Weekly Report N°14/2015

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N째14, 17-23 MAGGIO 2015 ISSN: 2284-1024

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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo Milano, 24 maggio 2015 ISSN: 2284-1024 A cura di: Paolo Balmas Davide Borsani Agnese Carlini Giuseppe Dentice Danilo Giordano Roberta La Fortezza Violetta Orban Maria Serra Alessandro Tinti

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Photo credits: Dominique Faget/AFP; Ansa; Reuters; Reuters/O. Sobhani; Alessandro Bianchi/Reuters; AP; AP Photo/Fernando Vergara; Associated Press;


FOCUS CINA/SUD AMERICA ↴

Il tour iniziato il 18 maggio dal Primo Ministro cinese Li Keqiang rappresenta un passaggio importante nelle relazioni economiche, politiche e di cooperazione tra la super potenza asiatica e il Sud America. Ancora una volta la Cina lascerà la sua impronta nell’economia di questa area geografica. Il viaggio prevede una visita di tre giorni in Brasile e successivamente nei tre Paesi dell’Alleanza del Pacifico – Cile, Perù e Colombia – per firmare una serie di accordi e progetti di inversione particolarmente ambiziosi. Lo scopo cinese è ben chiaro: diversificare quanto più possibile il commercio con i quattro Paesi latinoamericani. Durante il viaggio Li Keqiang sottolineerà l’importanza di approfondire alcuni temi tra cui la cooperazione nei settori tecnologico ed industriale, lo sviluppo delle infrastrutture, la firma di trattati di libero scambio e la formazione professionale degli individui. Tutti questi obiettivi dovranno essere raggiunti nel rispetto e nella fiducia reciproci. L’augurio del vice Ministro al Commercio, Tong Daichi, è che i quattro Paesi possano sviluppare ed incrementare ulteriormente il mercato cinese e di conseguenza soddisfare la richiesta della comunità asiatica in America Latina. Negli ultimi quindici anni la relazione è andata sempre più rafforzandosi, tanto che il valore degli scambi bilaterali si è moltiplicato di 22 volte dal 2000 al 2014. Mentre gli Stati facevano i conti con un clima di incertezza economica, la Cina stringeva un legame di cooperazione ancora più forte con l’America Latina. Già in precedenza, tra il 2001 e il 2011 il commercio tra le due regioni era cresciuto annualmente di un 30% fino a raggiungere i 24 miliardi di dollari nel 2011. L’ex Primo Ministro cinese Wen Jiabao propose di raddoppiare ulteriormente gli scambi e tale concetto fu 1


ribadito dal Presidente cinese Xi Jinping, nel 2014, con l’intenzione di aumentare nei prossimi dieci anni gli investimenti per un valore pari a 500 miliardi di dollari. La Cina ha adottato da sempre un’oculata strategia a lungo termine nei confronti del Sud America; a livello commerciale il volume degli scambi tra le due regioni ha fatto sì che la Cina diventasse il primo socio commerciale del Brasile, spodestando in tal modo gli USA. Ma al commercio si aggiungono inoltre le inversioni dirette ed i prestiti commerciali della Banca per le Esportazioni e Importazioni cinese e della Banca per lo Sviluppo cinese, le quali hanno firmato linee di credito con 12 Paesi latino-americani per potenziare più di sessanta progetti di sviluppo delle infrastrutture. Dopo il terribile fallimento dello scorso anno che vide la cancellazione del progetto di costruzione di una linea ad alta velocità, che avrebbe dovuto collegare MessicoQuéretaro, uno dei progetti che riceverà particolare attenzione durante questa visita sarà la costruzione di una linea ferroviaria, da parte della Cina, che collegherà per circa 4.000 Km la costa atlantica del Brasile con la costa pacifica del Perù. Questo progetto rappresenta un accordo fra Cina, Perù e Brasile che, favorendo lo sviluppo economico locale, migliorerebbe le infrastrutture ed apporterebbe un ulteriore beneficio al commercio Cina-America Latina. Nel lungo percorso verso un rapido sviluppo, è più che naturale che la Cina abbia trovato un partner ideale nell’America Latina. Entrambe condividono obiettivi di crescita simili e vantaggi economici complementari, i quali potrebbero favorire dei miglioramenti futuri. Le tematiche che verranno analizzate con gli altri Paesi – Cile, Perù e Colombia – interesseranno principalmente le infrastrutture, il commercio, la tecnologia, l’industria aereospaziale, la comunicazione, il cambio valuta e molto altro. Pertanto il tour di Li Keqiang, preceduto durante lo scorso anno dalla visita del Presidente cinese Xi Jinping, mira ad evidenziare, ancora una volta, il forte interesse di Pechino nell’approfondire il più possibile questa strategia “win-win” per entrambe le regioni, evitando così le critiche secondo cui la superpotenza asiatica vorrebbe andare a sostituirsi agli USA in un’area tradizionalmente considerata di influenza statunitense.

