RASSEGNA STAMPA DEL 23 APRILE 2019

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MARTEDÌ 23 APRILE 2019 LA TRIBUNA

CONEGLIANO

soPraLLuogo suL ViaDotto storico a susegana

gaiarine

san VenDeMiano

Appello per salvare il by-pass «Può dimezzare il traffico»

Si ustiona alla grigliata Sotto shock gli amici

Lista “NuOvo” Olindo Cettolin nella squadra di Bettin

Per l’Anas però è una prospettiva quasi irrealizzabile: si va verso la demolizione Oggi il presidente Zaia e l’ad Simonini discuteranno anche del ponte di Vidor SUSEGANA. Settimana impor-

tante per l’Anas in Provincia di Treviso. Oggi, a Ponte della Priula, l’amministratore delegato Massimo Simonini farà il punto con il governatore Luca Zaia sui lavori di riqualificazione dello storico manufatto sul Piave e annuncerà quando verrà riaperto. Sabato prossimo l’Anas metterà a disposizione il nuovo traforo di Sant’Augusta per la prima ricognizione, a piedi, in attesa che la circonvallazione di quella città venga aperta (probabilmente il prossimo autunno). Zaia coglierà l’occasione per ripresentare al vertice dell’Anas il problema del ponte di Vidor, soprattutto nella prospettiva che, come vorrebbero i sindaci del territorio, venga ricostruito più a valle.

Nicholas Favaro

Marzia Bottecchia

Danilo Papa

Olindo Cettolin

Monica Bazzo

Andrea Mazzaracca GAIARINE. Andrea Mazza-

IL DESTINO DEL BYPASS

Ma c’è anche una fantasia che si sta materializzando: il ponte Bailey ha funzionato così bene che c’è chi, a Ponte della Priula, a Susegana e nella Destra Piave è tentato di proporre che non venga distrutto. Alcuni sindaci hanno fatto un vero appello, nei mesi scorsi. Ma l’anno scorso, all’inaugurazione del cantiere, i dirigenti dell’Anas del tempo si sono impegnati con il presidente Zaia a smantellarlo subito dopo il ritorno del traffico sulla sede storica della Pontebbana e Zaia stesso si era fatto assicurare l’eliminazione della bretella alternativa riconoscendone l’impatto ambientale. Dal “nuovo” ponte, infatti, il Bailey viene

Francesca Da Dalt

Il cantiere per il restauro del ponte sul Piave è in via di completamento

percepito come un pugno nello stomaco per chi osserva verso il paesaggio collinare con sullo sfondo le Prealpi. C’è da aggiungere, inoltre, che la deviazione ha costretto l’Anas ad interrompere il viale della Rimembranza, che porta all’area monumentale che dà sul Piave, e a tagliare alcuni cipressi; è evidente che questo “sfregio” temporaneo esige di essere riparato. È anche vero, però, che il Bailey ha rappresenta-

to una valida alternativa nell’emergenza e potrebbe dimezzare il traffico sul viadotto storico restaurato. Sarà dunque interessante seguire il dibattito che si svilupperà sulla sua sorte. VERSO LA RIAPERTURA

Viva attesa, intanto, a Susegana e a Nervesa per quanto dirà oggi Simonini sulla riapertura del ponte rifatto. Sono già state installate le pedane in acciaio delle piste ci-

clabili. Gli operai sono al lavoro per ultimare la soletta sulla quale si poserà l’asfalto ed anche i caratteristici parapetti sono pressoché tutti ultimati. Con Zaia e Simonini ci saranno oggi anche i sindaci di Susegana, Vincenza Scarpa, e di Nervesa, Fabio Vettori, e il presidente della Provincia di Treviso, Stefano Marcon. Appuntamento alle 12. — Francesco Dal Mas BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

racca, 19 anni, residente ad Annone Veneto, è ricoverato in condizioni gravissime al Centro Grandi Ustioni di Padova, per un incredibile incidente domestico accaduto in un'abitazione in cui era ospite, nella località annonese di Spadacenta, attorno alle 2 di notte della domenica di Pasqua. Andrea era in compagnia di altri 4 ragazzi, due annonesi, uno di Gaiarine e l'altro di Motta. Uno dei presenti ha avuto l'idea di riscaldare l'ambiente, gettando della benzina sulla griglia utilizzata poche ore prima per cenare e trascorrere il sabato santo in attesa della festività. I vapori hanno investito in pieno Andrea, e le fiamme lo hanno avvolto in pieno. Gli amici hanno cercato di spegnerlo con l'acqua, e gettandogli addosso persino le bibite. Il padrone di casa lo ha caricato in automobile e lo ha trasportato all'ospedale di Portogruaro. Erano circa le 3. Qui Andrea è stato sottoposto alle prime cure. Sul corpo c'era la presenza di ustioni di secondo e di terzo grado. Domenica mattina, attorno alle 10, è stato trasportato al reparto grandi ustioni di Padova. — R.P.

SAN VENDEMIANO. Il candidato sindaco Giorgio Bettin della lista civica NuOvo ha presentato ieri un gruppo di altri candidati consiglieri della sua lista. Ci sono: Francesca Da Dalt, classe 1991, consulente del lavoro; Nicholas Favaro, geometra di 34 anni, residente a Fossamerlo; Marzia Bottecchia, tesoriere dell’associazione Sofia Onlus per i bambini trapiantati di fegato di Padova; Danilo Papa, classe 1956, dirigente aziendale; Olindo Cettolin, classe 1960, impiegato in uno studio notarile, già consigliere comunale per tre mandati a San Vendemiano; Monica Bazzo, classe 1974, di professione psicologa. A San Vendemiano sarà una sfida elettorale a due: Giorgio Bettin contro Guido Dussin, sindaco uscente e ricandidato dalla Lega. —

Sessantanovesima edizione di una manifestazione molto sentita La promuovono Bruno Padovan e il Comune di San Fior

La benedizione di tutti i veicoli tradizione da sanfioresi “doc” LA CERIMONIA

ubblico delle grandi occasioni ieri a San Fior per la 69esima benedizione dei veicoli patrocinata da Comune e sostenuta da anni da Bruno Padovan, sanfiorese doc e autotrasportatore. Lo hanno aiutato i collaboratori e l'associazione San Fior E20, la benedizione è avvenuta presso l'area ricreativa di via Mel. Un centinaio di veicoli (camion industriali, d'epoca, auto, moto, bici ecc.) hanno partecipato al raduno e alla benedizione del parroco don Luca. «Si tratta di tradizioni che devo-

P

I promotori dell’evento nell’area ricreativa di via Mel

no essere tramandate perché rischiano di scomparire - dice l’Assessore allo sport e all’Associazionismo Luigi Tonetto

- un momento di convivialità e di valori. Segnali che dimostrano la valenza di un territorio che ama le tradizioni». —


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MARTEDÌ 23 APRILE 2019 LA TRIBUNA

TREVISO

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il flop della riforma

Treviso, solo 359 i redditi di cittadinanza L’Inps ha bocciato la metà delle domande I dati del capoluogo: ha fatto domanda meno dell’1%. Uno su due va a stranieri. La Cisl: prevedibile, non è la strada giusta Sono 720 le domande presentate 498 vagliate e solo 359, la metà esatta, accolte dall’Inps. Sono i dati ufficiali del reddito di cittadinanza a Treviso, e parliamo esclusivamente del capoluogo della Marca. Si riferisce alle istanze presentate entro il 30 marzo, la prima data utile concessa dalla riforma tanta cara al Movimento 5 Stelle, e verosimilmente quella più rilevante, la prima finestra utile per chi ha confidato nel sostegno del governo. Come prima fotografia, dice che nel capoluogo ha presentato domanda meno dell’1% della popolazione, e una percentuale ancora più bassa se pensiamo alla fascia demografica della popolazione attiva, ovvero dai 15 ai 64 anni. Né, dicono i bene informati, c’è la pioggia dei 780 euro al mese. Anzi. E italiani e stranieri si dividono quasi equamente i (non molti) fondi a disposizione. Spicca il dato della bocciatura. Oltre un quarto delle domande presentate – 222 – non è stato nemmeno dichiarate accoglibile, segno che erano incomplete o manifestamente infondate. Altre 149 non hanno superato l’esame degli uffici nel merito. I parametri presentati, è chiaro, non erano rispondenti a quelli richiesti dalla legge. Ne ricordiamo alcuni: residenza in Italia da almeno 10 anni, e ultimi 2 continuativi, un patrimonio immobiliare non superiore a 30 mila euro, esclusa la casa di abitazione, un patrimonio mobiliare non superiore a 6 mila euro per i single e 10 mila per famiglie; né si devono possedere auto nuove di cilindrata superiore ai 1.600 cc, o moto sopra i 250 cc, men che

meno barche. I numeri del capoluogo fanno riflettere, anche se per avere il quadro definitivo della Marca bisognerà attendere il quadro definitivo dei tabulati Inps. Gli addetti ai lavori dicono che saranno significativi soprattutto i dati dei grandi centri intermedi, nella fascia tra i 20 e i 35 mila abitanti Conegliano, Mogliano, Montebelluna, Vittorio Veneto, Villorba e Paese). Ma già c’è chi osserva già come la riforma non fosse assolutamente nella corde di questa provincia, né della potenziale platea di 20 mila aspiranti, né del ceto produttivo e del tessuto delle Pmi. «È la conferma che, come avevamo visto subito, qui il fenomeno si era sgonfiato già in avvio. Lo avevamo percepito anche ai nostri sportelli, in alcune zone della provincia, come la Pedemontana, non si è registrato di fatto movimento», dichiara Antonio Miotto, responsabile Caf della Cisl Treviso Belluno, «di fatto c’è stata risposta rilevante solo ai nostri sportelli di Treviso, Conegliano e Montebelluna. Il dato delle domande respinte? Verosimilmen te chi ha fatto da solo può aver presentato documentazione incompleta sull’Isee, un aspetto fondamentale». «Le nostre previsioni si sono puntualmente avverate» conclude Rudy Roffare, segretario aggiunto della Cisl, «non è il reddito di cittadinanza la risposta più efficace alla disoccupazione. Il governo avrebbe dovuto riprendere il filo del reddito di inclusione, che conteneva elementi positivi e incisivi per la riqualificazione e il reinserimento lavorativo». — Andrea Passerini

i sindacati

«Occupazione la questione si affronta in altro modo» Sopra trevigiani in coda al Caf per la richiesta del reddito di cittadinanza, sotto da sinistra Antonio Miotto e Rudy Roffarè che spiega: «Non è questa la strada per risolvere la disoccupazione».

la proVocaZione

Decreto SalvaRoma Serena torna alla carica «Vale l’autonomia?» Era stato uno dei pochi a uscire allo scoperto, in una Lega arrabbiata ma come sempre timorosa di esprimere il dissenso, quando era trapelato il decreto Salvaroma. Ovvero i 12 miliardi del decreto crescita impegnati dal governo per sanare i debiti del l’amministrazione della capitale. Facendosi interprete, da amministratore pubblico, del tratta-

Marco Serena

mento e della sperequazione rispetto ai comuni virtuosi della Marca. E ieri Marco Serena è tornata alla carica, con una provocazione in rete. «Piccolo quesito di Pasquetta» ha scritto: «accettereste di votare il SalvaRoma in cambio dell’autonomia?». Destinata evidentemente ai ministri e ai parlamentari leghisti . E in rete il dibattito si è subito innescato con interventi più disparati di leghisti (chi più salviniano chi più realpolitik), ex leghisti, ex sindaci, esponenti di centrosinistra e di altri partiti e movimenti. «Quasi quasi...», ha chiosato ad esempio un veterano del Carroccio. È evidente che il primo cit-

tadino di Villorba ha visto come la rivolta della base leghista - insieme alla rabbia e al durissimo documento dell’associazione dei comuni della Marca - abbia portato il tema alla ribalta dell’agenda di governo, con il diktat di Salvini che ha portato il governo sull’orlo della crisi, insieme al caso Siri . E RadioLega dice che però la provocazione di Serena potrebbe anche non esser tale, perché in effetti alla Liga veneta non è andato affatto giù il freno sull’iter dell’autonomia – dai 5 stelle al ministro Tria – senza contare quanto il governatore Zaia ne faccia una questione primaria, dopo il referendum. — A.P.


MARTEDÌ 23 APRILE 2019 IL MATTINO

MONSELICE - CONSELVE - ESTE - MONTAGNANA

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scorso ottobre. Con il nuovo provvedimento, vengono autorizzati altri sei mesi di conferimenti per un massimo di 23. 950 tonnellate. La necessità di dirottare i rifiuti veneziani a Sant’Urbano, nella discarica tattica regionale deputata proprio ad affrontare queste situazioni, è legata alla mancata disponibilità della discarica di Jesolo. Nel richiedere la proroga il Consiglio di bacino Venezia Ambiente ha evidenziato, tra l’altro, la necessità di aumentare i quantitativi da conferire a Sant’Urbano a causa della diminuzione del rifiuto combustibile solido secondario ritirato dalla Centrale Enel “Andrea Palladio” di Fusina, nonché della difficoltà di collocare questi rifiuti nei cementifici.

sant’Urbano: ok all’ampliamento

La discarica s’allarga La maggioranza affossa le critiche dell’opposizione Altre tonnellate di rifiuti in arrivo da Veneziano e Vicentino Fiocco: «Attendiamo il giudizio sul piano illustrato da Gea»

L’ALLARME FISE

SANT’URBANO. Clima infuoca-

to in consiglio comunale a Sant’Urbano per il futuro della discarica. Il gruppo di minoranza ha proposto due mozioni contro l’ampliamento dell’impianto di Balduina, affossate dalla maggioranza comunale. E intanto, nel bollettino regionale, la giunta veneta guidata dal presidente leghista Luca Zaia ha autorizzato il conferimento per altri sei mesi di rifiuti provenienti dal Veneziano. MOZIONI CONTRO

Sono due le mozioni che sono state presentate mercoledì in consiglio comunale da Carmen Romanato, Andrea Bortolato e Claudio Gamba-

longa di Essere Comunità a Sant’Urbano. La prima richiedeva la sospensione dell’autorizzazione a realizzare il nuovo impianto di trattamento del percolato e dei Pfas. In particolare, il gruppo ha avanzato il timore che quell’impianto servirà a trattare anche il percolato di altre discariche regionali, aumentando così il rischio di contaminazioni nel territorio di Balduina. La seconda mozione, invece, richiedeva al Comune di esprimere parere negativo al progetto di ampliamento della discarica, che con questa iniziativa punta ad aumentare la sua volumetria di un milione di metri cubi di rifiuti e ad allungare

ecologia e ambiente

Stop del Comune di Este alla plastica monouso vietate pure le cannucce ESTE. Il Comune di Este met-

te al bando la plastica. L'amministrazione comunale ha adottato, con delibera di giunta, un atto di indirizzo per un graduale e progressivo divieto dell'uso di materiali plastici non compostabili. L'obiettivo è quello di introdurre norme per disincentivare all’interno del territorio comunale l’utilizzo di plastica monouso, mettendo gradualmente al bando quelle azioni che quotidianamente inducono all'uso massiccio

di questo materiale. Spiega il sindaco Roberta Gallana: «Siamo molto soddisfatti di questo risultato in quanto vogliamo contribuire con queste azioni a diminuire l'utilizzo delle plastiche nel nostro territorio comunale, con una serie di provvedimenti che verranno adottati nelle more del divieto posto dall'Unione Europea e che entrerà in vigore dal 2021. Il Comune per primo darà l'esempio e quindi nei provvedimenti futuri ci sarà l'impegno per la mes-

la propria vita di altrei sette anni. Tra gli aspetti evidenziati dalle minoranza, il fatto che «la richiesta di aumento dei volumi da autorizzare non appare una necessità del territorio, che invece, potrebbe subire ripercussioni a livello ambientale e di salute pubblica».

