Book Mod@ Donna pret-à-porter S/S 2011Book Mod@ Donna pret-à-porter S/S 2011

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PUBBLICAZIONE PERIODICA TRIMESTRALE N. 110 FSV 79,00 (compreso Ticino) - B € 65,00 - F € 55,00 - D € 75,00 - E € 56,90 - P € 63,10 M-3915-110-€ 55,00-RD A € 59,59 - NKr 695,00 - L € 60,00 Italy only € 35,00

INTERNATIONAL EDITION

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Periodico Trimestrale di Moda e Informazione Prêt-à-Porter Donna - P/E - S/S 2011 - Numero 110 Presidente Giovanna Roveda giovanna.roveda@bookmoda.com Direttore Editoriale Marco Uzzo marco.uzzo@bookmoda.com Direttore Responsabile Gianluca Lo Vetro gianluca.lovetro@bookmoda.com Coordinamento redazione Gianpiero Di Bari g.dibari@bookmoda.com Redazione Antonella Scorta antonella.scorta@bookmoda.com Sonia Spagnol sonia.spagnol@bookmoda.com Hanno collaborato Carmela Bruno, Marco Caruccio, Kino, Marco Masserini, Noemi Salis Grafica e Produzione Lorenzo Capitani produzione@bookmoda.com Carlo Prosdocimi carlo.prosdocimi@bookmoda.com Fotografi Simone Manzo, Roberto Tecchio, Luca Maria Traverso Servizio Fotografico Emanuele Savoia

Traduzioni Studio MVM Segreteria di Redazione Cecilia Scolari cecilia.scolari@bookmoda.com Tipografia GRAFICHE MAZZUCCHELLI S.p.A. - Via Cà Bertoncina, 37 - 24068 Seriate (BG) Tel. 0352921300 - Fax 0354520185 - www.mazzucchelli.it Fotolito ITALCOLOR s.r.l. - Via L. Cavaleri, 6 - 20147 Milano Tel. 0289699716 - Fax 0289699717 - italcolor@italcolor.it Diffusione Italia: MESSAGGERIE INTERNAZIONALI - Via Manzoni, 8 - 20089 Rozzano (MI) numero verde 800827112 Estero: A.I.E. AGENZIA ITALIANA ESPORTAZIONE S.p.A. Via Manzoni, 12 - 20089 Rozzano (MI) - Tel. +39 025753911 r.a. - Fax +39 0257512606 Pubblicità Advertisements for Middle East Lisa Morasso Neiman Azzi Events Management SARL PUBLIFASHION S.r.l. P.O Box: 11-162 Beirut (Lebanon) Via A. Manzoni, 26 - 20089 Rozzano (MI) Tel. +961/1/200082 - Fax +961/1/200087 Tel. +39 02892395.1 - Fax +39 028242644 Mobile +961/3/600162 - em@neimanazzi.com lisa.morasso@bookmoda.com www.neimanazzi.com www.bookmoda.com Advertisements for Asia & South America Inter Fashion Media - Tel. +39 335327261 tradexx@hotmail.com

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Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 383 del 28.05.1990 - N° Iscrizione ROC 9982

Coordinamento e Styling Giuseppe Dicecca


PRIMO ANNO NUOVO: VITA NUOVA Questo numero chiude un anno di profonda trasformazione per Book Mod@. Da grande compendio delle sfilate internazionali, ci siamo trasformati in fast book nel quale le passerelle sono solo il punto di partenza per approfondimenti di costume a tutto tondo. Se è vero che Internet brucia tutte le notizie in tempo reale, è altresì indiscutibile che tanta rapidità lasci sempre meno spazio proprio a quelle analisi di cui ci vogliamo occupare. Molte cose sono cambiate in questa testata e tante ne cambieranno, per soddisfare i lettori desiderosi di andare oltre le immagini dei défilé. Gli scatti delle sfilate, per esempio, sono corredati dai comment delle più prestigiose firme della stampa internazionale. In questo numero Roberta Filippini, giornalista che con i suoi lanci sull’Ansa da il “là” all’informazione di moda, ci onora dei suoi punti di vista sulle passerelle più incisive. A tratti, il suo parere diverge da quello di Book Mod@. Ma la nostra intenzione è proprio quella di aprire il dibattito sulle sfilate, discutendone con le voci più autorevoli del settore. Come in un club di esperti che ci prefiggiamo di costituire.

ELECTRIC CHRISTMAS Carlo Prosdocimi

In quest’ottica le sfilate di Parigi, giudicate “difficili e troppo dark”, assumono una prospettiva elettro nipponica (vedi la copertina Electric Geisha) su cui riflettere: una nuova estetica di riferimento collegata all’immaginario dei m a n g a , all’elettronica e alle tribù metropolitane del web con gli scenester che scardina i vecchi riferimenti dell’eleganza legati alla dimensione reale. I mondi si rimescolano: a Miami il modernismo diventa tropicale e persino nelle trasmissioni più pop come Grande Fratello arriva il design d’autore. Lo nota nel suo intervento Elena Barolo, ex velina - cultrice dell’anti-velinismo - che intervista sul tema Antonio Ricci, inventore di Striscia la Notizia. A conferma che Book Mod@ ama esplorare ogni settore, per rintracciarvi le correspondance con la moda. A tale proposito, desidero ringraziare tutti i contributor che nel primo anno della mia direzione ci hanno donato i loro pareri. Visto che siamo in clima di strenna, regalo ad ognuno di loro (idealmente) uno dei ritratti di “Andy Warhol” che illustrano questo editoriale. (Al sottoscritto il giovane Carlo Prosdocimi ha regalato il tropical Arcimboldo nella foto). E siccome per le feste dobbiamo essere tutti più buoni, ho pensato di trasformare il Black book finale in un Gold book con una guida ai pensieri natalizi. Anche se il “pensiero” più grande e grato va a tutti coloro che in redazione - ma non solo - hanno condiviso la rifondazione di Book Mod@ con me. E per voi. Buon anno

A NEW YEAR A NEW LIFE This is the last issue of Book Mod@ in a year in which the magazine has seen a profound transformation. From being a compendium of international shows we have turned it into a fast book in which the shows are only the start of a comprehensive analysis. Although it is true that news in real time is to be had on the internet, it is also true that such speed leaves less space for that analysis to which we are committed. A lot has changed in this issue and there are more changes to come to satisfy our readers who want to get beyond and behind photos of the shows. For example, our photos are now accompanied with comments by top, international fashion writers. In this issue, Roberta Filippini, a journalist who puts the “The” into fashion news with her Ansa press releases, has honoured us with her opinions on the most incisive of the latest shows. Sometimes her opinions differ from those of Book Mod@ but our precise intention is to open up debate on the shows and discuss them with the most authoritative in the sector. As in a club of experts we wish to establish.

AN ELECTRIC XMAS

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The Paris shows, considered “difficult and too dark”, assumed an electro/Japanese perspective on which we reflect (see the Electric Geisha on our cover). A new aesthetic linked to manga, to electronics and to the metropolitan tribe on the web that unhinges any reference to elegance linked with reality. These worlds have been remixed, modernism in Miami has become tropical and design has even reached Big Brother, the most pop of transmissions. The ex TV starlet Elena Barolo brings it up in her interview with Antonio Ricci, the creator of Striscia la Notizia, in proof that Book Mod@ likes exploring every sector to find connections with fashion. To this end, in the first year with Gianluca Lo Vetro me as editor, I would like to thank all those journalists who have contributed their opinions. Seeing that we have reached the period of giving, I would like to give each one of them one of Andy Warhol’s portraits (metaphorically) illustrating this editorial (the young Carlo Prosdocimi gave me the tropical Arcimboldo in the photo). And since we all have to try and be better at Christmas, I thought of changing the Black book at the end of the magazine into a Gold book with Christmas present suggestions. Even if the biggest “gift” is gratitude to all those inside and outside the editorial office who have shared in the transformation of Book Mod@ with me. And to you too. Happy New Year!

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Yoshiaki Kaihatsu

Vittorio Missoni

Silvia Gigli

Roberta Filippini

Mariella Milani

Margherita Missoni

Pier Paolo Piccioli, Stefano Guindani, Maria Grazia Chiuri Luigi Treccani degli Alfieri

Lu Bertolini

Kehinde Wiley

Federica Muzzarelli

Fabriano Fabbri

Eva Desiderio

Elio Fiorucci

Elena Barolo

Daniele Cavalli

Daniela Fedi

Beppe Angiolini

Afef


COMING 2011

COOL p a s t

r e t u r n s

di Sonia Spagnol

Moda a palazzo 1911. Per la prima volta vengono presentati due padiglioni sulla moda all’Esposizione Internazionale di Torino, organizzata nel Parco del Valentino su un’area di 350 mila metri quadrati per celebrare il cinquantenario della proclamazione del Regno d’Italia. Gli spazi, il Palazzo della Moda e quello delle Industrie Manifatturiere, celebrano l’importanza del capoluogo piemontese in questo settore. Sulla sponda sinistra del Po, il Palazzo della Moda raccoglie abiti e manichini, emblema della società elegante dell’epoca. A completare questo scenario, tre grandi quadri panoramici realizzati su bozzetti di Giorgio Ceragioli, scenografo del Teatro Regio, che illustra così, momenti di vita e stile del cosiddetto “gran mondo”: Alla Patinoire; Ad un Paper Hunt; Sulla Spiaggia. La mostra afferma l’orgoglio patriottico italiano per la creazione di una moda nazionale. Per l’inaugurazione dell’Esposizione, il 29 aprile 1911, via Roma viene illuminata elettricamente con lampadine dai riflessi perlacei e 70.000 cittadini presenziano alla manifestazione allo Stadium, dove si esibiscono 6.000 bambini.

1981. Esce Christiane F. - Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, diretto da Uli Edel. Ispirato alla vera storia di una giovane tedesca, la pellicola mostra la piaga della droga e degli abusi. Il toxic style di questo mondo sembra aver influenzato pesantemente le ultime sfilate parigine, dove le modelle hanno un aspetto tutt’altro che sano. 1981. We children from Bahnhof Zoo directed by Uli Edel was released. Inspired by the true story of a young German girl, the film illustrates the evils of drugs and substance abuse. This toxic world seems to have heavily influenced the latest Paris shows, in which the models looked anything but healthy.

anni/years

1981. Yohji Yamamoto debutta a Parigi con la sua moda post-atomica: un gusto “sofferente” da sopravvissuti a un conflitto nucleare tornato sulle passerelle francesi. Basato sull’ascetismo e la decostruzione e caratterizzato da profondi tagli e nero assoluto, questo stile mette in discussione l’estetica occidentale, nascondendo volutamente il corpo. Nel 1989 Wim Wenders nel documentario Appunti di viaggio su moda e città racconta il lavoro di Yohji. Il quale non smette di provocare anche con la scelta dei tempi dei suoi défilé: nel 1993 infatti, sfila la collezione a luglio, anziché a settembre come i colleghi, per prendere le distanze dal concitato trambusto del settore.


FASHION UMB3RS aumento negli acquisti di materie prime nell’industria manifatturiera cinese (dato Pmi - Purchasing managers index).

15.000

54,7

grow in purchase of raw materials in Chinese manufacturing industries (PMI - Purchasing managers index).

grammi al metro quadro di vapore che il Gore-tex può far traspirare in 24 ore. grams per a square metre of vapour that Gore-Tex can filter over 24 hours.

35 Fashion in the pavillion 1911. For the first time ever there were two pavilions for fashion at the International Expo in Turin, held in the Parco del Valentino and covering an area of 350,000m2 in celebration of the 50th anniversary of the proclamation of the kingdom of Italy. The two pavilions, fashion and manufacturing industries celebrated the important role Turin played in this sector. On the left bank of the river Po the fashion pavilion exhibited clothes and mannequins, the symbols of elegant society of the time. To complete the setting were three large landscape paintings from sketches by Giorgio Ceragioli, the set

ore per confezionare un paio di scarpe artigianali. hours to manufacture a pair of artisanal shoes.

designer for the Regio theatre, illustrating the life style of the so called “beau monde”, At the Skating Rink, A Paper Hunt and On the beach. The exhibition celebrated Italians’ pride in their own national fashion industry. 6,000 children took part in the inauguration ceremony on 29th April 1911, in front of 70,000 citizens and Via Roma was especially illuminated with opalescent electric light bulbs.

