“Esistono persone nelle nostre vite che ci rendono felici per il semplice caso di aver incrociato il nostro cammino. Alcuni percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare. Ciascuna foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici” Jorge Luís Borges
S
pesso i Maestri desiderano imprimere al loro insegnamento, direttrici ferree, dure e perfino rigide. Brandendo certezze delle quali tutto il mondo è carente, ma che si sostentano sulle proprie deficienze, credono che la loro verità sia, di là da ogni dubbio, la verità che deve essere trasmessa e che l’unico errore versa nell’essere “blandi”. Non solo è banale tale intento, ma è un’evidente dimostrazione della mancanza di saggezza nel loro magistero. L’”autorità” non s’impone con la forza, bensì con la virtù e questa non è impositiva ma cortese e garbata... solo chi convince, alla fine vince. Quasi il 90% dei problemi dei nostri giorni proviene dall’eccesso di pressione, incluso la depressione, che non è altro che un “falso contrario”, frutto della stessa. In questo scenario, le formule d’insegnamento tradizionali devono trovare alternative inspiratorie e molte sono in Oriente. Una volta superati gli anacronismi e i problemi dell’ego, l’Oriente può offrirci effettivi veicoli d’insegnamento e riflessione, che invocano ed evocano il meglio di ogni studente, senza necessità di accorrere al solito dolo, umiliazione o castigo. Per quanto che l’asino si conduca con il bastone e la carota, le metodologie moderne devono saper affilare la carota in detrimento del bastone. Il bastone ha i suoi vantaggi a breve, però lascia alcune cicatrici che sono difficili da sopportare e come nel caso dei cavalli più bravi e di alcune dome, si corre il pericolo di perdere i migliori, nel tentativo naif di ottenere il meglio da loro a forza di frustate. Dalla violenta doma del Far West a quella iniziatica degli indiani americani, c’è una distanza enorme. Però ognuna è prodotto dell’ambiente... l’abbondanza di cavalli dell’Ovest americano non richiese ai cow boys nessuna sofisticazione per lo sviluppo del loro metodo. Si montava a cavallo e lo si batteva fino a che rendeva. Tuttavia i più bravi, i migliori tra loro, morivano perché si rifiutavano di arrendersi. Gli indiani americani seguivano metodi molto più sottili. Per loro, il cavallo era un bene prezioso e la
"Io non so da dove viene il nostro senso dell'umorismo, ma ci potrebbe essere la situazione peggiore del mondo e ancora potremmo sedere lì e ridere. Credo che sia perché il bene viene sempre dall'interno, indipendentemente da quando o dove." Renne Hallett, Tribù Tonawanda Seneca
sua conquista richiedeva una virilità molto diversa da quella della violenza. In genere, procurarsi il proprio cavallo era un’esperienza iniziatica che richiedeva diversi giorni di dedicazione e impegno. Il giovane adolescente si equipaggiava per il compito con un po’ di carne secca e una zucca piena d’acqua e senza altre armi che una coperta e una corda, si dirigeva verso il branco. All’inizio i cavalli si allontanavano appena lo vedevano arrivare, ma egli persisteva e loro ogni volta scomodati dal visitatore, si allontanavano sempre più tardi. Una volta scelto il suo obiettivo, il giovane si dirigeva verso di lui giorno e notte. Il branco stesso isolava l’individuo, percependo che era la causa dei loro disagi. La prima tappa era stata conseguita. Il cavallo ha bisogno di molto tempo per mangiare, tanto che l’insistenza del ragazzo finiva per portarlo a uno stato di fame e disagio, mentre lui, solo e armato con la sua determinazione, poteva sostentarsi a base di carne di bisonte secca. Normalmente e dopo vari giorni l’animale, isolato, stanco e affamato si lasciava avvicinare sempre più dal fantino, cercando di mangiare il più possibile. Alla fine alla giusta distanza, questo gli offriva foraggio e acqua dalla sua mano. Il resto lo facevano le carezze, le parole magiche e la bellissima intimità con la natura del popolo indiano. Può più l’abilità, che la forza e cattura più mosche il miele, che l’aceto. Ogni formula che richiede violenza, durezza o rigidità, produce cicatrici fisiche, emozionali e spirituali. Ogni artista marziale deve riflettere su questo punto, perché la violenza si nasconde dietro ad ogni pratica, Arte e tradizione e trascinare con noi metodologie e formule fondate sul solo fatto che sempre si fece così, non favorisce la trasgressione, l’evoluzione né il miglioramento. La malinconia del “ogni tempo passato fu migliore”, è una forza contraria alla crescita. Le ossa dolgono dopo alcuni anni e quello che è molto peggio, l’anima si secca. Questo sì, impassibili e orgogliosi, i cowboys galoppano al tramonto verso l’orizzonte! Scabbia che piace non da prurito. Traduzione: Chiara Bertelli
Alfredo Tucci è Managing Director BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com
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Il Maestro Shaolin Shi Yanti è nato nella provincia dell’ Henan, in Cina, nel 1984. Sifu Yanti è un monaco della 34a generazione del Tempio Shaolin Songshan e un discepolo diretto del Venerabile Abate Shi Yong Xin. Vedendo suo padre praticare Kung Fu, si è interessato alle Arti Marziali in tenera età. Quando aveva 13 anni, ha iniziato a praticare in modo più serio; amava così tanto il Kung Fu che ha finalmente deciso di entrare nel Tempio di Shaolin. Nel 2002 è stato selezionato dal gruppo di monaci Shaolin e subito ha iniziato ad allenarsi sotto la guida dell'abate Shi Yong Xin, che è stato da sempre il suo Maestro fino a oggi. L'abate gli ha insegnato molto, e consapevole del potenziale del suo discepolo, lo ha inviato all'Università di Nanchino nel 2008 dove ha studiato le religioni e la filosofia del mondo. In seguito ha superato tutti gli esami per diventare un vero monaco (bhikkhu) pienamente ordinato; ma questo non era sufficiente per il Maestro Yanti, che voleva saperne sempre di più. Quindi, una volta terminati gli studi a Nanchino, è stato qualificato dall'abate Shi Yong Xin e il governo cinese per accedere all'Università di Singapore nel 2009, dove ha studiato il buddismo, inglese, Scienza e Società per due anni. Più tardi, quando è tornato al Tempio di Shaolin, ha continuato a lavorare con il suo Maestro, l'Abate Shi Yong Xin, e gli è stato dato il compito di prendersi cura dei visitatori stranieri che venivano al Tempio. Questo gli ha permesso di praticar e e migliorar e il suo inglese. Recentemente, grazie alle sue preziose esperienze e alle sue eccezionali abilità nel Kung Fu, Sifu Yanti ha avuto l'opportunità di viaggiare al di fuori della Cina, principalmente in Europa, per insegnare la cultura Shaolin, Chi Kung e Kung Fu, e dove ha trovato molti studenti. Fino ad oggi, Shaolin Maestro Shi Yanti continua ad imparare Buddismo Chan e la tradizionale Gong Fu al Tempio di Shaolin.
Testo: Shifu Bruno Tombolato Shi Xing Jing, 32a generazione del Tempio di Shaolin Foto: www.budointernational.com
Il Shaolin Qin Na Qin Na può essere visto come uno stile a sé, in quanto richiede uno studio approfondito non solo delle articolazioni, ma dell'anatomia in generale. Qin (擒) significa "catturare", e Na (拿) significa "controllo". Le due parole insieme, Qin Na, possono essere tradotte come "cattura e controllo". Allora possiamo dire che le tecniche di Qin Na sono quei movimenti di presa, pressione e dislocazione attraverso i quali possiamo controllare il nostro avversario in una situazione di difesa. Le tecniche di Shaolin Qin Na vengono utilizzati per neutralizzare o interrompere un attacco. Il Tempio Shaolin ha una storia illustre e una lunga tradizione nelle Arti Marziali e più precisamente nelle tecniche Qin Na. Anche se le sue origini risalgono a quasi la stessa fondazione del tempio Shaolin, è ben noto che durante l'ultima dinastia cinese (dinastia Qing 1644-1911), le tecniche di Qin Na erano già molto popolari tra la popolazione comune, così è stato in questo periodo che le tecniche di cattura e di controllo hanno vissuto il loro periodo di massimo splendore ed espansione.
La leggenda dello Shaolin Qin Na Damo (Bodhidharma) ha sviluppato le sue tecniche osservando la cattura di animali. Nell'antico Tempio Shaolin esisteva già uno stile chiamato Chan Chin Na Shou (缠 丝 擒拿 手). Secondo la leggenda, lo Shaolin Qin Na è nato ai tempi di Damo (Bodhidharma) e ha le sue origini nelle tecniche di cattura degli animali. Si ritiene che Damo ha insegnato il buddhismo nel tempio di Shaolin nella montagna Song Shan, aveva visto spesso gli animali selvatici attaccare i monaci, così ha pensato a un modo per proteggere i monaci, ma senza danneggiare le creature viventi. Damo cominciò a imitare i movimenti di cattura degli animali utilizzati dai cittadini, studiando il sistema di articolazioni del corpo degli animali e le sue debolezze; alla fine, ha trovato un modo per manipolare e girare le ossa e le articolazioni e in questo modo ha stabilito tutta una serie di tecniche di cattura, e così è stato l'inizio del Qin
Na. Poi, e mentre i suoi discepoli aumentavano, Damo ha creato diverse forme di Kung Fu, anche se alcuni dei suoi discepoli prima di essere monaci Shaolin avevano le loro tecniche di Kung Fu, e hanno dato un grande contributo per arricchire e sviluppare lo Shaolin Qin Na.
Tan Zhong, il monaco invincibile Un'altra storia popolare data l'evoluzione e lo sviluppo delle tecniche di Qin Na nel periodo finale della dinastia Sui e l'inizio della dinastia Tang, in una guerra tra l'imperatore Li Yuan (李渊), della dinastia Tang, contro il generale Wang Shichong (王世充), della dinastia Sui.