La discarica di Balduina, in comune di Sant’Urbano

Il sindaco Dionisio Fiocco e la sua amministrazione hanno respinto entrambe le mozioni. «Non siamo né il governo del “sì” incondizionato, né quello del “no” a priori» ha spiegato Fiocco «È in corso un iter di valutazione del progetto presentato da Gea, titolare della discarica, e solo

al termine di questo percorso potremo dare una risposta chiara». La maggioranza ha poi presentato una contro-mozione che di fatto è stata una diffida all’opposizione: nel documento viene criticato lo scarso impegno dei rappresentanti di minoranza nella commissione ad hoc creata proprio per vigilare sull’attività della discarica.

sa al bando della plastica, iniziando contestualmente una campagna informativa ed educativa nel territorio con i nostri cittadini, con le realtà commerciali e produttive, per raggiungere in tempi ristretti tali obiettivi». Non si tratterà, tuttavia, di una semplice campagna di sensibilizzazione, come spiega l’assessore all’Ambiente Sergio Gobbo: «Il Comune di Este in occasione dei prossimi appalti per il servizio mensa, fornitura distributori bevande negli edifici di proprietà comunale e sevizio pulizia, introdurrà clausole conformi agli obiettivi indicati dalla Comunità Europea per l'uso di materiali plastici compostabili. Avvierà sin da subito un percorso per la riduzione della plastica monouso presso il Comune e tutti gli uffici ad esso connessi, comprese le sale

conferenze pubbliche ed i centri civici. Sarà avviata una campagna informativa nelle scuole per sensibilizzare e orientare la comunità verso scelte di consumo e comportamenti virtuosi che mirano a salvaguardare l’ambiente». E ancora: «Verrà emessa un’ordinanza per il divieto dell'uso di cannucce di plastica nei locali di somministrazione di cibi e bevande e dal 2020, i contributi agli organizzatori di sagre e manifestazioni saranno riconosciuti solo ai soggetti che utilizzeranno plastica compostabile. Dal 2020 saranno emessi ulteriori divieti di uso di materiale plastico non riciclabile da parte dei pubblici esercizi e delle attività commerciali, di servizio e artigiane quali piatti e posate di plastica monouso». — N.C.

L’AMMINISTRAZIONE

«La casa sta bruciando e Fiocco si preoccupa di sapere se qualcuno ha dato l’acqua ai fiori», è il commento dell’opposizione. RIFIUTI DA VENEZIA

La giunta regionale ha prorogato il conferimento di rifiuti a Sant’Urbano dalla provincia di Vicenza, già autorizzato per sei mesi a partire dallo

Gran parte di questo combustibile era infatti destinato a cementerie dell’Est Europa. L’utilità della discarica di Sant’Urbano – e la strategicità del suo ampliamento – si conferma peraltro all’indomani dell’allarme lanciato da Fise Assoambiente, associazione che, su scala nazionale, rappresenta le imprese private che gestiscono i servizi ambientali: «Tra circa due anni sarà esaurita la capienza delle discariche del Nord del Paese, tra meno di un anno lo stesso destino toccherà al Centro Italia, mentre diverse aree del Sud sono già oggi in emergenza». — Nicola Cesaro BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

monselice

Il secondo casello A13 operativo a fine 2020 MONSELICE. Il ministero del-

le Infrastrutture e dei Trasporti autorizza in via definitiva il secondo casello autostradale di Monselice. Il decreto è stato emesso mercoledì 17 aprile ed entro il 10 maggio partirà la documentazione per l’avvio della procedura Via al ministero dell’Ambiente. La notizia arriva dal sindaco Lunghi durante la conferenza stampa per le tre nuove rotonde realizzate da Agrologic. Il Ministero avrà tempo un mese per avviare la procedura e poi altri 180 giorni

di tempo per la risposta. Entro fine anno si dovrebbe avere l’autorizzazione di Via, da qui poi si realizzerà il tavolo a Roma con il ministero delle Infrastrutture e quello dell’Ambiente per poi giungere a marzo 2020 con la conferenza decisoria. Da qui ci saranno altri trenta giorni per cominciare i lavori che si dovrebbero concludere in sei mesi. Entro dicembre 2020 il casello dovrebbe diventare operativo, circa sei mesi dopo l’apertura di Agrologic. — Giada Zandonà

montagnana

IN BREVE

Lo chef Andrea Cesaro per la serata “No Pfas”

Monselice Sgambamento cani un’area in via Corner

Ponso Futuro Sostenibile presenta il candidato

Este Il film di Jimenez stasera al Farinelli

Este Domani sera alle 19 il consiglio comunale

Una nuova area di sgambamento cani in via Corner, in prossimità delle piscine comunali di Monselice. Fra gli ultimi progetti dell’attuale amministrazione comunale c’è l’impegno di spesa per l’acquisto del materiale per la costruzione di una nuova zona recintata dedicata agli animali da compagnia. L’area verde dedicata è già agibile ed a breve verrà recintata e dotata di un regolamento per essere fruibile dai molti cittadini possessori di cani.

Questa sera alle 20.30, in sala Pastorello, il gruppo Futuro Sostenibile incontra i cittadini per presentare il candidato sindaco. A Megliadino San Vitale domani si apre invece la sagra organizzata dalla Pro loco. Si parte con la quarta edizione del torneo di briscola, mentre giovedì tocca all’Experience Music Academy. Venerdì arriva la musica degli Ostetrika Gamberini. La festa continua fino a mercoledì primo maggio, festa del Lavoro.

Per il cineforum di Non Solo Spettatori, al Farinelli di Este, stasera viene proiettato “L’uomo dal cuore di ferro” con la regia di Cedric Jimenez. Ingresso a 5 euro e appuntamento alle 21. Si chiude invece oggi la “Festa di Primavera” a Megliadino San Fidenzio di Borgo Veneto. Alle 21 si balla con Orchestra in Suono e alle 22.30 c’è lo spettacolo pirotecnico. Dalle 19.30, gnoccolata e polenta e musso per i convenuti nel centro parrocchiale.

Per domani sera, alle 19, è convocato il consiglio comunale di Este. Sono ben quattordici i punti all’ordine del giorno: tra questi tre mozioni dedicate all’ampliamento della discarica di Sant’Urbano, all’utilizzo della plastica nel territorio comunale e al turismo. Si parlerà anche di pista ciclabile di via Motta e di percorso ciclopedonale dalla chiesa di Motta a via Da Vinci. Verrà istituita la De.Co., la denominazione comunale per alcuni prodotti tipici.

MONTAGNANA. C’è tempo fino

a giovedì per prenotarsi alla “Cena con lo Chef”, l’evento benefico promosso da Mamme No Pfas e Comitato Zero Pfas di Montagnana. L’appuntamento è per il 30 aprile al Villaggio della Gioventù di Montagnana. L’attesa serata vedrà la presenza di chef Andrea Cesaro, “lo cheff con due effe”, reduce dal secondo posto alla trasmissione televisiva “Cuochi d’Italia”, in onda sul canale

Tv8 e condotta da Alessandro Borghese. I proventi della serata saranno destinati alle attività dei comitati “no Pfas”. Il costo di adesione è di 20 euro per gli adulti e di dieci per i bambini fino ai 12 anni. Prenotazioni al 349-7941710. Durante la serata saranno attivi anche servizi di babysitting e laboratori con la ludoteca L’Isola che non C’è e lo Studio Il Melograno. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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PRIMO PIANO

Martedì 23 Aprile 2019 Corriere del Veneto

Politica e territorio

Salvini: «Subito i soldi ai truffati Autonomia, dubbi M5s sulla Sanità» Il vicepremier dopo le critiche dei risparmiatori: «Stasera il via libera in Consiglio dei ministri» PINZOLO (TRENTO)

I nodi veneti

I truffati delle banche Fra i nodi più spinosi sul tavolo del governo ci sono i decreti che dovrebbero sbloccare il fondo di ristoro per i truffati delle ex popolari in cui il Veneto gioca la parte del leone

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L’autonomia negata La madre di tutte le battaglie, secondo il governatore Luca Zaia, è l’autonomia che resta ferma sul tavolo del premier Conte impantanata fra veti incrociati Lega-M5S

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I cantieri bloccati Cantieri bloccati, Salvini sposa la linea del governatore Luca Zaia che ha definito lo «sblocca-cantieri» una lista inutile su opere come Tav e Pedemontana che saranno fatte

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Le premesse, tra alleati di governo, sono turbolente. I temi che oggi guastano i delicati equilibri tra Movimento Cinque Stelle e Lega sono più d’uno. A cominciare dal cosiddetto «Salva Roma». Ma dalle montagne del Trentino, a Pinzolo, il vicepremier Matteo Salvini rassicura i municipi che s’interrogano sul provvedimento che dovrà ripianare il debito della capitale: «Nessuno sconto a nessuno, il voto della Lega non c’è». Ci sarà, invece, il via libera finale al Fondo per gli indennizzi ai risparmiatori traditi dalle banche in default. «Alle associazioni dico: abbiamo stanziato dieci volte tanto rispetto al passato». Come a dire: il risultato, seppur tardivo, c’è. E sull’autonomia, ancora una volta la Lega promette di arrivare a meta: «E’ nel contratto di governo e sarà u n bene per tutti». Ministro lei ha detto che «non esistono Comuni di serie A e di serie B». Eppure per ripianare lo storico debito di Roma, il M5s pensa a un provvedimento da inserire nel decreto «Cresci Italia». «Io dico: o tutti o nessuno, ci sono Comuni in difficoltà ovunque. Al Nord, al Sud e al Centro. Non ci sono sindaci che hanno bisogno più di altri e, su questo punto, il voto della Lega non c’è. Non si fanno sconti a nessuno». Servono attenzioni diverse per le città metropolitane? «No, assolutamente. Piuttosto io andrei a rivedere errori del passato. Ne cito uno: sono state cancellate a metà le Province: non hanno potere e non hanno soldi ma non è stata trovata una soluzione alternativa. Serve dare una sistemata all’intero sistema».

Quindici associazioni di risparmiatori hanno firmato un documento che invita a non votare Lega e M5s poiché deluse dal blocco del Fondo per gli indennizzi. Il fondo verrà approvato? «Domani sera (oggi, ndr) ci sarò l’ultimo passaggio, finalmente. Alle associazioni dico che, a bilancio, cash in cassa e pronti a essere spesi, ci sono dieci volte i soldi stanziati dai precedenti governi: un miliardo e mezzo di euro. Anche io preferivo si facesse più in fret-

A Pinzolo Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ieri mattina a Pinzolo dove si trovava in vacanza con i figli (Foto Cavicchi)

ta, ma ora si parte. I soldi ci sono e sono soddisfatto». Il governatore Zaia ha chiesto al ministro Toninelli che lo «Sblocca-cantieri» tenga conto delle priorità del Veneto, compresa l’alta velocità. «Assolutamente, ha ragione. Abbiamo ottenuto dai ministri del Movimento 5 stelle il via libera per la Brescia-Verona: tutti hanno detto che si fa. C’è poi la Pedemontana, altrettanto strategica. Resta il problema degli investimenti sull’autostrada del Brennero,

«Sblocca cantieri», ha ragione Zaia: più attenzione alle priorità del Veneto L’autonomia è un bene per tutta l’Italia, è nel contratto e la faremo Sul «Salva Roma» dico che non ci sono Comuni di serie A o B Non si vota

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Dietrofrontpoliticoinattesadeldecreto «Prontiacollaborareconilgoverno»

Le associazioni dopo l’attacco a Lega e M5S: «Vogliamo una decisione»

VENEZIA Dovendo giudicare in base ai precedenti, non ci sarebbe da stare proprio tranquillissimi. Già una volta, quindici giorni fa, il governo Conte annunciò in pompa magna che avrebbe portato in approvazione al Consiglio dei ministri il decreto sui rimborsi ai truffati dalle banche. Alla prova dei fatti, però, non se ne fece nulla, per l’ormai arcinota contrarietà alla soluzione individuata di due associazioni venete dei risparmiatori, Noi che credevamo nella Bpvi e Coordinamento don Torta (le due sigle più vicine ai partiti della maggioranza, per altro). Ma giusto ieri (vedi articolo sopra) il vicepremier Matteo Salvini ha assicurato che oggi sarà per davvero il giorno buono: il Consiglio dei ministri si riunisce e reca all’ordine del giorno la discussione sul De-

creto Crescita, all’interno del quale hanno trovato posto, insieme a una lunga serie di altri provvedimenti, anche le norme che dovranno regolare gli indennizzi a favore dei risparmiatori gabbati. Nonostante l’opposizione degli irriducibili Ugone&Arman, sembra proprio che il governo andrà avanti con lo schema elaborato dal ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e dai tecnici del Mef: il cosiddetto «doppio binario» per i rimborsi (30% per le azioni e 95% per le obbligazioni) sembra essere, infatti, l’unica soluzione in grado di reggere alle obiezioni dell’Unione Europea. Il primo binario riguarda i risparmiatori (persone fisiche e imprenditori individuali) che abbiano un reddito Irpef fino a 35 mila euro oppure un patrimonio mobiliare (depo-

so che il ministro Toninelli litiga con Trento e Bolzano e non è mai un’idea vincente litigare con i territori». Autonomia del Veneto, la ministra Erika Stefani ha detto che la bozza procede e il nodo aperto, da risolvere, resta l’Istruzione: si troverà a breve una soluzione? «Io sarei pronto ad andare in Consiglio dei ministri domani. C’è qualche dubbio nei ministeri del Movimento cinque stelle, come la Cultura e la Sanità, ma il tempo per analizzare i documenti l’hanno avuto. Noi siamo pronti: l’autonomia fa bene a tutta l’Italia, è nel contratto di governo e arriveremo al risultato». Ora è iniziata la campagna per le Europee, un appuntamento importante per la Lega, favorita dai sondaggi. «Sono più che tranquillo. Tutti i riscontri che ho avuto girando in Italia sono molto positivi. Ciò che vedo è affetto, fiducia in quello che facciamo e attesa». I sindaci di Trento e Bolzano, Alessandro Andreatta e Renzo Caramaschi, hanno mostrato qualche perplessità dinnanzi all’ipotesi di utilizzare i fondi per le scuole sicure, stanziati dal Viminale per l’installazione di telecamere fuori dagli istituti. Queste risorse potranno essere utilizzate in altro modo? «I sindaci di Trento e Bolzano fanno una figura meschina: abbiamo sequestrato chili di droga che ammazzano i nostri figli, se non vogliono risorse per contrastare il problema peggio per loro: c’è la fila di Comuni, anche in Trentino, che la vedono diversamente». Marika Damaggio

In missione nella Capitale La delegazione dei risparmiatori truffati dalle banche manifesta in piazza Montecitorio

siti e titoli) che non superi i 100mila: per loro, l’indennizzo seguirà una procedura automatica, attribuendo una valenza «sociale» al ristoro delle perdite subite. Il secondo binario riguarderà tutti gli altri

(quanti siano esattamente è un mistero glorioso: il governo sostiene 20 mila, cioè soltanto il 10% del totale, ma alcune associazioni contestano questa cifra, giudicandola troppo ottimistica): una commissione

ministeriale dovrà verificare, attraverso un esame di merito, l’esistenza dei presupposti che giustifichino l’erogazione di un indennizzo pagato con denari pubblici. Se il Cdm di oggi approverà la norma, seguiranno a breve i decreti attuativi necessari a definire tempi e metodi per la presentazione delle richieste di rimborso, che dovranno essere inoltrate per via telematica in 180 giorni a partire dalla data che verrà stabilita dell’esecutivo. Questa potrebbe essere la migliore risposta del governo Conte anche alle critiche di quelle associazioni dei risparmiatori che, a differenza delle due dissenzienti, avevano dato via libera allo schema degli indennizzi già due settimane fa. Dopo avere gridato nei giorni scorsi al «tradimento delle

promesse elettorali», con un attacco diretto ai partiti di maggioranza Lega e 5 Stelle, le varie sigle riunite nella «cabina di regia» hanno ammorbidito i toni e corretto il tiro: «Auspichiamo che la politica decida - recita un nuovo comunicato - ed emani la legge su cui è già stato raggiunto l’accordo con la Commissione Europea. Così, del resto, ci aveva assicurato il premier Conte in persona, in occasione dell’incontro avuto l’8 aprile a Roma. Per parte nostra - aggiungono - manterremo l’impegno assunto con l’esecutivo e saremo lieti, se richiesto, di continuare a collaborare lealmente e fornire il nostro apporto nell’iter che dovrà portare all’attuazione della legge. Tutte le forze politiche, del resto, ci hanno assicurato che forniranno il loro apporto in Parlamento e faranno in modo che, finalmente, il Fondo indennizzo risparmiatori diventi realtà. Tutti attendiamo che il governo, cui rinnoviamo l’apprezzamento per quanto fatto sino ad ora, porti a termine, nell’interesse di tutti i risparmiatori, il mandato ricevuto». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Rovigo

Martedì 23 Aprile 2019 www.gazzettino.it

“Pedalate lente e cordiali” alla scoperta del territorio `Una ventina in media soci dell’associazione, ma aper- il suo bosco biologico ripensato appuntamenti sono ripresi con

i partecipanti alle iniziative della Fiab AMICI DELLA BICI ROVIGO La Fiab Amici della Bici

di Rovigo ha colto nel segno: le pedalate “Lente e cordiali” sono riuscite, nell’edizione 2019, a portare tanti appassionati dell’aria aperta e dell’ambiente a contatto con la natura e con i luoghi suggestivi del Polesine. Una proposta ormai consolidata e attesa che Fiab propone ai

ta a chiunque voglia scoprire il Polesine inedito e ricco di tesori. In questa edizione primaverile, Fiab ha scelto quali mete piccole aziende agricole, realtà poco note ai più ma molto interessanti sotto vari profili. Il primo appuntamento, il 9 febbraio, ha portato a raggiungere Pontecchio per visitare le numerose ville rurali: una visita prettamente culturale condotta da Giuseppe Segato, cittadino appassionato della storia del suo paese. Il 16 febbraio meta della pedalata è stata l’azienda agricola Fattoria Corte Veneziana a Canale di Villadose con

come attività agricola, che accoglie asini, mucche, galline, maiali. Come terza uscita i partecipanti delle “pedalate” cordiali si sono recati a San Martino di Venezze all’azienda agricola Le Barbarighe, specializzata nelle coltivazione biologiche di grani teneri, farro, orzo, segale e avena, grano saraceno e mais.

