Elezioni Europee 2014
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BloGlobal Research Paper Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo Milano, maggio 2014 ISSN: 2284-0362 Comitato Scientifico Federiga Bindi, Ennio Di Nolfo, Germano Dottori, Beatrice Nicolini, Gianluca Pastori Coordinatrice editoriale OPI Maria Serra Coordinamento Elezioni Europee 2014 Maria Serra Giuseppe Dentice Autori Annalisa Boccalon Oleksiy Bondarenko Davide Borsani Federica Castellana Giuseppe Consiglio Giuseppe Dentice Maria Serra Editing Giuseppe Dentice Layout Maria Serra
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Pubblicato nel maggio 2014
INDICE INTRODUZIONE __________________________________________________ 1 IL PARLAMENTO EUROPEO Elezione diretta e composizione _______________________________ 3 Meccanismi elettorali ___________________________________________ 5 I poteri ___________________________________________________________ 6 Partiti e famiglie politiche europee ____________________________ 8 I finanziamenti ai partiti ________________________________________ 9 Candidati alla Commissione europea ________________________ 11
Austria __________________________________________________________ 17 Belgio___________________________________________________________ 19 Bulgaria ________________________________________________________ 21 Cipro____________________________________________________________ 23 Croazia__________________________________________________________ 25 Danimarca______________________________________________________ 27 Estonia__________________________________________________________ 29 Finlandia________________________________________________________ 31 Francia__________________________________________________________ 33 Germania________________________________________________________ 35 Grecia____________________________________________________________ 38 Irlanda___________________________________________________________ 41 Italia_____________________________________________________________ 44 Lettonia__________________________________________________________ 47 Lituania__________________________________________________________ 49 Lussemburgo____________________________________________________ 51 Malta_____________________________________________________________ 53 Paesi Bassi_______________________________________________________ 55 Polonia___________________________________________________________ 57 Portogallo________________________________________________________ 60 Regno Unito _____________________________________________________ 62
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GLI STATI MEMBRI, UN’ANALISI DEI FATTORI ENDOGENI
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Repubblica Ceca ________________________________________________ 65 Romania_________________________________________________________ 67 Slovacchia _______________________________________________________ 69 Slovenia _________________________________________________________ 72 Spagna___________________________________________________________ 74 Svezia____________________________________________________________ 76 Ungheria ________________________________________________________ 78
LISTA DELLE ABBREVIAZIONI Alliance of Liberals and Democrats for Europe Banca Centrale Europea Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo Comunita Economica del Carbone e dell’Acciaio Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo Comunita Economica Europea European Conservatives and Reformists European Free Alliance Europe of Freedom and Democracy European People's Party Fondo Monetario Internazionale European United Left - Nordic Green Left Millennium Development Goals Movement for a Europe of Liberties and Democracy Politica Agricola Comune Party of the European Left Quadro Finanziario Pluriennale Socialists and Democrats Trattato della Comunita Europea Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea Transatlantic Trade and Investment Partnership Trattato dell’Unione Europea Unione Europea
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ALDE BCE BERS CECA CEDU CEE ECR EFA EFD EPP FMI GUE/NGL MDGs MELD PAC PEL QFP S&D TCE TFUE TTIP TUE UE
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INTRODUZIONE Le elezioni rappresentano un momento decisivo per la vita democratica di ogni comunità che si dà regole condivise e riconosciute. Esse sono infatti il principale strumento per la definizione delle rappresentanze e per l’orientamento, nonché per la valutazione, dei processi di policy-making in senso politico-istituzionale ed economico-sociale, concorrendo in via generale a formare la cultura politica e l’identità di una società. Se questo vale a livello regionale e nazionale, ciò è tanto più vero anche a livello sovranazionale e dunque nell’ambito di quell’architettura europea – l’unica nel suo genere – che dal 1950, anno della Dichiarazione Schuman, costituisce il punto ultimo di riferimento di una comunità di cittadini sempre più ampia. Sebbene la crisi economica (e politica) dell’ultimo lustro abbia profondamente inciso non solo sulle scelte pubbliche dei leader europei ma anche sullo stesso senso di appartenenza e di percezione della cittadinanza europea, e nonostante restino incontrovertibili le differenze e le peculiarità degli Stati che procedono a due o a più velocità verso la reciproca convergenza, la cittadinanza europea – e la riscoperta del suo concetto – resta ad oggi il punto