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CONTENTS 12

Editorial Letter

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CHAPTER I PORTRAITS Kate Winslet Nicoletta Romanoff Federica Pellegrini Izumi Ogino Violante Nessi Orsola Clerici, Chiara Troglio

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Kenzo - Carol Lim, Humberto Leon

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A Fairy Tale Life

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Eleonora Abbagnato

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CHAPTER II Eden

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CHAPTER III White Lines

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Fantasia

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CHAPTER IV Rich Girls

115

CHAPTER V Virginia Woolf

131 132 136 140

CHAPTER VI LIBRARY East of the Sun and West of the Moon Naomi Campbell Fairy Tale Fashion

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Gianluca Capannolo

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Long Live the Queen

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CHAPTER VII A 70s Room

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CHAPTER VIII Blue Time

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CHAPTER IX FOCUS The “Hiro” of the Op Art Celebrating 40 years of theatre

197

Addresses

N°21 shirt, Minimal To dress.

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Photographer: Vinnie Liazza Fashion: Sabrina Mellace


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EDITORIAL LETTER Cinzia Malvini

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acconta la mamma che da piccola la mia favola preferita era Il gatto con gli stivali, un indizio precoce di quelle che sarebbero state in futuro, una volta adulta, passioni e professione, ovvero animali e moda. Provate a chiedere in giro, ai bambini o ai più grandi, quale sia la loro fiaba del cuore. Scoprirete che la risposta magari si farà un po’ attendere, ma, sempre e in ogni caso, arriverà con un sorriso. Anche per questo, quando abbiamo deciso il tema del nuovo numero del “Mag”, vagliando le proposte sulle tendenze moda della primavera e su quello che più ci aveva colpito in passerella, alla fine abbiamo scelto proprio la favola. Tutti d’accordo, istintivamente. E non solo, perché tanti e importanti sono oggi le collezioni, gli eventi e le mostre, a partire da quella del Fashion Institute of Technology di New York, che hanno al centro la fiaba, ma soprattutto per quel senso di serenità, leggerezza e, alla fine, anche benessere che queste portano con sé, a ogni età. Le favole sono terapeutiche e la moda, che non fa mai niente per caso, sceglie di cavalcare storie fantastiche rilanciate ora sul grande schermo da attori e registi leggendari, da Tim Burton a Cate Blanchett. E poi, ancora, la moda non è un po’ la favola degli adulti? Quante volte guardando un abito abbiamo usato l’espressione “da favola”? Quanta meraviglia davanti a certe collezioni e a una creatività che incanta. Ricordo ancora la riapertura della boutique di Kenzo a Parigi in place des Victoires. Era una sera d’estate del 2006, quando oltre mille e cinquecento ospiti invasero la piazza trasformata da Antonio Marras, allora direttore creativo del marchio, in un giardino mediterraneo tra ulivi, piante secolari, cespugli di rosmarino e letti in ferro a baldacchino: un omaggio allo scrittore e favolista francese Charles Perrault, autore di fiabe come Cappuccetto Rosso o La bella addormentata nel bosco, che nel 1700 abitava lì. Immagini che ogni tanto ritornano, con piacere. Così, legati dall’esile, ma solidissimo filo della fantasia, abbiamo deciso di riunire in queste pagine, servizi, personaggi, interviste, fotografie e ritratti per un nuovo numero dove il centro del racconto è sempre la moda e la sua straordinaria creatività. Che è esattamente ciò che Albert Einstein pensava dovesse essere, ovvero “intelligenza che si diverte”. Un saluto fantastico a tutti voi. P.S. Vorrei aggiungere che tra le mie storie preferite c’erano anche le imprese di Asterix il gallico e Topo Gigio, personaggi scaturiti rispettivamente dalla straordinaria fantasia di Goscinny-Uderzo e Maria Perego. A loro oggi va il mio più profondo grazie per aver nutrito passioni, storie e creatività di bambina, prima della moda.

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M

y mother tells me that when I was small my favourite fairy tale was Puss in Boots, an early sign of what was to become my passion and my profession as an adult, animals and fashion. You try asking people, children or adults, what their favourite fairy tale is. You will find that perhaps you have to wait awhile for an answer but it will always be with a smile. That is also a reason why, when deciding on a theme for the new issue of the “Mag”, in weighing up the various fashion trends for spring and what had most struck us from the catwalk shows, in the end in fact we decided to choose the fairy tale. We were all instinctively in agreement. And not only because many important collections, events and exhibitions today, starting with the one held by the Fashion Institute of Technology in New York, are centred round the fairy story but especially for that sense of serenity, lightness and, in the end, also of wellbeing that they bring with them, for all ages. Fairy tales are therapeutic and fashion, which never does anything by chance, has chosen to cover those fantastical stories that are now re-appearing on the silver screen by legendary directors and actors such as Tim Burton and Cate Blanchett. And then again isn’t fashion anyway a little like a fairy tale for adults? How many times have we looked at a dress and said “fabulous”? We marvel at certain collections and are enchanted by creativity. I still remember the re-opening of the Kenzo boutique in place des Victoires in Paris. It was a summer evening in 2006 when over one thousand and five hundred guests invaded the square which had been transformed by the brand’s then creative director, Antonio Marras, into a Mediterranean garden with ancient olive trees, bushes of Rosemary and wrought iron four-poster beds: a tribute to the French writer Charles Perrault, author of fairy stories like Little Red Riding Hood and Sleeping Beauty, who had lived there in 1700. Memories that come back now and again return with pleasure. So, connected by the fine but very resistant thread of fantasy, we decided to bring together articles, people, interviews, photographs and portraits on the pages of this issue in which the fairy story is always centred round fashion and its extraordinary creativity. Which is exactly what Albert Einstein thought it should be, in other words “intelligence that’s fun”. Enjoy a fantastic read. P.S. I would also like to add that among my favourite stories were also the deeds of Asterix the Gaul and Topo Gigio, characters invented through the extraordinary imaginations of Goscinny-Uderzo and Maria Perego respectively. Today I thank them from the bottom of my heart for having fed my passion, before fashion and as a child, for their stories and creativity.


