Notiziario 1/2016

Page 1

Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO

n° 1/2016

CAI LECCO 1874


6

32

DESIDERIO DI INFINITO

40

64

NELLA PANCIA DELLE FILIPPINE/2

26

QUARANTA VOLTE QUATTROMILA

LA “MONTAGNA IMPOSSIBILE”

37

ATTRAVERSO LE ALPI

54

TRENTATRE ANNI INSIEME

14

STREGATO DAL BIANCO

SABBIA VERTICALE


LUTTI 4

EDITORIALE

IN QUESTO NUMERO

6 14 18 20 23

UN FUTURO DA VOLONTARI La nuova presidenza e le trasformazioni (in discussione) nel sodalizio di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco

SENTIERI E PAROLE

DESIDERIO DI INFINITO La passione per la montagna nel diario alpinistico di padre Augusto Gianola di Angelo Faccinetto STREGATO DAL BIANCO La cresta sud dell’Aiguille Noire col Det, il Bigio e la “comptesse” di Gigi Alippi MONTAGNA IN LUTTO PER GIGI ALIPPI E’ stato uno dei Ragni che hanno fatto la storia dell’alpinismo lecchese di Renato Frigerio CAVALCATA NELL’ARTE Alla scoperta del “museo naturale” della Val Sella di Sergio Poli CENTRALE MOTO GUZZI Archeologia industriale tra lago e Valsassina di Annibale Rota

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 1/2016

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia

L’INTERVISTA

ALPINISMO e ARRAMPICATA

Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it

ESCURSIONISMO

Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96

26

QUARANTA VOLTE QUATTROMILA Giancarlo Valsecchi, una vita tra vie nuove sulle Alpi e l’impegno al CAI Lecco di Matteo Manente

32

LA “MONTAGNA IMPOSSIBILE” Scalare il Cerro Torre resta una sfida pura tra l’uomo e una delle più belle vette della Terra di Matteo Della Bordella SABBIA VERTICALE Quattro nuove vie in Etiopia, terra dalle buone potenzialità alpinistiche di Matteo Colico

37

40

ATTRAVERSO LE ALPI A piedi in 80 giorni da Muggia a Montecarlo, andando per passi e non per vette

45 49 51 52

HIMALAYA IN MOUNTAINBIKE Su fino a 5600 m, la gara a tappe più “alta” al mondo

di Ivan Peri

di Stefania Valsecchi A PASSO DI BIMBO Il Family CAI si rinnova e vara il programma per il 2016 di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico OBIETTIVO PALLA BIANCA Sulle Alpi Venoste la gita sociale 2016 con meta alpinistica di Andrea Spreafico CAMMINARE INSIEME I dodici appuntamenti con le gite sociali di Giuseppe Ferrario

Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco

Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 30/04/2016

CONVENZIONI

SCI DI FONDO

54 58 59

62

GEO

64

TRENTATRE ANNI INSIEME L’inverno 2015-2016 del Gruppo sci di fondo escursionismo di Stefano Vimercati ALLA RICERCA DELLA NEVE PERDUTA Dalla Val Mustair a Lavazè inseguendo il manto bianco di Franco Defilippi LA NEVE, FINALMENTE A fine febbraio la tre giorni in Alto Adige di Giusi Negri

QUATTRO GIORNI SULL’ALTIPIANO La mancanza di neve non ha scoraggiato il Gruppo Età d’Oro in gita ad Asiago di Claudio Santoro

SPELEOLOGIA

NELLA PANCIA DELLE FILIPPINE/2 Alla ricerca della congiunzione tra Sulpan e Male-ho

APPUNTAMENTI

di Gigi Casati

ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA 70 Club Alpino Italiano Sezione di Lecco “Riccardo Cassin” SEI ANNI IN VETTA 73 La relazione del presidente uscente all’assemblea del 18 marzo di Emilio Aldeghi L’ALPINISMO E’ QUI 75 L’appuntamento di maggio con “Monti Sorgenti” 76 RECENSIONI 78 INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA

Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.

Matteo Della Bordella sulla headwall del Cerro Torre durante la salita dello spigolo Sud-est per la via del Compressore, efZeroEmissionProduct®. fettuata a Silvan a fine A.G.insieme Bellavite ha azzerato Schupbach totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra Stampato secondo gennaio 2016. Foto di Silvan Schupbach. prodotte direttamente o indirettamente ® la filosofia GreenPrinting volta persalvaguardia la realizzazione di questo prodotto. alla dell’ambiente Stampato secondo attraverso l’usoladifilosofia materialiGreenPrinting (lastre, carta,® inchiostri volta e imballi) a basso impatto ambientale, alla salvaguardia dell’ambiente attraverso oltrediall’utilizzo energia rinnovabile l’uso materiali di (lastre, carta, inchiostri e automezzi a metano. e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.

ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente ® Serra le emissioni di Gas a effetto ZeroEmissionProduct . prodotte direttamente o indirettamente A.G. Bellavite ha azzerato totalmente perlelaemissioni realizzazione di questo prodotto. di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per Finito la realizzazione di questo prodotto. di stampare nel mese

di maggio 2016

GreenPrinting®

A.G.BELLAVITE srl, Missaglia (Lc)


UN FUTURO DA VOLONTARI

La nuova presidenza e le trasformazioni (in discussione) nel sodalizio di Alberto Pirovano*

C

ari soci, vi ringrazio per l’onore di avermi voluto consigliere e ringrazio i consiglieri

per l’importante carica a cui mi hanno chiamato. Sedere al tavolo che fu di

Cermenati e Cassin alla guida di un sodalizio così prestigioso come la nostra sezione del CAI è un impegno non da poco, ma da cui, sono certo, potranno venire grandi soddisfazioni. All’inizio del mandato mi dicono che dovrei tracciare la rotta verso cui gui-

Il neoeletto consiglio direttivo alla prima convocazione

derò l’associazione. Cosa non semplice vista la quantità di iniziative già avvia-

apicali con l’intendimento, non dichia-

serietà negli impegni presi) dando il

te dal mio predecessore, Emilio, a cui

rato seppur lampante, di trasformare

giusto peso ad un’attività da tempo

va un sentito ringraziamento anche a

il nostro CAI in una società di servizi.

libero.

nome di tutta la sezione.

Non è questo lo spirito che mosse i

Questo è l’auspicio che rivolgo ai

Già continuare quanto in essere

fondatori oltre 150 anni fa, né quello

soci. Un CAI Lecco sede comune del-

rappresenterà una bella sfida eppure,

dei padri nobili della sezione lecchese.

le diverse passioni accomunate dalla

sono convinto, c’è spazio per molto

Sono convinto che la forza e il pre-

montagna e tenuto vivo dall’apporto

altro ancora. Non voglio tediarvi da

stigio di un’associazione non siano la

di tutti. Dai più piccoli del Family CAI

subito con progetti e proposte. Le ve-

somma algebrica del contributo dei

ai Seniores del GEO.

dremo insieme mano a mano, e spero,

singoli. Se così fosse basterebbero un

Da parte mia vi è la certezza di un

soprattutto di ricevere da voi proposte

presidente autorevole e pochi ele-

impegno costante e condiviso con i

e desideri da condividere.

menti di spicco. La forza ed il prestigio

consiglieri e con chiunque vorrà im-

Il Club Alpino Italiano è ad una

del nostro club stanno nella misura di

pegnarsi con me per realizzare quelle

svolta, forse più imposta che volu-

quanto ognuno di noi soci è disposto

idee, quei progetti e quelle sfide che ci

ta, e le prossime assemblee nazionali

a condividere mettendoci del proprio.

verranno sottoposte.

disegneranno un nuova associazio-

Tempo, idee, passioni: ognuno è

ne (forse). Il CAI Lecco vuole essere

chiamato a dare il proprio apporto

protagonista di queste mutazioni, ma

secondo le proprie capacità ed i propri

soprattutto vuole che sia comunque

interessi. Non svuotiamo il CAI della

mantenuta quella base forte e, per me,

propria natura volontaristica volta ad

imprescindibile chiamata volontariato.

impegnare le persone accomunate

Sappiamo come ci siano spinte ver-

dall’amore per la montagna in tutte

so una professionalizzazione dei ruoli

le declinazioni possibili, insomma non trasformiamo le nostre passioni in un

4

Editoriale

secondo lavoro, ma piuttosto manteniamo la leggerezza nella vita sociale (che non significa far venir meno la

Buon lavoro.

*Presidente CAI Lecco



DESIDERIO DI INFINITO

Un ritratto giovanile di Padre Augusto con Riccardo Cassin

La passione per la montagna nel diario alpinistico di padre Augusto Gianola


“I

ricordi sono tristi perché non

tima pagina del suo diario di alpinista,

appartengono alla vita, ma alla

padre Augusto Gianola. Due frasi brevi,

morte. E’ per questo che, per

il senso di una vita.

continuare a vivere, stiamo già cer-

La sua vita, in quei mesi, sta cam-

cando nel futuro”. Scrive così, nell’ul-

biando. Di lì a poco, giovane curato

Padre Augusto in parete

di Angelo Faccinetto


In cima al Medale padre Augusto con il suo gruppo alpinistico

Padre Augusto con Enzo Biagi

(anzi, vice), avrebbe lasciato gli spazi

padre Augusto. La montagna è ricerca,

con il piatto orizzonte dell’immenso

stretti della parrocchia e preso la via

è sacrificio. E’ dedizione, tentazione,

fiume davanti agli occhi. La monta-

delle missioni. Per trent’anni ai suoi

liberazione, leggerezza, avventura. E’

gna la si porta dentro, sempre. E lui

occhi e al suo cuore si sarebbero

timore. A volte è paura. E’ metafora,

l’avrebbe portata con sé fino alla mor-

schiusi orizzonti inimmaginati. Nuove

insieme, dell’infinito e della vita.

te, il 24 luglio 1990, sopraggiunta nella

esperienze straordinarie lo avrebbero

“Essa divide alla base: l’appunta-

casa del fratello a Laorca, sotto la pro-

rinsaldato e fatto vacillare. Ma quell’in-

mento è quindi lassù, ognuno con la

tezione materna del Medale. La “sua”

quietudine vitale di chi cerca lascian-

sua lunga cordata di anime” – ebbe

parete.

dosi cercare, di chi, la notte, scruta in

a dire, in partenza per la missione, ai

solitudine la via sulla montagna tra le

confratelli del Pime. Mentre in cuor

ombre incerte disegnate dalla luna,

suo, anziché in Brasile, aveva sperato

E’ il 30 giugno 1962 quando padre

non l’avrebbe mai persa. Non avrebbe

di essere inviato in Birmania, per le sue

Augusto decide di smettere di arram-

mai perso il desiderio di infinito.

favolose montagne tutte da scoprire.

picare. Scrive nel suo diario: “Con la

E’ forte il nesso tra passione per la

Ma la montagna non la si abbandona,

scalata della via Comici al Corno del

montagna e desiderio di infinito, in

anche se la vita ti porta in Amazzonia

Nibbio, ai Piani Resinelli (percorsa in

“Quanto andare!”

DON AUGUSTO, TESSERA CAI N. 184094 Augusto Gianola nasce a Laorca di Lecco, il 5 novembre 1930. E’ “un

vo viene inviato come vice parroco a Locate Varesino.

Nel 1961 viene nominato vice parroco a Verano Brianza. Ci resta meno

bambino sveglio, allegro e buono”. Ma

Fin dalla prima giovinezza inizia a

di un anno: il 15 settembre 1963 riceve

anche determinato. Frequenta il gin-

coltivare la passione per la montagna,

il crocefisso di “missionario partente”

nasio quando, a quindici anni, annun-

passione che continuerà durante gli

e il 5 novembre parte per l’Amazzonia.

cia di voler entrare in seminario. Due

anni varesini quando fonderà il grup-

Dopo aver detto definitivamente ad-

anni dopo, nel 1947, vinte le resistenze

po alpinistico dei Centpè. Nel 1948 si

dio alla montagna.

del padre, entra a Venegono. Ne uscirà

iscrive alla sezione di Lecco del CAI,

In Amazzonia ci resterà, salvo brevi

nel 1953, sacerdote. L’anno successi-

tessera n. 184094. Inanella una serie

periodi di vacanza in Italia, per il resto

impressionante di ascensioni su tutto

della vita. Qui tra l’altro, accanto all’e-

l’arco alpino: alla fine, nel giugno 1962,

ducazione religiosa, darà vita a colo-

le scalate saranno 180, di ogni genere

nie agricole affiancate da una Scuola

e difficoltà.

per l’agricoltura, attraverso le quali i

8

Sentieri e Parole


Padre Augusto pescatore in Amazzonia

Tessera di iscrizione al CAI Lecco

un’ora e quindici minuti, ndr) ho com-

Bernina, dal Brenta a Lavaredo al Badi-

Lavaredo - che il “don” (sotto ogni

piuto la 123° ascensione con i Centpè.

le. Ci sono tutte le Alpi che contano lì

relazione si firma così) considererà

In tutto ho compiuto 180 scalate di

dentro: diario da grande accademico.

poi l’impresa più importante tra quelle

ogni livello e difficoltà. Qui finisce la

Soprattutto, però, è un diario ricco

fino ad allora portate a termine - e

mia attività alpinistica, ma non il mio

di “relazioni” che poco hanno a che

tornare subito la notte a Locate Va-

amore per la montagna. Lasciare lei è

vedere con i rapporti di carattere tec-

resino, ancora sotto il diluvio, perché il

uno dei sacrifici più grandi che im-

nico cui siamo abituati. Sono rifles-

mattino dopo c’è da esser pronti per

pongo al mio cuore. Grazie, monta-

sioni, emozioni, racconti di incontri e

la prima messa e il “capo” (il parroco)

gna”.

di scherzi giocati ai compagni (e ai

non fa sconti. (Da Locate Varesino a

Sono stati anni intensi quelli vissuti

superiori), momenti di meditazione,

Misurina in Galletto, andata e ritorno,

su e giù per i monti. Il diario d’alpinista

gioie, delusioni, allegria. Momenti di

nell’arco di 30 ore o poco più: Cima

di “Gianola don Augusto”, classe 1930,

vita. Sfogliamolo.

Grande a parte, non è un impresa an-

di Laorca, tessera CAI n. 184094 se-

Ecco. Racconti di volate in due, in

che questa?) “Quanto andare!” – an-

zione di Lecco, anno 1948, è fitto di

sella al Galletto sotto un diluvio senza

date, di pareti, di considerazioni, di vie.

fine, per essere a Misurina in tempo

Dalla Grigna al Bianco, dal Cervino al

per la via Comici alla Cima Grande di

caboclos, il popolo del fiume affidato

re Dio e di rispondere con amore a

questo mio prossimo che si è imposto

alle sue cure, scontrandosi con l’ostili-

un Dio che da 56 anni mi chiama con

come un amore nuovo, come la nuova

tà dei fazendeiros, si affrancherà dalla

amore”.

avventura della mia vita”.

nota lui nel diario. Racconti di un incontro inquietante,

dipendenza dalla foresta e dalla pesca

La fama di padre Augusto si dif-

Il 24 marzo 1990, malato di can-

ed entrerà in una dimensione econo-

fonde e viene raggiunto da numerose

cro al cervello, farà rientro in Italia per

mica moderna.

persone, specie dall’Italia e dal Nord

sottoporsi alle cure. Morirà a Laorca, in

In questi anni supererà quella che

Europa, affascinate e incuriosite dal-

casa del fratello Alberto, il 24 luglio di

definisce “una tentazione sentimen-

la sua esperienza di vita. Proprio da

quello stesso anno. Sotto lo sguardo

tale”, intraprenderà un viaggio verso

questa esperienza di profonda solitu-

del Medale.

l’Italia discendendo da solo in canoa

dine matura una nuova consapevo-

il Rio delle Amazzoni per 1.400 km e

lezza dell’importanza del contatto con

vivrà un periodo di isolamento di tre

la gente. Durante una celebre intervi-

anni nell’eremo di Paratucù, nel cuore

sta a Enzo Biagi, andata in onda il 27

della foresta. Qui, nella più completa

novembre 1989, spiegherà: “A un cer-

solitudine, vive quella che definisce

to momento ho deciso di uscire dalla

“l’avventura più bella: quella di ama-

foresta perché mi mancava il prossimo,

(Informazioni tratte da: La più bella delle avventure, Padre Augusto Gianola, missionario del PIME in Amazzonia)

Sentieri e Parole

9


Padre Augusto accompagna un numeroso gruppo di escursionisti. A fianco: due pagine del diario

dalle parti di Auronzo, con una “suora

la”, dove arrivano fradici di pioggia,

sono deserte, siamo soli e sperduti, su

fetadura”, “scandalosamente enorme”

dopo aver sbagliato parecchie strade,

precipizi di roccia e di ghiaccio. Una

che, armata di un gran coltello, affetta

per fare lo spigolo nord al Crozzon di

folata di vento ci libera la Cima della

(di qui - scoprirà in seguito - il so-

Brenta. Il racconto prosegue con l’in-

Tosa e vediamo tre puntini sulla cima

prannome di fetadura) e domina la

contro al rifugio con il burbero Detas-

bianca. Chiamiamo, ma inutilmente;

cucina di un albergo dove altre suore

sis e “la sua barba da brigante”, con un

i tre puntini scompaiono, scendo-

fanno saltare bistecche dalle dimen-

tempo da paura e con il “furto invo-

no dal versante opposto. Ringhiottiti

sioni mai viste. Non sarà un incontro

lontario” di due tazze di tè fumante,

dalla nebbia procediamo senza sosta.

glorioso. Nonostante la fame pode-

trovate su un tavolo alle tre del matti-

Luciano si sente male, ma finalmente

rosa, Don ne uscirà digiuno per una

no, che costerà ai legittimi destinatari

dopo un’ora e mezza ci accorgiamo

questione di dignità. Si aspettava una

la possibilità dell’ascensione (vedendo

di essere in cima. La discesa è una

cortese e ferma insistenza prima di

le tazze vuote, le ragazze del rifugio

passeggiata (…) Al Brentei ci sorbiamo

accettare l’agognato cibo. Ma l’insi-

li credono già partiti e non salgono in

gli elogi di Detassis e un pranzetto”.

stenza non c’è stata: avrebbe dovuto

camera a svegliarli: quelli apriranno gli

Subito dopo Augusto e Luciano, coi

accontentarsi dell’offerta. Così torna

occhi, in modo spontaneo, alle undi-

loro zaini pesantissimi, si insellano di

a insellarsi affamato sul Galletto, rim-

ci passate e ciao). E poi il racconto

nuovo sulla Guzzi del Burela e par-

brottato dal compagno di incursione.

dell’attacco, avvenuto “di malavoglia

tono per Locate. “Rispetto all’anda-

A secco anche lui.

alle 4.30”. Della strizza alla Cima Tosa

ta, più sonno più sbagli più acqua”. E

inghiottita dalla nebbia.

anche un bel “dritto” sulla strada del

O racconti di una scappata a Campiglio in un ritaglio di fine settimana,

“Ho paura. Veramente paura – scri-

lago d’Idro, dove vengono salvati da

con un amico e “il Guzzi del Bure-

ve nel diario -. Ma non mi faccio ac-

un provvidenziale parapetto. “Si ripara

corgere. Credo che avrò detto qualche

la moto, si riassestano le ossa e via”.

preghiera. Nella nebbia non si vede

Il resto è noia - avrebbe cantato poi

nulla, gli ometti scompaiono. Anche

qualcuno.

10

Sentieri e Parole

Luciano ha paura, ma non parla: siamo associati dal terrore; le montagne


Le gioie di chi sa osare

Ci tornerà altre volte

Sognava fin da bambino di scalare le

in notturna. Anche da

montagne, padre Augusto. Lo sogna-

solo. Per lui è un ri-

va quando ancora non sapeva che per

trovarsi. “Un giorno –

farlo ci volevano dei compagni e de-

scrive – vi portai su la

gli attrezzi. E sognava di farlo da solo.

Madonnina. Con questo

Voleva salire il Medale anzitutto. La

gesto mi parve di aver

parete che sovrastava casa, che aveva

posto un’ipoteca sulla

sempre negli occhi e che gli proteg-

parete. Era mia, mia più

geva le spalle. E che dopo un tempo-

che di altri. Un giorno,

rale “era come un quadro di Picasso”.

se fossi diventato una

Quella Medale “gioia, tristezza, slancio

persona importante, si

del mattino, raccoglimento della sera,

sarebbe detto: la pare-

trionfo di luce, sogno delle notti chia-

te di …, come si diceva

re, tormento … era mia, era qualcosa di

la parete di Comici, di

mio, qualcosa di me”.

Cassin”.

