RASSEGNA STAMPA DELL'8 GIUGNO 2019

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TREVISO

SABATO 8 GIUGNO 2019 LA TRIBUNA

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Lo scontro fra industriali e governo Parla Nicola Tognana, ex presidente della territoriale di Treviso e di Confindustria Veneto Punta sull’alleanza con Assolombarda e Milano per un polo del Nord sempre più forte

«Salvini e Di Maio insufficienti salvo Zaia se porta l’autonomia» L’INTERVISTA

n voto al governo gialloverde? Francamente vedo assolutamente insufficiente la gestione attuale sia dei 5 Stelle sia di Salvini. Parlano tanto ma non riescono a chiudere nulla. Il nostro governatore Luca Zaia invece sta lavorando a tutto quello che può mettere in pista». Nicola Tognana, amministratore delegato di Tognana Industrie e Fornaci Spa, già presidente della Camera di Commercio, degli industriali di Treviso e di Confindustria Veneto, esprime il pensiero della stragrande maggioranza degli imprenditori di Assindustria Veneto Centro. Cosa possono fare gli imprenditori di fronte ad una politica a due velocità? «Dobbiamo fare asse con Milano, abbiamo già stretto una joint venture per le Olimpiadi, ma possiamo andare oltre, stringendo un’alleanza per pretendere che la politica romana faccia un po’ di ginnastica, uscendo dall’immobilismo. Sono spesso a Milano, è una realtà che funziona, e ho intravisto la possibilità di un’intesa tra il sindaco Sala e il governatore Zaia, in tandem potrebbero lavorare bene per portare le istanze del mondo produttivo a Roma e dare la svolta che attendiamo. Zaia sta facendo il suo pressing per l’autonomia, ma è ora che a Roma si arrivi all’accordo e che anche Mattarella detti una linea forte sul tema». Nell’ottica dell’asse Veneto-Milano immagina il presidente di Assolombarda Bonomi come presidente nazionale di Confindustria? «Personalmente sarei d’accordo sul suo nome, con lui

«U

L’assemblea di Assindustria giovedì all’ex Pagnossin. In prima fila la nuova presidente Maria Cristina Piovesana. Alla sua destra il governatore Luca Zaia, a sinistra il presidente di Confindustria Veneto Matteo Zoppas

l’assemblea

Votazioni per il nuovo consiglio I risultati non prima di lunedì Giovedì pomeriggio all’ex Pagnossin di Treviso l’assemblea generale di Assindustria Venetocentro, che riunisce le imprese di Treviso e Padova, ha votato l’elezione a presidente della trevigiana Maria Cristina Piovesana. Nel corso della parte privata dell’assemblea i soci hanno votato anche il nuovo consiglio dell’associazione, composto da circa quaranta nominativi, di

cui due terzi di Treviso e un terzo di Padova. Lunedì 17 giugno è invece in programma l’assemblea privata di Confindustria Venezia-Rovigo, con cui Assindustria sta studiando un progetto di aggregazione. Il presidente Vincenzo Marinese ha invitato la collega trevigiana Piovesana e il vicario Massimo Finco. Obiettivo chiudere entro il 2020.

Nicola Tognana, ad di Tognana Industrie e Fornaci Spa, ex numero uno degli industriali veneti

potremmo fare sistema, nell’assemblea generale di Assindustria ha attaccato duramente il governo e non posso che condividere le sue osservazioni. Manca ogni progettualità e visione per il futuro, per i nostri giovani. In Veneto, ma anche in Lombardia le idee per far girare l’economia ci sono. Dobbiamo metterci insieme, allargare gli orizzonti. Un ulteriore passo dopo la fusione con Padova sarà l’aggregazione con Venezia e Rovigo. E poi non ci fermeremo, perché dobbiamo essere il motore del rilancio». Lo sblocca cantieri farà uscire l’Italia dall’impasse?

«Lo sblocca cantieri è fondamentale, perché dovrebbe far partire le infrastrutture, ma il condizionale è d’obbligo perché resta da capire se poi ci sono le risorse economiche. Per ora la certezza è che siamo indietro su tutto, e alla base di tutto servono persone competenti al governo, in questo siamo carenti». Quale dovrebbe essere il primo obiettivo del governo per il benessere del Paese? «Bloccare la fuga dei cervelli. Per produrre Pil e valore aggiunto servono idee, i fatturati non crescono operando solo con le mani. Lavoriamo in tutti i paesi al mon-

la polemica

Protesta per il treno tagliato Ferrovie: viaggiava semivuoto Infrastrutture è una delle parole d’ordine, ma intanto la Marca e il Veneto ne hanno persa già una: il treno diretto per Roma che partiva all’alba da Mestre. La scelta commerciale di Trenitalia è stata criticata dall’impresa trevigiana, ed ancor più da istituzioni e categorie padovane che hanno organizzato un sit-in di protesta davanti alla stazione di Padova. Il treno diretto per Roma -

ribattezzato il Treno dell’Economia - è il casus belli, ma la dichiarazione di guerra all’azienda è lunga e articolata. La metafora del Veneto locomotiva – e che però resta senza treni – è la più gettonata sui cartelli. «Vogliamo far ripartire l’Italia ma ci tolgono i mezzi», si legge su quello che è in mano al presidente della Provincia Fabio Bui. «State fermando il Nord est che lavora», è quello in ma-

no a Roberto Boschetto dell’Upa. Nella prima foto di gruppo i presenti sono quindici, altri arriveranno dopo. E si farebbe prima a dire chi manca: nessuno. C’è il Comune e c’è la Provincia, ci sono le associazioni dei commercianti, quelle degli artigiani, ci sono i sindacati, i costruttori e c’è anche la politica, perché al gruppo si unisce Filippo Ascierto in rappresentanza dei Fratelli d’I-

Il sit-in in stazione a Padova per chiedere il treno per Roma

do, tranne la Corea del Nord, ho avuto modo di confrontare le politiche. Stimo molto la Merkel, la sua gestione è eccezionale, perché la Germania riesce ad essere attrattiva richiamando le migliori menti. Ma il problema di fondo è la squadra di governo che abbiamo non è all’altezza, va cambiata. La flat tax è solo sulla via del pensiero, il Decreto dignità è stato un buco nell’acqua e non vado oltre. Salvini sembra più preoccupato a fermare decine di persone che tentano di entrare in Italia, i 5 Stelle cercano di fare qualcosa, ma poi non ci riescono». — Maria Chiara Pellizzari

talia, per dire che «questa battaglia non ha una maggioranza e un’opposizione, ma è di tutti e per tutti». D’altra parte la cancellazione del treno delle 6. 32 per Roma, quello che arrivava in tre ore, è una di quelle sciagure che colpisce “democraticamente”. «È stato soppresso un collegamento diretto di ausilio non solo al mondo politico e imprenditoriale, ma fondamentale anche per migliaia di esponenti delle più diverse categorie economiche». Netta però ieri da Treviso la replica dell’azienda: «Fondamentale? Il treno non veniva riempito, non c’erano passeggeri a sufficienza per andare almeno in pari. L’abbiamo ribadito più volte». —


XXI

PontediPiave Ormelle SanPolo

Sabato 8 Giugno 2019 www.gazzettino.it

Assemblea sindacale con i vertici Stefanel «Segnali positivi» L’azienda ha incontrato i lavoratori: «I primi risultati incoraggianti si sono già visti con la collezione Anniversary» `

PONTE DI PIAVE I vertici della Stefanel hanno provato a rassicurarli, garantendo che per loro non ci sarà alcuna ripercussione negativa. Almeno non nell’immediato. Ma i 250 lavoratori del gruppo si ritrovano nel limbo dopo la decisione del cda dell’azienda di rinunciare alla procedura di concordato preventivo e di avviare l’iter per l’ammissione all’amministrazione straordinaria, che adesso dovrà passare per il tribunale delle imprese, chiamato a definire un piano di rilancio del marchio da sottoporre in seguito alla valutazione del ministero dello Sviluppo economico, guidato dal vicepremier Luigi Di Maio.

gnata da Brave New World». La Regione sta monitorando la situazione minuto per minuto.

L’IDENTITÀ «Lavoreremo fino in fondo non solo per salvare i posti di lavoro ma perché il marchio rimanga veneto e riprenda il volo come prima – ha assicurato il governatore Luca Zaia – è un simbolo dell’imprenditorialità veneta, dietro a una crisi come questa c’è il rischio di perdere l’identità produttiva». Anche il sindacato,

L’INCONTRO Giovedì i lavoratori si sono riuniti in un’assemblea sindacale e hanno incontrato i vertici del gruppo di abbigliamento. «Ci sono stati spiegati a grandi linee i passaggi della procedura – rivelano – ma non sappiamo altro». Nelle stesse ore il consiglio di amministrazione della Stefanel ha inviato una mail a tutti i dipendenti per spiegare loro le ragioni che hanno portato a puntare all’amministrazione straordinaria, ultima spiaggia per provare a rilanciare il marchio evitando il fallimento definitivo.

LA LETTERA “La scelta si è resa necessaria per l’ingente mole di risorse che avrebbero dovuto essere dedicate al rimborso dei creditori nel prossimo anno, ed essere quindi sottratte al percorso di rilancio del marchio – si legge nella comunicazione – ma per i dipendenti, per i clienti e per i fornitori questa scelta non comporta nessuna conseguenza immediata e, nel tempo, riteniamo, sia la scelta migliore per garantire continuità e sviluppo a uno dei marchi storici dell’abbigliamento italiano”. Le speranze non mancano. «I primi incoraggianti segnali si sono già visti con la “Anniversary collection” – sottolinea sempre il consiglio di amministrazione – e ci si attende che siano migliori con l’arrivo nei negozi della collezione FW 2019 dise-

GARANZIE Cristina Furlan (Cgil)

IL CDA RASSICURA IL PERSONALE CON UNA MAIL L’AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA ULTIMA SPIAGGIA

la Filctem Cgil di Treviso, vede la svolta del cda verso l’amministrazione straordinaria in modo positivo. Fermo restando che pone precise condizioni sugli ammortizzatori sociali e sulla gestione degli esuberi.

LA SPERANZA «Ci auguriamo che il commissario giudiziale rimetta ordine – ha detto Cristina Furlan, segretaria provinciale Filctem – l’importante è che sia mantenuta l’occupazione, riconfermando gli accordi presi in passato sulla gestione degli esuberi e arrivando a una riconferma dalla cassaintegrazione straordinaria. Da parte nostra, la chiederemo anche per il periodo successivo al provvedimento del tribunale». Il nodo finirà presto al centro della discussione anche in Parlamento. A portarcelo sarà Sara Moretto, capogruppo del Pd nella commissione Attività produttive della Camera, che ricorda come Stefanel sia gravata da un debito di 88,7 milioni di euro. «Ho presentato un’interrogazione per chiedere al ministro Di Maio di occuparsi fino in fondo del futuro e del destino dei lavoratori di questa storica azienda veneta – tira le fila – ora è necessario che il ministero dello Sviluppo economico segua da vicino e con attenzione l’esito della procedura e che dedichi il massimo impegno a garantire gli ammortizzatori sociali per i lavoratori». Mauro Favaro

NIENTE CONCORDATO Il quartier generale della Stefanel a Ponte di Piave: qui si continua a lavorare

I dipendenti qui da 30 anni «Ora viviamo alla giornata» PONTE DI PIAVE La lettera del cda che annuncia ai dipendenti l’amministrazione straordinaria sta arrivando in questi giorni nelle case dei lavoratori. Alla Stefanel ieri non c’era tanta voglia di parlare. «Non ho ancora ricevuto questa lettera e in ogni caso quello che sappiamo lo leggiamo sui media - commenta una lavoratrice - Purtroppo se già prima le speranze erano ridotte al lumicino... In molti di noi stanno pensando di cercarsi un altro lavoro. Chi ha lavorato qui magari per 30 anni resta con un pugno di mosche».

LA PREOCCUPAZIONE

IL MARCHIO Simbolo dell’imprenditorialità veneta: per il presidente della Regione Luca Zaia va salvato come del resto i posti di lavoro

L’atmosfera che si respira è pesante. «All’interno dell’azienda l’atmosfera chiaramente non può essere delle migliori. In ogni caso si lavora come fosse la normalità, anche se così non è. Si va avanti giorno dopo giorno, ma non sappiamo fino a quando». Il sindaco Paola Roma ha sottolineato la sua preoccupazione soprattutto per il futuro dei lavoratori: «Abbiamo segui-

to con attenzione in questi mesi le vicende Stefanel, un’azienda storica che ha fatto grande il nostro territorio. Ma, allo stesso tempo, è un’azienda che deve tantissimo a Ponte di Piave, alle sue famiglie, ai suoi lavoratori. Vederla in questa situazione è una sofferenza per tutti noi».