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KATE WINSLET PORTRAITS

Barbara Bolelli

Kate Winslet i personaggi che interpreta se li cuce direttamente addosso. Autoironica, altruista e affascinante, è un’attrice autentica, nonché l’incarnazione perfetta di bellezza ed eleganza anche se, come lei stessa ama ricordare: “Oltre agli zigomi, c’è molto di più nella vita”. La prima cosa è il lavoro, il duro lavoro, poi vengono talento e passione. “Quando si ha a disposizione un certo numero di giorni per completare un film, nessuno ha voglia di lagne, lamentele e storie varie - dice - non c’è proprio più spazio per gli atteggiamenti da diva”. Nata a Reading nel Berkshire e figlia di attori teatrali, Kate è cresciuta tra palchi, sipari, copioni e un destino forse in parte già scritto. Una carriera che da sola traccia la storia del cinema: struggente in Iris - Un amore vero, incancellabile in Eternal Sunshine of the Spotless Mind, assoluta in The Reader - A voce alta, ruolo che nel 2009 le vale il premio Oscar come migliore attrice. Per non parlare di Revolutionary Road, Carnage... E, neanche a dirlo, perché non riesce a togliersi più di dosso il nome di Rose DeWitt Bukater - e se lo tiene con piacere!- il Titanic di Cameron, in cui recita a fianco dell’amico di una vita, Leonardo DiCaprio. La rivedremo presto al cinema in The Dressmaker - Il diavolo è tornato di Jocelyn Moorhouse: nell’Australia di inizio anni ’50, Kate è la stilista Tilly Dunnage che, dopo anni trascorsi negli atelier parigini, torna nella città natale, pronta, armata di ago e filo, a consumare la sua vendetta. “Quando ho letto per la prima volta la sceneggiatura, ho notato quanto questa donna sia diversa da tutte le altre. In lei c’è una forza incrollabile, a volte quasi aggressiva. Ha un talento particolare, unico, oltre a grazia ed eleganza che non è da tutti! Vulnerabile, sì, ma anche capace di nascondere le sue fragilità. La storia si muove su uno sfondo ironico e divertente: una commedia dark che dipinge un’affascinante relazione madre-figlia. Dai, come poteva non conquistarmi?”. A fianco a Tilly/Kate, la moda è l’altra protagonista dei giochi: “Arrivata a casa, Tilly decide di sconvolgere le vite degli abitanti di Dungatar. Ecco, in quell’occasione indossa un abito meraviglioso, rosso, tacchi, occhiali scuri e sigaretta. Favolosa. È il suo modo di dire sono tornata, dovete guardarmi”. Lo stile è poi anche il mezzo attraverso cui porta avanti la sua rivincita e la stessa super Kate, per interpretare la parte, ha dovuto imparare anche l’arte del taglia e cuci: “Prima del film, le uniche cose che sapevo cucire erano le toppe con i nomi dei bambini sulla parte posteriore dei grembiulini, le calze che avevano bisogno di essere rammendate o cose simili. Continuavo a ripetermi ‘Prima o poi imparo’. Ecco, è successo, ora so anche cucire!”. Un fit perfetto tra attore e personaggio.

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Kate Winslet and the perfect fit for the characters she plays. With her self-deprecating humour, altruism and appeal she is a true actress, the incarnation of perfect beauty and elegance, she even likes to say: “There’s more to life than cheekbones”. The first thing is work, hard work, then talent and passion. “When you only have a certain number of days to finish a film, no-one wants to hear moans, complaints and problems - she says - There really is no space to act the diva”. Born in Reading in Berkshire, the daughter of theatre actors, Kate grew up surrounded by stages, sets, scripts and perhaps with her destiny already partly written. A career that in itself outlines the history of film; she was heart-breaking in Iris, unforgettable in Eternal Sunshine of the Spotless Mind and absolute in The Reader, a role that won her an Oscar as best actress in 2009. Without even mentioning Revolutionary Road, Carnage... And of course it goes without saying, Rose DeWitt Bukater because she will never be able to separate herself from that name - which she accepts with pleasure! - Cameron’s Titanic of course, in which she played alongside her life-long friend, Leonardo DiCaprio. We are about to see her again at the cinema in The Dressmaker, directed by Jocelyn Moorhouse. Set in early 50s Australia, Kate plays the fashion designer Tilly Dunnage who, after years spent working in the Parisian ateliers, returns to her small native town armed with needle and thread to take her revenge. “When I read the script for the first time, I noted how different this woman was from all the others. She had an interior indestructible strength, sometimes almost aggressive. She has a special kind of talent, unique, as well as grace and elegance which is really not so common! She is vulnerable but she is also able to hide her fragility. The story unwinds in an amusing and entertaining way: a dark comedy painting a fascinating picture of a mother-daughter relationship. Please, how could I not be won over?” Besides Tilly/Kate, fashion is the other protagonist in the story: “Once back home Tilly decides to revolutionise the inhabitants of Dungatar. So on that occasion she appears in a marvellous red dress, high heels, dark glasses and with a cigarette. Fantastic. It is her way of saying I am back, look at me.” Fashion is also the means Tilly uses to continue her revenge and super Kate had to learn the art of cutting and sewing herself in order to play the part: “The only things I knew how to sew before this film, were the name tapes in the children’s school clothes, socks that needed darning and stuff like that. I kept saying to myself, ‘I will learn sooner or later’. And I did, now I know how to sew too!” A perfect fit for an actress and the character she plays.


