“Spero che gli artisti marziali siano più interessati alla radice delle arti marziali che ai differenti e ornamentali rami, fiori o foglie”. Bruce Lee
E
scludendo le migliaia di bugie e bugiardi che popolano il pianeta marziale, esistono moltissimi e interessanti Maestri e tradizioni, che possiedono il vigore, l'interesse e la forza necessarie per condurre la nuova generazione di studenti che dovranno trasmettere il messaggio, la conoscenza, le tradizioni e forme che fanno grandi le vie guerriere. Tutti abbiamo difetti, nessuno è perfetto! Neppure i più grandi maestri, però è obbligo di ogni studente sforzarsi di migliorare il ricevuto senza tradirne l'essenza. Questo è certo soprattutto nelle scuole più antiche, perché tutto quello che le circonda è conformato attorno a poderose egregore, sepolte con intense e profonde radici che s'incastrano fisse nelle profondità dei tempi. Ma persino alcune di queste scuole trovarono i loro trasgressori, persone speciali che diedero una nuova strada a quello che riceverono dalla tradizione. Kano Jigoro lo fece con il Ju Jutsu e il Judo, Funakoshi con il Tote Jutsu e karate, Ueshiba con l'Aikido del Aiki Jujutsu... Nella tradizione cinese non fu diverso, neppure in quella Coreana... Ci sono però oggigiorno molte persone che hanno confuso libertà con libertinaggio, tradizione con tradimento, conoscenza con saggezza. Maestri così chiamati che fanno della loro cappa una casacca (di testa propria - n.d.t.), per e alla gloria di se stessi, o per la semplice e prosaica ragione di trionfare nella ricerca del “vile metallo”. Io non dirò nomi, ma gli osservatori intelligenti sanno chi sono. Voglio forse dire che chi non fa qualcosa che abbia più di 300 anni di storia, è un ciarlatano? No! Certo che no! Condannerei con una visione minifondista molti grandi che furono rivoluzionari ai loro tempi e portarono una nuova visione, degna, ricca e positiva per tante persone. Quando il tema che ogni tempo trascorso, come dicevano i Les Luthiers, semplicemente fu anteriore, quali elementi di giudizio devono condurre il nostro criterio? Dove si trova dunque la linea separatoria che fa di alcuni ciclopici trasgressori e di altri fanfaroni ciarlatani? E' forse sufficiente la buona intenzione? L'onestà, l'etica o l'astenersi a un'imprudenza morale? Ognuno di noi ha criteri diversi, valori differenti che sono frutto della nostra educazione, delle nostre necessità ed esperienze. Sarebbe presuntuoso da parte mia voler stabilire questo confine tracciando un'inequivocabile
“Ciò che lasciamo dietro e ciò che abbiamo davanti non è nulla in confronto a ciò che portiamo dentro”. Emerson
linea sul suolo. Le cose difficilmente sono bianche o nere, sempre esiste un'infinita gamma di grigi che sfumano questi confini in un amalgama complesso, nel quale si fondono storie e realtà multiple sul piano spirituale e materiale. Giudicare solo per il prisma del successo o della diffusione il valore di uno stile o di un altro, sarebbe poco meno che dar ragione alla quantità... un milione di mosche adora la merda, ma questo non fa si che cessi per questo di essere... merda. Riguardo ai valori qualitativi, la cosa si complica ancora di più, perché dipende dalla messa a fuoco e dalla visione, dal criterio e dalla lucidità di ognuno. Quelli che giudicano per il prisma dell'efficacia come suprema ragione d'essere del marziale, vedranno una cosa; per quelli che prevale il realismo, ne vedranno un'altra; in quelli che il punto divisorio è la salute, giudicheranno per un'altra; per chi l'importante risiede nell'amore verso quella tradizione... un'altra molto distinta. La cerimonia della confusione è servita, non c'è un solo criterio valido per inquadrare quasi nulla e tuttavia, nel sentimento interiore di ognuno di noi, esiste tutto questo, mescolato alla nostra attinente dose, spingendoci in una o nell'altra direzione, scegliendo consciamente o inconsciamente verso dove indirizzare i nostri piedi. Le cose non sono buone o cattive in se ma per come viviamo in esse e per come ci trasformano nella direzione che spinge il nostro più profondo anelito, il nostro ultimo e più forte desiderio interiore. Alcuni passeranno come una cometa per uno stile, altri arriveranno a esso come chi torna a casa; alcuni si postuleranno come trasgressori, altri come paladini della tradizione. Ci saranno quelli che sfioreranno la superficie delle cose, e ci saranno quelli che andranno in fondo alle stesse. La ricchezza e varietà del mondo marziale e delle sue proposte è talmente grande e possiede tal entità, che ha resistito alla scommessa dei secoli. Il suo potere è eterno, perché s'iscrive nelle forze primordiali che toccano anche l'esistenza umana; perciò non ha bisogno di difensori, troverà in ognuno di noi solo interpreti. Mi arrendo davanti alla sua grandezza che contemplo spiegarsi ogni giorno davanti ai miei occhi, mostrando tutta la sua varia gamma di poteri immensi, ora temibili, distruttivi, crudeli... ora nobili, giusti, temperati. Il mondo del Marziale è grande! Con che occhi lo guardi tu? Traduzione: Chiara Bertelli
Alfredo Tucci è Managing Director BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com
https://www.facebook.com/alfredo.tucci.5
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La tradizione che sta per arrivare Il vento e la sua eredità "L'esperienza non è ciò che ti accade, ma ciò che fai con quello che ti accade." Aldous Huxley
Il tempo passa e le realtà mutano secondo il ritmo della vita. Stando seduto oggi a osservare in retrospettiva, posso vedere molto indietro nel tempo l'"io" che ha iniziato a studiare Bugei sotto la guida diretta di Shidooshi Jordan Augusto. Ora non misuro più il tempo in termini di anni o mesi, ma dalle esperienze vissute che mi hanno cambiato, mi hanno trasformato. Ricordo con forza e importanza, nelle parole del mio maestro, la frase introduttiva: "La barca in cui stai remando oggi è quella che ho lasciato molto tempo fa". E nel mio remare mi sono reso conto che l'alunno è l'unico vogatore e il maestro è solo una guida, un timoniere esperto che punta le peculiarità del fiume, un fiume le cui correnti possono mutare nel tempo.
Testo: Shidoshi Luis Nogueira
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ertamente, questi sono tempi diversi da quelli che lo hanno portato a diventare un maestro e anche i maestri che l'hanno preceduto. L'immediatezza e la superficialità si oppongono alla pazienza e all’impegno, è la vecchia storia della modernità contro il tradizionalismo. Per i nostalgici, qualcosa di comune tra i tradizionalisti, le sempre mutevoli e frenetiche realtà di questo secolo non hanno interesse alcuno, e la mancanza di valori e sensibilità tradizionale genera repulsione. Nei giorni nostri, il Bugei, l'eredità della Kaze no Ryu (scuola del vento), nonché molte altre scuole antiche, sono bloccate in un tiro alla fune tra un vasto tesoro culturale, basato sulle virtù classiche, e la volontà vorace dell'uomo moderno, che agisce con i muscoli piuttosto che con la testa, vale a dire, più passione che riflessione. Questi sono tempi che determinano, come il fiume, il punto di partenza di chi intraprende un modo tradizionale di valori e di auto-sviluppo. Nonostante il forte handicap che richiede (e ha sempre richiesto) il fatto di essere l'erede di una tradizione, la perseveranza è stata tuttora il comune denominatore. In passato, chi aspirava a diventare l'allievo di un maestro, doveva prima passare attraverso una fase chiamata Kyûdôshin, o ricerca personale nella Via, in cui l'aspirante allievo era costretto a svolgere compiti commissionati dal maestro, a volte senza senso, al fine di mostrare la sua vera volontà e il vero desiderio. Questa era la sua prima grande prova del fuoco; la forgiatura della sua perseveranza (Keizoku 継 続) e la piena accettazione (Shoochi 承 知) della sua condizione apprendista. Senza questo metodo, prima non c'era molto che il maestro potesse fare, proprio come il mastro forgiatore di katana non è in grado di fare nulla sul tamahagane 玉 鋼 (acciaio per la forgiatura di spade) se il Tatara 鑪 (forno) non è abbastanza caldo.
Persone di grande valore In un passato non troppo lontano, al fine di diventare un allievo, il candidato avrebbe trascorso qualche tempo ad imparare a prendersi cura della scuola, del suo ambiente e dei suoi pari. La sua pratica era limitata a pulire il dojo, lavare e preparare i costumi degli studenti più avanzati, ecc. Questo processo, che non viene più usato, oltre ad insegnare all’apprendista a svolgere le attività quotidiane, gli dava una visione di umiltà e rispetto per i suoi senpai, gli studenti più avanzati, perché una volta superata quella fase, sapeva che anche loro avevano attraversato quello stesso periodo. In questo modo, imparavano il valore delle piccole cose; sacrifici semplici ma pregevoli. Oggi, nel XXI secolo, queste pratiche sono diventate semplici storie, ma i loro valori rimangono. Le difficoltà di oggi sono diverse. Lo studente non ha bisogno di pulire un giardino dalle foglie ogni giorno o imparare a lavare i piatti per forgiare il suo spirito, perché, in una società con così tante scorciatoie, mantenere la sua ferma volontà di apprendere è prova sufficiente. Ed è ora quando appare più complesso guidare con successo. Comunque, all'altra estremità della scala, alcuni stili conservano ancora molte usanze del passato che guidano gli studenti in un percorso di auto sviluppo e di
“In un passato non troppo lontano, al fine di diventare un allievo, il candidato avrebbe trascorso qualche tempo ad imparare a prendersi cura della scuola, del suo ambiente e dei suoi pari. La sua pratica è stata limitata a pulire il dojo, lavare e preparare i costumi degli studenti più avanzati, ecc.”
responsabilità. A titolo di esempio, ancora oggi, gli studenti sono invitati a lasciare la scuola quando non riescono a superare un test. Questo requisito, lungi dall'essere irrazionale, offre grandi vantaggi, poiché incoraggia lo studente a mettere il cuore e l'anima nell'apprendistato ed essere un degno destinatario degli insegnamenti che sta ricevendo, allontanandosi dalla mediocrità comune e mostrando il suo vero valore... E se vi è una cosa che io voglio rilevare della gente che mi circonda, dal nostro Honbu-cho, capo della scuola, Shidooshi Jordan Augusto, e il resto delle persone qualificate, come Shidooshi Juliana Galende o Shidooshi Thiago Finotti tra gli altri, ai nostri studenti più avanzati che seguono formalmente la Via dell'allievo nelle nostre scuole accreditate (Brasile e Spagna) o programma internazionale, è il valore profondo di tutti quanti, forgiato attraverso lo sforzo quotidiano, il duro lavoro, la dedizione, l'impegno, la semplicità e l'umiltà.
La Via del Kokeisha (successore) Nella tradizione del Kaze no Ryu Ogawa, ogni maestro può nominare fino a 10 Kokeisha nella sua vita. Molti possono essere adatti per avere il posto, ma solo pochi saranno confermati. Essere nominato successore rappresenta una grande responsabilità. La sua nomina non è una conquista ma un obbligo: quello di essere degno di ereditare la storia del suo padrone. Tutto il lavoro nella vita di un maestro sarà esposto e mantenuto dal suo successore. In una tradizione che considera l'onore così prezioso, come i giapponesi o il popolo Shizen, il fallimento in questa impresa è la più grande delle sventure. Dopo di tutto, sarà l'erede con i suoi atteggiamenti e le decisioni quel che fornirà degna prova o, al contrario, darà un cattivo esempio di un maestro legittimo e una tradizione che è sopravvissuta per secoli.
“Nella tradizione del Kaze no Ryu Ogawa ha, ogni maestro può nominare fino a 10 Kokeisha nella sua vita. Molti possono essere adatti per avere il posto, ma solo pochi saranno confermati.”