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IRAQ/SIRIA ↴

Dopo tre giorni di combattimenti, il 18 maggio i guerriglieri dello Stato Islamico (IS) hanno sottratto la città di Ramadi alle forze di sicurezza irachene. La conquista del capoluogo della provincia sunnita dell’Anbar rappresenta un notevole successo simbolico e militare per il Califfato, laddove la riconquista di Tikrit il 1° aprile scorso da parte dell’esercito iracheno sembrava invece preludere a un punto di svolta nell’andamento del conflitto a favore di Baghdad. Al contrario, le incursioni lanciate dai miliziani jihadisti nella raffineria di Baiji e nell’area di Ramadi allo scopo di rallentare e deviare la risalita verso Mosul hanno rinnovato l’offensiva islamista. Persa Ramadi, le forze di sicurezza hanno chiuso la strada che congiunge la città alla base aerea di Habbaniyah, dove su appello del Primo Ministro Haider al-Abadi stanno affluendo le formazioni paramilitari del Fronte di Mobilitazione Popolare. L’ampiezza e la profondità dell’attacco nel centro di gravità della vasta provincia sunnita hanno infatti costretto l’esecutivo iracheno a riconsiderare il coinvolgimento delle milizie sciite, che avevano già offerto un contributo decisivo tanto nella messa in sicurezza della periferia della capitale, quanto nell’accerchiamento di Tikrit. Mentre il comandante della Brigata Badr e leader del Fronte di Mobilitazione, Hadi al-Ameri, ha già raggiunto il comando operativo insediato a Habbaniyah, già il 16 maggio l’intervento di Kata’ib Hezbollah è stato essenziale per riprendere possesso di un comando militare a sud-est di Falluja, che l’esercito regolare aveva lasciato sguarnito a seguito di un attacco dinamitardo messo a segno dai combattenti dell’IS. Se l’ingresso delle milizie sciite ne rafforza l’influenza politica a detrimento della credibilità del sostegno assicurato dagli Stati Uniti, che avevano ottenuto la marginalizzazione di tali soggetti dalla conduzione della campagna bellica, il passo indietro del governo iracheno approfondisce pure il distacco delle tribù sunnite, che lamentano l’insufficiente assistenza delle istituzioni centrali. 3


Intanto il Premier al-Abadi è impegnato in una serie d’incontri al vertice con le alte cariche della Federazione Russa, in previsione di rafforzare le intese commerciali in ambito militare ed energetico. A tal riguardo, il Ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha commentato che, al contrario di altri Stati, Mosca non fisserà condizioni politiche alla vendita di armi al governo iracheno. Il commento allude evidentemente agli Stati Uniti, che per contro hanno notificato a Baghdad l’invio di un migliaio di missili anti-carro per far fronte alla pressante minaccia islamista nell’Anbar. All’irruzione a Ramadi ha fatto eco l’avanzata delle uniformi nere nel deserto di Homs in Siria. Il 14 maggio i miliziani jihadisti hanno rovesciato le truppe governative ad al-Sukna, a ovest di Dair az-Zor, per poi procedere contro l’antica città di Palmira, unica roccaforte fedele a Damasco nella provincia, che il 20 maggio è caduta definitivamente sotto il controllo del Califfato. L’acquisizione di Palmira è assai rilevante negli equilibri del conflitto poiché estende la sovranità dell’IS su una vastissima area che dalle province siriane di Homs, Raqqa e Dair az-Zor sconfina nell’Anbar iracheno. Da questo punto di vista, la conquista di al-Tanf sull’evanescente confine siro-iracheno ha aperto un secondo corridoio tra i due scenari di guerra, oltre a quello di Abu Kamal che segue il corso dell’Eufrate. Per contro, le forze fedeli a Damasco perdono un fondamentale punto di appoggio nel c.d. corridoio centrale del Paese, lasciando ulteriore spazio alle formazioni ribelli e subendo un preoccupante schiacciamento lungo la zona costiera. Intanto, Jabhat al-Nusra guida le opposizioni raccolte nel comando di Jaysh al-Fatah con l’obiettivo di soggiogare la resistenza delle truppe governative nella provincia di Idlib.

