Book Mod@ Uomo

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Jean Paul Gaultier & Silvio Berlusconi

B € 65,00 - F € 55,00 - D € 75,00 - E € 56,90 - P € 62,50 - A € 60,50 PUBBLICAZIONE PERIODICA SEMESTRALE N. 26 M-6171-26 - € 55,00-RD

Italy only € 35,00


2010

COMING

COOL p a s t

r e t u r n s

di Sonia Spagnol

150 anni della spedizione dei Mille

Dai macellai ai garibaldini Era già accaduto negli anni ’80, quando Ferré aveva dedicato una collezione a Garibaldi. E nell’anniversario della spedizione dei Mille partita da Quarto nel 1860, potrebbe tornare la camicia rossa, già vista da Bottega Veneta. I documenti del Museo storico di Bergamo testimoniano che questa divisa fu adottata per puro caso nel 1843 a Montevideo, in Uruguay. Qui, Garibaldi aveva organizzato la lotta contro l’impero brasiliano. Per vestire i combattenti aveva riciclato dei grembiuloni rossi di cotone destinati ai macellai argentini, ma ritenuti da questi troppo grezzi. Importata in Italia, l’uniforme divenne emblema delle campagne militari risorgimentali dei garibaldini. In realtà, alla partenza da Quarto pochi indossavano la camicia rossa, perché distribuita in quantitativi ridotti. Bortolo Belotti nella sua Storia di Bergamo e dei Bergamaschi (ed. Ceschina) racconta che molte di queste uniformi vennero realizzate da una sarta (amica del patriota Francesco Nullo) nel suo negozio di via Borfuro a Bergamo, con un tessuto fornito dall’industriale GB Flor di Gandino. Il capo divenne divisa ufficiale nel 1866 (nella foto, l’originale di quell’anno) durante la Terza Guerra di Indipendenza, quando si costituì il Corpo dei Volontari Nazionali.

190

1820: inizia la produzione industriale delle spille da balia grazie all’americano Lemnel Wright. Simbolo punk negli anni Settanta e gioiello con Versace nel 1994, Deacon l’ha usata per il prossimo inverno come espressione di prodotto industriale. 1820: mass production of the safety pin began, thanks to the American Lemnel Wright. Both a symbol of punk in Seventies and made into a jewel by Versace in 1994. Deacon used it for the following winter as a symbol of mass production.

150

anni/years

60

1950: Pincus, medico statunitense, studia la prima pillola anticoncezionale e la sperimenta sino al 1956 su migliaia di donne, nonostante l’opposizione di parte della società. Qualche T-shirt celebrerà tale data? 1950: Pincus, an American doctor, developed the first contraceptive pill and tested it until 1956 on thousands of women, regardless of the opposition by the general public. Is there a T-shirt in commemoration?


150 years after the attack of “The Thousand” soldiers Pagina accanto, Giuseppe Garibaldi, attribuito a Giuseppe Carsana. Olio su tela, XIX secolo. In questa pagina, camicia rossa garibaldina del 1866. Museo storico di Bergamo Fondazione Bergamo nella storia. Opposite page, Giuseppe Garibaldi, attr. Giuseppe Carsana. Oli on canvas, XIX sec. This page, red Garibaldinian shirt, 1866. Museo storico di Bergamo Fondazione Bergamo nella storia.

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1960: il fisico statunitense Theodore Maiman realizza il primo laser, oggi largamente utilizzato nella moda. Lo battezza con l’acronimo dei termini inglesi Lightwave Amplification by Stimulated Emission of Radiation. 1960: the American scientist, Theodore Maiman made the first laser, widely used in the world of fashion today. He named it with the acronym for Lightwave Amplification by Stimulated Emission of Radiation.

From butchers to Garibaldi’s soldiers It had already happened in the 1980s when Ferré dedicated one of his collections to Garibaldi. And on the anniversary of the attack of “The Thousand” that left from Quarto in 1860, the red shirt which had already appeared with the Bottega Veneta label, made a come back. Documents to be found in the museum in Bergamo show that this uniform was adopted by pure chance in Montevideo, in Uruguay in 1843. It was here that Garibaldi planned his battle against Brazil. He had recycled some red cotton smocks to cloth his soldiers, smocks originally destined for Argentinean butchers who had, in fact, considered them too rough. Once brought back to Italy they became the emblematic uniform of Garibaldi’s soldiers during his military campaigns of the Risorgimento. In reality few wore the red shirts on setting off from Quarto because there weren’t enough of them. Bortolo Belotti, in his History of Bergamo and its People (published by Ceschina) recounted that many of these uniforms were made by a seamstress (a friend of the patriot Francesco Nullo) in her shop in Via Borfuro in Bergamo, in a fabric supplied by the industrialist GB Flor of Gandino. The garment became the official uniform in 1866 (see original photo) during the Third War of Independence, when the National Voluntary Corps was established.

40 1970: il Parlamento italiano approva la legge sul divorzio. Per abrogarla, gli antidivorzisti ricorrono al referendum. Gli italiani votano il 12 maggio 1974: i no sono il 59,3% e i sì il 40,7%. La legge resta in vigore. 1970: Divorce became legal in Italy. Those against divorce demanded a referendum which was held on 12th May, 1974. The results were 59.3% against and 40.7% for. The law remained in force.

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Viktor & Rolf at LuisaViaRoma


Vetrinizzazione degli show In fiera: micro urbanistica con stand senza divisioni. Nei negozi: vetrine teatrali. In passerella: solo cultura. Così cambia la rappresentazione dello stile. E se il prodotto commerciale non fa spettacolo, la moda si dà all’arte. Mentre il prossimo Salone del Mobile punta al privato delle case museo. I pareri di: Felice Limosani, Alessandro Mendini, Patricia Urquiola, Raffaello Napoleone, Giuseppe Silvestrin.

Apriti, o moda

di Gianpiero Di Bari giugno, a rifare anche il piano terra e l’attico del Padiglione centrale sempre sotto la direzione dell’Urquiola”. “Cercheremo di usare al meglio le potenzialità del padiglione anticipa Patrizia Urquiola - creando uno spazio luminoso in contatto con l’esterno; rappresentando il tema dell’edizione e sviluppando il concetto di accoglienza. Lavoreremo sulla Fortezza da Basso con la logica della micro urbanistica”. E se da un lato le fiere diventano piccole città, dall’altro si fondono sempre di più alle metropoli in cui vivono in un tutt’uno interattivo, su modello del Salone del Mobile di Milano, capostipite della rivoluzione democratica delle manifestazioni. Per la prossima edizione, tuttavia, la mostra rilancia annunciando il coinvolgimento delle Case Museo di Milano (Museo Bagatti Valsecchi, Villa Necchi Campiglio, Museo Poldi Viktor & Rolf at LuisaViaRoma

“La fiera non è più un salone dove si fanno gli ordini. E la boutique non è soltanto un negozio dove si comprano i vestiti”. Parole di Felice Limosani, eclettico art director, che spiega lo slittamento di funzione negli spazi rappresentativi della moda. Nel settore si discute da tempo sul significato delle sfilate, dei saloni, dei punti vendita e soprattutto del loro futuro. Anche Giorgio Armani recentemente ha ribadito: “Esiste ancora il mito della sfilata? Ha ancora senso portare in passerella una collezione che è già stata acquistata all’80% dai buyer, ma che arriverà in vetrina sei mesi dopo?”. Non è tutto. “La forte crisi finanziaria del settore - spiega Giuseppe Silvestrin quotato regista di eventi e passerelle - ha imposto tagli drastici alle spettacolarizzazioni gratuite e una revisione totale delle iniziative di rappresentanza. Obiettivo: individuare ciò che conta veramente per investire oculatamente solo su operazioni con un ritorno garantito”. Non a caso, Alberta Ferretti ha appena presentato la collezione Philosophy nel suo palazzo a New York, “per far toccare - spiega la stilista - i vestiti al pubblico”. Altre svolte? La città della fiera Il primo passo l’ha compiuto Pitti Immagine Uomo, affidando a Patricia Urquiola, architetto e designer, il restyling degli allestimenti situati al piano inferiore del padiglione centrale. “Ho concepito - spiega la designer - uno spazio senza più barriere per superare i tradizionali criteri di suddivisione ortogonale. Ho creato nuovi percorsi adatti alle tipologie di prodotto e che rispettino le diversità tra i marchi. Non basta più pensare in termini di moduli, bensì analizzare i bisogni di espositori e visitatori. Creare una micro città dove vivono per alcuni giorni migliaia di persone”. Ai nostri occhi l’intervento dell’architetto ha presentato soluzioni più filosofiche che reali sull’apertura al dialogo. Certo i padiglioni non erano più racchiusi in loro stessi, ma, di fatto, gli spazi aperti erano soprattutto i luoghi comuni di transito. Fatto sta che: “questa operazione - puntualizza Raffaello Napoleone (amministratore delegato dell’ente fieristico fiorentino) - è stata molto apprezzata sia dai visitatori, sia dagli espositori e abbiamo deciso di provvedere, entro

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Vintage 55 at Pitti Immagine Uomo

Ambra Medda

Emporio Armani F/W 2010-11

Pezzoli e Casa Museo Boschi Di Stefano), in una sorta di ritorno al privato. Il medesimo compromesso tra micro e macro che si coglieva nelle atmosfere da loft del Pitti. Questa tendenza a mettere tutto in mostra è stata ribattezzata: vetrinizzazione, e non si esprime solo nella moda. “In vetrina” si trova tutto ciò che viene messo ai raggi X dalla cultura del reality. Il backstage tende a scomparire tanto che al White i modelli delle sfilate si cambiavano in pubblico. Gli spettatori sembrano apprezzare questo gusto per il dietro le quinte messo a nudo, in virtù della ricerca di messaggi credibili. Persino i lavori archeologici in corso nella Casa Dei Casti Amanti a Pompei sono visibili grazie a un cantiere di scavo trasparente. La web-trina Parlando di vetrine il discorso si sposta nei negozi: “in boutique - teorizza Felice Limosani - non basta esporre il prodotto da vendere. Bisogna soprattutto mettere in scena spettacoli emozionali che colpiscano i passanti”. “Ormai - sottolinea Alessandro Mendini - c’è una musealizzazione degli oggetti in spazi provvisori”. Già, ma a che pro? “La gente in strada continua Limosani - fotografa anche con i telefonini: comunica viralmente al mondo le emozioni ricevute, facendo una pubblicità gratuita al punto vendita. Questo battage induce poi all’acquisto on-line anche chi non vive nella città del negozio. Il mondo intero”. Non a caso la boutique fiorentina LuisaViaRoma, dove Limosani mette in scena costantemente happening e mini pièce, ormai realizza la maggior parte del fatturato con le vendite in rete: una vetrina virtuale dove lavorano oltre 40 dipendenti. L’arte di rappresentarsi Che cosa succede, invece, alle sfilate? Pronti a tornare in scena a Milano Moda Donna dal 24/02 al 2/03 gli stilisti hanno sfidato la crisi con la massima attenzione al prodotto ripulito da ogni gag. Il rischio della noia era in agguato. Ma per eluderlo i creativi hanno individuato un nuovo escamotage: il connubio con l’arte. Forma di spettacolarizzazione colta e non gratuita come i parterre di veline e starlette in declino. Se alle ultime sfilate maschili in passerella sono stati proiettati film d’autore (Baarìa di Tornatore da Dolce & Gabbana, Pringle of

Scotland ha mostrato un cartoon commissionato all’artista David Shrigley e Prada ha prodotto un cortometraggio di Yang Fudong per promuovere la collezione P/E 2010). Mentre le scenografie si sono trasformate in installazioni di arte grafica (vedi Emporio Armani, Neil Barrett). Ma c’è di più. Se fino a qualche stagione fa gli stilisti calcavano direttamente o indirettamente (con i loro vestiti indossati dalle celebrity) i red carpet della mondanità, ora la nuova meta è il Design Miami. Fendi è diventato il mecenate del Craft Punk; Marni ha ideato una particolare shopping bag in vendita solo nelle boutique del Design district e Moncler ha partecipato con la collezione disegnata da Pharrell Williams. Mentre Viktor & Rolf hanno lanciato una Tshirt i cui proventi sono stati devoluti al MOCA di Los Angeles. “La collaborazione fra moda e design - sostiene difatti Ambra Medda, direttrice di Design Miami - è stata finora di grande impatto perché sono condivisi gli stessi valori di unire diverse forme di espressione, una sorta di impollinazione incrociata. La fiera voleva essere un forum per scambi di opinioni e di dialogo commerciale e offrire un feedback a ogni livello del lavoro di un designer”. E si ritorna al concetto di apertura in tutti i sensi. Denominatore comune di tutte le rivoluzioni in corso della moda. Dalla rappresentazione alla certificazione Santo Versace (Pdl) e Marco Reguzzoni (Lega) hanno sottoposto all’approvazione di Camera e Senato un disegno di legge per introdurre l’etichettatura obbligatoria sui prodotti tessili, in ogni campo in cui viene impiegato un tessuto (abbigliamento/arredamento/calzature). L’iniziativa obbligherà i produttori a fornire informazioni chiare e precise sulla conformità dei processi di lavorazione alla normativa vigente (lavoro/igiene/ambiente/lavoro minorile). L’impiego della dicitura Made in Italy sarà autorizzato solo per quei prodotti realizzati su territorio nazionale con almeno due delle fasi di lavorazione realizzate in loco e con le rimanenti dove sia possibile verificarne la tracciabilità. In tempi di qualità reale, la certificazione diventa più importante della spettacolarizzazione?


