Weekly Report N°21/2015

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N째21, 19-25 LUGLIO 2015 ISSN: 2284-1024

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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo Milano, 26 luglio 2015 ISSN: 2284-1024 A cura di: Eleonora Bacchi Paolo Balmas Davide Borsani Agnese Carlini Giuseppe Dentice Danilo Giordano Antonella Roberta La Fortezza Violetta Orban Maria Serra Alessandro Tinti

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Photo credits: Reuters; Kyodo; Anadolu Agency; Askanews; Vadim Ghirda/AP; Getty Images.


FOCUS IRAQ/SIRIA/TURCHIA ↴

Nella prima mattina di venerdì 24 luglio l’aviazione turca ha attaccato le postazioni dello Stato Islamico (IS) nel villaggio di Havar in territorio siriano. L’operazione militare esprime un deciso stravolgimento della politica adottata dal Presidente Recep Tayyip Erdoğan, che nei riguardi del sedicente Califfato islamico aveva mantenuto una posizione attendista, se non propriamente ambigua, per ragioni anche di opportunità dato il desiderato indebolimento del regime guidato da Bashar al-Assad e la pressione contro la popolazione curda in Siria. I bombardamenti, replicati il giorno seguente, sono stati accolti dalla dirigenza islamista come una dichiarazione di guerra e aprono una nuova fase del conflitto, in cui la Turchia – potenza NATO sinora estranea alla coalizione internazionale intervenuta nel teatro siro-iracheno dietro conduzione statunitense – diviene un attore fondamentale. La svolta è maturata a pochi giorni dal sanguinoso attentato di Suruç e dalla schermaglia di confine in cui ha perso la vita un soldato turco giovedì 23 luglio. In quest’ultima circostanza quattro carri armati turchi che presidiavano la frontiera in prossimità di Elbeyli avevano risposto ai colpi sopraggiunti da territorio siriano, danneggiando tre veicoli corazzati e uccidendo due guerriglieri jihadisti. Secondo la ricostruzione del fondatore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdulrahman, i militari avrebbero dapprima aperto il fuoco contro due civili siriani che cercavano di entrare in Turchia, così sollecitando la reazione armata dei miliziani dell’IS presenti nell’area. Nella stessa giornata del 23 luglio l’esecutivo di Ankara ha convocato i vertici dei servizi segreti e delle Forze Armate al fine di disporre misure

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eccezionali per il rafforzamento del controllo sulla frontiera meridionale e per contrastare la minaccia terroristica. A rendere imprevedibili le ripercussioni della controffensiva disposta da Erdoğan non è solo l’intervento armato contro il Califfato, che promette ritorsioni contro l’alleato dei “crociati”, ma anche la riapertura dello scontro con il secessionismo curdo. Nella seconda giornata di bombardamenti gli F-16 turchi hanno infatti colpito anche le posizioni del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nel nord dell’Iraq, mentre le operazioni contestualmente condotte dalle forze di polizia nei maggiori centri urbani del Paese hanno portato all’arresto di circa seicento sospettati di terrorismo, tra cui sono numerosi gli attivisti curdi ed i militanti delle fazioni di estrema sinistra. Il Primo Ministro Ahmet Davutoğlu ha dichiarato che le attività di anti-terrorismo «saranno condotte indiscriminatamente contro tutti i gruppi terroristici». La politica di “difesa preventiva” annunciata dall’esecutivo di Ankara rompe dunque la tregua con il PKK che era stata faticosamente raggiunta nel 2012, pregiudicando il processo di pace avviato dopo un conflitto civile di durata trentennale.