Quel sogno di salir le montagne

Il 3 luglio di quello

ha cominciato a realizzarlo presto. E’

stesso 1957 don Au-

ancora liceale quando con un amico

gusto compie in Gri-

apre una nuova via al Pizzo dei Tre

gnetta quella che de-

Signori. La via viene ufficialmente ri-

finisce “l’impresa delle

conosciuta; il grande Cassin dedicherà

10 cime”. Scrive: “Già

all’impresa un articolo su il Resegone.

da tempo era maturata

E’ il la che dà il via a una ricca car-

in me un’idea: passare

riera alpinistica e dà una nuova forma

come un dominatore

al suo eterno cercare.

sui sentieri e sulle vette

E’ difficile scegliere tra le pagine del diario.

più importanti della mia montagna, la Grigna.

Il 23 aprile ’57 è in parete con un

Passare solo, come l’u-

paio di amici. Non è un’ascensione

nico dominatore. Go-

qualunque. E’ una notturna su quel

dermi una giornata da

Medale che è già stato e sarà meta di

leone. Sentire, ascoltare

innumerevoli altre ascensioni. L’inten-

quanto quella mon-

zione è di passare la notte in parete,

tagna

provare e far provare l’emozione del

a me solo, senza che

bivacco e intanto riflettere. Osserva-

nessuno interrompesse

re le luci di Lecco che lottano contro

il colloquio. Così io ho

l’oscurità e intanto pregare. “La me-

parlato alla mia mon-

raviglia di una città – annota nel dia-

tagna, l’ho accarezzata,

rio – adagiata sotto di noi con quelle

l’ho sentita mia, tutta

migliaia di luci che si rincorrono, si

mia e solo mia, perché

scontrano, si raggruppano è qualcosa

quel giorno Ella si era

che ripaga i nostri disagi. Non a tutti

riservata solo per me.

è concesso di gustare certe gioie, ma

(…) Io piccolo uomo

solo a chi sa osare”.

che scompariva ne-

madre

diceva


gli anfratti della roccia

al grigiore della nostra vita giornalie-

per ricomparire a testa

ra. (…) Questa nostra attività alpinistica

alta più su, sempre più

deve essere qualcosa di vitale per noi:

in alto, in cima, vinci-

deve essere come qualcosa di am-

tore per 10 volte”. Poi

pio e di immenso e inondato di luce”.

aggiunge: ”No, non vale

Perché l’obiettivo in fondo è uno: fare

nulla un sesto grado

in modo che “tutto il nostro essere

che non ti lascia fia-

trovi ogni tanto, nel logorante lavoro

to per cantare, non ti

di sempre, la sua posizione eretta al

lascia mani per acca-

cospetto di questi abissi della natura”.

rezzare ma solo per

Un concetto semplice, ma a pensarci,

afferrare, non ti lascia

non è poco.

occhi per spaziare ma solo per scrutare, non

La benedizione al termine di una messa per i morti in Grignetta Sotto: Padre Augusto con un gruppo di giovani alpinisti

Laghetto iniziale a Sulpan . Foto di Matteo Rivadossi

Il dominatore gentile

ti lascia ali al cuore, ma

E’ un elenco importante quello delle

te lo opprime in uno

ascensioni di padre Augusto Gianola.

sforzo teso come un

Ancor più se rapportato all’epoca e al

incubo. (…) La monta-

tempo, inteso come tempo a dispo-

gna è bella per chi la sa

sizione. Le sue relazioni sono spesso

godere, ma per goderla

il racconto di una corsa. In Galletto o

ci vuole molta umiltà

sulla Guzzi del Burela o col Leoncino,

e delicatezza più che

quando si tratta di portare in monta-

forza e prepotenza”.

gna Centpè e simpatizzanti al comple-

Parole di un domina-

to. E dentro l’elenco ci sono racconti

tore certo, visto che le

di grandi imprese scritti con modestia.

10 cime – dalla Lancia

Ci sono le solitarie al Medale e su

al Fungo, dal Campani-

quasi tutte le guglie della Grigna e c’è

letto alla Segantini - se

la solitaria al Cervino. E’ il 28 agosto

le è messe tutte in fila

del ’58. “Una specie di vendetta” –

dietro le spalle, ma un

spiega. La montagna lo aveva respinto

dominatore gentile.

tre anni prima, nel corso di un tenta-

D’altra parte è questo

tivo di scalata in compagnia dell’amico

il senso del suo andare

Luciano. Ora “l’avrei vinto da solo” -

in montagna. Scriverà

scrive. E più o meno ce la fa. Nono-

qualche tempo dopo,

stante la gran neve inaspettata (vista

rivolgendosi

suoi

la stagione), e una gran bufera che si

Centpé in occasione

scatena “quando ormai la vetta è as-

di un periodo di ferie

sicurata”.

ai

in Dolomiti: “Ci adden-

“Sono solo, non sono pratico e ho

treremo sempre più in

paura – annota nel diario -. Vorrei

questo campo alpini-

salire di corsa per raggiungere le cor-

stico non con pretese e

date in vetta arrivate dalla Svizzera,

presunzioni, ma col solo

ma proprio in quel momento le cor-

scopo di coltivare una

date dalla cima, prese alla sprovvista,

veranda di sole accanto

iniziano urlando la discesa sulle corde


e io non posso salire. Allora decido di

(proprietà della parrocchia) in cima

d’onore e perché ormai si è già fatto il

scendere di corsa. E’ l’unica. Ce l’ho

alla Val Bondasca, ma il resoconto del-

viaggio, la scalata certamente non la si

fatta”. A Cervinia perde il pullman e si

la scalata è un saggio di psicologia

attaccherebbe mai …”

fa la strada a piedi fino a Valtournen-

dell’alpinismo. Qualche passo.

E così la si attacca. Anzi, si comincia

che. Chiosa sul diario: “Il Cervino non

“Puntiamo la sveglia alle tre. Inizia il

con un approccio soft, consolatorio:

è una scalata; è una vetta. Devo quindi

lungo e strano periodo che solo chi

cominciamo ad andare a vedere. Ma

dire di non aver fatto il Cervino perché

si è impegnato in grandi scalate ha

ormai è fatta. Sei lì. Arriva “l’ora livi-

non ne ho toccato la vetta. Il Cervino

provato: la notte”. Appena gettati sui

da”, l’ora dell’alba in cui tutto è gri-

non è una difficoltà, è una paura”.

pagliericci del rifugio del Sass Furà ar-

gio e dove l’aggettivo livido, più che

C’è l’assalto alla Torre Venezia al Ci-

rivano due tedeschi, Augusto e Lucio

lo sfondo, esprime il sentimento della

vetta, raggiunta per la via Andrich –

fingono di non sentirli. “Così passano

paura senza entusiasmo. Ma alla fine

Faè, durante la settimana di ferie dei

le ore più tormentate della scalata. Sì,

si attacca e di colpo la paura scom-

Centpè. E poi alla torre delle torri, la

della scalata, perché la scalata si inizia

pare. “Ci si immerge nell’azione e c’è

Torre Trieste. Da fare senza bivacco,

molto prima dell’attacco. La parete ci

posto solo per quella”. Quel mattino al

perché così aveva detto giù al rifugio.

impegna dal primo momento che ci

Badile padre Augusto in partenza sba-

E’ un bel resoconto, ricco di humor più

ha tentati, quando è ancora solo una

glia strada. Così torna sui suoi passi,

che di pathos. Come sempre. Alle 6

tentazione. E’ all’inizio una piccola idea

riparte. Con Luciano affronta “diedri e

Don e l’amico Caruso sono all’attacco.

che sorge come velleità e rimane tale

traversi formidabili”. Quando giungono

Caruso invoca la pioggia. Don cerca

finché non accade qualcosa che ti ri-

al nevaio pensile, dà uno sguardo alle

una scusa più leale per non andare. Ma

vela una possibilità di riuscita: una re-

difficoltà che ancora li attendono poi

tutti e due finiscono delusi. Di scuse

lazione che si legge, un confronto con

schiaccia un pisolino. Una mezzoretta

non ce n’è, inutile invocarle e si deve

altre scalate, la riuscita di qualcuno che

per recuperare. E recupera. Superata la

attaccare. Sbagliano strada, devono

è sul nostro stesso piano (…). Allora si

chiave della salita torna l’entusiasmo.

scendere a corda doppia alle 7 del

comincia a studiarla, si fanno progetti,

E’ il momento più bello, “si sente odor

mattino, riattaccano la via giusta e il

ci si prepara: tutto il nostro spirito è

di vittoria”. Hanno attaccato la via

cielo è sempre sereno. A mezzogior-

preso dalla parete, ci si pensa di giorno

giusta alle 8.30, sono in vetta alle 19,

no sono in cima, nonostante un masso

e di notte, è iniziato il tormento della

poco prima del buio. Scrive: “Bisogna

abbia tranciato la loro corda più bella.

scalata. Spesso i passaggi più duri, an-

precipitarsi giù; non scriviamo neppu-

Così la tragedia diventa la discesa. Le

che se non hanno grado, si trovano in

re il nostro nome sul libro della vetta.

12 doppie della Torre vengono affron-

questa fase di preparazione”.

E’ in questa discesa che subentra di

Gallerie a valle di Sulpan. Foto di Matteo Rivadossi

tate con una corda sola. Nella nebbia.

“Dapprima è un desiderio soltanto

nuovo lo sgomento; la salvezza non

Sei ore. Ma quando alle 9 della sera

– continua – una compiacenza senza

sta quasi mai in cima, ma ai piedi della

tornano al rifugio sono accolti con

paura e senza entusiasmi. Quando l’i-

montagna”.

ammirazione. Avevano mantenuto la

dea comincia a prender corpo sorgono

E ai piedi della montagna alla fine

promessa: senza bivacco. Anche l’a-

la paura e l’entusiasmo: ma il secondo

ci arrivano. La scalata, anche questa

sciutto Da Roit sorride. “E’ stato il pre-

ha la parte maggiore. In fase di studio

scalata, comincia a diventare un ri-

mio più ambito”.

l’entusiasmo e la paura fanno l’altale-

cordo. E i ricordi sono tristi. Si deve

na, ma alla fine l’entusiasmo respinge a

ricominciare a cercare il futuro.

Lo scalatore e la Nordest del Badile

gomitate la paura, ha la meglio e allora

E c’è la Nordest del Badile, per noi

si parte”. Poi c’è la fase di approccio,

lecchesi forse la più classica delle

“la più varia”. Per i due sentimenti –

Questo ricordo di Padre Augusto alpinista è stato reso possibile dalla famiglia Gianola che ci ha messo a disposizione copia del diario e le fotografie qui pubblicate.

classiche (difficili). La via Cassin. E’ in

paura ed entusiasmo – è un tour de

cordata con Lucio, 95 kg d’uomo. Le

force. “L’entusiasmo sembra diventato

prime acrobazie, nel rispetto della tra-

così debole da non saper rintuzzare

dizione, le fanno per salire in Topolino

la paura. Se non fosse una questione

Sentieri e Parole

13


STREGATO DAL BIANCO

La cresta sud dell’Aiguille Noire col Det, il Bigio e la “comptesse” di Gigi Alippi Pubblichiamo uno degli ultimi testi di Gigi Alippi. Da parecchio tempo Gigi, che si è spento il 28 marzo, era un collaboratore della nostra rivista sulla quale scriveva articoli che, ripercorrendo le tappe della sua vita di scalatore, hanno contribuito a ricostruire pezzi di storia dell’alpinismo lecchese. Nei prossimi due numeri pubblicheremo gli ultimi due contributi.

N

on so con quale criterio un giovane di questi giorni, appassionato

di

montagna,

possa ambire a sentirsi e ad essere riconosciuto con la gratificante qualifica di alpinista. Ai miei tempi, almeno nell’ambiente sociale in cui ero cresciuto, la cosa era abbastanza semplice: uno si sentiva pienamente alpinista non appena aveva messo piede su una delle pareti del Monte Bianco. Arrivare lì era l’aspirazione più forte ed eccitante per chi aveva cominciato ad avere una certa dimestichezza con l’arrampicata. E dopo la prima volta al Monte Bianco, non è che l’appetito venisse ad affievolirsi: lì continuavano ad alimentarsi i sogni, le ambizioni ed il massimo del piacere per chi si era innamorato della montagna. E sazio non mi ritrovai mai nemmeno io che, pur non ancora trentenne, al Bianco c’ero già stato una decina di volte. Si può capire perciò perché non ci furono tentennamenti né esi-

14

Sentieri e Parole

tazioni quella sera, sul finire dell’ago-

dal superamento di quel passaggio

sto del 1959, quando, considerando

venne riconosciuta dal grande Gaston

che l’impegno lavorativo non era più

Rébuffat, che lo battezzò “il debito

tanto intenso per me, come pure per

della sofferenza”, quale primo esempio

mio cugino, il “Det” Giuseppe Alippi,

di progressione sistematica su chiodi,

che nella sua attività di contadino si

su un tratto di parete strapiomban-

trovava in un periodo di relativo relax,

te in modo sensibile e non breve, nel

prendemmo di comune accordo una

gruppo del Bianco. In effetti si trattava

decisione piacevolissima: “Ci pigliamo

di una tra le più dure salite delle Alpi,

un po’ di tempo tutto per noi e pren-

e in quelle tre giornate, dal 18 al 20

diamo il volo per la cresta Sud dell’Ai-

agosto del 1939, i due alpinisti lecchesi

guille Noire?”

dovettero impiegare ben 50 chiodi, di

Sappiamo entrambi che si tratta di

cui 12 furono lasciati in parete. L’eco

una salita appetibile, che ha molto da

dell’impresa risuonò con comprensibile

raccontare, perché qui è stata scrit-

forza in una città alpinistica per an-

ta la storia di molti alpinisti afferma-

tonomasia, ed anche i ragazzini come

ti. Percorrere la cresta Sud significa

me ne furono coinvolti per l’entusia-

affrontare una salita lunga e faticosa,

smo con cui fu accolta ed enfatizzata.

ma altrettanto stupenda e varia per le cinque torri che incontreremo, anche

Irresistibile attrattiva

se ci limiteremo a raggiungere la vet-

A determinare la nostra scelta per

ta soltanto della quarta e soprattut-

l’Aiguille Noire credo ebbe la sua im-

to della quinta, la più alta, che segna i

portanza pure il ricordo di quella lon-

3.773 m di quota.

tana conquista, ma devo ammettere

L’Aiguille Noire de Peuterey è la più

che a quel tempo, tutte le vie che

complessa struttura a guglie dell’intero

vantavano una storia straordinaria che

massiccio, e tutte le vie per arrivare

le rendevano rinomate, esercitavano

in vetta sono molto lunghe e impe-

su di me un’attrattiva irresistibile. La

gnative. L’aspetto di questa montagna

nostra intenzione era di percorrere

mi aveva colpito già al tempo in cui

integralmente la cresta Sud, seguendo

ero poco più di un bambino. Qui in-

la via tracciata dai primi salitori nell’a-

fatti nel 1939 i lecchesi Vittorio Ratti

gosto del 1930, Karl Brendel e Her-

e Gigi Vitali erano riusciti a compiere

mann Schaller: anzi proprio le relazioni

un’impresa straordinaria sul versante

e le impressioni di questi alpinisti ci

occidentale superando tutti gli osta-

hanno resi perfettamente consapevoli

coli rappresentati nella parete Nordo-

delle forti difficoltà che avremmo do-

vest dell’Aiguille Noire, dove un lun-

vuto superare per arrivare in cima.

go passaggio poté essere vinto solo

Per quanto riguardava quel poco

attraverso una faticosa arrampicata

di organizzazione logistica di cui

artificiale.

avremmo avuto bisogno, non ci vol-

L’importanza alpinistica costituita

le granché per trovarci d’accordo.


Madame Regine con Gigi Alippi e il Det davanti al rifugio Lorenzo Borelli. Foto archivio Giuseppe Alippi

“La facciamo da tedeschi, portiamo

accompagnare dai sogni più belli, lon-

fino al ciglio della strada: ma questo

la nostra tendina, e ultima spesa a

tano dalla routine dei giorni lavorativi.

non basta a quel prepotente, che non

Courmayeur: da qui si va decisi verso

Sentirò riemergere il mio vero carat-

cessa di battere sul suo clacson. Urlo

la cresta. Piazzeremo la nostra tendina

tere, ingenuo e sognatore e mi rifuge-

al Det: “Prova a vedere cosa vuole

prima del buio e l’indomani prosegui-

rò nel mondo semplice, ma concreto,

quel disgraziato, che forse ha bisogno

remo con la nostra salita”. A proposi-

che vorrei tanto avere per ritrovare

di una lezione”.

to di tendina, occorre subito precisare

il piacere intenso di sentirmi esistere

“Toh, è il Bigio!”. È una piacevole

di che cosa si trattava: niente a che

come mi piace: con la testa tra le nu-

sorpresa per lui e per noi: ci scam-

vedere con quelle classiche, quanto

vole, sopra ogni cosa ed ogni essere,

biamo sbrigativamente spiegazioni e

piuttosto un budello da appendere ai

avendo come compagna l’illusione di

intenzioni e nell’apprendere che ab-

chiodi, per potercisi infilare dentro in

mai più distaccarmi.

biamo tutti la stessa meta, è ovvio

qualche modo.

Ma adesso siamo già giunti ai 1224

decidere subito di effettuare l’ascen-

Quante emozioni riescono a susci-

m di Courmayeur e, dopo una breve

sione insieme. Carlo Mauri ci invita a

tare le semplici località che tocchiamo

sosta, imbocchiamo sulla sinistra la

seguirlo nell’albergo dove aveva fis-

una volta superato il bivio per Cogne:

carrozzabile della Val Vèny. Passia-

sato l’appuntamento con una signora

Villeneuve, Arnier, Avise, le gallerie e

mo dal Santuario di Notre Dame de

che dovrà accompagnare nella scalata

poi la vista del Bianco! Dopo il buio

la Guèrison e superiamo La Visaille, e

che ci attende. Ci presenta così a ma-

dell’ultima galleria, i miei occhi vanno

nel punto in cui la strada diventa pia-

dame Regine, comptesse de Faleton

a posarsi, ancora una volta soddisfatti,

neggiante, sento strombazzare fasti-

sugli immensi contrafforti della mon-

diosamente dietro la mia Guzzi 500.

tagna. Ancora una volta mi sentivo

Penso che qualcuno mi chieda di ce-

più intimamente vivo, pronto a farmi

dere il passo e mi sposto gentilmente

Sentieri e Parole

15


(1): una donna che non

del nostro alpinismo. Qui ci troviamo

potrebbe mai passare

ad affrontare una difficile scelta tra la

inosservata e che ci

varietà delle bottiglie di liquore che ci

colpisce fino al pun-

vengono offerte. Il Det propende per

to di farci intimidire. È

l’whisky, asserendo di non averlo mai

una signora sulla cin-

assaggiato in vita sua. La smorfia che

quantina, dotata di un

gli si stampa sul viso potrebbe benis-

fisico bello e atletico,

simo far le veci del suo brusco com-

solo poche tracce sul

mento: “L’è minga bun!” Come non

viso hanno il difficile

ridere?

compito di denunciare la sua età. Il Det fati-

Aiguille Noire de Peuterey vista dalla Val Vény. Francofranco56 opera propria da Wikipedia Sotto: Vittorio Ratti e Gigi Vitali incontrano Vittorio Varale, al centro, in occasione della salita alla Ovest della Noire, ricordata all’inizio dell’articolo, 1939. Foto archivio G. Comi-Cai Lecco

Partenza prima dell’alba

ca non poco a strin-

Sono le prime ore del mattino a

gere una mano tanto

promettere già in partenza una bella

delicata, che contrasta

giornata di pieno sole, e con questa

vistosamente con le

certezza ci è più facile iniziare la no-

sue martoriate dal duro

stra fatica nel risalire la valle sul sen-

lavoro nei campi. Uno

tiero che porta sopra i ghiaioni del

stridente

contrasto

Fauteauil des Allemands, dove a quo-

che risulta ancora più

ta 2325 m sorge il bivacco Lorenzo

evidente sullo sfondo

Borelli, collocato sul lato destro della

bianco della tovaglia

grande poltrona, in un posto molto ri-

apparecchiata sul tavo-

parato. Nel buio della notte sgattaio-

lo, dove ci siamo acco-

liamo verso il Pic Gamba, la prima delle

modati insieme per la

cinque torri, che però saliremo solo

cena. Il suo disagio lo

parzialmente, abbandonandola presto

costringe a usare po-

per una traversata orizzontale. Qui

chissimo le mani, tan-

Carlo Mauri interviene per dispor-

to che alla fine si alza

re le cordate: viene affidato a me il

da tavola ancora con

compito di partire davanti: seguirà poi

una abbondante dose

lui e di seguito il Det, con l’incarico di

di fame. Cerca di spie-

aiutare la contessa. La sequenza viene

garsi con me: “Ognuno

però modificata già dopo poche filate

ha le sue, ma siamo

di corda, con il Bigio che così giustifica

nella stessa barca: ve-

con me questa decisione: “L’è mei che

drai che domani le mie

te ste de dre te, che te parlet fran-

mani potranno servire

ces”. Mauri mi attribuisce evidente-

a madame!”

mente una dote che non ho, perché il

Giunti in camera però

francese io lo balbetto soltanto. Sono

non potrà resistere alla

comunque in grado di capire intanto

voglia di aprire una

quello che ci sta dicendo la signora,

scatoletta di Simmen-

con una semplicità che non mi può

thal, prima di uscire

lasciare indifferente: “Gigi, Det: je suis

per chiudere la sera-

seulement Regine, pas madame, pas

ta a casa di Roberto

comptesse”.