Il figlio di Li Yuan, Li Shimin (李世民, il secondo imperatore della dinastia Tang) fu imprigionato a Luoyang. Per salvare il figlio Li Shimin, Li Yuan inviò una lettera al Tempio di Shaolin chiedendo aiuto. Nell'anno 620, i monaci Shaolin si sono arruolarono volontari per la guerra e salvarono Li Shimin. Tra i monaci guerrieri, c'era un monaco di nome Tan Zong (昙 宗 ), con un altissimo livello di Kung Fu che si era specializzato in Shaolin Chin Na e si guadagnò un grande merito nella guerra. Quando Li Shimin successe al padre sul trono, nominò il monaco Tan Zong come Generale dell'Esercito Tang, e premiò il Tempio di Shaolin con 40 ettari di terreno. L'imperatore inoltre ordinò la costruzione di più di
2000 case nel tempio, e oltre 2000 monaci guerrieri furono addestrati. Inoltre questi monaci furono autorizzati a mangiare carne e bere vino. In quel periodo il Tempio Shaolin ha raggiunse il suo apice. A quel tempo, il Kung Fu del Tempio Shaolin era direttamente correlato alla guerra, quindi, allo sviluppo e l'allenamento del Shaolin Kung Fu ha cominciato a diventare molto più importante. Per migliorare le loro tecniche di combattimento, i monaci decisero di praticare Chin Na, tra l'altro perché si resero conto che era molto pratico nel combattimento corpo a corpo. Istruttori e Maestri del Tempio invitarono altri maestri famosi provenienti da altre regioni per insegnare ai monaci. Anche molti
“Qin Na può essere visto come uno stile a sé, in quanto richiede uno studio approfondito non solo delle articolazioni, ma dell'anatomia in generale.”
famosi artisti marziali si recarono al Tempio Shaolin a causa della sua fama e hanno offrirono le proprie tecniche di Kung Fu. Così dalle sue origini, lo Shaolin Qin Na, combinato con stili diversi provenienti da diverse regioni, e attraverso la sua continua evoluzione e miglioramento, ha sviluppato progressivamente le sue caratteristiche a quello che conosciamo oggi. Mentre queste sono solo leggende, per quanto riguarda lo sviluppo delle tecniche di Qin Na nello Shaolin, vale la pena notare che il Qin Na è stato presente in tutte le Arti Marziali cinesi e lo è ancora; addirittura può essere considerato un sottosistema all'interno di altri sistemi di Arti Marziali o, come detto sopra, uno stile a sé.
Caratteristiche La pratica del Qin Na deve essere eseguita dando una maggiore enfasi sullo sviluppo del controllo e alla sensibilità necessaria per lasciare l'attaccante indifeso mediante qualsiasi dei cinque principi di Qin Na.
I Cinque Principi del Qin Na (wuqínnáyuánzé 五 擒拿 原则) 1. La divisione del muscolo o tendine (Fenjin 分 筋) Fen Jin utilizza due aree di attacco e difesa: "Zhua Jin" e "Na Xue." Zhua Jin ( 抓 紧 ) viene applicata attraverso lo strappo del muscolo e / o tendini,
“La pratica del Qin Na deve essere eseguita dando una maggiore enfasi sullo sviluppo del controllo e la sensibilitĂ necessaria per lasciare l'attaccante indifeso mediante qualsiasi dei cinque principi di Qin Na.â€?
mentre Na Xue (捺 穴) viene eseguita applicando pressione sulle cavità (punti di pressione). 2. Collocamento dell'osso in una posizione errata (Niugu 扭 骨) Niugu concentra sulla manipolazione delle ossa e la dislocazione, che si traduce in lussazione o rompere le ossa e danneggiare le articolazioni, muscoli o tendini intorno alle ossa. 3. Bloccare o tagliare il respiro (Biqi 闭 气) Bi Qi sono tecniche per bloccare o tagliare il respiro. Un esempio è un colpo nella parte superiore del torace, sotto l'ascella, o un attacco al plesso solare, che si tradurrà nell'interruzione della frequenza respiratoria. Questi attacchi provocano la contrazione dei muscoli sotto le costole che circondano i polmoni, costringendoli a smettere di lavorare per qualche secondo. Un altro modo di farlo è premere, colpire o bloccare il collo per chiudere le vie respiratorie. 4. Blocco di una vena o un'arteria (Dian Mai 点 脉) Dian Mai (noto come Dimmak) è utilizzato per interrompere la circolazione del sangue, la funzione motoria, o il movimento del corpo. Se utilizzati correttamente, questi punti di pressione possono aiutare
nella guarigione del corpo, ma se usato in altre combinazioni, Dian Mai può causare grande dolore fisico, immobilizzare il corpo, perdita di coscienza o lesioni gravi e, sebbene molto raramente, potrebbe causare perfino la morte. Dian Mai rappresenta un aspetto molto pericoloso del Qin Na e dovrebbe essere rivelato e insegnato solo a quelli con i più alti principi morali ed etici. 5. Pressione su un canale di Qi (dianxué 点穴) Xue Dian o "pressione della cavità", noto anche come "punto di pressione". Canale di Qi - nervi e vene / arterie o centri di pressione del nervo. Questi punti del corpo presiedono il corretto funzionamento degli organi, la circolazione del sangue, o la manutenzione di corpo, mente e spirito. Mentre i primi quattro principi sono facili da insegnare e facili da applicare, solo i maestri di Arti Marziali di alto livello sono in grado di utilizzare correttamente le tecniche di Dian Xue. Xue Dian non richiede la stessa forza muscolare (jinli 劲 力) dei primi quattro principi, ma la capacità di usare l'energia personale. Questa energia è conosciuta come Qi (气) o la vita forza vitale che alimenta il corpo, la mente e lo spirito.
È con grande piacere che vi presento una nuova serie di video su Shaolin. Ci abbiamo messo un po' a trovare la persona giusta per il compito, ma quando il Maestro Tombolato mi ha parlato del Maestro Yan Ti, ho subito visto in lui il profilo ideale che cercavo per realizzare una nuova serie di video per tutti voi amanti del Kung Fu e dello Shaolin . Con questo lavoro, inauguriamo adesso una serie di video anche tradotti in una nuova lingua, in cinese, che è un grande piacere per tutti noi. Questo primo video sarà molto più economico di quelli precedenti, a soli 15 euro! E il suo prezzo a download è il solito. Ci auguriamo che vi piaccia questa nuova formula! Alfredo Tucci, Direttore.
Shifu Yan Ti appartiene ad una nuova generazione di Maestri Shaolin meglio addestrati (lui parla un ottimo inglese nonchÊ altre lingue) che sono sorte sotto l'ombra e la tutela di nomi rilevanti come il grande Shi de Yang. Diffondere la conoscenza dello Shaolin è stato e sarà sempre una linea guida di questa rivista. Alfredo Tucci, direttore.
REF.: • KMISS-1
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Farang Combat Farang Combat e la Boxe Portoricana Una delle principali basi dello stile marziale Farang Combat può essere trovata nei rudimenti della Boxe di Porto Rico mescolata con le posizioni e gli attacchi di Farang Mu Sul (stile marziale fondato dal Gran Maestro Michael De Alba). Utilizzando otto combinazioni basilari di colpi e movimenti, il sistema Farang Combat sviluppa efficacemente attacchi sorprendenti e veloci nelle difese e negli attacchi del praticante. Secondo le reti d'informazione, la Boxe, nota anche come Pugilato, è uno sport di combattimento in cui due atleti si affrontano colpendosi con i pugni chiusi sopra la vita. Nel contempo che utilizza anche le combinazioni della Boxe, il Farang Combat vi aggiunge colpi alla coscia dell'avversario con grande efficacia.
I
n generale, la parola Boxe si riferisce a a un’ampia gamma di sport da combattimento in cui due avversari affrontano l'un l'altro con i pugni, esclusivamente o no. Tali discipline si differenziano per le loro norme specifiche, come la suddetta Boxe inglese o la Boxe medesima, la Boxe francese o Savate, a Boxe Cinese o Boxe Shaolin, la Kick Boxing o Boxe giapponese, il Muay Thai o Thai Boxing, gli antichi sistemi greci di pugilato, come la Pygmachia e il Pancrazio, ecc Nell'antica Grecia, il pugilato è stato incluso nelle Olimpiadi. Dalle sue origini era uno sport popolare.
“La Boxe e la Lotta sono due degli sport più antichi e infatti c'è testimonianza di essi in Egitto e in Oriente, risalente al quarto millennio a. C.”
Farang Combat
A Roma, i contendenti utilizzavano il "cestus", paramani in metallo costellati di chiodi, con i quali non era difficile uccidere i loro contendenti. La Boxe e la Lotta sono due degli sport più antichi e infatti ci sono testimonianze di essi in Egitto e in Oriente, risalenti al quarto millennio a. C. I primi dati di un incontro di pugilato in epoca moderna si trovano in Inghilterra nel 1618dove il duca di Albemarle organizzò un incontro tra il suo maggiordomo e il suo macellaio. Il pugilato fu praticato anche nei primi giorni della Roma antica, ma con la comparsa del Cristianesimo fu praticamente eliminato come attività in tutta Europa. Contrariamente a quanto avvenuto in Europa, la Boxe è stata diffusa in tutta l'Asia. Si ritiene che la Muay Boran, la Boxe Ancestrale, fu apparsa all'inizio dell'Era Cristiana nel sud est asiatico. La sua origine è africana e risale al 6000 a. C., nell'area della moderna Etiopia, da dove si diffuse prima all'antico Egitto e poi alle civiltà mesopotamiche, dove furono trovati tra i suoi ruderi bassorilievi raffiguranti pugili risalenti al 5.500 aC. Dall'Egitto, il Pugilato è passato alla civiltà minoica che si sviluppò a Creta, mentre dalla Mesopotamia si espanse in India. I pugili egiziani usavano una sorta di guantoni che coprivano i pugni fino ai gomiti. L'usanza di indossare guantoni si trova anche a Creta e poi in Grecia dove ci sono riferimenti alla Boxe nell'Iliade di Omero, nell'ottavo secolo a. C. La mia prima esperienza con la Boxe inizia nel 1979 quando il mio vicino di casa vinse i "Golden Gloves" nel
peso piuma; come potete immaginare, da quel momento la maggior parte del mio tempo l’ho passata ad allenarmi con lui per imparare i rudimenti della Boxe, le sue mosse e combinazioni. Tutti i Venerdì, nella nostra comunità creavano i propri eventi di Boxe, facendo crescere in noi entusiasmo e fanatismo per questo sport fin dalla più tenera età. A quel tempo, i guantoni erano molto costosi, quindi ne avevamo solo un paio. Ricordo che mio padre era solito lanciare una moneta in aria per far un'estrazione a sorte del guantone destro. Naturalmente, il perdente riceveva il guanto sinistro... I nostri match non avevano tempo prestabilito, il vincitore era colui che eliminava o stancava l'avversario. Gli eventi ed i combattimenti continuarono secondo allenamenti costanti per un paio d’anni finché non diventammo esperti nell’utilizzare una sola mano per l’attacco e l’altra per bloccare! Un aneddoto che amo ricordare come il mio primo combattimento da strada, è avvenuto quando due teppisti, che cercavano un pretesto per fare a botte e far sanguinare qualcuno scelsero me come bersaglio Senza troppe parole, la rissa è iniziata rapidamente e con la stessa velocità, e mia sopresa, buttai a terra il primo attaccante, mentre il secondo, assistendo alla scena, con mia grande gioia, si allontanava, scegliendo di non combattere! Oggi continuo a utilizzare i movimenti e gli attacchi di una mano che ho imparato nei nostri incontri di Boxe, che sono stati così efficaci per me nelle strade violente e poi sul ring.