La dura reazione della leadership turca rende complessa la collaborazione con gli Stati Uniti, laddove il 24 luglio il Segretario della Difesa statunitense Ashton Carter ha incontrato a Erbil le autorità del governo regionale del Kurdistan iracheno, elogiando il ruolo assunto dai Peshmerga nel contenimento dell’offensiva jihadista. Tuttavia, il governo di Ankara ha acconsentito a concedere a Washington l’utilizzo della base di Incirlik per colpire le roccaforti dell’IS in Siria e Iraq, mentre il diretto colloquio telefonico tra il Presidente statunitense Barack Obama ed Erdoğan ha aperto la strada a forme di coordinamento per la messa in sicurezza della

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frontiera siriana, dove le Forze Armate turche hanno moltiplicato le attività di ricognizione e sono all’opera per la realizzazione di un sistema di canali e muri modulari per interdire il flusso di foreign fighters da e verso la Siria. Intanto, l’Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Staffan de Mistura, ha biasimato i bombardamenti aerei dell’esercito siriano su Zabadani, città prossima al confine libanese e in mano alle formazioni ribelli, su cui le forze leali a Bashar alAssad hanno inferto un duro e prolungato attacco, impiegando estensivamente i devastanti barili bomba su obiettivi civili. Nel fronte degli oppositori, il Jaysh al-Fatah combatte le truppe governative nei villaggi settentrionali di Kafria e al-Foua, mentre miliziani sia del Fronte Meridionale sia di Jabhat al-Nusra sono impegnati nella battaglia per la conquista della città di Da’ara, nel sud della Siria. In Iraq, i feroci attentati messi a segno dai guerriglieri dell’IS tendono a diluire le forze di sicurezza irachene e le milizie volontarie, impegnate su molteplici fronti di combattimento in tutto il Paese. Il 22 luglio l’esplosione di un’autobomba in un quartiere a maggioranza sciita della capitale ha provocato la morte di venti persone, quando già il 17 luglio oltre centoventi erano rimaste uccise in un attentato suicida nella città di Khan Bani Saad, nella provincia di Diyala, che pure nei mesi addietro l’esercito ed i gruppi paramilitari sciiti avevano in gran parte liberato dalle infiltrazioni jihadiste. Questi attacchi sono funzionali a stemperare la manovra su Ramadi, la cui riconquista è stata annunciata come prioritaria dal governo centrale. Per pianificare la controffensiva irachena e constatare lo stato delle operazioni, il Segretario statunitense Carter si è recato di persona a Baghdad per confrontarsi con gli esponenti dell’esecutivo presieduto da Haider al-Abadi. Ai margini dell’incontro la delegazione americana ha reso noto l’andamento della campagna nell’Anbar. Il portavoce del Pentagono, il Colonnello Steve Warren, ha riportato che i circa tremila soldati iracheni addestrati dai consulenti americani sono stati integrati nelle forze impegnate nell’area di Ramadi e che il governo di Baghdad non è intenzionato a schierare le milizie sciite nella liberazione del capoluogo della provincia sunnita. Poiché almeno duemila combattenti dell’IS sarebbero presenti a Ramadi, Warren ha aggiunto che le forze di sicurezza, sostenute dalla copertura aerea americana, si stanno anzitutto adoperando per tagliare le linee di rifornimento jihadiste e perciò potrebbero essere necessarie diverse settimane prima di muovere contro la città. Infine, il Pentagono ha confermato l’eliminazione di Muhsin al-Fadhli, leader del gruppo Khorasan, cellula qaedista radicata in Siria e ritenuta dall’intelligence statunitense operativamente capace di effettuare attentati terroristici in Occidente. Cittadino kuwaitiano e trai più vicini collaboratori di Osama bin Laden, al-Fadhli è stato colpito da un drone l’8 luglio mentre a bordo di un veicolo si trovava nei pressi di Sarmada, nel nord-ovest della Siria.

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BREVI CINA, 20 LUGLIO ↴ La TV di stato cinese ha annunciato l’arresto per corruzione di Ling Jihua, collaboratore e braccio destro dell’ex Presidente Hu Jintao. Secondo alcuni esperti l’espulsione di Ling era imminente e da tempo richiesta dalle autorità centrali di Pechino, data la politica anticorruzione di Xi Jinping avviata nel 2012. Le accuse contro Ling Jihua sono di aver accettato benefici a fini di corruzione, aver rubato segreti di Stato e del Partito, così come aver scambiato favori in cambio di prestazioni sessuali. Ling è l’ultimo di una serie di ex membri del Partito Comunista Cinese (PCC) ad essere coinvolto nella retata anti-corruzione voluta dall’attuale Presidente Xi. Non si tratterebbe di una vera e propria “caccia alle streghe” ma rappresenta certamente una forte campagna politica. La brillante carriera di Ling cominciò ad erodersi in seguito all’incidente, nel marzo del 2012, in cui perse la vita suo figlio. Lo scorso dicembre vennero avviate le investigazioni ai danni di Ling, il quale venne accusato inoltre di aver abusato del proprio ruolo per aiutare la moglie nei propri affari. La massima autorità giudiziaria penale cinese ha annunciato l’apertura di una investigazione contro Ling che metterebbe in luce dettagli imbarazzanti sul funzionamento interno dello stesso PCC.