Gallieni, uno dei grandi

Mi rendo subito conto che Regine


non sa arrampicare con disinvoltura,

piantare alcuni chiodi, dove appendia-

ca vetta, come per condividere in una

tuttavia è molto forte e atletica: quan-

mo subito la nostra casa. Carlo Mauri

inscindibile comunione degli animi la

do branca una presa, non la molla più…

decide di bivaccare fuori, e io osservo

soddisfazione che si era impossessata

e Gigi fa il resto. Mi muovo infatti alle

con ammirazione e invidia il glorioso

di noi partendo da un’impresa picco-

calcagna di madame senza avverti-

maglione che indossa, lo stesso che

la, ma che per noi aveva acquistato

re nessuna difficoltà, mentre un cielo

ha portato quando l’anno precedente

una dimensione considerevole, cer-

meravigliosamente bello mi consente

aveva vinto con Walter Bonatti, in Ka-

tamente ben oltre il suo reale valore.

il piacere di gustare a fondo il grani-

rakorum, quel superlativo Gasherbrum

E a dare una significativa ragione a

to della Noire. L’ambiente è davvero

IV. Det ed io ci infiliamo finalmen-

questo nostro convincimento erano

entusiasmante: sotto il ghiacciaio del

te nella nostra tendina e sistemiamo

evidentemente venuti in soccorso gli

Freney, si scorgono l’Aiguille Croux, il

il fornello: benedetto fornello dalla

immensi e impenetrabili panorami da

vecchio rifugio Cesare Gamba, che ora

fiamma azzurrina, che consente dol-

cui eravamo circondati e che saziava-

non c’è più, la cresta dell’Innominata,

cemente alla neve di liquefarsi nell’ac-

no la sete dei nostri occhi: dall’Aiguille

su su verso la cima del Bianco. Come

qua a lungo desiderata, mentre i nostri

Croux che spiccava più sotto, alla cre-

non innamorarsi di fronte a questo

occhi brillano e la bocca esulta. Sono

sta dell’Innominata che ci rapiva verso

spettacolo che viene generosamente

piccoli particolari che fanno parte delle

il cielo, come i Pilastri del Brouillard, i

offerto dalla natura?

esaltanti sensazioni della montagna e

Piloni del Freney, la cresta di Peutèrey,

abbastan-

che si possono vivere solo nell’intimi-

il bacino del versante della Brenva con

za tranquilli fino alla base della Punta

tà, senza possibilità di essere descritti

le sue classiche vie e i suoi seracchi,

Welzenbach, che abbiamo aggirato per

nella loro essenza.

il Mont Maudit, il Dente del Gigante, e

Siamo

andati

avanti

attaccare una scalata più impegnativa sulla sua ripida guglia.

“Tic toc, tic toc”: sono piccoli granelli ghiacciati che cominciano a ru-

perfino la sagoma del rifugio Torino al Colle del Gigante.

È mio cugino che continua a gui-

moreggiare sulla tenda. Quasi subito

Mai avrei potuto dare un addio de-

dare la cordata senza problemi e io lo

sopraggiunge il Bigio a metterci il naso

finitivo a queste incantevoli meravi-

guardo con piacere e ammirazione,

e con un “Che bel calduccio!” si infi-

glie. Il distacco dal mio Monte Bianco

convinto che lui sia il più forte roc-

la dentro pure lui, per non uscirne più

questa volta diventava meno penoso

ciatore che abbia mai avuto l’alpinismo

fino al mattino.

perché nel cuore albergava la certezza

lecchese. Si prosegue a scalare, prima lungo la Punta Brendel e di seguito

che mi faceva sussurrare “arrivederci, Comunione di animi

lungo la Punta Ottoz, che indiscutibil-

Il sonno tranquillo ci ha ristorato

mente presenta le maggiori difficoltà

più ancora di quanto ci serva ora per

dell’intera cresta, mettendoci a dura

proseguire nella nostra ascensione.

prova. Qui affrontiamo un bellissimo

Prendiamo di mira la Punta Bich, di cui

diedro, che termina con una delicata

raggiungiamo la vetta quasi d’un fia-

traversata, strapiombante, sulla destra.

to, tutto nell’ansia di raggiungere al più

Siamo così ritornati sul versante che

presto la nostra meta finale. Arrivare

avevamo aggredito in partenza e ci

in cima all’Aiguille Noire de Peuterey,

troviamo quasi inaspettatamente alla

inondati dalla luce solare che arriva da

base della Punta Bich.

Est, inebriandoci con il suo calore, è

Ci troviamo in un bel posto piano,

stata un’ascesa gioiosa che ci ripagava

ideale per bivaccare, come decidiamo

pienamente della nostra precedente

di fare.

fatica e dei nostri comprensibili sforzi.

C’è anche abbondanza di neve, la

Eravamo consci che nessuno di noi

qual cosa ci fa pregustare il refrigerio

quattro avrebbe mai potuto dimen-

dell’acqua che tra poco scenderà nelle

ticare la gioia e la commozione con

nostre gole riarse. Con Det mi dedico a

cui ci abbracciammo su questa magi-

a presto”. (1) Racconta il Det che con la “comptesse” Regine si stabilì un vero rapporto di amicizia. Due anni dopo la salita alla Noir, venuta a sapere attraverso la stampa alpinistica francese che il Det, con Pierlorenzo Acquistapace e Giuseppe Lafranconi, aveva salito la Ovest di Lavaredo, Regine si presentò a Lecco con la sua auto e portò i tre alpinisti a Lione, ospitandoli a casa propria, per compiere con loro delle scalate in Francia (ndr)

Sentieri e Parole

17


MONTAGNA IN LUTTO PER GIGI ALIPPI E’ stato uno dei Ragni che hanno fatto la storia dell’alpinismo lecchese

L

di Renato Frigerio

ecco ha perso uno dei suoi Ragni, conosciuto semplicemente come Gigi Alippi, uno dei per-

sonaggi che hanno fatto la storia alpinistica e turistica del Novecento della Grignetta, e non solo. Gigi Alippi era nato ad Abbadia Lariana il 26 febbraio del 1936. Dopo l’alpinismo ha amato tantissimo la caccia. Era uno di quei montanari che si definiscono di vecchio stampo. Che amava prendere per mano un ragazzo alle prime armi, spiegandogli con finta severità, con toni burberi soltanto all’apparenza, i segreti della montagna. Fu alpinista di spicco, con moltissime arrampicate, ripetizioni di vie classiche, prime salite, prime invernali, nuove vie aperte sulle Grigne, sulle Dolomiti e

sulle Alpi, ma pure in Africa, Nord e Sud America, Asia, ai Poli. Condusse il rifugio di famiglia ai

vano. Notevole l’attività svolta in campo extra-europeo.

Piani Resinelli e fu guida alpina per ol-

Nel 1961 con la spedizione “Città di

tre cinquant’anni. Per molte edizioni fu

Lecco” gli arride la storica conquista

istruttore alla scuola nazionale di roc-

della parete Sud del McKinley in Ala-

cia dei Ragni, formando un’intera ge-

ska;

nerazione di alpinisti prevalentemente lombardi.

nel 1966 vince il Monte Buckland nella Terra del Fuoco in Cile;

Ha arrampicato con i nomi più si-

nel 1969 vince il Nevado Jirishanca

gnificativi tra i personaggi lecchesi,

per il versante Ovest nella Cordillera di

alpinisti per eccellenza, come Riccardo

Huayhaush in Perù;

Cassin, Carlo Mauri, Casimiro Ferrari,

nel 1972, sempre sulle Ande Peru-

Giulio Bartesaghi, Cesare Giudici, An-

viane, nella Cordillera Blanca, conqui-

nibale Zucchi, Det Alippi, Giuseppe La-

sta il Nevado Huantsan Ovest (si tratta

franconi, Giorgio Redaelli, Jack Canali,

della cima che appare nel logo della

Romano Perego, Benvenuto Laritti, ma

Paramount Pictures);

anche con monzesi, milanesi e ber-

nel 1974 partecipa alla storica con-

gamaschi, quali Romano Merendi, Lu-

quista dell’impossibile versante Ovest

ciano Tenderini, Walter Bonatti, Bruno

del Cerro Torre, in Argentina, la più

Ferrario, Gianni Arcari, Giuseppe Piro-

ambita vetta patagonica;

Gigi Alippi, a destra, con Giuseppe Alippi Det alla fine degli anni ‘50. Foto archivio Giuseppe Alippi


Il gruppo al Sacrario - foto di Claudio Santoro

nel 1975 partecipa alla spedizione

dizione, conseguendo un altro suc-

Per questo lo piangiamo e lo rin-

del CAI nazionale con obiettivo l’in-

cesso, nella conquista del Sarmiento

graziamo al tempo stesso, nell’attesa

violata parete Sud del Lhotse. Il tenta-

Nordovest, in Terra del Fuoco, ai con-

di rivivere poi con i suoi cari e i suoi

tivo, guidato da Riccardo Cassin, si ar-

fini con la Cordillera di Darwin.

amici, quei momenti che non dimenti-

resta a 1000 metri dalla vetta a causa

A settembre 2014, di Gigi Alippi, è

di una serie di catastrofiche valanghe;

uscito il libro “Il profumo delle mie

nel 1976 partecipa alla spedizione

montagne”, edito da Alpine Studio,

scientifica e alpinistica, organizzata da

dove sono pubblicati suoi brevi articoli

Renato Cepparo, nei dintorni dell’arci-

riguardanti la ricostruzione dei diversi

In questo profondo e triste mo-

pelago delle Shetland australi;

periodi storici in cui vanno inquadra-

mento siamo vicini con un abbrac-

nel 1983 partecipa alla spedizione

te le sue imprese. Questi racconti ci

cio ai figli Moira e Stefano, alla sorella

del CAI, sezione di Lecco, che ha per

consentono di conservare un ricordo

Ornella. Un abbraccio da parte di tutti

obiettivo la Cima Est del Lhotse Shar,

di Gigi Alippi che vale un patrimonio,

quelli che hanno goduto della stima ed

respinta a circa 1200 metri dalla vetta

un’autentica e preziosa lezione di vita.

amicizia di Gigi.

per le condizioni climatiche partico-

Ammalatosi il 14 febbraio scorso, è

larmente avverse; nel 1985 prende parte, con un grup-

Abbiamo avuto più volte Gigi Alippi al nostro fianco. Ma ci sarà sempre.

co. Resta il vuoto. Gigi ci ha lasciati, non è più con noi,

chesi, alla spedizione diretta alle Iso-

mancherà a tutti. Non è riuscito a vin-

le Svalbard, nei territori artici, ai limiti

cere la partita più dura.

nel 1986 ricopre il ruolo di capospe-

di lui, sarà possibile gustare.

morto il 28 marzo all’ospedale di Lec-

po composto da bergamaschi e lec-

della banchisa polare;

cheremo mai più e che mai più, senza

Adesso vogliamo ricordare Gigi così, nel nostro affettuoso ricordo.

Sentieri e Parole

19


CAVALCATA NELL’ARTE

Alla scoperta del “museo naturale” della Val Sella di Sergio Poli Complesso di inferiorità

A

mmettiamolo: anche noi lombardi abbiamo un complesso di inferiorità nei confronti dei

trentini. Quando si vuole portare un esempio di buona organizzazione, di senso civico, di uso del territorio nel rispetto dell’ambiente si cita sempre il Trentino o l’Alto Adige. E qualche ragione c’è.

Nell’incanto della Val Fiscalina

Questa differenza rispetto al resto del Bel Paese si nota soprattutto nelle valli, nei paesi anche piccoli, che hanno saputo mantenere una loro identità e decoro pur vivendo soprattutto, se non esclusivamente, di turismo. Com’è possibile questo? Non si tratta di reddito più alto – la solita questione delle tasse che rimangono in loco…; si tratta piuttosto di cura, di rispetto per il proprio luogo di vita, cosa questa che c’entra più con l’educazione che con il reddito. Qualche anno fa era stata proposta all’Unesco la candidatura dei vigneti terrazzati della Valtellina (le “rupi del vino”) come Patrimonio dell’Umanità; quei vigneti sono un vero monumento al lavoro, testimonianza tangibile di come l’ingegno umano ha saputo utilizzare a proprio vantaggio un ambiente naturale aspro e difficile. Ebbene, nonostante l’indubbio valore di quel sito la candidatura è stata rifiutata… perché il fondovalle era tutt’altro che preservato. Insomma, sopra nulla da dire, ma appena sotto era meglio non guardare!

20

Sentieri e Parole

Semplificando un po’, in Trentino la

spesi!) poco più avanti. La cosa affa-

montagna ha saputo invece vivere del-

scinante è che tutte le opere sono sta-

le proprie risorse, favorita certo anche

te fatte dagli artisti con materiali natu-

da una Natura generosa – le Dolomiti

rali reperiti in loco: legno anzitutto, ma

ci sono solo lì…- ma senza svendersi

anche pietra e corde, con pochissimi

completamente allo sfruttamento turi-

fronzoli a “disturbare” la visita. Solo un

stico.

piccolo cartellino col nome dell’opera, dell’autore e l’anno di creazione. Ogni

Una meraviglia alla portata di tutti

anno se ne aggiunge qualcuna, mentre

Un esempio tangibile di questo uso

qualche altra viene lasciata… “tornare

oculato e rispettoso della montagna si

alla natura”, cioè decomporsi. Questa

trova in una piccola valle laterale della

è la filosofia dell’Associazione che ha

Valsugana che si chiama Val Sella. Vi si

creato questa meraviglia, e che con i

giunge da Borgo Valsugana prendendo

suoi volontari ne assicura la sopravvi-

verso sud e risalendo qualche chilo-

venza.

metro lungo una stradina a tornanti

Lungo la stradina nel bosco , in un

che porta in quota. Di per sé la valle

paio di chilometri si trovano sparse una

non ha nulla di particolare, se non offri-

ventina di opere, e a Malga Costa una

re una certa suggestione storico-am-

quarantina: una vera cavalcata nell’ar-

bientale: a sud incombono infatti le ri-

te! La maggior parte sono classiche

pide pareti dell’Ortigara, di Cima Undici,

sculture nel legno, alcune sono geniali

Cima Dodici e così via, e lì dietro c’è

composizioni create intrecciando rami

l’Altopiano di Asiago, tutti nomi legati

di nocciolo, altre ancora sono fatte con

alla tragedia della Grande Guerra. Già,

elementi geometrici in cui si può anche

sembra impossibile che quel che oggi

entrare… Insomma, un mondo a parte

è un bucolico angolo di pace, un secolo

ma perfettamente integrato nel bosco

fa sia stato teatro di terribili battaglie.

in cui sono inserite.

Davvero, dal fondovalle non se ne ha

L’opera più famosa, simbolo di Arte

nessuna percezione: si vedono solo

Sella, è la Cattedrale vegetale, creata da

prati, boschi e una stradina che sale

Giuliano Mauri nel 2001: un inseguir-

ombreggiata dai tigli.

si di colonne verdi, giovani faggi che

Ma cosa c’è allora di eccezionale da

negli anni andranno a sostituire le im-

vedere, per cui vale la pena fare diverse

palcature di legno in cui sono inseriti, e

ore di viaggio per arrivarci? Semplice-

diverranno una vera “selva”, ma con un

mente, c’è una delle più interessanti e

ordine architettonico gotico. Il geniale

affascinanti mostre d’arte contempo-

Autore (lombardo: era di Lodi) ha poi

ranea che sia possibile visitare in Italia.

replicato questa meraviglia vicino a noi:

Il percorso si divide in due parti:

alle falde del Pizzo Arera, fra Val Seria-

prima c’è ArteNatura, a libero acces-

na e Val Brembana, su un poggio che

so (cioè gratis…) nel bosco, poi si trova

domina Zambla e Oltre il Colle, svet-

Malga Costa, a pagamento (5 euro ben

ta questo piccolo gioiello in crescita.


Arte Sella, il sole

Arte Sella, La Cattedrale Vegetale

Se non si ha tempo di andare fino in

si sa se davvero l’Albero lo ispirasse

Espressioni nella Foresta regionale Valle

Trentino può valer la pena di vedere

alla giustizia e gli desse lungimiranza,

Intelvi, sopra Schignano, entrambi in

almeno questo.

come suggerisce la targa, ma senz’altro

provincia di Como.

Tornando ad Arte Sella, finita la visita

in questo ambiente così sereno ven-

Il primo sentiero, creato quasi un

– che impegna tre ore in tutta calma

gono pensieri di pace, di armonia e ci

decennio fa, viene percorso da una

– si può tornare a piedi al punto dove

si ricarica tornando migliori.

media di 15.000 visitatori l’anno, molti dei quali lasciano i loro entusiasti-

si è lasciata l’auto, chiudendo l’anello e godendo la pace assoluta di questa

Fame di Arte nella Natura

ci commenti su un libro-firme a loro

verdissima valle. Prima però c’è un’altra

Arte Sella forse è il miglior esem-

disposizione. Il tracciato è semplice e

piccola sorpresa: accanto ad una linda

pio in Italia di questa congiunzione fra

può essere perciò percorso da fami-

chiesetta, un pannello ricorda che lì vi-

Arte e Natura, ma anche vicino a noi

glie, scuole, bambini che evidentemen-

cino si trova la casa di vacanze di Alci-

stanno fiorendo diverse iniziative simili.

te lo apprezzano molto; infatti non vi

de de Gasperi, uno dei padri della no-

Oltre alla Cattedrale vegetale dell’Are-

sono opere concettuali ma sculture di

stra Repubblica, che sotto il suo “Albero

ra si possono visitare il Sentiero dello

animali, gnomi, draghi, labirinti di legno,

della Saggezza” veniva a meditare e a

Spirito del Bosco, nella Foresta regio-

passerelle, che colpiscono con imme-

riposarsi dalle fatiche della politica. Non

nale Corni di Canzo, e il Sentiero delle

diatezza la fantasia dei visitatori. Molte

La Cattedrale Verde sull’Arera

Arte Sella - Alveare


delle opere sono di Sandro Cortinovis, Maestro bergamasco che ha tenuto a battesimo il percorso, ma anche qui ogni anno diversi artisti lasciano opere nuove, così che il sentiero cambia, cresce e si arricchisce. Il Sentiero delle Espressioni è stato invece creato da un paio d’anni, e sta perciò facendo i suoi primi passi. Si sviluppa fra pascoli e boschi attorno all’Alpe Comana, e le sculture sono tutte opera dei Mascherai di Schignano, il paese intelvese dove si tramanda la tradizione di scolpire le maschere in legno. Infatti in questo piccolo borgo si tiene il più famoso e sentito Carnevale di tutta la Provincia, ma ora gli artisti stanno creando qualcosa di ancor più radicato nel proprio territorio, che rimane tutto l’anno. A quanto pare sta maturando un nuovo modo di godere la montagna: non solo camminandoci sopra ma… camminandoci dentro, facendosi avvolgere dall’ambiente e dalla sua “magia”, senza avere più solo la cima o il rifugio come meta ma il sentiero stesso, il bosco, i prati. Dai giudizi favorevoli espressi dai visitatori sembra dunque che oggi ci sia fame di queste cose: c’è una nuova Sentiero delle Espressioni, una scultura - Foresta regionale Valle Intelvi. Sotto: sentiero Spirito del Bosco, la libellula - Foresta regionale Corni di Calzo

sensibilità nei confronti della Natura in generale, e della Montagna in particolare. Iniziative come quelle descritte più sopra possono offrire nuove opportunità di fruizione per chi va in montagna per turismo, e quindi anche di reddito per chi in montagna ci vive. Senza necessariamente aprire piste da sci (e quando non nevica?) o costruire ancora, e ancora, e ancora, come nella nostra Valsassina negli scorsi decenni. E così magari ci passa il complesso di inferiorità nei confronti dei trentini…


CENTRALE MOTO GUZZI

Archeologia industriale tra lago e Valsassina. di Annibale Rota

A

ndando

da

Lecco

verso

Sondrio, poco prima dell’uscita di Abbadia si vede sulla

sinistra, in margine alla superstrada, il fabbricato tuttora conosciuto come “la Centrale della Moto Guzzi”, anche se qualche tempo fa tutto l’impianto è stato ceduto ad un’altra azienda di Mandello. La centrale è alimentata da un invaso di raccolta realizzato all’Alpe Campelli poco sotto i Piani Resinelli. Il “laghetto dei Campelli”, come è solitamente chiamato, è abbastanza conosciuto nel lecchese, e non solo, sia dai frequentatori abituali dei Resinelli, che dagli escursionisti che vi salgono a piedi da Abbadia Lariana o da Mandello. Il bacino è alimentato da un condotto in cemento, che inizia ai Colonghei, dove prende parte dell’acqua del torrente Zerbo, e raggiunge i Campelli con un percorso praticamente pianeggiante di quasi due chilometri. Alcune piccole vallette sono supera-

Un particolare del condotto Colonghei-Campelli

te con manufatti in cemento, mentre

ridotte forniture di energia elettrica

il profondo solco della Val dei Ratti è

a seguito delle distruzioni belliche, la

attraversato con un grosso tubo so-

Moto Guzzi, per non limitare la sua

stenuto da una struttura metallica. Il

produzione in costante crescita, deci-

condotto è poi tutto coperto da un

se di affiancare a quello dei Resinelli

migliaio di piastroni in cemento nu-

un altro impianto simile, utilizzando le

merati. Dall’invaso dei Campelli una

acque del bacino di utenza noto come

condotta forzata, completamente ri-

“Pioverna Orientale”.

fatta di recente, porta l’acqua, con un

Per motivi logistici l’invaso di rac-

salto di circa 750 metri, al locale delle

colta, più piccolo di quello dei Cam-

turbine della centrale di Abbadia La-

pelli, venne ubicato in località Tonalli

riana.

di Maggio, all’incirca al centro dei

Va poi detto che, anche se il tran-

due condotti di adduzione dell’acqua,

sito sul canale è ufficialmente vietato

identici come esecuzione al condot-

e appositi cartelli sono stati posti in

to Colonghei-Campelli. Il condotto del

loco, alcuni siti su internet segnalano il

lato di Maggio iniziava dalla Val Don-

condotto come comodo e facile per-

goli, dove raccoglieva parte dell’acqua

corso escursionistico.

del torrente che scende dall’Alpe Desio, e correva tra radi boschi e lungo

L’impianto di Maggio

il margine superiore di declivi prativi.