L’AUSPICIO «Un salvataggio dell’azienda sarebbe la miglior soluzione possibile - prosegue Roma - Se invece si dovesse giungere al fallimento, la cosa fondamentale sarà tutelare i lavoratori in tutti i modi possibili». Sulla questione anche Alvise Tommaseo Ponzetta, a capo dell’opposizione: «Dispiace che sia saltata anche la firma sul concordato preventivo. L’augurio è che il nuovo sindaco attivi finalmente le

IL NEO SINDACO ROMA «UNA SOFFERENZA PER TUTTI UN SALVATAGGIO LA SOLUZIONE MIGLIORE POSSIBILE»

sue corsie preferenziali in Regione e a Roma, quella famosa “filiera amministrativa” della Lega pubblicizzata in campagna elettorale. Perché in questo momento risulterebbe molto importante parlare direttamente con i sottosegretari leghisti ai Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, affinché comprendano a fondo la situazione ed individuino soluzioni capaci di tutelare i lavoratori Stefanel». «Evidentemente ci sono stati troppi cambi di direzione e un prodotto di questo tipo sul mercato globale forse ne ha risentito». Questo il commento di Luciano De Bianchi, per una decina d’anni vicesindaco nella Giunta allora guidata Roberto Zanchetta, in carica fino al 2014. Anche all’epoca ci furono degli scricchiolii all’interno della realtà aziendale di Ponte di Piave. Tanto che, come segnalato dallo stesso Zanchetta, spesso alcuni residenti dipendenti dell’azienda, dopo aver perso il lavoro, si recavano in municipio per chiedere una mano con bollette e affini. «Purtroppo sembra che siamo arrivati ad una situazione dalla quale non si potrà tornare più indietro». Gianandrea Rorato

Il sindaco Manente sceglie la giunta Auto fugge all’alt dei vigili Biasi, un assessore esterno per vice inseguimento nei campi ORMELLE Primo consiglio comunale giovedì sera con la sala consiliare che non è riuscita a contenere tutto il pubblico intervenuto. Senza dubbio un momento d’emozione per il sindaco Andrea Manente che rientra in municipio dopo cinque anni. Nel 2014 al suo posto era stato eletto il generale Sebastiano Giangravè. Adesso Manente, che si è ripresentato agli elettori con i colori della Lega, è di nuovo il primo cittadino mentre l’ex sindaco Giangravè siede in minoranza. Dopo il giuramento il sindaco Manente ha reso nota la composizione della giunta. Assessore esterno, con l’incarico di vice sindaco, è stato nominato Bru-

no Biasi a lui assegnati i referati di sociale e volontariato, Renzo Cattelan, 58 anni, agronomo/enologo, segretario comunale della Lega, si occuperà di agricoltura, lavori pubblici, promozione territorio. Simonetta Casonato, consulente del lavoro libera professionista, ha il bilancio e le attività produttive. A Maria Teresa Tonon sono state affidate la cultura e l’istruzione. Nominati pure i

NELLA SQUADRA ANCHE CATTELAN CASONATO E TONON GIOVEDÌ SERA PRIMO CONSIGLIO PER IL GIURAMENTO

capigruppo: Loris Saragoni per Lega-Ormelle Viva, Paola Boscariol per Progetto Insieme e Sebastiano Giangravè per Ort Onestà Rispetto Trasparenza. Approvato il programma di governo per i prossimi cinque anni. Il sindaco ha precisato che riceverà i cittadini anche senza appuntamento. Fra i punti salienti l’adozione del Pat in urbanistica, l’impegno affinché resti aperto l’ufficio postale di Roncadelle, riallacciare i rapporti con le associazioni del territorio. Eppoi il completamento della struttura polivalente, la pista ciclabile lungo il Negrisia, la sistemazione del parco Verde, di via Borgo. Infine la ripresa del dialogo con i comuni confinanti per primi Cimadolmo e San Polo di Piave. (an.fr.)

SAN POLO DI PIAVE Inseguimento a rotta di collo nelle campagne sanpolesi, con l’auto della Polizia locale lanciata a tallonare un’Opel Zafira che alla fine si è fermata davanti a una stalla: c’è mancato un pelo che l’auto non finisse fra le mucche. Il conducente è risultato essere senza patente e l’auto priva di assicurazione. L’episodio è avvenuto dopo le 19 di ieri. La pattuglia dei vigili era impegnata nel controllo stradale di routine all’ingresso di San Polo, vicino alla stazione di servizio. Intimato l’alt all’Opel Zafira che stava arrivando, questa è parsa fermarsi ma poi il conducente ha pigiato sull’acceleratore aumentando la velocità. Subito è scattato l’inseguimen-

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to durato diversi minuti. L’auto con a bordo degli stranieri a un certo punto ha imboccato uno stradone sterrato fra i campi, sempre tallonata dalla Giulietta Alfa Romeo della Polizia locale. Alla fine l’Opel ha dovuto arrestarsi davanti a un ostacolo imprevisto, una stalla con dentro diversi bovini, nel territorio di Vazzola. Nel frattempo erano stati allertati anche i carabinieri subito giunti sul posto. «Nell’Opel – precisa Claudio Zuanetti, comandante della Polizia locale – c’erano sei stranieri. Cinque pakistani e un senegalese, tutti impiegati come manovalanza in agricoltura. È emerso che il conducente era senza patente e l’auto priva di assicurazione». Con ogni probabilità stavano rincasando do-

I CONTROLLI Una pattuglia della polizia locale in servizio

po il lavoro. Sembra che a carico di uno degli stranieri fosse pendente un decreto penale emesso in Umbria ma i controlli in tal senso devono essere approfonditi. Gli stranieri sono stati portati in caserma per i controlli di rito. L’auto sottoposta a fermo amministrativo finalizzato alla confisca. (an.fr.)


AGORDINO

SABATO 8 GIUGNO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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il post vaia ad alleghe

Nelle foto pubblicate su Facebook dall’assessore regionale Bottacin alcuni momenti dell’attività dei volontari della protezione civile Ana. Il campo base allestito davanti alle scuole medie di Alleghe a Caprile è strutturato in modo da poter accogliere 260 persone ed è attrezzato con la cucina e la mensa in modo da poter garantire il supporto agli uomini impegnati negli interventi di sistemazione ambientale

Chiatte per liberare il lago dagli alberi schiantati VenetoAcque ha liberato l’ingresso del bacino, ora vanno portate via le piante Alpini e protezione civile regionale si preparano ad intervenire sui sentieri

Francesco Dal Mas ALLEGHE. La società regionale VenetoAcque, presieduta dall’ex sindaco di Feltre Gianvittore Vaccari, ha concluso la prima missione sul lago di Alleghe. Ha liberato la foce del Cordevole all’ingresso nel bacino dai materiali arrivati con l’acqua a fine ottobre. Un lavoro da 40 mila euro. Ma entro il mese di giugno saranno cantierizzati altri 200 mila euro, quindi una somma ben più consistente, perché le imprese incaricate da VenetoAcque cominceranno a scavare anche all’inizio

del lago, verso nord, dunque, per pulire i fondali. Tutti i materiali saranno portati sulla riva destra del Cordevole e dello stesso bacino, per arginarlo con un terrapieno che risulti di sicurezza appropriata, tanto auspicata da anni. Ma per arrivare agli 8 milioni di impegni previsti, per ridare dignità al lago, di strada ce n’è ancora parecchia da fare. Ecco, dunque, i 5 milioni del progetto che i tecnici stanno studiano e che diventerà cantiere subito dopo la fatidica data del 30 settembre prossimo. Dallo scorso fine settimana stanno operando nell’Alto Agordino gli alpini della Prote-

zione civile dell’Ana. Ne arriveranno altri ancora tra oggi e domani, da tutto il Veneto, mentre le penne nere della provincia di Belluno si metteranno all’opera nel Basso Agordino. Nell’ultima settimana del mese arriveranno delle squadre specializzate di protezione civile, sempre dell’Ana, che asporteranno gli alberi finiti nel lago, numerosi dei quali sono piantati nella melma. Uno spettacolo deprimente, e non solo per il turista. Gli alpini arriveranno con chiatte speciali, dalla chiglia bassa, che consentiranno di imbragare i tronchi e con un sistema di verricelli di portarli a

riva, perché vengano poi smaltiti. Un lavoro delicato, quello degli alpini, che richiederà professionalità specializzate, provenienti da tutta Italia. Intanto le penne nere accampate a Caprile alle scuole medie e provviste anche di una mega tensostruttura per la cucina e la mensa, stanno facendo pulizie lungo le piste forestali di Alleghe, Rocca Pietore e di Livinallongo. «C’è solo da ammirarli», sospira il sindaco Danilo De Toni, «e da ringraziarli. Nella loro dedizione sono addirittura commoventi». Il campo base riesce ad accogliere fino a 260 persone.

livinallongo

Branco di cervi taglia la strada ciclista in prognosi riservata LIVINALLONGO. Un ciclista è ri-

verato in prognosi riservata dopo essere stato urtato e buttato a terra da un cervo che, assieme al branco, è sbucato improvvisamente dal bosco ed ha attraversato la strada. Il drammatico incidente è avvenuto sulla regionale 48 delle Dolomiti ai primi tornanti in direzione del passo Pordoi, a Precumon. Dominique Joseph Hoff-

man, 65 anni, non corre pericolo di vita ma nella pesante caduta sull’asfalto ha riportato traumi e lesioni che hanno spinto i sanitari dell’ospedale di Agordo a riservarsi la prognosi. L’incidente è avvenuto mentre il ciclista originario di Nancy, assieme a quattro amici con la stessa passione per i passi dolomitici, stava pedalando tranquillamente lungo la Sr 48.

Il gruppo di ciclisti francesi, alloggiati a Caprile per le vacanze su due ruote, stava affrontando in particolare un tratto di rettilineo a Pont de Vauz quando dalla vegetazione a fianco della strada è sbucato improvvisamente un gruppo di cervi. I ciclisti transalpini hanno cercato di evitare gli animali che si sono parati loro davanti ma uno dei cervi ha urtato il sessantacinquenne, facen-

Due esemplari di cervo

Ieri una delegazione dell’Ana ha preso contatto con il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, dove da oggi comincerà ad operare, lungo i sentieri colpiti dagli schianti. «La priorità è per quegli itinerari che risultano complicati per gli escursionisti non che salgono (e che possono tornare indietro), ma per quelli che scendono, magari dopo un anello, e che si troverebbero in difficoltà a tornare sui loro passi». La protezione civile della Regione che fa capo all’assessore bellunese Gianpaolo Bottacin (con apporti in arrivo da tutta Italia) e quella dell’Ana si premureranno, in questi giorni, di garantire la sicurezza al mondo dell’escursionismo. Con domenica 16 giugno, infatti, verranno aperti la maggior parte dei rifugi. Saranno un migliaio gli uomini impegnati nella “campagna d’estate” per la solidarietà ambientale. Oltre al campo base di Caprile, ce ne saranno altri in Val Boite, in Cadore, in Val d’Ansiei e in Comelico, oltre che ad Asiago. I comuni interessati sono 11 e hanno inviato segnalazioni per interventi su un totale di 61 cantieri. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

la valle

Pronta la giunta De Zaiacomo sarà vicesindaco Il sindaco di La Valle, Ezio Zuanel, ha scelto i due assessori. Saranno Renato De Zaiacomo e Giuliano Dell’Olivo. Il primo (già assessore uscente) sarà anche vicesindaco e avrà la delega ai lavori pubblici e all’ente Parco. Il secondo si occuperà di sociale, urbanistica e funzioni associate. Nel corso del primo consiglio convocato per lunedì alle 18.30, Zuanel ufficializzerà pure le deleghe ai consiglieri. «Linda Costa», anticipa, «si interesserà della protezione civile, Donatella Dai Prà dello sport e Stefano Mezzacasa dell’ambiente». Zuanel rivela inoltre i nomi dei rappresentanti del Comune (oltre il sindaco) in seno al consiglio dell’Uma (Renato e Valentino De Zaiacomo), i componenti le commissioni elettorale (Kevin Da Roit, Valeria Rosson e Donatella Dai Prà) e regolamenti (Massimo Somamriva, Kevin Da Roit, Stefano Mezzacasa).

dolo cadere pesantemente sull’asfalto. La richiesta di aiuto ai soccorritori ha fatto mettere subito in moto i volontari della Croce bianca Fodom, i vigili del fuoco volontari di Arabba e i carabinieri della stazione di Arabba. Il cicloturista francese, dolorante per la brutta caduta, ha spiegato faticosamente quello che era accaduto mentre i soccorritori si prendevano cura di lui. Caricato sull’ambulanza, è stato portato all’ospedale di Agordo dove è stato operato per una frattura multipla all’avambraccio destro. I medici al momento si sono riservati la prognosi ma l’uomo non corre comunque pericolo di vita. —


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PRIMO PIANO

Sabato 8 Giugno 2019 Corriere del Veneto

I tesori dell’ambiente Le reazioni

Una «raccomandazione», quella di Icomos, organismo tecnico dell’Unesco per i siti culturali, che pesa più di una bolla papale. Con tanto di ceralacca. E l’inserimento delle Colline del Prosecco fra i siti Unesco, questa volta, appare veramente a portata di mano. Ieri, in serata, è arrivata l’annuncio atteso con ansia per tutto il pomeriggio: «Icomos raccomanda che le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Italia, siano iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale come Paesaggio culturale». Una raccomandazione, quella del Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti (Icomos) rivolge ai membri dell’organizzazione dell’Onu (World Heritage Committee) che si riuniranno il 7 luglio a Baku, in Azerbaijan, per votare il sì definitivo alla candidatura espressa dal Governo italiano. Il primo a esultare è il governatore Luca Zaia che ha sempre difeso la sfida Unesco a spada tratta: «Questa è la realizzazione di un sogno che sto inseguendo da 10 anni». Gioia e qualche sassolino da togliersi per il presidente della Regione che prosegue, ricordando le molte polemiche sulla candidatura e i fondi investiti per i dossier: «Ringrazio Icomos anche a nome di tutti i tecnici ed esperti che da dieci anni stanno lavorando a questo dossier. È una vittoria e VENEZIA

Luca Zaia Così si premiano i tanti che si sono spaccati la schiena per donarci il meraviglioso paesaggio delle Colline

Franco Manzato Una grande opportunità che è in un puzzle più ampio: fare dell’Italia il leader del «residuo zero» in agricoltura

Innocente Nardi Serve una tutela non statica, non metteremo le colline sotto a una campana di vetro, ma ne esalteremo la bellezza

Graziano Azzalin Ero e resto perplesso, la Regione da sola ha speso 6-700 mila euro per la candidatura, per me non era la strada giusta

Giorgio Polegato Si va verso il sì, ora dobbiamo rendere l’offerta per i turisti all’altezza delle loro aspettative

Colline del Prosecco sito Unesco a Parigi l’atteso sì: «Un sogno»