DISTRIBUZIONE DELLE FORZE SUL CAMPO IN SIRIA – FONTE: INSTITUTE FOR THE STUDY OF WAR

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UNIONE EUROPEA ↴

“EUNavfor Med” è il nome ufficiale dell’operazione militare anti-trafficanti che ha visto porre le proprie basi legali il 18 maggio durante la riunione del Consiglio dei Ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione Europea a Bruxelles. La missione avrà il suo Quartier Generale proprio a Roma presso l’Operational Headquarter dell’aeroporto di Centocelle e sarà guidata dall’Ammiraglio italiano Enrico Credendino, in ossequio all’impegno e all’esperienza maturata dall’Italia in materia di pattugliamento del Mediterraneo. Lo scopo sarà quello di «smantellare il business model dei contrabbandieri e delle reti di trafficanti di essere umani nel Mediterraneo» in particolare con riferimento alla situazione libica. Nei fatti la nuova missione navale EUNavfor Med sarà di supporto ai mezzi già impegnati nell’operazione Triton condotta da Frontex che ha recentemente sostituito la troppo costosa Mare Nostrum. Si prevede che l’operazione, della durata totale di 14 mesi, costerà all’incirca 11,84 milioni di euro. Il modello di riferimento della missione pare, senza dubbio, essere quello della Missione Atalanta operativa dal 2008 nel Corno d’Africa con lo scopo di combattere il fenomeno della pirateria nelle acque a largo della Somalia. Del resto pare andare in questo senso anche la nomina di Credendino quale ex comandante della task force della forza navale dell’Unione Europea impegnata appunto nell’operazione anti-pirateria Atalanta. Il dibattito sulla ripetibilità del modello Atalanta, che pare aver dato ottimi frutti in materia di contrasto ai fenomeni pirateschi, pare ancora aperto e a ben vedere le differenze tra i due scenari sono tali da non poter pensare ad una trasposizione hic et nunc dei fondamenti teorici ed operativi di Atalanta.

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La missione navale contro il traffico di migranti nel Mediterraneo dovrebbe con ogni probabilità partire a giugno, perlomeno nella sua prima fase. Infatti, il piano discusso a Bruxelles sarebbe stato diviso nelle tre fasi previste nel cosiddetto Crisis Management Concept (CMC). La prima fase, quella che potrebbe partire già a giugno, si esplicherebbe da un lato, esclusivamente in un incremento della sorveglianza delle acque internazionali e, dall’altro, in un’azione più generale di raccolta di informazioni soprattutto circa gli itinerari seguiti dai contrabbandieri. La seconda fase comporterebbe invece l’ispezione, il sequestro e il dirottamento di navi incontrate nelle acque internazionali con l’impiego di forze marittime e aeree. La terza frase, così come prevista nel vertice, sarebbe quella più problematica poiché comporterebbe la possibilità di condurre operazioni nelle acque territoriali libiche e di altri Paesi limitrofi e finanche quella di distruggere i barconi atti al trasporto via mare degli esseri umani coinvolti nel traffico. È evidente che sia la seconda fase sia la terza, in un’ottica di rispetto delle norme del diritto internazionale generale che sola può fornire una base legale all’azione dei singoli Paesi impegnati nell’operazione EUNavfor Med, non possono esplicarsi se non nel quadro di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ex capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite o perlomeno di un consenso dei Paesi interessati escludente di per sé una eventuale responsabilità internazionale dello Stato terzo. Soltanto nel momento in cui il Consiglio di Sicurezza fornirà il quadro legale, definendo soprattutto gli invalicabili confini delle regole di ingaggio, la missione navale europea sarà sottoposta all’approvazione dei capi di Stato e di Governo al Consiglio europeo (la speranza espressa a gran voce è che la Risoluzione possa essere approvata in tempo per il Vertice del Consiglio europeo di giugno). A livello di Consiglio di Sicurezza, del resto, l’approvazione di una simile Risoluzione non pare cosa semplice soprattutto considerando l’opposizione della Russia ad un intervento diretto sul territorio sovrano libico. L’accordo su EUNavfor Med si fonde perfettamente con l’impostazione della Nuova Agenda Strategica per le politiche UE in materia di immigrazione e asilo, rappresentandone la prima manifestazione concreta. All’aspetto “umanitario”, emblematicamente rappresentato dalla logica di fondo delle cosiddette Zone SAR (Search and Rescue) e dalla decisione del 13 maggio, deve necessariamente affiancarsi una prospettiva militare in una strategia che si pone l’obiettivo di essere efficace e efficiente. In ogni caso, la missione rappresenta un punto di partenza, e certamente non un punto di arrivo, nel più generale impegno dell’Unione Europea in materia di sicurezza e difesa. Il cambiamento del contesto globale avvenuto negli ultimi anni, i conflitti, le minacce causate dall’instabilità di zone prossime ai confini europei, richiedono un’Unione Europea più forte soprattutto in riferimento alla Politica Estera di Sicurezza e Difesa comune che rimane anche con Lisbona di forte impostazione intergovernativa. Non è un caso, infatti, che nello stesso Vertice del 18 maggio si sia ampiamente discusso anche del processo di pace in Medio Oriente e di un rilancio del ruolo dell’Unione Europea in quel difficile contesto regionale.