Se l’impianto dei Resinelli, che risa-

Il condotto proveniente da Moggio

le agli anni trenta, è abbastanza noto,

iniziava dal Vallone di Artavaggio, su-

molto meno conosciuto è quello re-

perava le valli di Bongio e di Frera e,

alizzato, sempre dalla Moto Guzzi, nel

passando a monte delle case di Mez-

primo dopoguerra in Valsassina fra

zacca, proseguiva tra boschi abba-

Maggio e Moggio. Per sopperire alle

stanza fitti.

Stazione turbine


perché la copertura del condotto è a tratti inesistente, fino alla vecchia strada sterrata che da Mezzacca saliva alla Culmine di San Pietro. Andare oltre è praticamente impossibile, perché il bosco ha inglobato un lungo tratto del condotto. Coloro che fossero arrivati fino alla sterrata, cosa decisamente sconsigliabile con bambini al seguito, possono scendere a Mezzacca e poi a Moggio, se con mezzi pubblici, oppure, avendo l’auto a Maggio, prendere a sinistra in discesa in direzione praticamente opposta a quella di arrivo lungo il condotto. Alla fine della sterrata si prosegue per un sentiero abbastanza

Il bacino dei Campelli

evidente, che corre in mezzo ai prati In margine all’invaso di raccolta

alle prese d’acqua dei condotti, mentre

fino a raggiungere una strada asfal-

vennero costruite la casetta del cu-

il fabbricato delle turbine venne ce-

tata, con la quale si prosegue fino a

stode e la cabina di controllo e di re-

duto a una ditta locale e attualmente

Maggio.

golazione dell’’impianto.

ospita una segheria, che ha mantenu-

Il modo più semplice per raggiun-

Dal bacino, situato a quota 836 me-

to il colore verde tipico de fabbricati

gere l’inizio del condotto è quello di

tri una condotta forzata portava l’ac-

della Moto Guzzi. Della condotta for-

parcheggiare l’auto nei pressi del fab-

qua con un salto di 210 metri al lo-

zata è visibile un pilone di sostegno

bricato, ormai cadente, delle vecchie

cale turbine situato in località “la Folla”,

in muratura, sormontato da un arco di

“casere” e quindi proseguire lungo la

poco a monte del torrente Pioverna.

cerchio metallico dove appoggiava il

strada asfaltata, alla fine della quale,

L’energia elettrica prodotta veniva

tubo, sul lato destro della provinciale

superata una stanga, si imbocca una

portata alla Moto Guzzi da una linea

Balisio-Barzio poco prima del Ponte

sterrata che porta alla Val Dongoli

che saliva ai Piani Resinelli e quindi

della Vittoria..

dove inizia il condotto. Dall’auto circa

scendeva a Mandello. L’impianto, entrato in funzione nel dicembre del 1948 dopo circa due

Sono tuttora esistenti le due costruzioni in margine al terreno dove era ubicato il bacino di raccolta.

anni dall’inizio dei lavori, è stato poi dismesso all’inizio degli anni settanta,

20 minuti. I tempi (comodi) di percorrenza sono: circa mezzora fino alla casa del custode; un’altra mezzora per rag-

Facili escursioni

giungere la sterrata e poco meno di

quando le forniture “ufficiali” di ener-

Decisamente differenti sono le con-

gia elettrica erano ritornate alla nor-

dizioni dei due rami dei condotti. Il

Segnalo, come curiosità, che una

malità e risultavano più convenienti

ramo di Maggio è in buone condizioni

società di Sanremo, la SEAM (Società

dei costi di gestione dell’impianto val-

e, ripulito nel 2012 da un gruppo di

Energetica Alpi del Mare), ha avanza-

sassinese.

volontari, è percorribile senza alcun

to domanda al Comune di Cremeno

La condotta forzata e la linea elet-

pericolo fino alla casetta del custode:

di poter riattivare parte di questo im-

trica furono smantellate, unitamente

un’escursione facile e comoda con

pianto. Sembra però che, almeno per il

belle viste sulla Grigna e sulla valle

momento, non siano previsti possibili

sottostante. E’ poi possibile procedere

sviluppi.

24

Sentieri e Parole

un’ora per ritornare alla macchina.

con qualche difficoltà per la vegetazione esistente e con molta cautela,

Le foto sono di Annibale Rota



QUARANTA VOLTE QUATTROMILA

1967-Verso la parete nord della cima di Val Fontana

Giancarlo Valsecchi, una vita tra vie nuove sulle Alpi e l’impegno al CAI Lecco


di Matteo Manente Un’intensa attività alpinistica

di un grande album dei ricordi, spie-

vità alpinistica, con innumerevoli ripe-

“Da lassù dove l’occhio si perde negli

gano meglio di qualsiasi altra parola

tizioni di itinerari classici lungo tutto

orizzonti di Dio: pensa, ricorda e ama

possibile lo spirito che da sempre ha

l’arco alpino e altrettante aperture di

i profondi ricordi incancellabili, perché

accompagnato e contraddistinto l’ap-

vie nuove. Una passione, quella di Val-

ciò sopra ogni cosa ci è caro: cercare

proccio alla montagna di Giancarlo

secchi per la montagna, che come ha

là in alto; non è la gloria né l’orgoglio,

Valsecchi, lecchese classe 1936, che

raccontato lui stesso, arriva da mol-

ma la bellezza e la gioia”. Poche ri-

dall’inizio degli anni ’50 e per oltre

to lontano: “ho iniziato ad andare in

ghe, scritte di proprio pugno all’inizio

quarant’anni ha svolto un’intensa atti-

montagna tra il 1952 e il 1953, insieme


ad alcuni amici; all’inizio

Punta Pedranzini, San Matteo, Ceve-

andavamo soprattutto

dale, Cima di Pejo, Monte Pasquale,

sulle nostre montagne

Vioz, Palon de la Mare e Monte delle

della Valsassina, tra la

Rosole nel gruppo dei Forni; ha fatto

Grigna e il Resegone.

la Biancograt al Bernina, la Cresta delle

Poi abbiamo battuto

Rondini e quella del Coston; e ancora

tanto la Valle Spluga,

la Cima della Bondasca, le Tredici Cime

allargandoci e stando

sempre in Valfurva, la traversata dal-

in giro in tutte le Alpi.

lo Stelvio al Piccolo Zebrù, così come

Personalmente

anda-

tutte le punte del Monte Rosa, la Cima

vo soprattutto per la

di Val Fontana, il Piz Zupò e il Pizzo

passione nei confronti

d’Argento. E’ salito in vetta al Monte

della montagna e dei

Bianco e sulla Cima Busazza nel grup-

minerali, che mi è sem-

po della Presanella in occasione del

pre piaciuto cercare”.

trentennale dell’U.G.E., così come tante altre ascensioni effettuate nei gruppi

1958-Giancarlo, al centro, sulla vedretta del Rosole, gruppo OrtlesCevedale Sotto: 1986- Sulla parete nord-est del Corno dei Tre Signori

L’interesse maggiore

del Brenta, del Bianco e dell’Adamello.

di Giancarlo Valsecchi

“L’unico rimpianto – ammette Valsec-

è sempre stato quello

chi – è stato non essere riuscito a fare

delle salite alpinistiche

anche il Cervino finché ho potuto an-

sulle

vet-

dare in montagna”; un rammarico che

te delle Alpi: fra i tra-

però scompare quasi subito di fronte

guardi più prestigiosi

alla lunga serie di prime ascensioni ef-

raggiunti dal lecchese,

fettuate lungo tutto l’arco alpino e in

c’è quello di esser sta-

special modo nel gruppo del Ghiac-

to per quaranta volte

ciaio dei Forni, in Alta Valfurva.

principali

in vetta a montagne di altezza superiore ai

Tutte le “prime”

4000 metri e contare

“Ho girato tutte le Alpi – racconta

quasi altre 400 ascen-

ancora Valsecchi, quando lo abbiamo

sioni su vette che su-

incontrato a casa sua – e in linea di

perano i 3000 metri di

massima in tutte le Alpi ho fatto qua-

altezza. Un palmares di

ranta volte delle cime sopra i 4000

tutto rispetto, quello di

metri, oltre a 360 salite oltre i 3000

Valsecchi, che anno-

metri”. La scelta di quali vette salire

vera ripetizioni di vie

per Valsecchi non avveniva assoluta-

classiche

aperture

mente in modo casuale: “prima di an-

di nuove salite mol-

dare a fare una cima, c’era un attento

to impegnative. Tanto

lavoro di ricerca e poi, tempo permet-

per fare qualche nome,

tendo, individuato l’obiettivo andava-

Valsecchi, quasi sempre

mo e via”.

e

in compagnia di Oscar

Tra le principali prime ascensioni

Crimella e altri amici

effettuate con successo da Giancarlo

scelti di volta in volta, ha

Valsecchi e compagni, ecco riaffiorare

raggiunto cime quali

dall’album dei ricordi la parete nord-

Corno dei Tre Signori,

est della Cima Busazza (28 luglio 1985),


1962-Sulla Piramide Vincent, gruppo del Monte Rosa

la parete nord-est del Corno dei Tre

“era sempre in casa – ironizza con

questo, un breve passaggio scritto nel

Signori (28 giugno 1986), la sud-ovest

un sottile sorriso la moglie – soffriva

1965 da Giancarlo Valsecchi che ben

della Punta di Pejo (5 luglio 1987), la

davvero a stare fermo al chiuso!”.

rappresenta il suo modo di scrivere

parete ovest del San Matteo (24 luglio 1988), lo spigolo est della Punta

e di vedere l’amicizia che si instaura Scrittore di montagna

tra gli escursionisti: “...chi è stato una

Pedranzini (14 agosto 1988), lo spe-

Un amore, quello per le cime, che

volta amico in montagna lo resta per

rone nord-ovest del Monte Pasquale

Valsecchi ha riversato anche nella

sempre. In molte ascensioni percor-

(2 luglio 1989), la nord-ovest alla Cima

scrittura di parecchi articoli, pubblicati

se assieme, ci si conosce il cuore: le

Villacorna (29 agosto 1990), la parete

sia sul notiziario del CAI Lecco, sia su

qualità dei sentimenti di ognuno di

nord-ovest del Monte Rosole, la via di

quello della S.E.L.: “mi è sempre pia-

noi, sino alle cavità più profonde. As-

sinistra sulla parete nord dell’Aiguille

ciuto scrivere, mi sentivo un po’ come

sieme si sceglie l’itinerario con l’ansia

de Trélatete (3 luglio 1994), la nord-

uno scrittore di montagna; la passione

di nuove mete; una via, un modo di

ovest del Palon de la Mare (26 giu-

per la scrittura è derivata soprattut-

salire arrampicandosi, e a difendersi

gno 1999) e la via diretta sulla parete

to dalla lettura delle guide alpinistiche.

dall’imprevisto. E tutto questo sotto

nord-ovest del Monte Sissone (17

Quello che mi piaceva trasmettere con

l’occhio di Dio, in una tensione di so-

giugno 2000). Un elenco importante

la scrittura, oltre ai dati tecnici delle

lidarietà con la quale ci si crea la più

per qualità e quantità delle ascensioni

varie salite, erano le sensazioni prova-

compiute, che ben riflette il carattere e

te in montagna, l’insieme delle impres-

lo spirito con cui Valsecchi ha sempre

sioni che ti lascia ogni volta la mon-

affrontato la sfida con la montagna:

tagna”. Ecco, a testimonianza di tutto

L’intervista

29


1963-In vetta alla Punta Zumstein, gruppo del Monte Rosa.

vera e degna amicizia...”.

1959-In vetta al pizzo Bernina

passione che ho sempre avuto, ero un

L’impegno in sezione

incosciente cercatore di minerali, per-

Infine, a completare il profilo di un

ché andavo sempre in giro da solo e la

uomo che per tanti anni s’è dedicato

Esperto soprattutto di ghiaccio e

mia meta privilegiata era la Valmalen-

in modo profondo alla montagna, non

misto, anche se in caso di bisogno

co. Però avevo un buon orientamen-

poteva mancare l’impegno sezionale

era un buon arrampicatore, ha pra-

to e tornavo sempre integro”. Quanto

presso il CAI Lecco: un impegno pri-

ticato per diversi anni anche lo sci-

alle miniere, “sono entrato in tutte le

ma come consigliere sezionale duran-

alpinismo: “Ne ho fatto tanto di scial-

principali miniere del nostro territo-

te gli anni della presidenza di Annibale

pinismo, spesso insieme a Roberto

rio, soprattutto quelle ai Resinelli, e ho

Rota, poi come responsabile delle gite

Longhi e altri pionieri della specialità”.

accompagnato dentro tutti i ragazzi

sociali tra il 1986 e il 2001: “Per se-

Sempre in ambito montano, Giancarlo

dell’alpinismo giovanile e delle scuole,

dici anni ho partecipato attivamente

Valsecchi si è dedicato alla ricerca dei

prima ancora che ci fosse l’illumina-

alle gite sociali del CAI, con parec-

minerali, oltre che all’individuazione e

zione e che fossero tutte sistemate

chie belle escursioni; ne ricordo con

perlustrazione delle principali miniere

come adesso”.

piacere diverse effettuate nel gruppo

Miniere e minerali

dislocate nel lecchese, specialmente in

del Brenta, ma anche alla Presanella, in

Valsassina: “quella dei minerali è una

Adamello o alla Pietra di Bismantova.

1961-Dal pizzo Canciano la cima di Val Fontana e il Pizzo Scalino

1961-Sulla cresta est del pizzo Scalino


1997-Gita sociale all’Adamello.

1997-Sul ghiacciaio dei Forni

Il clima di quelle gite, più di duecento

ganizzazione di queste uscite sezio-

in tanti anni, era molto bello e alle-

nali è stato particolarmente rilevante,

Una vita per la montagna, insomma,

gro: anche se diluviava, ci si trovava

dal momento che ne è stato ideatore

che alla soglia degli ottant’anni val la

comunque tutti al punto di partenza,

e organizzatore per una quindicina

pena di ricordare e ripercorrere: l’al-

poi si decideva cosa fare. Non bisogna

d’anni; anni decisivi, in cui anche Val-

bum dei ricordi di Giancarlo Valsec-

demoralizzare le persone in partenza

secchi ha contribuito a portare questa

chi è vastissimo, la copertina rossa

e infatti non siamo mai tornati indietro

attività a un livello piuttosto alto per

racchiude centinaia di fotografie che

una volta: al massimo, se il tempo era

qualità e impegno, unendo alla bellez-

a loro volta celano storie di uomi-

troppo brutto, si finiva con le gambe

za delle uscite proposte la creazione

ni e montagne, emozioni riassumibili

sotto al tavolo di un rifugio o di un

di uno “zoccolo duro” di partecipanti

ancora una volta con le parole che lo

ristorante”. Quella delle gite sociali è

sempre presenti e disposti a seguirlo

stesso Giancarlo ha scritto in apertura

stata per Giancarlo Valsecchi un’espe-

ovunque – anche con condizioni me-

del proprio diario personale: “Bianchi

rienza davvero importante e non è un

teo non eccellenti, come ha racconta-

deserti ondulanti di neve: silenzi e so-

caso se quando ne parla gli occhi gli

to lui stesso – in un clima di festosa

litudini, immenso stupore della Natura!

si illuminano di una luce diversa: il suo

amicizia e reciproca stima.

Delizia dei forti e dei sognatori”.

ruolo nella programmazione e nell’or-

1999-Giancarlo cercatore di minerali sotto la cima di Corna Rossa

“Delizia dei forti e dei sognatori”

Foto Archivio Giancarlo Valsecchi Giancarlo Valsecchi in un’immagine recente


LA “MONTAGNA IMPOSSIBILE”

Scalare il Cerro Torre resta una sfida pura tra l’uomo e una delle più belle vette della Terra


“P

er un essere umano il Tor-

lo spigolo Sud-Est - ovvero la via

con difficoltà tecniche contenute, ma,

re può sembrare il simbolo

del Compressore - insieme a Silvan

da qualsiasi lato la si affronti, ogni linea

dell’inaccessibile, ma per

Schupbach, di raccogliere un po’ di

di salita è difficile, spesso verticale o

chiunque si senta in grado di affron-

fatti e riflessioni personali su questa

strapiombante, su roccia e su ghiac-

tarlo rappresenta una sfida” Marco

via e su questa mitica montagna.

cio e presenta difficoltà tecniche ele-

Pedrini dal Film “Cumbre”, 1986

vate e continue, sempre ovviamente, Il Cerro Torre è stata definita, da

nel severo ambiente patagonico, dove

Avendo già parlato e scritto molto

molti alpinisti e appassionati, la mon-

meteo e condizioni spesso mettono i

della salita della via dei Ragni al Fitz

tagna - o una delle montagne - più

bastoni tra le ruote.

Roy, in questo articolo ho deciso, in

difficili da salire al mondo, in quanto

seguito alla salita del Cerro Torre per

non offre una via “normale” di salita

Sul Cerro Torre sono stati scritti

Matteo sul penultimo tiro della via del Compressore, con il compressore di Maestri sopra di lui - foto S Schupbac

di Matteo Della Bordella


Al Campo Norvegesi, Silvan Schupbach cena la sera prima della salita foto Matteo Della Bordella

La headwall del Cerro Torre, con evidenziati gli scalatori Matteo Della Bordella e Silvan Schupbach - foto Elio Orlandi

innumerevoli libri, sono stati fatti pa-

te possibilità di salita, anche nel 2016

le file di chiodi senza dubbio addol-

recchi film, si è parlato, si è discus-

da qualunque lato la si affronti resta

civano un poco il carattere severo di

so per decine e decine di anni, tutti

senza dubbio una delle montagne più

questa montagna e semplificavano la

conoscono la sua storia: da Maestri a

difficili del mondo da scalare.

vita ai molti ripetitori.