Roy Jerry Hobbs ha avuto una carriera di Arti Marziali che si estende su sette discipline. Cominciando con Judo nel 1958, egli è diventato un maestro altamente rispettato in tre stili di Karate, oltre a Kobudo, Aikijujutsu, e Iaido. Ha vissuto in Giappone, e viaggiato in Corea del Sud, Cina e Indonesia alla ricerca delle tradizioni marziali di quei paesi. Hobbs Sensei ha avuto anche una carriera militare di grande successo, ed è ritirato dalla US Air Force come un colonnello nel 2004, dopo 33 anni di servizio. Ora passa il suo tempo viaggiando per il mondo ad insegnare le Arti Marziali. Inoltre si reca regolarmente in Giappone per approfondire la sua conoscenza di Okinawa e delle arti marziali giapponesi. Attualmente la più grande passione di Hobbs Sensei è lo studio di Iaido. In quel ambito, egli ricopre la carica di Direttore Internazionale della Dai Nippon Toyama Ryu Iaido Kyokai, nonché Vice Presidente della Kokusai Budo Koryu Kyokai. Entrambi i gruppi hanno la loro sede nella zona di Kansai nel Giappone. Testo: Sensei Boulahfa Mimoun
Arti dal Giappone Budo International: In quali paesi pensate che le Arti Marziali siano praticate come nei tempi antichi o come vuole la tradizione? Roy Jerry Hobbs: Dalla mia esperienza ci sono artisti marziali tradizionali in quasi tutti i paesi. Ad esempio, il Dentokan è presente in diciassette paesi diversi su praticamente tutti i continenti del mondo. B.I.: Dove si è allenato di più, in modo più realistico e con una maggiore intensità abbastanza per desiderare di tornare a casa? R.J.H.: Mi sono allenato di più negli Stati Uniti e in Europa, ma ho passato un bel po' di tempo in Giappone. Ho vissuto in Giappone dal 1980 al 1983, e ancora dal 1997 al 99. Inoltre ho visitato il Giappone molte, molte volte per allenarmi. B.I.: In quale stile di Arti Marziali si sente più a proprio agio? R.J.H.: Mi sento altrettanto bene facendo Karate e Jujutsu. Ma, man mano che invecchio trovo che mi sento più attratto dallo Iaido. B.I.: Ci racconti qualche storia che li abbia colpito, durante il suo viaggio attraverso le Arti Marziali? R.J.H.: I miei ricordi più belli sono le volte che sono stato in grado di allenarmi con molti dei vecchi maestri di Okinawa. Tre dei miei maestri di Karate di Okinawa sono deceduti, e un altro ha ormai 86 anni d’età. Questi insegnanti erano e sono la generazione che ha conservato i vecchi modi del Okinawa Karate e del Kobudo. Ora è nostro dovere fare lo stesso. B.I.: Qual è stata la sua peggiore esperienza nelle Arti Marziali? R.J.H.: Una volta mi sono allenato con un maestro davvero pazzesco. È stata una brutta esperienza, ma anche in modo divertente. Soprattutto quando lui si è tagliato. B.I.: Quando insegna, è in grado di sentire la differenza tra le persone di paesi diversi? R.J.H.: Sì, la cultura svolge un ruolo importante. Purtroppo in molti paesi sviluppati gli studenti sono troppo pigri, è il risultato di vivere una vita facile. B.I.: Quali saranno i suoi obiettivi d'ora in poi, dopo 57 anni di pratica? R.J.H. : Tutto quello che voglio è continuare a imparare, insegnare e praticare. Ora mi sto concentrando sulla spada giapponese. Si tratta di un'arte davvero affascinante, con profonde radici culturali e storiche. B.I.: Il suo prossimo viaggio? R.J.H.: Il mio prossimo viaggio sarà al Giappone ancora una volta. Visiterò il settore di Kansai e Okinawa per allenarmi. B.I.: Da quanti anni è studiando le Arti Marziali? R.J.H.: Ho studiato Arti Marziali dal 1958, cioè, 57 anni. B.I.: Qual è stata la prima Arte Marziale che ha cominciato a praticare? R.J.H.: Prima ho praticato Judo. Nel 1965 ho cominciato a imparare Karate, Jujutsu, e Kobudo. Infine nel 1970 ho iniziato a studiare Iaido.
Arti dal Giappone
B.I.: Come è riuscito a studiare così tante Arti Marziali? R.J.H.: Io ero un membro dell'organizzazione Seishinkai di Shogo Kuniba, che ha incluso l'insegnamento di Shito-Ryu Karate, Kobudo di Okinawa, Goshin Budo (Jujutsu), e Mugai-Ryu Iaido. Inoltre a quel tempo in America ci fu una specie di accordo di cooperazione tra la Seishinkai e l'associazione statunitense Hakko Ryu Jujutsu. B.I.: E Lei ha studiato anche in Giappone, giusto? R.J.H.: Sì, come ho detto prima, ho vissuto in Giappone dal 1980 al 1983, e dal 1997 al 1999. Inoltre sono ritornato là molte, molte volte per allenarmi. B.I.: Chi erano alcuni dei maestri con cui si è allenato in Giappone? R.J.H.: Mi sono allenato a lungo
con Kiichi Nakamoto (Goju-Ryu Karate e Kobudo), Seiki Toma (Shorin-Ryu e Kobudo), Shian Toma (Seidokan Karate e Kobudo), Seikichi Odo (Okinawa Kobudo), Yasuo Kawano (Goju-Ryu Karate), Ryuho Okuyama (Jujutsu), Yasuhiro Irie (Jujutsu), Atsushi Shimojo (ToyamaRyu & Mugai-Ryu Iaido), e Takashi Ishikawa (Toyama-Ryu Iaido). B.I.: Qual è il nome della sua organizzazione? R.J.H.: La mia organizzazione si chiama "Sekai Dentokan Bugei Renmei, Inc.", che grosso modo si traduce come "World Traditional Martial Arts Federation". B.I.: Quali arti vengono insegnate nel Dentokan? R.J.H.: Attualmente insegniamo Goju-Ryu Karate, Shorin-Ryu Karate, Kobudo di Okinawa, Nihon
Aikijujutsu, Toyama-Ryu Iaido, e Ryu Iaido Mugai. Siamo anche in procinto di stabilire il Shito-Ryu Karate all'interno del Dentokan. B.I.: Quanti filiali Dentokan ci sono in tutto il mondo: R.J.H.: In questo momento abbiamo diciassette succursali situate in Austria, Repubblica del Botswana, Francia, Grecia, Indonesia, India, Irlanda, Kenya, Nuova Zelanda, Russia, Sud Africa, Svizzera, Turchia, Regno Unito, gli Stati Uniti , Zambia e Zimbabwe. B.I.: C'è qualche obiettivo principale nel Dentokan? R.J.H.: No, non proprio. Alcuni dei nostri membri praticano una sola arte, altri fanno tutto ciò che offriamo. Tutto dipende da chi lo fa. Tuttavia, siamo stati molto attivi ultimamente nel rafforzare il nostro programma di
Iaido. Atsushi Shimojo, Soke, è stato molto utile in questo senso. Egli è il presidente di due organizzazioni di arti marziali in Giappone: la Dai Nippon Toyama Ryu Iaido Kyokai (DNTRIK), e la Kokusai Budo Koryu Kyokai (KBKK). Io ricopro la carica di Direttore Internazionale per la DNTRIK e sono il Vice Presidente della KBKK. B.I.: Vedo che Lei viaggia molto. Ăˆ principalmente per affari o per piacere?
R.J.H.: Io viaggio molto spesso fuori degli Stati Uniti per insegnare in altri paesi. Viaggio anche in Giappone diverse volte all'anno allo scopo di allenarmi e anche per partecipare alle riunioni organizzative. Inter vista fatta a Moulton College Northampton (Inghilterra). Jerry ed io siamo amici stretti da oltre 30 anni.
Brazilian Jiu Jitsu “Quando quel giovane judoka quindicenne chiese di conoscere l’allora famoso Hélio Gracie, non poteva immaginare che sarebbe diventato uno dei suoi più stretti collaboratori ed il suo allievo prediletto.”
Un judoka della giovane età di quindici anni entrò nella palestra dell’allora celebr e Maestr o e lottator e Hélio Gracie, chiedendo di poterlo incontrare. Dopo qualche minuto d’attesa, Hélio che aveva udito le sue parole, uscì per vedere chi fosse quel giovane: “Lei ha affermato che i judoka sono dei perdenti, ma io sono un judoka e non sono un per dente”. Hélio, che non perdeva mai occasione per dimostrare la superiorità del suo sistema, affascinato dal carattere di quel ragazzino, lo invitò subito a combattere, con le regole del Judo, contro un suo allievo. - “L'allievo di Hélio era tecnicamente molto superiore e mi colpì da tutte le parti!” - racconta Mansur... “Tuttavia r esistei con fer mezza, alzandomi una volta dopo l’altra, senza farmi torcere il braccio. La situazione iniziò a farsi seria e cominciammo a darcele per bene. Hélio allora fermò il combattimento e disse: - Eh no, se vuoi combattere nel Vale Tudo allora fallo con quest’altro mio allievo!” Fin da subito iniziai a prenderle anche da questo allievo. Hélio pensò che ne avevo avuto abbastanza, ma io non mi arrendevo... D isse : - L ascialo r ag azzo, basta così... Ma io gli dissi: - No, non voglio che lei pensi che io sono un debole... Lui si mise a ridere e mi portò negli spogliatoi. Uscendo mi invitò ad allenarmi nella sua scuola, ma al tempo io non avevo denaro sufficiente...tuttavia Hélio, che aveva apprezzato la mia sfida, mi disse che non era un pr oblema. Quel gior no cambiò per sempre la mia vita. Non potrò mai ringraziare a sufficienza il mio caro Maestro!
Testo: Alfredo Tucci Foto: © Budo International
“Nel sistema Kioto di Difesa Personale dominano le chiavi, il condurre e l’eliminare l'avversario nella prima difesa. I dettagli a terra appartengono ad un altro lato del Jiu Jitsu.” - “Puoi applicare le tecniche con o senza il Kimono, per terra o persino nell'acqua! Mia moglie Sheila lo sa molto bene.”
