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SOMMARIO From left, Dolce&Gabbana top, Salvatore Ferragamo skirt; MSGM raincoat, Daizy Shely shirt, No Rice, No Life by Bea Bongiasca ring.
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Photographer: Lorenzo Marcucci Stylist: Sabrina Mellace
EDITORIAL LETTER
I
chapter
22
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PORTRAITS 29 page
THE “VALENTINES” 40 chapter
II
EDITORIAL THE GLASS 65 GARDEN page
chapter
III
page
85
EDITORIAL UNDERWATER page
98
40 OF GORGEOUS
GIORGIO
page
117
EDITORIAL
IN/OUT 18
IV chapter
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CONTENTS
V
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chapter
141
EDITORIAL
THE STEPFORD WIFE
chapter
VI
page
161
EDITORIAL
TOKYO FIANCテ右 EDITORIAL
EXOTICA
chapter
page
191 chapter
VII
page
VIII FOCUS 213
chapter
IX
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227
JEWELRY 20
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EDITORIAL LETTER Cinzia Malvini
mmettiamolo. I “figli di...” raramente sono simpatici. Troppo sfacciatamente privilegiati, troppo viziati, troppo ricchi e fortunati. A meno che, consapevoli del loro status, non si mettano seriamente al lavoro con tenacia, impegno, modestia, educazione. Allora, “i figli di...” possono diventare le persone più sorprendentemente piacevoli, simpatiche, preziose per confrontarsi, scambiare idee, incrociare percorsi, personali o professionali che siano. Gestire un’eredità, sia essa data da un nome o da un’azienda, non è cosa facile, soprattutto oggi. Essere gli epigoni, raccogliere il testimone di una storia più o meno grande e importante è spesso un onore, ancor più un impegno. Ci vuole carattere, testa, cuore. Non tutti sono pronti, non tutti ci riescono. Alcuni mollano, scegliendo strade totalmente differenti da quelle precedentemente tracciate. Chi invece quella strada non ce l’ha la cerca a volte con ostinazione, riuscendo a mettere la propria firma in un libro che difficilmente si sarebbe potuto aprire se non con il lavoro, la tenacia e un pizzico di fortuna, che nella vita non guasta mai. Nel mio piccolo anche io sono figlia d’arte. Ho respirato dai miei genitori la passione per un la-
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voro, quello dell’informazione e dell’immagine, equamente divisa in due: mamma il Tg, papà lo spettacolo. Li ho assorbiti sin da piccola, quando, mascotte, andavo ad assistere alle registrazioni negli studi televisivi della Rai di via Teulada a Roma o ai montaggi in moviola o nelle salette RVM, dove prendevano vita programmi e news. Avrei potuto fare altro? Avrebbero potuto scegliere destini diversi i protagonisti che incontrerete nelle pagine di questo nuovo numero di Book Moda? Forse sì, anche se la strada fino a oggi percorsa e ancora quella, lunga si spera, che resta da coprire appare come il risultato più straordinario. Figli ed eredi, naturali e non, alla prova con lo spirito del tempo, il cambiamento, la passione e naturalmente l’impegno, ingredienti di una formula per il più emozionante dei traguardi. Come dimenticare poi i figli dei fiori: in queste pagine ci sono anche loro, prepotentemente tornati alla ribalta con la moda di questa stagione calda. Figli di una leggerezza da non confondere con la superficialità e di libertà e allegria mai prive di impegno. Lo stesso che come un fil rouge lega e colora le storie, anche fotografiche, scelte e racchiuse per voi in queste pagine. Buona lettura e buona estate.
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EDITORIAL LETTER Cinzia Malvini
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hy not admit it? Famous people’s children aren’t necessarily nice. Too privileged, too spoilt, too lucky and too rich. Unless, aware of their status, they buckle down to work with tenacity, commitment, modesty and good manners. In that case famous people’s children can become the most surprisingly pleasant, likable, worthwhile people with whom to exchange ideas and discourse with, either privately or professionally. Managing a heritage, whether it be a surname or a business, is not that easy, especially these days. Being an heir, representing a significant or great past is often an honour and most of all a duty. It requires character and a good head and heart. And not everyone is either prepared or able. Some give up and take off in a completely different direction from the one taken by their parents. Some, who don’t have a direction at all and sometimes have to search obstinately for it, might manage to put their signature to a book they can barely even open without hard work, tenacity and a generous serving of good luck, which never hurts. I too have a legacy in my own small way. From my parents I inherited a passion for journalism, both written and photographic and equally
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from the two of them: my mother was a newsreader and my father in entertainment. I absorbed it from when I was small, when, as their lucky mascot, I would go to the Rai TV studios in via Teulada in Rome or to the moviola editing rooms or the RVM rooms where the programmes and news transmissions took shape. Could I have done something else? Could the personalities featured in this issue of Book Moda have chosen different careers? Perhaps they could have, even though the roads they have trodden till today and what remains to be covered, which we hope is a long one, seem like the most exceptional of results. Sons and daughters, heirs, both natural and not, put to the test by the spirit of the times, change, passion and, naturally, commitment, the ingredients of a formula for the most exciting goals. And then we could not forget the children of flower power: suddenly that fashion is back in the limelight for the approaching summer and thus has a place in the magazine too. Children with a lightness not to be mistaken for superficiality but of liberty and joy and never lacking in commitment. The same commitment that links and gives the colour to the articles and photographs we have chosen for you in this issue. Happy reading and have a nice summer.
