Rivista Arti Marziali Cintura Nera 299 Novembre 1 parte

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In esclusiva per Budo International il DVD del Maestro Marco Morabito sulla difesa personale con la presentazione in anteprima del Krav Maga Israeli Survial System. Con questa opera verranno illustrate le tecniche e il metodo alla base di questo sistema in modo chiaro e trasparente. Nessun segreto quindi, ma una colossale opera che vi porterà nel vivo della difesa personale israeliana. Le tecniche sono illustrate in modo da essere facilmente comprensibili da tutti. Un’occasione davvero unica per avvicinarsi alla difesa personale o per approfondire le proprie conoscenze sul tema. L’autore di quest’opera è uno dei maggiori esponenti a livello mondiale di difesa personale e conta al suo attivo diverse esperienze in campo militare e società di sicurezza; pluripremiato in diverse nazioni, ospitato per corsi e seminari in tutto il mondo è diventato un portavoce internazionale di vari sistemi di combattimento corpo a corpo e difesa personale poco conosciuti ma estremamente efficaci. Studiando dal Giappone agli Stai Uniti, passando per Polonia, Spagna, Capo Verde, Germania, Israele, Francia e Russia. Una continua ricerca nelle zone più remote del mondo, come la Siberia e il deserto del Texas, senza mai fermarsi in una ricerca instancabile di acquisire nuove conoscenze senza mai smettere di porsi domande. Il Krav Maga Israeli Survial System non è una disciplina, un complesso di rigide regole ma un metodo, un processo in continua e perenne evoluzione. Questo lo rende adattabile ad ogni situazione e circostanza, permeabile a qualsiasi cambiamento, quindi in grado di fare tesoro dei propri errori cogliendo la propria esperienza come opportunità per migliorare.

Tutti i DVD prodotti da Budo International vengono identificati mediante un’etichetta olografica distintiva e realizzati in supporto DVD-5, formato MPEG-2 (mai VCD, DivX o simili). Allo stesso modo, sia le copertine che le serigrafie rispettano i più rigidi standard di qualità. Se questo DVD non soddisfa questi requisiti e/o la copertina non coincide con quella che vi mostriamo qui, si tratta di una copia pirata.

ORDINALA A:

Budo international.com


“Sapere e saperlo dimostrare, è valere due volte.” Baltasar Gracián

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a mente è un artefatto essenzialmente biologico, un conglomerato di energia e strade, incassato non solo nel cervello, ma anche in tutto il sistema nervoso. Tuttavia, questo marchingegno incredibile, è il più complesso ed entropico di tutti quelli che formano in nostro Essere. Solitamente esso consuma tonnellate di energia e in nessun momento si ferma di lavorare. Fonte della maggior parte dei nostri sapori e delusioni, la mente è tuttavia un’entelechia che inventa i mondi nei quali abitiamo. Se la realtà in se stessa è una ricreazione dei segnali che ci apportano i nostri sensi, quello che vediamo non è quello che è, ma ciò che la luce riflessa sugli oggetti stimola sulla nostra retina e che dopo il cervello ricompone in base ai propri criteri e così con gli altri sensi... – il complesso processo di interpretare la stessa, in base ai nostri precondizionamenti, è un arcobaleno di possibilità che non ha “Pantone” uguali. Nemmeno i nostri ricordi esistono in realtà, sono solo ricreazioni del cervello mediante impulsi elettrici; la memoria stessa è un mito. La mente è un’“interfaccia” interessata, l’idea di ciò che noi siamo ed è il mondo, è sempre alterata e manipolata dal suo intermezzo. Il mondo che ne deriva, è una ricreazione; sì amici, Matrix esiste in ognuno di noi. La mente lavora sempre su un principio basilare e semplice: catalogare tutto. In questo modo, ciò che più odia la mente, lo sconosciuto, è in grado di superarlo attraverso processi associativi, per questo si capisce che il sistema naturale primario della mente, piuttosto che logico, come piace pensare a noi moderni, è analogico (dalla radice greca ana, “sopra” e logos, ragione). L’associazione per sistemi simili e binari, sembra una risposta del tutto naturale per la mente, che da milioni di anni deve risolvere questioni pratiche a tutta velocità. Come tutti gli apparati, la mente è piena di difetti e possiede falli strutturali enormi, però è stata capace di portarci fin qui come specie, non possiamo lamentarci. Il problema della mente è che non può risolversi da se. Fare cataloghi, per tanto precisi che siano, non ci permette di evadere le lacune del sistema. A similitudine della mente, i Maestri del secolo dei Lumi fecero enciclopedie, però l’accumulazione d’informazioni non ci fa saggi. Una cosa è sapere cose, e un’altra, molto diversa, è comprenderle e usarle saggiamente. E’ ben vero che educarsi è il primo passo per uscire dall’ignoranza, però questa è testarda e non ci abbandona semplicemente col conoscere più cataloghi. Dicono i classici che uno realmente sa, quando sa spiegare quello che sa, e che uno è saggio quando, dimenticata, questa conoscenza passa a far parte di se stesso. Come il saggio, il vero sapere è economico, non antropico; gentile al posto d’impositivo; cortese e

“Il tonto sa più in casa sua che il saggio in quella d’altri.” Miguel de Cervantes

semplice al posto di pretenzioso. Per questo, devo dire che ho conosciuto alcune persone molto intelligenti, anche superdotate, ma che erano lontane dall’essere sagge. Convertirsi nella conoscenza stessa, rende la gente serena e cortese, per questo la saggezza è con molta maggior frequenza privilegio degli anziani. Finché la mente comanda il processo e la diarrea di dati lo impegna completamente, la saggezza, timida come un passerotto, fuggirà da te. Al saggio piacciono i riassunti, perché sa che la mente è un ingannevole labirinto dal quale non si esce neppure con una mappa. Quanto più complesso è il discorso, più facile è l’inganno. Per questo tra i saggi non è strana la poesia, perché al riassumere, essa aggiunge la bellezza e il capriccio dell’autore. Alla fine, la creatività è il colpo di grazia indispensabile per fare proprie le cose, senza di lei c’è solo ripetizione, non integrazione. La mente è una frode vistosa che inganna l’ingannatore. Vediamo le cose distorte, perché la mente è fatta per sopravvivere e prendere decisioni, non per comprendere se stessa. Nel nostro affanno nel fare cataloghi, perfino preziosi e addirittura precisi, ci dimentichiamo anche di

Traduzione: Chiara Bertelli


vivere. Ed è che, nel sentimento si nasconde il tesoro che apre la scatola della saggezza, ma è anche lì dove si nascondono le scatole dei tuoni; per questo ci fa paura guardare al suo interno e non appena smettiamo di essere bambini, ritorniamo a essere seri, tristi e densi. Così, in ogni vero saggio, come in alcuni anziani, il bambino ritorna di nuovo alla vita; da qui risulta che non c’è saggio infelice, perché entrambe le cose sono antitetiche. La conoscenza che non offra al suo possessore questo tesoro, o è perché non ha ancora processato adeguatamente o semplicemente perché non è tale la cosa.

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Alfredo Tucci è Managing Director BUDO INTERNATIONAL PUBLISHING CO. e-mail: budo@budointernational.com

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Cinema Marziale


Cinema Marziale Dragon Blade - Jackie Chan assicura la pace sulla Via della Seta! Testo: Emilio Alpanseque Foto: Golden Network Asia, Lionsgate Premiere SINOSSI

Nella Cina occidentale, dell'anno 48 aC, un gruppo gestito dal governo cinese e conosciuto come la Squadra di Protezione della Via della Seta tenta di smettere i conflitti e di promuovere l'idea della pace. Quando il leader corrotto romano Tiberio (Adrien Brody) raggiunge la zona con un gigantesco esercito al fine di rivendicare la Via della Seta, Huo An (Jackie Chan) e il suo gruppo di guerrieri addestrati collabora con una legione d'elite di soldati romani disertori guidati dal generale Lucius (John Cusack) per mantenere il delicato equilibrio di potere nella regione. Per proteggere il suo paese ei suoi nuovi amici, Huo An riunisce i guerrieri di trentasei nazioni etniche, come cinesi, uighur, e turchi, insieme per combattere T iberio in un'incredibile battaglia epica.


Cinema Marziale CIRCA LA PRODUZIONE Liberamente ispirata a vicende storiche, DRAGON BLADE è un'altra pietra miliare nella carriera di Jackie Chan, che recita, produce e dirige l'azione. Ha collaborato con il primattore di Hollywood John Cusack e il premio Oscar Adrien Brody per formare un enigmatico trio di personaggi in questa epica azione che ha richiesto sette anni di lavoro. Dragon Blade è stato girata con un bilancio record di US $ 65 milioni, ed è il racconto della leggenda di due forze potenti, ambientata nell'era della Dinastia Han della Cina occidentale e l'Impero Romano. L'insieme internazionale di personaggi crea una prospettiva globale sul mantenimento della pace e la giustizia che non era stata mai affrontata prima in nessun film in lingua cinese. Gli attori nonché il team di produzione hanno dovuto percorrere lunghe distanze - oltre 3200 km -, dal Hengdian World Studios, all'est, fino alle regioni lontane di Dunhuang e Aksai della Cina occidentale. 700 membri di diverse nazionalità hanno lavorato insieme, parlando più di dieci lingue, tra cui il mandarino, cantonese, inglese, coreano, francese, tedesco e russo. Per girare le scene nella regione della frontiera occidentale una fermata storica nell'antica Via della Seta - il caldo del deserto, il soffocante sole e le tempeste costanti di sabbia sono stati grandi sfide per il team - hanno affrontato almeno tre grandi tempeste di sabbia, e molte altre minori, durante le riprese nel deserto, a volte con una visibilità limitata a 2 metri. Aumenti improvvisi del caldo sono anche venuti con le tempeste di sabbia, con la temperatura del suolo a volte superiore a 50 gradi Celsius, tanto che hanno perso il conto delle istanze ripetute di danni alle tende e le attrezzature delle fotocamere. Inoltre, il cast ha dovuto soffrire il caldo straziante di indossare armature pesanti, pellicce e cappotti con una



ripresa media giornaliera tra 14 e 15 ore. Lo stesso Jackie Chan ha detto che le condizioni erano insopportabili e oltre ogni immaginazione.

CIRCA I PERSONAGGI HUO AN (Jackie Chan) è Comandante della Squadra di Protezionde della Via della Seta, la postazione militare capo entro la dinastia Han in Cina, che protegge i propri confini dagli invasori, e la Via della Seta di conflitti tribali. Fu allevato dal generale Huo Qubing che l'ha trovato dopo essere stato abbandonato da bambino sul campo di battaglia. LUCIO (John Cusack), il miglior guerriero della sua generazione, aveva dedicato la sua vita a servire l'uomo più ricco di Roma, Crasso, Console dell'Impero Romano. Dopo, Crasso è stato assassinato, Lucio è fuggito con il figlio più giovane del Console, Publio, per proteggerlo dall'assassino di suo padre. Lucio forma un'improbabile alleanza con Huo An. TIBERIO (Adrien Brody) è il figlio maggiore dell'uomo più ricco di Roma, Crasso. Perché suo padre ha favorito sempre il suo figlio più giovane, Tiberio cerca di avvelenare il fratello Publio in modo da garantire la sua eredità. Quando Lucio fugge con Publio, Tiberio li segue. Huo An scopre la trama di Tiberio e lo sfida a duello. Luna Freda, "Cold Moon" (Lin Peng), è l'unica figlia del Capo Tache, del popolo degli Unni. Lei è estremamente competitiva ed eccelle nell'arte del tiro con l'arco e anche nelle Arti Marziali. Dopo aver


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Cinema Marziale promesso di sposare solo un uomo che sia meglio di lei, inizia ad avere sentimenti verso Huo An dopo aver perso da lui. Quando egli si trova in difficoltà, lei conduce il suo popolo in suo soccorso.

CIRCA I PROTAGONISTI JACKIE CHAN è un uomo che non ha alcun bisogno di presentazioni nel cinema marziale. Spesso rimaneva sul set, dopo aver completato le proprie scene, per insegnare i suoi co-star qualche movimento d'azione, sistemare le tende oppure ordinare i materiali riciclabili. In caso contrario, si sarebbe seduto lontano dal team, osservando tutto attentamente come se avesse una didascalia sopra la sua testa che dicesse: "Mi piace molto questo set cinematografico". Come una star internazionale, ha sperimentato i benefici e gli svantaggi dei diversi sistemi di studio in tutto il mondo. Chan dice che sta cercando di progettare il proprio stile di produzioni. Le temperature sono state roventi durante le riprese della costruzione del muro della città, e il costume di Chan è stato particolarmente pesante. L'equipaggio gli consigliò di usare uno stuntman nelle riprese generali, ma egli ha insistito per spingere gli ingranaggi pesanti insieme a decine di comparse. Chan ha fatto parte del team creativo del film dal concept alla realizzazione degli accessori su larga scala. La squadra puntelli scherza dicendo che "Chan ha fatto la maggior parte del lavoro sul set". JOHN CUSACK è un attore veterano che è stato protagonista in molte produzioni di Hollywood, ma le sequenze d'azione in Dragon Blade erano completamente nuove per lui. Più volte, Cusack "ha sfidato" Jackie Chan al di fuori dello schermo e i due uomini armati di lame hanno combattuto in duello durante le pause. Chan ha dato suggerimenti a Cusack su trucchi per gettare il coltello, come ad essempio girarsi prima di lanciare l'arma per dare un'immagine più dinamica nello schermo. Cusack si è preparato per il suo ruolo allenando i suoi muscoli e praticando le Arti Marziali con il suo personal trainer, il



Cinema Marziale grado di dare una performance potente nonostante essere stato immerso nel sudore, nel caldo del deserto. ADRIEN BRODY ha una linea di dialogo che incapsula le eccentricità del suo personaggio: "Mi piace essere odiato dalla gente. Il loro odio mi fa sentire vivo." Brody è un acclamato attore americano che ha studiato interpretazione fin dall'infanzia, prima di entrare nella prestigiosa American Academy of Dramatic Arts di New York. Il suo ruolo in "Il Pianista" gli ha assicurato un Oscar come miglior attore nel 2003, diventando il più giovane vincitore nella categoria al tempo. Brody è stato un fan dei film di Arti Marziali cinesi da quando era giovane e ricorda i suoi viaggi settimanali per guardare i film di Kung Fu nella Chinatown di New York con suo padre. L'equipaggio gli assegnò un membro di lingua inglese del JC Stunt Team, Alfred Hsing, come suo assistente, che gli ha insegnato qualche mossa di Arti Marziali. Brody e Chan possono essere nemici sullo schermo, ma fuori da esso sono diventati amici. LIN PENG ha iniziato la sua carriera apparendo in un film di Jackie Chan, "Little Big Soldier" (2010), premiato con il People Choice "Palmera de Oro" alla Mostra del Valencia Film Festival nel 2010. Lin è stata lì per ricevere il prezzo con gli altri membri del team di Jackie Chan, ed è stata anche presente alla cerimonia di premiazione del Budo International Hall of Fame dello stesso anno. Il film Dragon Blade è stata un'esperienza diversa per Lin, nel ruolo della grintosa guerriera Luna Fredda. Per lei, la parte più impegnativa è stata la sequenza d'azione e l'essere in grado di esprimere il coraggio del suo personaggio attraverso lo sguardo e il linguaggio del corpo. "Lei può diventare incredibile; è un personaggio molto forte. Il suo sguardo deve essere diretto, senza esitazione. Lei deve essere scaltra e aggressiva... la sua personalità davvero non ha nulla a che fare con la mia.