Sun68 at Pitti Immagine Uomo

Everything in the shop window

Openness and fashion At the trade fairs: urban settings in open plan stands. In the shops: theatrical window displays. On the catwalks: culture. The displaying of fashion has changed. The presentation of fashion has turned to art. The next furniture fair has turned to the private house museums. The opinions of Felice Limosani, Alessandro Mendini, Patricia Urquiola, Raffaello Napoleone and Giuseppe Silvestrin. “The trade fair is no longer just a place where orders are taken. And the boutique is not just a shop where you buy clothes”. The words of the eclectic art director, Felice Limosani, explaining the changing function of the spaces used by the fashion world. The value of fashion shows, trade fairs and stores and, above all, their future, has been being questioned for some time now. Giorgio Armani too recently said, “Does the myth of the fashion show really still exist? Does it really still make sense to show a collection Everlast at Pitti Immagine Uomo

on the catwalk that has already been bought by 80% of the buyers and will in any case be in the shop windows six months later?” And that’s not all. “The economic crisis affecting this sector,” says Giuseppe Silvestrin, a well known events and fashion show director, “has led to the necessity of making drastic cuts in free theatrical spectacles and a total review of the fashion show itself. The objective: to pinpoint what really matters, to invest prudently in only what produces a guaranteed return”. This was why Alberta Ferretti presented her Philosophy show in New York “in order to let the public touch the garments”. But what, in effect, has this changed? A city within the trade fair The first step was made by Pitti Immagine Uomo by giving the architect and designer Patricia Urquiola the task of restyling the lower floor of the central pavilion. “I created a space without barriers”, she tells us, “to overcome the traditional criteria of perpendicular subdivisions. I have created new itineraries to suit each type of product and in respect of the differences between the brands. It is no longer enough to think in terms of modules but the needs of the exhibitors and the visitors must be analysed. You need to create a micro-city where thousands of people can be for a few days”. In our opinion the intervention of the architect has produced a more philosophical solution than real ones

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Alessandro Mendini

to advance a dialogue. Certainly the pavilions were no longer separate, closed units but, in fact, the open spaces had become transit routes for the general public. However the fact is “this initiative”, Raffaello Napoleone (head of the Florence trade fair organisers) tells us “is that both the visitors and the exhibitors liked it very much and we decided to also have the ground floor and the top floor of the central pavilion done by June, again by Urquiola.” “We will try and make the very best use of the pavilion,” says Patrizia Urquiola, “creating a light filled space linking the inside with the outside, represent the theme of the event and develop the concept of a welcoming reception centre. We will work on the Fortezza da Basso of the logic of a microurban space”. And if, on the one hand, the fair will become like a small city, on the other, it will, itself, become more and more interactive with the city around it, like the Salone del Mobile in Milan, the archetype of the democratic revolution in trade fairs. In any case for the next edition the fair will involve the house museums in Milan (the Bagatti Valsecchi museum, Villa Necchi Campiglio, the Poldi Pezzoli and the Casa Museo Boschi Di Stefano) in a kind of return to the private. The same compromise between micro and macro that was achieved in the loft of the Pitti. This trend of putting everything on show has not only been applied to the world of fashion. You can see everything in the shop window that has been x-rayed by culture and reality. The backstage barely exists any longer, to the extent that at the White show the models changed in sight of the audience. The spectators seem to like this trend of laying bare what goes on behind the scenes. Even the archaeological digs taking place in the Dei Casti Amanti house in Pompeii can be seen thanks to the transparent protection of the site. The web - shop window Talking of windows brings us to the stores, “in a boutique,” theorises Felice Limosani, “it is not enough just to display the item for sale. You need to put on a show that will attract the passer by”. “These days”, stresses Alessandro Mendini

“objects become museum pieces in provisional spaces”. Alright, but what for? “People in the street,” continues Limosani, “take photographs with their mobile phones: they communicate what attracts them virally to the world, giving free publicity to the point of sale. This free publicity leads to an on-line sale to someone who doesn’t live in that city: to the rest of the world”. This is why Limosani hosts constant happenings and mini shows in her boutique in Florence, LuisaViaRoma, where the major part of her turnover is now made on line: a virtual shop window employing over 40 staff. The art of representation What, though, is happening at the fashion shows? Ready to return to Milano Moda Donna, from 24/02 to 2/03, the designers have challenged today’s economic crisis by paying the closest of attention to the product itself and eliminating any frippery. The risk of boredom was lying in wait. But the designers turned to something else to elude it: a union with art. A form of cultured spectacle. Like the famous films projected at the last men’s fashion shows (Baarìa by Tornatore by Dolce & Gabbana, a cartoon commissioned from the artist David Shrigley by Pringle of Scotland and Prada showed a short film by Yang Fudong to promote the P/E 2010 collection). While the settings were graphic

Models at White

Sebastian + Braquet at Design Miami

Fendi at Craft Punk

Pitti Immagine Uomo


art installations (see Emporio Armani and Neil Barrett). But there is more. Where, up to a few seasons ago, the designers either directly or indirectly (getting their clothes worn by celebrities) walked the celebrity red carpet, now the new focus is Miami Design. Fendi has become the patron of Craft Punk; Marni designed a shopping bag which can only be bought in the boutiques in the design district and Moncler played a part in the collection designed by Pharrell Williams. And Viktor & Rolf produced a t-shirt the profits from which were donated to the MOCA of Los Angeles. “Collaboration between fashion and design, in fact,” sustains Ambra Medda, the head of Design Miami, “has had a great impact up to now because the same values, of uniting different forms of expression, are shared in a kind of cross pollination. The fair wished to be a forum for the exchange of ideas and commercial dialogue and offer feedback for every level of the work of the designer”. And now we are back to the concept of openness in all its senses. The

common denominator of all the revolutions taking place in fashion. From representation to certification Santo Versace (PDL) and Marco Reguzzoni (Lega) have submitted to the Chamber of Deputies and the Senate a bill for approval to introduce the obligatory labelling of textile products, in every sector where textiles are used (clothing, furnishing, footwear). This initiative will oblige manufacturers to supply clear and precise information on the conformity to the present of all the phases of manufacture (employees/hygiene/environment/protection of minors). The use of the words “Made in Italy” will only be authorised for those products where at least two phases of the production process is carried out in Italy and the remaining processes are transparent and traceable. These days has certification become more important than the theatrical spectacle?

1. Cantiere archeologico Casa Dei Casti Amanti a Pompei the Archaeological digs in the Dei Casti Amanti house in Pompeii 2. Scenografia di AquiliAlberg per Neil Barrett AquiliAlberg’s set for Neil Barrett

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Jean-Paul Gaultier

Jean-Paul Gaultier

Frankie Morello

Dsquared2

Jean-Paul Gaultier

Frankie Morello

Catalin Botezatu

Jean-Paul Gaultier

Dsquared2


Sangue in passerella

Arte, moda e Biopop

Vene creative

ZUPPA DI SANGUE Agli ultimi VMA, anche Lady Gaga ha usato il sangue come effetto speciale della sua performance. E ai Grammy Awards ha rilanciato, esibendosi tra orripilanti mani di zombie che grondavano un tenebroso liquido nero. Non è tutto. In tivù, persino nelle fasce orarie protette, il plasma è diventato un elemento d’intrattenimento. Dagli spettacoli pomeridiani ai talk show serali, molte trasmissioni hanno puntato le telecamere con morbosa insistenza sui dettagli insanguinati dei grandi

Privato di ogni simbologia sacrale e rituale, il plasma si è rovesciato sulle ultime passerelle. Ennesimo segno dell’arte Biopop: biologia+artificio, organico+inorganico che si mescolano anche al cinema, in tv, nei video e nei prodotti di largo consumo. Mentre i globuli rossi diventano un effetto speciale dai colori fluo. Fabriano Fabbri, docente di Storia dell’arte contemporanea alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, illustra il fenomeno. Da Tomas Saraceno a Lady Gaga.

d i

F a b r i a n o

Dell’argentino Tomas Saraceno, tra gli artisti più acclamati dell’ultima Biennale veneziana, la scheda biografica dà notizie stringate e misteriose: vive e lavora – si precisa – nel pianeta Terra e oltre. Oltre? Oltre dove? Guardando i suoi lavori qualche idea in mente viene eccome, ma è puntando gli occhi su certe invenzioni della moda che il quadro della situazione si fa più ricco e chiaro. Non solo. Possiamo darci dentro con la curiosità e sbirciare senza tanta fatica anche nel mondo dei videoclip per intuire che si sta muovendo qualcosa di comune a tutti i livelli dell’estetica. In giù e in su. È come mettere assieme un puzzle e scoprire convergenze tra cultura alta e bassa: rintracciando dinamiche sorprendenti e inaspettate, vengano queste da stilisti come Alexander McQueen o da artisti come, appunto, Tomas Saraceno. Silvio Berlusconi

Il primo a traslarne il significato è stato Edvard Munch, usandone il rosso vivo per i cieli de L’urlo e i capelli del Vampiro. Poi sono venuti gli espressionisti che lo hanno citato come linfa vitale, gli azionisti viennesi e la body art con Gina Pane che lo ha fatto sgorgare dal vivo. Da secoli l’arte lavora in termini prosaici sul sangue, privandolo del suo significato sacrale e rituale. Ma ora attraverso lo splatter si è giunti al Biopop: frontiera in cui il plasma è diventato uno dei tanti prodotti mercificati e manipolati. Dunque, materia e fonte d’ispirazione anche per la moda. Mai come in questa stagione, gli stilisti hanno rovesciato plasma sugli abiti e sulle passerelle. Se da Dsquared2 camicie e polo erano macchiate di rosso, da Frankie Morello è andato in scena il vampiro. Mentre Jean-Paul Gaultier al termine di uno show macilento dedicato al pugilato è uscito in pedana con un rivolo di sangue sul volto. L’immagine a molti ha ricordato il Premier italiano, Silvio Berlusconi, ferito dalla famosa statuetta del Duomo di Milano (di certo questa istantanea in Internet è diventata un’icona virale manipolata come le sciagure della serie Death and disaster di Andy Warhol). Spettacolarizzazione gratuita e di dubbio gusto?