ESCURSIONE FOTOGRAFICA Costante l’adesione alle uscite, sempre oltre una ventina i soci presenti che sono continuate fino a metà aprile. Dopo la pausa del 2 marzo, infatti, gli

una speciale pedalata tutta in ambito urbano. Il 9 marzo, il gruppo si è cimentato in una escursione fotografica. E’ stata poi la volta della visita ad altre aziende agricole come il Birrificio 1058 a Canaro il 16 marzo, che ha riservato una speciale ospitalità e una graditissima degustazione. Ancora, il 23 marzo, le pedalate lente e cordiali si sono spinte fino a Villanova del Ghebbo alla Corte dei sapori e ai suoi salumi. Infine, il 13 aprile, la visita all’azienda biologica Gli orticelli di Giulia ad Adria, ha concluso l’iniziativa riservando ai partecipanti il gusto

TUTTINBICI Un’uscita della Fiab

del pane fatto in casa e i tanti prodotti dell’orto. Tutte le uscite, oltre al loro interesse intrinseco, hanno inteso valorizzare il territorio polesano e le sue eccellenze in agricoltura e, allo stesso tempo, promuovere l’uso della bicicletta per la sua capacità di essere leggera e quindi rispettosa dell’ambiente e per quella sua particolare caratteristica di creare socialità. Queste iniziative raccontano un approccio alla vita, tutto in bici, appunto lenta e cordiale. Le “pedalate lente e cordiali” verranno proposte anche nel mese di ottobre. Elisabetta Zanchetta

Sanità: «Troppo spazio ai privati» `In Quinta Commissione regionale prosegue il confronto Per la consigliere regionale Bartelle la percentuale di posti letto in Polesine in strutture non pubbliche è del 30% anche oggi sull’assetto ospedaliero della provincia di Rovigo `

La Liberazione sfratta le bancarelle dalla piazza

SANITÀ ROVIGO Le proteste su quanto pre-

visto dalle nuove schede di dotazione ospedaliera, in Polesine, in questi ultimi giorni, sono state forti ed articolate, in particolare per il “taglio” subito dall’ospedale di Adria. Nel frattempo, la Quinta commissione regionale, che si occupa di sanità e di sociale e che sta discutendo sulla proposta formulata dalla Giunta, nella seduta di giovedì 18 aprile ha completato le audizioni con i cosiddetti “soggetti portatori di interesse”. E proprio su quanto accaduto in quell’occasione interviene la consigliera polesana, ex Movimento 5 stelle oggi di Italia in comune, Patrizia Bartelle. In particolare, la consigliera Bartelle ribatte a quanto sostenuto davanti alla commissione dal rappresentante dell’Aiop, Associazione italiana ospedalità privata del Veneto, rinfocolando così lo scontro sullo spazio occupato dai privati nella sanità pubblica veneta e, di conseguenza, anche polesana.

MERCATO ROVIGO Il mercato di giovedì 25

POSTI LETTO Il casus belli, in questo caso, riguarda i posti letto messi a disposizione dei privati e per i quali il pubblico, ovvero la Regione, paga. «Il rappresentante dell’Aiop – esordisce Bartelle ha voluto precisare che i posti letto privati in Veneto sono solo il 15% del totale regionale e quindi sono solo il 50% della media nazionale, quasi a dire che il privato nella Sanità veneta ha poco spazio». In pratica, secondo le stime della consigliera, i posti letto privati in Veneto sono al di sotto della media nazionale. Praticamente la metà rispetto al resto d’Italia. Secondo la consigliera Bartelle, il problema va affrontato a livello di singole aree territoriali: «Si è però scordato di dirci – sottolinea in riferimento a quanto spiegato dal rappresentante dell’Aipo - che questo 16% di privato si concentra soprattutto nelle province di Verona e Rovigo dove, in rapporto al numero di abitanti sul totale regionale, diventa ben più del 16% e supera di molto la media nazionale del 30%. In sostanza, vi sono due territori in cui il privato ha un ruolo preponderante,

A PREOCCUPARE SONO I TAGLI PREVISTI PER GLI OSPEDALI DI ADRIA E TRECENTA, OLTRE AL MANTENIMENTO DEI SERVIZI DI BASE

STRUTTURE IN CONVENZIONE La Casa di Cura di Porto Viro, che opera in convenzione con il servizio sanitario, e la consigliere regionale Bartelle

ma mentre i cittadini veronesi non sembrano soffrirne, i polesani non accettano lo smantellamento progressivo degli ospedali pubblici e difendono con forza Adria e Trecenta, bastonati dalle schede di Zaia a favore dei privati di Rovigo e di Porto Viro».

Dai Templari polesani 25 quintali di alimenti per poveri e bisognosi

MEDICI DI BASE

SOLIDARIETÀ

Gli strali della Bartelle vengono poi scagliati proprio in direzione del governatore Zaia «che, sempre in quella audizione, a domanda sul tema ha risposto che il privato è pronto a farsi carico anche della Medicina di base che la Regione ha deciso di esternalizzare a società private, di fatto delegando al profitto anche la sanità territoriale». Dal canto suo, l’assessore regionale alla Sanità Manuela Lanzarin ha ribadito che «le schede ospedaliere tengono conto dei parametri nazionali e della situazione reale di bisogno e occupazione. L’analisi generale ci conferma che la dotazione esistente è in linea con le necessità del territorio. Nel quadro complessivo regionale, infatti, va tenuto presente il riconoscimento di aree disagiate alle province di Belluno, Venezia e Rovigo». Proprio oggi è in programma una nuova seduta della V commissione regionale nella quale proseguirà l’esame delle schede ospedaliere. Francesco Campi

ROVIGO Si è chiuso sabato, con una

visita agli ospiti dell’Iras, il Progetto solidale Pasqua 2019 che i Cavalieri Templari della Nova Militia Christi della Precettoria di Rovigo hanno organizzato per essere ancora una volta a fianco delle persone sole e in difficoltà: a loro hanno consegnato 2.500 chilogrammi di generi alimentari, verdura e abbigliamento, frutto della carità dei Cavalieri, delle Dame e dei Novizi del Polesine. «Per queste festività abbiamo scelto, una volta di più, di essere a fianco dei fratelli meno fortunati, su tutti bambini e anziani poveri, soli, abbandonati e malati, vittime privilegiate della povertà - spiega Raffaele Mautone, priore delle Tre Venezie - con un importante Progetto solidale, suddiviso in quattro distinti interventi, nel tentativo di alleviarne le difficoltà, almeno per la Pasqua». Il primo intervento è stato a sostegno delle attività solidali dei frati benedettini olivetani di Lendinara,

dei frati francescani di Rovigo e di alcuni sacerdoti del Polesine, come don Virgilio Poletto, don Gianni Vettorello a Rovigo e don Peter Onyenso a Lendinara. La Precettoria di Rovigo si è rivolta inoltre ad associazioni locali che assistono famiglie in situazioni di disagio, come il Centro per la Vita di Rovigo e la Casa famiglia di San Cassiano diretta da suor Emanuela Sanna. La visita agli ospiti dell’Iras di Rovigo, per lo scambio di auguri e il consueto “taglio dell’uovo con la spada”, ha chiuso il progetto ma «il nostro impegno contro la povertà - conti-

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nua Mautone - non si fermerà alla Pasqua e continueremo a seguire la comunità polesana, intervenendo tutte le volte che ce ne sarà bisogno. I Cavalieri Templari, come un tempo erano schierati a difesa dei pellegrini in Terra Santa, oggi sono sempre in prima linea a difesa delle fasce più deboli della società». Nei primi mesi di quest’anno sono già stati 35 i “piccoli” interventi a sostegno di famiglie in difficoltà, con l’aiuto di amici e simpatizzanti rodigini, come la Unicarton di Danilo Tosato. N.Ast.

aprile trasloca da piazza Vittorio Emanuele II al Corso del Popolo, nel tratto compreso tra via Laurenti e via Ponte Roda. La decisione è stata presa dal Comune in vista delle celebrazioni dell’anniversario della Liberazione, previste come ormai da tradizione per quella data di festa nazionale. Si viene così a replicare lo stesso schema della scorsa vigilia di Natale, quando il mercato era stato trasferito per esigenze legate alle manifestazioni natalizie, solo che in quella occasione ne era stato anche imposto lo spostamento temporale di qualche giorno. In quell’occasione, però, non erano mancate le polemiche, visto che si trattava di un periodo molto particolare per il commercio cittadino e la presenza degli ambulanti in una zona solitamente non utilizzata dal mercato sembrava potesse intaccare le vendite per gli esercizi presenti in corso del Popolo. Per il 25 aprile, però, non si dovrebbe ripresentare alcun problema del genere perché la principale strada del centro storico sarebbe comunque rimasta interdetta al traffico, visto che è un giorno di festa nazionale e che quindi anche gli esercizi commerciali fissi dovrebbero, teoricamente, essere chiusi per riposo, a meno che non si tratti di bar e ristoranti.

PIANO DEL MERCATO Prossimamente, però, dovrebbe entrare in funzione il nuovo piano mercatale, approvato dalla Giunta Bergamin e già provvisto dell’ok della Sovrintendenza. Questo prevede il trasloco degli ambulanti del martedì da corso Del Popolo a via Sacro Cuore, via Grimani e piazzale Di Vittorio, mentre quelli del giovedì andranno tutt’intorno alla grande fontana di piazza Merlin. È da vedere però se il piano verrà mantenuto dalla prossima Amministrazione, oltre al fatto che nonostante sia stato approvato all’inizio dell’estate scorsa si attende ancora che prima venga demolita l’ex stazione delle corriere di piazzale Di Vittorio. A.Luc.


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Nordest

IL CANE TRAFITTO DA UNA FRECCIA Aaron è stato trovato a Fontaniva (Padova) con una freccia al collo. L’operazione è riuscita: il cane è salvo. E ora è caccia al balestriere Martedì 23 Aprile 2019 www.gazzettino.it

«Fatemi ritrovare il corpo di Isabella» Albignasego, a tre anni dal delitto Noventa il toccante appello `«Vivo l’assenza dei suoi resti come una costante umiliazione» dell’anziana madre: «Non ho più tempo, imploro gli assassini» Il figlio Paolo: «Il corpo può contraddire il racconto di Freddy» `

LA TRAGEDIA ALBIGNASEGO (PADOVA) «Le mie forze scarseggiano. Non ho più la possibilità di perdere tempo. Imploro quindi gli assassini di mia figlia di dire ai giudici dove hanno abbandonato suoi i resti». Sono passati più di tre anni dalla scomparsa di Isabella Noventa e quella appena trascorsa è stata l’ennesima Pasqua amara per sua madre Ofelia Rampazzo, Se è vero che il tempo aiuta a superare i dolori, la ferita causata dall’assassinio di Isabella, e soprattutto dall’assenza di una tomba al cimitero davanti alla quale poter recitare una preghiera, è ancora aperta. La sofferenza sta distruggendo poco a poco il cuore già debilitato dell’86enne di Albignasego.

LE PAROLE La signora, donna di fede e molto vicina alla chiesa, anche nel giorno di Pasqua, ospite a casa dell’altro figlio Paolo Noventa, ha pronunciato parole pesanti come macigni nei confronti di Freddy e Debora Sorgato e Manuela Cacco, in galera dal febbraio di tre anni fa con l’accusa di omicidio volontario in concorso. «Anche la persona più cattiva e pure l’individuo più cinico e spietato – ha detto l’anziana madre – sono convinta che possa avere prima o poi un’illuminazione da parte dello Spirito Santo e fare finalmente pace con la propria coscienza. Non oso immaginare quali tormenti sovrastino le nottate di questi tre individui. Sono passati più di tre anni dalla notte di quel drammatico 15 febbraio del 2016, quando mia figlia non è più tornata a ca-

Le tappe

I protagonisti

15 gennaio 2016 Isabella Noventa accetta un invito a cena di Freddy Sorgato, con cui aveva avuto una relazione sentimentale. I due vanno in una pizzeria di Albignasego, ma nella notte la donna scompare nel nulla.

16 febbraio 2016 Dopo un mese di indagini, contrassegnate anche dal depistaggio di una donna vestita con il piumino bianco di Isabella e ripresa dalle telecamere, scattano gli arresti. In carcere finiscono Fraddy, sua sorella Debora e l’amica Manuela Cacco.

LA VITTIMA Isabella Noventa aveva 54 anni quando fu uccisa

22 giugno 2017 Il Tribunale di Padova emette la sentenza di condanna a carico dei tre imputati: 30 anni ai fratelli Sorgato, 16 anni e 10 mesi a Cacco. Per quanto riguarda i risarcimenti, la provvisionale complessiva è di 900.000 euro.

9 ottobre 2018 La Corte d’Appello di Venezia conferma il verdetto di primo grado. I tre condannati annunciano il ricorso in Cassazione.

16 aprile 2019 Il Tribunale di Padova stabilisce in 340.000 euro il valore della villa di Freddy che andrà all’asta.

IL FIDANZATO Freddy Sorgato è stato condannato a 30 anni LA FAMIGLIA La madre di Isabella Noventa, Ofelia Rampazzo di 86 anni, con l’altro figlio Paolo

sa. La giustizia nel frattempo ha fatto il suo corso. I colpevoli sono stati arrestati. Ora, quindi, mettiamo la parola fine ad un tormento che non accenna a placarsi».

IL DESIDERIO Mamma Ofelia ha proseguito: «In ogni storia, anche la più drammatica, il finale deve esserci, bello o brutto che sia. La cattiveria umana non può arrivare a tanto. Così facendo la mia ferita sanguina ogni giorno. Vivo questa assenza dei resti di mia figlia come una costante e continua umiliazione da parte dei suoi assassini nei miei confronti e di tutte quelle persone che come me amavano Isabella. È l’ultima cosa che chiedo alla mia vita dopo tutte queste sofferenze: poter deporre un fiore sulla tomba di Isabella e pregare per lei, che ha subìto tanto male». L’appello

dell’anziana madre sicuramente di rimbalzo arriverà nelle carceri dove i tre sono detenuti e la speranza che qualcosa possa cambiare non è mai da escludere. È più pessimista in tal senso Paolo Noventa, fratello di Isabella, che non smette mai di aiutare la mamma dopo questa drammatica vicenda che le ha tolto ogni forza: «Se fino ad oggi non hanno mai mostrato un pentimento – ha affermato – è perché, anche a distanza di anni, il corpo di mia sorella una volta recuperato potrebbe “parlare” e fornire agli investigatori verità ben diverse da quelle raccontate da Freddy Sorgato». La vita di Paolo, per forza di cose, prosegue regolarmente, ma senza dubbio l’omicidio di sua sorella è una macchia che lo condizionerà per sempre: «Freddy era trattato dalla mia famiglia quasi come un figlio – ha concluso Paolo –

mia mamma gli apriva le porte di casa e gli preparava le pietanze migliori in segno di ospitalità. Ricordo le molteplici volte che è venuto disperato a sfogarsi da me perché Isabella non lo voleva più ed era stanca del suo comportamento infantile. Ebbene, all’affetto, alla dolcezza e alla disponibilità che noi gli abbiamo sempre donato, la sua risposta è questa. Un dolore senza fine e che forse non passerà mai». Cesare Arcolini

LA SORELLA In Appello 30 anni anche per Debora Sorgato

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I FRATELLI SORGATO E L’AMICA CACCO SONO IN CARCERE CON L’ACCUSA DI OMICIDIO VOLONTARIO IN CONCORSO

LA TABACCAIA Manuela Cacco ha rimediato 16 anni e 10 mesi

Tre milioni per i piccoli pescherecci IL PROGETTO

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OFFERTA IMPIEGO LAVORO

zionisti sono impegnati ad osservare la legge

Si precisa che tutte le inserzioni relative a offerte di impiego - lavoro devono intendersi riferite a personale sia maschile che femminile (art.1, legge 9/12/77 n. 903). Gli inser-

SOCIETÀ CERCA : personale da formare come guardia ai fuochi da assumere in cantiere navale di Marghera. Se interessati chiamare il numero: 0426 664857

Rubrica di Gare, Aste, Appalti e Sentenze

Milano

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Napoli

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Fax 027570242

Roma

Tel. 06377081

Fax 0637724830

VENEZIA Metà della flotta di pescherecci che quotidianamente solca le acque dell’Alto Adriatico è costituita da barche di piccola stazza, lunghe meno di 12 metri, che impegnano al massimo due pescatori. Non utilizzano reti a strascico o draghe ma solo attrezzi manuali e si muovono entro le 12 miglia dalla costa. La piccola pesca sulle coste italiane dell’Alto Adriatico conta oltre 2600 imbarcazioni, impegna il 30 per cento dei pescatori e genera incassi per 59 milioni di euro (soprattutto grazie a molluschi e crostacei), seconda voce della flotta peschereccia delle regioni costiere dell’Alto Adriatico, alle spalle degli 83 mi-

lioni realizzati con la pesca a strascico.