GRECIA, 20-22 LUGLIO ↴ La Commissione europea ha annunciato l’avvenuta transazione del prestito ponte di 7,16 miliardi di euro ad Atene, utilizzato da quest’ultima per ripagare il FMI (2 miliardi), la BCE (4,2 miliardi) e la Banca centrale greca (500 milioni). Il 22 luglio, dopo l’accreditamento e l’immediato utilizzo del prestito ponte, è arrivato un nuovo segnale incoraggiante da Atene: il Parlamento ha votato a larga maggioranza (230 voti favorevoli, 63 contrari) il secondo pacchetto di riforme richiesto dall’Europa e comprendente principalmente alcune modifiche del codice di procedura civile e l’adozione delle regole europee in materia di salvataggio delle banche (quest’ultime prevedono quello che, in termini tecnici, viene definito bail-in). Proprio grazie a questo nuovo sforzo greco sembra definitivamente riaperta la stagione dei negoziati tra Atene e le principali istituzioni europee per il terzo prestito del valore complessivo di 86 miliardi da parte dell’European Stability Mechanism (ESM) che dovrebbe essere definitivamente approvato entro il 20 agosto. Lo stesso 20 luglio hanno riaperto, come previsto dopo lo scongelamento dei fondi 4


ELA, le banche greche. Nonostante la riapertura permangono considerevoli limiti al ritiro dei capitali, con un tetto massimo di 420 euro a settimana; si torna però a consentire l’accesso alle cassette di sicurezza e il pagamento tramite assegni. Rimangono invece bloccati i bonifici internazionali per evitare nuovi spostamenti di capitali su conti esteri.

NIGERIA, 22 LUGLIO ↴ Due differenti esplosioni sono avvenute a Gombe, città situata nel nord-est della Nigeria, causando la morte di almeno quaranta persone ed il ferimento di altre cento. La prima esplosione è avvenuta nei pressi della moschea di Dadin Kowa, proprio mentre numerose persone erano ivi riunite per pregare, mentre la seconda sarebbe avvenuta nei pressi della fermata dei bus di Nasarawo. Questo doppio attentato giunge ad una settimana di distanza dall’esplosione avvenuta nel mercato centrale della stessa città di Gombe dove le vittime erano state oltre 50. Nonostante non sia stato rivendicato, gli attentati del 22 luglio dovrebbero essere riconducibili ai miliziani islamisti di Boko Haram. Alcune ore prima, due giovani ragazze si sono fatte esplodere nei pressi del mercato della città di Maroua, nel nord del Camerun, causando la morte di 11 persone ed il ferimento di un’altra dozzina. Temendo il tracimare delle violenze di Boko Haram oltre il confine nigeriano, il Niger ha dato avvio ad una

serie

proprie

di

forze

operazioni di

sicurezza

delle che

hanno scovato ed ucciso almeno trenta jihadisti, tra i quali anche il responsabile di un attacco ad una città situata sulla sponda nigerina del Lago Ciad. Tutto ciò avveniva mentre

il

Presidente

nigeriano

Mohammud Buhari era in visita negli Stati Uniti, ricevuto da Barack Obama: sul tavolo dei colloqui, naturalmente, Boko Haram ed il problema della sicurezza in Nigeria, che sta estendendosi anche agli altri Stati dell’area del Lago Ciad. Obama ha riaffermato il sostegno degli statunitensi a Buhari, del quale ha sottolineato «la reputazione di integrità e l’agenda politica molto chiara». Dal canto suo Buhari ha ringraziato il Presidente Obama e gli Stati Uniti «per aver accompagnato il Paese nel consolidamento del proprio sistema democratico». Buhari prima di lasciare Washington ha ottenuto nuovo prestito dalla Banca Mondiale di 2 miliardi di dollari, destinato alla ricostruzione del nord-est del Paese. 5