F a b b r i

Partiamo allora da McQueen. Sulle sue stampe si è detta ogni cosa. Le sue collezioni più recenti hanno mostrato un’umanità avvolta da una seconda pelle, con corpi rivestiti per intero. O quasi. Spesso della testa rimane libera solo l’arcata degli occhi, il resto se lo mangia una membrana sottile come una patina aderente. I tessuti esibiscono le trame di qualche rettile, di qualche creatura a dire il vero poco classificabile secondo i normali parametri della biologia naturale, viene il sospetto che lo stilista abbia riesumato animali preistorici dal Giurassico o, ancora più probabile, ne abbia sintetizzati altri, nuovi di zecca. E in effetti, se ci fermiamo a esaminare quel derma con più attenzione, ci viene il dubbio che i reperti non siano di questo pianeta. Che siano alieni. Folli. Le decorazioni subiscono una lavorazione sospettosamente

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Creative veins The first to give it meaning was Edvard Munch, using bright red for the skies in The Scream and the hair in The Vampire. Then came the expressionists who used it as a life giving lymph, then Viennese Actionism and body art with Gina Pane who made it flow for real. For centuries art has used blood in prosaic terms, depriving it of any sacred or ritual significance. But now the splatter of blood has reached Biopop: a frontier where it has become just one of many manipulated and traded products. Therefore, material and a source of inspiration even in the world of fashion. Never have the designers spilt so much blood on the clothes and the catwalks as they have done this season. Dsquared2’s shirts were stained with red and Frankie Morello put a vampire on the catwalk. Jean-Paul Gaultier, at the end of a lean show inspired by boxing, came out onto the catwalk with a drip of blood painted down his face. An image which reminded many of the famous Silvio Berlusconi incident with the souvenir of Milan cathedral (surely this shot on the Internet means to become a manipulated viral icon like the disasters from the Death and Disaster by Andy Warhol). A free spectacle of dubious taste?

The biographical notes on Argentine Tomas Saraceno, one of the most highly acclaimed artists at the last Venice Biennale, reveal a strange and mysterious fact: he lives and works on planet earth and beyond. Beyond? Beyond where exactly? A fairly good idea of where comes to mind when observing his work, but it is on studying certain fashion creations that the picture becomes richer and clearer. And not only there. We could be even more curious and quite easily take a peek into the world of the video clip to find out that something is going on in all areas of visual aesthetics. Both on upwards and downwards. It’s like putting together a jigsaw puzzle and discovering convergences between high and low culture, following in the tracks of an unexpected and surprising dynamic, whether from fashion designers like Alexander McQueen or artists like Tomas Saraceno. So let’s start with McQueen. Everything has been said about his prints. His most recent collections gave us bodies wrapped, some entirely or almost, in a second skin. Often only

the arch of the eyebrows is left visible, the rest of the body covered in the finest membrane, almost like an adherent patina. The fabrics display reptile-like qualities, actually more like unclassifiable creatures which cannot be defined by the normal classifications of biology, and the suspicion arises that this designer exhumed some prehistoric, Jurassic animal or, more likely, created some entirely new ones. And, in effect, if we pause to examine that skin more closely, we might come to the conclusion that it is not of this planet at all but alien. These decorations are suspiciously symmetric, it seems like someone has interfered with the genetics of both man and woman and upset their DNA. Pure science fiction. Seeing that we are in the grip of this special effects era, it’s impossible to avoid the comparison with James Cameron’s Avatar, but, since this phenomenon of the convergence of ideas between fashion and film certainly didn’t result from this, we can extract a suitable term from the dictionary of modern art and link them together one by one. The

red and fashion 1990: Moschino firma una pubblicità sanguinaria contro la moda raffigurata come un vampiro assetato. “La moda oggi è diventata un elemento di morte della spiritualità perché il consumismo l’ha resa un meccanismo di business… uccide la cultura e uccide la personalità. ”

1998: John Richmond macchia di plasma la maglieria nella collezione Clinical chic. Ma più che altro è un’espressione del minimalismo. Alla ricerca di linee essenziali, lo stilista prende infatti spunto dal rigore scientifico del mondo medico.

1990: Moschino signs a bloody advertisement against fashion represented like a thirsty vampire. “Today fashion has become en element of the death of spirituality because of consumerism made it a business machine… it kills culture and personality.”

1998: John Richmond stained the knitwear in his Clinical Chic collection with blood. But it was an expression of minimalism more than anything. In his search for clean lines he was, in fact, inspired by the scientific rigour of the medical world.


Blood on podium

Art, fashion and Biopop Stripped of any sacred or ritual symbolism, blood has been spilt on the catwalks. A symbol of the art of Biopop: biology+artifice, organic+inorganic which have all been merged in films, on TV, in pop videos and mass produced goods. And blood is the special effect. Fabriano Fabbri professor of the history of modern art at the faculty of literature and philosophy of Bologna University describes the phenomenon, from Tomas Saraceno to Lady Gaga.

Lady Gaga at Grammy Awards wears Giorgio Armani PrivĂŠ.

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In 2004 Artist Emily Barletta debuts with the show Fiber for the Future at the A.I.R. Gallery, New York. So starts her collection of crochet works, between fashion and art, which reproduce a 3D stratification of blood vessels. http://emilybarletta.com

Sangue e plexiglas Lucio Salvatore nella mostra Physis = Eros presenta i nuovi ritratti schizzati col plasma su pannelli di plexiglas. Il sangue è dei soggetti immortalati. 9 febbraio 2010, Arte Em Bobro, Leblon (RJ). www.luciosalvatore.com.

Blood and Plexiglas Lucio Salvatore presents in the Physis = Eros show new portraits sprayed with blood on Plexiglas panels. The blood comes from the portrayed subjects. 9th February 2010, Arte Em Bobro, Leblon (RJ). www.luciosalvatore.com. moda, arte e cinema ci divertiamo a immaginare una nuova animalità metropolitana, nella giungla delle città future non potrebbero mancare le stravaganze di McQueen e le installazioni di Saraceno. Sia chiaro: non ha senso porsi chissà quali domandoni filosofici. È un gioco pieno di rifrazioni e – perché no – di possibilità. In fondo arte e moda esasperano ciò che già siamo, ovvero esseri impastati di natura e artificio. Nel pianeta Terra e oltre. Frankie Morello as Vampires.

L’artista Emily Barletta debutta nel 2004 con la mostra Fiber for the Future all’A.I.R. Gallery, New York. Inizia così la sua produzione di lavori all’uncinetto, tra moda e arte, che riproducono in 3D stratificazioni di vasi sanguigni. http://emilybarletta.com

simmetrica, sembra che qualcuno abbia messo mano alla genetica di donne e uomini per manometterne e sconvolgerne il D.N.A. Favole da fantascienza. Visto che siamo in odore di effettismi, impossibile svicolare da un riferimento all’Avatar di James Cameron, ma, siccome questi fenomeni di convergenza di idee tra moda e cinema non sono certo frutto del caso, possiamo pescare dal dizionario dell’arte contemporanea un termine adatto a inanellarli uno ad uno. Si tratta del Biopop. La parola allude a una tendenza in subbuglio già da qualche anno, dove innumerevoli richiami al mondo della vita – alla sfera biologica quindi – si innestano su una miriade di allusioni al cosmo pop, quello più smaccatamente mediatico e televisivo, fatto di frammenti di film, di video, di articoli di consumo. In soldoni, il Biopop è la somma di «biologia + artificio», di organico e inorganico, di veramente falso e falsamente vero. Ancora: è sangue fatto di colori accesi e iperfinti, è un plasma contraffatto fin nel profondo, arricchito con “effetti speciali”, capace di trasformare la pelle delle cose in una distesa di coreografie tanto fittizie quanto strabilianti. Da questa prospettiva gli abiti e gli accessori di McQueen diventano i criteri con cui lo stilista immagina una futura umanità di esseri profondamente modificati, divenuti ultracorpi dai tratti alterati, in grado – chissà – di adattarsi a nuove atmosfere, di respirare in ambienti che ci sono sconosciuti. Perfino le stranote scarpe da “donna O.G.M.”, reinventate da capo a piedi, in un’altra dimensione sarebbero altrettanto spettacolari e meno pericolose per chi le indossa, anche se le possiamo immaginare come protuberanze direttamente secrete dal corpo: cioè, pare di capire, esattamente ciò che avviene in Bad Romance, il videoclip di Lady Gaga. Al di là della sua retorica imbarazzante, le creature ladygaghiane vestono proprio McQueen, sono metà aliene metà rospi, e soprattutto sarebbero a loro agio tra gli ambienti biopop di Saraceno. L’artista realizza infatti forme simili a molecole ingigantite e con indifferente coerenza allestisce spazi simili a enormi ragnatele. Insomma, se nel prisma dei rimbalzi tra

Lucio Salvatore

gialli italiani: gli zoccoletti imbrattati nella villetta di Cogne, gli schizzi di casa Poggi e via dicendo. In un’epoca che, avendo consumato di tutto, resta impassibile davanti a ogni cosa, è “logico” che per emozionare e catturare audience, si osi l’inosabile. Se un tempo bastava il nudo a impressionare l’opinione pubblica, ora che il corpo è svelato e per giunta artificiale, il colpo di scena e il thrilling della realtà forte si cercano altrove: “dentro” il corpo. Repellente, certo. Ma, se esistono delle caramelle che invece della frutta riproducono pupille umane, significa che già dall’infanzia siamo avvezzi a fare dell’anatomia un gioco innocente. E così sia. Anche gli elementi endogeni sono diventati pop. Biopop, per l’appunto. Del resto, il plasma dell’avatar notoriamente senza sangue non è più rosso. Bensì colorato come le lattine di zuppa Campbell di Warhol. (G.LoVe.)


BLOOD SOUP At the latest VMAs, even Lady Gaga used blood as a special effect in her performance. And she appeared at the Grammy Awards, with horrible zombielike hands dripping with a thick black liquid. And that is not all. On TV, even before the nine o’clock watershed, blood has become a feature of entertainment. From afternoon TV to the evening chat shows, many programmes have pointed their cameras with morbid insistence, on the bloody deeds of true Italian crimes: from the blood stains in the villa in Cogne or in the house in Poggi and so on. In an era when we have already been subjected to everything, when we remain unmoved by anything, it is logical that risks that cannot be taken are taken, to involve and captivate an audience. Where once the naked body was enough to shock an audience, now that the body has been revealed, the scene stealer and the thrills are looked for elsewhere, “inside” the body. Repulsive, yes. But if sweets exist that are in the shape of eyeballs rather than in the shape of fruits, it means that we have been weaned already from childhood to make an innocent game of anatomy. So be it. Even endogenous things have become pop. Biopop in fact. The blood of the avatar, notably bloodless, is not red any more, but the colour of the Campbells soup tins painted by Warhol.

term is Biopop. The word alludes to a tendency that’s been around already for a few years, where large numbers of references to daily life, therefore to our biological sphere, are grafted on to a myriad of allusions to cosmo pop, the blatantly media and television cosmo pop, made up of bits of film, video clips and consumer goods. Put simply, Biopop is the sum of “biology + artifice”, of the organic and the inorganic, the truly false and the falsely true. And also: It is life blood made in bright and highly artificial colours, it is a completely counterfeit plasma, enriched with “special effects”, able to transform the skin of things into an expanse of choreography that is as much fictitious as it is astonishing. From this point of view McQueen’s clothes and accessories become the criteria on which the fashion designer imagines an exceedingly altered, future human race, ultrabodies that have changed shape, even able, who knows, to exist in another atmosphere, to breathe in environments we have not even heard about. Even the famous, completely reinvented GMO women’s shoes, would be just as spectacular and less

dangerous for those who wear them in another dimension even if we imagine them as protuberances of the body itself; that is exactly what can be seen in Bad Romance, the video clip by Lady Gaga. Apart from their embarrassing rhetoric, the Lady Gaganian creatures were actually dressed by McQueen, they are half aliens and half toads and would be entirely at their ease in Saraceno’s Biopop ambiences. In fact this artist creates forms like enlarged molecules and irregularly fills spaces with enormous spiders’ webs. To sum up, if, in the prismatic reflections between fashion, art and cinema we amuse ourselves in imagining a new kind of metropolitan animal, in the jungle of the cities of the future, both Mc Queen’s extravagance and Saraceno’s installations would have a place. It must be made clear though there is no sense in asking oneself some ponderous philosophical question. It’s a game which is full of refraction and even possibility. In the end, art and fashion makes too much of what we are already, beings kneaded together with nature and artifice. On planet earth and beyond.