Lama, passando per i Ragni di Lecco, Salvaterra, Orlandi, gli Sloveni, Kenne-

Ci sono fondamentalmente due vie

In seguito alla schiodatura della

dy e Kruk e tanti altri ancora. “Il gri-

“preferenziali” (con possibili varianti) e

via nel 2012 da parte degli ameri-

do di pietra”, quella che fu definita la

una terza via per lo più indipendente,

cani Kennedy e Kruk, non sono stati

“montagna impossibile”.

salita assai di rado, tutte le altre vie

poi molti quelli che hanno provato ad

non contano ripetizioni.

avventurarsi su questa via negli anni

Ma cosa significa davvero nel 2016 scalare il Cerro Torre?

a seguire: i chiodi da tirare non c’eraFino all’anno 2012 la via preferen-

no più e lo spigolo Sud-Est del Cerro

Le vie del Torre non sono infinite

ziale di salita del Cerro Torre era per lo

Torre tornava ad essere avvolto da

Un primo dato di fatto è che anche

spigolo Sud Est, lunga la via del Com-

quell’alone di mistero.

oggi nel 2016, mentre per esempio

pressore, aperta nel 1970 da Cesare

sul Monte Fitz Roy ci sono una qua-

Maestri e completata a tutti gli effetti

rantina di vie, sul Cerro Torre le vie si

fino in cima da Jim Bridwell nel 1979.

contano sulle dita di due mani, e tra

L’anno successivo, nel 2013, la via aperta dai Ragni di Lecco nel 1974, che affronta la parete Ovest del Cer-

di esse quelle che arrivano in cima e

Il motivo della popolarità di questa

ro Torre, le cui ripetizioni fino a quel

hanno avuto almeno una ripetizione si

via era, oltre all’eleganza e alla logici-

momento (in quasi 40 anni) erano

contano sulle dita di una mano.

tà della linea di salita, la gran quanti-

decisamente sporadiche, venne salita

Questo vuol dire che effettivamen-

tà di chiodi a pressione presenti, che

da circa una cinquantina di cordate

te, questa montagna, anche con l’at-

permetteva di superare in artificiale i

(in realtà il conteggio preciso è sta-

trezzatura odierna non offre poi mol-

tratti più difficili, permetteva di salire

to perso) e si affermò a pieno titolo

anche con la parete in condizioni non

come la via “preferenziale” per salire

perfette, consentiva una progressione

il Cerro Torre. Un titolo che venne poi

veloce e una ritirata relativamente ve-

confermato dalle numerose ripetizioni

loce. Insomma, pur trovandosi in Pata-

nei quattro anni successivi.

34 Alpinismo e arrampicata

gonia e pur trovandosi sul Cerro Torre,


Silvan Schupbach sui primi tiri della via del Compressore - foto Matteo Della Bordella

Della Bordella, al risveglio, dopo un comodo bivacco nella zona delle Torrette - foto S. Schupbach

vece, dopo il 2012, avevo la possibilità

Accanto ad esse, la tanto discussa parete Nord, con l’ipotetica via trac-

La via del Compressore

di provare a scalare questa montagna

ciata da Maestri ed Egger nel 1959 e

Dentro di me sapevo di voler salire

così come madre natura l’aveva creata,

la salita di Garibotti, Salvaterra e Bel-

questa montagna e volevo farlo se-

una sfida ad armi pari, “by fair means”.

trami nel 2005. Una parete ed una li-

guendo il mio stile e la mia filosofia

Si può discutere quanto si vuole sulla

nea ambite da molti, ma sulle quali in

di scalare le montagne, o dalla famo-

schiodatura, io non voglio dire né che

pochi sono riusciti a mettere le mani

sa via del Compressore o dalla mitica

sia stato giusta né sbagliata. Esiste un

ed ancora meno sono quelli che sono

parete Nord. Dentro di me ero anche

giusto e uno sbagliato? Non lo so. Chi

riusciti ad arrivare fino in cima al Cer-

fiducioso del fatto che prima o poi

sono io per giudicare?!

ro Torre passando da lì.

il momento di tentare una di queste

Io mi limito in questo articolo a ri-

due vie e salire il Torre sarebbe arri-

portare i dati di fatto dicendo che per

Per me la scelta tra queste vie era

vato, dovevo solo aspettare (e ormai

me, mentre prima era una via total-

chiara: non sono un grande aman-

la Patagonia mi ha abituato abbastanza

mente priva di interesse, ora è una

te del ghiaccio e salire per la pare-

bene a questo).

delle linee più attraenti al mondo. Altri alpinisti sicuramente la penseranno in

te Ovest dalla via dei Ragni non mi è

modo diverso e rispetto i loro senti-

mai interessato, tanto più che dopo le

La via del Compressore, è proprio

numerose ripetizioni avevo visto foto,

grazie alla schiodatura di Kennedy e

sentito racconti, e sentito tutti parlare

Kruk, che ha acquisito interesse per

di questa salita. E’ una grande via, non

me. Prima, non mi sarebbe mai inte-

Ma cosa significa davvero nel 2016

fraintendiamoci, semplicemente non

ressato fare questa via, tirandomi su

salire questa via? Innanzi tutto biso-

era quella che volevo fare, sapevo che

da un chiodo all’altro. Semplicemente

gna fare la premessa, che spesso vie-

personalmente fare una salita così, con

non sarebbe stata una cosa naturale,

ne dimenticata o data per scontata

qualcuno più forte di me su ghiaccio

per me non è un modo naturale di

che comunque ogni salita in Patagonia

davanti, non mi avrebbe dato gran-

andare in montagna quello di tirare

(anche quelle sulla carta più facili), ed

de soddisfazione e non sarebbe stata

una fila di chiodi già in posto, sarebbe

una grande avventura. Ecco perché

stata una sfida impari su un montagna

quando l’anno scorso i miei compa-

che seppur sempre severa e diffici-

gni andarono alla Ovest del Torre io

le era stata addomesticata dall’uomo,

rinunciai.

una cosa poco interessante. Ora, in-

menti e le loro posizioni.

Alpinismo e arrampicata

35


Silvan e Matteo in cima al Cerro Torre - foto Matteo Della Bordella

ancora di più sul Cerro Torre, è una

Parliamo sempre della Headwall:

usare, su dove andare nei punti più in-

grande salita - sembra banale dirlo,

quando ci arrivi davanti ti trovi di fron-

gannevoli e magari aveva anche visto

ma chi ha scalato queste montagne sa

te una piastra di roccia perfettamente

qualche segno della nostra magnesite

perfettamente cosa intendo - e che le

verticale, di qualità piuttosto mediocre,

sugli appigli…

condizioni della parete possono cam-

piena di lame staccate e traballanti, un

biare e rivoluzionare in modo drastico,

oceano di roccia che non lascia tra-

Insomma, si potrebbe parlare per

difficoltà, sensazioni e percezioni che

pelare grandi indizi su dove sia me-

ore delle condizioni, delle vie e della

noi alpinisti andiamo ad affrontare.

glio passare. Anche qui se sei il primo,

storia di questo monolite di granito.

Tra le tante vie della Patagonia, si-

come Kennedy e Kruk o come Lama,

Ma secondo me alla fine la verità

curamente lo spigolo Sud Est del Tor-

ti metti veramente in gioco, a ogni

ancora oggi, nel 2016, sta in quel-

re è una di quelle in cui le condizioni

passo non hai idea di dove andrai a

la frase di Marco Pedrini di 30 anni

giuste fanno una differenza abissa-

finire e se si potrà andare avanti o ti

fa: “Per un essere umano il Torre può

le. Prendiamo la Headwall: se la trovi

stai infilando in un vicolo cieco; se sei

sembrare il simbolo dell’inaccessibile,

ghiacciata e piena di neve penso sia

il secondo o il terzo – come noi – hai

ma per chiunque si senta in grado di

semplicemente impossibile salirla, se la

già un enorme vantaggio: sai che “di

affrontarlo rappresenta una sfida”.

trovi un po’ bagnata – come la abbia-

là si passa”, sai per lo meno che salire

mo trovata noi - è impegnativa ma si

“è possibile”, anche se nel nostro caso,

Una sfida che ogni alpinista può

fa, se la trovi asciutta penso sia ancora

oltre alla relazione non avevamo tante

vivere a suo modo e secondo il

un’altra cosa.

altre informazioni; più aumentano le

suo stile. Una sfida non più al limite

ripetizioni e più chiaramente la salita

dell’impossibile o ai limiti dell’alpini-

diventa “più facile”, chi è venuto dopo

smo mondiale. Ma pur sempre una

di noi non solo sapeva che era possi-

sfida pura, tra l’uomo e una delle

bile, ma aveva avuto da noi informa-

montagne più belle che la madre Ter-

zioni su dove dormire, sul materiale da

ra ci ha donato.

36 Alpinismo e arrampicata


SABBIA VERTICALE

di Matteo Colico

Q

uando si pensa all’arrampi-

sarà mai l’Etiopia. Tuttavia negli ulti-

nonché per le recenti ascensioni fatte

cata in Africa la prima cosa

mi anni questo paese si è creato la

da alcuni alpinisti europei.

che viene in mente sono il

reputazione di destinazione dal gran

Kilimanjaro, il monte Kenya oppure

potenziale alpinistico grazie alla pub-

Con qualche riserva su quanto ef-

i blocchi di Rocklands, di sicuro non

blicazione della prima guida di scalata,

fettivamente saremmo riusciti a sca-

Matteo Colico in cima alla via Welcome to the jungle, montagne di Adwa

Quattro nuove vie in Etiopia, terra dalle buone potenzialità alpinistiche


lare, io insieme a Luca Schiera, Mat-

ese, oltre al trasporto pubblico, è no-

temperature, dopo sei bellissimi tiri

teo De Zaiacomo e Andrea Migliano

leggiare un minibus o jeep con autista.

raggiungiamo la cima della struttura e

decidiamo di partire per venti giorni

Nella prima settimana abbiamo optato

con le ultime luci della sera siamo di

alla ricerca di nuove vie da aprire. Dalle

per la seconda alternativa, in modo da

nuovo al punto di ritrovo. Poco dopo

informazioni e dalle foto raccolte ab-

essere liberi di addentrarci nelle strade

veniamo raggiunti dai nostri compa-

biamo stabilito di concentrare le no-

sterrate e poter esaminare al meglio

gni. Andrea e Matteo purtroppo non

stre attenzioni sulla regione del Tigray.

tutte le possibilità.

sono stati fortunati come noi, la roccia scagliosa e di pessima qualità ha

Il paesaggio in questa zona è caratterizzato da torri e lunghe fasce di

Dopo diversi giorni passati a “sbino-

creato non poche difficoltà, ma grazie

arenaria alte fino a 400 metri, solcate

colare”, la voglia di scalare è arrivata

alla loro bravura sono riusciti comun-

da fessure molto estetiche (che, come

alle stelle, così dopo un primo tentati-

que a completare la via.

scopriremo in seguito, sono costituite

vo fallito a causa della roccia pessima,

da roccia non sempre di ottima qua-

troviamo due pareti nelle vicinanze

lità).

della città di Adwa. Le raggiungiamo

Dopo questa prima tappa la meta

a mattina inoltrata e, per aumentare

successiva sono state le famose torri

le possibilità di successo, decidiamo

di arenaria di Abuna Yemata. Ripar-

Dopo essere atterrati a Mekele,

di dividerci in due cordate (io e Luca,

tiamo così alla volta di Megab, piccola

principale città del Tigray, ci mettia-

Matteo e Andrea). La parete scelta da

cittadina posta a circa cinque chilo-

Dall'Alpe Siusi ilalla Sasso Lungodieun il Sasso Piatto modisubito ricerca mezzo per

noi è composta da roccia vulcanica di

metri dalle pareti. Vista la quantità

girare le zone in cui pensiamo ci si-

ottima qualità, grande grip e possibili-

di roccia promettente decidiamo di

ano le pareti più interessanti. L’unico

tà di protezioni molto buone anche se

rimanere nella zona per almeno una

modo per muoversi all’interno del pa-

distanziate. Rallentati un po’ dalle alte

settimana. Facciamo base fuori dalla

Una roccia un po’ così

Andrea Migliano su Desmoprepuziale, montagne di Adwa

Le torri di Abuna Yemata


Primo tentativo ad Adwa, fermati dalla pessima qualità della roccia

cittadina, grazie all’aiuto di un pre-

Così, dopo qualche tentativo a vuoto,

Sapevamo tutti che saremmo anda-

te ortodosso che gestisce le visite

salendo al massimo 2 o 3 tiri, apriamo

ti alla ricerca di pareti vergini e che

guidate alle chiese scavate nelle torri

qualche monotiro con difficoltà fino al

non sarebbe stato facile trovare roccia

(una notte è riuscito a mettere in fuga

7c.

di ottima qualità, ma nel complesso il bilancio che si può trarre da questo

un gruppo di iene che si era pericoloVerso la fine del nostro soggiorno

viaggio è positivo. Di sicuro roccia e

veniamo colpiti a turno da qualche

fessure non mancano, chissà… Magari

Ricominciamo a “sbinocolare” e il

malattia, ma ciò non ci abbatte. Così,

tra qualche anno l’Etiopia diventerà un

giorno successivo, di buon’ora, partia-

con il tempo agli sgoccioli, decidiamo

must per i crack addicted di tutto il

mo verso le pareti. Questa volta ac-

di unire le forze per aprire un’ultima

mondo.

cade l’opposto, io e Luca siamo molto

via. Facendoci largo tra sassi instabili

sfortunati, finiamo col cacciarci dentro

e sabbia che piovono dai camini riu-

camini sporchi e molto friabili che ci

sciamo ad aprire la nostra quarta via

ricacciano indietro. Al contrario, Mat-

in Etiopia, “In dust we trust”.

samente avvicinato alle nostre tende).

Le foto appartengono all’archivio del Gruppo Ragni della Grignetta

teo e Andrea riescono ad aprire una bellissima via totalmente in fessura.

Prima di tornare a casa abbiamo anche avuto l’occasione di visitare la

Nei giorni successivi giriamo a pie-

depressione della Dancalia, una delle

di alla ricerca della roccia di migliore

regioni meno ospitali del pianeta con

qualità ma senza molta fortuna. Quella

un vulcano ancora attivo al suo in-

che da lontano appare come compatta

terno.

e stabile, si rivela ogni volta pessima.

Alpinismo e arrampicata

39


ATTRAVERSO LE ALPI

A piedi in 80 giorni da Muggia a Montecarlo, andando per passi e non per vette

di Ivan Peri

“U

na

grande

avventura”,

12 giugno 2014 dal porto turistico

nell’animo e nei pensieri, magari senza

“un’esperienza indimen-

di Muggia, nei pressi di Trieste e si è

confidarlo a nessuno o solo a pochi,

ticabile”, “il viaggio della

concluso il 30 di agosto a Montecarlo,

e che molto, troppo spesso, è solo un

vita”, forse sono state queste le de-

nel Principato di Monaco, “Il giro del

sogno e finisce per rimanere tale.

finizioni che ho usato più spesso nel

(mio) mondo in 80 giorni”.

A volte però qualcosa accade e fa

rispondere a chi mi chiedeva, incu-

Un’incredibile esperienza e un so-

riosito, notizie e impressioni del mio

gno realizzato. Uno di quei sogni nel

cammino attraverso le Alpi.

cassetto che ognuno di noi ha, che gli

Per me è stata la contingenza di un

appartiene e che conserva per anni

progetto che dopo tanti anni si stava

Un cammino che ha preso il via il

in modo che questo sogno si possa realizzare.


giusto. Se non avessi provato a rea-

dea sempre più concreta di questo

berghetto nel paese dove vivo, che sta

lizzarlo prima di immergermi anima e

cammino, alla traccia di rotta seppur

proprio in mezzo alle Alpi, Livigno.

corpo in quel progetto, anche per me

ancora molto approssimativa, dalle

Il pensiero, quasi un’angoscia, che

questo folle desiderio avrebbe corso il

date alla durata, dalle modalità all’e-

questo progetto e questa nuova at-

grosso rischio di rimanere solo e per

quipaggiamento necessario, ed infine

tività avrebbero, verosimilmente, “ru-

sempre un sogno.

è uscito anche un nome per questa

bato” gran parte del mio tempo e delle mie energie future mi ha dato la consapevolezza che era il momento

mia avventura. Ma soprattutto ha preTre direttrici E così tutto ha preso forma: dall’i-

so corpo la voglia, sempre più decisa e ferma di compiere questo viaggio.

“Lo spettacolo della natura che mi ha circondato lungo tutto il mio viaggio”

realizzando, la costruzione di un al-


Dall'Alpe di Siusi il Sasso Lungo e il Sasso Piatto

essendo un po’ il simbolo o uno dei

tensione verso una meta rispettando

simboli più importanti delle Alpi. Era la

i tempi che mi ero prefissato. La mia

Verso nord, nei primi dieci giorni, dal

mia prima grande meta. Dovevo solo

traccia ha così cominciato a zigzaga-

mare su, attraverso la verde e ancora

capire se ci sarei arrivato dal versante

re. Sono rientrato in Italia per la Val-

selvaggia Slovenia.

italiano perché stretto con i tempi o,

le d’Aosta fino al Parco Nazionale del

Poi verso ovest, per gran parte

se la mia marcia fosse proseguita più

Gran Paradiso, poi in Francia per i Par-

del viaggio, procedendo attraverso

speditamente, facendo il giro largo per

chi della Vanoise e quello dell’Ecrins, il

la Carnia, in buona parte sul confine

circumnavigarlo sul versante france-

Parco Naturale du Queyras e di nuovo

italo-austriaco, e poi per le Dolomi-

se. Da là mi ero immaginato che avrei

l’Italia in Valle Maira e Valle Stura, e poi

ti e la Val Venosta; per lungo tratto

poi potuto fare qualche valutazione

di nuovo in Francia nel Parco Nazio-

in Svizzera, passando per la bassa e

sulla tempistica, sulla mia condizione

nale del Mercantour e di nuovo Italia

l’alta Engadina ed anche il Ticino, poi

fisica e psichica e, di conseguenza,

in quello delle Alpi Marittime. Infine mi

in Val Formazza nell’Alto Piemonte ed

sulle possibilità e le modalità dell’ul-

sono diretto a Sud per raggiungere il

in seguito nuovamente in Svizzera nel

tima parte del cammino. Insomma

mare del Principato di Monaco.

Vallese.

era il punto che avrebbe dovuto dar-

Per gli amanti dei numeri, dei chilo-

Infine verso sud, dopo aver aggira-

mi qualche prima certezza. In primis

metri e dei dislivelli, il mio GPS, sem-

to il massiccio del Bianco sul versante

sulla buona riuscita o meno della mia

pre attivo lungo il mio cammino, ma

francese.

avventura, per quanto possibile, dal

solo ed esclusivamente in modalità

Il Monte Bianco rappresentava sul-

momento che un viaggio del genere

di registrazione della traccia, alla fine

le mie carte e nella mia mente la boa

presenta un’infinità di variabili ed im-

diceva: 2134 km per un dislivello po-

più importante nel disegno della mia

previsti per cui di certo non c’è mai

sitivo di 120.428 metri ed altrettanti in

traccia, ma anche metaforicamente,

nulla. Ma soprattutto sul successivo

negativo, di fatto quasi 27 km di me-

tracciato da seguire.

dia al giorno con un dislivello di circa

La mia traversata delle Alpi ha seguito tre grandi direttrici.

42

Escursionismo

Da lì, quindi, è cominciato un cam-

1500 metri di salite e 1500 di disce-

mino un po’ diverso, una ricerca dei

se. Anch’io mi sono stupito per que-

luoghi più belli e caratteristici. Un po’

sti numeri. Chilometri e dislivelli non

più “un viaggio” e un po’ meno una

erano certo il mio interesse principale,


Nel Parco della Vanoise

anzi, ma non potevo rinunciare ad un

tutto popoli. Passi che ogni volta non

sariamente ridotti al minimo. Ma an-

GPS che disegnasse una linea netta e

vedevo l’ora di raggiungere, che mi fa-

che la ricerca dei luoghi più belli, più

continua che taglia l’intero arco alpino

cevano accelerare il passo, trattenen-

pittoreschi e con le viste panoramiche

e che mi aiuterà a ricordare per sem-

do il respiro, nonostante la stanchezza

migliori hanno avuto la loro grande

pre ogni giorno e ogni luogo di questa

dopo tanta salita e tanta fatica, per

importanza: in fin dei conti doveva

avventura fantastica.

vedere cosa mi aspettava al di là, quali

essere anche un viaggio di piacere e

Per il viaggio ero equipaggiato con

panorami, quali viste e quali spettacoli

da godere.

tenda e sacco a pelo nel mio pesan-

e di conseguenza quali emozioni. Ma

te zaino, per poter essere sempre e

anche e soprattutto per immagina-

comunque autonomo. Avevo pensato

re quale e come sarebbe stato il mio

Ci vorrebbe un libro per dar con-

infatti di approfittare dei rifugi solo di

cammino di lì in avanti, e quale la di-

to di episodi, di ricordi, di emozioni,

tanto in tanto e all’occorrenza. Oc-

rezione migliore da prendere.

di incontri, durante questi 80 giorni,

Il senso del cammino

correnza che si è rivelata poi essere

Questo è stato sicuramente un ele-

più che altro quella di poter mangiare

mento fondamentale della mia avven-

e alimentarmi in modo adeguato ri-

tura, la scelta del percorso. Ho pas-

E probabilmente ce ne vorrebbe un

manendo il più possibile in quota. Era

sato ore nella mia tenda a studiare le

altro per descrivere i mille pensieri che

infatti il camminare in alta montagna,

carte che man mano mi compravo o

mi sono passati per la testa, dai più

per quanto possibile, la mia preferenza.

recuperavo in qualche modo lungo

banali ed infantili a quelli più profondi,

Quello è l’ambiente che più mi piace e

la strada. Ho imparato a leggere ed

fino a quelli a sfondo religioso e fi-

in cui mi muovevo e mi sentivo più a

interpretare anche i dettagli, per non

losofico, passando per quelli di natura

mio agio. Ma è stato un camminare

avere sorprese ed imprevisti, cercare

politica ed economica. Di fatto il mio

in quota senza cercare vette e cime.

di annullare i rischi ed avere sempre

corpo ha camminato ogni giorno per

Anzi, questo è stato il vero, diverso,

almeno un’alternativa per l’accapar-

modo di camminare rispetto alle mie

ramento dei viveri ed il luogo in cui

abitudini. Un andare per passi e non

passare la notte. Muovendomi a piedi

per vette. Passi, passi che uniscono

per ore ed ore ogni giorno, i margini

valli, paesi, regioni e nazioni e soprat-

di errore nelle scelte andavano neces-

vissuti in uno dei luoghi secondo me più belli e spettacolari della terra.