STATI UNITI, 19-22 LUGLIO ↴ Tour in Medio Oriente per il Segretario alla Difesa americano, Ashton Carter. Il principale scopo del viaggio è stato quello di rassicurare i maggiori partner degli Stati Uniti nella regione a fronte della chiusura dello storico accordo sul dossier nucleare iraniano. Tre i Paesi visitati dal Capo del Pentagono: Israele, Arabia Saudita e Giordania. La prima tappa è stata quella di Gerusalemme, dove Carter si è incontrato col Primo Ministro, Benjamin Netanyahu, interessato anzitutto a mantenere sul tavolo l’opzione militare per evitare che l’Iran ottenga la bomba atomica. Carter lo ha rassicurato affermando che «una delle ragioni per cui [quello con Teheran] è un buon accordo è che non impedisce l’uso della forza militare, che noi preserviamo. L’obiettivo però dell’intesa di Vienna è che l’Iran non abbia nessuna arma nucleare senza che sia necessario effettuare un attacco militare». Gli Stati Uniti hanno quindi ribadito la disponibilità ad espandere la cooperazione militare, in particolare la vendita di ulteriori armamenti, con Israele. Netanyahu ha ringraziato ma, per il momento, ha rinviato la decisione in attesa delle mosse del Congresso americano che dovrà decidere se approvare o meno i contenuti dell’accordo con l’Iran. Il Segretario alla Difesa si è recato poi a Jeddah dove ha avuto un faccia a faccia con il Re Salman bin Abdulaziz e con il Ministro della Difesa, Mohammed bin Salman bin Abdulaziz. A margine, Carter ha reso noto ai media americani che la monarchia saudita non è contraria all’accordo nucleare e, anzi, Salman ha rilanciato promettendo di visitare gli Stati Uniti nel prossimo autunno e di rafforzare la cooperazione con Washington nella lotta all’espansione dello Stato Islamico. Carter ha raccolto il medesimo risultato in Giordania, dove, una volta rassicurata la controparte nella persone del principe Faisal Bin al-Hussein, vice comandante delle Forze Armate e consigliere militare del Re Abdullah II, ha potuto discutere il rafforzamento delle relazioni bilaterali e la collaborazione nella lotta al terrorismo internazionale.

TURCHIA, 20 LUGLIO ↴ L’esplosione di una bomba nel sud della Turchia ha causato 32 morti e più di 100 feriti. L’attentato è avvenuto all’esterno del Centro culturale Amara nella cittadina di Suruç, situata nella provincia di Şanlıurfa. Non

è

arrivata

alcuna

rivendicazione

da

gruppi

terroristici in merito all’azione, ma da più fonti viene avanzato il legame dell’accaduto con lo Stato Islamico (IS). Le vittime – provenienti da Istanbul, Ankara, Izmir e Diyarbakır – erano membri della Federazione delle Associazioni dei Giovani Socialisti (Sosyalist Gençlik 6