Il bello della distruzione Una boccia di profumo Chanel in frantumi, John Galliano decapitato (di proprietà dello stesso stilista) e persino Berlusconi in un obelisco polverizzato. Bouke de Vries crea la sua arte distruggendo alla ricerca delle energie interne. Le sue sculture sotto campane di vetro, come a intrappolare ciò che si sprigiona da un corpo rotto dell’opera, saranno in mostra alla personale A Grand Tour of My Mind. Milano, Gloriamaria Gallery, 24 febbraio – 14 aprile. www.boukedevries.com. Tra i lavori tutti da scoprire di questo talento da tenere d’occhio, numerosi interventi sanguigni.

The beauty of destruction A crashed Chanel perfume bottle, a beheaded John Galliano (owned by the designer) and even Berlusconi in a ground obelisk. Bouke de Vries creates his art by destroying searching for inner energies. His sculptures under glass bells: how to trap what emanates from a broken body. They will be displayed in his show A Grand Tour of My Mind. Milan, Gloriamaria Gallery, 24th February - 14th April. www.boukedevries.com. Amongst the works to discover made by this talent to follow, lots of blood vessels.

1999: al PAC di Milano, l’installazione Rosso vivo a cura di Francesca Alfano Miglietti mette in mostra le contaminazioni più all’avanguardia tra arte e sangue. L’allestimento con passatoia rossa è curato da Ennio Capasa, designer di Costume National.

2006: John Galliano sparge sangue sulla passerella e sui vestiti Dior nella collezione di alta moda dedicata alla Francia di Maria Antonietta. “Red in the new libertine”, spiega lo stilista: il rosso è il nuovo libertino.

1999: at the PAC in Milan the installation Bright Red by Francesca Alfano Miglietti exhibited the most avant-garde contamination of art with blood. The exhibition was organised by Ennio Capasa, designer of Costume National.

2006: John Galliano spreads blood on the catwalk and on Dior dresses of Haute Couture dedicated to the France of Marie Antoinette. “Red in the new libertine”, explains the designer.

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BOOK MODA GALLERY

Firenze rive gauche ph. Daniele Cavalli

Dalle boutique alle botteghe artigianali. A Firenze con un nuovo turista in fuga dalle vetrine e dalla “vetrina”. Alla scoperta dei valori più autentici: i tesori d’arte nascosti, le eccellenze locali e le cave dove sobbollono le avanguardie. Oltrarno, sulla riva sinistra, come metafora di un viaggio. Andata verso un nuovo lusso delle idee. Anche quando si rientra in un 7 stelle senza saloni. Quattro suite di platino dove si vede tutta Firenze. Senza essere visti.

From boutiques to artisan's workshops. In Florence with a new tourist avoiding shop windows and the “limelight”. To the discovery of the truest values: hidden art treasures, local excellence and the caves where avant-garde is simmering. Crossing Arno, on rive gauche, like the metaphor of a journey. Towards new luxury inputs. Also when returning to a 7-star without lounges. Four platinum suites from which to overlook the entire Florence. Being invisible.



Carlo Pignatelli Outside jacket, Salvatore Ferragamo jumper. From Platinhome terrace.



For him, Salvatore Ferragamo jumper, Simbols trousers, Roberto Cavalli foulard, vintage jewels. For her, Roberto Cavalli dress, Salvatore Ferragamo bracelet, Marina Fossati jewels. From Platinhome terrace.


Roberto Cavalli jersey and trousers, Ermanno Scervino jacket, Leitmotiv insect shaped brooch, vintage jewels. In Galleria Romanelli.


Roberto Cavalli dress. In Galleria Romanelli.



capitolo chapter


Viktor & Rolf at Luisa Via Roma 13/01/2010 - 9.00 pm

NET DANDY

La moda è come il tatuaggio: deve rappresentare te stesso e la tua vita.

Si specchia nel computer, perché è totalmente calato nel villaggio globale. Ma proprio per questo rifugge l’omologazione con un abbigliamento singolare. Un dandysmo spesso distillato in un dettaglio. Apparentemente sbagliato.

Fashion is like tattoos: it must represent yourself and your life.

LAPO ELKANN Italia Independent booth 11/01/2010 - 9.00 am

He looks himself in computer, since he is completely immersed in the global village. Therefore, he shuns homologation with a peculiar clothing style. A dandyism which is often expressed by a detail. Apparently wrong.

La spilla del kilt con pompon di lana applicata al Borsalino

Trolley in carbonio di Serapian disegnato da Piero Lissoni

Scarpa Santoni in rettile scolorito con tacco martellato

Tuxedo in velluto e cravatta camouflage di Italia Independent

The kilt pin with wool pompon appliquéd to Borsalino

Carbon trolley by Serapian designed by Piero Lissoni

Santoni shoe in faded reptile with hammered heel

Tuxedo in velvet and camouflage tie by Italia Independent


Non mi curo di come mi vesto: nel mio armadio ci sono 4 golf, 5 jeans, 10 mutande, 4 costumi e 10 paia di scarpe. Mi spoglio buttando lì le cose. Il mio bagaglio è uno zainetto: il capo particolare del mio guardaroba, un indumento g.a.s. I don’t take care of my clothing: my wardrobe includes 4 pullovers, 5 jeans, 10 panties, 4 swimming trunks and 10 pairs of shoes. I undress chucking things everywhere. My luggage is a backpack: my wardrobe favoured piece is an EPG’s garment.

THE SPORT-ETHIC Stefano Maniscalco, karate world’s champion, in an Everlast jump suit, stand Everlast 12/01/2010 - 12.00am

GIOVANNI SOLDINI Sebago event, Gerard Loft 13/01/2010 - 8.00 pm

Vive lo sport con etica. Ama e rispetta la natura. Si cura poco dell’abbigliamento. E preferisce il consumo degli abiti g.a.s. (gruppi di acquisti solidali). He lives sport ethically. He loves and respects nature. He takes a few care of clothing. He prefers to use Ethical Purchasing Groups’ pieces.

Sebago Docksides in edizione limitata (40 paia per i 40 anni del brand) autografate da Soldini

Un’immagine open air della campagna Serge Blanco

Lotto: Sneaker con suola Reactivearch studiata con l’università di Pavia

Sebago Docksides in limited edition (40 pairs to celebrate the brand’s 40 years) signed by Soldini

An open-air image of Serge Blanco’s advertising campaign

Lotto: sneakers with Reactivearch sole, studied with the University of Pavia


Alessandro Cantarelli, owner of Cantarelli, in his stand

THE AD-WEB-VENTURER

It isn’t for me to judge, however I feel an innate antipathy for censors and judges… but I actually abhor redeemers.

Non sono nessuno per giudicare, so soltanto che ho un’antipatia innata verso i censori, i probiviri… ma soprattutto sono i redentori coloro che mi disturbano di più.

CORTO MALTESE

Vive le sue avventure in internet, fuori dalle regole. Può avere un’identità di fantasia. Ama il comfort e il vintage di eroi “della navigazione”. In mare e nel web. He lives his adventures on the Internet, out of rules. He could have a fancy identity. He loves comfort and vintage “navigation”. In the sea and on the Internet.

Interni tecnici con intarsi rossi nell’antivento di Paul & Shark

Fodere a fumetti nel bluson di Hugo Pratt for Corto Maltese

Ancore nelle fodere e gradi sul braccio per il giaccone Marina Yachting

Technical lining with red intarsia on Paul & Shark K-way

Cartoon-patterns on the blouson by Hugo Pratt for Corto Maltese

Anchor motifs on lining and big ones on the sleeve of Marina Yachting jacket


Ph. Alice Pedroletti

La moda è qualità sartoriale e ricercatezza di dettagli. Prediligo lo stile rilassato, morbido e informale: poco vistoso e senza ingessature. Che mi faccia sentire a mio agio e allo stesso tempo impeccabile. Fashion means sartorial quality and refined details. I prefer a comfy style, soft and informal: non-flamboyant and free from rigidity. To feel at ease and impeccable at the same time.

GREGORIO MARSIAJ Sebago event, Gerard Loft 13/01/2010 - 8.00 pm

NEAR-FUTURIST-OPTIMIST

I bordini delle polo sulle V di Fred Perry

Trench doppio petto di Dekker

Polo shirt trims on V-necks by Fred Perry

Double-breasted trench by Dekker

Agostino Poletto, general vice director of Pitti Immagine, and Andrea Della Valle, vice president of Tod’s at the Giles Deacon’s event at Richard Ginori 1735, 14/01/2010 - 8.00 pm

Un manager ottimista che investe sul futuro prossimo: il prossi-mista. Ha un approccio slow alla professione. Lo si coglie anche dal suo abbigliamento. An optimistic manager who invests in the next future: the near futurist-optimist. With a slow approach to his job. And this is clear also from his way to dress.

Biker shoe di Arfango in camoscio e velluto con stringhe bicolore

Giacca a quadretti indossata sul dolcevita. Daks

Camicia extra slim fit in cotone rigato. Brooks Brothers

Sotto la giacca il cardigan con la sciarpa. Havana & Co.

Biker shoes by Arfango in suede and velvet with bicolour laces

Checked jacket worn over a turtle-neck pullover. Daks

Hyper close-fitting shirt in striped cotton. Brooks Brothers

Under the jacket: cardigan with scarf. Havana & Co.


My style reflects the eternal flavour of Tuscany.

JOHN MALKOVICH at the Giles Deacon’s event at Richard Ginori 1735 14/01/2010 - 8.00 pm

Corneliani show at the Stazione Leopolda 13/01/2010 - 7.00 pm

THE TRANS-AGE

Il mio stile ha il sapore eterno della Toscana.

Dopo il ragazzo che si vestiva come il padre e i genitori che indossavano i panni dei figli, è tempo di un nuovo ibrido che mescola l’abbigliamento di tutte le generazioni. After the boy who dressed like his father, and the parents who wore their son’s garments, it’s time of a new hybrid which mixes clothes from all generations.

Chinos di Avirex come alternativa elegante al denim

Pull più cravatta nell’installazione di Mr. Nils by Lars Nilsson

Chinos by Avirex as an elegant alternative to denim

Pullover and tie in the installation of Mr. Nils by Lars Nilsson


Alessandro Bastagli, owner of A.Moda

THE TRADITIONALIST

Abito di Stefano Ricci limited edition, in mischia di zibellino. Prodotto in 100 esemplari Ha il culto della sartoria e dei dettami del su misura. Con altrettanta cura gestisce il suo guardaroba. Ma oggi persino il tradizionalista ama un tocco libero. Per non sembrare ingessato. He has the cult of couture and tailormade principles. In the same way, he takes care of his wardrobe. But today, even a traditionalist loves a free touch. To not seem too rigid.

Suit by Stefano Ricci limited edition, mixed with sable. Produced in 100 items

Perché mi vesto sempre allo stesso modo? Avete mai visto Topolino abbigliato in modo diverso? Why do I dress always in the same way? Do you have ever seen Mickey Mouse dressed in a different way?

PIERO CHIAMBRETTI at Roy Rogers in Le Pagliere 12/01/2010 - 9.00 pm

L’uomo di Boglioli in doppio petto con la testa tra i colori The Boglioli’s man is double-breasted with the head surrounded by colours

L’impeccabile uomo di Luigi Borrelli coccola i suoi capi con l’apposita acqua da stiro The impeccable man by Luigi Borrelli cocoons his garments with the appropriate ironing water



2. Accidental Revolution, il libro sull’evoluzione del grunge di Kyle Anderson (ed. St Martin’s Press). Kurt: mostra dedicata a Kurt Cobain, icona del grunge. Seattle Art Museum (13/05-6/09 2010). Accidental Revolution, the evolution of grunge by Kyle Anderson (St Martin’s Press ed.).

1.