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PORTRAITS
GEORGIA MAY JAGGER by Valeria Palieri
Una delle sue ultime apparizioni è stata sul sontuoso boulevard Chanel N°5, il viale ricostruito all’interno del Grand Palais, in occasione della sfilata primavera/estate 2015 della maison di rue Cambon. Megafono alla mano, in little jacket di lana bouclé e alti stivaloni ai piedi, scandiva a gran voce inusuali slogan femministi in chiave 2.0: “Siate le stylist di voi stesse”, “Femminismo non masochismo”, “Il tweed è meglio del tweet”. Accanto a lei Cara Delevingne e la brasiliana Gisele Bündchen, un plotone di super top calate nei panni, per l’occasione, di ferventi attiviste anni ’70, turbolento periodo scelto da Karl Lagerfeld come fil rouge della sua collezione estiva. Ma quel decennio Georgia May Jagger, classe 1992, lo ha vissuto sicuramente più delle sue coetanee, attraverso i racconti di mamma e papà che di quegli anni furono incontrastati protagonisti. Figlia del frontman dei Rolling Stones Mick Jagger e della top model Jerry Hall, burrascosa coppia che le ha lasciato in eredità biondi capelli, occhi verdi, grinta felina unita a una viscerale passione per la moda. Un’indubbia avvenenza estetica macchiata o caratterizzata, se preferite, da quel sorriso - bocca un po’ troppo grande e denti vistosamente separati - che le ha aperto però la difficile strada verso il successo, distinguendola dal classico, e spesso banale, connubio capelli biondi & occhi verdi. “Da bambina racconta Georgia May - avrei voluto diventare un funambolo e una biologa marina, penso che i miei genitori non si sarebbero stupiti se fossi riuscita a fare entrambe le cose”. Difficile enumerare le collaborazioni collezionate in poco più di 20 anni: immortalata dal Gotha della fotografia di moda come Mario Testino, Terry Richardson e Mario Sorrenti, la giovane Jagger nel 2009 diventa il volto di Rimmel insieme a Coco Rocha e nel 2013 viene scelta da Miuccia Prada come testimonial di Miu Miu insieme a un’altra bellezza dal sorriso imperfetto, Lindsey Wixson. Solo un anno dopo sostituisce la più mediterranea Eva Mendez, diventando la nuova protagonista della campagna pubblicitaria di Angel, celebre fragranza firmata Thierry Mugler. “Sono affascinata da ogni aspetto della moda. Penso che sia nel mio dna. Quando ero più giovane mi piaceva essere la stilista di mia mamma, sceglievo cosa farle indossare e le dicevo: ‘Se qualcuno ti chiede chi ti ha vestita stasera, rispondi Georgia’”.
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One of her most recent appearances was on the sumptuous Boulevard Chanel N°5, the avenue reconstructed for that fashion house inside the Grand Palais to show the spring/summer 2015 collection. With megaphone in her hand, wearing a little bouclé jacket and high boots, she shouted out unusual feminist slogans in a 2.0 key, such as “Be your own stylist”, “Feminism not Masochism”, “Tweed not tweet”. And Cara Delevingne and the Brazilian model Gisele Bündchen along with her; a platoon of super top models assuming the role for the occasion of fervent 70s activists, that turbulent period chosen by Karl Lagerfeld as inspiration for his summer collection. But Georgia May Jagger, class of 1992, must surely know more about that decade than her contemporaries through the stories told her by her parents, who were the undisputed protagonists of that period. She is daughter of Rolling Stones’ frontman, Mick Jagger and top model Jerry Hall, the stormy couple who gave her her blond hair, green eyes, feline grace and a visceral passion for fashion. An undoubted beauty characterised by that smile - a slightly too large mouth and a pronounced gap between her two front teeth - which has however opened doors for her on the difficult road to success, distinguishing her from the classic and often banal combination of blond hair & green eyes. “When I was a little girl - she says - I wanted to be a tightrope walker and a marine biologist, I don’t think my parents would have been surprised if I had managed to do both those things”. It is hard to number her successes in little over 20 years: she has been immortalised by the Who’s Who of photography, such as Mario Testino, Terry Richardson and Mario Sorrenti; in 2009 the young Jagger became the face of Rimmel together with Coco Rocha and in 2013 she was chosen by Miuccia Prada for the face of Miu Miu together with another beauty with an imperfect smile, Lindsey Wixson. Only just one year later she took the place of the more Mediterranean looking Eva Mendez, becoming the new face for the advertising campaign for Angel, a Thierry Mugler fragrance. “I am fascinated by all aspects of fashion. I think it must be in my genes. When I was younger I liked being the stylist for my mother, I would choose what I thought she should wear and would say to her ‘If anyone asks who dressed you this evening, tell them Georgia’”.