Kaze no Ryu nel XXI secolo Attualmente la nostra scuola ha un eccezionale tridente maschile, i tre pilastri che assicurano un futuro sano e di successo per il Bugei in tutto il mondo. Shidooshi Jordan Augusto, uno dei massimi esponenti (Hiroshi Ogawa ha formato personalmente 64 Shidooshi) e tesoro intangibile di una vasta tradizione, con decenni di sforzi costanti e grande dedizione per mantenere intatta e diffondere la tradizione che è stata tramandata a lui da Ogawa Sensei stesso. Sotto il suo comando diretto vi sono i principali responsabili, i Kokeisha: Shidooshi Thiago Finotti e io stesso, il vostro umile servitore, Shidooshi Luis Nogueira. Shidooshi Thiago Finotti è ora Presidente della Sociedad Sul-Americana de Bugei e maestro responsabile presso la sede a Uberlandia, Brasile. Egli è il referente tecnico in questo secolo, e un profondo conoscitore della nostra tradizione. Fin dai suoi primi passi nel Bugei, Shidooshi Thiago Finotti ha dedicato lunghi periodi della sua vita per essere formato e istruito da Shidooshi Jordan, affinché la sua tecnica, la conoscenza e il carattere fossero puramente definiti. Infine, Shidooshi Luis Nogueira è Presidente dell’European Bugei Society e capo della Sede Centrale a Valencia, Spagna. Studia e lavora quotidianamente con Shidooshi Jordan nel mantenimento e diffusione della scuola, approfondendo tutte le sue dimensioni. Infine, Shidooshi Luis Nogueira è Presidente dell’European Bugei Society e capo della Sede Centrale a Valencia, Spagna. Studia e lavora quotidianamente con Shidooshi Jordan nel mantenimento e diffusione della scuola, approfondendo tutte le sue dimensioni. Tutti e tre svolgiamo il compito di mantenere in modo legittimo e professionale il grande patrimonio storico che ci precede, con tutte le nostre forze e grande dedizione.
Il Sinawali è comunemente conosciuto come l’abilità per intrecciare le proprie braccia con q u e l l e d e l p a r t n e r, d i c o m e armeggiare le armi nelle Arti Marziali Filippine. Ogni stile di AMF ha i propri modelli, alcuni con versioni più semplici con una mano, e altri con più ripetizioni e modelli complicati che devono essere imparati a memoria. Sinawali significa intrecciare, allacciare (tessere) e si ispira al metodo di intreccio dei tetti delle filippine: Wa l i . Ma case soprattutto, il Sinawali può anche essere la capacità di muoversi attraverso lo spazio, di intrecciare la distanza e il tempo e la cadenza e il ritmo di attacco e difesa. Sinawali può essere la capacità di gestire il corpo a una distanza determinata per accentuare veramente la zona libera durante l'utilizzo di armi doppie (o strumenti doppi). Sinawali, \ Sin-a-wal-i, significa gestire una o due armi attraverso una serie di modelli. Richiede il concetto di gestire l’apertura o la chiusura delle braccia. Quando si spostano le braccia, i cambiamenti di posizione sono simili all'intreccio di scandole nei tetti nelle case filippine, che è quello da cui deriva il suo nome. Il Sinawali è importante perché insegna un modo per muovere gli strumenti o armi proprie in uno spazio piccolo senza sbattere tra loro. Purtroppo, molti nelle Arti Filippine non capiscono il movimento e lo spostamento del corpo. L'Arte di Sinawali è diventato un modo di far girare le braccia intorno ad alta velocità, senza doversi curare di colpirsi sulle mani o sulle proprie armi, e senza preoccuparsi di tagliarsi le mani, le braccia o i gomiti se si sta utilizzando uno strumento affilato come un coltello, una spada o qualsiasi arma da taglio. Normalmente le braccia si muovono sempre più veloce per verificare se si capisce il Sinawali, il corpo è mantenuto in posizione verticale e consolidato e sono necessari tutti i tipi di acrobazie e colpi di scena per aprire e chiudere le braccia in sequenza senza fare un pasticcio su noi stessi. Alcuni nelle Arti Marziali Filippine aggiungono una rotazione superiore del corpo per spostare le spalle in avanti e cercare di districare le braccia, poi
dichiarano che questo è il pezzo mancante nel tessuto o l'arte del Sinawali. L'idea di muovere e spostare veramente il corpo non è mai stata parte dei pensieri o idee dello style. Il professor Presas mi ha sempre detto : "Bram, devi muoverti e ruotare il corpo. La cosa più importante è lo spostamento del corpo. Tu già non sei là." Intrecciare: Formare una tessitura; intrecciare le
Maestri d'Armi
“Bram, devi muoverti e ruotare il corpo. La cosa più importante è lo spostamento del corpo. Tu già non sei là.” Professor Presas
forme, fare come intrecciare insieme le parti, muoversi in un corso sinuoso o zigzag per evitare gli ostacoli. Vediamo un modello o un metodo per eseguire il Sinawali; il tessuto strutturato concettuale delle armi è spesso percepito come una singola entità conosciuta come la Forma 6 del Cielo e della Terra, o Alto-Basso-Alto. A volte è l'unica versione o la versione più comune appresa, insegnata e utilizzata dalla
maggior parte degli artisti marziali filippini. La maggioranza delle persone si confonde perché il significato generico per quasi tutti quelli che stanno imparando Sinawali, non è solo il Cielo e la Terra 6, ma un Sinawali doppio con entrambe le braccia in un movimento sincrono. L'Alto-Basso-Alto, o il Cielo e la Terra 6, diventa la forma più comunemente nota di esprimere il Sinawali perché si basa sulle semplici
capacità motorie di intrecciare le proprie armi. La forma il Cielo e la Terra inizia con un attacco di linea alta (da aperto a chiuso), un attacco di linea bassa (da chiuso ad aperto) e un attacco di linea alta (da chiuso ad aperto con movimento di svincolo). L'attacco iniziale è un movimento ad alta linea senza nulla sul suo cammino. Perché la linea bassa di attacco si trova sotto la linea iniziale d'attacco, il movimento è facilmente raggiunto evitando che le proprie braccia urtino l’uno contro l’altro. L'attacco finale si esegue sulla linea di base seguendo la linea del braccio in retrazione e di nuovo non c'è nulla nella via di attacco. Questo è diventato la definizione standard del Sinawali. Il Sinawali esiste realmente in una moltitudine di versioni e insieme di competenze. L'uso o la radice del movimento concettuale fondamentale di qualsiasi Sinawali è, naturalmente, la possibilità di aprire e chiudere le proprie braccia. La versione base di intrecciare le braccia è in realtà un Sinawali semplice, non un Sinawali doppio. Tutte le versioni di Sinawali semplice fanno uso di un braccio, con rotazione AltoBasso prima di replicare il movimento con l'altro braccio, alternando le braccia dopo ogni rotazione completa. La base reale o l'insieme di principi fondamentali del Sinawali semplice si chiama Sinawali Individuale o movimento delle due parti. Le braccia eseguono un attacco dall'esterno all'interno sulla linea superiore, e poi una chiusura per aprire la linea bassa con una retrazione verso la posizione di apertura. La seguente serie di singolo Sinawali è un movimento di tre parti. La maggior parte della gente lo confonde con il Sinawali Individuale semplice, ma è un insieme di differenze sottili di abilità separte. Il Sinawali Individuale è un movimento in tre parti che prepara il praticante per il Sinawali doppio. Il set è composto da un attacco di linea alta (da aperto a chiuso), un attacco di linea bassa (da chiuso ad aperto) e un attacco di linea alta (da chiuso ad aperto) con una retrazione dell'attacco finale. Quello che segue nella serie è un ritorno al Sinawali Individuale semplice ma questa volta con una piega: attacco di linea alta (da aperto a chiuso), e un attacco di linea bassa (da chiuso ad aperto), e la sottile differenza qui è che il prossimo attacco di linea alta è eseguito sulla linea bassa di attacco, che non è stata revocata, e che quando il corpo è ruotato, si piega sotto la nuova linea alta di
Maestri d'Armi attacco. Quando ci si gira per colpire la seconda linea alta di attacco, è costretta biomeccanicamente una retrazione del colpo di linea bassa verso il proprio fianco. Ciò richiede una comprensione dello spostamento del corpo e la posizione delle braccia rispetto al corpo. Poiché il braccio della linea bassa si piega sotto l'attacco di linea alta da un lato del corpo, si è costretti a imparare a separare e retrarre il braccio della linea bassa quando l'altro braccio forma una propria linea bassa attacco, e il braccio piegato è spostato dalla linea bassa precedente alla linea alta attuale. Cadenza: misura o ritmo di un flusso ritmico. Ritmo: Misura. La struttura ritmica o cadenza di movimento è importante e di solito è il problema più grande con qualsiasi Sinawali dove ci sia qualche piega o retrazione. La solita cadenza è come segue: attacco alto, attacco basso, piega, e poi attacco alto, basso e mettere da parte il braccio della linea bassa per essere pronti per il prossimo attacco di linea alta. Gli studenti avanzati ritengono di aver raggiunto un elevato livello di competenza se colpiscono su e giù e puliscono la linea bassa quando colpiscono contemporaneamente giù: è un grande effetto di forbice. Purtroppo questo movimento simultaneo combinato è semplicemente molto appariscente ma è sbagliato e anche gli studenti avanzati intoppano i bastoni tra loro o con quelle dei loro compagni di allenamento o rivali. La corretta cadenza è : colpo in alto, colpo in basso, PIEGARE, lasciare libera la linea bassa, colpire la linea bassa, PIEGARE, colpire la linea alta, aprire la via nella linea bassa, colpire la linea alta... RITRARRE e ricominciare. Si tratta di una differenza sottile, ma è importante: se la propria arma è messa da parte dalla posizione della linea bassa prima di colpire basso con la mano opposta, non c'è la possibilità di incontrare l'altro bastone o quello del vostro compagno di allenamento o dell'attaccante. Quando si apre la linea bassa di attacco prima di colpire con l'altra mano, si è anche pronti a interrompere qualsiasi movimento, fare un contrattacco se necessario o inserire il proprio bastone all'interno del flusso di combattimento. Il movimento di apertura è sempre fatto sulla linea alta di attacco perché il percorso della linea bassa è chiaro. Così come c'è un unico Sinawali con una piega, c'è anche un Sinawali Individuale con una piega. Il movimento è Su, Giù, Su, con una retrazione dell'ultimo attacco di linea alta, per ritornare alla posizione chiusa che accompagna la liberazione della linea bassa verso posizione di partenza della linea alta. È solo un passo del Sinawali doppio.
Nel Sinawali Individuale ci sono due posizioni di linea alta, per cui vi è la possibilità di liberare la linea inferiore sul primo o secondo colpo del Sinawali unico. Il primo movimento è un attacco in alto, poi un attacco in basso e finalmente un attacco in alto. Quest'azione di rotazione del proprio corpo per mettere da parte lo strumento a colpire con l'altra mano, con la mano
vincolata all'anca a causa del movimento di tirare, porta alla successiva fase di piegatura all'interno del movimento del Sinawali Individuale. Dopo aver fatto la piega, l'anca tira immediatamente dal proprio corpo e l'altro attacco si alza al di sopra: A questo punto è possibile sgomberare la zona inferiore, poi si colpisce la linea bassa ... o si potrebbe attaccare in alto, colpire in basso e nel
colpire in alto chiarire la linea bassa. L'idea di base è che siamo sempre in grado di aprire in modo sicuro la linea bassa, se abbiamo l'altra mano in posizione di colpire su; possiamo rimanere bloccati o con le nostre armi agganciate, perché, come mi piace di dire, "l'attacco deve essere privo di traffico." A questo punto del tessuto, stiamo effettivamente intrecciando attraverso lo
spazio, e maneggiando il corpo invece le braccia. Il Sinawali è un concetto multilivello: esiste in 3D. Il Sinawali costringe il riconoscimento e l'uso dello scaglionamento, e la rotazione del corpo basata a sua volta nella rotazione dell'anca e lo spostamento del corpo: tali fattori ci consentono di gestire le nostre braccia senza colpire l'un l'altro o contro le nostre armi, e di riconoscere e
rispondere un attacco complesso da altre prospettive. L'azione di intrecciare attraverso lo spazio è come quella di galleggiare e spostarsi nella Boxe: la parte lineare dell'uso delle mani è fusa con la capacità di attraversare e girare l'asse della linea di attacco con questo movimento circolare attraverso lo spazio. L'utilizzo di altri piani di attacco
â€œĂˆ l'arte dello spostamento o della gestione del corpo quello che ci permette di utilizzare il Sinawali senza finire agganciati e senza rischiare di tagliare le nostre mani o le braccia.â€?
aggiunge l'aspetto 3D alla Boxe. Il Sinawali aggiunge il concetto 3D tramite lo spostamento della rotazione del corpo e dell'anca. Nello spostare e ruotare i fianchi, come viene fatto realmente nel Sinawali, maneggiamo il nostro corpo nello spazio: la mossa chiave dell’intreccio è in realtà il ritiro della mano che porta l'arma dalla traiettoria del colpo o del proprio movimento. Sia nel Sinawali Semplice Individuale sia nel Sinawali Individuale, c'è sempre una mano coordinata con l'anca: se si ruota e la mano segue l'anca, la mano viene ritirata automaticamente da quello spazio per sgombrare la zona: non c'è bisogno di agitare o intrecciare una delle braccia. Stiamo movendo costantemente il corpo verso la mano o allontanandolo da essa, invece di intrecciare le mani lontano dal corpo.