I FONDI La conservazione, sviluppo e innovazione della piccola pesca artigianale è al centro del progetto europeo transfrontaliero Adri.Smartfish, di cui la Regione Veneto è capofila. Partecipano al progetto – che ha un budget complessivo di 3 milioni di euro - le regioni litoranee dell’Alto Adriatico, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Marche e, sul versante balcanico, la Regione istriana, la Contea Litoraneo Montana, la Contea di Zara, nonché il ministero dell’Agricoltura della Repubblica di Croazia. L’Università Cà Foscari di Venezia e l’istituto di Oceano-

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grafia e pesca di Spalato sono i partner scientifici. L’iniziativa si inserisce nell’ambito dei progetti di collaborazione transfrontaliera Italia Croazia 2014-2020. Ha l’obiettivo di valorizzare la piccola pesca costiera nell’Alto Adriatico promuovendo la sicurezza alimentare del pescato e la sostenibilità ambientale, economica e sociale della pesca

LA REGIONE VENETO CAPOFILA DEL PROGETTO ADRI.SMARTFISH PER LE ACQUE DELL’ALTO ADRIATICO

‘artigianale’ che conta nel Mediterraneo circa 40 mila pescherecci, pari all’80 per cento dell’intero contingente di imbarcazioni dei paesi che affacciano sullo specchio mediterraneo. Adri.Smartfish prevede la creazione di una organizzazione transfrontaliera della piccola pesca che rappresenti gli operatori del settore, sia italiani che croati, e promuove azioni pilota che sperimentino nuove forme di gestione dell’attività. Il progetto, che avrà una durata di 30 mesi e si concluderà nel 2021, prevede anche la condivisione di un protocollo di pesca sostenibile e responsabile, a tutela dell’ambiente, dell’occupazione e dello sviluppo integrato dell’ambiente costiero. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Cadore Comelico

Martedì 23 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Bidello licenziato: «Mi incateno» Il 60enne cadorino con sclerosi multipla, non idoneo al lavoro `Ha denunciato il preside che avrebbe cancellato alcuni decreti ora è senza entrate: si legherà per protesta all’ufficio scolastico Ma la dirigenza afferma: «Atto dovuto, procedura ineccepibile» `

Liberazione in memoria dei partigiani cadorini

PIEVE DI CADORE Bidello malato di sclerosi multipla licenziato due volte. Il lavoratore ha denunciato il preside e è pronto a incatenarsi a Venezia per protesta di fronte all’ufficio scolastico regionale. Un 60enne cadorino si ritrova senza lavoro e senza pensione con una figlia da mantenere. Ritiene di aver subìto un’ingiustizia e per questo si è rivolto alla Questura. Il provveditorato bellunese invece afferma che tutto è stato fatto correttamente “da manuale”: nel caso non avessero proceduto al licenziamento sarebbero finiti nei guai per omissione di atti d’ufficio.

CALALZO

LA STORIA Il collaboratore scolastico, dipendente del Cpia, centro formazione per adulti di Belluno, svolgeva attività nella scuola a Pieve di Cadore. Dopo le numerose assenze per la malattia è stato giudicato dalla commissione medica di verifica «non idoneo» in modo assoluto e permanente. Il 4 febbraio è stato risolto di diritto il rapporto di lavoro. Pochi giorni dopo però, il 12 febbraio, il bidello, che ormai era senza lavoro, è stato “licenziato” a far data dal 5 settembre 2017, per aver superato il periodo di assenze normali previste per malattia (non per la sclerosi multipla considerata grave patologia). «Sono stati cancellati i decreti della mia grave patologia e non riconoscendomi la grave patologia sono stato licenziato», denuncia il collaboratore scolastico, anche in una querela alla polizia ritenendo ci siano stati un presunto falso e presunte lesioni, visto che lo stato di salute si è aggravato. Ha dovuto lottare per avere il via libera all’accesso agli atti e per avere i vecchi decreti che sembrano spariti in quanto documentazione risalente nel tempo e sembra ormai annullata. L’uomo che sta cercando di ottenere al più presto la pensione di inabilità e ha scritto anche al governatore Zaia ed è andato dal Prefetto, ha già annunciato gesti eclatanti: «Mi incatenerò a Venezia, di fronte all’ufficio scolastico o sul ponte della Libertà: qualcuno mi deve ascoltare». Con il doppio licenziamento infatti oltre al danno la beffa: dovrà risarcire gli stipendi presi per circa 33mila euro e non avrà i contributi versati per quasi due anni.

L’UFFICIO SCOLASTICO Dall’ufficio scolastico territoriale il dirigente Gianni De Bastiani spiega: «Non sono due li-

IL CASO bidello con sclerosi multipla, assente dal 2015, licenziato dalla scuola per adulti: dovrà restituire 33mila euro e si ritrova senza soldi

cenziamenti sono due atti dovuti. La persona in questione era assente dalla prestazione lavorativa, in modo continuativo, dal 7 gennaio 2015. Aveva superato il periodo di comporto e questo ha come conseguenza di legge la verifica della capacità lavorativa del dipendente che è stato sottoposto a visita medico collegiale e visto l’esito di inidoneità si è proceduto all’esonero dal lavoro». Nella sua denuncia il bidello ha citato più volte il dirigente scolastico Gianni Maddalon, accusandolo di aver cancellato i decreti della grave patologia, che non prevede periodi di comporto. «Il dirigente scolastico - afferma De Bastiani - ha applicato la legge: i periodi di malattia dovuti a ricovero e a terapie non entrano nel periodo di comporto. Posso attestare che c’è stata correttezza dei procedimenti da parte del dirigente scolastico, Gianni Maddalon, ovvero il dirigente reggente, titolare a Treviso e reggente al Cpia di Belluno: la procedura è stata ineccepibile: sono atti dovuti. Il lavoratore è inidoneo a qualsiasi mansione: deve farsi seguire da un patronato, ci sono altri strumenti, la pensione o altro». Ma per la pensione i tempi sono lunghi e nel frattempo come mangia e come mantiene una figlia minorenne? Olivia Bonetti

Pronti ad una mobilitazione per sciare tra Padola e Sesto COMELICO SUPERIORE Una Pasqua arrabbiata, quella che si è vissuta a Comelico Superiore, discutendo sulle modalità di esprimere il disagio della popolazione, che attende da un decennio la realizzazione dell’impianto di collegamento tra Padola e Sesto Pusteria e invece constata che a Venezia e a Roma si fa di tutto per impedire questo progetto. E ciò che rende ancora più amara questa frustrazione è il confronto con ciò che accade nella vicina provincia di Bolzano quando si tratta di ottenere i permessi, anche in caso di parere negativo della Soprintendenza locale. Era accaduto per l’impianto di collegamento tra Signaue e Monte Elmo nel carosello di Sesto, quando una delibera della Provincia superò il parere negativo della Soprintendenza. Accade in queste settimane a Castelrotto per

la nuova cabinovia. Da anni il Comune chiede un collegamento funiviario tra la zona di Marinzen e l’Alpe di Siusi. Un modo per mettere in connessione diretta il paese con l’area sciistica sull’alpe. E finalmente la Giunta provinciale, pur con il voto contrario di un paio di assessori, ha espresso parere favorevole. A Comelico Superiore si vuole far pressione affinché la parole dei politici, tutti favorevoli a sostenere il collegamento, si traducano in atti decisionali che portino al definitivo avvio dei lavori. Dal comitato

RABBIA TRA LA GENTE DOPO LA BOCCIATURA DEL PROGETTO: «A BOLZANO SUPERANO ANCHE LA SOPRINTENDENZA»

popolare, che ha realizzato gli striscioni ed i volantini che hanno invaso tutti gli esercizi pubblici del comprensorio, è partito l’appello per organizzare una marcia di protesta che percorra la strada nazionale dal municipio di Candide alla partenza della seggiovia di Padola. In questi giorni si sta lavorando per l’ottenimento dei permessi necessari e poi verrà diffusa la data ed il programma, con relative adesioni. Verrà richiesta anche la partecipazione dei parlamentari bellunesi e degli assessori regionali, affinché sia reso visibile il legame che la gente del Comelico vuole constatare tra politica e realtà locale. C’è anche una parte della popolazione che vorrebbe restituire i certificati elettorali e disertare le urne il prossimo 26 maggio. Di sicuro in Comelico si sta vivendo una primavera molto agitata. Lucio Eicher Clere

E’ tutto pronto per la cerimonia del 25 aprile nella chiesetta di San Francesco d’Orsina a Calalzo dove si rinnova l’annuale appuntamento con la storia. L’invito a partecipare alla Festa della Liberazione è firmato anche quest’anno dai Comuni di Pieve e di Calalzo di Cadore. L’appuntamento è per le 10.30 quando sarà celebrata la messa alla quale seguirà la commemorazione del 74° anniversario della Liberazione. La chiesa di San Francesco d’Orsina, donata all’Associazione nazionale alpini dal maggiore Luigi Seracchioli nel 1931 per ricordare i volontari Alpini del Cadore e il 7° Alpini, è diventata anche un importante punto di riferimento per ricordare la Resistenza. All’esterno del sagrato infatti ci sono le lapidi in memoria dei partigiani della Brigata Calvi. Ed è soprattutto a loro che il Cadore dedicherà la festa della Liberazione. Dopo i saluti delle autorità, l’intervento ufficiale quest’anno sarà affidato da uno studente del liceo scientifico di Pieve. San Francesco d’Orsina è chiamata anche la chiesa degli Alpini. L’idea della donazione è nata dalla volontà dell’ufficiale di creare un sacrario dedicato ai Caduti del 7º, il reparto dove aveva combattuto. La chiesetta era diventata un rudere e dopo la donazione si rese necessario un accurato restauro. Al suo interno oggi ci sono due sarcofaghi in pietra. Contengono i resti dei cadorini caduti nelle battaglie del 1848 e del 1866, e la salma di un cappellano cadorino più volte decorato al valor militare: don Piero Zangrando. Sono ricordati anche i “Volontari Alpini del Cadore” che hanno combattuto nel primo conflitto mondiale. La chiesetta è uno dei rari esemplari di architettura gotica che esistano nel Bellunese. Fu fatta costruire, nel 1512, da Matteo Palatini di Pieve. (gb)

Ancora fuoco sul monte Carro: elicottero e uomini al lavoro anche a Pasqua `I focolai sono stati

spenti, ma l’emergenza resta ancora attiva SANTO STEFANO In attesa della copiosa pioggia, prevista in queste ore, le fiamme in Comelico, tra Presenaio e Sappada, domenica si sono riattivate. Richiamando subito all’opera i tempestivi volontari della squadra antincendio boschivo della protezione civile di Auronzo, i tecnici regionali e l’elicottero dei servizi forestali regionali. Il velivolo negli ultimi due giorni, ha fatto continuamente la spola tra il greto del Piave, per recuperare l’acqua della vasca di accumu-

lo, e la zona interessata dal rogo. Domenica è stata la fotocopia dei giorni precedenti, con i focolai spenti in serata e il sorvolo della zona con l’elicottero della Regione nella mattinata seguente. Ieri, soprattutto nel tardo pomeriggio, la colonna di fumo è tornata ben visibile, in particolare sul versante della montagna situata di fronte al paese di Presenaio, alle spalle del ponte Cordevole, che conduce ai primi tornanti per la Val Visdende. Il presidio da parte dei volontari antincendio boschivo auronzani è stato continuo. L’altro ieri l’impegno della protezione civile regionale è stato presente, oltre che in Comelico, anche a Tarzo, nel trevigiano, e in località Brussa, a Caorle. In

LE OPERAZIONI spegnimento domenica a Pasqua sul monte Carro

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tutti tre i casi ogni operazione si è svolta sotto il coordinamento della struttura tecnica della Regione Veneto, con i volontari e dei vigili del fuoco. «Un doveroso ringraziamento a tutte queste persone – ha affermato Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all’ambiente e alla protezione civile – che anche nelle giornate di festa sono pronte ad intervenire per la nostra sicurezza». Un’attenzione che non è sfuggita a numerosi cittadini che pure, nei loro post sui social network, hanno rivolto un ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorando nei giorni festivi e per l’assiduo impegno dimostrato nello spegnere le fiamme. Ieri l’incendio ha inanellato il quinto giorno di attività, sep-

pur non continuativa. Da giovedì, quando si è sviluppato nella fascia amministrativa del Comune di Santo Stefano, lungo il confine territoriale con Sappada, ha lasciato soltanto alcune ore di tregua, per riprendersi, ogni volta, a causa di alcuni focolai. L’incendio si era sviluppato giovedì pomeriggio, nell’area del cantiere della M.G. disgaggi di Mel, probabilmente per l’uso improprio di una mola a disco. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo per incendio colposo, per ora senza indagati. Nella primissima fase ha costretto persino alla chiusura della sottostante strada regionale 355 Val Degano, riaperta soltanto venerdì a mezzogiorno. Yvonne Toscani


III

Primo Piano

Martedì 23 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Discarica di Torretta, la Procura di Verona vuole vederci chiaro Il fascicolo sugli effetti del sito sulla qualità dell’acqua nelle falde è stato riaperto grazie alle “pressioni” polesane `

no, senza mezzi termini, un’autentica minaccia ecologica.

SINDACI IN TRINCEA ROVIGO Ancora una volta viene disatteso e resta inascoltato lo studio prodotto dalla consulente scientifica in materia ambientale Marina Lecis sulla discarica di Torretta, l’impianto di Legnago sorto nel 1968 sull’ex alveo del Tartaro ai confini con Bergantino e Castelnovo Bariano. Lo studio della professoressa Lecis ha mostrato nelle vicinanze della discarica la presenza, in concentrazioni oltre la soglia consentita, di sostanze come ferro ed arsenico nelle acque della falda e in quelle utilizzate per l’irrigazione. Nell’acqua di falda è stata trovata una quantità importante di Pfas e di cobalto. Inoltre è stato presentato un esposto alla Procura di Verona da parte di Massimo Biancardi, sindaco di Castelnovo Bariano, comune del rodigino toccato dalla discarica.

INCHIESTA APERTA

INCHIESTA Sopra e nella pagina a fianco, due strade bianche di Trecenta nelle quali sarebbero avvenuti gli sversamenti di materiali nocivi e il leader nazionale dei Verdi Angelo Bonelli

Inizialmente sembrava che il fascicolo d’indagine venisse archiviato per il mancato riscontro di elementi penalmente rilevanti, ma successivamente il giudice per le indagini preliminari ha deciso per un sup-

Rotatoria Buso-Sarzano bloccata dalla nuova “valutazione ambientale» NUOVA ROTATORIA ROVIGO L’attesa per la realizzazione della rotatoria tra Buso e Sarzano sarà ancora lunga. Il nuovo intoppo riguarda la “Vas”, la Valutazione Ambientale Strategica, che dovrà essere eseguita da un esperto esterno al Comune e il cui costo non è ancora possibile né quantificarlo né sostenerlo a causa delle ristrettezze economiche a cui è sottoposto Palazzo Nodari.