CIRCA LE SCENE D'AZIONE

leggendario Benny "The Jet" Urquidez. In questo film, Cusack ha dovuto eseguire una complicata sequenza di combattimento, combattendo con parecchi uomini del campo romano avversario. Cusack ha ripetuto la scena dalla mattina alla sera. Con la resistenza e la perseveranza, egli è stato in

La JC Stunt Team ha gestito le sequenze d'azione che appaiono nel film. Alcuni dei suoi membri sono anche nel cast, tra cui Steve Yoo che interpreta Puma, il braccio destro di Huo An. Due squadre stavano filmando contemporaneamente, con le scene d'azione della seconda squadra dirette dal coreografo He Jun. Poiché la maggior parte dei principali membri del cast non avevano un'esperienza nelle scene d’azione, la squadra ha allenato gli attori e progettato le sequenze che li circondano. Chan ha detto, "io preferisco fare sequenze solide di combattimento piuttosto che lavoro di cavi. C'è troppo lavoro di cavi in questi giorni." Ci sono state molte scene di formazioni militari e battaglie che hanno richiesto un gran numero di persone in una vasta



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area di terreno. Mentre gli eserciti cinesi fanno uso della "Tao" (sciabola), la "Jian" (spada diritta), così come il tiro con l'arco e l'uso delle balestre, ci sono stati alcuni tentativi di sfoggiare tattiche romane stilizzate, come la formazione "Testudo" (tartaruga) con gli scudi, l'uso della "Pila" (lancia), e il "Gladius" (spada). Ci sono emozionanti duelli uno a uno, e la scena in cui i romani e i cinesi mostrano la loro abilità marziali, progettata da Chan se stesso, è particolarmente coinvolgente e ben coreografata. Chan è riuscito persino a f a re a p p a r i re l e s u e c o - s t a r C u s a c k e B ro d y m o l t o

convincenti sullo schermo attraverso tutte le sequenze d’azioni. L'attrice Lin Peng è stata la persona che ha subito più lesioni di tutto il cast, compresi quelli più gravi. Il suo personaggio utilizza due armi, la frusta e l'arco. Le sue dita erano costantemente gonfie dall'allungare la corda dell'arco ogni giorno; gli si è anche sollevata la pelle del dito indice. Inoltre, Lin Peng è caduta da due metri sulla ghiaia quando il suo cable si è rotto, atterrando duramente sulla parte sinistra del corpo; per fortuna la sua testa era protetta da Chan. Lin si è allenata


con il JC Stunt Team per diversi mesi prima dell'inizio delle riprese, praticando come schioccare la frusta. Non voleva fare del male a Chan in due scene che coinvolgevano la frusta, ma era anche preoccupata del fatto che i suoi colpi non avessero abbastanza forza per essere convincenti sulla fotocamera.

IL NOSTRO COMMENTO Dragon Blade è un fantastico raggiungimento nel cinema mondiale di oggi. Non ci saremmo mai aspettati di vedere un film epico romano realizzato in Asia, ma Chan ha dimostrato che era possibile. Ci sono stati soldati romani in Oriente? La maggior parte degli storici ritengono che i due imperi avevano solo un contatto indiretto, ma ci sono diversi casi noti di ambasciate romane inviate in Cina, che sono state registrate da un certo numero di storici antichi da entrambe le parti. Gli

interessati possono indagare la “Legione Persa di Crasso”, 10.000 Romani furono presumibilmente spostati dai Parti a prestare servizi nella frontiera orientale. Di conseguenza, i test hanno scoperto che il DNA di alcuni abitanti nelle frange del deserto del Gobi è di circa il 55% caucasici, con molti di loro con occhi azzurri o verdi, il naso lungo e capelli anche biondi, il che ha spinto speculazione che loro abbiano del sangue romano. Ma non aspettatevi una lezione di storia in questo film, solo lasciatevi trasportare da questa storia commovente di lealtà, sacrificio e resistenza contro ogni previsione, con emozionanti scene di battaglia. Situato in posizione ideale per capitalizzare la rapida convergenza tra le industrie di intrattenimento Hollywood e cinese, con più di 100 film al suo attivo, Chan continua a essere estremamente dinamico ed è chiaro che la sua capacità di produzione non dovrebbe iniziare a diminuire nel prossimo futuro.




FIRST WORLD MEETING OF BUDO MASTERS Cari amanti del BUDO, questo evento sarà un'occasione unica per incontrare di persona Maestri di tutto il mondo oltre ad arricchire la cultura e la fratellanza tra arti, stili e persone; una grande festa di formato innovativo, dove poter condividere attraverso seminari le infinite tecniche delle Arti Marziali, e dove sarete in grado di scambiare opinioni e incontrare le persone che scrivono e sono diventate famose nelle pagine della nostra rivista. La nostra rivista, al momento pubblicata in sette lingue spagnolo, inglese, italiano, portoghese, tedesco, francese e cinese (e presto disponibile anche in edizione turca dal mese di novembre), sosterrà con tutte le sue potenzialità nel settore dei media, reti e contatti, questa eccellente iniziativa del rispettato Maestro Sifu Paolo Cangelosi. Gli studenti che fanno parte di un gruppo specifico

dovrannno contattare il loro Maestro per le prenotazioni. Quelli di voi che non fanno parte di una scuola ma vogliono partecipare singolarmente all’evento potranno fare direttamente la personale prenotazione sia ai seminari che alla cena di gala. Tutti sono benvenuti all’insegna del rispetto, della fratellanza marziale e della cooperazione.

L'evento si svolgerà in due giornate: SABATO 16 E DOMENICA 17 APRILE 2016, A ROMA – ITALIA Il programma verrà suddiviso in seminari e serata di gala.

Dettagli: SEMINARIO: ogni maestro avrà diritto a circa 15 minuti per poter insegnare le proprie tecniche, il tempo a


disposizione potrà variare in base al numero dei maestri partecipanti.

ORARI DEI SEMINARI: SABATO 16 APRILE: ORE 10,30 – 13,30 DOMENICA 17 APRILE: ORE 10,30 – 13,30 COSTO DEI SEMINARI PER GLI ALLIEVI: 1 GIORNO 30 € 2 GIORNI 40 € È importante che tutti i maestri che aderiranno all'iniziativa del nostro evento, dichiarino la loro presenza, se soli o con i loro allievi entro la fine del mese di Novembre, in un secondo tempo entro il 28 Febbraio 2016 dovranno inviare una lista dettagliata dei loro allievi con nome e cognome, con una caparra pari a 20 €uro per allievo. Il saldo del seminario verrà effettuato direttamente il giorno dello stage.

SERATA DI GALA SABATO 16 Aprile ore 20,30 Aperitivo e cena a buffet. Durante la serata verranno consegnati i certificati di partecipazione a tutti gli allievi. I maestri saranno premiati con il Certificato di “Membri della Budo Master Concil” riconosciuto a livello mondiale ed avvallato dalla firma dei maestri più famosi al mondo. Gli studenti, a loro volta, riceveranno un attestato di frequenza certificando la loro partecipazione alla riunione e firmato da tutti noi. Un Photocall sarà a disposizione tutto il tempo nello stesso posto del Gala, dove saranno effettuate le fotografie con tutti i membri del consiglio, amici, studenti, ecc. Testimonianze fotografiche appariranno sulla rivista Cintura Nera e Budo International, che sarà già stata tradotta in 10 lingue, in un articolo straordinario che illustrerà ampiamente l'intero evento e i suoi partecipanti, mettendo in evidenza la presenza di ogni insegnante.


Tutti gli insegnanti che confermeranno la loro partecipazione al Gala, saranno inclusi anche nelle pagine pubblicitarie dell'evento, sia nella rivista che in tutta la nostra rete. Alcuni esempi di questo tipo di pubblicità sono inseriti alla fine di questo documento, che mostra alcuni dei docenti provenienti da tutto il mondo, la cui presenza è già confermata. COSTO DELLA SERATA DI GALA: 80 € Poiché l'obiettivo della riunione non è monetario, ma quello di coltivare l'amicizia e la cooperazione, abbiamo stabilito un prezzo molto conveniente. Per la prenotazione alla serata di GALA ogni maestro dovrà inviare un elenco con il nome, il cognome e la quota di 80€ per ogni suo invitato, entro il 28 FEBBRAIO 2016. I partecipanti che verranno per conto loro potranno registrarsi personalmente. Considerando la grande richiesta di partecipazione a livello mondiale, consigliamo di non ritardare ad inviare le liste perché le prenotazioni sono a numero chiuso.

PER IL VERSAMENTO DELLE QUOTE DI PRENOTAZIONE DEGLI STAGES E DELLA SERATA DI GALA: BANCO POPOLARE GENOVA AG.3 IBAN: IT90 X050 3401 4030 0000 0000 824 SWIFT: BAPPIT21Q60 PER LE LISTE DI PRENOTAZIONE DEGLI STAGES E DELLA NOTTE DI GALA INVIARE TUTTO A: budo.masters1@gmail.com

I SEMINARI E LA SERATA DI GALA SI SVOLGERANNO PRESSO: CENTRO SPORTIVO FONTE MERAVIGLIOSA VIA ROBERTO FERRUZZI 110/112 (ZONA EUR) ROMA – ITALY (AMPIO PARCHEGGIO GRATUITO)


HOTEL Per il pernottamento in Roma, saremo riuniti con convenzione presso: HOTEL SHANGRI LA CORSETTI VIALE ALGERIA 141 00144 ROMA (ZONA EUR) ITALY TEL. +39 06 5916441 FAX. +39 06 5413813 email: info@shangrilacorsetti.it

COSTI DELLE CAMERE: SINGOLA 60 € DOPPIA 85 €€ COLAZIONE INCLUSA Per prenotare, contattare direttamente l'hotel identificandosi come partecipante alla convenzione con la parola d'ordine: BUDO MASTERS. Ci sono state riservate un numero limitato di stanze, si consiglia di prenotare entro il 15 Marzo 2016 (facciamo presente, che per coloro che

arriveranno in ritardo, non sarà facile trovare alloggi a Roma perché saremo nel periodo del Giubileo). Per tutti quelli che alloggeranno all'hotel Shangri La Corsetti, abbiamo messo a disposizione un pullman che trasferirà il nostro gruppo "Budo Masters" nel luogo dei seminari e della serata di Gala. Il nostro direttore Alfredo Tucci, si è gentilmente messo a servizio dell'organizzazione tramite la sua mail personale, budo@budointernational.com, per tutti gli amici non italiani che potrebbero avere domande circa l'evento, e non ha voluto perdere la possibilità di lasciarvi qualche parola: "Cari fratelli nel Budo, è un vero piacere per me di sostenere la grande idea con cui il Maestro Cangelosi apre una nuova fase nei rapporti tra gli amici della nostra rivista. Molti di voi conoscono i maestri solo di nome, per gli articoli che avete letto nelle pagine della nostra rivista; ora potrete incontrarvi di persona come parte di un evento unico nel suo genere, scattare qualche foto con loro e accedere alla possibilità di imparare dai migliori, portando


con voi a casa una grande esperienza come artisti marziali e come individui, insieme con un certificato firmato da tutti loro, che di certo decorerà la vostra storia personale come budoka. Mia nonna diceva che "tutto si trasmette, tranne la bellezza" ... Allora venite e fate parte della grandezza!" Alfredo Tucci Direttore di Budo International Publishing Co. Campioni dei certificati da consegnare e su cui stiamo lavorando. Naturalmente, vi saranno aggiunti i loro nomi man mano i partecipanti confermeranno la loro presenza. La prima è la certificazione per gli allievi e la seconda è quella dei Maestri.













Avi Nardia


Tokku in giapponese: True-Jutsu Nel Budo Giapponese, Tokku significa vincere con onore e integrità. Una vittoria è solo per te, dal momento che nessun altro può vederlo, ma tu sempre saprai che non si può nascondere la verità. Anche nello Zen si dice che ci sono tre cose che non possono essere nascoste: la luna, il sole e la verità. La verità è che gli esseri umani nascondono sempre la verità. Tutti i leader lo fanno quotidianamente, gli amici lo fanno, anche i genitori lo fanno con i loro figli. Prima o poi, la verità salterà fuori, ma può essere anche dopo la vittoria. A volte vediamo alcuni atleti olimpionici mentire, imbrogliare, e fingere per mostrare una vittoria, ma la verità trova sempre una via d'uscita e si mostra nello stesso modo che appaiono la luna e il sole.

Testo e Fotos: Avi Nardia /Tim Boehlert

C

i sono due parole giapponesi che descrivono questo: 'Tatemae': la maschera che presentiamo - i "falsi noi" - e 'Honne': la verità - quello che siamo veramente. Possiamo nascondere la verità per vincere, ma non possiamo vincere 'Tokku', che significa il rispetto di noi stessi perché sappiamo che abbiamo mentito e nascosto la verità per vincere, e così moriremo come perdenti.


Avi Nardia

Per il Samurai, chi seguiva il codice d'onore, a cosa servirebbe questa mancanza di rispetto di se stesso e morire come un perdente con un trofeo falso? È proprio qui dove il vero jutsu svolge un ruolo importante nella 'go' o codice. Nei cinema vediamo come un samurai muore dalla spada di un altro samurai, e lo ringrazia per una morte onorevole, e nella morte Tokku, egli porta la sua integrità alla tomba. È meglio morire con onore che vincere ma perdendo il Tokku. Questo per gli occidentali è difficile da capire, perché una vittoria nella vita per noi significa fare di tutto per vincere, ma il cammino del samurai è l'arte della morte. Egli deve essere pronto a morire ogni giorno, e morire senza alcun rispetto e onore è la perdita più vergognosa nella vita. Avrebbe chiesto di morire con onore nel seppuku, con il suo coltello, e raggiungere il Tokku con una morte onorabile. Ecco perché il codice impone al budoka di vivere secondo il codice d'onore e Tokku, l'integrità del vero jutsu, come uno dei suoi principi. Nel Kapap insegniamo a mantenere il codice Budo. Lo stile di vita occidentale è quello di violare il codice, mentire e vivere secondo tale menzogna, dove la vittoria significa denaro, e dove tanti soldi valgono più dell'amicizia. Nel barare e perdere il Tokku, la verità che sappiamo interiormente significa perdere la nostra integrità. È per questo che io insegno che i principi della vita sono più importanti di qualsiasi tecnica. Mantenere il cuore pulito è difficile da insegnare ed è per questo che prima di tutto insegniamo i principi, al di sopra delle tecniche. "Non ci sono più di cinque note musicali, ma le combinazioni di questi cinque danno luogo a più melodie di quelle che possano essere ascoltate. Non ci sono più di cinque colori primari (blu, giallo, rosso, bianco e nero), ma in combinazione loro producono più tonalità di quelle che possano mai essere viste. Non ci sono più di cinque gusti basici (agro, amaro, dolce, piccante e salato), ma le combinazioni di essi forniscono più sapori di quanto possa mai essere assaggiato. "Sun Tzu -. L'arte della guerra Ci sono non più di cinque principi nella moderna arte Kapap (spingere e tirare, equilibrio, spostamento, alto e


basso, posizione relativa, due punti di contatto), tuttavia la combinazioni di essi possono produrre più techniche di quelle che siano mai state viste! Uno è il principio più comune in tutte le Arti Marziali; è fatto da esseri umani, ma per poter essere chiamato umano prima dobbiamo osservare il Codice. Insegnare solo tecniche e costruire il corpo forte, ma lasciando la mente e lo spirito deboli non ci farà mai raggiungere il Tokku. La Mente controlla la mano. Il Cuore controlla la Mente. L'Anima controlla il

Cuore e solo allora si vive per il BUSHIDO. Nell'arte della spada - e nel Kendo co me il mio buo n amico (Mo s è Becerra) avverte - la Via del Bushido la vittoria non deve essere ottenuta spietatamente, sconfiggendo i tuoi avversari con azioni di inganno o di rabbia neg li s co ntri. Vincere co n queste cose creerà solo sentimenti di rabbia, vendetta e infelicità, tuttavia, vincere attraverso la vera virtù (Toku) è la forma per raggiungere veramente la vittoria. Il tuo avversario ti ringrazierà

quando verrà sconfitto da te in questo modo e, alla fine, vincerai il rispetto da parte del tuo avversario per queste qualità che av rai mo s trato nello scontro. "La spada e la mente (anima) sono uno. Se la mente è giusta, la spada è giusta. Se la mente non è giusta, la spada non può essere giusta. La persona che desidera studiare la spada deve prima studiare la sua mente". Shimada Toranosuke









WT Universe

Il WTU (Wing Tsun Universe) è un'organizzazione, allo sviluppo armonioso del potenziale umano. Per questo lavoro, si usa: Centro di movimento: WTU Wing Tsun (inclusivo WTU Guild e WTU Health) Centro di pensiero: i corsi del centro di pensiero - Wing Tsun Università Centro Sentirsi: WTU AMA (Arti e Arti Marziali) Motti della WTU -Il Motti sono circa qualcosa come le istruzioni per l'uso degli strumenti. -Abbiamo I motti ragione per ogni Movimenti solista etc. Movimenti -Solo (forme) sono un po 'come formule, da cui deriva che utilizzano il motto per noi.