1951. La CBS inizia a trasmettere a colori in 5 stazioni dell’East Coast, nonostante gli oltre 10 milioni di televisori in bianco e nero venduti negli USA. I primi esperimenti erano già stati condotti nel 1940 da un team di ricercatori guidati da Peter Goldmark. Le tinte più accese di questa rivoluzione tecnologica si ritrovano nella palette della prossima estate.

1981. Yohji Yamamoto debuted in Paris with his post atomic fashion. A “troubled”, post nuclear attack style came back onto the French catwalks. Based on ascetics and deconstruction and characterised by severe cuts and the unique use of black, this style brought western style, which intentionally covered the body, into question. In 1989 Wim Wenders in his documentary Notebook on Cities and Clothes told Yohji’s story. He continued being provocative even when choosing the times of his shows. In fact in 1993 he showed in July rather than as the others did in September, to create a distance from the wild confusion of the shows.

1951. CBS began transmitting in colour on five east coast TV channels, regardless of the fact that over 10 million black and white TV sets had been sold in the US. The first experiments had already been carried out in 1940 by a team of researchers headed by Peter Goldmark. The brightest colours of this technological revolution are to be found in next summer’s colour palette.

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2011

COOL p a s t

r e t u r n s

Fashion begins 1951. Giovanni Battista Giorgini, detto Bista, organizza la prima sfilata di moda a Firenze. Il 12 febbraio 1951 nella sua casa fiorentina, Villa Torrigiani in via de’ Serragli, allestisce il First Italian High Fashion Show per cinque compratori americani, con le creazioni di importanti stilisti come Germana Marucelli, Simonetta, le Sorelle Fontana, Emilio Schuberth, Emilio Pucci e Jole Veneziani. Il quantitativo degli ordini supera ogni aspettativa e la seconda manifestazione si tiene al Grand Hotel con 300 fra buyer e giornalisti. Nel luglio 1952 la moda italiana debutta nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, per 30 anni prestigioso scenario delle sfilate. Ogni stagione Giorgini introduce nell’organizzazione idee originali: la textile promotion per coinvolgere l'industria tessile, spazi per la moda maschile, l'intimo, l'infanzia. Tra i talenti messi in luce da questa straordinaria passerella, Capucci, Irene Galitzine, Krizia e Valentino. 1951. Giovanni Battista Giorgini, known as Bista, organised the first fashion show in Florence. The First Italian High Fashion Show took place on 12th February 1951 in Villa Torrigiani in Via de’ Serragli, his home in Florence and showed designs by major designers such as Germana Marucelli, Simonetta, the Fontana Sisters, Emilio Schuberth, Emilio Pucci and Jole Veneziani for five American buyers. The number of orders surpassed every estimate and the second edition was held in the Grand Hotel for 300 guests including press and buyers. In July of 1952 Italian fashion debuted in the Sala Bianca in Pitti Palace which was to be the shows’ prestigious home for 30 years. Giorgini introduced new and original ideas every season, textile promotion to include the textile industry, men’s fashions, lingerie and children’s fashions. Among the talents that would come to light because of this exceptional event were Capucci, Irene Galitzine, Krizia and Valentino.

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anni/years

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4 5 1. Simonetta 2. First Italian High Fashion Show - 3. Sala Bianca, Palazzo Pitti - 4. Gina Lollobrigida, Emilio Schuberth - 5. Jole Veneziani

Il 2011 negli altri calendari: The year 2011 in other calendars:

1389 — 90 Calendario persiano persian calendar

2555 Calendario buddista buddhist calendar

Giorgini nel suo atelier negli Anni ʻ60 - Giorgini in his atelier in 60ʼs. Thanks to Pitti Immagine.

COMING


anni/years

1971. Emilio Pucci disegna per la Nasa il logo della missione Apollo 15. Dopo aver valutato 540 lavori, tutti troppo tecnici o non pertinenti al cosmo, l’agenzia spaziale chiede aiuto allo stilista fiorentino, ingegnere aeronautico e quindi pratico di voli. La Nasa utilizza il progetto ma modifica i colori blu-violaverde (tinte tipiche del creatore), rendendo circolare il patch quadrato di Pucci. Inoltre, inserisce i tre uccelli stilizzati - emblema dei tre astronauti dell’equipaggio - disegnati da Pucci, su uno sfondo lunare. Nel quale i crateri formano il 15, numero della missione, in cifre romane.

2001. Approda al cinema il primo episodio della saga letteraria fantasy Harry Potter. Ideato dalla scrittrice inglese Joanne Rowling, il maghetto occhialuto le cui gesta sono tradotte in 67 lingue è l’emblema di un gusto che punta sull’intelligenza. Per certi versi può essere considerato l’antenato dei geek. L’ultimo film, Harry Potter e i doni della morte: parte II è previsto per il luglio 2011, in 3D. E se addirittura un dinosauro, il Dracorex hogwartsia, ha preso nome da Hogwarts, scuola di magia di Harry, nuove linee potrebbero celebrare il fenomeno.

anni/years

1971. Emilio Pucci designed the Apollo 15 mission’s logo for NASA. After having considered 540 designs which all seemed too technical and unrelated to the cosmos, the space agency turned to this Florentine designer, who was also an aeronautical engineer. NASA adopted his design but changed the colours blue, violet and green (the designer’s favourite colours) and made it round rather than Pucci’s square. It also gave Pucci’s three stylised birds representing the crew of three astronauts a lunar background in which the craters formed the number 15 in Roman numerals.

2001. The first Harry Potter film based on the literary saga by the English writer Joanne Rowling appeared in the cinemas. This bespectacled magician, whose adventures have been translated into 67 languages, is the symbol of a taste for intelligence. In some ways he could be considered the ancestor of the geek. The latest film, Harry Potter and the Deathly Hallows: part II will be released in July 2011 in 3D. And if even a dinosaur, the Dracorex Hogwartsia has been named after Hogwarts, Harry’s school for magicians, may be some collections could well be celebrating this phenomenon.

1961. Jacqueline Kennedy indossa il pill-box: cappellino firmato Halston destinato a diventare un accessorio iconico della First Lady. L’occasione è la cerimonia d’insediamento del marito a presidente degli USA. Abbinato a una giacca di Oleg Cassini, il copricapo diventerà subito un must copiato nel mondo (e di recente anche da Carla Bruni Sarkozy). Roy Halston Frowick, inventore del pill-box (letteralmente porta pillole), coltiva una grande passione per i copricapo sin dall’adolescenza: quando preparava modelli per la madre e la sorella, alle quali si sarebbero aggiunte clienti del calibro di Lauren Bacall, Elizabeth Taylor, Bianca Jagger e Liza Minnelli.

1961. Jacqueline Kennedy wore a pill-box hat. Designed by Halston and destined to become the first lady’s iconic accessory. The occasion was the inauguration of her husband as president of America. She wore it with a jacket designed by Oleg Cassini which would immediately become a must have all the world over (and recently by Carla Bruni Sarkozy too). Roy Halston Frowick’s passion had been outer wear since he was a young man and had helped his mother and sister prepare patterns. Celebrities like Lauren Bacall, Elizabeth Taylor, Bianca Jagger and Liza Minnelli would become his clients.

anni/years

anni/years

2066 — 67 Vikram Samvat

1971. La chimica e scienziata Stephanie Kwolek (foto) scopre una soluzione di polimero cristallino liquido. La sua forza e rigidità eccezionali portano all'invenzione del Kevlar, un materiale sintetico che è cinque volte più resistente dell'acciaio, brevettato da DuPont.

1971. American chemist and scientist Stephanie Kwolek (photo) find a solution of liquid crystalline polymer. Its exceptional strength and rigidity lead to the Kevlar invention. A synthetic material 5 times more resistant than steel, patented by DuPont.

1933 — 34 5112 — 13 Calendario induista hindu calendar Shaka Samvat

Kali Yuga


STORIA DI COPERTINA

Corsi e ricorsi post umani la proiezione degli abiti che indosseremo la prossima stagione, non c’è dubbio: a questo giro Parigi è stata di scarsa rilevanza rispetto a Milano. Anche perché, le poche collezioni portabili hanno aggiunto ben poco ai “calori” caraibici e ai “colori” degli Anni ‘20/’70 enunciati dai big del Made in Italy. Sulla Senna, semmai, ha preso forma una nuova estetica dark/punk/jap. La chiameremo techno-etno, come il titolo della collezione Gamme Rouge disegnata da Giambattista Valli? Di certo è “roba” difficile da tradurre in abbigliamento portabile. Ma analizziamola meglio. In questa nuova contaminazione, nessuno dei tre elementi di base si ritrova filologicamente. L’Oriente non è più quello delle geishe, ma dei videogame: la Sony più che il Samurai. Anche il punk non è più quello inglese degli Anni ’70: perde ogni colore (ricordate quelli delle creste?) per virare in un dark metallico ad alto tasso di borchie e catene. Un post The Warriors di Walter Hill di cui è atteso il sequel per la regia di Tony Scott nei primi mesi dell’anno prossimo. Già, gli indumenti sono letteralmente distrutti: nella più elegante delle ipotesi (Chanel) bucati e lacerati. Ma ancor più spesso sezionati, smembrati come in un’autopsia. Salvo essere ricuciti in “ipotesi” di nuovi capi, che sconquassano le vecchie forme e persino le regole dell’anatomia. Sicché le zip, che corrono in abbondanza anche dove non servirebbero, sembrano le cuciture con cui il barone Frankenstein aveva assemblato pezzi di uomini nel suo mostro.

VIDEO-JAP Tanto basta, a motivare i pareri molto perplessi della stampa su questi défilé. Specie in momenti strategici come questi che richiedono grande attenzione al mercato. Più somiglianti alle eroine dei video/fumetti nipponici che alle classiche icone di eleganza come Grace Kelly e Audrey Hepburn, le creature in passerella a Parigi paiono aliene dall’eleganza della vecchia Europa. Almeno quella di una certa età. Perché le nuove generazioni, invece, s’ispirano all’immaginario elettronico dal quale sembrano provenire le robotiche modelle parigine. Ecco allora il motivo delle tante frange nere, lunghe e rosicchia-

Electric Geisha Sembrano proiezioni del futuro prossimo. Ma i cloni e i ginoidi sulle ultime passerelle parigine arrivano dagli Anni ’20. Quando fu inventato il robot. Da de Chirico agli animanga nipponici. Avanti Goldrake!

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F A B R I A N O

F A B B R I Björk, cover Homogenic, 1997

TECHNO-ETNO Se vogliamo guardare le sfilate come


Cloni, droidi, unità mobili-operative. Sembra un raccontino da Star Wars, la saga di fantascienza più famosa di ogni epoca. Eppure, qualche richiamo ai film di George Lucas ci sta bene. Anche il mondo della moda parigino segue le leggi generali dell’estetica. Pertanto, affonda le sue radici genetiche in una tradizione ben consolidata, ormai lontana nel tempo (apparentemente fantascientifica). Basta un anno, il 1920 tondo, tondo. Proprio questa data segna la nascita di uno dei neologismi più diffusi della contemporaneità, la parola «robot», coniata dal drammaturgo ceco Karel Čapek su suggerimento del fratello Josef. Nel suo R.U.R. (Rossum’s Universal Robot), Čapek descrive i “robota” come umanoidi senza sangue e senza respiro. I loro occhi sono privi di espressione, non c’è guizzo di vita ad animarne la pupilla. Incedono con passo uniforme, emettono frasi con voce atona e meccanica. Si somigliano, si replicano. Uno due, uno due, come gemelli siamesi. Uno due, uno due. Insomma, i cloni di ieri/oggi. Che fanno molto Comme des Garçons ma anche Björk. I manichini di de Chirico Negli Anni Venti Čapek non era l’unico a inventare schiere di androidi e ginoidi. Perfezionando i manichini da sartoria di Giorgio de Chirico, il “ritorno all’ordine” della cosiddetta postmetafisica ha inventato progenie di replicanti da far invidia al Ridley Scott di Blade Runner: personaggi “più umani dell’umano”, per citare uno degli slogan più noti del film. Partiamo ad esempio dagli sguardi esanimi dei protagonisti dei quadri di Ubaldo Oppi o di Achille Funi, entrambi affiliati al gruppo di Novecento di Margherita Sarfatti. O maga-

COVER HISTORY te: restando in ambito teen, sono quelle degli emo, la tribù che deriva dal punk, a cui aderiscono gli scenester. Così, come i tanti volti delle modelle velati e occulati potrebbero essere un omaggio ai Daft Punk sempre mascherati, più che al chador. Insomma: Parigi prende spunto dalle nuove espressioni dello street style. Che però sono meno visibili di un tempo. Perchè, vivono e si muovono soprattutto nei meandri di Internet. Resta da capire se le clienti del prêtà-porter alto siano pronte a questa rivoluzione, proprio loro che sono abituate a viaggiare sui canali più classici. G.LoVe.