NOTA: Nel Sinawali Doppio sostituiamo una mano dall'altra in un modello di flusso alter nativo. Ma il concetto di colpire nel Sinawali Semplice o nel Sinawali Doppio non è diverso. Abbiamo ancora una linea alta aperta, una linea bassa chiusa, una linea alta aperta e riavviare: si tratti di una o due braccia. Il Sinawali può essere fatto da una posizione chiusa, invece di una posizione aperta. Il giro d'anca, essendo di nuovo in posizione aperta, imposta la "piega", perché è più facile spostare il corpo attraverso lo spazio verso le mani invece di muovere le mani nello spazio. Intrecciare o agitare le braccia causerà a un certo punto l'urto o l'aggancio di uno di loro; se la piega e / o la posizione bassa è fatta solo un punto più lontano dalla posizione iniziale a causa della rotazione dell'anca, allora non avviene questo intoppo. Per questi urti o
agganci, molti "combattenti" rifiutano di eseguire il Sinawali: Perché mettersi in una posizione in cui si diventa impigliato e l'avversario può attaccare senza essere controbilanciato? Perché si sono messi nella posizione sbagliata. In realtà, è necessario spostarsi nello spazio e liberare le linee di attacco, maneggiando entrambe le mani per strade separate in modo che mai si scontrino o si sovrappongano. È l'arte dello spostamento o della gestione del corpo quello che ci permette di utilizzare il Sinawali senza finire agganciati e senza rischiare di tagliare le nostre mani o le braccia. Questo è ciò che tutti gli artisti marziali filippini desiderano raggiungere, è la perfetta fusione di movimento del corpo, gioco di gambe, e l'uso di entrambe le braccia e le mani in un vero e proprio combattimento.
Muay Boran
Marzo 2015, prima edizione della Giornata Mondiale dell’IMBA! Artisti marziali di Italia, Australia, Polonia, Grecia, Svizzera, Finlandia, Austria, Inghilterra, USA, Messico, Colombia, Brasile, Peru, Ecuador, tutti uniti sotto lo stesso simbolo, si sono stretti la mano virtualmente, lo stesso giorno: il 7 Marzo 2015. Tutti questi appassionati appartengono alla stessa famiglia marziale, l’International Muay Boran Academy e praticano tutti un antico stile di combattimento creato in Thailandia: l’Arte tradizionale della Muay Thai Boran. Per la prima volta molte delle scuole che formano la spina dorsale dell’ Accademia Internazionale in tutto il mondo, hanno partecipato allo stesso evento, la Giornata Mondiale dell’IMBA 2015. Ogni accademia ha scelto un modo personale per prendere parte a questa giornata particolare: un seminario sulle tecniche fondamentali del Combat Muay Boran (Chern Muay), una master class sul Close Combat Thailandese (IMBA Muay Lert Rit), una competizione (Muay Kard Chiek), una sessione d’esame per passaggi di grado. Ogni Khru deve essere veramente orgoglioso dei propri studenti e dei colleghi insegnanti! Centinaia di istruttori e studenti di Muay Boran che condividono la stessa passione in nome della stessa bandiera, nello stesso giorno in quattro continenti: la prima edizione della Giornata Mondiale dell’IMBA è stato un enorme successo e noi tutti ci auguriamo che diventi una consuetudine per tutti gli entusiasti praticanti di Muay Boran. I nostri ringraziamenti ai seguenti Khru dell’IMBA: Perez Hernandez, Ramos, Esparza, Duran, Bomfim, Texeira Santos, Vega, Sirignano, Antonelli, Crauso, Sansaro, Vallone, Queirolo, Frattini, Paolucci, Di Iennio, Cecchini, La Ratta, Savini, Farati, Saudino, Donato, Ferrise, Giganti, Petris, Cipriani, Bacchi, Macchi, Petracca, Palmieri, Cosimi, Minieri, Falaye, Dobler, Droux, Gkitsas, Danowski, Majander, Radulescu, Courtial, Quaglia.
Questo nuovo DVD di Fu-Shih Kenpo del Soke Raul Gutiérrez si concentra sulle forme tradizionali dello stile, le loro applicazioni e la difesa personale. In particolare studieremo con attenzione la forma "La Tigre si difende", con le sue corrispondenti applicazioni tecniche, la forma "I Denti della Tigre", e il lavoro libero con armi. Poi il Maestro spiega in dettaglio tutta una serie di tecniche avanzate di difesa, spiegando il motivo per cui certi movimenti sono eseguiti, lanciando avvertimenti su aspetti a prendere in considerazione, e indicando i possibili angoli d'attacco e le varianti che possano essere applicate in ciascun gruppo tecnico. Il DVD si completa con una serie di tecniche di combattimento per la competizione sportiva e il condizionamento fisico, dove il Maestro Gutiérrez insegna come preparare le nostre armi, le braccia e le gambe, per l'autodifesa e il combattimento. Certamente una forma di lavoro la cui ricchezza si trova nello scambio e il coordinamento con altri stili, e imparando a rispettare le nostre diverse fonti di studio.
REF.: • FUSHIH-2 Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.
ORDINALA A:
Budo international.com
Grandi Maestri STUDI SUL COMBATTIMENTO "La Colonna di Raúl Gutiérrez" Ci sono diverse for me e livelli di combattimento. Il semplice fatto di affrontare i problemi e gli eventi imprevisti della vita quotidiana in generale, nonché i continui tentativi di cambiare in meglio, sono anch’esse forme di combattimento. Attualmente, professionisti, esperti o specialisti nel campo degli sport da combattimento, nelle Arti Marziali e nella lotta di strada hanno sviluppato, attraverso la loro esperienza, vari e differenti concetti, principi o studi sul Combattimento. Quotidianamente e nel corso della nostra vita, tutti noi impariamo a poco a poco a sviluppar e noi stessi in tutti quegli aspetti e modi che ci muovono nella nostra esistenza. Così, alla fine, quando si raggiunge la maturità, abbiamo acquisito una reale comprensione e sensibilità in base alle realtà del nostro essere.
Kenpo
È pertanto conveniente sapere come educare sia i nostri figli che i nostri studenti. Questa capacità di educare deve essere basata anche sulle nostre esperienze, la conoscenza, l'istruzione, l'età o l'antichità genetica. Non è sufficiente avere acquistato una laurea o un titolo "X", o che siamo diventati "padri", e dare per scontato che siamo già "educatori" o, almeno, semplici formatori. Sarà quindi necessario avere la dovuta sensibilità e l'esperienza adeguate per sapere il modo di affrontare l'istruzione che dovrebbe essere stabilita singolarmente, piuttosto che in gruppi, per ogni bambino o studente; o concorrente. L'attività sportiva ha svariate sfumature. Da un lato c'è la parte dell’allenamento fisico, che trascina con sé anche qualche consapevolezza e sensibilizzazione. Che cosa significa questo? Beh, come in tutti gli sport, la dedizione agli aspetti fisici e i loro vari metodi d'allenamento dovrebbe essere accuratamente eseguita. Non basta a dire, "Ho il miglior allenatore", che è una cosa molto importante, naturalmente, ma adesso, chi deve essere uguale o addirittura migliore del suo allenatore, istruttore o Maestro, è lo studente stesso. Lo sforzo fisico, la disciplina, la tenacia e la perseveranza, implicitamente porta con sé una grande concentrazione "mentale", di definizione degli obiettivi, di volontà e spirito di sacrificio e di mettersi in mente di diventare, se non il migliore, uno dei migliori. Ho incontrato e continuo a incontrare persone provenienti da diverse parti del mondo, che spesso mi dicono: "Com’è possibile che sia in grado di fare tante cose ogni giorno, settimane e mesi, anno dopo anno? Come si può essere sempre qui e là passando da un posto all'altro senza sosta?" Molti ritengono che io sia un milionario. Se solo sapessero che la mia vera ricchezza è che la mia vita non è stata facile... ed è stato proprio questo che mi ha fatto diventare quello che sono ora. In altre parole, e come dice un vecchio proverbio: "L’avversità è il miglior Maestro". Con l'avversità si può diventare una persona migliore o peggiore. Fortunatamente, dalla mia infanzia, sono sempre voluto diventare una buona persona. E aspetto, prima di morire, di riuscire ad ottenere il mio obiettivo. Dopo aver preparato il nostro corpo e il nostro arsenale, dobbiamo essere chiari su quali sono i nostri obiettivi e, nella loro ricerca, analizzare dove stiamo fallendo e che cosa dobbiamo ancora migliorare. Io sono uno di quelli che, pur avendo vinto un incontro per strada o un evento sportivo, penso sempre che avrei potuto fare di meglio. Per quanto riguarda la strada, forse avrei potuto impedire la lotta, o per lo meno causare meno danni all'avversario. Nell’attività sportiva lo so che ho migliori condizioni e capacità. Non dobbiamo dimenticare o ignorare che, al momento decisivo, il sistema nervoso ci può giocare un trucco e il minimo che si possa dire è "avrei potuto far di meglio", e il peggio, nel caso di essere stato sconfitto, sarebbe: "Avrei dovuto allenarmi di più". Dovremmo essere in grado di distinguere i diversi tipi di combattenti che esistono oggi, al fine di impostare le nostre strategie e raggiungere la vittoria, per quanto difficile possa essere il nostro avversario. Cioè, avere una buona preparazione fisica e un completo arsenale di elementi tecnici a nostra disposizione non è sufficiente, dobbiamo anche analizzare durante i primi trenta secondi "come respira il nostro avversario". Molti combattenti entrano rompendo nel tentativo di spazzare via l'avversario in quei primi trenta secondi. Se si riesce ad avere successo, "BRAVO!", ma molto probabilmente non sarà così, inoltre avrete
esaurito le risorse "fisiche", che sono di primaria importanza, e, da quel momento in poi, la vostra mente non sarà in grado di continuare a dirvi "Dai, dai, va avanti, tu puoi farlo! ", perché il sistema nervoso e l'esaurimento fisico diranno di no. Questo mi riporta alla mente la vecchia battuta di quel lottatore che, dopo aver subito tre o quattro round, una severa punizione da parte dell'avversario, chiede il suo allenatore: "Come va il punteggio? Come va il punteggio?" E l'allenatore, che ha cercato di incoraggiarlo in tutto il combattimento, risponde: "Beh, se lo uccidi, otteniamo un pareggio." Ci sono combattenti con una grande capacità di resistenza fisica per assorbire i colpi dai loro avversari e possono sopportare un sacco di punizioni e continuare lottando come se non fosse successo nulla... questo tipo di pugili riesce a logorare l'avversario o addirittura intimidirlo quando comincia a sentire che la sua forza lo abbandona. Ci sono anche quelli di carattere lineare, che stabiliscono la loro avanzata costante in linea retta e si spostano sempre all'indietro quando attaccano. E altri si muovono in cerchio, cioè, ballando intorno a noi, sempre rompendo angoli e destabilizzando i nostri attacchi. É una buona strategia di lotta! E ci sono anche quelli che sono sempre al traguardando delle nostre azioni per svolgere le loro reazioni. Ci intercettano, a volte si ritirano, ma, curiosamente, attaccano. E, naturalmente, ci sono quelli con una grande esperienza, che sanno tutto sul combattimento e ci provocano facendoci credere ciò che non è e portandoci all’interno del loro territorio. "La saggezza viene con l’età." In ogni caso, il combattimento è un tipo d’allenamento e dimostra che, al momento decisivo, dovrebbe essere come gli scacchi... in altre parole, si deve utilizzare la testa piuttosto che il corpo, soprattutto perché il lato fisico e tecnico è già al nostro comando. Come ho detto, se voglio mostrare i muscoli addominali, semplicemente mi alleno e una volta che li ho sviluppati, già li ho e posso mostrarli ogni volta che voglia farlo, tutto ciò che serve è tesare il corpo ed ecco lì.
