroristica. Secondo i dati del Ministero dell’Interno francese, dal 1° gennaio 2016 sono state arrestate 418 persone. Da settembre i fermi sono stati 143 (52 persone sono in carcere e 21 messe sotto controllo giudiziario), mentre dall’inizio di novembre hanno avuto luogo 43 arresti e 28 delle persone coinvolte sono state deferite all’autorità giudiziaria. Una decina di giorni dopo i fatti francesi, il 30 novembre, una nuova operazione anti-terrorismo ha portato all’arresto di un importante dirigente dell’intelligence tedesca di stanza nel quartier generale di Colonia. L’arrestato, di cui non sono state fornite le generalità, è un alto ufficiale 9
tedesco 51enne, di origine spagnola, convertito all’Islam nel 2014, a conoscenza di importanti operazioni e segreti della struttura del Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV), l’anti-terrorismo nella città renana. Secondo una ricostruzione dei fatti da parte della Süddeutsche Zeitung, gli inquirenti tedeschi temono che l’uomo abbia potuto fornire rilevanti dettagli a facilitatori e/o uomini direttamente collegati con lo Stato Islamico (IS) in Siria per pianificare attentati a Berlino e nel Paese. Intanto al di là dell’Atlantico, un uomo di origini somale ha ferito 11 persone, prima di venire ucciso dalle forze di sicurezza locali, nel Campus universitario di Ohio State a Columbus. L’assalitore è Adul Razak Ali Artan, un 18enne studente e profugo somalo con regolare permesso di soggiorno. Secondo le prime ricostruzioni da parte dell’FBI, il gesto di Artan sarebbe quello di un lupo solitario, mosso da una condizione di disagio. Poche ore dopo l’attacco, l’IS ha rivendicato l’atto attraverso la propria agenzia di stampa Amaq, invitando inoltre i propri membri e sostenitori nel mondo a compiere attentati con qualsiasi mezzo a loro disposizione, senza necessariamente avere una pianificazione complessa.
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ALTRE DAL MONDO AFPAK, 21-22 NOVEMBRE ↴ Il 22 novembre, nella città di Peshawar, un attentato ha causato la morte di tre appartenenti alle forze paramilitari pachistane e il ferimento di almeno altre cinque persone. L’attentato, compiuto con una bomba attivata da remoto, è stato rivendicato da Jamaat-ul-Ahrar, una fazione dissidente di Tehreek-i Taliban Pakistan (TTP), i talebani pachistani. Negli ultimi mesi le città di Peshawar e Quetta sono state prese di mira dai miliziani del TTP, con una serie di attentati sanguinosi che hanno provocato oltre duecento morti. Sul fronte afghano, invece, i miliziani dello Stato Islamico hanno rivendicato la paternità dell’attacco avvenuto il 21 novembre ai danni della moschea di Baiqr-ul-Olum a Kabul, che ha provocato la morte di almeno 30 persone. L’attacco è avvenuto mentre i fedeli sciiti si apprestavano a celebrare l’Arbaeen, un’importante ricorrenza religiosa che commemora la morte dell’Imam Hussein, nipote di Maometto. Dall’inizio dell’anno l’IS ha guadagnato molto terreno in Afghanistan, in particolare nella provincia di Nangarhat, al confine con il Pakistan.
COREA DEL SUD, 29 NOVEMBRE ↴ La Presidente della Corea del Sud Park Geun-hye, in un discorso televisivo alla nazione, ha consegnato al Parlamento la facoltà di scegliere del suo destino, incluso la fine anticipata del mandato. Le parole della Park sono la conseguenza diretta del malcontento popolare dei sudcoreani che da cinque settimane scendono in strada per chiedere le sue dimissioni: il motivo delle continue proteste risiede nell’anomala amicizia con Choi Soon-Sil, alla quale Park avrebbe concesso di interferire negli affari di Stato, senza che ne avesse legittimità, accedendo anche a documenti governativi riservati. Il discorso della Presidente non è stato accolto favorevolmente né dalla popolazione né tantomeno dalle opposizioni politiche, che si aspettavano le sue dimissioni: il Partito Democratico, la principale forza di opposizione, ha affermato che le parole di Park sono solo un espediente per guadagnare tempo e che essi porteranno avanti l’iter per la richiesta di impeachment. Propria la misura di destituzione forzosa della Presidente dovrebbe essere votata in Parlamento il prossimo 9 dicembre a meno di nuovi rinvii.