Dernekleri Federasyonu, SGDF), ala giovanile del Partito Socialista degli Oppressi (Ezilenlerin Sosyalist Partisi, ESP). Il motivo per cui gli attivisti erano riuniti a Suruç era la volontà di organizzare degli aiuti per la ricostruzione di Kobanê, cittadina siriana abitata da popolazione curda posta a 10km di distanza da Suruç e divenuta il simbolo della resistenza curda all’IS. In circa 300 attivisti erano dunque pronti per partire da Suruç alla volta di Kobanê. Nei giorni successivi al massacro è stato annunciato che il responsabile sembra essere un ragazzo ventenne turco di nome Abdurrahman Alagöz proveniente dalla provincia di Adıyaman. Il giovane avrebbe trascorso diversi mesi in Siria con i militanti dell’IS e nel corso dell’ultimo periodo avrebbe fatto perdere le proprie tracce. Tale affiliazione con l’IS non è tuttavia sufficiente ad affermare che siano stati i leader del Califfato islamico ad ideare l’attacco. Il Premier turco Ahmet Davutoğlu ha affermato, in merito all’accaduto, che si tratta di un «chiaro atto di terrorismo, [...] selvaggiamente commesso che noi malediciamo» e che «[le vittime] sono tutti a noi cari e sono nostri cittadini, senza riguardo per la loro appartenenza politica» sottolineando come l’attentato abbia colpito la nazione intera. La condanna del massacro è arrivata anche da più parti dello scenario internazionale, tra cui dall’Alto Commissario dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Federica Mogherini, la quale ha affermato che «l’attacco si aggiunge al dolore e alla sofferenza del popolo siriano in fuga dalla violenza e dalla distruzione e a quello del popolo turco che è così generosamente impegnato nell’aiutarli», aggiungendo che l’Unione Europea sostiene la Turchia nella lotta al terrorismo e che l’UE, la Turchia con gli altri alleati regionali e internazionali lavoreranno unitamente per combattere tale minaccia.

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ALTRE DAL MONDO ALGERIA, 19 LUGLIO ↴ Un commando armato ha attaccato un convoglio militare dell’esercito algerino nell’area montuosa tra le province di Medea e Aïn Defla. Nell’azione rivendicata da Katiba al-Ansar, gruppo affiliato ad al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM), sono morte 15 persone. Poche ore dopo l’accaduto, il Presidente Abdelaziz Bouteflika ha autorizzato l’invio di 2.000 nuovi soldati nelle regioni del nord-ovest e ha sostituito 3 alti ufficiali dell’intelligence militare e del contro-spionaggio del DRS (Département du Renseignement et de la Sécurité) «per inefficienza e scarsa capacità nell’impedire il ripetersi delle violenze». Sempre il Presidente, capo delle forze armate algerine e Ministro della Difesa, ha annunciato per voce del vice Ministro della Difesa, il generale Ahmed Gaïd Salah, di voler seguire “una nuova duplice strategia” nel debellare il terrorismo. Nelle intenzioni dell’anziano leader si dovranno creare da un lato le condizioni interne per l’instaurazione di un fronte unito e compatto nella lotta al jihadismo armato, mentre dall’altro bisognerà mettere nelle condizioni ideali le forze armate nazionali di poter fronteggiare esternamente la minaccia attraverso una maggiore preparazione del personale e l’acquisto di materiali e dotazioni più funzionali al contrasto del fenomeno terroristico.

BURUNDI, 21 LUGLIO ↴ Pierre Nkurunziza è stato rieletto Presidente del Burundi per la terza volta consecutiva. La tornata elettorale è stata preceduta e caratterizzata da mesi di proteste popolari e violenze diffuse, scaturite dalla decisione dello stesso Nkurunziza di volersi ricandidare per un terzo mandato nonostante gli fosse impedito dalla Costituzione. Dato l’esito del voto, non è imprevedibile il protrarsi di nuove violenze popolari anche nelle prossime settimane.

CINA, 21 LUGLIO ↴ È stata ufficialmente decretata a Shanghai l’apertura della Nuova Banca per lo Sviluppo (NDB), la cosiddetta Banca dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Secondo il Presidente della NDB, l’indiano K. V. Kamath, l’obiettivo non è quello di sfidare il vigente sistema bancario internazionale rappresentato dalla World Bank (WB) e dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), ma di migliorarne il modello. L’apertura della NDB avviene dopo l’incontro dei BRICS ad Ufa (Russia), dove sono stati discussi gli ultimi dettagli. Il maggior contribuente sarà la Cina, con una quota di partecipazione iniziale pari a 100 miliardi di dollari. La Banca sarà strutturata su tre livelli: una Giunta, un Consiglio di Amministrazione, un Presidente e un vice Presidente.