L'attacco L'obiettivo negli incontri a pieno contatto è di essere efficace, una capacità che deve essere raggiunta attraverso un lavoro che ci permetta di progredire senza causarci lesioni gravi. Diversi esercizi dovrebbero fornire allo studente il massimo di risorse tecniche e l'opportuna capacità che gli permetta stimare la distanza del bersaglio e la sua mobilità, e sviluppare la forza d’impatto con una tecnica effettiva e, se possibile, definitiva. Un altro aspetto importante sviluppare è l'abilità di combinare queste tecniche in modo corretto, perché l'avversario non sempre cadrà al primo colpo. È importante imparare a colpire a due livelli, con tecniche simultanee di traiettoria diversa, anche a tre livelli, il che porta ad aprire un punto d'attacco.
Kenpo
“Dopo aver preparato il nostro corpo e il nostro arsenale, dobbiamo essere chiari su quali sono i nostri obiettivi.”
Evitare di "telegrafare" l'attacco, rendendolo più veloce dell'occhio umano, impedirà la difesa. Tuttavia, telegrafare un colpo può essere a volte una buona tattica per ingannare l'avversario, e il modo in cui abbiamo impostato la guardia con la posizione dei nostri piedi e le nostre mani. Con la nostra guardia possiamo incitare il nostro rivale offrendogli aperture che lui attaccherà con ogni probabilità. E la nostra vera intenzione è che lui ci attacchi, perché saremo ad aspettarlo. Cercare di aprire il punto fondamentale sarà decisivo, "toccando" altri punti chiave per distogliere l'attenzione dell'opponente ... è la grande caratteristica dell’arte sublime e definitiva di raggiungere i punti vitali!
Il concetto di difesa È necessario che lo studente sappia che cosa è un colpo è sia consapevole della sensazione di essere colpito, senza che questo rappresenti un pericolo reale per la sua integrità fisica, ma che gli permetta di sapere come sarebbero l'effetto e le conseguenze di questi impatti nel combattimento. Per non parlare della vita reale... in altre parole, gli incontri in strada!
Kenpo Egli deve anche evitare il vizio della falsa sicurezza che for nisce una difesa e un contrattacco, senza reazione dalla parte dell'opponente. Cioè, dobbiamo conoscere la sensazione di essere di fronte ad un avversario che potrebbe reagire movendosi con forza e in modo aggressivo e raggiungerci se non facciamo nulla per fermarlo o confidiamo eccessivamente in quella falsa sicurezza. Questo è molto importante. Generalmente, lavoriamo su un falso fondamento in cui il nostro compagno di allenamento non ci attacca veramente e, com’è il caso nella maggior parte delle sessioni d'allenamento in scuole e palestre, non ha nemmeno l'intenzione di reagire, limitandosi a ricevere le nostre tecniche, e permettendoci di esibire le nostre catene di attacchi. Un'altra cosa da prevenire è la sensazione di sfuggita o allontanarsi dall'avversario permettendo un percorso più lungo per i suoi movimenti che incrementerà notevolmente il potenziale dei suoi colpi, cioè, evitare di lasciare distanze che permettano la sua reazione in contrattacco. Se gli diamo spazio, lui avrà l'opportunità di vedere con chiarezza i nostri punti e riorganizzare se stesso e anche la distanza per usare le sue varie armi contro di noi. Se riusciamo a entrare nel suo perimetro e continuiamo ad attaccare in avanti, lui sarà costretto a ritirarsi fuori equilibrio, perdendo così la forza nei suoi contrattacchi e privo di visione. A parte la punizione che allo stesso tempo possiamo infliggergli, dobbiamo mantenere il suo corpo e la sua mente occupati. Si deve capire che la miglior difesa è l'attacco, anche se questo sembri essere contro il principio della non-violenza nell'arte della mano vuota.
Mettendosi alla prova Ci sono tre modi per testare la nostra efficienza. Innanzitutto l'aria, in secondo luogo l'attrezzatura e il terzo è l'uomo. Nell'aria s v i l u p p i a m o coordinazione, velocità, fluidità, equilibrio, accuratezza, ecc L'attrezzatura può essere sacchetti di sabbia, PAO, guanti, protezioni, ecc. E, infine, l'uomo sarà il nostro avversario, che si muove, difende e contrattacca.
“Molti combattenti entrano nell'area di combattimento come uno tsunami nel tentativo di spazzare via l'avversario in quei primi trenta secondi. Se si riesce ad avere successo, "BRAVO!", ma molto probabilmente non sarà così.”
REF.: • LEVI LEVI8
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ORDINALA A: Budo international.com
Kyusho
Dato che le Arti Marziali hanno messo in evidenza il Grappling, è imprescindibile che anche l'artista marziale si prepari per questa eventualità. In qualunque sforzo marziale l'obiettivo basilare è massimizzare il potenziale minimizzando lo sforzo. Il Kyusho aiuta ad ottenere questo risultato più rapidamente, più facilmente e più efficacemente di altri sistemi. Ancora, conoscere le strutture anatomiche deboli dell'avversario e le risposte automatiche delle stesse, non offre solo al praticante di Kyusho il vantaggio della sorpresa e dell'efficacia, ma anche quello della strategia. Dalla posizione di clinch in piedi, le spazzate e i controlli... fino alla finalizzazione, tutti i componenti del Grappling sono idonei per l'applicazione di questa conoscenza e di questa abilità. Davanti all'abbondanza dei punti di pressione, c'è sempre un obiettivo disponibile. Perciò non importa in quale situazione vi troviate con l'avversario o, cosa assai peggiore, in quale situazione vi tenga lui, c'è sempre una soluzione che vi darà il vantaggio ed il vostro avversario non saprà qual è il vostro obiettivo. Testo: Evan Pantazi Foto: © www.budointernational.com
I punti vitali applicati al Grappling
“L'abilitĂ tecnica di accedere ai nervi ed indurre tutte le disfunzioni menzionate non solo facilita ed anticipa le finalizzazioni, ma risulta anche utile in molte altre posizioni e situazioni inaspettateâ€?
F
ocalizziamoci sul clinch, dove cominciano molti combattimenti reali ed anche molte competizioni, dove i due lottatori stanno in piedi e lottano per la loro posizione, il loro equilibrio e il loro vantaggio. Dato che molti sono coscienti (specialmente i lottatori ben allenati) delle spazzate, delle proiezioni e delle finte, cercano di sentirli e di compensarli. Hanno sviluppato un istinto naturale e possono persino essere superiori in stazza, forza e/o resistenza. L'equalizzatore di tutto questo è una buona conoscenza ed un buon allenamento del Kyusho. Mentre l'avversario si muove con voi, la sua mente e la sua intenzione si focalizzano sul cercare un'opportunità dove il vostro equilibrio e/o posizione siano vulnerabili. Non fanno molta attenzione alla posizione delle vostre mani, perché apparentemente non sembrano una minaccia. Non prevedono che con un giro del polso possiate fare centro nell'organo tendineo di Golgi dei gomiti, il quale neurologicamente debiliterà tutto il loro corpo, il quale si muoverà per rispondere al suo stesso sistema nervoso, invece di rispondere alla loro mente e al loro pensiero. Il loro corpo automaticamente ed istantaneamente risponderà a voi e non a loro, e quanto ha valore una cosa del genere in un conflitto? Applicando loro una chiave al gomito, rapida ed efficace, e facendo loro perdere facilmente l'equilibrio, senza che siano capaci di evitarlo, avrete guadagnato l'entrata, la posizione o la spazzata... ma questo è solo il principio! Una volta caduti, potete passare per esempio ad una leva al braccio laterale; ma conoscono questa tecnica attraverso il loro allenamento e possono opporsi, a meno che, ovviamente, non premiate il punto del Polmone 8 (L-8) nel polso, debilitando il braccio e causando loro dolore, il che fa loro pensare di ritirarsi o di proteggersi, invece di contrattaccare. Prima che si rendano conto verranno finalizzati, ma non per il blocco del braccio, bensì per il dolore e la disfunzione di un punto corporale o della testa che avrete poi utilizzato. Passando da punto a punto non vi occuperete solo dell’aspetto fisico, ma anche dell’aspetto mentale e facendolo avrete
1. Quando è in montada è facile tirare l'avversario utilizzando i punti Kyusho delle braccia. 2/3. Se l'avversario si colloca in una posizione di presa forte, i punti corporali saranno di difficile accesso, ma i punti della testa, come quello del Triplo Riscaldatore 17 (TW-17), possono debilitare la sua presa. 4/5. Gli obiettivi Kyusho espongono e debilitano sempre piÚ punti per il loro uso, come quello dello Stomaco 9 (ST-9), per continuare la fuga o il contrattacco. 6/7. Poi possiamo conquistare il controllo ed immobilizzarlo utilizzando altri punti, come quello del nervo mentoniano.
“I nervi del corpo hanno risultati prevedibili e per l'artista marziale che lavora su di essi, l'individuo più giovane, più rapido e più in forma fisica non è necessariamente in vantaggio. “
“È molto importante considerare gli aspetti di disfunzione di ogni punto quando siamo in contatto fisico con l'avversario. Ciò accade perché dobbiamo evitare di attaccare un punto la cui reazione possa trascinarci con lui verso il suolo.”
confuso il loro spirito. Questo è dovuto al fatto che gli attacchi non derivano solo da voi, ma li percepiscono anche dall’interno e provocano reazioni involontarie alle vostre iniziative. I nervi del corpo hanno risultati prevedibili e per l'artista marziale che lavora su di essi, l'individuo più giovane, più rapido e più in forma fisica non è necessariamente in vantaggio. Possono passare dal controllo alla fuga e alla finalizzazione combinando una serie di bersagli ai quali possono accedere. Se l'avversario è stato abbastanza abile da rimettersi ed applicare un contrattacco, si può ritentare più volte. Sapendo semplicemente dove sono questi obiettivi vulnerabili e come reagisce l'avversario ad ognuno di essi, si può pianificare una strategia, portando l'avversario di posizione in posizione senza permettergli di recuperare l'equilibrio, la base o la posizione. Abbiamo studiato vari bersagli nervosi e la varietà di possibilità che offrono. Ora dobbiamo imparare altre abilità e livelli di capacità praticando su tali obiettivi. È molto importante considerare gli aspetti di disfunzione di ogni punto quando siamo in contatto fisico con l'avversario. Ciò accade perché dobbiamo evitare di attaccare un punto la cui reazione possa trascinarci con lui verso il suolo. Bisognerà fare maggiore attenzione al come e al dove cade, se si piega o se salta, tutto per la nostra sicurezza ed il nostro vantaggio. Ora è molto più importante comprendere quali punti faranno curvare la schiena all'avversario ed estendere le sue estremità e quale punti le faranno collassare o contrarre, poiché saranno connessi a noi molto più intensamente e lotteranno per recuperare l'equilibrio o la posizione. Questo ci permetterà anche di imparare ad aprire o chiudere i suoi movimenti corporali, ma soprattutto a rendere accessibili nuovi obiettivi per utilizzarli in un secondo momento. Se, per esempio, l'avversario ci afferra con forza con tutte e due le mani, i muscoli delle sue braccia e tutti quelli della parte anteriore del suo corpo saranno tesi, di modo che le strutture nervose rimarranno nascoste o protette dall'attacco. La schiena, la testa ed in alcuni casi le gambe (a seconda se si stia al suolo o in piedi) saranno gli unici punti accessibili. Attaccando
correttamente i possibili obiettivi, apriremo bersagli nella parte frontale per usarli in un secondo momento. Questo concetto presuppone una sfida dinamica ed in costante movimento quando applichiamo il grappling, soprattutto al suolo. Per mezzo di un allenamento adeguato, sarà sempre più semplice migliorare la capacità del praticante in tutti i livelli. Per saper riconoscere gli obiettivi accessibili e vitali, la dinamica cangiante del movimento umano, l'accessibilità degli obiettivi -specialmente in situazione di stress- è necessario uno studio intenso ed esigente. Questo colloca in primo piano un'altra nuova abilità, quella del senso del tatto e della localizzazione dei punti. Nel Grappling in generale non si dispone di una visuale ampia il novanta percento del corpo dell'avversario rimane nascosto e per questo motivo è importante sviluppare l'isolamento tattile dei punti. Come sappiamo già grazie ad altri studi, i punti sono sempre avallamenti tra strutture corporali di ossa, tendini e muscoli. Quando applichiamo il Grappling e manteniamo il contatto con l'avversario, le mani cadono in modo naturale su questi avallamenti. Imparare a sentire la via verso questi obiettivi aumenterà la nostra conoscenza in tutti i livelli dello
Scappare è, a seconda dei casi, uno degli aspetti più importanti del Kyusho nel Grappling, quando l'avversario è in vantaggio, perché è sopra di noi, su un fianco o sulla nostra schiena.”