Escursionismo

43


In senso orario: ghiacciai della Valle d’Aosta; suggerimenti da un locale; pernottamenti a molte stelle; uno dei 1000 laghi incontrati lungo il cammino

ore ed ore per 80 giorni senza pau-

E’ così che mi sono sentito dopo

sagi, il tempo purtroppo non troppo

se e così ha viaggiato anche la mia

una settimana. Non ero più solo un

benevolo in quella piovosa estate e

mente.

osservatore, un contemplatore, ma

anche qualche piccolo pericolo e le

Con queste righe, invece, non pos-

una parte integrante dell’ambiente in

preoccupazioni. Concludendo posso

so far altro che confermare quello che

cui ero immerso e in cui mi muovevo.

dire che il mio cammino è cominciato

penso da tempo, che la vera natura

Non è possibile riassumere in bre-

dal mare ed è terminato al mare. Un

dell’uomo è quella del cammino, la sua

ve ciò che ho visto in un’estate at-

po’ come le Alpi stesse che, originatesi

dimensione più consona è il cammi-

traverso le Alpi. Un mondo magico ed

dall’acqua emergendo una novantina

nare, l’uomo si è evoluto per cammi-

unico dal punto di vista ambientale e

di milioni di anni fa dal mar Piemon-

nare e il camminare ha fatto evolvere

paesaggistico, ma questo è risaputo,

tese-Ligure hanno l’inevitabile destino

l’uomo.

le Alpi sono tutte belle, bellissime. Gli

di finire in mare soggette alla lenta ed

E questa dimensione del camminare

scenari sempre diversi, ma con delle

inesorabile erosione.

è il modo migliore, il più vero e più di-

caratteristiche simili ed elementi co-

Un cammino che, come il giorno,

retto per osservare, conoscere, entra-

muni che si possono ritrovare lungo

nasce a oriente e finisce ad occidente,

re in contatto ed in sintonia con tutto

tutto l’arco alpino, tolgono il fiato. Im-

così è stata la mia “grande avventura”,

ciò che ci circonda.

magini che stupiscono, emozionano.

“la mia esperienza indimenticabile”, “il

44

E poi ci sarebbe ancora da rac-

Escursionismo

contare un altro mondo, quello degli incontri con le “genti” delle Alpi e le esperienze, le piccole avventure, i di-

mio viaggio della vita”.


HIMALAYA IN MOUNTAINBIKE

Su fino a 5600 m, la gara a tappe più “alta” al mondo

Stefania felice all’arrivo della prima tappa, 108 Km lungo l’Indo a 4700 m di quota, con alle spalle le vette himalayane

di Stefania Valsecchi

L

’amico Mimmo: “Steppina mi è arrivata una mail dal nostro gruppo podistico, ma parla di

una gara a tappe in mountain bike: te la giro”. Steppina: “Grazie Mimmo, do un occhio!”

Himalayan Highest Mountainbike Race: la gara a tappe in MTB più alta al mondo USTI! Si va. Su queste cose ho la fortuna di poter non “sdondinare” ma dire decisa “ci sarò” e due giorni dopo sono iscritta. Mancano sei mesi a questa competizione in Himalaya che sarà a luglio, ma immediata parte la preparazione e inizia la frizzante avventura.

Chi mi conosce sa che sono in al-

giù per le montagne, di qua e di là

lenamento every day, non ci sono

si sente, la bici allegramente” son già

giornate di ozio fisico durante l’an-

nel cuore pulsante dell’esperienza

no (a meno che non sia fratturata...

per allenarmi a pedalare 6 giorni alle

sigh!): bici, corsa, sci d’alpinismo e di

quote più alte del mondo per cen-

fondo, nuoto, un po’ di canoa, alpini-

to km al giorno. E’ ancora inverno

smo. Non c’è stagione in cui modero

quando mi iscrivo alla gara: niente di

il movimento. Ma se nel mirino entra

meglio perché il training alla quota

una gara a tappe in MTB e se questa

non me lo faccio sulla ciclabile lun-

si disputa sull’Himalaya fino a quota

go-lago. Ho bisogno di altitudine e

5600, l’euforia scatta a manetta e le

non c’è esercizio migliore che salire

pedalate partono a raffica: quando

in alta montagna, pelli di foca sotto

sai bene dove andare, cammini drit-

gli sci, immersi nel silenzio, lontano

to. Spalle larghe, polmoni aperti, ogni

da qualunque impianto per giungere

sforzo convogliato in quell’unica di-

in cima e tracciare scodinzoli polve-

rezione e l’energia diventa atomica

rosi in cotonate discese.

polverizzando ogni dubbio. Ho la fortuna di abitare a Lecco abbracciata dai monti, affacciata sul lago quindi con un aitante “su e

Escursionismo

45


Partita da quota 3500 m, Stefania ha finalmente raggiunto il Khardung La, il valico più alto del mondo, 5602 m, nella cronoscalata finale

Il cartello all’inizio del Khardung La avvisa che si tratta della strada carrozzabile più alta del mondo

Cevedale, Gran Zebrù, Piz Palù,

30 giugno sono in volo verso l’o-

amen ti portano a lambire i 5000 m:

Monte Rosa, scandiscono le amma-

riente io sola con la mia bici impac-

un antipasto di quel che ci attende

lianti sci-alpinistiche nei fine setti-

chettata nella stiva, e il primo luglio,

che mette un appetito da coccodril-

mana; chilometri e dislivelli peda-

sorvolando l’Himalaya, energia pura

lo, perché a farla da padrone non è

lando su sterrati e non solo danno

attraversa corpo e mente rapita da

affatto la fatica, ma il particolare fa-

ritmo al dopo lavoro in settimana:

quell’immensità bianca sotto di me.

scino dei luoghi di cui attendo solo

con questo elettrizzante brio la par-

Atterro a Leh, capitale del Ladakh, e

di fare una grande abbuffata.

tenza per l’Himalaya arriva.

siamo già a 3600 m di quota: for-

La sintonia con gli altri partecipanti

La meta è il distretto del Ladakh,

tunatamente io non ne soffro, ma tra

- atleti ed organizzatori - è imme-

estremo nord ovest dell’India, al con-

gli altri partecipanti all’evento c’è chi

diata, calda: chi ha obiettivi di vittoria

fine con Cina, Pakistan, Kashmir, re-

ha subito i “balordoni” non facili da

e chi invece se la vive light, macchina

gione in cui confluiscono i sogni al-

sbaragliare.

fotografica pronta a immortalare at-

pinistici del globo terracqueo poiché

I tre giorni successivi son d’obbli-

timi di infinito, ma tutti convinti della

lassù la catena dell’Himalaya cede il

go per l’acclimatamento e con la bici

propria fortuna sfacciata d’essere lì

passo alle altezze del Karakorum. Il

si sale e scende su strade che in un

dove siamo a fare ciò che facciamo.

Incontri himalayani.

Guado non pericoloso, anzi divertente


“Pronti, via!” Sei luglio: la gara ha inizio. Sot-

capire: ora ci son dentro anch’io e

questi luoghi così remoti è sempre

capisco ancora meno.

argomento di dialogo speziato.

to lo striscione il colpo di pistola,

La tappa si chiude dopo alcune ore

Vien buio intorno alle 18,30 per-

ma diversamente da qualunque altra

su un bel pianoro in cui l’Indo fun-

ciò si cena prestissimo e ci si ritira in

competizione non partiamo a molla

ge da “Terme Romane”: ci sono punti

tenda altrettanto presto perché star

come una fucilata. Ci aspettano 101

vicini alla costa in cui l’acqua sorbolle

fuori a chiacchierare sarebbe poco

km tra i 3600 e i 4600 m: pren-

e noi ci facciamo bagni caldi ritem-

salutare: il tepore del giorno viene

diamola

fluida...

scalzato

Le altre 5 tappe gli 80 e i 110 km, ogni giorno più su dei 5000 m. Il primo giorno si viaggia sempre accanto al grande fiume Indo che qui scorre placidamente,

senza

impennate e impeti, proprio come la

mia

pedala-

ta. C’è un effetto stranissimo di cui tutti ci accorgiamo: noi viaggiamo in senso opposto al fluire dell’Indo; se lui è in discesa, noi siamo in salita, chiaro... Ma

che

eppure... strano!

Non è possibile. Continuo a guardare la strada, poi

diatamente

CURRICULUM SPORTIVO

saranno tutte tra

immedal

freddo al calar del

Valsecchi Stefania detta Steppina, 48 anni, di Lecco. Laureata in Filosofia, successivo triennio in metallurgia degli acciai, insegnante elementare per vocazione. Istruttrice di Scialpinismo nella scuola del CAI Lecco per 12 anni. Maestra/guida di sci per ciechi ed istruttrice delle guide per non vedenti. Guida di MTB. * Nel 2010 ha iniziato a far gare vincendo in quell'anno il Mongolia Bike Challenge (gara MTB in 10 tappe; 1400 km e 14000 m di D+ tra il deserto del Gobi e le montagne del Khangai) classificandosi prima assoluta donne, battendo anche le professioniste presenti. * Nel 2011 è seconda classificata assoluta donne all'Iron Bike, di nuovo in MTB: 7 tappe con 35000 m di dislivello positivo per 800 Km sulle Alpi italo- francesi. * Nel 2012 attraversa le Ande boliviane in bici e sale (senza bici!) in vetta al Huayna Potosì (6088 m). * Nel febbraio 2013 conquista il titolo mondiale di Triathlon Invernale a Chamonix e nel luglio del medesimo anno attraversa in MTB tutte le Alpi da Trieste a Ventimiglia (2200 km e 57000 m di dislivello fuoristrada): pare sia l'unica al mondo ad averlo fatto finora. * Nel luglio 2015 vince la Himalayan Highest MTB Race, gara in 6 tappe di MTB in Ladakh (Himalaya Indiano) tutta sopra i 5000 m di altitudine fino ai 5602 m del Khardung La, il valico carrozzabile più alto al mondo. Tante altre vittorie minori, numerosi podi. Nel 2007 attraversa l'Himalaya da nord a sud da Lhasa (capitale del Tibet) a Katmandu (capitale del Nepal), 1200 km in bici. Nel 2008 attraversa le Ande in MTB e sale alcune montagne classiche oltre i 5300 m (Pisco, Ishinca e Urus). E sempre in quell'anno sale in vetta al Monte Bianco dai Cosmiques-Tacul-Maudit e circumpedala il Monte Bianco in due giorni.

sole. Il mattino si riparte ed ancora sembra

che

un

oceano di pervinche si sia aperto sopra

le

nostre

teste. In sella ai velocipedi, gambe sforbicianti, ansimiamo imbalorditi al primo passo a 5100 m. Al di là si scende

sulla

piana

senza confini a 4570 m di altitudine dove silente si adagia lo Thso Khar Lake, grande lago salato. Intanto

però

d’innanzi

a

il

diventa

cielo

noi

piombo cupo di

l’Indo, poi la stra-

nubi gelate e so-

da e mi sembra di

pra di noi il cielo

essere io ad andare in discesa. Ma

pranti; gli abitanti locali ci cuociono

caldo blu cobalto ne viene travolto

non può essere, se no anche il fiume

uova e pesce.

e... ORCO! Proprio dove siamo noi

scivolerebbe nella mia direzione e i

Il bello di queste gare a tappe è

un vento rabbioso si alza fulmineo,

miei due altimetri non segnerebbe-

anche il momento conviviale nel

polvere sabbiosa ci investe e, peg-

ro quote via via più alte. Avevo visto

tendone in cui si cena tutti insieme:

gio, a pochi metri da noi si formano

un documentario che parlava di una

ognuno commenta la propria tappa,

strada in America famosa per que-

la fatica o la contentezza, lo scenario

sto effetto ottico: sembra scenda

visto, le persone incontrate, il fiatone,

e invece sale. Allora non riuscivo a

la gioia; e anche il cibo nel piatto in

Escursionismo

47


due trombette d’aria, direi dei “pifferi”

coperta patchwork. Senza scordare il

gli uni, ghisa le altre. La soppressata

data la loro forma assai stretta e al-

contrasto bianco-amaranto dei mo-

calabrese è meno “spetasciata” ri-

lungata in verticale, che centrifugano

nasteri buddisti, o l’arancione acceso

spetto alla sensazione che provo io.

violentemente su se stessi e intanto

delle nostre tende contro un cielo più

E dopo uno dei mille tornanti su cui

rotolano attorno qua e là agitati, si-

turchino della fata di Pinocchio: cosa

si avvoltola questa strada rampicante

nuosi e senza meta: sembrano il ge-

desiderare di più dalla vita?

facendola simile ad un intestino, ecco

nio che sbuca fuori dalla lampada, ma

Spesso sento raccontare che di

apparire l’intaglio tra la neve con le

ben poco disponibile, anzi, ”incazzo-

fronte a scenari così immensi come

bandiere buddiste svolazzanti che

so”. Io, che quando c’è da mantenere

gli spazi himalayani ci si sente pic-

segnano il Passo del Khardung La: è

la calma la smarrisco seduta stante,

coli, si percepisce la propria fragilità.

lì Ste, vai che ci sei... Abbasso la testa,

parto a tuono a far girare le gambet-

Oh, a me succede l’esatto contrario.

passano lunghissimi minuti, rialzo la

te con rotazione tale che se aves-

Son su ben oltre i 5000 m, sguardo

testa e... O CACCHIO è più distante.

si una dinamo collegata illuminerei

aperto a 360 gradi, vette immacola-

Però è lì, spingo sui pedali, passa il

l’intero continente asiatico. Uno dei

te, altipiani sconfinati e io mi sento

tempo, guardo e... ODDIAMINE è più

concorrenti più massicci, prima an-

più alta di Gulliver, più forte di Ercole,

lontano. E queste sensazioni si ripe-

cora di sollevare lo sguardo e capire,

più avventurosa di Ulisse... macché

tono per un’ora quando io pensavo

si ritrova schiantato a terra stranito,

piccolezza. Sto da leonessa e la vera

mancassero cinque minuti. Fa nien-

ma fortunatamente il tutto si risolve

sfida sta nel riuscire a trasferire que-

te, l’importante è andar dritti che qui

con un dantesco racconto serale at-

sta straordinaria energia anche nel

non è mica così scontato. Continuo

torno alla tavola imbandita e le nostre

quotidiano.

a prendere di quelle imbarcate come arrivassero onde a prua che mi vol-

risate rompono il silenzio tutt’attorno. Arriva l’ultima tappa, la più attesa: Più alti di Gulliver

cronoscalare il passo Khardug La ap-

tano il manubrio e son di traverso sulla strada, boh.

Ogni giornata ha il suo perché:

peso lassù a quota 5602 m, il va-

Il freddo è intenso, la neve ghiac-

scandita dall’ossigeno dei circa 5400

lico carrozzabile più alto al mondo.

ciata dal cielo punge, ma finalmen-

metri del Tanglang La o del Chang La,

Il Khardung La sta ai ciclisti come

te ecco l’attimo in cui passo sotto

qualcuno non sta troppo bene... no

l’Everest sta agli alpinisti: ragazzi è il

lo striscione dell’arrivo: gioia pura,

cioè: sta proprio male. Gote paonaz-

nostro giorno!

braccia spalancate al cielo a mo’ di

ze, viso congestionato, orbite a sbal-

Partenza da 3500 m e arrivo a

benedizione “urbi et orbi”, sorriso fin

zo, respiro corto e rantolante: ossi-

5602 m in cronoscalata: 2100 m di

dietro le orecchie. Ancora una vol-

geno presto! E via in jeep col medico

dislivello in una distanza di 51 km a

ta prima classificata donne in queste

veloci a perder quota. Ma anche in

quelle elevatezze… mannaggialerisa-

gara in cima al mondo: bello quando

questi casi per fortuna ce la raccon-

te! Partiamo tra piante ad alto fusto,

accade, no?

tiamo ridendo nei giorni successivi

procediamo e gli arbusti si fan più

Ogni giorno è necessario credere

senza conseguenze più gravi di un

piccini di noi, saliamo e tutto è brullo,

che qualcosa di straordinario possa

persistente mal di testa.

avanziamo e l’aria frizza assottiglian-

accadere, ma bisogna operare perché

Tutt’attorno i colori caffellatte del

dosi, continuiamo e appare la neve

ciò avvenga senza scoraggiarsi. Per-

deserto d’alta quota, interrotto dal

che, sbuffata dopo pedalata, diventa

ché il passo più faticoso non è nes-

verde smeraldino e lucente delle

un muraglione di tre-quattro metri

suno di questi altissimi passi hima-

oasi dove un fiume viene incanala-

incombenti accanto a noi.

layani, ma abbandonare ogni indugio

to, puntinate dal giallo canarino del-

La testa ha un peso specifico mai

le coltivazioni di colza: sembra una

riscontrato prima, s’infoppa tra le clavicole che a loro volta s’incurvano

48

Escursionismo

e a momenti bacio il manubrio. Ma vogliam dire qualcosa dei polmoni o dei muscoli della gambe? Piombo

e porre mano alla realizzazione dei nostri desideri più belli. Tutte le foto sono di Stefania Valsecchi


A PASSO DI BIMBO

Il Family CAI si rinnova e vara il programma per il 2016

Il gruppo numeroso della stagione 2015 al faro voltiano, Brunate.

di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico

“C

hi si ferma è perduto”, diceva il grande Totò. E noi del Family, anno

dopo anno, l’abbiamo preso in parola e non ce ne siamo stati mai con le mani in mano. Sarà forse per il contagio dovuto alla frequentazione di tanti giovani virgulti, sarà forse per l’opportunità concessaci dallo “scrivere”, in prima persona, una storia in seno al Club Alpino che – almeno per ora – pare essere totalmente inedita ed incontrare il favore di tante famiglie. Insomma, anche quest’anno durante i mesi più freddi ci siamo promessi di mettere in cantiere qualche novità. Ma andiamo con ordine. Dopo il successo avuto nel 2015, quando avevamo dovuto chiudere le iscrizioni dopo meno di una set-

timana per aver raggiunto il numero

coloro che avrebbero voluto accom-

massimo di partecipanti, quest’anno

pagnarci nel cammino di quest’anno.

eravamo francamente un po’ dubbiosi

Così ha avuto inizio il 2016 del Fa-

sulla possibilità di poter confermare un

mily. E, come sempre, abbiamo dato

simile risultato: i bambini crescono, le

appuntamento ai genitori presso la

famiglie mutano esigenze e progetti;

sede della Sezione per concordare

è fisiologico “perdere” degli amici nel

con tutti i partecipanti la stesura del

corso degli anni. Siamo rimasti quindi

programma delle nostre attività. Dopo

piacevolmente sorpresi del fatto che

l’esperienza ampiamente positiva del-

sia bastato un solo weekend per fare

lo scorso anno, abbiamo confermato

il sold out! Tradotto in lingua italiana,

anche per il 2016 questa parte della

significa che tra un venerdì pomerig-

nostra iniziativa, che permette ai ge-

gio ed un lunedì mattina alle nostre

nitori di confrontarsi e condividere

iniziative si sono iscritte ben 64 per-

esperienze e proposte.

sone, tanto da costringerci a chiudere

Steso il Programma del 2016, ab-

immediatamente le iscrizioni. Con la

biamo scelto di coinvolgere ancor

gioia per il confermato successo della

più i partecipanti. Come? Affidando

nostra idea, la curiosità di conoscere i

loro l’organizzazione di alcune delle

nuovi amici, il senso di responsabilità per dover gestire tante famiglie e tanti bambini piccoli nonchè il rammarico di non aver potuto accontentare tutti

Escursionismo

49


Prove di arramnpicata al raduno CAI 2015 con un istruttore di prestigio, Mario Conti

escursioni. Avete letto bene: quest’an-

dei propri figli durante le esperienze in

storia della Grande Guerra. Il 29 mag-

no saranno i genitori – sotto la nostra

montagna.

gio torneremo sui monti del Triangolo

supervisione – ad occuparsi dell’or-

Centreremo un altro traguardo? E’

Lariano, alla scoperta di crinali ancora

ganizzazione preventiva e della ge-

presto per scriverlo: ma le premesse

selvaggi e splendide vedute del no-

stione esecutiva della maggior parte

ci sono tutte; ed appaiono confortanti.

stro territorio. Dopo la partecipazio-

delle nostre attività.