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PORTRAITS
Ph. Stuart C. Wilson/Getty Images for Mercedes-Benz. 31
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PORTRAITS
SOFIA COPPOLA by Barbara Bolelli
“Le lenti che ho usato per Somewhere sono le stesse proprio quelle!! - con cui mio papà ha girato Rusty il selvaggio (il suo film del 1983 e uno dei miei preferiti in assoluto). Ho dovuto pulirle e rimetterle a nuovo, ma il risultato è stato più che unico: un legame romantico…”. Figlia del grande regista italoamericano Francis Ford Coppola (Il padrino, Apocalypse Now, L’uomo della pioggia), sorella di Roman Coppola, nipote di Talia Shire e cugina di Nicolas Cage, Sofia Coppola nasce a New York il 14 maggio 1971 e da (quasi) 44 anni a questa parte set, telecamere, pellicole e copioni sono il suo pane quotidiano. “Quando papà ha girato Apocalypse Now, io, in realtà, ero nelle Filippine con lui: non è stato un padre assente, perché lo seguivo nei suoi spostamenti. Così ho conosciuto persone e culture diverse. Voglio dire… sono stata a casa di Kurosawa quando ero piccola. Non è da tutti…”. Oggi Sofia è una delle voci al femminile più affermate del mondo del cinema, con uno stile a dir poco unico e un punto di vista del tutto personale, ormai emancipato, quasi distante, dai successi di famiglia. “In quello che faccio - dice - sia come sceneggiatrice sia come regista c’è sempre una sorta di intima, singolare connessione che prende forma dalla vita e dalle esperienze di ogni giorno”. Dalle prime comparse come attrice nei film del papà alla sua, tutta sua, carriera di regista, fatta di tinte tenui, silenzi e spazi incommensurabili pronti a diventare mondi paralleli in cui è dolce perdersi. Un primo cortometraggio, Lick the Star (1999), e poi i grandi successi, Il giardino delle vergini suicide (1999) - adattamento al romanzo di Jeffrey Eugenides - Lost in Translation (2003) - che le è valso l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale e la candidatura a miglior regista - e Marie Antoinette (2006), fino ai più recenti Somewhere (2010) e The Bling Ring (2013): tutti i suoi personaggi affrontano il comune e straordinario passaggio all’età adulta. “C’è qualcosa nell’essere un adolescente che è davvero sincero - dice - In quel momento tutto è epico, la prima cotta ad esempio. Eppure sento che non è sempre stato rappresentato con estrema precisione…”. Questo quello che vedremo anche nei suoi prossimi lavori: Fairyland: A Memoir of My Father, tratto dall’autobiografia della figlia del poeta Steve Abbott - ancora un padre, ancora una figlia - e un’imperdibile La Sirenetta. E se proprio non riuscite a immaginarvi qualcosa in comune, un legame romantico, tra il padrino Don Vito Corleone e la sirenetta vi basterà pensare che, per forza di cose, tutto è collegato da un intimo amore e magari filtrato anche attraverso le stesse lenti.
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“The lenses I used for Somewhere were exactly the same ones!! - the ones my father used to film Rumble Fish (a film he made in 1983 and one of my absolute favourites). I had to clean and restore them but the result was more than unique: an emotional connection...” The daughter of the great Italo-American director, Francis Ford Coppola (The Godfather, Apocalypse Now, The Rainmaker), sister of Roman Coppola, niece of Talia Shire and cousin of Nicolas Cage, Sofia Coppola was born in New York on 14th May 1971 and for the best part of 44 years sets, movie cameras, films and scripts have been her daily fare. “When my father was shooting Apocalypse Now I was in fact in the Philippines with him: he wasn’t an absentee father, because I always went with him wherever he went. That was how I got to know different cultures and peoples. I mean... I went to Kurosawa’s house when I was small. Not many can say that...” Today Sofia is one of the top female film directors with a style which, to say the least, is unique and her own very personal style, an emancipated approach, quite different from her family’s successes. “In what I do she says - both as scenographer and director there is always a kind of intimate and unique connection that takes its shape from everyday life and experience”. From her first appearances as an actress in her father’s films to her own, her very own, career as a director, made up of soft-tinted lenses, silences and space, parallel worlds to get delightfully lost in. A first short film, Lick the Star (1999) and then the big successes The Virgin Suicides adapted from the novel by Jeffrey Eugenides - Lost in Translation (2003) - which won an Oscar for best original screenplay and was nominated for best director - and Marie Antoinette (2006), up to the more recent Somewhere (2010) and The Bling Ring (2013): all her characters face that shared and extraordinary passage into adulthood. “There is something about being an adolescent that is really sincere - she says - At that time everything is truly epic, your first crush for example. And yet I feel that it hasn’t always been portrayed with extreme precision...” That is what we will see too in her next films: Fairyland: A Memoir of My Father based on the autobiography of the daughter of the poet Steve Abbott - another father, another daughter - and a not-to-be-missed The Little Mermaid. And if you really can’t understand the emotional link between the godfather Don Vito Corleone and the little mermaid you just need to think that, inevitably, everything is connected by a close relationship and may also even be filtered through the very same lenses.