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PORTRAITS

Kate Winslet in The Dressmaker, distributed by Eagle Pictures. 23


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NICOLETTA ROMANOFF PORTRAITS

Valentina Uzzo

“Io una principessa moderna? È un bellissimo complimento, ma di fatto non lo sono, lo è mia madre. Io sono al 100% italiana, mio padre è siciliano”. Nicoletta Romanoff, attrice che il pubblico ha cominciato a conoscere nella parte di Valentina, la giovane e bella aspirante velina nel film di Gabriele Muccino del 2003 Ricordati di me, è la discendente diretta degli zar di Russia: Nicola I, Paolo I e Caterina II. Una storia di eredità, di stirpe e di sangue che è tornata a far parlare di sé da poco, dopo un incontro avvenuto nel centro di Roma. “Un giorno Silvia (Silvia Damiani, vice Presidente di Damiani, ndr) mi telefonò, dicendomi che voleva parlarmi di un progetto. Pensavo si trattasse semplicemente di qualche scatto o comunque qualcosa legato al mio lavoro di attrice, invece, mi ha proposto una vera collaborazione per creare insieme una collezione ispirata ai gioielli dei Romanoff. Mi sono commossa, da tanti anni volevo farlo, ma non avevo mai trovato la formula giusta. Ancora oggi custodisco dei bozzetti che iniziai a disegnare anni fa. Alla fine, da una semplice capsule collection, siamo arrivati quasi alla terza collezione”, racconta con gli occhi pieni di entusiasmo e di euforia. “La memoria ha questa grande responsabilità, si continua a vivere attraverso la memoria ed è bello quando hai la possibilità di creare una sorta di legame con il passato”. “Sono andata subito da mio nonno a chiedere la sua benedizione, perché, quando si usa il cognome Romanoff, ‘bisogna chiedere al capo’, e lui è rimasto subito entusiasta immaginando di vedere tramandata, in un modo così speciale e prezioso, la storia della nostra famiglia”, racconta. “I miei bisnonni sono scappati dalla sera alla mattina portando con sé solo qualche valigia, pensando di stare fuori casa pochi mesi. Rimasero, invece, per tutta la vita. Mio nonno riuscì a tornare in Russia solo alla fine degli anni ’80. Poi, sposò una donna italiana ed è stato un matrimonio d’amore, tra Italia e Russia, celebrato a Cannes nel 1952. Nel rito ortodosso, il matrimonio avviene con delle corone poggiate sulla testa, per questo motivo mia nonna volle sul capo una corona di fiori d’arancio”. Oggi, quella tiara, fatta di fiori veri ricoperti di cera, è diventata il pezzo forte di questa collaborazione insieme alla collezione Fiocco: “Lo si portava sui corsetti, ad esempio. A dire il vero nacque proprio così in Europa”. “È stato divertente indossare più di 18 collezioni”, conclude la Romanoff che da poco è diventata la testimonial ufficiale di Damiani. D’altronde anche Sharon Stone, quando a suo tempo rivestì lo stesso ruolo, esordì con la frase: “La cosa divertente nel rappresentare una casa di gioielli? È che per una volta sei libera di indossarne quanti ne vuoi”.

