RASSEGNA STAMPA DEL 7 GIUGNO 2019

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VENERDÌ 7 GIUGNO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

Il dopo elezioni

«Autonomia ferma Salvini beffa i veneti Sulla Pedemontana Zaia ringrazi il Pd»

LE PREFERENZE

277.161 Sono le preferenze di Carlo Calenda a Nordest, 120.746 delle quali raccolte in Veneto

51.043 Le preferenze di Alessandra Moretti, di cui 37.640 in Veneto

Alessandra Moretti: «Torno a Strasburgo in difesa del Nordest Con il gioco di squadra poteva esserci anche Variati o Puppato» L’INTERVISTA

Albino Salmaso lessandra Moretti sola contro tutti torna in Europa con 51 mila preferenze e in un attimo di serenità si lascia scappare una battuta che vale più di un comizio. Lei ce l’ha fatta grazie alla tv? «Ma quale tv. In 45 giorni ho fatto 145 incontri e percorso 12 mila chilometri. Mi dispiace sinceramente per Achille Variati e anche per Laura Puppato. Se il Pd veneto avesse sostenuto la mia candidatura con la stessa de-

A

«I governi Letta, Renzi e Gentiloni hanno stanziato 670 milioni per la Pedemontana» terminazione con cui ha fatto votare l’ex sindaco di Vicenza, sono sicura che entrambi saremmo stati eletti in Europa. Con un gioco di squadra più serrato il Veneto avrebbe avuto due rappresentanti a Strasburgo e Bruxelles: anche la Puppato ha ottenuto un ottimo risultato. Certo, la tv aiuta, ti consente di essere un volto popolare ma se non consolidi la fiducia con i cittadini non vinci la gara delle preferenze». Il Veneto è monopolio della Lega al 49%. Lei è sta-

ta sconfitta da Zaia nel 2015 e Salvini l’ha presa di mira sui social: come mai? «In Veneto ha vinto la Lega di Zaia non quella di Salvini che ha tradito il Nord e si ritrova il reddito di cittadinanza e quota 100 anziché l’autonomia e la flat tax. Zaia appare l’uomo della moderazione e

«Salvini ha tradito il nord e con le fake news colpisce gli avversari» del buon senso mentre Salvini agita le paure e strumentalizza i conflitti sociali per ricavarne consenso, sdoganando un linguaggio spesso violento e irrispettoso dei ruoli istituzionali. Sono stata vittima della ferocia delle fake news create ad hoc per colpire e screditare gli avversari». Il Pd ha davvero alzato la testa? «Il Pd è ripartito ma sconta un paradosso: qui al Nord viene votato dagli imprenditori mentre gli operai scelgono la Lega. C’è da riflettere. Se Calenda ha ottenuto 275.161 preferenze è anche perché, da ministro, ha varato il pacchetto Industria 4.0 che ha consentito all’Italia nel 2015-17 di crescere nell’ export più della Germania. Calenda sa dialogare e ha fatto una campagna elettorale a contatto con le persone». Se Zaia è davvero invincibile, Pd e centrosinistra quali chances potranno ave-

re nel 2020? «Non scherziamo. Sull’autonomia la Lega ha fallito. Completamente. Se il centrosinistra nel 2020 convincesse una figura autorevole alla Massimo Cacciari o un’ altra personalità della società civile di altissimo profilo, io credo che la sfida sarebbe più aperta che mai. La Lega di Salvini ha fatto il pieno di voti con lo stop agli immigrati e ha incassato i risultati delle scelte di Minniti, mentre è fermo il fronte dei rimpatri: siamo a zero. Del resto al ministero degli Interni la poltrona è vuota perché Salvini è in giro a far comizi. Il punto debole di Zaia è l’autonomia: sono passati due anni dal referendum e il governo è nella confusione più totale. Non frenano solo i 5 Stelle, anche la svolta sovranista di Salvini è contraria al federalismo del Nord. La Lega ha tradito il Veneto». La Pedemontana ha aperto i battenti nel Vicentino, un altro grande risultato

«La Lega invincibile? No, sul federalismo ha fallito: dopo 2 anni siamo alla paralisi» del Carroccio o no? «Ci vorrebbe un po’ di rispetto per la verità storica dei fatti. Senza il contributo dei governi Letta, Renzi e Gentiloni la Pedemontana non sarebbe mai partita. Non parliamo dei 670 milioni stanziati

49.861 Sono i voti totali di Achille Variati: i fuori regione sono 1.382 per il ruolo che potrà svolgere anche nel welfare sociale per garantire i servizi alle famiglie: parte dei fondi strutturali dovranno essere assegnati ai sindaci. L’Italia purtroppo spende solo il 20% dei contributi Ue, anche se il Veneto è più efficiente».

Alessandra Moretti rieletta con il Pd al parlamento Ue di Strasburgo

dai nostri governi con il ministro Delrio, perché sono soldi dello Stato e quindi di tutti i cittadini. Ma c’è poco da festeggiare. Lega e 5 stelle hanno paralizzato 600 cantieri, non solo la Tav Torino- Lione e la Brescia-Padova ma anche la viabilità ordinaria. Tutto fermo, da un anno. Salvini lo sa: Toninelli la Pedemontana l’avrebbe cancellata. Sulla Tav rischiamo una figuraccia in Europa. E poi le grandi navi a Venezia: il governo non decide nulla e rinvia le soluzioni attese da sette anni». A proposito di Europa, lei ci torna 5 anni dopo: con quali progetti? «Mercoledì c’è stata la prima riunione a Bruxelles degli eletti Pd. Sono felicissima di ritrovare Bonafè, Picerno, Bartolo e gli altri colleghi: sono sicura che faremo un buon lavoro per l’Italia. Dobbiamo evitare di restare isolati in Europa nella tenaglia dei

conferenza stato reGioni dal ministro stefani

Lanzarin : «Sulla sanità 2020 non sono ammessi tagli» ROMA. Via il superticket, la gabella di 10 euro a ricetta che pesa sulle tasche di molti italiani. Ma l’aumento delle risorse per la sanità sembra svanire con il taglio annunciato di 2 miliardi. È quanto prevede la bozza del Patto per la Salute 2020, inviato dal ministero alle Regioni e accolto con le proteste di Cgil, Cisl e Uil «pronti a una mobilitazione contro i possibili tagli al sistema sanitario». Il ministro Giulia Gril-

lo si difende con un tweet: «Tagli alla Sanità? Dovranno passare sul mio corpo». Nei 19 articoli torna in ballo l’effettiva disponibilità delle risorse per il Fondo sanitario fissato nell’ultima “Manovra” a 116,4 miliardi per il 2020 e a 118 nel 2021. Aumento che potrebbe esser modificato «in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e a variazioni del quadro macroeconomico». La clauso-

la introdotta nella bozza del nuovo Patto «è il preludio al taglio di 2 miliardi di euro al fondo sanitario nazionale?», chiedono in un'interrogazione i parlamentari Pd Luca Rizzo Nervo, Vito De Filippo, Elena Carnevali, Giuditta Pini, Ubaldo Pagano, Paolo Siani, Angela Schirò. La bozza del Patto contiene anche l’abolizione del superticket e una revisione complessiva del sistema basandolo sul

reddito familiare. Ma non solo. Per le Regioni commissariate, si propone di archiviare la soluzione del piano di rientro a favore dell'affiancamento da parte di una Regione virtuosa, «per garantire la diffusione di buone pratiche». Quanto alla carenza dei medici, si punta sull’utilizzo di specializzandi in medicina, che potranno avere «un contratto di formazione-lavoro per svolgere attività assistenziali».

sovranisti, che sono una esigua minoranza». La commissione Ue con la sua lettera minaccia sanzioni pesanti, c’è spazio per una mediazione? «Il governo deve smetterla di raccontare bugie sul debito pubblico, Tria ha confermato che l’Iva aumenta com’è scritto nel Def. Dove troveranno 23 miliardi per ri-

«Il governo Conte non decide nulla sulle grandi navi di Venezia La laguna va salvata» spettare le clausole di salvaguardia? Nessuno lo sa. La Commissione Ue ha inviato una lettera al premier Conte in cui ipotizza sanzioni per 3,5 miliardi o il blocco dei fondi strutturali. Credo che con l’Europa si debba dialogare

Ieri a Roma c’è stata anche la conferenza Stato-Regioni dal ministro Erika Stefani e l’assessore del Veneto Manuela Lanzarin (nella foto) che ha ratificato i fondi del 2019. Tutti d’accordo, anche se dal Veneto e dalla Lombardia si sottolinea la mancanza della ciliegina “autonomia”. «Il finanziamento della sanità non può essere a rischio perché parliamo della salute dei cittadini. Ci sono i tavoli tecnici e un tavolo politico, abbiamo chiesto un incontro con il ministro Grillo proprio per chiarire alcune posizioni rispetto a temi importanti. Serve un nuovo patto della salute che venga declinato in punti ben precisi», ha concluso l’assessore Lanzarin. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

«A ottobre ci sarà l’aumento dell’Iva I fondi dell’Ue a sostegno dei sindaci» Il braccio di ferro tra il premier Conte e Moscovici cosa lascia intendere? «Il governo dovrà necessariamente trovare un punto di mediazione perché l’Italia non è nelle condizioni di alzare la voce, zavorrata dal deficit pubblico fuori controllo». Se i conti non tornano, si dovrà tagliare lo stato sociale? «Temo di sì. La sanità è a rischio. Il Veneto con il nuovo piano sta riducendo i posti letto negli ospedali e allarga la sfera dei privati. A Bruxelles mi impegnerò affinché vengano assegnate risorse da destinare al welfare sociale senza dimenticare l’ambiente: la messa in sicurezza del nostro territorio devastato dalle frane provocate dai cambiamenti climatici, è la vera emergenza da risolvere». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

commissione tecnica

Arachi calcolerà i fabbisogni e i costi standard Il ministro Tria ha nominato Giampaolo Arachi, docente di Scienze delle finanze, presidente della commissione che stabilirà i fabbisogni e i prezzi standard da assegnare alle regioni con l’autonomia. Arachi ha debuttato alla Bicamerale del federalismo e alla domanda di De Menech (Pd) sulle modalità di lavoro, ha detto di non avere ricevuto indicazioni precise dal governo in materia di autonomia.


VENERDÌ 7 GIUGNO 2019 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

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L’assemblea di Assindustria la scelta del luogo

L’ex Pagnossin simbolo di rinascita dei capannoni vuoti TREVISO. Non un luogo qualunque, ma una precisa scelta di politica industriale del nuovo presidente Maria Cristina Piovesana. Dopo il Pala Expo di Marghera l’anno scorso, quest’anno l’assemblea di Assindustria si è tenuta all’ex Pagnossin, civico 94 della Noalese, pochi passi dall’aeroporto Canova: un enorme stabilimento dismesso, abbandonato per un decennio, oggi riconvertito a polo della logistica e a sede temporanea di eventi. Piovesana fin dai tempi di Unindustria Treviso ha centrato il suo mandato sul recupero dei capannoni dismessi. Attività potenziata nell’ultimo periodo grazie all’avvio di un censimento che consentirà di mappare, Comune per Comune, tutte le zone artigianali con “contenitori” vuoti. L’ex Pagnossin, appunto, era uno di questi fin dal 2008, dopo quasi un secolo di attività nella produ-

il dopo boccia

«Confindustria, tocca a un uomo del Nord» Investitura per il presidente di Assolombadra Bonomi Entro un anno la fusione territoriale con Venezia-Rovigo triangolo industriale avrà un peso geopolitico più forte che mai. Finco ha passato il testimone a Piovesana in modo perentorio: «Il prossimo presidente di Confindustria dev’essere un uomo del Nord. Proveniente dall’industria manifatturiera. Bonomi? Sì. O comunque, un bravo imprenditore italiano». Il presidente uscente (da ieri, vicario) di Assindustria ci ha messo il carico: «La sede di Confindustria si sposti a Milano. O almeno, a Milano portiamo il Ministero del Lavoro». BONOMI PRIMA SCELTA

Vincenzo Marinese e Matteo Zoppas, presidenti di Venezia e Veneto TREVISO. Un anno fa a Marghera, all’assemblea che sancì la nascita di Assindustria Venetocentro, il tema era il triangolo industriale Milano-Bologna-PadovaTreviso. Dopo dodici mesi di “rodaggio” l’esperimento Treviso-Padova può dirsi riuscito, tanto che ora guarda a Venezia-Rovigo per rinforzare ancora di più il vertice orientale del triangolo. Aggiornamento: il 17 giugno Maria Cristina Piovesana e Massimo Finco saranno invi-

tati all’assemblea privata di Confindustria Venezia-Rovigo. Prove tecniche di una fusione non troppa lontana: «Vorrei chiudere entro un anno» ha affermato Vincenzo Marinese, Confindustria Area Metropolitana di Venezia e Rovigo. IL DOPO BOCCIA

All’orizzonte c’è l’elezione del nuovo presidente nazionale di Confindustria: Boccia scadrà tra un anno. E il nuovo

Musica perle orecchie di Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda e candidato numero uno alla successione di Boccia. Candidato, soprattutto, graditissimo agli imprenditori di Assindustria Venetocentro e in particolare di Finco. «Abbiamo un presidente, Vincenzo Boccia, che è il nostro solo e unico presidente e che sosteniamo in tutto e per tutto. Stiamo lavorando bene con lui». Bonomi non può fuggire, tuttavia, all’investitura di Treviso e Padova: «Siamo in un momento molto delica-

to per il nostro Paese, siamo concentrati a collaborare con Boccia perché la nostra economia non è in salute, lo scenario internazionale del commercio sta rallentando. La nostra proposta? Più risorse economiche a più italiani, prendendo i residui di Quota 100 e reddito di cittadinanza. Serve un grande pacchetto di detrazioni». Bonomi non ha risparmiato alcune stilettate all’esecutivo: «Le bacchettate dell’Unione Europea ce le siamo meritate tutte. Bisogna stimolare gli investimenti privati, ma la legge di bilancio va in direzione completamente diversa, smontando l’Industria 4.0. E questi sono i risultati. Cinque mesi fermi, con il Paese inchiodato in un’infinita campagna elettorale. Non vorrei arrivassimo ad agosto

Il prossimo 17 giugno Piovesana e Finco invitati all’assemblea del gruppo di Marinese con i mercati pronti alla speculazione».Assindustria è la seconda territoriale italiana per dimensioni dopo Assolombarda: l’investitura a Bonomi è forte, e gode – non potrebbe essere altrimenti – anche dell’appoggio di Zaia, che ieri ha ripetuto di essere «assolutamente d’accordo con un presidente di Assindustria che sia espressione del Nord, sono i miei discepoli, anche nell’ottica dell’alternanza con chi c’è ora». Semaforo verde anche da Matteo Zoppas, che per il momento non fa nomi: «Lasciamo lavorare chi è in carica». — A.D.P.

zione di pregiate ceramiche (alcune delle quali in bella mostra, ieri, in una delle sale riservate all’assemblea). Damaso Zanardo, titolare dell’omonima impresa di logistica, ha acquisito l’area per darle tante destinazioni diverse. Nelle intenzioni di Zanardo, l’ex Pagnossin diventerà un hub per le bici elettriche con l’obiettivo di potenziare il turimo in provincia di Treviso. «Dopo tre anni in cui siamo rimasti inchiodati finalmente il 20 maggio scorso è stato approvato il piano degli interventi dal Comune con la modifica di destinazione d’uso di quest’area da industriale a molteplici utilizzi» ha detto Zanardo. A seguire l’iter dal punto di vista legale l’avvocato Bruno Barel, che ieri confermava: «Finalmente, dopo anni di attesa e di rinvii, siamo pronti per partire e dare piena concretizzazione alla rigenerazione di questo ex spazio». —

le curiosità

Trenino, monopattini e il look “hippie chic” della presidentessa TREVISO. Molto chic il look della neo eletta presidente Maria Cristina Piovesana, che ieri ha dettato tendenza con il suo stile “hippie chic”. Pantaloni neri sfrangiati con gilet trendy che le dava un’aria smart. Foulard Bulgari, borsa dorata firmata Tory Burch, Piovesana ha affascinato tutti sia con l’estetica, con il suo outfit fashion, sia con l’etica. Citando Papa Francesco e “l’inverno demografico” ha stimolato negli industriali «l’orgoglio di essere padri e madri». Imprenditori dinamici ieri all’Opendream: c’era chi arrivava in monopattino, chi a bordo del trenino Dotto, dopo aver parcheggiato l’auto. Come Sabrina Dotto, titolare di Dotto Trains, che è arrivata sfoggiando il suo sorriso e un outfit floreale con giacca dal colore solare. «Noi nel 2018 siamo cresciuti più del 40 per cento arrivando a quota 9 milioni e rotti, ma il nostro fatturato deriva per circa l’85 per cento dall’estero. Qui in Italia mancano del tutto le politiche a sostegno delle imprese», il suo commento. La formula? «Per conquistare nuovi mercati continuiamo a investire su tecnologie che rendono i nostri mezzi di trasporto sempre meno impattanti e più sostenibili oltre a consegnare trenini personalizzati

ai committenti». Tra i più entusiasti ieri c’era Alessandro Lazzarin, presidente di Nonno Nanni, marchio di Latteria Montello Spa, fresco di acquisizione della Latteria Tonon: «Siamo primi in Italia per valore nel settore dei formaggi freschi, settore in cui dopo un minimo rallentamento quest’anno percepiamo la ripresa». Nel 2019 la crescita sarà a doppia cifra, con previsioni di fatturato aggregato attorno ai 120 milioni di euro. L’agroalimentare vola, e l’eccellenza dei prodotti veneti è stata anche protagonista dei break enogastronomici. Dalla “merenda” a base di baci di Dama e pasticcini di Forno d’Asolo, con le “bevande futuriste” rigorosamente biologiche dell’azienda trevigiana Amatè, tra cui il green tea al sapore di liquirizia e finocchio. Immancabile l’aperitivo con l’Asolo Prosecco Superiore Docg di Montelvini con assaggi di grana padano, per chiudere con un’elegante cena di gala. Tra le portate un risotto pesto e pinoli cucinato dallo chef de L’Incontro, e l’esibizione del tenore Francesco Grollo. Capitolo clima: l’anno scorso, a Marghera, caldo torrido e afa record, ieri giornata più grigia con maxi acquazzone finale che ha ritardato l’uscita di molti. — Maria Chiara Pellizzari


2 VE

PRIMO PIANO

Venerdì 7 Giugno 2019 Corriere del Veneto

Imprese e politica Gli scenari Da Padova e Treviso gli industriali spingono una visione metropolitana della competizione e puntano Venezia. Mai citata l’autonomia, critiche a Rdc e pensioni

«NoilanuovaMilano» Assindustriaboccia leriformeelancialasfida

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I temi

● Padova e Treviso si propongono come area metropolitana in competizione con le grandi aree europee: «Il Veneto ormai è una città». E ora cercano di allearsi con gli industriali di Venezia: «Siamo a buon punto»

2

● Tra i temi dell’assemblea quello dei giovani e del calo della natalità. Piovesana ha citato Papa Francesco e il rischio dell’inverno demografico per le imprese, Finco ha aggiunto: «Lavoriamoci prima che sia tardi»

3

● Fra le priorità di Finco e Piovesana anche formazione e cultura, scuola e università: «Abbiamo la fortuna di avere università come Padova e Venezia, scuole come il Cuoa. Aumentiamo connessioni e vasi comunicanti»

TREVISO «Dobbiamo creare un’area metropolitana paragonabile a Milano». Il Veneto come seconda Milano, «l’unica vera area metropolitana che finora l’Italia abbia saputo esprimere». Il paragone è chiaro, l’obiettivo finale pure. Massimo Finco, presidente di Assindustria Venetocentro, lo ricostruisce da qui l’obiettivo per il Veneto, visto delle 3.500 imprese distribuite tra Treviso e Padova, che fanno di Assindustria la seconda territoriale italiana di Confindustria. Vi riannoda intorno il filo rosso delle priorità da spingere; ma identifica anche, per contrasto, le dimensioni da respingere. Lo fa sotto le volte dell’ex Pagnossin, a Treviso, davanti a 1500 imprenditori che nella parte privata hanno scelto i 42 rappresentati del consiglio generale, prima vera elezione che prelude, l’anno prossimo, a quella del primo presidente di Assindustria Venetocentro. La «staffetta» con Maria Cristina Piovesana alla presidenza, nel primo biennio di accompagnamento della nuova associazione si è appena definita. Sarà lei a guidare di qui all’anno prossimo l’associazione in partite decisive, come l’elezione del nuovo presidente di Confindustria, che resta però sullo sfondo, nonostante la presenza del leader di Assolombarda, Carlo Bonomi, possa suonare come un mezzo endorsment. Bonomi che per altro apre la strada invece alla sfida dell’area metropolitana veneta: «Non ho timori. Dove c’è un imprenditore mi sento a casa. E qui mi sento a casa mia». Tocca a Finco tracciare la strategia, partendo dal ricordo degli imprenditori che non ci sono più, da Gilberto Benetton a Luciano Miotto, da Tiziano Prevedello a Luciano Babetto. E dunque il Veneto, a partire dalla sua area centrale, che deve puntare a diventare una compiuta area metropolitana: «Noi vogliamo lavorare per un’area vasta che sia vera area metropolitana, confrontabile con Londra e Berlino, Monaco e Milano. Abbiamo le potenzialità per farlo. Il Veneto dovrebbe essere il nostro spazio di riferimento». Obiettivo che spiega la stessa fusione tra Padova e Treviso, visto come innesco di questo processo: «Abbiamo cominciato a rompere i confini, creato un contenitore formidabile, per avere più rappresentanza, resa possibile solo da una maggiore dimensione, con capacità di stringere alleanze anche oltre la nostra regione – sostiene Finco -. Con un presidente che potesse esprimere le idee di un Nordest capace, innovativo e visionario». Obiettivo che spiega ora anche l’ulteriore passo allo studio, la fusione con Confindu-

