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MAN


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MAN

SOMMARIO Dolce&Gabbana Photographer: Matteo Felici Stylist: Sabrina Mellace

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EDITORIAL LETTER

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IPORTRAITS

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MORGAN WATKINS 38 page

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SPY STORY VITTORIO GRIGOLO

II

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EDITORIAL SUBURBAN LIFE

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MARCO BOGLIONE

K-WAY ANNIVERSARY 14

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MAN

CONTENTS page

chapter

III

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EDITORIAL

WUTHERING HEIGHTS

IVLIBRARY page

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EDITORIAL

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STAY BACK!

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V

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VI EDITORIAL 139

THE DEEP BLUE SEA page

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ACROSS

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EDITORIAL LETTER Cinzia Malvini

Ho la (s)fortuna di vivere a Roma, città straordinaria e indimenticabile, sotto tutti i punti di vista, da qualunque lato vogliate guardarli, tramonti infiammati sul Cupolone e traffico assassino, infiorata di azalee disposte ad arte sulla scalinata di Trinità dei Monti, in uno spettacolo che ancora oggi mi lascia senza fiato, e di tempo ne è passato, cartacce abbandonate anche lì in un raro, ma riuscito esempio di trash-art per le strade del centro barocco più ricco di capolavori al mondo, sotto gli occhi perplessi delle statue del Bernini e Borromini. Che, se potessero parlare, come faceva a suo modo quella del Pasquino, chissà che cosa avrebbero detto del nuovo film di James Bond, interpretato da Daniel Craig, in uscita a novembre, e girato proprio sotto il cielo romano. Per quattro settimane, infatti, la Capitale è diventata protagonista della nuova missione dell’agente 007, impegnato ad affrontare una delle organizzazioni criminali più spietate, la Spectre, tra sampietrini che fanno saltare le sospensioni, auto che sfrecciano a 200 all’ora in pieno centro, strade di scorrimento chiuse di notte: perfino quella Roma che non si stupisce mai di nulla è rimasta colpita dalla maestosità di un set che ha incuriosito, e alla fin fine anche divertito, sempre con moderazione, i miei concittadini

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avvezzi da millenni più o meno a tutto. James Bond, alias Daniel Craig, ha un segreto che risiede, probabilmente, in quel misto di fascino romantico e misterioso che da sempre avvolge l’agente segreto di Sua Maestà, la spia più famosa del mondo, la più elegante, la più desiderabile. Il suo smoking è il più straordinario abito da lavoro che possa mai essere indossato, capace di esaltare la bellezza di ogni tipo maschile, un segreto, questa volta di stile, svelato nell’eccellenza degli atelier italiani. In questo nuovo numero di Book Moda di segreti svelati ce ne sono diversi e tante sono le storie di impresa, di gusto, di talento e di moda, raccontate dai protagonisti. Ognuno di loro ne ha uno, piccolo o grande che sia, come potrete scoprire sfogliando i Portraits, le interviste, gli editoriali di moda. Proprio come James Bond/Daniel Craig che nulla ha potuto, però, contro il più temibile e inatteso nemico, le buche di Roma: l’attore ha urtato la testa contro il tettuccio interno dell’auto a causa delle strade dissestate e deteriorate della Capitale. Una grande zuccata che ha messo ko anche l’invincibile agente dello spionaggio inglese. Perché contro la buca romana, magari con acqua e sampietrino, non si può proprio vincere. E questo non è certo un segreto!


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EDITORIAL LETTER Cinzia Malvini

I have both the good luck and the bad luck to live in Rome, an extraordinary and unforgettable city from every point of view, from whichever side you look, fiery sunsets over that famous dome, its murderous traffic, the display of flowering azaleas on beautiful display on the steps of the Trinità dei Monti, a spectacle that still takes my breath away every time. Discarded paper too makes a rare but successful appearance as an example of trashart on the streets of a baroque city centre containing the greatest number of masterpieces in the whole world, under the perplexed gaze of the statues of Bernini and Borromini. And if they could speak, as the statue of Pasquino had, in its own way once done, who knows what they would have said about the new James Bond film, starring Daniel Craig to be released in November, which in fact has been being filmed under the skies of Rome. For four weeks the Italian capital has played the leading role in 007s latest mission, again taking on Spectre, one of the most ruthless criminal organisations, over the cobbled streets that wreck a car’s suspension, racing at 125mph round the city centre and main roads shut at night: even the Rome which is never surprised at anything was struck by the majesty of a set that was intriguing and, in the end, amu-

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sing too, although only moderately, to my fellow citizens who have seen virtually everything over the millennia. James Bond, alias Daniel Craig has a secret which probably lies in that romantic aura and air of mystery that has always surrounded Her Majesty’s secret agent, the most famous, the most elegant and the most appealing spy in the world. The dinner jacket, one of the most extraordinary examples of work wear ever to have been worn, enhances the looks of every kind of man, the secret this time is style, revealed by the excellence of Italian tailoring. There are quite a few secrets in this issue of Book Moda and many stories are told by the protagonists themselves, about their businesses, tastes, talent and fashion. Every one of them reveals a secret, whether big or small, as you will discover in Portraits, in the interviews and in the fashion editorials. Just like James Bond/ Daniel Craig, although nothing could protect him from the most feared and unexpected enemy in Rome, the pothole. Apparently the actor hit his head on the inside of the roof of a car due to the state of the capital’s roads. A big bump that even knocked out that invincible secret agent of British espionage. Because you really can’t win against the Roman pothole. And that certainly is not a secret!