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“Me, a modern princess? That is a lovely compliment but I’m not, my mother is. I am 100% Italian, my father is Sicilian”. But in fact, Nicoletta Romanoff, an actress who the public began to get to know in the part of Valentina, the beautiful, young aspiring star in the 2003 film directed by Gabriele Muccino Ricordati di me (Remember Me), is a direct descendant of the Russian Tsars: Nicholas I, Paul and Catherine II. A story of heredity, clans and blood which is now being talked about again following a meeting which took place in the centre of Rome. “One day Silvia (Silvia Damiani, vice president of Damiani, ed) phoned me saying she wanted to talk to me about a plan she had. To start with I thought it was simply a matter of a few photos or in any case something to do with my job as an actress, but in fact she suggested a real partnership; to create a collection together inspired by the Romanoff jewels. I was really excited, I have wanted to do that for a long time but I had never found the right formula. I still have some sketches that I started doing years ago. In the end, from the simple capsule collection we started with, we are now almost on our third collection”, she says with a euphoric expression and full of enthusiasm. “Memory has such a great responsibility, one goes on living through memory and it is nice when you have the possibility to create a kind of connection with the past”. “I went straight to my grandfather to ask for his blessing, because when you use the surname Romanoff, ‘you have to ask the boss’. He was very enthusiastic at the idea of seeing the story of our family and how it has evolved passed on in such a special way,” she told us. “My great-grandparents escaped over night, only taking a couple of suitcases with them and expecting to stay away just a few months. In fact they never went back. Only my grandfather managed to go back to Russia at the end of the 80s. Then he married an Italian girl, a happy marriage between Italy and Russia celebrated in Cannes in 1952. In the orthodox ceremony marriage is celebrated with a crown and my grandmother wanted one in orange blossom”. Today that tiara, made with real flowers covered in wax has become the key piece in this partnership, together with the Fiocco collection: “For example it was worn on the bodice. To be honest that was how it originated in Europe”. She concludes, “It was fun wearing more than 18 collections”. She has just become the official ambassador for Damiani but even Sharon Stone, when in her turn she had the same role, she began with the sentence, “The fun in representing a brand of jewellery? It’s that for once you are free to wear as much as you like”.


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PORTRAITS

Nicoletta Romanoff wears Fiocco by Damiani, courtesy of Damiani. 25


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INTERVIEW

CAROL LIM - HUMBERTO LEON

LA MODA È UNA FAVOLA DA PREMIO NOBEL Ph. Sebastian Kim.

FASHION IS A FAIRY TALE WORTHY OF A NOBEL Cinzia Malvini

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INTERVIEW

Colloquio con Carol Lim e Humberto Leon, i direttori creativi di Kenzo che presentano una nuova collezione limited edition ispirata al film Disney Il libro della giungla. Uscito a metà aprile nelle sale di tutto il mondo, il film è già un campione d’incassi ai botteghini, polverizzando i record di stagione. Un concentrato di poesia che racconta come tutto, alla fine, sia possibile. Nella fantasia o nella moda

An interview with Carol Lim and Humberto Leon, the creative directors at Kenzo who have designed a new limited edition collection inspired by the Disney film, The Jungle Book. The film, which was released world wide in mid-April, has already left previous box office records for the season standing. The quintessence of poetry that expresses how anything is possible in the end. In the imagination or in fashion

Un orso mattacchione come Baloo o Mowgli, il cucciolo d’uomo abbandonato e salvato da un branco di lupi e di cui si prenderà poi cura la saggia pantera Bagheera. Ma anche Re Luigi l’orangotango, la pericolosa tigre Shere Khan o il meraviglioso Hathi, l’elefante indiano che non fa mai nulla e che anche per questo vive così a lungo. Scegliete il vostro personaggio preferito de Il libro della giungla, la serie di racconti di Rudyard Kipling, pubblicati tra il 1893 e il 1894, trovando subito un importante seguito culminato nel 1907, quando lo scrittore britannico fu insignito del premio Nobel per la letteratura. Scegliete e indossatelo, perché sono tutti loro, la più stramba gang cartoonistica che il mondo dei grandi o più piccini ricordi, i protagonisti della nuova collezione limited edition firmata Kenzo. Un omaggio di Carol Lim e Humberto Leon, dal 2011 direttori creativi della storica maison franco-giapponese fondata nel 1970 da Kenzo Takada e oggi uno dei fiori colorati e più allegri all’occhiello del gruppo del lusso francese LVMH, in occasione dell’uscita mondiale sul grande schermo del film Disney, moderna riedizione del famoso cartone del 1967, trasformato in una pellicola di animazione e live action con la regia di Jon Favreau. E proprio ad alcuni disegni originali del classico film d’allora si sono ispirati Carol e Humberto, tra giacche, top, abiti e camicie estivi in cotone e seta della collezione femminile e per la collezione da uomo composta da giacche leggere, pantaloni, shorts e camicie hawaiane.“La cosa che abbiamo trovato più interessante nel progetto è stato unire forti elementi de Il libro della giungla con dettagli che sappiamo essere immancabilmente Kenzo. C’è un modo in cui tutto si armonizza, che è leggermente familiare, ma anche realmente fresco ed emozionante. Le silhouette che abbiamo scelto per i capi e gli accessori sono state ispirate dalla nuova direzione che la Disney ha preso con il film in live action. C’è un leggero richiamo a elementi in stile giungla/safari. Tutto è stato eseguito in un modo elevato e moderno, per esprimere l’obiettivo comune di Disney e Kenzo, fin dall’inizio della collaborazione”, spiegano Carol Lim e Humberto Leon.

