SEGNALI DAL CLIMA a cura di Mario Vianelli
Tibet: crescono i laghi Precipitazioni più abbondanti e temperature in aumento sono responsabili dell’accrescimento dei laghi tibetani
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10 / Montagne360 / gennaio 2022
Foto NASA-ISS
u scala globale le risorse idriche sono sempre più scarse, principalmente a causa dei prelievi eccessivi e del cattivo uso che se ne fa. Importanti fiumi con la portata impoverita – quando non cancellata come nel caso del Colorado – e grandi laghi quasi completamente prosciugati sono ormai la norma nel racconto sull’ambiente dei nostri tempi, perciò può sorprendere che vi siano regioni in netta controtendenza. È il caso del Tibet-Qinghai, costellato da migliaia di laghi di ogni dimensione, talvolta salati, che punteggiano le conche endoreiche, cioè senza sbocco, dell’altopiano; nell’insieme costituiscono il più vasto sistema di laghi alpini del mondo, e negli ultimi decenni hanno mostrato una decisa tendenza all’aumento del loro numero, della loro superficie e quindi del loro volume. Il clima arido e il paesaggio desertico non devono ingannare; l’altopiano e i ghiacciai delle montagne circostanti costituiscono una gigantesca riserva d’acqua che garantisce l’alimentazione dei principali corsi d’acqua dell’Asia meridionale: Indo, Brahmaputra, diversi affluenti del Gange, Huang Ho, Yangtze Kiang, Mekong e Salween, fiumi che rappresentano un gigantesco potenziale idroelettrico e che scorrono attraverso le regioni più popolate del mondo. Gran parte dei bacini sono disseminati in regioni remote, disabitate e prive di vie d’accesso, quindi lo strumento principale per stimarne le variazioni è l’analisi comparata delle immagini satellitari; particolarmente utili sono stati i dati dei satelliti ICESat (Ice, Cloud, and land Elevation Satellite), progettati per la misurazione e lo studio delle calotte polari ma utilissimi anche in altri contesti. I dati raccolti dal 2003 – e confrontati con le immagini Landsat precedenti – indicano una diminuzione del bilancio idrico negli anni 1976-90, seguito da un
rapido incremento che dal 1990 al 2018 ha portato a un aumento della superficie lacustre complessivamente stimato al 18%, e un aumento di volume di oltre 140 chilometri cubici (per avere un termine di paragone, il lago di Garda contiene circa 50 chilometri cubici). Le cause di queste variazioni sono molteplici, ma l’aumento delle temperature – che negli ultimi cinquant’anni in Tibet è stato il doppio della media planetaria – è considerato il maggiore responsabile, con il conseguente incremento del deflusso glaciale e del degrado di vaste porzioni di permafrost, il terreno perennemente ghiacciato che occupa quasi la metà dell’altopiano. Ma una certa influenza è anche esercitata dalla crescita, sia pur modesta, delle precipitazioni, che a loro volta sono favorite
dall’aumento delle superfici soggette a evaporazione; inoltre in estate i laghi assorbono il calore diurno per poi rilasciarlo lentamente, fungendo da regolatori climatici su scala locale e regionale. Tutte le proiezioni suggeriscono che il Tibet diventerà (un po’) più caldo e umido, con conseguenze non facilmente prevedibili. Anche se precipitazioni e temperature aumentassero sensibilmente, è difficile immaginare la colonizzazione di un altopiano con un’altezza media così elevata, attorno ai 4500 metri; molto più probabilmente se ne avvantaggerebbe la fauna, con pascoli più ricchi e clima più mite, e soprattutto gli uccelli migratori, che già ora fanno affidamento sui laghi tibetani nella loro rischiosa trasvolata dalla Siberia all’India. Ÿ