Brazilian Jiu Jitsu
Il sistema completo di difesa personale del Jiu Jitsu Brasiliano Il Jiu Jitsu è stato creato come un sistema di lotta reale. Siamo concordi con il Grande Maestro Mansur nell’affermare che questa è la vera forza del Jiu Jitsu: - “Questa è la ragione per cui, sin dal primo giorno, un allievo che frequenta una lezione di Jiu Jitsu è in grado di iniziare ad applicare tutte le tecniche che impara. L’essenziale nel Jiu Jitsu è la difesa personale, senza di essa il Jiu Jitsu non esisterebbe”. Quando quel giovane judoka quindicenne chiese di conoscere l’allora famoso Hélio Gracie, non poteva immaginare che sarebbe diventato uno dei suoi più stretti collaboratori ed il suo allievo prediletto. Nel corso degli anni quella pratica diede i propri frutti, Mansur si perfezionò inizialmente come lottatore e praticante, e successivamente come maestro ed esperto, creando a Río due
delle più famose palestre di Jiu Jitsu, oggi dirette dai suoi figli. La sua singolare capacità didattica ed il suo affettuoso e fermo comportamento, fece in modo che gli atleti delle sue scuole vincessero più volte in tutti i campionati. La pedagogia, la capacità di insegnare di quest’uomo è senza dubbio una delle sue migliori qualità, rispetto ad altri maestri del settore. Il suo è un sistema organizzato in maniera perfetta, in modo tale che gli allievi ricevano il massimo beneficio da ogni lezione. Questo avviene anche per i suoi video e per il libro che siamo onorati di presentarvi. In questa occasione gli spetta l'arduo compito di adeguare la metodologia del sistema completo che imparò dal suo Maestro Hélio Gracie, alla difesa personale. Rispetta così tanto il suo Maestro da non riconoscere i miglioramenti da lui apportati! Ma è una realtà che i suoi allievi continuano a ripetere. D'altra parte è naturale che sia andata così, è dovere di ogni buon allievo lavorare per migliorare il lavoro del proprio Maestro. Non portare a termine tale compito significherebbe negare l'evoluzione stessa. Hélio fece
“La Defensa Personal es la parte del Jiu-Jitsu que más se hace en pié.”
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Grandes Maestros
lo stesso con il Jiu Jitsu giapponese, lo trasformò migliorandone l’efficacia. Nel Kioto Jiu Jitsu Mansur ha eseguito un compito simile, frutto di un'innegabile esperienza come Maestro da quasi 50 anni, 35 dei quali come poliziotto nella città di Río de Janeiro. Esiste uno spazio più adeguato per parlare di efficacia e realismo con la “R” maiuscola? Per chi non conosce questa città, beh... possiamo dire che..... il solo fatto di sopravvivere 35 anni come poliziotto è già un grande merito... Mansur che adora e rispetta Hélio non lo ammetterà mai. Quando leggerà questo testo sicuramente mi rimprovererà, ma io lo devo ai miei lettori e questa è la verità!
La vasta proposta di difesa personale di Mansur occupa in realtà lo spazio di due video normali ripieni di materiale didattico, ma d’altronde non volevamo trascurare nulla. Le tecniche vengono spiegate e dimostrate meticolosamente. Anche quando vengono realizzate indossando il kimono, il Maestro assicura che la loro applicazione con vestiti normali è la medesima. Non cambia nulla. - “Puoi applicare le tecniche con o senza il Kimono, per terra o persino nell'acqua! Mia moglie Sheila lo sa molto bene”, (ride)
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Sheila, la moglie del Maestro che lo accompagna in questo viaggio in Europa, annuisce con il capo:
tale che alcuni dei più esperti professionisti in materia ignorano la sua tecnica:
- “È vero, quand’ero molto più giovane riscuotevo molto successo tra gli uomini (sorride). Una volta, mentre stavo entrando in acqua al mare, a Copacabana, fui assalita fisicamente... L'assalitore si prese le sue (risate). Il Jiu Jitsu funziona anche nell'acqua!” -
- “Non riesco a capire come si possa diventare Cintura Nera di Jiu Jitsu senza conoscere la difesa personale! È come scrivere in una determinata lingua senza conoscerne l’ortografia!” Afferma il Maestro Mansur.
Sport o difesa personale?
- “Un atleta di Jiu Jitsu, per essere davvero completo, deve imparare la difesa personale; essa gli consentirà di apprendere alcune tecniche che miglioreranno la sua capacità di lotta”.
Ultimamente la proliferazione del Jiu Jitsu come sport sta togliendo spazio all’aspetto dell’autodifesa, al punto
Grandi Maestri
“Nonostante la semplicità sia la base dell'efficacia del sistema di Hélio Gracie, semplicità non significa semplicioneria!” La coordinazione motoria ed il suo sviluppo sono le fondamenta dell'insegnamento del sistema Kioto. Tali aspetti si notano in un individuo che segue gli insegnamenti di questo Grande Maestro: - “Puoi essere un grande lottatore senza coordinazione? La base dell'insegnamento è l'imitazione e l’integrazione dell'esperienza del movimento, per questo motivo il
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sistema Kioto torna sempre sullo stesso punto: la coordinazione!” Il sistema di difesa personale Gracie si basava sulla mancanza di forza di Hélio. Il difetto trasformato in pregio crea la Maestria: la necessità è da sempre la madre di tutte le cose. Secondo Mansur è stato il suo lavoro di poliziotto a forzarlo a perfezionare e ad approfondire gli schemi che il
suo Maestro meticolosamente gli insegnò. Il prezzo è stato caro. Mansur è sopravvissuto ad 11 colpi di pistola e ad innumerabili aggressioni violente con arma bianca e a mani nude. - “Nonostante la semplicità sia la base dell'efficacia del sistema di Hélio Gracie, semplicità non significa semplicioneria!”
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Benché le MMA non utilizzino molte tecniche di difesa personale per le limitazioni e regole sportive imposte da questi tornei, secondo Mansur esse non sono altro che un altro modo di chiamare il Jiu Jitsu: - “Quelle che oggi chiamano MMA sono semplicemente Jiu Jitsu, perché nel Jiu Jitsu c’è tutto, e questo perché il Jiu Jitsu è difesa personale”. Con armi, senza armi, di fronte ad attacchi di gambe o braccia, in piedi o a terra, in sostanza il Jiu Jitsu è per il Maestro
“Rispetta così tanto il suo Maestro da non riconoscere i miglioramenti da lui apportati! Ma è una realtà che i suoi allievi continuano a ripetere.”
Grandi Maestri pura difesa personale. Ovviamente, come ogni cosa nella vita, il successo della sua applicazione dipenderà dal nostro allenamento. - “Per essere efficaci non basta imparare il sistema, bisogna praticarlo con costanza; questa e nessun altra è la chiave della Maestria e dell'efficacia”. “È la pratica che ti fornisce il dominio e la fiducia in te stesso. È come andare in bicicletta. Una volta imparato non lo dimentichi più, ma la tua destrezza nell’andarci dipenderà da quanto spesso tu ci vai”. Sebbene il sistema Gracie sia divenuto famoso per la sua abilità nel dominare l'avversario, chiudendogli la distanza per controllarlo a terra come un'anaconda, questa sua qualità nell’ambito della difesa personale è stata una degli aspetti più discussi nei circoli marziali, specialmente quando si affronta diversi attaccanti. Chiediamo al Maestro delucidazioni riguardo alla convenienza o meno di andare al suolo in una situazione di difesa personale. - “La difesa personale è la parte del Jiu Jitsu che più si realizza in piedi. Ogni movimento di difesa termina con un atemi o con qualche altra forma di finalizzazione che neutralizza definitivamente l’avversario. In realtà nel Jiu Jitsu sportivo molti di questi movimenti, per ovvie ragioni, sono proibiti”.
“Sua qualità nell’ambito della difesa personale è stata una degli aspetti più discussi nei circoli marziali.”
Brazilian Jiu Jitsu “BenchĂŠ le MMA non utilizzino molte tecniche di difesa personale per le limitazioni e regole sportive imposte da questi torneiâ€?
Brazilian Jiu Jitsu “Nel sistema Kioto di Difesa Personale dominano le chiavi, il condurre e l’eliminare l'avversario nella prima difesa. I dettagli a terra appartengono ad un altro lato del Jiu Jitsu”. Secondo me, questo video del Maestro Mansur è un magnifico lavoro che nessun artista marziale dovrebbe perdersi, perché in fin dei conti il mondo del Marziale comincia sempre da lì, dalla difesa dura e cruda. I suoi consigli sono così coerenti ed efficaci che saranno senza dubbio fonte di ispirazione per tutti coloro che considerano le Arti Marziali come qualcosa di più di uno sport.
“I suoi consigli sono così coerenti ed efficaci che saranno senza dubbio fonte di ispirazione per tutti coloro che considerano le Arti Marziali come qualcosa di più di uno sport.”
Reality Based Riconsiderare le tecniche tradizionali del pugno e della gamba da una prospettiva di efficacia nell'autodifesa, è il proposito di questo esteso lavoro che questo esperto del settore dell'autodifesa personale e poliziesca, riconosciuto in tutto il mondo, oggi ci presenta nei suoi due ultimi video. Oltre a rappresentare una riflessione profonda e pratica sull'efficacia dei principali attacchi e difese con il pugno e la gamba, il lavoro di Jim Wagner è anche estremamente utile per gli artisti marziali tradizionali, molti di essi infatti hanno spesso incontrato delle difficoltà nel momento di difendersi da un attacco reale per la strada e hanno bisogno di una guida per trarre vantaggio dalle loro abilità, semplicemente usando con sagacia le tecniche che conoscono bene. “La strada non è una palestra e le regole sono ben diverse” - ripete sempre il Sergente Wagner. - “Non si tratta di conoscere molte tecniche, ma di saper utilizzare adeguatamente quelle che con il loro impiego ci espongono al minimo rischio” Inoltre il sistema che oggi ci pr esenta Jim è stato cr eato affinché chiunque possa i m p a r a r e rapidamente a r eagir e contr o un'aggressione. Se oltre a questo sei in forma e possiedi la disciplina e l'abilità fisica adeguate, meglio. In definitiva: k a r a t e k a , taekwondoka, pugili... E’ in questo modo che ci si difende!