BANDO REGIONALE Nell’estate del 2016 l’Amministrazione Bergamin aveva deciso di partecipare a un bando regionale per fondi da destina-

SI ALLUNGANO I TEMPI PER LA MESSA IN SICUREZZA DEGLI INCROCI SULLA STRADA DIRETTA AD ADRIA

re alle infrastrutture. Con l’elevato numero di incidenti automobilistici che avvengono sulla strada regionale 443 in direzione Adria, dove si incontrano le strade dirette alle due frazioni, la Giunta aveva deciso di realizzarvi una rotatoria. La risposta dalla Regione è arrivata nel luglio del 2017 e da allora è stato detto a più riprese che i lavori sarebbero partiti a breve. Invece solo lo scorso novembre l’ex assessore al Lavori Pubblici Antonio Saccardin, interrogato sul perchè non fosse ancora partito il cantiere a due anni dal progetto, ha rivelato che ci sarebbe voluto ancora parecchio tempo (la sua stima dell’epoca era di circa un anno). Già una prima complicazione sulla fattibilità del progetto è stata la presenza delle condotte idriche e del gas, perché si rende necessaria una modifica delle tubature, i cosiddetti “sottoservizi”, ed è un costo che ha aumentato la cifra complessiva a carico del Comune per la realizzazione della rotatoria (il cui costo complessivo si aggira sui 720 mila euro).

VALUTAZIONE AMBIENTALE La novità più recente, ora, è quella della valutazione ambientale, una procedura burocratica che va a “migliorare” la più nota Via (Valutazione d’ Impatto Ambientale), finalizzata ad integrare considerazioni di natura ambientale nei piani e nei programmi di sviluppo urbanistico per migliorare la qualità decisionale complessiva. Sostanzialmente, la valutazione serve ad avere un parere

EX ASSESSORE Gianni Saccardin ha seguito l’iter del progetto

sull’opera da realizzare in considerazione dell’evoluzione della zona circostante e del resto della città. Per fare questa operazione il Comune si deve rivolgere ad un professionista esterno, il cui costo non è attualmente quantificabile con precisione. Proprio il fattore economico rallenta l’opera, visto che all’epoca non era stata vincolata una cifra per svolgere questa valutazione ambientale. Una volta fatta, la Regione Veneto avrà 90 giorni di tempo per rispondere: se dovesse andare bene la valutazione, il progetto approderà in consiglio comunale, altrimenti andrà fatto un altro passaggio burocratico ancora più complesso. Alla luce di tutto questo, l’ipotesi dello scorso novembre di Saccardin, oggi candidato sindaco di Presenza Cristiana, rischia di rivelarsi fin troppo ottimistica: sarà difficile vedere le ruspe in azione a metà del prossimo autunno. Alberto Lucchin

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EMERGENZA AMBIENTALE

PROTESTE L’area di Torretta

plemento d’indagine affidato ora ad un altro sostituto procuratore, il dottor Gennaro Ottaviano. La magistratura veronese vuole dunque continuare a indagare su di una discarica che alcuni definisco-

L’IMPIANTO DI LEGNAGO È PROPRIO DI FRONTE AGLI ABITATI DI BERGANTINO E CASTELNOVO

Entro due anni, intanto, in Italia, non solo dell’Alto Polesine, non sapremo più dove mettere la spazzatura. Tutte le discariche del Paese saranno sature. Quelle del Centro, in realtà, lo saranno tra meno di un anno, mentre in diverse aree del Sud è già emergenza. È questo l’allarme contenuto nel rapporto presentato a Roma da Fise Assombiente. «In Italia – si legge – si producono ogni anno 135 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e circa 30 di rifiuti urbani». Di queste, finiscono a riciclo, rispettivamente, soltanto il 65 e il 47 per cento. Per far fronte al pericolo, lo Stato dovrà «riconsiderare la gestione delle discariche, facendo riferimento solo a impianti moderni e sostenibili cui destinare esclusivamente le frazioni residuali trattate». Per mettere in pratica un vero modello di economia circolare è «imprescindibile realizzare le condizioni per chiudere il cerchio della gestione rifiuti. Ovvero aumentare il riciclo e il recupero energetico, così da minimizzare l’uso delle discariche». Annalisa Boschini


MARTEDÌ 23 APRILE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

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La sfida delle elezioni europee

Le candidature a Strasburgo sgambetti e “fuoco amico” Nella Lega, grande favorita, malumore per l’esclusione dei consiglieri vicini a Zaia Pd, duello Variati-Moretti: rischiano entrambi. Per il M5S prova d’appello decisiva

luogo, e Alessandra Moretti, consigliere in Regione; il primo ha incassato la benedizione del segretario nazionale Zingaretti - al suo fianco nel lancio della campagna - e conta sul “partito degli amministratori”; Moretti replica con incursioni televisive graffianti che ne consolidano la notorietà. Né va trascurata Isabella De Monte, forte del sostegno compatto dei democratici friulani. UNA CRONISTA D’ASSALTO

Filippo Tosatto Un mese di campagna europea con i sondaggi convergenti nel delineare una mappa politica dai contorni già marcati, circostanza che alimenta il “fuoco amico” tra candidati della stessa lista. Decriptato dal politichese, a Nordest il 26 maggio promette una vistosa avanzata della Lega, un brusco calo del Pd rispetto al boom renziano della tornata precedente, un esame di maturità per i 5 Stelle a vocazione governativa che contenderanno la piazza d’onore ai dem, un autentico “test di sopravvivenza” per Forza Italia

azzannata al fianco dai famelici alleati di Fdi. BIZZOTTO- DA RE BLINDATI

Così, se i leghisti ambiscono a 6-7 seggi dei quattordici a disposizione, per i runners veneti, avvezzi alla parte del leone, la concorrenza è spietata, con Emilia, Friuli e Trentino cresciuti moltissimo da cinque anni a questa parte e decisi a conquistare una rappresentanza a Strasburgo. Blindata Mara Bizzotto, europarlamentare uscente, tranquillo anche il segretario regionale Gianantonio “baffo” Da Re (unico in lizza nella roccaforte trevigiana) nonostante l’irritazione dei consiglieri regio-

nali vicini a Luca Zaia, depennati in blocco dalla corsa elettorale e punzecchiati dal veterano di Vittorio Veneto («Non vedo dei Maradona rimasti in panchina... ») che non ha gradito il loro malcontento. Il governatore, pure intervenuto presso Matteo Salvini per scongiurare un clamoroso ridimensionamento della quota lighista, ha fatto buon viso a cattivo gioco - «Sono così bravi che vogliamo tenerceli stretti... » - ma gli esclusi potrebbero ricambiare la cortesia dirottando i consensi su altri sfidanti, magari Paola Ghidoni a Padova o Rosanna Conte di Caorle, mentre nel Veronese il giovane Paolo Borchia confida

nella longa manus dell’influente ministro Lorenzo Fontana. LA VARIANTE DE CASTRO

In casa dem, due seggi sembrano appannaggio in partenza del capolista romano Carlo Calenda e della vicepresidente dell’Emilia Elisabetta Gualmini. Il partito, ragionevolmente, mira ad una terza poltrona e la contesa si profila agguerrita: con l’ex ministro Paolo De Castro, assai radicato nel circuito agroalimentare (ha retto a più riprese le Politiche agricole) e renziano doc; con i due vicentini nemici per la pelle: Achille Variati, per dieci anni sindaco del capo-

Nell’arcipelago del M5S il voto d’opinione prevale largamente sul (gracilissimo) radicamento territoriale. Prevedibile il successo della capolista Sabrina Pignedoli, la giornalista di Reggio Emilia autrice di coraggiose inchieste sull’infiltrazione della ’ndragheta al Nord che le hanno valso un plebiscito on line; buone chance anche per l’uscente Marco Zullo, fiero animalista veronese di nascita e friulano d’adozione, e per la triestina Viviana Dal Cin. Ci proverà anche “Anthony” Candiello, alfiere della lotta ambientalista a Porto Marghera, ma la sensazione è che l’esito pentastellato sia legato soprattutto alle di-

Le aziende sono ancora in salute ma chiedono non solo di essere protette a livello europeo, ma di essere comprese

Nell’urna anche la frenata del Nordest così la politica dimentica le imprese L’INTERVENTO

MARIO POZZA*

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iste e simboli per le europee depositati, ora attendiamo programmi credibili. Al momento, si leggono molti tic e altrettante ossessioni. Il centrosinistra sembra avere soltanto tre voci nella propria faretra: migranti, ambiente e diritti civili. Ora, rilevo che in tutta Europa il numero dei migranti rimane al di sotto del 5 per cento della popolazione; l’ambiente lo si affronta a partire dal terrore di fosche previsioni tutte da dimostrare e i diritti riguardano, anch’essi, una sparuta minoranza di cittadini italiani e continentali. I partiti di governo si dibattono in un estenuante litigio sull’universo mondo, gli uni alla ricerca di una purezza morale impossibile da raggiungersi per noi modesti mortali destinati, anche se dovesse andare in disuso, al purgatorio; gli altri a non far raggiungere il paradiso alle colonie di africani in fuga più dalla povertà che dalle guerre. L’inferno dei numeri rimane addosso alle quasi 500 mila aziende venete, come dimostrano gli ultimi dati appena sfornati da un rapporto Prometeia di cui non ho ancora riscontrato importanti reazioni da parte della politica nazionale e locale. Alla politica, infatti, sembra che della

vita delle nostre aziende importi davvero poco. Diciamo che l’identità economica rimane sullo sfondo. Invece, si tratta del centro della nostra vita comunitaria e ormai del futuro nostro, più che di quello dei nostri figli. Prometeia rivede al ribasso i dati economici nazionali: va bene, era previsto da tutti tranne che da chi se ne dovrebbe curare. Ma, di più, ricalcola in negativo anche quelli del nostro Veneto. Una frenata decisa, rileva l’autorevole istituto, che certo deriva da un rallentamento mondiale. In particolare Prometeia ci assicura che rallenterà il commercio globale, ma il fatto che l’economia veneta rallenterà nel corrente 2019 attestandosi su un debolissimo +0,3 per cento, contro lo 0,6 previsto a gennaio, dovrebbe farci tremare le vene ai polsi. La crescita rimarrà ferma allo zero virgola in tutti i settori e di pari passo andrà il mercato del lavoro. Solo le esportazioni hanno qualche numero incoraggiante, ma di sicuro saremmo dei folli se pensassimo di far gravare tutto il peso del nostro sviluppo sulle spalle di quegli eroi che, nonostante tutto, continuano a operare, spesso da soli, su mercati difficilissimi e scivolosi.Le cifre di Prometeia meriterebbero attenzione e analisi, prese di posizione e politiche adeguate soprattutto in ambito europeo. Eppure, rimaniamo scon-

fortati dalla disattenzione che è sempre più evidente. Non si tratta di giocare a chi sia più qualunquista nello sparare addosso ai partiti, ai movimenti e agli schieramenti. Si tratta di essere realisti e di difendere sul piano continentale una economia fatta da aziende ancora in salute che chiedono non solo di essere protette ma, di più, di essere comprese dalla testa dei nostri rappresentanti e infine di essere registrate sulla loro

La più macroscopica assenza riguarda una seria analisi sulle infrastrutture L’autonomia, risposta adeguata nel metodo e nel metodo, è ora ostaggio nel governo

namiche nazionali, ovvero alle capacità di recupero rispetto all’emorragia di gradimento che ha scandito fin qui la loro partecipazione al litigioso governo gialloverde del Paese. LO STRAPPO DELLA GARDINI

Tempi duri per Forza Italia, colpita dalla clamorosa defezione di Elisabetta Gardini alla vigilia della presentazione delle liste; dopo vent’anni di mandato europeo, la padovana - già prediletta dal Cavaliere - è trasmigrata in Fdi, scagliando contumelie all’indirizzo di Antonio Tajani. Che dire? L’alleanza con la Svp garantirà a Silvio Berlusconi una frazione di voto in più su base nazionale ma il prezzo sarà un seggio certo agli altoatesini né il ripescaggio di Irene Pivetti - collocata al terzo posto - desta particolari entusiasmi. Fratelli d’Italia, si diceva: Sergio Berlato, paladino delle doppiette, è realisticamente convinto di superare la soglia vitale del 4%; non così +Europa-Italia in Comune, con Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma, costretto a correre in salita. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

agenda. La più macroscopica assenza riguarda (ma da quanto tempo lo stiamo predicando inascoltati?) una seria analisi sulle infrastrutture. Dall’incompiuta del Mose, che se dovesse rimanere così sarebbe una lacerante sconfitta per tutti e non solo per i furbetti del quartierino, alla stupefacente assenza della tratta Verona-Padova sulla linea dell’alta velocità, fino all’ultimo umiliante schiaffo di Ferrovie al Veneto che produce e a cui è stato scippato un treno prezioso. La sensazione è che rimaniamo, in Veneto, il fanalino di coda di ogni politica di investimento. Possono diventare le Camere di Commercio volano per l’economia come prospettato dal vicepresidente Di Maio nei giorni scorsi nell’Assemblea Unioncamere? In tale occasione egli le ha ritenute indispensabili per sostenere le imprese nell’export, come pure ha riconosciuto grande valore ai progetti specifici su digitalizzazione, turismo e cultura, orientamento al lavoro che hanno sviluppato nell’ultimo triennio. Il sistema camerale, nonostante il disastro provocato dalla riforma Renzi è vivo ed è a disposizione. Insomma, rispondiamo: se voi chiamate noi ci siamo. Credo che l’autonomia potrebbe essere una risposta di metodo e di merito adeguata. Quell’autonomia che però, al di là delle promesse, sembra essere diventata un ostaggio con cui un governo a trazione diversificata continua a baloccarsi, immaginando che in Veneto abitino cinque milioni di stupidi. Alla fine di maggio avremo tra le mani una scheda elettorale. Speriamo non diventi inutile orpello di un sistema al tramonto. — * Presidente Unioncamere del Veneto BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


MARTEDÌ 23 APRILE 2019 LA NUOVA

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MESTRE

E mail cronaca.mestre@nuovavenezia.it MestreVia Poerio, 34 Centralino041/50.74.611 Fax 041/95.88.56 Abbonamenti 800.420.330 Pubblicità 041/396.981

politicHe sociali e lavoro

Un anno di reddito di inclusione attiva Seicento beneficiari, spesi 700 mila euro Venturini: «Progetti cofinanziati da Regione e Comuni. Una risposta concreta per chi non avrà il reddito di cittadinanza» Mitia Chiarin Politiche di sostegno all’autonomia di persone che vivono in povertà, nella marginalità sociale e psicologica, e che un lavoro manco pensano di poterlo trovare. In questi tempi di corsa al reddito di cittadinanza, altre politiche di aiuto sociale resistono e funzionano ma sono pressoché ignote ai più. Lo evidenzia il report del bilancio 2018-2019 del Ria, il reddito di inclusione attiva finanziato da quattro anni dalla Regione Veneto in compartecipazione con i Comuni, redatto dalle Politiche sociali di Venezia che hanno la cabina di regia del progetto. «Si tratta di percorsi di aiuto che non sono solo un sostegno al reddito ma aiutano le persone in percorsi di autonomia e di uscita dalla marginalità. Parliamo di persone che rischiano di restare fuori dal reddito di cittadinanza perché non sanno neanche scrivere un curriculum per la ricerca del lavoro. Lo strumento del reddito di inclusione, il Ria, continua ad esistere ma pochi lo sanno», dice l’assessore comunale Simone Venturini. Altra cosa è il Rei (reddito di inclusione sociale) che era stato pensato dal governo Gentiloni, come prosecuzione delle misure contro la povertà, ed è stato soppresso con l’introduzione del reddito di cittadinanza. «Il nostro giudizio sulla nuova misura resta pieno di dubbi», dice Venturini che ammette che «la confusione è tantissima e non aiuta». Il Rei, rispetto al reddito di cittadinanza del governo Lega-M5s, ricorda Venturini «che ha come requisito fondamentale il ri-

spetto del tetto di reddito, prevedeva percorsi di tipo sociale che oggi resistono nella misura del reddito di inclusione Ria con percorsi differenziati e il coinvolgimento di associazioni, terzo settore e mondo del volontariato in cui coinvolgere le persone che cercano autonomia. «Le aspettative, troppo alte, sugli effetti del reddito di cittadinanza creano un diffuso malcontento», evidenzia l’assessore. Sono quasi 600 in provincia le persone che nel 2018 hanno seguito percorsi sociali e di reinserimento lavorativo con il Ria. Sono 171 gli utenti in 17 Comuni di Miranese e Mirese; 41 in 5 Comuni del Veneto Orientale e ben 345 nell’ex Usl 12 ( comprende Marcon, Quarto d’Altino, Cavallino Treporti) con Venezia che fa la parte del leone sia per utenti che per il ruolo di cabina di regia, con oltre 421 mila euro di contributi cofinanziati. A livello provinciale l’investimento complessivo supera i 700 mila euro di cofinanziamento tra enti e Regione. I contributi vanno mediamente dai 150 ai 300 euro al mese. I beneficiari si dividono quasi a metà tra donne e uomini (punta del 58% di maschi a Venezia), con un buon 75 per cento di italiani e con una predominanza di adulti tra i 36 e i 55 anni e over 55. I percorsi hanno coinvolto anche disabili e minori a rischio di dispersione scolastica con inserimenti lavorativi, tirocini, percorsi personalizzati. Il 52 per cento degli utenti dal primo trimestre 2019 lavora stabilmente. Per il 60 per cento sono persone che hanno concluso il percorso con una nuova prospettiva di vita. —

