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Valentina De Propris, a colloquio con Daniela Girfatti
Read Red Road ovvero
«Se leggi fai strada»
Valentina De Propris, a colloquio con Daniela Girfatti
Passeggiando per le strade di Piazza Bologna, tranquillo quartiere romano tra la Sapienza e il Policlinico Umberto I, ci si può imbattere in una piccola libreria per bambini dal nome inusuale, Read Red Road, e scoprire che è anche una casa editrice. Tutte le informazioni sul sito: www.readredroad.it
Attirata dai colori delle copertine e dalle forme dei giochi esposti in vetrina, la prima volta che sono entrata alla ricerca di libri da regalare ai miei bambini, ho subito incontrato Daniela Girfatti, la proprietaria e ideatrice del progetto culturale. Chiamo questo luogo “progetto” e non semplicemente “libreria”, perché di fatto nei pochi anni di vita che ha alle spalle ha dato vita a molteplici attività: circoli di lettura per bambini e adulti, corsi, laboratori, presentazioni di libri, e non da ultimo, la casa editrice. «Se leggi, fai strada»: questo è il motto della libreria, e di strada Daniela ne ha fatta molta, senza perdere il suo sorriso rassicurante e la passione profonda per i libri. Oggi il sorriso di Daniela è nascosto dalla mascherina, che tutte e due indossiamo quando ci incontriamo per questa intervista, sedute comodamente sul divano rosso che occupa una parete del locale.
Una curiosità: da dove viene il nome della tua libreria, che poi è lo stesso della casa editrice?
Il nome della libreria è un paradigma e racchiude le mie tre passioni: la lettura, “read”; “red”, il rosso, che è uno dei miei colori preferiti, simbolo della passione per la vita in generale; e infine “road”, la strada. Da napoletana per me la strada è qualcosa di prezioso, rappresenta la possibilità di incontri, come le storie; la possibilità che accada qualcosa lungo il tuo percorso. Vivo molto la libreria come se fosse una piazza, un luogo privilegiato per gli incontri. La casa editrice è, diciamo, un’evoluzione... Tutto è iniziato con la passione per la lettura, poi l’ultimo pezzo che mi mancava era scoprire che cosa ci fosse dietro i libri, come nascesse un’opera letteraria.
Cominciamo dalla libreria…
La libreria nasce cinque anni fa, dall’esigenza di una neomamma che aveva bisogno di un luogo a pochi passi da casa, dove poter trovare libri, giochi, e soprattutto tante attività. In un momento in cui la maternità assorbiva il 90% della mia vita, sentivo il bisogno di uno spazio altro dove poter andare. Nasce dall’esperienza del consultorio, dove con altre mamme ci eravamo incontrate, e dall’esigenza di replicare l’idea di questa piccola comunità in uno spazio aperto a tutti. Il quartiere ha recepito molto bene questo luogo, che presto è diventato un punto di incontro, di scambio di informazioni e di oggetti, anche di doni: c’è davvero questa idea della piazza come luogo bello, sano, accessibile, che ti dà la possibilità anche solo di trovare un bagno dove poter cambiare il pannolino a tuo figlio!
Spazi come questo, che sono molto presenti nei paesi del nord Europa, stanno prendendo piede anche da noi...
Nella nostra società c’è poca attenzione alla maternità, alle donne che hanno bambini, non si considerano mai i mille incastri che dobbiamo fare ogni giorno per tenere tutto insieme. Anche avere un luogo dove il bambino trova un tavolo con colori e fogli per disegnare e stare tranquillo, mentre tu fai i tuoi acquisti, in altri paesi è normale. Come in Germania o in Finlandia, dove i luoghi sono pensati per i bambini, motivo per cui in questi paesi si fanno più figli. Oggi lo spazio non può più essere usato come prima della pandemia, però l’attenzione ai bambini rimane.
Quindi come hai ripensato questo spazio?
Siamo sempre più libreria. Se ti guardi intorno vedi meno giochi e molti più libri; i libri sono cresciuti come è cresciuta la mia professionalità, la mia co-
noscenza del settore. Ho aperto anche una piccola sezione dedicata agli adulti, perché le mamme e i papà dei bambini che leggono sono ovviamente lettori! Si è aperta così l’opportunità di creare un gruppo di lettura per adulti, una ventina di persone che continuano a vedersi anche a distanza, parlano con grande soddisfazione dei libri che amano.