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PORTRAITS

KEITH RICHARDS by Valentina Uzzo

Se i Rolling Stones sono diventati quel che sono diventati è soprattutto grazie a lui: Keith Richards. Tutto ebbe inizio quando il musicista inglese incontrò sul treno per i pendolari colui che fino a qualche anno prima era stato il suo caro vicino di casa e amico di giochi: Mick Jagger. Quel giorno Jagger portava sotto braccio una pila di dischi d’importazione della Chess Records, cosa che incuriosì molto Richards. I due capirono subito di essere innamorati della stessa musica, il rhythm and blues, tanto da iniziare a pensare di formare un gruppo. Ma il secondo, determinante, incontro avvenne solo sei anni dopo: una tappa memorabile per la storia della musica, l’inizio dell’epopea leggendaria e rock firmata Rolling Stones. “A suo modo, la chitarra elettrica è stata fondamentale per farmi arrivare dove sono o dove sono arrivati gli Stones. Dove sarei ora senza di lei? Da qualche parte a suonare a un volume terribilmente basso, ancora in attesa di cominciare”. Così ricorda gli inizi Keith Richards, uno dei migliori chitarristi al mondo, quarto nella lista dei top 100 di tutti i tempi secondo la bibbia del settore, il magazine Rolling Stone, ma anche attore di talento in Pirati dei Caraibi nel ruolo del padre di Jack Sparrow e, soprattutto, compositore, insieme a Mick Jagger, dal 1964, dei brani più famosi della band inglese. “All’inizio della storia dei Rolling Stones, io non scrivevo canzoni, ma preferivo suonare solo la chitarra: quella era l’unica cosa che volessi fare. Quello che mi fece capire Andrew (Andrew Loog Oldham, produttore e manager, ndr) è che se sai suonare uno strumento sei anche in grado di scrivere canzoni”. E se nel 1974, Richards affermò: “Sarebbe ridicolo se registrassi un album da solo, suonerebbe come un disco degli Stones senza Mick che canta”, il 18 settembre 2015 è uscito Crosseyed Heart, il suo terzo album da solista, il primo degli ultimi vent’anni. Un viaggio musicale attraverso 15 tracce che spaziano dal reggae al rock, dal country al blues, con Richards alla chitarra elettrica, acustica, basso e pianoforte, ma è anche, ancora una volta, autore della maggior parte dei brani, molti dei quali realizzati insieme a Steve Jordan, coproduttore dell’album. “È stata una ‘figata’ fare questo disco e lavorare ancora insieme a Steve (Steve Jordan, batterista, ndr) e Waddy (Waddy Wachtel, chitarrista, ndr). Non c’è niente come entrare in studio senza avere la minima idea di quello che ne verrà fuori. Se siete in cerca di trouble, problemi, siete venuti nel posto giusto”.

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The Rolling Stones have become what they are, above all, thanks to Keith Richards. It all began on a commuter train when this British musician met someone who had, a few years earlier, been his neighbour and best friend, Mick Jagger. That day Richards’ curiosity was raised by a pile of imported records by Chess Records Jagger had under his arm. The two realised they both loved the same kind of music, rhythm and blues, to the extent that they began thinking of forming a group. But the second and decisive meeting only took place six years later: a memorable occasion in the history of music, the beginning of what was to become the Rolling Stones’ legend. “In its way the electric guitar was fundamental to my reaching where I have got to or where the Stones have got to. Where would I be now without her? Somewhere playing really quietly, still waiting to get started”. This is how Keith Richards, one of the best guitarists in the world, numbered fourth in the all time top 100 according the sector’s bible the magazine Rolling Stone, remembers the beginnings. He is also a talented actor and has appeared in Pirates of the Caribbean in the role of Jack Sparrow’s father, but more than anything a composer too, together with Mick Jagger, since 1964, of the group’s most famous songs. “At the beginning of the Rolling Stones’ story I didn’t write songs, I preferred just to play the guitar: that was the only thing I wanted to do. What Andrew (Andrew Loog Oldham, record producer and manager, ed) made me understand was that if you know how to play an instrument you are also capable of writing songs”. And although in 1974 Richards had said: “It would be ridiculous to record an album by myself, it would be like a Stones disc without Mick singing” on 18th September 2015 Crosseyed Heart, was released, his third solo album and the first for twenty years. A musical journey through 15 tracks that go from reggae to rock, from country to blues, with Richards playing the electric, acoustic, bass guitar and piano and once again he wrote most of the tracks together with the album’s co-producer, Steve Jordan. “It was great making this album and working again with Steve (Steve Jordan, drummer, ed) and Waddy (Waddy Wachtel , guitarist, ed). There is nothing like going into a studio without having the minimum idea of what the result might be. If you are looking for trouble you have come to the right place”.