Ok dei tecnici, Zaia esulta: «Lo inseguo da dieci anni». A luglio la ratifica in Azerbaijan una grandissima gratificazione constatare che i più grandi esperti internazionali di paesaggio sanciscono che l’idea del dossier non fosse una boutade come qualcuno sosteneva rivelandosi, invece, la strada giusta per vincolare quelle colline». Fra gli oppositori storici ai fondi investiti nei dossier per la candidatura, c’è il consi-

gliere regionale del Pd, Graziano Azzalin: «La Regione da sola ha speso negli anni dai 6 ai 700 mila euro. Resto perplesso». L’impressione è che il sì finale di luglio sia quasi scontato dopo il superamento del parere tecnico di Icomos, lo stesso organismo che, a luglio 2018 aveva «rinviato» il parere, chiedendo approfondimenti e

modifiche. Allora era stata una doccia fredda. E forse per questo, prima di stappare qualche bottiglia per festeggiare, Zaia sceglie la via della prudenza: «Ci aspetta la tappa fondamentale, quella di Baku. E sarò presente per seguire i lavori e sostenere il nostro dossier». Eppure la prospettiva sembra essere proprio quella di un sì

pieno, rotondo: «Si va verso una direzione importante, che non solo ci darà visibilità internazionale, - conclude Zaia ma anche una grande responsabilità: la tutela di un paesaggio che deve restare immune ai cambiamenti del tempo. Ci dobbiamo preparare alle visite dei turisti, dei tecnici del mondo scientifico e di tutti coloro

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PRIMO PIANO

Corriere del Veneto Sabato 8 Giugno 2019

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Un paesaggio unico

Le colline «ricamate» da centinaia di filari, da quei vigneti di prosecco fra Conegliano e Valdobbiadene, oro puro per l’economia veneta, sono a un passo dall’essere dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco

to nella lista dei siti Unesco aiuterà anche il dialogo con i comitati ambientalisti». Stefano Zanette, presidente del Consorzio Prosecco Doc aggiunge: «Bene, ma ricordiamo che non è una candidatura del Prosecco bensì del territorio tutto». E il sottosegretario alle Politiche Agricole, il trevigiano Franco Manzato, rilancia: «Una grande opportunità anche in vista della nuova Pac, la politica agricola comunitaria, a «residui zero», da luoghi co-

1,2 466

Milioni di quintali

I dati sulla produzione di Prosecco fra Conegliano e Valdobbiadene nel 2018 parlano di 1,2 milioni di quintali di uva, più 31%

Milioni di bottiglie

466 sono i milioni di bottiglie di prosecco vendute nel mondo nel 2018 per un totale di 2,3 miliardi di euro di vendite al dettaglio

che saranno curiosi di visitare queste zone». Lo sfondo sono le colline dolcissime fra Conegliano e Valdobbiadene, quelle su cui zampilla il prosecco doc e docg, quello che vale 1,2 milioni di quintali d’uva nel 2018, un +31% sul 2017. Il fior fiore sugli oltre 4 quintali del prosecco dal glera. Il clamore dei

comitati di cittadini preoccupati si sta placando, dalle indagini epidemiologiche pare non risulti un nesso fra uso di pesticidi fra i filari e incidenza di malattie. E l’ottimismo invece si fa strada dopo il via libera di ieri da Parigi. C’è chi già parla di marketing territoriale e Innocente Nardi, presidente del Consorzio Prosecco Docg,

chiarisce: «No a una tutela statica. Non mettere una campana di vetro sopra questo bellissimo territorio. Implementeremo, invece, un approccio culturale diverso, l’esaltazione del bello. Niente marketing territoriale per vendere Prosecco. No, questa partita non deve avere fini commerciali». Sfruttare la cosa no, attrez-

zarsi, però sì. Giorgio Polegato, di Astoria Vini, è anche presidente di Coldiretti Treviso e fondatore di quel Comitato scientifico che cerca da mesi la mediazione con i comitati preoccupati per i pesticidi nei vigneti: «Dobbiamo crescere dal punto di vista turistico per essere all’altezza delle aspettative dei visitatori. E l’inserimen-

me le nostre colline l’Italia può diventare leader nella produzione certificata sostenibile». Una giornata storica per le colline, guastata, a Valdobbiadene, da un’inchiesta per abuso d’ufficio, assunzioni e spese non giustificate nei bilanci comunali . Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli altri siti veneti

1987: Venezia e la sua laguna Se il voto finale del 7 luglio a Baku (Azerbaijan) confermerà le aspettative, le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene diventeranno il sesto sito veneto che l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) ha finora iscritto nella «lista del patrimonio mondiale dell’umanità». La prima a entrare nell’olimpo dei luoghi «riconosciuti e protetti come contesti d’eccellenza del patrimonio culturale e ambientale» è stata Venezia, e la sua laguna, nel 1987; nel 1994 l’onore è toccato a Vicenza e due anni più tardi a 24 ville progettate nel ‘500 da Andrea Palladio nella provincia berica e in quelle di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia e Verona. Nel 1997 l’ambito sigillo è andato all’Orto botanico di Padova, che svolge anche attività scientifica e didattica e occupa un posto di primo piano in campo botanico internazionale; nel 2000 è stata accolta la candidatura di Verona, per la conservazione dell’originario impianto urbanistico del centro storico e relativi duemila anni di evoluzione. Nel 2009 è infine arrivato il «sì» alle Dolomiti, per i 141.903 ettari compresi fra Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone e Udine, forti di 18 vette sopra i 3mila metri e di un panorama mozzafiato. Ora in corsa per il 2020 c’è ancora Padova, con «Urbs Picta», candidatura che comprende Cappella degli Scrovegni, Palazzo della Ragione, Battistero, Cappella della Reggia Carrarese, Chiesa degli Eremitani, Oratori di San Michele e San Giorgio e Basilica

1994: Vicenza 1997: l’Orto 1996: le ville venete botanico di Padova

2000: Verona per il suo centro storico

2009: le Dolomiti per il panorama

VENEZIA

E’ stato il primo sito veneto a entrare nella lista dei luoghi riconosciuti e protetti come «contesti d’eccellenza del patrimonio culturale e ambientale» Unesco

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Il sigillo è toccato poi a Vicenza e due anni più tardi a 24 ville progettate nel ‘500 da Palladio nella provincia berica e in quelle di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia e Verona

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L’ambito sigillo è andato poi all’Orto botanico di Padova, che svolge anche attività scientifica e didattica e occupa un posto di primo piano in campo botanico internazionale

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La candidatura di Verona è stata accolta dall’Unesco per la conservazione dell’originario impianto urbanistico del centro storico e i duemila anni di evoluzione

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Da Venezia alle Dolomiti: «Porta pochi fondi ma popolarità». Ora spera Padova La Città del Santo propone la Cappella degli Scrovegni. Verdetto nel 2020

Beltramini Questo successo suscita una grande forza morale e l’impegno a mantenere l’eccellenza

di Sant’Antonio. «Confidiamo che la promozione delle Colline del Prosecco sia di buon auspicio per il nostro progetto — dice Andrea Colasio, assessore padovano alla Cultura — è una vittoria per tutta la regione. Da noi gli ispettori dell’Unesco arriveranno tra luglio e settembre, a verificare i siti e il dossier da noi inviato. A luglio 2020 avremo il responso». I luoghi inseriti nella lista del patrimonio mondiale e sottoposti a tutela Unesco ricevono fondi dal governo, ma non così importanti come si potrebbe pensare: per il 2019 sono stati stanziati 1.817.930 euro a favore di 19 realtà. «Il riconoscimento non porta molti finanziamenti ma è fondamen-

tale perché rappresenta un impegno a continuare a proteggere, mantenere e migliorare un’eccellenza — spiega Guido Beltramini, direttore del Palladio Museum di Vicenza —. E sarà lo stesso per le colline del Prosecco, sistema ecocompatibile e bene ambientale. La loro scelta è un vero colpaccio, è la consapevolezza di un’importanza avvertita anche all’estero. Bravi, è un momento favoloso per tutti, una bellissima notizia. A noi — chiude Beltramini — il sigillo Unesco suscita senso di responsabilità, ma anche una grande forza morale». «E’ un prestigio che conferma il momento felice del Prosecco, il prodotto italiano più

popolare anche all’estero — osserva Pieralvise Serego Alighieri, discendente di Dante e a capo delle cantine di famiglia, ricche di una tradizione secolare in Valpolicella —. Però va meritato nel tempo. Nel senso che le buone pratiche premiate devono essere conservate e perfezionate». Infatti i siti veneti sotto l’egida dell’Unesco richiedono una particolare tutela e promozione. Dal 2003 la Regione è iscritta all’associazione «Città e siti italiani Patrimonio mondiale Unesco», che si occupa proprio della salvaguardia e della valorizzazione dei luoghi descritti, in collaborazione con l’Università e altre istituzioni. Dal 2007 Palazzo Balbi fa parte

E’ infine arrivato il «sì» alle Dolomiti, per i 141.903 ettari compresi fra Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone e Udine, forti di 18 vette sopra i 3mila metri e di un panorama mozzafiato

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del Comitato tecnico scientifico dell’associazione ed esercita attività di coordinamento per i siti del proprio territorio. «E’ una grande opportunità far parte delle realtà patrimonio dell’umanità — riflette il professor Gian Mario Villalta, docente e scrittore che ha lavorato al Consorzio del Prosecco — è un riconoscere se stessi sotto il profilo culturale. Le colline del Prosecco sono un mondo produttivo vivace, giovane, premiato per la capacità di coniugare il modo di lavorare e di abitare quella zona, che ha bisogno di fiducia, consapevolezza di sè, forza. La cultura del paesaggio comprende tutto». Unica voce fuori dal coro quella di Tiziano Scarpa, scrittore veneziano: «Il riconoscimento Unesco è il bacio della morte. Prelude a uno snaturamento mortifero dei luoghi e delle identità che fanno la differenza e che così si omologano al resto del mondo». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA

Alighieri E’ un prestigio da conservare nel tempo. Le buone pratiche vanno sempre migliorate


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ATTUALITÀ

SABATO 8 GIUGNO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

La Lega insiste sui minibot: «Un’opzione» Conte temporeggia, vertice la settimana prossima. Per la poltrona di ministro delle Politiche europee è pronto Picchi delle soluzioni». Una posizione su cui anche i 5S non sono contrari. Ieri però hanno evitato commenti pubblici: «Sui minibot siamo d’accordo che serva una riflessione – svela una fonte grillina – ma solo parlarne può far fibrillare i mercati, bisogna essere molto cauti». L’incontro a tre dei prossimi giorni sarà decisivo per le sorti del governo. C’è da rimettere mano alla compagine di governo, nominando il nuovo ministro delle Politiche europee, casella vacante dopo il trasferimento di Paolo Savona alla Consob. Sta già preparando la grisaglia il leghista Guglielmo Picchi, oggi sottosegretario agli Esteri. L’obiettivo del ministro dell’Interno è quello di avere in questo posto chiave una persona che conosce i meccanismi di Bruxel-

les dove a trattare non dovranno essere solo Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Chiuso a Palazzo Chigi, Conte osserva e aspetta. Sperando che la fine di questa lunga cavalcata elettorale porti in dote un po’ di prudenza ai suoi vice. Quello che ribadirà loro è proprio la necessità di un dialogo con l’Europa. «Non sarò io il premier che porta l’Italia in procedura d’infrazione», ripeterà. Perché una procedura sarebbe «un danno enorme per il Paese», si è confidato quando ha letto di riunioni del Carroccio dove si è posto il problema del futuro del premier. Si allineerà alla linea dura o si dimetterà? Conte invece proverà a convincere i suoi due vice che finire dentro la procedura di infra-

zione è «un errore e un danno». Se dal vertice uscirà una fumata bianca, si procederà ad un rilancio complessivo del governo, di fatto un Conte bis. Salvini, che ha sempre negato di volere poltrone, ieri ha detto di essere disponibile ad avere una «squadra di governo più compatta». Di Maio sembra pronto a cedere la poltrona delle Infrastrutture (Danilo Toninelli) e della Sanità (Giulia Grillo). Sotto processo anche i sottosegretari: la prossima settimana si presenteranno davanti ai parlamentari grillini che compongono le commissioni competenti per materia. Dovranno spiegare cosa hanno fatto di buono. Chi non passa l’esame, fuori dal governo. —

Gli imprenditori riuniti a Rapallo chiedono all’esecutivo che l’Italia non resti isolata dall’Europa No a minibot leghisti, Quota 100, flat tax e reddito. Il presidente Rossi: «Un boomerang»

avrebbe dato vita a un campione europeo e mondiale dell’automotive». Rossi definisce tutto questo «schizofrenia», una «schizofrenia che si perde nelle acque della politica e indebolisce l’impresa». Per questo – incalza – la politica non deve minimizzare, perché «la semplificazione è l’ovvio dei popoli e quando il mondo si fa complesso ci vuole una politica che lo sappia interpretare e non minimizzare». «Non servono uomini forti, ma istituzioni forti», «ci servono confronti, non balconi» e, soprattutto, «bisogna lavorare per una società aperta, ovvero inclusiva, innovativa, democratica». In questo quadro è «sbagliato innescare una guerra di posizioni con le istituzioni europee. Per cambiarle bisogna starci dentro, da protagonisti. Invece, in caso di apertura della procedura di infrazione, l’Italia potrebbe finire in panchina». Per questo, anziché bisticciare con Bruxelles, «dobbiamo avere un chiodo fisso: dimostrare affidabilità ed essere credibili». Ed è così che i Giovani di Confindustria arrivano a condividere nei fatti praticamente tutti i rilievi di Bruxelles sul nostro debito fuori controllo: innanzitutto non credono al «miracolo dell’autocorrezione dei conti» evocata dal premier, «si rischia invece l’autoscontro se non si prende la si-

tuazione davvero sul serio». E poi bocciano sia Quota 100, «che ci sta tornando indietro come un boomerang», sia Flat tax e Reddito di cittadinanza «fatte a debito». Bocciate anche altre iniziative del governo, dal Decreto crescita, allo Sblocca cantieri, sino alla politica di bilancio, perché «pensare che il problema del debito sia risolvibile con i mini bot è come provarci coi soldi del Monopoli» infierisce Rossi. «Ormai i nostri conti pubblici sono ufficialmente sotto la vigilanza europea – sottolinea– e insieme alla flessibilità economica è finita anche la nostra pazienza». Sì invece all’autonomia regionale, ma a patto che sia all’interno di un «Stato forte». Una la richiesta che da Rapallo viene spedita al governo, a cui si chiede di iniziare a decidere anziché continuare a rinviare le grandi scelte da cui dipende lo sviluppo del paese, «dobbiamo riattivare una cabina di regia per la crescita, ma stavolta chiamate i protagonisti, non le comparse. Noi crediamo nell’Italia che collega con le grandi opere. Non che divide con le grandi chiacchiere» conclude Rossi. Oggi a Rapallo arriva il sottosegretario Giancarlo Giorgetti: toccherà a lui rispondere alla platea dei giovani imprenditori. —