Kurt: show at the Seattle Art Museum, from May 13th to September 6th, 2010, dedicated to the grunge icon Kurt Cobain.

3.

IL NEO GRUNGE

` ` ` Non E bello ciO che e bello In America fu la reazione al bluff degli yuppie: in Italia l’opposizione all’arroganza della Milano da bere, travolta dall’inchiesta Mani Pulite. Ora, in un ricorso storico, il grunge anni ‘90 torna con i suoi stracci, dopo l’esplosione della bolla finanziaria e la deflazione che hanno messo in ginocchio il mondo. Torna così d’attualità il vecchio adagio di Seattle: “non è bello ciò che è bello, ma quello che è buono”.

1. Alessandrini Homme 2. Siviglia 3. H’Katsukawa from Tokyo 4. Hugo Pratt for Corto Maltese 5. Annapurna 6. Cruciani 7. Mando 8. Daniele Alessandrini 9. Manas 10. Messagerie 11. Dead Meat (T-shirt Kurt Cobain/Hitler)

4.


1. Helly Hansen 2. Evoluzione dei mocassini F.lli Rossetti Evolution of F.lli Rossetti moccasins 3. Woolrich: caban 180° anniversary

Everlast festeggia i 100 anni con la monografia The official treasures of Muhammad (ed. Carlton Books Limited 2008). Ali è stato testimonial per eccellenza del brand. Everlast is celebrating its 100th birthday with the publication of The Official Treasures of Muhammad (Carlton Books Limited 2008 ed.). Ali was the brand’s endorser par excellence.

4. Diadora 5. From Avon Celli archive 6. Avon Celli 7. Piacenza Cashmere: focus sull’etichetta commemorativa focus on the memorial label 8. La Martina 9. Le Coq Sportif 10. Seventy

1968

LA MODA DEll’heritage

ALLE RADICI del futuro Il domani si cerca nel passato. Tutte le aziende aprono gli archivi, frugano nelle memorie, rieditano i loro pezzi storici. In tal modo, ai venti di crisi si oppone la forza delle radici. E al tempo stesso si rassicura un consumatore confuso dall’eccesso di offerta senza storia. Per certi versi il fenomeno è la catarsi di un settore che ha bruciato tutto rapidamente. E adesso torna a metabolizzare ciò che ha fagocitato troppo in fretta.

1973

2.

2010

1.


3.

4.

5.

BACK TO THE FUTURE Fashion from the archives 6.

7.

10.

The future is being looked for in the past. Fashion companies are pouring through their archives, searching their memories and reworking their past successes. Fighting off the crisis with the strengths of their past. At the same time reassuring the consumer, confused by an excess of the new and the unfamiliar. In a way it is the catharsis of a sector which burned itself out very quickly. And now it is going back to metabolise what had been swallowed up too quickly.

8.

9.

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history

BOOK MODA STORIE DI OGGI

XVII-XVIII SECOLO di Patrizia Ligato

TARTAN

Il tartan diventa simbolo dell’identità e della cultura degli Highlander. Originariamente era tramato sui plaid, che gli abitanti delle Highlands scozzesi fermavano in vita con una cintura, fissandone l’altra estremità alla spalla con una spilla.

STory

The tartan becomes a symbol of Highlander’s identity and culture. At the beginning, it was textured on plaids, which the inhabitants of Scottish Highlands tied up at the waist with a belt, fixing the other end to the shoulder with a pin.

L’EVOLUZIONE DI UN TESSUTO TORNATO DI MODA. A RITROSO NELLO SCOZZESE: DALLE ULTIME PASSERELLE A QUANDO IL KILT NON ESISTEVA THE EVOLUTION OF A FABRIC WHICH IS AGAIN FASHIONABLE. BACK TO TARTAN: FROM LATEST CATWALKS TO THE TIME WHEN THE KILT DID NOT EXISTED

1991

1986 Christopher Lambert is the protagonist of Highlander - the last immortal: a film on the epoch of Scottish clans.

In his all-printed imagination, Gianni Versace introduced a check print: a tribute to clans in pure neo-baroque style (from the book Vanitas ricami e decori - decori e ricami, Ed. Leonardo arte, 1993).

Mel Gibson in Braveheart interpreta il patriota scozzese William Wallace, leader di un popolo sottomesso al dominio inglese. Mel Gibson in Braveheart interprets William Wallace Scottish patriot, leader of a population submitted to the British domination.

1995

Christopher Lambert è il protagonista di Highlander - l’ultimo immortale: film sull’ epoca dei clan scozzesi.

Nel suo immaginario all printed, Gianni Versace introduce una stampa check: omaggio ai clan in puro stile neobarocco (dal volume Vanitas ricami e decori - decori e ricami, Ed. Leonardo arte, 1993).

Each April 6th, the United States celebrate the tartan day with a week of feasts. The memorable New York parade.

1998

Ogni 6 aprile gli Stati Uniti celebrano il tartan day con festeggiamenti di una settimana. Memorabile, la parata di New York.


1765

1815

Il tartan viene introdotto nelle divise degli Highland Regiments e il kilt sostituisce il plaid ingombrante. Il reggimento scozzese Black Watch promuove il primo disegno tartan militare.

Il Tartan diventa simbolo dei singoli clan scozzesi. Alcuni quadri, come il Balmoral, sono irriproducibili perché esclusivi della casa reale inglese. Tartan becomes the symbol of Scottish clans. The checks like Balmoral are irreproducible since they are made exclusively for the British Royal Family.

Tartan is used for the uniforms of Highland Regiments while kilt replaces the more voluminous plaid. The Scottish Black Watch regiment promotes the first military tartan motif.

1924 The classic Burberry check, identification element of the brand, appears for the first time in raincoat’s lining and insteps.

Sean Connery published his selfbiography, Being A Scot. The actor wears the kilt, as an emblem of national pride, in different public appearances.

2008

1830

Il classico check Burberry, elemento identificativo del marchio, fa la sua prima comparsa nelle fodere e nei sottocollo degli impermeabili.

Sean Connery pubblica l’auto biografia Being A Scot. In diverse apparizioni pubbliche l’attore indossa il kilt, quale emblema dell’orgoglio nazionale.

John Rich opens the first Woolrich woollen mill in Pennsylvania and produces clothing in tartan patterns for the workers of railway yards.

John Rich apre il primo lanificio Woolrich in Pennsylvania, producendo abbigliamento con fantasia tartan per gli operai dei cantieri ferroviari.

Lo scozzese trionfa nelle collezioni maschili per l’autunnoinverno 2010/2011 (nella foto un modello Vivienne Westwood).

Dolce and Dolce e Gabbana Gabbana, for the nella linea giovane D&G line, relaunch D&G rilanciano il tartan for him and tartan per lui e per her at any time. lei a tutte le ore.

2009

Tartan triumphs in man’s autumn/winter collections 2010/2011 (photo, a model by Vivienne Westwood).

2010

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NOME: MAGLIONE<<<COGNOME: FEDELI<<<SEGNI PARTICOLARI: SCIATORE INTARSIATO

NAME: JUMPER<<<SURNAME: FEDELI<<<CHARACTERISTICS: AN INTARSIA-COVERED SKIER Nell’omologazione del villaggio globale la particolarità del dettaglio fa la differenza. È l’unico segno per distinguersi tra gli uguali. Due to the homologation of the global village, the difference is made by peculiar details. This is the only distinctive sign amongst equals.


GOTHA L’accessorio trasformista: una borsa che diventa cappuccio e sciarpa. Transformist accessory: a bag which becomes hood and scarf.

RUSSY by JUDARI Calzature che si allungano in foulard. Footwear which, when elongated, becomes a foulard.

RERO DESIGN Giacca sotto poliuretano atossico. Jacket under non-toxic polyurethane.

sette idee dal salone delle precollezioni femminili f/w 2010 - 2011 di Pitti Uomo

LIKA Pvc trasparente e biosostenibile per il cappello da pompiere della linea Biolux.

GHERARDINI Riedizione in lapin del modello 1212 datato 1959.

FRANZI 1864 La storica pelletteria di Milano torna con una serie di borse femminili. The historic Milan leather goods shop is back with woman’s bags.

Transparent and biosustainable PVC for the firefighter’s hat from the Biolux line.

New edition of the lapin item 1212 dated back to 1959.

NORMALUISA KARTELL Sofia: i nuovi stivali in plastica con le linguette laterali da cavallerizza. Sofia consists of new plastic boots with riding side tongues.


capitolo chapter


MILANO - LA SFILATA

DOLCE & GABBANA Il Quarto Stato della moda Inedita la regia della sfilata tra cinema, web e reality. Nuovo il modo di concepire la passerella. Ribaltato persino il linguaggio degli stilisti alla conferenza stampa. Ecco perché la pièce di Dolce e Gabbana è stata “la” sfilata di Milano Moda Uomo 2010/2011. A new look for the staging of a fashion show, half cinema, half web and reality. A new approach to the catwalk. Even the language used at the press conference has changed. This is why the Dolce & Gabbana show was “the” show of the Milan 2010/2011 Men’s Collections.

Dolce & Gabbana: Sicilianità, Sensualità, Sartorialità Sicilianity, Sensuality, Tailoring


M.M.’s di Mariella Milani La tradizione siciliana con l’abito buono della domenica, quello da lavoro impolverato e le brache a vista. La coppola non manca mai. Speriamo che almeno manchi la lupara. Cybernetic, bold and also a bit too much‌ But, in the opinion of Donatella Versace, studs and close-fitting pants like a second skin are perfect for a man who must never ask.

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* LA REGIA. Dopo aver sperimentato le riprese in diretta uploadate in tempo reale su Internet, questa stagione Dolce e Gabbana rilanciano. Sul fondo della passerella, una mega cornice di schermi (che trasmette le riprese delle webcam disseminate all’ingresso, in sala e nel backstage) profila un mega schermo dove scorrono le immagini di Baarìa: film ambientato nell’omonima cittadina siciliana per la regia di Giuseppe Tornatore. In un gioco di continui rimandi, sfilano pezzi ispirati alla pellicola, sottolineando il dna siculo/neorealista di Dolce e Gabbana: radici fortemente ribadite dalle ultime collezioni e dalla campagna femminile con Madonna. Questo parallelo cinematografico, tuttavia, dona anche un’anima alla tecnologia estrema dello show, cogliendo le esigenze di un’epoca che, per reazione all’eccesso di virtualità, necessita di sentimenti reali. Non a caso, il sipario dal quale escono i modelli è sollevato: svela il regista Sergio Salerni che incita i ragazzi, aggiungendo allo spettacolo il pathos del dietro le quinte. * LA PASSERELLA. In una nuova messa in scena corale, i ragazzi escono a gruppi, come nel “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo. E ancora una volta è ritorno al futuro. Se da un lato l’avanzata del proletariato come nel celebre quadro è il significante di una moda che va verso la gente reale, dall’altro quei nuclei tematici tutti uguali/tutti diversi richiamano le comunità che si associano per attitudini all’interno dei social network. Il singolo abito? “Roba da passerelle d’altri tempi – pensa Domenico Dolce –. Il singolo pezzo non si guarda più: non c’è una tendenza. Ognuno all’interno di uno stile sceglie ciò che preferisce”. Allora largo ai capisaldi di Dolce e Gabbana: dal neo realismo in coppola del bandito al vestito della festa del padrino. * IL LINGUAGGIO. Anche per spiegare la collezione, in conferenza stampa Dolce e Gabbana cambiano dichiaratamente registro. Poche chiacchiere. (Anche perché ormai i giornalisti sanno che certi concept sono pretestuosi). Al posto delle dissertazioni Dolce e Gabbana preferiscono snocciolare le parole chiave della collezione. Il resto sta alla libera interpretazione di chi scrive. Ma soprattutto di chi legge la moda in Internet. Senza mediazioni mediatiche. (G.LoVe.)

