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Accesso all’energia: un diritto fondamentale?

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L’energia ha sempre avuto un ruolo cardine nelle dinamiche globali, ma si è guadagnata una posizione centrale nel dibattito mondiale soprattutto nell’ultimo anno con l’invasione russa in Ucraina.

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Dall’accesso all’energia, nella sue varie declinazioni, dipende una buona fetta della quotidianità di ciascuno, perché ci consente di compiere le azioni anche più semplici come cucinare, lavarci, pulire; insomma, l’accesso all’energia pone le basi per poter condurre un’esistenza «conforme alla dignità umana» (come recita l’articolo 23 co.3 della Dichiarazione universale dei diritti umani); la connessione tra l’accesso all’energia e i diritti fondamentali però va oltre, perché avere un collegamento a fonti energetiche pulite, accessibili, sostenibili e rinnovabili, come si propone l’Obiettivo 7 dell’Agenda 2030 della Nazioni Unite, consente di garantire anche, tra gli altri, il diritto alla salute (art.25 DUDU) e valorizzare così il diritto alla vita (art.3 DUDU).

Il dibattito sulla questione è però più ampio, parte dalla battaglia degli attivisti per il riconoscimento dell’accesso all’energia come diritto fondamentale e sfocia nel ruolo centrale che l’energia ha effettivamente nel garantire il rispetto dei diritti umani. L’ultima sfida dell’SDG7 è quella di rendere l’accesso all’energia universale, ma questo aspetto non viene approfondito: ci ha pensato il dibattito accademico, che negli ultimi anni ha indagato la dimensione più strettamente sociale dell’accesso all’energia, non menzionata esplicitamente nell’Agenda 2030 ma senz’altro implicita nell’universalità di questo bisogno.

Complice l’approccio sempre più discusso all’energia come diritto umano fondamentale, l’attenzione degli ambienti accademici in primis ha aperto il dibattito sulla energy justice e, di conseguenza, sulla energy poverty

Gli studiosi hanno prodotto una ricerca vastissima soprattutto nell’ambito della giustizia energetica, un approccio che si propone di ricercare «un mondo in cui tutti gli individui abbiano accesso a sistemi di energia sicuri, economici e sostenibili che siano, essenzialmente, socialmente equi1». Analizzando sinergicamente gli obiettivi dell’Agenda nel suo complesso, non può che scaturire una auspicabile energy justice, poiché un mancato accesso a sistemi energetici sostenibili, economici e puliti non può che danneggiare (se non proprio violare) il rispetto dei diritti fondamentali, e, dunque, portare a ulteriori disuguaglianze nelle società.

Se sul piano internazionale delle Nazioni Unite l’aspetto sociale dell’accesso all’energia, e quindi della povertà energetica, non viene più di tanto riconosciuto e approfondito, sul piano regionale dell’Unione europea se ne trova invece un riferimento esplicito: nella Direttiva UE 2019/944 del Parlamento europeo e del Consiglio, al punto 59 viene riconosciuto che «I servizi energetici sono fondamentali per salvaguardare il benessere dei cittadini dell'Unione. Un'erogazione adeguata di calore, raffrescamento, illuminazione ed energia per alimentare gli appa- recchi è essenziale per garantire un tenore di vita dignitoso e la salute dei cittadini. Inoltre, l'accesso a tali servizi energetici consente ai cittadini dell'Unione di sfruttarne appieno le potenzialità e migliora l'inclusione sociale».

È un riconoscimento molto importante per chi sostiene la necessità di sancire ufficialmente il diritto all’accesso all’energia, ma in generale anche perché viene affermata esplicitamente l’importanza di garantire i servizi energetici alle persone per poter condurre un’esistenza dignitosa. Vengono anche successivamente elencate alcune delle cause che possono concorrere alla povertà energetica: «basso reddito, spesa elevata per l'energia e scarsa efficienza energetica delle abitazioni».