“Conoscere le idiosincrasie fisiche essenziali del corpo umano incrementerà anche il valore del vostro arsenale personale. Sapere, per esempio, che quanta più forza si usa nelle braccia, tanto più si debilitano i nervi della testa, non ha prezzo.”
studio. Ogni volta che aumenterete la conoscenza in qualunque aspetto dell'allenamento, aumenterete esponenzialmente le vostre capacità e perfino le possibilità future. Acquisire questa abilità migliorerà tutte le vostre tecniche. A questo dovrete aggiungere il dolore che si provoca nell'avversario utilizzando i nervi (i recettori corporali del dolore), per attaccare i meccanismi interni. Questa escalation del dolore, alla quale una persona non è esposta normalmente, disarma e confonde molto. Questo dolore non si registra solo localmente come un tipico attacco esterno, bensì come un attacco profondamente penetrante che può diramarsi persino in altre parti del corpo. Normalmente si manipola solo un punto, ma man mano che migliorerete l'applicazione in una situazione di Grappling, vi appariranno molteplici obiettivi. Utilizzando molteplici punti, a volte si produce anche la sensazione di crampo che può verificarsi in modo diretto o su alcune combinazioni di nervi, agitando tutto il corpo dall'interno come se si fossero infilate le dita in una presa elettrica. Questo dolore non solo è sconosciuto, ma per la maggior parte della gente, sperimentare questa sensazione produce confusione e perfino paura. Quando si usano costantemente questi attacchi ai nervi con ogni tocco o manovra, l'avversario comincia a sentire apprensione e ad avvilirsi con ogni movimento. Questo lo mantiene nervoso e sulla difensiva, invece di tranquillo e sull'offensiva e, di conseguenza, è meno capace di utilizzare la propria strategia. Questo si somma alla novità del comportamento e del metodo sconosciuti, dandovi il vantaggio della sorpresa e mantenendo sotto stress l'avversario. A volte, in alcuni casi, mantiene l'avversario in un tale stato che ogni movimento che fate, gli sembra un attacco di Kyusho. Ma, come sappiamo, il corpo umano può abituarsi praticamente a qualunque cosa con il tempo ed adattarsi per conservare la sua posizione. Se continuate ad attaccare su un nervo ad ogni movimento, alla fine l'avversario si abituerà a questo, si adatterà e perderete il vantaggio - e quindi è addirittura possibile che il fattore sorpresa passi dalla sua parte. Applicare le manipolazioni del Kyusho in maniera sporadica
con un ritmo ed un’intensità discontinui funzionerà sempre a vostro favore. Questa è una chiave preziosa in tutto quello che vi proponete di fare. Come Miyamoto Musashi diceva costantemente nel suo testo classico sulla strategia marziale Il Libro dei Cinque Anelli: “Studiatelo bene”. L'abilità tecnica di accedere ai nervi ed indurre tutte le disfunzioni menzionate non solo facilita ed anticipa le finalizzazioni, ma risulta anche utile in molte altre posizioni inaspettate. Possiamo ottenere rapidamente una finalizzazione per mezzo del dolore e della disfunzione in tutte le aree del corpo. Tutto dipende da quello che possiamo ottenere o da quale posizione abbiamo collocato l'avversario. Il Kyusho ci permetterà di contrattaccare, inoltre, qualunque sforzo di resistenza alle chiavi o alle finalizzazioni. Per esempio, se andassimo ad applicare una chiave al tallone di Achille, un modo facile di resistervi è flettendo all'indietro il piede per rinforzare e tendere il tendine, affinché l'organo tendineo di Golgi ed il nervo sottostante rimangano protetti. Tuttavia, a sua volta questo può evitarsi attaccando un punto situato un po' più su nella gamba dell'avversario, che provoca la disfunzione ed il rilassamento dei muscoli e dei tendini di tutta la gamba, permettendoci di accedere all'organo tendineo di Golgi e al nervo sottostante... ed ottenendo di conseguenza la finalizzazione a causa del dolore. Scappare è, a seconda dei casi, uno degli aspetti più importanti del Kyusho nel Grappling, quando l'avversario è in vantaggio, perché è sopra di noi, su un fianco o sulla nostra
“Quando si usano costantemente questi attacchi ai nervi con ogni tocco o manovra, l'avversario comincia a sentire apprensione e ad avvilirsi con ogni movimento.”
“Nel Grappling è imprescindibile la rapidità e la sorpresa al fine di attivare correttamente un nervo.”
schiena, la forza, l'equilibrio e la base non sono sempre disponibili. Ma con il Kyusho, premendo, penetrando, sfregando o colpendo i punti possiamo obbligare l'avversario a reagire in maniera involontaria ed imprevedibile, fornendoci un secondo di vantaggio per muoverci e collocarci in una migliore posizione. Provocando una reazione o una serie di reazioni successive di disfunzione temporanea è possibile mantenerlo sulla difensiva e collocarci in posizione di vantaggio o di finalizzazione. Questo non vuol dire che il Kyusho sia un metodo perfetto, poiché dipenderà sempre dall'abilità e dalla maestria del praticante al momento di applicarlo sull'avversario. Se la vostra abilità è inferiore a quella del vostro avversario, allora vi risulterà più difficile accedere ai punti nervosi per utilizzarli. Dipenderà sempre dall'allenamento dell'individuo il poter utilizzare o meno queste armi innovative ed efficaci. Nel Grappling è imprescindibile la rapidità e la sorpresa al fine di attivare correttamente un nervo. È diverso avere una persona incollata a noi quando si attivano gli obiettivi, invece di essere noi che ci attacchiamo a lei con metodi di vibrazione, balistica o compressione. Gli effetti energetici e di spazzata ora assumono maggiore importanza rispetto agli altri livelli, perché quando l'avversario ci afferra con intenzione, si produce un trasferimento addizionale di energia dal suo corpo al nostro. Questo non solo crea un ricettacolo per la sua energia, ma passa anche attraverso di noi riducendo le nostre possibilità e le nostre funzioni corporali. Ma dato che la forza e la velocità non sono più necessarie, possiamo stravolgere questa intenzione con un solo attacco su un nervo disponibile. Questo succede per esempio quando i nervi di una persona si manipolano adeguatamente. L'impulso converge al cervello per la sua analisi e poi diverge in un'azione per proteggersi. Questo fa in modo che tutta l'energia che riceviamo dall'avversario, possa essere usata nella contrazione o nell'espansione di questi movimenti di reazione. Conoscere le idiosincrasie fisiche essenziali del corpo umano incrementerà anche il valore del vostro arsenale personale. Sapere, per esempio, che quanta più forza si usa nelle braccia, tanto più si debilitano i nervi della testa, non ha prezzo. Quando il vostro avversario vi afferra, la cosa più sicura è che usi la forza per sottomettervi e facendolo dovrà tendere il braccio, la spalla, il petto ed altri gruppi muscolari di appoggio. La contrazione di questi muscoli implica l'attivazione dei nervi, il che a sua volta debiliterà i nervi della testa e del collo (rendendoli più sensibili), poiché l’allungamento e l'attività neurologica addizionale sono imminenti. A sua volta, dato che tutto ha una reazione eguale ed opposta, attaccando i nervi della testa debiliteremo anche
le braccia. In una leva al braccio laterale, per esempio, se l'avversario si afferra il braccio con l'altro per ostacolarla, i punti della testa diventeranno molto sensibili. Per debilitargli rapidamente il braccio e liberarci, premeremo semplicemente con la base il nervo situato dietro l'arco della mandibola, il Triplo Riscaldatore 17 (TW17). Il dolore non sarà solo intenso, ma debiliterà completamente il braccio e libererà la presa. Una volta che il praticante si sente a suo agio con tutte le chiavi, le finalizzazioni, le fughe, ecc., deve sperimentare il Grappling per comprenderlo e fare di questa conoscenza una vera abilità. La spontaneità e l'abilità di fluire con l'avversario mentre si cercano e si attaccano i nervi, richiederà all'inizio cooperazione, ma alla fine la otterrete anche se l'avversario cercherà di resistere ai vostri attacchi. Quando riuscirete a superare tranquillamente la difesa e la resistenza dei vostri compagni, avrete raggiunto un maggior grado di abilità, ma come sapete, rimane sempre dell’altro lavoro da fare.
Se pensate che questo tipo di studio richieda tutta la vita, avete ragione, ma con l'allenamento adeguato fluirà in modo naturale. Dovete essere pazienti nella vostra ricerca, perché il Kyusho applicato al Grappling vi porterà a nuove dimensioni in quanto a localizzazione, accessibilità e
manipolazione dei punti, ma vi permetterà inoltre non solo di attaccare l'avversario ad un livello fisico, ma anche mentale e vi renderà capaci persino di debilitare il suo spirito... tutto attraverso la strategia. Non è questo il massimo livello al quale aspirano tutti gli artisti marziali?
Kyusho
Testo: Carlos Jódar & Ingmar Johansson Trascrizione: Mamiko Onoda Foto: © www.budointernational.com
È la prima volta che questo Gran Maestro e leggenda vivente del Kenpo visita gli studi di Budo International e registra addirittura un video per noi. Huk Planas è una persona gentile, simpatica e con una tranquilla vivacità. E' un piacere parlare con lui. Generoso nelle sue chiacchierate, ci ha concesso un'intervista nella quale entra in interessanti dettagli della storia del Kenpo e dello stesso Ed Parker, che faranno le delizie degli amanti del genere. Un uomo ed un Maestro che occupa meritatamente la nostra copertina questo mese e che ci lascia inoltre un video magnifico, pieno di insegnamenti e di chiavi, da non perdere!
Ed Parker’s Kenpo “Io sono stato molto vicino ad Ed Parker e a Bruce Lee, ma non li ho mai visti assieme, o almeno non li ho mai visti parlare di Kenpo”
Ed Parker’s Kenpo B.I: Come ha cominciato la pratica delle Arti Marziali e come cominciò la pratica del Kenpo? R.P: Negli anni sessanta lavoravo come musicista, ma un giorno io ed un mio amico guidavamo vicino a Fresno, California (da dove sono originario) e passammo accanto ad una scuola di Karate dove insegnavano Kenpo. Il mio amico decise di provarci, ma io rifiutai perché non volevo rovinarmi le mani. Dopo un po' di tempo il mio amico mi chiese di passare alla scuola, perché gli avrebbero concesso un grado. Io non sapevo dove ci dirigevamo, sapevo assai poco sulle scuole di Karate. Il mio amico mi portò ad una scuola di Kenpo, dove vidi alcuni miei amici musicisti allenarsi ed essi mi convinsero che le mie mani non avrebbero subito danni con la pratica del Kenpo. Quindi furono loro a convincermi e così cominciai a praticare... B.I: Chi erano gli istruttori di questa scuola, in quel momento? R.P: I principali istruttori di allora erano Tom Kelly, cintura nera primo grado, e Steve Labounty, cintura nera secondo grado. B.I: Quando conobbe Ed Parker? R.P: Ogni anno, Tom e Steve organizzavano un torneo ed invitavano il sig. Parker. Ed Parker normalmente distribuiva i certificati nelle cene promozionali e la prima volta che lo conobbi, fu ad una di queste cene. B.I: In poche parole, che cos'è il Kenpo? R.P: Dico sempre che il Kenpo è un gioco di regole e di principi del movimento. Bisogna studiarli e capire il perché ci muoviamo in un modo o in un altro. Noi, come istruttori, vogliamo che ci vengano formulate delle domande, anche se in altre scuole non si ha il permesso di farlo. B.I: Che qualità considera importanti, per essere un buon istruttore di Kenpo? R.P: Comprendere che cos'è il Kenpo, le sue regole, i suoi principi di potenza e di movimento, ed assicurarsi che vengano usate. Non è magia, in primo luogo si tratta di sforzo, per chi comincia a praticare la lotta; perciò questo viene chiamata difesa personale. Bisogna finire quello che si ha per le mani. Bisogna essere dei bravi allievi prima di diventare dei bravi istruttori. Tutte le persone che insegnano dicono la stessa cosa: i migliori allievi sono quelli che diventeranno i prossimi istruttori e che manterranno il sistema. B.I: Ricorda qualche aneddoto o episodio in particolare relativo ad Ed Parker o una delle sue citazioni che le piace?
Ed Parker’s Kenpo R.P: “Ciò che è inutile e ciò che è utile si conosce solo con il tempo, l'esperienza e la logica”. Richiede tempo giungere ad una conclusione personale. Questo significa che la mente ed il modo di pensare delle persone cambia molte volte; si può pensare che qualcosa sia logico e vada bene, ma con il tempo ci si può rendere conto che ci si sbagliava. B.I: Bruce Lee ha in qualche modo influenzato Ed Parker e, quindi, il Kenpo?