* THE DIRECTION. After having experimented with direct live transmission over the internet, this season Dolce e Gabbana uses yet another approach. At the end of the catwalk, a huge number of screens (projecting images directly from the web cams at the entrance, in the showroom and backstage) framing a huge screen showing scenes from the film, Baarìa: a film made in the small Sicilian town of the same name by Giuseppe Tornatore. Clothes inspired by the film are shown against a background of continuously changing images, placing the accent on Dolce e Gabbana’s Sicilian new realism DNA: roots that are further strengthened by the latest collections and their advertising campaign made with Madonna. This parallelism with the cinema, however, also gives a soul to the show’s extreme technology, gathering up the needs of the day which require, as a reaction to an excess of the virtual, the input of real emotions. There is also a reason why the screens behind from which the models usually appear are raised. They reveal Sergio Salerni prompting and encouraging the models and adding a behind the scenes sense of pathos to the show. * THE CATWALK. The models emerge in groups in a new choral setting, like in the “Fourth State” by Pellizza da Volpedo. And again it is back to the future. If on the one hand the advance of the proletariat, as seen in this famous painting, signifies a fashion aimed at real people, on the other hand those same/ different classifications reflect the like-minded communities that form within society. The individual garment? “That’s the catwalk of bye gone times” says Domenico Dolce. “The individual garment is no longer considered: that is not the trend. Each person chooses what they like best within a certain style”. So, a long way from the Dolce e Gabbana cornerstone: from the new realism of the bandit’s cap or the suit for the godfather’s party. * THE LANGUAGE. Dolce e Gabbana also decidedly changed its approach to the press conference in its explanation of the collection. Very little chat. (Also because the press already know that certain concepts are simply excuses). In place of the dissertation Dolce e Gabbana preferred to throw out a few key words on the collection. The rest was dependant on the free interpretation by the journalist. And, particularly, by those who go straight to the internet and bypass other media completely.


Immagini sacre tipiche della sicilianità stampate sulla T-shirt. Typical Sicilian holy images printed on the T-shirt.

Completo in velluto “stile Padrino” da abbinare alle scarpe vissute. Velvet suit “Padrino style” matching with the worn-out shoes.

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where the added value is given by the innovative treatments of leathers. Reverse deerskin and herringbone chevron for beatles and trekking boots. Creased calfskin and intarsia mink for loose and capacious bags. Triumph of shoulder bags.

BOOK PRESENTATION BALDININI Dall’anfibio stringato in camoscio effetto vintage alla maxi bag camouflage morbida e ampia. Baldinini rilegge forme e materiali nel segno di una stagionalità trasversale. Classiche stampe come il pied-de-poule e il mimetico astratto declinate su linee basiche, dove

il valore aggiunto sono i trattamenti innovativi a cui vengono sottoposti i vari pellami. Cervo riverso e spigato chevron per beatles e scarponcini da trekking. Vitello stropicciato e visone intarsiato su borse comode e capienti. Trionfo delle tracolle.

From laced Wellington boots in vintage-effect suede to the soft and big, camouflage maxi-bag: Baldinini revamps shapes and materials aiming at a transversal seasonality. Classical prints like pied-de-poule and abstract camouflage shown on basic lines,

proprietario inserita nell’interno. Ma ci sono anche i mocassini con i fiocchetti Walney, che riprendono i modelli da vela, e il polacchino Santel impunturato, stringato e allacciato con fibbie laterali. In bilico tra tradizione e funzionalità lussuosa. Virilità moderna.

Next season highlights: Scribe shoes in the Made to Order version. Classical lace ups by Bally completely made upon customer request that can choose materials, colours and design: an infinite personalisation. Hand-finished with silvery crest and owner signature on the shoe inside. But there are also loafers

BALLY Highlight della stagione prossima la Scribe nella versione Made to Order. La classica stringata di Bally completamente scelta dal cliente che può selezionare materiali, colori e design, e personalizzare all’infinito. Rifinita a mano con stemma argentato e firma del

with Walney tassels, which recall the sailor models as well as Santel top-stitched ankle boots, laced up and tied up with side buckles. Between tradition and luxurious functionality. Modern masculinity.

his memory, Paciotti launches the Jacko shoes with lozenge cuts and Swarovski dots. An eccentric proposal but, above all, a clever media operation.

CESARE PACIOTTI Suole alte rockabilly e sottili anni ’80. Scarponcini robusti con la zip e stivaletti con le ghette. Francesine nere borchiate o sfaccettate come gemme. Cesare Paciotti calza i tanti percorsi di vita dell’uomo eclettico. All’appello non manca nemmeno la popstar. Prima fra tutte Michael Jackson. L’artista indossò un paio di stivaletti d’argento per un servizio di Vogue. In sua memoria Paciotti lancia la Jacko shoe con intagli a rombi puntinati di Swarovski. Una proposta eccentrica, ma soprattutto un’astuta operazione mediatica.

Rockability high and thin soles from the 1980s. Resistant boots with zip and ankle boots with tights. Black, studded laced ups, or faceted like gems. Cesare Paciotti fits many life paths of an eccentric man. But the roll call includes also the pop star. First of all Michael Jackson. The star put on silvery ankle boots for a Vogue article. In


BOOK PRESENTATION

New edition of the historic penny loafer. Variation on the theme sealed by the Brera model, dedicated to Milan. A tribute to Milan football team, whilst the homonymous version with a red bow is photographed in the hands of footballer Gianni Rivera. At that time, F.lli Rossetti had made a range of penny loafers for the football team players. But Milan footballers refused to put them on, considering them too feminine. Brera and Milan football team are a chapter of the wide “Icone” project that every season includes a new edition of a historic piece of the brand.

FRATELLI ROSSETTI Riedizioni dello storico mocassino penny loafer. Variazioni sul tema suggellate dal modello Brera dedicato a Milano. È un omaggio al Milan invece l’omonima versione con il fiocchetto rosso, fotografato nelle mani del calciatore Gianni Rivera. Ai suoi tempi F.lli

Rossetti aveva realizzato una serie di penny loafer per i giocatori della squadra. Ma i rossoneri si rifiutarono di indossarli, ritenendoli femminili. Brera e Milan sono un capitolo del più vasto progetto “Icone” che prevede a ogni stagione la riedizione di un pezzo storico del brand.

, TOD S Per un professionista deluxe. Cocco opaco per la cartella con chiusura metallica da valigia. Rettile testa di moro per i mocassini a punta tonda lavorati a mano. Tod’s conferma la sua vocazione alla qualità massima e al bello fatto

in Italia. A lui dedica un bagaglio a mano in pelle cuoio con doppi manici e impunture in contrasto.

Dedicated to a deluxe professional. Opaque coco leather for the briefcase with a suitcase-like metallic fastening.

Handmade loafers with round toe in dark brown reptile. Tod’s confirms its trend to top quality and to “made in Italy” beauty. A leather hand suitcase with double handles and contrasting top stitching is dedicated to him.

VALEXTRA Valextra lancia, per il prossimo autunno/inverno 20102011, “My Logo”. Borse da weekend personalizzabili dalle linee fluide e essenziali. Pellami “New Vegetal” sottoposti a concia naturale e rifiniti con cere vegetali per ammorbidire i toni e setificare la pelle. Impunture a contrasto verdi nella versione Havana, tono su tono in quella testa di Moro. Borsoni capienti, cartelle da lavoro pratiche, tracolle discrete per ogni momento di vita quotidiana dell’uomo. Declinazioni di stile che coniugano tradizione e modernità, innovazione e praticità.

Valextra launches “My Logo”: customisable weekend bags with fluid and essential lines for autumn/winter 20102011. “New Vegetal” hides with natural tanning and finished in vegetable waxes to soften tones and make the leather silkier. Green, contrasting top stitching for the Havana model, and a dark brown ton-sur-ton version. Capacious holdalls, practical briefcases, and discreet shoulder bags for every moment of man's daily life. Different styles to combine tradition with modernity and innovation with ease.

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Trussardi 1911

Iceberg Neil Barrett Daniele Alessandrini

Dolce & Gabbana

Vivienne Westwood

Costume National Homme

Giorgio Armani

effetto difetto

effect/DEFECT

Buchi, strappi, macchie, orli sfilati e tessuti stropicciati: il difetto non è più tale. Diventa virtù del nuovo stile di un uomo a pezzi.

Holes, tears, stains, frayed hems and crumpled fabrics: the defect is no more a defect. It becomes a value of the new man’s style... in pieces.

Pringle of Scotland

Alexander McQueen

Emporio Armani

Frankie Morello

CAPI2

GARMENTS2

Gianfranco Ferré

Ermanno Scervino

Pringle of Scotland

Cardigan sui piumini, boleri sopra le pel- Cardigans over puffa jackets, boleros licce, pull sopra le giacche: ogni capo ha over furs, pullovers over jackets: every il suo doppio stratificato senza ordine. garment has a casual double layer.


CROSSOVER In attesa che l’auto a idrogeno/elettricità sia di massa, l’ibrido è già una realtà. In ogni capo si mescolano i “geni” di tanti indumenti. Waiting for hydrogen cars/mass electricity, the hybrid already exists. The “genes” of many pieces of clothing are mixed in every garment.

Moschino Uomo

Moncler Gamme Bleu

Jil Sander

Les Hommes

Iceberg

Gianfranco Ferré

Neil Barrett

Frankie Morello Dsquared2 Roberto Cavalli

BODY SCANNER Mentre si discute sui detector indiscreti, l’abbigliamento è già passato sotto i raggi. Maglie e capispalla sembrano lastre di chi li indossa.

Carlo Pignatelli Outside Jil Sander

Alexander McQueen

Versace

Whilst we are speaking of indelicate detectors, clothing has been already radiographed. Sweaters and outerwear seem the radiographies of people who wear them.

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BOOK MODA GALLERY

ME L TI NG SPORT PH. RICK DAYNYC @ SBARTISTS FASHION EDITOR ANDRE AUSTIN

It used to be only one, either tennis or football, sailing or riding, and so on. Now all sport has been merged into one look. Golf, polo and rugby in particular. Thus the new Meltin’ Sport melting pot look has come into being.

Un tempo era uno solo: o il tennis o il calcio; o la vela o l’equitazione. E via dicendo. Ora gli sport, preferibilmente charmant, si fondono in uno stesso outfit. In particolare golf, polo e rugby. Nasce così la nuova estetica del Meltin’ Sport, in linea col meticciaggio del melting pot.


Tank top Ralph Lauren Underwear



capitolo chapter


PARIGI - LA SFILATA

JEAN PAUL GAULTIER Corpo a corpo Jean Paul Gaultier: “Rocky di memoria sylvesterstalloniana�

key words Violenze da boxeur. Flanelle. Cashmere e velluti incrostati di cuoio. Tweed e paillette, jersey e satin di cotone filettati a grana grossa. Seta. Sciancrato

e

maxi. Cappotti lunghi con cappucci-accappatoio. Bermuda + gonne plissettate di lato. Maglie

ai raggi X.

Toppe rinforzi effetto guantone. Short brillanti da portare con ghette nere. Sangue

passerella.

in


Stropicciati, lavati, strappati e ricuciti: jeans reduci dal ring. Crumpled, washed, ripped and mended: jeans back from the ring.

Piccole maniche in raso come i rever per il gilet in panno. Small sleeves in the same satin of the rever for the cloth gilet.

Dalla pelle al jersey: doppia patta rinforzata e impunturata. From leather to jersey: double reinforced and backstitched fly.


Hand-to-hand Jean Paul Gaultier: “Rocky, recalling Sylvester Stallone”

Boxer’s violence. Flannels. Cashmeres and velvets encrusted with leather. Tweed and sequins, coarsetextured jersey and cotton sateen. Silk. Waisted

and

maxi. Very long coats with big hoods, a bit bathrobe style. Plissé skirt-bermudas. X-ray

jerseys. Reinforced patches with boxing glove effect. Brilliant shorts to wear with black gaiters. Blood

on

catwalks.

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Le fasce muscolari e gli organi interni stampati sulla superficie delle maglie lastra. The internal organs, from heart to muscles, are printed on the jerseys.

