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MAN
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MAN
SOMMARIO Valentino Photographer: Matteo Felici Stylist: Sabrina Mellace
page
EDITORIALE
I
chapter
10
page
PORTRAITS 13 page
SAVERIO COSTANZO 24 ALBA ROHRWACHER page
44
KEAN ETRO
SAM SMITH page
50
II chapter
EDITORIAL FAR FROM THE MADDING CROWD page
63 page
95
6
chapter
III
EDITORIAL LOST IN FASHION
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MAN
CONTENTS
IV chapter
FOCUS page
107
V chapter
page
121
EDITORIAL
CONFIDENTIAL
EDITORIAL TOUCH OF TASTE chapter
page
133
VI
VII
chapter
EDITORIAL
page
A SINGLE MAN 161 chapter
VIII
LIBRARY 8
page
175
MAG_UOMO04_EDITORIALE_BookModa-interno01 25/03/15 16:25 Pagina 10
EDITORIALE di Cinzia Malvini
i hanno sempre ispirato una certa simpatia gli uomini attenti, ma non ossessionati dal fisico. Ho sempre guardato a quelle morbidezze in più, leggeri arrotondamenti sui fianchi spesso abilmente mascherati da comode taglie di camicia, come ai più chiari indizi di un certo gusto della vita, tentazioni golose alle quali cedere, con moderazione. La mia idea era, ed è tutt’ora, che gli uomini possano essere diversamente attraenti: un fisico scultoreo accanto a un altro, solo un poco più epicureo. Una valutazione molto personale, ma anche alquanto distante dalle passerelle di moda, fino a oggi dedicate in modo quasi esclusivo a virili e scolpite silhouette. Quasi esclusivo, per l’appunto. Perché sarà per l’inasprimento dei tempi che richiedono rifugio consolatorio nel cibo, sarà per un appuntamento importante come l’Expo2015 di Milano che ha il suo fondamento nel tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, sarà anche che le mode comunque cambiano, fatto sta che lo stile maschile della nuova e calda stagione sembra essersi, per cosi dire, rilassato. Volumi morbidi, tagli più ampi, tessuti leggeri, più gentili e meno tecnici, quasi più carezzevoli sulla silhouette sembrano ribadire un nuovo gusto, perfetto anche dal lato della più buona e migliore cucina. La ricetta l’abbiamo trascritta nelle pagine di questo nuovo numero: storie e personaggi che ci hanno ingolosito con i loro differenti ingredienti usati per far crescere il miglior talento come il miglior soufflé. Segreti e tocchi da maestro, o da grande chef, per regalare alla propria creatività il migliore e più internazionale palcoscenico. Insomma, storie di gusto al maschile, dal sapore più delicato o intenso, scegliete voi. Noi ve le abbiamo selezionate e raccolte, condividendo, però, con lo scrittore inglese Arnold Bennett la grande convinzione che il buon gusto è meglio del cattivo gusto, ma il cattivo gusto è meglio di nessun gusto. Dolce o piccante che sia la storia, lo stile o il personaggio, scegliete comunque il vostro. Buona lettura.
M
10
I
must say I do feel a certain kind of liking for men who take care but not too obsessively of their bodies. I have always considered a certain softness, a roundness in the thighs, often cleverly disguised by loose fitting shirts, as the clearest proof of a taste for life and a taste for good food, to give in to in moderation. My idea was, and still is, that men can be attractive in different ways: with a sculpted physique but also another, just a little more epicurean. This is a very personal opinion, but also far from the catwalks which up to now have been dedicated almost exclusively to virile, sculpted silhouettes. Almost exclusively being the key words. Whether it is perhaps because hard times require some consolatory refuge in food, or because an important event like Milan’s Expo2015 is based on the theme “Feed the World, Energy for Life”, or even because fashions change, the fact remains that the men’s fashions for the coming summer seem to be, how can I put it, relaxed. Soft volumes, ample cuts, light, kinder and less techno fabrics that almost caress the body. They seem to reflect a new way of dress and a new taste for good food. The recipe is here in the pages of the new issue of our magazine: stories and personalities who have made our mouths water with the various ingredients they have used to raise the best talents like the best soufflés. Secrets and the touch of the maestro, or chef, to add the best and most international platform to their creativity. In short, stories about masculine taste, from the most delicate to the strongest. It is for you to decide. We have collected and chosen some for you, however, sharing with the British writer Arnold Bennett, the great conviction that good taste is better than bad taste, but bad taste is better than no taste at all. Whether the story, the style or the personality is sweet or savoury, it is for you to choose. Enjoy.
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KEY PIECES
Giorgio Armani: in prezioso coccodrillo lucido color cognac, l’esclusiva sacca verticale di Giorgio Armani può contenere tutto il necessario per un weekend primaverile da trascorrere in campagna o al lago. Grazie alla comoda tracolla monospalla con moschettone e alla tasca anteriore perfetta per tenere sempre a portata di mano il tablet, soddisferà anche le richieste dei più esigenti. Sempre connessi anche nelle ore di relax!
Giorgio Armani: in precious, cognac coloured polished crocodile this exclusive vertical bag by Giorgio Armani holds everything you need for a spring weekend in the countryside or by a lake. Thanks to its practical shoulder strap, metal clip and pocket for keeping your tablet handy, it even satisfies the needs of the most demanding of us. Always connected even in leisure time!
