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Prosegue il dibattito sul cicloescursionismo editoriale del Presidente generale Cai Vincenzo Torti pubblicato su Montagne360 (Abbandonare i sentieri? No, grazie!, settembre 2021) ha sollevato un forte dibattito. Le numerose reazioni, e le altrettanto numerose interpretazioni sull’uso di e-bike e mountain bike sui sentieri, sono state raccolte e commentate dal Presidente stesso sul numero di novembre 2021 (Il cicloescursionismo scrive e il Presidente generale risponde). Sul tema interviene su questo numero il Coordinatore del Comitato Centrale di Indirizzo e Controllo del Cai Alessandro Ferrero (A proposito di mountain bike, pag. 54), con un testo che illustra l’atto n. 74 del 9 ottobre 2021 che contestualizza la convivenza tra escursionisti e cicloescursionisti sui sentieri. «Dobbiamo rilanciare e amplificare il ruolo di formazione, educazione e informazione» scrive Ferrero. «Riteniamo che la frequentazione dei sentieri con le biciclette in “modalità Cai” sia quella che garantisce la più ampia frequentazione degli stessi, salvaguardando le esigenze degli escursionisti a piedi, dei bikers e di chi lavora per manutenere i sentieri». Sul tema pubblichiamo quest’ultima lettera, scritta da un Socio Cai di Pesaro e da noi sintetizzata, per dare ampio e conclusivo spazio all’argomento. La Redazione
L’
Egregio Presidente Torti, ho avuto modo di leggere i recenti editoriali sul cicloescursionismo e le conseguenti reazioni. Allora, visto che sono in molti a scriverle e ad averle scritto, come Socio Cai ho deciso di partecipare anch’io al dibattito. Ho preso la penna in mano per dirle che frequentando da tempo i sentieri italiani, negli ultimi anni ho più volte incrociato le bici (in particolar modo mountain bike e più recentemente e-bike). Tra coloro che ho incontrato, a nessuno ho potuto chiedere se fosse o meno Socio del Club alpino italiano. La velocità del passaggio non ha mai permesso scambi di opinioni, essendo i pedoni presi dall’esigenza di scansarsi per evitare il rischio di essere investiti. Nella migliore delle ipotesi, se non c’erano le bici, ho visto profondi solchi lasciati dalle ruote (non su tutti i sentieri, a dire il vero) che spesso rendono complicato percorrere il sentiero stesso. Tutti problemi già noti. Insomma, pare che sia sempre più difficile far convivere le due dimensioni. Ritengo quindi che sui sentieri propriamente detti, i mezzi come le biciclette non dovrebbero andare; per esperienza diretta le dico che l’incrocio tra i due non è mai stata esperienza positiva. Personalmente sono anche assai perplesso sull’opportunità che il Cai promuova il cicloescursionismo; lo ritengo incompatibile con l’escursionismo, almeno sui sentieri, non altrettanto su strade forestali o carrarecce. Ma d’altronde ha ragione uno dei lettori: se parliamo di cicloescursionismo e poi le bici devono andare solo su strade (più o meno forestali) che gusto c’è? Ecco, il gusto è quello del fuori strada, dell’adrenalina. Tutto comprensibile, ma questo - e nel dirlo non voglio fare giri di parole - stride con lo spirito Cai e con il buon senso. Poi spesso si tratta anche di numeri: se su di un sentiero passano 100 pedoni e una bici, la cosa è tollerabile; il contrario certamente no, altrimenti non stiamo più parlando di un sentiero ma di una pista per biciclette. Infine, a proposito delle reazioni citate nel suo editoriale di Montagne360 dello scorso novembre, spiace dirlo, ma il tono abbastanza scomposto e rivendicativo lascia ampio spazio - e qualche dubbio - sull’opportunità dell’appoggio del Cai a questa pratica. So che la sintesi è assai difficile, ma sono anche consapevole che il nostro Presidente ce la metterà tutta. Con stima. Paolo Giacchini, Cai Pesaro gennaio 2022 / Montagne360 / 85