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PORTRAITS
Ph. Andrew Durham. 33
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INTERVIEW
I “VALENTINI” THE “VALENTINES” Cinzia Malvini
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Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, direttori creativi di Valentino, raccontano quell’emozionante passaggio di consegne. Un emozionante passaggio di testimone, come di padre in figlio, alla guida di una maison, oggi più che mai al centro della moda
Maria Grazia Chiuri and Pierpaolo Piccioli, creative directors at Valentino, talk about the emotion at getting the job. The passing of the baton, like from a father to son, to head a fashion house which today more than ever is at the heart of the fashion world
28 gennaio 2009, Aula Magna della Sorbona di Parigi. L’applauso esplode all’improvviso, come un tuono che scuote l’aria immobile fino a quell’istante, rompendo l’incantesimo che sembrava aver stregato il pubblico, in silenzio fino ad allora. Tra i primi a scattare in piedi ad applaudire ci sono loro, Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti, la tensione visibile che si allenta nei muscoli del viso, le espressioni contratte che si distendono e si sciolgono anche in lacrime, a stento trattenute. Piangono, invece, come due fontane Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli nel back stage, dove la stampa italiana (io compresa, ndr) li ha faticosamente raggiunti dopo una serie di “corpo a corpo” con i bodyguard che tentano, malamente, di opporsi all’assalto. Nessuno ci ferma, neanche il più nerboruto dei buttafuori. Noi vogliamo andare a festeggiare, commuoverci, abbracciare, sorridere e brindare agli eredi di Valentino. Racconteranno in seguito i due designer che proprio quel giorno ebbe inizio una nuova storia, una sorta di investitura ufficiale nel ruolo di direttori creativi, come i cavalieri della tavola rotonda, che in atelier invece è quadrata e con Valentino al posto di re Artù. I delfini, gli epigoni, i figli del nuovo corso della maison erano stati finalmente scelti!
28th January, 2009, the Aula Magna of the Sorbonne in Paris. Suddenly applause breaks out, like thunder shaking what, till that moment had been the stillest air, breaking a spell which seemed to have bewitched the previously completely silent audience. Among the first to jump to their feet and applaud were Valentino Garavani and Giancarlo Giammetti, the tension in their face muscles visibly relaxing, their expressions changing to barely held back tears. On the other hand tears streamed down the faces of Maria Grazia Chiuri and Pierpaolo Piccioli who were backstage and where the Italian press (including myself, ed) had struggled to join them in a series of one-to-one fights with bodyguards who were trying, without much luck, to hold back the assault. Nobody stopped us, even one of the beefiest of doormen. We wanted to go and celebrate, share the excitement, smile and toast Valentino’s heirs. Later these two designers will tell us how a new story began that day, a kind of official investiture in the roles of creative directors, like the cavaliers and the round table, except that the table was square in the atelier and Valentino was in the place of King Arthur. The new heirs, the disciples, of the fashion house had finally been chosen!
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Pierpaolo Piccioli and Maria Grazia Chiuri, Valentino creative directors, ph. Peter Lindbergh.
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IT RUNS IN THE FAMILY
INÈS, NINE, VIOLETTE DE LA FRESSANGE
CHIC E CHARME, UN FATTO DI(ARMADIO!) DI FAMIGLIA! CHIC ET CHARME, IT IS ALL IN THE JEANS!
Cinzia Malvini
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IT RUNS IN THE FAMILY
Che fosse questione di geni era scontato. Bastava guardare la mamma per capire come sarebbero venute su le figlie Nine e Violette, che di cognome fanno d’Urso, ma che hanno nel sangue anche il dna de la Fressange, un incrocio imprevedibile, assolutamente ben riuscito e non più replicabile di cromosomi aristocratici e ultra chic, metà franco-argentini, metà napoletani. Mamma Inès, modella e stilista, figlia di un marchese e di una mannequin, Marianna di Francia, musa e intima amica di Karl Lagerfeld per Chanel, di Yves Saint Laurent e Jean Paul Gaultier, brand ambassador della maison Roger Vivier, designer di una nuova collezione andata letteralmente a ruba per il marchio nippo-pop Uniqlo, bella come a vent’anni, simpatica e sveglia ancor di più oggi che ne ha cinquanta e passa. Papà Luigi, avvocato e banchiere di origini napoletane, lo charme e l’eleganza come filosofia del quotidiano, filtrate dall’inconfondibile ironia partenopea, la cultura come arte, anche del saper vivere. Lui che scompare troppo presto, nel 2006, a soli 54 anni, le figlie poco più che bambine eppure già in grado di assorbirne il carattere e lo stile. “È come se papà fosse ancora, sempre, con noi”, racconta Nine, ospite con mamma e sorella alla sfilata haute couture di Chanel per la stagione estiva. “Soprattutto si respira la sua presenza quando andiamo a Conca (Conca dei Marini, piccolo paesino di pescatori della costiera amalfitana, ndr)”. Qui, nella grande casa gialla arroccata tra la costa e la marina, una delle ville più belle accanto a quelle che furono di proprietà del pittore Enotrio Pugliese e delle famiglie Moët e Chandon, Nine e Violette respirano, sin dal loro battesimo nella chiesina di Santa Maria della Neve, l’aria del jet set più internazionale e, al tempo stesso, più semplice. “Mamma ci ha fatto vedere le foto degli anni ’60, di Gianni Agnelli e di Jackie Kennedy. Amavano tutti venire a fare il bagno davanti alla nostra casa e poi spostarsi a mangiare la pasta alle vongole insieme ai pescatori e ai barcaioli di Conca”, sorride timidamente Nine. Poco distante da noi, Inès getta uno sguardo attento e orgoglioso verso sua figlia che si racconta con garbo e generosità: Nine oggi ha vent’anni, studia nel biennio di preparazione al concorso per le Grandes Ecoles di indirizzo letterario e appare più estroversa di Violette, 15 anni di timida e più acerba bellezza. “La moda è un fatto di famiglia e provare a lavorare nel campo è stata una magnifica esperienza. E poi con me c’era Bruce Weber, uno dei più grandi fotografi del mondo”, spiega Nine, ricordando quando nel 2011 fu scelta come testimonial della prima fragranza di Bottega Veneta. “C’è qualcosa di assolutamente moderno in Nine, ma anche un senso di tradizione portato con grande eleganza e leggerezza”, dichiarò in quell’occasione Tomas Maier, direttore creativo della maison. Un’icona della moda come mamma non capita tutti i giorni, ma in casa de la Fressange sembrano tutti non farci troppo caso. Come tutte le ventenni del mondo, Nine, insieme a Violette, pesca dall’armadio materno abiti e borse con la differenza però, rispetto alle sue coetanee, che quei pezzi sono, o sono stati, in grado di scrivere la storia della moda, ieri e oggi. Per assistere alla sfilata di haute couture di Chanel, però, il look scelto è il più semplice e il più efficace: maglioncino girocollo nero, gonna a matita, biondi capelli raccolti con distratta e casuale grazia. Inès, indossa un bomber in pelle nero, Violette un trench beige: un esercizio di stile così apparentemente
It goes without saying that it is all in the genes. It is enough to look at their mother to see what kind of daughters she would have. Nine and Violette have d’Urso as a surname but de la Fressange blood runs through their veins as well, a unique and successful combination of aristocratic and ultra-chic chromosomes, half FrancoArgentinian and half Neapolitan. Their mother, Inès, a model and fashion designer, daughter of a marquis and a model, French Marianne, muse and close friend of Karl Lagerfeld for Chanel, of Yves Saint Laurent and Jean Paul Gaultier and brand ambassador too for maison Roger Vivier, she was the designer of a new collection for the Japanese high street brand, Uniqlo, which literally flew off the shelves, and is as beautiful as she was at twenty and just as nice and sparkly now she is over fifty. Their father, Luigi, was a lawyer and banker of Neapolitan origin, with charm and elegance flowing in his veins and, together with unmistakable Neapolitan humour, culture and art was a way of life. Sadly he passed away far too young, at just 54 years old, in 2006, but his daughters, though still little girls, still had time to absorb his character and style. “It is as if he were, is still with us” Nine told us when she was a guest, together with her mother and sister, at the summer Chanel haute couture fashion show. “We feel his presence especially when we go to Conca (Conca dei Marini, a small fishing village on the Amalfi coast, ed)”. There, in a large yellow villa, one of the most beautiful on the cliffs overlooking the sea and the marina, and neighbouring those once owned by the painter Enotrio Pugliese and the Moët and Chandon families, Nine and Violette mixed with international jetsetters and, at the same time lived the simplest life there, from when they were christened in the tiny church of Santa Maria della Neve. “Mother has shown us photos of the 60s, of Gianni Agnelli and Jackie Kennedy. They all liked to go for a swim in front of our house and then go and eat spaghetti alle vongole with the fishermen of Conca”, smiled Nine shyly. While she is speaking about herself with kindness and generosity, Inès, just a short distance away, threw her daughter a protective and proud glance: Nine is twenty, and is doing a two year preparatory course for literary studies at the Grandes Ecoles, and she seems more extrovert than Violette who is 15 years old, shy and has a more immature beauty. “Fashion runs in our family and having a go in that field was a fantastic experience. And then Bruce Weber was with me too, one of the best photographers in the world” explained Nine, recalling when in 2011 she was chosen as the face for the first fragrance by Bottega Veneta. “There is something absolutely modern about Nine but with a sense of tradition borne with great ease and elegance”, said Tomas Maier, creative director of the brand. Having a mother who is an icon of fashion doesn’t happen every day, they don’t make much of a deal of it in the de la Fressange household. Like all twenty year olds the world over Nine, and Violette too, comb through their mother’s wardrobe for clothes and bags. The difference being however, that her clothes have made fashion history, both past and present. However she chose a very simple and very effective look to attend the Chanel haute couture show: a black turtle neck, pencil skirt, with her blond hair gathered up in distracted, casual grace. Inès wore a black leather bomber and Violette a beige trench coat: an exercise in such apparently relaxed, Parisian and totally
Opposite page, Inès de la Fressange with her daughters Violette (on the left) and Nine (on the right) in the backstage at the Chanel haute couture fashion show.
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RITRATTO DI FAMIGLIA A FAMILY PORTRAIT
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Paul, Stella and James McCartney, Scotland, 1982.