Autodifesa
Il Sistema "metrico" di Difesa
Bloccare ed attaccare con braccia e gambe Testo: Jim Wagner Foto: www.budointernational.com
Reality Based Il Sistema "metrico" di Difesa Bloccare ed attaccare con braccia e gambe Passate in una scuola tradizionale di Arti Marziali e chiedete all'istruttore: “Vorrei sapere come imparare a difendermi ed il tempo che impiegherò per farlo”. La tipica risposta è: “Dai tre ai cinque anni”. Una risposta corretta se l'istruttore si riferisce a movimenti coreografici: passi ripetuti, dozzine di kata, armi antiche ed apprendimento di terminologia e di costumi stranieri. D'altra parte, se andate da un istruttore di Difesa Personale basata sulla realtà, in qualunque parte del mondo vi troviate, vi dirà: “Non sono necessari molti anni per imparare la vera difesa personale, bastano alcuni giorni”, naturalmente se quell'istruttore conta sull’aiuto di agenzie militari e di polizia per far fronte alla vostra richiesta. Per iniziare ad imparare tutto quello che avete bisogno di sapere sul lavoro di pugni e sui blocchi con le mani e le braccia bastano alcune ore, applicando il mio Sistema Metrico di Difesa e Blocco, perciò sarà poi esclusivamente l’allievo a dover decidere sul perfetto mantenimento delle proprie abilità.
Definizione del Sistema Metrico Che cosa significa il termine autodifesa? Tutti sappiamo che il sistema metrico matematico è basato sul numero 10, cioè, 10 millimetri in un centimetro. Nella Protezione o Difesa Personale ben applicata, ci sono solo 10 modi di colpire una persona, 10 angoli di blocco, 10 direzioni nelle quali il corpo umano può muoversi da un punto ad un altro, e questa regola è valida sia se si tratta di una casalinga obbligata a proteggersi con un coltello contro un intruso, che se si tratta di un agente dell’antiterrorismo che si muove verso un obiettivo. Le prime due direzioni sono avanti e indietro, il che significa camminare in avanti verso un rivale per chiudere la distanza o all'indietro per evitare il colpo di una bottiglia di birra. Questo significa, dunque, sia colpire un aggressore al viso con un pugno dando un colpo in avanti, che eseguire un colpo di pugno a martello contro qualcuno che tenta di afferrarvi da dietro. Ad ogni direzione ho assegnato un numero, per esempio in avanti è 1, all'indietro è 2. I due seguenti angoli di attacco (termine geometrico) sono orizzontali: a sinistra e a destra, numeri 3 e 4. Poi viene il piano verticale. Ci sono solo due modi di colpire su questo piano con il pugno o il gomito: in alto e in basso; in basso è 5, in alto è 6. Quest’ultimo numero può corrispondere ad un colpo verso l'alto, verso le costole o verso il gomito ed il mento. L'obiettivo dipende dalla “viabilità”.
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Il Sistema "metrico" di Difesa
Bloccare ed attaccare con braccia e gambe
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Le quattro linee di colpo finali sono le diagonali, che rappresentate graficamente formerebbero una X, lo stesso vale se scendete diagonalmente, a sinistra o a destra, o se salite verso l'alto, a sinistra o a destra. Realizzando questi angoli principali ottenete un totale di 10 direzioni ed è così che funziona questo sistema metrico. Non teniamo conto degli angoli tra gli angoli principali, conosciuti anche come “minuti di angolo”, perché non ricoprono un reale interesse in un combattimento fluido. Se qualcuno cerca di colpirvi al viso con un pugno e va in una direzione tra un colpo orizzontale ed uno diagonale, l'angolo del braccio per bloccare questo colpo non cambia di molto la dinamica della difesa.
Si riscopre un'antica conoscenza Quando allungate il pugno verso l'obiettivo, troverete solo 10 direzioni possibili, e sempre 10 direzioni troverete per eseguire un colpo con la mano aperta. Se cercate una mappa degli angoli d’attacco a livello storico, ritroverete il grafico italiano su legno del XVII secolo, il diagramma del
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Autodifesa Kali Filippino del 1940 o le antiche tradizioni indiano-americane o, addirittura, il Programma delle Arti Marziali del Corpo dei Marines americani MCMAP; gli angoli principali sono tutti lì. Io mi sono limitato a sostenere che ce ne siano solo 10 e li ho analizzati per i miei allievi della polizia, dell'esercito, della sicurezza e per i civili. Ma allora come mai ci sono tanti istruttori che dicono ai loro allievi: “Posso insegnarvi trecento modi per colpire l’avversario a mani nude”? Esistono un paio di ragioni per questo fatto: 1) l'istruttore non ha idea di quello di cui sta parlando, perché non ha mai partecipato ad un combattimento reale e sta parlando di tecniche che gli hanno insegnato, senza rendersi conto del comune denominatore; 2) l'istruttore sa che se ha “centinaia” di cose da insegnarvi, continuerete a lavorare con lui per molto tempo, il che si traduce in un'entrata economica sicura per i suoi insegnamenti. Se io dicessi ai miei allievi poliziotti e militari, della Polizia della Germania Federale (Bundespolizei) o delle Forze di Sicurezza delle Forze Aeree Statunitensi, che ho centinaia di tecniche da insegnare loro e che avranno bisogno di anni per impararle, riderebbero di me ed andrebbero alla ricerca di un altro istruttore. La maggior parte dei poliziotti e dei militari sanno che le tecniche richieste per la strada o nei campi di battaglia devono essere
semplici, efficaci e richiedere poco tempo per essere apprese e dominate. Se volete semplificare il vostro allenamento ed imparare solamente i blocchi che funzioneranno in un combattimento reale, vi consiglio di acquistare il mio nuovo DVD intitolato “Sistema metrico di difesa e blocco”, di Jim Wagner.
Troppo semplice per essere vero Molti praticanti di Arti Marziali passeranno un pessimo quarto d’ora accettando il fatto che esistono solamente dieci direzioni per dare un calcio a qualcuno, perché nella maggior parte dei casi i loro istruttori o i DVD visti gli avranno spiegato che ci sono innumerevoli metodi per sferrare un calcio all’avversario. Di fatto, la maggior parte dei praticanti di Arti Marziali credono che “di più, è meglio”. Tuttavia se guardate qualsiasi manuale militare antico o moder no, vedrete che presentano sempre poche tecniche. I sistemi di combattimento militare sono basati sugli angoli principali, anche se non sono diretti e stabili. La ragione è chiara, le tecniche nel campo di battaglia devono essere semplici ed efficaci. Le agenzie di Polizia hanno adottato molte tecniche militari e metodi di allenamento
da quando sono diventate organizzazioni paramilitari. In questi sistemi di lotta non vedete calci alti, sugli stinchi o movimenti ginnici. Per questo il “Sistema di protezione personale basato sulla realtà” di Jim Wagner è nato da sistemi militari e di polizia. “Il sistema metrico di gamba in difesa e blocco” di Jim Wagner riflette le stesse tecniche e gli stessi metodi di allenamento.
Calci nel sistema Il calcio più affidabile dell’arsenale basato sulla realtà è il calcio frontale, sferrato con la gamba arretrata. Per lo stesso motivo per il quale non sfondereste mai una porta usando la gamba avanzata. Da dietro c’è molta più forza, per via del movimento in avanti. L'obiettivo si trova in qualunque punto della zona pelvica, che è il centro di gravità CG del rivale quando si trova in piedi. I calci non si sferrano mai al di sopra della zona pelvica nel sistema basato sulla realtà, dato che sono instabili, facili da bloccare e raramente raggiungono il bersaglio. Quando arriviamo ai calci orizzontali (calcio laterale), l'obiettivo è il ginocchio o lo stinco. Avrete bisogno di un calcio orizzontale solo nel caso in cui qualcuno vi attacchi da un lato e non abbiate tempo di girarvi verso di lui, che è quello che l'istinto umano porta a fare. Un calcio orizzontale basato sulla realtà è un calcio con gravità assistita, dato che va verso il suo obiettivo ad un angolo discendente e non perfettamente orizzontale, come nel caso di un calcio laterale tradizionale. I calci da dietro si eseguono in un caso tra un milione ed io non ne ho mai fatto uno in un combattimento reale, perché? Perché se un aggressore vi arriva alle spalle, il vostro istinto vi obbliga a girarvi e ad affrontare la minaccia. Inoltre, se un soggetto fa un movimento per chiudere la distanza prima che giriate, probabilmente solleverete le spalle e vi inclinerete leggermente in avanti, come quando da bambini scorgevate con la coda dell’occhio la pallonata del compagno in arrivo a forte velocità. Questa è la posizione nella quale sferrereste il vostro calcio posteriore. Non c'è calcio a giro (spesso chiamato “circolare”) nel “Sistema di protezione personale basato sulla realtà”, perché non cerchiamo mai l’impatto con il collo del piede o con lo stinco, a causa della fragilità di queste
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ossa. La cosa più simile ad un calcio circolare per noi è il calcio diagonale, che assomiglia a quello frontale ma segue una linea diagonale verso il suo obiettivo (generalmente la zona pelvica) colpendo con il tallone. Quando arriviamo ai calci verticali, esistono solamente due movimenti, in alto e in basso. Per sferrarlo in basso in avanti dobbiamo pestare con forza e rapidamente. Lo facciamo pestando forte sul piede del rivale, se si trova a terra. L'obiettivo di pestare si basa sulla necessità di una forza ragionevole o una forza morta. La prima si ha quando i pestoni sono diretti agli arti con l’idea di rompere le ossa, e la forza morta invece va diretta a zone di pericolo del corpo: testa, collo, tronco, colonna e bacino. Un calcio verticale verso l'alto
andrebbe verso l'inguine, se il rivale ha le gambe separate, o un colpo al viso se è piegato. Tuttavia, sferrarlo al mento sarebbe un autentico suicidio. Quando ero nella Marshal Air Federal statunitense, uno degli istruttori di tattiche difensive nell'Ufficio di Campo di Los Angeles impartì una lezione e chiese agli allievi di sferrare “un calcio sul mento del terrorista” nel ridottissimo spazio di un aeroplano in movimento. Non mi fu permesso di assistere all'allenamento perché era “troppo duro”. Avevano ragione. Quando la vita della gente è in gioco, non eseguo né insegno tecniche vistose, come i calci al mento. Parlando di ostentazione, nelle nostre tecniche non diamo mai le spalle al rivale, a meno che non si stia scappando, e non facciamo
nemmeno calci a giro. Ci rifacciamo all'antica filosofia spartana: andare avanti o morire provandoci. Avendo assistito personalmente a numerosi combattimenti, posso dirvi che in un combattimento reale potete avere solo un paio di opportunità di andare a segno con un calcio, perciò deve essere sempre efficace. Naturalmente, anche le ginocchia si possono usare come armi efficaci e sono strumenti davvero molto potenti quando entriamo nella zona rossa del rivale, accorciando la distanza. Un colpo di ginocchio avanzato ad arpione funziona bene, mentre una ginocchiata posteriore non esiste. Le ginocchiate orizzontali non hanno potenza, ma quelle verticali sono devastanti. Una ginocchiata verticale verso l'alto può andare direttamente al viso o
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Reality Based all'inguine se spingete la sua testa verso il basso contemporaneamente. Una verticale verso il basso può essere una ginocchiata in caduta o diretta al tronco del rivale che si trova al suolo, per controllarlo (forza di controllo). Quando si fa il blocco nei calci che entrano, il sistema di protezione personale basato sulla realtà ha solo tre tecniche ritenute sufficientemente adeguate a bloccare le 10 direzioni principali. C’è quella di parata: è quando si posiziona il piede di lato per intercettare il calcio frontale in avvicinamento. Quindi abbiamo la parata di ginocchio, utile a bloccare la maggior parte dei calci sotto la vita. Si realizza semplicemente alzando il ginocchio di fronte all'inguine come una lancia, per proteggere la vostra linea centrale. D'altra parte, i calci con le mani sulla testa bloccano le braccia in quello che chiamiamo lo scudo di braccio laterale, o semplicemente retrocediamo e lasciamo che il calcio vada a vuoto. La bellezza del Sistema Metrico di difesa e blocco con la gamba sta nel fatto che le tecniche sono facili da imparare, le stesse che utilizzano gli eserciti e la polizia in tutto il mondo, perché si tratta esclusivamente di 10 direzioni principali, mantenendo le vostre abilità; è molto più facile della maggior parte dei sistemi di lotta. Siate un bersaglio difficile!