❞ Piovesana Senza crescita demografica niente crescita economica

Finco Abbiamo cominciato a rompere i confini, creato un contenitore formidabile

Bonomi Per le elezioni il Paese è rimasto inchiodato 5 mesi

stria Venezia Rovigo: «Percorso difficile – dice Finco – ma certamente corretto, che sarà valutato nella sua fattibilità». Il leader di Confindustria Venezia, Vincenzo Marinese, è in sala e dice che Piovesana e Finco saranno all’assemblea di Venezia Rovigo il 17 giugno. Il percorso appena iniziato pare ben avviato: «Il Veneto è ormai una città unica. Siamo già a buon punto – dice Marinese, a margine dell’assemblea – Abbiamo iniziato a confrontarci su alcuni temi, stiamo aprendo un gruppo di lavoro. Ora dobbiamo entrare nei dettagli tecnici, stabilire se con l’operazione diventiamo più forti o più deboli». Marinese delinea un primo orizzonte temporale: «Entro un anno vogliamo capire se ci sono le possibilità per entrare nel vivo della discussione». Dunque l’area metropolitana. In cui imprese moderne possano trovare una società alleata nel mondo globalizzato, su cui ribaltare anche un’idea moderna di società aperta. Finco parla dell’impresa come ascensore sociale, generatore di crescita, benessere e cultura, «il luogo dove si creano nuovi modelli organizzativi e sociali». Piovesana la vede come lo spazio «in grado di esprimere un punto di riferimento e un’idea di economia e società». Che chiama gli imprenditori sempre più oltre i cancelli dell’azienda: «Ci è chiesto di non essere solo portatori di denunce e rivendicazioni, ma anche e soprattutto di soluzioni per il bene comune – avverte la neopresidente -. E questo chiede tempo, ascolto, pazienza e generosità. Essere, in una parola, classe dirigente per il territorio e il Paese». Se l’idea dell’area metropolitana si porta dietro quella di una società moderna e aperta al mondo, le priorità sono presto definite. Prima dell’autonomia, che non compare nelle relazioni di Finco e Piovesana, fondamentalmente due. La prima i giovani. Piovesana torna sul tema del crollo della natalità. Cita Papa Francesco e il

La platea

Platea affollata ieri per l’assemblea di Assindustria VenetoCentro che ha visto l’avvicendarsi, alla presidenza, fra Finco e Piovesana (Foto Balanza)

Assemblea generale Cgil a Venezia

Landini: «No alle divisioni nel Paese» Segretario Maurizio Landini, segretario Cgil

VENEZIA «Noi vogliamo unire ciò che altri vogliono dividere e ci vogliamo battere perché il lavoro e la dignità delle persone tornino a essere gli elementi di riferimento della politica». Ieri il segretario Cgil Maurizio Landini ha esordito così a Venezia, bocciando l’autonomia. «Siamo contrari alla divisione del Paese: è già anche troppo diviso e, se vogliamo rilanciarlo, abbiamo bisogno di far ripartire gli investimenti». All’assemblea generale della Cgil Veneto in Marittima, il segretario ha aggiunto: «Dalla Whirpool all’Ilva, serve un Governo che svolga fino in fondo la propria funzione,

anche perché c’è bisogno di avere un’idea di politica industriale, di avere un governo di questi processi». Quanto alle politiche economiche del governo, ha detto: «A me pare che siamo di fronte a un fatto che era noto: i conti non tornano. Non è che l’ha scoperto l’Europa: l’ha dichiarato il Governo nel suo Def, scrivendo che il debito stava crescendo e che gli interessi che l’Italia paga sul debito sono di più dei dati della crescita». E la soluzione, per Landini, è una sola: «rilanciare un piano straordinario di investimenti. Senza questo, dalla crisi non si © RIPRODUZIONE RISERVATA esce».

rischio dell’inverno demografico: «Siamo convinti che senza crescita demografica non vi sarà nemmeno crescita economica. Che le costruiamo a fare le infrastrutture se poi non ci saranno cittadini europei a percorrerle?». Finco scende di un gradino: «Dobbiamo creare un’area metropolitana attrattiva e bella da vivere. Assieme dobbiamo lavorare sui giovani. Troppo comodo e troppo tardi accorgersi che ci mancano solo quando ci mancano gli ingegneri trentenni e preparati». L’altra priorità è la formazione e la cultura, la scuola e l’università: «Abbiamo la fortuna di avere università come Padova e Venezia, scuole di alta formazione come il Cuoa, unica in Italia, con le quali vogliamo aumentare le connessioni e i vasi comunicanti». Così come per converso l’area metropolitana funziona come immediata cartina di tornasole rispetto alla politica. Il cartellino rosso sul governo è immediato, anticipando il giudizio che sale dalla platea: «Siamo completamente in disaccordo con Quota 100 e decreto dignità - sostiene il presidente uscente -. Noi vorremmo che tutte le risorse fossero spese per imprese e lavoratori, creando valore per famiglie e territorio, e per le infrastrutture indispensabili». Così come, al contrario, è chiaro il giudizio sull’Europa: «Abbiamo bisogno di più Europa. Quando nel mondo ci troviamo a fianco i nostri colleghi tedeschi comprendiamo bene che ne abbiamo bisogno più di loro» , dice chiaro Finco. Che nella partita della procedura d’infrazione sul debito si schiera apertamente: «Se ci fossimo indebitati per fare investimenti in innovazione e crescita sono sicuro che le autorità europee avrebbero chiuso un occhio, se non due. Ma quando vedono che tutto va nella spesa corrente e nulla per le riforme e le infrastrutture cos’altro possono dire? Siamo figli di contadini, si va in banca per comperare il trattore nuovo, non per un pranzo migliore». Federico Nicoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Primo Piano

Venerdì 7 Giugno 2019 www.gazzettino.it

I ballottaggi nel Miranese / Le interviste

«Spinea, filo diretto con la Regione» `«Ho detto no a un nuovo confronto pubblico perché ce ne sono Martina Vesnaver riparte dal 48 per cento del primo turno «I buoni rapporti con Venezia e Roma si riveleranno utilissimi» già stati due. E poi perché mi offendono dandomi della prestanome» `

IN TESTA Martina Vesnaver può contare sui 1.418 voti in più dell’avversario incassati al primo turno. Sotto “stretta” tra De Pieri e lo sfidante Ditadi che si sono “apparentati”

IN VANTAGGIO Sfiorata la vittoria al primo turno, la coalizione di centrodestra arriva al ballottaggio in netto vantaggio. Per Martina Vesnaver, o uno dei partiti che la sostiene, hanno votato 7074 spinetensi, il 48,40% del totale. A fare la parte del leone la lista della Lega, che da sola ha preso il 25,81% seguita dalla lista Tessari che da sola ha portato a Vesnaver un bottino di oltre mille voti. Il suo avversario, Emanuele Ditadi, che doveva recuperarne 1418, si è però apparentato con la civica Progetto Spinea, accorciando le distanze. Dopo il primo turno eravate sereni e si parlava già di una vittoria rinviata di due settimane. L’apparentamento nel centrosinistra vi fa sentire meno sicuri? «Già a inizio campagna ci aspettavamo questo tipo di scelta politica. La sorpresa è più per la distanza tra i loro programmi, che Ditadi e De Pieri vorrebbero minimizzare. Si ritengono affini sui piani strategici di studio del territorio, che peraltro useremo anche noi, ma sono distanti sui temi di investimento e progettazione, eccetto che sulle piste ciclabili, argomento che accomuna tutti e tre». Quanto può pesare il fatto che M5s non sia più in corsa? «Il Movimento sposta ben poco l’ago della bilancia. Per noi era stata già una sorpresa vedere la lista presentata all’ultimo, forse più per un indirizzo politico centrale». La coalizione era compatta sul no agli apparentamenti? «Tutti hanno condiviso la mia linea di correre da soli, ci stiamo impegnando nel dialogo con i cittadini. Abbiamo portato quelli che qualcuno chiama “vip” e per me sono persone che potranno contribuire a dare al nostro programma una linea diretta con Regione, nazione e Bruxelles. Ieri è tornato Zaia e con lui abbiamo

ALL’ULTIMO VOTO Corsa all’ultimo voto per governare altri 5 anni: a Noale non succede dall’era Bonaventura. Patrizia Andreotti, in vantaggio di 67 voti dopo il primo turno, punta a consolidare il risultato ottenuto con il suo polo civico,dopo aver tagliato tutti i ponti con i partiti. Domenica sapremo se la scelta, davvero rara per un comune sopra i 15mila abitanti, sarà premiata dagli elettori. Andreotti, che campagna elettorale è stata? «Sul piano personale mi trovo a mio agio con la sfida e con le persone, su quello politico è stata molto povera di contenuti. Un esempio? Per mesi sono stata attaccata sull’ex consorzio agrario, mi aspettavo quindi che ci si confrontasse su un’alternativa ma non ho ancora capito quale». Il suo vicesindaco nonché avversario Stevanato l’ha definita una di “destra solo un po’ più pallida”. Come risponde? «Comprendo poco chi ha necessità di dare etichette agli altri. Credo all’autodefinizione invece: Stevanato ha la sua ed è il Pd, io ho alle spalle un polo civico che rifugge dalla sua definizione: tutto ciò che è centrodetsra è finito da Barin». Ma lei si definisce di destra o di sinistra? O meglio: cos’ha vo-

fatto un’analisi del contributo che la Regione può dare, non solo in senso economico, ma per l’attuazione di determinate linee, a partire dallo sport e dalla riqualificazione delle periferie. Motivo per cui abbiamo scelto il Villaggio dei Fiori». Ditadi avrebbe voluto un nuovo confronto tra voi due, come mai hai deciso di non accettare? «Le ragioni sono semplici: abbiamo fatto due confronti ampi, di oltre 3 ore l’uno. E il mio programma non è cambiato, a differenza del suo che forse è oggetto di revisione, con l’introduzione del referendum. Anch’io lo considero importante ma ritengo che sulle linee politiche non si possa rischiare una dispersione economica e di tempo: ci debba essere un indirizzo preciso, i cittadini devono sapere per cosa stanno votando. Lui dice che dovrei spiegare alcune cose sulla mia idea di amministrazione, ma io a lui non devo spiegare nulla. Eventualmente mi confronterò con la mia

sta Tessari in giunta? «Io ho in mente quale dovrà essere la compagine e il voto ha fatto emergere dei numeri dei quali dovrò tenere conto. Ma non abbiamo ancora discusso di giunta. Per quanto riguarda il peso della Lega, nel futuro consiglio avremmo 9 leghisti in squadra e sarà la nostra forza, per far viaggiare spedite tutte le proposte. In giunta avrò un mix di persone brillanti, di esperienza, da non intendere però come esperti manovratori, di professionalità e anche di rinnovamento». Sull’accoglienza ai migranti sta con il Papa o con Salvini? «Sono d’accordo col buon senso. La vita va tutelata ma le regole rispettate: l’accoglienza di prima era senza dignità e senza prospettiva; non basta far imbarcare queste persone e accantonarle nei campi. Serve un’accoglienza che rispetti la persona, il buon senso e le regole, sia costituzionali che cristiane». Melody Fusaro

squadra, con i cittadini. Altro motivo per cui ritengo inutile un confronto è la campagna becera e mistificatoria che si sta facendo». Vi accusate a vicenda di scorrettezze e critiche personali. «Sono partita dicendo che Emanuele Ditadi era un amico e ho il merito di aver tenuto a bada tutta una squadra. Ma dopo il primo turno i toni miti sono diventati offensivi: ci hanno dato degli avvoltoi, adducendo collegamenti tra noi e la cementificazione. Ma non c’è un nesso. Poi sono stata accostata a forze che non tutelano i diritti delle donne: i “personaggi famosi” a livello nazionale che vengono a sostenermi non contano ma quelli che servono per attaccarmi improvvisamente diventano importanti. Citano il decreto Pillon ma non quello della Bongiorno, della Lega, che tutela le donne. I miei avversari mi hanno dato della prestanome, della donna uscita da un catalogo, io le ritengo offese». Alla luce del primo turno, che peso avranno la Lega e la li-

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Candidata “civica” Patrizia Andreotti

«Noale scelga le persone e non i partiti Io di destra? Alle elezioni voto per il Pd» tato alle Europee e alle Politiche? «Sono civica perché a un Comune come Noale serve questo. Poi in politica voto Pd, anche se in crisi come molti altri democratici che si aspettano dal partito una linea più chiara e convincente. Il mio imbarazzo tra l’altro è rinforzato dalle posizioni del nostro circolo locale». Cosa si è rotto con loro, con cui ha governato 5 anni? «La situazione di crisi è emersa a novembre, ormai in dirittura d’arrivo. Abbiamo sempre

LA SINDACA USCENTE REPLICA A STEVANATO: «QUI SERVE UN POLO CIVICO. APPARENTARSI AVREBBE SIGNIFICATO TRADIRE GLI ELETTORI»

HA AVUTO 67 VOTI IN PIU’ Patrizia Andreotti nel giorno del voto. Al ballottaggio dovrà vedersela con Michela Barin

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avuto un confronto, a volte acceso, ma in una coalizione di tre gruppi ci stava. Il Pd era maggioranza nella maggioranza: quando hanno chiesto le dimissioni di Lidia Mazzetto sono rimasta basita. Forse dopo una separazione così bisogna lasciar sedimentare, se no gli aspetti personali prevalgono su quelli politici. Passerà e il circolo Pd dovrà confrontarsi con onestà, visto che il loro risultato non è stato entusiasmante. Poi semmai riprenderemo un dialogo: gli elettori non possono essere lasciati così, sento un dovere nei loro confronti, al di là di chi li rappresenta». Era davvero impossibile un apparentamento al ballottaggio, visti i trascorsi da alleati? «Noi abbiamo scelto una linea civica e il risultato è stato sorprendente: vuol dire che i cittadini hanno scelto le persone. Non potevamo tradirli tornando insieme a chi è connotato politica-

mente. Molti dei loro punti sono più che condivisibili, ma se gli elettori non hanno votato quel progetto, non potevo farlo mio. Serve coerenza». Il buon risultato del primo turno è maturato anche grazie a voti arrivati da sinistra e da destra. Cosa ha spinto tanti elettori schierati a scegliere Andreotti invece dei due candidati di riferimento? «Hanno scelto le persone. Una città come Noale non si governa con i simboli, ma con le persone e la capacità che hanno di avere rapporti costruttivi con gli enti sovraordinati». Perché domenica un elettore noalese dovrebbe scegliere lei invece di Barin? «Visto che lo possono fare (oltre il livello comunale è difficile) devono votare le persone. E poi perchè un lavoro in questi anni è stato fatto: se un noalese si sofferma su quanto fatto e sui progetti in campo non può che convenire che per la città c’è un progetto e a proseguirlo possono essere solo persone che conoscono il territorio perchè lo hanno amministrato: lunedì possiamo già metterci al lavoro». Che qualità riconosce invece alla avversaria? «Non la conosco così bene personalmente, però la vedo come una donna ambiziosa». Filippo De Gaspari © RIPRODUZIONE RISERVATA


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VENERDÌ 7 GIUGNO 2019 MESSAGGERO VENETO

REGIONE

la polemica

Appalti, l’assessore si difende «Benefici alle aziende locali» Roberti replica alle critiche di opposizioni e associazioni di categoria Nel mirino i lavori milionari della Cuc vinti da imprese con sede fuori regione ma si tratta di aziende locali, come gli altri quattro aggiudicatari della gara che gestiranno le manutenzioni mezzi dell'intero parco macchine regionale, compresi veicoli pesanti e agricoli». Un esempio definito «fuori contesto» da Denis Petrigh di Confapi Fvg, che invita l’assessore a partecipare all’in-

Alessandro Cesare UDINE. Le critiche piovute sul-

la Centrale unica di committenza regionale (Cuc) da parte dei consiglieri del Patto per l’Autonomia non sono piaciute all’assessore regionale alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti. In particolare, l’esponente della giunta Fedriga non ha apprezzato il riferimento alla penalizzazione delle imprese locali. «Novantaquattro milioni di euro movimentati solo con le gare più recenti, otto gare di interesse europeo portate a termine nell'ultimo anno senza alcun contenzioso a beneficio della qualità dei servizi erogati ai cittadini. Una ricaduta di quasi 70 milioni di euro sul territorio a beneficio di micro e piccole imprese locali e di cooperative sociali storicamente presenti in regione. Ma a prescindere dai risultati che sono ben rappresentati da questi numeri – sot-

Petrigh (Confapi): esempi non coerenti Moretuzzo (Patto): non ha letto bene L’assessore regionale alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti

tolinea Roberti – stiamo già lavorando da tempo per delle modifiche normative che, nel rispetto delle leggi nazionali e comunitarie, creino le condizioni affinché vengano ancor di più valorizzate le imprese del territorio». L’assessore spiega, inoltre, come non debba trarre in inganno la sede legale di qualche con-

sorzio che partecipa alle gare per conto di imprese locali. «C'è il caso, ad esempio - ricordato Roberti – della manutenzione degli automezzi della regione, dove a portare a casa la fetta di lavoro di tre lotti sono ben quattordici officine friulane e giuliane, presentate in cordata sotto un cappello formale “romano”,

contro della IV commissione convocato per il 17 giugno nella sede della Regione a Udine per fare il punto sulla situazione dell’edilizia in Fvg. «Si renderà conto di quale sia il reale contesto in cui vivono le imprese regionali». Perplesso anche il consigliere del Patto per l’Autonomia, Massimo Moretuzzo,

che insieme al collega Giampaolo Bidoli ha portato alla luce la questione. «Resto basito dalle parole dell’assessore Roberti – ammette - perché o non ha letto bene i documenti o sta dicendo il falso. I numeri sono numeri e quanto abbiamo sollevato con la mozione è inoppugnabile. Le piccole e medie imprese del Fvg sono state tagliate fuori da questi appalti, come ad esempio quelli relativi agli sfalci o alla manutenzione degli immobili. Non si capisce di cosa stia parlando l’assessore». Dicendo questo Morettuzzo annuncia che nei prossimi giorni presenterà ulteriori dati per dimostrare come le aziende locali siano state penalizzate dagli appalti della Centrale unica di committenza. Sul tema interviene anche Giuseppe Nicoli, presidente del gruppo regionale di Forza Italia: «Una gestione così lontana dall’ente locale, seppur in grado di affidare appalti ad aziende valide – osserva Nicoli riferendosi alla Cuc può generare servizi non corrispondenti alle reali esigenze del territorio e mettere all’angolo le numerose realtà imprenditoriali medio-piccole che lo vivono e conoscono. Aziende che erano i naturali interlocutori dei Comuni, in grado di dare risposte mediamente migliori in termini di efficacia ed efficienza». Nicoli conclude annunciando di voler sottoporre la questione ai parlamentari di riferimento. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

uragano vaia

Contributi per i danni da maltempo: proroga al 20 UDINE. È stato prorogato al 20 giugno il termine per la presentazione delle domande di finanziamento che i privati e le imprese possono presentare a Comuni e Camere di commercio per finanziare gli interventi di ripristino dei danni provocati dal maltempo di fine ottobre 2018. «Il numero degli interventi e le procedure da espletare – ha commentato il vicepresidente della Regione con delega alla Protezione civile Riccardo Riccardi – ci ha spinto a chiedere una proroga per la presentazione delle domande di finanziamento. Ciò permetterà una maggiore precisione nella presentazione dei dossier facilitando le operazioni di valutazione degli stessi». Nell’ammontare complessivo dei danni provocati dall’uragano Vaia dell’ottobre 2018, la parte relativa al ristoro dei danni a privati e imprese nei 120 comuni interessati è pari a 42 milioni di euro. La Protezione civile si è dotata di un’équipe di esperti delegati a seguire l’iter delle pratiche, dedicata anche a dare supporto a Comuni e Cciaa. —


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MEDIASET HA PRONTO IL PROGETTO DI UNA SUPERHOLDING DOVE TRASFERIRE LA SEDE LEGALE. LA META SARÀ QUASI SICURAMENTE AMSTERDAM DOVE ANCHE FCA HA POSTO LA SEDE LEGALE

Economia

Piersilvio Berlusconi

Venerdì 7 Giugno 2019 www.gazzettino.it

economia@gazzettino.it

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Assindustria: imprese, un leader del Nord All’assemblea degli industriali di Treviso e Padova tiene banco ` Dure critiche al governo: «Hanno trovato soldi per Quota 100 la scelta del dopo- Boccia. Zaia: «L’alternanza non è scandalosa» e il Reddito, non dicano che non ci sono soldi per le aziende» `

anche per pagare le imprese esposte col pubblico», afferma Bonomi con toni già un po’ da campagna elettorale confindustriale: «Negli ultimi cinque mesi poi il Paese è rimasto ingessato in una continua campagna elettorale e adesso abbiamo davanti due mesi critici prima di agosto, un periodo a forte rischio di speculazione: io sono moderatamente pessimista». E l’incertezza regna sovrana anche in platea dove gli imprenditori dicono chiaramente che navigano a vista.

L’ASSEMBLEA dal nostro inviato

TREVISO «Ho massimo rispetto per l’autonomia di Confindustria ma per quanto mi riguarda ben venga un presidente del Nord». Luca Zaia parla chiaro e rompe le liturgie dell’associazione degli imprenditori che la primavera prossima dovrà eleggere il nuovo leader. «Penso che nell’ottica dell’alternanza non vi sia nulla di scandaloso. Boccia ha fatto il suo mandato, è espressione di una regione. Credo sarebbe un valore aggiunto se il Nord delle imprese sia rappresentato». In pista ci sarebbe già il lombardo Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda. «Bonomi è una persona in gamba – osserva Zaia, che ha promesso il completamento della Pedemontana entro il 2020 e appoggia pienamente la battaglia degli imprenditori sulla Tav – sicuramente c’è qualche veneto altrettanto in gamba ma mi fermo qui. Questa è una partita degli industriali, sarebbe un’ingerenza e stucchevole cominciare a far nomi da parte mia». Il presidente uscente di Assindustria Venetocentro Massimo Finco si esprime chiara-

PIOVESANA SUBENTRA A MASSIMO FINCO ALLA GUIDA DI VENETOCENTRO: «DOBBIAMO AVERE FIDUCIA»

mente: «Io vedo un presidente del Nord e un rappresentante del manifatturiero». Bonomi? «È una brava persona, ma non voglio fare nomi, può essere di Padova, di Bergamo, di Vicenza, purché sia del Nord».