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PORTRAITS
WIZ KHALIFA by Barbara Bolelli
“La tua opinione di me non definisce quello che sono” è la frase con cui il rapper di Minot, nel North Dakota, ama descriversi. Se però gli chiedete: “Va bene, ma chi è Wiz Khalifa?”, il ventisettenne milionario protetto di Snoop Dogg non ha paura di sciorinare la più umile e originale delle intuizioni: “La rock star con la donna più sexy e una vita di lusso da sballo”, per poi affondare il coltello: “Lavora, tanto quanto si diverte, facendo tutto alla grande, da vero esibizionista”. “Sono un papà a tempo pieno, ma mi piace anche divertirmi, quello che ti succede è emozionante e grandioso, ma il divertimento vero sta nel metterlo in rap”. Al secolo Cameron Jibril Thomaz, Wiz Khalifa si è da subito distinto per uno stile unico e personale, capace di emergere tra altri mille a colpi di melodie stoner e ammiccamenti al mainstream che lo hanno portato a essere, in breve tempo, l’idolo dei ragazzini di periferia, l’emblema di uno stile di vita ben preciso fatto di musica, fumo, skate, promesse e rivoluzioni digitali. “Quando ho realizzato Kush & Orange Juice (il mixtape che ha prodotto e reso disponibile in rete nel 2010, ndr), ho capito subito di aver creato un genere che avrebbe rivoluzionato la musica”, dice. “Devi sempre obbedire a quella sensazione originaria. Così, a tutti gli effetti, niente cambia davvero, perché non puoi combattere né ribellarti a qualcosa che hai dentro e che fa parte di te”. Ha imparato a sfruttare la popolarità e a entrare in quello che in gergo si definisce showbiz: il consenso sui social e YouTube, amici importanti e collaborazioni stratosferiche, il gossip, una sua linea di scarpe disegnata per Converse, un tour che ha attraversato oltre cinquanta città… Oggi Wiz Khalifa è un vero e proprio “brand” che propone un tipo di musica, così come uno stile di vita. “Quando trovo altre vie, altri modi di esprimere me stesso oltre alla musica, le cose per me si fanno più interessanti. E, come si dice, si aprono nuove porte”. Con il suo ultimo album Blacc Hollywood, per Atlantic Records, è in cima alle classifiche d’America. Al riguardo dice: “Blacc non è solo un colore, è uno schema mentale del rock and roll dei primi anni Ottanta, quando nessuno faceva niente eppure erano tutti star che giravano in limo. La musica era buona e molti sono diventati grandi ispirandosi a quell’approccio alla vita. Quello che volevo fare io era prendere quell’atteggiamento e incanalarlo nel mio album”. Molti lo copiano, nessuno ci riesce. Lui, del resto, continua a fare quello che ha sempre fatto e a cantare: “Ora è il 2015 e ho tutto quello che potrei avere, sentendomi proprio come mi sentivo quando ho iniziato”.
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“Your opinion of me doesn’t define who I am”. This is how the rapper from Minot, North Dakota, likes to describe himself. If however you ask him, “Ok, so who is Wiz Khalifa?” this twenty-seven year old millionaire and friend of Snoop Dogg is not afraid to come out with the most basic and simplistic ideas: “The rock star with the sexiest girlfriend and a luxury madly extravagant life” and then he sinks the knife in with “He works as hard as he plays, doing it all in jumbotron-sized peacock fashion”. “I am a full time father, but I like having fun too, what happens to you is exciting and magnificent but the real fun is putting it to rap music”. Born Cameron Jibril Thomaz, Wiz Khalifa was immediately noticed for his unique and personal style which stood out from thousands of others for its “stoned” lyrics and allusions to the mainstream which soon led him to be the idol of suburban teenagers, a symbol of a very precise kind of life style consisting of music, smoking dope, skateboarding, promises and digital revolutions. “When I made Kush & Orange Juice (the mix he produced and published on the internet in 2010, ed) I immediately realized I had created a genre that would revolutionise music” he says. “You always have to obey those first sensations. In the end that way, nothing really changes, because you can’t fight or rebel against something you have inside yourself and which is part of you”. He learned how to profit from popularity and entered the showbiz world, with wide acclaim on the social networks and YouTube, famous friends and amazing musical collaborations, celebrity gossip, his own range of shoes designed for Converse, a tour of over fifty cities... Today Wiz Khalifa is a real “brand name” offering both a kind of music and the life style. “When I find other directions, other ways of expressing myself than through music, things get more interesting for me. It opens, as you say, new doors”. His latest album Blacc Hollywood for Atlantic Records is top of the American charts. About this album he says “Blacc is not only a colour, it is a frame of mind of the early eighties’ rock and roll when nobody gave nothing and everybody was a star and had a limo. The music was good and many people became famous by embracing that attitude to life. What I wanted to do was take that same attitude and channel it into my album”. Many try and copy him, none succeed. He, in fact, continues to do what he has always done and keeps on singing: “Now it’s 2015 and I got it all, feeling like I did, when I started on my own”.
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PORTRAITS
Ph. Miko Lim. 15
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PORTRAITS
CALVIN HARRIS by Silvia Cutuli
Da super star della moderna dance music a super model mondiale di Emporio Armani per la stagione primavera/estate 2015, unitamente alle linee eyewear e orologi: Calvin Harris - dj, cantante, autore e produttore musicale di fama internazionale - cambia look e posa davanti all’obiettivo del fotografo Boo George per la nuova campagna pubblicitaria del marchio italiano. Scattate a Los Angeles, le immagini incoronano - anche grazie al fascino del bianco e nero - l’artista scozzese come vero sex symbol: “Il nuovo Cristiano Ronaldo?!” (già sensuale testimonial di Emporio Armani Underwear, ndr) si chiedono in molti. Fatto sta che il trentunenne di Dumfries - all’anagrafe Adam Richard Wiles - già vincitore dei Grammy Awards, può vantare, insieme alla nomination di Forbes come dj più pagato del mondo per il secondo anno consecutivo, anche il titolo di “dj più sexy del mondo”, secondo la rivista Glam Mag. Ma c’è di più. “Calvin Harris è un giovane uomo cosmopolita capace di trascinare le folle con la sua musica e la sua energia. Non è un indossatore di professione e questo crea un legame più sincero e coinvolgente con il mio pubblico”, ha dichiarato Giorgio Armani, affidandogli un’immagine fresca e contemporanea. “È incredibile lavorare con Giorgio Armani per Emporio Armani. Sento una particolare affinità con l’ethos del marchio e ne apprezzo da sempre lo stile”, risponde Calvin Harris. E se la cronista Daisy Buchanan per The Telegraph sembra avere una certa nostalgia del ventunenne talentuoso che si faceva notare dalla EMI attraverso il social network Myspace - il look rigorosamente da “nerd” come è difficile immaginarlo ora - il popolo della rete acclama il divo di oggi. Primo artista britannico a raggiungere un miliardo di ascolti su Spotify, remixer di successo, nonché autore di collaborazioni eccellenti con artisti del calibro di Kylie Minogue, Rihanna e Florence Welch (per cui ha prodotto Sweet Nothing). Viene allora da chiedersi: “Sarà il Calvin Harris affascinante e discreto nei panni di testimonial di Emporio Armani o il vulcanico dj ad avere la meglio?”. Noi scommettiamo su entrambe le versioni!