Kenzo S/S 2011

TECHNO-ETHNO If we want to understand the shows as representative of what we will be wearing next spring there is no doubt that this time Paris was far less relevant than Milan. Also because the few designers showing the wearable added very little to the Caribbean heat and 1920s/1970s colours offered by the big Italian designers. If anything a new dark/punk/Jap look took shape in Paris. Shall we call it techno-ethno like the name of the Gamme Rouge collection designed by Giambattista Valli? It is certainly hard to translate into wearable clothes. But let’s analyse it a little. In this new mix none of the three basic elements are philologically present. The Far East is no longer home to geishas but video games. It is Sony more than Samurai. Even punk is no longer British seventies punk. All the colour has gone (remember those crests) and it has moved into the dark and metallic with a high stud and chain content. It is post The Warriors by Walter Hill the sequel of which, directed by Tony Scott, is to be released in the New Year. The clothes literally start in a state of destruction. There are slashes and holes in the most elegant (Chanel). And even more often they are dissected and dismembered like an autopsy, except they are put back together again ignoring traditional shapes and even the rules of anatomy. So that zips, used generously everywhere even where they have no use, look like the seams sewn by Frankenstein to make his monsters.

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Dygenguar from Super Robot Wars

press very perplexed about these shows, especially at a time when great attention needs to be paid to the market. The creations on the Paris catwalks were more like Japanese video game heroines than those classic icons of elegance such as Grace Kelly and Audrey Hepburn and quite alien to the elegance of old Europe, at least of a certain era. Because the young generation on the other hand are inspired by an electronic imagination from where those robotic French models appear to come. So this must be the motive for all those long black chewed up fringes; staying with the young, they are Emos, the new punk inspired tribe. One of new scenesters in juvenile survey. In the same way the many covered faces of the models could be a tribute to the masked Daft Punk rather than the chador. In short Paris has taken inspiration from new expressions in street style, which is however much less visible than it once was. Because it lives and moves mostly in the meanderings of the internet. It remains to be seen whether top prêt-à-porter customers are ready for this revolution, those who are used to travelling by more classic methods.

ri proviamo a dare un’occhiata alle belle statuine di Felice Casorati. Quando l’artista piemontese ci propone due teste di manichino mozzate o, meglio ancora, quando duplica le due sorelle del dipinto omonimo, ci si ritrova nella bizzarra anticipazione/clonazione degli abiti di Rei Kawakubo. Raddoppia donne e uomini anche un altro pezzo da novanta degli Anni Venti, Massimo Bontempelli. Uno dei suoi tantissimi cloni, inespressivo e senza soffio vitale, «Fa tre passi automatici in avanti – scrive Bontempelli in Nostra Dea – e si ferma. Fa ricadere le braccia lungo i fianchi, è senza sguardo…». Con voce robotica sillaba «Credo–che–ho-sonno». Ragazze cellulare Ora, senza dimenticare le intelligenze artificiali di Steven Spielberg, i droni lucasiani della sopracitata saga galattica e gli infiniti videogiochi dedicati al tema, è curioso notare quanto proprio i cloni di Comme des Garçons e delle passerelle parigine sappiano mescolare addirittura due tendenze all’apparenza antitetiche. Da un lato, la Kawakubo riprende appunto la cultura robotofila degli Anni Venti, peraltro in buona compagnia geografica. Dato che il rilancio più poderoso di questo clima culturale avviene proprio nel Sol Levante. Come non pensare, infatti, a Mazinga, a Goldrake, a Jeeg Robot d’Acciaio e in genere ai leggendari animanga degli Anni Settanta? Ma c’è appunto una marcia in più, tra i siamesi di Comme des Garçons. Al sapore asettico di circuiti elettromeccanici, la Kawakubo ha saputo aggiungere atmosfere decisamente più dark, con il suo solito serpeggiare di materia informe e di morfologie rigonfie: un’aria, potremmo dire, da scenari post-atomici, da umanità che si è ricostruita dalle proprie macerie, rimescolando abiti, stravolgendo le forme. Androidi O.G.M. geneticamente modificati? Perché no. Del resto, anche sbirciando nella cultura nipponica e filonipponica cronologicamente più ristretta non mancano certo i riferimenti a probabili “geishe elettriche”, o Electric Geisha (Giacomo Feltrinelli Editore) per rubare il titolo al libro di Atsushi Ueda: suggestioni cui non va esente Björk nella cover iperartificiale di Homogenic o la “ragazze cellulare” inventata dalla giovanissima artista Noriko Yamaguchi.

Viktor & Rolf S/S 2011

VIDEO-JAP Quite enough to make the fashion


Post human recurrences

Electric Geishas They seem like projections of the future. But the clones and gynoids on the latest Paris catwalks are from the twenties. When the first robots were invented. From de Chirico to Japanese animangos. Bring on Goldrake! 3 4

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Clones, androids, working mobile units. It’s like an episode of Star Wars, the best known science fiction saga of all times. And yet some reference to George Lucas’s film would be alright. French fashion follows the general rules of aesthetics too. Therefore it digs its genetic roots deeply into a long (apparently science fiction) and well established tradition. One year is enough, it was exactly 1920. This was the year that saw the birth of one of the most commonly used words today and it is the word robot, coined by the Czech playwright Karel Čapek suggested by his brother Josef. In his play R.U.R. Rossum’s Universal Robot, Čapek describes “robota” as humanoids without blood or respiration. Their eyes are expressionless, not a flicker of life animates their eyes. They advance mechanically, utter phrases in flat and automated tones. They look the same, they replicate. One two, one two, like Siamese twins. One two, one two. In fact yesterday/today clones. Very Comme des Garçons but very Björk too. De Chirico’s mannequins In the perfecting of Giorgio de Chirico tailors’ dummies, the “return to order” of the so-called post metaphysical produced a progeny of replicants. Enough to turn Ridley Scott of Blade Runner green with envy, people “more human that humans”, to men8

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1. Emo - 2. Balenciaga S/S 2011 - 3. Noriko Yamaguchi, Keitai girl no.4, 2004 - 4. A.F. Vandevorst S/S 2011 - 5. Comme des Garçons S/S 2011 - 6. Vivienne Westwood S/S 2011 - 7. Robonaut2: the new robot by NASA and GM - 8. Moncler S/S 2011

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TV Design Se nella trasmissione mattutina Tutte le mattine Maurizio Costanzo When Maurizio Costanzo in his programme Tutte le mattine hoisted inalberava sulla scrivania terribili cigni modello Capodimonte, per awful Capodimonte swans onto his desk, for his interview during Maurizio Costanzo Show this moustale interviste del Maurizio Costanzo chioed presenter preferred the Show il conduttore “coi baffi” ha Philippe Starck’s chairs by Driade. preferito le seggiole di Philippe This makes sense, in his first programStarck per Driade. Logico: nel prime he has to keep the housewives hapmo programma doveva imbonire le py and in his second capture the massaie; nel secondo catturare attention of a sophisticated late night l’audience del sofisticato pubblico audience. But the appearance of dei nottambuli. Ma non è più e solo design on TV is not only a matter of una questione di fascia oraria, lo the time of day. Elena Barolo was sbarco del design in TV. Ne è rimastruck by it and discusses it with sta colpita Elena Barolo che riflette Antonio Ricci. And the facts confirm it. sulla questione con Antonio Ricci. Designers too are making pacts with E lo confermano i fatti. Anche i pop. Where on the one hand Gaetano designer scendono a patti col pop. Pesce has just made a pair of rubber Se da un lato Gaetano Pesce ha shoes for Melissa that cost 119 Euros, appena realizzato per Melissa un on the other, his designs are increasinpaio di calzature di gomma da 119 gly seen on TV. Maybe mass taste has euro, dall’altro le sue opere si vedoevolved. Or perhaps the world of no sempre più spesso in TV. I gusti design has learned from fashion that della massa si sono evoluti? O il dressing a celebrity, in this case the mondo del design ha imparato dalsets for the shows, makes a big impact la moda che vestire le celebrity - in Maurizio Costanzo in Tutte le mattine in the media. questo caso le case delle loro trasmissioni - ha uno straordinario impatto mediatico?

Pesce Pop d i

E L E N A

B A R O L O

From Ikea to Gaetano Pesce. Design has been Dall’Ikea a Gaetano Pesce: nella casa delbrought to the Big Brother house, once l’ultima edizione del Grande Fratello, un furnished by the Swedish chain. To be more tempo arredata al magazzino svedese, è precise the sofa/sculpture Michetta by the sbarcato il design. Per l’esattezza, il divanodesigner born in La Spezia and who grew scultura Michetta firmato dall’artista nato under the aegis of Carlo Scarpa. At whatever a La Spezia e cresciuto sotto l’egida di Carlo time we decide to tune in to this TV reality Scarpa. A qualsiasi ora decidiamo di sintoshow we see an undefined number of bodies nizzare la nostra TV sulle immagini del reasprawled comfortably on art works, as if they lity, vediamo un numero indefinito di corpi were ancient Romans preparing for a banquet mollemente adagiati su opere d’arte, man- Melissa shoes by Gaetano Pesce in their villa. It is probable that the co fossero abitanti dell'antica Roma, pronti a pasteggiare sul triclinio della loro villa. Probabilmente gli occupan- inhabitants of the most spied on house in Italy don’t even know the ti della dimora più spiata d'Italia neanche conoscono il valore e la sto- value or the history behind that sofa on which they are discussing ria di quel divano su cui discutono del significato dei tattoo dei loro cor- the meanings of their tattoos or the blond tones in their hair pi o del tono di “biondità” delle loro extension. Ogni singola Michetta extensions. Every single Michetta is a unique piece, one different è un'edizione unica, differente dall'altra e numerata: proprio come gli from the other and all numbered, just like those Milanese bread rolls omonimi panini milanesi che, pur appartenendo alla stessa infornata, with the same name which, though they come out of the same oven, assumono, una volta cotti, forme diverse. Forse, lo scenografo dello assume different shapes once cooked. May be the show’s designer show ha scelto quest'opera, perchè rispecchia l’evoluzione stessa dello chose this piece because it reflects the evolution of the show itself, an spettacolo: un’infornata di inquilini, che durante "la cottura" del pro- oven full of guests, who, during the programme’s “cooking” process gramma assumono forme e caratteri diversi. Fatto sta che su Senza assume different shapes and personalities. The fact remains that for Fine, altra poltrona di Pesce costituita da tubi di poliuretano colorato, Senza Fine, the king of gossip, Alfonso Signorini, sits on another si accomoda il sovrano del gossip, Alfonso Signorini, nella trasmissio- armchair by Pesce made of coloured polyurethane tubes. In this ne. In tal modo, anche l’artista ha quasi la certezza di essere "in bocca way the designer’s name is almost certain to be “on everyone’s a tutti, come il chewingum". (Citazione di Britney Spears, una che di tongue, like chewing gum”. (A Britney Spears quote and she knows about pop). pop se ne intende).


r e t s e n e c s i l g o n a Arriv

Viaggio nelle nuove frontiere delle subculture. Dagli emo allo street style personalizzato sul web. Il caso del sito di Rob Dobi www.yourscenesucks.com