CROMASIA

REDDITO DI CITTADINANZA FONDI NAZIONALI

i più poveri

dati dal 1.1.2018 al 31.1.2019

Provincia di Venezia-dati aprile 2019

Agli sportelli c’è tanta confusione sulle misure

DOMANDE ACCOLTE

345 nei comuni di VENEZIA, MARCON ,QUARTO D'ALTINO, CAVALLINO TREPORTI E VENEZIA per

171 nei Comuni del MIRANESE E MIRESE per

226.268 €

557 beneficiari

421.070 € complessivi

complessivi

41 nei VENETO ORIENTALE per

59.120 € complessivi

BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

reDDito Di cittaDinanza

Inps: 2.600 domande accolte Il 70% prende più di 300 euro A che punto siamo con il reddito di cittadinanza? L’ultimo aggiornamento dell’Inps è del 18 aprile scorso. Su 448 mila e 337 domande accolte a livello nazionale (su 681.736 presentate) quelle del Veneto sono poco più di 13 mila per le accolte su 22.215 presentate. Numeri che confermano un sostanziale disinteresse nella nostra regione per questo tipo di misura di sostegno al reddito e alla ricerca di un

CROMASIA

REDDITO DI INCLUSIONE ATTIVAFONDI REGIONALI E COMUNALI

lavoro. La provincia di Venezia risulta seconda per domande accolte con 2.609 richieste che hanno ottenuto il via libera. Prima è Padova con 2.720 domande accolte. Ma Venezia ha a livello regionale il primato delle domande respinte che sono state finora 1.705 contro le 1.685 di Padova e le 1.645 di Verona. Sull’efficacia del provvedimento pesano anche le polemiche sull’importo degli asse-

gni, più bassi del previsto. Oltre il 70% degli assegni supera i 300 euro , spiega una nota sempre dell’Inps del 19 aprile. Gli importi sopra i mille euro sono il 5,4 delle domande; gli importi da 750 a mille euro sono il 16 per cento. olo il 7,5 per cento si deve accontentare di importi tra i 40 e i 50 euro. Il 50% è compreso tra la fascia dei 300 e i 750 euro. Cifre che hanno creato più di un malcontento per l’im-

porto esiguo e che rischiano comunque manco di esserci per quelle persone che vivono una situazione di forte marginalità sociale e che senza percorsi di autonomia rischiano di restare esclusi come dimostra l’esperienza del reddito di inclusione attiva. Misura che sopravvive mentre il Rei è stato cancellato: ne beneficiavano 667 nuclei familiari veneziani nel 2018 a fronte di domande presentate da altre 1.500 persone rimaste escluse. A Venezia città sono circa 2.500 le situazioni monitorate perché a rischio povertà estrema. Un numero di poco inferiore alle domande di reddito di cittadinanza accolte a livello provinciale finora. — M.Ch.

DOMANDE RESPINTE

Sigle diverse per servizi diversi. Il reddito di cittadinanza è la misura varata dal governo giallo-verde. Prende il posto del Rei (inclusione sociale) ma non sostituisce il Ria (inclusione attiva). —


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Martedì 23 Aprile 2019

Città d’acqua Punta della Dogana sul bacino di San Marco, il cuore del centro storico di Venezia, città d’acqua

Venezia:«Aiutiperridurreidebiti? Grazie,maicontisonogiàinordine» «Salva Roma» esteso ai capoluoghi delle città metropolitane. Zuin: «Noi virtuosi» «Aiuti? Non li rifiutiamo, ma camminiamo tranquillamente con le nostre gambe», dice l’assessore al Bilancio di Venezia Michele Zuin. Poco importa quindi se il governo, per far «digerire» nel decreto legge per la Crescita la riduzione del debito di Roma (sono 12 i miliardi contratti dalla Capitale), vuole inserire tra coloro che beneficeranno degli aiuti anche i capoluoghi delle altre Città metropolitane, Ca’ Farsetti guarda quasi disinteressata VENEZIA

Assessore Michele Zuin al Bilancio

considerando che i debiti al 31 dicembre 2018 ammontavano a 243 milioni, sessantaquattro in meno (erano 307) rispetto a quattro anni fa quando fu eletto sindaco Luigi Brugnaro. Adesso il bilancio è in ordine, il debito cala ogni anno, Venezia ha liquidità di cassa e può programmare investimenti grazie anche ai fondi previsti dal Patto siglato ormai nel novembre 2016 tra il sindaco e l’allora premier Matteo Renzi. La settimana scorsa gli assessori dei comu-

ni capoluogo delle Città metropolitane (che rappresentano quasi il trenta per cento degli italiani) sono stati convocati per parlare proprio del decreto Crescita: l’idea è quella di rinegoziare i mutui con la Cassa depositi e prestiti, riducendo il tasso di interesse e allungandone la durata. «Va benissimo, non rinunciamo a niente, ma Venezia riesce tranquillamente a pagare i propri debiti — sottolinea Zuin — Per noi sono i numeri a parlare: assieme a Milano,

siamo stati riconosciuti come il Comune che ha il bilancio migliore». Non è trascurabile nemmeno che dei 243 milioni di debito rimasto, solo 81 siano stati contratti con la Cdp (un terzo) e quindi la rinegoziazione per Ca’ Farsetti avrebbe un impatto decisamente trascurabile considerando che il bilancio complessivo supera i 640 milioni. Il provvedimento invece risulta fondamentale per Roma ma anche per altre città italiane, soprattutto del sud Italia

Zuin Noi e Milano con i bilanci migliori. Sia convocato il Comitatone

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che oltre ad essere ad un passo dal default, come Catania e Palermo, hanno anche una evasione quasi record per le tasse locali. Un esempio è dato dalla Tari, la tassa dei rifiuti. «Ci sono città — sottolinea l’assessore — con l’evasione che sfiora il 50 per cento, Venezia si assesta all’otto sulle singole bollette. E se consideriamo i successivi due/tre anni, tra richiami e procedure che adottiamo, arriviamo ad avere il 99 per cento dei pagamenti regolari». Piuttosto che la rimodulazione del debito Brugnaro e Zuin continuano a chiedere, invece, la convocazione del Comitatone che, tra le sue competenze, annovera anche la suddivisione dei fondi di Legge speciale per la salvaguardia della città. Sono 265 i milioni ormai stanziati da tempo, ma che senza l’ultimo «timbro» continuano a rimanere fermi nelle casse dello Stato. «Sono questi i veri fondi che aspettiamo — precisa Michele Zuin — il sindaco ha chiesto la convocazione del Comitatone in tutte le lingue, quei fondi, suddivisi in annualità fino al 2026, servono a Venezia, ma anche a Cavallino e Chioggia che ne sono beneficiari in maniera minore, e ai comuni della gronda lagunare». Qualche settimane fa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti nella sua visita a Venezia aveva rassicurato Brugnaro sulla riunione entro l’estate. F. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Infrastrutture e territorio, il nodo politico VENEZIA Il binario morto su cui

si è arenata la Tav veneta è tutto romano. Ma è nel Veronese, snodo cruciale della linea ad alta velocità, che la politica, tutta al femminile per inciso, sta alzando la voce. Il braccio di ferro fra Lega e M5S si gioca sul quadruplicamento o meno della tratta veneta. I pentastellati, infatti, sperano ancora di portare a casa il potenziamento della linea storica come per la Venezia-Trieste. Questa puntata del feuilleton che inchioda il corridoio Mediterraneo giusto nel tratto in cui incrocia, a Verona appunto, il corridoio Scandinavo prende le mosse dal giallo sull’analisi costi-benefici sulla Brescia-Padova commissionata dal ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli al professor Marco Ponti. Interrogato una settimana fa in commissione Trasporti, il sottosegretario del Mit (ministero delle Infrastrutture e Trasporti) Michele Dell’Orco (M5S) negava l’analisi fosse pronta ma al Corriere del Veneto risulta che il dossier sia sul tavolo di Toninelli da più di un mese. A lanciare il primo j’accuse, nei giorni scorsi, la prima delle tre veronesi protagoniste, la deputata del Pd Alessia Rotta: «Ci risulta che l’analisi non solo sia pronta, nonostante Dell’Orco abbia negato in commissione, ma anche che tracci un bilancio negativo per 2 miliardi circa. È curioso, infine, che nel M5S si cominci a parlare con insistenza delle 309 prescrizioni soprattutto ambientali formulate dal Cipe». L’ipotesi è che la soddisfazione di alcu-

L’assessore Linea storica ormai satura. Quadruplicamento necessario subito

Tav veneta, analisi pronta: negativa per due miliardi De Berti: «Inaccettabile» 309

Sono 309 le prescrizioni del Cipe sulla tratta fra Brescia e Verona, quasi tutte ambientali ma anche di adeguamento sismico

ne delle prescrizioni ambientali possa aiutare a far ingoiare il boccone amaro di un quadruplicamento su cui la Lega, in Veneto pare non transigere. Proprio in questi giorni un’altra veronese, la deputata del M5S Francesca Businarolo, già nota per aver eletto il proprio domicilio istituzionale in uno dei terreni espropriati per la Tav, ha postato una lunga nota: «Io sono da sempre contraria alla realizzazione del Tav Brescia-Verona. Chi mi conosce lo sa. Ebbene dopo tante mobilitazioni, ora

siamo di fronte ad una situazione nuova: infatti, nei giorni scorsi, il Governo ha reso noto che sono allo studio le soluzioni migliori per rendere più sostenibile ed efficiente possibile un’opera ereditata dal passato, ma che può ancora essere modificata in modo significativo». Il riferimento, ci spiega Businarolo, è «alle parole di Di Maio al Vinitaly, perché quelle 309 prescrizioni arrivano dai Comuni toccati, sono in gran parte ambientali e riguardano, ad esempio, l’adeguamento anti sismico dell’opera». Ponti, da parte

sua, si limita a un laconico: «Sì, al ministero si è in fase di analisi delle modifiche migliorative al progetto iniziale». Chi a Roma si è interessato delle sorti della Tav veneta si lascia scappare un «uno dei temi sul tavolo è ancora il potenziamento dell’esistente». La parte più difficile spetta ai pentastellati sul territorio, la deputata Arianna Spessotto valuta: «Non anticipo nulla, aspetto l’annuncio del ministero. Noi siamo sempre stati per il potenziamento della linea storica ma la Lega preme per il quadruplicamento».

Il quadro ● L’analisi costi-benefici sulla Tav veneta sarebbe sul tavolo del ministro Toninelli da più di un mese ● La mancata pubblicazione sarebbe legata all’esito negativo per circa due miliardi. ● Il rischio, alla vigilia delle Europee e con un clima già teso in seno al governo, è che si apra un nuovo fronte fra Lega e Movimento 5S

Che ormai non sia una battaglia combattuta in punta di fioretto bensì all’arma bianca è confermato dalla terza veronese sulle barricate: l’assessore regionale alle Infrastrutture Elisa De Berti: «Potenziamento della linea storica? Non esiste! E non esiste per un motivo: il potenziamento non risolve i problemi di saturazione della linea». De Berti, paziente tessitrice del difficile dialogo col Mit, ormai ha perso le staffe: «Basta una freccia in ritardo perché, a cascata, siano in ritardo i regionali e anche i treni merci. Le aziende a Transpotec mi hanno supplicato di risolvere il problema del trasporto merci. Su quella linea non ci sta neppure un treno in più! Vediamo di capirci: il quadruplicamento non serve tanto per la velocità quanto per separare i tipi di traffico. È fondamentale che la linea storica sia dedicata al trasporto regionale dei pendolari, si riuscirebbe così a potenziarla. Sulla nuova linea correrebbero le frecce e ci sarebbe lo spazio per i merci. Ci sono interventi possibili per risparmiare? Ci mancherebbe, siamo qui. Ma che la finissero con questo non decidere! Abbiamo perso un anno. Sarà bene che riparta la Brescia-Verona fermata dalle dichiarazioni a mezzo stampa più letali degli atti ufficiali e che si inizi a progettare i 45 km fra Vicenza e Padova. L’A4 è satura, un incidente al giorno, la ferrovia pure. Che cosa vogliono, il teletrasporto? Non c’è più tempo». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA


REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Martedì 23 Aprile 2019

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Sanità I fronti aperti

Il Veneto a caccia di 400 medici stranieri

L’associazione di riferimento: «Ci ha chiesto soprattutto radiologi, anestesisti, ortopedici e pediatri» I numeri ● Nel Veneto operano 8400 ospedalieri, ma per andare a regime ce ne vorrebbero altri 1295. ● La sanità pubblica e privata ha chiesto all’Associazion e medici stranieri 400 tra anestesisti, pediatri, ortopedici, ginecologi e radiologi

VENEZIA Finchè ministero della

Salute, Università, Regioni e sindacati non concorderanno su una sorta di maxi «sanatoria» a beneficio dei 10 mila laureati in Medicina oggi non assumibili perchè non specializzati a causa dei pochi posti disponibili nelle Scuole di specialità, l’unica strada percorribile per non lasciare sguarniti reparti e ambulatori, oltre a richiamare i pensionati, sembra il ricorso a professionisti stranieri. E non parliamo solo dei dieci romeni per i quali l’Usl di Treviso è in trattativa con l’Università di Timisoara. «Negli ultimi mesi il Veneto ci ha contattati per poter assumere 400 colleghi — rivela il professor Foad Aodi, palestinese, presidente dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e consigliere nazionale dell’Ordine italiano —. L’85% delle domande riguarda il privato, soprattutto cliniche, ma per la prima volta comincia a farsi sentire anche il pubblico, con un significativo 15% di richie-

L’intervista/2 di Michela Nicolussi Moro

ste. Le città che in entrambi i settori hanno evidenziato una maggiore esigenza di specialisti stranieri sono Verona, Padova, Vicenza e Treviso. Cercano anestesisti, radiologi, pediatri, ortopedici, ginecologi e medici dell’urgenzaemergenza». Nel Veneto mancano 1.295 ospedalieri e la situazione rischia di aggravarsi per altri 501 che dovrebbero andare in pensione con Quota 100. «L’Italia conta 80mila tra medici, infermieri, operatori sociosanitari e fisioterapisti di altri Paesi — continua Aodi — di questi, 18mila sono i camici bianchi. Solo che rispetto agli anni ‘60/’80 si è verificata un’inversione di tendenza: prima eravamo noi, palestinesi, arabi, siriani,libici, giordani, congolesi e camerunensi soprattutto a voler venire in Italia a studiare, specializzarci e magari restare a lavorare, come ha fatto il 45%. E così è stato dopo la caduta del muro di Berlino anche per romeni, albanesi, russi, moldavi e nor-

Sempre meno Nel Veneto mancano 1295 specialisti

«Superlavoro e contratti da fame faranno scappare anche loro»

Adriano Benazzato, segretario regionale dell’Anaao Assomed, sigla degli ospedalieri, come vede il ricorso a medici stranieri? «Sono molto scettico, i vertici della sanità non sanno dove sbattere la testa. Mi sembra un disperato tentativo di trovare a tutti i costi una soluzione alla carenza di specialisti senza guardare alle conseguenze». Cioè? «Già adesso il 25% dei colleghi di altri Paesi sta tornando in patria. Arrivano qui giovani, appena specializzati, perchè fa curriculum trascorrere qualche anno negli ospedali italiani. PADOVA