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From super star of modern dance music to world super model for Emporio Armani’s spring/summer 2015 collection as well as for the brand’s eyewear and watches: Calvin Harris - DJ, singer, song-writer and world famous record producer - changes his look to pose in front of the photographer Boo George’s camera for the Italian brand’s advertising campaign. These photos, taken in Los Angeles in intriguing black and white, turn this Scottish musician into a real sex symbol: many wonder whether he might be “The new Cristiano Ronaldo?!” (he is already the face for Emporio Armani Underwear, ed). The fact remains that this thirty-one year old from Dumfries, born Adam Richard Wiles and already a Grammy winner, apart from having been listed in Forbes as the highest paid DJ in the world for the second year running, can also boast the title of “sexiest DJ in the world”, according to Glam Mag. And there is more. “Calvin Harris is a young cosmopolitan man able to lead the crowd with his music and his energy. He is not a professional model and this establishes a more honest and closer connection to my public”, declared Giorgio Armani in giving him a fresh and contemporary image. Harris’s response; “It’s amazing working with Giorgio Armani for Emporio Armani. I do feel a special affinity with the ethos of the brand and I have always liked his style”. And whereas the columnist for The Telegraph, Daisy Buchanan appears to feel a kind of nostalgia for the talented twenty-one year old discovered by EMI on the social network Myspace with a decidedly nerdish look which is hard to imagine now - the people on the Internet celebrate the star as he is today. He is the first British musician to achieve a billion streams on the successful remixer Spotify and he has collaborated with singers of the calibre of Kylie Minogue, Rihanna and Florence Welch (for whom he produced Sweet Nothing). So we have to ask ourselves: “Which Calvin Harris will predominate, the fascinating and discreet face of Emporio Armani or the explosive DJ?” We are putting our bets on both!
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PORTRAITS
Ph. courtesy of Giorgio Armani press office. 17
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TO SHARE
I NOSTRI CUORI AFFAMATI DI CINEMA, DI AMORE E ANCHE DI MODA
COLLOQUIO CON SAVERIO COSTANZO E ALBA ROHRWACHER OUR HUNGRY HEARTS OF CINEMA, LOVE AND EVEN IN FASHION CONVERSATION WITH SAVERIO COSTANZO AND ALBA ROHRWACHER Cinzia Malvini
Alba Rohrwacher and Saverio Costanzo at Giorgio Armani F/W 2015-16 fashion show, courtesy of Giorgio Armani press office. 24
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INTERVIEW
SAINT MOTEL
IL VINTAGE IN MUSICA VINTAGE AND MUSIC Pino Gagliardi
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MAG_UOMO04_INT. QUIQUE DACOSTA_Layout 1 25/03/15 11:31 Pagina 36
INTERVIEW
QUIQUE DACOSTA
BENVENUTA PASSIONE
WELCOME TO PASSION
Valentina Uzzo
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INTERVIEW
Stilista mancato? Chef stellato ritrovato. Perché è la cucina ad aver cercato il tre stelle Michelin Quique Dacosta, seppur il suo destino sarebbe potuto essere tra ago e filo, dentro le mura della sartoria di famiglia. Ha conquistato il suo cuore e la sua mente. È diventata la sua vita. La sua vita è diventata la sua passione. Questa passione è diventata la sua ossessione
A Michelin star chef who had been destined for fashion. Because it was the art of cooking that beckoned to the three star Michelin chef, Quique Dacosta, even though his destiny should have involved needle and thread in his family’s tailoring business. But cooking won his heart and his mind. It became his life. His life became his passion. And his passion became his obsession
Come si definisce? Non credo sia una buona idea dare una definizione di me stesso. Professionalmente, posso dire di essere un cuoco che si dedica a dar vita a una cucina creativa e a trasmettere una buona esperienza gastronomica. Il mio principio è quello di andare sempre oltre. Sono un padre, un figlio, un fratello e un amico. La mia sensibilità e i miei valori inevitabilmente si riflettono nel mio lavoro.
How would you describe yourself? I don’t think it is a good idea to describe myself. Professionally, I could say I am a cook dedicated to creative cookery and offering a good gastronomic experience. My principle is to always go that bit further. I am a father, a son, a brother and a friend. My sensitivity and values are inevitably reflected in my work.
Qual è l’ingrediente che non deve mai mancare nella vita e in un piatto? La passione, la continua ricerca, l’analisi, lo studio, la riflessione.
What ingredient can you not do without in any dish or in life? Passion, continuous research, analysis, study and reflection.
Come avviene il processo culinario di una sua tradizionale creazione? La prima cosa da fare è avere un’idea. Questa idea può assumere differenti valori, ma è solo l’essenza il vero motore per creare qualcosa di nuovo. Raramente, un prodotto è da sé un generatore di novità. Non sono una persona che si accontenta facilmente, pretendo molto da me stesso, voglio sempre di più.
What is the culinary process for one of your classic creations? The first thing to do is have an idea. This idea can assume different values but it is only its essence that is the real driver in creating something new. A product alone is rarely the generator of innovation. I am not someone who is easily satisfied, I expect a lot of myself, I always want more.
