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CONTENTS
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Editorial Letter
15 16 18 20 22 24
CHAPTER I PORTRAITS Ryan Reynolds Shawn Mendes Jason Sudeikis Pino Lerario Max Richter
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In or Out of the Online Community?
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Antonio Marras
40
Peter Lindbergh
51
CHAPTER II EDITORIAL Master & Commander
67
CHAPTER III EDITORIAL Limitless
87 88 94
CHAPTER IV FOCUS Escher You Shot Sports
103
CHAPTER V EDITORIAL Berliner
125
CHAPTER VI EDITORIAL The Unsuspected
146
Faced - Self Portrait
163
CHAPTER VII EDITORIAL The Supporters
181 182 188 194
CHAPTER VIII LIBRARY Ari Marcopoulos Mario De Biasi Tommy Hilfiger
199
Addresses
Paul Smith sweater and shirt, Bottega Veneta trousers. Photographer: Melissa Marcello Fashion: Sabrina Mellace
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EDITORIAL LETTER Cinzia Malvini
H
o imparato a guidare grazie a mio papà. Ricordo che con sacrosanta pazienza e infinito coraggio, che solo un padre (o una madre) possono avere, due volte alla settimana, non appena uscito dalla redazione, mi lasciava ai comandi della sua “Alfetta”, auto per me, all’epoca, potentissima, che maneggiavo con una certa prudenza sapendo quanto a lui fosse cara. Credo che molti di voi abbiano condiviso la stessa esperienza con i genitori, un ricordo bello destinato a lasciare il segno nella vita, ancor di più, poi, se la mano è quella di una persona cara. Accade, ed è bellissimo, quando qualcuno lascia quella traccia che resta dentro, indelebile in qualche modo. Accade nel nostro modo di vivere quotidiano, nel lavoro, nell’amore, nelle passioni che ci accompagnano, negli incontri che ci influenzano. E accade così anche per questo nuovo numero di Book Moda Man, aperto a quei protagonisti capaci di lasciare un segno nei rispettivi campi, persone di differente età e professione riunite, però, dalla stessa identica passione in grado di fissare qualcosa in più in tutti coloro che abbiano la fortuna di incontrarli o la voglia di scoprirli in un libro, un disco, una mostra, una fotografia. In questo numero ne abbiamo riuniti alcuni che ultimamente si sono dati molto da fare per lasciare quel famoso segno. Una selezione, non facile, che lasciava subito ai margini gli “influencer” del momento per dare voce a storie e persone più radicate nel tempo. Alla fine, il risultato che vedete è raccolto in queste pagine, ma non è tutto e non è finito: siamo sempre pronti ad accogliere chi lascia il suo bel segno fissando nella memoria un momento e una traccia nel lavoro o nella vita. Inconfondibile, coraggiosa, appassionata e anche tenera, proprio come quella di quando si imparava a guidare. Buona lettura.
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I
t was thanks to my father that I learnt to drive. I remember, with what sacrosanct patience and infinite courage only a father (or mother) can have when twice a week, as soon as he left the editorial office, he would put me behind the wheel of the “Alfetta”, for me a very powerful car at the time which I drove with a certain trepidation knowing how dear the car was to him. I think many of you must have shared the same experience with your parents, a lovely never to be forgotten memory, rendered more precious when the guiding hand was a dear one’s. It is so wonderful when someone leaves such a treasured and indelible mark on us. It happens in our every day lives, at work, in our love life, in our passions, in the people we meet who influence us. And it has happened in this issue of Book Moda Man too, featuring people who have made their mark in their respective fields, people of all ages and professions, but who, however, are united by that same passion that leaves something extra within all those who have had the good fortune to meet them or discover them in a book, on a record, in an exhibition or in a photograph. In this issue we have brought together some of those personalities who have recently been very committed to making that famous mark. It was a difficult choice which immediately left the “influencers” of the moment out on the margins so as to give space to stories and people with deeper roots. In the end the result is what you will see in these pages but it is not all and it’s not finished: we are ever ready to welcome those who leave their mark, fix in our memories a significant moment, through their work or their lives. Unmistakable, brave, passionate and tender moments too, just like the one of when I first learned to drive. Enjoy the reading.