fermo da cui partire per riaccendere il motore del processo di costruzione europea, nella convinzione che questa stessa cittadinanza non sia conferita attraverso un processo top-down ma che sia un destino comune a milioni di persone. Sessant’anni dopo l’Unione Europea conta 28 Stati membri e oltre 500 milioni di abitanti e, nonostante l’enlargement fatigue, questi numeri sono destinati ad aumentare: il completamento e il funzionamento del processo di integrazione non si esaurisce però solo nella dimensione territoriale, o nel perfezionamento del mercato unico e delle sue strutture, o ancora nell’armonizzazione delle legislazioni, nel raggiungimento di una pace kantiana che vada dalle sponde dell’Atlantico agli Urali, o, infine, dalla capacità di agire come attore unitario in una realtà globale sempre più complessa e attraversata da crisi e conflitti. Il funzionamento implica infatti un impegno dal basso. Ecco dunque che in una fase storica così delicata e in un anno cruciale per la vita istituzionale europea, all’interno della quale l’Italia assumerà peraltro un impegno importante, la partecipazione elettorale diventa la chiave per dar forma al nostro destino. Questa pubblicazione prodotta dall’Osservatorio di Politica Internazionale, ente di studio dell’Associazione culturale “BloGlobal-lo sguardo sul mondo”, vuole dunque porsi come valido strumento per quanti l’Europa vogliono conoscerla e comprenderla non nel suo concetto astratto ma nel suo essere attore attivo. Il Report si struttura dunque in due parti: nella prima si darà una descrizione del Parlamento – l’Istituzione per la quale siamo chiamati a scegliere i prossimi 22-25 maggio i nostri rapun’analisi dei Ventotto Paesi membri, vale a dire 28 schede per osservare, pur nei limiti posti dalle esigenze di sintesi, le dinamiche interne a ciascun tassello che compone l’UE. Il tutto con l’obiettivo di fornire, come sempre, al lettore/elettore quante più informazioni e chiavi di lettura possibili per decodificare cos’è l’Europa e cosa significa essere Europei oggi. Buona lettura,
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presentanti –, della sua storia, delle sue funzioni e della sua articolazione; nella seconda
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PARTE I
IL PARLAMENTO EUROPEO Era il 19 marzo 1958 quando, sotto la presidenza di Robert Schuman, si svolgeva a Strasburgo la sessione costitutiva dell’Assemblea parlamentare europea (dal 1962 denominato Parlamento europeo), organismo che traeva origine dall’Assemblea comune della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA, 1951) e che diventava una delle quattro Istituzioni della Comunità Economica Europea (CEE) dopo i Trattati di Roma del 1957. Il nuovo corpo era composto da 142 membri indicati dai governi dei Sei Paesi della CEE (Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, e l’allora Germania Ovest) previa consultazione dei rispettivi Parlamenti nazionali. Il numero fu successivamente innalzato a 198 membri a seguito dell’ingresso nella CEE di Danimarca, Irlanda e Regno Unito (1° gennaio 1973). I primi eurodeputati avevano dunque un doppio mandato, sebbene i poteri esercitati fossero inizialmente limitati alle funzioni consultive e di controllo politico e, pertanto, non avessero peso decisionale. Da allora quella del Parlamento europeo, e soprattutto quella dei suoi poteri, è stata una storia strettamente connessa al processo di allargamento dello spazio comunitario, che conta attualmente Ventotto Stati membri, all’approfondimento delle politiche e dunque all’introduzione della moneta unica, nonché alla modifica dell’architettura istituzionale, oggi regolata dal Trattato di Lisbona.
ELEZIONE DIRETTA E COMPOSIZIONE ↴ La Conferenza al Vertice di Parigi del 9-10 dicembre 1974 dei Capi di Stato e di Governo, organizzata dal Presidente francese Valéry Giscard d’Estaing e a margine della quale nacque il Consiglio europeo quale organo di impulso della cooperazione politica comunitaria, stabilì – pur con le riserve espresse da Danimarca e Regno Unito – che si sarebbero dovute svolgere elezioni a suffragio universale diretto a partire dal 1978 e incaricò lo stesso Parlamento europeo di presentare proposte in tal senso, modificando il progetto di Convenzione del 1960: si trattava in particolare del documento prodotto dal Gruppo di lavoro presieduto dal socialista belga Fernand Dehousse che, nell’ottica della definizione della procedura elettorale uniforme (art. 138. comma 3 TCE), proponeva un aumento del numero dei parlamentari, due terzi eletti direttamente mentre l’altro terzo ancora nominato dai parlamenti nazionali. Si trattava evidentemente di un compromesso volto ad ammorbidire l’ostruzionismo in materia soprattutto da parte dei Presidenti francesi Charles De Gaulle prima e Georges Pompidou poi, preoccupati che un’elezione diretta dell’organismo avrebbe comportato prime importanti cessioni di sovranità. Dal nuovo progetto di convenzione presentato nel gennaio 1975 e condotsettembre 1976 in cui si richiedeva agli Stati membri di ratificare il suffragio diretto e di adottare leggi elettorali nazionali quanto più simili possibile (sui meccanismi elettorali si veda il paragrafo 1.2). L’atto entrò dunque in vigore il 1° luglio 1978 e le prime elezioni dirette del Parlamento europeo si svolsero tra il 7 e il 10 giugno 1979. I 410 parlamentari europei, prevalentemente appartenenti alla famiglia politica dei popolari e dei socialisti, elessero Simone Veil come Presidente.