Come descriverebbe l’emozione che prova quando si trova ai fornelli? Sono tanti e diversi gli stati d’animo che nascono quando mi trovo nelle vesti di cuoco. Nel mio caso, credo che la necessità sia la madre delle invenzioni; l’esigenza di dar vita ogni giorno a qualcosa di nuovo, di diverso. Ho bisogno di mettermi in gioco, in una continua ricerca, cercando e concretizzando le mie idee. Solo in questo modo sarò pronto a provocare e a commuovere i miei ospiti.
Describe how you feel when you are in the kitchen. I experience all sorts of different feelings when I am cooking. In my case, I think necessity is the mother of invention; the need to create something new every day, something different. I need to get involved, continually experiment, look for ideas and turn them into reality. Only in this way am I ready to please and excite my guests.
Di cosa non potrebbe mai fare a meno? Non esiste niente di essenziale e imprescindibile. Se mi si privasse di qualcosa, troverei un altro modo, un’altra via per ottenere il mio obbiettivo.
Is there anything you just can’t do without? Nothing is that essential. If I found myself without one particular thing I would find another way to obtain my objective.
Tolti i panni di chef, a cosa cosa si dedica con più piacere? Non saprei dare una risposta precisa. Mi sento talmente coinvolto nel mondo della cucina, in modo così profondo... Dedico ogni giorno della mia vita a creare qualcosa di nuovo. Credo che se dentro di te senti di essere ancora
Apart from cooking, how else would you like to spend time? I don’t think I can give you a precise answer. I feel so very deeply absorbed in the world of the kitchen... I spend every day of my life creating something new. I think if you feel so alive inside yourself, you can’t think
Opposite page and following pages, Quique Dacosta, ph. Joserra Lozano.
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TASTE AND STYLE
KEAN ETRO
BEAUTIFUL AND APPETIZING
L’IRRESISTIBILE TENTAZIONE DELLA MODA MASCHILE FIRMATA ETRO THE TASTY TEMPTATIONS OF ETRO MENSWEAR Cinzia Malvini
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SIMPLY SAM SMITH Valentina Uzzo
Opposite page, Sam Smith, ph. from Nirvana ep. 50
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“LA COSA CHE PIÙ MI PIACE È PENSARE DI ESSERE SAM SMITH... SAM E NIENT’ALTRO!”
SAM SMITH
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CREATIVE APPROACH
Andrea Incontri
“CLASSICA, CONTEMPORANEA, NOMADE. LA MIA IDENTITÀ ESTETICA PASSA ATTRAVERSO UNA NUOVA NORMALITÀ” “CLASSIC, CONTEMPORARY, NOMADIC. MY DESIGN AESTHETIC IS BASED ON A NEW KIND OF NORMAL” Cinzia Malvini
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CREATIVE APPROACH
Riflessioni di stile e appunti di vita e di eleganza, e anche di cuore, con Andrea Incontri, designer project di Pitti Immagine Uomo 87
Reflections on design, notes on life and elegance and the heart too, with Andrea Incontri, designer project for the Pitti Immagine Uomo 87
Cinque anni. Tanto è servito ad Andrea Incontri per ritornare a Firenze in una veste tutta nuova. Una specie di abito professionale “su misura” cucito sul filo della pazienza, con cui stemperare la passione per la moda, studiare, crescere e trasformare di giorno in giorno le aspettative più forti in certezza, il dubbio in fiducia, l’esordiente in designer esperto. Pitti Immagine Uomo era stato, nel 2010, il palcoscenico del debutto. Un lancio con rete, rappresentata da quella vittoria di Who Is On Next?, il concorso destinato a scoprire i migliori talenti del made in Italy. Da lì in poi, il decollo che avrebbe avuto come pista di lancio più internazionale proprio la manifestazione fiorentina, un luogo fortunato per Incontri. “Sono tornato indietro per andare ancora più avanti”, ci racconta con un bel sorriso il designer al termine della sfilata/performance in due tempi della collezione maschile che, insieme a un “flash” della pre-collezione femminile, viene ospitata nelle sale affrescate di Palazzo Corsini. “Desideravo far riscoprire, attraverso il mio lavoro, una nuova normalità, mai banale, ma di lusso, lavorando per sottrazione sul mio dna stilistico”. “Internazionale, informale, iper-funzionale sono le tre parole che più esprimono la contemporaneità della mia collezione”, continua Incontri. “Volevo realizzare capi e accessori destinati a raccontare una nuova classicità riletta dal mio gusto. Alla fine, i pezzi chiave del guardaroba maschile sono sempre gli stessi, quello che cambia è l’approccio creativo con cui ho voluto integrare le forme del passato ad altre più nuove”. Risultato? Un felice mix di estetica e funzione che non stupisce data la formazione del designer, nato a Mantova, ma milanese d’adozione, laureato in Architettura al Politecnico di Milano. “La vittoria di Who Is On Next? Potrei definirla motivazionale, perché mi ha portato nel tempo a costruire un mio progetto e imparare, anche sbagliando, che cosa significa essere un imprenditore oltre che un creativo”, spiega. Il percorso di Andrea è minuzioso, accorto, attento ad ascoltare, registrandole, tutte le esigenze e gli aspetti senza tralasciarne nessuno, dal marketing alla comunicazione, un orecchio ai buyer, un occhio alla stampa e al pubblico che passo dopo passo comincia a riconoscere e apprezzare il prodotto. Un’emozione forte per un quasi esordiente. “Il mio percorso non lavora sul more and more, cioè su qualcosa di esplosivo. Piuttosto, è quasi una riflessione, un’indagine sul ready-to-wear contemporaneo. Urla di meno e, dunque, ha bisogno di più tempo per essere conosciuto”, continua Incontri. “Questi cinque anni testimoniano bene il cammino importante, anche compatto, significativo che mi ha portato a essere ancora qui, a Palazzo Corsini. Una grande felicità!”. Tornare a Pitti con lo stesso entusiasmo, ma con una differente, più strutturata, consapevole maturità: forse, gli studi in Architettura sono serviti a costruire solidamente il piano della moda. “Penso che quella formazione sia stata per me un vantaggio”, aggiunge. “ Io, poi, provengo da una famiglia che aveva esperienza nel campo. I miei nonni milanesi avevano una sartoria e, pur non avendoli mai conosciuti, sono cresciuto in questa cultura, espressa da mia madre e dalle mie sorelle, dell’abito come elemento di relazione