KASHMIR, 29 NOVEMBRE ↴ Un gruppo di uomini armati e non legati ad alcuna organizzazione terroristica nota nella regione ha attaccato una base dell’esercito indiano nella città di Nagrota, situata sulla strada tra Srinigar e Jammu nella contestata regione del Kashmir, causando la morte di sette soldati. Nello stesso momento a Ramgarh, città situata al confine col Pakistan, truppe indiane hanno incrociato il fuoco con altri miliziani, che avevano attraversato il confine pachistano ed erano entrati in India, uccidendoli. Tali episodi sono solo gli ultimi di una serie di rinnovate violenze nella regione del Kashmir che 11
vanno avanti ormai da mesi, con scambi continui di colpi di artiglieria ed attacchi mirati, che hanno causato la morte di almeno 73 persone tra soldati e civili. Sul piano diplomatico l’India accusa esplicitamente il Pakistan di armare i ribelli, di fornirgli sostegno logistico ed addestramento, accuse che il Pakistan rinnega e rivolge parimenti nei confronti della controparte: la tensione è molto alta e i rapporti tra i due Stati sono ai minimi livelli con conseguenze anche sulle rispettive rappresentanze diplomatiche.
KUWAIT, 26 NOVEMBRE ↴ Le elezioni politiche svoltesi nel piccolo Stato del Golfo hanno attribuito un’importante affermazione ai membri dell’opposizione e ai loro alleati, che sono riusciti ad ottenere 24 seggi sui 50 disponibili nel Parlamento kuwaitiano. Nella nuova Assemblea un terzo sarà costituito da deputati giovani e alla prima esperienza, mentre nell’opposizione circa la metà degli eletti è legata alla Fratellanza Musulmana e ai gruppi salafiti: escono sconfitti dal voto gli sciiti, che hanno ridotto a sei il numero dei loro rappresentanti, e le donne, che hanno eletto soltanto una deputata, Safa al-Hashem. Queste nuove consultazioni, le quarte in Kuwait dal 2012, erano state indette dall’Emiro nel mese di ottobre, dopo che il Parlamento si era espresso a favore di un nuovo voto per affrontare le delicate sfide relative alla sicurezza interna e regionale, come la forte diminuzione delle entrate derivanti dall’abbassamento del prezzo globale del petrolio, nonché le pressanti minacce dello Stato Islamico (IS) nei confronti del piccolo emirato del Golfo. La maggioranza ristretta venuta fuori dalle elezioni, che potrebbe essere portatrice di nuove turbolenze politiche, è comunque bilanciata dalla funzione svolta dai membri della famiglia regnante degli al-Sabah che detengono tutte le principali posizioni governative.
PALESTINA, 29 NOVEMBRE ↴ Durante la VII Conferenza di al-Fatah, tenutasi a Ramallah, Abu Mazen è stato rieletto alla guida del partito per altri cinque anni. Questi, 81 anni, è alla testa di al-Fatah, principale movimento politico palestinese e spina dorsale dell’esecutivo dell’Autorità Nazionale Palestinese dal 2005. La riconferma ai vertici dell’anziano leader non ha tuttavia appianato le numerose spinte disgregative presenti da tempo all’interno del movimento: da un lato la politica di insediamenti attuata da Israele, che rappresenta un fattore d’indebolimento dei moderati palestinesi, dall’altro le forti rivalità interne al partito e la continua ascesa nei consensi in Cisgiordania degli islamisti di Hamas. Il neo-riconfermato leader ha auspicato che il 2017 possa essere l’anno in cui sarà riconosciuta una Palestina indipendente e si è dichiarato disponibile a cercare l’appoggio del Presidente Donald Trump, il quale, però, ha sempre espresso posizioni nettamente filo-israeliane in campagna elettorale.