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Minou Risso
mail: budo.cinturanera@gmail.com
Fu-Shih Kenpo
Raúl Gutiérrez “In qualsiasi attività fisica, e soprattutto nelle Arti Marziali, è di vitale importanza raggiungere una perfetta mobilità articolare e una buona capacità di allungamento.”
CALCI NELLE ARTI MARZIALI, parte 2 Mobilità articolare e stretching In qualsiasi attività fisica, e soprattutto nelle Arti Marziali, è di vitale importanza raggiungere una perfetta mobilità articolare e una buona capacità di allungamento. Questi esercizi sono essenziali per garantire una preparazione completa dei tessuti del corpo per lo sforzo fisico, e hanno anche il compito di ottimizzare la parte strutturale del corpo. Il riscaldamento in qualsiasi sport o disciplina marziale è la fase iniziale e compr ende una serie di eser cizi pr ecedenti per una miglior e performance di quella particolare attività. Il suo scopo è quello di preparare il nostro corpo ad affrontare e sopportare la domanda fisiologica a cui volontariamente ci sottometteremo.
Fu-Shih Kenpo
L
a scelta giusta degli esercizi di riscaldamento, la durata, l'intensità e l'esecuzione sono fondamentali perché dipende da esso che possano verificarsi nel corpo i cambiamenti fisiologici necessari per realizzare un maggiore coordinamento neuromuscolare, ritardare l'insorgenza della fatica e diminuire il rischio di infortuni. Si consiglia di iniziare l'attività fisica in un ordine, come: 1) Esercizi statici di mobilità articolare attiva. Esso consiste nell'effettuare un esercizio di stretching in una posizione di riposo al limite di ciò che sia comodo, allungando il muscolo rilassato fino a raggiungere una certa posizione e tenendo la posizione per 15 "- 30". In questo tipo di stretching non c'è sforzo da parte dei muscoli agonisti in modo che il dispendio energetico è molto inferiore a quello dello stretching dinamico. Inoltre, essendo i movimenti lenti e rilassati, si ottiene un migliore rilassamento muscolare, aumentando la circolazione del
sangue e riducendo la sensazione di dolore. Ci sono, a loro volta, due tipi principali di stretching statico: * Stretching statico attivo: si tratta dello stiramento del muscolo antagonista senza l'utilizzo di alcuna assistenza esterna. * Stretching statico passivo: consiste nell'allungamento di un muscolo in cui una forza esterna è applicata all'arto interessato. Questa forza esterna può essere un partner, un muro, uno sgabello, etc. C'è anche lo stretching isometrico, un tipo di stretching statico in cui i muscoli coinvolti esercitano una forza contro l'allungamento, e sono in tensione al fine di ridurre la tensione muscolare. Esiste anche il metodo di Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva o PNF (Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation), che combina lo stretching statico e lo stretching isometrico, e la sua realizzazione si compone di quattro fasi:
6* Esecuzione dello stretching statico. * Contrazione isometrica con resistenza per dieci secondi. * Rilassamento in riposo. * Stretching statico con una gamma più ampia di movimento. Se parliamo dello Stretching by Bob Anderson, stiamo parlando del metodo statico per eccellenza perché migliora il coordinamento, evitare strappi muscolari e aumenta l'estensione muscolare. L'unico svantaggio di questo metodo è che è molto monotono e favorisce lo statalismo. Esso consiste in: * Adottare la posizione corretta in 5 secondi, senza dolore e tenerlo da 20 "a 30". * Ritornare alla posizione di partenza. Il Sölverborn e lo Stretching PNF, a differenza dello Stretching by Bob Anderson, migliorano i loro risultati rafforzando i muscoli intor no alle articolazioni. Si noti che qualsiasi lavoro che coinvolga contrazioni isometriche può causare dolore muscolare. Tor nando al Sölverbor n Stretching, esso comprende: * Esecuzione di una tensione isometrica del gruppo muscolare selezionato per 10 secondi. * Rilassamento totale per 2 o 3 secondi. * Si raggiunge la posizione di ampiezza massima del movimento (senza dolore). * Ritornare lentamente alla posizione di partenza.
“Particolare attenzione deve essere rivolta alla preparazione dei nuclei comuni che facilitano la mobilità generale del sistema motorio, e quelli che sono particolarmente vulnerabili al danno, come la caviglia e il piede, il ginocchio, le anche, la spalla, il tronco e il collo.”
Fu-Shih Kenpo Stretching dinamico Questo tipo di stretching coinvolge allungare attraverso impulsi ma senza superare i limiti dello stretching statico. I muscoli antagonisti estendono grazie alle contrazioni ripetitive dei muscoli agonisti. Corrisponde con esercizi a base di salto e il bilanciamento, evitando movimenti balistici (rimbalzi), perché possono superare i limiti dei muscoli e causare lesioni. Questo modo di stretching può essere controproducente se non è preceduto da una sessione di stretching statico o quando i muscoli non hanno ricevuto un buon riscaldamento, per quanto gli allungamenti dinamici in alcuni segmenti freddi del corpo possono causare un meccanismo di difesa detto riflesso miotatico, in cui il muscolo finirebbe accorciandosi e non sarebbe raggiunto l'effetto desiderato.
Inoltre, lo stretching dinamico migliora la gamma di movimento e aumenta la forza e la flessibilità dei muscoli a una misura maggiore dello stretching statico. In breve, lo stretching statico non migliora le prestazioni muscolari, e solo migliora la tolleranza al disagio prodotto dallo stiramento; peraltro, lo stretching dinamico non mantiene i muscoli deboli come fa lo stretching statico, ma aumenta la sua forza e la flessibilità. Per ottenere un miglioramento significativo nella pratica dello sport è necessario effettuare sforzi muscolari attivi e movimenti rapidi (stiramento dinamico) in modo da stimolare i muscoli ad assumere il compito con una maggiore prestazione. E non dimenticate che per rilassare i muscoli alla fine della vostra pratica, è altamente raccomandabile di eseguire esecizi di stretching statico.
“Nella fase iniziale di riscaldamento, è opportuno intraprendere esercizi statici di mobilità articolare e stretching, mentre gli esercizi dinamici di mobilità articolare sono adatti nella fase di riscaldamento di locomozione prima dell'attività.”
Raúl Gutiérrez 2) Esercizi assistiti di mobilità articolare attiva. La articolazioni sono l'asse biomeccanico del corpo, veri punti fissi dove il movimento umano ha il suo origine e si appoggia esprimendosi in tutta la sua ampiezza. Un'articolazione rigida e immobilizzata dà un'idea del declino della qualità della vita. Quindi gli esercizi di mobilità articolare ci consentono di mantenere la salute delle articolazioni, tendini e legamenti. Si dovrebbe fare esercizi di mobilità articolare per tonificare le articolazioni fino a quando si comincia a sentire come una sorta di sensazione di bruciore in tutta la zona in cui si sta lavorando ed i muscoli coinvolti nel movimento si sentono affaticati. 3) Esercizi passivi di mobilità articolare. Sono particolarmente utili per mantenere i muscoli e le articolazioni sani. Sono realizzati con l'aiuto di un partner quando la persona non è in grado di farlo da solo, in caso di infortuni, incidenti, ecc. Essi sono molto importanti perché sebbene i muscoli non vengono ingranditi, la mobilità e la flessibilità aiuta il flusso di sangue che contribuisce a tenere le ginocchia e i gomiti, per esempio, in condizioni ottimali. 4) Esercizi statici di stretching muscolare.
“Lo stretching statico non migliora le prestazioni muscolari, e solo migliora la tolleranza al disagio prodotto dallo stiramento; peraltro, lo stretching dinamico non mantiene i muscoli deboli come fa lo stretching statico, ma aumenta la sua forza e la flessibilità.”
5) Esercizi dinamici di mobilità articolare durante la fase di locomozione del warm up. 6) Gli esercizi dinamici di stretching precedenti alla fase principale sono facoltativi. 2. Stretching e mobilità articolare prima dell'attività fisica. Quando un buon warm up viene effettuato, gli effetti principali sono centrati sul raggiungimento di: * Aumento della frequenza cardiaca. * Aumento della pressione sistolica. * Dilatazione delle vie repiratorie. * Adeguata ridistribuzione del flusso sanguigno alle aree attive. * Aumento dei substrati energetici e ossigeno nella circolazione. * Miglioramento dei processi neuromuscolari.