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COLOMBIA, 20 LUGLIO ↴ Dalla mezzanotte è entrata in vigore una nuova tregua unilaterale proclamata da parte delle FARC. Questa non è la prima sospensione unilaterale, tuttavia è la prima volta che a questo annuncio ne segue uno governativo circa la volontà di volersi impegnare in una de-escalation dell’offensiva militare fino ad accordare un cessate il fuoco bilaterale. Entrambi i gesti propositivi mirano a favorire i difficili negoziati di pace, in crisi soprattutto a seguito di una nuova intensificazione delle violenze negli ultimi due mesi. Ad acuire le tensioni vi sono anche le difficoltà emerse recentemente in merito al negoziato politico tra governo e FARC. Infatti, a più di due anni dall’inizio dei negoziati, le parti non hanno ancora trovato un compromesso per questioni fondamentali come le riforme sociali, il miglioramento della vita delle classi contadine, la previsione delle pene per i guerriglieri e il risarcimento delle vittime.

IRAN, 20 LUGLIO ↴ Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una Risoluzione che recepisce l’accordo sul nucleare iraniano raggiunto a Vienna lo scorso 14 luglio. La Risoluzione 2231 consentirà l’entrata in vigore del trattato non prima di 90 giorni dal voto del CdS dell’ONU, a meno che non sia stabilita di comune accordo una data precedente. In seguito alla verifica del rispetto degli obblighi assunti da Teheran da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), è previsto l’annullamento di tutte le altre risoluzioni sull’Iran in vigore dal 2006. Le sanzioni attualmente vigenti verranno gradualmente rimosse, ma saranno ripristinate se la Repubblica Islamica dovesse violare l’intesa.

ITALIA, 22 LUGLIO ↴ Due persone, un cittadino tunisino e uno pachistano, sono state arrestate a Brescia con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo internazionale e di eversione dell’ordine democratico. Le indagini avviate ad aprile dalla Digos locale e dalla Polizia postale hanno accertato che i due soggetti sarebbero presunti sostenitori dello Stato Islamico e che svolgevano attività di istigazione pubblica in rete, attraverso un account Twitter inneggiante all’IS in Italia. Secondo gli inquirenti i due arrestati progettavano azioni terroristiche sul territorio nazionale, in particolare contro la base militare bresciana di Ghedi.

KIRGHIZISTAN, 21 LUGLIO ↴ Bishkek ha annunciato la sospensione a partire dal 20 agosto dell’Accordo di cooperazione con gli Stati Uniti in vigore dal 1993. In base a tale accordo gli USA potevano inviare ogni genere di fornitura all’ex Repubblica sovietica senza l’imposizione di dazi doganali o altri pagamenti. Il trattato prevedeva inoltre uno status particolare per il

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personale statunitense presente in Kirghizistan in connessione ai programmi umanitari. La recente rottura delle relazioni tra i due Paesi va imputata alla disputa nel merito dell’assegnazione dello Human Rights Defenders Award al dissidente, Azimjon Askarov. Il giornalista e attivista si trova in carcere con l’accusa di aver incitato all’odio inter-etnico nel Paese organizzando proteste di massa nel giugno 2010 in cui si sono verificati violenti scontri tra kirghizi e uzbechi.

LIBIA, 19-20 LUGLIO ↴ Quattro cittadini italiani, tutti dipendenti della società Bonatti, sono stati rapiti da soggetti ancora ignoti nei pressi di Zuwara. Gli italiani provenivano dalla Tunisia ed erano diretti in Libia verso il compound dell’ENI a Mellitah. Al momento l’intelligence italiana non esclude nessuna ipotesi investigativa circa l’identità dei sequestratori. Secondo un ipotesi avanzata dal network panarabo al-Jazeera, che cita fonti militari (forse libiche), gli italiani sarebbero stati sequestrati da elementi vicini al cosiddetto Jaysh al-Qabail (L’esercito delle tribù), una milizia tribale tripolitana ostile a quelle di Fajr Libya (Alba della Libia) e alleata, presumibilmente, del governo internazionalmente riconosciuto come legittimo di Tobruk. Intanto nel sud del Paese, a Sabha, crescono gli scontri e le violenze inter-etniche e clanico-tribali tra gruppi libici di origine africana (Tubù) e quelli arabofoni (Tuareg). In base alle ultime stime delle autorità locali, sarebbero all’incirca una sessantina i morti e oltre un centinaio i feriti.