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PORTRAITS

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PORTRAITS

SHIA LABEOUF by Barbara Bolelli

“La tua vita è la tua vita… E questo viene molto prima della tua reputazione”. Presuntuoso, narcisista e con un comportamento pubblico che include risse, arresti e parole molto mal calibrate, Shia LaBeouf - una delle giovani promesse di Hollywood, il cliché del ragazzo prodigio diviso tra genio e sregolatezza - è da sempre sulla bocca di tutti per la sua vita al confine tra show e realtà e per una reputazione pressoché inesistente. Lo abbiamo visto battibeccare con Alec Baldwin, giustificare in tv i suoi eccessi con l’alcol, inseguire ubriaco un barbone per strada e sfilare sulla Croisette con un sacchetto di carta in testa - quello con la scritta “I am not famous anymore”: eppure il protetto di Steven Spielberg, l’attore di Disturbia, Wall Street e Nymphomaniac - e sì, della saga Transformers, in cui recita a fianco della sua presunta ex fiamma Megan Fox - è davvero un grande talento. A essere sinceri, uno dei migliori. Fatalità vuole che nell’ultimo film di David Ayer, Fury, Shia interpreti un eroe soprannominato “Bible”, Bibbia, un esempio di rettitudine e morale, il soldato americano che si distingue per la dedizione e il valore con cui affronta la minaccia nazista. “È un cristiano, un uomo retto che riesce a spiegarti qual è la differenza tra uccidere e assassinare”, racconta LaBeouf. “Vive la sua vita secondo le regole, sì, ma non avrebbe nessun problema a ucciderti se tu non lo fai… e tutto questo senza rimorsi sulla coscienza. Credo che Dio faccia nascere alcune persone per collezionare anime, ecco il mio personaggio è una sorta di Cristo mietitore per conto dell’Altissimo”. Ambientato nel 1945, in una Germania alla fine della guerra, il film rivela una struttura semplice, tutto ciò che accade si svolge nell’arco di 24 ore e la storia è stata ricostruita attraverso i racconti dei veterani di guerra. “Ho incontrato Shane Yates, capitano, ma anche ministro del culto, predicatore e cappellano militare per il 42esimo reggimento”, dice Shia. “Ho ottenuto il permesso di andare a visitare una base militare operante. Ho passato quasi un mese e mezzo con la Guardia Nazionale e poi in un piccolo campo di addestramento reclute a Fort Irwin”. Poco importa, dunque, se per rendere più realistico il personaggio, Shia si sarebbe anche ferito il volto da solo, come ha raccontato alla stampa. A colpire, ancora più del taglio, è un’interpretazione sofferta e sentita, capace di non sfigurare, ma addirittura tenere testa, a un grande Brad Pitt.

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“Your life is your life... And this comes well before your reputation”. Self-important, narcissistic and bad behaviour in public, including fights, arrests and very badly chosen words; Shia LaBeouf - one of Hollywood’s rising stars and the epitome of the prodigy, the unruly genius - is always on the lips of everybody because of his life spent on the border between the real and an unreal world and for his nonexistent reputation. We have seen him have cross words with Alec Baldwin, justify his excessive consumption of alcohol on TV, drunkenly chase a hobo down a street and walk along the Croisette with a paper bag on his head bearing the words “I am not famous anymore”. And yet Steven Spielberg’s protégé, the actor in Disturbia, Wall Street and Nymphomaniac - and, yes, in the saga Transformers too, in which he plays alongside his assumed ex-girlfriend Megan Fox - is truly very talented. To be honest, one of the best. It was destiny that in David Ayer’s latest film, Fury, Shia plays a hero nicknamed “Bible”, a character who is an example of moral rectitude, an American soldier who stands out for the dedication and valour with which he confronts the Nazi threat. “He is a Christian, an upright man who is able to explain what is the difference between killing and assassination is” says LaBeouf. “Yes he does lead his life according to the rules but he would have no problem killing you if you didn’t... and all without any remorse on his conscience. I think God allows some people to be born to collect souls. That’s it, my character is a kind of grim reaper on behalf of the Almighty”. Set in 1945 in Germany at the end of the war, the film is simply structured, everything takes place over a 24 hour period and the story has been reconstructed through the stories told by real war veterans. “I met Shane Yates, preacher and Captain Chaplain in the 42nd regiment,” said Shia. “I got permission to go to visit a working military base. I spent almost a month and a half with the National Guard, then to a small training camp for recruits at Fort Irwin”. Never mind then that it was reported in the press that Shia even cut his face to make the character even more realistic. What strikes you, more than the cut, is his tormented and deeply felt performance which is even on a par with the great Brad Pitt.


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PORTRAITS

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MILANESE PALETTE “Scegliere di vestirsi di un solo colore è un esercizio temprante. Aiuta a fare a meno del superfluo. Il grigio totale è la mia idea di camouflage urbano: è il colore perfetto per la metropoli, per vestire con cura senza dare inutilmente nell’occhio. È il colore della mia Milano, ma non solo. È un colore senza tempo, trasversale, versatile, per uomini dalla forte personalità” Giorgio Armani


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Giorgio Armani, F/W 1992, ph. Aldo Fallai.