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RYAN REYNOLDS PORTRAITS
Valentina Uzzo
“Sai quando pensi al fatto che nella vita ci sono alcune pietre miliari da raggiungere e a un certo punto ti ritrovi a dire: ‘Oh mio Dio, l’ho fatto, sono arrivato a quella sorta di momento speciale?’. Ecco, questa è una di quelle occasioni”. La nomina come international brand ambassador per la linea watch di Piaget, per Ryan Reynolds, arriva come ciliegina sulla torta di un periodo che va a gonfie vele. Il bilancio di fine anno per l’attore è decisamente in positivo. Deadpool, ottava pellicola della serie cinematografica di X-Men, e Criminal, il thriller che vede la presenza del grande Kevin Costner, sono i suoi ultimi due film usciti nelle sale nel 2016. E c’è chi, e in primis lui, in attesa del sequel del successo mondiale che ha portato il supereroe della Marvel al cinema, si diverte a prendere in giro sui social il Wolverine di Hugh Jackman, come lo chiama Ryan, postando un simpatico fan art e imbrattando la classica targhetta della toilette. Confermato ufficialmente per la seconda volta, a Ryan questa figura di supereroe mattacchione sembrerebbe calzargli proprio a pennello. In Lanterna Verde, Reynolds ha soffiato il posto addirittura a Bradley Cooper e Justin Timberlake. I panni dell’agente della CIA, “provati” quest’anno nel ruolo di Bill Pope in Criminal, invece, ha già dimostrato di saperli indossare con un fit impeccabile, nel 2012, al fianco del grande Denzel Washington. Ma, inizialmente, non furono tutte rose e fiori per Reynolds. Dopo essere stato bocciato al corso di arte drammatica, che l’attore si pagava lavorando come fruttivendolo, Reynolds lascia il Canada e si dirige in Florida in cerca di fortuna. Lì, ha inizio la sua gavetta sul piccolo schermo, fino a conquistare qualche anno più tardi il grande schermo, al fianco di attori come Michael Douglas, Ben Affleck, Andy García, Julia Roberts e Sandra Bullock. È con la Bullock, nel film Ricatto d’amore, che l’attore di Vancouver debutta ufficialmente nella commedia sentimentale. “So piangere per finta ed è una cosa diabolica se sai farlo.Quando ero un giovane senza scrupoli ho usato questo trucchetto per lasciare qualche ragazza”, ironizza Reynolds in un’intervista. Amante delle moto, una passione nata a 15 anni nel garage di casa sua, e del profumo, che non dimentica mai di mettere prima di uscire - “Penso che lasci più il segno una fragranza rispetto ai vestiti che si indossano” - oggi, Ryan è considerato il papà più sexy del mondo secondo la rivista People, ma soprattutto papà della bellissima James, avuta dalla moglie Blake Lively. Perché, tolti i panni da sex symbol, Reynolds rimane per tutti il ragazzo della porta accanto: “Io sono solo Ryan. E tra l’altro sono pure canadese. Sui set resto il ragazzo, a cui al massimo danno una pacca sulla spalla quando dice la sua battuta nel modo giusto”.