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BREVI AF-PAK, 18 MAGGIO ↴ L’agenzia di intelligence del Pakistan, l’Inter-Services Intelligence (ISI), e la controparte afghana, il National Directorate of Security (NDS), hanno firmato un memorandum di intesa (MoU) per la condivisione delle informazioni e per il rafforzamento della cooperazione bilaterale nella lotta contro il terrorismo talebano. L’accordo, confermato dal portavoce dell’esercito del Pakistan, Asim Ali Bajawa, ma di cui non sono stati rilasciati ulteriori dettagli – se non alcune indiscrezioni relative a possibili operazioni di training delle forze afghane da parte dell’ISI, che tuttavia non hanno ricevuto riscontro – segue la recente visita (12 maggio) del Premier Nawaz Sharif e del capo dell’esercito pachistano, il Gen. Raheel Sharif, a Kabul e rappresenta la prima intesa del genere tra le due entità. Nonostante costituisca un passo importante per il miglioramento delle relazioni tra i due Paesi specialmente in momento in cui è in corso nell'area una recrudescenza terroristica di matrice talebana, nonché una verisimile alleanza tra gruppi estremisti e lo Stato Islamico, l’accordo in questione è stato criticato da ex ufficiali dell’esercito afghano, da numerosi esponenti politici afghani e dallo stesso ex Presidente Hamid Karzai: ancora oggi, infatti, l’Afghanistan accusa l’ISI di offrire rifugi sicuri sul suolo pachistano e supporto logistico e armato ad un certo numero di gruppi ribelli estremisti intenzionati ad insorgere contro Kabul. Il Presidente Ghani sembra tuttavia intenzionato a proseguire sulla strada della collaborazione con il vicino – come dimostra l’accordo di febbraio sull’addestramento di alcuni soldati afghani nella Kakul Military Academy nella città pachistana di Abbottabad – e della negoziazione con gli altri attori regionali (Pakistan, ma anche Cina) per portare il movimento talebano al tavolo delle trattative.

ALGERIA, 17-20 MAGGIO ↴ A sorpresa il Presidente Boutflika ha disposto il 14 maggio scorso un nuovo rimpasto del governo – sebbene le comunicazioni ufficiali alla stampa siano state diffuse tre giorni dopo – in seguito alle crescenti polemiche interne sullo scarso operato dell’esecutivo nel fronteggiare la crisi economica-energetica e le minacce alla sicurezza nazionale divenute sempre più pressanti nelle ultime settimane. A farne le spese sono stati tredici Ministri, tra cui spiccano i titolari di Energia, Finanze e Interni, Youcef Yousfi, Mohamed Djellab e 7


Tayeb Belaiz, sostituiti rispettivamente da Salah Khebri, Abderhmane Benkhelfa e Nourdine Beddoui. Alla base del licenziamento dei tre Top Minister vi sarebbe stata la necessità del governo di dover dare una risposta politica unitaria a tre questioni (energia, economia e sicurezza) strettamente connesse e divenute temi di costante protesta popolare in tutto il Paese. La caduta del prezzo del greggio e i dubbi (ambientali, politici ed economici) legati allo sfruttamento del gas di scisto, il costante aumento della disoccupazione giovanile e l’incremento della spesa assistenziale per “pagare la pace sociale”, nonché infine la repressione delle proteste con metodi sempre più brutali da parte delle forze di polizia hanno spinto Bouteflika a dover silurare i suoi Ministri per giustificare il suo operato politico, condizionato peraltro dal suo precario stato di salute. A queste condizioni di incertezza politica si aggiungono quelle dettate dalla sicurezza e dal contrasto ai fenomeni terroristici lungo i confini – soprattutto meridionali – del Paese. Il 20 maggio nella regione di Boukram, a ovest di Bouira, le forze di sicurezza e l’Esercito hanno smantellato in due operazioni distinte alcune cellule di terroristi islamisti legati alla Katibat al-Yamama, una brigata fedele ad al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), e a Jund al-Khalifa, la branca algerina dello Stato Islamico. Nelle operazioni sarebbero stati uccisi 25 terroristi tra cui Khazra Bachir (noto anche come Abou Abdallah Athmane al-Assimi) e divenuto all’inizio dell’anno il nuovo leader del gruppo dopo l’uccisione di Abdelmalek al-Gouri a Boumerdes, il 29 dicembre 2014.