In questa colonna breve trattiamo 3 motti organizzazione WTU: Facciamo muovere le persone! Facciamo muovere le persone. Ciò significa, tra le altre cose, portiamo modelli radicati in azione, movimento, pensare e sentire di nuovo in moto. Aiutiamo condizionamenti, rompono impronte. La maggior parte delle persone vogliono cambiare, migliorare, sono gratuiti, ma è necessario utilizzare i modelli che hanno sempre usato e non funziona. Le persone giuste al momento giusto al posto giusto Per generare efficacia richiede questi 3 mezzi di base. Essa potrebbe anche essere chiamato a breve tempistica. E 'questo motto contraddistingue i normali gruppi collettivi delle comunità efficaci. E non nel loro impatto, ma in termini di efficacia dello sviluppo dei loro membri. Necessità di creare organi Ci vuole una massa "alimento" critico in modo che lo sviluppo, l'implementazione, l'apprendimento avviene. Solo quando ho aumentare la necessità, comincio a sviluppare la struttura, che poi si apre a me la loro funzione. E questa funzione poi mi apre le potenzialità intrinseche. Salve!


WT Universe

“Le persone giuste al momento giusto al posto giustoâ€? Per generare efficacia richiede questi 3 mezzi di base. Essa potrebbe anche essere chiamato a breve tempistica. E 'questo motto contraddistingue i normali gruppi collettivi delle comunitĂ efficaci. E non nel loro impatto, ma in termini di efficacia dello sviluppo dei loro membri.












Studio delle onde cerebrali Prima, nella Fondazione Kyusho International, ci siamo dedicati instancabilmente a provare che il Kyusho non solo era vero, ma influenzava il corpo come si professa attraverso la moderna scienza medica e tecnologica. Abbiamo cercato anche gli effetti interni di un'azione Kyusho e l'influenza e il riflesso preciso creato al momento dell'applicazione. Inizialmente questo studio è stato centrato nelle sue applicazioni marziali, ma è stato rapidamente ampliato anche alla guarigione, al fitness e agli aspetti dell'intimità. Nel 2000, Dr Diane Stoler si è avvicinata a Evan Pantazi, fondatore di Kyusho Internazionale, con la proposizione di misurare le onde cerebrali durante le applicazioni Kyusho. Di particolare interesse è stato il controverso potenziale di K.O. con le sue correlazioni ed effetti sul corpo umano. Molti di questi test sono stati emanati in vari contesti con un induttore e variando i riceventi per mantenere più di uno stimolo costante sui diversi riceventi. Questo processo, registrato dal vivo, ha rivelato non solo la funzione del cervello, ma anche l'effetto di stimolo indotto in lui. Con l'apparecchiatura e la tecnologia della epoca, potrebbero essere misurati e registrati solo i livelli di attività delle onde cerebrali (Alpha, Beta, Theta, Gamma e Delta). Quello che è stato osservato durante i test è stata la replica o la duplicazione degli induttori e dei reciventi delle onde cerebrali durante l'azione (KO). Questa riflessione è stata osservata durante tutte le prove con tutti i partecipanti. Alcuni dei risultati erano attesi come picchi o diminuzione della funzione delle onde cerebrali durante un evento, ma altri erano piuttosto sorprendenti. E sono stati scoperti molti interrogativi e correlazioni. Delle informazioni e metodi del Kyusho (alcuni appresi e alcuni testati), la dottoressa Stoler ha continuato fino ad implementare molti di loro nella sua acclamata pratica, per aiutare le persone colpite da lesione traumatica cerebrale, o disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e una commozione cerebrale. Con i grandi progressi nella tecnologia, i metodi e la comprensione, gli studi hanno dimostrato ancora una volta molte nuove e continue scoperte sorprendenti e profonde, e anche più idee e domande. Così abbiamo fatto un nuovo approccio con più avanzate apparecchiature e più medici e scienziati presenti, questa volta con l'ausilio della Brainmaster Technologies Inc., creatori del software di mappatura del cervello in 3D Avatar Neurofeedback. Insieme con la

Dottoressa Diane Stoler, autore di "Dealing with Traumatic Brain Injuries" (Come Trattare con Lesioni Cerebrali Traumatiche) e "Post Concussion Disorders" (Disordini dopo la Commozione Cerebrale), Kyusho Internazionale ha indagato sul collegamento interno del cervello colpito dall'applicazione di tecniche di Kyusho. L'apparecchiatura ora non solo ha misurato le onde cerebrali, ma l'ha fatto in 3D. Le intensità sono state osservate e registrate come si sono verificate in modo che non solo è stato registrato quello che è stato colpito, ma anche dove, a quali livelli e in quali modelli. Questo è stato un bel salto di qualità dalle sessioni precedenti e la raccolta di dati. Osservazioni supplementari dirette hanno reso possibile vedere e registrare le singole trasmissioni del cervello come si sono verificate. Ciò che veniva attivato, che a sua volta scatenava i conseguenti modelli, velocità, direzioni e intensità, ora era tutto osservabile. Come esempio, quando si è verificato un evento, gli effetti sul cervello, l'intensità, gli effetti successivi che innescavano i modelli, sono stati osservati come le manifestazioni esterne del ricevente e / o l’induttore. Alcuni di questi test hanno incluso colpi, manipolazioni, il suono e anche le applicazioni energetiche di registrare in tempo reale di mappatura in 3 D dell’lattivazione neurologica di entrambi, l'induttore e il ricevente, per una misurazione completa. Entrambi i praticanti Kyusho coinvolti avevano decenni di esperienza per ridurre gli errori e aumentare la diversità, nonché la precisione nelle applicazioni testate. Evan Pantazi (fondatore di Kyusho International) e Gary Rooks (Chief Research Officer di Kyusho International), sono stati gli applicatori e riceventi per questa nuova prova. Anche i volontari non praticanti sono stati aggiunti al processo dopo il test iniziale è stato concluso. Oltre allo stimolo applicato, la rinascita, il restauro e riequilibrio dei riceventi (e induttori), sono stati simultaneamente osservati e registrati durante ogni evento a fine di ottenere una maggiore comprensione, la diversità e le correlazioni di Kyusho sull'essere umano. Anche se troppo presto nel processo di valutazione per confermare o smentire i risultati, alcune osservazioni sono state fatte: 1. In primo luogo è che non è ipnosi. 2. Sì, è possibile fermare un organo. 3. Il suono influisce l'evento. 4. I risultati precedenti di onde cerebrali sono stati convalidati.



Alcuni dei K.O. di Kyusho che abbiamo messo in pratica durante i test hanno chiarito un paio di cose circa le loro tecniche; alcune causano un rapido calo della pressione sanguigna (come ci si aspettava e ora verificato), i riceventi hanno smesso di respirare e durante un paio di secondi il cuore è stato anche fermato... Così ha detto la dottoressa! Questa è una grande differenza nella miriade di persone che insegnano Kyusho, ma nella maggior parte dei casi si tratta di un Kyusho piuttosto superficiale. A noi piace rendere più avanzate in modo che sappiamo che possiamo smettere alcune funzioni fisiologiche, organi, ecc, come rappresentato nei vecchi scritti e pergamene. E non ci limitiamo a parlarne e dire che sia possibile, lo duplichiamo... questo è esperienza, non la teoria ... e la nostra missione personale. Naturalmente va detto che tutti sono sopravvissuti, perché non lavoriamo cautamente, abbiamo capito le ramificazioni, le parti che sono interessate, come ripristinare ciò che è stato fatto e il controllo per evitare che ogni incidente possa andare oltre il punto di non ritorno. Questa è solo una piccola parte di ciò che è stato osservato e niente è stato accuratamente valutato ancora. Naturalmente, abbiamo bisogno di tempo


e ulteriori test per accertare ancora di più, (quello che è già stato discusso sarà programmato), prima di rilasciare una dichiarazione più ufficiale dei risultati. Ciò che è evidente però è che la scienza può osservare il fenomeno e gli eventi, misurare e mappare questi eventi e quindi rimuovere il mito e i dubbi che esistono. Questo è fondamentale perché ci avvicina a rendere le dichiarazioni in antichi documenti non solo plausibili, ma reali. Naturalmente, questo non è il nostro unico metodo di verifica delle realtà del Kyusho; abbiamo diversi studi e ricerche mediche e scientifiche che si verificano contemporaneamente e continuamente. Abbiamo anche molte Forze dell'Ordine, Forze Armate, di Sicurezza e Civili (individui, agenti e agenzie), in tutto il mondo, applicando Kyusho con grande successo. Alcuni sono semplici metodi di controllo, e altri più urgenti in situazioni di sopravvivenza; queste sono le prove sul campo a livello internazionale con migliaia di partecipanti. I giorni di incredulità per Kyusho sono finiti, ora i curiosi necessitano trovare solo gli istruttori che insegnano il vero Kyusho, non i suoi trucchi applicabili nel Dojo. Rimanete vigili a Budo International per vedere come condividiamo con voi i risultati di futuri test ed esperienze ... ci stiamo muovendo verso il futuro con Kyusho, e non solo appoggiati sul passato. Restate con noi; siamo su un viaggio unico nella vita mentre scopriamo i veri segreti!




Ogni artista marziale dovrebbe partecipare a una competizione

Testo: Andreas Hoffmann, Christoph Fuß Foto: Andreas Hoffmann, Budo International

S o n o dell'opinione che ogni artista marziale che si rispetti dovrebbe partecipare ad un concorso, dal momento che questo è l'unico modo in cui certe esperienze impor tanti come artista marziale possono essere ottenute. Fonte di ispirazione per tutti noi, il famoso Bruce Lee una volta disse: "Se vuoi imparar e a nuotare, salta in acqua. Sulla terraferma non c'è stato mentale alcuno che possa aiutarti a questo scopo." Le nostre scuole di Arti Marziali sono per la maggior parte visitate da persone oneste che non hanno mai affrontato un combattimento in vita loro. Allora, come facciamo a dare loro una comprensione globale delle Arti Marziali, senza mai aver sperimentato alcuna situazione di combattimento, sia in strada o in una competizione sportiva? Ciò vale ancora di più se l'insegnante stesso non ha mai ha avuto una tale esperienza. Di volta in volta, "nuotare" viene insegnato in quel modo, senza mai esporre lo studente all'acqua. Tutto si riduce alla pratica a secco, poco oltre la mera teoria, mentre spesso passa inosservato che i veri Artisti Marziali dovrebbero formare il praticante in aree molto diversificate. Naturalmente, ognuno apprezza che, come artista marziale, io devo conoscere gli strumenti di



lotta, come calci, pugni, leve e proiezioni, e allo stesso modo la loro applicazione in tutte le distanze di combattimento, sia in piedi nonché a terra. Ed è anche comprensibile la necessità di sviluppare il corretto timing ed una intuizione per controllare in modo sicuro un avversario resistente, che, dopo tutto, usa tecniche simili. Partecipare ad un concorso o prepararsi accuratamente per un'autodifesa reale però richiede molto di più: Durante la preparazione, il partecipante, per cominciare, deve decidere su un certo tipo di competizione. Deve rimanere disciplinato ed allenarsi vigorosamente per mesi per garantire che darà il suo massimo rendimento individuale in quello stesso giorno. Deve stare attento alla sua alimentazione, potrebbe essere necessario modificare il peso, e in generale ha bisogno di seguire una dieta più sana per allenarsi di più. Per compensare tale rigido addestramento, però, il corretto recupero è indispensabile. Quindi è necessario per lui a sviluppare strategie per liberarsi dallo stress, tra cui anche le pratiche compensative sotto forma di esercizi di stretching, rafforzamento, resistenza e respirazione. Per giusti motivi, gli esercizi

di questo tipo hanno sempre svolto un ruolo significativo all'interno delle Arti Marziali tradizionali. A livello psicologico, il competitore deve sviluppare strategie per far fronte al suo entusiasmo e motivare se stesso, ad esempio circondandosi di persone che lo incoraggino, leggendo libri motivanti, ascoltando musica ispirante, ecc. Si tratta di un processo molto importante di grande beneficio al di là di prepararsi per un concorso, per scoprire ciò che lo ispira e lo mantiene motivato. Questa presa di coscienza sarà un enorme aiuto in momenti in cui potrebbe aver difficoltà con lesioni o (auto) dubbi, offrendogli la possibilità di decidere consapevolmente di seguire la sua ispirazione ogni giorno di nuovo. Nel Kung Fu, questo viene confrontato con un fiore di loto che và verso l'alto per la luce, che cresce dal fango stesso che costituisce la base per la sua crescita. Allo stesso modo, il competitore deve imparare ad accettare e trasformare le sue debolezze, utilizzandole per la propria evoluzione. Di conseguenza, il competitore ed il suo insegnante devono conoscere i punti di forza e di debolezza. Inoltre, in modo simile, devono adattare la loro Arte Marziale al set di regole specifiche, dal

momento che una vera e propria situazione di combattimento - nonché al principio di proporzionalità nell'autodifesa - richiede un adeguato adattamento alle circostanze prevalenti. L'allenamento normale prevede possibilità molto limitate per acquisire questa capacità di adattamento al set di regole e circostanze specifiche, perfino usando i riflessi acquisiti attraverso la formazione di Arti Marziali nel miglior modo possibile. Il giorno della competizione diverrà evidente se si ha imparato a gestire lo stress. Inoltre, lo stato d'animo dei partecipanti sarà anche svelato in misura minore o maggiore. Non è inusuale vedere nei tornei come i concorrenti e i loro insegnanti non sono in grado di controllare loro stessi, gridando agli arbitri o parlando con disprezzo dei loro avversari. Tuttavia, in questo risiede esattamente tutto il significato della competizione: comportarsi con rispetto e coraggio ed essere anche cooperativo nonostante lo stress e l'eccitazione. Esattamente questa è l'essenza del percorso che vogliamo seguire come artisti marziali, indipendentemente dal suo stile, sia che lo chiamiamo Wu Te, Mo Duk, o Bushido.


