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di Giuliana Facchini

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di Franca De Sio

di Franca De Sio

I ragazzi sono il futuro della nostra editoria e non solo

Tanti bei libri e pochi lettori

di Giuliana Facchini

La letteratura per ragazzi non è parificata a quella per adulti. I motivi? Molti, siamo lettori troppo deboli, le scuole e i docenti che lavorano all’educazione alla lettura sono isole felici, sono ancora pochi libri nelle case e poca sensibilità nelle famiglie. Malgrado ci siano buone librerie specializzate e parecchie biblioteche impegnate (ma quelle scolastiche…).

Nel suo articolo sul “Pepeverde” scorso, Fernando Rotondo cita un saggio di Pino Boero su Gianni Rodari. Le sue parole stimolano ulteriori riflessioni: raccontano il confinamento della letteratura dell’infanzia fuori dalla sfera della letteratura tout court, la consuetudine che l’assimila alla didattica scolastica e a quei romanzi per ragazzi che, anche quando diventano casi editoriali, confinano l’autore in una immeritata serie “B”. Nonostante qualcosa stia cambiando, lo dimostrano riviste e quotidiani che ormai regolarmente dedicano la loro attenzione anche alla letteratura per ragazzi, ancora oggi questa non è parificata a quella per adulti. Troviamo penne e matite raffinate e di qualità, dagli albi illustrati ai testi per giovani adulti, in un’abbondanza che però male si relaziona con i pochi lettori italiani. Per indagare le disparità ancora in essere tra la letteratura per ragazzi e quella per adulti e provare a motivare l’arrivo di tante traduzioni di libri stranieri nel nostro Paese, a mio avviso, bisogna partire proprio dal fatto che siamo lettori ancora troppo deboli. Con la mia esperienza di narratrice per ragazzi, di lettrice appassionata ma anche e soprattutto di coordinatrice di un gruppo di giovani lettori dai tredici ai diciassette anni (leggereribelle.com) proverò a esprimere un mio pensiero in merito focalizzando lo sguardo proprio sulla narrativa dedicata a questa fascia d’età. Abbiamo la materia prima, scrittori e scrittrici di qualità e per la mia esperienza avremmo anche i giovani potenziali lettori, credo manchi l’anello di raccordo. Ci sono ottime librerie specializzate per ragazzi, ma sono ancora troppo poche. Anche molti insegnanti, parecchie biblioteche e varie associazioni culturali lavorano con attenzione all’educazione alla lettura, ma restano isole felici e non sono ancora un reticolo capillare e puntuale per tutto il territorio italiano. Se leggere è una chiave che apre alla conoscenza di sé, degli altri e del mondo, i ragazzi spesso non lo sanno. Fanno la differenza (e molto) le famiglie, certo, ma una società che crede nei giovani deve dare a tutti una possibilità, non solo ai più fortunati. Come coordinatrice di un gruppo di lettura giovanile so quanto il fattore genitoriale favorisca l’approccio al libro e anche all’incontro con gli altri lettori in biblioteca o in libreria. Quindi: tanti bei libri e pochi lettori per approfittarne. Bisogna formare lettori, resta l’unica soluzione per il benessere dell’intera filiera del mondo editoriale (e non solo). Aiuterebbe avere in ogni scuola di ogni ordine e grado una biblioteca aggiornata e gestita in collaborazione con i ragazzi. Indubbiamente se cerchiamo un luogo privilegiato dove

proporre libri ai ragazzi, questo resta la scuola. Ma non credo dovremmo confondere il diritto alla lettura con il diritto allo studio, invece fatalmente si sovrappongono. Se si presentano libri di autori contemporanei agli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, nella quasi totalità dei casi, sono testi che potremmo definire di divulgazione culturale e di divulgazione scientifica. Romanzi che coadiuvano lo studio delle materie scolastiche o affrontano e dipanano i temi attuali del sociale. Alcuni di buon livello, altri meno, dipende dalla vocazione della scrittrice o dello scrittore. A volte, a prendere in mano la penna a favore dei ragazzi è un giornalista e non necessariamente una romanziera o un romanziere. A volte, oltre al libro, si vuole offrire ai ragazzi/studenti la scrittrice o lo scrittore capace di essere figura autorevole di riferimento, con il suo carisma che va oltre le pagine. E se il mercato editoriale italiano chiede sempre più testi di divulgazione culturale, in tale ambito si muovono maggiormente coloro che vogliono vivere di scrittura per ragazzi. Non sono libri didascalici, sia chiaro, ma comunque di un genere diverso dal romanzo d’evasione, d’avventura, o dal frutto della peculiare creatività della narratrice o del narratore. Restano capaci di arricchire la crescita culturale dei ragazzi ma per loro natura non scavalcano i limiti del target, anzi lo connotano con precisione. Credo che questo, e non lo scarso talento, contribuisca a mantenere le nostre scrittrici e i nostri scrittori per ragazzi ai margini della grande letteratura destinata a tutti. Ciò unito al fatto che non esistono percorsi di studio pubblici che definiscano l’ambito della professionalità di un romanziere. Eppure se è un lavoro creativo va tutelato e riconosciuto proprio perché sia libero e autentico. Soprattutto se la scrittrice o lo scrittore per vocazione si dedica a storie che il mondo editoriale destina ai più giovani per farli diventare lettori autonomi e consapevoli. Ma forse questa è un’altra storia. Resta il fatto che solo la buona produzione letteraria crea lettori; è lo strumento, il libro, a dover accendere la scintilla e a disvelare quel meraviglioso mondo immaginario dove parole e spazi bianchi sanno portarci. Sperimentando si può diventare lettori. Forse dovremmo solo lasciare i ragazzi liberi di girare in una biblioteca colma di buoni romanzi contemporanei di ogni genere e aspettare! E i tanti libri tradotti? Tradurre voci straniere è importante, la pluralità è uno sguardo globale (e deve essere globale) sulle culture e i pensieri che formano la nostra umanità. Traduciamo troppo? Per quanto siano pochi, in Italia, i giovani lettori appassionati e autonomi esistono e se le autrici e gli autori italiani di narrativa, per natura o per scelta, decidono di dedicarsi ai ragazzi più che ai romanzi come frutto creativo del loro talento, penso sia giusto che gli editori integrino, traducano e offrano anche altra buona letteratura. Come lettrice li ringrazio. Credo che tutto stia nel formare adeguatamente i giovani lettori; se la domanda non filtrata di romanzi da parte dei ragazzi crescerà, si potrà trovare un nuovo equilibrio tra scrittrici e scrittori, editori e lettori per lasciar cadere barriere e limiti di età che non hanno ragione di esistere. Chi legge, in fondo, cerca solo buone storie scritte bene.

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