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“You know when you think there are certain milestones to reach in life and at a certain point you find yourself saying: ‘Oh My God, I’ve done it, I’ve reached one of those special moments?’ Well this is one of those moments”. For Ryan Reynolds being named international ambassador for Piaget watches comes as a kind of icing on the cake for him at a time when his career is steaming ahead. This actor’s end of the year balance sheet is decidedly positive. Two of his latest films, which were Deadpool, the eighth in the X-Men, film series and Criminal, a thriller also starring the great Kevin Costner, were released in 2016. And there are some, especially him, pending the sequel to the worldwide box office success that brought the superhero Marvel comics to the cinema screen, who are enjoying making fun of Hugh Jackman’s Wolverine, as Ryan calls him, on the social networks with an amusing post using the classic sign for a toilet. Having been confirmed for this role for a second time, the figure of a comic superhero would seem to fit him like a glove. For Green Lantern, Reynolds even took the role from right under the noses of Bradley Cooper and Justin Timberlake. As for the role of the CIA agent Bill Pope which he played this year in Criminal, he had already proved how well suited he was in 2012 alongside Denzel Washington. But it wasn’t always sunshine and roses for Reynolds. After failing a drama course, which he had paid for by selling fruit and vegetables, Reynolds left Canada and moved to Florida in search of opportunity. There he was able to cut his teeth on the small screen and eventually conquered the silver screen a few years later, along with actors like Michael Douglas, Ben Affleck, Andy García, Julia Roberts and Sandra Bullock. It was with Bullock, in the film Proposal that this Canadian actor officially debuted in romantic comedy. “I can pretend to cry and that’s a diabolical thing if you know how to do it. When I was young and unscrupulous I used that trick to split up from a few girlfriends”, joked Reynolds in an interview. He loves motorbikes, a passion that began when he was 15 years old in his garage at home, and perfume. Now he never forgets to wear it before going out, “I think a fragrance leaves more of a mark than the clothes you wear”. Today Ryan is considered one of the sexiest dads in the world, according to People magazine, but especially he is dad of his beautiful daughter, James, who he had with his wife, Blake Lively. Because once the sex symbol tag is removed, Reynolds, for everyone, is simply the boy next door: “I am just Ryan. And among other things I am also Canadian. On the set I am still the lad who at most gets a slap on the back when he’s said his lines right”.
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PORTRAITS
Ryan Reynolds for Piaget. 17
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SHAWN MENDES PORTRAITS
Valentina Uzzo
Ha guardato tutti dalla copertina di uno degli ultimi numeri di Billboard e si è portato a casa così tanti riconoscimenti che a ricordarsi l’età si stenterebbe quasi a crederci. Eppure ormai è cosa nota che lui, Shawn Mendes, è il nuovo volto della scena pop internazionale. A soli 18 anni il giovane cantautore e musicista canadese è già stato inserito dal Time Magazine tra i teenager più influenti del mondo, è stato scelto da Billboard come la prima “Music Star Vine”, ha vinto un People’s Choice Award come “Favourite Breakthrough Artist” e si è aggiudicato la nomina di “Best New Artist” agli MTV EMA. “Lavoro tanto, quel tanto che mi permette di avere successo. Non esiste una dose di successo acquisito che ti consenta di smettere di lavorare sodo”, ha raccontato Shawn in un’intervista. Un consiglio dell’amica Taylor Swift, a cui il cantante ha aperto il concerto nel 2015. Il suo primo album, Handwritten, pubblicato nell’aprile 2015, ha venduto più di 2,5 milioni di copie e ha superato i 2,3 milioni di stream nel mondo, debuttando al primo posto nella classifica delle Top200 stilata da Billboard. Ma a trainare il successo del disco è stato il singolo, quattro volte platino, Stitches. Il suo secondo album, Illuminate, arriva a settembre 2016 anticipato dal successo mondiale Treat you better, certificato in poche settimane come singolo di platino per le vendite. E se la critica sostiene che il secondo album è sempre il più difficile, perché è quello che conferma o, al contrario, ridimensiona talento e attese, Mendes risponde con la vittoria di sei nomination agli MTV EMA 2016, a cui si aggiunge la nomina, consegnatagli durante la notte della cerimonia a Rotterdam, come “miglior artista maschile” e come “miglior artista mondiale”. “Sempre, quando scrivo una canzone, mi sento come se fosse la prima volta ed è altrettanto difficile, non risulta mai più facile. Ed è per questo che mi attira, perché è ogni volta una nuova sfida ”, spiega Mendes. E, poi, la sua musica piace a tanti, non soltanto ai teenager, come testimonia Treat you better, il brano più presente nella Top20 delle radio italiane. “Non voglio essere solo una star adolescente - ha raccontato più volte il cantante - Voglio essere conosciuto dai genitori e voglio che loro pensino: ‘Io amo questa canzone, è molto bella per uno della sua età. Mia figlia la ama, ma io di più!’”. Ora, a dominare le classifiche internazionali è il nuovo singolo Mercy, certificato oro senza nemmeno essere presente in rotazione radiofonica. Centoquarantaquattro e centocinquantadue battiti per minuto di incantevole bellezza e musicalità. Un brano che emoziona quando si ascoltano le sue parole, perché come dice Shawn: “Quell’emozione cruda e sincera che si prova quando si ascolta una canzone è ciò che rende quel pezzo vincente”.