Com’è avvenuto il passo da chi vende “i libri degli altri” a produttrice di libri?
Io sono molto studiosa, penso sempre di non sapere e di aver bisogno di imparare. L’idea di lavorare in un settore diverso, legato però alla libreria, mi affascinava molto, pensavo di poter raccogliere le storie che leggevo e non ancora pubblicate. Ne ho parlato con uno dei più grandi distributori di libri in Italia, che per un po’ ha cercato di dissuadermi, poi ha rinunciato quando ha capito quanto fossi convinta! Abbiamo iniziato due anni fa con storie molto legate alle mie radici: Se Zeus fosse nato a Napoli, di Virgilio Panarese e Emme come, di Mauro Scarpa, che ora ripubblichiamo in versione illustrata. Poi racconti e storie per i più piccoli; è in uscita il nostro primo albo illustrato vero e proprio. Da poco abbiamo pubblicato il nuovo libro di Mauro Scarpa, L’opposto, con la prefazione di Andrea Zorzi. Ma quella che sto aspettando è una storia per i più grandi, una storia di quelle che leggi e ti dici «questa la vorrei pubblicare io!».
Come scegli i libri da pubblicare? Lavori in team o prendi da sola le tue decisioni?
Mio marito è il socio in pectore della casa editrice, ma tutte le decisioni le prendo io. Su una cosa non transigo, devo scegliere io l’illustratore: la storia che mi arriva già abbinata all’illustratore difficilmente la scelgo, perché penso che sia molto difficile per chi scrive la storia trovare le giuste immagini per accompagnarla.
Come hai affrontato questi ultimi difficili mesi? Mi racconti una cosa bella che hai scoperto grazie alla pandemia?
Ho scoperto che i libri sono uno dei conforti più grandi che abbiamo: era una certezza che avevo e che ha trovato una conferma durante i mesi terribili del lockdown del 2020. Abbiamo vissuto tutti una fase in cui non riuscivamo a leggere, poi penso che ognuno di noi abbia trovato dei libri che in qualche modo fossero quelli giusti. Ho cominciato anche a fare delle letture da casa, con l’aiuto di mio figlio, perché l’esigenza era quella di comunicare con i bambini. Penso sempre che abbiamo imparato a comunicare in modo diverso, complementare ma comunque efficace, che sfrutteremo anche negli anni a venire. Poi mi si è aperto il mondo delle spedizioni attraverso piattaforme, risultate preziose nel periodo di chiusura.
Una domanda sui social, sempre più rilevanti nel nostro mondo, soprattutto in quello giovanile: tu cosa ne pensi? Sono un pericolo o una risorsa? Possono servire per diffondere l’amore per i libri e la lettura?
Io li uso. Sono convinta che l’e-book non sovrasterà la carta, così come i social non sostituiranno il piacere di incontrarsi, però sono strumenti che ci consentono di avere più conoscenza, sono uno stimolo, creano persone molto più preparate e competenti, che vengono in libreria e ti pongono domande precise, per cui tu devi essere aggiornatissima per rispondere alle loro domande. Creano anche dei falsi miti però: il mordi e fuggi di Amazon, le abitudini iperfast del «clicco e mi arriva domani» mal si conciliano con uno spazio come questo. Però cerchiamo di cogliere i lati positivi di questi cambiamenti: noi ci avviciniamo a quel tipo di modello, mantenendo la nostra specificità, e le persone fanno un passo indietro, riscoprendo anche l’attesa, la pazienza, il guardarsi negli occhi con chi ti vende il libro. In definitiva li considero strumenti preziosi: senza la tecnologia i nostri ultimi due libri non sarebbero usciti.
Lascio Daniela agli scatoloni da aprire, con dentro i nuovi arrivi da mettere sugli scaffali, certa che grazie a lei, capace di svolgere questo delicato lavoro con immensa passione, il libro giusto arriverà tra le mani del lettore giusto, e si ripeterà l’alchimia dell’incontro, che soprattutto in tempi come questi, ci salva la vita.