Kung Fu In tali circostanze, le capacità effettive di combattimento del concorrente diventano anche rapidamente evidenti. La maggior parte dei partecipanti a un torneo sono ben addestrati e talentosi, e si richiede un livello notevole di abilità per emergere vittorioso. In vista di tali condizioni estreme, saremo davvero in grado di sopportare e controllare un avversario che realmente opporre resistenza, fino a sconfiggerlo in modo controllato, secondo le regole? Una competizione rivelerà se la nostra Arte Marziale in realtà ci ha preparato adeguatamente per combattere, o se sono tutti castelli in aria. Molti preferiscono evitare anziché provare, per esempio pretendono di essere in grado di combattere solo in combattimenti senza regole, dal momento che normalmente si basano proprio sulle tecniche che di solito sono vietate nei tornei, come ad esempio i colpi agli occhi o tirare i capelli. Soprattutto nel Kung Fu, ma anche in altri sitili di autodifesa, ci sono un sacco di questi "sognatori" che credono fermamente che il loro stile particolare sia il migliore o il più efficace, senza aver mai dimostrato quella dichiarazione in una situazione di competizione. I praticanti principianti potrebbero essere facilmente convinti di questo, ma la realtà dimostra spesso che si sbagliano. Solo sul tappeto del torneo o nel combattimento reale diventa chiaro che è in grado di mantenere



Kung Fu



Kung Fu il suo terreno, psichicamente per cominciare, e, inoltre, che ha acquisito le necessarie competenze fisiche. Anche due minuti di gara o di autodifesa reale richiedono enormi condizione fisiche e una grande resistenza. Ho visto molti principianti nei tornei che non sono riusciti nemmeno a fare un solo giro, perché non avevano una buona condizione, erano troppo tesi, o psichicamente dispersi. Un'altra esperienza importante è quella di vincere, e anche di perdere. Nessuno che partecipi a tornei può vincere sempre. Egli perderà anche a un certo punto, a meno che affronti solo avversari deboli. È utile analizzare esattamente perché si vince o si perde, e questo permette al competitore di migliorare se stesso in modo selettivo e adattare di conseguenza il suo allenamento. L'esperienza di vincere e perdere lo aiuta a rimanere umile e con mentalità aperta in modo da imparare qualcosa di nuovo ogni volta, e inoltre lo stimola a mantenere la fiducia in sé stesso nel sviluppare le sue capacità - e tutti gli altri hanno a che fare con gli stessi problemi. A Hong Kong è stato anche una pratica comune organizzare tornei o concorsi in cortili, i cosiddetti combattimenti in terrazza. Io ho dovuto gareggiare in una decina di questi combattimenti sui tetti per la famiglia Weng Chun, a Hong Kong, e per me da giovane è stato un grande onore che i miei maestri avessero scelto me per rappresentare il Weng Chun. Tutte queste competizioni hanno seguito la stessa linea di condotta: Ci siamo incontrati in una scuola di Kung Fu, o addirittura in un cortile o su un tetto, e prima di tutto, abbiamo fissato le regole. Di solito c'era anche un medico in giro. Poi la lotta è iniziata ed è durata fino a quando uno dei partecipanti si è arreso, o fino a quando non siamo stati separati dai maestri. Solitamente, dopo l'incontro siamo andati insieme a cena e abbiamo discusso le esperienze. C'era anche un codice stabilito che non ci permetteva di parlare del il risultato dei combattimenti, e abusare di essi per la pubblicità. In questo modo, ho avuto modo di conoscere molti stili, lottando contro i loro più forti avversari. L'ultimo Grandmaster cinese, Wai Yan, ha anche organizzato molti incontri nella sua accademia Kung Fu- Dai Duk Lan.

Tutti i tipi di competizione apportano vantaggi: Nelle nostre scuole, offriamo Weng Chun Kung Fu tradizionale cinese, Tai Chi Chuan, Bagua e Brazilian Jiu Jitsu. Ci sono diversi tipi di concorsi per sostenere tutti nello sviluppo delle loro Arti Marziali e approfondire nel modo di vita di un artista marziale. Per quanto riguarda il Kung Fu, collaboriamo con il Traditioneller Kung Fu Verband Deutschland eV ("Traditional Kung Fu Federation Germany"), e in relazione al Brazilian Jiu Jitsu, la facciamo principalmente con la IBJJF, poiché queste due federazioni, a nostro avviso, offrono gli eventi meglio organizzati, con il migliore set di regole e con gli arbitri più qualificati. Per Kung Fu, si può partecipare a contatto pieno e semi-contatto, spingere le mani, chisao e forme. Per Brazilian Jiu Jitsu, si può competere con o senza

GI. La Premium Class per tutti gli sport di contatto è il freefight, costringendoci a coprire tutti gli aspetti delle Arti Marziali: calci, pugni, proiezioni, leve, strangolamenti, lotta a terra. Ciò comporta che il combattente di Kung Fu deve imparare i combattimenti a terra, e il combattente a terra deve imparare a lottare anche con pugni e calci. All'interno dell’ International Weng Chun Association, incoraggiamo i nostri studenti a partecipare a competizioni e li sosteniamo. Per questo motivo siamo stati in grado di ottenere numerosi successi a livello nazionale e anche internazionale.








Minou Risso

mail: budo.cinturanera@gmail.com



Analizziamo le venti regole d’oro del fondatore del Karate Do

Gichin Funakoshi non fu solo il fondatore del Karate-do, colui che lo strutturò in un sistema, ma seppe inoltre infondere a quest’Arte il suo senso della vita. Le tecniche e i rudimenti del Karate-do esistevano già, come tutti sanno, quando Funakoshi li organizzò in un tutto coerente; fu la visione e l’impegno personale del suo carattere a dare forza e senso globale ad uno stile che si è consacrato come uno dei punti di riferimento delle Arti Marziali in tutto il Pianeta. Per questa ragione conoscere a fondo la concettualizzazione del Karate di Funakoshi non è uno sforzo vano. Oggigiorno sono pochi gli studenti di Karate che conoscono le formule originarie della loro Arte; forse, per alcuni può sembrare perfino anacronistica la pretesa di questo articolo di resuscitare i dettati originari del Maestro, ma chi non conosce il proprio passato, difficilmente potrà affrontare il proprio futuro.



Analizziamo le venti regole d’oro del fondatore del Karate Do

Funakoshi fu un uomo con una personalità molto particolare. Per avvicinarci al Funakoshi uomo, alla sua personalità, non c’è niente di meglio che leggersi la sua autobiografia: “Karate-do, Il mio cammino”, fortunatamente tradotta in quasi tutte le lingue. In essa troverete un uomo semplice, non un intellettuale. Un uomo con una morale retta e ben definita, con principi che delineano una forte spina dorsale dalla quale sgorga un carattere forte e leale alle proprie convinzioni. Senza dubbio non dovette essere facile avere a che fare con lui in vita, tuttavia era una di quelle personalità magnetiche, un leader nato, capace di trasmettere all’esterno il suo messaggio attraverso una forte impronta. E benché l'Arte che lui definì, assomigli poco alle forme ed ai principi che conosciamo oggi come Karate, non va dimenticato che la sua evoluzione sarebbe stata impossibile senza un punto di partenza fermo e stabile, come quello che il Maestro seppe imprimere alla via della mano vuota. Per questo è essenziale comprendere uno dei suoi lasciti principali, sfornati dal suo Dojo Kun; venti principi che definiscono la formale etichetta e l’atteggiamento che devono esistere nella pratica dell'Arte, affinché l’allievo raggiunga l'eccellenza. Anticamente questi principi si recitavano a voce alta prima di ogni lezione, una pratica persa perfino nei dojo più tradizionali. Recitati come una litania, gli allievi li conoscevano a memoria e pur senza capirli, nel loro apprendistato, continuavano poco a poco ad integrarne il senso e la ragione d’essere. L'articolo che oggi pubblichiamo, cerca di addentrarsi nel senso e nelle ragioni nascoste di questi venti punti, per facilitare ai più giovani una comprensione più profonda e completa delle origini essenziali della loro Arte Marziale, e per ricordare ai più maturi, sia in età che in esperienza, la provenienza, i fondamenti della nostra tradizione Marziale. Funakoshi, uomo di poche parole e di ancor meno spiegazioni, sosteneva che quello che impari con il tuo corpo non lo dimentichi mai, mentr e quello che impari con la tua testa è facile da dimenticare. Questo è assolutamente vero, ma senza dubbio il Maestro non immaginò nemmeno che, negli anni a venire, la testa sarebbe servita -in troppi casi- a reggere il cappello. Perciò, senza ribattere il fondatore, vogliamo sostanzialmente immergerci nelle essenze del Karate, analizzando uno ad uno i punti ed il relativo significato, un'eredità piena di valore ora e sempre, un ulteriore regalo del fondatore al quale i Karateka devono sempre rispetto e gratitudine.



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1. Il Karate-do comincia e finisce con il saluto La gentilezza ed il rispetto si dimostrano e si acquisiscono anche con la pratica. Salutare è ricordare al nostro corpo che deve obbedire ad alcuni criteri, nei quali il rispetto deve sottomettere altri impulsi che, senza dubbio, si attivano nella pratica (aggressività, paura,

ecc…). Dominarli è uno dei compiti dell'Artista Marziale. Ma oltre alla cortesia, il saluto Orientale chinando il capo, possiede un senso simbolico e persino energetico poco diffuso o, che è poi la stessa cosa, piuttosto dimenticato. Chinando il capo, sia in posizione Seiza che stando in piedi, unifichiamo i principi di Cielo e Terra. I principi e le loro energie che penetrano il nostro corpo


Karate-do attraverso la colonna vertebrale (dischi e genitali) come due serpenti di forza. In Seiza le mani devono unirsi contemporaneamente (non prima una e poi l’altra), creando un triangolo formato tra i pollici e gli indici, tra i quali si deve collocare la fronte. La cortesia significa contenimento per reindirizzare gli istinti, la sua ripetizione risulta sempre educativa ed organizzativa per le gerarchie. Il saluto al Maestro ha questo significato. Il saluto con il tuo contendente riconfigura lo spazio formale del combattimento apportandovi dei limiti, ricordandoci che il nemico è dentro di noi, non fuori. L'altro è solo uno specchio un'opportunità di presa di coscienza-, nel quale le nostre limitazioni si vedranno rispecchiate, il quale non è,

dunque, il colpevole di esse.

2. Non utilizzerai il Karate-do senza motivo Sun Tsu comincia il suo libro sulla Guerra avvertendoci: “La guerra è un tema di vitale importanza, il territorio della vita e della morte, non deve essere affrontato alla leggera”. Giustificare l'aggressione è un argomento filosoficamente complesso. Per Funakoshi l'aggressività si spiega solo come atto difensivo. La violenza gratuita era continuamente criticata dal Maestro, oppostosi perfino al Ju Kumite (combattimento libero) che suo figlio invece propugnava. Inoltre, il Karate è persino un


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allenamento della personalità, dello spirito dell’allievo che allena il suo carattere ed il suo corpo per raggiungere uno stato di allerta e di eccellenza, non per ostentare le sue abilità o per dimostrare a se stesso o agli altri qualcosa.

3. Praticate Karate-do con sentimento di giustizia Rafforzando il punto precedente, il Maestro aggiunge inoltre che la pratica del Karate ed il suo utilizzo devono servire solo cause giuste, con atteggiamenti impeccabili. Allo stesso modo, in questo punto Funakoshi ammonisce coloro che pretendono di utilizzare il Karate e le sue conoscenze al servizio di ignobili cause. Per gli istruttori, la selezione degli allievi e delle loro intenzioni nell’apprendimento dell'Arte era una delle sue principali preoccupazioni e, sebbene oggigiorno il potente cavaliere Denaro abbia abbassato i parametri limitando l'entrata solo a coloro che pagano la retta, è giusto ricordare che abbiamo una responsabilità aggiunta nell'esercizio dell'insegnamento dell'Arte.

4. Prima di conoscere gli altri bisogna conoscere se stessi Esattamente come recitava il testo scritto nel portico dell'Oracolo di Delfi “Conosci te stesso”, Funakoshi stabilisce qui uno dei principi essenziali della Via del Guerriero. “Niente fa niente a nessuno!” Invece di nasconderci incolpando continuamente gli altri delle circostanze negative della nostra vita, Funakoshi per prima cosa ci intima di guardarci dentro ed, in questo modo, di assumerci la responsabilità per i nostri atti. Invece di perdere il tempo a tentare di fuggire dalle nostre miserie evidenziando quelle altrui, il Maestro ci chiede rigore nei nostri giudizi. Guarda prima te stesso, poi te stesso, poi ancora te stesso e, dopo esserti guardato dentro, rifallo ancora una volta, e solo a questo punto considera gli altri.

5. Dalla tecnica nasce l'intuizione Questo è un principio spesso mal interpretato in Occidente. Molti credono che sia la tecnica in sé ad essere importante, tuttavia dobbiamo partire dal fatto che per gli orientali il valore delle cose sta nella loro forma. La tazza esiste ed ha un’utilità nella misura in cui possiede uno spazio in grado di contenere. La ruota ruota e sostiene la propria struttura, perché possiede spazio tra i raggi. La tecnica è dunque “la forma” che ci conduce al

movimento naturale, non un busto stretto che strangola la nostra fluidità; tuttavia, per raggiungere tale abilità è necessario allenare la tecnica per alla fine realizzare la conoscenza attraverso il vincolo con “il naturale”. Così Funakoshi ci ricorda che la pratica di una forma tecnica corretta, ci collegherà alla nostra conoscenza essenziale con l'intuizione, per fluire in modo naturale con le infinite circostanze.

6. Non lasciate vagabondare lo spirito La concentrazione è in ogni pratica Orientale un principio insostituibile. Quando il duro allenamento esercita una pressione sufficiente, la mente tende a vagabondare, ad alienarsi, per interrompere lo sforzo. Funakoshi era un uomo di abitudini e principi solidi ed ordinati, conoscitore del fatto che tutto comincia in Yin. Mantenerci fermi nel qui e adesso è essenziale per la pratica del Karate come via di coscienza. La routine e le ripetizioni dell'allenamento sono una dura prova per la concentrazione. L'allievo deve evitare la dispersione mentale e la meccanizzazione del movimento. Solo essendo presenti, le tecniche


Karate-do

possiedono la forza e l’intensità adeguate, solo concentrati nella loro applicazione possiamo ricaricare i nostri sistemi di forza, per concludere l'allenamento più forti di quando l’abbiamo cominciato.

7. Il fallimento nasce dalla negligenza Per il Maestro non ci sono casualità, non ci sono “ma” e non ci sono “se”! Con questo punto il Maestro rafforza il precedente, l'attenzione, l’impegno sono essenziali nella pratica. Non servire adeguatamente le parti che formano il tutto, farlo con deficienza, senza l'attenzione dovuta o senza lo sforzo necessario, conduce al fallimento. Il fallimento non è una disgrazia che cade arbitrariamente dal cielo, ma anzi è sempre il risultato della distrazione, della disattenzione, dell’abbandono, della negligenza, dell’apatia o della trascuratezza. Funakoshi ci ricorda che siamo responsabili dei nostri atti e dei suoi risultati, aprendoci così la porta delle possibilità di miglioramento e di crescita. L'evoluzione esiste a partire dal continuo errore, perciò il guerriero si alza ad ogni caduta con la certezza che, se corregge il suo errore, potrà raggiungere il suo obiettivo.

8. Il Karate-do si pratica solo nel Dojo Il “Do Jo” è letteralmente “il posto del risveglio”. Il Karate do non è una pratica utile ad attaccarsi per le strade, il suo obiettivo non è sottomettere gli altri, bensì rimodellare se stessi, per risvegliarci in una realtà dove il simbolico e il reale sono una cosa sola. Con questo principio il Maestro ci ricorda ancora una volta che non dobbiamo utilizzare inadeguatamente le nostre conoscenze, circoscrivendo la nostra pratica nello spazio sacro del Do Jo.