CINA/PACIFICO, 21 MAGGIO ↴ Al

fine

di

promuovere

le

proprie

capacità

di

combattimento, l’aviazione militare della People’s Liberation Army (PLA) – l’esercito cinese – ha condotto, la scorsa settimana, delle esercitazioni nel Pacifico occidentale. Secondo quanto riportato dal portavoce della PLA Shen Jinke, per arrivare a destinazione i caccia avrebbero sorvolato lo stretto di Miyako, tornando indietro solo a fine addestramento. Nonostante non siano stati forniti ulteriori dettagli in merito, le telecamere CCTV statali hanno mostrato la presenza di almeno un bombardiere tra i velivoli. Shen Jinke ha tenuto a ribadire come l’addestramento si sia svolto nello spazio aereo internazionale senza mettere a rischio la sicurezza dei civili. Le esercitazioni sono le seconde in ordine di tempo, dopo quelle del

30

marzo

(le

prime

ad

essere

state

fatte

nel

Pacifico

occidentale).

L’addestramento rientrerebbe a pieno nei piani annuali di formazione delle forze aeree della PLA, senza l’intento di causare danni ad obiettivi specifici. Secondo l’esperto militare Xing Hongbo, la PLA deve necessariamente effettuare tali esercitazioni in quanto aderisce a determinate norme internazionali e quindi è responsabile della sicurezza globale. Chiede perciò il rispetto della comunità internazionale in merito a future esercitazioni cinesi nella regione. 8


ITALIA-TUNISIA, 19 MAGGIO ↴ Un cittadino marocchino, Abdel Majid Touil, è stato arrestato nei giorni scorsi a Gaggiano, nell’hinterland milanese, con l’accusa di essere uno degli esecutori della strage al museo del Bardo del 18 marzo. Sbarcato a Porto Empedocle (Agrigento) in febbraio, Touil è stato fermato in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità tunisine per i reati di omicidio, sequestro di persona a mano armata e adesione a organizzazione terroristica, incendio e cospirazione contro la sicurezza interna dello Stato. Tunisi ritiene che il giovane abbia avuto un ruolo sia «nella fase di pianificazione che in quella esecutiva» dell’attacco. La Procura di Milano, che ha aperto un’indagine per terrorismo internazionale, ha disposto accertamenti sul suo eventuale ruolo nell’attentato in seguito alle dichiarazioni dei vicini di casa e dei familiari, che hanno affermato che Touil non si è mai allontanato dall’Italia negli ultimi mesi. La presenza in Italia nel periodo della strage sarebbe confermata dai registri della scuola di alfabetizzazione per stranieri frequentata dal ragazzo, portando ragionevolmente a escludere un coinvolgimento come esecutore materiale. Sono in corso le verifiche per accertare un possibile ruolo nella pianificazione dell’attacco. La versione di Tunisi sostiene che Touil avrebbe incontrato i due terroristi responsabili dell’assalto e avrebbe fornito loro le armi. L’ambiguità delle ricostruzioni fornite dalle autorità italiane e tunisine ha suscitato dubbi e polemiche, ipotizzando anche un possibile scambio di persona.

MALI, 17-18 MAGGIO ↴ Il Ministero della Difesa francese ha annunciato l’uccisione di quattro jihadisti in un raid condotto dalle forze speciali nel nord del Mali. Tra essi figurano Amada Ag Hama e Ibrahim Ag Inawalen, esponenti di spicco di al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM) e Ansar al-Dine. Amada Ag Hama è ritenuto responsabile del rapimento e dell’omicidio dei giornalisti Ghislaine Dupont e Claude Verlon di Radio France Internationale (RFI), avvenuto nel 2013 a Kidal. In seguito al colpo di Stato del 2012 il Mali è entrato in una condizione di profonda crisi, diviso tra l’attivismo di gruppi indipendentisti nelle regioni settentrionali e movimenti jihadisti che hanno imposto la sharia in alcune aree. L’instabilità permane nonostante la presenza nel Paese della missione delle Nazioni Unite MINUSMA, che il 20 maggio ha subìto un attacco contro una residenza del proprio personale militare nella capitale Bamako. Il 15 maggio è stato firmato il Trattato per la pace e la riconciliazione del Mali in presenza di numerosi capi di Stato africani e rappresentanti di ECOWAS,

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Unione Africana, ONU, Unione Europea e Organizzazione della Cooperazione Islamica. Abdoulaye Diop, Ministro degli Esteri, ha firmato l’accordo a nome del governo del Mali; tre rappresentanti di gruppi pro-governativi lo hanno sottoscritto, ma solamente due fazioni appartenenti al Coordinamento dei Movimenti dell’Azawad (CMA) hanno aderito al trattato. Il governo rifiuta l’indipendenza dell’Azawad, terra abitata soprattutto dai Tuareg, essendo disposto a concedere maggiore autonomia nella cornice di uno Stato unitario, mentre i ribelli del Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) chiedono un sistema federale.