D i

N o e m i

S a l i s


Crabcore, christcore, neo thrash, apple store indie, post rocker: c’era una volta la tribù metropolitana col suo street style; adesso avanza lo scenester, il singolo che si riconosce in uno scenario (per lo più di carattere musicale), aderendovi con la logica dei gruppi sui social network. Salvo poi adattarlo alla propria personalità, complice il web, tanto per cambiare. Già: in passato rocker, punk, paninari e via dicendo si aggregavano per le strade, costituendo un visibile segno di rottura con l’establishment. Ripetutamente, queste “opposizioni” estetiche sono state saccheggiate dagli stilisti per rinnovare la moda. Come esempio per tutti, valga Gianni Versace che negli Anni ’90 trasformò gli spilloni punk nelle decorazioni di una memorabile couture, trasfigurando così il significato e il significante di quelle appuntite provocazioni. Fatto sta che da quando i giovani si ritrovano sulla piazza virtuale del web, le cosiddette subculture - alle quali l’antropologo Ted Polhemus dedicò il libro Streetstyle: from Sidewalk to Catwalk (Thames & Hudson Ltd. editore, 1994) e l’omonima mostra al Victoria & Albert Museum - lanciano i loro segnali online in un caos di messaggi che rendono quasi impossibili catalogazioni e generalizzazioni. In linea di massima, le nuove generazioni discendono dagli emo (contrazione del genere musicale Anni ’80 emotional hardcore). Le loro frange lunghe (che spopolano sulle passerelle di moda) starebbero a significare la difesa dal mondo di uno spirito lirico. Anime tanto fragili sono così travagliate dalla vita che spesso si autoflagellano, tagliuzzandosi. Motivo per cui “emo” viene anche inteso come sangue. Non è tutto. Al fianco di questi esseri ci sono le Scene Girl o Scene Queen, regine della scena (e si torna a una denominazione indicativa del collettivo desiderio di protagonismo). Molto più colorate degli emo e giovanissime, dai 13 ai 18, queste signorine hanno l’ossessione dell’immagine e la propensione ai Durex party, dove si fa sesso libero nel gruppo. Ma guai a ritenere che queste regole siano fisse. Come le Timberland dei paninari o la cresta dei punk. Un “mare” di blogger potrebbero contraddirle. Dallo street style al web style Sempre più individualista, ormai lo scenester che aderisce a questo o a quel gruppo, può personalizzare - e qui sta la grande novità - i segni della tribù in cui si identifica. Fa testo il caso del sito www.yourscenesucks.com inventato da Rob Dobi, 29 anni. L’eclettico creativo, fotografo, designer di T-shirt per il merchandise di numerosi cantanti (tra cui Michael Jackson, Pearl Jam ed Eminem), si è divertito a schedare/illustrare circa una trentina di archetipi delle nuove tribù con relativi usi e costumi. (Di seguito una selezione delle più pittoresche). Sul suo sito, tuttavia, ogni scenester può trasformarsi in un’icona. Basta che invii la sua foto, il ritratto dei suoi vestiti, una descrizione delle sue abitudini (e 200 dollari) a robdobi@gmail.com. E nel giro di qualche giorno l’illustratore trasforma il profilo del singolo in un modello di riferimento collettivo. Così, ogni movimento di street style si frantuma in infinite variabili e varianti che spesso arrivano a contraddirsi tra di loro, come dimostrano i dialoghi online tra i blogger, dove definizioni ed etimologie delle tribù sono un’opinione. Tanto basta, tuttavia, a spiegare perché non esista più una subcultura forte, ma un mare di web-culture.

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g in iv r r a e r a s r e t The scenes A trip to the new frontiers of subculture. From Emos to customised streetstyle on the Internet. The case of Rob Dobi's website: www.yourscenesucks.com Crabcore, christcore, neo thrash, apple store indie, post rocker: once upon a time there was a metropolitan tribe with its streetstyle, now the scenester is edging up: the individual who reflects himself in a scenario (generally musical) and marries it with the logic of social network's groups. But also adapting it to his/her character with the support of the Internet, as always. Already in the past rockers, punks and paninari (Italian gang) regrouped in the streets becoming a visible break point with the establishment. These aesthetic "opposites" have been repeatedly looted by designers to renew fashion. An example is given by Gianni Versace who in the 1990s turned punk stick pins into decorations of a memorable couture, transfiguring in this way the meaning and the expression of these sharp provocations. In fact, when the young are on the virtual street of the Internet, the so-called subcultures – to which anthropologist Ted Polhemus dedicated the Streetstyle: from Sidewalk to Catwalk (Thames & Hudson Ltd. publisher, 1994) and the homonymous show in the Victoria & Albert Museum – launch their on-line signs which make almost impossible any classification and generalisation. In general, the new generations come from the emos (abbreviation of a musical trend from the 1980s, emotional hardcore). Their long fringes (which made it big on fashion catwalks) mean the defence from the world of a lyric spirit. Souls which are so deceived from life that often resort to self-flagellation and self-cut. Therefore emo also means blood. But not only! Besides these beings there are the Scene Girls or Scene Queens, queens of the scene (and we return to an indicative denomination of the collective desire to be protagonist). More coloured than the emos and young girls, from13 to 18 years old, these girls are obsessed with the image and the tendency to Durex parties, where free or group sex is usually made. But we have not to believe that these are fixed rules. Like the Timberland shoes of the paninari or the crest of the punk. A lot of bloggers could contradict them.


From streetstyle to web style Increasingly more individualist, by now the scenester joining a group can personalise – and this is the great news – the signs of the tribe to which he/she belongs. For example, on the website, www.yourscenesucks.com invented by Rob Dobi, 29 years old. The eclectic creative person, photographer and designer of T-shirts for the merchandising of different signers (amongst which Michael Jackson, Pearl Jam and Eminem), had fun in classifying/illustrating about thirty archetypes of the new tribes with the related uses and costumes. (Following a description of the most picturesque). However on his website, every scenester can become an icon. He/she has to send his/her photo, the portrait of his/her garments and his/her habits (and 200 Dollars) to robdobi@gmail.com. And after a day, the illustrator has transformed the individual profile into a collective reference model. Therefore every streetstyle movement breaks into infinite variables and variants which often contradict each other, as demonstrated by the on-line exchanges of bloggers, where the tribes' definitions and etymologies are an opinion. But this is sufficient to explain why there is not a strong subculture but lots of web cultures.


Da Miami avanza il modernismo tropicale

La moda va in garage Nell’autosilo vegetale dove concept store e ristoranti “girano” intorno ai posti auto: panoramici. Viaggio nella corrente che coniuga esotico e metropolitano: dal design brasiliano alla moda di Prada. Via Miami

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L u c a

M a r i a

Inversione di marcia: il parcheggio non è più un accessorio dell’edificio ma viceversa. Lo stabile è un autosilo di 7 piani, l’ultimo panoramico, nei quali si aprono 4 abitazioni di 2500 metri quadri con le pareti di cristallo, concept store, ristoranti e spazi multimediali. Benvenuti nel tempio del “modernismo tropicale”: il 11 11 Lincoln Road di Miami delle archistar svizzere Herzog & de Meuron. L’edificio che secondo lo storico di architettura Mario Carpo “rimarrà a lungo nei libri di storia”, è ritenuto il baluardo della corrente partita dall’architettura brasiliana di Oscar Niemeyer e approdata alla moda con la collezione di Prada della prossima estate. Ma andiamo per gradi. Nel paese delle favelas, la forte espansione economica ha sollecitato l’avanzata del modernismo in un impatto più che mai stridente con l’esuberanza della natura locale. Come aveva già messo in luce l’istallazione di Sergio Vega alla Biennale di Venezia del 2005, lo scontro tra questi opposti, prima di trasformarsi in estetica, è stato un problema sociale: “la voglia di stare al passo con i tempi senza averne le possibilità”. Non a caso i fratelli Fernando e Huberto Campana - altre due star brasiliane del modernismo tropicale - si sono affermati lavorando sul riciclo hand made dei materiali di scarto, come “possibilità di redenzione per un paese povero”. In tal modo i due designer - primi brasiliani ad esporre al Moma di New York, ingaggiati anche da Lacoste per una polo limited edition ritengono di aver aperto all’estetica del loro paese una via del tutto nuova, slegata dal gusto occidentale. E le influenze si vedono nel villaggio globale. Dal Brasile a Prada Privato delle implicazioni sociali, il modernismo tropicale è sbarcato sull’ultima passerella di Prada per la prossima estate in versione minimal barocco: un clash tra il rigore della stilista e l’esuberanza ortofrutticola di Carmen Miranda. Coincidenze: gli architetti dell’11 11 sono gli autori della boutique grattacielo di Prada ad Aoyama (Tokyo). E se la stilista ha disegnato i costumi dell’Attila di Verdi messo in scena al Metropolitan di New York quest’anno, di cui il duo ha curato la scenografia, la passerella dove sfila la designer da due stagioni a questa parte è molto simile a un garage. Prada vi ha introdotto l’elemento naturale con i vestiti dell’ultima collezione. Per l’11 11 Lincoln Road di Miami, Herzog e de Meuron sono ricorsi alla vegetazione del luogo, immergendo la struttura con colonne a V e a vista, tra giardini rigogliosi che si estendono nell’area della circostante isola pedonale, conciliando la socializzazione. Et voilà: è nata una radura urbana; un eden d’avanguardia dove in dicembre, alle vetrine di Nespresso e del concept store The alchemist, si affiancheranno quelle del punto vendita dell’italianissima catena Coltorti. Si sposta così da queste parti il baricentro piu cool attualmente a Bel Harbur. Mentre, il mondo ha nuovo “indirizzo” da riprodurre in alternativa alle vecchie vie del lusso. Del resto Miami - estremo punto di incontro tra i tropici e la cultura americana - ha una storia in fatto di contaminazioni e avanguardie architettoniche. Basta guardare intorno all’11 11 e si torna al Tropical Déco.

T r a v e r s o 11 11 bu ild ing in Mi am i

Da Macerata a Miami: Coltorti, la catena mar- From Macerata to Miami: Coltorti, the multichigiana di boutique multi brand ha scelto 11 - brand boutique chain from The Marches cho11 per aprire il suo settimo punto vendita. se 11 11 to open its seventh point of sales.


Tropical modernism radiates from Miami

Fashion and the carpark A multi-storey car park with a view where concept stores and restaurants vie with parking spaces. A look at the trend that combines the metropolitan with the exotic, from Brazilian design to Prada fashion, via Miami From Brazil to Prada Tropical modernism, deprived of its social implications, was manifest in the latest Prada show for next summer as minimal baroque. A clash between the designer’s rigour and the fruit laden exuberance of Carmen Miranda. A coincidence; the 11 11 architects are also the designers of the Prada skyscraper boutique in Aoyama (Tokyo). And where Prada designed the costumes for Verdi’s Attila, performed at the Metropolitan in New York this year, the duo designed the sets. Furthermore the Prada catwalk of the last two seasons or so has looked very similar to a garage. Prada introduced a natural element to the clothes in the last collection. Herzog and de Meuron turned to local nature for 11 11 Lincoln Road in Miami, rooting the building using V shaped exposed columns into rigorous gardens that extend into the surrounding pedestrian area, reconciling socialisation. Et voila an urban glade is born, an avant-garde Eden in which the shop windows of Nespresso and the concept store The alchemist, will display the very Italian chain, Coltorti in December. Thus the coolest focal point will move from Bel Harbour to here. And the world has a new luxury address to add to those established streets. Miami, the extreme meeting point of the American tropics and culture, now has a story of the old and the avant-garde. Just a glance round 11 11 and you are back to Tropical Deco.