Giorgio Armani, S/S 1991, ph. Aldo Fallai.

“Choosing to dress in one single colour is a strengthening exercise. It helps discard the superfluous. All grey is my idea of urban camouflage: it’s the perfect colour for the city, to be well dressed without standing out. It is the colour of my beloved Milan and much more besides. It is a timeless colour, it is transversal and versatile, it’s for men with strong personalities”


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A RISING SUN

MORGAN WATKINS

“IL MIO OGGI È MEGLIO DI IERI” “MY TODAY IS BETTER THAN YESTERDAY” Flavia Impallomeni

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A RISING SUN

In attesa di vederlo nelle sale con Suffragette, Morgan Watkins si racconta, dagli esordi fino alla recente campagna pubblicitaria per Pal Zileri. E non solo…

While waiting to see him on the big screen in Suffragette, here is Morgan Watkins from his debut to fronting the latest Pal Zileri advertising campaign. And much more...

“Sono molto soddisfatto e lusingato, mi fa apparire meglio di come sono”, afferma divertito Morgan Watkins, mentre tra le mani tiene una delle immagini della nuova campagna pubblicitaria di Pal Zileri. “È tutto merito del fotografo (Steven Pan, ndr), la porterò a casa da mia madre, sono sicuro che le piacerà!”. L’attore inglese di Kingsman:The Secret Service, ironica parodia da box office di 007 dove ha recitato al fianco di Colin Firth, Samuel L. Jackson e Taron Egerton - “È stato girato a Londra, ma credo che sia un film internazionale”, afferma - è, infatti, il volto scelto dal marchio italiano per il prossimo autunno/inverno e per rappresentare il nuovo corso intrapreso: nuovo direttore creativo (Mauro Ravizza Krieger, nominato lo scorso inverno, ndr), nuove idee, nuovi obiettivi. “Ho trovato delle persone fantastiche da Pal Zileri, molto disponibili, mi hanno dato tutto il loro supporto. È stato incredibile lavorare con loro”, aggiunge, giacca e T-shirt blu, sorriso sincero e seducente, modi di fare affabili, eleganti, assolutamente inglesi, proprio come il suo accento e i suoi lineamenti. “Ho già fatto il modello prima. Un’agenzia mi ha reclutato quando avevo 19 anni, ero impiegato in un supermarket e, beh!, per me è stata tutta una questione di guadagno, era molto più di quanto potessi sperare facendo il commesso”, racconta. “Ma il mio sogno è sempre stato quello di fare l’attore, amo recitare. Così, con i soldi guadagnati, mi sono potuto pagare una scuola di tre anni a Londra (la prestigiosa The Royal Academy of Dramatic Art, ndr). E poi ho iniziato a lavorare a teatro e anche sul grande e sul piccolo schermo”. Nonostante la giovane età, la lista dei film che ha interpretato è lunga, dal debutto nel 2001 in Wild Bill, diretto da Dexter Fletcher, a Now Is Good, The Hooligan Factory e Le Regole del Caos, senza contare le serie tv come Inspector George Gently e The Hour, nominata ai Golden Globes. “Da pochissimo sono usciti nelle sale anche Chicken e Scottish Mussel e questo autunno arriverà Suffragette, una grande produzione di cui sono felice di aver potuto far parte”. La pellicola, che racconta i primi passi del movimento femminista all’inizio del secolo scorso, vanta un cast da urlo, tra gli altri Meryl Streep, Helena Bonham Carter, Carey Mulligan, Brendan Gleeson. “Il mio attore preferito è Marlon Brando, credo fosse bravissimo. E poi Robert De Niro,Vincent Cassel, Christian Bale, Eddie Marsan… Poterli guardare, studiare il loro modo di recitare e confrontarlo con il tuo, credo che sia il metodo migliore per imparare, per migliorarti”. “Mi piacerebbe molto anche essere diretto da un regista italiano, ce se sono alcuni che penso siano bravissimi, sa-

