SCIENZA
Inseguendo i ghiacciai Un progetto di collaborazione fra il Club alpino italiano e il Comitato glaciologico italiano per la valorizzazione dei segnali di misura alla fronte dei ghiacciai di Claudio Smiraglia*, Gianni Mortara**
L
es glaciers sont vivant, così il glaciologo francese Robert Vivian intitolò un suo famoso volume (1979), esprimendo con efficacia la dinamicità intrinseca delle masse glaciali. Le oscillazioni delle fronti glaciali erano state accertate già nelle fasi iniziali dell’esplorazione scientifico-alpinistica delle Alpi. Questa consapevolezza diede avvio alle prime, pionieristiche misure di variazioni frontali: in ambito Cai se ne fece portavoce Bartolomeo Gastaldi sul Bollettino n. 6 (1866): “A questo scopo si potrebbe determinare ogni anno il limite inferiore di alcuni ghiacciai, misurando la distanza che separa il ghiacciaio da un punto di rapporto fisso, fuori dalla portata di un avanzamento qualsiasi del ghiaccio”. Risale proprio al 1866, ad esempio, il segnale scolpito su roccia da E. D’Albertis e J.P. Carrel in prossimità della fronte del Ghiacciaio della Tribolazione (Gran Paradiso). Nei decenni successivi i segnali iniziarono a moltiplicarsi ai margini dei principali ghiacciai delle Alpi: scolpiti su roccia o dipinti a minio, o individuati da picchetti in legno, pilastrini o da placchette in bronzo, e contraddistinti da sigle, simboli, date, frecce per indicare la direzione di misura e con l’avvento della fotografia, a questi capisaldi si aggiunsero, non meno importanti, stazioni di ripresa dalle quali ripetere periodicamente fotografie del ghiacciaio in osservazione. La rete dei segnali, nel tempo, si è progressivamente ampliata via via che è aumentato il numero dei ghiacciai monitorati. Attualmente, secondo il Comitato glaciologico italiano (Cgi), che da quasi un secolo coordina annuali campagne glaciologiche, sono circa 180 (su 800) i ghiacciai visitati di cui circa 120 misurati. 46 / Montagne360 / maggio 2021
Va altresì precisato che in questo periodo di generalizzata contrazione delle masse glaciali si rende sovente necessario abbandonare vecchi segnali, magari utilizzati per decenni, e istituirne di nuovi, quasi a inseguire le fronti che stanno sempre più arretrando verso le parti superiori dei bacini alimentatori. LO SCHEDARIO DEI SEGNALI GLACIOLOGICI Conscio del valore scientifico dei segnali di misura e del contributo che gli alpinisti possono portare alla conoscenza dei ghiacciai, il Comitato Scientifico del Cai nel 1934 propose di “studiare il modo di istituire, con la collaborazione del Comitato Glaciologico Italiano, uno schedario dei segnali di tutti i ghiacciai italiani, allo scopo di poter fornire rapidamente agli alpinisti che si recano a compiere osservazioni sui ghiacciai stessi, tutti i dati necessari”. Lo schedario, custodito dal Cgi, consta di circa 900 schede cartacee, compilate a mano e riguardanti ghiacciai dell’Ortles-Cevedale (le più numerose), Adamello, Monte Bianco, Monte Rosa, Gran Paradiso. Questo patrimonio è in corso di digitalizzazione per la sua salvaguardia e per essere messo a disposizione di studiosi, cultori della materia, frequentatori della montagna. Un’analoga azione di salvaguardia e valorizzazione meriterebbero anche i segnali storici posti alle fronti dei ghiacciai. Alcuni sono diventati mirati punti di sosta lungo itinerari glaciologici (ad esempio la “roccia dei segnali” al Ghiacciaio del Mandrone in Adamello), ma molti altri meriterebbero di essere conosciuti. Ricordiamo a questo proposito i ventidue itinerari glaciologici delle montagne italiane, raccolti nella recente pubblicazione
della Società Geologica Italiana curata dal Cgi. IL PROGETTO CAI-CGI Partendo dai presupposti sopra indicati, il Comitato Scientifico Centrale del Cai ha approvato una proposta del Comitato Scientifico Lombardo per un progetto da svolgersi nel 2021, che riguarda i segnali glaciologici storici. Il progetto si propone finalità storiche, di ricerca scientifica e di valorizzazione turistico-culturale. L’obiettivo è infatti quello di ricercare, individuare, descrivere e catalogare i segnali storici di misura e di ripresa fotografica, posti alle fronti dei ghiacciai a partire dalla fine del XIX secolo. La ricerca dei segnali potrà non solo portare al ritrovamento di siti