MAR NERO, 20 LUGLIO ↴ La nave militare statunitense USS Ross DDG-78 ha lasciato il Mar Nero in seguito alla fine delle esercitazioni militari NATO che si sono svolte dal 3 al 12 luglio scorso. Alle esercitazioni, denominate BREEZE-2015 e svoltesi nelle acque territoriali della Bulgaria, hanno partecipato tre fregate dello Standing NATO Maritime Group 1 (SNMG1) e quattro navi dello Standing NATO Mine Countermeasures Group 2 (SNMCMG2). Erano presenti oltre a quelli NATO, più di 30 mezzi navali d’attacco e 1700 uomini delle Marine Militari di Bulgaria, Romania, Turchia e Stati Uniti.

MOLDAVIA, 23 LUGLIO ↴ I tre partiti filo-europei dello spettro politico moldavo – il Partito Liberal-Democratico (PLDM), i Democratici (PDM) e i Liberali (PD) – hanno firmato un accordo per la formazione di un nuovo governo di coalizione, denominato Alliance for European Integration III, mettendo fine all’impasse istituzionale seguita alle dimissioni del Premier Chiril Gaburici. Questi non era riuscito infatti a garantire coesione e stabilità politica dopo le lunghe trattative di coalizione seguite alle elezioni del novembre 2014. Maia Sandu, attuale Ministro dell’Educazione, è la candidata ufficiale a ricoprire la carica di Primo Ministro, attualmente rivestita ad interim da Natalia Gherman.

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STATI UNITI/CUBA, 20 LUGLIO ↴ Dopo un’interruzione di oltre cinquant’anni delle relazioni diplomatiche (ossia dal fallito tentativo della Baia dei Porci del 1961), sono state ufficialmente riaperte le Ambasciate di Stati Uniti e Cuba a L’Avana e a Washington. Lo storico momento è stato celebrato in una cerimonia nella capitale statunitense a cui hanno partecipato il Segretario di Stato USA, John Kerry, e il Ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez. Intanto, il Dipartimento di Stato USA ha ufficializzato per il 14 agosto la data del viaggio di Kerry a L’Avana – primo capo della diplomazia USA a visitare l’isola dal 1945.

STRISCIA DI GAZA, 19 LUGLIO ↴ Una serie di esplosioni si sono registrate durante il fine settimane nei pressi di Gaza City. La più rilevante è avvenuta a Sheikh Radwan contro sei auto di dirigenti di Hamas e di altri esponenti islamisti. Secondo le ricostruzioni della polizia locale non vi sarebbero state vittime o feriti gravi. Seppur non rivendicato, l’attacco dovrebbe rappresentare l’ennesimo segnale lanciato dai gruppi salafiti locali – alcuni dei quali probabilmente vicini allo Stato Islamico – alla stessa Hamas. Attivi a Gaza dall’agosto 2014, queste organizzazioni sono direttamente coinvolte nelle azioni di destabilizzazione/rovesciamento contro il governo del movimento islamista al potere nella Striscia fin dal 2005. L’attacco rappresenta soltanto l’ultimo di una lunga serie di atti violenti che ha visto coinvolti i leader politici e militari della dirigenza islamista.

UNIONE EUROPEA, 20 LUGLIO ↴ Il Consiglio europeo Affari Interni ha raggiunto un accordo circa la redistribuzione in due anni, a partire da ottobre, di 54.760 migranti. La riunione ha decretato la definitiva abdicazione del meccanismo delle quote, vincolante e dipendente da alcuni parametri prestabiliti, in favore di una disponibilità data dai singoli Paesi su base volontaristica. Per quanto riguarda la ricollocazione, ci si è fermati a soli 32.256 ricollocati rispetto ai 40.000 previsti a maggio dal piano della Commissione europea. In merito al reinsediamento i Paesi si sono invece dimostrati maggiormente disponibili ad accogliere le richieste di Bruxelles. Si è infatti superato l’obiettivo dei 20.000 reinsediati, arrivando a confermare la cifra di 22.504 reinsediamenti. Per i 7.744 posti mancanti per il ricollocamento si tornerà in autunno al tavolo negoziale per cercare di raggiungere l’obiettivo di quota 40.000; l’idea è quella di iniziare reindirizzando al ricollocamento i 2.504 posti in più offerti dagli Stati per il reinsediamento.