Adriano Benazzato Mi sembra un tentativo disperato. Si trovi invece una soluzione ai 10mila laureati italiani a spasso

avendo trovato spazio nelle Scuole di specialità, non possono essere assunti. E poi bisogna sfruttare al massimo la nuova legge che consente anche agli specializzandi dell’ultimo anno di partecipare ai concorsi e di essere assunti a tempo determinato, da trasformare in indeterminato al termine della formazione. Sono 6.200 in Italia e altrettanti se ne aggiungeranno a settembre. Non solo sostituirebbero i 10 mila pensionati ma ne avanzerebbero per tamponare le situazioni più critiche». A proposito di assurdità: il Veneto, come il resto delle regioni, cerca camici bianchi stranieri anche perchè quelli italiani vengono «scippati» da Germania, Francia, Inghilterra, America... «Appunto, è una barzelletta. La nostra sanità, pubblica soprattutto, ha creato condizioni di lavoro così pesanti e non più tollerabili da far scappare all’estero gli specialisti. E poi però si lamenta perché i concorsi vanno deserti e non contenta riserva lo stesso trattamento agli immigrati. Col risultato di far fuggire pure loro». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Una volta accumulata esperienza, se ne vanno». Perchè altrove li pagano meglio? «Esatto. Le nostre aziende sanitarie o le cliniche private che li assumono sottoscrivono contratti libero-professionali anche ai comunitari, che potrebbero invece partecipare ai concorsi, perché così erogano stipendi più bassi. E infatti, a differenza di quanto si crede, i romeni non vengono affatto di corsa in Italia». Ci sono disagi per i malati? «Credo che i colleghi dell’Est, soprattutto per la chirurgia, non abbiano il nostro stesso livello di preparazione. Altrimenti Germania, Francia e Inghilterra andrebbero a cercare loro, invece degli italiani. Per tutti vale poi il grosso limite della lingua: di solito arrivano senza sapere una parola d’italiano ed è un problema per i malati, con i quali non riescono a comunicare. Ma alla politica e ai direttori generali delle Usl interessa solo tappare le falle. Follia». La soluzione dell’Anaao? «Prima di tutto sanare l’assurdità dei 10 mila colleghi laureati e rimasti a spasso perchè, non

L’intervista/2 di Silvia Madiotto

dafricani già specialisti, che hanno dovuto solo chiedere il riconoscimento dal ministero della Salute o iscriversi al sesto anno di Medicina in Italia per ottenere l’equipollenza dei titoli. Oggi invece è l’Italia ad avere bisogno di medici stranieri, perchè non riesce a utilizzare quelli già laureati, che siano italiani o immigrati». E allora c’è la rincorsa in particolare a camici bianchi già formati dell’Est, ma anche egiziani, tunisini, sudanesi e siriani. «Alcuni accettano di trasferirsi in Veneto, come in altre regioni — rivela il presidente dell’Amsi — ma dopo un po’ i problemi emergono. Anche i comunitari, che potrebbe partecipare ai concorsi, vengono assunti dalle aziende sanitarie con contratti di libera professione della durata di 12-18 mesi, spesso addirittura di sei, rinnovabili per altri sei. Non sono pagati abbastanza, soprattutto a fronte degli stipendi da 14mila euro al mese più auto e scuola per i figli offerti

dall’Arabia o anche delle buste paga inglesi, che sono tre volte tanto quelle italiane». E infatti il 25% degli stranieri se ne torna in patria o sceglie altre mete nel mondo. «Offriamo una buona formazione, ma non siamo attrattivi, perchè i compensi sono bassi rispetto a quelli in vigore in Germania (che conta 10mila camici bianchi italiani, ndr), Francia o America — riflette Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei Medici di Venezia e vicepresidente nazionale — tanto è vero che il 15% dei colleghi italiani a sua volta se ne va altrove». «A noi mancano gli anestesisti — conferma Francesco Cobello, direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Verona — li cerchiamo italiani attraverso i concorsi, ma non escludo di poter valutare l’opzione stranieri». «Noi cerchiamo medici bravi — aggiunge Giovanni Pavesi, dg dell’Usl 8 Berica — al momento non all’estero». M.N.M. © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Negliospedali giàmoltidall’estero EdallaRomania tornanogliitaliani»

TREVISO Prima sono arrivati gli infermieri stranieri, poi hanno fatto capolino anche i medici specialisti. «A Treviso ci sono anestesisti di Fiume, a Motta di Livenza medici croati, partono il lunedì e tornano a casa il venerdì, funziona già da vent’anni ma possiamo creare rapporti ancora più solidi con l’Est Europa partendo dalle università, per sfruttare le best practice italiane e straniere e instaurare una collaborazione che porti nei nostri ospedali i professionisti che oggi mancano». Giovanni Pavan, dirigente dell’assistenza infermieristica all’Usl 2, è stato mente e motore del progetto che dovrebbe condurre nella Marca dieci medici romeni, specializzandi all’università di Timisoara. Un progetto che, però, sta facendo molto discutere. «Credo che i presidenti delle federazioni dei medici non sappiano bene come stanno le cose, quello dall’Est all’Italia è un flusso consolidato, i nostri ragazzi si specializzano lì dopo la laurea, i loro ragazzi vengono a studiare qui, con Timisoara abbiamo attivato per anni una rete di consulti che ha funzionato egregiamente».

Dottor Pavan, com’è nata l’idea di prendere medici romeni? «Da un dialogo con il direttore generale Francesco Benazzi e il direttore sanitario Marco Morgante. Per certi versi, la carenza di specialisti stava diventando drammatica, l’alternativa era chiudere i reparti o spostare il personale, cosa che avrebbe potuto creare disagi e difficoltà. Così ho suggerito di aprire un canale, grazie ai miei contatti istituzionali in Romania, poteva essere una strada». In che modo? «Ho insegnato in una scuola di alta forma-

Giovanni Pavan Molti studenti italiani si specializzano a Timisoara La formazione è ottima ma manca la tecnologia zione in Albania e sono stato vicepresidente di Informest, un centro per la cooperazione economica internazionale della Regione Veneto, stringendo rapporti con consolato e ambasciata. Abbiamo condiviso questa opportunità che ora è allo studio, speriamo che la burocrazia ci venga incontro in tempi brevi. Per il Veneto la Romania è una zona interessante non solo per il notevole numero di imprenditori che vi lavorano, ma anche per la migrazione sanitaria. E la Regione vuole diventare ancora più attrattiva». Che valore aggiunto possono portare medici formati all’estero? «Timisoara ha un’università di alto livello, con un’elevata capacità tecnica professionale, scuole di cardiochirurgia che formano ottimi professionisti. Manca però la tecnologia italiana. Riuscendo ad aprire un flusso di scambio può diventare per entrambi i territori un fattore di sviluppo. I programmi romeni sono già riconosciuti in Italia. C’è anche l’idea di instaurare una convenzione con l’università di Padova». © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Nordest

IL CASO MOGLIANO VENETO (TREVISO) «Devo ringraziare ‘Il Gazzettino’ che quattro anni fa sollevò per primo il mio caso di vittima degli antibiotici e mi consentì di mettermi in contatto con altre persone che avevano i miei stessi problemi. Ne ho scoperte tantissime. Adesso abbiamo un gruppo Facebook che raccoglie più di duemila membri. Ma soprattutto, abbiamo vinto la prima battaglia di una lunga guerra». È visibilmente soddisfatto Andrea Favero di Mogliano Veneto, fondatore di “Fluorochinoloni - Gruppo di supporto per i danneggiati da antibiotico”. Lo abbiamo intervistato a pochi pochi giorni dalla comunicazione dell’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa), la quale ha lanciato l’allarme su alcuni antibiotici di uso comune per il rischio di gravi effetti collaterali “invalidanti, di lunga durata e potenzialmente permanenti”. Si tratta, per l’appunto, dei medicinali appartenenti alla famiglia dei chinoloni e fluorochinoloni. Alcuni di questi, per lo più quelli di vecchia generazione, saranno ritirati, mentre per quelli ancora in commercio è stata ribadita la necessità di riservarli per le infezioni gravose o dove le alternative terapeutiche si sono rivelate inefficaci.

LA TESTIMONIANZA «Io porto le conseguenze dell’uso di quell’antibiotico, che mi venne prescritto inizialmente dal medico di base. La mattina dopo, già avvertivo fastidio ai tendini d’Achille, sintomo che si accentuò mentre le ore passavano. Più tardi, il giorno stesso, uno specialista mi cambiò l’antibiotico, ma con principio attivo analogo. Nel foglietto illustrativo era indicato che con quei sintomi avrei dovuto cambiare medicinale, pertanto credevo che la scelta dello specialista fosse stata corretta. Allora avevo 27 anni. Avevo avuto una banale infezione alle vie urinarie. Sono bastati due giorni di terapia e ho cominciato a camminare come uno zombie, strascicavo i piedi, non riuscivo ad afferrare saldamente gli oggetti. Da allora non ho più potuto guidare l’auto, correre o fare sport e soffro costantemente di dolore ai tendini. Ero in perfetta salute, quei due giorni di antibiotico mi hanno rovinato la vita». È riuscito a mantenere un’occupazione solo per-

«ERO IN PERFETTA SALUTE DUE GIORNI DI TERAPIA MI HANNO ROVINATO LA VITA: NON HO PIÙ POTUTO GUIDARE L’AUTO, CORRERE O FARE SPORT»

Martedì 23 Aprile 2019 www.gazzettino.it

«Io, vittima di antibiotici» I farmaci saranno ritirati Andrea Favero di Mogliano denunciò `Ora l’Agenzia Aifa lancia l’allarme i danni provocati da alcune medicine «Rischio di gravi effetti invalidanti» `

contenenti cinoxacina, flumechina, acido nalidixico e acido pipemidico verranno ritirati dal commercio”. «E sa che cosa mi fu prescritto? - continua Andrea – Ciprofloxacina, una pastiglia al dì da 500 milligrammi. Dalla mattina successiva avvertii fastidio ai tendini d’Achille, ero preoccupato. Poi lo specialista mi prescrisse Levofloxacina e cortisone. Il dolore ai tendini peggiorava ed iniziai ad avvertire formicolio ai piedi ed alle mani. Credevo fosse collegato alla compressa del giorno prima, ma sfortunatamente realizzai che si trattava

praticamente della stessa sostanza solo l’indomani, quando ormai era troppo tardi. Nei giorni successivi, pur avendo interrotto questi due farmaci, ero pervaso da una sequela di sintomi devastanti. Provavo un’enorme debolezza, non riuscivo ad aprire nemmeno una bottiglia, avevo dolori fortissimi agli arti, non riuscivo praticamente a camminare». Siamo nella famiglia dei fluorochinolonici. E adesso Aifa indica ai medici di non prescrivere quei medicinali in casi di infezioni non gravi o per infezioni non batteriche. Prudenza è racco-

Sul Gazzettino

31 MARZO 2015 La pagina del Gazzettino con la prima denuncia di Andrea Favero

«Favorite le agromafie», Cunial espulsa dal M5s LA DECISIONE

SU FACEBOOK Il post della grillina Sara Cunial con il documento che sancisce la sua espulsione

VENEZIA La vicentina Sara Cunial è stata espulsa dal M5s alla Camera dei deputati. La decisione, comunicata dal presidente del gruppo Francesco D’Uva, risale al 17 aprile, ma è stata resa nota ieri. L’ha fatto la stessa Cunial pubblicando su Facebook la lettera del capogruppo, corredata del seguente commento: «Nessun parlamentare o capo politico mi ha chiesto di entrare a far parte di una forza politica esistente. Tantissimo affetto e stima dai cittadini di cui sono stata chiamata ad essere portavoce. In fondo ho solo parlato di mafia in Parlamento». L’intervento cui si riferisce Cunial è del 16 aprile. In aula la par-

BASSANESE La deputata Sara Cunial non sarà più tra i banchi grillini

lamentare aveva espresso contrarietà al provvedimento sull’agricoltura, sostenendo che venivano favorite le agromafie e aveva chiesto che venisse «almeno» approvato un emendamento per destinare 300 milioni ad aziende agricole biologiche e biodinamiche. «Un progetto mafioso che lede la nostra Costituzione», ha rincarato Cunial parlando di «diritti barattati con meri interessi economici a tutto vantaggio di pochi. Se difendere questi diritti vale l’espulsione, allora accetto il provvedimento in nome della Terra e della Vita che vanno difese senza più alcuna paura». La parlamentare era già entrata in rotta di collisione con il M5s per la sua contrarietà ai vaccini. © RIPRODUZIONE RISERVATA

La decisione di inviare questo comunicato è frutto del lavoro dell’Agenzia europea del farmaco che ha “valutato il rischio di reazioni avverse gravi e persistenti (che durano mesi o anni), invalidanti e potenzialmente permanenti, principalmente a carico del sistema muscoloscheletrico e del sistema nervoso”. Ha trovato conferme ai casi segnalati anche in Italia, a partire dal caso di Andrea, che ricorda: «Dopo la pubblicazione dell’articolo del Gazzettino, nel marzo 2015, mi contattarono alcune persone che stavano vivendo la stessa situazione. E’ partito da quelle segnalazioni il sospetto che i casi come il mio non fossero pochi. Adesso che sono passati quattro anni, il gruppo Facebook che amministro è diventato il punto di incontro e di collegamento di tanti sfortunati come me. Ci sono persone che hanno perso il lavoro e la propria autosufficienza a causa degli effetti di questi antibiotici». Il cruccio di Andrea è sempre stato quella della mancata informazione dei rischi verso i pazienti. Sul “bugiardino” di uno degli antibiotici che gli erano stati prescritti c’era scritto che erano stati riportati casi di tendinopatia e neuropatia con incidenza da “rara” a “molto rara”. «La salute non è una roulette russa, e neppure il frutto di un calcolo delle probabilità. - conclude - Il paziente dovrebbe essere sempre informato dal medico, specialmente quando viene prescritto un farmaco che le linee guida indicano come medicinale di seconda scelta. La notizia che finalmente l’Aifa ha redatto questo comunicato è una prima vittoria, ma più per il fatto che l’informazione si sta diffondendo, non perché queste avvertenze fossero sconosciute prima d’oggi. La letteratura scientifica invita alla prudenza nell’utilizzo di questa classe di antibiotici da molti anni e gli effetti collaterali gravi erano già descritti da tempo. Ora ci sono migliaia di persone che hanno subito gravi danni e desiderano giustizia». Giuseppe Pietrobelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA VICENDA DENUNCIATA SUL GAZZETTINO QUATTRO ANNI FA «MI CONTATTARONO PERSONE CHE VIVEVANO LA STESSA SITUAZIONE»

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ché fa un lavoro sedentario, operatore di computer. La soddisfazione di Andrea è data dal fatto che l’Agenzia ha diffuso una nota con indicazioni rivolte ai medici. Eccola. “Sono state segnalate con gli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici reazioni avverse invalidanti, di lunga durata e potenzialmente permanenti, principalmente a carico del sistema muscoloscheletrico e del sistema nervoso. Di conseguenza, sono stati rivalutati i benefici ed i rischi di tutti gli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici e le loro indicazioni nei paesi dell’UE. I medicinali

mandata per i pazienti anziani o con compromissione renale o sottoposti a trapianto d’organo. Il medico, inoltre, deve informare il paziente di “interrompere il trattamento ai primi segni di reazione avversa grave quale tendinite e rottura del tendine, dolore muscolare, neuropatia”.

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Primo Piano

Martedì 23 Aprile 2019 www.gazzettino.it

L’ambiente a rischio VELENI NASCOSTI ROVIGO Se ne occupi la commissione parlamentare antimafia: è questo l’appello che arriva da Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi, promotore di Europa Verde, sul cosiddetto caso “strade al veleno”, l’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia e iniziate proprio da un’indagine dell’ormai ex Forestale in Polesine, che contesta l’utilizzo di un cemento contenente ceneri pesanti e scorie, con concentrazioni superiori a quelle consentite dalle norme di cloruro, rame, nichel, ma anche il più pericoloso piombo e, soprattutto, il cromo esavalente, tossico e cancerogeno.