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to dal socialista olandese Schelto Patijin scaturì l’Atto del Consiglio dei Ministri del 20
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PARTE II
GLI STATI MEMBRI
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UN’ANALISI DEI FATTORI ENDOGENI
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AUSTRIA Republik Österreich CONTESTO POLITICO Una delle peculiarità che contraddistingue la legge elettorale austriaca risiede nell’acquisizione del diritto di voto all’età di 16 anni rispetto ai
Popolazione: 8.488.511
18 necessari in tutti gli altri Paesi europei. I 18 seggi che i deputati au-
Capo di Stato:
striaci andranno ad occupare a Bruxelles, uno in meno degli attuali 19
Heinz Fischer
dopo l’ingresso della Croazia nell’Unione Europea, saranno attribuiti,
(Sozialdemokratische Partei Osterreichs, SPO)
secondo il metodo D’Hondt, sulla base di un sistema che prevede una rappresentanza proporzionale con voto di preferenza ed una soglia di sbarramento del 4%. I dati sull’affluenza relativi alle elezioni del 2009
Capo di Governo:
sono in linea con la media europea: il 45,97% degli aventi diritto si è
Werner Faymann
infatti recato alle urne nell’ultima competizione europea, una percen-
(Sozialdemokratische Partei Osterreichs, SPO)
tuale che se da un lato mostra lo scarso entusiasmo degli austriaci nei confronti di questo particolare appuntamento elettorale, dall’altro risulta comunque superiore rispetto a quello di altri Paesi. Fondamentale banco di prova per i due partiti della Grosse Koalition, il Sozialde-
Data di adesione all’UE: 1° gennaio 1995
mokratische Partei Österreichs (SPÖ), il Partito Socialdemocratico
Adozione dell’euro:
d’Austria che esprime l’attuale Cancelliere Federale Werner Faymann e
1° gennaio 1999
l’Österreichische Volkspartei (ÖVP), il Partito Popolare Austriaco, le europee del 2014 potrebbero riservare non poche sorprese. Innanzitutto il Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ), il Partito della Libertà, nazionalista e xenofobo che ha ottenuto un importantissimo risultato alle nazionali del 2013 ottenendo il 21,4% delle preferenze e 40 seggi al Nationalrat (Consiglio Nazionale, la Camera bassa del Parlamento austriaco) che proverà a replicare il risultato. Ma il vero elemento dinamico all’interno della compagine politica austriaca potrebbe essere Team
Commissario in carica: Johannes Hahn – Politiche Regionali Numero di parlamentari europei da eleggersi: 18
Stronach für Österreich (TSÖ), il Team Stronach fondato nel settembre del 2012 da Frank Stronach, uomo d’affari austro-canadese, che alle elezioni legislative del settembre 2013 ha ottenuto 11 seggi ed il 5,7% delle preferenze: un partito euroscettico ma privo dei tratti radicali che contraddistinguono l’FPÖ.
CONTESTO ECONOMICO Con un’economia stabile e relativamente al riparo dalle turbolenze provocate dalla crisi che sta attraversando tutta l’Europa, il PIL austriaco nel 2014 dovrebbe crescere, secondo le previsione, dell’1,7%, dato al più 0,9% del 2012 (valori comunque positivi). Un incremento della disoccupazione accompagnato da un inadeguato sviluppo degli stipendi, ha determinato una stagnazione del consumo privato nel 2013 e che dovrebbe crescere dello 0,9% nel 2014. Secondo le statistiche governative scende anche l’inflazione: dal 2,4% del 2012 al 2% del 2013 fino al 1,9% stimato per l’anno in corso. Nonostante la crescita della disoccupazione che tocca il 5,2%, rispetto al biennio precedente
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certamente molto incoraggiante se paragonato al più 0,4% del 2013 e
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A cura di OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE Milano, maggio 2014
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