Intervista R.P: Posso solo supporre e pensare di sì. Il Maestro parlò con Bruce e vedo che alcune cose che Bruce faceva, anche noi le facciamo. Io ero vicino ad Ed Parker e vicino a Bruce Lee, ma non li vidi mai insieme, o almeno non li mai parlare assieme di Kenpo. B.I: Qual'è oggi il principale problema del Kenpo e che cosa pensa del suo futuro? R.P: Penso che i problemi principali del Kenpo siano gli istruttori non qualificati. Ci sono molte persone che impartiscono lezioni magari perché sono state obbligate a farlo, o perché sono state messe in quella situazione, che in realtà non conoscono a sufficienza il Kenpo ed insegnano solo quello che è stato loro detto. Questo succede a livello mondiale. B.I: Quali parti del programma sono scritte e in realtà non sono necessarie? R.P: È semplice: ciò che non è necessario è ciò che non è utile. Tutto dovrebbe essere utile ed insegnare qualcosa. Se si tratta solamente di un “lavoro superfluo” (cose che si insegnano nelle classi, ma che in realtà non sono utili e si insegnano solamente per mantenere l'allievo occupato), allora non è produttivo. Con questo mi riferisco a quanto dissi a proposito della capacità di distinguere tra cosa è utile e cosa non lo è, e questo si acquisisce con il tempo, l'esperienza e la logica. B.I: Include le “extensions” tra il materiale inutile? R.P: Non mi piacciono le estensioni, non mi sono mai piaciute. Quando insegniamo una tecnica con 7 o 10 movimenti e mi domandano che cosa si deve fare dopo, penso che l'allievo non abbia imparato molto. La maggior parte delle estensioni che scriviamo (l'arancione e la metà viola), all'inizio erano solo la finalizzazione di una categoria. B.I: A cosa si riferisce quando parla di finalizzazione di una categoria? R.P: È semplice. Prendiamo un movimento, un modello di colpo, qualunque cosa e dimostriamo tutti modi possibili di utilizzarlo, da diversi angoli (verticale, orizzontale, diagonale...). Una volta che hai fatto questo, la categoria è finita, finalizzata. B.I: Per cui lei non sprecherebbe molto tempo su queste estensioni, non è vero? R.P: Come dico ai miei allievi, create le vostre estensioni perché quando si arriva ad un combattimento e si applicano le tecniche che si conoscono, ma il vostro avversario è ancora in piedi, pronto a battersi ancora,
“Ed Parker addestrò solo trentacinque cinture nere ed assai poche di esse impartiscono ancora lezioni.”
Ed Parker’s Kenpo
rimarrete solo voi e lui, perciò bisogna essere pronti ad improvvisare e ad uscirsene con qualcosa di personale e fare in modo che funzioni. Il sig. Parker diceva sempre a tutti che se una persona conosceva da molto tempo la forma quattro - e capiva perfettamente ciò che essa implicava -, in qualsiasi momento le avrebbe concesso una cintura nera. C'è molto “lavoro superfluo” nel sistema, per far fare alla gente qualcosa e far pagare così la retta della scuola di Karate. Alla fine, la gente non vuole accettare il fatto che anche una scuola di Karate è
un negozio. Ogni sistema è “colpevole” di questo, perché la gente si guadagna da vivere con esso. B.I: Ci sono molti modi differenti con cui si può fare una tecnica, pensa che siano tutti accettabili? R.P: Ai vecchi tempi c'erano molte varianti di una sola tecnica e c'era la A, B, C, D, E, F e la G ed a volte perfino la H o la I. Tuttavia, come ho detto, il Kenpo è un gioco di regole. Tutto quello che faccio è andare in giro per il mondo a correggere la gente, perché forse
Ed Parker’s Kenpo l'istruttore non imparò le regole prima di tutto il resto. Ed Parker addestrò solo trentacinque cinture nere ed assai poche di esse impartiscono ancora lezioni. Ci vuole molto tempo per formare istruttori qualificati. Finché queste varianti non violano nessuna regola e/o principio di movimento, allora vanno bene. B.I: Crede che il Kenpo sia cambiato dagli anni sessanta ai novanta? Se è così, com'è cambiato? È stato aggiunto qualcosa di nuovo?
R.P: Penso che nulla di valore sia stato aggiunto. Non c'è niente di nuovo che non sia già stato scritto. Forse sono state aggiunte alcune nuove estensioni. B.I: Chi fu il creatore delle forme lunghe 7 e 8, e che cosa pensa di esse? R.P: Non importa chi le creò. Innanzitutto, se le estensioni fossero veramente necessarie, sarebbero state scritte quarant'anni fa, come tutto il resto. Il Kenpo non è un sistema armato. Le armi ed i principi delle armi sono differenti dalle regole a mani nude. La gente che si allena in veri sistemi con armi, danno un'occhiata a quelle forme e scoppiano a ridere. Di solito dico alla gente che se vogliono imparare ad usare le armi, dovrebbero studiare dei veri sistemi con armi. B.I: Secondo lei, quali sono i sistemi più importanti da insegnare e perché? R.P: Qualunque cosa abbia valore è importante e va insegnata, perciò se un sistema è legittimo e lei può ottenere qualcosa di
Ed Parker’s Kenpo prezioso da esso, allora eccellente! Altrimenti, è solamente “lavoro superfluo”. B.I: Perché il sig. Parker si riferiva sempre al Kenpo come Kenpo Americano? R.P: Non ricordo che Ed Parker utilizzasse il termine “Kenpo Americano”. Sia il Kenpo che il Karate sono termini orientali. Al principio fu chiamato Kenpo Hawaiano o Kenpo Polinesiano, perché alle Hawaii si unirono tutte le tecniche. Quando le Hawaii divennero uno Stato degli Stati Uniti, allora cominciò ad essere chiamato “Kenpo americano”. Se la Cina fosse uno Stato americano, allora anche il Kung Fu sarebbe americano, ma non è così perché è cinese. Ma, come ho detto, non ho mai sentito il sig. Parker riferirsi al Kenpo come Kenpo americano. Altre persone lo facevano, per le ragioni appena spiegate. B.I: Perché si cominciò a scrivere Kenpo con la lettera “n” e non con la “m”? R.P: Ci sono molte storie al riguardo. Una volta sentii dire che la parola era stata scritta male in un articolo di un periodico Hawaiano e rimase così. Ho sentito anche che si fece il cambio per sillabarla in maniera differente da quella Giapponese, sia Karate che Kenpo sono termini giapponesi. B.I: Molta gente sostiene che la parola “Karate” non dovrebbe far parte del nome del vostro sistema, perché in realtà non fate Karate. Tutto questo ha una qualche ragione storica o precedente? R.P: Lei utilizza il termine che tutti conoscono, tuttavia quando il sig. Parker mise un cartello con la scritta “Karate” davanti alla sua scuola, alcuni pensarono che fosse un ristorante messicano! È usato come termine generico. Quando si parla con qualcuno che conosce il Karate Kenpo, si usa solamente la parola Kenpo. B.I: Dopo che un allievo ha passato l'esame per ottenere la seguente cintura, riceve dall'istruttore un “calcio” di promozione. Che cosa simbolizza? R.P: Nella lingua inglese ci sono molte espressioni che usano il termine “dare calci”, come per esempio “dare un calcio ad un lavoro”, “essere calciato da un posto”. Apprezzo quello che di solito diceva il sig. Parker: “I calci dell'istruttore all'allievo servono per causare una piccola sofferenza come ricompensa a tutto il dolore e la sofferenza che l'allievo ha causato all'istruttore durante il periodo di addestramento”. Era simbolico, quando un allievo veniva calciato con forza, tutti assentivano e pensavano: “Ah! Ha fatto un buon lavoro”. La gente di solito si offendeva quando il sig. Parker non le dava un buon calcio e pensava: “Che cosa avrò fatto di male?” B.I: a proposito delle forme, ne insegnate qualcuna che potremmo definire sbagliata? R.P: Sbagliata non è la parola giusta. Differente da come si esegue la tecnica, è più corretto. Questo si
Ed Parker’s Kenpo faceva normalmente in molte scuole. Ho visto gente insegnare alcune cose invece di altre, per nascondere e mantenere piccoli “segreti”. Tuttavia, la vera ragione dietro a tutto questo, era provare l'allievo per determinare se aveva capito quello che gli era stato insegnato. Se l'allievo non si rende conto che sta violando alcuni principi e alcune regole e non fa domande, allora non sta imparando molto. Ci sono anche molte persone che imparano a memoria le regole, ma poi sono inefficaci sul tatami di allenamento. B.I: Ha cambiato qualcosa del sistema originale? R.P: Non utilizzerei la parola “cambiamento” perché quando spiego il Kenpo lo faccio come se fosse una piramide invertita. Per costruire una piramide normale, avremmo una base larga e poi si arriverebbe alla parte superiore. Nel Kenpo cominciamo con un'unità e poi ne costruiamo due sopra e poi tre sopra le due precedenti…e così continuiamo ad aggiungere. Ho aggiunto cose e varianti secondo le regole ed i principi, ma non ho cambiato niente. B.I: Direbbe che le tecniche con armi nel Kenpo sono corrette, che vanno bene? R.P: Abbiamo due concetti: corretto e bene. Qualunque cosa può funzionare se il momento è quello giusto. Ma c'è un “se” condizionante in questa affermazione e ci sono oggigiorno troppi “se”.
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Ed Parker’s Kenpo La tecnica con armi è l'ultima che s'impara, perché si deve essere nelle condizioni di impugnare un'arma senza causarsi delle ferite gravi o la morte. Si può arrivare a delle contusioni e a dei gonfiori quando si lotta senza armi, ma non a morire. Insegniamo a muoverci dall'interno verso l'esterno e questa è sempre una buona idea, per allontanarsi dall'arma. Ma per la finalizzazione di una categoria, lei si muove dall'esterno verso l'interno, dove l'avversario può colpirvi facilmente ed usare l'arma in un batter d'occhio: la gente non pensa a questo! Allora gli insegniamo questo movimento di finalizzazione di una categoria, nel peggior momento possibile, il che significa che non dovrebbe muoversi dall'esterno -dove è in salvo- all'interno, quando c'è un'arma di mezzo. B.I: In relazione a quello che ha appena detto, non crede che alcune tecniche dovrebbero essere aggiornate, dato che attualmente è molto più facile trovarsi di fronte a gente armata? R.P: E' vero ed è quello che molti di noi hanno fatto. Tuttavia, lei sta parlando di una situazione nella quale ci si imbatte con una persona allenata e si finisce per lottare con lei, ma è molto inverosimile che due persone che conoscono le arti marziali si scontrino e si imbarchino in una lotta, non è realistico. Inoltre, le persone che praticano le arti marziali, le imparano come difesa personale e, per quello che ho visto, non sono solite causare problemi, né vanno per la strada ad attaccar brighe con la gente. B.I: Che cosa pensa del fatto che oggi ci siano tante cinture nere di alto livello nel Kenpo di Ed Parker? R.P: Molte persone fanno commenti al riguardo e si domandano perché il Kenpo sia il sistema col maggior numero di cinture nere. Molte di esse le hanno ottenute grazie al loro ego. Ci sono molte persone che non sono qualificate, ma è stato loro concessa la cintura nera. La ragione per la quale il sig. Parker aveva allievi cintura nera, a parte il fatto che l'avevano guadagnata col passare del tempo e con l'addestramento, è perché Ed Parker voleva diffondere il Kenpo e voleva dotare di autorità queste persone che diventavano rappresentanti del Kenpo nel loro Stato, nella loro regione o nella loro scuola.