Anche perché dall’incontro con i ge-

ne al Raduno sezionale, rinnoveremo

Crediamo non sia mai stato fatto

nitori non solo è nato un programma

l’uscita di due giorni in autonomia in

prima in ambito C.A.I. Eppure, affidare

di attività per il 2016 che possiamo

Val Biandino, che tanto è piaciuta lo

ai genitori partecipanti questi compiti

definire completo, ma si è potuta per-

scorso anno a grandi e bambini. In

ci è parso il modo più immediato e

cepire la voglia di tutti i partecipanti di

settembre andremo a Mantello a vi-

concreto per consentire loro di svi-

mettersi personalmente alla prova e di

sitare una fattoria: per la prima volta

luppare od affinare quelle capacità che

collaborare per far vivere ai bambini

tutti in bici, dalle spiagge di Colico lun-

sono alla base dell’andare per mon-

tante esperienze uniche ed indimen-

go la bella ciclabile sulle rive dell’Adda.

ti secondo gli insegnamenti del Club

ticabili.

Il 2 ottobre saranno il Castello di Ve-

Alpino Italiano. E, certamente, è una delle idee su cui si è fondato lo spirito

zio ed i giochi dei falconieri a riportare Il programma

grandi e bambini indietro nel tempo.

con il quale abbiamo fatto nascere ed

Partiremo come di consueto ad

Per finire, visiteremo le pendici del

abbiamo sviluppato il Progetto Family

aprile, dal cittadino Ponte Vecchio, per

Magnodeno e ci uniremo ai Soci della

Cai: consentire ai genitori di acquisire

visitare le pendici settentrionali del

Sezione in occasione della castagnata.

autonomia nella gestione personale e

Monte Barro e la chiesa incompiuta di

E’ ora di mettersi lo zaino in spalla…

San Michele. L’8 maggio ci uniremo ai

e per alcuni pure un figlio; e partire

piccoli dell’Alpinismo Giovanile per vi-

insieme per un altro anno di emozioni

sitare la Linea Cadorna sopra Corenno

ed avventure: a passi di bimbo.

50

Escursionismo

Plinio e sentir raccontare parte della


OBIETTIVO PALLA BIANCA

Sulle Alpi Venoste la gita sociale 2016 con meta alpinistica di Andrea Spreafico

T

orna anche per quest’anno la gita sociale con meta alpinistica,

in collaborazione con il Corso di

Perfezionamento dell’Alpinismo Giovanile. Dopo alcuni anni sulle principali vette della Alpi occidentali ed una puntata al Gruppo del Bernina, la scelta per la gita del 2016 è caduta sulla Palla Bianca (3.738 mt.), la cima più alta delle Alpi Venoste, al confine con l’Austria. Da tutti i suoi versanti partono immensi ghiacciai e la sua forma arrotondata è all’origine del suo nome. L’escursione si terrà il 2 ed il 3 luglio, con partenza da Melago (Bz) in Vallelunga, che i partecipanti raggiungeranno con le proprie auto, e pernottamento con trattamento di mezza pensione presso il Rifugio Pio X (2.542 mt.). La via di salita sarà la normale dal versante ovest per la Vedretta del Vallunga e la Sella della Palla Bianca, le cui caratteristiche non presentano particolari difficoltà tecniche, pur richiedendo il possesso di capacità nella progressione su ghiacciaio e su cresta sia nevosa che rocciosa. Come di consueto, l’attività sarà riservata ad un numero massimo di 15 partecipanti per consentire la corretta formazione delle cordate e sarà aperta ai soci in possesso dell’attrezzatura necessaria alla progressione su ghiacciaio (imbrago, ramponi e piccozza), in buona forma fisica e con comprovata esperienza alpinistica su ghiacciaio. L’iscrizione potrà essere effettuata contattando la segreteria sezionale sino ad esaurimento dei posti ed è soggetta a conferma da parte dei responsabili dell’attività.

La Palla Bianca, 3738 m, nelle Alpi Venoste


CAMMINARE INSIEME

I dodici appuntamenti con le gite sociali di Giuseppe Ferrario* I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi (Goethe).

L

o scopo della Commissione Gruppo Gite Sociali è creare, mantenere la fiducia tra i soci e

valorizzare lo spirito con il quale si va in montagna per godere, in gruppo e in amicizia, delle meraviglie che la natura ci concede, ma solo a coloro che hanno occhi attenti e sensibili. E a noi del gruppo escursioni la sensibilità non manca. Dobbiamo gradualmente riconquistare la frequentazione dei soci, non tralasciando di promuovere l’interesse per la pratica escursionistica trasferendola anche a persone esterne alla sezione. La preoccupazione per la responsabilità di accompagnare un gruppo c’è sempre. Ma tutto svanisce in fretta quando ti accorgi che tra gli amici con i quali cammini c’è consenso e soddisfazione per l’escursione proposta. Lo spirito di gruppo che si crea, infatti, l’accertata disponibilità di tutti ad assicurare ogni supporto eventualmente necessario al capo gruppo ed agli amici di percorso, la gioia della condivisione dei luoghi, il pasto consumato, magari anche frugalmente, i sorrisi, costituiscono carburante prodigioso che sa animare e rigenerare l’animo. Il Gruppo escursionisti intende rivolgersi a soci con capacità diverse, proponendo programmi ed attività in grado di soddisfare e coinvolgere an-

52

Escursionismo

che i più esigenti. L’attenzione viene

slogan, ma è un profondo convinci-

riposta a coloro che amano macina-

mento. Camminare insieme significa

re ore e ore di cammino, ma anche a

“condividere” un’esperienza che coin-

coloro che non possono camminare a

volge i nostri sensi profondamente e

lungo; a quelli che considerano i disli-

che, proprio attraverso questa con-

velli primizie da divorare con avidità,

divisione, assume un valore sociale e

come a quelli che guardano con so-

umano di massimo livello: condividere

spetto una salita o una serie di gra-

le fatiche, la visione di splendidi pae-

dini che inopinatamente si presenta-

saggi, i profumi della natura e il silen-

no lungo la mulattiera; a coloro che

zio delle vette!

programmano arrampicate attrezzate e il cui obiettivo sono le vette e i

Sono sensazioni che l’associazionismo può “moltiplicare” e consolidare.

4000, come a quelli che desiderano

La maggior parte delle gite vie-

trascorrere una giornata all’aria aperta

ne organizzata, tenendo conto dello

percorrendo sentieri a strapiombo sul

spirito di condivisione associativa del

mare attraversando vigneti nobili, uli-

CAI e della comodità logistica, con

veti pregiati, la macchia mediterranea.

l’utilizzo dell’autobus, con partenza dal

L’intento è di soddisfare quanti più

Piazzale Eurospin – Galli Ezio – tra Via

soci possibile cercando di aderire alle

Caduti Lecchesi a Fossoli e Via Be-

diverse esigenze di tutti, anche i meno

sonda Inferiore.

esperti, fornendo a tutti la possibilità di

Alle escursioni possono partecipare

appassionarsi alla montagna con per-

anche non soci, previa comunicazione

corsi alternativi e adatti anche a colo-

dei propri dati anagrafici, ai fini della

ro che si vogliono avvicinare gradual-

copertura assicurativa, entro il venerdì

mente all’escursionismo. Lo sforzo è

precedente l’effettuazione della gita.

teso al coinvolgimento di una diffusa

Il ritrovo per la partenza avviene

base di soci che non trova collocazio-

con qualsiasi tempo, salvo comuni-

ne nei gruppi specialistici della sezione,

cazione contraria agli iscritti. I tra-

per ragioni diverse. Gruppi che obiet-

sferimenti verranno iniziati con un

tivamente costituiscono le eccellenze

ritardo massimo di 15 minuti rispetto

della sezione ma che anche, per la loro

agli orari prestabiliti qualunque sia il

specificità, richiedono risorse fisiche o

numero dei partecipanti presenti. Per

forti motivazioni proprie o comunque

tutte le escursioni il pranzo è al sacco,

peculiarità molto marcate.

salva diversa comunicazione all’atto dell’iscrizione.

Condividere l’esperienza Non dimentichiamo che la nostra sezione è profondamente legata

La Commissione inoltre vuole ricordare che: La

frequentazione

dell’ambiente

all’escursionismo, ad una pratica della

montano e/o naturale è per se stes-

montagna e del territorio non “indivi-

sa potenzialmente pericolosa. I rischi

duale” ma di ambito associativo. Cam-

che ne derivano, di natura oggettiva

minare insieme non è solo un vuoto

e/o soggettiva (quali a solo titolo di


esempio: la caduta di massi, alberi e/o fulmini, frane, il mutamento delle condizioni metereologiche, le condizioni

Il calendario per la stagione 2016 Liguria: Moneglia – Deiva Marina.

psico-fisiche personali, le cadute o le scivolate involontarie, la presenza di malattie e/o patologie anche non

Val Leventina, Ticino orientale, CH: Osco – Anzonico

manifeste) non sono mai completamente eliminabili; neppure con una corretta condotta dei partecipanti e/o degli organizzatori.

Liguria: al mare in collaborazione con SEL Lecco

Ogni iscritto alle singole iniziative e/o escursioni è tenuto prima dell’iscrizione e dell’effettiva partecipazione ad una completa e corretta autovalutazione in merito al percorso, alla

Raduno Sezionale sui ai Piani di Bobbio, presso il nostro Rifugio Lecco

quota prevista, alle difficoltà tecniche e fisiche nonché alle attrezzature ed all’abbigliamento necessari.

Monte Baldo

Coloro che intendono partecipare, sulla base della loro preparazione fisica e tecnica e degli eventuali chiarimenti avuti, decideranno di aderire

Palla Bianca, 3738 metri, terza montagna più alta del Trentino Alto Adige

e di iscriversi o meno all’escursione. I dislivelli riportati nel programma si riferiscono alla sola salita e sono calcolati sulla base di rilevazioni cartografiche; quindi, una volta sul terreno,

L’Anello dei Passit dal San Bernardino nell’alta Valle Mesolcina

è possibile imbattersi anche in variazioni sensibili. Le ore di cammino vengono calcolate senza tener conto delle soste; i tempi di percorrenza e

Grigioni: Flüela Pass - Schwarzhorn 3146 m montagna delle Alpi dell’Abula nelle Alpi Retiche

le difficoltà dichiarate nel programma devono intendersi come indicativi; gli itinerari descritti potranno essere

In collaborazione con la SEL Lecco Monte Rosa Walser

modificati sul momento in relazione alle condizioni metereologiche. Il programma di ogni escursione con

Passo Lucomagno – Capanna Bovarina – Campo Blenio.

i relativi orari è esposto nell’albo sociale e riportato sul sito internet della sezione. Nel programma sono indicate le difficoltà tecniche e l’attrezzatura necessaria per la partecipazione all’escursione; chiarimenti possono essere chiesti ai membri del Gruppo e ai responsabili di ogni singola gita. *Commissione Gite Sociali

Tradizionale “Castagnata Sociale” presso la nostra Capanna Antonio Stoppani località Costa. Appennino parmense: Itinerario interessante, in bell’ambiente boschivo.


TRENTATRE ANNI INSIEME

Due giorni in Trentino, Passo Lavazè

L’inverno 2015-2016 del Gruppo sci di fondo escursionismo


di Stefano Vimercati*

M

ercoledì 4 novembre 2015,

della stagione 2015-2016, 33° anno

sci di fondo escursionismo e l’attività

in sede CAI Lecco, è sta-

di attività del gruppo, per quanto ri-

amatoriale. Dopo oltre un trentennio,

to presentato il programma

guarda il corso di avvicinamento allo

pur perseverando nella scia di una


Gruppo scuola in Engadina, il mese di gennaio

tradizione ben consolidata, abbiamo

novembre al 6 dicembre 2015, su iti-

menicali in Engadina e un’uscita di due

pensato di offrire un tocco di cambia-

nerari di mezza montagna e con gin-

giorni in Val Mustair e sull’altopiano di

mento, rivoluzionando la veste grafica

nastica presciistica) alle quali ha par-

Lavazè di cui si racconta più avanti in

del nostro pieghevole di presentazio-

tecipato un buon numero degli iscritti

un articolo dedicato.

ne.

ai corsi.

Nella riunione del direttivo del 17

visi in tre corsi: principianti, perfezio-

settembre 2015 sono stati confer-

La seconda parte del programma ha

mati: il rapporto già esistente con la

riguardato invece le attività sulla neve

commissione regionale di riferimento

distinte nei due settori addestramento

(CRLSASA-Sci escursionismo); gli

e amatoriale.

istruttori e gli accompagnatori, con rispettivi incarichi e mansioni; il programma tecnico ed economico delle due attività. Il programma ha previsto come negli anni scorsi una prima parte, comune a tutti, comprendente lezioni tecniche e teoriche in sede CAI (2 serate che avrebbero meritato una maggior

Hanno partecipato 41 allievi, suddinamento 1° livello, perfezionamento avanzato. Da registrare un’iniziativa sostenuta da tutti i partecipanti con vivace entusiasmo, molto ben riuscita, che ha

Attività di addestramento

registrato totale apprezzamento: una

Svolta dalla Scuola sci di fondo

gara “in famiglia”, maschile-femminile,

escursionismo del CAI Lecco dal 10

che ha visto la partecipazione di 26

gennaio al 21 febbraio 2016, con un

allievi, sulla distanza di 10 km a tecnica

corpo istruttori rappresentato da:

classica sul percorso Surlej-Sils- Sur-

- Marco Bianchi, ISFE, direttore della scuola e dei corsi - Maria Giuseppina Ietto e Paola Monti, ISFE

lej. La gara ha meritato la tradizionale conclusione di queste occasioni, vale a dire la premiazione in sede CAI seguita da un’allegra merenda per tutti.

partecipazione) e alcune uscite a sec-

- Giovanni Bolis, vicedirettore dei

Nell’uscita finale del 21 febbraio in

co (cinque mattinate domenicali dall’8

corsi, Salvatore Bucca e Cesare Merlini,

Engadina si è percorsa a staffetta la

istruttori sezionali.

Maratona Maloja-Zuoz.

56

Sci di Fondo

I rapporti con la Commissione regionale sono stati tenuti da Maria Giuseppina Ietto. Sono state effettuate sei uscite do-

Attività amatoriale Le uscite sulla neve si sono svolte di sabato, dal 9 gennaio al 5 marzo 2016,


Splendida conclusione delle attività sulla neve in Val Roseg, il 12 marzo

sei in Engadina, una a Splügen e una

amatoriale. La manifestazione tutta-

del San Martino, la seconda lungo il

ad Andermatt.

via è stata degnamente sostituita da

sentiero del Vallo.

L’uscita del 21 febbraio si è svolta lungo il percorso della Skimarathon Maloja-Zuoz.

quella organizzata dal gruppo scuola con i rispettivi istruttori.

Concludo ringraziando il direttivo al completo per l’opera svolta con spiri-

Si è invece svolta con successo alla

to di servizio e per la collaborazione

Abbiamo avuto 32 iscritti, suddivisi

fine di febbraio la Tre giorni di fondo

prestata a tutti i livelli nello svolgimen-

in due gruppi, i Rossi e i Gialli, rispetti-

in Alto Adige (Naz-Sciaves, Bressa-

to delle attività e per l’impegno tenace

vamente accompagnati da Domenico

none, Val di Vizze, Val Fiscalina, Val di

nella ricerca della neve, sempre tro-

Pullano e Daniele Colombo.

Landro).

vata.

L’amico Clorindo Riva ha dato vo-

Abbiamo scelto di ritornare in Alto

lontariamente un valido apporto assi-

Adige, presso l’albergo di Bressanone

stendo gli sciatori meno sicuri. Abbia-

che già ci aveva ospitati, per visitare

mo registrato la presenza saltuaria di

in Alta Val Pusteria zone ancora sco-

un gruppo di persone che ci auguria-

nosciute, gustare di nuovo le notevole

mo di avere come partecipanti iscritti

bellezza della Val di Landro e vedere

all’attività amatoriale dei prossimi anni.

la Val di Vizze nella zona di Vipiteno.

A tutti l’augurio di una buona e rigenerante stagione estiva. *Presidente del gruppo Sci di fondo escursionismo

Abbiamo avuto la presenza di cirUna terza parte del programma, in-

ca 50 persone con un autopullman a

fine, ha proposto agli iscritti a entrambi

nostra completa disposizione. Pubbli-

i corsi alcune attività aggiuntive co-

chiamo a parte resoconti e immagini.

muni. La tradizionale gara sociale Coppa

A conclusione della stagione, come

“Paolo Piazza”, che era stata prevista

da tradizione, il raduno del 21 mag-

per sabato13 febbraio, è stata sospe-

gio al San Martino con un aperitivo

sa a causa della mancata presenza

in sede CAI offerto dal Gruppo Sci di

dei due cronometristi e per l’esiguo

fondo escursionismo e due proposte

numero dei partecipanti del gruppo

di escursioni: la prima alla Capelletta

Sci di Fondo

57


ALLA RICERCA DELLA NEVE PERDUTA

Dalla Val Mustair a Lavazè inseguendo il manto bianco

Ricca merenda a Passo Lavazè

di Franco Defilippi

tutto nella bassa Engadina, gli sguardi

più. Qualcuno ha pure preferito sfidare

arafrasando una delle saghe di

degli sciatori con i nasi stampati sul

il freddo ed incamminarsi per una vi-

Indiana Jones ci aspettavamo di

vetro, andavano a scrutare se vi era

sitina in centro.

cercare la neve come fosse una

la possibilità di mettere gli sci ai pie-

Il giorno seguente confidavamo in

vera avventura. Da novembre ci erava-

di, ma invano. L’erba faceva capolino

un peggioramento del meteo ma nulla

mo abituati a prati verdi e cime elevate

tra qualche chiazza di brina e i morali

faceva presagire una nevicata copiosa

senza neve. Ormai le iscrizioni c’erano,

si abbassavano. L’ottima conduzione

e quindi, con cambio di programma, si

l’hotel Everest a Trento era prenotato

del bus da parte dell’autista Claudio ci

è deciso di salire al Passo Lavazè dove

da tempo e le piste di fondo a Folgaria

ha permesso di trascorre a bordo dei

abbiamo potuto godere per la gioia di

ci attendevano. Ma in quali condizioni?

momenti di sana allegria e spensiera-

tutti, di ottime piste innevate artificial-

L’entusiasmo non era dei migliori ma

tezza, compensando così la delusio-

mente; con un sole piacevole ci siamo

tutti confidavamo nella buona sorte e

ne del mancato manto bianco. Tutto

sbizzarriti nelle varie discipline.

nell’esperienza pluriennale dei nostri

questo nell’attesa di vedere la bene-

Alla fine l’affaticamento muscolare è

maestri accompagnatori che nei gior-

detta neve o quanto meno una pista

stato ben compensato dalla degusta-

ni 30 e 31 gennaio ci avrebbero fatto

di fondo. Ed eccola finalmente. Come

zione di leccornie e prelibate vivande,

trascorrere un magico week end.

un miraggio, tra le località di Fuldera

dolce-salato, offerte dai partecipanti

e Tschierv nella bellissima Val Mustair.

insieme a ottime bottiglie di prosecco.