“I am honoured and very flattered, it makes me look better than I am”, confirms an amused Morgan Watkins holding a photo from the new Pal Zileri adv campaign in his hands. “It is all thanks to the photographer (Steven Pan,ed), I will take it home for my mother, she will love it!” The British actor who appeared in the spy comedy box office hit, Kingsman: The Secret Service together with Colin Firth, Samuel L. Jackson and Taron Egerton and of which he tells us “It was filmed in London but I think it is an international film”, is in fact the face chosen by the italian brand to represent next fall/winter and a new path: a new creative director (Mauro Ravizza Krieger, nominated last winter, ed), new ideas, new objectives. “I met some fantastic people at Pal Zileri, very friendly and they all supported me. It has been great working with them”, he added, in a jacket and blue T-shirt, with his sincere and seductive smile, friendly manner, elegance and absolutely British look, just like his accent and his features. “I have done modelling before. An agent recruited me when I was 19, I was working in a supermarket and suddenly…! For me it was just a case of the money, it was a lot more than what I could hope to earn as a shop assistant”, he says. “But I have always dreamed of being an actor, I love acting. So with the money I earned I was able to pay for three years of school in London (the prestigious Royal Academy of Dramatic Art, ed). And then I began working in the theatre and for TV and film”. Despite his young age, the list of films he has appeared in is long. From his debut in 2001 in Wild Bill, directed by Dexter Fletcher, to Now Is Good, The Hooligan Factory and A Little Chaos without counting TV series such as Inspector George Gently and The Hour, which was nominated at the Golden Globes. “Chicken and Scottish Mussel have only just come out and Suffragette, a great film I was very happy to appear in, will be released this autumn”. The film, which tells the story of the birth of the feminist movement at the beginning of the last century, boasts an epic cast including Meryl Streep, Helena Bonham Carter, Carey Mulligan and Brendan Gleeson. “My favourite actor is Marlon Brando, I think he was very good. And then Robert De Niro, Vincent Cassel, Christian Bale and Eddie Marsan… To be able to watch them, study how they act and compare them with yourself, I think is the best way of learning, improving”. “I would like to be directed by an Italian director too, I think some of them are excellent, it would be fantastic for me if I had the

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COME È CHIC FARE LA SPIA HOW ELEGANT TO BE A SPY Enrico Maria Albamonte 44


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Kingsman: The Secret Service, courtesy of Twentieth Century Fox.

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INTERVIEW

VITTORIO GRIGOLO

“IL ‘SIGNOR TENORE’” “THE FINE TENOR” Federica Ronchi

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INTERVIEW

Una passione, quella del canto, iniziata in giovane età. Com’è avvenuto questo colpo di fulmine? Dai colpi di fulmine non c’è alcun riparo ed è proprio per questo che sono letali. Anche per me è andata così, l’incontro con la musica è stata un’esperienza meravigliosa che mi ha dato tantissimo e continua ad arricchirmi di giorno in giorno, una rivelazione che mi ha intimamente sconvolto. Grazie al bel canto, che insieme alle corde vocali forgia anche la personalità, ho imparato a capire meglio me stesso. Conoscere il proprio strumento, che nel caso di noi cantanti è la voce che vibra all’interno del corpo, aiuta a sviluppare una sensibilità particolare. Il suono lo senti dentro, ti trascina, ma soprattutto ti trasmette emozioni forti quando è sincero, vero, puro. La passione è nata non appena ho capito che cantando sarei riuscito a toccare la sensibilità di chi mi stava di fronte. E, poi, la lirica, davvero un colpo di fulmine rapidissimo e senza scampo quando ho visto e sentito mio zio cantare ’O sole mio... Che emozione! (ricorda con occhi lucidi, ndr). Ero così piccolo, ma ancora oggi riesco a sentire le pareti di quella stanza e tutto il mio corpo vibrare con loro. Una vera magia chiamata opera.

Your passion for singing began like a lightning strike when you were very young. How did this happen? There is no shelter from lightning strikes and that is why they are so lethal. It was like that for me, my discovery of music was a marvellous experience which has given me so much and continues to do so, day after day, a revelation that has intimately affected me. Thanks to Bel Canto, which together with the vocal chords also creates a personality, I have learned to understand myself better. Knowing your instrument, which in the case of us singers is our voice that vibrates inside our bodies, helps to develop a special sensitivity. You hear the sound inside, it carries you along, but above all when it is sincere, true and pure you experience powerful emotions. My passion was born as soon as I realised that by singing I would be able to affect the sensitivities of who was in front of me. And then opera, truly a lightning strike with no escape when I saw and heard my uncle singing ’O sole mio... What an emotion! (the recollection brings tears to his eyes, ed). I was so small, but I can still feel the walls of that room and all my body vibrating together. A true magic called opera.

Con chi ha avuto la fortuna di condividere il palco? Ho avuto il privilegio di lavorare con tantissimi artisti, ma forse il ricordo più bello lo attribuisco a due personaggi speciali che continuamente ricorrono nella mia vita e nella mia carriera: Luciano e Lucio. Luciano Pavarotti, il mio idolo, mi ha sempre stimolato e dato la spinta; tanto quanto ha fatto anche Lucio Dalla, nel mondo del pop. Due grandi artisti connessi tra loro dalla splendida canzone Caruso che porto sempre dentro al cuore. Con Lucio tante emozioni, ma forse il duetto al Vittoriano nel settembre del 2003 è stata una delle esibizioni più commoventi di sempre.

With whom have you had the good fortune to share the stage? I have had the privilege of working with many singers but perhaps my best memory is of two special people who keep turning up in my life and career: Luciano and Lucio. My idol, Luciano Pavarotti, who always stimulated and encouraged me; as much as Lucio Dalla did, in the world of pop music. Two great artists linked by the splendid song Caruso that I always carry in my heart. Many emotions with Lucio but perhaps the duet at the Vittoriano in September 2003 was one of my most moving experiences with him.