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He stared at everyone from the cover of one of the latest issues of Billboard and has brought home so many awards that it is almost impossible to believe how old he is. Yet, now it is a known fact that he, Shawn Mendes, is the new face of the international pop scene. Time Magazine included the young Canadian singer, songwriter and musician at just 18 years of age among the most influential teenagers in the world, and he was chosen by Billboard as the first “Music Star Vine” winning also a People’s Choice Award for “Favourite Breakthrough Artist” and nominated “Best New Artist” at the MTV EMA. “I work so much, enough to allow me to be successful. There is no success dose that allows to stop working hard,” said Shawn during an interview. This is a piece of advice from his friend Taylor Swift, for whom the singer was the opening act for her concerts in 2015. His first album, Handwritten, published in April 2015, has sold more than 2.5 million copies with more than 2.3 million streams in the world, with a debut ranking first of the Billboard Top200 charts. But the driving force of this CD was the four times platinum single, Stitches. His second album, Illuminate, arrived in September 2016 preceded by the worldwide success Treat you better, that became a platinum single for sales in just weeks. And if the critics argue that the second album is always the hardest, because it is either a confirmation or not of talent and expectations, Mendes answers with the victory of six nominations at the MTV EMA 2016 awards, with the addition of the nomination, received during the night of the ceremony held in Rotterdam, as “best male artist” and the “world’s best artist.” “Whenever I write a song, I feel as if it’s the first time and it is just as difficult as then, it never gets easier. And that is why I am attracted by this, it’s a new challenge every time”, explains Mendes. And, then, so many people like his music, not only teenagers, as proved by Treat you better, the song included in most Italian radio’s Top20 charts. The singer has declared repeatedly, “I do not want to be just a teen star, I want to be known by their parents too and want them to think: ‘I love this song, it’s very nice for someone his age. My daughter loves it, but I love it more!’”. Now, his new single Mercy is dominating international charts, a gold-certified single without even being aired on radios. Hundred and forty-four and one hundred and fifty-two beats per minute of enchanting beauty and musicality. A song with moving lyrics, because as Shawn puts it: “That raw and sincere emotion we feel when listening to a song is what makes it winning.”
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PORTRAITS
Ph. James Minchin. 19
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The Zero Theorem, courtesy of Minerva Pictures.
LA COMMUNITY: DENTRO O FUORI? IN OR OUT OF THE ONLINE COMMUNITY? Enrico Maria Albamonte
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NULLA DIES SINE LINEA
ANTONIO MARRAS
Cinzia Malvini
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Nulla dies sine linea exhibition, 2016.
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MAGUOMO_07 - PETER LINDBERGH.qxp_Layout 1 24/11/16 12:07 Pagina 40
p
“IN ALL HONESTY” PETER LINDBERGH:
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Michaela Bercu, Linda Evangelista & Kirsten Owen, Nancy, 1988, Comme des Garçons adv campaign, S/S 1988, © Peter Lindbergh, courtesy of Peter Lindbergh, Paris / Gagosian Gallery. 41
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STORIES
Daft Punk, Ault, France, 2013, M Le Monde, © Peter Lindbergh, courtesy of Peter Lindbergh, Paris / Gagosian Gallery, Hedi Slimane for Saint Laurent, F/W 2013-14.