OBIETTIVI Finco guarda lontano, la grande fusione tra Padova e Treviso e ora le trattative avviate con Venezia-Rovigo per lui devono portare ad avere una rappresentanza anche «oltre la nostra regione per poter partecipare attivamente alla formulazione di una politica industriale per tutto il Paese, un presidente che possa esprimere le idee di un intero Nordest, capace , innovativo, visionario. Anche verso Confindustria centrale – ricorda Finco sempre poco tenero con la Roma politica e non solo - dove la settimana scorsa mi sono trovato tra le prime tre file, ma vorrei che queste non fossero

ESTRATTO BANDO DI ASTA PUBBLICA TELEMATICA E TRADIZIONALE UNITA’ IMMOBILIARI RESIDENZIALI E SECONDARIE NON PERTINENZIALI LIBERE DI PROPRIETA’ DELL’INPS Le aste si svolgeranno con modalità telematica e tradizionale dal 18 al 19 luglio 2019 in collaborazione con il Consiglio Nazionale del Notariato L’I.N.P.S. offre all’asta la piena proprietà di unità immobiliari abitative e commerciali libere e relative pertinenze facenti parte del programma di dismissione degli immobili ai sensi del comma 2 dell’art. 38 del Decreto legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito con Legge n. 96/2017, dei Piani di investimento e disinvestimento per gli anni 2017-2019 e 2018-2020 rispettivamente adottati con Determinazioni Presidenziali n. 97/2017 e n. 120/2017, e n.154/2017 ed approvati con Determinazioni del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Istituto n. 23/2017 e n. 28/2017; del regolamento per gli investimenti e disinvestimenti immobiliari adottato dall’Istituto con Determinazione Presidenziale n. 131/2017; della convenzione con il Consiglio Nazionale del Notariato del 26/01/2018; LOTTI IN ASTA REGIONE VENETO - BANDO 19031 I TURNO - unita’ principali: Treviso -Vicenza scadenza termine presentazione offerte: 17 luglio 2019 ore 17.00 REGIONE VENETO – BANDO 19034 I TURNO – unita’ secondarie non pertinenziali: Vicenza scadenza termine presentazione offerte: 18 luglio 2019 ore 17.00 L’elenco dei lotti, unitamente alla documentazione disponibile (planimetrie, visure, ecc.), l’elenco dei Notai banditori, presso i quali è possibile inviare le offerte telematiche, il Bando d’Asta integrale, il Disciplinare d’Asta e i suoi Allegati che regolano le modalità di partecipazione all’asta sono disponibili sui siti internet istituzionali www.inps.it oppure www.notariato.it/ran. Le offerte cartacee dovranno pervenire presso gli studi dei notai banditori nei termini indicati. Nell’elenco sintetico dei lotti pubblicato sui predetti siti internet istituzionali sono riportati i riferimenti indicati dalle Direzioni Regionali INPS territorialmente competenti per la richiesta di ulteriori informazioni e quelli dei notai banditori incaricati.

Rubrica di Gare, Aste, Appalti e Sentenze

Milano

Tel. 02757091

Napoli

Tel. 0812473111 Fax 0812473220

Fax 027570242

Roma

Tel. 06377081

Fax 0637724830

impegnate da politici, grandi imprese, alti dirigenti, ma ci fossero solo gli imprenditori manifatturieri che sono il cuore del nostro sistema produttivo. Io non sono critico verso Boccia ma verso questa Confindustria». Per gli industriali di Padova e Treviso il tempo stringe e c’è da fare i conti con un Paese bloccato e con un debito pubblico che continua a crescere. «Abbiamo bisogno di spingere, di andare avanti, di avere l’autonomia. E non ci dicano che non ci sono i soldi, se facessimo debito per veri investimenti anche l’Europa chiuderebbe tutti e due gli occhi. E nessuno parla più di revisione della spesa pubblica», attacca Finco e la platea applaude convinta. Come applaude convinta anche Bonomi quando attacca frontalmente il governo: «Non vedo purtroppo un cambia-

mento di rotta. L’avevamo già detto criticando la Legge di Bilancio, non si sono fatti provvedimenti per stimolare la crescita e gli investimenti. Hanno eliminato Industria 4.0, si sono perfino smontate le riforme per agevolare il percorso tra scuola e lavoro». Ma le risorse sono poche, la Ue preme. «Hanno tirato fuori i soldi per le pensioni a quota 100 e per il Reddito di Cittadinanza, che tirino fuori i soldi

Ma questa è anche la giornata di Maria Cristina Piovesana, l’imprenditrice trevigiana che da ieri è il numero 1 di Assindustria e che nel suo intervento che ha chiuso i lavori ha richiamato l’inverno demografico e la sfiducia dei giovani, scandito l’impegno per costruire un nuovo futuro d’impresa anche per loro e ha esortato i colleghi a essere classe dirigente e a lavorare insieme, chiudendo il suo discorso sul filo della commozione: «Vi voglio bene e ho tantissima fiducia in voi, i dati ci dicono che stiamo rallentando, voglio farvi un appello: non abbattetevi, continuate a investire, abbiate fiducia, le banche abbiamo capito che sono con noi – dice riferendosi all’intervento del responsabile dei territori di Banca Intesa Stefano Barrese che ha assicurato, i soldi per chi investe ci sono e ci saranno, “i tassi non sono mai stati così bassi” - tirate fuori dai cassetti i progetti, credete al futuro e ai nostri giovani, è il momento di dare l’esempio». Maurizio Crema © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Crédit Agricole, il piano al 2022 Utile 5 miliardi, investimenti 15 FINANZA Il gruppo Crédit Agricole - la seconda banca quotata di Francia - ha presentato ieri il nuovo Piano industriale a medio termine. L’orizzonte del Piano arriva fino al 2022, dopo che gran parte degli obiettivi finanziari indicati dal Piano 2016-2019 sono stati raggiunti prima della scadenza temporale, già nel corso del 2018. Il Piano conferma la «ragion d’essere» di Crédit Agricole, un modello di banca “universale” ma anche “di prossimità” grazie alle Casse regionali che garantiscono da sempre un fortissimo legame

col territorio. La strategia del nuovo Piano punta ad «amplificare e accelerare» la traiettoria del Gruppo», pur «in un contesto incerto e caratterizzato dalla crescita delle esigenze della società». Per quanto riguarda lo scenario economico, il gruppo Crédit Agricole prevede il perdurare della politica dei tassi bassi e «pur fondandosi sull’ipotesi prudente di un rialzo del costo del rischio a 40 punti base» (contro 23 punti base nel 2018), il gruppo punta a conseguire «un obiettivo di redditività migliore e più sicuro, con un utile netto di Gruppo superiore a 5 miliardi di euro» (erano 4,4 miliar-

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IL LEADER VENETO TREVISO Critico verso il governo, abbottonato sulla prossima presidenza di Confindustria. Matteo Zoppas, presidente degli industriali veneti avverte Roma: «È ora che il governo produca risultati che ci portino a essere più competitivi, abbiamo perso troppo tempo – osserva ai margini dell’assemblea dei soci di Assindustria Venetocentro – abbiamo bisogno di riforme fiscali che aiutino le imprese a crescere a investire più che della flat tax, di una cura di cavallo perché la Cina sta già cominciando a farci concorrenza non solo sul prezzo ma anche sulle produzioni a più alto valore aggiunto e sta investendo moltissimo in ricerca». In quest’ottica urgono anche investimenti infrastrutturali. «Ben venga che la Tav arrivi a Padova e che continui fino a Trieste». «Vogliamo sapere come sarà e con quali obiettivi», mette le mani avanti il presidente del Veneto. Temendo una stangata in autunno che potrebbe avere effetti pesanti su un Paese che «invece di crescere dell’1,5% come ci avevano promesso e del 2-3% come servirebbe è inchiodato al + 0,1%». M.Cr.

PASSAGGIO VENETOCENTRO La platea dell’assemblea di Padova e Treviso e, sotto, Maria Cristina Piovesana

Zoppas: basta perder tempo, sì a una vera riforma fiscale

di nel 2018). La crescita dell’utile è quindi stimata intorno al 3%. Il Piano 2022 del gruppo guidato dall’amministratore delegato Philippe Brassac prevede una semplificazione della struttura patrimoniale, ottenuta anche attraverso la liquidazione della “ga-

PREVISTO UN RAPPORTO COSTI/RICAVI SOTTO IL 60% E UNA CRESCITA DEL CET1 FINO A SUPERARE IL 16%

ranzia di switch” concessa a Crédit Agricole SA dalle banche regionali del gruppo. Un’operazione dalla quale il Piano calcola un impatto importante in termini di maggiori ricavi per azione. Importanti - 15 miliardi di euro - gli investimenti programmati nella «trasformazione teconologica». Il miglioramento dell’efficienza operativa sarà ottenuto «in particolare tramite la riduzione del rapporto di cost/income di tutte le linee di business fino ad attestarsi a meno del 60%. Anche il rafforzamento patrimoniale è tra gli obiettivi fissati dal Piano: entro il 2022 la misura di solidità patrimoniale “CET1 ratio” dovrebbe attestarsi sopra al 16% per il gruppo Crédit Agricole, incorporando quindi i previsti irrigidimenti delle garanzie patrimoniali fissate dalla Bce. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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il futuro della grande opera

Commissario Mose corsa a due tra Linetti e Nicola Dell’Acqua Primi nomi per l’amministratore della grande opera I sindacati: «Vertice dal prefetto per i 250 lavoratori» Il jack-up in azione ieri mattina per controllare le paratoie del Lido-San Nicolò

Alberto Vitucci Il direttore dell’Arpav o l’attuale Provveditore. Nei prossimi giorni il ministero delle Infrastrutture dovrà suggerire a palazzo Chigi, d’intesa con la Regione, il nome del nuovo commissario per il Mose. Si parla di Nicola Dell’Acque, veronese, nominato dal presidente Zaia direttore del settore Territorio nel l’estate del 2018. Qualche esperienza come direttore della Protezione civile nazionale, nell’’ era di Bertolaso (2011), poi di commissario per i rifiuti in Campania. Un tecnico ben visto sia dalla Regione che dal Comune. Come del resto il provveditoe in carica Roberto Linetti. Il decreto «Sblocca

cantieri» prevede che per accelerare la conclusione delle grandi opere si facia ricorso a un commissario straordinario. Testo più volte modificato. Con l’introduzione ad esempio del ministero dell’Ambiente che dovrà esprimere un parere sulla nomina (emendamento del senatore veneziano del Pd Andrea Ferrazzi). Ma la bocciatura, da parte del ministero dell’Economia, della parte che riguarda la nuova «Struttura di gestione» che avrebbe dovuto sostituire i commissari straordinari nominati dall’Anac dopo lo scandalo. Il motivo, la mancanza di copertura finanziaria- Problema che si estende anche ai costi della gestione del Mose (almeno 100 milioni di euro l’an-

i funerali domani a san silvestro

Addio a Todeschini anima della Settemari cantante e attore Si chiamava Bruno Todeschini. Per gli amici «Uccio». Per tutti, «il Baffo». Era l’anima dell’associazione Settemari, che aveva contribuito a fondare. Ma anche delle associazioni e delle scuole di teatro e di canto. «Il «Baffo» ci ha lasciato l’altra sera, a 89 anni. Allegro e simpatico fino all’ultimo. Sul punto di accettare, malato, l’invito degli amici per andare a mangiare il pesce a Pellestrina. Todeschini era un volto noto a Venezia. Voce da tenore, spirito imprenditoriale, iniziativa e amore perla sua città. Era stato fra i fondatori, nel 1975, della Settemari. Tra i protagonisti delle prime Vogalonghe, con la CBUFMB del gruppo sportivo degli Artigiani. Cavaliere di San Marco e vicepresidente della Scuola Grande di San Marco, era stato tra gli ideatori nel 1979 dei primi Carnevali veneziani in piazza San Marco. Allora il sindaco era Mario Rigo, buon amico della Settemari e amante della venezianità. E quella fu una delle più belle edizioni del Carnevale, che poi sarebbe diventato il Carnevale del teatro e dei gemellaggi con Napoli negli anni Ottanta. Tra le sue imprese più recenti la traversata in gondola, a remi, da Venezia a Trieste, i cortei in costume delle regate, le Vogalonghe. Uno spirito sempre allegro, To-

Bruno Todeschini, il «Baffo»

deschini. Che aveva contribuito anche di tasca sua alla celebre mostra sulle isole abbandonate organizzata dalla Settemari e alla pubblicazione curata in quegli anni di riscoperta della laguna e delle tradizioni, dai fratelli Crovato. Todeschini faceva l’artigiano, aveva una piccola impresa di dipinture. Ma la sua grande passione era il teatro, insieme alla musica. Recitava, cantava, teneva alta la tradizione cittadina. E viveva profondamente la sua città. Era stato anche un atleta, con passato nella Fulgor e nelle società remiere cittadine. I funerali di Todeschini si terranno domani mattina alle 10.30 nella chiesa di San Silvestro, la parrocchia dove abitava. — A.V.

no), che dovranno essere trovati al più presto. Bocciato invece un altro emendamento che per la «salvaguardia dei 250 dipendenti di Consorzio, Tethis e Comar». «Un fatto grave», commenta Ferrazzi, «perché mete sullla strada molti lavoratori. E perché in quelle società c’è tutta la competenza di chi ha progettato il Mose». Su

questo tema della tutela del lavoro Cgil, Cils e Uil hanno chiesto un incontro urgente al prefetto Zappalorto. Intanto continuano in bocca di porto de Lido le manovre per verificare lo stato di salute della schiera delle paratoie, installate sott’acqua solo un paio di mesi fa. Ieri a San Nicolò – lato sud – si è visto il famoso jack-up, la grande na-

ve attrezzata da 52 milioni di euro costruita per la movimentazione delle paratoie. Alcune di queste dovranno essere staccate e riportate in Arsenale per la verniciatura. Anche se si dovrà attendere l’esecutività della decisione del ministero di spostare il centro della manutenzione dall’Arsenale (bacini di carenaggio) a Marghera (area ex Pagnan).

Ieri jack-up e altri mezzi del Consorzio con a bordo i tecnici della Comar hanno effettuato prove d i sollevamento e di tenuta. Nei prossimi giorni molti dei pezzi delle paratoie sott’acqua potrebbero essere staccati e sostituiti, dopo la scoperta del loro malfunzionamento. A cominciare dalle valvole e dai tensionatori. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Venerdì 7 Giugno 2019

Voci e volti di Federico Nicoletti

Governo, imprenditori critici «Cambi o stacchi la spina» Platea più dura dei leader: «Così com’è non si può andare avanti»

TREVISO «O il cambiamento è radicale, o a questo punto è meglio cambiare governo». Raccolto nell’assemblea di Assindustria Venetocentro, c’è un deciso ultimatum al governo. E la strisciante crisi, con Lega e Cinque Stelle indecisi se continuare o rompere definitivamente, qui vista come stallo ancora più pericoloso di prima. L’esito finale è giusto quello: O questo governo cambia rapidamente pagina, o è meglio cambiare il governo. Che poi è la linea che riassume, a margine, la neo-presidente Maria Cristina Piovesana: «Il governo deve continuare se è in grado di farlo. Non auspico di continuare con una campagna elettorale continua». Altrimenti detto da Leopoldo De-

Peghin Al punto in cui siamo arrivati non vedo possibilità di recupero per questo governo

stro, imprenditore padovano della Aristoncavi: «O cambiano radicalmente passo o conviene tornare a votare. Abbiamo bisogno di risultati». O come dice Antonio Santocono, che a Padova è tra i soci del colosso informatico Corvallis: «Cosi com’è non può andare avanti. O si arriva ad un chiarimento o molto meglio tornare alle urne». A pescare a caso, tra gli imprenditori grandi e piccoli in fila per registrarsi in assemblea, le voci ultimative paiono in maggioranza. Prendete il vicepresidente trevigiano di Assindustria, Valter De Bortoli: «Non riesco a darmi una ragione per cui questo governo debba restare. Almeno avessero una linea… Invece ogni giorno ce n’è una nuova». O Walter Bertin, della

trevigiana Labomar, azienda di successo negli integratori alimentari: «Meglio mandarli a casa, nessuno ci spera più. Si stanno autodistruggendo». Sulla stessa lunghezza d’onda, da Padova, la voce dell’ex presidente, Francesco Peghin: «Al punto in cui siamo non vedo possibilità di recupero. Siamo in tempo per andare a votare e dare tempo al nuovo governo di impostare la finanziaria. Se continua così i danni per l’Italia rischiano di diventare enormi». E il suo predecessore, Luigi Rossi Luciani: «Non resta che mandarli a casa. Al di là di tutto: ma Salvini? Dove ci porta con lo spread? Parlerà anche al suo popolo, ma non può davvero bastare». Non mancano le voci più votate al realismo, che

di questo governo non ne vogliono sapere, ma temono un cambio che rischia di aprire ulteriori incertezze più che svolte: «In sé i problemi non si risolvono cambiando i governi. Devono farci capire se sono davvero in grado di andare avanti», sostiene Alberico Crosetta, titolare dell’impresa trevigiana dei radiatori Antrax. «Io sarei per obbligare questo governo a fare le cose – dice Damaso Zanardo, l’imprenditore della logistica tra Treviso e Venezia -. Le scelte da fare sono sempre le stesse, salvo che nessuno ha il coraggio di farle. Non credo cambierebbe molto». E Roberto Reffo, titolare de La Meccanica di Cittadella: «Meglio rimanga questo governo, se si dà però una vera politica industriale. Non

Rossi Luciani Devono andare a casa, ma io mi chiedo: dove ci portano con lo spread?

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vedo alternative vere, in questo momento». Così come invita alla prudenza l’ex leader regionale Andrea Tomat, di fronte ad uno scenario globale di un’Europa divisa entro lo scontro che rischia di aprirsi tra Stati Uniti da un lato e Cina-Russia dall’altro: «Confindustria in questo momento deve sostenere la governabilità. Tallonare sui temi decisivi delle infrastrutture e della politica economica. Speriamo in un colpo di reni: questo governo ha l’obbligo di impegnarsi più a fondo». La difesa d’ufficio tocca al governatore Luca Zaia: «Che gli imprenditori siano inflessibili sta nell’ordine delle cose. D’altra parte non si può continuare con i no a prescindere. Io continuo a fare il tifo perché questo governo continui e porti a termine quanto previsto. A partire dall’autonomia». Ma proprio Zoppas, che risnocciola il cahier de doleances sulle infrastrutture, dà un avvertimento deciso al governo: «Deve produrre i risultati che chiediamo da tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA


VENERDÌ 7 GIUGNO 2019 LA NUOVA

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VENEZIA

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L’inchiesta della Magistratura contabile l’Udienza in ottobre

I soldi della Legge speciale al Marcianum La Corte dei conti ora cita Galan e Chisso All’ex governatore e al suo storico assessore chiesti 1,3 milioni di euro. L’Università voluta da Scola fu chiusa da Moraglia Roberta de Rossi Ventisei milioni di euro destinati dalla Legge speciale ad opere per il disinquinamento della laguna, dirottati dalla Regione Veneto retta dall’allora presidente Giancarlo Galan sul restauro della sede patriarcale di Venezia, del Seminario e della Basilica della Salute, sostenendo con 24 milioni il progetto dell’allora patriarca Angelo Scola di dare vita al Marcianum, polo didattico-universitario con convitto incluso; altri 2 milioni vennero destinati alla Comunità ebraica di Venezia per la sua casa di riposo. Fondi illegittimamente sottratti alla loro destinazione, secondo vice procuratore generale della Corte dei Conti Giancarlo Di Maio, che ha citato a giudizio Galan e l’allora assessore ai Lavori pubblici Renato Chisso, presentando loro un conto da 1,274 milioni di euro. Di anni ne sono passati tanti da allora - il Marcianum è nato, cresciuto, chiuso dal successore di Scola, il patriarca Moraglia - e la prescrizione ha così ridotto l’ammontare della cifra contestata, da 26 a poco meno di 1,3 milioni di euro. Il presidente della Corte Carlo Greco ha messo in calendario l’udienza per il 17 ottobre. La vicenda salta all’occhio della Procura della Corte dei Conti, perché nel 2015 - a scandalo Mose esploso - facendo un rendiconto delle spese, la giunta Zaia riconosce al Patriarcato lavori per 15,6 milioni, chiedendo però la restitu-

