SPELEOLOGIA
Grotta di Monte Cucco, una scoperta continua Sono passati ormai quasi dieci anni da quando è stata aperta una nuova porta della montagna all’interno della Grotta di Monte Cucco: un piccolo varco che nascondeva un “nuovo” e articolato sistema, dentro all’enorme cavità già ampiamente conosciuta di Francesco Spinelli* e Roberto Pettirossi foto di Matteo Guiducci
L
a Grotta di Monte Cucco si sviluppa all’interno dell’omonima montagna, nell’Appennino Umbro-Marchigiano. La prima vera esplorazione scientifica della grotta risale alla fine del 1800. Fu portata avanti da Giambattista Miliani, noto politico, industriale, ricercatore e alpinista della vicina Fabriano. Miliani esplorò e documentò i 3 km della parte alta della grotta. Nel 1922 fu installata una scala di 30 metri sul pozzo di ingresso e la zona fu rinominata “Grotta turistica del Monte Cucco”. Trentasette anni dopo, nel 1959, il Grup-
po Speleologico Cai Perugia intraprese una serie di ricerche esplorative all’interno della grotta. Dopo aver superato a nuoto una galleria allagata, trovarono una serie di enormi pozzi verticali, dando inizio all’era delle grandi esplorazioni. Le importanti scoperte smossero l’interesse speleologico a livello nazionale e internazionale e, con la costante guida del Gruppo Speleologico Cai di Perugia, venne raggiunto il fondo della grotta nel 1969, a -800 metri di profondità rispetto all’ingresso. Nei primi anni Settanta venne scoper-
to un secondo ingresso vicino alla vetta della montagna. La profondità della grotta venne quindi ricalcolata a -920 metri e, per pochi mesi, divenne la grotta più profonda d’Italia. Le esplorazioni proseguirono negli anni a seguire portando la grotta a uno sviluppo totale di circa 27 chilometri. Da allora la Grotta di Monte Cucco venne ritenuta completamente esplorata e, a parte alcune importanti esplorazioni portate avanti da Marchigiani e Castellani, il fermento speleologico degli anni passati si affievolì.
A sinistra, nella Galleria dell’Aragonite 56 / Montagne360 / marzo 2021