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STORIES
Non c’è artificio, non c’è messinscena, non c’è ritocco negli scatti del maestro della fotografia del XX secolo, Peter Lindbergh, autore di un nuovo realismo che ridefinisce gli standard di ciò che è bello. Il suo approccio nei confronti della figura femminile lo si potrebbe definire semplicemente “umano”: Lindbergh vede le debolezze e le trasforma in punto di forza, per la sola ragione che esse sono “vere”. Quello che conta è l’anima, che traspare da un gesto, uno sguardo, un’espressione...“Se elimini ciò che riguarda la moda e la finzione, alla fine riesci a vedere la persona reale”, spiega. Le protagoniste dei suoi celebri scatti, quasi sempre in bianco e nero, sono donne straordinarie, ma al tempo stesso reali, ritratte spesso senza trucco per mostrare la loro parte più intima con cui sanno conquistarsi l’immortalità. Proprio come le ancora poco note Linda Evangelista, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Christy Turlington e Tatjana Patitz, novelline all’inizio della carriera, passate alla storia in una semplice T-shirt bianca, fotografate nel 1988 per quella che diventerà la leggendaria copertina di Vogue UK del 1990, dando inizio all’era delle cosiddette super top. È Alexander Liberman, l’allora direttore creativo di Condè Nast, a spingerlo a lavorare per Vogue. Desidera una svolta. In una telefonata del 1987, parla di una donna più onesta e avventurosa, emancipata dal controllo maschile e in grado di prendere in mano la sua vita al posto di quella figura apparentemente perfetta, troppo interessata all’integrazione sociale e all’accettazione. Pochi mesi dopo, ispirato da quella conversazione, Lindbergh è sulla spiaggia di Santa Monica con un gruppo di giovani modelle…“Un fotografo di moda deve saper contribuire a definire l’immagine della donna contemporanea o dell’uomo inseriti nel loro tempo, per riflettere una certa realtà umana e sociale ha dichiarato in una recente intervista per il magazine Art Forum - Non trovate surreale l’attuale modo commerciale di ritoccare tutti i segni della vita vissuta e dell’esperienza, di ritoccare la verità personale del volto stesso?”. Così, le sue Nicole Kidman, Kate Winslet, Charlotte Rampling, Robin Wright, Julianne Moore e le altre, immortalate per il Calendario Pirelli 2017, sono sincere, pure, schiette nella loro regale - e naturale - bellezza. “Il mio Pirelli è un calendario non nudo, ma che spoglia l’anima delle attrici: quindi è più nudo del nudo. Sarà un calendario sulla sensibilità, sull’emozione, non certo sui corpi perfetti”, spiega Lindbergh, unico al mondo a essere stato chiamato per la terza volta a scattare per The Cal, la prima nel 1996, la seconda nel 2002. Un genio indiscusso del click celebrato oggi nella retrospettiva A Different Vision on Fashion Photography, allestita al Kunsthal Rotterdam, fino al 12 febbraio 2017. Oltre 200 immagini, molte delle quali inedite, raccontano quattro decadi del fotografo tedesco, dalla fine degli anni ’70 ai giorni nostri, divise in nove diverse sezioni: Supermodels, Couturiers, Zeitgeist,
There is no artifice, no staging or retouching of the pictures taken by the great 20th century photographer, Peter Lindbergh, creator of a new realism that redefined the standard of what is beautiful. His approach to the female body could be described simply as “human”: Lindbergh sees their weaknesses and transforms them into strengths, for the only reason that they are “real”. What matters is the soul, that expresses itself in a gesture, a look, an expression…“If you eliminate what regards fashion and pretence, in the end you manage to see the real person”, he explains. The subject of his famous photos, almost always in black and white, are extraordinary women but at the same time real, portrayed often without make up to show their most intimate side and earn them immortality. Just like the still then little known Linda Evangelista, Naomi Campbell, Cindy Crawford, Christy Turlington and Tatjana Patitz, young girls just starting out on their careers who made history in simple white shirts, photographed in 1988 for what would become a legendary cover for Vogue UK in 1990 and would launch the era of the super top model. It was Alexander Liberman, the then creative director of Condè Nast, who encouraged him to work for Vogue. He was looking for something new. In a telephone call of 1987 he spoke of a more honest and adventurous woPETER LINDBERGH man, emancipated from male control and able to take control of her own life to replace that apparently perfect woman overly interested in social acceptance. A few months later, inspired by that conversation, Lindbergh was on the beach at Santa Monica with a group of young models…“A fashion photographer must know how to make a contribution in defining the image of the contemporary woman or man, place them in their time and reflect a certain human and social reality he said in a recent interview for the Art Forum magazine Don’t you find it surreal the present commercial way of retouching all the signs of experience and of a life lived, of retouching the personal truth out of the face itself?”. So his Nicole Kidman, Kate Winslet, Charlotte Rampling, Robin
“LA RESPONSABILITÀ DEI FOTOGRAFI DI OGGI DOVREBBE ESSERE QUESTA: LIBERARE LA DONNA E, ALLA FINE CHIUNQUE, DAL TERRORE DELLA GIOVINEZZA E DELLA PERFEZIONE” “THIS SHOULD BE THE RESPONSIBILITY OF PHOTOGRAPHERS TODAY: TO FREE WOMEN, AND FINALLY EVERYONE, FROM THE TERROR OF YOUTH AND PERFECTION”
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MAGUOMO_07 - SERV. Gaballo.qxp_Layout 1 24/11/16 12:13 Pagina 53
Photo Gautier Pellegrin Fashion Luigi Gaballo
Bottega Veneta jacket, scarf and trousers, Ray-Ban sunglasses, Sarah Borghi socks, Moreschi shoes.