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Ed Parker’s Kenpo B.I: Se il sig. Parker fosse ancora vivo, come crede che reagirebbe se vedesse lo sviluppo dell'arte marziale? R.P: Penso che ritornerebbe nella tomba. Secondo me, da quando il sig. Parker morì, il Kenpo non è avanzato, ha sperimentato invece un arretramento da dieci a vent'anni. Poco dopo la sua morte, sorsero più di venti organizzazioni. Un mio amico ne contò sessanta, il che mi sembra difficile da credere, ma lui non ha dubbi. Ci sono anche molti istruttori incompetenti in questo mondo, che insegnano liberamente il Kenpo. Quello che cerco di fare è dimostrare come tutto sia stato sminuito. A questa gente piace sentirsi rispettati, ma accade solamente quando si trovano nel loro luogo di insegnamento. La categoria, a meno che non ci sia del vero rispetto, non è buona. B.I: Ha una sua organizzazione di Kenpo? R.P: Molta gente pensa che io ne abbia una, ma non ho niente di legittimo. La gente parla del lignaggio di addestramento Parker-Planas o qualcosa di simile, ma come organizzazione o federazione non c'è niente in una carta che dica che la gente appartiene a questa o a quella. Serve solo alla gente per sapere dove si trova. B.I: Che cos'è esattamente il lignaggio Parker-Planas e come sta evolvendo attualmente nel mondo? R.P: La gente sa da dove vengo. Ci sono molti bugiardi in giro, che affermano di essersi allenati con il sig. Parker. La gente mi ha visto con il Maestro, mi ha visto lavorare con lui e plasmare per iscritto il sistema. Questa è la ragione per la quale ho un'agenda stretta e viaggio in tutto il mondo dando lezioni, ed anche molti dei miei ex allievi fanno lo stesso. Sull'evoluzione, non cresce a grandi passi, ma cresce. Alcune persone si allenano da sempre, ma non hanno imparato niente ed altre hanno imparato molto in poco tempo. Dico sempre: “Se ottieni facilmente il tuo grado, lo concedi con facilità. Se lo ottieni con difficoltà, lo concedi con difficoltà”. Io non concedo un grado, io insegno... B.I: Nel 1993 fece dei video sulle forme, farà altri video tecnici? R.P: Ho deciso di fare un DVD su quelle che chiamo le “tecniche del problema”, che sono tecniche che non possono essere imparate leggendo un libro e che sono essenzialmente tutte. Ci sono errori comuni ed io ho scelto credo dalle quaranta alle sessanta tecniche fuori dal programma di allenamento standard. B.I: Dopo tanti anni di insegnamento e di viaggi nel mondo per diffondere l'arte del Kenpo, che cosa la spinge a continuare a farlo? R.P: Non feci dei piani per diventare un istruttore di Karate. Come ho detto precedentemente, ero un musicista. Semplicemente è successo. Cominciai a dare lezioni quando ero cintura arancione. Quest'arte significa molto per me ed è per questo che a volte mi arrabbio e grido come un pazzo nelle mie lezioni, ma è solo perché mi preoccupo e voglio che le cose si facciano nel modo giusto. Ho visto gente dare lezioni con una sigaretta in mano ed una lattina di birra nell'altra, dicendo agli allievi che cosa fare, giusto per tenerli occupati. Si può dire che a queste persone non importi nulla degli allievi e del Kenpo.
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Ed Parker’s Kenpo Penso che i problemi principali del Kenpo siano gli istruttori non qualificati. Ci sono molte persone che impartiscono lezioni magari perché sono state obbligate a farlo, o perché sono state messe in quella situazione, che in realtà non conoscono a sufficienza il Kenpo ed insegnano solo quello che è stato loro detto. Questo succede a livello mondiale.”
B.I: È ottimista circa il futuro del Kenpo? R.P: Riuscire a far sì che tutti siano sotto lo stesso tetto, non succederà mai. Ognuno sceglie una via e la segue. Dobbiamo capire che il Kenpo non è per tutti. Si utilizza sempre il Kenpo in una lotta? Lo dubito, ma è importante che quello che impari sia privo di lacune. B.I: Qual'è il suo consiglio per qualcuno che vuole iniziare la pratica del Kenpo? R.P: Il mio consiglio è che deve sapere di che cosa si tratta. Questa è un'arte marziale utile a salvare la propria vita per la strada. Se non si realizza un addestramento duro e pratico, il Kenpo non potrà salvare nessuno. Non è questione di magia, è questione di lavorare con dedizione. B.I: Grazie Maestro Planas. R.P: Grazie a voi!
“Ci sono molti bugiardi in giro, che affermano di essersi allenati con il sig. Parker. La gente mi ha visto con il Maestro, mi ha visto lavorare con lui e trasporre per iscritto il sistema.”
DVD & Video
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Come di consueto, il Grandmaster John Pellegrini, una delle penne più penetranti delle Arti Marziali oggi, ci incanta con la sua esperienza e conoscenza. Maestro Pellegrini possiede la virtù unica di combinare la sua profonda conoscenza della tradizione, con la sua capacità di accoppiarla alla modernità pedagogica, in modo chiaro e ordinato. Per questa rivista è sempre un lusso e un piacere poter contare su i suoi articoli, mese dopo mese, anno dopo anno. Non perdete questa "favola"! Alfredo Tucci
UNA FAVOLA DELLE ARTI MARZIALI Grandmaster John Pellegrini C'era una volta una scuola di Arti Marziali che insegnava bambini, adulti, uomini e donne, un bello stile che era stato sviluppato per centinaia di anni, e si era evoluto attraverso numerose generazioni di maestri; era stato anche perfezionata e moderatamente modernizzato per adattarsi alle esigenze della società. Gli allievi imparavano le tradizioni dell'arte, la sua storia e la sua origine culturale. Inoltre, sviluppavano le loro capacità fisiche e le loro qualità tecniche e come applicarle in situazioni di combattimento. Il Maestro dell'Accademia non risparmiava alcuno sforzo per infondere un codice morale ai suoi allievi che potesse plasmare il loro atteggiamento nella loro vita quotidiana e gestire la loro condotta nel trattamento con altre persone. E lo faceva rilevando e insistendo sui dogmi dell'arte e coltivando il loro carattere tramite la
costruzione delle qualità necessarie per formare guerrieri pacifici e onorevoli. Il rispetto, l'umiltà, la fiducia, la compassione, il coraggio, la generosità, l'onestà, la lealtà e altre importanti qualità umane erano esaurientemente insegnate dal Maestro ai suoi studenti. Non fu all'improvviso, ma nel corso dei mesi, quando il Maestro si rese conto che stava perdendo studenti. Gli affari andavano malamente; in un primo momento, ha pensato che fosse dovuto alla recessione economica. Un giorno, una delle sue cinture più alte, un bravo giovanotto, gli disse che avrebbe smesso di frequentare la scuola. Il Maestro stordito, subito, con il suo solito spirito generoso, pensando che lo studente avesse quei problemi di soldi, gli disse che poteva continuare ad allenarsi gratis all'accademia fino a quando la sua situazione economica non fosse migliorata. Lo studente, visibilmente a disagio, informò il Maestro che la sua decisione non aveva nulla a che fare con il denaro e poi, a malincuore, gli disse che sarebbe partito per una nuova palestra di MMA, come molti altri stu-
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denti avevano fatto negli ultimi mesi, lasciando l'accademia per allenarsi lì. Il maestro ne fù deluso, comunque gli augurò ogni bene e gli disse che avrebbe sempre potuto tornare. Il giovane ringraziò il Maestro, era pronto a partire ma poi si fermò, si voltò e disse: "La prego di comprendere che non si tratta di nulla di personale nei suoi confronti, è semplicemente che le MMA sono davvero cool e tutti i miei amici stanno praticando; perché s'impara VERAMENTE a combattere, e l'istruttore mi ha detto che ho un grande potenziale per diventare un combattente e partecipare ai campionati." Quella notte, riflettendo sull'incidente e la situazione generale dell'Accademia, il Maestro si accorse che i tempi erano cambiati e la popolarità degli sport di "Gladiatori" trasmessi per televisione esercitava una notevole influenza su molti giovani. Moralmente non trovava nulla di intrinsecamente sbagliato con l'allenamento di MMA e ne pensava che fosse uno sport adatto a un numero molto ristretto di persone. Tuttavia sapeva anche che non era una vera e propria Arte Marziale nel suo senso pieno e autentico e
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che sarebbe sempre stata una moda passeggera, un intrattenimento in voga e uno sport spesso brutale che a molti spettatori piace guardare, ma pochi avrebbero voluto sperimentare. Così il Maestro decise di scoprire il modo in cui gli altri istruttori di Arti Marziali affrontavano la situazione e partì per visitare la maggior parte delle scuole nel suo paese. Quello che trovò fu incredibilmente deludente. Alcune delle scuole erano state chiuse. Altre avevano deciso, solo per ragioni economiche, di abbracciare almeno in parte il capriccio del momento e aggiungere un programma di MMA a loro offerte (spesso senza una conoscenza tecnica reale del vero allenamento di MMA!). Ma ciò che il Maestro ha trovato di più scioccante e deludente è che diverse scuole, al fine di sfruttare quella redditizia tendenza, avevano completamente cancellato le classi di Arti Marziali ed erano state completamente trasformate in una palestra di Mixed Martial Arts. Il Maestro era triste e un po' confuso. Non aveva mai visto una cosa del genere prima di allora? Non era successo molte volte in passato? Non capiscono che la moda, le tendenze e i trucchi popolari vanno e vengono costantemente? Nel corso degli anni, il Nuovo, l'Ultimo,
l'Imbattibile, i programmi per "diventare ricchi" sono sbiaditi via nel tempo. I corsi di "Bodyguard Training", garanzia di ottenere un contratto con la star di Hollywood; Il "BabySitting" travestito da "Arti Marziali dopo scuola"; le lezioni di Aerobica che pretendono di insegnare autodifesa; le tecniche segrete degli Israeli Commandos, delle Forze Speciali Russe; la Lotta di Strada Brasiliana... e così via. Si direbbe che abbiamo dimenticato le truffe del passato e stiamo aspettando la prossima cosa nuova che ci farà ricchi e famosi e, allo stesso tempo, risolverà tutti i nostri problemi... ma le cose non sembrano funzionare in questo modo. D'altra parte, le vere Arti Marziali avevano resistito alla prova del tempo ... per secoli. Il Maestro sorrise... aveva finalmente capito tutto. Per un certo periodo, i clienti della sua accademia sarebbero cambiati, ci sarebbero stati studenti più anziani, più uomini maturi, più donne, più bambini, e meno giovani e adolescenti pieni di testosterone. Per il Maestro era ovvio che questo, fosse proprio quello che sarebbe accaduto. E continuò a insegnare l'arte che amava e lui ei suoi allievi vissero tutti felici e contenti.
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“C'era una volta una scuola di Arti Marziali che insegnava bambini, adulti, uomini e donne, un bello stile che era stato sviluppato per centinaia di anni...”
“Non fu all'improvviso, ma nel corso dei mesi, il Maestro si rese conto che stava perdendo studenti. Gli affari andavano malamente; in un primo momento, ha pensato che fosse dovuto alla recessione economica.”
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Minou Risso
mail: budo.cinturanera@gmail.com
Una storia classica di successo
ALLORA, È KAHANA UNO STUNTMAN DI HOLLYWOOD? É essenziale capire questo per capire Scritto dal famoso artista marziale e Kahana, l'uomo. leggendario stuntman di Hollywood, “Sono nato nelle isole Hawaii, il 16 Kim Kahana Sr. ottobre, 1929. Mio padre ha servito Può accadere che n o n nell’United States Coast Guard ed era riconosciate il mio nome o il mio istruttore di Judo e Aikido e ha volto, ma se avete mai guardato insegnato sia al grande pubblico e alla mia famiglia. All'età di quattro anni e l a t e l e v i s i o n e o u n f i l m mezzo era già molto bravo in entrambe caratteristico, m o l t o le arti. Nel 1934 mio padre fu trasferito probabilmente mi avrete visto da Sand Island, Hawaii, a Osaka, in più di una volta; io sono Kim Giappone, e mi prese con sé, lì studiai Kahana Sr, il tizio che attraversa con Sensei Hanna Fusa per circa tre il vetro della finestra del bar, si anni e mezzo in cui riuscii a ottenere la schianta con la macchina ed è mia prima cintura nera di Judo all'età di nove anni. Nel 1937 mio padre fu caduto dal cavallo. Sottopongo il trasferito di nuovo alle Hawaii. Lì trovai mio corpo a tutto ciò che gli l'opportunità di vedere diversi stili di scrittori e registi di Hollywood Arti Marziali come Kali filippino, Kungpossono sognar e per le lor o Fu e Karate. Ero molto attivo e mi acrobazie.