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YESTERDAY AS TODAY
NEO-HIPPY E DINTORNI:
IDENTITÀ GLAMPING TODAY’S HIPPIES AND GLAMPING Enrico Maria Albamonte
C’è un appuntamento primaverile che nessun fan della vasta comunità globale neo-hippy nutrita dalla passione per la moda bohémienne di solito può mancare: stiamo parlando del Coachella Music and Arts Festival che si tiene ogni anno a Indio in California. È un po’ come andare al concorso ippico, agli Internazionali di tennis o alle gare di Ascot, ma con un dress code molto più informale: gilet di camoscio sfrangiati, lunghi abiti di cotone leggero stile Laura Ashley o di pizzo sangallo dalle forme sciolte, magari con decori floreali ed etnici e tagliati sotto il seno, da portare con lunghe chiome scompigliate dal vento, cosparse ancora di fiori. Non c’è da meravigliarsi se qualcuno se ne andrà in giro nei paraggi di quella esuberante località della West Coast a piedi nudi o con sandali raso terra su un verde prato, perché questi happening di solito si svolgono all’aperto come a Woodstock, ma con una portata meno eversiva e magari al netto di nudità totale genere Oh Calcutta. All’ultima edizione del festival, normalmente frequentato da curiosi e jet setter, le antenne attente allo stile hanno intercettato Katy Perry con i suoi gioielli originali ideati in esclusiva per il marchio fashion di bijou e accessori Claire’s, mentre sul palco si esibiva anche Madonna, avvolta in un trench iper cool disegnato per lei da Jeremy Scott, che non ha risparmiato provocazioni. Ma d’altronde il recupero della cultura estetica hippy, legata anche alla rimonta dell’abito lungo balneare che quest’anno è molto in voga, come tutto ciò che profuma di rivoluzione Seventies, è ontologicamente provocatorio. Una provocazione magari più ecologista che altro: vedere le ieratiche modelle di Dries Van Noten adagiate con un’aria finalmente spensierata su un bel tappeto a mò di prato che ha sostituito la solita asettica pedana fa riflettere sulle radici di un movimento di contestazione pacifica e le sue propaggini attuali che hanno una matrice più mondana e mediatica. Scorrono nella mente frammenti di un’epoca che nel baule della memoria non appaiono così lontani: gruppi variopinti di figli dei fiori colonizzavano Ibiza vestiti di casacche crochet, pantaloni di lino giallo e tuniche tie-dye, mentre Talitha Getty nel 1969 si faceva immortalare da Patrick Lichfield nei suoi lunghi caftani a Marrakech. E ancora gli abiti botanici di Ken Scott e Bianca Jagger coperta di veli godet stampati a motivi stilizzati by Zandra Rhodes: lo spirito ribelle di Bianca è oggi perpetuato dalla figlia Jade, richiestissima it-girl e modella. Completano il quadro le
There is one date this spring that no supporter of the vast global community of neo-hippies, with their passion for bohemian fashion, can miss: we are talking about the Coachella Music and Arts Festival that is held every year in Indio, California. It is a little like going to Wimbledon or Ascot but with a much less formal dress code: fringed suede waistcoat, a long, Laura Ashley style cotton dress, something ethnic or loose in broderie anglaise and perhaps decorated with flowers and then long, wind-ruffled hair with even more flowers. No surprise then that perhaps some saunter round this exuberating West Coast venue in flat sandals or barefoot on the grass, because these happenings are usually held in the open air like Woodstock, but they are less subversive and possibly without Oh Calcutta type total nudity. At the last edition of the festival, normally frequented by the curious and jet-setters, the fashion police intercepted Katy Perry with her original jewellery designed exclusively for Claire’s and even Madonna performed there wrapped in a super-cool trench coat designed for her by Jeremy Scott and did not spare on provocation. But, in fact, the return of the hippy look and the reappearance of the full length beach dress which is back in fashion this year, like everything that hints at seventies revolution, is ontologically provocative. Perhaps more ecologically provocative than anything else: look at the Dries Van Noten models, relaxed and sitting on a synthetic grass lawn in place of the usual impersonal catwalk. It makes you reflect on the roots of a movement based on peaceful demonstration and its present day offshoots with a more worldly, mediafriendly feel. Thoughts come to the surface of an era which doesn’t seem so long ago: when colourful groups of flowerpower children colonised Ibiza dressed in crocheted tunics, yellow linen trousers and tie-dyed tops, while, in 1969, Talitha Getty was immortalised by Patrick Lichfield wearing long kaftans in Marrakech. And then there were the botanical dresses by Ken Scott, and Bianca Jagger covered in layers of Zandra Rhodes’ stylised motifs: Bianca’s rebellious spirit today is perpetuated in her daughter, Jade, highly sought after it-girl and model. Biba’s vintage creations, sometimes worn by the top model Cara Delevingne,
Opposite page, Dries Van Noten.
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Photo: Lorenzo Marcucci Fashion: Sabrina Mellace Mandala Creative Productions
Opposite page, Burberry dress, Valentino sandals.
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Bottega Veneta dress and shoes.
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Valentino dresses and sandals.
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Valentino Garavani bag and shoe.
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Fendi sandal, Hermès bracelet.
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Bottega Veneta bag.
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ANNIVERSARY
of
GORGEOUS
GIORGIO ma magari lo ha già detto qualcuno... but maybe someone has already said that...
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Giorgio Armani, courtesy of Giorgio Armani.
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ANNIVERSARY
“HO AMATO AMERICAN GIGOLÒ, IL MIO ESORDIO NEL MONDO DEL CINEMA, E GLI INTOCCABILI, DOVE OGNI ABITO ESPRIMEVA IL CARATTERE DEL PROTAGONISTA”
INTERVISTA DI GABRIELE ROMAGNOLI, GQ, MAGGIO 2013
Richard Gere in American Gigolo, 1980, courtesy of Giorgio Armani.
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ANNIVERSARY
“I LOVED AMERICAN GIGOLO, MY DEBUT IN THE WORLD OF FILM, AND THE UNTOUCHABLES, IN WHICH EVERY OUTFIT EXPRESSED THE CHARACTER OF THE ACTOR”
INTERVIEW WITH GABRIELE ROMAGNOLI, GQ, MAY 2013
Andy Garcia, Sean Connery, Kevin Costner, Charles Martin Smith in The Untouchables, 1987, courtesy of Giorgio Armani.