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Dolce&Gabbana sweater and trousers, Moreschi boots.
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Andrea Pompilio coat, Petit Bateau sweater, Prada belt, Dondup trousers.
MAGUOMO_07 - SERV. Out His Cage.qxp_Layout 1 24/11/16 12:20 Pagina 68
Photo Matteo Felici Fashion Sabrina Mellace
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Etro sweater, Destin scarf.
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Prada coat, sweater and trousers, Cos T-shirt.
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FOCUS
Le rockstar cercano di accaparrarsi costi quel che costi i suoi quadri per le cover dei loro lp di successo. I registi si ispirano alle intricate scale della litografia del 1953, Relatività, per saghe fantastiche e film di ogni genere, le stesse che Topolino e Homer Simpson salgono e scendono senza trovare la fine. Oggi, quelle opere sono in esposizione a Palazzo Reale, a Milano, fino al 22 gennaio 2017, nella retrospettiva Escher, dedicata al loro geniale autore. Mancino come alcuni suoi illustri predecessori, Maurits Cornelis Escher (1898-1972) è l’artista della relatività e dell’autoreferenzialità, dell’effetto Droste (dalla reclame dell’omonimo marchio di cacao, si verifica quando un’immagine ne contiene al suo interno una più piccola di se stessa e così via nella successiva) delle costruzioni impossibili e degli universi inconciliabili. Non incasellabile in nessuna corrente preesistente, la sua arte è il frutto della fusione di diversi linguaggi, a cui sapientemente attinge, dando vita a un unicum nel panorama mondiale che, a 44 anni dalla scomparsa, continua a incantare il pubblico. Copiati e riprodotti, i capolavori dell’incisore e grafico delle realtà paradossali, quasi sempre realizzati in bianco e nero secondo le complesse tecniche della xilografia e della litografia su tavolette di legno o pietra, sono stampati - con o senza permesso dell’interessato sulla cover di On the Run dei Pink Floyd (qualche anno prima aveva opposto un neanche troppo garbato rifiuto a Mick Jagger a cui aveva detto: “Per lei sono il signor Escher. Non Maurits”) e rivivono sul grande schermo: solo le ultime due pellicole in ordine di tempo che lo citano sono Una notte al museo III e la saga di Harry Potter, senza contare la celebre scena del film fantasy Labyrinth del 1986 con David Bowie. Dagli anni della gioventù vissuti in Italia al ritorno in Olanda, suo Paese di origine, la mostra analizza l’intera estetica escheriana, grazie alle opere, 200 per l’esattezza, tutte di proprietà del più grande collezionista privato d’Europa, Federico Giudiceandrea, in un percorso che si snoda attraverso le più note Mano con sfera riflettente (1935), Giorno e notte (1938) e Concavo e convesso (1955), fino ai meno conosciuti paesaggi, gli ex libris e le illustrazioni.