9. La pratica del Karate-do dura tutta la vita Come pratica spirituale, il Karate Do è un’Arte che fa parte per sempre della natura degli allievi. Inoltre, recitando questa frase gli allievi rinnovavano quotidianamente il loro impegno con l'Arte, dandogli lo spazio adeguato nel loro essere. Come pratica dai lunghi e lenti risultati, il Karate richiede un impegno durevole per raggiungere i suoi obiettivi e togliere il velo che nasconde


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i suoi tesori, perciò il Maestro, in questo principio, ripete la necessità di un impegno per tutta la vita.

10. Affronto i problemi con spirito di Karate-do Ancora una volta comprendiamo attraverso un altro principio, che il Karate Do come Arte trascende l'ambito del puramente fisico o sportivo. Il Karate è un modo di vivere, un modo di affrontare le cose. Quando Funakoshi ci intima di affrontare i problemi con spirito di Karate Do, ci ricorda che siamo guerrieri ventiquattro ore al giorno, non solo quando siamo sul tatami. In questo modo il Karate Do è implicato in tutti gli avvenimenti dell'esistenza del neofita, in modo tale che le virtù che l'adornano debbano attivarsi davanti alle avversità con autocontrollo, responsabilità, forza di superamento, rispetto ed impegno.

11. Il Karate-do è come l'acqua che bolle L'acqua è un argomento ricorrente ed essenziale nella tradizione nipponica. Esistono duecento termini differenti per dire acqua in funzione dello stato e delle circostanze che la circondano. L'acqua è il principio della vita e l'essenza della sua natura è andare verso il basso, fluire, avvolgere, non opporsi. Quando Funakoshi cita l'acqua nel suo stato di ebollizione, ci sta parlando dell'acqua nel suo stato “legno”, facendo riferimento ai cinque elementi chiamati Go Kyo in Giappone. Il legno si caratterizza per essere la forza di volontà e l'acqua in ebollizione si trasforma così nella realizzazione opposta della sua natura. Attivandosi sale invece di scendere, cercando l'evaporazione. Quest’attivazione della natura dell'acqua è il fuoco di consapevolezza che sorge dallo sforzo del neofita. Perciò il praticante deve essere capace di rimanere in uno stato fluido ma attivo, sempre pronto a rispondere ad un attacco.

12. Non alimentate l'idea di vincere né quella di essere vinti Questo punto è quello che ha generato la tanto discussa polemica se il Karate debba essere o meno praticato in competizione. Secondo me, la cosa essenziale in questo ambito risiede nell'atteggiamento corretto dell’allievo. Se collochiamo l'obiettivo all’esterno, senza dubbio non lo stiamo collocando all’interno. Ma tale decisione è più uno stato d’animo che un atto definito. Per il Maestro, il Karate è innanzitutto una via interna. Come cammino verso l’autosuperamento nel

Karate, i risultati esterni non possono essere il suo fondamento; pertanto il nemico non sta fuori bensì dentro di noi, ogni volta che rispondiamo solo esternamente, staremo trascurando la vera ragione d’essere dell'Arte, perciò ricordate: occhio! Per di là no! Non gettate troppa legna su quel fuoco!

13. Adattare l'atteggiamento a quello dell’avversario Bisogna evitare le formule preconcette nella vita. Essere flessibili, adattarsi sempre alle circostanze cangianti; il Maestro non ricorda che dobbiamo adattarci ad esse. La pratica dell'Arte non è un'applicazione di formule, bensì la risoluta conquista delle risorse necessarie per fluire costantemente oltre le nostre limitazioni. “Ogni toro ha la sua corrida!” recita il detto taurino, perciò quelli che pretendono di usare sempre la stessa tecnica davanti a diversi rivali saranno sconfitti.

14. Il segreto del combattimento risiede nell'arte di saper dirigerlo Il combattimento, come dice Sun Tsu, è un tutto dove regna l'apparente disordine, tuttavia l'esperto sa comprendere le chiavi nascoste utili ad ordinarlo. È possibile dirigere, perché nel mezzo dell'apparente Caos dobbiamo capire non solo che esiste un ordine, ma che può essere diretto da un centro. Comprendere che il centro della spirale dirige la sua periferia, sia nello spazio che nel tempo, è la chiave Maestra che ci propone Funakoshi ricordandoci che tutto questo è possibile, e ci intima a cercare quei ritmi essenziali che dominano ogni contesa, per diventare padroni del ritmo del rivale affinché balli secondo la nostra musica.

15. Le mani ed i piedi devono colpire come sciabole Qui il Maestro sottolinea la conoscenza delle spirali come le forze e i movimenti più potenti e naturali. Einstein ci aprì gli occhi comprendendo che l'affermazione per la quale la linea più vicina a due punti è quella retta, non sarebbe stata sempre corretta. La stessa conformazione delle nostre braccia sorge nel periodo embrionale da due spirali che derivano dalla collisione delle forze Cielo e Terra, che generano l'embrione. Nella loro polarizzazione che è la crescita, queste forze sviluppano due paia di spirali di sette giri che generano le braccia e le gambe. Una è più lunga, Yin (le gambe), e l'altra è più corta, Yang (le braccia), la loro concezione e la loro architettura fanno sì che ogni movimento circolare sia facilitato. Per questa


Karate-do “El “Do Jo” literalmente es “el lugar del despertar”. El Karate-do no es una práctica para pegarse en las calles, su objetivo no es someter a los demás sino remodelarse a uno mismo, para despertar a una realidad donde lo simbólico y lo real sean una cosa”


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ragione la sciabola giapponese è curva, di fronte alla maggior parte delle spade occidentali. La comprensione dei principi della spirale è incisa profondamente nella conoscenza popolare Orientale e spesso rappresentata nei suoi simboli. Il Maestro ci ricorda con questo principio che dobbiamo agire in sintonia con la natura delle cose e non contro essa, aprendo con questa chiave la porta ad un principio che ogni allievo deve ricordare nel proprio apprendistato. Una chiave per ricordare oltre ciò che il suo Maestro gli insegna.

16. Sgomberando la soglia della vostra casa 10.000 nemici vi aspettano Ancora una volta il principio dell'attenzione continua. L'attenzione deve chiudersi nell'entropia, niente di meglio perciò di mettersi alla prova, per questo il Maestro non insegna il suo trucco. State sempre in guardia! Così la vostra attenzione rimarrà allerta. I vietnamiti normalmente si ripetevano: “Chi si aspetta il peggio, non perde mai l'iniziativa”. Ma per favore… senza paranoie! Non so perché ma questa regola mi riporta sempre alla memoria un detto Orientale che mi piace molto: “Se una tigre fa la guardia al passaggio, diecimila cervi non passeranno!”

17. Kamae è la regola per il principiante dopo è possibile adottare una posizione più naturale Kamae! Stare in guardia, attenti, in posizione, ponti a reagire. Sanzionando la precedente affermazione, il Maestro ci ricorda che l'allenamento possiede dei gradi ed un’evoluzione. L'allenamento è come un imbuto dove devi passare, restringe la tua natura, prescindendo quindi dal non necessario, per poi tornare ad essere te stesso ma trasformato dall'esperienza. È un modo di rendere naturale un viaggio di andata e ritorno nel quale il tuo bagaglio è la cosa imprendibile, i tuoi ricordi, le tue esperienze. Su questo punto ricordo il detto Zen: “Prima dello Zen, la montagna è montagna, la valle, valle, la luna, luna. Durante lo Zen la montagna non è più montagna, né la valle, valle, né la luna, luna. Dopo lo Zen, la montagna ritorna ad essere montagna, la valle, valle, la luna…luna”. Niente è cambiato e tuttavia tutto è differente! Kamae è un atteggiamento con il quale si allena una chiave che apre una porta, non la stanza nella quale vuoi entrare; è il dito che indica la luna, non la Luna stessa!

18. I Kata dovranno essere realizzati correttamente; tuttavia nel combattimento reale i loro movimenti si adatteranno alle circostanze

Di nuovo ci ricorda di essere flessibili, ma rigorosi. I Kata sono la base della “forma”, perciò è essenziale che nella loro pratica si allenino i movimenti con perfezione tecnica. Non c'è contraddizione tra questo e combattere con movimenti che non riproducano quelli che si eseguono nei Kata, come sostengono alcuni maestri attuali. Funakoshi lo disse chiaramente in questo punto. Ancora una volta dobbiamo ricordare la posizione che assumono gli Orientali rispetto alle forme e che sviluppammo nell'analisi del primo punto del Dojo Kun. Lo scopo del Karate Do non è quello di creare lottatori estremi, o superman, bensì sviluppare lo spirito ed il corpo dell’allievo attraverso un allenamento che tiri fuori il meglio di lui, favorendo la positiva formazione di individui che possano, inoltre, essere elementi positivi per le loro rispettive società.

19. Tre fattori vanno considerati: la forza, la consistenza ed il grado tecnico Davanti ad un compagno o di fronte ad un avversario, Funakoshi ci ricorda i tre fattori che dobbiamo tenere in considerazione nella valutazione di noi stessi e di chi abbiamo di fronte. I primi due si riferiscono a considerazioni fisiche ed il terzo all'esperienza e alle


Karate-do

conoscenze.

20. Approfondite il vostro pensiero Probabilmente all’epoca, come adesso, gli allievi di Karate erano persone più d’azione che di riflessione. Ma dato che tutto va visto nel suo opposto, il Maestro conclude le sue proposte con una chiara allusione allo sviluppo mentale dei neofiti. In questo piano di realtà tutto è mente o, con le parole di Carlos Castaneda, “il mondo è una descrizione”. Non è vano, quindi, ricordare ad ogni praticante di Karate Do di sviluppare le proprie abilità e le proprie conoscenze per crescere come persona, comprendendo la realtà che sta dietro le apparenze, riflettendo e meditando per completare il proprio apprendistato.

Funakoshi vive nella sua proposta Abbiamo visto in questa analisi che il Karate Do che propose il suo fondatore è una pratica trascendente, nella misura in cui può portarci ad andare oltre il simbolico. Una via che apre porte e finestre per permetterci di comprendere e di agire giustamente, persino oltre le valutazioni morali, una via di crescita interna che sgorga all'esterno in risultati positivi, una formulazione della via

del guerriero che ha saputo, in un modo o nell’altro, trovare un'eco quasi impensabile in quei giorni passati in cui il Maestro coniugò la tradizione Guerriera millenaria dell’Oriente, con la comprensione e le formule iniziatiche proprie della tradizione nipponica, raggiungendo una formula Universale ed intensa che è durata, ha evoluto e trasformato migliaia di esseri umani nelle ultime decadi. Benché oggi i suoi principi esposti nel Dojo Kun siano ignorati, essi rimangono vivi nello spirito che soggiace alle diverse pratiche degli svariati stili, trasformazioni e polarizzazioni di una stessa spirale iniziale; un punto di partenza fermo che ebbe un nome: Gichin Funakoshi. Perciò, Maestro, con questo articolo vogliamo rinnovarti la nostra eterna gratitudine ed il nostro riconoscimento, e per farlo niente di meglio che ri-pensarti proprio quando tanti allievi pensano tu sia divenuto antiquato. Quello che loro non sanno, è che il classico in quanto tale è eterno e non può mai essere antiquato.


I Classici


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Ving Tsun


Grandi Maestri Yip Man Ving Tsun "... Uno dei GUARDIANI DELLA TRADIZIONE": Grandmaster CHAN CHEE MAN Nel mio viaggio a Hong Kong ho avuto la grande fortuna di incontrare alcuni ottimi maestri, persone impegnate nella pratica e nello studio dell'arte del Ving Tsun per molti anni e con la più assoluta dedizione, passione e perseveranza. In genere, non ho altro che parole di profonda gratitudine per il trattamento che ho ricevuto e le facilità che mi sono state date per effettuare questa serie di interviste. Ma ora, per quanto riguarda l'intervista di questo mese, devo sottolineare che è stata una delle più importanti e speciali tra le varie che ho condotto durante il mio soggiorno a Hong Kong. Parlare del Grandmaster Chan Chee Man è come parlare di Ving Tsun Kung Fu nella sua forma più PURA. Ritengo che non sarebbe un’esagerazione affermare che il GM Chan Chee MAN è uno dei Guardiani della Tradizione, come ho detto nel titolo di questo articolo. Non c’è da sorprendersi, perché egli è uno dei pochi praticanti ancora in vita che hanno studiato per un tempo più lungo e in modo diretto con il Grandmaster Yip Man. Intervista: Sifu Salvador Sánchez



Ving Tsun Questa formazione diretta, insieme al suo stretto rapporto con personaggi tra i più rappresentativi del sistema in Hong Kong, fra i quali il Maestro Wong Shun Leung, gli hanno fatto diventare una voce autorevole del Ving Tsun. È uno degli ultimi allievi della prima fase d'insegnamento di Sifu Yip Man nel "Worker's Union Restaurant", dove il leggendario maestro ha insegnato con più intensità e dettaglio. Senza dubbio, Chan Chee Man è infatti uno dei GUARDIANI DELLA TRADIZIONE del più puro Yip Man Ving Tsun Kung Fu. opo averlo incontrato, devo delineare un bel po' di cose che mi hanno sorpreso piacevolmente. In primo luogo, il suo eccellente Ving Tsun. A ottant’anni, il Maestro Chan Chee Man è ancora in grado di mantenere un livello di intensità nella sua pratica alla portata di solo pochi: posizioni, movimenti energetici, padronanza tecnica, ecc. In secondo luogo, la sua profonda conoscenza della vera storia del Ving Tsun a Hong Kong! Ho avuto il grande onore di chiacchierare con lui per un bel po' di tempo mentre abbiamo camminato lungo le strade della città e lui mi ha mostrato i luoghi dove si allenavano e dove gli piaceva andare. Una passeggiata memorabile ricca di aneddoti e storie che non dimenticherò mai. Ci ha invitato a visitare alcune scuole Ving Tsun dei suoi ex compagni d'allenamento. Quando si visita una scuola di Ving Tsun accompagnato da lui, si può sentire immediatamente che il Maestro Chan Chee Man è RISPETTATO da tutti, è AMMIRATO! Ammirazione e Rispetto acquisiti dopo mezza vita dedicata allo studio del Ving Tsun. Ma soprattutto, il rispetto che si è guadagnato con il suo modo di essere: un uomo onesto, rispettoso e completamente impegnato al sistema Ving Tsun e al lignaggio del Grande Maestro Yip Man. Ma oltre a questi due punti, sicuramente molto importanti, devo sottolineare che dopo aver conosciuto personalmente Chan Chee Man, la mia sensazione è stata quella di aver incontrato un BRAVO UOMO, una di

D


Intervista quelle persone che emanano BONTÀ e Generosità. E penso che l'intera comunità di appassionati del Ving Tsun in tutto il mondo dovrebbero sapere di questo GRANDE tra i più grandi nella storia recente di quest'arte, in modo che possa occupare il posto che merita nel lignaggio del Grande Maestro Yip Man. Chan Chee Man è nato negli anni '30, nella colonia britannica di Hong Kong. Ha vissuto l'invasione dei giapponesi durante la seconda guerra mondiale dove molte famiglie come la sua, che godevano di una situazione finanziaria confortevole, finirono per subire difficoltà economiche. In questo scenario turbolento, il giovane Chan Chee Man ha avuto la fortuna di lavorare come impiegato presso l'organizzazione YMCA (una delle ONG più grandi e antiche), il che gli ha permesso di imparare correttamente l'inglese e avere un reddito mensile che aiutava a pagare le

sue lezioni di Ving Tsun. Fin da giovane è stato un appassionato del Kung fu. Il suo modo di essere, con una spiccata attenzione ai dettagli nello studio e nella pratica, gli ha permesso l'accesso alla conoscenza del Ving Tsun come insegnato da Yip Man. Insieme con alcuni dei suoi SiHings, come Wong Shun Leung, ha avuto l'opportunità di testare l'efficacia del sistema di fronte altri stili durante i Beimo o combattimenti amichevoli di sfida, nonché in incontri reali per le conflittuali strade dell'Hong Kong di quel tempo. È un grande onore per me presentarvi l'intervista con il Grandmaster Chan Chee Man: Puro Yip Man Ving Tsun! Master Chan Chee Man ci accoglie nella sua casa, e la prima cosa che vorrei sottolineare è il suo entusiasmo. Lui è un uomo pieno di entusiasmo. Scherza sulla sua età... Dice che ha rallentato un po' il suo ritmo di allenamento perché ha "soltanto 80 anni".