Il polo didattico universitario del Marcianum

zione di 5,9 milioni già erogati. La Diocesi si oppone, la Regione le fa causa in Tribunale civile. Per tutta risposta, la Diocesi cita palazzo Balbi, chiedendo i 178 mila euro residui. E si accendono i riflettori della magistratura contabile su quell’operazione che risale ai primi anni 2000, quando Galan era stabilmente al comando del Veneto e del ciclone Tangenti Mose che nel 2014 l’avrebbe travolto con altri, non si sentiva neppure un fremito. Si era molto battuto, l’allora presidente della giuntaregionale, perché fondi di legge

speciale destinati al Comune di Venezia e a Comuni della gronda per il rifacimento della rete fognaria, venissero dirottati per il restauro della sede del patriarcato, del Seminario e della Basilica della Salute e, in minima parte, alla Comunità ebraica. Galan si prodiga tra Comitatone e Presidenza del Consiglio dei ministri (Gianni Letta, nell’era di Berlusconi premier ) per stornare i fondi destinati all’acquedotto per l’irrigazione di Cavallino-Treporti, all’impianto di depurazione di Chioggia, alla vasca di prima pioggia alla Gazze-

la zona economica speciale

Pd all’attacco sulla Zes in Comune e al Senato Una interrogazione al Senato e una mozione da far votare in consiglio comunale, entrambe del Pd, per sostenere il riconoscimento – richiesto tanto dalle associazioni imprenditoriali quanto dai sindacati dei lavoratori – del Governo di una Zona economica speciale (Zes) anche a Venezia. «Basta chiacchiere e rinvii, il Governo decida e lo faccia immediatamente» dice il senatore Andrea Ferrazzi an-

nunciando la presentazione di una interrogazione a Palazzo Madama «Il nostro sistema territoriale sarà in grado di utilizzare la Zes come elemento moltiplicatore nella produzione di lavoro, nella qualità della vita, nella creazione di posto di lavoro di qualità». «Il ministro per il Sud, Barbara Lezzi» ricorda Ferrazzi «ha detto che non è possibile dare il via libera per una singola Zes al Nord, ma che è neces-

sario intervenire, attraverso un piano organico. Per questo Ferrazzi chiede al Governo «quali abbia adottato, o intenda adottare, affinché si possa procedere all'istituzione della Zes nell'area di Venezia e Rovigo in tempi certi tenendo conto che andrebbero convocate prioritariamente le categorie economiche, sindacali e politiche della città, per un’azione collettiva nella definizione del suddetto piano».

ra-Mestre, alla rete fognaria di Venezia. Milioni, all’epoca, non ancora spesi dai Comune. Ne avrebbero ricevuti altri in futuro - promise Galan - portando in giunta il cambio di destinazione. Per la Procura della Corte dei Conti, un intervento doppiamente illegittimo: perché quei finanziamenti erano vincolati dalla Legge speciale ad opere di disinquinamento della laguna e perché si trattava di progetti già approvati dal Consiglio regionale e solo il Consiglio (non la giunta) avrebbe potuto modificarne la destinazione. Sempre in ambi-

Sullo stesso tema, i consiglieri comunali del Pd, Emanuele Rosteghin, Monica Sambo, Bruno Lazzaro, Giovanni Pelizzato e Nicola Pellicani hanno presentato una mozione da mettere ai voti in cui si dice che «preso atto che la posizione del ministro Lezzi, che rischia di allungare almeno fino alla prossima legge di bilancio, se non oltre, i tempi per la costituzione della Zes di Venezia e Rovigo; si invita il sindaco Brugnaro ad esprimere la forte contrarietà del Comune per la decisione di procrastinare i tempi di istituzione della Zes in tutte le sedi istituzionali e a convocare le categorie economiche, sindacali e politiche della città per promuovere un’azione collettiva in tal senso». —

to disinquinamento, però. L’indagine contabile ha coinvolto l’intera giunta, ma si è concentrata sull’ex presidente Galan, considerato colui che ha concepito l’operazione e l’ha diretta passo passo, pur sapendo - sostiene l’accusa - non fosse autorizzabile. Come pure l’allora assesore Chisso, in quanto responsabile delle Politiche per l’ambiente: per la Procura, non poteva non sapere. A firmare la delibera contestata furono anche gli assessori Sante Bressan, Giancarlo Conta, Raffaele Grazia, Raffaele Zanon, Marialuisa Coppola, Ermanno Serrajotto. Hanno tutti risposto alla richiesta di chiarimenti della Procura contabile, sostenendo a vario titolo di aver votato ritenendo di essere nel giusto dal momento che tra gli obiettivi della Legge speciale c’era anche il restauro di immobili con valore monumentale e artistico. Nessuna risposta da Galan e Chisso, oggi citati a giudizio. Nel setaccio della prescrizione, si diceva, di quei 26 milioni iniziali, ne sono rimasto 1,274. La Procura ritiene Galan responsabile per il 60% (764 mila euro) e Chisso al 40% (509 mila euro), ma lascia aperta la strada a una seconda richiesta, ovvero che un 20% sia da mettere in conto anche agli assessori di allora. Parola alla Corte dei Conti. Per lo scandalo tangenti Mose, Giancarlo Galan è già stato condannato (in Appello) a risarcire 5,2 milioni di euro; Renato Chisso (in primo grado) a 5,3 milioni di euro. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Giancarlo Galan

Renato Chisso

Angelo Scola


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Padova

Venerdì 7 Giugno 2019 www.gazzettino.it

Il Bo festeggia: è il primo ateneo in Italia `Padova è appena stata inserita nella classe “A” d’eccellenza, Il primato è stato sancito dall’agenzia di valutazione Anvur: l’analisi per conto del Ministero era stata compiuta a novembre il rettore Rizzuto: «Risultato merito del lavoro e della passione» `

UNIVERSITÁ PADOVA L’università di Padova è

promossa a pieni voti e guadagna il titolo di migliore ateneo in Italia. A stabilirlo è l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) per conto del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (Miur). Tre cifre, 7.68, per un verdetto che sa di liberazione. Un numero che può sembrare freddo ma che porta dietro di sé quello che è il «frutto del lavoro costante e della passione», così spiega il rettore Rosario Rizzuto, di tutte le persone che «formano la grande comunità dell’università di Padova». Come in aula, per una volta a parti invertite: è l’Anvur, per conto del Miur, a giudicare l’ateneo patavino. Un’attesa di mesi, dopo la visita dei 30 valutatori durata una settimana a novembre, ricompensata dal voto più alto in tutta Italia. Unico dei grandi atenei in “fascia A” d’eccellenza, quella che va dal 7,5 al 10. «Il punteggio conseguito nell’accreditamento periodico dell’Anvur è un risultato straordinario – afferma il ret-

TRENTA ESPERTI AVEVANO PRESO IN ESAME OGNI ASPETTO ACCADEMICO, IERI SONO STATI COMUNICATI GLI ESITI

tore Rizzuto –. È l’orgoglio di un ateneo che crede e si riconosce nella diversità dei saperi ed opera quotidianamente con grande coesione e senso di appartenenza. Avevamo già intuito dal primo confronto con i valutatori di aver lasciato loro una buona impressione. A certificarlo è un’analisi dettagliata, minuziosa, che ha preso in considerazione tutta l’attività. Ma il risultato restituisce quella dimensione di efficienza e qualità che ci prefiggiamo di avere».

IL GOVERNATORE ZAIA: «QUESTA È UNA REALTÁ CAPACE DI ATTRARRE STUDENTI E SODDISFARE LE ESIGENZE DELLA SOCIETÁ»

L’ORGOGLIO Un primato che riempie di orgoglio il mondo delle istituzioni. «Riferimento universitario per il mondo dalle profonde radici nell’identità veneta, come testimonia ancora il grande leone alato al suo ingresso principale – dichiara il presidente Luca Zaia – con questo riconoscimento, mantiene fede alla sua vocazione universale, dimostrando di aver fatto sue anche le caratteristiche di un ateneo che sa attrarre studenti e soddisfare le richieste della società». Si unisce anche il sindaco Sergio Giordani: «Un’università attrattiva è una straordinaria risorsa per la crescita di tutta Padova. Così come una città che sta compiendo passi verso una dimensione sempre più europea, è un’opportunità di ulteriore slancio anche per l’ateneo». Congratulazioni anche da parte dell’assessore regionale Elena Donazzan: «Un esito eccellente conseguente ad un’at-

ORGOGLIOSI Per il rettore Rosario Rizzuto è un risultato straordinario. Nelle altre foto il governatore Zaia e il primo cittadino Giordani

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IL SINDACO GIORDANI: «È UNA RISORSA STRAORDINARIA: LA CITTÁ CRESCE E DIVENTA SEMPRE PIÚ EUROPEA»

tenta e rigida analisi durata mesi che ha fatto impazzire, e possiamo dirlo ora con un po’ di ironia, tutto il sistema ed in particolare i docenti con cui sono stata in contatto in questo periodo. Risultati così straordinari possono derivare solamente da una visione lungimirante e da un importante lavoro di squadra». Sulla stessa linea Roberto Marcato, assessore regionale allo sviluppo economico. «La forza del sistema veneto è data anche dalla forza delle nostre università. Il fatto che l’Università di Padova abbia ottenuto questo straordinario riconoscimento conferma l’enorme valore che hanno i nostri atenei anche nel campo della ricerca e dell’innovazione».

RICONOSCIMENTO «Il Bo rappresenta un biglietto da visita a livello nazionale e internazionale - aggiunge il senatore Udc Antonio De Poli Nel 2022 si celebreranno gli 800 anni. Il mio auspicio è che tutte le istituzioni, ai vari livelli, possano lavorare insieme per ottenere il giusto riconoscimento». Un risultato che fa il paio con il primo posto sulla Valutazione della qualità della ricerca (Vqr) sempre dell’Anvur. Un successo che si può considerare ancora più ampio, visto che la valutazione quinquennale analizza tutti gli ambiti. I dipartimenti oggetto di analisi sono stati Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata; Fisica e Astronomia “Galileo Galilei” e Medicina. Elisa Fais © RIPRODUZIONE RISERVATA


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PRIMO PIANO

VENERDÌ 7 GIUGNO 2019 IL MATTINO

L’assemblea di Assindustria

Imprese schierate contro il governo «Lavoriamo in un Paese immobile» Finco e Piovesana applauditissimi per gli attacchi all’esecutivo: «Nessun investimento, solo debiti e incertezza» la Lega di Salvini, diversi imprenditori trevigiani si erano schierati a favore di nuove elezioni politiche, perché il Carroccio libero della “zavorra” Cinque Stelle potesse finalmente completare le opere promesse.

Andrea De Polo TREVISO. Nemmeno il tempo di insediarsi e Maria Cristina Piovesana, eletta ieri alla guida di Assindustria Venetocentro, si ritrova a dover commentare la lettera d’infrazione in arrivo dall’Unione Europea. È l’ultimo capitolo di uno scontro frontale tra industriali e governo reso più morbido – almeno in Veneto – soltanto dalla festa per l’inaugurazione del primo tratto della Pedemontana. Per il resto le grane sono tutte sul tavolo: la cancellazione dell’Industria 4.0, le misure in finanziaria concepite come assistenzialismo, il perenne blocco dei cantieri e, ultima arrivata, la trattativa Fca-Renault, fusione fallita per la quale anche l’esecutivo finisce sul banco degli accusati. E non a caso – ha scherzato qualcuno tra il pubblico – «non si sono mai sentiti così tanti applausi contro i governi da quando governavano i comunisti».

LA LINEA DI PIOVESANA

Non è la linea che è passata nelle istituzioni, e non la pensa così il nuovo presidente Maria Cristina Piovesana, che anzi, per il futuro auspica stabilità: «Il governo deve andare avanti se è in grado di andare avanti. Non possiamo vivere in una costante campagna elettorale». Mentre Massimo Finco tra Roma e Bruxelles si schiera decisamente con la seconda: «Quando andia-

Critiche a 360 gradi Stangata Ue? Meritata Caso Renault? Silenzi inaccettabili mo all’estero mi accorgo che noi siamo più deboli degli altri. Per questo le nostre imprese e la nostra nazione hanno bisogno di un’Europa più forte, altrimenti non si va da nessuna parte. A Treviso e Padova ci sono grandi eccellenze, che si trovano a operare in un sistema Paese che non funziona. Abbiamo estremo bisogno dell’Unione Europea».

CORO DI CRITICHE

Finco, innanzitutto, che si è meritato l’ovazione dopo aver detto: «La risposta non può essere sempre che “mancano schei”». E pure Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda: «Meritatissima la stangata dall’Ue, il Pil cresce con gli investimenti privati, non con le promesse». Ma ha fatto il pieno di applausi pure la Cisl con Bentivogli («Il governo parla di tutto, e non ha preso posizione sulla partita industriale più importante degli ultimi vent’anni, quella tra Fca e Renault»). Tutti contro il governo, anche se poi, tra gli addetti ai lavori, nessuno tifa apertamente per la caduta dell’esecutivo. Dopo l’ultima tornata elettorale, con la netta affermazione – alle Europee come alle comunali – del-

GLI INVESTIMENTI

Passaggio di consegne: Massimo Finco con Maria Cristina Piovesana

(FOTO MATTIUZZO)

Non è un mistero che gli ultimi mesi siano stati segnati dalla continua tensione con le forze di governo sui temi di reddito di cittadinanza, Decreto dignità, Quota 100. Misure percepite come assistenzialismo, e per questo mal digerite, dagli industriali. «Siamo figli di contadini – ha ribadito Finco – se andiamo a indebitarci in banca, lo faccia-

la tavola rotonda

Assolombarda e sindacato «Troppi miliardi bloccati» Bonomi: «Il Decreto Dignità un errore gravissimo» Bentivogli (Fim-Cisl): «Stanno sfiancando il sistema lavoro» TREVISO. «Non sta a noi im-

prenditori fare il partito del Pil, purtroppo però assistiamo a prese di posizioni ideologiche da parte del governo, contro le imprese, a partire dal messaggio fortemente an-

ti industriale dato da questa politica con il Decreto dignità». Il giudizio di Carlo Bonomi, presidente Assolombarda Confindustria Milano, Monza e Brianza, Lodi verso il governo è impietoso. Ed è ancora peggiore il voto dato del mondo dei lavoratori dipendenti tramite Marco Bentivogli segretario generale Fim Cisl, intervenuti durante la tavola rotonda davanti ad una platea rappresentativa

delle 3600 imprese di Padova e Treviso associate ad Assindustria. «Il decreto Dignità è dannoso contemporaneamente per le imprese e per i lavoratori». La lista delle insufficienze di Bentivogli è lunga: «Il credito d’imposta sulla formazione non funziona, assurda la demonizzazione dell’alternanza scuola lavoro, il blocco delle infrastrutture ci danneggia, siamo il 17esimo po-

Da sinistra Carlo Bonomi, Antonio Calabrò e Marco Bentivogli

mo per comprarci il trattore nuovo. Le risorse andavano spese in innovazione e crescita, anche l’Europa, se così fosse stato, avrebbe chiuso un occhio. Invece sulle strutture e sull’innovazione non è stato investito nulla. Per questo i nostri associati, oggi, non si sentono sicuri: prima di progettare un investimento si chiedono se quella strada sarà fatta o meno, se quelle promesse saranno mantenute o no». LA PREOCCUPAZIONE

L’indagine preparata da Assindustria alla vigilia dell’assemblea riferiva di un imprenditore su due pessimista per quanto riguarda i prossimi sei mesi. «Una tensione crescente» ha commentato anche Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto, «ci aspettiamo che il governo inizi a produrre pancia a terra. I temi sappiamo quali sono: autonomia, infrastruttura, Pedemontana Veneta, Tav almeno fino a Padova, Torino-Lione, investimenti per il Brennero e per l’Industria 4.0». A proposito: Zoppas ha abbracciato Zaia ringraziandolo per l’inaugurazione del primo tratto della Superstrada. Ma non basta. Il governatore, dal canto suo, tira dritto: «Spero che ora le nuove misure, con la flat tax e le cure “da cavallo”previste dal governo, siano efficaci. Tifo perché il governo resti in vita: va a casa se non realizza il programma che ha presentato, e quindi se non realizza l’autonomia». Ora la partita è quella di Fca-Renault: «Non ho sentito nessuno intervenire, mi sarei aspettato un intervento del governo che favorisse la trattativa rispetto ai francesi» ha rimarcato anche Bonomi di Assolombarda, «su questo la penso come Bentivogli». E ancora, giù applausi. —

sto in Europa per livello d’infrastrutturazione». E ancora la critica a Salvini : «Non si può banalizzare la lettera dall’Europa chiamandola letterina, non possiamo spendere soldi che non abbiamo per sussidi». E qui, pensando al reddito di cittadinanza, è scoppiato l’applauso corale degli imprenditori al sindacalista: un momento storico. «Se il governo sfianca proprio quel il sistema produttivo che manda avanti il paese ne rimetterà la capacità delle imprese di essere strumento di coesione sociale». «Serve uno shock – ha concluso Bonomi – La politica è rimasta inchiodata per 5 mesi in campagna elettorale, adesso basta». — M.PEL.


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Nordest

Venerdì 7 Giugno 2019 www.gazzettino.it

Asiago vieta la plastica multe all’usa e getta nei luoghi pubblici POLIMERI I resti di un pic-nic in un bosco del Veneto: ora nelle aree come questa ad Asiago è proibito utilizzare stoviglie e contenitori di plastica

Ordinanza del Comune: no a cannucce, posate, piatti, bicchieri e sacchetti se non sono compostabili. Sanzioni da 25 a 500 euro `

SULL’ALTOPIANO n cima all’Altopiano dei Sette Comuni, cantato da Mario Rigoni Stern e ritratto da Ermanno Olmi, ma anche ferito da Vaia, un paese ha deciso di liberarsi dalla plastica. Con l’ordinanza affissa da lunedì all’albo pretorio di piazza Secondo Risorgimento, infatti, Asiago dichiara ufficialmente guerra ai polimeri che avvelenano l’ecosistema ambientale e, dunque, pure gli esseri umani. L’obiettivo è di diventare appunto plastic free, vietando l’utilizzo nei luoghi pubblici di stoviglie e sacchetti costituiti da materiali non compostabili, pena il versamento di salate sanzioni alle casse municipali.

I

IL PROVVEDIMENTO Firmato da Gianni Dall’Osto, responsabile tecnico dell’Ambiente, il provvedimento è uno dei primi voluti dall’amministrazione comunale uscita dalle urne del 26 maggio, con la rielezione del sindaco Roberto Rigoni Stern. L’assunto di partenza è che il Parlamento Europeo ha proibito entro il 2021 l’utilizzo delle plastica monouso sotto forma di forchette, coltelli, cucchiai, bacchette, piatti, cannucce, bastoncini per palloncini, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso. Su questa base il municipio ha previsto di anticipare una serie di indicazioni mirate al divieto graduale e progressivo, fino al raggiungimento delle finalità della

IL MUNICIPIO ANTICIPA LA DIRETTIVA EUROPEA ALL’INTERNO DI PARCHI, BOSCHI, PIAZZE, STRADE, SCUOLE, BIBLIOTECA, TEATRO, PALAGHIACCIO

Commissione Europea, dell’uso di materiali plastici non compostabili, «introducendo delle clausole che impegnano, non solo i servizi istituzionali dell’Ente come le mense scolastiche, le conferenze pubbliche, eccetera, ma anche tutti i soggetti privati». Dunque pure i cittadini, residenti o turisti, che frequentano gli spazi pubblici in cui è scattata la misura: parchi, aree boschive, piazze, strade, scuole, biblioteca, teatro e stadio del ghiaccio.

I DIVIETI Il primo dei divieti riguarda le cannucce di plastica, particolarmente sgradite sul territorio, poi-

ché finiscono «nelle caditoie e nei collettori pubblici delle acque bianche, per poi confluire dei nostri scoli, fiumi, mari, eccetera, per poi finire in microparticelle di origine plastica nel ciclo alimentare dei pesci e, dunque, anche nell’uomo». Ma il cartellino rosso vale anche per una gamma più ampia di articoli di plastica usa e getta: nei luoghi pubblici, infatti, saranno ammessi «esclusivamente posate, piatti, bicchieri in materiale biodegradabile e compostabile, ovvero sacchetti monouso in materiale biodegradabile e compostabili, o borse riutilizzabili (tipo a rete, stoffa, tessuto, plastica riciclata)». Non si

tratta di un invito, ma di un’imposizione, tant’è vero che è stato disposto che «all’accertamento ed all’irrogazione delle sanzioni provveda, per quanto di competenza, il Corpo di Polizia Municipale, nonché ogni altro agente od

ufficiale di polizia giudiziaria a ciò abilitato». Per i trasgressori le multe vanno da 25 a 500 euro, con la possibilità di pagarne 50 entro 60 giorni dalla contestazione della violazione.

Il rapporto AlmaLaurea

L’eccellenza delle Università venete a un anno dalla laurea l’80% lavora I RISULTATI VENEZIA Si riduce il tempo di attesa per trovare un’occupazione dei laureati italiani, performance che migliorano ulteriormente per i veneti. Il 69% dei laureati magistrali italiani a un anno dal conseguimento del titolo di studio lavora, percentuale che supera il 70% per chi è uscito dagli atenei veneti, con picchi che raggiungono anche l’80%. A svelarlo i dati elaborati dal rapporto 2019 AlmaLaurea che ha analizzato 640mila laureati di primo e secondo livello del 2017, 2015 e 2013 contattati rispettivamente a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo. Risultati importanti resi noti nel giorno in cui l’Agenzia nazionale di valutazione del Sistema universitario e della ricerca (Anvur) ha colloca-

to l’Università di Padova in fascia A, la più alta, risultato mai raggiunto finora da un ateneo di grandi dimensioni. «Risultato straordinario - afferma Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova - Non nascondo la grande soddisfazione: siamo nella fascia d’eccellenza e siamo l’unico grande ateneo che è riuscito ad ottenere questo risultato». Immediate le congratulazioni del governatore Luca Zaia: «L’Ateneo di Padova aggiunge una nuova perla di eccellenza a tutte quelle che, numerose e importanti, segnano le tappe della sua storia di otto secoli. Il riconoscimento della fascia A da parte dell’Anvur non è solo un prestigioso traguardo, ma un elemento di riferimento nella elevata qualità di tutta la sua organizzazione, dall’amministrazione alla didattica».