La questione dell’efficienza energetica, ovvero l’ottimizzazione dei consumi energetici, è diventata sempre più centrale negli ultimi tempi, sia in relazione alla sempre minore reperibilità delle risorse sia rispetto all’insicurezza energetica legata alle tensioni geopolitiche più recenti con la Russia, esportatrice di gas e petrolio. Per ovviare a ciò, Parlamento europeo e Consiglio sanciscono, nella Direttiva, che «gli Stati membri dovrebbero garantire il necessario approvvigionamento per i consumatori vulnerabili e in condizioni di povertà energetica. A tal fine si potrebbe ricorrere a un approccio integrato, ad esempio nel quadro della politica sociale ed energetica, e le relative misure potrebbero comprendere politiche sociali o miglioramenti dell'efficienza energetica per le abitazioni».

A livello di Unione europea, soprattutto grazie alla spinta della Commissione, negli ultimi dieci anni sono state attuate varie misure di contrasto alla povertà energetica: oltre ai piani di azione dei singoli stati membri, l’Unione ha elaborato nel 2019 il pacchetto “Energia pulita per tutti gli europei”, che ha tra i principali obiettivi quello di proteggere i consumatori vulnerabili e tra le priorità politiche la povertà energetica; all’interno del Green Deal europeo, inoltre, viene sottolineata la necessità di integrare l'obiettivo di mitigare la povertà energetica e sostenere una transizione energetica giusta per tutti, per «non lasciare indietro nessuno».

Affrontare gli aspetti sociali, istituzionali ed economici della povertà energetica costituisce un’operazione complessa, in quanto pone molteplici sfide strutturali: un'adeguata diagnosi della situazione sul campo, la pianificazio- ne delle misure di risposta più efficaci e la loro attuazione attraverso azioni concrete.

Una risposta tangibile al problema dell’individuazione delle forme di povertà energetica e della loro misurazione è il Polo di consulenza sulla povertà energetica (EPAH), ovvero “una rete collaborativa di portatori di interessi che mira a eliminare la povertà energetica e ad accelerare la transizione energetica giusta dei governi locali europei. Attraverso un approccio dal basso verso l'alto, l'EPAH fornisce assistenza per l'integrazione della prospettiva della povertà energetica nella pianificazione territoriale ed energetica urbana e contribuisce all'integrazione delle azioni locali sostenute dai quadri strategici nazionali”2

Il progetto più recente dell’EPAH risale allo scorso luglio e consiste nella Guida per comprendere e trattare la povertà energetica, il primo di una serie di manuali con indicazioni pratiche per governi e professionisti locali per affrontare la povertà energetica con un approccio globale e adattato a livello locale. Oltre a questo manuale, l’EPAH organizza corsi online in materia e inviti veri e propri a presentare proposte nel campo dell'assistenza tecnica per assistere direttamente i governi locali nelle loro iniziative volte a contrastare la povertà energetica.

La sempre maggiore complessità delle dinamiche mondiali richiede un approccio altrettanto articolato, che integri gli aspetti economico, sociale ed ambientale. La ricerca di una giustizia energetica per tutti gli esseri umani si inserisce positivamente in questo dibattito, perché adottare soluzioni di reperimento dell’energia che siano sì sostenibili e rinnovabili, ma al tempo stesso adatte alle necessità delle persone e dei contesti in cui vengono applicate consente di promuovere il rispetto dei diritti fondamentali ma anche delle culture e delle specificità degli esseri umani, riducendo molte delle disuguaglianze diffuse nelle società. Il punto di partenza deve però rimanere quello di voler perseguire una giustizia che garantisca a tutti pari opportunità e soprattutto la possibilità di condurre un’esistenza dignitosa.

L’Unione europea si è attivata in questo senso, anche con il più recente piano REPowerEU, istituito a febbraio 2022 in reazione all’invasione dell’Ucraina per accelerare la transizione energetica e ridurre la dipendenza dalle forniture russe. Questo piano però ribadisce la priorità degli attuali interessi energetici propri dell’Unione, rispetto a quelli esterni ad essa; questa posizione rispecchia il mandato dei governi di agire nell’interesse dei propri cittadini, ma non si esime da un conflitto in termini di giustizia energetica. C’è quindi ancora molto lavoro da fare, per arrivare a un riconoscimento dell’accesso all’energia come diritto umano e garantire una giustizia energetica più ampia possibile.

2 Dalla pagina dedicata alla povertà energetica sul sito ufficiale della Commissione europea, https://ec.europa.eu/ info/news/focus-how-can-eu-help-those-touched-energypoverty-2022-feb-04_it

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