Ving Tsun

Budo International: Buongiorno, MAESTRO. Grazie per averci ricevuto nella sua casa. È un vero onore essere qui e voglio esprimere la mia gratitudine speciale per Lei, per la sua gentilezza e tutte le facilità che ci ha dato per fare questa intervista. Sifu Chan Chee Man: No, no... Grazie a voi per essere venuti da così lontano! È una gioia per me accogliere le persone provenienti dalla Spagna, dove risiede il mio allievo Sifu José Ortiz, e dove siamo stati sempre trattati così bene. B.I.: Beh, in primo luogo, vorremmo sapere qualcosa riguardo alle sue origini nelle Arti Marziali. Quando ha iniziato a praticare Ving Tsun? C.C.M.: Ho iniziato all'età di 17 anni. Ero un bambino piccolo ed ero un "obiettivo facile" per i compagni di classe. Così mi sono interessato nelle Arti Marziali. Ma non ho cominciato a praticare Ving Tsun. I miei primi anni sono stati dedicati allo studio di altri sistemi della Cina meridionale: Hung Gar e, soprattutto, Choi Lee Fut. Ho conosciuto il Ving Tsun dopo, da un amico: William Cheung. In uno scambio tecnico lo vidi eseguire la Siu Lim Tao e devo ammettere che non l'ho trovato troppo impressionante. Così ho deciso di provare un "Bei Mo" e dopo essere stato sconfitto facilmente da William Cheung con tecniche cosí "semplici" ho sentito un grande interesse per il Ving Tsun Kuen, e finalmente ho deciso di allenarmi e imparare questo sistema. Pochi giorni dopo, William Cheung mi ha accompagnato al "Worker's Union Restaurant" dove il Grande Maestro Yip Man dava le sue lezioni e dove ho studiato per anni con lui e un gruppo di grandi praticanti dei Ving Tsun, tra cui Leung Sheung, Lok Yiu e Tui Sheung Ting, e soprattutto


Intervista con il grande maestro Wong Shun Leung che avevo già incontrato prima di andare alla scuola del Maestro Yip Man. B.I.: Per favore, ci parli di quel periodo... Com'erano gli allenamenti in quegli anni? CCM: Il "Restaurant Worker's Union" era nel distretto di Shan Shui Po, tra le vie Wong Chuk e Nam Jai. Io vivevo nelle vicinanze , in modo che potevo andare a lezione ogni giorno. Eravamo un piccolo gruppo di praticanti, così l'insegnamento di Grandmaster Yip Man era diretto e molto dettagliato. L'allenamento era veramente approfondito. Io sempre prestavo molta attenzione a ogni dettaglio che Yip Man ci mostrasse. Mi piaceva arrivare in anticipo. Normalmente il Maestro dormiva a quell'ora ed io solevo svegliarlo e preparare il tè per lui. È stato un bel modo per beneficiare di lezioni private e ricevere istruzioni precise per la pratica. L'insegnamento iniziava con Siu Lim Tao. Yip Man ha diviso la forma in tre sezioni e ha sottolineato l'importanza di fare movimenti precisi, essere rilassato e mantenere una corretta postura. Ho dovuto praticare la prima sezione per lungo tempo, mentre Sifu insisteva

“Il mio impegno con Yip Man era esattamente questo: insegnare il sistema com'è e ciò è quello che faccio. Chiedo anche lo stesso ai miei docenti e studenti. In definitiva, io rispetto qualsiasi opinione o tendenza, ma non è per me. Io pratico solo il vero Ving Tsun di Grandmaster Yip Man.”


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Ving Tsun che dovevo continuare a praticare Fook, Tan e Wu Sao correttamente per imparare l'uso corretto del gomito e la linea centrale. Poi ci ha insegnato la posizione e l'uso dell'anca sottolineando le ginocchia, per quanto è da lì che viene la potenza. Sifu poi ci ha spiegato il concetto che ogni colpo deve utilizzare la connessione di sei articolazioni in modo da sviluppare un forte impatto. Le sei articolazioni sono caviglia, ginocchio, anca, spalla, gomito e polso.

Mi ha anche insegnato a immaginare il mio avversario di fronte a me e colpire nello stesso posto con un sacco di potenza. Lui mi ha anche mostrato come colpire il sacchetto di sabbia con i pugni nello stesso modo. Sifu ha spiegato i diversi tipi di pugni, in particolare il cossidetto "one-inchpunch", il pugno interno ed il pugno esterno, e come generare energia da terra dalla posizione Ma. Il nostro allenamento quotidiano incluse colpire il sacchetto di sabbia ,

pugni in aria (interno ed esterno), Seung Ma (passo avanti e attacco), Toi Ma (passo indietro), Chor Ma (passo con torsione), calci, le forme, il manichino di legno, pratica di Chiu Ying (focalizzazione), Choi Ying (rimanere concentrato)... Quando si praticava con un partner, soprattutto nel Chi Sao, Sifu non permetteva che gli allievi venissero coinvolti in uno scambio pazzo di colpi effettuati in maniera negligente, e si è rassicurato che tutti noi seguissimo il vero e proprio metodo Ving Tsun. Io ricordo il Sifu seduto su una sedia in un angolo a guardarci. A volte ci diceva: "Non ci si deve colpire follemente a vicenda e spaventare il nostro compagno rompendogli il labbro e facendolo sanguinare, perché in questo modo lui non arriverà mai a imparare Ving Tsun. Voi siete qui per imparare Ving Tsun, quindi dovete farlo nel modo giusto! Se venite a praticare Ving Tsun, si deve colpire nel modo Ving Tsun. In caso contrario, non è necessario venire da me, potete rimanere a casa e praticare là.". Ho anche prestato una particolare attenzione alle spiegazioni dei miei SiHings (fratelli maggiori nell'arte). Molti di loro sono già morti, ma mi hanno sempre aiutato a imparare molto, soprattutto Wong Shun Leung. Con lui e il suo primo allievo, Wu Chun Nam, abbiamo trascorso ore e ore a praticare Chi Sao e Da Lat Sao (combattimento libero). Abbiamo finito per litigare quasi sempre. Ci è piaciuto molto a provare tra noi, ma a volte abbiamo anche lottato con gli altri nei combattimenti "Bei Mo" (sfide). Inoltre, io fisicamente ero il più piccolo e molti volevano combattere contro di me ... (ride). La sera, dopo l'allenamento, a volte ho accompagnato Yip Man al Tempio "Three Prince", dove Sifu ha usato per andare a pregare dopo la classe; altre volte andavamo a prendere il tè con altri SiHings / SiDais. In quel ambiente


Ving Tsun fraterno, dove Sifu si sentiva più rilassato, c'è stata una buona opportunità per conoscere altri aspetti teorici su Ving Tsun. B.I.: In cosa è cambiato il Ving Tsun? Oppure, chiesto in un altro modo... Perché ci sono così tante differenze tra il Ving Tsun a Hong Kong e quello dell'Europa o gli Stati Uniti d'America? C.C.M.: Beh... è normale. Ci sono diverse interpretazioni e punti di vista. Ma non c'è niente di male. Ciò che è veramente importante è che i principi siano rispettati. Se si smette di usare concetti come rimanere rilassato, le posizioni, i movimenti e la focalizzazione verso la linea centrale, allora non si fa più Ving Tsun... Ma se questi aspetti sono mantenuti, ci possono essere differenze, ma non è qualcosa di veramente importante. Io lo posso capire, ANCHE se preferisco continuare a fare il Ving Tsun, come l'ho imparato dal mio maestro Yip Man, immutato. B.I.: Ha mai introdotto alcun cambiamento o evoluzione nel sistema? C.C.M.: No. NESSUNO affatto. Perché dovrei cambiare qualcosa che sta bene e funziona? (Ride ...) B.I.: Allora posso immaginare la risposta se le chiedo circa le evoluzioni dei sistemi classici cinesi e la comparse delle così dette Mixed Martial Arts (MMA) nello scenario attuale. Cosa ne pensa di tutto questo? C.C.M.: Penso che sia bene! È semplicemente che non è per me. Pratico Ving Tsun come un classico sistema di Kung Fu; lo pratico e lo insegno proprio come l'ho imparato dal mio Maestro, senza cambiamenti. Capisco che i tempi cambiano, ma il mio impegno con Yip Man era esattamente questo: insegnare il sistema com'è e ciò è quello che faccio. Chiedo anche lo stesso ai miei docenti e studenti. In definitiva, io rispetto qualsiasi opinione o tendenza, ma non è per me. Io pratico solo il vero Ving Tsun di Grandmaster Yip Man. B.I.: Lei ha altre scuole al di fuori di Hong Kong? In Europa o in altri continenti? C.C.M.: No. Attualmente ho solo la scuola di Sifu José Ortiz, nella Spagna. B.I.: Vorremmo saperne di più sul suo modo d'insegnare... Come è noto, ci sono Maestri che concentrano la loro pratica in materia di salute, altri lo fanno per l'auto-difesa, e ci sono ancora altri che ritengono più opportuno mettere a fuoco gli aspetti più tradizionali ... In che cosa concentra il suo insegnamento il Grandmaster Chan Chee Man? C.C.M.: In tutto questo... Voglio dire, Ving Tsun è molto buono per la salute. Ti mantiene flessibile e dinamico e questo è un bene. E se si è sani si può praticare ancora più a lungo. Forse ad una certa età non è possibile praticare con la stessa forza che si

“Yip Man era una persona che amava ridere e scherzare. Aveva l'abitudine di darci soprannomi. A volte, quando camminavamo per la strada con lui ci aggrediva con colpi a sorpresa come uno scherzo, ridendo di cuore se non reagivamo in tempo.”




Ving Tsun aveva quando si era giovani, ma sempre si può continuare a praticare Chi Sao e la forma ad un buon livello. Quindi tutto conta. D'altra parte, come ho detto, per me è importante onorare i propri maestri e fratelli maggiori. Questo è il mio impegno con la "famiglia" ed è quello che continuo a fare con "solo 80 anni" ... (ride) A livello tecnico, è importante prendersi cura dei dettagli, i piccoli dettagli!! Il Maestro Yip Man amava insegnare agli studenti che prestavano più attenzione ai dettagli ed erano costanti. Correttamente praticato, il Ving Tsun è uno stile molto efficace nel combattimento reale. Mi piace perché è semplice, pratico e diretto. Semplice non significa necessariamente facile. Se si vuole raggiungere un buon livello e grande abilità, è necessario passare molto tempo allenandosi e lavorando sodo per ottenerlo. È anche uno stile molto appropriato per le persone più deboli, una volta che sai come rilassarti correttamente, senza seguire le mani, ecc B.I.: Qualche consiglio agli appassionati di Ving Tsun che leggono questa intervista? C.C.M.: Nel Ving Tsun, la posizione (Yee Chi Kim Yeung Ma) è molto importante. Prestate molta attenzione ad essa. Se la posizione è buona, tutto il resto migliorerà. In questo modo riusciremo ad essere rilassati e quindi saremo in grado di muoverci, se necessario. Yip Man costantemente correggeva questo dettaglio. La posizione ci permette di "prendere la forza della terra" e, certamente... la forza della terra è ILLIMITATA!! (Ride) Naturalmente ci sono altri elementi importanti nella pratica, ma tutto deve iniziare con una posizione corretta. Senza di essa, semplicemente NON C'È VING TSUN!! Io racconto sempre un aneddoto che Yip Man ha sempre ripetuto... "Non entrare in una lotta (facendo riferimento al Bei Mo), ma se si deve fare e vuoi avere successo è necessario contare su due elementi molto importanti: 1) una struttura solida e corretta, e, 2) non avere paura di essere colpiti. Con questi due elementi e quello spirito combattivo, sarete molto difficili da sconfiggere." B.I.: Secondo Lei, Da Lat Sao (Combattimento) dovrebbe essere una parte importante dell'allenamento? Pongo questa domanda perché molte persone probabilmente pensano che il Ving Tsun sta allontanandosi sempre più il dal realismo nel combattimento. C.C.M.: Da Lat Sao è una parte importante, senza dubbio, ma non è l'unica. Praticare solo Da Lat Sao non è buono, perché la pratica di combattimento libero dovrebbe essere eseguita solo occasionalmente. La pratica delle tecniche e le idee nel dettaglio ci serviranno per fare meglio Da Lat Sao. Quindi è preferibile praticare periodicamente invece di concentrarsi esclusivamente su questo. Nei primi anni di pratica nel "Restaurant", Yip Man era molto insistente nelle tecniche e neii dettagli. E l'ha fatto così perché, per lui, la tecnica era il vero motore del sistema. Anch'io sono convinto che i detagli ci aiutano a raggiungere tutte le abilità.


Quando praticavamo Da Lat Sao, uno dei compagni d'allenamento agiva come se venisse da un altro stile, mentre l'altro utilizzava Ving Tsun. Come sapete, Ving Tsun raramente muove la posizione o Ma (non ci spostiamo molto), mentre in una lotta, possiamo affrontare un avversario che sia estremamente forte, colpisca molto veloce o entri troppo in fretta. In questa situazione dobbiamo usare Chiu Ying e far passi per intrappolare l'avversario. B.I.: C'è qualche aneddoto da i suoi anni con Grandmaster Yip Man? C.C.M.: Beh, fammi pensare... Sì, ricordo uno. Come ho detto all'inizio, sono andato a imparare Ving Tsun dalla mano del mio amico William Cheung. Quando ho iniziato a praticare non conoscevo il nome del suo istruttore. Fuori della scuola, tutti parlavano del Grandmaster Yip Man e la sua ottima capacità di combattente. Diverse settimane dopo aver iniziato a praticare Ving Tsun nel Worker's Union Restaurant, un giorno ho chiesto ad alcuni colleghi quando avrei potuto vedere Yip Man ... Il mio Shihing William Cheung mi guardò e rise. Ironicamente disse, "Stupido, Yip Man è il nostro Maestro!" Io non l'ho creduto e allora sono andato al Maestro e gli ho chiesto direttamente se era davvero Yip Man. Il maestro mi ha guardato sorridendo e non ha detto nulla. Yip Man era una persona che amava ridere e scherzare. Aveva l'abitudine di darci soprannomi. A volte, quando camminavamo per la strada con lui, ci aggrediva con colpi a sorpresa come in uno scherzo, ridendo di cuore se non reagivamo in tempo. B.I.: Maestro, voglio ringraziarla per averci ricevuto nella sua casa e per aver risposto alle nostre domande. Spero di rivederla spesso in Spagna e se mi permette, vorrei frequentare il suo corso in Spagna per cercare di imparare il più possibile. Per me è stato un piacere immenso e un grande onore ascoltarla e ricevere questa vera MASTER CLASS di Ving Tsun. Grazie di cuore! C.C.M.: Non c'è di che. Benvenuti a Hong Kong! Spero che tutti voi godiate il vostro soggiorno qui e spero di vederti nel mio corso in Spagna.