It took Andrea Incontri five years to come back to Florence in a completely new guise. A kind of custommade role, stitched with patience. A role which would satisfy his passion for fashion, allow him to study, grow and, little by little, turn his wildest dreams into certainty, doubt into self-confidence, a debut designer into an expert. Pitti Immagine Uomo was where his debut took off in 2010. Launched by winning Who Is On Next?, a competition aimed at discovering Italy’s best new talents. This was followed by launching into the international world on the runway of the Florentine trade show itself, a lucky city for Incontri. “I came back here to move ahead” he tells us with a bright smile at the end of the two part show/performance of his menswear collection that, together with a “flash” preview of his womenswear pre-collection, was hosted in the frescoed rooms of Palazzo Corsini. “I wanted a new normal to be discovered in my work, not banal but luxury, working by subtraction with my designer dna”. “The three words which most express the modernity of my collection are international, informal and super practical”, Incontri continued. “I wanted to design clothes and accessories that would express a new kind of classic, revisited with my taste. In the end the key pieces in a man’s wardrobe are always the same, what has changed is my creative approach, how I wanted to integrate the shapes of the past with other, newer ones” The result? A successful combination of aesthetics and function which comes as no surprise given his background; he was born in Mantua, is Milanese by adoption and has a degree in Architecture from the Milan Polytechnic. “I would say winning Who Is On Next? was motivational because it led me, over time, to build my profession and learn, including through mistakes, what it means to be an entrepreneur as well as a creative”, he explained. Andrea’s approach is meticulous, observant, attentive to the opinions of others, the requisites and all aspects from marketing to advertising, plus an ear to the buyers, an eye on the press and public, which, step by step is beginning to recognise and like what he does. A powerful feeling for almost a beginner. “I don’t work on more and more, meaning on something of the explosive. My work is almost a reflection, an examination of contemporary ready-towear. It shouts less and therefore needs more time to be recognised”, continued Incontri. “Those five years are proof of that concentrated, important and significant route that has brought me back here, to Palazzo Corsini. How happy I am!” Coming back to Pitti with the same enthusiasm, but with a different, more structured and informed maturity: perhaps studying Architecture helped him construct a solid base for fashion. “I think studying Architecture has been an advantage for me” he added. “But then again I come from a family with experience in fashion. My Milanese grandparents had a dress-making business and, even though I never knew them, I grew up in that culture which was expressed by my mother and my sisters in how they related to their clothes. That is exactly why for me dressing a person or
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FAR from
the
MADDING
CROWD Photo: Matteo Felici Fashion: Sabrina Mellace Mandala Creative Productions
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Salvatore Ferragamo trench, T-shirt, trousers and sandals.
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Ports 1961 jacket, sweater and trousers, Giorgio Armani by Luxottica glasses. Opposite page, Giorgio Armani sweater and trousers, 1177 Eleven Seventyseven socks, Timberland boots.
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STORIE VERE DI AUTENTICA VIRILITÀ:
QUANDO L’EROISMO DIVENTA GENTILE TRUE STORIES ABOUT REAL VIRILITY: WHEN HEROISM BECOMES POLITE Enrico Maria Albamonte
“L’uomo? Mi piace coglierlo nella sua debolezza perché a mio avviso è ancora troppo macho”. Parola di Miuccia Prada che a gennaio scorso in occasione della sua presentazione di moda maschile ha rieditato il suo storico nylon per abbigliare con sobrietà avanguardista uomini nuovi: gli uomini del futuro, più sensibili ed emotivamente consapevoli del loro rapporto con se stessi e con gli altri, vedi anche l’altro sesso. Uomini autentici e un po’ ribelli, quasi degli eroi genere Will Hunting - Genio ribelle o A Beautiful Mind che hanno segnato la storia, ma anche veri gentlemen nell’animo. Nel quotidiano sanno esprimere la propria personalità anche attraverso un look molto calibrato, mai sopra le righe, apparentemente (e spesso anche sostanzialmente) trasandato e understated che racconta una certa, liberatoria negligenza formale, in linea con l’aspirazione a un’estetica della nuova normalità, oggi più trasgressiva di quanto si creda. Sono uomini più o meno giovani, spesso borderline per la loro geniale vitalità e la loro incontenibile creatività, impetuosi e arsi da vivida passione. Se sulle passerelle dell’estate 2015 sono descritti da tessuti molli e lucidi (Dries Van Noten), blazer destrutturati, capi dal sapore edgy-street e activewear, tessuti tradizionali rivissuti con occhio moderno come il denim (Prada), colori tenui o scuri intercalati da tinte a volte cariche, al cinema sono interpretati da caratteri forti, drammatici e spesso ai confini di un bizzarro sense of humour.