CEMENTO “AVVELENATO” In sostanza, si tratta di un cemento che non essendo stato correttamente inertizzato sarebbe stato invece un rifiuto e che sarebbe stato smaltito abusivamente e illegalmente, utilizzato come sottofondo per strade bianche e capezzagne in mezza provincia di Rovigo, ma anche in quelle di Verona, Padova, Mantova, Modena, Ferrara e Bologna. Secondo l’affondo di Bonelli, «metalli pesanti come fluoruro, bario, piombo, arsenico, mercurio, diossine o sostanze altamente cancerogene come il cromo esavalente sono stati impastati nei conglomerati da cui si ottiene il cemento e il calcestruzzo, in modo da risparmiare e smaltire scorie che avrebbero dovuto essere sottoposte ad un trattamento di decontaminazione. Tra Lombardia, Veneto, Emilia Romagna sono oltre 120 i comuni su cui sono stati sversati, sepolti o incapsulati, tra il 2014-2016, oltre 720mila tonnellate di conglomerato miscelato con sostanze tossiche, chiamato concrete green, come sottofondo stradale secondo la Procura distrettuale antimafia di Venezia con un processo iniziato il 20 marzo scorso».

INDAGINI PRELIMINARI In realtà il processo non è ancora iniziato e la richiesta di rinvio al giudizio è al vaglio del giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Venezia, quindi ancora tutto è in una fase preliminare. La prima udienza, in programma appunto il 20 marzo, è slittata per un problema di notifiche. Tutto è stato aggiornato all’8 maggio. Nella notifica di fissazione dell’udienza preliminare, vengono esplicitamente citati come luoghi dove sarebbe avvenuto l’interramento la strada

Le “strade sporche” finiscono alle Camere Il leader dei Verdi Bonelli firma l’esposto presentato alla Commissione chiamata a far luce su “ecomafie” e il “concrete green” nei sottofondi `

interpoderale in località Corbottolo, a Trecenta, dove fra il 27 febbraio e il 17 marzo del 2014 sarebbero state utilizzate ben 7.732 tonnellate di “Concrete green”, e un’altra strada interpoderale in località Barchetta, a Giacciano con Baruchella, dove, nel febbraio del 2014, ne sarebbero state utilizzate altre 900 tonnellate.

stri di tracciabilità dei rifiuti, deve avviare controlli sistematici sui produttori di questi conglomerati, attivare un sistema di tracciabilità dei rifiuti e controllare la situazione ambientale in particolare delle “strade al veleno” del Nordest perché c’è il rischio che gli inquinanti presenti nei conglomerati possano aver determinato un inquinamento per liscivazione di campi attigui al luogo in cui è avvenuto il conferimento dei materiali contaminati. Per queste ragioni abbiamo inviato un esposto alla Commissione antimafia affinché indaghi su questo drammatico problema che attenta all’ambiente, alla salute della popolazione e all’economia del nostro Paese». Per Bonelli, infatti, dietro a questo tipo di ecoreati c’è lo zampino della criminalità organizzata: «Gli esempi sono diversi: ad Acerra, secondo la

SISTEMA SISTRI Secondo l’esponente dei Verdi, «il ministero dell’Ambiente, che ha abrogato il sistema Si-

L’INCHIESTA DELLA PROCURA ANTIMAFIA DI VENEZIA RIGUARDA L’INTERRAMENTO DI SOSTANZE NOCIVE

Dda di Napoli, la camorra avrebbe costruito una scuola materna con cemento miscelato con amianto e scarti di acciaierie e polveri di camini industriali, nella ricostruzione post-sismica in Emilia Romagna l’amianto sarebbe stato miscelato con terra per fare le pavimentazioni, secondo l’inchiesta della Procura di Bologna sulle ‘ndrine nella regione. Questo è un fenomeno non nuovo, che nel passato hanno portato l’autostrada Brebemi e la Valdastico Sud a essere utilizzate per lo smaltimento di rifiuti tossici attraverso la falsificazione dei cosiddetti codici rifiuti Cer, ma quello che preoccupa è che società coinvolte in questi traffici continuino a lavorare e per lo più per lo Stato». Francesco Campi

Pellicani: «È giusto approfondire» IL COMMENTO ROVIGO «Angelo Bonelli ha fatto bene a sollecitare la Commissione antimafia su questo tema, perché ormai che le mafie sono presenti e radicate anche qui in Veneto è un fatto acquisito». A sottolinearlo è l’onorevole Nicola Pellicani, del Pd, componente proprio della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie, che fa presente come «con gli oltre 100 arresti in appena un mese, fra i quali quello del sindaco di Eraclea, è emerso un quadro preoccupante. Non si tratta di un problema solo del Sud: qui la mafia non spara, ma si manifesta in altri modi preoccupanti, penetrando nel tes-

COMMISSARIO Il parlamentare Nicola Pellicani, del Pd

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suto imprenditoriale». E il tema dei rifiuti non è ovviamente immune: «In alcune intercettazioni, qui a Venezia, compare una frase emblematica: “Abbiamo imparato da voi veneti a interrare i rifiuti”. Purtroppo la nostra storia di discariche di materiali tossici e nocivi ce lo conferma». Giovanni Zorzi, della Dda di Venezia, nell’audizione di oltre un triennio fa alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che si era già occupata del “Concrete green”, al centro delle inchieste sulla Valdastico Sud, aveva parlato di «scelte opportunistiche di diffusa illegalità, scelte operate all’esclusivo fine di perseguire il proprio particolare tornaconto, in un contesto di assoluta,

quanto apparente normalità». Ora il quadro è mutato, se si considera anche il tema dei capannoni trasformati in discariche, come quello scoperto dai carabinieri a Fiesso Umbertiano, che sembra rientrare nel gruppo di quelli emersi con un’indagine sui rifiuti provenienti dalla Campania della Dda di Milano, oltre che a Lodi anche a Fossalta di Piave, in provincia di Venezia, e nella frazione veronese di San Massimo: «In Veneto - chiosa Pellicani - si tende a rimuovere e negare, ma ormai non ci sono dubbi: serve la massima attenzione della politica, di Parlamento e Governo, non solo per attività di repressione, ma anche di prevenzione e di promozione della cultura della legalità». F.Cam.


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VENETO ECONOMIA

MARTEDÌ 23 APRILE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

Francesca Businarolo, deputata M5S, dà via libera al ministro Toninelli ma esprime dubbi «Le prescrizioni ambientali vanno rispettate, non possiamo cedere alla fretta della Lega»

La Tav e i 309 semafori rossi norme sismiche, tutto da rifare LO SCENARIO

Albino Salmaso ono 309 le prescrizioni ambientali da rispettare per far diventare «snelli e sostenibili i cantieri» dell’alta velocità Brescia-Verona, come auspica il ministro Danilo Toninelli, convinto di poter bruciare le tappe con il nuovo codice degli appalti del decreto “Sblocca cantieri”. L’ottimismo deve però fare i conti con la realtà: 309 semafori rossi piantati dai sindaci e dalle associazioni che non possono essere dribblati. L’obbligo più importante riguarda l’adeguamento alle norme antisismiche, un’autentica rivoluzione tecnologica che comporterà la revisione integrale del progetto

S

esecutivo Rfi per scongiurare i rischi del terremoto. Quanto inciderà nei costi? Non è ancora stato calcolato, ma sulla sicurezza non sono ammesse deroghe. Insomma, la Tav è tutta da rifare e il motivo è semplice: il progetto dei treni ad alta velocità Milano–Venezia nasce nel 1990 e solo il tratto dalla metropoli lombarda fino a Treviglio è completato, cui vanno sommati i 20 chilometri finali da Padova a Mestre con i binari quadruplicati e la linea elettrica potenziata. Il tempo di percorrenza con le “frecce” da Venezia Santa Lucia a Milano centrale oggi è di 2 ore e mezza e con il quadruplicamento dei 260 chilometri si risparmieranno 20 minuti perché non si può eliminare la fermata di Vicenza. «È evidente che tutte queste prescrizioni vanno rispettate alla lettera: lo sa il mini-

biamo cambiato idea», spiega Francesca Businarolo, presidente della commissione Giustizia della Camera, che ha eletto il proprio domicilio in uno dei cantieri da espropriare nel Veronese. L’appalto Cepav2 Brescia-Lonato prosegue senza soste e in queste settimane sono partite le lettere per gli espropri da Peschiera sul Garda fino a Verona. «Il no alla Tav Torino-Lione non si discute e altrettante ri-

Sono due le analisi costi-benefici: quella ufficiale di Ponti e quella di Rfi

Francesca Businarolo (M5S), presidente della commissione Giustizia

stro Toninelli, lo sa il ministro dell’Ambiente Costa e lo sanno anche gli assessori regionali alle Infrastrutture di Veneto e Lombardia che spingono

per bruciare le tappe. Ma se la Lega ha fretta, il M5S non intende tradire il patto con il territorio: siamo da sempre contrari all’Alta velocità e non ab-

serve pesano sul tratto veneto, il M5s non ha cambiato idea anche se ci rendiamo conto che il ministro Toninelli dove fare la sintesi di tutte le esigenze: non solo dei partiti, ma delle associazioni che spingono per aumentare i traffici dei treni ad alta velocità, di quelli per i pendolari e dei vagoni merce. La linea è satura, ma le prescrizioni ambientali si rispettano perché sono la sintesi degli incontri con i sindaci e i comitati dei cittadini, che hanno presentato le loro osservazioni. I progetti sono sempre stati modificati sulla base di ragioni inoppugnabi-

li, ora ci sono 309 prescrizioni da rispettare e la fretta ci pare ingiustificata», spiega la deputata Francesca Businarolo. Il ministro Toninelli non ha scoperto le carte, i cantieri non sono mai stati bloccati e pensa di nominare un commissario per bruciare le tappe della burocrazia, ma il primo nodo da sciogliere riguarda l’analisi costi-benefici: quella del ministero affidata al professor Ponti si concluderà con un verdetto negativo. Non così assoluto come per la Torino-Lione, ma un “no” motivato da questo giudizio: oggi transitano 330 treni e il quadruplicamento della linea non comporterà automaticamente il raddoppio del traffico passeggeri e merci. E quindi l’investimento difficilmente si può ripagare. Per evitare il rischio dello stop, Rfi sta completando una propria analisi costi-benefici che sostiene l’esatto contrario: i margini dei ricavi sulla linea Milano-Venezia ripagano largamente l’ investimento di 8 miliardi che sarà recuperato grazie ai canoni delle concessioni pattuiti con Fs e Ntv Italo. Insomma, non c’è il rischio di un crac stile Alitalia, finita al tappeto da quando la Tav Milano-Roma ha messo fuori mercato la rotta Linate-Fiumicino. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

i rimborsi ai risparmiatori truffati

Crac banche all’esame di Conte Fondo rimborsi oggi sul tavolo Il Consiglio dei ministri convocato per approvare il Decreto crescita che contiene anche le norme per l’indennizzo ai soci di sei istituti

Nicola Brillo PADOVA. Oggi il tanto atteso “Decreto Crescita” sarà in consiglio dei ministri. Al suo interno dovrebbero trovare posto le norme per attivare il Fondo Indennizzi per i risparmiatori. E’ attesa la conclusione della trattativa, durata dieci mesi, tra Roma, Bruxelles e le associazioni che difendono i truffati di tutta Italia, in rappresentanza di centinaia di migliaia di risparmiatori. Secondo quanto anticipa Il Sole 24 Ore,

la norma su cui si sta lavorando manterrà il “doppio binario”, con il rimborso della quota (30% per le azioni e 95% per le obbligazioni) del costo d’acquisto al quale si aggiungono “gli oneri fiscali”, superando così il problema di chi ha pagato l’affrancamento. Il primo binario sarà riservato alle persone fisiche e agli imprenditori individuali (anche agricoli) con un reddito Irpef 2018 fino a 35mila euro oppure sotto 100mila euro di patrimonio mobiliare (depositi e titoli). Dal calcolo sono escluse azioni e obbligazioni azzerate dai crac bancari. La richiesta delle associazioni venete era di alzare il tetto dei rimborsi (oltre il 30%) e del patrimonio mobiliare. Il secondo binario, secondo

quanto richiesto anche da Bruxelles, è dedicato a chi non è un “semplice risparmiatore” e non avrà il diritto all’indennizzo automatico. Servirà un giudizio di merito affidato a una commissione, che dovrà valutare due casistiche. Per il via libera è necessario che le banche abbiano messo in atto “violazioni massive” degli obblighi di trasparenza e correttezza imposti dalle regole bancarie europee e italiane nella vendita dei titoli. Oltre a questo la commissione deve valutare che sia presente anche il “nesso di causalità” fra le violazioni e il “danno subito”. Il decreto attuativo dovrà decidere poi quali saranno le “violazioni massive” e “gli elementi oggettivi e/o soggettivi in presenza dei quali l’indenniz-

industria farmaceutica

Glaxo, disimpegno da Verona lo stabilimento ad Acs Dobfar VERONA. Siglato l’accordo fra GlaxoSmithKline (Gsk) e la società chimico-farmaceutica italiana Acs Dobfar per la cessione del sito produttivo Gsk di Verona. Un altro pezzo del big del pharma inglese, nella città di Romeo e Giulietta, viene ceduto. L’accordo tra le parti prevede il proseguimento dell'impegno industriale e l'occupazione a Verona, dove sono presenti 240 dipendenti. «L'accordo

– si legge in una nota - prevede tre elementi significativi: la cessione dell'intero ramo d'azienda italiano di Gsk dedicato agli antibiotici della classe denominata cefalosporine con un subentro di Acs Dobfar previsto nel primo trimestre del 2020 in funzione delle autorizzazioni necessarie al completamento della transazione; la possibile fornitura come produttore terzo e dallo stabilimento

di Verona da parte Acs Dobfar degli antibiotici Zinacef e Fortum a Gsk; il proseguimento delle produzioni per conto di altre aziende già effettuate ora nello stabilimento di Verona e la possibilità di aggiungervene altre incrementando l'attività del sito produttivo». Dall’impianto veronese i farmaci raggiungevano circa 120 paesi in tutto il mondo. L’annuncio è stato invia-

La protesta dei risparmiatori veneti qualche giorno fa a Palazzo Chigi

zo può essere direttamente erogato”. Si tratta di esplicitare i soggetti, per esempio “per carichi famigliari, o le situazioni, come quelle delle banche accusate di violazioni o falso in prospetto, in cui il diritto all’indennizzo scatta sicuramente”. Non si tratterà però di una tipologia vincolante, con la possibilità di avere il rimborso anche per chi non rientra

nella casistica pre-definita per decreto. Ora è Palazzo Chigi a gestire direttamente la questione. Il breve comunicato dopo l’incontro di venerdì scorso con le due associazioni “dissidenti”, Comitato don Torta e “Noi che credevamo”, ribadiva l’intenzione di “chiudere rapidamente questa partita in maniera ampiamente condivisa”. «È stato fatto un passo

avanti, ci siamo confrontati su questioni tecniche importanti in quanto la vicenda coinvolge migliaia di persone – ha commentato Andrea Arman, presidente del Coordinamento Don Torta Banche Popolari Venete -. Dal governo ci aspettiamo senso di responsabilità e coerenza con gli impegni assunti». —

to anche alle sigle sindacali ed entro 45 giorni è atteso il via libera da parte dei rappresentanti dei lavoratori. L’accordo era stato anticipato anche al sindaco di Verona, Federico Sboarina. La Acs Dobfar ha sede ad Agrate (Monza Brianza), con una lunga esperienza nel settore degli antibiotici betalattamici e non, produce materia prima, semilavorati e prodotti finiti. Dai primi anni del 2000 ha collaborato con Gsk ottenendo significativi risultati in questo specifico settore. La filiale italiana della multinazionale farmaceutica inglese, guidata da Luis Arosemena, intanto prosegue con il ridimensionamento della propria presenza a Verona.

Nel luglio del 2010 ha ceduto il Medicines Research Center di Verona ad Aptuit, due anni fa entrata a far parte del gruppo tedesco Evotec. La decisione strategica era già stata presa da tempo. Due anni fa dal quartier generale di Londra aveva decisa la revisione dell’intero set-

to veronese si era fatta più concreta. Presente in Italia dagli inizi del 900 e dal 1932 a Verona, Gsk conta in Italia oltre 4.200 dipendenti, con una fatturato annuo di 1,8 miliardi di cui 546 milioni destinati all'export. Grazie a questo accordo Gsk prosegue nel suo sviluppo sostenibile a livello scientifico, industriale e commerciale in Italia. Negli ultimi anni ha investito nella nuova sede direzionale di Verona, nello stabilimento di Parma, recentemente in quello di Rosia (42 milioni di euro). L’obiettivo è una semplificazione della propria catena di approvvigionamento. — Nicola Brillo

L’azienda lombarda è un fornitore del colosso britannico: subentro dal 2020 tore di produzione e commercializzazione degli antibiotici cefalosporine a livello mondiale. L’anno scorso la decisione di cedere l’impian-

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