A high-spirited bear like Baloo or Mowgli, the abandoned little man boy rescued by a pack of wolves and who the wise panther, Bagheera, will assume custody of. But also King Louie the orangutan, the frightening tiger Shere Khan and the wonderful Colonel Hathi, the Indian elephant that never does anything and this too is why he lives for so long. Choose your favourite character from The Jungle Book, the stories told by this British writer Rudyard Kipling, published between 1893 and 1894 and which from the start gained a success culminated in 1907 with him being awarded the Nobel prize for literature. Choose one and put it on, because the protagonists of the new limited edition collection by Kenzo are all of them, the most unexpected group of cartoon characters that both adult and child can remember. A tribute by Carol Lim and Humberto Leon, since 2011 the creative directors at Kenzo the historic Franco/Japanese fashion house launched in 1970 by Kenzo Takada and today one of the most colourful and light-hearted flowers in the button hole of the French luxury group LVMH, to coincide with the world-wide release of the Disney film, a modern version of the 1967 classic cartoon transformed into mixture of animation and live action by the director Jon Favreau. And Carol and Humberto were inspired precisely by some of the original drawings from the classic film; jackets, tops, summer dresses and shirts in cotton and silk for the women’s collection and for the men, light weight jackets, trousers and Hawaiian shirts. “What we found the most interesting in the project was uniting strong elements from The Jungle Book with details that are unmistakably Kenzo’s. There is a way that everything harmonises, slightly familiar but also really fresh and emotional. The silhouettes we have chosen for the clothes and the accessories were inspired by the new direction Disney has taken with this live action film. There is some reference to elements of jungle/safari style. Everything was carried out in an elevated and modern way, to express the shared Disney and Kenzo objective right from the start”, explained Carol Lim and Humberto Leon. 35


UNA VITA DA FAVOLA

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A NEW FANTASY LAND

A FAIRY TALE LIFE Enrico Maria Albamonte

Non poteva approdare nella hit parade con tempismo peggiore la canzone Odio le favole che, in barba al romanticismo imperante ormai entrato nel lessico quotidiano, il giovane musicista emergente Ermal Meta ha portato coraggiosamente al Teatro Ariston sul fiorito palcoscenico dell’ultimo Festival di Sanremo. Il 2016 sarà ricordato, infatti, come l’anno di fantasilandia. Uno tsunami di fate, elfi, draghi e altri mostri, maghi, streghe e maghetti e “animali fantastici” è pronto a travolgerci e ci sta già deliziando a teatro e poi ancora sul piccolo e grande schermo. E si badi: oggi le favole non piacciono solo ai bambini, ma sempre più agli adulti. Perché sono altamente terapeutiche. Fiabe come oppio dei popoli? Può darsi. Almeno dando un’occhiata ai primi episodi della sesta stagione della serie cult Il Trono di Spade già approdata su Sky in versione originale. Una serie epica e affascinante che divide e conquista: la lotta per impadronirsi del trono di spade porta le casate nobiliari più potenti e blasonate ad armarsi le une contro le altre o a intrecciare alleanze strategiche. E, restando sul versante televisivo, svetta la sorpresa della miniserie The Frankenstein Chronicles, ambientata nel 1825 e interpretata da Sean Bean, un veterano del genere fantasy: ha già recitato, infatti, nel cast de Il Trono di Spade e ne Il Signore degli Anelli. Quest’ultima saga fantasy, insieme alle peripezie del mitico maghetto Harry Potter - il suo interprete

The song Odio le favole (I Hate Fairy Tales) that, in defiance of the prevailing romanticism which has now entered into the everyday lexicon, the budding young singer/songwriter Ermal Meta courageously sang at the Ariston Theatre for the latest Sanremo Festival couldn’t have reached the hit parade at a worse time. 2016 in fact will be remembered as the year of Fantasy Land. A tsunami of fairies, elves, dragons and other monsters, witches and wizards and “fantastical animals” is preparing to overpower us. They are already delighting us at the theatre as well as on both the small and silver screens. And, take note: today fairy tales are not only liked by children but increasingly by adults as well, because they are very therapeutic. Fables as the people’s opiate? Perhaps. At least if you take a look at the first episode of the sixth series of the cult Game of Thrones; the original version is already being shown on Sky TV. An epic and fascinating series that divides and conquers: the struggle to win the throne of swords leads the most powerful noble dynasties to arm themselves against each other and plot strategic alliances. And, remaining within the domain of TV, the surprising success of the mini-series The Frankenstein Chronicles stands out. It is set in 1825 and stars Sean Bean, a veteran of the sci-fi genre who, in fact, has already appeared in Game of Thrones and in The Lord of the Rings. The latter fantasy saga, together with the

Cinderella, distributed by Walt Disney Studios Motion Pictures. 40


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SHINING STAR

ELEONORA ABBAGNATO

DI TACCO E DI PUNTA

HEEL AND TOE Cinzia Malvini

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SHINING STAR

Colloquio con Eleonora Abbagnato, étoile all’Opéra di Parigi e orgoglioso direttore del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma

An interview with Eleonora Abbagnato, principal dancer at the Opéra in Paris and the proud artistic director of the Teatro dell’Opera ballet company in Rome