Fu-Shih Kenpo * Fatica prolungata nel breve termine. * Miglioramento dei processi metabolici che forniscono energia. * Eliminazione del deficit iniziale di ossigeno. * Diminuzione della viscosità muscolare. * Miglioramento della meccanica del movimento articolare. * Aumento della capacità di allungamento muscolare. I miglioramenti nel warm up sono orientati al raggiungimento di un aggiustamento cardio-respiratorio adeguato e la preparazione dell'apparato osseo-articolare e muscolo-tendineo per l'attività. Gli esercizi di locomozione sono i migliori per facilitare gli adattamenti a livello respiratorio e cardiovascolare, e quelli di stretching e di mobilità articolare sono essenziali per assicurare una preparazione completa dei tessuti del corpo per lo sforzo fisico. Nella fase iniziale di riscaldamento, è opportuno intraprendere esercizi statici di mobilità articolare e stretching, mentre gli esercizi dinamici di mobilità articolare sono adatti nella fase di riscaldamento di locomozione prima dell'attività. È opportuno fare mobilità articolare prima di eseguire qualsiasi allungamento muscolare. In questo modo è possibile ottenere un importante riscaldamento endogeno che diventerà un fattore chiave nella prevenzione delle lesioni nei legamenti delle capsule articolari. Particolare attenzione deve essere rivolta alla preparazione dei nuclei comuni che facilitano la mobilità generale del sistema motorio, e quelli che sono particolarmente vulnerabili al danno, come la caviglia e il piede, il ginocchio, le anche, la spalla, il tronco e il collo. L'aumento di temperatura è anche un elemento per facilitare l'allungamento dei tessuti associati al nucleo articolare mobilitato, pertanto gli esercizi statici di mobilità articolare
precedenti allo streching muscolare sono raccomandati. 3. La mobilità articolare e lo stretching dopo l'attività fisica Dopo aver eseguito l'attività fisica è appropriato e conveniente impostare un lavoro muscolare di stiramento opportuno che favorisca il recupero dei tessuti sottoposti a movimento, evitando l'effetto "camicia di forza" (cioè, una persona poco spontanea, troppo contenuta e rigida nel suo comportamento). S e l'attiv ità principale è di carattere co nt inuativ o , dev o no eseguirsi esercizi di stretching alla fine di essa, apportando in tal modo
un co nt ributo determinante all'eliminaz io ne delle po s s ibili contratture e la rigidità muscolare, e ancor di più se la fase principale è s tat a intens a. Quando l'att iv ità principale è fraz io nata per s ua natura si consiglia di alternare le fasi di riposo con esercizi dinamici di mobilità articolare e allungamento muscolare, contribuendo così ad un mig lio r recupero del t es s uto muscolare ed evitando allo stesso tempo eventuali contratture dovute allo sforzo. Più intenso lo sforzo compiuto, maggiore importanza deve essere data alla mobilità articolare e allo stretching.
Cinema Marziale ALFRED HSING - DOPO LE SCENE DI "DRAGON BLADE" Testo: Emilio Alpanseque Foto: Golden Network Asia, Lionsgate Premiere
Alfred Hsing è un ex membro del Wushu National American Team di San Jose, California. Dopo più di un decennio di intenso allenamento, Hsing ha deciso di lasciare il suo "lavoro quotidiano", in modo da poter allenarsi a tempo pieno per il Campionato del Mondo di Wushu. Questa decisione ha portato i suoi frutti ed è diventato il primo americano a vincere una medaglia d'oro nel Wushu Taolu nel 10 ° World Wushu Championships, nell'anno 2009. Oltre alla sua carriera nei tornei, Hsing ha guadagnato molti riconoscimenti come attore, acrobata e coreografo d'azione partecipando in numerosi e svariati progetti, da spot televisivi e serie a cortometraggi e lungometraggi, tra cui grandi
Cinema Marziale successi asiatici come "The Sorcerer and the White Snake" di Jet Li (2011), "My Lucky Star" di Zhang Ziyi (2013), o "Ip Man 3" di Donnie Yen (2015). Oggi, Hsing condivide con noi alcune delle sue esperienze di lavoro c o m e u n m e m b r o d e l l a J C S t u n t Te a m n e l f i l m "Dragon Blade". Budo International: Ci puoi raccontare la tua esperienza di lavoro su questo film. Alfred Hsing: Beh, lavorare con Jackie Chan è stato sempre il mio sogno. Proprio così, un obiettivo della mia vita è stato quello di essere colpito o preso a calci da Jackie in uno dei suoi film. Più di 20 anni fa, da bambino, quando vedevo i suoi film, l'idea di incontrarlo di persona sembrava così lontana... e, certamente, il sogno di lavorare con lui sembrava ancora di più difficile, ma credo che tutto inizia con un sogno. Poi si visualizza mentalmente, si crede in esso e si definiscono i propri obiettivi. Definendo gli obiettivi, si prendono misure concrete che convertono i sogni in una realtà fattibile. Ed eccomi qui! ... Ora ho realizzato quel sogno. Ho lavorato con Jackie e la JC Stunt Team per quattro mesi. Sono stato dato alle fiamme, gettato attraverso soffitti alti e travi, mi sono schiantato contro scatole, sono stato lapidato con carboni, ho combattuto Jackie Chan e ho anche affrontato John Cusack! B.I.: E la tua gola è stata anche tagliata da "Tiberio"? A.H.: Ma certo! Mi è stato assegnato un lavoro con l'attore che interpretava Tiberio (Adrien Brody) in tutte le sue scene d'azione, per cui mi ha accoltellato in diversi modi, tritato e tagliato la gola in numerose occasioni. BI: Come hai avuto l'opportunità di lavorare su questo progetto? A.H.: È una storia interessante. Dopo aver vissuto per qualche anno in Cina, sono tornato a Los Angeles nella metà dello scorso anno ed ho quasi perso questa opportunità, se non fosse stato per un paio di eventi apparentemente casuali che hanno modificato la mia vita - Uno è stato il matrimonio di un mio amico in Vietnam, e poiché mi trovavo lì, ho deciso di fare un giro completo per l'Asia. Mi sono fermato in Cina per vedere gli amici e partecipare a qualche incontro ed ho scoperto che El Jun, uno dei principali coordinatori degli stuntmen team di Jackie Chan, aveva cercato di mettersi in contatto con me (perché in quel periodo ero a Los Angeles e il mio telefono in
Cinema Marziale Cina era spento). Ma quando sono tornato in Cina, ho avuto l'opportunità di riprendere il contatto con lui, quindi un mese dopo sono stato chiamato a lavorare con il JC Stunt Team per questo film e ho subito volato di nuovo verso la Cina. B.I.: Quindi, hai dovuto viaggiare da Los Angeles direttamente al deserto di Gobi? A.H.: No, le riprese sono iniziato a Hengdian, nella provincia di Zhejiang. Alcuni lo chiamano l'Hollywood della Cina perché in quel luogo hanno girato molti film. Più tardi abbiamo portato la produzione a Dunhuang. Ora realisticamente, anche se è stata un'esperienza incredibile e il sogno di una vita, non è stata priva di difficoltà. Abbiamo girato a Hengdian per settimane senza un giorno di riposo. A questo punto ho cominciato a soffrire deliri per effetto del calore, le acrobazie eccessive, e la mancanza di sonno. Poi ci siamo trasferiti nel deserto del Gobi. Era un tipo di calore diverso. Abbiamo sudato meno perché è molto secco, ma
le tempeste di sabbia sono frequenti e il sole è troppo forte. Se non si utilizza la protezione solare e rimani scoperto sotto il sole un solo giorno si soffrono gravi ustioni. Abbiamo girato per una settimana intera, siamo usciti dall'albergo alle 6 del mattino e siamo tornati a circa 10:00 della notte. C'erano persone che si sono fatte male ed io personalmente ho avuto alcuni incontri pericolosi. Non cambierei mai questa esperienza per nessuna cosa, ma la realtà della vita di tutti i giorni per noi dello Stunt Team è stata un lavoro duro. In breve, è stato fisicamente e mentalmente estenuante. B.I.: Come sono state preparate tutte quelle scene della squadra cinese in cui sono state eseguite le sequenze a mani vuote e spada? A.H.: Durante la preproduzione il team ha preparato le sequenze sul posto. Le riprese sono state abbastanza veloci.
Abbiamo girato così tanto che io davvero non riesco a ricordare in particolare quanti giorni ci sono voluti. Penso che fossero 1 o 2 giorni e uno di questi giorni ha piovuto, quindi abbiamo dovuto prendere una pausa per le riprese mentre aspettavamo che la pioggia si fermasse. Il cameraman aveva gia lavorato con il team di Jackie prima, quindi c'era molto feeling e girare è stato piuttosto semplice.
Entrevista
Cinema Marziale B.I.: Per favore, ci dica qualcosa di più su Jackie Chan come persona. A.H.: Jackie è forse uno dei più generosi personaggi pubblici che abbia mai incontrato. In cinese lo chiamiamo "Grande Fratello". Spesso invita il team di produzione a cena e lui porta il cibo durante le riprese, e paga tutto di tasca sua. Non è che lui sia tenuto a farlo, ma vede quanto sia difficile lavorare giorno dopo giorno sul set e a volte decide di invitare la squadra a pranzo. Jackie è sorprendente in molti modi. In primo luogo, si deve notare che ha 61 anni d'età, ma lui è ancora estremamente in forma e attivo. Sta sempre là fuori a fare acrobazie, coreografie, recitazione, assistente di regia, dirigendo l'azione, utilizzando la fotocamera, e prendendosi praticamente cura di tutto sul set. Rispetto a molti giovani di 30 anni (ride) ha più energia. Lui sa bene quello che fa sul set. Si può dire che ama fare film. L'ha fatto per più di 4 decenni. B.I.: Puoi parlarci del processo di alcune delle coreografie di lotta? A.H.: Jackie era molto coinvolto in ogni parte del progetto di azione - dal concetto stesso ai movimenti specifici e all'improvvisa aggiunta di modifiche nella storia. Mentre stava girando o si
occuppava di altri aspetti del film, noi, il suo team di specialisti, restavamo costantemente a sperimentare coreografie, nuovi movimenti, e così via. Poi, quando finivamo di preparare una sequenza grazie agli sforzi di tutto il team, la mostravamo a Jackie e lui l'approvava o faceva delle modifiche. È davvero un processo divertente lavorare con Jackie perché si sviluppa in modi particolari, tipici del suo stile, riuscendo anche a tirar fuori dal nulla qualcosa di soprendente. B.I.: Qual è stato il trucco più memorabile per te e perché? A.H.: Nel film, c'era un ponteggio di sette piani di altezza che è stato utilizzato per fissare le mura della città. Ho avuto un'esperienza indimenticabile quando ero ad una altezza di 6 piani. Un paio di specialisti hanno dovuto saltare senza cinture di sicurezza. Siamo rimasti aggrappati a una corda che era attaccata a un contrappeso sul pavimento. È stata una ripresa generale, ognuno di noi aveva un numero e ci siamo buttati nell’ordine prestabilito, io ero il settimo a saltare. Nella seconda ripresa, quando sono saltato, il secchio si è girato e si è schiantato contro la mia nuca. Ho perso conoscenza per qualche
secondo mentre cadevo, ma la mia mano stringeva la corda con forza. Se avessi lasciato la corda mi sarei schiantato senza controllo e il secchio sarebbe caduto su di me. Una volta a terra ho ripreso conoscenza ed ho continuato a girare la scena. Il ruolo di Jackie era quello di un comandante che stava ispezionando una struttura e interpretava il suo personaggio parlando con un altro generale romano riguardo la logistica di costruzione. Proprio quando hanno urlato "Cut!" Jackie è corso indietro e mi ha chiesto: "Stai bene?". Io ho strofinato la parte posteriore della mia testa dove ero stato colpito dal secchio e gli ho detto: "Sì, sto bene. Nessun problema." Poi lui è andato via. Jackie è sorprendente perché vede tutto. Mi ha ricordato alcuni dei suoi commenti tra i rack a "Police Story" ("Sulle strade della California", 1985). Se una scena d’azione và storta, ha sottolineato che tutti i suoi stunt men devono continuare a svolgere il loro ruolo, anche se qualcuno si ferisce, perché se qualcuno smette di interpretare il suo personaggio significa che la scena è stata inutile e la ripresa non può essere utilizzata. Lavorare con Jackie Chan è stato per me un vero onore e un sogno divenuto realtà!