Questa sua dote, o forse sarebbe meglio parlare di vocazione, le ha permesso di visitare i più famosi teatri del mondo. Ce n’è uno che le è rimasto particolarmente nel cuore? Parlare di vocazione è corretto: infatti, vedo il mio non come un lavoro, ma come un mezzo per regalare gioia e sorrisi a una società spesso chiusa in se stessa o dura e distratta, è un po’ come fare un miracolo. Una vocazione che è divenuta vitale e che mi ha portato a visitare posti meravigliosi. Certamente, uno dei miei luoghi preferiti è La Scala di Milano, primo grande teatro ad accogliermi ancora in fasce, per così dire. Per il resto, come una mamma non saprebbe scegliere tra i suoi figli, così non riesco neppure io, ma ci tengo a menzionare il Met di New York che mi ha regalato il sogno americano, aprendomi le porte e accogliendomi a braccia aperte, come già successo in passato per altre grandi stelle della lirica italiana: Caruso, Gigli, Del Monaco, Corelli, Di Stefano e Pavarotti. Infine, la Royal Opera House di Londra con la sua super energia che mi ha donato il grande successo, tanto atteso, con una memorabile Manon che ogni giorno rivivo dentro di me.

This gift of yours, or perhaps it is better to call it a vocation, has enable you to visit the most famous opera houses in the world. Are any of them particularly close to your heart? Calling it a vocation is correct: in fact, I see mine not as a job but as a means of giving joy and happiness to a society often closed in on itself or hardened or distracted. It is a little like doing a miracle. A vocation that has become vital and that has enabled me to visit the most wonderful places. Certainly, one of my favourites is La Scala in Milan, the first theatre to host me when I was still almost a baby, if you know what I mean. Otherwise, like a mother who can’t choose between her children, neither do I have a favourite, but I would like to mention the Met in New York which gave me the American dream by opening its doors to me and welcoming me with open arms, as it had already done in the past for other great Italian opera stars: Caruso, Gigli, Del Monaco, Corelli, Di Stefano and Pavarotti. And lastly the Royal Opera House in London with its super energy which gave me a long awaited great success with an unforgettable Manon which I relive inside myself every day.

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Photo Marco Marezza Fashion Luigi Gaballo


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From left, Salvatore Ferragamo jacket, shirt, trousers and boots, Dsquared2 hat, Moreschi backpack; Fendi jacket and trousers, Brioni scarf, Moschino boots.


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Corneliani jacket and sweater, Burberry Prorsum fur vest and trousers, Sermoneta gloves, Salvatore Ferragamo boots. Opposite page, from left, Brioni jacket, sweater, shirt, tie and trousers, Ettore Bugatti boots; Valentino cape, shirt, tie and trousers, Alberto Guardiani shoes.


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Marco Boglione wears a Kappa polo-shirt and a Basic hat, © BasicStudios, 2009.

INTERVIEW

MARCO BOGLIONE

L’INTERVISTA

THE INTERVIEW Cinzia Malvini

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INTERVIEW

Conversazione (semi)seria con il presidente di BasicNet. L’imprenditore con la passione dello sportswear e della tecnologia, con la testa un po’ per aria (fosse solo per il fatto che con la sua famiglia abita sui tetti), ma con i piedi saldamente a terra. Come racconta la storia di quei marchi che vent’anni fa stavano per fallire e che ora, invece, dopo la “cura Boglione”, viaggiano velocissimi nel mondo

A (semi) serious conversation with the president of BasicNet. The entrepreneur with a passion for sportswear and technology, his head a little up in the air (if only because his family home is roof high) but his feet are firmly planted on the ground. As testified by the story of brands which were about to go bankrupt twenty years ago and which now, on the contrary, following Boglione’s “magic touch”, are now thriving throughout the world

Raggiungo Marco Boglione al telefono in una torrida giornata di fine luglio. Io sono a Roma, dove il clima politico segue quello meteorologico, arroventato. Lui è a Torino, nella sede del suo gruppo. Stesso ingresso e stesso stabile, intelligentemente risistemato, ma non alterato, dell’ex Maglificio Calzificio Torinese creato dall’amico, prematuramente scomparso, Maurizio Vitale. Un pezzo di storia imprenditoriale importante per Torino e per l’Italia che si sarebbe sciolta come neve, quella delle Alpi che incorniciano la città, al primo sole se vent’anni fa non fosse intervenuto lui a riacciuffare marchi come Kappa e Robe di Kappa, in poco divina compagnia di Jesus Jeans, destinati a un fallimento apparentemente inevitabile. Ma quelli, oggi, sono solo brutti ricordi. Kappa e Robe di Kappa viaggiano con il vento in poppa. E insieme a Superga, K-Way e a quel denim miracolato di Jesus Jeans rappresentano i fiori all’occhiello di BasicNet, una s.p.a. quotata alla borsa italiana dal 1999, oggi una realtà da 450 milioni di vendite in 120 Paesi, con 500 dipendenti diretti e un indotto mondiale che poggia su 15mila persone. Non c’è che dire, una bella soddisfazione per Boglione, che nel 2009 ha pubblicato la sua autobiografia Piano piano che ho fretta. Imprenditore è bello!: un titolo che sembra un romanzo e che invece è la sua vita, sempre in movimento, a cominciare dalla testa. Per questo prima di dare inizio alla nostra conversazione, desidero cordialmente ringraziare la sua pr che è riuscita a bloccarlo per una mezz’ora dall’altra parte del filo... appreciated!