“Ma guarda che a me piace moltissimo indossare scarpe con il tacco alto, non fare caso a oggi”, mi dice Eleonora Abbagnato. Oggi e qui sarebbe Roma, primo pomeriggio di una giornata quasi primaverile che regala al Teatro Costanzi, meglio conosciuto come Teatro dell’Opera, una luce speciale. La stessa che brilla negli occhi di Eleonora Abbagnato, la nostra stella della danza, espatriata in Francia e oggi di nuovo nella sua Italia per rilanciare un’arte in un teatro che ha vissuto i suoi momenti d’oro negli anni ’60. Eleonora è in jeans, maglioncino grigio e scarpe da tennis dove è caduto il mio sguardo. Cosa che a lei, sveltissima, non è sfuggita. La incontro tra una prova e l’altra di Closer di Benjamin Millepied su musica di Philip Glass, pezzo forte del programma dedicato ai grandi coreografi: quattro titoli in un omaggio ai mostri sacri della danza Balanchine e Nureyev e ai rivoluzionari del balletto come William Forsythe e Millepied. “Io e Benjamin abbiamo la stessa età (37 anni, ndr), la stessa visione e parliamo di tante cose. Come me, è aperto anche ad altre arti, è curioso di moda, di cinema, di tutto”, prosegue Eleonora. Millepied, che è sposato con l’attrice Natalie Portman incontrata durante le riprese del film Il cigno nero, nel 2010, ha appena annunciato l’abbandono del corpo di ballo dell’Opéra di Parigi, di cui era direttore e dove Eleonora è luminosa étoile dal 2013, un riconoscimento prestigiosissimo, per la prima volta nella storia di Palais Garnier a una danzatrice italiana. “Ricordo tutto perfettamente - dice con un sorriso, sistemandosi i lunghi capelli biondi raccolti con disinvoltura in una veloce e impeccabile coda di cavallo, come solo a certe ballerine riesce così bene, io neanche se resto due ore davanti allo specchio, penso - Era appena terminata l’ultima replica della Carmen di Roland Petit. Quando sono uscita sul palco, non appena chiamata, si sono alzati tutti in piedi in una standing ovation che non dimenticherò mai. Io e Nicolas (Le Riche, suo partner in scena, ndr) ci siamo commossi fino alle lacrime”. Quindici minuti di applausi in un teatro strapieno, dove per l’occasione erano giunti da Palermo anche i genitori di Eleonora e dalla capitale il marito, Federico Balzaretti, ai tempi difensore della Roma, squadra dove oggi ricopre un ruolo dirigenziale. “I miei genitori mi hanno sempre sostenuto e ancora oggi Federico non si perde uno spettacolo insieme ai nostri figli”, racconta felice. Famiglia allargata quella di Eleonora, con Julia e Gabriel, rispettivamente 4 e

“But I really like wearing high heels, don’t look at what I am wearing today” said Eleonora Abbagnato. The day was in Rome in the early afternoon of an almost spring day that gave the Costanzi Theatre, better known as the Teatro dell’Opera, a very special light. The same light that shone from Eleonora Abbagnato’s eyes, our ballet star who lives in France but who today is back in Italy to relaunch an art in a theatre that had experienced its golden age in the 60s. Eleonora was in jeans, a grey jumper and tennis shoes on which my gaze had fallen and that had not escaped her. I met her between one rehearsal and another for Closer directed by Benjamin Millepied with music by Philip Glass, the key piece in a programme dedicated to the great choreographers: four titles paying tribute to the sacred monsters of dance, Balanchine and Nureyev and to revolutionaries of ballet such as William Forsythe and Millepied. “Benjamin and I are the same age (37, ed), have the same vision and we discuss lots of things. Like me, he is also open to the other arts, he is curious about fashion, film, everything”, Eleonora continued. Millepied, who is married to the actress Natalie Portman who he met on the set of the film Black Swan in 2010, has just announced leaving the ballet company of the Opéra in Paris which he directed and where Eleonora has been the shining principal dancer since 2013, a very prestigious position held for the first time in the history of the Palais Garnier by an Italian dancer. “I remember everything so well - she said with a smile, sweeping her blond hair quickly and casually into an impeccable ponytail in a way that only few ballerinas can do so well, I couldn’t even do it even if I were in front of a mirror for two hours, I thought to myself - The last performance of Roland Petit’s Carmen had just ended. When I was called back out onto the stage everyone stood up and gave us a standing ovation that I will never forget. Nicolas (Le Riche, her dancing partner, ed) and I were moved to tears”. Fifteen minutes of applause in a packed theatre which had also included Eleonora’s parents who had come from Palermo and her husband Federico Balzaretti who had come from Rome and who, at the time, played for the Roma football team for which today he holds a directorial position. “My parents have always supported me and still today Federico and the children don’t miss a performance,” she told us happily. Eleonora has an extended family, with Julia and Gabriel, 4 and 1, respectively, together, with Lucrezia

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Photo Angela Improta Fashion Sabrina Mellace

Giorgio Armani


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Hermès


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Photo Vinnie Liazza Fashion Sabrina Mellace

Calvin Klein Collection dress.


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N째21 shirt, Minimal To dress. Opposite page, Salvatore Ferragamo cape, Ivano Triolo shorts.