JEAN PAUL GAULTIER Sangue e arte. L’abbigliamento è sempre over design: virtù che ha fatto di Gaultier un mito degli Anni ’80, messo in discussione dal pragmatismo del nuovo secolo. Ma in un modo o nell’altro, l’enfant terrible della moda francese riesce sempre a dare la zampata. E questa volta fa pure uscire il sangue. Perché in passerella manda un manipolo di pugili, rileggendone e mescolandone l’abbigliamento da ring o da libera uscita. Denominatore comune, un rivolo di sangue che scende anche dalla bocca dello stilista in pedana. Un’immagine che evoca quella del premier italiano Silvio Berlusconi, ferito in un attentato in piazza Duomo a Milano. Un tributo al bio pop: avanguardia dell’arte che trasforma in prodotto di massa anche il più sacrale degli elementi corporali. Blood and art. Clothing is always overdesigned: a quality that made Gaultier a myth from the 1980s, brought into question by the new century’s pragmatism. But one way or another, the French fashion’s enfant terrible has still the touch of the old pro. And this time he also causes a shedding of blood. Since he presents a handful of boxers, but revisiting and mixing the ring or free-time apparel. Common denominator: a trickle of blood on the catwalk which runs down also from the designer’s mouth. An image which recalls the one of the Italian premier Silvio Berlusconi injured after the attempt on him in Piazza Duomo, in Milan. A tribute to biopop: art avant-garde which transforms also the most sacred physical element into a mass product.

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Rick Owens

VILLAGGIO GLOBALE GLOBAL VILLAGE

Il rosso, il biondo, il moro, l’orientale, l’occidentale si mescolano in passerella e con essi gli abiti di tutto il mondo. Uno stile che fonde tutte le razze.

John Galliano

Red, blonde and dark haired and oriental and western men are mixed with each other on the catwalk as well as clothes from all over the world. A style which merges all species.

Hermès

Rick Owens

Comme des Garçons

Juun.J

Jean Paul Gaultier Songzio

Hermès

Louis Vuitton

Dior Homme

Qasimi

BORSEATRACOLLA SHOULDER BAGS

Zaini, sacche, marsupi, borsoni, cartelle: antologia dei contenitori con un denominatore comune. La tracolla.

Backpacks, bags, bum bags, holdalls, briefcases: compilation of bags with a common denominator. Shoulder straps.


Issey Miyake

Paul Smith

fuori di camicia OUT OF SHIRT

Non è più dentro ai pantaloni, forse perché la camicia prende le forme di un caftano corto. Complici le contaminazioni etniche.

Miharayasuhiro

It is no more put in trousers, perhaps because the shirt has become a short caftan. Due to ethnic contaminations.

Louis Vuitton Ann Demeulemeester

Rick Owens

Paul Smith

Jean Paul Gaultier

Damir Doma

FATTORE CAPPA CAPE FAcTOR

John Galliano

Troppo corte per Dracula, mal stirate per un dandy, poco ascetiche per un frate: le nuove mantelle. Un po’ storte di nome e di fatto.

Too short for Dracula, badly ironed for a dandy, too little ascetic for a friar: the new capes. A bit crooked, in name and in deed.

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BOOK MODA MEMORY C’ART 1.

Ai piedi della Divina

Greta Garbo

Tutto il mito della Garbo in una mostra prodotta da Ferragamo di Antonella Scorta

“Non ho scarpe, voglio camminare”, sentenziò entrando nella boutique di via de’ Tornabuoni a Firenze. Poco dopo ne uscì con 70 paia di calzature. Molte dello stesso modello, in colori differenti. Del resto aveva incontrato Ferragamo: il “calzolaio dei sogni”. È lui stesso a ricordare l’episodio nelle sue memorie, sottolineando l’amore a prima vista sbocciato con una regina del glamour come Greta Garbo. A sessant’anni di distanza da quell’episodio, dall’incontro tra un discendente diretto della star, Craig Reisfield, e Stefania Ricci, direttrice del museo Ferragamo a Firenze, nasce la mostra Greta Garbo. Il mistero dello stile a cura di Stefania Ricci (Triennale di Milano dal 26 febbraio al 4 aprile). Il fascino ambiguo della diva è esaltato dall’esposizione di una serie di costumi di scena, tra i quali spiccano l’abito con scollo ricamato indossato nel film La modella in prestito dalla Drexel University di Philadelphia e il sontuoso modello protagonista della scena dell’incoronazione de La regina Cristina, proveniente dalla Collection of Motion Picture Costume Design di Hollywood. Intrigante la sezione dedicata al volto che venne definito da Roland Barthes uno dei “miti di oggi”: fotografato da Clarence Sinclair Hull e da Cecil Beaton. Mentre, per “l’eleganza del quotidiano” si possono ammirare accessori finora mai esposti, come le valigie di Louis Vuitton (alcune utilizzate esclusivamente per trasportare scarpe), gli abiti della stilista preferita da Greta, l’americana Valentina, capi di Pucci e Givenchy. Ampio spazio è dedicato alle calzature di Ferragamo, Pucci, Givenchy. Tra queste il modello ribattezzato da Salvatore “Greta”, con tomaia senza cucitura, punta morbida e una semplice fibbia. L’emblema di una linearità irresistibile: che forse è anche il segreto della prima divina del cinema. info www.triennale.it catalogo SKIRA


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5. 1. Greta Garbo in Mata Hari. 2. As you desire me. 3. Inspiration. 4. Portrait by Susan Lenox. 5. Single standard. 6./7. Sketches of Garbo feet. 8. Salvatore Ferragamo. 9./10./11. Tre modelli Ferragamo indossati dalla Garbo. Three Ferragamo models worn

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by Greta Garbo.

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An exhibition on the legendary Greta Garbo produced by Ferragamo. At her feet “I have no shoes and I want to walk”, she said on entering the shop in Via de’ Tornabuoni in Florence. Shortly afterwards she came out with seventy pairs of shoes. Many in the same style in a range of colours. She had also met “the dream shoemaker” himself, Ferragamo. It was he who remembered this episode and his love at first sight of this queen of glamour. Sixty years later a descendant of the star, Craig Reisfield, together with Stefania Ricci, head of the Ferragamo Museum in Florence, have organised the exhibition Greta Garbo. The Mystery of Style (at the Triennale in Milan from 26th February to 4th April). The ambiguous fascination of the star is extolled in a display of her film costumes, including a dress with an embroidered neckline she wore in the film The Model, loaned by the Drexel University of Philadelphia and the sumptuous gown she wore for the coronation scene in Queen Christina, loaned from the Collection of Motion Picture Costume Design in Hollywood. Her intriguing face, which was described as legendary by Roland Barthes, is portrayed in photographs by Clarence Sinclair Hull and Cecil Beaton. While her “everyday” elegance can be admired in some of her accessories which have never been seen before such as Louis Vuitton suitcases (some used entirely for shoes), clothes by her favourite designer, the American Valentina, and clothes by Pucci and Givenchy. Plenty of space is given to her shoes by Ferragamo, Pucci and Givenchy including the ones renamed “Greta” by Ferragamo himself, with a smooth, rounded toe and a simple buckle. The symbol of irresistible simplicity: which perhaps is the secret of this first lady of cinema.

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di mac_deer

Basquiat Ph. Nicholas Taylor from Jean-Michel Basquiat through Nicholas Taylor, TIB, 2009

BOOK MODA BOOK2


BOOK MODA BOOK2

Stupefacente Jean-Michel Le scorribande notturne. I tempi in cui rubavano le birre dai tavoli dei club e poi s’infilavano nella metropolitana newyorkese a fare i graffiti: Jean-Michel Basquiat raccontato dal suo amico fotografo Nicholas Taylor in Jean-Michel Basquiat through Nicholas Taylor (by The Inoue Brothers). Una sensazionale testimonianza di immagini inedite scattate downtown tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Il volumetto, pubblicato in sole 300 copie numerate in vendita a 500 sterline, è già oggetto di culto. Il libro svela il volto più underground dell’artista attraverso l’obiettivo di chi lo conosceva molto bene. (Fu lo stesso Taylor a presentare Madonna a Basquiat e i due in seguito ebbero una relazione tumultuosa.) Alcuni scatti del volume sono stati riprodotti su una mini-linea di capi limited edition tra cui Lacoste e Pendleton in un’inedita operazione di marketing fotoeditoriale.

Stupefying Basquiat The night sorties. The time when they stole bears from clubs’ tables and then climbed on the New Yorker underground to draw graffiti: Jean-Michel Basquiat explained by his friend and photographer Nicholas Taylor in JeanMichel Basquiat through Nicholas Taylor (by The Inoue Brothers). A sensational evidence of new images shot downtown between the end of the Seventies and the beginning of the Eighties. A small book, published in only 300 numbered copies which costs 500 pounds and by now is a cult. The book reveals the most underground aspect of the artist through the shots of the photographer who knew him very well. (Indeed, Taylor introduced Madonna to Basquiat and then they had a tumultuous liaison). Some book shots were reproduced on a mini line of limited edition garments, amongst which Lacoste and Pendleton in a new photo-publishing marketing operation.

Polos and T-shirts limited edition by Lacoste, Ralph Lauren, Pendleton Woolen Mills by the design team from The Inoue Brothers (info: www.theinouebrothers.net)

Cromosemiotica La superstizione del viola, il giallo quale simbolo di pericolo, lo stato malinconico descritto dal blu. E ancora: espressioni come “restare al verde”, “vedere rosso”, “essere di umor nero”. Perché gli elementi cromatici entrano nella terminologia di tutti i giorni così frequentemente? La giornalista veneziana Luciana Boccardi, esperta di costume de Il Gazzettino, fornisce una risposta in Colori. Simboli storia corrispondenze (ed. Marsilio), con il contributo della scrittrice Cesarina Vighy, vincitrice con L’ultima estate del Premio Campiello Opera Prima 2009. Il brillante saggio ripercorre secoli di letteratura e pagine di psicanalisi per spiegare preferenze estetiche e condizionamenti modaioli. Un libro sulle simbologie cromatiche nella cultura occidentale con citazioni artistiche e riferimenti concettuali. La prima opera di cromosemiotica.

Chromo-semiotics The superstition identifies violet and yellow tones as danger symbols, whilst blue describes a melancholic feeling. And expressions like “to be green with envy”, “to go in the red”, “to be in a black mood”. Why chromatic elements are often a part of our daily life? The Venetian journalist Luciana Boccardi, expert of costumes of Il Gazzettino, answers with Colori. Simboli storia corrispondenze (published by Marsilio), with the contribution of writer Cesarina Vighy, winner with L’ultima estate of Premio Campiello Opera Prima 2009 (Award). The brilliant essay covers centuries of literature and psychoanalysis pages to explain aesthetic preferences and fashion conditioning. A book on chromatic symbols of western culture with artistic citations and conceptual references. The first chromo-semiotic book. Ludovico De Luigi, Verso la luce, from Colori. Simboli storia corrispondenze, Marsilio ed.

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BOOK MODA DIAR-Y PARTYCOLAR-Y di Kino

26 ottobre 2009 - ore 22:50 26th October 2009 - 10.50 pm Andato al party di Tiffany per Elsa Peretti: 25 anni di collaborazione della signora col marchio. Lei sembra un po’ Roberta di Camerino. È una di quelle che comunica importanza col suo aspetto fisico. Intorno una specie di cicisbeo che le introduceva tutti per farsi le pubbliche relazioni. A un certo punto le ha presentato “Chicca Olivetti. Ma Olivetti, Olivetti.” ha precisato. Non sentivo più una frase del genere dai tempi de “La sua Signora”. Notati i pasticcini a forma di pacchetto azzurro di Tiffany. Nessun cestino per l’immondizia, ma camerieri con sacchetti di Tiffany in guanti bianchi. Li voglio anch’io al mio prossimo party. Così riciclo tutti i sacchetti firmati.