FIRST WORLD MEETING OF BUDO MASTERS Cari amanti del BUDO, questo evento sarà un'occasione unica per incontrare di persona Maestri di tutto il mondo oltre ad arricchire la cultura e la fratellanza tra arti, stili e persone; una grande festa di formato innovativo, dove poter condividere attraverso seminari le infinite tecniche delle Arti Marziali, e dove sarete in grado di scambiare opinioni e incontrare le persone che scrivono e sono diventate famose nelle pagine della nostra rivista. La nostra rivista, al momento pubblicata in sette lingue spagnolo, inglese, italiano, portoghese, tedesco, francese e cinese (e presto disponibile anche in edizione turca dal mese di novembre), sosterrà con tutte le sue potenzialità nel settore dei media, reti e contatti, questa eccellente iniziativa del rispettato Maestro Sifu Paolo Cangelosi. Gli studenti che fanno parte di un gruppo specifico
dovrannno contattare il loro Maestro per le prenotazioni. Quelli di voi che non fanno parte di una scuola ma vogliono partecipare singolarmente all’evento potranno fare direttamente la personale prenotazione sia ai seminari che alla cena di gala. Tutti sono benvenuti all’insegna del rispetto, della fratellanza marziale e della cooperazione.
L'evento si svolgerà in due giornate: SABATO 16 E DOMENICA 17 APRILE 2016, A ROMA – ITALIA Il programma verrà suddiviso in seminari e serata di gala.
Dettagli: SEMINARIO: ogni maestro avrà diritto a circa 15 minuti per poter insegnare le proprie tecniche, il tempo a
disposizione potrà variare in base al numero dei maestri partecipanti.
ORARI DEI SEMINARI: SABATO 16 APRILE: ORE 10,30 – 13,30 DOMENICA 17 APRILE: ORE 10,30 – 13,30 COSTO DEI SEMINARI PER GLI ALLIEVI: 1 GIORNO 30 € 2 GIORNI 40 € È importante che tutti i maestri che aderiranno all'iniziativa del nostro evento, dichiarino la loro presenza, se soli o con i loro allievi entro la fine del mese di Novembre, in un secondo tempo entro il 28 Febbraio 2016 dovranno inviare una lista dettagliata dei loro allievi con nome e cognome, con una caparra pari a 20 €uro per allievo. Il saldo del seminario verrà effettuato direttamente il giorno dello stage.
SERATA DI GALA SABATO 16 Aprile ore 20,30 Aperitivo e cena a buffet. Durante la serata verranno consegnati i certificati di partecipazione a tutti gli allievi. I maestri saranno premiati con il Certificato di “Membri della Budo Master Concil” riconosciuto a livello mondiale ed avvallato dalla firma dei maestri più famosi al mondo. Gli studenti, a loro volta, riceveranno un attestato di frequenza certificando la loro partecipazione alla riunione e firmato da tutti noi. Un Photocall sarà a disposizione tutto il tempo nello stesso posto del Gala, dove saranno effettuate le fotografie con tutti i membri del consiglio, amici, studenti, ecc. Testimonianze fotografiche appariranno sulla rivista Cintura Nera e Budo International, che sarà già stata tradotta in 10 lingue, in un articolo straordinario che illustrerà ampiamente l'intero evento e i suoi partecipanti, mettendo in evidenza la presenza di ogni insegnante.
Tutti gli insegnanti che confermeranno la loro partecipazione al Gala, saranno inclusi anche nelle pagine pubblicitarie dell'evento, sia nella rivista che in tutta la nostra rete. Alcuni esempi di questo tipo di pubblicità sono inseriti alla fine di questo documento, che mostra alcuni dei docenti provenienti da tutto il mondo, la cui presenza è già confermata. COSTO DELLA SERATA DI GALA: 80 € Poiché l'obiettivo della riunione non è monetario, ma quello di coltivare l'amicizia e la cooperazione, abbiamo stabilito un prezzo molto conveniente. Per la prenotazione alla serata di GALA ogni maestro dovrà inviare un elenco con il nome, il cognome e la quota di 80€ per ogni suo invitato, entro il 28 FEBBRAIO 2016. I partecipanti che verranno per conto loro potranno registrarsi personalmente. Considerando la grande richiesta di partecipazione a livello mondiale, consigliamo di non ritardare ad inviare le liste perché le prenotazioni sono a numero chiuso.
PER IL VERSAMENTO DELLE QUOTE DI PRENOTAZIONE DEGLI STAGES E DELLA SERATA DI GALA: BANCO POPOLARE GENOVA AG.3 IBAN: IT90 X050 3401 4030 0000 0000 824 SWIFT: BAPPIT21Q60 PER LE LISTE DI PRENOTAZIONE DEGLI STAGES E DELLA NOTTE DI GALA INVIARE TUTTO A: budo.masters1@gmail.com
I SEMINARI E LA SERATA DI GALA SI SVOLGERANNO PRESSO: CENTRO SPORTIVO FONTE MERAVIGLIOSA VIA ROBERTO FERRUZZI 110/112 (ZONA EUR) ROMA – ITALY (AMPIO PARCHEGGIO GRATUITO)
HOTEL Per il pernottamento in Roma, saremo riuniti con convenzione presso: HOTEL SHANGRI LA CORSETTI VIALE ALGERIA 141 00144 ROMA (ZONA EUR) ITALY TEL. +39 06 5916441 FAX. +39 06 5413813 email: info@shangrilacorsetti.it
COSTI DELLE CAMERE: SINGOLA 60 € DOPPIA 85 €€ COLAZIONE INCLUSA Per prenotare, contattare direttamente l'hotel identificandosi come partecipante alla convenzione con la parola d'ordine: BUDO MASTERS. Ci sono state riservate un numero limitato di stanze, si consiglia di prenotare entro il 15 Marzo 2016 (facciamo presente, che per coloro che
arriveranno in ritardo, non sarà facile trovare alloggi a Roma perché saremo nel periodo del Giubileo). Per tutti quelli che alloggeranno all'hotel Shangri La Corsetti, abbiamo messo a disposizione un pullman che trasferirà il nostro gruppo "Budo Masters" nel luogo dei seminari e della serata di Gala. Il nostro direttore Alfredo Tucci, si è gentilmente messo a servizio dell'organizzazione tramite la sua mail personale, budo@budointernational.com, per tutti gli amici non italiani che potrebbero avere domande circa l'evento, e non ha voluto perdere la possibilità di lasciarvi qualche parola: "Cari fratelli nel Budo, è un vero piacere per me di sostenere la grande idea con cui il Maestro Cangelosi apre una nuova fase nei rapporti tra gli amici della nostra rivista. Molti di voi conoscono i maestri solo di nome, per gli articoli che avete letto nelle pagine della nostra rivista; ora potrete incontrarvi di persona come parte di un evento unico nel suo genere, scattare qualche foto con loro e accedere alla possibilità di imparare dai migliori, portando
con voi a casa una grande esperienza come artisti marziali e come individui, insieme con un certificato firmato da tutti loro, che di certo decorerà la vostra storia personale come budoka. Mia nonna diceva che "tutto si trasmette, tranne la bellezza" ... Allora venite e fate parte della grandezza!" Alfredo Tucci Direttore di Budo International Publishing Co. Campioni dei certificati da consegnare e su cui stiamo lavorando. Naturalmente, vi saranno aggiunti i loro nomi man mano i partecipanti confermeranno la loro presenza. La prima è la certificazione per gli allievi e la seconda è quella dei Maestri.
Tenendo sempre come sfondo l’Ochikara, “la grande forza” (chiamata e-bunto nel dialetto degli Shizen), la saggezza segreta degli antichi sciamani giapponesi, i Miryoku, l’autore ci sommerge in un mondo di riflessioni genuine, capaci allo stesso tempo di smuovere nel lettore il cuore e la testa, collocandoci continuamente di fronte all’abisso dell’invisibile, come vera, ultima frontiera della coscienza personale e collettiva. La spiritualità non come religione, ma come studio dell’invisibile, è stato il modo per avvicinarsi al mistero dei Miryoku, nel segno di una cultura tanto ricca quanto sconosciuta, allo studio della quale l’autore si è dedicato intensamente. Alfredo Tucci, direttore dell’editrice Budo International e autore di un gran numero di titoli sulla via del guerriero negli ultimi 30 anni, ci offre un insieme di riflessioni straordinarie e profonde, che possono essere lette indistintamente senza un ordine preciso. Ciascuna di esse ci apre una finestra dalla quale osservare i temi più svariati, da un punto di vista insospettabile, a volte condito da humour, altre da efficacia e grandiosità, ponendoci di fronte ad argomenti eterni, con lo sguardo di chi ci è appena arrivato e non condivide i luoghi comuni con i quali tutti sono abituati ad avere a che fare. Possiamo affermare con certezza che nessun lettore rimarrà indifferente davanti a questo libro, tale è la forza e l’intensità del suo contenuto. Dire questo, è già un bel dire in un mondo pieno di presepi collettivi, di ideologie interessate e tendenziose, di manipolatori e in definitiva, di interessi spuri e di mediocrità. E’ dunque un testo per animi nobili e persone intelligenti, pronte a guardare la vita e il mistero con la libertà delle menti più inquiete e scrutatrici dell’occulto, senza dogmi, senza moralismi di convenienza, senza sotterfugi.