piaceva combattere sia dentro sia fuori dal ring. Godevo del contatto. Il mio primo stile di Karate è stato lo Shotokan ma dopo aver studiato per un anno, diventò un po' troppo rigido per me, così presi la decisione di praticare il Kempo e poi lo Shorin-Ryu. A quel punto avevo imparato e sviluppato un buon mix di Arti Marziali. Ero anche molto interessato nell'Arte del Coltello Samoa e la Danza del Fuoco che aveva appreso da alcuni dei miei amici a Samoa. Negli ultimi anni sono diventato un guerriero samoano sotto la tutela di Freddie Letuli e ho viaggiato in tutto il mondo praticando quest'arte. Da bambino ero molto inquieto. Volevo andare nel continente e vedere il paese. All'età di nove anni, mi sono imbarcato clandestinamente su una nave destinata a San francisco ma son stato scoperto e riportato alle Hawaii. Dopo aver assistito al bombardamento
Leggende delle Arti Marziali
di Pearl Harbor, ho viaggiato di nuovo e questa volta sono riuscito a sbarcare in San Francisco. Dopo sono andato in autostop e in treno attraverso il paese fino ad arrivare a New York, dove mio zio suonava in una band con Xavier Cugat. Lui mi ha insegnato a suonare la batteria, che è stata l'inizio della mia carriera nel mondo dello spettacolo, suonando i tamburi ed eseguendo la Danza del Fuoco e la Danza del Coltello di Samoa. Anni dopo, durante la guerra in Corea, mi sono arruolato nell'esercito degli Stati Uniti e sono diventato un membro dell'Air Force. La guerra di Corea è stata una questione di sopravvivenza. Infatti, ho trovato la via d'uscita da una situazione grave e sono riuscito a far credere il plotone nemico che fossi morto e così sono diventato uno dei soldati più decorati del paese nella guerra di Corea, dopo aver ricevuto la Stella d'Argento, due
Stelle di Bronzo e due Cuori Viola. Dopo mi son recuperato anche dell'esplosione di una granata che mi ha lasciato completamente cieco per due anni e senza visione dall’occhio sinistro per il resto della vita. Dopo aver lasciato l'esercito, mi sono trasferito a Hollywood e ho iniziato a lavorare come comparsa. Ho anche iniziato a lavorare come stuntman, quando mi sono reso conto che questi ragazzi erano retribuiti molto più di me, semplicemente per fare quello che io avevo fatto gratuitamente in Corea. Almeno così pensavo. Io non sapevo come andare a cavallo, così ho cercato l'aiuto di leggendari cowboy di Hollywood come Yakima Canutt e la famiglia di John Epper. La mia lunga carriera ha attraversato più di 300 film al cinema e alla televisione che si possono vedere nella Wikipedia e l'IMDb. L'idea di una scuola di specialisti mi
è sorta negli anni '70, quando mi accorsi che la professione era stata invasa da giovani temerari che stavano uccidendo se stessi e ferendone altri. Questi temerari eseguivano gesta audaci con più coraggio che senso. Veramente, io non volevo che questi nuovi arrivati smettessero di venire, ma volevo essere sicuro che sapessero come fare il loro lavoro senza uccidere se stessi o qualcun altro. Così nel 1972 ho aperto la Scuola Specialista Kahana per quelli già nell'attività di stuntman. Due anni più tardi l'ho aperta al pubblico e la scuola è stato il primo centro a offrire questo tipo d'istruzione. Fino ad allora i cascatori avevano imparato il mestiere di veterani del settore, a molti di loro non piaceva l'idea che io offrissi quello che loro consideravano i segreti del business. Ecco, questo è il motivo per cui ho rinunciato all'Associazione di Stuntman di Film d'Azione e ho continuato
l'insegnamento nella mia scuola www.kahanastuntschool.com. In questa linea di lavoro s’incontrano molte persone. Alcuni vanno e vengono ma altri diventano membri della propria famiglia, come gli Zaino. Era il marzo del 2009, Danny e sua moglie Teresa Zaino mi hanno chiamato per un'intervista nel loro programma radiofonico sulle Arti Marziali. Dopo l'intervista li ho invitati insieme alla loro famiglia a vedere la mia scuola. Ero molto incuriosito e interessato di conoscere un'altra famiglia di artisti marziali. Quando gli Zaino vennero a visitare la scuola, rimasi molto impressionato dai loro figli, Tony, Joey e la sua sorellina Dominique che aveva solo 14 anni all'epoca. Danny chiese se potevo consigliargli su un documentario che stava facendo sulla sua famiglia. Parlammo per diverse ore, e prima di andarsene, invitarono me e mia moglie Sandy a partecipare al loro Banchetto di Premiazione dello Hall of Fame delle Arti Marziali a Clearwater, Florida, come ospiti speciali. I loro figli stavano facendo una dimostrazione speciale con il "Team Americas" ??precedentemente conosciuto come "Pepsi National Demo Team". Erano molto impressionanti. Sono stato anche sorpreso di ricevere una targa di riconoscimento come il "Migliore Coordinatore di Cascatori". Nel corso degli ultimi sei anni, gli Zaino sono diventati parte della mia famiglia, e hanno sviluppato il loro talento molto piÚ di
quanto avessi mai immaginato. Per questo mi sono offerto di aiutare loro e sono diventato il direttore del loro programma di TV on-line, e il regista del loro film documentario della famiglia "Gli Zaino - nati per competere", che è ora in fase di montaggio. Recentemente ho deciso di diventare il loro manager ufficiale. Oltre l'ovvio, i loro simili valori familiari e la sua etica di lavoro, è ancora piuttosto sorprendente per me osservare la sua famiglia e riflettere su quanto sia analoga alla mia famiglia, con tante somiglianze tra noi. Danny ed io condividiamo una lunga carriera nel consiglio delle Arti Marziali, in cui io sono stato oltre 60 anni e Danny oltre 40. Inoltre, Danny ed io abbiamo servito nell'Esercito degli Stati Uniti e siamo stati entrambi in Corea in anni differenti. Io sono stato là tra il 1950 e il 1953 durante la guerra di Corea e Danny, è stato un veterano della Polizia Militare DMZ che ha servito tra il 1979 e 1981. Entrambe le famiglie sono nel mondo dello spettacolo. Noi Kahana siamo stati a lungo a Hollywood lavorando come i doppi di attori famosi, e come attori e registi di seconda unità. Gli Zaino sono la nuova generazione di Hollywood con una propria rete di media online, tra cui TV, radio e riviste in cui Danny è il produttore esecutivo e conduttore del programma "Martial Arts Show Biz TV", uno spettacolo on line di notizie sulla base di Arti Marziali e d’intrattenimento interpretato dalla famiglia Zaino. Theresa Zaino è la Direttrice Esecutiva e Amministratore della "Action Entertainment Talent Agency", un'agenzia di licenza in franchising associata con la SAGAFTRA, ubicata a Jupiter, Florida. Per quanto riguarda i ragazzi Zaino, Tony Zaino
è laureato in produzione cinematografica presso l'Università Statale di Palm Beach; Joey Zaino si è laureato alla Kahana’s Stunt& Film School ed è uno studente presso la Florida State University insieme alla sua sorella Dominique Zaino, che è nel prestigioso programma di comunicazione e dei media della Florida State University. Tutti sono attori e artisti che ora frequentano la Kahana’s Stunt& Film School e aiutano con i progetti in corso. Oggi, il nome Kahana è ancora attivo e opera nel settore, così continuo a eseguire lavori di coordinamento, gestione e direzione. Rimango attivo nel campo, e motivato a proseguire per il bene degli studenti della scuola e delle loro famiglie. Sto facendo tanti progetti ogni anno nel mio ranch di 100 acri in Central Florida. Il ranch è conosciuto in tutto il mondo per le società cinematografiche che lo utilizzano per le loro produzioni, nonché gli insegnanti d'interpretazione e gli specialisti per imparare il loro mestiere. Infatti, ora la scuola Kahana’s Stunt& Film ha iniziato una classe Junior per la carriera di specialista orientata ai giovani da 10 a 17 anni. I nostri studenti junior hanno avanzato prevalentemente nelle Arti Marziali o la ginnastica. Io continuo anche a lavorare quotidianamente con gli Zaino, nelle nostre società “Stunt Action Coordinators Inc.” www.kahanstuntschool.com “MASBTV, RADIO & MAGAZINE” www.masbtvnetwork.com, y “Action Entertainment Talent Agency” www. aetalent.net. Abbiamo progetti durante tutto l'anno in modo che persone di tutto il mondo possano venire, imparare e allenarsi. A 85anni, mantengo la rotta e non ho intenzione di fermarmi a breve.
Il DVD "Krav Maga Ricerca e Sviluppo" sorgè dalla voglia di quattro esperti di Krav Maga e sport da combattimento: Christian Wilmouth, Faustino Hernandez, Dan Zahdour e Jerome Lidoyne. Ad oggi, loro dirigono molti club e conducono un gruppo di una ventina di professori e istruttori di molteplici discipline, dalla Krav Maga alle MMA, Mixed Martial Arts. Questo lavoro non è destinato a mettere in evidenza un nuovo metodo nè una corrente specifica di Krav Maga. Il suo scopo è semplicemente quello di presentare un programma di Krav Maga messo a fuoco sull'importanza del " c o n t e n u t o " , condividendo in questo modo le nostre esperienze.
REF.:KMRED1
Tutti i DVD prodotti da Budo Inter national vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.
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Il Programma Kyusho Tactical Control (KTCP) è stato progettato per controllare la scalata dei conflitti attraverso la ricerca giuridica e medica, spiegamento tattico, test sul campo e coordinamento. Questo programma è stato progettato appositamente, ma non esclusivamente, per le Forze dell'Ordine Pubblico, Sicurezza, Emergenza, Guardia Costiera, Militari, Agenzie Governative, Escort e sicurezza personale. Questo modulo base è costituito da un insieme di 12 obiettivi principali integrati in 4 moduli di controllo della scalata di forza. Ci sono numerose strutture deboli nel corpo umano che possono essere utilizzate da un agente per ottenere semplicemente il controllo di un individuo, più efficienti rispetto al tradizionale utilizzo della forza come indica il protocollo. Di là dalla fase di ordine verbale, in una situazione di crescente conflitto, è in questi punti Kyusho (vitale) dove l'agente può fare uso dei sistemi interni di controllo fisico, come i nervi, la struttura dei tendini e i naturali riflessi nervosi del corpo. Non richiede grande forza nemmeno un complesso controllo motore o la vista, soggetti di fallimento in stati di alta adrenalina. Questa informazione è dedicata ai membri coraggiosi e resistenti delle Agenzie in tutto il mondo. Grazie per quello che fate!
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Tenendo sempre come sfondo l’Ochikara, “la grande forza” (chiamata e-bunto nel dialetto degli Shizen), la saggezza segreta degli antichi sciamani giapponesi, i Miryoku, l’autore ci sommerge in un mondo di riflessioni genuine, capaci allo stesso tempo di smuovere nel lettore il cuore e la testa, collocandoci continuamente di fronte all’abisso dell’invisibile, come vera, ultima frontiera della coscienza personale e collettiva. La spiritualità non come religione, ma come studio dell’invisibile, è stato il modo per avvicinarsi al mistero dei Miryoku, nel segno di una cultura tanto ricca quanto sconosciuta, allo studio della quale l’autore si è dedicato intensamente. Alfredo Tucci, direttore dell’editrice Budo International e autore di un gran numero di titoli sulla via del guerriero negli ultimi 30 anni, ci offre un insieme di riflessioni straordinarie e profonde, che possono essere lette indistintamente senza un ordine preciso. Ciascuna di esse ci apre una finestra dalla quale osservare i temi più svariati, da un punto di vista insospettabile, a volte condito da humour, altre da efficacia e grandiosità, ponendoci di fronte ad argomenti eterni, con lo sguardo di chi ci è appena arrivato e non condivide i luoghi comuni con i quali tutti sono abituati ad avere a che fare. Possiamo affermare con certezza che nessun lettore rimarrà indifferente davanti a questo libro, tale è la forza e l’intensità del suo contenuto. Dire questo, è già un bel dire in un mondo pieno di presepi collettivi, di ideologie interessate e tendenziose, di manipolatori e in definitiva, di interessi spuri e di mediocrità. E’ dunque un testo per animi nobili e persone intelligenti, pronte a guardare la vita e il mistero con la libertà delle menti più inquiete e scrutatrici dell’occulto, senza dogmi, senza moralismi di convenienza, senza sotterfugi.
Il DVD "Krav Maga Ricerca e Sviluppo" sorgè dalla voglia di quattro esperti di Krav Maga e sport da combattimento: Christian Wilmouth, Faustino Hernandez, Dan Zahdour e Jerome Lidoyne. Ad oggi, loro dirigono molti club e conducono un gruppo di una ventina di professori e istruttori di molteplici discipline, dalla Krav Maga alle MMA, Mixed Martial Arts. Questo lavoro non è destinato a mettere in evidenza un nuovo metodo nè una corrente specifica di Krav Maga. Il suo scopo è semplicemente quello di presentare un programma di Krav Maga messo a fuoco sull'importanza del " c o n t e n u t o " , condividendo in questo modo le nostre esperienze.
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