Gone to Tiffany party for Elsa Peretti: 35 years of the lady's collaboration with the brand. She recalls a bit Roberta di Camerino. She is one of the women whose physical look enhances their strong character. A sort of cicisbeo hovered over her introducing everybody to improve his own public relations. At a given moment, he introduced Chicca Olivetti to her. But the true "Olivetti", he specified. I have not listened to such a statement since time immemorial. Noticed the Tiffany's light-blue packed pastries. No waste bins, but domestics in white gloves with Tiffany's bags. I want them too for my next party. So I can recycle all labelled bags.

19 novembre 2009 ORE: 22:00 19th November 2009 - 10.00 pm A Londra per il Calendario Pirelli 2010. Sophia Loren aveva una parrucca un po’ infeltrita. Ma lei è sempre una star. Alla fine non ha voluto posare con la moglie di Peter Beard. Fatto fare un autografo a Terry Richardson. Lui aggiunge alla sua firma l’iniziale T con due x e un sorrisino. Dalla virtualità dei computer gli emoticon sono arrivati nella scrittura su carta.

In London for the Pirelli Calendar 2010. Sophia Loren wore a slightly felted wig. Nevertheless she is always a star. Finally, she did not want to pose with Peter Beard's wife. Asked for the Terry Richardson's signature. He adds to his signature the initial T and xx with a weak smile. Emoticons arrived for paper writing from virtual computers.

16 dicembre 2009 ORE: 19:30 16th December 2009 - 7.30 pm Al party per la mostra “L’anima sensibile delle cose” in Triennale tra i drink servono il vino “Versus”, ma non è un prodotto di Versace. È un vino sudafricano. Ma lo saprà Donatella?

A party for the show "L'Anima sensibile delle cose" (The sensible soul of the things) at the Triennale. Drinks were offered as well as the "Versus" wine, but it is not produced by Versace. It is a South African wine. Did Donatella know it?


15 gennaio 2010 - ore 20:30 15th January 2010 - 8.30 pm Scena incredibile: al party di Missoni, i fotografi erano tutti in piedi davanti a un rapper di colore con Margherita Missoni. Stranamente stavano con gli obiettivi in mano e non scattavano. Ho capito il perché quando mi hanno detto che quel ragazzone bling bling era l’ex compagno di Rihanna: Chris Brown. L’uomo che si dice l’abbia mandata in ospedale. Allora gli ho guardato con curiosità la mano destra. Notati: tatuaggio con teschio e bracciale in brillanti neri. Ma se poi avesse usato la mano sinistra per compiere il fattaccio? N.b. all’uscita, in un sacchetto di maglia a zig-zag, regalavano una bottiglietta di Campari. Cordiale.

Incredible scene: at the Missoni party, photographers stood in front of a black rapper with Margherita Missoni. They stood oddly with their cameras in the hand and did not snap a photograph. I understood why when they told me that this big guy was the former Rihanna's partner: Chris Brown. The guy who sent her to hospital. So I looked at his right hand with curiosity. Noticed: tattoo with skull and bracelet with black brilliants. Maybe did he use the left hand for the wicked deed? Note: when leaving, they gave a little Campari bottle wrapped in a zigzag knitted bag. Nice.

16 gennaio 2010 - ore 13:00 16th January 2010 - 1.00 pm Incontrato Fabio Novembre. Lui è veramente la rock star del design. Solo che i cantanti si fanno vestire dagli stilisti. Mentre Fabio indossa Costume National, ma se lo adatta. Sotto il montone aveva una t-shirt a “V” allacciata con le spille da balia. Fotografato subito.

Encountered Fabio Novembre. He is the true rock star of design. But singers are dressed by designers. While Fabio wears Costume National, but customised. Under the sheepskin jacket he wore a V-neck t-shirt tied up with safety pins. Photographed immediately.

17 gennaio 2010 - ore 23:00 17th January 2010 - 11.00 pm A cena con Roberto ed Eva Cavalli è arrivato David Beckham in libera uscita. Così ho spiato come si veste per davvero. Voglio dire, quando non è obbligato a indossare i capi degli stilisti per cui è testimonial. Al polso aveva un Rolex, senza neanche il datario. Sulle spalle, sopra la camicia con un collo un po’ più grandino di quelli che vanno adesso, un golf di Martin Margiela. Un bel pacco per Re Giorgio che lo ha stra pagato per posare in mutande. A proposito, dell’intimo di David (slip, probabilmente), s’è visto solo l’elastico, ma non ho fatto in tempo a notare il marchio. Peccato... Lui però tanto carino. Meno calciatore di quanto appaia. Molto inglesino: mi ha ricordato Sting.

During the dinner with Roberto and Eva Cavalli, David Beckham arrived, off duty. So I observed how he really dresses. Meaning when he has not to wear the garments of the designers for whom he is the testimonial. At his wrist, a Rolex but without calendar. On his shoulders, over the shirt, with a collar that was a bit larger than the trendy ones, a Martin Margiela sweater. What a swindle for King Giorgio who overpaid him to model in his underpants! As regards David's underwear (probably briefs), I saw only the elastic border, but I'd no time to notice the brand. What a pity! But he is so pretty. He doesn't look a true footballer. A very British look: he recalls Sting.

18 gennaio 2010 - ore 13.00 18th January 2010 - 1.00 pm Ho ritrovato Chris Brown da John Richmond e allora gli ho fotografato anche la mano sinistra. Notato un orologio con quattro profili di brillanti. “Adoro i gioielli”, gli ho detto. “Anch’io”, mi ha risposto. “Ma di quanti carati sono”, gli ho chiesto, “i solitari che porti alle orecchie?”, “tre ciascuno” gli ha suggerito il bodyguard, “mi piace essere sparkling”.

I encountered again Chris Brown at the John Richmond's event, so I photographed also his left hand. Noticed a watch with four outlines of brilliants. “I love jewels”, I said to him. “I too”, he answered. “But how many carats have the solitaires on your earrings?” I asked. “Three each” suggested the bodyguard, “I love to sparkle”.

See you tomorrow...

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BOOK MODA BLACK BOOK

I GIORNI DEL DIAVOLO

But are we really sure that it is all the fault Ma siamo davvero sicuri che sia tutta colpa of Anna Wintour? As is well known Milan di Anna Wintour? Come è noto, la settimana fashion week (24th February to 1st March) della moda donna meneghina (24 febbraio-1 was squeezed into three days of overlapmarzo) si è ridotta ad una insostenibile tre ping appointments. “The fault” of the edigiorni, piena di appuntamenti sovrapposti. tor-in-chief of American Vogue who had “Volere” del direttore di Vogue America che Il Vetriolo shortened her visit to Milan and therefore ha ulteriormente condensato la sua permaexpected the shows to do the same. What! The designers, the nenza a Milano, chiedendo di fare altrettanto con gli show. Apriti institutions: everyone, risking our national pride, threw themselves cielo! Gli stilisti, le istituzioni: tutti sono scesi in campo, scagliandosi into the ring against the arrogance of the woman. Also because, in contro la signora arrogante e tirando in ballo l’orgoglio nazionale. Paris, designers get a whole week, starting and ending with big Anche perché, a Parigi i designer restano spalmati in una settimana names thereby guaranteeing a programme in a human dimension. con un grande in apertura e uno in chiusura, garantendo un palinseBut, we asked ourselves, why do certain names, the shows of which sto a dimensione umana. Ma - ci siamo chiesti - certi nomi dai quali Anna Wintour has never attended and probably never will, fall over Anna Wintour non è mai andata e probabilmente non andrà mai, perbackwards to cram their shows into the same days as the so-calché si affannano tanto ad accalcarsi negli stessi giorni dei cosiddetled “big names”? Response in chorus: “these are the dates when all ti “big”? Risposta corale: “sono le date in cui ci sono tutti i compratothe buyers are present”. But it’s not just Anna Wintour who is reduri”. Della serie, non è solo la Wintour a restringere i tempi ma un po’ cing the days but it’s happening throughout the sector. In part tutto il settore. Vuoi per la crisi che impone drastici tagli ai costi, vuoi because of the economic crisis which is imposing drastic cost per il tempo. E poi perché le sfilate non hanno più quel ruolo imprereductions and a little because the shows no longer have the role scindibile di un tempo. Per giunta, stare a Milano, come a Parigi o a they once had. It costs money to stay in Milan, or Paris, or New New York, costa. Anche in termini di giornate che si sottraggono al York. Including the days taken off work: the buyers who need to lavoro: per i buyer che devono lanciare le nuove collezioni in boutique launch the new collections in the boutiques and the journalists wore per i giornalisti, impegnati nella cucina dei giornali con organici ormai king for a press that is pared to the bone. And that’s without menridotti all’osso. Non parliamo poi delle spese effettive da sostenetioning the expenses involved. The daily papers count the notebore. Nei quotidiani si guarda al consumo dei taccuini, si chiede ai crooks used, the reporters are asked not to use their work mobiles. nisti di non usare il cellulare di servizio. In un’autorevole testata si è One story tells of a lift that broke down over Christmas and they rotto l’ascensore durante le feste di Natale. Per ripararlo hanno waited till after the 6th January to avoid paying the technician’s atteso che trascorresse l’Epifania, onde evitare il sovrapprezzo delholiday call out charge. So we can guess in what mood editors l’uscita festiva dei tecnici. Figuriamoci con quale spirito gli editori receive an invoice for the fashion shows, except for the hope of affrontano l’investimento di una nota spese per le sfilate. Salvo poi generating some advertising. pretendere sempre più pubblicità.

DAYS WITH THE “DEVIL”

Dal nostro inviato alla scrivania

From our correspondent to the desk

Insomma, a tirare i cordoni - in tutti i sensi - non è solo la signora Wintour. Infatti, a Parigi molti giornalisti italiani non ci vanno del tutto. Idem a New York e persino nella meno lontana Firenze di Pitti Immagine. Per giunta, la tecnologia ci viene in soccorso con Internet, dove in tempo reale si possono seguire tutte le passerelle del mondo in prima fila. E così, si moltiplicano “gli inviati alla scrivania”. Il fenomeno è una jattura dell’informazione perché, viralmente aumentano i messaggi omologati del web. Ma tant’è: questi sono i nostri tempi. Con ciò, gli stilisti italiani peccano sempre di provincialismo ed esterofilia. Tutti danno contro Anna Wintour ma, non appena il presunto “Diavolo” chiama, sono pronti a dargli l’anima. Detta in soldoni, la sponsorizzazione di una mostra, il sostegno oneroso per una cena di beneficenza e via dicendo. Non è tutto. È stravagante che grandi nomi della moda si lamentino e indicano addirittura una conferenza stampa per lamentare la strapotere della terribile direttrice, se poi sono a primi a piazzare i loro show nei “giorni del Diavolo”. Ora si parla di mettere un big in apertura e uno in chiusura della settima giornata, modello Parigi. Ma anni fa la Camera Nazionale della Moda, esasperata dalla questione calendari, istituì una consulta di giornalisti e operatori proprio per sensibilizzare i designer a una razionalizzazione delle date. L’operazione non ebbe alcun esito. Perché la stampa italiana “non vestiva Prada”?

To sum up, it’s not just Anna Wintour who is tightening her belt. In fact many Italian journalists don’t go to Paris at all. The same goes for New York and even to the much nearer Pitti Immagine in Florence. And technology comes to our aid in the shape of the internet, where you can watch all the catwalks in the world from the front row in real time. And so “desk bound” reporters multiply. The phenomenon gives us an overload of information. So be it, these are the times we live in. So Italian designers are now suffering from provincialism and xenophilia. They are all cross with Anna Wintour but as soon as this presumed “Devil” calls they are ready to sell their souls. In financial terms with the sponsorship of a show, the holding of a charity supper and so on. And that is not all. It is exaggerated of the great names of fashion to complain and even hold press conferences to complain about the power of this terrible editor, when they are the first to hold their shows on the days when she is present. Some suggested putting a big name at the start of the shows and another on the seventh day, as they do in Paris. But years ago the National Chamber of Fashion, exasperated by the question of dates, held a consultation for journalists and fashion operatives for the purpose of making the designers rationalise the dates. This bore no result. Because the Italian press “didn’t wear Prada”?

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A CURA DI LUCA MARIA TRAVERSO

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