NIGERIA, 15-21 MAGGIO ↴ Un attentatore suicida, secondo i testimoni si sarebbe trattato di una bambina di poco più di 10 anni, si è fatto esplodere all’interno del mercato di Garkida, città rurale

dello

Stato

nordorientale

dell’Adamawa,

provocando la morte di sei persone. Non c’è stata alcuna rivendicazione, ma i sospetti sono tutti puntati sui terroristi islamisti di Boko Haram che lo scorso 15 maggio hanno ripreso i loro attacchi, assaltando Bale e Kayamla, piccoli villaggi situati a poca distanza dalla città di Maiduguri, uccidendo 55 persone e bruciando le case dei residenti, prima di scomparire nella foresta circostante. Il giorno successivo, durante la notte, si sono impadroniti, abbastanza facilmente, della città di Marte, importante snodo commerciale, posizionato lungo la strada che dalla Nigeria conduce verso il Camerun e il Ciad. Questa sequenza di episodi dimostra la volontà di Boko Haram di passare nuovamente all’attacco dopo che l’imponente offensiva militare dei Paesi del lago Ciad contro le loro basi li aveva costretti alla ritirata. L’elezione di Mohammad Buhari alla presidenza della Nigeria aveva portato una serie di risultati positivi nella lotta alla minaccia islamista: nei giorni immediatamente successivi alla sua elezione, il neo Capo di Stato aveva annunciato la liberazione di 234 donne dalle mani di Boko Haram, rinnovando la volontà del suo esecutivo di sconfiggere definitivamente la minaccia. Successivamente l’esercito aveva comunicato di aver sgomberato dieci campi di addestramento, situati nella foresta di Sambisa, utilizzati da Boko Haram e dai suoi seguaci. A seguito degli attacchi degli ultimi giorni, l’Assemblea Nazionale del Ciad del Presidente Idriss Deby Itno ha deciso di prolungare il mandato di intervento delle proprie truppe in Nigeria, circa 2.500 soldati, estendendolo indefinitamente.

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STATI UNITI, 21 MAGGIO ↴ Le

delegazioni

di

Stati

Uniti

e

Cuba,

guidate

rispettivamente da Roberta Jacobson, Sottosegretario di Stato USA, e Josefina Vidal, Alto funzionario del Ministero degli Esteri cubano, si sono riunite a Washington per proseguire i colloqui bilaterali. È stato il quarto round dopo il disgelo iniziato nello scorso dicembre. L’obiettivo principale, in realtà mancato, era delineare un percorso concreto per la riapertura delle ambasciate a Washington e a L’Avana. I temi discussi, comunque, sono stati molti. Si è parlato di un nuovo accordo per regolare l’immigrazione cubana negli Stati Uniti, si è studiata la possibilità di collegare con navi e traghetti l’isola caraibica alla Florida e, punto che sta particolarmente a cuore a Raùl Castro, la riduzione – se non la cancellazione – dell’embargo che dura da oltre cinquant’anni. Quest’ultimo, però, è un provvedimento che esula dalle competenze dell’amministrazione e ricade in quelle del Congresso, che fin qui si è dimostrato apertamente contrario al riavvicinamento con Cuba. La Jacobson, contestualmente, ha fatto sapere che il dialogo bilaterale che si è instaurato tra le due parti è «altamente proficuo». Sul piano delle relazioni economiche, si registra intanto un progresso: la Stonegate Bank, una piccola banca con sede in Florida, ha aperto a nome del governo de L’Avana il primo conto corrente negli USA, che ha permesso ai diplomatici cubani a Washington di pagare con carte di credito senza ricorrere ai contanti. Gli Stati Uniti, nel frattempo, continuano ad essere attivi anche nel teatro del Grande Medio Oriente. Il Pentagono ha annunciato la vendita a Israele e ad Arabia Saudita di nuovi armamenti. Nel caso israeliano, Washington consegnerà tremila missili Hellfire, duecentocinquanta missili aria-aria a medio raggio, oltre quattromila bombe plananti e cinquanta BLU-113 “super penetrator” con la capacità di raggiungere siti sotterranei. A Riyadh saranno venduti dieci elicotteri Seahawk MH60R e trentotto missili Hellfire.