Vase from Nativo Campana collection

Eva Mendes in Prada S/S 2011 in tropical modernism style

Polo Campanas + Lacoste Collectorʼs Series

A change of gear, the car park no longer as an annex to a building but vice versa. The building is a 7 storey car park (with panoramic views) which has been transformed into four 2,500m2 glass walled penthouses, concept stores, restaurants and multi-media event spaces. Welcome to a temple to “tropical modernism”, 11 11 Lincoln Road in Miami by the Swiss hyper-stars Herzog & de Meuron. The building which, according to the architectural historian Mario Carpo, “will make architectural history” is considered a bastion of the Brazilian architect Oscar Niemeyer’s school and is firmly linked to fashion by being home to next summer’s Prada collection. But let’s take it in stages; the strong economic growth in a country of favelas has led to the advance of modernism with an ever more strident impact on the exuberance of the natural surroundings. As we saw in Sergio Vega’s installation at the Venice Biennale of 2005. Before being transformed into aesthetics the meeting of these two opposites was a social problem, “the desire to keep up with the times without having the means”. This was why the brothers Fernando and Huberto Campana, another two Brazilian stars of tropical modernism, made their names with handmade recycled waste materials, as a “means of redemption for a poor country”. Thus these two designers, the first Brazilians to exhibit at MOMA in New York and who also designed a limited edition polo shirt for Lacoste, sustain they have opened up a new artistic direction for their country, detached from western taste. And its influence is to be seen in the global village.

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Passerella ad arte

La nuova Basel degli stilisti 250 gallerie d’arte, 2000 artisti e 40mila visitatori da tutto il mondo: dal 2 al 5 dicembre a Miami si accendono i riflettori sull’Art Basel, una delle rassegne d’arte che attira maggiormente il mondo della moda e dello stile. Non a caso uno degli sponsor della manifestazione è Cartier. Di seguito una panoramica degli eventi e delle installazioni prodotte dal made in Italy (lmt) Fendi: Primitive Modernism From the gardens of the Venice Biennale to the Peekaboo exhibition at Art Basel: a two part initiative by Fendi. The label is showing an installation by the Aranda/Lasch architectural studio called Modern Primitives. It consists of a series of gigantic minerals forming a lounge at the exhibition in Venice and in the exhibition in Miami it has been transformed by Silvia Venturini Fendi using leather and fur. But there is more. Modern Primitives also includes a special edition of Peekaboo and a head scarf designed by Aranda/Lasch. All in wahsi, a traditional natural Japanese fabric.

Fendi: Modernismo primitivo Dai giardini della Biennale di Venezia alla Peekaboo in mostra all’Art Basel: operazione in due tempi per Fendi. La maison presenta l’installazione dello studio d’architettura Aranda/Lasch, intitolata Modern Primitives. Il complesso, una serie di giganteschi minerali che creavano un lounge all’esposizione in Laguna, nell’esposizione di Miami è trasformata da Silvia Venturini Fendi con interventi di pelli e pellicce. Ma c’è di più. Modern Primitives si completa con l’edizione speciale di una Peekaboo e di un foulard realizzati da Aranda/Lasch. Il tutto su wahsi: un tradizionale tessuto giapponese di origine vegetale.

Peekaboo Fendi Bag

Montblanc: the wish tree

Montblanc: l’albero dei desideri

Nel nuovo punto vendita all’11 11, Coltorti ospita le istallazioni di Helen Marten, All the single ladies e The last Spasm of Etiquette. La giovanissima artista inglese è nota per le sue opere nelle quali compone pattern emozionali con gadget di massa, riscattandoli così, dalla banalità seriale.

Helen Marten, All the single ladies

Coltorti: pattern & pop

Montblanc has raised 4 million dollars for educating children with its Signature for Good initiative. The money was donated to UNICEF at an evening held at the Raleigh hotel on a Wish Tree to which all the artists who had taken part attached a “wish”. Including suggestions on how to spend the money.

Keira Knightley

4 milioni di dollari è la somma raccolta da Montblanc per l’alfabetizzazione dei bambini. L’importo ricavato dall’operazione Signature for Good viene consegnato all’Unicef nel corso di una serata a The Raleigh hotel: sotto il wish tree, albero dei desideri sul quale tutti gli artisti sostenitori dell’iniziativa hanno lasciato un pensiero positivo. Che è anche un suggerimento su come investire la somma.

Coltorti: pattern & pop Coltorti is to host installations by Helen Marten, All the single ladies and The last Spasm of Etiquette in the new 11 11 shopping centre. This very young British artist is famous for her work in which she composes emotional patterns using mass produced gadgets, lifting them out of their serial banality.


An art catwalk

The new Basel of designers 250 art galleries, 2,000 artists and 40,000 visitors from all over the world: Art Basel, one of the most appreciated art show attracting the fashion and style world, will take place in Miami from December 2nd to 5th. Not by chance, one of show sponsors is Cartier. Plus, an overview of the events and installations made in Italy will be held Puma X: creative Caribbean Sensibile alla cultura di colore, Puma sostiene il Creative Caribbean Network: un circuito di artisti caraibici tra i quali è stato selezionato Isaac Julien in mostra al Bass Museum. L’autore impegnato sul tema dei conflitti di identità in particolar modo nella cultura nera e tra gli omosessuali, presenta Ten Thousand Waves: nove video-installazioni girati in Cina per raccontare l’evoluzione del paese.

Puma X: Caribbean creative Sensitive to colour, Puma supports the Creative Caribbean Network: a group of Caribbean artists from which Isaac Julien has been chosen to exhibit at the Bass Museum. He is involved in the subject of conflict of identity, especially for black people and homosexuals. He presented Ten Thousand Waves, nine video installations made in China showing how the country has developed. Mazu SIlence, Ten Thousand Waves The Terry Jonesʼ model is worn by himself

Pringle va a Miami Tilda Swinton tiene a battesimo la serata conclusiva delle celebrazioni dei 195 anni di Pringle of Scotland. Al The Webster Miami (1220 Collins Avenue) si presentano i twin set d’autore creati per questa ricorrenza in collaborazione con la Serpentine Gallery di Londra.

Pringle goes to Miami Tilda Swinton inaugurates the final celebration evening for the 195th anniversary of Pringle of Scotland. At The Webster Miami (1220 Collins Avenue) The designer’s twin sets especially produced for this anniversary in collaboration with London Serpentine Gallery.

Exhibition View Galerie Francesca Pia ph. Dominique Uldry

The work by Hans Ulrich Obrist

Bally Love

I punti e i quadrati optical dell’arte di Philippe Decrauzat illustrano la prima capsule collection Bally Love. Il progetto comprende T-shirt e accessori. La collezione presentata nel Pop-Up Store di Moore Building, sarà in vendita in una selezionata rete di punti vendita della griffe. Bally Love The first Bally Love capsule collection is decorated with the optical dots and squares of Philippe Decrauzat’s art. The project includes T-shirts and accessories. The collection, presented at the Pop-Up Store in the Moore Building, will be available in a selection of Bally’s shops.

Bally Love bag


BOOK MODA MEMORY C’ART

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Il Sol Levante si fa in 4

Il Giappone in Svizzera 1

The Land of the Rising Sun subdivided into 4

Japan in Switzerland A multicultural project in Lugano and its surroundings: Nippon. Fra mito e realtà. Arte e cultura dal Paese del Sol Levante (until February 20th 2011), where Japan is protagonist of four shows and a wide range of side events. The Land of the Rising Sun presents to the world its past and present through a photographic show, called Ineffabile perfezione. Fotografia del Giappone 1860-1910, but also artistic expressions by Nobuyoshi Araki, worldwide famous photographer with the show Araki. Love and Death. Eroticism in the limelight with the prints from the Edo period (early 1600 – mid 1800): Shunga. Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo. And a retrospective on Gutai artistic collective which has worked since the middle of the 1950s, Gutai. Dipingere con il tempo e lo spazio, as the evidence of the revolution of the relationship between public and artworks. 4 appointments in 4 exceptional locations: Villa Ciani, Villa Malpensata, Museo delle Culture and Museo Cantonale d’Arte, in the Villa Ciani park. Besides these shows: cultural events such as the kimono clothing, the tea rite, demonstrations of Ikebana; but also shows in the comic theatre Kyôgen.

A Lugano e dintorni un progetto multiculturale: Nippon. Fra mito e realtà. Arte e cultura dal Paese del Sol Levante (20 febbraio 2011) che vede il Giappone protagonista di quattro mostre e una nutrita serie di eventi collaterali. Il Paese del Sol Levante presenta al mondo il suo ieri e il suo oggi attraverso un esposizione fotografica Ineffabile perfezione. Fotografia del Giappone 1860-1910, ma anche le espressioni artistiche di Nobuyoshi Araki fotografo di fama mondiale con la mostra Araki. Love and Death. Erotismo in primo piano con le stampe del periodo Edo (inizio 1600-metà 1800): Shunga. Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo. E una retrospettiva sul collettivo artistico Gutai attivo nella metà degli Anni ’50 Gutai. Dipingere con il tempo e lo spazio, quale testimonianza della rivoluzione nel rapporto spettatore-opera. 4 appuntamenti per 4 location d’eccezione: Villa Ciani, villa Malpensata, il Museo delle Culture e il Museo Cantonale d’Arte, nel parco di Villa Ciani. A corollario di queste manifestazioni: eventi culturali come la vestizione del kimono, la cerimonia del tè, dimostrazioni di Ikebana; ma anche spettacoli del teatro comico Kyôgen. (gdb) 1. Gutai. Dipingere con il tempo e lo spazio Exhibition Atsuko Tanaka Electric Dress, 1956 (2006) light bulbs and fluorescent painted tubes Ashiya City Museum of Art & History 2. Ineffabile Perfezione. Fotografia del Giappone 1860-1910 Exhibition Tamamura Kōzaburō (attributed to), The garden of Prince Hotta in Tōkyō, 1880. 3. Shunga. Arte ed Eros nel Giappone del periodo Edo Exhibition Keisai Eisen. 1835-1840. Oban yoko-e. Nishiki-e. Museo delle Culture. 4. Araki. Love and Death Exhibition Nobuyoshi Araki, Flowers,Courtesy the artist e Yoshiko Isshiki Office, Tokyo

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BOOK MODA MEMORY C’ART

Un libro sugli schizzi di Ferré

A book on Ferré's sketches

I tratti di uno stile

The traits of a style

Pochi stilisti possono vantare come Gianfranco Ferré un tratto straordinario nel disegno: molti, a insaputa dei più, non sanno nemmeno tenere la matita in mano. Gli schizzi dell'architetto della moda sono ora raccolti nel volume Gianfranco Ferré Disegni (ed. Skira, € 60,00). Il progetto editoriale è curato da Rita Airaghi, storico braccio destro del creatore, ora direttore della Fondazione a lui intitolata, mentre i testi sono di Giusi Ferré opinionista che, oltre all'omonimia, ha condiviso con il designer il senso dell'estetica più aristocratica. Una tensione verso l'alto che svetta anche nei bozzetti raccolti in questo volume, con linee che corrono via, grafiche, oltre la silhouette. Da ammirare anche l'amore e la dedizione con cui Airaghi e Ferré (Giusi) custodiscono la memoria di un grandissimo del prêt-à-porter che è patrimonio dell'intero Made in Italy.(g

Only a few designers can flaunt like Gianfranco Ferré an extraordinary trait in sketches: but many, as if only a few know it, aren't able to outline anything. Now the sketches by the fashion architect are gathered in the book Gianfranco Ferré Disegni (published by Skira 60,00 euro). The editorial project was curated by Rita Airaghi, historic right hand of the designer, now manager of the Foundation dedicated to him, whilst the texts were written by Giusi Ferré, columnist that, in addition to homonymy, shared with the designer the sense of the most aristocratic aesthetics. A tension upwards which towers also in the sketches gathered in this book with the graphic lines that run away, beyond the silhouette. And we have to admire also the love and dedication with which Airaghi and Ferré (Giusi) protect the memory of a great name of prêt-a-porter which is a heritage of the whole Made in Italy.