Amedeo La Mattina Francesca Schianchi ROMA. L’occasione per parlarsi

a quattr’occhi verrà lunedì, al massimo martedì prima del Consiglio dei ministri che al primo punto dell’ordine del giorno prevede il decreto sicurezza bis tanto caro al Carroccio. Il premier Giuseppe Conte vuole far passare anche questo ennesimo weekend di campagna elettorale – il ballottaggio per alcune città tra cui Modena, Ferrara e Livorno – prima di chiarirsi con Luigi Di Maio e Matteo Salvini. All’indomani del vertice con il leader leghista, il capo di M5S ieri è stato a Palazzo Chigi ma non è passato a salutare il presidente del Consiglio appena tornato da Vietnam. C’è fred-

dezza nei confronti del premier che è disposto a cedere molto pur di non finire con la testa sul ceppo della procedura di infrazione. Il problema rimane il complicato rapporto con l’Europa e il controverso strumento dei minibot su cui la Lega insiste e che invece il presidente della Bce Mario Draghi ha già clamorosamente bocciato («o sono denaro illegale o sono debito»). Non piacciono nemmeno al presidente della Confindustria Vincenzo Boccia, ma Salvini afferma che sarebbero graditi agli italiani perché servirebbero a pagare i debiti della Pubblica amministrazione. Ieri, dopo che l’agenzia di rating Moody’s ha avvertito che parlare dei minibot mina la credibilità del Paese agli occhi degli investitori interna-

zionali perché evoca l’uscita dall’euro, è stato il Carroccio a continuare a discuterne come nulla fosse. «Sono una possibilità – insiste Salvini – non sono moneta. Le monete alternative le usiamo al Monopoli». Si tratta di «restituire decine di miliardi che già sono debito dello Stato: in che forma è tutto da valutare. Ci stiamo ragionando». Insomma, non si tratta di una semplice boutade. Né un’idea sposata solo dall’avanguardia sovranista più spinta, come il presidente di commissione Claudio Borghi. Persino il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, considerato l’anima più moderata e istituzionale del partito, ieri ha ammesso che i minibot «sono una proposta per accelerare i pagamenti, una delle possibilità, una

I Giovani industriali al governo «Basta chiacchiere, ora i fatti» IL CASO

dall'inviato a Rapallo Paolo Baroni er vincere la sfida globale, per inserire l’Italia nella catena di creazione del valore, per crescere, sostengono i Giovani di Confindustria, occorre essere «connessi». Connessi con l’Europa, col mondo, coi mercati, sfruttando al massimo le nuove tecnologie e spingendo perché infrastrutture indispensabili, dalla Tav alle nuove autostrade, alle reti energetiche, vengano al più presto realizzate. «È il mondo connesso quello in cui crediamo: dove i popoli collaborano, le economie sono integrate e le infrastrutture uniscono» spiega il presidente Alessio Rossi illustrando le Te-

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si con cui si è aperto il 49° convegno dei Giovani di Rapallo. «Solo chi eccelle nelle connessioni può proiettarsi nello scacchiere globale». Pollice verso nei confronti delle spinte sovraniste, dunque, e la politica che porta a galla «le disconnessioni», che sono l’esatto contrario di cui oggi hanno bisogno gli imprenditori. E verso scorciatoie come i «minibot» leghisti. «Da una parte ci sono forze che spingono a disconnettersi dal circuito delle decisioni sovranazionali: Brexit, dazi, eurofobia. Dall’altra ci sono le imprese, l’innovazione, la ricerca – rimarca Rossi –. Tutte realtà che rifiutano ogni divisione, confine o dazio, ma hanno bisogno di essere protette. Dalla concorrenza sleale, certo, come dalla guerra commerciale: non da operazioni come quella di Fca-Renault, che invece

L’assemblea dei giovani industriali ieri a Rapallo

L’incerto cammino di un esecutivo dalle idee confuse

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BRUNO MANFELLOTTO

LA SETTIMANA

roviamo a metterci nei panni di qualcuno che ci osservi da Parigi, da Berlino o da Visegrad. Come in un documentario girato in una rissosa Repubblica delle banane, egli ha potuto assistere, una dopo l’altra, alle seguenti, istruttive scenette. Un bel giorno il ministro dell’Economia Giovanni Tria, si decide a scrivere la risposta del governo alla Commissione europea - stufa che l’Italia promette di ridurre il debito e non lo fa - per cercare di evitare l’u-

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miliazione di una procedura d’infrazione. La bozza della missiva, però, viene inopinatamente resa nota prima che divenga ufficiale. Si scopre presto che la manina maligna è della vice ministra Laura Castelli, già salita agli onori della cronaca per aver replicato in tv ai numeri di Pier Carlo Padoan con un plateale «questo lo dice lei». La faccenda finisce in Procura per volontà dello stesso Tria, che però prepara un nuovo testo della lettera. Ancora. Il 2 giugno quattro

generaloni si rifiutano di partecipare alla Festa della Repubblica, e alla relativa sfilata ai Fori Imperiali davanti a governo e Capo dello Stato, per protesta contro la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. Non era mai successo prima, se si escludono le scene clou del film satirico “Vogliamo i colonnelli”. E per amor di patria qui si sorvola sulla canea del 25 aprile, ricorrenza della liberazione dell’Italia dal nazifascismo amabilmente definita dal vicepremier Salvini «un derby

tra fascisti e comunisti». Intanto il Consiglio superiore della magistratura, architrave del sistema democratico, apre il suo plenum straordinario con cinque poltrone vuote: altrettanti magistrati, travolti da inchieste giudiziarie, accuse vergognose e sospetti di loschi affarucci, si erano sospesi dall’incarico. Non basta. Pochi giorni dopo il Parlamento approva all’unanimità una mozione che chiede alla pubblica amministrazione di pagare i debiti con le imprese utilizzan-

do minibot di nuova emissione (segue pentimento del Pd caduto in trappola). L’idea piace un sacco a un italiano della Lega, Claudio Borghi, nemico giurato dell’euro e dell’Europa; ma pochi giorni dopo un altro italiano, Mario Draghi, è costretto a ricordargli che se si tratta di una moneta parallela essa è illegale; altrimenti è aumento del debito. Amen. Infine, ecco la beffa della fusione Fca-Renault bloccata sul filo di lana dall’intervento sovranista del campione dell’eu-

ropeismo Macron che ha costretto Fca a sospendere le trattative. Bene, la più grande operazione della storia automobilistica recente è stata accompagnata in Italia dal fragoroso silenzio passivo di ministri, premier e vicepremier. «Quando la politica interviene in faccende economiche non sempre fa bene», ha detto Luigi Di Maio. Però fa pure male, anzi peggio, che da un anno la politica latiti, nell’assenza totale di un qualsiasi progetto economico o sociale. Allora cosa volete pensi di noi quel cittadino di Parigi, Berlino o Visegrad quando qualcuno alza la voce contro l’Europa? Si fiderà? — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


IV

Treviso

Sabato 8 Giugno 2019 www.gazzettino.it

La Regione ai ragazzi che puliscono i boschi «Siete un esempio» Il governatore applaude gli studenti della terza C del Duca «Hanno rinunciato alla gita per aiutare la montagna ferita» `

IL CASO TREVISO

«Le immagini della montagna veneta devastata dalla tempesta Vaia ci avevano lasciato senza parole. Lo scenario era apocalittico. Quando la scuola ci ha proposto di andare a dare una mano di persona è stato naturale dire di sì: abbiamo deciso di rinunciare alla solita gita trasformandola in un campo lavorativo per provare a restituire alle persone che abitano queste montagne almeno una parte di quello che è stato portato via dalla tempesta. Ci auguriamo che anche altre scuole possano fare lo stesso: se si è in tanti è possibile recuperare tutta la montagna». I 23 studenti della terza C del liceo linguistico Duca degli Abruzzi spiegano così la scelta di rinunciare alla gita annuale per contribuire concretamente al rilancio della montagna veneta liberando e ripulendo la rete dei sentieri turistici. Proprio oggi termineranno la loro settimana di lavoro sui pendii del Comelico. Stamattina incontreranno gli abitanti della zona per illustrare gli interventi fatti. Poi faranno ritorno a Treviso.

CONGRATULAZIONI In questi giorni hanno ricevuto una pioggia di complimenti. A partire da quelli del presidente della Regione. «Questo è il Veneto – ha detto Luca Zaia – quante volte critichiamo i giovani, spessissimo a sproposito? Questo è un esempio meraviglioso di dedizione civica, di generosità e di altruismo da parte di adolescenti che hanno deciso di spendersi per i boschi devastati dalla tempesta Vaia. Vi stringo idealmente la mano, ragazzi, e vi ringrazio a nome di tutto il Veneto». Gli studenti non se l’aspettavano. Non sen-

tono di aver fatto qualcosa di straordinario. E questo è forse l’aspetto più bello. Dopo aver visto le immagini di migliaia di alberi stesi a terra, come fossero esili bastoncini del Shangai, per loro aderire al progetto coordinato dal professor Pierpaolo Traversari è stato praticamente automatico. Per fare una delle gite classiche ci sarà tempo. Adesso la priorità era un’altra. «Tutta la classe è stata subito d’accordo – rivelano Anna e Flavio, due dei ragazzi della 3 C – in questi giorni abbiamo ricostruito un sentiero che porta a una parete di roccia, liberato dei tratti del sentiero 164 Frassati in Val Grande che era stato rovinato dalla caduta di parecchi alberi e sistemato il “Troi di mestieri” a Padola, il sentiero dei mestieri, ripulendo le statue di legno che rappresentano i diversi lavori». Quest’ultimo intervento è stato richiesto direttamente dalla Regola di Dosoledo.

TRADUZIONI

IL DISATRO Alberi abbattuti

Non è tutto. I ragazzi del liceo linguistico, che hanno fatto base di un albergo della stessa Dosoledo, compartecipando alla gestione della struttura, hanno anche tradotto in inglese del

AL LAVORO I ragazzi della terza C del Duca degli Abruzzi al lavoro per ripulire boschi e sentieri

materiale turistico consegnato loro dalla Regola. L’attività rientrava nel percorso dell’ex alternanza scuola-lavoro, che oggi verrà validata dagli enti di riferimento, avviato nell’ambito della rete Scuole Outdoor, che vede il Duca come istituto capofila. «Pensiamo di aver dimostrato che anche i ragazzi di oggi sono capaci di autogestirsi

In aeroporto con treno e autobus Biglietto unico tra Mom e Trenitalia LA SVOLTA TREVISO L’esperimento è andato

bene: in due mesi oltre 17mila passeggeri portati dal centro città all’aeroporto e viceversa. Oltre 500 al giorno. La navetta varata da amministrazione comunale, Mom e Aertre ha pienamente centrato il suo obiettivo. E quindi, sessanta giorni dopo, il progetto si allarga, inglobando anche Trenitalia, e diventa Treviso-Airlink con tutta una serie di novità. La prima: il biglietto unico per treno e bus. Chi è diretto all’aeroporto trevigiano in treno può acquistare un unico biglietto che comprende l’arrivo fino alla stazione e poi l’imbarco sulla navetta. Stessa cosa può fare chi dall’aeroporto Canova ha bisogno di prendere il treno: con un solo ticket sale sulla navetta e scenda a due passi dai binari. Seconda novità: il mezzo. Si tratta di un autobus attrezzato, di colore rosso fuoco con il logo Treviso-Arilink in bella evidenza. Ogni giorno ci saranno 64 corse: una ogni 30 minuti. Saranno 32 in partenza dalla stazione ferroviaria e dirette al Canova a partire dalle 6,23 di mattino fino alle 21,53; mentre per il percorso inverso, con partenza dal Canova, la prima corsa è fissata alle 6,40 e l’ultima alle 22,10.

fortemente voluto il progetto, ha raggiunto il proprio scopo: intercettare una fetta di passeggeri facendoli passare per la città. «Il nostro intento - aggiunge Maria Giaconia, direttore della Divisione passeggeri regionale di Trenitalia - è stato di integrare il primo e l’ultimo miglio con la corsa ferroviaria mettendo a sistema stazione e aeroporto».

COSTI

DA IERI IN SERVIZIO TREVISO AIRLINK IL MEZZO CHE COLLEGA LA CITTÀ COL CANOVA OGNI GIORNO CI SARANNO 64 CORSE

Il biglietto unico sarà acquistabile sui canali di vendita di Trenitalia e Mom compresa l’app Momup. Queste alcune tariffe: Padova da 8,60 euro; Vicenza a partire da 9,30, Udine 14,15 e varrà per un giorno intero. Elisa De Berti, assessore regionale ai Trasporti, ribadisce: «La Regione continua a sostenere tutte le iniziative che rendono più comodo e vantaggioso l’uso dei mezzi pubblici, facilitando così la scelta di pendolari e viaggiatori a lasciare a casa il proprio mezzo privato. Quello di Treviso è un passo concreto verso il biglietto unico regionale». Soddisfatto anche Giacomo Colladon, presidente di Mom: «Siamo orgogliosi che il servizio si rafforzi e possa offrire facilitazione alla clientela grazie alla collaborazione con Trenitalia». P. Cal.