“Man? I like to show his weak side, because in my opinion he is still too macho”. The words of Miuccia Prada who, for her menswear collection in January, brought back her classic use of nylon to clothe new man in avant-garde sobriety: the men of the future are more sensitive and emotionally aware of themselves and how they relate to others; see also the opposite sex. Real, slightly rebellious men, almost like the heroes in Good Will Hunting or A Beautiful Mind, who made history but who are also real gentlemen at heart. In everyday life they know how to express themselves in a very calibrated way, never over the top but with a seemingly (and often even significantly) unkempt and understated look expressing a certain kind of liberating negligence in formal wear, consistent with the aspirations of the look for this new normality, which today is more transgressive than you think. These men are more or less young, often borderline for their artful vitality and ebullient creativity, they are impetuous and consumed by strong passions. Whereas they were shown for summer 2015 in soft, shiny fabrics (Dries Van Noten), deconstructed blazers, edgy street-wear and activewear, traditional fabrics revisited in a contemporary eye, such as denim (Prada), soft or dark colours interposed often with strong colours, at the cinema they have been played as strong, dramatic characters often with touches of bizarre humour.
Eddie Redmayne in The Theory of Everything, Universal Pictures, 2014.
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PAOLO’S MEMORIES
Carlo Rivetti
L’ALTO “DESIGNWEAR” DI CARLO RIVETTI
HAUTE “DESIGNWEAR” BY CARLO RIVETTI Paolo Bagnara
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PAOLO’S MEMORIES
Basta dire sportswear ed ecco che subito pensi a frotte di tute devastate da grafismi, maree di sneakers sgargianti, grossolanamente istoriate e vistosamente firmate in una ridda di gialli e rossi da bandiera germanica, senza escludere blu elettrici o, se più piace blu Klein, per far capire che sono atletici, italici e mediterranei, ma in realtà diventano abbaglianti al punto che vorresti essere daltonico per percepirli almeno grigio ferro. Per non parlare poi di certi verdi così indigesti che devi munirti di Maalox per affrontarli. Quante T-shirt da calciatore invase da scritte, quante braghette da ciclista col nome urlante dello stilista o del brand, neanche fosse lo sponsor. E lo chiamano sportswear! Roba da offerte speciali, da promozioni on line, come quelle felpe col logo di una casa automobilistica sul petto, quelle che le mogli regalavano ai mariti per dinamicizzarli, i depressi compravano per euforizzarsi in discoteca e gli spacconi per farla ancor più da gradassi: una catastrofe, per fortuna sono sparite dopo aver tentato di coinvolgere anche il pubblico dei kid, poveri bambini, brandizzati alla nascita, un caso da telefono azzurro. Non è così con Stone Island. Marchio italianissimo che ha scritto trent’anni di eleganza disinvolta, diciamo pure sportiva, ma con pezzi da mettere in ogni occasione, dalla barca all’ufficio, dal viaggio in aereo all’escursione in montagna. Una ricerca paziente e accanita che Carlo Rivetti da sempre conduce con passione, studiando e sperimentando materiali, colori e lavorazioni. Ogni suo capo stupisce in tutta tranquillità, perché è normale, ma fuori dalla norma. Il primo parka Stone Island lo acquistai cinque lustri fa da Biffi a Milano e, nonostante sia passato tanto tempo e io sia aumentato di una taglia, fa ancora la sua bella figura e mi va ancora bene: mi è sempre piaciuto quel suo azzurro che confina col grigio, quel materiale croccante e leggero appena lucido, quel circuito di tasche che non si notano, ma ci puoi andare a fare la spesa da Eataly, quella gimcana di cerniere sempre ubbidienti. Questo non è sportswear, ma “designwear”. Anzi, alto “designwear”, quasi contraltare tecno-sartoriale dell’haute couture appannaggio delle signore. Un guardaroba intonato alla contemporaneità, dinamico, protettivo a tutte le temperature. Audace nella sua semplicità. C’è sartorialità nei tagli e nelle cuciture, nei dettagli da atelier come i cappucci che scompaiono nel colletto, le fodere luminose, gli esterni peso piuma o cangianti come i taffetà di seta dei vestiti dipinti da Fragonard, un’eleganza artigianale che però si vale di tecnologie d’avanguardia, fra cuciture saldate al laser e superfici dei tessuti che diventano prismatiche. In fondo, uno spirito rinascimentale, quando gli uomini che vestivano di colore si distinguevano
Just mention the word sportswear and what comes to mind is an endless stream of track suits covered in graphics, gaudy, crudely decorated sneakers flaunting brand names in the yellows and reds of the German flag. And let’s not forget those electric blues too, or Klein blues if you prefer, to highlight the fact that they are athletic, Italian and Mediterranean, but which are in fact glaring enough to make you wish you were colour blind and only saw them as iron grey. And without even mentioning those indigestible shades of green that make you reach for your Gaviscon in order to face them. How very many footballer shirts covered in writing are there, how many cycling pants emblazoned with name of the designer or the brand-name, despite not being the sponsor. And this is called sportswear! Stuff fit only for special offers or on-line promotions like those sweat shirts bearing the logo of a make of car across the front, like those that wives used to give their husbands to make them look more dynamic. The depressed bought them to get euphoric at the disco and bigheads to look even more big-headed: a catastrophe which also luckily disappeared after being aimed at the junior market. Poor kids, branded from birth; certainly a case for the child help line. Stone Island is nothing like that. It is a very Italian brand which has been supplying us for over thirty years with casual elegance, let’s even call it sportswear, but with clothes that can be worn on all occasions, on your boat, to the office, for travelling or hiking. Carlo Rivetti has always been passionate about and patient in his research, studying and experimenting with materials, colours and manufacturing methods. Every single one of his designs quietly surprises us because it is ordinary but at the same time out of the ordinary. I bought my first Stone Island parka 25 years ago from Biffi in Milan and despite its age and the fact that I am now a size larger, it still looks great: I have always liked its blue, almost grey colour, its slightly shiny, light, crackly material and its host of ample sized, virtually invisible, obedient zip pockets. This is not sportswear it is “designwear”. Or better, haute “designwear”, almost a techno-sartorial alternative to the female realm of haute couture. A dynamic contemporary wardrobe suitable for all seasons with fine and sartorial details such as hoods that disappear into the collars, gleaming linings, feather light fabrics or as shiny as the silk taffeta dresses in Fragonard’s paintings. Artisan elegance but which does however avail itself of avant-garde technology such as laser soldered seams and fabrics with surfaces that become prismatic. A renaissance spirit at heart, when men who dressed colourfully stood socially apart from those who dressed in black because coloured dyes were expensive, very expensive, and therefore their
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Lost in Fashion Photo: Robert John Kley Fashion: Jimi Urquiaga
Opposite page, Z Zegna jacket and trousers.
