GEODIVERSITÀ
Il gigante ferito I segni geologici dei terremoti del 2016, ancora chiaramente visibili sui versanti del Monte Vettore, oltre a testimoniare il ricordo di un’immane tragedia umana, sono una caratteristica unica nel territorio italiano, che fa della montagna più alta dei Sibillini un geosito studiato dai geologi di tutto il mondo testo e foto di Elisa Brustia*, Maria Cristina Giovagnoli*, Roberto Pompili*
I
miti greci raccontano che i giganti, dopo essere stati sconfitti dagli dèi dell’Olimpo, vennero sepolti nelle profondità della terra da dove, scuotendosi di tanto in tanto, generavano i terremoti. L’impressione che si ha del Monte Vettore guardandolo dal Piano Grande di Castelluccio è proprio quella di un gigante che domina, dall’alto dei suoi 2746 metri, il sottostante altopiano famoso per la produzione di lenticchie e per le spettacolari fioriture. Come i giganti, il Vettore ha subito diverse traversie di carattere geologi-
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co, di cui porta le cicatrici. La più evidente sul versante occidentale è il cosiddetto “cordone del Vettore”: una scarpata alta pochi metri e lunga quasi tre chilometri, un’interruzione della regolarità del pendio che mette a nudo la roccia calcarea e che presenta, nella sua parte inferiore, una striscia di colore bianco che può essere apprezzata meglio con l’aiuto di un binocolo. Questa striscia risulta lisciata e quasi lucidata dall’intenso sfregamento delle rocce e per questo motivo i geologi la chiamano “specchio di faglia”.
Sotto, il versante occidentale del Monte Vettore visto dal paese di Castelluccio di Norcia. Il “Cordone del Vettore” è evidenziato dalle frecce rosse. A destra, la fagliazione superficiale è chiaramente riconoscibile dal colore più chiaro della roccia non ancora alterata dagli agenti atmosferici