RISULTATI Particolarmente soddisfatto il vicesindaco Andrea De Checchi: «Oggi aggiungiamo un elemento in più a quanto già varato due mesi fa. L’accordo con Trenitalia ci consente di trasformare Treviso in un vero e proprio Hub, dove il turista può arrivare e anche soggiornare». Ca’ Sugana, che ha

NOVITÀ Il nuovo bus Treviso Airlink che collegherà la città al Canova

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e di lavorare per dare il proprio contributo a una giusta causa – sottolineano Anna e Flavio – le nostre famiglie sono state le prime a incoraggiarci. L’esperienza è stata senza dubbio positiva. Siamo stati accolti benissimo. Speriamo che altre scuole possano fare lo stesso percorso». Ci pensa la preside del Duca degli Abruzzi a tirare le fila:

«La lotta per l’ambiente non si fa solo con le marce e neppure solo con lezioni teoriche – evidenzia riferendosi anche all’irruzione di alcuni ragazzi al Duca, non autorizzata, durante l’ultima marcia di Fridays for future – si lotta per l’ambiente tirandosi su le maniche, in modo responsabile». Mauro Favaro


REGIONE

SABATO 8 GIUGNO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

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Infrastrutture e aziende dopo lo stop al freccia rossa delle 6.32

Treno cancellato, Padova scende in piazza Comune, Provincia, categorie economiche e sindacati sono uniti nella protesta: «Ora Fs deve mostrarci i conti»

sce al sindaco Giordani di stendersi sui binari, ma la protesta che va in scena davanti alla stazione non ha bisogno di gesti clamorosi per diventare notizia. Nel piazzale assolato del terminal ferroviario è rappresentata tutta la città. Così il presidente del consiglio comunale Luigi Tarzia, che ha suonato l’adunata, si affretta a dire che «mai si erano visti un sindaco e un presidente di Provincia a un sit-in». Dunque finalmente «si fa massa critica contro i vertici di Trenitalia per le forti penalizzazioni che ha subito la nostra regione – e Padova in particolare – con i tagli ad alcuni servizi essenziali per le imprese, i professionisti e i lavoratori». Il treno diretto per Roma - ribattezzato il Treno dell’Economia - è il casus belli, ma la dichiarazione di guerra all’azienda è lunga e articolata. La metafora del Veneto loco-

motiva – e che però resta senza treni – è la più gettonata sui cartelli. «Vogliamo far ripartire l’Italia ma ci tolgono i mezzi», si legge su quello che è in mano al presidente della Provincia Fabio Bui. «State fermando il Nord est che lavora», è quello in mano a Roberto Boschetto dell’Upa. Nella prima foto di gruppo i presenti sono quindici, altri arriveranno dopo. E si farebbe prima a dire chi manca: nessuno. C’è il Comune e c’è la Provincia, ci sono le associazioni dei commercianti, quelle degli artigiani, ci sono i sindacati, i costruttori e c’è anche la politica, perché al gruppo si unisce Filippo Ascierto in rappresentanza dei Fratelli d’Italia, per dire che «questa battaglia non ha una maggioranza e un’opposizione, ma è di tutti e per tutti». D’altra parte la cancellazione del treno delle 6. 32 per Roma, quello che arrivava in tre ore, è una di quelle sciagure che colpisce “democraticamente”. «È stato soppresso un collegamento diretto di ausilio non

Andrea De Polo

Lo scontro tra gli industriali e il governo dopo l’assemblea di Assindustria Venetocentro Vallardo: mentre contestavano noi votavamo il decreto. Pettenà: stop alla delocalizzazione

Cristiano Cadoni PADOVA. C’è uno che suggeri-

TREVISO. Il decreto “sblocca

cantieri” sigla la pace fra industriali e governo? Lo vorrebbe la Lega, che ieri ha risposto a muso duro alla platea di imprenditori di Assindustria Venetocentro che giovedì sera, in assemblea, ha sparato ad alzo zero contro l’esecutivo. Ne sono meno convinti gli addetti ai lavori. Primo perché il decreto è passato, per ora, soltanto al Senato, e poi perché, come dichiara il loro ex presidente Nicola Tognana, «resta da capire se ci sono le risorse economiche, e comunque siamo troppo indietro su tutto». E così le parti restano ancora distanti, e le cannonate, stavolta, arrivano anche dalla direzione opposta, dalla Lega ai capitani d’industria: «Quando loro si sono trasferiti in politica, gli esempi non sono stati granché positivi» sbotta Fluvio Pettenà, “pancia” leghista.

La protesta a Padova con Comune, Provincia, categorie e sindacati contro il treno cancellato

solo al mondo politico e imprenditoriale, ma fondamentale anche per migliaia di esponenti delle più diverse categorie economiche che hanno la necessita di andare e tornare in giornata dalla capitale», spiega ancora Tarzia.

«Un collegamento veloce con Roma non deve essere considerato un privilegio ma un servizio che meritiamo in virtù della vocazione monumentale, storica, turistica, scientifica ed economica della nostra città e della sua area metropolita-

na». Tra l’altro qui nessuno ha digerito le ragioni del taglio: «Quel treno era sempre pieno», sibila Leonardo Pesadori, direttore dell’Ance. «E non ci dicano che i conti non tornavano. Anche perché quei conti non ce li hanno mai fatti vede-

La Lega: «Imprese, ora basta criticare Con lo sblocca cantieri daremo risposte»

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no trasferiti armi e bagagli in politica, hanno deluso. Pensiamo ai consigli di amministrazione delle banche di Vicenza e Montebelluna. Mica c’erano leghisti, là dentro. Le critiche, quindi, non mi sfiorano». Se si scende nel concreto, però, anche Pettenà riconosce che «Zaia si sta facendo in quattro per portare a casa Pedemontana e autonomia. Queste sono le due sfide principali. Le porteremo a casa, ma serve tanta pazienza. Tutti ci dicono di mollare i Cinque Stelle, ma oggi, piaccia o non piaccia, dobbiamo lavorare con loro. Agli industriali infine dico: facciano il loro lavoro. Cosa diciamo noi quando delocalizzano o prendono contributi dallo Stato?». LE REAZIONI

VIA ALLE OPERE

«Mentre gli industriali ci criticavano noi abbiamo votato in Senato lo sblocca cantieri, forse non se ne sono accorti» commenta sarcastico il senatore leghista Giampaolo Vallardi, «direi che l’80% delle risposte che chiedono sta lì dentro». Nello “sblocca cantieri” ci sono, per esempio, semplificazioni amministrative per opere di importi ridotti, un commissario per il completamento del Mose, la creazione di una società del Ministero dei Trasporti (Italia Infrastrutture Spa) per velocizzare l’apertura dei cantieri del-

re». «Padova non ci sta a diventare la Cenerentola d’Italia. È fondamentale ripristinare i collegamenti sia aerei che ferroviari tra uno dei centri economici e culturali più importanti del Nordest e la capitale», scrive in una nota diffusa da Roma il senatore Udc Antonio De Poli. E Roma è la prossima fermata, perché Giordani fa sapere di essere in attesa di un incontro con i vertici di Trenitalia. «Non siamo qui solo per il diretto», sottolinea Matteo Rettore, segretario generale della Cna. «L’Alta velocità e il raddoppio dei binari per l’Interporto per noi sono anche più importanti, saremmo perfino disposti a rinunciare al Freccia no-stop se ci fossero investimenti su altri fronti. La nostra economia poggia ancora sul manifatturiero e sulla logistica, senza investimenti rischiamo di restare indietro e di perdere centralità. La manifestazione di oggi è solo un inizio, ci faremo sentire ancora». —

Un momento dell’assemble a di Assindustria Venetocentro a Treviso

le opere pubbliche. EUROPA SÌ O NO

«Il malcontento delle imprese, quindi, non lo capisco proprio» continua Vallardi, «a volte si cercano semplicemente giustificazioni. Non hanno capito che il problema è l’Europa, non questo governo». Altro tema, l’Ue, su cui le distanze con le imprese sembrano dilatarsi anziché

ridursi. Massimo Finco, presidente vicario Assindustria, giovedì sera ha ripetuto «meno male che c’è l’Europa, altrimenti chissà dove saremmo». Vallardi è su posizioni assai diverse: «Se siamo arrivati a questa situazione è proprio perché veniamo da quindici anni di filoeuropeismo. Ne riparliamo tra qualche mese. Potremmo fare tutto, se avessimo un’apertura di

credito dall’Unione Europea». Tra gli imprenditori c’è chi ha chiesto nuove elezioni per eliminare la “zavorra” dei Cinque Stelle: «Se andiamo avanti è perché rispettiamo il contratto di governo. E in questo contratto c’è tutto quello che chiedono le aziende. Quindi non capisco tutto questo dinamismo contro il governo. Staremo a vedere, nel prossimo mese ci sarà ma-

teriale su cui discutere». CONTRO-CANNONATE

«Di assemblee ne ho frequentate parecchie, il copione è sempre lo stesso, le critiche anche» taglia corto Fulvio Pettenà, veterano del Carroccio, «Renzi arrivò e fu accolto come salvatore della patria, poi abbiamo visto com’è andata a finire. Quando soggetti della loro associazione si so-

Ora la palla passa - di nuovo alle imprese. Maria Cristina Piovesana è stata eletta due giorni fa alla guida di Assindustria Treviso-Padova e resterà in carica fino al giugno 2020. Agenda quanto mai fitta: dovrà portare avanti il progetto di aggregazione con Confindustria Venezia-Rovigo, lavorare per fare squadra sul nome per il dopo Boccia in Confindustria nazionale, spingere per le opere pubbliche (Pedemontana e Tav, soprattutto), normalizzare i rapporti con il governo. Rispetto al suo predecessore Massimo Finco, in assemblea ha portato una linea più morbida: «La prossima manovra finanziaria sarà la più delicata. Seguiremo tutto con la massima attenzione e scrupolo, avendo come riferimento la centralità dell’impresa e del lavoro». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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PRIMO PIANO

SABATO 8 GIUGNO 2019 IL MATTINO

Infrastrutture a ostacoli

La platea degli Industriali presenti all’assemblea di Assindustria Venetocentro all’ex Pagnossin di Treviso: è arrivata una sonora bocciatura per il governo in carica per il troppo immobilismo

Lega contro i 5 Stelle «Si diano una mossa Critiche condivisibili degli industriali» L’assessore Roberto Marcato accusa i compagni di governo Ostellari: «Abbiamo approvato lo Sblocca cantieri»

Carlo Bellotto PADOVA. Dall’assemblea di As-

sindustria piovono critiche feroci sul governo Lega 5 Stelle, giudicato fermo sugli investimenti che costringe gli imprenditori a «lavorare in un paese immobile». Chiamato in causa su queste accuse l’assessore regionale allo Sviluppo economico e all’energia, Roberto Marcato replica deciso senza troppe formalità come nel suo stile. «Condivido

la posizione di Confindustria quando rivendica la necessità di fare per far ripartire l’economia. Mi riferisco alle infrastrutture, allo sblocco dei cantieri ad una rimodulazione delle tasse. Certo che condivido il loro pensiero, c’è l’assoluta necessità. Mi piacciono poco i toni da stadio, mi fanno venire in mente “Piove governo ladro”. Perchè se è questo il modo di pensare, con un governo in sella da un anno, allora i numeri della regione Veneto, prima per cre-

scita e Pil in Italia, sono merito della Lega che amministra da un bel po’» assicura Marcato. L’Italia è un Paese difficile, se siamo in questa situazione ci sono delle corresponsabilità, l’unico grande handicap è la carenza di riforme. Non sono state fatte negli ultimi 30 anni». CRITICHE AI 5 STELLE

Marcato individua i colpevoli. «I nostri compagni di viaggio, i 5 Stelle sui temi economici devono darsi una mos-

sa, non si capisce perchè blocchino la Tav, la Pedemontana, su questo gli Industriali hanno ragione. Però mi sento anche di dire che gli stessi industriali avevano riservato calorosi applausi a Matteo Renzi non molto tempo fa e mi pare che abbia fatto ben poco. C’è bisogno di far ripartire l’economia, ma con compagni un po’ sordi è difficile. Noi siamo decisi ad aprire la Pedemontana e loro sono a caccia di rifiuti. È ovvio che l’opera serve soprattutto alle imprese e quindi all’economia. Noi siamo per la flat tax, per far pagare meno tasse e ripartire e loro per il reddito di cittadinanza. Ma in Veneto abbiamo altre necessità ed è anche per questo che vogliamo l’autonomia». «Non posso dire io se le critiche di alcuni industriali sono di natura politica o meno» si chiede Andrea Ostellari, presidente della Commissione giustizia del Senato «Mi chiedo se preferivano l’operato dei governi precedenti, che hanno alzato le tasse, creato disoccupazione e andavano in Europa col cappello in mano. Nel governo ci sono certamente sensibilità diverse, ma il voto degli italiani ha dato a tutti un segnale chiaro. La Le-

PADOVA. «Dagli imprenditori

resto deluso, solo critiche e nessuna proposta. Parliamo, discutiamone e invece. . . » Jacopo Berti, consigliere regionale e portavoce dei 5 Stelle non accetta lamentele fine a

L’industria non funziona? È colpa del ministro? Fanno da ridere. Dobbiamo pensare a come ci immaginiamo il Veneto tra dieci anni. Smettiamola con l’inseguire opere in cantiere da 20 o 30 anni, quando sono terminate sono troppo vecchie. Sono state pensate trent’anni fa, che senso ha ricercarle ancora? È vecchia pure la testa di chi le ha pensate. Non sopporto più chi si lamenta e ora di fa-

ROBERTO MARCATO ASSESSORE REGIONALE ALLO SVILUPPO ECONOMICO E ALL’ENERGIA

ANDREA OSTELLARI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA DEL SENATO E AVVOCATO

re un passo in avanti». Berti conferma la linea del suo partito, ossia che opere in cantiere (meglio dire in progettazione da troppi anni) non sono più attuali e al passo con i tempi e le esigenze del territorio, che cambiamo in continuazione. Un pensiero in totale disaccordo con i leghisti,

«Deluso dagli imprenditori C’era Di Maio, non sono venuti» se stesse e incalza. «Dico agli Industriali di accettare i nostri inviti, l’ultima volta che è venuto Luigi Di Maio a Padova non c’era nessuno. Le critiche ci stanno ma è ora di finirla con l’elenco dei problemi. Basta con questo atteggiamento da indice puntato dove le colpe sono sempre di qualcun altro. Sono atteggiamenti che lascio a loro. In questo paese c’è il vizio di scaricare le colpe, non va bene.

BEDESCHI: UN DISASTRO

OSTELLARI: VOGLIAMO SÌ

la replica di jacopo berti

«Basta con l’elenco delle critiche c’è il vizio di scaricare le colpe Smettiamola di inseguire opere vecchie di trent’anni che non hanno più senso»

ga vuole dire tanti sì: sì al lavoro, sì alla crescita, sì agli investimenti, sì alla difesa del made in Italy e delle nostre aziende. Come ha già detto Matteo Salvini, il governo va avanti perché fa e farà le cose. Mi spiace per i gufi, ma ieri in Senato abbiamo approvato lo Sblocca cantieri e la prossima settimana la camera approverà il Dl crescita. Poi arriverà, a breve, anche l’autonomia».