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Valentino coat and trousers, Louis Vuitton T-shirt and shoes.
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FOCUS
HERB RITTS Se non fosse stata redatta da fonti attendibili, la biografia di Herb Ritts potrebbe risultare quasi inverosimile. Un susseguirsi di personaggi famosi popolano ogni passaggio della storia del fotografo e regista statunitense che con tenacia e passione ha realizzato il sogno della sua vita. Nato a Los Angeles nel 1952 da una facoltosa famiglia ebrea proprietaria tutt’oggi della rinomata azienda di mobili Ritts Co., il futuro genio della fotografia inizia a lavorare con il padre dopo aver concluso gli studi al Bard College di New York. Ma la vita ha in serbo per lui un diverso progetto. In un’afosa giornata del 1978, durante una gita nel deserto di San Bernardino in compagnia dell’amico, il giovane e allora semi sconosciuto, Richard Gere, una ruota dell’automobile si fora, imprevisto che costringe la coppia a fermarsi in una stazione di servizio. In canottiera bianca, jeans e sigaretta, Richard Gere sostituisce la ruota mentre Herb Ritts, allora ventiseienne, inizia a scattare alcune foto. Immagini che passeranno alla storia, nate come ricordo della disavventura, segneranno l’inizio di una nuova straordinaria vita. Sono proprio quegli scatti, infatti, che promuoveranno due anni più tardi il film American Gigolò, diventando anche richiestissime cover di magazine internazionali. Herb inizia, così, a collaborare con diversi personaggi famosi come Andy Warhol e a lavorare per varie testate giornalistiche, è lui il fotografo ufficiale del Calendario Pirelli dal 1994
If it weren’t for the fact that Herb Ritts’ biography has come from a guaranteed source it might seem hard to believe. An endless list of famous people populate every period of this American photographer and director’s career, a man who realised his life’s dream with tenacity and passion. He was born in Los Angeles in 1952 into a well-to-do Jewish family who still own the family business, Ritts Co. today. This genius photographer-to-be began working with his father after finishing his studies at the Bard College in New York. But life had other ideas for him. During a trip with a friend, the young and as yet little known Richard Gere, on a hot summer’s day in 1978 to the San Bernardino desert they got a puncture which forced them to spend some time at a service station. In white singlet, jeans and cigarette, Richard Gere changed the tyre while Herb Ritts, who was twenty-six at the time, began taking photographs. Those pictures taken to record their misadventure would make history, would mark the beginning of an amazing life. It was those photographs precisely in fact that two years later would be used to promote the film American Gigolo and also become a highly prized international magazine cover. Thus Herb began a series of collaborations with famous people like Andy Warhol and to work for a number of newspapers. He was also the official photographer for the Pirelli Calendar from 1994 to 1999. His
Opposite page, Dizzy Gillespie, Paris, 1989, gift of Herb Ritts, © Herb Ritts Foundation, courtesy of Museum of Fine Arts, Boston.
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Confidential Photo: Matteo Felici Fashion: Sabrina Mellace Mandala Creative Productions
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Y-3 coat and shirt.
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Luca Larenza jacket, Stella Jean trousers and shoes.
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Missoni cardigan, T-shirt and trousers.
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Touch of Taste Photo: Angela Improta Fashion: Sabrina Mellace Stylist ass. Martina VeritĂ Set designer Chiara Arsini
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Eddy Monetti belt, Hermès bicolour wallet, Giorgio Armani wallet, Valentino bag.
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FOOD AND BOOK
LETTERE IN TAVOLA LITERATURE AT TABLE Barbara Bolelli
La assaporiamo da quando siamo piccoli, riempie le nostre giornate e ci ricorda chi siamo: la letteratura italiana si racconta anche attraverso il cibo. Ecco a voi muse macaroniche, paesi della Cuccagna, torte, tortelli, fegatelli e divertenti etimo culinarie. Verze, carote, cocomeri e porri come lettere, parole, versi, personaggi e avventure. Un menù dai gusti forti che appaga corpo e mente
We have savoured it since we were small, it fills our days and reminds us of who we are: the story of Italian literature can also be told through food. So over to you, macaronic muses, the land of Cockaigne, “tarts and tartlets” and other amusing culinary entomologies. Cabbage, carrots, coconuts and leeks as letters, words, verses, characters and adventures. A menu of strong flavours to satisfy both body and mind
Opposite page, Joe Colombo, Servizio di bordo Alitalia “linea ’72” AJC.0218, 1970, © Ignazia Favata - Studio Joe Colombo, Milano, from Arts & Foods exhibition at Triennale di Milano, from April 10th to November 1st 2015.
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FOOD AND BOOK
PER COMINCIARE… LE MUSE MACARONICHE E IL PAESE DELLA CUCCAGNA “Ma prima bisogna invocare il vostro aiuto, o Muse, che infondete l’arte macaronica”, Teofilo Folengo Prima di tutto il proemio: il più succulento e ispirato è indubbiamente quello del poema parodico Baldus, composto dal mantovano Teofilo Folengo nel 1517. In lingua maccheronica, l’opera ricalca la tradizione epica e il canone virgiliano con nuovi sapori, giocando come una parodia sul tradizionale schema d’esordio dei poemi epici. Allora le muse che il poeta invoca nell’incipit non sono più quelle classiche: si tratta invece di muse panciute e grasse dai curiosi nomi bresciani (Gosa, Comina, Mafelina, Togna, Striax) che vivono nel remoto e ancora inesplorato paese di Cuccagna. Qui scorrono fiumi di brodo e mari di sugo in cui le grasse e imbrodolate divinità ispiratrici sono solite pescare frittelle e polpette. Mentre a valle piove formaggio grattugiato, alcune preparano gnocchi, altre tagliano la pasta e riempiono le pentole di lasagne e pappardelle.