(gdb) Gianfranco Ferré disegni, Skira ed., 2010, cover book

Viaggi preziosi

I gioielli del ‘900 Un nuovo libro sui gioielli: Gioielli del Novecento (ed. Skira 70,00 €). Di più. Un excursus approfondito sul design prezioso del Novecento: dall’Europa agli Stati Uniti. Una guida all’evoluzione del gusto estetico che attraversa tutto il XX secolo: a partire dall’Art Nouveau fino all’arte orafa contemporanea, passando per il Déco e il gioiello d’artista degli Anni ’60. Naturalmente sono presenti le maison internazionali con le loro creazioni più sfavillanti, Bulgari, Cartier, Van Cleef et Arpels. Questa capillare ricerca e analisi stilistica è il frutto del lavoro di Alba Cappellieri - docente di Design del Gioiello alla Facoltà del Design del Politecnico di Milano - ed è stato scelto dal Metropolitan Museum di New York come strenna di Natale. (gdb)

Precious trips

1900 jewels A new book on jewels: Gioielli del Novecento (published by Skira 70.00 €). And more. A digression in deep of the precious design from the 20th century: from Europe to the United States. A guide to the development of aesthetic taste including the entire 20th century: from Art Nouveau to contemporary goldsmith art via Deco style and the jewels made by the artist from 1960. The international houses are naturally present with their most flamboyant products, Bulgari, Cartier and Van Cleef et Arpels. This capillary design research and analysis was made by Alba Cappellieri – design academic of Jewel at the Design Faculty of Milan Politecnico – and was selected by the Metropolitan Museum of New York as a Christmas gift. Silver gorgieres by Lella Vignelli for Sanlorenzo, 2002


BOOK MODA GOLDEN BOOK

Intendiamoci: chi ha le possibilità economiche per fare un bel regalo di Natale, ne ha davvero tante; non bada a spese. E NATALE AI POLI probabilmente non avrebbe neanche bisogno dei nostri consigli per gli acquisti. Per contro, in molti cercano un piccolo pensiero economico, anche perché gli amici, i conoscenti, i natalini pre natività, si moltiplicano. E se ai propri cari su Facebook si può mandare un gift a costo zero, agli altri bisogna comunque materializzare il proprio affetto. E qua il gioco si complica, perché vince la forza del "pensiero" originale. Ma di tempo (e voglia?) per riflettere, ce n'è sempre meno. Così, abbiamo suddiviso il classico servizio sulla strenna in due estremi opposti, che riflettono lo spirito di queste feste. (Anche la rubrica sui regali può diventare un servizio di costume). Da un lato i regali a 7 stelle, per il gusto di illustrare una favola principesca e dall’altro il lusso, low cost, delle idee per offrire un servizio concreto a chi ne ha più bisogno.

LA LOTTERIA DEL RICICLO

Anche se non compare nelle immagini, manca all’appello il fenomeno del riciclo. In verità, il più diffuso. I detrattori del consumismo ne gioiscono, i cultori dei buoni sentimenti un po' meno. Forse la verità sta in mezzo anche in questo caso (l’Italia è notoriamente un Paese di centro). Pochi, infatti, hanno davvero bisogno di qualcosa. Mentre, tutti sono più che mai desiderosi di un gesto d’affetto che si potrebbe manifestare anche con un biglietto. Il resto è flusso di merci che vanno e che vengono. In tutto questo movimento, che nei giorni delle feste si trasforma in trambusto stressante, ai materialisti non resta che confidare nel dono di un riciclo gradito. Ma questa è una storia THE LOTTERY OF XMAS AND EXTREME di fortuna più affine OPPOSITES RECYCLING alla lotteria di Let’s get this straight, those who can give sum- Capodanno che Even though it doesn’t appear in our pictures, ptuous Christmas presents can really afford it, cost is we must mention recycling. If the truth were no problem. And they probably don’t even need our tips allo spirito di known it is very most common. Those against Natale. consumerism will rejoice, the sentimental rather on what to buy. On the other hand many of us are looking for a small and not overly expensive present, also because we have lots of friends, acquaintances, the new born and the expected. And even though you can send something for free on Facebook, you need to show your affection materially to others. And now it gets more complicated because we are back to the original idea of buying a small gift. And there is both less and less time and will to give it the consideration due. So we have divided our traditional Christmas gift service into two extreme opposites to reflect the spirit of this Christmas. (Even our gift section could become a custom). On one hand 7 star presents for the pleasure of illustrating a fairy tale and, on the other, low cost luxury, ideas for those who have the most need.

less so. May be the truth lies in the middle in this case too. (Italy is famously central). Few of us have a real need of anything. But, more than ever before, we are all in need of a gesture of affection that could be just a greeting card. The rest is just a flow of merchandise going and coming. In all this movement, transformed into stressful chaos the days before Christmas, for the materialist there is nothing left to do but trust in the welcome of a recycled gift. But this is a story of luck that has more affinity with the New Year Lottery than the spirit of Christmas. Il Vetriolo www.bookmoda.com

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Tiffany & Co: Ciondolo/chiave in titanio e argento Pendant/key in titanium and silver tiffany.it

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€ 118,00 Roberto e Tommaso Cavalli: Gift box tre annate limited edition Three-year gift box in limited edition deglidei.it

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Salvador Dalì: Spilla bijoux L’occhio del tempo L’occhio del tempo fashion brooch salvador-dali.org

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Caffé Florian: Sottobicchieri con frasi d’amore. Scatola da 100 Glass mats with love inscriptions. 100-piece box caffeflorian.com

British Museum: Borraccia con l’iscrizione della Stele di Rosetta Water flask with the inscription of Rosetta Stone britishmuseum.org


Maschio gioielli: Bracciale con cammeo personalizzabile con il ritratto del caneCustomisable bracelet with cameo with dog portrait maschiogioielli.it

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Mauro Grifoni shirt, Sharra Pagano brooch, Alberta Ferretti dress.


Photographer: Emanuele Savoia Fashion by Giuseppe Dicecca - Assistente Stylist: Elena Monti@GDstyling - Assistente Fotografo: Alessandro Vigoni Make up: GiovanniIovine@Victoria's - Hair Styling: Stefano Gatti@Victoria's - Proiezioni Luci: Enzo Treviglio@ PiQuadro Luce


Iceberg vest-overall, Blumarine dress, Gaetano Navarra necklace, Dsquared2 shoes.


Violanti fur, Verde Veronica bodice, Luisa Beccaria dress, Louis Vuitton glove, Sharra Pagano bracelets.


LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA

LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SF COMME DES GARÇONS

IL TERZO CLONE Talvolta basta un abito a fare di una sfilata, “la Sfilata”. È il caso del modello siamese di Comme des Garçons, un abito/soprabito doppio che unisce due donne, per l’appunto, come due gemelle siamesi. Qualcosa di molto inquietante, certo. Ben lungi dalla moda intesa come espressione estetica per abbellire le donne. Ma tant’é: Rei Kawakubo ha letteralmente rovesciato la struttura dei capi, “traslocando” - tanto per fare un esempio - l’allacciatura di un trench nelle falde inferiori del capo. E viceversa. Qualcosa di simile si era visto a Milano alla sfilata di Frankie Morello nella quale un fatale abito da sera bustier aveva uno strascico composto dalle gambe di un paio di jeans. Ma se i due stilisti della griffe hanno condotto questa sperimentazione come effervescente divertissement, Rei Kawakubo ne ha fatto una questione di manipolazioni genetiche.

Dal doppio al triplo Neologismi del guardaroba come quel mezzo soprabito che si allaccia a una mezza giacca non ricordano, nella logica, quei mimi dei cabaret berlinesi Anni ’30, per metà uomini e per metà donne? Il pensiero corre subito ai transgender di grande attualità. Ma Kawakubo è già oltre. Perché, il doppio diventa triplo, quando le maniche si moltiplicano sui capi spalla. Secondo alcuni critici, da questo esercizio sarebbe nata una nuova couture erede di Capucci. In effetti, le balze di una crinolina dimezzata e rovesciata su una sorta di trench evocano il grande couturier. Ma c’è di più, sul fronte della genetica. Nel finale i modelli e persino i capelli delle modelle sono attaccati gli uni agli altri. Sicché, le ragazze procedono a due per due, di pari passo. Come se non bastasse, questi soggetti doppi sono ulteriormente accorpati da un terzo capo cucito sulla schiena. E con ciò, siamo già all’abito per il clone del clone. G.LoVe.

THE THIRD CLONE Sometimes one outfit is enough to make a show “the” show. This is the case of the Comme des Garçons twin look, a double dress/coat joining two models together, like Siamese twins in fact. Certainly most unsettling. A far cry from fashion understood as an aesthetic expression of beautifying the female body. But so it was. Rei Kawakubo has literally turned the structure of clothes upside down. To give just one example, by moving the opening of a trench to the lower layers of the coat. And vice versa. Something similar was seen at the Frankie Morello show in Milan in which a fateful corsage evening dress had a train made up of a pair of jeans. But where two designers carried out this experiment as a kind of amusing exercise, Rei Kawakubo made it a matter of genetic manipulation.

From double to triple Do neologisms in clothing, like that half coat and half a jacket, bring to mind those half woman half man cabaret acts of thirties Berlin? Then the transgenders of the moment come to mind. But Kawakubo has already gone further. Because double becomes triple with coats with multiple sleeves. According to some critics a new couture and heir to Capucci has been born. In effect, the flounces of a crinoline, cut in half and turned upside down on a kind of trench coat evoke that great couturier. But there is more, on the genetic side. At the finale both the models and even their hair was joined together. So that the girls walked in unison in pairs along the catwalk. And as if that weren’t enough, these Siamese twins were further united by a third garment sewn across their backs. And with that we have already arrived at clothes for cloned clones.

LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SFILATA LA SF


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CACHAREL www.cacharel.com

Fiorati senza fiori Dimenticate l’immaginario evanescente e floreale di Cacharel iconizzato dalla fotografa Sarah Moon. Anzi, Cédric Charlier va in direzione diametralmente opposta: colori accesi, solari e fantasie tutt’altro che romantiche. Nelle quali i fiori si riconoscono a fatica. Lo stilista insomma cerca una nuova strada per affermare la sua impronta. Ma il DNA del marchio?

Floral patterns without flowers Forget the evanescent and floral motif of Cacharel, now an icon due to photographer Sarah Moon. On the contrary, Cédric Charlier goes towards the opposite direction: bright and sunny colours and non-romantic patterns. Where flowers aren't recognisable. In short, the designer is looking for a new way to establish his signature. And the brand's DNA?


Comments Paola Pollo, Corriere della Sera

Et voilĂ le fanciulle innocenti di Cacharel. Le ragazze conservano quel certo non so che di signorine per bene. Et voila, the innocent girls by Cacharel. The girls keep a certain je ne sais quoi of nice mademoiselles.

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HUSSEIN CHALAYAN www.husseinchalayan.com

UN “VELO” PUNITIVO Il volto velato non deve spaventare (o quasi): Chalayan dedica la collezione narrata nel corto Sakoku, all’epoca in cui il Giappone viveva nell’isolamento culturale rispetto al mondo. Uno stato psico-fisico che l’estremo Oriente sembra aver esportato nell’Occidente. Paradossalmente nell’era dell’iper comunicazione.

A PUNITIVE VEIL A veiled face has not to frighten (or almost): Chalayan dedicates the collection to the short film Sakoku, when Japan was isolated culturally from the rest of the world. A psychophysical state of the Far East which he seems to have been exported to the West. Paradoxically in he era of hypercommunication.


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Il sakoku di Chalayan

Sakoku according to Chalayan

LO STILE DELL’ISOLAMENTO ISOLATIONIST STYLE Volti coperti, modelle occultate. Così Hussein Chalayan interpreta il sakoku: termine giapponese che indica la politica isolazionista attuata nel periodo Edo dallo shogunato Tokugawa (1603-1868). Praticato dal 1641 al 1853, il sakoku fu una regolamentazione molto severa del commercio e delle relazioni estere, che vietava l’ingresso agli stranieri nel Paese, proibendo l’espatrio ai giapponesi privi di un permesso scritto. Pena, la morte. Il sakoku, termine coniato da Shitsuki Tadao nel 1801 nell’opera Sakoku-ron, si pensa sia stato introdotto per arrestare l’influenza coloniale e religiosa di Spagna e Portogallo. La conversione al cattolicesimo era infatti vissuta come un possibile pericolo per la stabilità dello shogunato. L’ipotesi era avvalorata dall’accusa di inglesi e olandesi che consideravano i missionari parte di una politica di colonizzazione culturale dei Paesi cattolici. Le creazioni di Chalayan attualizzano lo spirito di tanta chiusura attraverso una collezione che probabilmente si riferisce alle forme più contemporanee di isolamento. Di cui la prima è quella dell’essere umano. Il tutto, raccontato in un film, come sempre senza sfilata, ressa, discussione sui posti e ritardi. Solo moda.