I NUMERI Un’eccellenza che si traduce poi nell’alta percentuale di tasso di occupazione. Il rapporto AlmaLaurea mostra che ad un anno dalla laurea magistrale lavora il 69,4% dei laureati italiani, percentuale che raggiunge punte dell’80% in Veneto. Come a Ca’ Foscari a Venezia dove l’80,5% dei suoi laureati è impiegato ad un anno dal conseguimento del titolo e all’Università di Verona che si attesta all’81,9%. I dati a 5

L’AGENZIA NAZIONALE DI VALUTAZIONE PROMUOVE L’ATENEO DI PADOVA NELLA “FASCIA A”, LA PIÙ PRESTIGIOSA

anni dalla laurea magistrale migliorano ulteriormente: i laureti dell’ateneo veneziano occupati sono il 91,1%, quelli veronesi dell’88,6% contro una media nazionale dell’85,5%. Lo stato di salute delle università italiane viene dato anche da altri parametri. Se nel 2008 concludeva gli studi in corso il 39,4% dei laureati, nel 2018 la percentuale raggiunge il 53,6%. Inoltre se dieci anni fa a terminare gli studi con quattro o più anni fuori corso erano 17,1 laureati su cento, oggi si sono quasi dimezzati (8,7%). L’età media alla laurea per il complesso dei laureati del 2018 è quindi pari a 25,8 anni: 24,6 anni per i laureati di primo livello, 27 anni per i magistrali a ciclo unico e 27,3 anni per i laureati magistrali biennali. Unico dato in aumento il numero dei laureati magistrali che trova occupazione all’estero che si attesta sul 5,7% e sono coloro che hanno i punteggi più alti. r.ian. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LE INIZIATIVE A questa stretta si aggiungono poi diverse altre iniziative di sviluppo green e di sensibilizzazione culturale, su un Altopiano che lo scorso 28 ottobre ha visto schiantarsi a terra 180.000 alberi, in gran parte abeti bianchi e rossi, ma anche larici e sottobosco. Forte di due certificazioni internazionali sulla gestione sostenibile delle foreste, il Comune di Asiago ha varato un progetto di monitoraggio e ricerca sulla resilienza degli habitat naturali e delle specie animali colpiti dalla tempesta. Inoltre è stato attuato l’allacciamento al teleriscaldamento della centrale di Turcio, alimentata a biomasse come scarti di segheria e del bosco, allo scopo di ridurre le emissioni di anidride carbonica. Infine per il prossimo 24 agosto è in calendario la “Notte nera”, una serata di osservazione del cielo stellato contro l’inquinamento luminoso, combattuto pure attraverso un sistema di illuminazione urbana a basso impatto. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA

LA MISURA È STATA PROMOSSA ANCHE PER SENSIBILIZZARE AL RISPETTO DELL’AMBIENTE DOPO LA TEMPESTA VAIA

Possamai al posto di Tosi in Federcaccia Doppiette “verdi” e “nere”, sfida a Palazzo VENEZIA Caccia e politica, la saga continua, all’insegna della sfida tra doppiette “verdi” e “nere”. Ora però cambia uno dei protagonisti: dopo dieci anni di ininterrotta presidenza, da mercoledì sera Flavio Tosi non è più a capo di Federcaccia Veneto e a subentrargli è Gianpiero Possamai. La principale associazione venatoria passa così da un ex leghista a un leghista doc, riconquistando sui banchi del Carroccio un referente in Consiglio regionale, dove finora la scena era monopolizzata da Sergio Berlato, capogruppo di Fratelli d’Italia in predicato (riconteggi e Brexit permettendo) di tornare a fare il parlamentare europeo.

tutti i rappresentanti delle sezioni provinciali venete», si legge in una nota. Il nuovo presidente è il trevigiano Possamai, già sindaco di Cappella Maggiore e attuale presidente della commissione Vigilanza a Ferro Fini, tesserato da quarant’anni. Suoi vice sono stati designati il vicentino Emiliano Galvanetto e il veronese Alessandro Salvelli. Ma a fare notizia è l’uscita di un altro scaligero com’è Tosi, già esponente di Fare! (anche se ultimamente firma ogni suo comunicato come «già sindaco di Verona ed ex segretario della Liga Veneta»), che pure ha ricevuto «un ringraziamento doveroso per l’ottimo lavoro fatto» e per aver «saputo in questi 10 anni di mandato condurre egregiamente tutte le attività di Federcaccia Veneto».

PER ACCLAMAZIONE

I MALIGNI

L’elezione del nuovo direttivo regionale di Federcaccia si è svolta per acclamazione, «nel segno del rinnovamento ed anche della continuità di intenti e di programmi, con l’unanimità di

Sui siti di settore, il cambio della guardia è stato accolto anche da commenti maligni come questo: «Peccato che un’associazione venatoria come la Federazione con un grande passato si

L’ASSOCIAZIONE

sia venduta completamente alla politica ed alla Lega in particolare. Quindi lo scontro non sarà sui principi di buona gestione venatoria ma su come conquistare demagogicamente tra Lega - Possamai - e Fratelli d’Italia Berlato - più voti dai cacciatori. Chi vincerà? Di sicuro perderà la caccia ben gestita». Replica però Possamai: «La politica non c’entra. L’avvicendamento segue il corso naturale, attuato a livello nazionale e quindi anche sul piano regionale: dopo due mandati consecutivi, il presidente lascia spazio ad altri. Quindi andiamo avanti con l’orgoglio di essere i primi in Italia con quasi 300.000 associati e in Veneto

LA PRIMA ASSOCIAZIONE RITROVA UN REFERENTE LEGHISTA A FERRO FINI DOVE FINORA LA SCENA ERA MONOPOLIZZATA DA BERLATO (FDI)

La dem Moretti, festa l’11 giugno per l’elezione europea VENEZIA Alessandra Moretti festeggerà in Consiglio regionale la sua rielezione a parlamentare europea. L’esponente del Partito Democratico ha chiesto e ottenuto di poter brindare con tutti i colleghi di Palazzo Ferro Fini, e probabilmente pure con i dipendenti della struttura, in occasione della prossima seduta consiliare, che giusto ieri è stata convocata per martedì 11 giugno alle 10.30. È possibile che il presidente Roberto Ciambetti conceda a questo scopo una pausa dei lavori nel corso del pomeriggio. Più lunghi saranno invece i tempi per il subentro della veronese Anna Maria Bigon, prima dei non eletti della lista Pd alle Regionali 2015. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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NUOVO DIRETTIVO Al centro della bandiera, Possamai accanto a Tosi

con 15.148». Seguono, nell’ordine, Associazione cacciatori veneti (quella di Berlato), Libera Caccia, Enalcaccia, Anuu, Arci Caccia, Italcaccia e Ente produttori selvaggina.

IL PROBLEMA Pare che Tosi abbia abbozzato senza troppi entusiasmi, ma si è fatto fotografare accanto al suo successore e tanto è bastato per chiudere il caso. Di sicuro, comunque, in questi anni il problema per i cacciatori non allineati con Berlato era di avere un rappresentante a Palazzo, dopo che nel 2015 Tosi aveva rotto con

la Lega e si era candidato governatore contro Luca Zaia. Un motivo di imbarazzo, tanto che ai tavoli tecnici Federcaccia mandava il vicepresidente, proprio per evitare fastidi. Ora invece sembra che l’aria cambierà. Lo conferma indirettamente un altro cacciatore qual è il leghista Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio: «Finora ero iscritto ad un’altra associazione molto più piccola, ma adesso che c’è un presidente che mi piace e che è molto competente, penso proprio che aderirò a Federcaccia». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


II

Primo Piano

Venerdì 7 Giugno 2019 www.gazzettino.it

L’assemblea degli industriali

Le imprese aprono all’ipotesi Venezia «Sì ad altre fusioni» Zanardo: «Il suo ingresso è naturale `Bonaiti: «Allargarsi è fondamentale siamo legati da storia e infrastrutture» il tessuto produttivo ne avrà dei benefici» `

IL CONGRESSO TREVISO Se mai ci fossero state delle perplessità, oggi sono state dimenticate: ad un anno di distanza, nella platea dell’assemblea annuale di Assindustria Venetocentro, andata in scena ieri pomeriggio ad Opendream, complesso di archeologia industriale recuperato alle porte di Treviso, tutti sono entusiasti del matrimonio che ha dato vita alla seconda territoriale confindustriale d’Italia. «All’inizio magari poteva esserci una doverosa prudenza, perché come tutte le sfide anche questa preoccupava un po’ – ribadisce Claudio Feltrin, presidente di Arper, realtà di Monastier di Treviso tra i marchi italiani dell’arredamento di design - . Ma dopo un anno penso si possa convenire che la messa a punto di questa macchina complessa è riuscita».

SODDISFATTI «La staffetta tra Massimo Finco e Maria Cristina Piovesana (i due, come stabilito al momento della fusione, si sono scambiati i ruoli di presidente e di vicario, ndr), conferma che il progetto va avanti con convinzione e soddisfazione - continua l’imprenditore di Monastier - Di due campanili ne abbiamo fatto uno solo, cosa mai facile per gli italiani, sempre molto individuasti. Abbiamo

GLI AMMINISTRATORI TREVISO «Qui si respira il futuro», commenta molto soddisfatto Fabio Bui presidente della Provincia di Padova. «Le critiche degli imprenditori? Condivido ogni parola», aggiunge Arturo Lorenzoni, vicesindaco del comune di Padova. Dall’altra parte ci sono invece i delusi dal clima respirato durante l’assemblea. Gianantonio Da Re, neo europarlamentare europeo e segretario regionale della Lega, non è proprio felice delle tante critiche mosse al governo - lo spettro della crescita del Pil solo dello 0,1% è stato evocato più volte come simbolo di un immobilismo dovuto alle tante tensioni tra Lega e Movimento 5 Stelle - mentre il sindaco di Treviso Mario Conte fa di necessità virtù e invita a prendere le critiche come spinte per migliorare. In mezzo a loro c’è il governatore Luca Zaia che appoggia pienamente la voglia di infrastrutture emersa prepotentemente dalla platea degli imprenditori, incassa l’approvazione per Pedemontana e Tav da portare fino a Padova, ma deve anche sentirsi dire dal presidente Massimo Finco

dimostrato di essere all’altezza delle sfide del futuro». Anzi ora si deve proseguire su questa strada: la prossima potrebbe essere Venezia? «E’ naturale che faccia parte di questa compagine: siamo legati dalla storia, dalle infrastrutture, dalle università – conferma Damaso Zanardo, imprenditore trevigian-veneziano dell’omonimo gruppo di logistica -. L’integrazione può fare solo bene. Un’area metropolitana di due milioni di abitanti potrebbe competere con Monaco di Baviera o Berlino».

NUOVA DIMENSIONE Addirittura Finco ha rilanciato l’obiettivo di una dimensione regionale. Anche il suo predecessore alla guida degli industriali patavini Francesco Peghin guarda ad ulteriori sviluppi: «E’ stata una grande impresa mettere insieme due territoriali importanti, tra le prime dieci d’Italia – conferma il titolare della Blowtherm – Questa aggregazione può già pesare a livello nazionale, ma sarà

ROSSETTO: «BISOGNA CRESCERE LA SINERGIA CREA TANTA ENERGIA SOLO L’UNITÀ CI RENDE VINCENTI»

PROTAGONISTI Maria Cristina Piovesana e Massimo Finco. I due rappresentanti degli industriali trevigiani e padovani si sono scambiati i ruoli: la Piovesana è diventata presidente

completa quando riuscirà ad aggiungere altre associazioni: avremmo fatto tre quarti del lavoro se si riuscisse ad unire Venezia, perché quello è il vero ‘Veneto centro’». Da un ex presidente ad un altro, anche Luca Bonaiti approva, pur con qualche diplomazia ulteriore sulla possibile nuova pretendente: «Da tempo immemore cercavamo di fare un’unificazione in Veneto, sono partiti in due, speriamo che si riesca ad allargare – nota l’industriale metalmeccanico -. Il

tessuto produttivo può averne solo delle grandi positività nel futuro. La prossima sarà Venezia? Vedremo quale sarà la prima che arriva, ma chi sia poco importa. Lasciamo fare ai presidenti per valutare con chi si potrà trovare maggiore armonia».

mento, anche Chiara Rossetto, amministratore delegato di Molino Rossetto stila un bilancio “molto positivo” dell’unione delle due associazioni industriali: «Perché oggi occorre crescere e la sinergia tra imprenditori di Padova e Treviso

IL PALCO La sala congressi del complesso Opendream ha ospitato l’assemblea di Assindustria. (NuoveTecniche/De Sena)

DA RE: «QUOTA 100 SERVE PER CREARE POSTI DI LAVORO» CONTE: «PRENDIAMO GLI SPUNTI PER MIGLIORARE»

divido però la preoccupazione per la mancanza di progettualità a livello di paese. Le infrastrutture? Investire in questo settore è strategico. È pur vero che le infrastrutture di oggi non sono quelle del secolo scorso, quindi è bene capire su cosa mettere risorse. Ma farlo è indispensabile».

GRANDE ENERGIA Mentre sul palco salgono i relatori per il confronto e gli ospiti istituzionali si accomodano nelle prime file del grande salone, un tempo ex stabili-

La politica spacca il territorio Padova critica col governo Treviso: «Ci sono cose buone» «Stiamo ancora a parlare di Pedemontana e Autonomia? Presidente Zaia, andiamo avanti!». Zaia abbozza ma capisce che non una critica ma un’esortazione. E Finco, alla fine, si va a sedere accanto a lui e i due si stringono la mano.

DIVISI Dentro la vasta sala congressi dell’ex complesso Pagnossin, il mondo della politica si divide mentre quello delle imprese e delle industrie si unisce. Da una parte l’anima padovana, più da

BUI, PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI PADOVA: «SONO CON LE IMPRESE LA POLITICA PURTROPPO È MIOPE»

PERPLESSO Il presidente della Provincia di Padova Fabio Bui

opposizione, dall’altra quella trevigiana, più filo-governativa. Bui, mentre lascia il complesso, ha un’espressione serena: «Condivido totalmente le critiche sentite oggi - sottolinea - noi politici abbiamo spesso la mania di dire “non ci sono soldi” per non fare. Il problema è che in Italia non mancano i soldi, ma le idee da parte della politica. Purtroppo abbiamo una politica miope e stiamo creando una classe dirigente altrettanto miope. Del resto abbiamo abbandonato la scuola e non trasmettiamo più il senso di appartenenza al Paese. Da qui, oggi, esce invece un messaggio di speranza: l’Italia può cambiare grazie all’alleanza tra politica e impresa». Lorenzoni, vicesindaco padovano, aggiunge una riflessione: «Abbiamo sentito critiche alla politica nazionale, a livello locale invece mi pare che ci sia una forte condivisione degli obiettivi e una forte sinergia. Con-

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III

Primo Piano

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«L’incertezza non ci aiuta ora serve maggior solidità» Andrea Tomat: «Situazione economica delicata, bisogna dare messaggi chiari» Peghin: «Il 2019 è partito in sordina e in Italia si fa di tutto per intralciare le imprese» `

GLI IMPRENDITORI

crea tanta energia: oggi ne abbiamo bisogno. Se pensiamo che l’Italia è un puntino nel mondo, dobbiamo essere uniti per essere vincenti. Prossima tappa in laguna? Non spetta me dirlo, però potrebbe essere una grande opportunità».

AL FEMMINILE Su un punto, invece, l’imprenditrice di Pontelongo non ha remore. Anzi pare assolutamente determinata: «Avere come presidente della seconda associazione confindustriale italiana una donna è un segnale significativo - sottolinea a gran voce- ci sono tante donne che ogni giorno si impegnano nel mondo dell’impresa, è un riconoscimento anche delle nostre capacità». Mattia Zanardo © riproduzione riservata

IN DIFESA Da Re, dal canto suo, gioca in difesa e rintuzza le critiche arrivate a reddito di cittadinanza e quota 100, su cui vengono posizionate risorse che gli imprenditori vorrebbero utilizzare per politiche di sviluppo e di lavoro: «Ho sentito tante critiche al red-

dito di cittadinanza e le condivido perché sono anche le mie - osserva Da Re - ho la partita Iva dal 1976 e non posso concepire questa forma di aiuto. Ovviamente se si prende di mira una parte del governo, poi viene coinvolta anche l’altra. Sulla bocciatura di quota 100 invece non sono d’accordo. Se si chiede lavoro per i giovani, poi bisogna anche trovare i posti. E quota 100 serve proprio ad alimentare questo giro. Gli imprenditori comunque non fanno sconti a nessuno: è vero che si sono spellati le mani quando è venuto Renzi, ma è vero anche che hanno criticato ogni governo». Il sindaco Conte cerca di guardare il bicchiere mezzo pieno: «Abbiamo tutti la consapevolezza che alcune azioni di governo andranno riviste e modificate ed è risaputo che non piacciono nemmeno alla Lega. Però sono sempre spunti interessanti quelli che nascono dagli imprenditori. Bisogna farne tesoro per andare avanti con un’azione di governo più incisiva e mirata a prendere le decisioni più giuste. Le infrastrutture? Sono il nostro cavallo di battaglia e siamo convinti che sia necessario andare avanti». Paolo Calia

TREVISO «Continuiamo ad essere positivi, però ultimamente preferisco non leggere il giornale o non guardare il tg per non vedere le notizie che arrivano dal governo e l’incertezza che regna a livello nazionale». La battuta di Diego Carron, presidente di uno dei maggiori gruppi delle costruzioni del Veneto, sintetizza bene l’umore di gran parte dei colleghi riuniti per l’assise dell’associazione degli imprenditori di Treviso e Padova. A preoccupare i capitani dell’industria nostrana, non sono i fondamentali economici. Ma un contesto esterno sempre più intricato e di difficile lettura, tra le guerre commerciali tra i colossi mondiali e l’impasse politica interna. «La situazione economica è delicata, c’è un rallentamento mondiale, legato ad una forte instabilità – analizza Andrea Tomat, alla guida di Lotto, azienda tra le più note del distretto dello sport system montebellunese -. Il nostro paese ne risente per problematiche non risolte e un atteggiamento che amplifica le incertezze. Non c’è di peggio in economia». «Abbiamo bisogno proprio del contrario: stabilità, coerenza di linee guida mantenute nel tempo, anche di dare serenità alla comunità internazionale – rimarca l’ex presidente di Confindustria Veneto -. Per farlo occorrono voci il più concordi possibile o quantomeno che le discordie si discutano in camera caritatis, poi ne esca un indirizzo condiviso e questo venga seguito da tutti. Così peraltro dovrebbe funzionare in democrazia».

CALO DI FIDUCIA E, allora, come ha certificato anche la recentissima rilevazione congiunturale diffusa proprio da Assindustria Venetocentro, cala la fiducia degli imprenditori trevigian-patavini e la loro propensione agli investimenti: meno di due su dieci hanno dichiarato di volerli aumentare.

I PRESIDENTI TREVISO Massimo Finco ha aperto la sessione pubblica con la sua relazione, Maria Cristina Piovesana l’ha conclusa. Anche la scaletta ha simbolicamente sancito la staffetta alla guida di Assindustria Venetocentro, con l’avvicendarsi tra l’imprenditore padovano e la collega trevigiana di Gaiarine nella carica di presidente e di vicario. Un’alternanza stabilita fin dalla fusione tra le due territoriali: dodici mesi ciascuno per i rappresentanti delle due province “originarie”, fino a quando, nell’assemblea dell’anno prossimo, verrà eletto il primo presidente “unificato”.

ANDREA TOMAT Guida della Lotto di Montebelluna

FRANCESCO PEGHIN Ex presidente di Confindustria Pd

DIEGO CARRON Presidente del gruppo Carron

ANDREA GABRIELLI Industriale e patron del Cittadella

«È sicuramente un momento difficile, per vari motivi. Dobbiamo riportare al centro il lavoro, perché da lì nascono le opportunità di crescita, di sviluppo, di benessere», commenta Andrea Gabrielli, numero uno dell’omonimo gruppo di Cittadella (nonché patròn del club calcistico che ha appena sfiorato la serie A) Le prospettive per il prossimo futuro si velano: «Dopo un paio d’anni buoni soprattutto per le aziende esportatrici, grazie alla vivacità sui mercati internazionali, il 2019 è partito un po’ in sordina», nota Francesco

Peghin . Torna il tema dell’incertezza: «Da un lato, aiuterebbe che la situazione internazionale fosse meno turbolenta, dall’altro lato in Italia è un disastro: sembra si faccia di tutto per creare problemi alle imprese e all’economia. Insomma, si vive con una visione molto a corto raggio».

LE PRIORITA’ Le priorità per le imprese suonano purtroppo come un ritornello già sentito: meno burocrazia, un sistema paese più efficiente, una rete infrastrutturale

«Figli e imprese invertire il trend per la crescita» LA NOMINA Maria Cristina Piovesana è diventata presidente di Assindustria Veneto Centro, Finco sarà vicario

LA PROMESSA «Lavorerò nel segno della continuità», ha assicurato Maria Cristina Piovesana ai cronisti poco prima dell’inizio dell’assise, per completare i molti progetti già avviati. Ma ha anche preannunciato un’impronta personale, inevitabilmente legata alla propria sensibilità. E l’ha ribadito una volta salita sul palco: se Finco, con la

LA PIOVESANA IN PRIMA LINEA SUL TEMA DELLA NATALITA’ «FONDAMENTALE PER IL FUTURO»

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consueta focosità, non ha risparmiato qualche stoccata polemica, anche l’ex leader di Unindustria Treviso ha spaziato tra innovazione, sviluppo economico, richiami alla politica.