I interviewed Marco Boglione by telephone on a boiling hot day at the end of July. I was in Rome where the political climate was equally red-hot. He was in Turin at the group’s headquarters. The same entrance and same factory, intelligently refurbished but not altered, of the old Maglificio Calzificio Torinese established by his friend Maurizio Vitale, who sadly passed away prematurely. A piece of important industrial history for Turin and for Italy, which would have melted like the snow, that from the Alps that surround the city, at the first ray of sun if, twenty years ago, he had not intervened and gather up brands like Kappa and Robe di Kappa together with the not so much divine company of Jesus Jeans, apparently destined to inevitable bankruptcy. But today these are all only bad memories. Kappa and Robe di Kappa are forging ahead. And together with Superga, K-Way and the miracle denim of Jesus Jeans, are the feathers in the BasicNet cap. This company, which has been quoted on the Italian stock exchange since 1999, today has a revenue of €450 million in 120 coutries, 500 direct employees and a further 15,000 through supporting linked industries worldwide. This can only be a great satisfaction for Boglione, who published his autobiography in 2009, Piano piano che ho fretta. Imprenditore è bello! (Slowly, slowly I am in a Hurry. It’s Great to be an Entrepreneur) a title that sounds like a novel and that in fact is his life, always on the move starting with his head. For this reason before starting our conversation I would like to thank his pr who managed to catch him for half an hour on the other end of the line... very much appreciated!

Cominciamo dalla fine. Sta andando in vacanza, spero. Che cosa serve perché sia davvero quella giusta? Non molto in realtà. Basta un posto che ti piace e una buona compagnia. A me serve anche una wi-fi: è fondamentale. Mi piace essere sempre connesso. Non leggo molti libri, però leggo molto in rete. In valigia poi non serve più di tanto: due paia di pantaloncini, un costume, due T-shirt. Sono un abitudinario. Per me estate è mare e barca; l’inverno è montagna e sci.

Let’s start at the end. I hope you are about to go on holiday. What will make it a good one? Not much really. A place you like and good company. I need wifi too: it’s a must. I like to stay connected. I don’t read many books but I read a lot on line. I don’t need much in my suitcase: two pairs of shorts, swimming trunks, two T-shirts. I am a creature of habit. Summer is boating and the sea; winter is skiing and the mountains.

Però ci sarà un capo feticcio tra i suoi marchi che Lei non dimentica... (Risponde sintetico, ndr) La polo (che Boglione ha il vezzo di indossare con il colletto tirato su, ndr).

But is there a special item from one of your brands that you will take with you... (A short answer, ed) A polo shirt (which Boglione has the habit of wearing with the collar turned up, ed).

La indossava anche negli anni ’70, quando voleva fare la rivoluzione culturale? O preferiva la T-shirt? Io negli anni ’70 studiavo in collegio (l’Istituto Filippin di Paderno del Grappa, dove Boglione, nato a Torino nel 1956, si è diplomato nel 1974, ndr) ed ero uno dei pochi che non

Did you wear one in the 70s taking part in the cultural revolution? Or did you prefer a T-shirt? I was in college in the 70s (the Filippin Institute in Paderno del Grappa, where Boglione, born in Turin in 1956, graduated from in 1974, ed) and I was one of the few who did not want to rebel.

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ANNIVERSARY

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ANNIVERSARY

UN ATTIMO DIVENTATO MEZZO SECOLO THE INSTANT THAT BECAME HALF A CENTURY Era il 1965 quando, seduto a un tavolino del Café de la Paix, a Parigi, Léon-Claude Duhamel si accorse di una signora intenta a proteggersi dalla pioggia con un telo di nylon rosso. Poco più tardi, su un quaderno, Duhamel disegnò con un tratto veloce quell’immagine, senza poter prevedere che sarebbe servita a mettere in azione una grande e allegra macchina da guerra e a colori chiamata K-Way, che quest’anno festeggia 50 anni di successi. A rendere omaggio all’ingegnoso “colpo di fortuna” (come lui lo definì) la più recente generazione dell’iconico impermeabile, Le Vrai 3.0, e l’ultima collezione, orgogliosa rappresentante di un nuovo capitolo di una storia destinata a non invecchiare mai. Valentina Uzzo

It was 1965 when Léon-Claude Duhamel, sitting at a table at the Café de la Paix in Paris, noticed a lady trying to protect herself from the rain with a red nylon cloth. A little later he made a sketch of that image in a notebook, little knowing it would serve to launch a massive, happy and colourful business called K-Way, which today is celebrating its 50th anniversary. And to pay tribute to that “stroke of good luck” (as he himself describes it) is the latest generation of that iconic rain wear, the Le Vrai 3.0 and the latest collection; proud representative of a new chapter in a story destined never to die.