FOR STARTERS… THE MACARONIC MUSES AND THE LAND OF COCKAIGNE “But first we must call on your help, O Muses, you who disseminate the macaronic art”, Teofilo Folengo And first the preface: the juiciest and most inspired is quite certainly the parodic poem Baldus, written by Teofilo Folengo, from Mantua, in 1517. In macaronic language, the work follows in the epic tradition and Virgilian style but with new flavours, making fun of the original style of an epic poem. So the muses he invokes from the very start are no longer the classic ones but fat ones with paunches and curious Brescian names (Gosa, Comina, Mafelina, Togna and Striax) who live in a remote and as yet unexplored land called Cockaigne. Rivers of stock flow there and seas of sauces in which food stained goddesses spend their time fishing for fritelle and polpette. While some prepare gnocchi, others cut pasta and fill their pans with lasagna and pappardelle while downwind from them it is raining grated cheese.
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FOOD AND BOOK
Pieter Bruegel the Elder, The Land of Cockaigne, 1567, Alte Pinakothek, Munich, Germany. 149
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FOOD AND BOOK
DELIGHT FOOD YOGURT Il Novecento italiano, si sa, è pieno di spessore. A tal proposito è prima doveroso ricordare Carlo Emilio Gadda e il miscuglio linguistico a cui affida il compito di scomporre una realtà aggrovigliata, impasticciata, di cui l’ingegnere non fa altro che ricalcare la smodata fisicità, anche con un’ossessiva attenzione per i cibi. Memorabile la descrizione di Ingravallo in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, 1946, raffigurato con “due macchioline d’olio sul bavero”. E se ne La ricotta (episodio del film Ro.Go.Pa.G., 1963) Pasolini regista ci presenta un sottoproletario perennemente affamato, Stracci, interpretato da Mario Cipriani, che muore in croce sotto gli impassibili occhi degli intellettuali, della borghesia e delle istituzioni religiose e Dario Fo dialoga con il presidente Pertini sulla cultura del cibo in una serie di incontri organizzati dalla Libera Università di Alcatraz, Camilleri si diverte con leggerezza, rappresentando magistralmente il suo commissario Montalbano anche attraverso i vizietti alimentari: eccolo allora “sbafarsi” i manicaretti dell’Adelina. Ma nonostante tutto questo spessore, a volte, nella contemporaneità, un pasto può terminare con uno yogurt - oppure dallo yogurt essere sostituito: in Woobinda (1996) Aldo Nove si aggira tra gli scarti della cultura di massa con la pretesa di offrire uno sguardo critico e alternativo sulla società del consumo. Così, il suo protagonista, seguendo a suo modo la suggestione degli antichi filosofi presocratici, ritiene che il mondo sia fatto di yogurt, che la civiltà si sia sviluppata per effetto dello yogurt e che il destino di ognuno sia quello di diventare yogurt. È così che la Campbell Soup di Warhol trova - finalmente - il suo corrispettivo anche nella letteratura italiana. Tutto in un vasetto di yogurt.
Italian 20th century, as we know, is packed with contributions. Firstly we must remember Carlo Emilio Gadda and the linguistic jumble he applied to the task of unravelling a tangled, messy reality, but of which he did nothing more than write about immoderate physiques with an obsessive attention paid to food. He gave a memorable description of Ingravallo having “two spots of olive oil on his coat” in That Awful Mess on Via Merulana, 1946. And whereas in the film La ricotta (an episode of the film Ro.Go.Pa.G.,1963) Pasolini presents us with a perennially starving sub-proletarian, Stracci played by Mario Cipriani, who is crucified under the blank gaze of intellectuals, aristocrats and religious figures and Dario Fo talks to President Pertini about the culture of food at a series of meetings organised by the Free University of Alcatraz, Camilleri has more lighthearted fun, masterly portraying his detective Montalbano to include his love of food, thus we read of him while relishing Adelina’s delicious cooking. But in spite of all these examples sometimes today a meal can end with a yoghurt, or even be replaced by a yogurt. In Woobinda (1996), Aldo Nove would work round the rejects of mass culture with the claim of taking a critical and alternative look at the consumer society. Thus his protagonist, following in his own way the suggestion of early, pre-Socratic philosophers, maintains that the world is made of yogurt, that civilisation developed because of yogurt and that the destiny of each one of us is to become yogurt. Thus Andy Warhol’s Campbell Soup - finally - found its equivalent in Italian literature. All in a tub of yoghurt.
Opposite page,Claes Oldenburg and Coosje van Bruggen, Leaning Fork with Meatball and Spaghetti II, 1994, ph. courtesy of the Oldenburg van Bruggen Studio and Pace Gallery, from Arts & Foods exhibition at Triennale di Milano, from April 10th to November 1st 2015. 158
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A Single Man
Photo: Angela Improta Fashion: Sabrina Mellace Art direction Andrea Bettoni
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Casamadre shoes, Tom Ford by Marcolin sunglasses. Opposite page, Bottega Veneta cardigan, shirt, trousers and bag.
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AT THE EMPEROR’S TABLE
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Valentino invites his guests to his gracious table set for afternoon tea in the garden, ch창teau de Wideville, Paris.
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“L’ELEGANZA STA NELL’EQUILIBRIO TRA PROPORZIONI, EMOZIONE E SORPRESA” “ELEGANCE IS THE BALANCE BETWEEN PROPORTION, EMOTION, AND SURPRISE” VALENTINO
Painting of birds picking cherries from a Delft bowl, Spanish School, Gstaad, Switzerland. Opposite page, a painted tôle and porcelain eighteen-branch composition chandelier, Meissen, 19th century, château de Wideville, Paris. 178
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