I TEMI

più moderna. «Più volte ci rendiamo conto di come il Nordest resti figlio del dio minore: la provincia di Padova da sola fa 28 miliardi di Pil e non rientra nemmeno nella pianificazione nazionale delle infrastrutture», sospira Antonio Santocono, uno dei titolari della Corvallis, azienda specializzata in servizi digitali e presidente della Camera di commercio patavina. Ma, più di tutto, gli industriali si augurerebbero una situazione politica chiara e stabile. M.Zan © RIPRODUZIONE RISERVATA

«Vi sono però anche temi più ampi che ci coinvolgono, come cittadini, oltre che come imprenditori, e che vanno anche oltre il tradizionale orizzonte della rappresentanza degli interessi di una categoria», ha ribadito. In particolare, uno le sta a cuore: la denatalità. «Quello che il Santo Padre ha recentemente definito come ‘l’inverno demografico della nostra società’. Lo sento urgente come imprenditrice, come donna che è anche madre, come cittadina. Ma credo sia una sensibilità condivisa da molti in questa sala e in associazione convinti come siamo che senza crescita demografica non vi sarà nemmeno crescita economica». Per questo l’industriale alla testa del gruppo Alf, realtà del comparto del legno-arredo, ha lanciato un appello ai colleghi: «Dovremmo sentire tutti la responsabilità, l’orgoglio, l’onore di essere padri e madri non solo dei nostri figli ma anche, idealmente, genitori di una nuova generazione di giovani europei. Che le costruiamo a fare le infrastrutture in Europa se poi non ci saranno cittadini europei a percorrerle?». M. Z.


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Nordest

POSTO A RISCHIO PER I LAVORATORI ANPAL Elena Donazzan incontra i lavoratori di Anpal che rischiano il posto. «È un paradosso - dice - che l’agenzia che sostiene i Centri per l’impiego licenzi»

Venerdì 7 Giugno 2019 www.gazzettino.it

M5s, festa e svolta ultra-autonomista Dopo la sconfitta, il Movimento si interroga. Fra 10 giorni `Al centro la riforma federale. Scarabel: «È l’unico motivo raduno nel Trevigiano. Sperando nella presenza di Di Maio per tenere in piedi questo governo». E D’Incà: «Basta parole» `

IL DIBATTITO VENEZIA In un Nordest in cui ha perso un milione di voti nel giro di un anno, il Movimento 5 Stelle prova a ripartire dalle origini. Accadrà fra una decina di giorni nel Trevigiano, con il raduno interregionale del dopo-Europee: ai promotori non dispiacerebbe poter consegnare in quell’occasione al capo politico Luigi Di Maio il documento con cui i pentastellati veneti sollecitano un cambio di rotta ai vertici nazionali. Il testo è tuttora in corso di stesura, ma è pressoché certo che al primo punto ci sarà l’autonomia: «È l’unico motivo per far andare avanti questo Governo, altrimenti saremo condannati a essere Lega Sud», ha dichiarato il consigliere regionale Simone Scarabel, l’altra sera a Noventa Padovana, nel corso del dibattito organizzato dall’associazione Realtà Veneta di Clodovaldo Ruffato.

cipio e il valore del Rdc, così anche al Sud capiscano che per noi l’autonomia è molto importante. Mi attendo quindi che prevalga l’ideale rispetto al tornaconto personale».

passare per “quelli del no”. Il sottosegretario Mattia Fantinati, oltre a dirsi felice per l’inaugurazione del primo tratto della Pedemontana, sui social rilancia l’intervista a Open in cui ribadisce la volontà di andare a definire l’intesa fra il Governo e le Regioni: «Il Movimento ha partecipato attivamente ai referendum per le autonomie. Eppure, ho letto sulla stampa che lo avremmo “frenato”. È falso. Vogliamo soltanto che ci sia una autonomia fatta bene e che non duplichi centri di spesa e decisionali». Ancora più perentorio è il deputato Federico D’Incà, oltretutto senza nemmeno chiamare in causa i giornali, ma puntando dritto alla questione: «Dobbiamo chiaramente chiudere sull’autonomia, basta chiacchiere da una parte e dall’altra», va ripetendo fin dalla chiusura delle urne.

QUEI NO I grillini veneti non ci stanno a

IL 16 GIUGNO

milioni. Per l’anno 2019, la totale disponibilità finanziaria ammonta a 48.721.796,73 euro, con priorità a «ricostruzione, riparazione e ripristino conseguenti a calamità naturali» e «completamento di opere pubbliche». Quelle di importo maggiore riguardano la laminazione delle piene del fiume Agno-Guà, attraverso l’adeguamento dei bacini demaniali di Trissino e Tezze di Arzignano, in provincia di Vicenza, per 22,1 milioni, e la ristrutturazione dell’ex magazzino della Regione a Venezia, che diventerà sede di uffici, per 11,5 milioni.

Per questo Scarabel invita tutti, e pure Di Maio, a segnarsi in agenda la “Grande festa 5 Stelle a Nord-Est” di domenica 16 giugno: dalle 11 alle 22, al Parco Salacè di Oderzo, «intrattenimenti musicali» e «dj set», «assaggio crema spalmabile» e «distributori di acqua gratuita», ma soprattutto «interventi dei «portavoce nazionali, regionali e comunali». Spiega il trevigiano (come i meetup organizzatori): «Questo evento era stato pensato nei mesi scorsi, ma forse adesso ha il senso di ritrovarci per ripartire con lo spirito perso di dieci anni fa, quando non si guardavano i risultati ma c’era tanta voglia di fare. Chissà che possa essere l’occasione per consegnare a Luigi le richieste che noi consiglieri regionali stiamo scrivendo e che la prossima settimana concorderemo anche con i parlamentari. Nel nome della trasversalità con cui è nato, proponiamo che il Movimento sia parte attiva nel trovare un equilibrio fra la salvaguardia dell’unità nazionale e le giuste esigenze di autonomia differenziata. Altrimenti rischiamo davvero di scomparire e di diventare Lega Sud». Angela Pederiva

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LA RIFLESSIONE

I risultati del 26 maggio hanno imposto una riflessione ai Cinquestelle anche in Veneto, dove rispetto alle Politiche i consensi sono scesi ad un terzo (da 695.741 a 220.429 voti, dal 24,4% all’8,9%). Il consigliere regionale Jacopo Berti su Facebook ha lanciato la domanda: «Quale è la prima cosa che deve fare il M5s per i veneti? Rispondete nei commenti e con questi batterò i pugni sul tavolo a Roma. P.S. La risposta “sparire” non verrà accettata, perché ci stiamo già pensando da soli...». L’ultima era chiaramente una battuta, ma le proposte arrivate (438 in poche ore) sono state serissime. Così al convegno di mercoledì, introdotto dall’analisi del politologo Paolo Feltrin e moderato da Alda Vanzan del Gazzettino, nemmeno Scarabel si è tirato indietro, per esempio quando si è trattato di valutare il possibile effetto-boomerang del Reddito di cittadinanza a queste latitudini: «Il Rdc al Nord e in Veneto non scalda i cuori, ma per chi ne ha bisogno è una misura molto importante. Quello che io mi aspetto è che così come noi al Nord abbiamo sostenuto il prin-

PORTAVOCE Dall’alto il consigliere regionale Simone Scarabel e il sottosegretario Mattia Fantinati

In commissione Territorio

Mini-abusi edilizi, via alle audizioni sul “condono” VENEZIA Sul “condono” per i “mini-abusi” sarà raccolto il parere di tutti i portatori di interesse. Dunque rappresentanti di Comuni, associazioni dei costruttori e organizzazioni dei professionisti: la loro audizione è stata decisa ieri dalla commissione regionale Territorio, durante l’esame del progetto di legge che si propone di modificare le normative “Veneto 2050: politiche per la

riqualificazione urbana e la rinaturalizzazione del territorio” e “Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio”. La proposta del presidente zaiano Francesco Calzavara e del vice dem Andrea Zanoni (in foto) è stata accolta dai consiglieri regionali, intenzionati a capire i termini con cui definire le situazioni irrisolte da oltre quarant’anni: «Opere assistite da un regolare titolo edilizio

dal quale, in fase attuativa, ci si è discostati dando luogo a quelli che possono essere considerati “abusi minori”. La legge intende fornire ai Comuni uno strumento di governo del territorio utile». La commissione ha esaminato inoltre il Programma triennale 2019-2021 dei lavori pubblici, il primo dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice dei contratti. Gli interventi più rilevanti riguardano la difesa del suolo, a iniziare dalla costruzione dell’idrovia, per oltre 500

«Farmaci, la Regione paghi»: ma mancava uno zero LA SENTENZA VENEZIA Il conto presentato al Veneto ammontava a 185.903,75 euro. Soldi che la Regione era chiamata a pagare per contribuire al ripiano della spesa farmaceutica ospedaliera, per la propria quota di utilizzo di un medicinale oltre la soglia stabilita dalla normativa nazionale. Ma quel calcolo era errato e, come ha sentenziato il Tar del Lazio, ad essere sbagliato era anche e soprattutto lo strabiliante importo di 3.355.411,48 euro notificato all’azienda produttrice: tutto per colpa di uno zero (mancante).

LA LEGGE La spesa farmaceutica ospe-

daliera riguarda i medicinali di fascia H prescritti ai pazienti durante la degenza e quelli di fascia A distribuiti dalle strutture per la somministrazione a casa. Lo sfondamento del tetto avviene quando non viene rispettato il limite di spesa attribuito dalla legge, vale a dire quando si supera la cifra corrispondente al 6,89% del finanziamento del Servizio sanitario nazionale a

UN ERRORE FA SCHIZZARE A 7,2 MILIONI (ANZICHÉ 72 EURO) LA FATTURA PER UN MEDICINALE E QUINDI LO SFORAMENTO DELLA SPESA SANITARIA

cui concorre lo Stato. In questi casi si crea un disavanzo, che deve essere ripianato per il 50% dalle aziende farmaceutiche che hanno superato il budget loro assegnato e per il restante 50% dalle Regioni nelle cui Ulss è avvenuto lo sforamento.

NEL 2016 È quanto successo nel 2016, tanto che all’inizio del 2018 l’Agenzia italiana del farmaco aveva prospettato la ripartizione della somma fra tutte le aziende e le Regioni coinvolte, a seconda delle diverse etichette interessate. In particolare per il Serpens, impiegato nel trattamento dell’ipertrofia prostatica, era stato intimato a Palazzo Balbi di versare 185.903,75 euro e al Laboratorio Italiano Biochimi-

co Farmaceutico Lisapharma di sborsarne addirittura 3.355.411,48. Una cifra decisamente stratosferica e comunque anomala, visto che negli anni 2013, 2014 e 2015 la ditta non era mai stata chiamata a procedure di ripiano, «poiché il suo core business non è in ambito ospedaliero», come ha poi spiegato davanti al Tribunale amministrativo regionale di Roma.

IL RICORSO Di fronte all’evidente errore e alla mancata correzione, Lisapharma ha infatti presentato ricorso. In questo modo è stata accertata l’inverosimiglianza del valore della spesa rilevata, dovuta ad un errore materiale commesso durante la fase di caricamento dei dati di vendita relati-

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vi al mese di giugno del 2016. Come hanno successivamente stabilito i giudici, con riferimento alla fornitura del prodotto Serpens nella confezione da 16 compresse e da 320 milligrammi, era stato indicato un prezzo unitario della pastiglia pari a 41.103 euro, anziché quello reale di 0,41103 euro. Solo uno zero di differenza, ma sufficiente a moltiplicare in maniera abnorme un valore di poco più di 40 centesimi a pillola. «Tale errore – si legge nella sentenza – generava per la modesta quantità di 10 confezioni contenenti 160 compresse del prodotto Serpens un controvalore spropositato ed irrealistico di euro 7.234.173,22 anziché quello effettivo corrispondente di euro 72,34 riportato nella fattura del 30 giugno

2016».

L’ANNULLAMENTO Il punto è che, sulla base di quel numero “gonfiato”, Aifa aveva calcolato gli importi spettanti a Lisapharma da una parte e Regioni (fra cui il Veneto, ma anche la Puglia, la Campania, l’Emilia Romagna, le Marche e la Toscana) dall’altra. Ad ogni modo nel momento in cui è stato scoperto l’inghippo, l’istanza della casa farmaceutica è stata accolta e la determinazione dell’Agenzia è stata annullata. Ora bisognerà che vengano rifatti i conti, attribuendo il giusto importo a ciascuna delle parti e riducendo l’esborso per le casse pubbliche. A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


VENERDÌ 7 GIUGNO 2019 IL MATTINO

PRIMO PIANO

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L’assemblea di Assindustria nUovo PrESIdEntE

L’emozione di Piovesana «Non bisogna rassegnarsi»

La platea di industriali e autorità all’assemblea di Assindustria Venetocentro all’ex Pagnossin di Treviso. Ancora una volta forte si è levata la critica contro il governo

Mobilitazione contro le Fs Zaia: «Giusto protestare» Sostegno al sit in di oggi a Padova contro la cancellazione del treno no stop Bonaiti: «Senza infrastrutture non c’è coesione». Peghin: «Subito alle urne» Riccardo Sandre TREVISO. «I padovani hanno

ragione a protestare, perché i collegamenti ferroviari e aerei dal Veneto a Roma continuano a diminuire, e non si può accusarci di volere fare parte per noi stessi nel contempo sottraendoci collegamenti». A dirlo il presidente della Regione Vento Luca Zaia, ospite dell’assemblea di Assindustria Venetocentro di ieri pomeriggio a Treviso. NODO INFRASTRUTTURE

Un’attestazione di solidarietà a mondo economico e istituzioni che questa mattina, davanti alla stazione di Padova, protesteranno contro la scarsa attenzione alle esigenze infrastrutturali del territorio. «Non è solo una questione di Tav, un’opera comun-

que necessaria» ha continuato Zaia «ma pure di collegamenti aerei. Alitalia deve avere tirato i remi in barca e ne sono rimasti solo 3 per Roma di fatto allontanando un centro economico, culturale e sociale del Paese dalla sua capitale». ALTA VELOCITÀ

Una solidarietà che fa il paio con la volontà e l’impegno degli imprenditori padovani presenti all’assemblea. «Probabilmente non sarò presente fisicamente in stazione» ha detto Luca Bonaiti ex presidente di Confindustria Padova «ma è indiscutibile la necessità che la Tav prosegua non solo sulla tratta Brescia-Padova ma su quella Padova-Kiev e Padova-Lisbona. Le nostre imprese lavorano per miliardi di euro su di un mercato che è quasi domesti-

co, quello dell’Unione Europea e non avere infrastrutture adeguate è un elemento di rallentamento non solo dell’economia ma pure dello sviluppo di una coesione europea di cui tutti sentiamo il bisogno». Un’opinione condivisa da Francesco Peghin che però, guarda alla necessità strategica di una solida azione di governo, necessaria per il futuro di sviluppo del territorio veneto. «Abbiamo bisogno di certezze e di una programmazione seria per il futuro del Paese» ha detto Peghin «piuttosto di un lungo vivacchiare sarebbe meglio andare alle urne, subito, anche prima della Finanziaria 2020. Certo sarà una prova difficile per un nuovo esecutivo ma se dovesse emergere una maggioranza solida dalle urne iniziare con una sfida difficile non può che rendere

Investitura per il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi Entro un anno ci sarà la fusione territoriale con Venezia-Rovigo

«La presidenza di Confindustria tocca a un imprenditore del Nord» LO SCENARIO

U

n anno fa a Marghera, all’assemblea che sancì la nascita di Assindustria Venetocentro, il tema era il triangolo industriale Milano-Bologna-PadovaTreviso. Dopo dodici mesi di “rodaggio” l’espe-

rimento Treviso-Padova può dirsi riuscito, tanto che ora guarda a Venezia-Rovigo per rinforzare ancora di più il vertice orientale del triangolo. Aggiornamento: il 17 giugno Maria Cristina Piovesana e Massimo Finco saranno invitati all’assemblea privata di Confindustria Venezia-Rovigo. Prove tecniche di una fu-

sione non troppa lontana: «Vorrei chiudere entro un anno» ha affermato Vincenzo Marinese, Confindustria Area Metropolitana di Venezia e Rovigo. All’orizzonte c’è l’elezione del nuovo presidente nazionale di Confindustria: Boccia scadrà tra un anno. E il nuovo triangolo industriale avrà un peso geopoliti-

LUCA ZAIA IL PRESIDENTE DELLA REGIONE VENETO ALL’ASSEMBLEA DEGLI INDUSTRIALI

E sulle nuove alleanze «Veneto unito nell’indicazione del candidato alla successione di Vincenzo Boccia» co più forte che mai. Finco ha passato il testimone a Piovesana in modo perentorio: «Il prossimo presidente di Confindustria dev’essere un uomo del Nord. Proveniente dall’industria manifatturiera. Bonomi? Sì. O comunque, un bravo imprenditore italiano». Il presidente uscente (da ieri, vicario) di Assindustria ci ha messo il carico: «La sede di Confindustria si sposti a Milano. O almeno, a Milano portiamo il Ministero del Lavoro». Musica perle orecchie di Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda e candidato numero uno alla successione di Boccia. Candidato, soprattutto, graditissimo agli imprenditori di Assindustria Venetocentro e in particolare di Finco. «Abbiamo un presiden-

più facile il resto di un percorso che deve dare risposte certe e coraggiose alle imprese ed ai lavoratori». PARTITA FUSIONI

Ma gli imprenditori padovani si interrogano anche sul loro futuro associativo, con la soddisfazione di chi vede realizzata un’operazione importante, quella di un’Assindustria Venetocentro che è la seconda territoriale degli imprenditori dopo Assolombarda. «Non posso che esprimere piena e assoluta soddisfazione per un percorso che oggi vedere compiere un altro passo in avanti importantissimo verso un’integrazione di cui gli imprenditori e il Veneto stesso hanno bisogno» ha detto Enrico del Sole a.d. del gruppo Corvallis e vicepresidente di Assindustria Venetocentro. «Ben venga poi un’apertura a Venezia e Rovigo che darebbe ulteriore senso a un area che è da tempo un unico agglomerato urbano. Una Confindustria più forte può non solo esprimere un candidato unico in regione per la corsa alla successione del presidente Vincenzo Boccia, ma pure per proseguire la collaborazione con Lombardia ed Emilia Romagna, vertici di un triangolo industriale che produce oltre 700 miliardi di euro di Pil». —

DUE LEADER MATTEO ZOPPAS E SOTTO VINCENZO MARINESE

TREVISO. Davanti ai rappresentanti delle 3.244 aziende trevigiane e padovane che da oggi rappresenta ha ripensato al primo ordine portato a casa quando suo padre, tanti anni fa, le affidò la prima missione commerciale a Milano per Alf Group, l’impresa di cui oggi è amministratore delegato. Maria Cristina Piovesana è il nuovo presidente di Assindustria Venetocentro: il passaggio di testimone dal predecessore, il padovano Massimo Finco (da oggi presidente vicario), si è concretizzato ieri pomeriggio. Vale la pena partire dalla fine. Da quando, con gli occhi lucidi, Piovesana ha rivolto un «Vi voglio bene» alla platea di imprenditori, invitandoli a «non rassegnarsi, lottare sempre per costruire e andare avanti, nonostante tutto». Un messaggio di positività ribadito fin dall’inizio: «Mi auguro che il mio esempio possa essere seguito da tante altre imprenditrici donna» le prime parole di Piovesana da nuovo presidente, «con un impegno sempre più diffuso non solo nella vita associativa delle imprese, ma in tutta la vita sociale delle nostre comunità». Piovesana guiderà l’associazione (almeno) fino a giugno 2020. Dodici mesi in cui l’agenda si mostrerà particolarmente ricca: sul tavolo ci sono i progetti per l’aggregazione con Confindustria Venezia-Rovigo, l’elezione del presidente nazionale di Confindustria tra un anno, la partita delle infrastrutture in Veneto, le continue tensioni con il governo. Lo stesso Finco al momento del passaggio di consegne ha dato indicazioni chiare: avanti adagio con le aggregazioni, pressing sulle grandi opere, fiducia a Bonomi di Assolombarda per il dopo Boccia in Confindustria. —

te, Vincenzo Boccia, che è il nostro solo e unico presidente e che sosteniamo in tutto e per tutto. Stiamo lavorando bene con lui». Bonomi non può fuggire, tuttavia, all’investitura di Treviso e Padova: «Siamo in un momento molto delicato per il nostro Paese, siamo concentrati a collaborare con Boccia perché la nostra economia non è in salute, lo scenario internazionale del commercio sta rallentando. La nostra proposta? Più risorse economiche a più italiani, prendendo i residui di Quota 100 e reddito di cittadinanza. Serve un grande pacchetto di detrazioni». Semaforo verde da Matteo Zoppas, che per il momento non fa nomi: «Lasciamo lavorare chi è in carica». —


VENERDÌ 7 GIUGNO 2019 LA NUOVA

REGIONE

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Pasti degli ospedali da rifare l’appalto da 303,5 milioni Stop a Serenissima L’Anac di Cantone boccia l’Azienda Zero della Regione Il Consiglio di Stato ha accolto i ricorsi e bloccato tre lotti Renzo Mazzaro VENEZIA. Abbiamo un bel dire

che la sanità veneta è la migliore sulla piazza. Forse in sala operatoria, auguriamocelo almeno. Non nei servizi. Azienda Zero, cioè il gestore di tutto, in pratica la Regione, dovrà rifare completamente la gara per la fornitura di pasti negli ospedali. Lo comunica l’Anac, l’autorità anticorruzione, che dichiara illegittimi i criteri con cui è stato assegnato a inizio 2018 l’appalto di 303,5 milioni di euro, poi sospeso per ricorsi. L’appalto era diviso in sei lotti, tre sono stati bloccati a inizio 2019 dal Consiglio di Stato, che ha accolto i ricorsi citati. Azienda Zero puntava ad andare avanti con gli altri tre, invece non può farlo perché i criteri di assegnazione sono gli stessi per tutti i lotti. Cosa più che nota al manovratore. È l’intera procedura di gara che va cambiata. Ci facciamo dire da “Roma ladrona” che stiamo spendendo i soldi dei contribuenti veneti in modo illegittimo: il che significa non solo sbagliato, anche sospetto.