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Photo Matteo Felici Fashion Sabrina Mellace

Giorgio Armani


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Grooming Alessandra De Vito using YSL Beauty Post production ass. Luisa Civardi Model Cristi Isofii @ Elite Milano Watch the making of on our web TV cmchannel.com Videomaker Alba Russo

Corneliani


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LIBRARY

MEMORABLE AS TERRY IS Controverso e narcisista, scandaloso e insolente, a volte offensivo al limite dell’umana decenza: Terry Richardson è uno dei più grandi talenti della fotografia del nostro tempo, di moda e non solo. Ma è anche uno dei più criticati, accusato di molestie da molte delle modelle che durante i due decenni della sua carriera si sono trovate di fronte al suo obbiettivo, da alcune di loro addirittura tacciato di chiedere prestazioni sessuali in cambio di lavoro. Sempre puntualmente smentite da Richardson stesso e dai numerosi illustri difensori che si sono schierati dalla sua parte: “He is not illspirited”, (non è un carattere malato), ha dichiarato lo stilista Marc Jacobs. È la madre, la stylist Annie Lomax, a regalargli la prima macchina fotografica, ma è dal padre Bob - fotografo anche lui, autore tra l’altro delle 16 pagine pubblicate su Vogue France nel ’67, ambientate in un’isola greca dell’Egeo con protagonista una piangente Donna Mitchell, malato di schizofrenia e finito per un periodo a vivere da senzatetto a Los Angeles - a ereditare il talento necessario per usarla. I primi scatti arrivano intorno ai primi anni ’90 e da lì in poi - da Barack Obama a Lady Gaga - davanti al telone bianco nel suo studio ci sono passati tutti. Kate Moss e Miley Cyrus, Kim Kardashian e LeBron James, Pharrell Williams e Jared Leto… si lasciano immortalare nella tipica posa di Terry Richardson, con il pollice alzato in segno di ok, oppure con la

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Controversial, conceited, scandalous, irreverent and sometimes offensive to the extreme, Terry Richardson is one of the most talented fashion (and more) photographers of today. But he is also one of the most criticised, accused of molesting many of those models who, over the two decades of his career, have found themselves in front of his camera and by some even accused of asking for sexual favours in return for work. This has always been promptly denied by Richardson himself and by his numerous, illustrious defenders: “He is not illspirited”, says the designer Marc Jacobs. It was his mother, the stylist Annie Lomax, who gave him his first camera but it is from his father Bob, a photographer too, from whom he inherited the talent to use it. A father who, among other things, was author of 16 pages of photos in Vogue France in ’67 set on a Greek island in the Aegean featuring a tearful Donna Mitchell, and who then suffered from schizophrenia and ended up for a while homeless in Los Angeles. Terry Richardson took his first photos in the early 90s and from then on everyone was to pose in front of his white backdrop in his studio, from Barack Obama to Lady Gaga, Kate Moss, Miley Cyrus, Kim Kardashian, LeBron James, Pharrell Williams and Jared Leto… They let him immortalise them in his favourite thumbs


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Photo Giulia Bertuletti Fashion Sabrina Mellace


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Giancarlo Petriglia backpack.


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Photo Lorenzo Marcucci Fashion Sabrina Mellace Salvatore Ferragamo sweater and trousers.


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Lardini jacket, Antonio Marras sweater and trousers.


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ON SHOW

EYE POP THE CELEBRITY GAZE 164


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ON SHOW

Gold Barbra by Deborah Kass, 2013, National Portrait Gallery, Smithsonian Institution, Š 2014 Deborah Kass/Artist Rights Society (ARS), New York.


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ACROSS

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È il 1923 quando il pittore russo Kazimir Severinovič Malevič libera la croce dai suoi rivolgimenti religiosi, sociali e politici restituendo agli occhi del mondo, semplicemente, una Black Cross. L’opera - finalmente in Italia, al GAMeC di Bergamo fino al 17 gennaio 2016 - scatena la rivoluzione suprematista, il movimento artistico alla base dell’astrattismo geometrico, del design moderno e del pensiero contemporaneo. Ecco a voi la croce come forma suprema Due linee che si intersecano, quella della croce è una delle forme più antiche e dense di significato. Tanto semplice quanto estremamente complessa, partendo da essa è possibile incrociare contenuti di volta in volta mistici ed esoterici, sociali e politici, artistici e culturali.

It was 1923 when the Russian painter Kazimir Severinovič Malevič liberated the cross from its religious, social and political connotations, and offered to the eyes of the world a simple Black Cross.The painting - which can at last be seen in Italy at the GAMeC in Bergamo until 17th January 2016 - launched the suprematist revolution, an art movement at the base of abstract geometry, modern design and contemporary thinking. So this is a cross as a supreme form The shape of a cross, two lines that intersect each other, is one of the oldest and most symbolic forms. It is as simple as it is extremely complex; starting from a cross it is possible to discover themes that can either be mystical and esoteric, social and political, or artistic and cultural.

Les Croix de Bois (Wooden Crosses), directed by Raymond Bernard, 1932. 171


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David LaChapelle, Kanye West, “Protest”, 2006, from LaChapelle Heaven to Hell, Taschen.


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