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ALTRE DAL MONDO ARABIA SAUDITA, 22 MAGGIO ↴ Un attentatore suicida si è fatto esplodere in una moschea sciita nel villaggio di alQadeeh, nei pressi di al-Qatif, nell’Eastern Province, durante la preghiera del venerdì, provocando la morte di ventuno persone e il ferimento di circa una cinquantina. Secondo quanto riportato dal sito specializzato SITE, l’attacco sarebbe stato rivendicato dalla branca saudita dello Stato Islamico, che conferma la penetrazione della fazione islamista – quantomeno a livello operativo – nella terra delle due sacre moschee, dopo le avvisaglie dei mesi scorsi.

BURUNDI, 18-21 MAGGIO ↴ Dopo il fallimento del colpo di Stato, il Presidente Pierre Nkurunziza ha provveduto alla rimozione di tre Ministri chiave del suo governo: il Ministro della Difesa Pontien Gaciyubwenge, accusato di incapacità nel sedare le proteste e rimpiazzato per la prima volta nella storia burundese da un civile, Emmanuel Ntahonvukiye; il Ministro degli Esteri Laurent Kavakure e il Ministro del Commercio Virginie Ciza. I provvedimenti del Presidente non hanno però rasserenato gli animi, perché giovedì nuovi scontri tra manifestanti e forze di polizia hanno causato la morte di due persone.

COLOMBIA, 22 MAGGIO ↴ 26 guerriglieri delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) sono stati uccisi nel corso di un raid dell’aviazione di Bogotà a Cauca, nel sud-ovest del Paese. Si tratta del primo bombardamento dopo l’annuncio del Presidente Juan Manuel Santos della ripresa della lotta contro la criminalità colombiana. Secondo fonti ufficiali l’attacco era diretto contro un’unità del Fronte 29 delle FARC, sospettato di trasportare cocaina. Il movimento ha dunque annunciato la sospensione del cessate il fuoco unilaterale che era stato proclamato lo scorso 20 dicembre.

EGITTO, 20 MAGGIO ↴ Il Presidente Abdel Fattah al-Sisi ha nominato Ahmed al-Zind nuovo Ministro della Giustizia a seguito delle dimissioni di Mahfouz Saber sorte dopo alcune sue improvvide dichiarazioni televisive sul fatto «che i figli degli operatori ecologici non possono aspirare a diventare giudici». Al-Zind, già giudice della Corte d’Appello e dal 2009 a capo dell’Associazione dei giudici, è un noto magistrato con posizioni molto critiche nei confronti dei Fratelli Musulmani tanto che nel dicembre 2012, durante la presidenza Mursi, chiese ai colleghi giudici di boicottare il voto referendario sulla Costituzione di stampo islamista.

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GRECIA, 21 MAGGIO ↴ A margine del summit di Riga, il Premier greco, Alexis Tsipras, ha incontrato la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, per cercare un accordo sul debito ellenico e per nuovi finanziamenti ad Atene. I greci si erano detti particolarmente ottimisti, ma Berlino ha smorzato gli entusiasmi affermando che c’è «ancora bisogno di un lavoro molto intenso». Il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, continua a non escludere un’uscita dall’euro di Atene o, comunque, l’introduzione di una moneta parallela in Grecia. Il portavoce del gruppo parlamentare di Syriza, Nikos Filis, ha affermato che il governo non rimborserà la tranche di 300 milioni di euro dovuta al FMI entro il 6 giugno.

LETTONIA, 21-22 MAGGIO ↴ Si è concluso con un accordo al ribasso il quarto Vertice del Partenariato Orientale (EaP) di Riga, il primo dopo quello di Vilnius che rappresentò i prodromi della crisi ucraina, tra i leader UE e i partner orientali (Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Georgia, Moldavia, Ucraina). Il drafting finale, la cui stesura è stata difficile – come ha sottolineato il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk – a causa dei riferimenti all’annessione della Crimea e al conflitto congelato nel Nagorno Karabakh, vede infatti il generico sostegno al programma di riforme dei 6 Paesi (soprattutto per ciò che riguarda l'applicazione dello Stato di diritto, lo sviluppo delle opportunità di mercato, la sicurezza energetica e la mobilità), il rinvio – almeno al 2016 – della liberalizzazione dei visti per Ucraina e Georgia e le dichiarazioni su un ridimensionamento degli obiettivi stessi dell'EaP (vengono riconosciute le “aspirazioni europee”, ma non ne viene automaticamente garantita la prospettiva).