RICONOSCIMENTO: Quando abbiamo organizzato il viaggio a Hong Kong, abbiamo parlato dei nostri piani con Sifu José Ortiz (Barcellona), direttore dell'Associazione di Ving Tsun Kung Fu, con cui abbiamo un ottimo rapporto, e gli abbiamo chiesto circa la possibilità di intervistare Sifu Chan Chee Man, approfittando del viaggio. Come sempre, Sifu José Ortiz ci ha offerto il suo aiuto e ha organizzato tutto per l'incontro e l'intervista. Con queste righe voglio ringraziare José per tutto il suo aiuto e il supporto che ci ha dato. Senza di lui non sarebbe stato possibile. Mi sento profondamente grato in tutti gli aspetti a Sifu José Ortiz e la AVTK (Associazione di Ving Tsun Kung Fu), che è anche una parte molto importante del Dipartimento WingTsun della Federazione Wrestling spagnola, in cui si cerca di unire tutte le scuole Ving Tsun nel nostro Paese. Inoltre, dopo il mio viaggio a Hong Kong ho frequentato alcune classi di Ving Tsun classico insegnate da José Ortiz e devo evidenziare il suo enorme valore come maestro e come persona.


“Siete qui per imparare Ving Tsun, quindi dovete farlo nel modo giusto! Se venite a praticare Ving Tsun, dovete colpire nel modo Ving Tsun. In caso contrario, non è necessario venire da me, potete rimanere a casa e praticare là..”















Kung Fu Yin Yang Il simbolo dello Yin e lo Yang, ovvero, il "Tao", è senza dubbio il più noto sulla scena mondiale di arti marziali. Oltre a questo, è anche conosciuto da molta gente comune che gli dà un significato. Ma solo pochi capiscono che cosa rappresenta veramente questo simbolo e la teoria che comporta.


N

ella nostra vita come artisti marziali, prima o poi arriva il momento in cui dobbiamo approfondire il significato di questo simbolo, forse alcuni di più e altri meno. Il fascino che produce il simbolo è comprensibile, e tutti coloro che l'hanno visto credono di avere la capacità di esprimere il loro parere su questo. Ma, come detto, pochi sembrano capire veramente. Questo articolo tenta di trasmettere ai lettori il profondo significato nascosto dietro il simbolo del "Tao", in modo che più artisti marziali del mondo arrivino a comprendere e diano un'occhiata agli insegnamenti della filosofia del KUNG FU SCHULE MARTIN SEWER. Qualcosa di molto importante che deve essere conosciuto su questo tema, e di cui abbiamo già accennato, è il simbolo stesso. Un simbolo è una rappresentazione percepibile di un'idea, immagine, credenza, azione o entità materiale. Oppure, come in questo caso, rappresenta una particolare teoria della cosmovisione. Và detto che non importa se i colori del simbolo siano il bianco e il nero. Dopo tutto, sarebbe esattamente lo stesso che i colori fossero il rosso e il blu. Un mio amico, che non aveva nulla a che fare con le Arti Marziali, parlando del "Tao", si è espresso in questi termini: "Significa che il Bene nasconde una scintilla di Male, e il Male nasconde una scintilla di Bene." E, ovviamente, si riferiva ai due punti all'interno del simbolo. Allora si potrebbe dire che la dichiarazione del mio amico non era corretta. Non aveva raggiunto il vero nucleo del soggetto. Mi piacerebbe dirvi come l'ho spiegato a lui. Il mio Maestro l'ha spiegato a me in un modo simile (o meglio, come lui, a modo suo, l'ha abbozzato).

La teoria di Yin e Yang si basa su tre pilastri: 1. La dipendenza reciproca di Yin e Yang a vicenda 2. La divisibilità di Yin e Yang 3. La trasformazione di Yin e Yang. 1. Yin e Yang dipendono l'uno dall'altro, il che significa che non c'è Yin senza Yang e viceversa. Nessuno dei due potrebbero esistere senza l'esistenza dell'altro, allo stesso modo che non vi può essere giorno senza notte, o ombre senza luce. Forse si può già capire: qualcosa, qualsiasi cosa, può quindi esistere, ma non è Yin o Yang in sé stessa. Solo nel confronto di qualcos'altro può rappresentare il rapporto di Yin e Yang. Pertanto la condizione Yin o Yang di una cosa particolare è sempre relativa, ma in nessun caso assoluta. In altre parole, tale condizione esiste solo in relazione al confronto. Ad esempio, rispetto al bianco, il colore grigio rappresenta lo stato di Yin, e il colore bianco quello dello Yang. Ma in confronto con il nero, il grigio è lo Yang e il nero è lo Yin. Per ottenere un confronto o un rapporto di una cosa determinata, e attribuire la condizione Yin o Yang, è necessario capire di cosa si tratta e la sua posizione relativa. Gli antichi Maestri hanno spesso utilizzato l'esempio del fuoco e dell'acqua. Più precisamente potrebbe essere descritto in questo modo: Le proprietà tipiche dello Yin potrebbero essere il freddo, la direzione verso il basso, lo scuro,


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la passività, la morbidezza ecc, e di conseguenza, le proprietà tipiche dello Yang sarebbero il calore, la direzione verso l'alto, la chiarezza, l'attività, la durezza, etc. 2. Tutto ciò che riguarda la teoria dello Yin e lo Yang deve essere visto in confronto rispetto a qualcos'altro. Il secondo pilastro ci insegna che questo rapporto è ancora divisibile all'infinito e può iniziare dal confronto tra cose diverse, fino ai minimi dettagli o la dimensione minima. La mano (sopra), in confronto con il piede (in basso), è Yang; ma il palmo (interno) è Yin rispetto al dorso della mano (esterno); e i polpastrelli (posizione anteriore) sono Yang confrontati con il pollice (posizione posteriore). Così si può suddividere ogni aspetto in Yin e Yang confrontandolo con qualcos'altro. E i nuovi aspetti risultanti di Yin e Yang a loro volta possono essere divisi ancora una volta e così via. 3. Yang e Yin sono in costante evoluzione. Non c'è nessuna cosa nella Creazione che sia assoluta o rimanga inalterata. Basta pensare per un momento, che cosa è quello che non è mai cambiato nella vostra vita o, a pensare in modo realistico, mai lo farà? La risposta è: nulla. Tutto stà cambiando. Sempre. Come abbiamo visto in precedenza, non c'è Yang senza Yin o Yin senza Yang. Il terzo pilastro ci insegna dunque che, in un momento dato nel corso del cambiamento, Yin diventa Yang e, allo stesso modo, Yang diventa Yin. L'estate è seguita dall'inverno, e dopo l'inverno arriva di nuovo l'estate. Così, vediamo che in ogni Yin c'è un seme di Yang, ed in ogni Yang c'è un seme di Yin, così come in ogni inverno c'è una giornata di sole ed in ogni estate c'è un giorno piovoso e grigio. Il mio amico non era completamente sbagliato, dopo tutto. A volte Yang diventa Yin e Yin si trasforma in Yang. Riuscite a vedere la connessione con le Arti Marziali nei loro pro e contro? Ad esempio, quando, potete deviare un attacco rigido con un movimento morbido e flessibile (Yin)? O quando si riesce a sbilanciare l'avversario reindirizzando la sua forza, prima a sinistra (Yang) e poi a destra (Yin)? Non preoccupatevi, anche se l'accoppiamento tra teoria e prassi potrebbe avere bisogno di un po' di tempo, posso dirvi: Congratulazioni! Avete letto i tre pilastri sulla teoria dello Yin e dello Yang e certamente avete una "conoscenza" di essa. Ma attenzione: ho detto soltanto che avete una conoscenza di essa, questo non significa che avete capito... Quello che voglio dire è che qualcosa di così complesso come questa teoria, come molte altre che vengono insegnate nella mia scuola, richiedono un’intera vita per capire ed essere in grado di applicarla correttamente. Cerchiamo di essere onesti e riconoscere che in queste cose che mai si arrivano a conoscere completamente, troviamo la nostra motivazione e il nostro incoraggiamento nelle Arti Marziali, attraverso le quali diventiamo sempre migliori.

“Quello che voglio dire è che qualcosa di così complesso come questa teoria, come molte altre che vengono insegnate nella mia scuola, richiedono un’ intera vita per capire ed essere in grado di applicarla correttamente.”


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Che cosa e chi è Keysi Budo International: Che cosa e chi è Keysi? Justo Diéguez, Keysi: Keysi è l'Arte spagnola creata e sviluppata da Justo Diéguez con un unico scopo: la crescita personale. La meccanica del corpo, la base dei movimenti, nei Concetti e nei Principi Keysi seguono leggi universali che non sono limitate da nessun sistema o stile; Keysi sviluppa il Corpo, la Mente e lo Stato Emotivo, fondendoli in un totale ed unico principio, lo sviluppo dei valori che forniscono agli studenti i necessari strumenti e attributi fisici, mentali ed emotivi. Quello che differenzia in particolare il metodo di Keysi da qualsiasi arte marziale sono i suoi Principi, che ci insegnano e ci danno la capacità di Autoespressione e Auto-realizzazione; la perseveranza e l'allenamento sono vitali nel processo di sviluppo, valutazione e adeguamento nel Keysi, obiettivi che devono essere raggiunti entro la gamma di qualità di ogni praticante. Keysi è l'adattamento dell'arte alla persona, non della persona all'arte, che fornisce un atteggiamento superiore e istintivo di strutturazione in una situazione pericolosa, una capacità di analisi e la valorizzazione dell'ambiente e come usarlo a proprio vantaggio. Ciò si traduce in un'enfasi di gran lunga superiore a controllare la forza applicata su un aggressore, sia con armi oppure a mani vuote.


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B.I.: È Keysi una miscela di Arti Marziali? J.D.K.: Keysi non è l'arte delle arti o una miscela di tecniche estratte da stili diversi. Tantomeno è una spiegazione teorica di molte diverse Arti Marziali. Al contrario, è un lavoro di concetti e principi perfettamente pianificato e definito come il risultato di una lunga e rigorosa introspezione. È una forma - una filosofia di vita basata sulla conoscenza, ricerca e sperimentazione per la crescita della persona, con l'espressione fisica e tecnica come un trasporto e una conseguenza: l'Autodifesa. B.I.: Perché la chiama metodo? J.D.K.: Keysi è la sfida rivoluzionaria nel mondo delle Arti Marziali classiche e sistematiche, che fornisce al praticante gli strumenti necessari in ogni area del combattimento e il suo sviluppo attraverso gli scenari, e sottolinea il controllo della zona a 360 ° in cui uno o più avversari possono essere

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coinvolti; nello sviluppo e applicazione di tecniche, ci dà un elevato atteggiamento istintivo di sopravvivenza in una situazione estrema; questa capacità di espressione fisica di predatore sviluppa una risposta di azione / reazione esplosiva nelle applicazioni; e la chiave, ciò che è più importante, è lo stato emotivo del praticante, che ha la capacità di analizzare una situazione di rischio ed è in grado di mantenere la calma e controllare l'uso della forza. Noi esseri umani siamo la specie dominante a causa della nostra capacità per adattarci ed evolvere, e dobbiamo continuare ad evolvere e crescere. Questo processo è il risultato del nostro istinto come specie; l'obiettivo nel metodo Keysi è quello di mantenere un atteggiamento costante e attivo nel campo dell'apprendistato; questo un luogo senza confini, dove il nostro stato emotivo, attraverso la nostra mente, può esprimere la sua creatività in forma fisica.

“L'obiettivo nel metodo Keysi è quello di mantenere un atteggiamento costante e attivo nel campo dell'apprendistato.”



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B.I.: Quali sono gli obiettivi in Keysi? J.D.K.: I nostri obiettivi sono quelli di superare noi stessi, conquistare noi stessi, non allo scopo di controllare le nostre emozioni poiché questo è impossibile, tuttavia siamo in grado di riconoscerle, e per questo dobbiamo prima riconoscere noi stessi; nella ricerca di noi stessi dobbiamo sviluppare un codice d’ onore. Questi sono i "principi" del nostro metodo che, adeguatamente sviluppati e correttamente applicati, ci offrono vantaggi esclusivi. B.I.: Che cosa è più importante nel suo insegnamento? J.D.K.: La cosa più importante che insegniamo è avere uno scopo, in cui lo studente impara a scoprire i suoi limiti Fisici, Mentali ed Emotivi. • Nei limiti Fisici scopriamo i nostri punti di forza e di debolezza, • Nei limiti Mentali ed Emotivi, passiamo da credere che siamo limitati a scoprire che il nostro potenziale è illimitato.

“Nei limiti Fisici scopriamo i nostri punti di forza e di debolezza, Nei limiti Mentali ed Emotivi, passiamo da credere che siamo limitati a scoprire che il nostro potenziale è illimitato.”


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B.I.: Una proposta ... J.D.K.: Keysi by Justo Diéguez è fondamentalmente un sogno così potente che può influenzare la vita di molte persone; anche se estremo e radicale, è comunque un metodo non-violento che è adatto a tutti, uomini, donne e bambini, senza limitazioni di età. La mia proposta è rivolta a tutti quelli di voi che avete scelto di diventare istruttori Keysi. Avete iniziato il cammino nella vostra educazione, ma ora occorre proteggere la vostra formazione con onore e rispetto, perché un istruttore ha nelle sue mani il potere di trasmettere la sua conoscenza; e per questo dovete essere pronti ad approfondire in voi stessi ed essere disposti a far che accada; non saranno le parole quelle che faranno diventare questo sogno realtà, solo attraverso il duro lavoro raggiungete il vostro obiettivo, e la conseguenza sarà quella di ottenere il miglior risultato in ciascuno dei vostri studenti; se Keysi ha cambiato la vostra prospettiva sulla vita, ora avete nelle vostre mani la possibilità di cambiare la vita degli altri. Si tratta di una proposta che va al di là dei sogni, perché per realizzare un sogno che si avvera, dobbiamo svegliarci, metterci al lavoro ed essere sicuri che ci riusciremo.

“Quello che differenzia in particolare il metodo di Keysi da qualsiasi arte marziale sono i suoi principi.”



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Tenendo sempre come sfondo l’Ochikara, “la grande forza” (chiamata e-bunto nel dialetto degli Shizen), la saggezza segreta degli antichi sciamani giapponesi, i Miryoku, l’autore ci sommerge in un mondo di riflessioni genuine, capaci allo stesso tempo di smuovere nel lettore il cuore e la testa, collocandoci continuamente di fronte all’abisso dell’invisibile, come vera, ultima frontiera della coscienza personale e collettiva. La spiritualità non come religione, ma come studio dell’invisibile, è stato il modo per avvicinarsi al mistero dei Miryoku, nel segno di una cultura tanto ricca quanto sconosciuta, allo studio della quale l’autore si è dedicato intensamente. Alfredo Tucci, direttore dell’editrice Budo International e autore di un gran numero di titoli sulla via del guerriero negli ultimi 30 anni, ci offre un insieme di riflessioni straordinarie e profonde, che possono essere lette indistintamente senza un ordine preciso. Ciascuna di esse ci apre una finestra dalla quale osservare i temi più svariati, da un punto di vista insospettabile, a volte condito da humour, altre da efficacia e grandiosità, ponendoci di fronte ad argomenti eterni, con lo sguardo di chi ci è appena arrivato e non condivide i luoghi comuni con i quali tutti sono abituati ad avere a che fare. Possiamo affermare con certezza che nessun lettore rimarrà indifferente davanti a questo libro, tale è la forza e l’intensità del suo contenuto. Dire questo, è già un bel dire in un mondo pieno di presepi collettivi, di ideologie interessate e tendenziose, di manipolatori e in definitiva, di interessi spuri e di mediocrità. E’ dunque un testo per animi nobili e persone intelligenti, pronte a guardare la vita e il mistero con la libertà delle menti più inquiete e scrutatrici dell’occulto, senza dogmi, senza moralismi di convenienza, senza sotterfugi.