Covered faces, covered models. This is how Hussein Chalayan interprets sakoku, a Japanese word indicating the isolationist policy enacted by the Tokugawa shogunate in the Edo period (1603-1868). Sakoku was practiced from 1641 to 1853 and included the strict regulation of commerce and foreign relations. Foreigners were banned from entering the country and the Japanese could only leave with written permission. The penalty was death. The term sakoku was coined by Shitsuki Tadao in 1801 in his writing, Sakoku-ron. It was apparently introduced to prevent the colonial and religious influence of Spain and Portugal. Conversion to Catholicism was seen as a threat to the stability of the shogunate. English and Dutch traders reinforced this perception by accusing the Spanish and Portuguese missionaries of spreading the religion systematically, as part of a policy of culturally dominating and colonizing Asian countries. Chalayan’s creations bring the spirit of so much closure to life in a collection that is possibly a more contemporary version of isolation, the first of which is the human being. All this shown in a film, as usual no fashion show, no crowds, no arguments about seating and no delays. Just fashion.

Hussein Chalayan, S/S 2011

ss

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Dai Mamuthones ai Soundsuits

Trottole, peluche, bottoni, piume, rami d’albero, centrini, statuette. Dall’assemblaggio di questi e altri oggetti, spesso trovati e di scarto, l’artista tessile post punk Nick Cave crea Soundsuits: una collezione di vestiti sonori. Lo scultore ballerino afroamericano, oggi direttore del programma moda della School of the Art Institute di Chicago, traduce in queste creazioni, che hanno un’ispirazione politico-sociale, la sua volontà di “fare rumore”. L’idea dei Soundsuits nasce su una panchina nel Grant Park di Chicago, quando Cave inizia a guardare i ramoscelli a terra con uno sguardo nuovo. Legandoli insieme e ricoprendo un suo indumento intimo, scopre qualcosa di divertente che gli ricorda la danza, per la postura eretta cui lo costringe la pesante costruzione. Esposti quest’anno anche al Fowler Museum di Los Angeles e alla galleria Studio La Città di Verona, i Soundsuits sono le opere di riferimento dei costumi spettacolari sulla passerella di Kenzo. Sovrapposizioni di abiti, tessuti e fantasie che ricordano anche i Mamuthones, tanto cari ad Antonio Marras. Le mimetizzazioni della popolazione montana della Barbagia, con le loro maschere, il pelo folto e i grandi campanacci da bestiame - elementi sonori pure in questo caso - creano un parallelo tra lo stilista, designer della maison francese, la Sardegna più tradizionale e l’arte contemporanea del riciclo, del travestimento e della mutazione. ss

Ph. by James Prinz, Chicago, Courtesy of the artist and Jack Shainman Gallery, New York

I RUMORI DELL’ARTE


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From Mamuthones to Soundsuits

THE SOUND OF ART Nick Cave, a post punk textile artist has created Soundsuits by assembling all kinds of found or discarded objects such as spinning tops, soft toys, buttons, feathers, twigs, doilies and tiny figures. A collection of clothes that make a noise. This Afro American dancer and sculptor, today chairman of the fashion department at the School of the Art Institute of Chicago, transforms his desire to “make sounds” into these creations that are also of a socio/political inspiration. The idea for his Soundsuits came to him on a bench in Grant Park in Chicago when he saw twigs lying on the ground in a new light. Tying them together and covering a piece of his own clothing with them he discovered something amusing that reminded him of dance, in the erect position this heavy piece of clothing forced upon you. On exhibition this year at the Fowler Museum in Los Angeles and at the Studio La Città gallery in Verona, the Soundsuits are also the work of reference in spectacular costume on the Kenzo catwalk. A superimposition of clothes, fabrics and fantasy recalling those Mamuthones so loved by Antonio Marras. The clothes worn by the mountain dwellers of central Sardinia, their masks, thick furs and the large cow bells, sound makers here too create a parallel between the French fashion house’s designer, the ancient traditions of Sardinia and that modern art that uses objets trouvés, masquerade and mutation.

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YVES SAINT LAURENT www.ysl.com

La Y in tasca Lo aspettavano tutti al varco, curiosi di vedere cosa avrebbe combinato dopo che, da New York a Milano, gran parte delle passerelle avevano citato il maestro Yves. Sicché, Stefano Pilati ha cercato di rifondare l’estetica YSL senza tradirne i codici identificativi. Operazione riuscita, in particolar modo nei tagli a Y che guidano l’occhio sul sesso femminile, conciliando una taschina proprio lì, in una zona sino a ora “proibita” alla moda. E che la storia continui.

A Y in the pocket We all waited for him to make a false move, curious to see what he had done after that the majority of catwalks from New York to Milan had mentioned the great master Yves. Therefore, Stefano Pilati searched for renewing YSL aesthetics but without betraying his identification codes. And he was successful, in particular as regards Y cuts which lead the eye towards the female sex by positioning a small pocket just there, in an area that until now was "off limits" for fashion. And the history must go on.

Comments Laura Asnaghi, la Repubblica

Le tute nere impeccabili pezzi di sartoria come gli abiti. The black jumpsuits are as impeccably tailored as clothes. Antonella Amapane, La Stampa

Ma anche nel movimento dei volant certi abiti Sud America citano l’esotismo di Yves. Affascinanti e difficili. But also the movement of the frills in certain South American clothes are echoed in the exoticism of Yves. Fascinating but difficult.

Ha convinto la nuova borghese composta e sensuale, perbene e ingannevole. Nel tailleur bianco profilato di nero con spacco audace, nellʼabito campagnolo a volant. Stefano Pilati percorre tutti i codici di YSL. Il tribale, con pettorine geometriche a collare, con cerchi di tessuto che circondano le spalle. E lo smoking, che diventa un lungo abito a V di raso, perfetto. Prova e riprova, Pilati arriva alla Belle de Jour. A convincing smart new composed and sensual, respectable and illusory bourgeois. In a white suit trimmed in black with a daring split, in the ruffled country-girl dress. Stefano Pilati uses all the YSL codes. The tribal, with geometric collared bibs, with circles of fabric over the shoulders. And the tuxedo which became a long V-shaped satin dress, perfect. Trial by trial, Pilati has finally created a Belle de Jour.

R.F.


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La fonte: Yves Saint Laurent

The source: Yves Saint Laurent

IL MOTOR CHE TUTTO HA MOSSO

THE FORCE BEHIND EVERYTHING

È stato l’inventore del tuxedo da donna, riproposto stagione dopo stagione dal nuovo direttore artistico della maison, l’italianissimo Stefano Pilati. Non ha mai cercato un'intesa professionale con il lussuoso yankee Tom Ford (reo di dover disegnare il suo prêt-à-porter Rive Gauche). Ha saputo traslare i capolavori dell'arte moderna sulle passerelle decenni prima di Gianni Versace. E si è messo a nudo per la campagna pubblicitaria del suo profumo Opium. Proprio come Marc Jacobs, ma era il 1971! E ancora: aveva un debole per le figure alte e filiformi. Le sue muse Betty Catroux e Loulou de la Falaise, hanno stimolato la sua fantasia nello stesso modo in cui oggi Mariacarla Boscono anima l'ispirazione di Riccardo Tisci per Givenchy. Insomma, Yves Saint Laurent è un pezzo di storia della moda e, in quanto tale, è stato celebrato durante tutto il suo percorso creativo. Dagli esordi parigini nell'atelier Dior al grande successo degli Anni ’70, il maestro algerino è riuscito a influenzare l'estetica internazionale come pochi altri. Scomparso da soli due anni, recentemente è stato ricordato dalla colossale retrospettiva YSL al Petit Palais di Parigi. Ma soprattutto dalle ultime sfilate: una sorta di antologia dei suoi capisaldi. Pantaloni palazzo, cappelli a tesa larga, fantasie floreali, Mondrian, colori forti accostati con audacia e stampe all over e smoking si preparano così a rivivere la prossima primavera.

He was the inventor of the tuxedo suit for women, which is reproposed season after season by the new artistic director of the fashion house, the all Italian Stefano Pilati. He never sought a professional relationship with Tom Ford (guilty of having designed the Rive Gauche prêt-à-porter collection). He knew how to put modern art masterpieces on the catwalks decades before Gianni Versace. And he stripped for the advertising campaign for his Opium perfume. Just like Marc Jacobs, but this was 1971! And then too he had a weakness for tall, wiry figures. His muses Betty Catroux and Loulou de la Falaise stimulated his imagination in the same way that today Mariacarla Boscono inspires Riccardo Tisci for Givenchy. To sum up, Yves Saint Laurent is part of the history of fashion and, as such, has been celebrated all through his creative life. From his debut in Dior’s atelier to the great successes of the seventies, this Algerian born maestro has been able to influence international fashion like few others. He died just two years ago and has recently been remembered in a colossal retrospective, YSL at the Petit Palais in Paris. And above all in the latest shows, anthologies of his benchmark pieces. Wide trousers, wide brimmed hats, floral prints, Mondrian and strong colours combined with the audacious, all over prints and tuxedos are all preparing to live again next spring.

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Yves Saint-Laurent, 1965, Mondrian Collection

Marco Caruccio


HIROKO KOSHINO www.hirokokoshino.com

Il colore del vento Due elementi portanti: il vento e l’inchiostro. Il primo muove gli abiti a sacchetto e i pepli a lembi sovrapposti. Il secondo sfuma in toni di grigio acquerellati nelle stampe di paesaggi. Pittografica.

The colour of the wind Two elements here: the wind and ink. The first gives movement to the new sack dresses and overlapping peplums. The second graduates the watercolour grey tones of the landscape prints. Pictographic.


KAMISHIMA CHINAMI www.kamishimachinami.com

Giappone in fiore Fiori ricamati, dipinti a mano, sfumati oppure frammentati in pixel, sempre e comunque macro, sbocciano sulle camicie con maniche a kimono, sui top e sugli abiti. La maglieria intrecciata ai ferri e le cinture Obi si completano con collane a frammenti di legni fossilizzati. Indecifrabili le acconciature.

Japan in flower Flowers, embroidered, hand painted, graduating or pixillated tones, but always macro. They burst into bloom on shirts with kimono sleeves, on tops and dresses. The cable knitwear and Obi belts complete the look with necklaces in fossilised wood. Indecipherable the hairstyle.


SOMARTA www.somarta.jp

Dal micro al macro Simboli della collezione la gonna e la canotta in moduli metallici snodati. Si dilatano e si chiudono, modificando forma e lunghezza. La prospettiva si fonde e si confonde. E la moda va oltre lo sguardo.

From micro o macro The symbol of this collection is the skirt and top in articulated metal modules. They contract and expand in ever changing shapes and lengths. Their perspectives mix and merge. And fashion goes beyond the eye.


YUKIKO HANAI www.hanai.co.jp

Sentimental mood Il decalogo della seduzione romantica: stampe a fiori, pizzo a profusione (anche sul trench), qualche velata trasparenza e plissé a iosa. Perfino il pitone si tinge di rosa. Giacchine col fiocco, cache-coeur, gonne a corolla e a palloncino. La sera in lungo e in rosso. C’è anche il parasole con le frange che sembrano rametti di corallo.

A sentimental mood A manual on romantic seduction; flower prints, profusions of lace (even on the trenches), some transparent veiling and plissés galore. Even pink python. Jackets with bows, wrap fronts, corolla-shaped and balloon skirts. Red and long for the evening. There is a parasol with coral branch fringing too.