Rock stars try at any cost to snap up his paintings for the covers of their best selling LPs. Film directors take their inspiration from the complex staircase in Relativity, 1953, for fantastical sagas and films of every type, the same stairs Mickey Mouse and Homer Simpson go up and down without ever finding the end. Today these works are in the Escher exhibition at Palazzo Reale in Milan until 22nd January 2017, in a retrospective dedicated to their genial author. Left-handed, like many of his illustrious predecessors, Maurits Cornelis Escher (1898-1972) is the artist of relativity and self-reference, of the Droste effect (from the advertisement for the chocolate of the same name, when an image contains the same smaller image within it and so on and so on) impossible constructions and irreconcilable universes. His art, which can’t be placed in any pre-existing category, is the result of the fusion of different languages which he draws cleverly on to create a unique world that continues to fascinate us 44 years after his death. The masterpieces by this graphic artist and engraver of paradoxical worlds, almost always in black and white using complex techniques of wood engraving and lithography, were copied and reproduced with or without the permission of the artist on the cover of On the Run by the Pink Floyd (a few years earlier he had given a not even too polite refusal to Mick Jagger to whom he had said, “For you I am Mr. Escher. Not Maurits). And now they have been brought back to life again on the silver screen: only the two latest films, in order of release, to cite him are A Night at the Museum III and Harry Potter saga, without counting the famous scene from the fantasy film of 1986 Labyrinth with David Bowie. From the years of his youth spent in Italy to his return to Holland, his native country, the exhibition analyses the entire Escher aesthetic through works, two hundred to be precise, all belonging to the biggest private collector in Europe, Federico Giudiceandrea. An exhibition that includes his most famous works, Hand with Reflecting Sphere (1935), Day and Night (1938) and Concave and Convex (1955) and his less wellknown landscapes, ex libris and illustrations.
ESCHER 88
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FOCUS
MANIA
Maurits Cornelis Escher, Relativity, 1953, collezione Federico Giudiceandrea, all M.C. Escher works © 2016 The M.C. Escher Company, all rights reserved, www.mcescher.com 89
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WHO SHOT SPORTS Krystle Wright, Freefall, Michael Tomchek leaps off Castleton Tower (400ft) as fellow BASE jumpers look on, Castle Valley, Utah, 2010, printed 2016, inkjet print, collection of Krystle Wright.
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Photo Melissa Marcello Fashion Sabrina Mellace
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Etro jumpsuit, Maison Margiela belt, American Apparel socks, Bottega Veneta shoes.
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Salvatore Ferragamo shirt, Mykita sunglasses.
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Photo Vinnie Liazza Fashion Sabrina Mellace
From left, Emporio Armani coat, Department Five shirt; Lardini jacket, Bagutta shirt.
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From left, Tagliatore jacket and trousers, Lardini shirt, Pedro GarcĂa shoes; Herno coat, Patrizia Pepe jacket and trousers, Burberry tie and shirt, Moreschi shoes, Calvin Klein glasses.
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From left, Canali jacket, Ermenegildo Zegna tie, Alessandro Gherardi shirt, Eleventy trousers, Calvin Klein shoes; Kiodo Premium Clothing jacket, Burberry tie and shirt, Acne Studios trousers, a.testoni shoes.
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me or myself
FACED
SELF PORTRAIT Barbara Bolelli
Dagli oltre cento autoritratti di Rembrandt al selfie dei nostri giorni, dalle parrucche di Warhol ai filtri di Snapchat: quando metterci la faccia è un’arte o solo un altro modo per indossare una maschera
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From Rembrandt’s over one hundred selfportraits to today’s selfies, from Warhol’s wigs to Snapchat filters: when depicting our faces is an art or just another way of wearing a mask
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Andy Warhol, Untitled, 1979, from The Polaroid Book, Taschen, © 2004 Andy Warhol foundation for the Visual Arts / Ars, New york.