Tant’è vero che la delibera dell’Anac firmata da Raffaele Cantone viene girata «per gli eventuali profili di competenza» non solo all’Agcm, l’autorità garante della concorrenza, ma anche alla Corte dei Conti e alla procura della Repubblica. Vuol dire possibilità di contestazione di danni erariali o di reati penali. Bel risultato. Che arrivasse era nell’aria,

zioni alla stazione appaltate del Veneto. Intendeva «le modalità concrete di svolgimento della gara, il tipo di procedura, i criteri di aggiudicazione, di valutazione, di suddivisione in lotti, con particolare riferimento alla disponibilità di un centro di cottura». Com’è noto la gara è stata vinta dall’azienda vicentina Serenissima Ristorazione, l’unica che dispone di un proprio centro di cottura, realizzato grazie alla Regione Veneto. E che si è vista assegnare tutti i 6 lotti. Azienda Zero ha risposto «in modo laconico» allegando la corrispondenza con Crite, la Commissione regionale investimenti tecnologia edilizia. Anac si è concentrata sul ruolo di Crite e qui le valutazioni coincidono con quelle del Consiglio di Stato che ha dato ragione ai ricorsi di Dussmann, annullando l’assegnazione di tre lotti su sei. Ma solo perché Dussmann ha ricorso per tre lotti. Se era interessata a sei, saltava tutta la gara senza scomodare Cantone. Cosa c’era di sbagliato nell’appalto? Ecco i rilievi dell’Anac in sintesi: 1) «Crite

L'inaugurazione delle cucine della Serenissima con Giancarlo Galan e Mario Putin

zione pasti del Veneto»; 3) «è censurabile il comportamento del Rup, responsabile unico del procedimento, che si è acriticamente conformato agli emendamenti della Crite, diventati prescrizioni vincolanti senza specifiche motivazioni»; 4) aver deciso di rottamare tutte le cucine esistenti negli ospedali per la produzione dei pasti, senza la minima analisi sullo stato di funzionamento o di obsolescenza, con costo di 700.000 euro carico delle Aziende sanitarie, dimostra che «l’operazione era artatamente diretta a conseguire un determinato risultato»; 5) «è stato omesso il vincolo di aggiudicazione, cioè la facoltà della stazione appaltante di limitare il nu-

mero massimo dei lotti da assegnare ad un solo vincitore, cosa che poteva evitare posizioni di monopolio»; 6) «il numero e le caratteristiche della divisione in lotti appare funzionale ad orientare un certo assetto produttivo per un tempo indeterminato, confermando che l’intera struttura della gara risulta viziata sotto il profilo discrezionale e funzionale e disposta in violazione dell’articolo 51 del codice degli appalti, dei principi di libera concorrenza e non discriminazione, nonché di economicità, efficienza ed imparzialità». Azienda Zero è invitata a far conoscere entro 30 giorni le determinazioni assunte. Firmato Cantone. —

to in varie fasi. Prima “l’interrogazione” al rettore Rosario Rizzuto, tutti i prorettori, il direttore generale, parte del personale tecnico amministrativo e i rappresentanti degli studenti. Quindi l’analisi di 15 corsi di studio a ciclo unico, triennali o magistrali (fra i 180 attivi al Bo), e 3 di-

Ieri l’Anvur ha inviato all’Università di Padova la cospicua relazione preliminare con la valutazione massima: una conferma dell’eccellenza dell’ateneo che fa meglio d della Bocconi, del Politecnico di Torino, dello Iuav di Venezia, dell’Università di Bologna e quella di Ferrara, solo per citarne alcune. L’esame, o meglio la valutazione, in realtà non è ancora conclusa. Ora, infatti, il Bo ha 30 giorni di tempo per presentare eventuali controdeduzioni alla relazione dell’Anvur. Quest’ultima, poi, stilerà la sua relazione finale che finirà al Ministero per l’accreditamento.

La relazione dopo l’ispezione di novembre. Premiato l’impegno corale

Superati anche il Politecnico di Torino e la Bocconi di Milano «Grande risultato»

partimenti (Medicina, Fisica e Astronomia, Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata) sulla base di quattro requisiti, due di “sede”, uno relativo ai corsi e uno a ricerca terza missione condiviso con il rettore Rosario Rizzuto.

«La valutazione a questo punto può eventualmente solo migliorare ulteriormente» rileva la prorettrice alla Didattica Daniela Mapelli, «in base alle nostre controdeduzioni. Ma il posizionamento nella fascia più alta è “sotto chiave”. Magari ci saranno al-

tri atenei attualmente con una valutazione più bassa che con la fase finale possono migliorare. È tutto da vedere. Al momento, comunque, la nostra è la prima Università di grande dimensioni a raggiungere la A. Per noi» sottolinea la prorettrice che ha seguito da vicino tutto l’iter di valutazione, «questo è un risultato assolutamente straordinario e ciò che più mi piace è che si tratta di un risultato corale di tutto l’ateneo. Dai colleghi, ai capi dipartimento al personale tecnico amministrativo, tutti hanno profuso il massimo impegno. È stata anche un’esperienza utile per rinsaldare lo spirito di corpo, che ha reso evidente come siamo tutti parte della medesima “procedura”. Lo sforzo di tutti è stato certamente ripagato». Le procedure di accreditamento delle università italiane avviata nel 2014 per allinearsi al resto d’Europa, si concluderà entro la età del prossimo anno. Non è escluso, quindi, che altri atenei raggiungano la massima valutazione. Intanto, però, è il Bo a guardare tutti dall’alto. — Elena Livieri

Sono stati mossi sei rilievi, messo sotto accusa il Crite La gara è illegittima i bene informati ne parlavano. Per questo è da chiedersi se una decisione diversa non poteva essere presa nel frattempo da Azienda Zero: tipo annullare tutto in autotutela, invece di resistere, senza aspettare che ce lo dicessero gli altri? Abbiamo voluto farci del male? La delibera dell’Anac, n. 427 del 15 maggio, ripercorre le tappe della vicenda, da quando il 13 febbraio 2018 l’Autorità ha chiesto informa-

si è sostituita alla stazione appaltante con una serie di emendamenti al capitolato tecnico sfociati in vere e proprie prescrizioni sui criteri di assegnazione e nella definizione del rapporto quali-

Un errore rottamare le cucine nei reparti con il pesante costo di 700 mila euro tà-prezzo»; 2) «la standardizzazione dei servizi è stata perseguita strutturando illegittimamente la gara per favorire la concentrazione di tutti i lotti nell’unica impresa già presente sul territorio con il più grande centro di produ-

la classiFica stilata dall’anvur

Università, il Bo supera tutti è l’unico grande ateneo in fascia A PADOVA. La classifica è ancora parziale, ma se il buon giorno si vede dal mattino, per l’Università di Padova si prospetta una giornata splendida. Una lunga stagione, in realtà. Almeno cinque anni, tanto dura l’accreditamento ministeriale che segue alla valutazione dell’Ateneo da parte dell’Anvur (Agenzia nazionale per la valutazione di università e ricerca). Valutazione che riconosce all’Università di Padova il voto massimo, collocandola, unica fra i grandi atenei, in fascia A. Un giudizio “molto positivo” che solo l’Università di Trento, ma classificata fra i piccoli atenei, ha finora raggiunto. I valutatori dell’Anvur - un plotone di 29 esperti - hanno messo sotto la lente l’Università di Padova lo scorso novembre. L’esame dell’ateneo è stato complesso e si è svol-

Matricole in aula magna del Bo a Padova

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VENERDÌ 7 GIUGNO 2019 MESSAGGERO VENETO

PRIMO PIANO

Scandalo all’italiana

Quote latte, il gip archivia ma conferma i dati falsi su mucche e produzione L’inchiesta non ha individuato singole responsabilità penali da perseguire È esistito invece un “sistema” distorto di gestione del regime noto alla politica Elena Del Giudice UDINE. Alla fine gli allevatori

penalizzati per un paio di decenni dal “come” le quote latte sono state applicate nel nostro Paese, avevano ragione: il sistema era falso. Lo dichiara il Gip di Roma, Paola Di Nicola, nelle oltre 30 pagine di motivazione alla decisione di archiviare l’inchiesta penale sulla materia generata da decine e decine di esposti di allevatori depositati in svariate procure, ben 64, tra cui quelle friulane di Udine e Pordenone, ma non perché i denuncianti avessero torto, ma perché «la responsabilità penale

Si chiude l’inchiesta scattata da centinaia di esposti presentati dagli allevatori è personale e nonostante le approfondite indagini svolte, sino a oggi è emerso soltanto un quadro desolante di diffusa incapacità, neghittosità, perseguimento di interessi di singoli centri di potere e assenza di trasparenza rispetto agli obblighi gravanti sulla Pubblica amministrazione». Venendo alla materia del contendere, l’inchiesta della procura romana (aperta a carico di ignoti per i reati di abuso d’ufficio, falso, omissione in atti d’ufficio, associazione a delinquere e truffa) puntava ad accertare se – ed era questo il sospetto – per le campagne dal 2012 al 2015 (i fatti precedenti sono prescritti),

le comunicazioni dell’Italia circa la produzione di latte fossero non veritiere, peraltro dando origine a pesanti sanzioni da parte della Ue per sovra produzione. Dopo anni di indagini, il Gip da per certo che «i dati posti a fondamento del regime delle quote latte in Italia sono non veritieri in quando fondati su autodichiarazioni spesso false e su un sistema di calcolo errato». Non bastasse, è certo che «la falsità dei dati è nota a tutte le autorità amministrative e politiche rimaste consapevolmente inerti per 20 anni per evitare di scontentare singole corporazioni e centri di interesse, così determinando ingenti danni allo Stato italiano che ha pagato le multe e gli allevatori/produttori che fino a oggi hanno rispettato le regole». Individuato anche uno dei meccanismi di calcolo fraudolento: il conteggio delle vacche da latte non limitato ad animali fino a 120 mesi (dieci anni di età), bensì a 999 mesi (82 anni...), parametro fortemente voluto da Agea (l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura) che ha evidentemente falsato il numero degli animali capaci di produrre latte e di conseguenza anche la quantità di latte effettivamente prodotto nell’epoca delle quote, fino al 2015. Le indagini dei carabinieri del nucleo anti-frode avrebbero dimostrato le incongruenze nei data-base delle anagrafi bovine. «Se il quantitativo complessivo sulla produzione fosse stato gonfiato, tanto da aver fatto superare la quota nazionale in base a dati

non corrispondenti al vero – si legge ancora nel documento – le conseguenze sarebbero deflagranti, perché le sanzioni pagate dall’Italia all’Ue e il prelievo supplementare chiesto ai singoli produttori, potrebbero non essere dovuti». La Gip richiama anche gli esiti di precedenti inchieste, mai approdate in dibattimento, che avevano però messo in evidenza le distorsioni del sistema, e anche la commissione di indagine amministrativa costituita nel 2009, dall’allora ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, che aveva messo in evidenza «l’inattendibilità dei dati relativi alle produzioni autocertificate dagli acquirenti e dai produttori di latte, dati posti da Agea alla base della quantificazione sia del superamento delle produzioni nazionali rispetto al quantitativo assegnato allo Stato italiano, sia dei prelievi supplementari imputati ai singoli allevatori». In sintesi: «si sono intrecciate negli anni malcostume, inerzia, negligenza, approssimazione, connivenze, collateralismo, assenza di senso delle istituzioni e di rispetto delle regole minime di trasparenza e buon andamento della Pubblica amministrazione da parte degli organi preposti ai controlli che per legge avrebbero dovuto provvedervi, tale da rendere difficile, se non impossibile, l’individuazione di responsabilità singole per fatti determinati, come la sede penale impone». Scrive ancora il Gip, che le Commissioni d’inchiesta parlamentari avevano svelato il

Il regolamento della Ue per controllare le quote risale a 35 anni fa Resta la consolazione di aver messo sotto inchiesta l’intero sistema

Dal 1984 al 2015 una battaglia giocata a suon di trattori e ricorsi LA STORIA

L’

archiviazione dell’ultima inchiesta da parte del Giudice per le indagini preliminari di Roma, ha un merito: l’aver confermato l’esistenza di un sistema truffaldino sulle quote latte che ha pe-

nalizzato tutti, dallo Stato all’ultimo degli allevatori, non dimenticando coloro che - a causa di supermulte che probabilmente non meritavano - sono finiti sul lastrico. In realtà ne ha anche un altro: questo dispositivo sarà depositato come prova nelle centinaia di procedimenti, anche amministrativi, ancora in corso

per il pagamento di superprelievi che - se è vero che i dati sulla produzione sono falsi non sono evidentemente dovuti. Detto ciò, il regime delle quote latte, iniziato nel 1984 per concludersi nel 2015, in Italia ha prodotto danni agli onesti e profitti agli imbroglioni. A partire dalla famosa stal-

meccanismo «di plateale falsificazione dei dati», ma la politica non è riuscita varare alcun atto concreto «se non quello della passiva e inerte accettazione del malcostume diffuso, mai fermato, mai sanzionato». Conferma il giudice per le indagini preliminari, che è certo il ruolo di un “gruppo ristretto” (composto da funzionari delle Regioni, di Agea, del ministero dell’Agricoltura) che per anni avrebbe gestito il meccanismo della verifica della coerenza produttiva senza alcuna trasparenza. Ma ciò «non costituisce reato» perché l’esistenza di questo gruppo era nota a tutte le istituzioni, mi-

Il giudice: «Sono altri i soggetti istituzionali che devono cercare le responsabilità» nistero dell’Agricoltura compreso. «Da ciò consegue – conclude la Gip – che il presente provvedimento deve essere archiviato in ordine all’unico potere spettante a questa autorità giudiziaria ovvero l’individuazione di responsabilità penali individuali, in quanto il modo sconsiderato e generalizzato in cui, per anni, è stata amministrata la cosa pubblica con riferimento alla questione “quote latte”, appartiene al piano politico amministrativo di cui sono altri i soggetti istituzionali che devono assumersi l’onere della ricerca di altro tipo di responsabilità».– BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

la “fantasma” che avrebbe dovuto avere sede a Piazza Navona a Roma. Questa vicenda, tristemente tutta italiana, inizia, come detto, nell’84 quando la Ue emana un regolamento per controllare la quantità di latte prodotta all’interno dell’Unione con lo scopo di stabilizzare il prezzo e ridurre il divario tra offerta e domanda e le eccedenze strutturali. La ratio c’è: negli anni 90 agli allevatori venivano riconosciute 700 lire per un litro di latte; oggi, trent’anni dopo, siamo sotto i 40 centesimi di euro. Diciamocelo: una miseria, se pensiamo che al supermercato il latte fresco intero di alta qualità veleggia tra 1,60 e 1,70 euro al litro... Tornando al regime quote,

la Ue - sulla base delle comunicazioni su consistenza del bestiame e produzione nazionale comunicate dai singoli Stati - fissava per ciascun Paese una quantità massima di latte da produrre che ogni produttore doveva rispettare, pena il pagamento di una tassa chiama-

ta “prelievo supplementare”. Per un decennio in Italia il sistema ha funzionato in modo diverso: la superproduzione di alcuni e la insufficiente produzione di altri, venivano “compensate”, evitando in questo modo le sanzioni. Finché la Ue ha chiarito che no,


VENERDÌ 7 GIUGNO 2019 LA TRIBUNA

TREVISO ECONOMIA

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La crisi dello storico marchio l’iter

Al tribunale la scelta del timoniere Buco: 90 Mln PONTE DI PIAVE. Stefanel

Lo spaccio Stefanel nella sede principale dell’azienda trevigiana, a Ponte di Piave

Stefanel, la difesa del cda «Scelta la strada migliore» Lettera dei manager ai dipendenti: «Vogliamo garantire un futuro all’azienda» Ieri l’istanza di insolvenza. Il governatore Zaia: «Il marchio deve rimanere veneto»

dinaria. Il Ministero continuerà a lavorare in sinergia con le parti coinvolte in questi mesi al tavolo di crisi, al fine di tutelare i lavoratori, il patrimonio produttivo e commerciale, che rappresentano gli asset fondamentali per il rilancio di un’azienda, in difficoltà economiche da qualche anno». Ieri mattina il cda ha scritto ai dipendenti. LA LETTERA

Andrea De Polo

va». TITOLO SEMPRE SOSPESO

PONTE DI PIAVE. Il cda di Stefa-

nel, dopo aver rinunciato al concordato e aver presentato istanza per lo stato di insolvenza, scrive ai dipendenti per rassicurarli: «L’amministrazione straordinaria è la scelta migliore per garantire un futuro all’azienda». Una lettera indirizzata ieri mattina agli addetti dello stabilimento di Ponte di Piave, che tuttavia si dicono molto perplessi sulle reali capacità di recupero dell’impresa. E il governatore Luca Zaia ha assicurato di voler «lavorare fino in fondo non solo per salvare i posti di lavoro ma perché il marchio rimanga veneto e riprenda il volo come prima. Stefanel è un simbolo dell’imprenditorialità veneta, dietro a crisi come questa c’è il rischio di perdere l’identità produtti-

Le ultime ore sono state tra le più drammatiche di sempre nella storia di Stefanel. Il titolo resta sospeso in Borsa a tempo indeterminato, o almeno finché il Tribunale non si esprimerà sullo stato di insolvenza. Mercoledì sera il cda ha preso atto dell’impossibilità di giungere a un accordo con i creditori. Ieri mattina è stata presentata al Tribunale di Treviso l’istanza per lo stato di insolvenza, necessario per iniziare l’iter dell’amministrazione straordinaria. Nel giro di qualche giorno (ma difficilmente meno di una settimana) il Tribunale si esprimerà sullo stato di insolvenza. MISE E REGIONE IN CAMPO

Se sarà accertato, saranno nominati in accordo con il Mise,

Ministero dello Sviluppo economico, da uno a tre commissari (più verosimilmente uno, visto che dovranno essere pagati) che per 70 giorni controlleranno lo stato dell’azienda. E decideranno, alla fine, se ci sono le condizioni per continuare. Il compenso di ogni commissario sarà calcolato in base al valore degli asset di Stefanel, secondo tabelle fisse decise dal Ministero. Altre due novità di ieri: l’azienda ha incontrato l’assessore al Lavoro regionale, Elena Donazzan, per discutere della crisi. Anche il Mise è intervenuto per chiedere di tutelare i dipendenti: «Il Ministero dello Sviluppo economico, in contatto con il Gruppo Stefanel, è stato informato della decisione dell’azienda di rinunciare alla procedura di concordato preventivo e avviare l’iter per l’ammissione all’amministrazione straor-

CRISTINA FURLAN SINDACALISTA FILCTEM CGIL

«I lavoratori sono profondamente delusi Ora si riparte daccapo ma questa è l’ultima occasione per evitare il fallimento»

«I primi incoraggianti segnali si sono già visti con la Anniversary Collection e ci si attende che siano migliori con l’arrivo nei negozi della collezione FW 2019 disegnata da Brave New World», si legge, «Per i dipendenti, per i clienti e per i fornitori questa scelta non comporta nessuna conseguenza immediata e, nel tempo, riteniamo, sia la scelta migliore per garantire continuità e sviluppo». Cristina Furlan (Filctem Cgil): «I lavoratori sono profondamente delusi, hanno sperato per un periodo che l’azienda potesse presentare il piano concordatario e avere una certezza sul proprio futuro. Ora si deve ricominciare tutto da capo, sapendo che questa è l ultima chance. L’amministrazione straordinaria, se verrà concessa, ritarderà il pagamento dei crediti, ma l’ alternativa è il fallimento, con maggiori danni per lavoratori e creditori». –

le reazioni

Clima di tensione e sconforto i lavoratori vedono il baratro PONTE DI PIAVE. Tensione e

sconforto tra i dipendenti della sede centrale di Stefanel, «Peggio di così non può andare», è il laconico commento di molti. Come sempre i lavoratori hanno raggiunto la mensa, condivisa con i dipendenti delle ditte della zona industriale, in via delle Industrie. L’umore non potrebbe essere più nero di fronte alla notizia che l’azienda passerà nelle mani dei commissari nominati dal mini-

stero dello Sviluppo economico, l’ultimo tentativo per poterla salvare. Alla domanda «Siete dipendenti Stefanel? », diversi lavoratori che usufruiscono della mensa hanno risposto «Fortunatamente no», due semplici parole ma molto significative. «Stiamo toccando il fondo – ha commentato uno dei dipendenti più anziani dell’azienda – non si può essere fiduciosi, siamo alla fine del viaggio. Come altri miei colle-

ghi mi sto guardando attorno per trovare un altro impiego. Ci sono gli ammortizzatori sociali, ossigeno almeno per un po’. Ci dicono che ci sarà la continuità aziendale, uscite e sostegni, ma non sappiamo altro». «Non sappiamo nulla di più di quello che leggiamo nei giornali – raccontano quattro giovani dipendenti – Che umore ci può essere in questo momento? C’è tensione e stress, si respira un’atmosfera pesante.