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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO, 27 NOVEMBRE ↴ Trentacinque civili sono stati uccisi e altri ventotto sono rimasti feriti in un attacco di miliziani Mai-Mai Mazembe perpetrato nel villaggio di Luhanga, nel territorio di Lubero, nella provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Joy Bokelele, Amministratore territoriale nella provincia del Nord Kivu, ha riferito che i combattenti della milizia Mai Mai Mazembe hanno attaccato il villaggio di Luhanga con pistole e machete. Secondo le fonti, i Caschi Blu indiani della MONUSCO sono intervenuti uccidendo un miliziano e mettendo fine al massacro. Da mesi il territorio è teatro di violenti scontri etnici tra i Nande, della città di Beni, e gli Hutu, mentre centinaia di famiglie avevano già lasciato loro villaggi per fuggire dai miliziani Mai Mai che hanno occupano le posizioni lasciate dall’esercito.
RUSSIA, 30 NOVEMBRE ↴ Il Presidente russo Vladimir Putin ha nominato il vice Ministro delle Finanze, Maxim Oreshkin, come nuovo titolare dello Sviluppo Economico. La nomina arriva a due settimane dall’arresto per corruzione e conseguente sospensione dall’incarico di Alexei Ulyukayev, il quale si trovava precedentemente alla guida del suddetto dicastero. Entrato in politica nel 2013 in qualità di Capo di Dipartimento all’interno del Ministero delle Finanze, il neoeletto Oreshkin, 34 anni, ricopriva la carica di vice Ministro dal 2015. Secondo Reuters, il Ministro delle Finanze russo Anton Siluanov avrebbe accolto la nomina con entusiasmo in quanto l’elezione di Oreshkin faciliterebbe le relazioni tra i loro due Dicasteri, spesso in contrasto. «Credo che ora troveremo soluzioni comuni più velocemente e più facilmente. Oreshkin è un grande esperto di macroeconomia. Non conosco nessuno sul mercato che sarebbe stato meglio di lui», avrebbe commentato Siluanov. In passato, Oreshkin aveva ricoperto anche ruoli dirigenziali nel settore bancario sia pubblico sia privato, quali Rosbank, Crédit Agricole Corporate, Investment Bank e VTB.
UCRAINA, 1° DICEMBRE ↴ Sale la tensione tra Mosca e Kiev in seguito alla decisione del Presidente ucraino, Petro Poroshenko, di confermare l’esercitazione missilistica nella regione meridionale Ucraina di Kherson, al confine con la Crimea. L’esercitazione è iniziata il 1° dicembre, ma non si è prolungata, come previsto, al giorno successivo a causa delle avverse condizioni climatiche. Non si è lasciata attendere la reazione del Cremlino che ha definito l’esercitazione lungo il proprio confine come un “pericoloso precedente”, dichiarandosi inoltre pronto ad abbattere i missili ucraini nell’eventualità che il proprio spazio aereo venga violato. Volodymyr Kryzhanovsky, un ufficiale dell’esercito ucraino, ha dichiarato ai media locali che il lancio dei missili è avvenuto ad una trentina di chilometri dallo spazio aereo della Crimea e quindi in conformità con quanto previsto dalla legge internazionale. Ciononostante, Mosca ha messo in allerta le unità di difesa aerea e ha schierato le navi della Marina militare lungo la costa occidentale della Crimea. L’esercitazione ha riacceso la tensione tra Russia e Ucraina sul tema 13
della penisola e rischia di destabilizzare la situazione lungo le sponde settentrionali del Mar Nero.
UGANDA, 24 NOVEMBRE ↴ Almeno sessantadue persone sono morte negli ultimi giorni nell’ovest dell’Uganda negli scontri fra la polizia e le milizie separatiste che sostengono il Re di Rwenzururu. Si sono registrati scontri anche nella città di Kasese, sotto il controllo di Re Charles Wesley Mumbere, dopo che un gruppo di uomini armati, presumibilmente membri della guardia reale, ha attaccato una stazione di polizia. Il portavoce della polizia ha riferito che quattordici ufficiali e quarantuno aggressori sono stati uccisi vicino al confine con la Repubblica Democratica del Congo. Secondo la polizia l’obiettivo degli attacchi potrebbe essere ottenere l’indipendenza dall’Uganda. Il 27 novembre il Re Charles Wesley Mumbere è stato arrestato e il suo palazzo perquisito.