MALESIA, 20-21 MAGGIO ↴ Il Primo Ministro malese Najib Razak ha accettato di accogliere temporaneamente una parte dei profughi Rohingya e ha ordinato alla Marina di riprendere le operazioni di ricerca e soccorso dei barconi al largo delle proprie coste. La decisione è scaturita dopo il summit di mercoledì a Kuala Lumpur tra rappresentanti di Indonesia, Thailandia e Malesia, per affrontare il problema dei migranti, inizialmente respinti da tutti gli Stati dell’area. La crisi nasce dall’enorme numero di profughi, principalmente Rohingya che scappano dalle persecuzioni religiose in Myanmar, partiti su barconi fatiscenti e lasciati alla deriva nel Mar delle Andamane, al largo delle coste malesi e thailandesi, a causa delle restrizioni del governo di Bangkok sul traffico di esseri umani.

TURCHIA, 18 MAGGIO ↴ Due esplosioni hanno coinvolto le sedi del filo-curdo Partito Democratico dei Popoli (HDP) di Adana e di Mersin, nella Turchia meridionale, provocando sei feriti, di cui tre 13


gravi. Le due esplosioni, non rivendicate e le cui cause sono ancora da accertare, si aggiungono ad una lunga lista che conta, soltanto nell’ultimo mese, più di 50 attacchi alle sedi del partito pro-curdo. Sebbene il governo turco abbia subito condannato gli attacchi, i funzionari dell’HDP hanno parlato di incitamento all’odio e di tentativo di “massacro” in vista delle elezioni legislative del 7 giugno. Qualora l’HDP dovesse raggiungere la soglia del 10% (e dai sondaggi pare questa essere una possibilità concreta) potrebbe impedire al Partito per la Giustizia e lo Sviluppo di Erdoğan di ottenere la maggioranza dei due terzi necessaria per procedere alla prospettata riforma costituzionale nel senso di un rafforzamento dei poteri del capo dello Stato.

YEMEN, 19-23 MAGGIO ↴ Terminata la tregua umanitaria, nel Paese sono ripresi intensi raid aerei dell’aviazione saudita contro le postazioni ribelli Houthi a Sana’a, Sa’ada e Aden e più in generale nella regione dell’Omran. Intanto sul piano diplomatico, il Presidente legittimo riparato a Riyadh Abd Rabbuh Mansour Hadi ha rigettato la proposta delle Nazioni Unite di indire un colloquio di pace a Ginevra con gli Houthi e le milizie legate a Saleh per il 28 maggio prossimo. La crisi umanitaria nel Paese ha provocato fino ad ora oltre mille morti e all’incirca mezzo milioni di sfollati interni.

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ANALISI E COMMENTI TRA RINASCIMENTO E CONSERVAZIONE: L’ACCORDO DI

KHARTOUM E IL CONFLITTO SULLE ACQUE DEL NILO ALESSANDRO TINTI ↴

L’accordo preliminare sottoscritto da Egitto, Etiopia e Sudan lo scorso 23 marzo a Khartoum apre una nuova pagina del conflitto latente sullo sfruttamento delle risorse idriche nella Valle del Nilo. La dichiarazione di principio firmata dal Primo Ministro etiope Hailemariam Desalegn e dal Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, dietro mediazione del Presidente sudanese Omar Hassan Ahmed al-Bashir, stabilisce infatti una cornice negoziale in cui inscrivere le scottanti questioni sollevate dalla realizzazione sul Nilo Azzurro della monumentale “Diga del Rinascimento”. L’ambizioso progetto infrastrutturale è destinato a rovesciare il bilancio energetico e quindi anche le prospettive di crescita economica di Addis Abeba, che in ragione di una produzione attesa di energia idroelettrica pari a 15,000 GWh annuali punta a diventare esportatrice di energia nel breve termine, ma è stato tenacemente avversato dai reiterati veti sopraggiunti da Il Cairo. Gli altipiani etiopi contribuiscono al 75-85% della portata del Nilo e l’Egitto ha sempre temuto che la costruzione di uno sbarramento a monte possa alterare i flussi fluviali a svantaggio degli Stati a valle, laddove una riduzione o financo la discontinuità degli approvvigionamenti idrici eserciterebbe conseguenze devastanti sulla stabilità socio-economica di un Paese privo di consistenti riserve acquifere sotterranee, penalizzato dalla quasi assenza di precipitazioni e sottoposto alle esplosive ripercussioni di una forte pressione demografica. Non a caso l’allora Presidente egiziano Mohamed Mursi, appresa la notizia dell’apertura dei lavori nella regione nord-occidentale del Benishangul-Gumuz, senza il gusto della provocazione aveva promesso di versare una goccia di sangue per ogni goccia d’acqua sottratta, minacciando come in altre circostanze nella storia dell’Egitto post-coloniale l’impiego della forza militare a tutela della sicurezza idrica (…) SEGUE >>>

A cura di OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE Ente di ricerca di “BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO” Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale C.F. 98099880787 www.bloglobal.net

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