Un gruppo di dipendenti entra in azienda

Lavorare serenamente in queste condizioni è impossibile. Si vive alla giornata». C’è anche chi cerca di smorzare la tensione: «Sono fiducioso, il clima in azienda non è il massimo, ma spero con tutto il cuore che chi prenderà in mano la situazio-

ne possa risolverla. La speranza è l’ultima a morire, parliamo di un’azienda con un’importante storia». È intervenuta anche il sindaco Paola Roma. «Abbiamo seguito con attenzione in questi mesi le vicende Stefanel, an-

ora passa nelle mani del Tribunale delle imprese di Venezia. Sarà lì che verrà scelto il nome – o i nomi, visto che possono essere tre – del commissario straordinario che deciderà delle sorti dell’azienda, dopo che ieri il consiglio d’amministrazione dell’azienda di Ponte di Piave ha deliberato di rinunciare alla strada del concordato preventivo, e di avviare la richiesta di amministrazione straordinaria. Il procedimento però passerà attraverso il Tribunale delle imprese di Venezia che, dichiarato lo stato di insolvenza, avvierà l’amministrazione straordinaria; mentre il concordato preventivo cadrà in automatico, e la vecchia richiesta presentata da Stefanel verrà giudicata inammissibile. Il Mise potrà indicare il commissario straordinario, se non lo farà la nomina arriverà dal tribunale veneziano stesso. Il ministero potrà comunque successivamente cambiare il commissario. Spetterà a lui provare a rilanciare l’azienda e soddisfare le richieste dei creditori, altrimenti resterebbe solo il fallimento. Le opzioni per il rilancio sono solo due: un programma di vendita dei beni immobiliari o un piano di ristrutturazione aziendale. Alla finestra restano i lavoratori dell’azienda di Ponte di Piave, e i creditori, che dalla Stefanel avanzano circa 90 milioni di euro. In base alla situazione finanziaria al 30 aprile tra i creditori ci sono Intesa Sanpaolo (26,5 milioni), Unicredit (19,9 milioni), Mps (22,5 mln), Banco Bpm (8,3 milioni), Bnl (3,6), Mediocredito Friuli Venezia Giulia (4 milioni).. — Federico Cipolla

che durante il periodo di commissariamento del Comune e a maggior ragione ora che siamo tornati al timone di Ponte di Piave – ha spiegato Roma – come ho più volte detto in passato, si tratta di un’azienda storica che ha fatto grande il nostro territorio col suo marchio. Ma, allo stesso tempo, è un’azienda che deve tantissimo a Ponte di Piave, alle sue famiglie, ai suoi lavoratori. Vederla sul rischio del fallimento è una sofferenza per tutti noi. Ora, il sogno di un possibile salvataggio dell’azienda, sarebbe ovviamente la miglior soluzione possibile. Se invece si dovesse giungere al fallimento, la cosa fondamentale in primis è tutelare i lavoratori in tutti i modi possibili». – Gloria Girardini


REGIONE ATTUALITÀ

Corriere del Veneto Venerdì 7 Giugno 2019

5 VE

Grandi navi I progetti e i nodi politici

Toninelli a Venezia per scegliere il nuovo terminal. Accuse al prefetto Il ministro in video annuncia la visita (senza Brugnaro e Zaia) e punge Zappalorto

La vicenda ● Domenica una nave da crociera fuori controllo lungo la Giudecca è piombata su un battello danneggiandol o e ferendo quattro persone. Si riapre il nodo delle vie alternative a San Marco ● I progetti per tenerle fuori dalla laguna e allo studio del ministro, da Lido a Chioggia, costano un miliardo e dieci anni di lavoro.

Luca Zaia e Luigi Brugnaro l’hanno accusato di non essere mai venuto a Venezia e di aver bloccato i progetti sul futuro delle grandi navi da crociera? «Presto farò un sopralluogo insieme a Capitaneria di Porto, Autorità di sistema portuale e piloti per ispezionare tutti i siti ipotetici dove si potrà costruire il nuovo terminal crocieristico», replica il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Che se la prende anche con il prefetto Vittorio Zappalorto, che in questi giorni ha più volte ribadito – a partire dalla nota finale del comitato per la sicurezza pubblica tenutosi domenica, a poche ore dall’incidente della Msc Opera, condiviso con tutti gli enti del territorio VENEZIA

e le forze dell’ordine – il sostegno all’ipotesi di Marghera a lungo termine e dell’arrivo all’attuale Marittima tramite l’adeguamento del canale Vittorio Emanuele in tempi più rapidi. «Bisogna decidere che cosa fare del futuro di Venezia - ha detto Zappalorto - se si vogliono tenere le navi bisogna scavare i canali e rinnovare il protocollo fanghi». «Mi stupiscono le parole del prefetto che non dovrebbe entrare in un dibattito politico», lo gela Toninelli. «Non ho mai inteso fare polemiche politiche con il ministro, non fa parte del mio ruolo istituzionale - si difende Zappalorto - Sono intervenuto solo per un problema di sicurezza nel quale anche io mi sento coinvolto come rap-

presentante dello Stato». Il tour a Venezia del ministro potrebbe essere già la prossima settimana, assicura il suo staff. Sebbene il percorso non sia ancora stato definito, Toninelli dovrebbe visitare non solo i due progetti (delle 13 ipotesi iniziali) su cui si sono concentrati i tecnici del suo ministero – cioè San Nicolò del Lido e Chioggia – ma anche gli altri. E potrebbe andare anche a vedere quella sponda nord del canale industriale nord di Porto Marghera e lo stesso Vittorio Emanuele. Non è previsto, a oggi, un incontro con Zaia e Brugnaro. Toninelli peraltro è tornato sulla polemica dei progetti, mostrando in video «le due paginette» su Marghera («ma

è lui che doveva approfondirle», gli avevano già detto il governatore e il sindaco) e invece i due malloppi sui progetti approfonditi, elaborati dai suoi uffici. «Progetti di fattibilità tecnico-economica», afferma. Oltre a Zaia e Brugnaro, però, ieri anche l’ex sindaco Massimo Cacciari ha attaccato il ministro. «Non capisce niente, poverino, è palese - ha detto a “Un giorno da pecora” su Rai Radio 1 - I 5 stelle sono incompetenti, seppur in buona fede, verranno abbindolati con un progetto alternativo di qualche miliardo che andrà bene a tutti, così com’è accaduto per il Mose». «Il disastro è stato evitato, per puro caso ha aggiunto Cacciari - Se la na-

In laguna

Toninelli e la laguna. Un rapporto difficile. Le premesse, però, erano buone. Nell’unica visita a Ca’ Farsetti, era il 5 novembre 2018, il ministro aveva discusso col sindaco Luigi Brugnaro di Mose, salvaguardia della laguna, turismo e anche grandi navi

● Le soluzioni caldeggiate dal territorio prevedono il coinvolgimento di Marghera e lo scavo del canale Vittorio Emanuele, ipotesi considerata dal M5s negativa dal punto di vista ambientale ● Allo studio anche soluzioni tampone per ridurre il traffico in attesa di realizzare piani più complessi

ve fosse andata sulla Riva degli Schiavoni o sulle Zattere sarebbe stata una strage». Anche l’ex sindaco è convinto che l’unica via sia quella di spostare le navi a Marghera. « S i p ot re b b e a t t re z z a re un’area passeggeri decente», ha concluso. Domani alle 16 ci sarà una grande manifestazione del comitato No Grandi Navi, che ovviamente dopo l’incidente è ancora più convinto delle proprie ragioni. L’obiettivo è un corteo indimenticabile e per questo i «No Nav» vogliono puntare su piazza San Marco e hanno chiesto l’autorizzazione alla Questura. Oggi in Prefettura il Cosp deciderà il da farsi. Intanto oggi la procura avvierà la consulenza tecnica che dovrà chiarire che cosa è accaduto alla Msc Opera domenica mattina alle 8.30 e perché quei comandi non abbiano più risposto, facendola schiantare contro la banchina di San Basilio e la nave fluviale River Countess. Gli indagati sono sei, dal comandante della nave al responsabile di terra di Msc, dai due piloti del porto ai due capitani dei rimorchia-

Accompagnato Il tour del ministro concordato con il Porto Cacciari lo stronca «Non capisce nulla» tori che stavano trainando la nave. Il pm Giorgio Gava nominerà tre tecnici e tanti altri arriveranno dalle difese. Intanto la River Countess, che è uscita malconcia dallo scontro, ha cancellato quasi l’intera stagione estiva. Msc ieri ha comunicato che anche la prossima crociera – che sarebbe partita da Bari domani – è stata annullata a causa dei dubbi sulle tempistiche degli accertamenti: «Avremmo dovuto ospitare 2451 ospiti da 53 paesi - ha spiegato la compagnia - A loro abbiamo offerto il rimborso completo del biglietto e delle spese di viaggio e anche uno sconto del 50 per cento su una futura crociera». Alberto Zorzi © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’intervista/ Corrado Clini

«Decida il territorio come e dove spostare le crociere Chioggia ipotesi difficile» La vicenda ● Nel marzo del 2012 il decreto CliniPassera stabiliva il divieto al passaggio delle grandi navi lungo il canale della Giudecca e in bacino San Marco ma non è mai stato applicato

Ora, fra le altre cose, fa il visiting professor alla Tsinghua di Pechino, si occupa ancora di ambiente. Ma Corrado Clini, ex ministro proprio all’Ambiente, da veneziano (seppur di terraferma) ha seguito da vicino, spiega, il clamoroso incidente che ha coinvolto la Msc Opera nel canale della Giudecca Professore, in questi giorni si cita spesso il decreto «Clini Passera» che, per Venezia, vieta alle navi sopra le 40 mila tonnellate, di passare per Canale della Giudecca e bacino di San Marco. Mai applicato. «L’abbiamo firmato il 2 mar-

Ex ministro Corrado Clini

zo 2012. Si era nel pieno della crisi della Concordia, al Giglio. Forse abbiamo peccato di ottimismo ritenendo che autorità marittima, cioè porto e capitaneria, avrebbero avuto la forza per decidere fra le tre soluzioni sul tavolo. Col senno di poi...» Venendo all’oggi, come se ne esce? «La soluzione c’è già, dopo anni di rimpalli, Delrio era riuscito nel Comitatone del novembre 2017 a mettere d’accordo tutti, Porto, Comune e Regione. Per il momento spostare le crociere lungo il canale Vittorio Emanuele per farle arrivare in Marittima.

Una delle tre soluzioni 7 anni fa era, invece, l'approdo a Marghera e secondo me sarebbe un volano formidabile per quell’area unica al mondo» Con l’approdo a Marghera servirebbero comunque investimenti ingenti «Con in mano un piano serio anche di progettazione economica non sarebbe un problema attrarre investimenti privati. Non ci vuole un premio Nobel per capire che quell’area si vende da sola ma è necessario essere credibili». Chi dovrebbe coordinare l’operazione? «Comincio a pensare che probabilmente ci vorrebbe la nomina di un responsabile che può essere il sindaco o il presidente della Regione, o entrambi insieme. E, mi guadagnerò degli improperi, aggiungo che servirebbe andare in deroga a molti dei passaggi amministrativi che al momento sono un percorso di guerra. Se è una priorità nazionale, e lo è, una soluzione va trovata subito». Insomma fa l’autonomista, si decisa su suolo veneto, lon-

Per me le crociere dovrebbero fermarsi a Marghera, si otterrebbe così un volano formidabile per riqualificare un’area unica al mondo

tano dalle sabbie mobili romane... «Lo direi anche se parlassimo di Bari. Ma l’esempio è milanese: l’Expo è riuscito perché c’è stato un forte incardinamento nel potere locale. Se l’ex sindaco Pisapia e l’attuale, Beppe Sala, non avessero avuto la possibilità di operare, l’Expo non sarebbe stato ciò che è stato» E non potrebbe essere il Porto a coordinare il progetto? «No perché dipende dal ministero. Serve un potere “eletto”. Non una cosa astratta che viene da Roma». Ora fra le soluzioni si parla anche di Chioggia «Va di moda l’analisi costibenefici, dubito che l’ipotesi Chioggia la supererebbe». Sta per affrontare un processo su fondi pubblici drenati da progetti ambientali in Cina e ha commentato «finalmente» «Finalmente sì, dopo 6 anni di indagini, bene che si possa chiarire concretamente con documenti e fatti». Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA


XII

Mogliano

CAMPAGNA ELETTORALE In vista del ballottaggio di domenica si sprecano polemiche e veleni tra i due schieramenti

Venerdì 7 Giugno 2019 www.gazzettino.it

treviso@gazzettino.it

Atto amministrativo sul web Bortolato denuncia la Arena Il leghista: «Criticati per non rispettare ` Il sindaco: «Non ha alcun senso perché le regole, ma il loro è un abuso d’ufficio» chiunque può consultare il documento»

Zaia e i sindaci del Carroccio tirano la volata al centrodestra `Il governatore: «Sono strada. Una cosa insegna il pri-

mancati solo 88 voti. È già una vittoria»

`

MOGLIANO È una campagna difficile. Dove veleni e bordate si rincorrono ogni giorno. A Mogliano verrà ricordato come uno dei ballottaggi più litigiosi degli ultimi anni. Da un lato c’è una giunta di centrosinistra che ha portato in dote cinque anni di opere e traguardi, ma viene percepita come poco empatica. Dall’altra c’è un centrodestra col vento in poppa, con un candidato che piace ma manifesta la tendenza a spostare il bersaglio dai temi concreti agli esposti e le denunce. Ieri mattina il candidato sindaco leghista Davide Bortolato ha convocato una conferenza stampa a sorpresa per mostrare una denuncia, indirizzata all’attuale sindaco Carola Arena per un presunto abuso d’ufficio. «Sono stati 15 giorni dove non hanno fatto altro che buttarmi addosso fango - esordisce Bortolato - La nostra squadra è stata additata come non rispettosa delle regole, ma loro sono i primi a non rispettarle».

LE VIE LEGALI Il motivo della denuncia è un post su Facebook “Carola Arena sindaco” che mostra la richiesta d’autorizzazione per pubblicità fonica a scopo elettorale fatta dallo stesso Bortolato. «Muoviamo una denuncia querela per verificare un possibile abuso d’ufficio – spie-

PUNZECCHIATURE SUL PULMINO PER I MESSAGGI DI PROPAGANDA E SULL’INAUGURAZIONE DEL CENTRO ANZIANI

MOGLIANO C’erano tutti, da un rappresentante dell’Europarlamento agli amministratori locali per ultima “volata” al candidato sindaco leghista Davide Bortolato, in vista del ballottaggio di domenica prossima. Ieri, di fronte a una piccola folla di simpatizzanti, la squadra del centrodestra ha accolto per la seconda volta il governatore della Regione Luca Zaia. «Mogliano non merita un’amministrazione comunale che ignora i suoi cittadini, saremo il governo dell’ascolto. – esordisce il candidato sindaco Bortolato Bisogna fare un passo in più: facciamo quest’ultimo sforzo».

MICROFONO E APPELLI

FUOCO INCROCIATO Davide Bortolato mostra la querela contro il sindaco Carola Arena (a destra)

ga Bortolato – non puoi prendere un atto amministrativo come questo e buttarlo lì, in pasto ai social. La normativa è precisa sull’accesso agli atti: sono consultabili, ma non possono essere divulgati». Carola Arena all’accusa risponde alzando le spalle. «Le solite questioni di lana caprina. Ovviamente questa denuncia non ha senso di esistere, visto che l’atto è consultabile liberamente da tutti. Ma di cosa stiamo parlando?». Il candidato di centrodestra torna anche sul caso della “Bortol-auto” e sulle dichiarazioni in merito all’inaugurazione del Centro anziani. «La più “grossa” di tutte credo sia il pulmino elettorale: festa del 2 giugno rovinata? – si chiede Bortolato - Com’è possibile,

se la piazza era chiusa con un’ordinanza? Il pulmino è passato nelle vicinanza, ma senza trasmettere messaggi pubblicitari».

LA RISPOSTA «Caro Bortolato -risponde Arena- ma se abbiamo mandato i vigili? C’era la piazza piena. E tutti hanno sentito il tuo spot elettorale. Fai fare i giretti a Mogliano al tuo gruppo con il volume a palla nel week-end e poi il lunedì mandi la richiesta di autorizzazione? Complimenti. E meno male che vuoi fare il sindaco. Bell’esempio». Il capolista del centrodestra elenca altri due fatti: la festa di fine campagna elettorale e l’inaugurazione del Centro anziani. «Festa abusiva? Posso mostrare la Scia (segnalazione

certificata d’inizio attività), una certificazione immediatamente esecutiva». Sulla festa di fine campagna Arena replica che esiste un verbale. «Bortolato è stato sanzionato. Le chiacchiere stanno a zero». Il centro destra infine enuclea l’esposto presentato in Procura per messaggi elettorali durante le inaugurazoni. «Un virgolettato in data 27 maggio di Arena sostiene che il sindaco ha avuto un incontro in prefettura per inaugurare il Cra. Siamo andati a chiedere risposte in Prefettura ma non risultano contatti. Arena mente, è una cosa grave». Sul punto i Dem ribattono. «L’esposto è finito nel nulla. Sono tutti giochi elettorali». Elena Filini Alessandro Vecchiato

Dopo i primi “selfie” con i simpatizzanti del Carroccio e le strette di mano, ha preso possesso del microfono per lanciare un appello al voto. «Bisogna ricominciare da zero, l’unico nemico di Davide ora è l’astensionismo – commenta il governatore Zaia – Bisogna mantenere alta la tensione e sarà fondamentale insistere sulla chiamata al voto. Ha accanto una magnifica squadra: da soli si fa prima, ma insieme si percorre più

mo turno: che solo i pessimisti non fanno fortuna, ed è inutile negare che arrivare a questo risultato – prosegue, citando gli 88 voti mancati per l’elezione al primo di Davide Bortolato come sindaco - è già una vittoria. Però, al ballottaggio, vi ricordo che le elezioni si vincono dopo il conteggio delle schede. Il clima è positivo, inutile negarlo, ma non bisogna staccare un attimo». Alle spalle del presidente Zaia, erano presenti il sindaco di Treviso, Mario Conte, il sindaco di Vittorio Veneto Antonio Miatto accanto a uno dei suoi predecessori, l’europarlamentare Gianantonio “Toni” Da Re, il sindaco di Godega e Arcade, Paola Guzzo e Domenico Presti, il parlamentare di Forza Italia, l’onorevole Raffaele Baratto, e infine, i consiglieri regionali Sonia Brescacin e Riccardo Barbisan.

L’ULTIMO SFORZO «Ci è mancato poco - prosegue l’europarlamentare Da Re - bisogna fare l’ultimo sforzo, un’ultima “volata” se volessimo usare termini ciclistici: qui c’è un super-campione, Davide Bortolato, che ha dimostrato di saper capire chi è e cosa vuole fare, ma soprattutto ha trasmesso quanto gli stiano a cuore i suoi concittadini e il territorio. Andate a votare, portate a votare e soprattutto votate per Davide: prima andate a votare, e poi andate al mare”. A. V.

SCHIERATI Gianantonio Da Re e Luca Zaia ieri a Mogliano per sostenere il candidato sindaco del Carroccio Davide Bortolato

Intascò i soldi dei clienti: commercialista condannato Piccoli ingegneri crescono MOGLIANO Seconda condanna per il ragioniere commercialista Pierluigi Scattolin, 51 anni, residente a Mogliano, un tempo titolare dello studio di consulenza fiscale di Marcon «Studi Riuniti Marcon srl», poi trasformato in «Elaborazioni contabili srl», finito sotto processo per essersi appropriato di ingenti somme di denaro a lui consegnate da numerosi clienti per effettuare una serie di pagamenti per loro conto. Il giudice Claudia Ardita gli ha inflitto ieri otto mesi di reclusione, senza concedergli la sospensione condizionale della pena, in relazione a tre episodi, rispetto ai tredici contestati nel capo d’imputazione: per gli altri è stata dichiarata l’intervenuta pre-

IN TRIBUNALE È la seconda condanna per il commercialista

scrizione, oppure il non doversi procedere per mancanza di querela. In precedenza, a conclusione di un altro procedimento per vicende analoghe, il commercialista era stato condannato ad ulteriori otto mesi di reclusione, pena che è stata inflitta dalla Corte d’appello e che aspetta il vaglio della Cassazione. Gran parte degli episodi finiti sotto accusa risalgono al periodo precedente al 2012,e dunque è trascorso troppo tempo affinché la giustizia possa ancora sanzionare i comportamenti ritenuti illeciti. Le appropriazioni indebite più recenti risalgono al 2014 e al 2015, anno in cui scoppiò lo scandalo ed emerse che Scattolin si era trattenuto il denaro che i clienti gli consegnavano per pagare le tasse per loro conto. Le prime denunce contro di lui ini-

ziarono ad arrivare nella primavera di quattro anni fa: alcuni suoi clienti lamentarono un danno di poche migliaia di euro, ma altri documentarono di avergli versato, a più riprese, somme consistenti, anche superiori ai 50mila euro. A seguito dell’apertura dell’inchiesta penale, nell’aprile del 2016 Scattolin è stato radiato dall’Ordine dei commercialisti. Nel processo arrivato ieri a sentenza, tra le vittime (una sola si è costituita parte civile nella speranza di riuscire ad essere risarcita) figurano soprattutto artigiani e commercianti che oltre al danno di aver perso il denaro, si sono ritrovati con la beffa di dover pagare nuovamente tasse e imposte che erano sicuri di aver già saldato, con l’aggravio di mora e interessi. Gianluca Amadori

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premiati i ragazzi dell’Astori MOGLIANO Piccoli ingegneri idraulici crescono: sono stati premiati ieri al collegio salesiano Astori, le 4 classi di terza media protagoniste del concorso didattico “Il valore dell’acqua”, promosso da Vettorello Energy e Piave Servizi. La competizione ha coinvolto un centinaio di studenti che, dall’inizio del 2019, hanno realizzato 20 plastici in scala di centrali idroelettriche montane perfettamente funzionanti; in particolare, hanno messo in funzione il modello in scala di una turbina Pelton a 3 getti (dispositivo tipico dei bacini idroelettrici alpini), consegnato loro

dalla Vettorello Energy di Casale. Alla base della competizione c’è lo scopo di educare le nuove generazioni all’utilizzo responsabile dell’acqua. «L’idroelettrico, oggi rappresenta il 35% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili – spiegano Sonia e Domenico Vettorello di Vettorello Energy – Abbiamo cercato di trasmettere ai ragazzi la consapevolezza che l’acqua è una risorsa da preservare». Gli studenti, grazie alla collaborazione della professoressa di educazione tecnica, Lucia Tessarin, hanno realizzato i plastici dividendosi le mansioni. «Per noi, l’innovazione tecnologica va di pari passo con la divulgazione della cultura dell’acqua» conclude Carlo Pesce, direttore di Piave Servizi. (a.v.)


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