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ANNIVERSARY
Giorgio Armani adv campaign. Above, from left, F/W 1978 by Bob Krieger; F/W 1984 by Aldo Fallai. Below, from left, F/W 1988 by Aldo Fallai; F/W 1991 by Aldo Fallai. Opposite page, F/W 1992 by Peter Lindbergh.
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ANNIVERSARY
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ANNIVERSARY
Il rendering dell’Armani/Silos. L’ex magazzino della Nestlé ospita oggi gli abiti storici della maison insieme a un archivio digitale che raccoglie schizzi, bozzetti e disegni esemplificativi e si avvale di un sistema di catalogazione unico sviluppato appositamente. Alla presenza di 500 invitati, l’Armani/Silos ha aperto le sue porte il 30 aprile, in ocasione della serata di inaugurazione di Expo 2015, manifestazione di cui Giorgio Armani è special ambassador.
The Armani/Silos building. The old Nestlé warehouse today houses the brand’s classic designs together with a digital archive of sketches, drawings and designs as well as its own especially formulated, system of cataloguing. The doors of Armani/Silos were opened to 500 guests on 30th April, the same evening as the inauguration of Expo 2015 for which Giorgio Armani is special ambassador.
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Photo: Juco Fashion: Jimi Urquiaga
Opposite page, Chanel jacket, blouse, skirt and shoes, Wolford socks.
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DVF coat, Dior blouse, SisSae Qipao skirt, Wolford socks, Jason Wu shoes.
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TALE MADRE, TALE FIGLIA
A L L WO M E N A R E
DAUGHTERS,
A L L
MEN
A R E
SONS 132
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Photo: Marco D’Amico Fashion: Sabrina Mellace Mandala Creative Productions
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From left, Dolce&Gabbana dress, shoes and bag; Dolce&Gabbana dress and hairband.
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From left, Missoni coat, blouse, skirt, belt and necklace, Jimmy Choo shoes; Ermanno Scervino dress and shoes.
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Alessia Xoccato coat, Stella McCartney dress, Alberto Moretti shoes, Giancarlo Petriglia light blue and pink bags, Furla yellow bag. On the floor, from left, Jimmy Choo python and pink clutches and in the middle turquoise clutch; Stella McCartney shoulder bags and cork bag; front row, Furla white and pink bag and in the middle bag with orange buckle; Moreschi bags with gilded buckles. On the table, A.N.G.E.L.O. Vintage Clothing bags.
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Photo: Lorenzo Marcucci Fashion: Sabrina Mellace Mandala Creative Productions
NanĂ Firenze hairband, 28.5 coat.
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NanĂ Firenze hairband, 28.5 coat, Hache blouse, MSGM skirt, Alberto Zambelli socks, Kenzo shoes, Jimmy Choo bag, Shourouk brooch.
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K-Way jacket, Tak.Ori jumpsuit, CO|TE belt, Raparo sandals.
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THE ART OF BEING A WOMAN
LA GRANDE MADRE E LE SUE FIGLIE THE GREAT MOTHER AND HER DAUGHTERS Barbara Bolelli
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THE ART OF BEING A WOMAN
Guerrilla Girls, [no title], 1985-90, Tate, Š courtesy of www.guerrillagirls.com.
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THE ART OF BEING A WOMAN
CHAPTER TWO La femme può partorire anche se stessa Woman can also give birth to herself
“Avete idea di quanti libri si scrivono sulle donne in un anno? Avete idea di quanti sono scritti da uomini? Sapete di essere l’animale forse più discusso dell’universo?”, Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, 1929. La questione numero due riguarda: “Chi è che definisce la donna?”. Fino al secolo scorso, bene o male, sono stati gli uomini a farlo e, ovviamente, lo hanno fatto in relazione a se stessi. La Woolf parla di libri, ma pensate al classico nudo femminile in arte: quanti hanno per soggetto donne? Quanti sono stati dipinti da artisti maschi? Tutti. Nel Novecento però le cose sono cambiate e, piano piano, in ogni disciplina possibile (dalla scrittura ai nuovi mezzi di comunicazione, l’arte e persino la moda con Coco Chanel) la nostra femme ha iniziato a rimpossessarsi di se stessa, passando da passivo oggetto di rappresentazione a - finalmente! soggetto attivo. Lei ha iniziato anche pubblicamente a dire la sua e lo ha fatto in un modo del tutto sorprendente e sincero. “Have you any idea how many books are written about women in a year? Have you any idea how many of them are written by men? Do you realise you are the most talked about animal in the universe?”, Virginia Woolf, A Room of One’s Own, 1929. Question number two concerns “Who defines woman?” Until the last century, for better or worse, it was done by men and, obviously, they did it in relationship to themselves. Virginia Woolf talks about books, but in art think of the classical female nude: how many paintings have women as their subjects? How many were painted by male artists? All of them. Things changed though in the 20th century and, little by little, in every possible discipline (from the written word to new methods of communication, art, and even fashion with Coco Chanel), our female began to regain possession of herself, passing - at last! - from passive object to active subject. She also began airing her opinions publicly and she did it in an altogether surprising and honest way.
Opposite page, Gretchen Bender, Untitled (The Pleasure is Back), 1982, Tate, © Estate of Gretchen Bender, courtesy of The Mint Museum, Charlotte, NC.