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BURBERRY PRORSUM www.burberry.com

Illustre! Passato e futuro Christopher Bailey, il direttore creativo del brand, è consapevole del glorioso background della maison, quanto impegnato a traghettarlo nel futuro. Solo così si spiegano certe scelte stilistiche, volte a coniugare sperimentazione sartoriale e creatività pura, traducendo i famosi trench in oggetti del desiderio femminile. Come esempi per tutti valgono: il modello a strisce spalmato di vernice o quello con le maniche borchiate. Pezzi talmente belli da poter essere indossati sulla pelle nuda. Ma siccome non si vive di sola immagine, ecco le borse più commerciali che rileggono il famoso check Burberry rivestendolo con sottili fettucce di rettile o di vernice. Come dire? Il motore trainante del “cassetto” di ogni griffe. Insomma Bailey riesce a equilibrare portabilità e creatività, sogno e realtà… di mercato. Per questo Book Mod@ ha scelto Burberry come “la Sfilata”. (gdb)

Eminent! Past and future Christopher Bailey, the brand's creative director, is aware of the house's glorious background and committed in ferrying it to the future. Only in this way some style choices aimed at combining sartorial experimentation with pure creativity can be explained, turning the famous trench coats into feminine objects of desire. Among the others, some examples: the striped model coated in patent leather or the one with studded sleeves. The pieces were so beautiful that they could be worn on bare skin. But since we do not live only for the image, there are also more commercial bags which revamp the famous Burberry checks and are covered with thin reptile or patent leather strings. How could we say? The driving locomotive of every label's turnover. In short, Bailey is able to balance well wearability with creativity and dream with market reality. Therefore Book Mod@ chose Burberry as "the Show".

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CHRISTOPHER KANE 3P: Pizzo/Pelle/Plastica Pizzo plastificato, pelle traforata, stampe psichedeliche e colori al neon su tailleur Anni ’50, twin set e tubini. L’acido entra a corte? Kane mescola e rimescola i generi in salsa punk e fa incontrare Norman Hartnell (il sarto della regina) e il Cyber Dog a Camden Town. Risultato: sembra una specie di principessa Margaret strafatta, ma è una delle collezioni più interessanti della season londinese.

3 materials: Lace/Leather/Plastics Plasticised lace, fretted leather, psychedelic prints and neon colours over 1950s suits, twin sets and sheaths. The acid joins the court? Kane mixes and remixes styles in a punk sauce and combines Norman Hartnell (the Queen's tailor) with the Cyber Dog in Camden Town. The result: a kind of hyped-up Princess Margaret, nevertheless it's one of the most appealing collections in the London season.


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A qualcuno piace fluo Some like it fluo

L’IN-DIRIZZO DI LONDRA THE LONDON ADDRESS Vai in techno trance? Ti proietti nella futuristic space fashion? E allora, l’indirizzo più cool a Londra è Cyberdog a Camden Town. Neon fosforescenti, musica a tutto decibel e cubiste anche alle nove di mattina, animano questo negozio nato all’inizio del 1990 come punto vendita negli Stable Market, e divenuto una catena che spazia da Manchester a Tokyo, e Ibiza. Fuori dal punto vendita londinese, due colossali cyborg (metà uomo e metà robot) introducono nell’atmosfera fluo degli interni: una wunderkammer ultragalattica con abbigliamento e accessori fosforescenti. Roba che non è sfuggita a Christopher Kane che ha fatto sfilare pizzi di pelle colorata al neon e plastificata. Un mix di organico/inorganico e di reale/irreale shakerato alla velocità della luce per un cocktail visivo ultranaturale. (gdb)

Do you go in techno-trance? Do you project yourself into the futuristic space fashion? In this case, the coolest address in London is Cyberdog in Camden Town. Phosphorescent neon lights, full volume music and disco dancers even at nine o' clock am animate this shop, which was established in the early 1990s as a sales point of Stable Market and has become a chain from Manchester to Tokyo and Ibiza. Outside the London sales point there are two giant cyborgs (half man and half robot) introducing in the interiors' fluo ambiance: a hyper-galactic wunderkammer with phosphorescent clothing and accessories. And this wasn't missed by Christopher Kane who presented on the catwalk neon and plasticised laces in coloured leather. A mix of organic/inorganic with real/unreal, shaken up at the speed of light for a hypernatural visual cocktail.

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ERDEM www.erdem.co.uk

A passo di danza Sembrano tutte ballerine quelle sulla passerella di Erdem. Forse perché Londra celebra l’età d’oro di Diaghilev e dei Balletti Russi con una mostra al V&A Museum e una nutrita serie di eventi collaterali. Lo stilista ha colto al volo l’occasione per ideare abiti con corpetti aderenti e gonne svasate, tubini di pizzo fiorati e sandali allacciati alla caviglia. Su il sipario.

With a dance step On Erdem catwalk everybody seems a dancer. Perhaps because London celebrates the golden ages of Diaghilev and the Russian ballets with a show in the V&A Museum and lots of side events. The designer grabbed the occasion to create dresses with skin-tight bodices and flared skirts, floral lace sheaths and sandals tied up at the ankle. Raise the curtain.


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Sulle punte

STILE IN BALLO Alle sfilate di Londra torna in scena Diaghilev, celebrato dalla retrospettiva Diaghilev and the Golden Age of the Ballets Russes al Victoria & Albert Museum (sino al 9 gennaio 2011). Si riaccendono così i riflettori su uno dei fenomeni più citati ciclicamente dalla moda che, guarda caso, si sviluppò tra il 1909 e il 1929. Epoca più che mai viva nello stile della prossima estate. Serge Diaghilev fu il primo direttore artistico ad avere la felice intuizione di riunire danza, musica e arte per creare un teatro totale. Si avvalse della collaborazione di artisti come Stravinskj, Picasso, Matisse, Nijinsky, Bakst, Braque e anche Coco Chanel. Risultato di tanto sforzo creativo: una corrente artistica che invase Europa e America fino al 1929; anno del crollo della borsa di Wall Street che, di fatto, decretò la fine degli Anni Ruggenti. (gdb)

On tiptoes

BALLET STYLE Diaghilev is back on the London catwalks and being celebrated in a retrospective, Diaghilev and the Golden Age of the Ballets Russes at the Victoria and Albert Museum until 9th January. So the spot lights yet again illuminate one of the most recycled of fashion phenomenon, coincidently developed between the years 1909 and 1929. And brought back to life again more than ever in the fashions for next summer. Serge Diaghilev was the first artistic director with the lucky intuition to unite dance, music and art to create total theatre. He involved artists such as Stravinsky, Picasso, Matisse, Nijinsky, Bakst, Braque and even Coco Chanel. The result of all that creative input was an artistic current that invaded Europe and America until 1929, the year of the Wall Street stock market crash that, in fact, signalled the end of the roaring twenties.

Costume for Flore in Massine's Zéphyre et Flore Artist: Georges Braque Date: 1925 Credit line: ¬© V&A images Special terms: Diaghilev and the Golden Age of the Ballets Russes 1909-1929

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MARIOS SCHWAB www.mariosschwab.com

Massone-à-porter Compasso e squadra ci sono, l’occhio che tutto vede pure, il pentacolo appare qua e là assieme alla piramide rovesciata. La nuova collezione di Schwab inserisce simboli massonici e tattoo fiorati sugli abiti e sulle gonne. Mentre cinghie e fettucce trattengono i décolleté. Enigmatica.

Mason-à-porter Compass and square are there; the eye able to see everything too; the pentacle appears here and there together with the upside down pyramid. The new Schwab's collection puts Masonic symbols and floral tattoos on dresses and skirts. Whilst belts and bands tie up the décolleté. Enigmatic.

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BOOK MODA LINK

Tendenze misteriose

Mysterious trends

SQUADRA E COMPASSO

THE SQUARE AND THE COMPASS

Mistero: cosa ci facevano squadra e compasso massonici sulla passerella di Marios Schwab? Effetto Dan Brown, che nel suo ultimo romanzo Il simbolo perduto ha tirato in ballo la misteriosa congregazione? Gusto per i simboli criptici? O divertissement puramente grafico come nella locandina della mostra Instant Design (Triennale di Milano dal 22 febbraio 2011) il cui logo è, per l’appunto composto da riga e squadra? La massoneria, a prescindere dalla cattiva piega che prese con la P2 e Licio Gelli in Italia, è un’affascinante selva di segnali da decodificare (vedi illustrazione a fianco). E lo sa bene Brown che nel suo libro nasconde un codice cifrato in una statua e lo ricopre con la cera. Difatti, il termine sincero deriva da “sine cera” ovvero senza cera perché, gli scultori rinascimentali scolpivano in unici blocchi di marmo e quando commettevano un errore mascheravano l’imperfezione con la cera. Perciò un’opera con la cera era considerata impura e disonesta, invece un’opera “sine cera” era pura e onesta. Le origini della massoneria risalgono alla costruzione del tempio di Salomone (988 a.C. circa) e alla leggenda di Hiram Abif, indicato come l’architetto capo nella costruzione dell’edificio. Da associazione di appoggio e perfezionamento morale tra artigiani muratori, nei secoli la congregazione sarebbe diventata una confraternita iniziatica organizzata a livello mondiale. Al vertice, l’essere supremo “Grande architetto dell’universo” che rimanda ai concetti di perfezione e di crescita interiore, da raggiungere con processi di riflessione e di condivisione dei principi morali. Nel segno della fratellanza. Man mano che si scende nella piramide, i membri affiliati suddivisi per gradi - Apprendista Ammesso, Compagno di Mestiere, Maestro muratore. Simboli basilari di questa organizzazione: compasso e squadra, che rappresentano rispettivamente la spiritualità e la rettitudine. (gdb)

Center: The compass and the square represent spirituality and rectitude. Below: The eye able to see everything represent the “Great Architect of the Universe”.

A mystery; what was a compass and set square doing on the Marios Schwab catwalk? Is it the Dan Brown effect, he who brings this mysterious lodge into his latest book, The Lost Symbol? Is it a taste for the cryptic? Or purely a game of graphics like the poster for the Instant Design exhibition (at the Milan Triennale until 22nd February 2011) the logo of which is also composed of ruler and set square? Apart from the bad press it got from Licio Gelli and the P2 affair in Italy, Freemasonry is a fascinating collection of symbols to be decoded (see illustration). And Dan Brown knows it well. In his book a numbered code is hidden in a statue and covered in wax. In fact, the word sincere is derived from “sine cera” meaning without wax because Renaissance sculptors worked from a single block of marble and when they made a mistake they disguised it with wax. Therefore a work in wax was considered impure and dishonest and, on the contrary, a “sin cera” (without wax) work was considered pure and honest. The origins of freemasonry date back to the construction of Solomon’s temple (approx. 988 BC) and to the legend of Hiram Abif, named the head architect of the structure. It grew, over the centuries, from an association in support and defence of the morality of artisans and stone masons to a worldwide brotherhood. At the top, the supreme being the “Great Architect of the Universe” representing the concept of perfection and interior growth, to be achieved through a process of reflection and the sharing of moral principles, in the spirit of brotherhood. Descending the pyramid, the affiliated members are divided by degrees, Entered Apprentice, Fellow craft, Master Mason etc. The symbols of this organisation being the compass and the square which in fact represent respectively spirituality and rectitude.

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TODD LYNN www.toddlynn.com

Nuove donne L’idea di base è che la sartoria diventi un laboratorio di genetica da cui escono nuove tipologie di donna. Solo così si spiega quella specie di carapace in lamine metalliche usato come top. Stessa chiave di lettura per la bandoliera in pitone cipria che sale fino al collo, così come gli inserti di rettile sulle maniche dell’over laminato. E le zip diventano “cuciture” alla Frankenstein. Ma il risultato è degno di nota.

New women The basic idea is that sartorial style becomes a genetic laboratory, from which new types of woman originate. So we can explain this sort of carapace in metallic sheets used as a top. The same reading key for the blush rose shoulder belt in piton climbing up to the neck as well as the reptile inserts of the sleeves of the lamé overcoat. And the zips become Frankenstein's stitching. But he result is worth of mention.


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9 1 3 2 Loro sono già “in”... (davvero o per scherzo) They’re already “in vogue”... (really or as a joke) a cura di Carlo Prosdocimi

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Gwyneth Paltrow just in... galaxy dress by Versace Matteo Ceccarini & Eva Riccobono just in... dandy’s night by Borsalino and Perrier-Jouët S.M. Rania di Giordania just in... Giorgio Armani Privé at Tech Awards 2010 January Jones just in... Versace S/S 2011


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Model just in... Leila Hafzi dress: the first Norwegian stylist coming from Iran English model just in... Angel x Presepe Chiambretti night’s rabbit just in... with Too-Late (watch) Deer-Kino: “cerbiakkino” just in... La Scala première

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