IPC - Nuovo legame sociale per le forze dell'ordine


Molti di voi giĂ conoscono il capitano Jacques Levinet, l'esperto internazionale e fondatore di varie discipline di autodifesa per i civili (Self Pro Krav, Bastone da Difesa, Canna da Difesa), nonchĂŠ molti metodi operativi d'allenamento della polizia (Real Operating System or ROS, Operational Tonfa o OT, Operational Baton o OB, Protection and Intervention Operational Technical Gestures or PIOTG).

Testo: Jacques Levinet Foto: Edith Levinet


Polizia


Autodifesa Professionale per la Polizia Il suo pellegrinaggio in tutto il mondo entro unità della polizia, militari e SWAT (Stati Uniti, Russia, Australia, Canada, Sud America e Europa) gli ha permesso di entrare in contatto con i maggiori esperti mondiali in materia di sicurezza. Da queste esperienze è emersa l’idea di stabilire una testa di ponte e riunire le forze di sicurezza di tutto il mondo, sotto forma di una struttura globale che ha chiamato IPC o Confederazione Internazionale di Polizia. Questa iniziativa è stata ben accolta in tutto il mondo e molti paesi hanno già aderito al IPC. Abbiamo voluto saperne di più su questa creazione.


Polizia


Budo Inter national: Potrebbe descrivere che cosa è IPC? Capitano Jacques Levinet: La Confederazione Internazionale Polizia (IPC) è esclusivamente riservata ai membri delle forze di sicurezza, (polizia, esercito, dogana, servizi penitenziari, forze di sicurezza ufficiali), sia attivi o in pensione. L'organizzazione è un collegamento tra diversi unità di polizia in modo da scambiare tecniche pratiche e operative, esperienze e cooperazione tra i membri delle forze di sicurezza, esperti e organizzazioni di tutto il mondo. Tale struttura è guidata da un gruppo di rinomati istruttori professionisti, tra cui il capitano Jacques Levinet, esperto internazionale e fondatore della IPC. Appartenere alla IPC, a determinate condizioni, ci apre la vasta gamma di diritti di partecipazione a corsi internazionali di formazione, seminari, incontri, convenzioni, riconoscimenti e informazioni professionali. Nessuna politica e nessuna religione nel CPI. B.I.: Com'è strutturata l'IPC? C.J.L.: L'organizzazione è costruita intorno ad un ufficio centrale, costituito da un Presidente, due Vice Presidenti e una Segretaria Generale, così come un direttore IPC e un rappresentante per ciascuno dei paesi coinvolti. Per diventare un membro dell'IPC, si deve imperativamente appartenere alle forze di sicurezza (polizia, corpi dell'esercito, doganali, servizi penitenziari, e organismi ufficiali di sicurezza dello stato). Una richiesta dettagliata e documentata deve essere inviata alla sede IPC, che deciderà l'accettazione o il rifiuto sulla base della serietà e la credibilità del richiedente. L'importo della quota annuale è di 50 €. Oltre alla Francia, che conta su diversi rappresentanti, altri paesi hanno già aderito le fila della IPC in Europa, Stati Uniti, Sud America e Asia.


Polizia

B.I.: Quali sono gli obiettivi dell'IPC? C.J.L.: Il nostro obiettivo è quello di scambiare le diverse esperienze professionali di ciascuno dei nostri membri, in base al loro lavoro e secondo il loro paese. Le leggi non sono le stesse, soprattutto per quanto riguarda l'autodifesa, in Europa e altrove. Ad esempio, l'uso della dotazione è diverso, a seconda delle forze di sicurezza e dei loro criteri di utilizzo etici e legali. Al tempo della globalizzazione, è bene conoscere il modo in cui le diverse forze dell'ordine lavorano sul terreno. L'IPC intende promuovere scambi in materia giuridica, senza alcuna polemica (conoscendo i diritti e i doveri di ciascuno dei nostri membri nell'esercizio delle sue funzioni),

nell'esperienza nel gestire la violenza, nell'istruzione (sia di base che permanente) e i metodi d'allenamento per i diversi organismi di diritto nella loro applicazione in loco. Il nostro obiettivo non ha alcun scopo politico o economico e cerca soltanto che le diverse confraternite che formano le forze dell'ordine si conoscano meglio tra loro. Un riconoscimento universale senza alcun sciovinismo a priori. B.I.: Quali saranno le modalità d’azione della IPC? C.J.L.: L'inglese, la lingua universale, sarà il nostro veicolo comune per i nostri mezzi di comunicazione. L'IPC terrà incontri periodici con i manager e i direttori di ogni


Autodifesa Professionale per la Polizia


Polizia rispettivo paese in modo che il primo passo sarà quello di conoscersi meglio e definire azioni comuni rispetto agli stessi obiettivi. Corsi e seminari saranno inoltre organizzati per condividere le conoscenze delle parti interessate, sulla base della loro esperienza personale e professionalità. Gli scambi di informazioni, sempre segnate da etica, si svolgeranno nel rispetto del segreto professionale inerente a qualsiasi unità. Per questo abbiamo già on-line il sito

web con il segnaposto e un legame sociale Facebook. I video sono già in funzione in legami sociali come YouTube o Daily Motion. Corsi regolari comuni saranno anche all'ordine del giorno dei diversi paesi che compongono l'IPC. Ciò dovrebbe contribuire a far conoscere i diversi metodi di allenamento. Allo stesso modo, saranno stabiliti mezzi pedagogici comuni all'IPC per dare un'identità operativa e un tag per l'IPC. Diplomi e certificati di laurea


Autodifesa Professionale per la Polizia IPC saranno aggiudicati dopo la valutazione delle conoscenze e l'esperienza di ciascuno dei ricorrenti e non necessariamente senza alcuna verifica. In breve, i singoli membri dell'IPC saranno anche attori e parte interessata, in base ai loro successi personali, e non solo membri inattivi

sostenendo che appartengano alla IPC. È necessaria un’ interazione per dare credibilità alla nostra struttura e renderla più reale. La conoscenza è condivisa e non può essere decretata. B.I.: Quali riconoscimenti ha l'IPC? C.J.L.: L'IPC è già basata sul credito concesso ad essa dalla International Federation of Self Defense and Police Training ALJ (Accademia Jacques Levinet), già stabilita in molte regioni Francia, in dipartimenti e club, nonché in diversi paesi europei e altri continenti. Per assicurare un migliore studio delle autorità ufficiali interessate, ogni direttore della IPC sarà accreditato da una lettera di riconoscimento delle sue funzioni all'interno della nostra organizzazione. Poi abbiamo intenzione di firmare accordi di associazione e di riconoscimento reciproco con le altre strutture già esistenti o federazioni dei paesi affiliati al IPC. Il credito dell'IPC implica anche l'accettazione delle componenti educative dei paesi membri. In altre parole, i metodi d'allenamento insegnati e usati dai rappresentanti dell'IPC, saranno studiati a seconda dei casi, riconosciuti e approvati all'interno della nostra organizzazione. Il nostro obiettivo non è quello di essere settari o non riconoscere questa o quella famiglia di metodi, ma di rimanere aperti in conformità con i metodi scelti dai nostri diversi partner stranieri. Ad esempio, per quanto riguarda la Francia, il Real Operational System o ROS, che si è già

dimostrato con le unità speciali e servizi generali, è stato approvato dall'IPC, ma non sarà l'unico, in quanto non crediamo di essere in possesso della verità. Questa apertura ci permetterà di migliorare e accettare le differenze senza proselitismo. In realtà, non vogliamo un metodo IPC, ma un insieme di conoscenze, rispetto alla sua identità intrinseca. B.I.: Quali sono i progetti dell'IPC? C.J.L.: Raggiungere un riconoscimento internazionale degno di questo nome è soggetto al credito che cerchiamo di ottenere dai diversi paesi coinvolti. Questo non può essere previsto se non è attraverso un serio lavoro dei nostri membri e il tag di IPC. Tutte queste ragioni ci spingono a progettare un incontro annuale internazionale, sotto forma di un seminario d'allenamento comune, e allo stesso tempo una conferenza di polizia con la presenza dei partecipanti di qualità, sui rispettivi problemi d’azione e reazione in applicazione della legge. Tali eventi dovrebbero permetterci di rafforzare i legami che ci uniscono alla Confederazione Internazionale di Polizia. Infine, un certificato di affiliazione all'IPC è disponibile per permettere a ciascuno dei nostri membri di identificarsi meglio con i propri interlocutori. Quindi auguriamo buona fortuna e successo per l'IPC. Per maggiori informazioni: http://www.International-PoliceConfederation.com Tel.: 00.33.467.075.044



Il concetto KMRED, e soprattutto il metodo KMRED Pro Training Solutions, ha lo scopo di preparare i professionisti ad adattarsi a situazioni complesse e in continua evoluzione. Un modulo tecnico specifico è stato progettato per la protezione ravvicinata delle persone, e il suo contenuto è stato integrato come metodo ufficiale d'allenamento di una grande società di formazione nel settore della sicurezza privata, FSE (Europe Security Formation), uno dei principali partner del gruppo KMRED in materia.



Il gruppo KMRED ha un ramo che si occupa della formazione dei professionisti della Sicurezza Privata, delle forze di Polizia e dell'Esercito.



Il modulo "Law Enforcement" è stato utilizzato per molti anni da diverse unità professionali in Francia e all'estero. La particolarità del sistema KRAV MAGA R.E.D. è quella di proporre soluzioni adatte.



Il concetto KMRED è stato concepito su "basi" e "principi" e non tecnica dopo tecnica.



Il metodo 'Pro' differisce dalla gestione di una situazione di conflitto nel modulo "autodifesa", dovuto principalmente al fatto che le procedure di intervento sono effettuate "normalmente", con un minimo di due agenti, e raggiungere il "controllo" dell'individuo è il piÚ importante.



La maggior parte dei sistemi di combattimento corpo a corpo attualmente esistenti per i professionisti sono metodi concepiti per trattare con persone "Cooperatori" o "semi-Cooperatori", e appena propongono qualcosa di positivo per affrontare quelli che hanno un forte senso di combattimento e si adattano ad ogni situazione.










Fu Shih Kenpo

FU SHIH KENPO: IL COMBATTIMENTO Il combattimento competitivo costituisce, nel percorso formativo del praticante Kenpo, la fase ideale per poter effettuare un test della reale efficacia ottenuta ed il livello di interiorizzazione dell’ Arte. Il combattimento, vissuto con equilibrio e serenità, rappresenta un importante verifica di tecniche, strategie, energie, gestione emotiva e molto altro. La preparazione al combattimento si inserisce nel percorso formativo dei nostri allievi completandone la preparazione nell’ Arte e nella Difesa personale e sviluppando quelle qualità che rendono disponibili le abilità del combattente, in ogni settore, nel momento del bisogno.



L’ abitudine al confronto, la necessità di gestire un avversario forte, preparato e non collaborativo, sviluppano importanti capacità, e rendono consapevoli dei propri punti di forza e dei propri limiti, portando naturalmente alla ricerca del superamento degli stessi. Nel Fu Shih si praticano varie formule di addestramento, per poter avvicinare il praticante all’ intensità del combattimento reale a contatto pieno. Il fighter ha bisogno di mettere a punto capacità condizionali e capacità coordinative, sviluppando, inoltre, con l’ esperienza, la capacità di saper organizzare una efficace strategia per valorizzare le proprie qualità ed approfittare dei punti deboli dell’ avversario.

L’ allenamento di questi elementi deve essere costante e progressivo e deve far parte della normale routine del buon praticante di Arti Marziali. Le fasi di allenamento, per poter preparare adeguatamente il combattente Kenpo, sono le seguenti: 1) Preparazione fisica 2) Sviluppo energetico 3) Tecnica: sviluppo coordinativo 4) Sparring Proponiamo, a scopo esemplificativo una ideale tabella di allenamento, per avere un’ idea delle varie metodologie ed esercizi utilizzati, da suddividere in 2 sessioni: 1) Preparazione fisica, Sviluppo energetico, Tecnica.


2) Sparring Le tempistiche ed il numero dei round vanno ovviamente relazionati alla fase di preparazione dell’ allievo e possono variare secondo le varie fasi di allenamento durante l’ anno. 1) Preparazione fisica Corsa o corda Mobilità articolare Core training Potenziamento specifico 2) Sviluppo energetico 2 round Focus gloves, mobilità, combinazioni, velocità 2 round Pao, potenziamento impatti e simulazione intensità combattimento 2 round Sacco 2 round esercizi corpo a corpo per sviluppo propriocezione e sensibilità 3) Tecnica Tsuki Keri


Trapping Close body 4) Sparring 3 round shadow boxing 3 round boxing 3 round boxing / kicking 3 round trapping e corpo a corpo 5 round free sparring

Nella preparazione dell’ addestramento si rivela determinante la scelta degli esercizi in relazione ad una adeguata organizzazione dei tempi di recupero ed una ciclica rotazione nelle tipologie di esercizi proposti. Nell’ esecuzione dello sparring l’ Allenatore deve seguire le varie fasi curando il livello di impatto, che deve essere aumentato in modo estremamente graduale, in modo che l’ atleta possa gestirlo in modo naturale e senza traumi. Non ultimo da considerare è l’ aspetto mentale ed



Fu Shih Kenpo emotivo. L’ allenatore deve sapere favorire gestione e controllo del lato emozionale di ogni fighter affinché quest’ ultimo possa esprimere le proprie abilità e potenzialità con sicurezza ed equilibrio.

FSK Italia: CORSI DI OPERATORE DI MASSAGGIO SPORTIVO E SPECIALIZZAZIONE SHIATSU (seconda parte) PROGRAMMA DI STUDIO TEORICO PRATICO: Le origini del massaggio sportivo Il massaggio svedese Anatomia, fisiologia, patologia Il sistema propriocettivo Il tessuto muscolare La contrazione muscolare concentrica, eccentrica, isocinetica Nozioni sull’allenamento Il riscaldamento nello sportivo e il defaticamento

Le principali patologie nell’atleta Le lesioni muscolari tendinee ed il loro trattamento Contratture e crampi Le manovre di massaggio Indicazioni, controindicazioni e zone interdette al massaggio Deontologia professionale del massaggiatore Riferimenti legislativi Le posture di lavoro Pratica: Il massaggio pre gara Il massaggio infra gara Il massaggio post gara defaticante Il massaggio sportivo decontratturante Mobilizzazioni articolari Strechting passivo Trazioni

Che cosa è lo shiatsu ? Le caratteristiche dei vari stili Gli effetti del trattamento Anatomia, fisiologia, principali

patologia Accenni della medicina tradizionale cinese, i cinque elementi e le loro correlazioni I 24 meridiani principali e le loro correlazioni. Psicosomatica. Pratica: Shiatsu Riflessologia Plantare e delle mano, accenni di riflessologia auricolare. Studio della localizzazione dei tsubo (punti di digitopressione ). NON SONO AMMESSE PIU’ DI TRE ASSENZE AI FINI DELL’IDONIETA’ AGLI ESAMI FINALI , FERMO RESTANDO IL RECUPERO DELLE LEZIONI PERSE DA CONCORDARE CON L’ORGANIZZAZIONE. FSK Italia Marcello Spina Luigi Buccioli info@fskitalia.com




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