Per il consigliere regionale è arrivata l’ora di fare proposte per il Paese

JACOPO BERTI CONSIGLIERE REGIONALE E LEADER DEI 5 STELLE IN VENETO

senza arrivare a quelli romani, basta rimanere sul territorio. L’assessore regionale Marcato non ha dubbi nel ritenere che la Pedemontana fi-

«L’attuale governo è stato l’unico possibile ma la messa alla prova per il Paese è assolutamente negativa. La Lega ha fatto ciò che ha potuto, il M5S è stato un disastro confermato anche da chi non li ha più votati» commenta l’imprenditore Guglielmo Bedeschi, vicino alle posizioni della Lega. «Ora un tentativo la Lega, unico partito di riferimento con i suoi buoni amministratori, Zaia su tutti, lo deve fare per provare a concludere subito alcuni punti ostacolati finora dai 5 Stelle. Poi al voto. L’Industria che esporta, pur forte e competitiva, soffre per il mancato sostegno del sistema governativo-politico. Basta con i politicanti inconcludenti. Noi continueremo tenacemente a lavorare per il Paese». —

nita è un’opera essenziale, che ridurre i tempi di spostamento e quindi i costi d’impresa e il fatto che se ne parli da un bel po’, da quando amministravano altre forze politiche, non sposta di una virgola la sua essenzialità e l’urgenza di realizzarla. L’altro giorno a Treviso le parole di Massimo Finco, presidente uscente di Assindustria Venetocentro non lasciano spazio a dubbi: «Pur avendo eccellenze industriali di altissimo livello, «abbiamo un sistema paese che non funziona. Saremo anche la seconda economia dopo la Germania – ha concluso – ma ci manca ancora parecchio per riuscire ad essere quello che i tedeschi sono». C. BEL.


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ATTUALITÀ

SABATO 8 GIUGNO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

Sicurezza e polemiche le, credo debba rimanere una dimensione solo mia». Che effetto le ha fatto sentire ciò che è successo a Ivrea? «Devo ammettere che ho sentito il contraccolpo tutto qua, sullo stomaco. Quelle parole chiave: tabaccaio, spara, notte, ladri. Ho rivisto il film di quella notte disgraziata». Quel commerciante ha sparato sette colpi. Non sono un po’ troppi per una legittime difesa? «Se reagisci vieni condannato, se stai fermo rischi di perdere la vita. Chi può prendersi il diritto di spiegare come ci si deve comportare in un caso del genere? Ti svegli di soprassalto, ti senti sotto attacco». Ora c’è anche una legge sulla legittima difesa voluta dalla Lega di Salvini. Immagino lei sia legato a questa forza politica. «Io non posso fare altro che condividere e apprezzare ciò che ha fatto Salvini. Non c'è

«Tornassi indietro sparerei in aria Lui è morto la mia vita è finita» Nel 2012 il padovano Franco Birolo uccise un ladro moldavo entrato nella sua tabaccheria: «Rivedo il film di quella notte» L’INTERVISTA

ranco Birolo risponde al telefono nella penombra del suo negozio con mensole e scaffali ormai vuoti. Dopo una mattinata trascorsa tra il pollaio e l’orto è voluto tornare anche solo per un momento lì dentro, nello spazio commerciale sfitto ormai da un anno, da quando ha ceduto la licenza di tabaccaio. Era l’attività della sua famiglia da tre generazioni, fino a che non è arrivata quella notte maledetta, il 26 aprile 2012. Civè di Correzzola, via San Donato 22, davanti alla chiesa. Quattro ladri provano a saccheggiare la tabaccheria, Birolo scende e spara con la sua Glock calibro 9. Igor Ursu, 23 anni, moldavo, viene colpito a morte. Sette anni e tre gradi di giudizio dopo il Franco Birolo che tutti conoscevano in paese non c’è più. Quello di oggi è un uomo che la sera fatica a prender son-

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no, perché ancora non ha terminato di raccogliere i cocci. Un altro tabaccaio che spara e uccide per difendere il negozio, stavolta a Ivrea. Dica la verità Birolo: se potesse tornare indietro nel tempo cosa farebbe? «Di certo non rifarei ciò che ho fatto. Magari sparerei in aria. Forse, quella notte, bastava anche un petardo per farli scappare. Ma chi giudi-

Reazione eccessiva? Nessuno può capire davvero cosa si prova in quei momenti ca non sa cosa si prova. Nessuno può sapere cosa succede in quei momenti». Ecco, provi a spiegarlo. «Uno degli inquirenti mi ha chiesto: perché non si è chiuso in camera ad aspettare i carabinieri? Io gli ho risposto: quale camera? La mia? Oppure quella di mia figlia?».

Dunque lei ha sparato perché temeva per l’incolumità della sua famiglia? «Bisogna trovarsi in quelle situazioni per capire. Io mi sono comportato d’istinto ma non era mia intenzione sparare, altrimenti avrei sparato al primo e poi agli altri due. Invece ho colpito solo la persona che mi ha aggredito». Si farà sentire con il suo collega torinese? «Certo. Aspetto qualche giorno e poi lo chiamo. Lo faccio con tutte le vittime di casi come il mio. A maggior ragione questo, che proprio sembra identico». Lei usa la parola “vittima”. Ma chi è la vittima? Lei o la persona che ha perso la vita? «Lo siamo entrambi, in modo diverso. Lui ha perso la vita, io la serenità. La mia esistenza è rovinata, la mia famiglia è andata in pezzi. Mia figlia ha lasciato il paese. L’attività che per tre generazioni ci ha dato da mangiare non c’è più. Ho dovuto vendere la

Ho scontato un calvario giudiziario ora mi ritrovo in un negozio vuoto... Il dramma di Franco Birolo, tabaccaio padovano a Civé di Correzzola

licenza per pagarmi l’avvocato e ancora non è finita». Il suo è un calvario morale o solo giudiziario? «Il calvario giudiziario è sotto gli occhi di tutti. In primo grado ero stato condannato a 2 anni e 8 mesi, oltre a un risarcimento di 350 mila euro per la madre e la sorella. Il processo penale si è concluso con un’assoluzione, ora però c’è all’orizzonte una causa civile. A tutto questo si aggiunfge il tormento morale: vivere sapendo di aver tolto la vita a una persona». Come si supera un pensiero simile?

i commenti politici in veneto

Lega: ora la legge tutela gli aggrediti Pd: stop sciacalli. M5S: fatti dolorosi Filippo Tosatto VENEZIA. Nel Veneto, più che altrove, il riconoscimento del diritto alla legittima difesa è stato avvertito come un traguardo prioritario, tanto da indurre il consiglio regionale ad approvare (era il marzo scorso) una proposta destinata al Parlamento che anticipava la normativa oggi in vigore. Non stupisce allora che l’uccisione di un giovane ladro moldavo ad opera di un tabaccaio piemontese, derubato per la settimana volta, riaccenda sentimenti e parole d’ordine già manifestati in presenza di fatti analoghi. E che animi soprattutto il versante leghista dello schieramento politico. «Confidiamo nel lavoro degli investigatori e dei magistrati affinché possa trovare applicazione la recente rifor-

ma che è più ampia della precedente in favore di chi si difende dai delinquenti. Umanamente, come Matteo Salvini, sono vicino all’esercente», è il sintetico commento di Andrea Ostellari, l’avvocato padovano presidente della commissione Giustizia del Senato, relatore d’aula della legge. «Solidarietà al dramma personale» del tabaccaio è espressa anche dal governatore Luca Zaia, che rivendica l’equilibrio della riforma varata dalla maggioranza gialloverde: «Diciamo che ha riportato l’arbitro al centro del campo, prima c’era un oggettivo sbilanciamento a scapito dell’aggredito e in favore dell’aggressore. Non c’è alcuna indulgenza verso i “giustizieri della notte”, anzi l’autorizzazione a detenere le armi prevede requisiti rigorosi, né tantomeno si vuole incoraggiare i cittadini a dormire con un revolver sot-

«Noi facciamo finta che sia stato un brutto incidente, come a volte succede nel corso di una vita. Ho visto tutte le perizie, le carte delle indagini, i reperti fotografici. Non sono cose che si dimenticano, ti restano per sempre ma si deve andare avanti». Lei è credente, ha chiesto perdono a Dio? «Ero consigliere pastorale e economo della parrocchia. Mi sono tirato fuori dal gruppo perché non ritenevo giusto che un indagato per omicidio fosse organico alla chiesa del paese. Per quel che riguarda la mia sfera persona-

un altro politico che si è occupato in questo modo di casi come il mio. Lo scorso mese di agosto siamo stati sentiti in commissione giustizia al Senato e i nostri rilievi sono serviti per fare la legge. È un cambio di rotta». Ora, con questa legge, chi spara non ha più molto da temere. Quindi può stare tranquillo anche lei, anche la politica le ha dato ragione. Non crede? «Ha capito o no che le sto parlando da un negozio vuoto?». — Enrico Ferro

prietà non risponde ad alcun credo ideologico». E in ambito Carroccio, moderata nei toni ma inequivocabile è la lettura di Roberto “bulldog” Marcato: «La fine di una vita è sempre una tragedia e se a morire è un giovane è ancora più grande», scrive l’assessore veneto su Facebook «rimane il fatto che se il ragazzo ucciso avesse fatto l’elettricista, il maestro, l’avvocato o il contadino, oggi sarebbe vivo». C’è però chi dissente. È il caso di Graziano Azzalin, consi-

gittima oppure che il tabaccaio non doveva sparare per difendersi, aspettiamo di capire come sono andate le cose»; «Le strumentalizzazioni non sono mai utili e per fortuna sono i giudici ad applicare le leggi e non Salvini», conclude l’esponente della sinistra dem «resto comunque convinto che avere la possibilità di sparare non garantisca maggior sicurezza, anzi. L’esempio degli Stati Uniti è lampante: più è facile possedere un’arma, maggiore è il numero delle vittime». In Parlamento, la legge che amplia riconosce il diritto alla legittima difesa è stata approvata con il voto determinante – pur se non entusiasta – dei 5 Stelle. Un atteggiamento che riecheggia nelle parole del deputato veneziano Alvise Maniero: «Si tratta di una vicenda dolorosa che rattrista», esordisce «la definizione dei suoi contorni penali non è affatto automatica ma spetta al giudice, in effetti questa nuova legge, spesso esaltata o condannata all’eccesso, si limita a prendere atto di un orientamento già prevalente nella giurisprudenza. Chi la agita come una bandiera è lontano dalla realtà». —

Ostellari, Zaia, Marcato fiduciosi nei magistrati Azzalin attacca Salvini L’analisi di Maniero

Da sinistra: il senatore Andrea Ostellari accanto a Matteo Salvini

to il cuscino. Però è importante che chi delinque sappia che potrà andare incontro a gravi consegunze e, ancor più rassicurante mi sembra la presenza di un magistrato che, dotato finalmente di uno strumen-

to legislativo adeguato, potrà valutare in assoluta autonomia se la reazione è stata proporzionata al pericolo. Ecco, io privilegerei l’approccio programmatico perché difendere se stessi, la famiglia, le pro-

gliere regionale del Pd, a suo tempo fiero oppositore del progetto legislativo citato: «Con una persona appena uccisa Salvini non perde l’occasione di fare lo sciacallo, dimenticando ancora una volta il suo ruolo istituzionale. C’è un morto ammazzato, è doveroso, il minimo sindacale, che la magistratura indaghi. Oppure vale la legge della giungla? Anziché fare gli ultras e dire che la difesa è sempre le-

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Padova

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Regione e Provincia battono cassa a Roma «Soldi per i ponti» La prossima settimana un incontro con il ministro Toninelli Emergenza a Curtarolo, chiesta la riclassificazione della “47” `

L’INCONTRO La prossima settimana l’assessore regionale alle infrastrutture Elisa De Berti ed il presidente della Provincia Fabio Bui saranno a Roma per incontrare il ministro Toninelli. Un incontro per sollecitare interventi finanziari del governo volti a sistemare il ponte di Curtarolo per il quale servono 4 milioni di euro. Questa la principale novità emersa dall’appuntamento di ieri in Provincia che ha visto insieme deputati, presenti Roberto Caon, Adolfo Zordan, componente anche della Commissione Trasporti, e Antonio de Poli; l’assessore regionale Giuseppe Pan con i consiglieri Luciano Sandonà, Maurizio Conte e Marino Zorzato, numerosi sindaci e rappresentanti della categorie economiche dell’Alta Padovana.

do ed è costantemente monitorato. Se dai rilievi risulterà che dobbiamo chiuderlo, lo faremo ma significa mettere in crisi tutte le aziende».