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FANTASIA Barbara Bolelli

“In principio era la Favola. E vi sarà sempre” Paul Valéry

“In the beginning was the Fairy Tale. And always will be” Paul Valéry

Quante cose hanno inizio con “C’era una volta”? La meraviglia e lo stupore, dicono Platone e Aristotele, sono all’origine del pensiero umano e della ricerca che conduce al sapere. Sono anche il sintomo della più spensierata delle felicità, quella che ci fa apprezzare le cose semplici e che rivive nel ricordo di un tempo, l’infanzia, in cui tutto era occasione di incanto, domanda e scoperta. È allora arrivato il momento di riaprire i cassetti dell’immaginazione e tirare fuori i vecchi libri di favole per stupirsi di nuovo e osservare, tra l’altro, come la moda accanto all’arte, alla letteratura e alla musica - abbia il suo importante ruolo nei giochi. Ebbene sì, l’abito, come la couturière italiana Elsa Schiaparelli ha più volte dimostrato ricoprendo le sue collezioni di stelline, animaletti magici e straordinarie creature - quelle stesse fantasticherie che da bambina si immaginava attraverso i libri del padre e dello zio -, l’abito ha tante svariate funzioni: può definire uno status sociale, può raccontare la storia di un popolo, può esaltare e adornare un corpo di donna, sì, ma può anche - e deve - occuparsi della sua anima, racchiudendo in sé un personalissimo arcobaleno di ricordi, sogni e favole. Non sono proprio questi a fare di noi ciò che siamo, ad accompagnarci e definirci? Del resto anche l’etimologia stessa della parola fantasia ha tanto da dire, rivelando un significato davvero lontano dal senso di frivolezza a cui spesso viene associata: dal latino phantasĭa, il greco ϕαντασία, deriva dal verbo ϕαίνω, mostrare, indica quindi, e già intrinsecamente, quella che è la facoltà tutta umana di creare immagini per poterle poi mostrare agli altri. La fantasia è allora il principio primo di ogni cosa che abbia origine dalla mente umana. Facile da dimostrare come tutta l’arte - ed ogni arte - sia pura fantasia.

How many things start with “Once Upon a Time”? Plato and Aristotle said marvel and disbelief are at the origin of human thought and the research that leads to knowledge. They are also symptoms of the most care-free happiness, the happiness that allows us to appreciate the simple things in life and that exists in the memory of another era, of childhood when everything offered the opportunity for enchantment, interrogation and discovery. So now the time has come to delve deep into the imagination and bring those old fairy tales out again to thrill us once more and so that we can observe, among other things, how fashion - as well as art, literature and music - also has an important role to play in such games. So yes, the dress, as the Italian couturière Elsa Schiaparelli more than once demonstrated by covering her collections in little stars, magic animals and fabulous creatures - the same ones she had imagined as a child reading her father’s and uncle’s books - the dress has many different functions: it can define a social status, it can tell the story of a people and, yes, it can enhance and adorn a woman’s body but it can and must also take care of her soul, incorporate within it a very personal rainbow of memories, dreams and fables. Isn’t it precisely these things that make us what we are, accompany and define us? Besides, the etymology itself of the word fantasy says a lot, it reveals a meaning that really is far removed from the sense of frivolous that it is often associated with: from the Latin phantasĭa, the Greek ϕαντασία, it is derived from the verb ϕαίνω , to show, indicating, therefore and intrinsically, the all too human faculty of creating images in order to be able to show them to others. Thus fantasy is the first principle of every thing that has its origin in the human mind. It is easy to demonstrate how all and every art is pure fantasy.

The Star Coins illustration by Viktor P. Mohn, 1882, from Noel Daniel, The Fairy Tales of the Brothers Grimm, Taschen.

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CHAPTER V: IL LATO OSCURO A volte ciò che è strano e diverso fa anche paura e quello che non si comprende o non si vuole comprendere viene additato come malvagio, minaccioso, terribile. Leggere una qualsiasi fiaba nella sua versione originale - per quanto possibile, perché sempre di tradizione orale parliamo - potrebbe allora farci capire come davvero stanno le cose: macabre, oscure e a volte anche violente, erano quanto di più distante si possa immaginare dalla loro versione odierna, decisamente edulcorata. Le fiabe sono il mezzo attraverso cui una comunità esorcizza le sue paure, una scuola di vita che ha palese riscontro nei comportamenti umani, anche i più comuni. Come a dire, dunque: “E vissero tutti felici e contenti…”.

CHAPTER V: THE DARK SIDE Sometimes what is strange and different is also frightening and what one doesn’t understand or doesn’t want to understand is exposed as wicked, menacing and terrible. Reading any fairy tale in the original version - wherever possible because we are talking of an oral tradition- might, then, help us understand how things really stand: macabre, obscure and sometimes also violent, they are as far removed as you can get from today’s decidedly sweetened versions. Fairy tales are the means through which a community exorcises its fears, a school of life that is clearly reflected in even the most common human behaviour. As if to say “And they all lived happily ever after…” Helmut Newton, Thierry Mugler, Monte Carlo, 1998, Polaroid, © Helmut Newton Estate, from Helmut Newton. Polaroids, Taschen.

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Photo Dario Plozzer Fashion Luigi Gaballo


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From left, Moschino coat, Emilio Cavallini tights, Paula Cademartori sandals; Burberry dress, Sermoneta gloves, Emilio Cavallini tights, Cerasella Milano sandals, Miu Miu sunglasses.


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From left, Issey Miyake top and trousers, Sermoneta gloves, Emilio Cavallini tights, Pedro Garcia sandals; Tagliatore vests, Alessandro Dell’Acqua shirt, Patrizia Pepe trousers, Paolo Santangelo earrings.


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From left, Blumarine dress, Sermoneta gloves, Pesavento bracelet; Lardini jacket, Emilio Pucci top and trousers; Ermanno Scervino dress and lingerie, Pesavento necklace.


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Photo Melissa Marcello Fashion Francesca Bocca

Ivories vest, Marco Bologna dress.