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THE ART OF BEING A WOMAN
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THE ART OF BEING A WOMAN
CHAPTER THREE La Grande Madre The Great Mother Uno sguardo sulla condizione femminile filtrato attraverso un secolo di opere d’arte è quello che si ripropone La Grande Madre, la mostra a cura di Massimiliano Gioni, promossa da Comune di Milano Cultura e ideata e prodotta dalla Fondazione Nicola Trussardi insieme a Palazzo Reale per Expo in città 2015. Dal 26 agosto al 15 novembre 2015, 127 artiste e artisti contemporanei racconteranno le conquiste della donna nel corso del Novecento, esplorando dall’interno miti e cliché al femminile. Dall’archivio della studiosa Olga Fröbe-Kapteyn, che negli anni Trenta ha raccolto per tutta la vita migliaia di immagini di idoli femminili, veneri, matrone e divinità preistoriche - a cui hanno attinto psicologi e antropologi quali Carl Gustav Jung e Erich Neumann per le loro ricerche sulle culture matriarcali nella preistoria -, fino alla partecipazione delle donne alle avanguardie storiche - L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940, come direbbe la critica d’arte Lea Vergine - e, in particolare, i movimenti futurista, dadaista e surrealista. Ecco, allora, Benedetta, Umberto Boccioni, Giannina Censi, Valentine De SaintAn exhibition called La Grande Madre (The Great Mother) offers a look at the female condition as seen through a century of works of art. Curated by Massimiliano Gioni and sponsored by the Comune di Milano Cultura, it was devised and produced by the Nicola Trussardi Foundation together with Palazzo Reale for Expo in città 2015. From 26th August to 15th November 2015, 127 contemporary artists, both male and female, will tell the story of women’s conquests spanning the 20th century, exploring female myths and clichés from within. From the scholar Olga Fröbe-Kapteyn’s archives of the thirties, a life time’s collection of thousands of pictures of female idols, venuses, matrons and pre-historic divinities - to which psychologists and anthropologists such as Carl Gustav Jung and Erich Neumann referred for their research into prehistoric matriarchal cultures -, to the participation of women in famous avant-garde movements. This was The Other Half of Avant-Garde 1910-1940 as the art critic, Lea Vergine, would say and, in particular, meant the Futurist, Dadaist and Surrealist movements. So, here we find Benedetta, Umberto Boccioni, Giannina Censi, Valentine De
Opposite page, Catherine Opie, Self portrait / Nursing, 2004, private collection, courtesy of Studio Guenzani, Milano.
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Photo: Byron Mollinedo Fashion: Luigi Gaballo
Gucci dress.
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Burberry Prorsum jacket and skirt.
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Valentino dress, Sharra Pagano earrings, Arte Facta necklace and ring.
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FOCUS
BJ ร R K ! Opposite page, Bjรถrk, The Face, 1993, ph. Glen Luchford.
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JEWELRY
VAN CLEEF & ARPELS
Vintage Alhambra Icona portafortuna di Van Cleef & Arpels sin dal 1968, la collezione Alhambra si impreziosisce di diamanti e malachite, pietra cara alla maison che nelle sue sfumature verdi evoca la rinascita della natura, in un’edizione che celebra la nuova boutique milanese di via Monte Napoleone.
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Van Cleef & Arpels’ key iconic range since 1968, the Alhambra collection is now embellished with diamonds and the house’s favourites malachite. Her shades of green evoke the rebirth of nature, in a range celebrating the company’s new shop in Via Monte Napoleone, Milan.
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JEWELRY
Collana Vintage Alhambra, 20 motivi, oro giallo, malachite, diamanti. Pagina a fianco, bracciale Vintage Alhambra, 5 motivi, oro giallo, malachite e diamanti. Vintage Alhambra necklace, 20 motifs, yellow gold, malachite and diamonds.Opposite page, Vintage Alhambra bracelet, 5 motifs, yellow gold, malachite and diamonds. Š Van Cleef & Arpels
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CHANTECLER Anima La campanella, il gallo, il cornetto portafortuna Joyful e il logo della casa declinati in oro giallo e rosa abbinato alla madreperla: oggi come ieri sono gli iconici simboli di Chantecler i protagonisti della nuova collezione Anima che celebra in chiave contemporanea il savoir-faire della maison. Fondata nel 1947 da Pietro Capuano e Salvatore Aprea, la gioielleria caprese ha conquistato nel tempo Grace Kelly e Linda Darnell, Ingrid Bergman e Jacqueline Kennedy, come racconta il nuovo libro, edito da Rizzoli, Capri Jewels. The Love and Creation of Beauty.
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A bell, a cock, the Joyful lucky horn and the company logo in yellow and pink gold with mother-of-pearl: these iconic Chantecler symbols feature still today in the new collection, Anima, celebrating this jeweller’s expertise in a contemporary key. Founded in 1947 by Pietro Capuano and Salvatore Aprea, this jeweller of Capri has over the years conquered the hearts of Grace Kelly and Linda Darnell, Ingrid Bergman and Jacqueline Kennedy, as related in a new book published by Rizzoli Capri Jewels. The Love and Creation of Beauty.
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In questa pagina e nella pagina a fianco, collezione Anima in oro giallo e rosa e madreperla. This page and opposite page, the Anima collection in yellow and pink gold and mother-of-pearl.
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