LO STATO ATTUALE Attualmente sul ponte è vietato il transito ai mezzi pesanti superiori al peso di 18 quintali in direzione Cittadella-Padova e ai 44 quintali in direzione Padova-Cittadella. Bui ha comunque assicu-

LE CRITICITÁ «Lo stato del ponte di Curtarolo sottolinea le problematiche della viabilità non solo padovana ma di tutta la Regione - spiega De Berti - Purtroppo dopo la riforma Delrio le province sono state svuotate di risorse ma hanno mantenuto le competenze. In questo caso si deve avere la garanzia di far circolare le merci delle aziende, tenendo conto della sicurezza stradale. Per Curtarolo servono 4 milioni di euro, c’è però anche da verificare quanti altri ponti hanno bisogno di interventi. Come Regione due anni fa abbiamo avviato le verifiche sui 720 ponti di nostra competenza stanziando 15 milioni di euro, denaro sufficiente ad intervenire su 20 ponti». Il presidente Bui annuncia inoltre che è già stata chiesta la riclassificazione della Strada 47 Valsugana da Cittadella a Padova da provinciale a statale, provvedimento per il quale l’Anas ha già dato parere favorevole. «Ho voluto questo incontro per rendere tutti partecipi della gravità della situazione afferma Bui - La Valsugana è un’arteria di valenza internazionale. Certo il ponte di Curtarolo va rifatto ed abbiamo già stanziato il denaro. Ho anche già firmato un decreto per investire altri 200mila euro su altri ponti. Sia chiaro, il ponte non sta crollan-

PROVINCIA Il presidente Fabio Bui

GRAVI DISAGI PER I LAVORI A FONTANIVA: I COMUNI CHIEDONO PROVVEDIMENTI ALL’ANAS

ALTA PADOVANA Situazione grave sul ponte di Curtarolo

rato che nell’eventualità sono già stati studiati percorsi alternativi. «Ora tocca al Governo fare la sua parte. Al ministro Toninelli chiediamo di far rientrare l’ex strada Ss47 Valsugana nel piano “Rientro strade dell’Anas”, di portare in sicurezza il Ponte sul Brenta a Curtarolo e ripristinare la percorribilità della strada già penalizzata dal traffico molto intenso - sottolinea De Poli - Il Governo intervenga per mettere in sicurezza un’opera che è indispensabile nell’Alta Padovana, territorio cruciale con le sue 13mila imprese per l’economia di tutto il Nordest». Intanto a Fontaniva, sull’importante ponte stradale sul fiume Brenta, tratta della Strada Statale 53 Postumia, la Vicenza-Treviso, da lunedì 27 maggio sono in corso lavori di manutenzione straordinaria che interessano i giunti e l’asfaltatura. Lavori necessari, che hanno creato però - essendo la viabilità a senso unico alternato - colonne di veicoli che hanno raggiunto anche i dieci chilometri per senso di marcia. Numerosissime le proteste degli utenti della strada anche attraverso i social. In molti si chiedono se i lavori non possano proseguire nelle ore notturne. «Ho contattato l’Anas per ridurre il più possibile i disagi - spiega Edoardo Pitton, neo sindaco di Fontaniva - Oggi (ieri per chi legge, ndr) d’intesa con l’Anas, i lavori sono stati sospesi, si è lavorato nella notte e si lavorerà in questo fine settimana con il traffico molto più ridotto. La prossima settimana si dovranno svolgere i soli lavori di asfaltatura che si effettueranno in orario notturno». Anche il sindaco di Carmignano, Alessandro Bolis, sul cui territorio è ricaduta metà della colonna dei mezzi, ha inviato una lettera all’Anas. “Il notevole rallentamento del traffico comporta una grave difficoltà per la gestione delle eventuali emergenze sanitarie e di pubblica sicurezza, nonchè un forte aggravio della concentrazione di inquinanti nell’aria”. Si chiede quindi di rivedere il cronoprogramma prevedendo l’esecuzione dei lavori nelle ore notturne o non negli orari di maggiore flusso di traffico. Luisa Morbiato Michelangelo Cecchetto

BLOCCATO Nuovo guasto per il tram che l’altro pomeriggio si è bloccato all’Arcella

Nuovo guasto al tram, via al progetto del Sir 3 TRASPORTO PUBBLICO Ancora guai per il Sir 1. Giovedì pomeriggio, verso le 19 in via Tiziano Aspetti, si è bloccato nuovamente il serpentone blu. I passeggeri a bordo sono stati invitati a scendere e a raggiungere la fermata dell’autobus più vicina. Busitalia ha fatto partire immediatamente il sevizio sostitutivo. Prima delle 20 il Sir 1 ha ricominciato le sue corse. Il mezzo bloccato, invece, è stato trasportato dal trattore che interviene in questi casi nel deposito della Guizza. Da qui al primo di luglio, intanto, si giocheranno due partite fondamentali per il futuro del tram padovano. Mercoledì 19 giugno scadranno i termini per la presentazione dell’offerta legata al bando del Comune per il progetto di fattibilità del Sir 2. È di un mese fa la delibera fatta approvare in giunta dal vicesindaco Arturo Lorenzoni con cui palazzo Moroni ribadisce la volontà di chiedere al ministero delle Infrastrutture un

finanziamento da 120 milioni di euro per la realizzazione della linea tramviaria che dovrebbe unire Sarmeola di Rubano con Ponte di Brenta passando per la stazione e, soprattutto, per corso Milano. Una circostanza, quest’ultima, che ha fatto scendere sul piede di guerra i commercianti della zona. Per poter fare richiesta del finanziamento, però, è necessario inviare a Roma un progetto di fattibilità tecnico-economica che dovrà essere realizzato da uno studio di progettazione. Per questo il Comune ha bandito un bando di gara che è stato finanziato con 245mila euro.

I PIANI Il primo luglio alle 12, invece, scade il bando di gara di Aps

L’1 LUGLIO SCADE IL BANDO DI APS HOLDING Dibattito con i cittadini

Holding per la progettazione definitiva del Sir 3, ovvero la linea tramviaria che andrà ad unire la stazione a Voltabarozzo passando per gli ospedali. Chi si aggiudicherà la gara, si farà carico anche di organizzare gli incontri pubblici dedicati all’individuazione del percorso a Voltabarozzo. Questo significa che il percorso partecipato che, in teoria, avrebbe dovuto iniziare all’inizio dell’anno, è rimandato al prossimo autunno. Il modello su cui scommette palazzo Moroni è quello che in Francia viene definito “débat public”. Ovvero un dibattito con cui si coinvolge la popolazione interessata alla realizzazione di questa o quell’opera pubblica. Il confronto coinvolgerà solamente il tratto che dovrà attraversare Voltabarozzo. Non riguarderà però il nuovo ponte sul canale Scaricatore, in quanto non c’è alternativa alla realizzazione di quest’opera dal momento che il ponte esistente, quello che porta a via Piovese, non è in grado di supportare il passaggio del tram. Alberto Rodighiero

Sit-in per il Frecciarossa: «Soppressione inspiegabile» LA PROTESTA Associazioni di categoria e mondo politico si sono dati appuntamento ieri mattina davanti alla stazione per protestare contro la soppressione del diretto FrecciaRossa 1000 che ogni mattina partiva alle 6.32 con destinazione Roma Termini. All’appuntamento non hanno voluto mancare, tra gli altri, il sindaco Sergio Giordani, il presidente della Provincia Fabio Bui, il consigliere di Libero Arbitrio Enrico Turrin, i consiglieri della lista Giordani Carlo Pasqualetto e Luigi Tarzia, l’ex senatore del Pdl Filippo Ascierto, la vicesindaco di Casalserugo (e consigliera provinciale) Elisa Venturini, il direttore di Confesercenti Maurizio Fran-

cescon, il presidente di Confartigianato Padova Roberto Boschetto e Matteo Rettore di Cna. «Faccio molta fatica a comprendere come mai sia stato soppresso questo treno – ha spiegato Giordani – Qualcuno mi ha spiegato che, dal punto di vista commerciale, non era remunerativo. Io, però, ogni volta che lo prendevo, lo trovavo sempre strapieno. Mi pare evidente che ci sia qualcosa che non quadra». «Non è solamente un problema di collegamenti ferroviari – ha aggiunto Bui – In questi mesi sono stati eliminati moltissimi investimenti infrastrutturali in favore del Veneto e della provincia di Padova. Tutta l’intermodalità, per esempio, è stata cancellata dai programmi di governo». «È stato soppresso un collegamen-

to diretto utilizzato non solo dal mondo politico e imprenditoriale, ma anche da migliaia di esponenti delle più diverse categorie economiche che hanno la necessità di andare e tornare in giornata dalla capitale – ha detto, poi, Tarzia - Un collegamento veloce con Roma non deve essere considerato un privilegio, ma un servizio che premia la vocazione monumentale, storica, turistica,

CATEGORIE E POLITICI: «QUESTO COLLEGAMENTO CON ROMA NON É UN PRIVILEGIO, MA UN SERVIZIO PER IL TERRITORIO»

DAVANTI ALLA STAZIONE Esponenti delle categorie economiche e della politica hanno protestato ieri per la soppressione del Frecciarossa

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scientifica ed economica della nostra città e della sua area metropolitana». A dicembre, intanto, una mozione sul Frecciarossa presentata proprio da Tarzia è riuscita a spaccare la maggioranza. Una mozione che, in conferenza dei capigruppo, aveva incassato l’appoggio di tutta l’opposizione. Il via libera è arrivato, naturalmente, anche dal Partito Democratico. A sorpresa, invece, a mettersi di traverso era stata l’ala sinistra della maggioranza. Il capogruppo di Coalizione Civica Nicola Rampazzo e la capogruppo della lista Lorenzoni Mari Scarso avevano votato contro: hanno accusato l’esponente della lista Giordani di non averli coinvolti preventivamente nell’iniziativa. Al.Rod.


II

PrimoPiano

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TRAGUARDO Le colline del Prosecco sono a un passo dall’essere riconosciute dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità: la commissione Icomos ha promosso a pieni voti il dossier, a luglio l’ultimo voto

Le colline promosse

Zaia: «Un sogno realizzato lo inseguo da dieci anni» `Il governatore: «È una giornata straordinaria Vicino il titolo di Patrimonio dell’Umanità manca solo il voto finale dell’assemblea Unesco verrà tutelato un paesaggio unico al mondo» `

L’INTERVISTA TREVISO «Sono dieci anni che inseguo questo sogno, per me oggi è una giornata strepitosa». Il governatore Luca Zaia guarda idealmente le sue colline del Prosecco e già se le immagina accostate a vere e proprie icone planetarie come Grand Canyon, Taj Mahal, Monte Fuji, la grande barriera corallina australiana, la piana della Piramidi: tutti luoghi dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità da custodire gelosamente. E da ieri questo traguardo è a un passo anche per il cuore verde della Marca tra Conegliano e Valdobbiadene: da Parigi è arrivato il disco verde di Icomos, l’organismo tecnico-consultivo dell’organizzazione dell’Onu, che non solo promuove il dossier presentato dalla Regione, ma invita il World Heritage Committee a inserire le colline trevigiane nella lista dei posti da tutelare da qui all’eternità.

Presidente Zaia, sempre lo stesso organismo, Icomos, un anno fa in questo periodo congelò il dossier sulle colline. «E più di qualcuno parlò di bocciatura, spandendo fiumi d’inchiostro: non lo dimentico. Ma noi lo dicevamo chiaramente: in questi casi bisogna sempre fare due giri, aspettate il secondo turno. E così è successo: per me è la fine di un grande percorso». Manca ancora un passaggio.

«Sì, rimaniamo prudenti. Abbiamo il massimo rispetto per l’assemblea che si riunirà a Baku, in Azerbaijan il 7 luglio, dove la nostra candidatura verrà definitivamente esaminata. Ma ci presentiamo con un voto di laurea da 110 e lode più bacio accademico».

Ci sono state anche 34 associazioni che hanno firmato un documento chiedendo le colline non venissero iscritte a Patrimonio dell’Umanità. «Si è sempre fatta confusione tra vino e colline. Quello che andiamo a tutelare è il paesaggio, l’unicità di quel luogo: nel mondo non ne esistono di uguali. Diventano Patrimonio dell’Umanità le colline, così come sono adesso, il loro panorama». Messaggio che qualcuno non ha capito. «Chi ha protestato non ha capito che in una zona Patrimonio dell’Umanità è più facile diventare un modello». Diventano colline intoccabili. «Diventeranno colline dove sarà impossibile inquinare e più facile sviluppare tecniche di coltivazione a impatto zero. Spero che adesso tutti comprendano, dobbiamo fare squadra».

Guiderà lei la delegazione? «Sì, andrò personalmente a presentare questo dossier frutto del lavoro di una squadra incredibile. Mi dispiace citare solo qualcuno come il professor Agnoletti o l’ex rettore dello Iuav Restucci. Tutto questo è frutto dell’impegno di tanti».

E gli effetti sul turismo? «Prepariamoci. Le presenze di turisti decuplicheranno. Ma sia ben chiara una cosa: la Regione non autorizzerà la costruzione di nessun nuovo albergo».

Da Parigi è arrivata una promozione a pieni voti. «Icomos scrive di “raccomandare che le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Italia, siano iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale come Paesaggio culturale”. Meglio di così». Cosa è cambiato nel giro di dodici mesi? SODDISFATTO Il governatore Zaia contento dai risultati ottenuti dal suo dossier «Abbiamo ridotto la zona da tutelare, definito la sua unicità, aumentato le valutazioni e coinvolto esperti di livello assoluto, i più grandi accademici internazionali. È stato fatto un lavoro clamoroso riscrivendo la storia di quelle colline. E alla fine la nostra proposta è stata passata ai raggi X e promossa a pieni voti». Che effetto fa pensare quelle colline accanto a posti simbolici come Gran

Canyon o barriera corallina? «Bellissimo. Un grande riconoscimento per chi ha lavorato su quelle colline, per chi si è spaccato la schiena togliendo i rovi con le mani, letteralmente scolpendole. Penso ai nostri vecchi e lavoro che hanno fatto, a chi non c’è più e non pensava che si potesse arrivare a questo punto e nemmeno si immaginava il successo che avrebbe avuto il prosecco».

«RESTIAMO PRUDENTI MA CI PRESENTIAMO CON UNA TESI DA 110 E LODE ANDRÒ PERSONALMENTE IN AZERBAIJAN A PORTARE IL NOSTRO LAVORO»

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«PREPARIAMOCI IL TURISMO DECUPLICHERÀ MA LA REGIONE NON AUTORIZZERÀ MAI LA COSTRUZIONE DI NUOVI ALBERGHI»

Ci sarà bisogno di strutture però. «Punteremo al recupero della vecchie stalle, del casolare, delle piccole strutture già presenti tra i boschi. Pensiamo a un “albergo” diffuso immerso in un contesto eccezionale. A proposito ringrazio la Soprintendenza che, in tutti questi anni, ci è sempre stata vicina. E ringrazio tutte quelle amministrazioni che hanno accettato la sfida». Qualche anno fa questo progetto sembrava ormai perduto. «È da quando ero ministro che mi impegno per questo risultato. Appena arrivato in Regione ho trovato il dossier insabbiato, abbandonato. L’ho preso in mano e resuscitato. Ci ho sempre creduto. Ci sono due grandi partite in ballo per il Veneto: una è questa, l’altra sono le Olimpiadi, altro progetto cui tengo molto». Paolo Calia


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Cultura e ambiente

9.197 gli ettari che saranno inseriti nella lista dei beni Unesco

SOTTO PROTEZIONE Le colline della Marca, territorio del prosecco, verranno riconosciute patrimonio mondiale dall’Unesco

Le colline del prosecco passano l’esame Unesco L’organo consultivo dell’organizzazione Onu `Rispetto all’indicazione iniziale più che raccomanda l’iscrizione tra i beni sotto tutela dimezzata l’area della provincia di Treviso `

LA RELAZIONE VENEZIA «Icomos raccomanda che Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Italia, siano iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale come paesaggio culturale». Il dossier che un anno fa era stato bocciato sul piano tecnico, e dunque rimandato in sede politica in Bahrein, ha superato l’esame di riparazione, in attesa dello scrutinio finale previsto per il 7 luglio in Azerbaijan. Ieri sera sul sito dell’Unesco è

stata infatti pubblicata la relazione di 22 pagine con cui l’International council on monuments and sites, cioè l’organo consultivo del comitato decisore, ritiene soddisfatto il criterio posto a sostegno della candidatura: «Essere un esempio eccezionale di un insediamento umano tradizionale».