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Violeta by Mango vest, Muusa kimono, collection PRIVテ右? top, Marianna Cimini trousers. Opposite page, Lardini jacket, Antonio Marras top, SuperDuper hats.


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LIBRARY

EAST OF THE SUN AND WEST OF THE MOON C’era una volta un contadino che aveva molti figli, ma non poteva dar loro da mangiare e da vestire, perché era povero. Tutti i suoi figli erano belli, ma la figlia più giovane era la più bella. Una sera tardi, di giovedì, mentre il vento soffiava e la pioggia cadeva e tutti erano seduti intorno al focolare, qualcuno bussò. Era l’orso bianco, che disse: “Buonasera a voi”. E il contadino rispose: “Buonasera”. Allora, l’orso bianco continuò: “Se mi date la vostra figlia più giovane, sarete così ricco quanto adesso siete povero”. Il padre convinse la figlia e il giovedì successivo l’orso bianco tornò a prenderla e partirono insieme… Inizia così una delle fiabe più belle e conosciute della tradizione popolare scandinava,

Once upon a time there was a peasant who had lots of children but he could neither clothe them nor feed them because he was so poor. All his children were beautiful but the youngest girl was the most beautiful of all. Late one Thursday evening when the wind was whistling and the rain was pouring down and they were all seated round the hearth, someone knocked at the door. It was the white bear who said “Good evening to you” and the peasant replied “Good evening”. Then the white bear continued, “If you give me your youngest daughter you will become as rich as you are now poor”. The father convinced his daughter to accept so the following Thursday the white bear returned and they left together... That is

The Lad in the Bear’s skin (…) illustration by Kay Nielsen, 1914, from the tale The Blue Belt, courtesy of Taschen. 132


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NAOMI CAMPBELL Quarantasei anni e non sentirli. Divina in passerella, come solo una Venere nera può esserlo, protagonista di due delle serie tv più cool del momento, Empire e American Horror Story: Hotel, e, da fine aprile, anche in libreria con Naomi Campbell, edizione limitata di sole mille copie della Taschen. Ha incantato il mondo con la sua bellezza, ma anche con il suo spirito irrefrenabile, sempre sotto i riflettori, a volte, per i ritardi, gli eccessi, le liti violente, tra cui l’ultima quella durante un party con la collega Cara Delevingne per difendere Rihanna, più spesso, per la sua ineguagliabile carriera. Prima modella nera a comparire sulla copertina di Vogue France e di Time Magazine nel 1988, la stagione precedente aveva posato per le patinate pagine del calendario Pirelli, 30 incredibili anni di Naomi - forse, unica - “super stella” del fashion. A celebrarla oggi è un esclusivo volume da collezione in due tomi, firmati e numerati: un portfolio di scatti dei più grandi di sempre, da Mert Alas e Marcus Piggott a Richard Avedon, da Steven Meisel a Helmut Newton, da Testino a Weber, passando per Jean-Paul Goude e Peter Lindbergh, il primo; un testo autobiografico, illustrato da copertine di riviste, pubblicità, istantanee personali e fotogrammi inediti, scritto in prima persona dalla Campbell, il secondo, tra i ricordi d’infanzia, i primi anni da modella, il lavoro con i grandi stilisti e l’ascesa all’Olimpo. Fotografia e moda

Forty-six years old and doesn’t look it. A divine black Venus on the catwalk and star of two of the coolest TV series of the moment, Empire and American Horror Story: Hotel and from the end of April in bookshops too with Naomi Campbell, a limited edition of just one thousand copies published by Taschen. Her beauty enchanted the world, but so did her irrepressible spirit. She is ever in the spot light, sometimes for being late, sometimes for her excesses, violent arguments, one of the latest being at a party defending Rihanna from her colleague Cara Delevingne, but more often for her unparalleled career. She was the first black model to appear on the cover of French Vogue and Time Magazine in 1988. The preceding season she had posed for the Pirelli calendar, Naomi’s 30 incredible years and perhaps the only superstar of fashion. Today she is celebrated in an exclusive, collectible, signed and numbered boxed set of two volumes. The first is a portfolio of photographs by the all time greats from Mert Alas and Marcus Piggott to Richard Avedon, Steven Meisel, Helmut Newton, Testino, Weber, Jean-Paul Goude and Peter Lindbergh. The second volume is an autobiography, illustrated with magazine covers, advertisements, personal photos and unpublished pictures and written in the first person by Campbell herself, including memories of her childhood, her first years as a model, her work with the major designers and

Naomi Campbell, Taschen, book cover, ph, © Mark Seelen.


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LONG LIVE THE QUEEN Valentina Uzzo


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Photo Mario Gomez Fashion Sabrina Mellace


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N째21 dress, Michael Kors glasses, Salvatore Ferragamo ring.


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Etro dress, body and ring, Alberta Ferretti bracelet. Opposite page, Burberry dress, Michael Kors glasses, Salvatore Ferragamo ring.


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Krizia coat. Opposite page, Marco Bologna coat, Ermanno Scervino dress and shoes, Salvatore Ferragamo necklaces.


THE “HIRO” OF THE OP ART

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SUBVERTISING

Harry Winston Necklace, New York, 1963, Š Hiro, courtesy of Museum of Fine Arts, Boston.


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