UCRAINA, 21 LUGLIO ↴ I membri del Gruppo di contatto (rappresentanti di Russia, Ucraina e delle regioni separatiste, con la mediazione dell’OSCE) hanno raggiunto un accordo preliminare 11


sul ritiro delle armi pesanti dalla linea di controllo nell’est del Paese, compresi carri armati e sistemi d’arma di più piccolo calibro secondo quanto era stato stabilito – ma mai completamente implementato – dall’intesa di Minsk dello scorso febbraio. Petro Poroshenko ha annunciato (22 luglio) un piano per la realizzazione di una buffer zone demilitarizzata di 30 Km lungo la stessa linea di demarcazione nella regione di Lugansk. Sul piano più strettamente interno alla politica ucraina, il 24 luglio il Ministro della Giustizia Pavlo Petrenko ha annunciato l’esclusione delle formazioni di matrice comunista (il Partito Comunista ucraino, il Partito Comunista dei lavoratori e dei contadini dell’Ucraina, il Partito Comunista riformato) dalle elezioni locali del prossimo mese di ottobre, chiarendo che sarà proposta una legge che ne vieti completamente la partecipazione alla vita politica del Paese. La misura segue l’approvazione delle leggi di decomunistizzazione dello scorso aprile. Il leader del Partito Comunista russo, Gennady Zyuganov, ha definito la decisione come una «rappresaglia contro gli oppositori politici».

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ANALISI E COMMENTI GLI USA AD UN PASSO DAL TPP: LE RAGIONI STRATEGICHE DEL PARTENARIATO COMMERCIALE NEL PACIFICO ALESSANDRO TINTI ↴ È nell’ultima settimana di luglio che l’amministrazione Obama si appresta a portare a termine i negoziati per la definizione del Trans-Pacific Partnership (TPP), l’ambizioso accordo di libero scambio che propone l’eliminazione delle barriere tariffarie e nontariffarie e l’adeguamento degli standard commerciali in una vasta area dell’AsiaPacifico, associando l’economia statunitense a quella di altri undici Paesi – Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. Pur intrapreso dal precedente esecutivo di George W. Bush, la conclusione del TPP potrebbe rappresentare uno dei lasciti maggiori della presidenza Obama in tema di politica estera, poiché espressione di quel riposizionamento strategico nello scenario del Pacifico che la squadra di governo democratica annunciò quale nuovo concetto di riferimento della presenza internazionale americana (…) SEGUE >>>

DOPO L’ACCORDO SUL NUCLEARE, I CONCETTI STRATEGICI DELL’IRAN NEGLI EQUILIBRI MEDIORIENTALI

STEFANO LUPO ↴ Il 14 luglio 2015 si è raggiunto a l’accordo sul nucleare della Repubblica Islamica dell’Iran, dopo la ripresa del round negoziale il 26 giugno scorso. I visi distesi e sorridenti, dopo un negoziato senza precedenti in termini di lunghezza temporale, non devono trarre in inganno: molto deve essere ancora compiuto, sia a Teheran sia a Washington, affinché quanto deciso a Vienna possa avere un valore sostanziale nella ridefinizione dei pesi specifici degli attori in gioco nello scacchiere regionale che coinvolge l’Iran non solo in quel teatro operativo, ma anche e soprattutto in relazione alle possibili ricadute economiche-commerciali della revoca delle sanzioni internazionali. È certo, tuttavia, che l’intesa rappresenta un passo fondamentale nella politica estera del Presidente USA Barack Obama e nel percorso di quello iraniano Hassan Rouhani, al di là delle difficoltà che dovranno sostenere (…) SEGUE >>>

A cura di OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE Ente di ricerca di “BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO” Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale C.F. 98099880787 www.bloglobal.net

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