L’ASSO Alla fine l’asso nella manica della proposta italiana pare essere stato proprio questo: aver rinunciato agli altri indicatori precedentemente fissati, riferiti alla

TRA UN MESE IL GIUDIZIO FINALE PER IL RICONOSCIMENTO DEL SITO VINICOLO COME PATRIMONIO DELL’UMANITÀ

cultura e all’arte, puntando tutto sul fatto di essere «un esempio eclatante di insediamento umano rappresentativo di una forte interazione dell’uomo con l’ambiente, specialmente quando è reso vulnerabile dall’impatto di cambiamenti irreversibili». Per questo era stata sottolineata l’eccezionalità di «un paesaggio viticolo basato sulle caratteristiche specifiche della geomorfologia dei dorsali», che prevede «la gestione manuale dei fragili ciglioni, terrazze erbose che seguono i contorni del terreno lungo i ripidi pendii», il che conferisce al paesaggio «forti caratteristiche» quali «l’aspetto “a scacchiera” con file di rampicanti perpendicolari», il «sistema “bellussera”» per la coltivazione delle viti e l’impronta della mezzadria ancora visibile attraverso «le piccole dimensioni della proprietà e il paesaggio a mosaico delle aree coltivate». Un cambio di strate-

gia apprezzato dai tecnici, anche per gli approfondimenti svolti attraverso nuove ricerche bibliografiche e di archivio: «Nella sua precedente valutazione, Icomos ha osservato che le pratiche di viticoltura in paesaggi ripidi e la gestione manuale delle viti non sono caratteristiche uniche nel contesto geo-culturale. Tuttavia, l’Italia ha approfondito le specificità del paesaggio, dimostrando l’esistenza di secoli di interazione tra insediamento umano e uso del suolo (in particolare con la viticoltura), caratteristica specifica di questo contesto topografico».

I REQUISITI Due le leve che, secondo i tecnici, il dossier veneto potrà azionare nel consesso politico: integrità e autenticità. «Icomos ritiene che, nonostante si siano verificati molti cambiamenti nei secoli scorsi e rimangano varie sfide,

La scheda

la proposta di candidatura rivista soddisfi i requisiti di integrità e autenticità», si legge infatti nel rapporto. Per quanto riguarda la prima caratteristica, i valutatori hanno considerato favorevolmente la revisione dei confini del sito candidato: «Sono state escluse le aree considerate in grado di indebolire l’integrità della candidatura originale, che si trovano ora all’interno delle buffer zone (zone cuscinetto, ndr.) e nella più ampia committment area (area di impegno, ndr.)». Il perimetro inizialmente designato corrispondeva grossomodo a quello della Docg e racchiudeva una superficie di 20.334,20 ettari, mentre ora si estende su 9.197,45, meno della metà: «La delimitazione del confine si basa su caratteristiche naturali e vallate che separano le colline dalle Prealpi a nord, il fiume Piave a ovest e il fondo delle colline pedemontane verso la Pianura Padana a sud-est». Quanto alla seconda peculiarità, secondo Icomos sono stati superati i dubbi precedenti: «Nonostante molti cambiamenti, è dimostrata la continuità delle aree viticole e la complessità del mosaico agricolo collinoso nell’area candidata rivista. La relazione integrale tra i sistemi naturali e culturali è una componente dell’autenticità e ha creato un caratteristico senso del sito».

LE MISURE Oltre a raccomandare l’iscrizione delle Colline del Prosecco da parte del World heritage committee, che fra un mese si riunirà a Baku, l’organismo tecnico rivolge un ammonimento anche ai promotori della candidatura: «Icomos ritiene che le misure di conservazione siano soddisfacenti, ma che il sistema di monitoraggio potrebbe essere ulteriormente migliorato attraverso ulteriori indicatori dello stato di conservazione e biodiversità del sito candidato e delle sue zone cuscinetto». Ma al termine dell’analisi di parametri come la documentazione, la protezione legale, la gestione dei visitatori, il coinvolgimento della comunità, il responso consegnato alla futura plenaria internazionale del Whc è positivo: «Sebbene si raccomandino una serie di importanti ulteriori azioni, Icomos considera soddisfacente la revisione della protezione e della gestione del sito candidato». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

I TECNICI ICOMOS: «È DIMOSTRATA LA CONTINUITÀ DELLE AREE VITICOLE In lista 1.092 siti E LA COMPLESSITÀ DEL l’Italia è in testa MOSAICO AGRICOLO» `La convenzione sul

Zaia: «Una grande vittoria ora al lavoro per i turisti» I produttori: «Fiduciosi»

LE REAZIONI VENEZIA Oggi è l’ultimo giorno di scuola: una conclusione che Luca Zaia, come faceva da studente della Scuola Enologica di Conegliano, festeggia stamattina partecipando al tradizionale corteo dei trattori in giro per la città del Cima. Del resto il governatore sente già aria di promozione, leggendo nella valutazione favorevole di Icomos la futura pagella positiva del Whc. «Questa è la realizzazione di un sogno che sto inseguendo da dieci anni», ha commentato ieri sera il presidente della Regione, alludendo all’idea cullata ancora quand’era ministro.

LA CAUTELA Un fondo di cautela è bene mantenerlo, in vista dell’appuntamento in Azerbaijan fra quattro

GOVERNATORE Luca Zaia

IL SOTTOSEGRETARIO BORGONZONI: «GIUSTO RICONOSCIMENTO A UN TERRITORIO CHE È SINONIMO DI MADE IN ITALY»

settimane. «È vero che ci presentiamo con un parere positivo di Icomos – premette Zaia – ma l’assemblea resta sovrana. Continuiamo a lavorare a pancia a terra affinché il risultato si concretizzi durante l’assemblea, in cui sarò presente per seguire i lavori e sostenere il nostro dossier». Ma al netto della prudenza, il tono è decisamente celebrativo: «Il riconoscimento del Patrimonio dell’Umanità consacra e premia il lavoro delle tantissime persone che, negli anni passati, si sono spaccate la schiena per donarci quel meraviglioso paesaggio. Ringrazio Icomos anche a nome di tutti i tecnici ed esperti che da die-

ci anni stanno lavorando a questo dossier. È una vittoria e una grandissima gratificazione constatare che i più grandi esperti di paesaggio a livello internazionale sanciscono che l’idea del dossier non fosse una boutade come qualcuno sosteneva». Un riconoscimento, ma anche una responsabilità. «Il nostro compito adesso – aggiunge il governatore – sarà quello di tutelare e gestire questo territorio coscienti del fatto che non si tratta più di un patrimonio esclusivo del Veneto, ma dell’intera umanità. Il lavoro non è finito: adesso ci dobbiamo preparare alle visite dei turisti e dei tecnici del mondo scientifico». Concorda Lu-

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Patrimonio Mondiale dell’Umanità, adottata dalla conferenza generale dell’Unesco nel 1972, ha lo scopo di identificare e mantenere la lista di quei siti che rappresentano delle particolarità di eccezionale importanza da un punto di vista culturale o naturale. Attualmente l’elenco è composto da 1.092 siti (di cui 845 beni culturali, 209 naturali e 38 misti), presenti in 167 nazioni del mondo. L’Italia è il Paese che detiene il maggior numero di siti (54), seguita dalla Cina (53), dalla Spagna (47), dalla Francia e dalla Germania (entrambe 44). In Veneto si contano, fra gli altri, Venezia e la laguna, Vicenza e le ville palladiane, l’Orto Botanico di Padova, Verona e le Dolomiti. Candidate sono ora le Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene.

cia Borgonzoni, sottosegretario ai Beni Culturali: «È il giusto riconoscimento di un lungo lavoro portato avanti per valorizzare uno dei territori più belli e culturalmente ricchi del nostro Paese, un territorio che nel mondo è sinonimo di qualità e di made in Italy».

LE ASPETTATIVE Alte sono anche le aspettative dei produttori associati al Consorzio della Docg, come evidenzia il presidente Innocente Nardi, che guida pure l’associazione di scopo “Colline di Conegliano Valdobbiadene Patrimonio dell’Umanità”: «Dopo questo riscontro positivo da parte di Icomos siamo fiduciosi nell’esito del 7 luglio a Baku. Siamo orgogliosi del lavoro svolto sino ad ora». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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SABATO 8 GIUGNO 2019 LA TRIBUNA

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Patrimonio mondiale lE rEaZIonI

Zaia: la realizzazione di un sogno Nardi: un grande lavoro di squadra Il governatore: verdetto che ci impegna. Il presidente del consorzio: piedi per terra fino all’ultimo voto CONEGLIANO. Freme già il governatore Luca Zaia: «E’ la realizzazione di un sogno che sto inseguendo da 10 anni». Più prudente, invece, Innocente Nardi, presidente del consorzio Conegliano Valdobbiadene Docg, quello con le colline che per la commissione scientifica dell’Unesco potranno essere iscritti nella lista del Wolrd Heritage. «Non abbiamo ancora vinto nulla», dice, «certo questo riconoscimento ha un grandissimo valore tecnico ed è legittima la soddisfazione, ma attendo il verdetto ufficiale, ai primi di luglio, dell’assemblea generale del World Heritage Committee a Baku». Scaramantico, fino in fondo. Da Venezia a Valdobbiadene, le reazioni non si sono fatte attendere, dopo il pronunciamento dell’Icomos che tutti vivono come un viatico all’inseguimento delle colline trevigiane. E tutti concordano: decisiva è stata la ridefinizione del territorio da sottoporre alla candidatura, l’esclusione totale o parziale di alcuni comuni dalla core zone (rimasti comunque nella “buffer zone” , quella periferica) per esaltare ancora di più i tre fattori che pesavano sul voto: l’unicità del paesaggio, la “ciglionata” con il terrazzamento inerbito ma anche l’effetto mosaico dato dall’alternanza di filari e di bosco. E questo nei comuni di Valdobbiadene, Vidor, Farra, Revine, Cison, Tarzo, Vittorio Veneto, Follina, e in parte a S.Pietro di Feletto e Pieve di Soligo. Il cuore delle colline che adesso attendono l’incoronazione. «Il riconoscimento del Patrimonio dell'Umanità consacra e

La commissione dell’Unesco che lo scorso anno esaminò il sito delle colline trevigiane

Decisiva la revisione del territorio: il cuore delle colline ristretto a soli 10 comuni premia il lavoro di tante persone che, negli anni, si sono spaccate la schiena per donarci il meraviglioso paesaggio delle Colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene», continua Zaia, «Ringrazio Icomos anche a nome di tutti i tecnici ed esperti che da dieci anni stanno lavorando a questo dossier. È una vittoria e una grandissima gratificazione

constatare che i più grandi esperti di paesaggio a livello internazionale sanciscono che l'idea del dossier non fosse una boutade come qualcuno sosteneva, e magari sta ancora sostenendo, rivelandosi, invece, la strada giusta per vincolare quelle colline». Il governatore guarda lontano, e non solo perché annuncia che sarà a Baku, per sostenere fino in fondo la candidatura: «Pancia a terra e lavorare ancora fino all’ultimo», raccomanda, «si va verso una direzione importante, che non solo ci darà visibilità internazionale, ma anche una grande re-

Il governatore Luca Zaia e a destra Innocente Nardi

sponsabilità: la tutela di un paesaggio che deve restare immune ai cambiamenti del tempo. Il nostro compito, adesso, sarà quello di tutelare e gestire questo territorio coscienti del fatto che non si tratta più di un patrimonio esclusivo del Veneto, ma dell'intera umanità. E dunque dobbiamo prepararci alle visite dei turisti, dei tecnici del mondo scientifico e di chi sarà curioso di visitare queste zone». Nardi, dal canto suo, sottolinea «il grandissimo lavoro di squadra che ha portato a questo risultato, per quanto non ancora definitivo. «Se Zaia è stato il regista, non voglio dimenticare il prezioso lavoro di tutti, dai nostri associati ai produttori del nostro o consorzio, dai comuni alla Regione, dalla Provincia a ministeri, anche quello dei beni culturali, e ovviamente ai consulenti scientifici che hanno redatto il dossier e lo hanno aggiornato, e riscritto, dopo il primo verdetto non favorevole». E il suo sguardo, alla vigilia del grande Verdetto, ripercorre tutte le tappe della candidatura «Il primo input arrivò in un convegno scientifico sul paesaggio, che il nostro consorzio promosse nel 2007 al castello di San Salvatore a Susegana, nell’ambito di vino in Villa», ricorda, « si parlava di valore del paesaggio, di unicità del territorio. Da lì si penso a provare ad approfondire la questione di un’ipotesi di candidatura Unesco per le nostre colline. Lo ricordo ogni volta; qui si promuove il valore di un territorio, non di un prodotto, l’unicità di un paesaggio coltivato da almeno 3 secoli in maniera diffusa, come attesa il catasto napoleonico dei primi anni dell’800. E come consorzio siamo stati i primi a credere a a sostenere il progetto, per onorare anche il lavoro dei nostri antenati che hanno interagito e interpretato il paesaggio per creare qualcosa di unico, come appunto testimonia il verdetto di oggi, con cui l’ Icomos rende merito alla bellezza delle colline e al lavoro della nostra commissione scientifica ». — Andrea Passerini BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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