UNIONE EUROPEA-RUSSIA, 24 NOVEMBRE ↴ Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione di condanna nei confronti di Mosca per la diffusione di propaganda e disinformazione e per il finanziamento di partiti euro-scettici. La mozione è stata approvata con 304 voti a favore, 179 contro e 208 astenuti. Nel Report, il Cremlino viene accusato di minare il processo di integrazione europea. In particolare la lente d’ingrandimento viene posta sull’attività di agenzie di stampa (Sputnik), canali d’informazione multilingua (Russia Today), social media e think tank direttamente legati al Cremlino. Inoltre, anche il supporto della Russia a forze anti-europeiste, appartenenti all’estrema destra e ai movimenti populisti che mirano a negare i valori fondamentali delle democrazie liberali viene definito come “deplorevole”. Poche ore dopo il voto della risoluzione, è arrivata anche la reazione da parte di Mosca. «Ci vogliono insegnare cosa sia la democrazia, noi invece assistiamo al suo degrado nel mondo occidentale» ha dichiarato il Presidente russo Vladimir Putin durante una conferenza stampa. I principali oppositori della risoluzione sono stati i gruppi euroscettici di Europa della Libertà e della Democrazia Diretta (che annovera tra i suoi membri l’UKIP e il Movimento 5 Stelle) e Europa delle Nazioni e della Libertà (Lega Nord e Front National). La mozione secondo loro, infatti, equipara impropriamente i pericoli posti dalla Russia a quelli provenienti dallo Stato Islamico.
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ANALISI E COMMENTI LA MINACCIA JIHADISTA IN MAROCCO: GENESI E LINEE DI EVOLUZIONE SILVIA CARENZI ↴ Per comprendere la fenomenologia del jihadismo in Marocco e gli scenari ad esso connessi, è necessario adottare una prospettiva diacronica, che evidenzi le sue origini e la sua evoluzione sino al presente. Da un lato, questo excursus manifesta l’esigenza di ricostruire storicamente le cause e le contingenze di un fenomeno complesso; dall’altro, come si vedrà, questa panoramica permetterà di identificare vari tratti ricorrenti, ossia delle analogie tra alcuni aspetti del passato e la situazione attuale. Da un punto di vista cronologico, lo sviluppo di un jihadismo marocchino autoctono affonda le proprie radici negli anni Settanta, periodo in cui il Re, Hassan II, si accinse a stringere legami sempre più stretti con Riyadh, consentendo tra le altre l’importazione della corrente wahhabita su cui si innesta la legittimità del potere politico e religioso della famiglia reale saudita. Questa scelta era stata determinata da diverse ragioni, tutte legate alla congiuntura politica di quegli anni (…) SEGUE >>>
LA DIMENSIONE MARITTIMA DELLA STRATEGIA DI MOSCA. ASPETTI POLITICI E MILITARI NICOLÒ FASOLA ↴ Il 26 luglio 2015, giorno di festa della Marina russa, il Cremlino ha rilasciato una nuova dottrina marittima, in quello che pare essere un generale processo di revisione della postura strategica del Paese. Nonostante la Russia sia primariamente una potenza continentale e sul suolo abbia combattuto il maggior numero delle proprie battaglie, come già Pietro il Grande commentava, lo status di grande potenza non può essere ottenuto ed essere riconosciuto se si è privi di capacità navali. Questa dialettica tra dimensione terrena e tensione marittima ha continuato ad essere presente e messa a frutto nel periodo sovietico, tempo in cui la flotta di Mosca era tre volte più grande di quella statunitense. Tuttavia, con la fine del sistema bipolare – chiave di volta per la comprensione dello spazio eurasiatico – collasso istituzionale e implosione economica hanno avuto pesanti ricadute anche sulla Marina Militare. Il nuovo Stato russo si è dunque trovato a dover fare i conti con i problemi della transizione anche nella propria declinazione navale (…) SEGUE >>>
A cura di OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE Ente di ricerca di “BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO” Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale C.F. 98099880787 www.bloglobal.net
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