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me or myself
farsi un selfie quattrocento anni fa, da rembrandt ai giorni nostri, quella dell’autoritratto è una vera e propria mania d’artista ormai parecchio datata. sottogenere dell’arte, fa parte della nostra storia artistica, culturale e sociale già da molto tempo. Prima dei social media, c’erano una volta i grandi palazzi dei signori, le chiese, i musei e le collezioni private da mostrare agli amici come motivo di vanto. ogni opera d’arte parla del suo artefice, eppure, l’autoritratto ce ne mostra un qualcosa di più: il volto. Pratica diffusa già dal medioevo e consolidatasi col rinascimento, la riproduzione della propria immagine mette in campo diverse questioni. mai però fidarsi di un’artista: tra riproduzioni dal vero e amabili finzioni, scherzi goliardici e giochi prospettici, parabole emotive e abusi di Photoshop, la storia - e la stessa arte - ci insegna che la vita imita l’Arte molto di più di quanto l’Arte non imiti la vita. riflessioni sul proprio ruolo sociale e battaglie politiche, affinità elettive e dissimulazione, istantanee e narcisismo: ecco a voi, tutti i volti (solo alcuni) di chi ci ha messo la faccia per ritornare poi al fatto che i secoli passano, ma noi, forse, restiamo pur sempre gli stessi. Taking a selfie four hundred years ago, from Rembrandt to the present day, the artist’s mania for self-portraits is now quite dated. As a sub genre of art it has been part of our artistic, cultural and social heritage for quite a time. Before the era of social networks there were once great noblemen’s houses, churches, museums and private collections to show off and boast about to your friends. Every work of art speaks about its author and yet there is something more in the self-portrait: the face. Already common practice from the Middle Ages onwards and well established by the Renaissance, the reproduction of one’s own image raises a number of questions. However never trust the artist: between true-to-life paintings and pleasing pretences, light-hearted jokes and tricks of perspective, emotional parables and overdoses of Photoshop, history - and art itself - teaches us that life imitates Art a lot more than Art imitates life. Reflections on the subject’s place in society, his political battles, his chosen and hidden affinities, snap shots and narcissism: here for you are the faces (only some of them) of those who have given us them, only to return to the fact that centuries pass but we, perhaps, remain the same.
Dennis Hopper, Self-portrait at porn stand, 1962, from Dennis Hopper. Photographs 1961-1967, Taschen, © 2011 The Dennis Hopper Trust.
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Photo Matteo Felici Fashion Martina VeritĂ
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Bottega Veneta coat, Pringle Of Scotland sweater, A.N.G.E.L.O. Vintage turtlenecks, Levi’s jeans, Sarah Borghi socks, Reebok shoes.
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Tagliatore jacket, Stone Island sweater, K-Way sweater with hood. Opposite page, Valentino jacket, shirt, necklaces and trousers, Bottega Veneta turtleneck, Puma hat, Etnia Barcelona glasses, A.N.G.E.L.O. Vintage tie and tie clip.
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LIVIN’ ON THE
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Ph. 2008.
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Israele, 1973, Archivio Mario De Biasi.
IL GENIO E LA FOLLIA
GENIUS AND MADNESS
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LIBRARY
TOMMY’S AMERICAN DREAM
“Tommy è arrivato nel mondo della moda quando era in voga l’hip-hop, per cui era stato immediatamente adottato da rapper e rocker. Da quel momento, anno dopo anno, è sempre stato all’avanguardia con il suo stile elegante, ma alla moda. La sua energia creativa mi ha sempre ispirato”. Così, racconta Mick Jagger a proposito di Tommy Hilfiger, il designer americano che non ha mai nascosto la grande influenza esercitata su di lui dai Rolling Stones. Proprio da Ronnie, Keith, Charlie e Mick, divenuti nel tempo suoi imprescindibili amici, Tommy trent’anni fa prendeva ispirazione nel vestire tanto da arrivare ad affermare che è stata la musica a farlo entrare nel “suo” business che oggi
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“Tommy entered the fashion world during the hip-hop years and this meant that he was immediately adopted by rappers and rockers. Since then, he has always been in the forefront, year after year, with his elegant but trendy style. “His creative energy has always inspired me” is what Mick Jagger says about Tommy Hilfiger, the American designer who, in turn, has never hidden the great influence the Rolling Stones had over him. Tommy drew inspiration from Ronnie, Keith, Charlie and Mick, now indispensable friends, when deciding what to wear thirty years ago to the extent that he says it was music that made him create
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