P

Fu così che, intrepidi, partimmo alla volta di Trento, decidendo di passa-

Dopo una breve ricognizione sul-

L’avventura della due giorni trenti-

re dalla vicina Svizzera per evitare la

le condizioni delle piste da parte de-

na si è conclusa dopo qualche ora di

noia dell’autostrada e poter ammirare i

gli istruttori, tutti i partecipanti hanno

viaggio con viva soddisfazione di tutto

paesaggi mozzafiato dell’Engadina che

avuto modo di sperimentare i tracciati

il gruppo e con la certezza che l’av-

nei fine settimana precedenti ci aveva

del luogo, e soddisfatti dopo circa tre

ventura è stata, non nell’aver trovato

visto, noi principianti ed amatori, pro-

ore siamo ripartiti alla volta di Trento.

neve naturale, ma “persone naturali”

tagonisti assoluti nella disciplina dello

Sistemazione nelle rispettive ca-

(ovvero amanti della natura, amanti

sci di fondo. Lungo il percorso, soprat-

mere come da copione, e con l’ottima

dello sci ma soprattutto amanti della

cena la serata è proseguita in buona

buona compagnia).

58

Sci di Fondo

armonia - chi raccontava barzellette, chi declamava poesie e chi le sparava più grosse - insomma di tutto e di

Alla prossima ragazzi, e sempre con questo spirito.


LA NEVE, FINALMENTE

A fine febbraio la tre giorni in Alto Adige

Sommersi dalla neve a Cimabanche

di Giusi Negri

Dopo un meritato riposino o una

che ci era mancato finora; a tratti

nche quest’anno attendo

veloce sauna-bagno turco prendia-

intravvediamo anche emergere dalle

con impazienza la tre gior-

mo l’autobus che ci porta a Bres-

nuvole qualche cima. La pista prose-

ni: un momento di sport,

sanone: qui qualcuno partecipa alla

gue per S. Candido, ma la percorre-

svago, lasciando la routine quotidia-

messa, altri visitano il duomo e il

remo un’altra volta.

na per vivere nuove avventure con

chiostro o passeggiano per il bellis-

persone amiche in posti meravigliosi.

simo centro.

A

Nel viaggio di ritorno ci fermiamo a Brunico per visitare il centro e il

​La partenza è alle 6 di sabato 27

Alla fine di questo primo giorno ci

castello dominante la città da un’al-

febbraio, saliamo sull’autobus, autista

attende la meritata cena, tipica del

tura boscosa; il tempo migliora, ha

signor Giuseppe, ancora un po’as-

luogo: zuppa, canederli, gulasch e

smesso di nevicare.

sonnati ma contenti di stare insieme,

frittelle di mele, buon cibo e ben gu-

Ritorniamo in hotel e ci riposiamo

il viaggio è lungo, dopo una sosta

stato; il dopo cena scorre fra un giro

nella zona sauna, questa sera anche

arriviamo alla prima meta: Val di

all’esterno nel meleto, una partita a

nella piccola vasca idromassaggio

Vizze - Loc. Fossa (1450 m).

carte e chiacchierate varie.

all’esterno; la seconda cena ci at-

Iniziamo a sciare divisi in due

La mattina successiva, dopo la co-

tende: zuppa, risotto, carne o pesce,

gruppi: percorriamo un anello abba-

lazione, riprendiamo l’autobus, meta

tanta verdura, gelato e lamponi, piatti

stanza innevato, il tempo è nuvoloso

la Val Fiscalina; durante il percorso

deliziosi e graditi.

ma non nevica.

incomincia a nevicare e capiamo

Al mattino di lunedì 29 febbraio,

subito che il nostro secondo giorno

dopo una lauta colazione, preparia-

di sci sarà sotto la neve.

mo i bagagli e raggiungiamo l’ultima

Alla fine della sciata in compagnia riprendiamo il nostro autobus per raggiungere l’Hotel Kindertraum

Arriviamo a Sesto, partiamo dalle

meta: Lago di Landro.

Flotsherhof a Naz - Sciaves, nei

piste e a gruppetti raggiungiamo il

La neve è fitta ma gli sciatori si

pressi di Bressanone.

rifugio Fondo Valle (1548 m) in Val

preparano per raggiungere il Pas-

Ognuno di noi si reca nella pro-

Fiscalina; continua a nevicare, sia

so Cimabanche (1529 m), la pista è

pria camera, nella parte principale

pure in modo lieve, e così ripartia-

dell’Hotel o nella dependance, edi-

mo subito per raggiungere il nostro

ficio attiguo recentemente ristrut-

autobus. Bella sciata in una valle stu-

turato.

penda, con un paesaggio invernale

Sci di Fondo

59


Nell’incanto della Val Fiscalina

poco battuta, i pattinatori fanno un

torte e vino.

po’di fatica; un gruppetto sulla via

Arriviamo a Lecco alle ore 20.30.

del ritorno raggiunge il centro di

Questa tre giorni è stata molto

Dobbiaco percorrendo la pista cicla-

bella: sciate in compagnia, luoghi

bile con un pallido sole alle spalle.

montani fantastici, le nevicate final-

Alcuni di noi durante i tre giorni hanno camminato su sentieri innevati godendosi la vita all’aria aperta in paesaggi incantati.

zione questa tre giorni, e a tutti noi sciatori e camminatori. Alle prossime uscite sulla neve: vi aspettiamo numerosi.

mente ci hanno fatto vivere in ritardo un po’d’inverno. Un ringraziamento particolare ai nostri accompagnatori: Pina (Art Di-

Durante il viaggio di ritorno ci

rector), Giovanni, Daniele e Clorindo

fermiamo per due soste degustando

che hanno organizzato alla perfe-

IL CASTELLO DI BRUNICO E IL MESSNER MOUNTAIN MUSEUM RIPA di Adriana Baruffini

La cittadina di Brunico, cuore della

lo sorse a breve distanza di tempo la

sione è sintetizzata nel nome: ri-pa

Val Pusteria, è dominata a sud dal-

città di Brunico che al vescovo fon-

in lingua tibetana significa uomo di

la mole imponente del castello fat-

datore deve il suo nome. Nel 1825 i

montagna, e il percorso museale vuole

to erigere in cima a una collina nel-

locali del castello vennero ceduti alla

essere un racconto della vita e del-

la seconda metà del XIII secolo dal

città e a lungo adibiti ad alloggia-

la cultura dei popoli che abitano le

principe vescovo di Bressanone Bruno

mento per le truppe e a prigione, nel

regioni montane più importanti del

von Kirchberg per proteggere gli ulti-

1969 incominciarono ad ospitare aule

mondo, dalle Alpi all’Himalaya, dalle

mi possedimenti della valle rimasti in

scolastiche. Con le più recenti opere di

Ande all’Africa e all’Oceania.

mano ai vescovi. Ai piedi del castel-

ristrutturazione (2009-2011) il ca-

L’allestimento sottintende una con-

stello è diventato un museo e ospita

cezione museale diversa da quel-

attualmente il penultimo dei cinque

la a cui siamo abituati: all’interno di

musei dedicati da Reinhold Messner

spazi espositivi ottenuti coniugando

alla montagna.

in modo sobrio la struttura in pietra

60

Sci di Fondo

Si tratta del Museo Ripa la cui mis-

dell’edificio storico con moderni in-


Sguardo su Brunico dalla collina del castello - foto di Massimo Di Stefano

L’ingresso al castello foto di Massimo Di Stefano

serti di legno, una profusione di og-

to, familiare, statico, lasciato il quale

testo al quale Messner consegna la

getti di grande effetto estetico, belli,

il visitatore si trova proiettato nella

propria idea di conservazione della

strani, esotici, esercita sui visitatori un

cultura dei nomadi delle montagne;

montagna, un sintetico contributo al

impatto che nell’immediato è soprat-

qui tende, accessori, manufatti dei

dibattito sul destino delle terre alte,

tutto di tipo emotivo. La curiosità e

popoli nomadi del Tibet, del Medio

sempre in bilico fra le opposte tenta-

l’interesse storico ed antropologico

Oriente, della Mongolia vengono ac-

zioni di rifugiarsi nostalgicamente nel

arrivano in un secondo tempo, e tro-

costati in un’associazione ideale alle

passato o lanciarsi in modo acritico

vano risposta fondamentalmente negli

attrezzature dei pionieri dell’alpini-

verso la modernità: “Si parla spesso

stessi oggetti, perché l’unico supporto

smo, a modo loro anch’essi nomadi.

oggi del carattere genuino della cul-

didattico è costituito da scarne dida-

Le cantine del castello sono invece

tura di montagna, della sua autentici-

scalie e da piccoli pannelli esplicativi

il punto di partenza di un fantasti-

tà e delle sue tradizioni, dalle lontane

co viaggio che si conclude al primo

aree urbane gli ambientalisti e i pro-

piano attraverso la cultura dei tanti

tezionisti mettono in guardia contro

popoli residenti nelle zone montuo-

la svendita delle montagne. Ma loro

se di tutti i continenti, ciascuno con

stessi usano questo paesaggio cultu-

le proprie tradizioni e i propri costumi,

rale come fondale su cui proiettare la

documentati da una ricca collezione

loro concezione di mondo ideale.

appena visibili all’ingresso delle varie sezioni, suggerimenti per contestualizzare i materiali esposti, più che spiegazioni. E tutto ciò in armonia con l’idea che Messner pone alla base di questa realizzazione: “Mi preme ri-

velare un’opera di insieme che nasce dalla relazione tra il luogo storico, la situazione geografica e i singoli reperti raccolti. I reperti devono comunicare tra loro ed essere in grado di trasmettere informazioni allo spettatore, senza il bisogno di essere spiegati”.

di oggetti di uso quotidiano e artistici.

Il “ritorno alla natura” nella “ter-

La religione nelle montagne è il tema

ra natia” viene paragonato alla vita

del secondo piano, e qui, accanto ai

prima della rivoluzione industriale. Ai

reperti riguardanti le grandi religioni

loro occhi le regioni montuose devo-

dell’Asia e la cultura Inca del Suda-

no rimanere “vere, genuine” “come ai

merica, si possono visitare le stanze

vecchi tempi”.

dei principi vescovi, le uniche dove il

Le regioni montuose come musei,

castello conserva il suo arredamento

però, non possono sopravvivere. La

originario.

cultura di montagna può essere svi-

Il percorso espositivo inizia al piano

Se, durante la visita al museo, ci si

luppata in maniera slegata dal presen-

interrato in uno spazio allestito se-

sofferma nella sala dedicata alle espo-

te, ma tenendosi solo aggrappata al

condo la tradizione della casa rurale

sizioni temporanee e alle proiezioni, si

passato diventa sterile.”

dell’Alto Adige. Uno spazio confina-

ha l’opportunità di leggere un breve


QUATTRO GIORNI SULL’ALTIPIANO

La mancanza di neve non ha scoraggiato il Gruppo Età d’Oro in gita ad Asiago

Sul Manderiolo - foto di Claudio Santoro

di Claudio Santoro

ha utilizzato appieno le belle giornate

mazzo di fiori in memoria delle gio-

’Altipiano di Asiago e le sue

per calpestare il suolo così sacro per

vani vite stroncate dall’assurdità della

splendide montagne sono state

le vicende e il sangue versato durante

guerra e dove è stato osservato un

per quattro giorni, dal 27 al 30

la Prima Guerra Mondiale, narrate con

toccante minuto di raccoglimento e di

gennaio, la meta di un gruppo di qua-

maestria da Emilio Lussu nel suo ca-

preghiera.

rantacinque soci del GEO (Gruppo Età

polavoro Un anno sull’altipiano, non-

d’Oro) che coordina i Seniores della

ché dall’asiaghese Mario Rigoni Stern.

L

La successiva tappa è stata il Museo delle Carceri, dove sono esposte delle

sezione lecchese del CAI. Il primo giorno è stato dedicato alla

bellissime fotografie dedicate agli anni

Non è stata certamente la caren-

visita al maestoso Sacrario Militare,

della Prima Guerra mondiale e che il-

za di neve, caratteristica dominante

situato sul colle del Leiten, nei pressi

lustrano momenti di vita quotidiana

di questo strano inverno 2015/2016,

della cittadina; si tratta di uno dei più

delle popolazioni locali, insieme a foto

a intimidire il gruppo capitanato dal

importanti ossari militari, inaugura-

militari.

presidente Marcello Sellari e da Te-

to nel 1936 e dove riposano i resti di

renzio Castelli che, grazie anche al

oltre 54mila caduti, di cui ben 33mila

valido contributo degli alpini di Asia-

ignoti.

GEO

Poi, favoriti dal bel tempo e condotti dalla guida Massimiliano, sono

go e della guida locale Massimiliano,

62

Al Verena e al Manderiolo

Sotto la guida energica degli alpini

iniziate le scarpinate che in due di-

Enzo Biasia e Amerigo Baù della lo-

stinte giornate hanno avuto come

cale seziona dell’ANA, in fila per tre i

meta il Rifugio Verena (2020 m) e il

soci del GEO hanno raggiunto l’altare

Monte Manderiolo (2070 m); la fati-

dove la nostra Pinuccia ha deposto un

ca è stata ampiamente ripagata dagli


Il gruppo al Sacrario - foto di Claudio Santoro

splendidi panorami alpini e dai robu-

ti dalle dettagliate informazioni mer-

L’ultima giornata è stata infine de-

sti pasti consumati ai rifugi che han-

ceologiche e organolettiche fornite

dicata alla città, che ospitava il suo

no avuto come protagonisti i “bigoli”

da Massimiliano su quel formaggio e

mercato settimanale, e con i simpatici

e, ovviamente, l’”asiago”, il famoso e

sulle sue varie epoche e modalità di

saluti del sig. Alfredo dell’Hotel Milano

rinomato formaggio locale. Ad esso

stagionatura. Sempre Massimiliano ci

la truppa ha intrapreso la via del ritor-

è stata dedicata anche la visita ad un

ha fornito interessanti indicazioni sulla

no, iniziando a ragionare sulla prossi-

piccolo caseificio dove, chi ha voluto,

civiltà cimbra che ha segnato per lun-

ma uscita.

si è sbizzarrito in acquisti, arricchi-

go tempo la zona.

La nostre materie prime sono la base della nostra qualità.

A.G. Bellavite Missaglia (Lc) Via I° Maggio, 41 T. 0399200686 commerciale@bellavite.it

EDITORE

www.bellavite.it

#nutriamolamente


NELLA PANCIA DELLE FILIPPINE/2

Alla ricerca della congiunzione tra Sulpan e Male-ho


iamo a Barruz, villaggio già

S

Qui, gli obiettivi esplorativi sono

Matuguinao, sfuggito alla preceden-

nominato, a nord est di Cat-

molteplici ma il più importante dal

ti osservazioni perché collocato sul

balogan, ai bordi della giun-

punto di vista speleo subacqueo, è la

bordo della mappa. Il desiderio di pro-

gla selvaggia. Alle feste danzanti che

congiunzione tra la grotta di Sulpan e

varci, si risolve in un miraggio irrag-

si susseguono, se ne aggiunge una,

quella di Male-ho. Altri suggerimen-

giungibile: dissidi tra polizia, esercito

nella piazza centrale, esclusivamente

ti ci vengono forniti dalle popolazioni

e NPA (Nuovo esercito popolare), ci

per il nostro arrivo, evento insolito nel

locali che, come spesso succede in

sbarrano qualsiasi occasione e a nulla

defilarsi dei giorni. “Lando,” che nor-

tutti i luoghi del mondo, con la fan-

valgono molteplici incontri in diverse

malmente si dedica alle coltivazioni di

tasia attizzata dalla novità, narrano di

circostanze, con persone in contatto

cocco nei suoi campi, si improvvisa dj

gigantesche gallerie e fiumi roboanti.

con le fazioni in causa. La richiesta di

e sfrenato animatore. Nei giorni se-

Noi, analizzando le carte geografiche,

andare a vedere il fantomatico traforo

guenti, dimostrerà doti anche come

ci accorgiamo di un potenziale tra-

naturale, riceve un secco no. Il moti-

efficiente guida.

foro naturale idrogeologico, in zona

vo occulto è in realtà che quel trafo-

Gallerie a monte di Sulpan. Foto di Matteo Rivadossi

di Gigi Casati


Lando la guida. Foto di Matteo Rivadossi

Partenza sifone a monte di Sulpan. Foto di Matteo Rivadossi

ro, al momento, è utilizzato come via

ci infastidisce non poco. Tuttavia du-

e, dopo aver indossato le bombole e

di fuga o rifugio dai ribelli del NPI. Gli

rante il percorso delle gallerie, lo spi-

imboccato gli erogatori, sparisco sot-

amici del luogo, dal canto loro, con-

rito, allettato dalla morfologia fiabe-

to la superficie. Scendo con cautela

fermano il consiglio di non incammi-

sca delle rocce e tenuto allegro dalle

perché, la scarsa visibilità, impedendo

narci verso questa località pericolosa

chiacchiere scherzose dei compa-

di scorgere eventuali movimenti d’ac-

che, forse in futuro, sarà più tranquilla

gni, nasconde il conto del tempo che

qua all’interno del sifone, mi mantiene

e quindi accessibile.

scorre: improvvisamente raggiungia-

all’erta. A -5 m, inizio a percepire una

Tra un incontro e l’altro, una noce di

mo il punto d’immersione. Constatan-

corrente che limita la mia progressio-

cocco per merenda e del pesce sec-

do il diverso livello dell’acqua rispetto

ne. Mi sposto lungo la parete che ten-

co per pranzo, preparo le attrezzature

a quello che ricordiamo di avere visto

go alla mia destra, per usarla sia come

subacquee per raggiungere l’ingresso

nella spedizione del 2012, siamo per-

riferimento, sia come eventuale punto

a Sulpan dove non abbiamo nessun

plessi: nella galleria che vediamo ora

cui ancorarmi. Continuo per una quin-

impedimento politico tattico. In otto,

completamente asciutta, scorreva un

dicina di metri e la mia parete spa-

compreso il sottoscritto, portiamo i

fiume con rapide, che veniva inghiot-

risce all’improvviso, piegandosi in una

materiali per un’ora sul sentiero, poi ci

tito da un pauroso gorgo finale. Ana-

seconda galleria oppure un’ansa. La

dividiamo dai portatori che rimangono

lizzando la situazione, deduciamo che

visibilità ridotta m’impedisce di capire

ad aspettarci all’ingresso della grotta.

la galleria è un troppo pieno, cioè che,

e, dopo un attimo di esitazione, pro-

L’ingresso, ci accoglie con suggestivi

quando aumentano abbondantemen-

seguo sondando la forza dell’acqua,

controluce a fasci alterni dovuti alle

te i livelli dell’acqua, questa funziona

per esser sicuro di poterla sempre

irregolari erosioni della roccia. Abbia-

come sfogo superiore. In effetti nel

contrastare. Dopo 80 metri emergo in

mo un pozzo verticale di una ventina

2012 le piogge esterne furono molto

una zona aerea che però non sem-

di metri da scendere su corda, alla cui

abbondanti.

bra il salone del fondo di Male-ho, che

base, prima c’è uno scivolo argilloso

Proseguendo per una cinquantina

Pota mi ha descritto. Depongo l’at-

poi, un laghetto basso da attraversare,

di metri, si vede un laghetto, alla base

trezzatura e percorro la galleria. C’è un

la cui acqua, impregnandoci definiti-

di un pozzetto inclinato di un paio di

arrivo d’acqua da una piccola fessura

vamente i vestiti, anche se calda, 25°,

metri. La superficie è liscia come l’olio,

larga due metri, alta cinquanta cen-

la visibilità, meno di un metro: questo

timetri, che spara un impressionante

mi preoccupa perché, presi contempo-

getto in forte pressione. Se mi dovessi

raneamente, i due elementi, potrebbe-

trovare a monte di un tale passaggio

ro presentare qualche sorpresa legata

sarei aspirato come fossi un fuscel-

alla corrente dell’acqua. Entro in acqua

lo. Proseguo cancellandomi dalla testa

66

Speleologia


Barruz quartier generale. Foto di Joni Bonifacio

Barangay Camanoan. Foto di Matteo Rivadossi

questa terrificante idea; sulla sinistra,

50 centimetri perdo la sensazione

a proseguire e, allungando il collo, in-

trovo un fiume largo cinque metri e

della corrente, per cui non posso es-

travedo, sopra la cascata, un cono de-

alto più o meno cinquanta centimetri

sere nella direzione giusta. Torno un

tritico e un salone che mi piacerebbe

che scorre impetuoso su una rapida

po’ indietro, risolvendomi a passare in

credere siano il posto descrittomi dal

fino a ritorcersi verso il sifone da dove

quella che sembra la fessura più gran-

Pota.

arrivo. Fortuna vuole che quest’anno

de. La corrente, veramente forte, vuo-

Sistemo lo svolgi sagola e vedo la

le piogge siano state scarse e il regi-

le respingere il mio attacco ma, con

mia pinna galleggiare per un attimo

me di secca, ha lasciato che arrivassi

cocciutaggine, tirandomi appigliato

in preda al movimento della corrente,

fino a qui senza dovere lottare contro

alla roccia viva, vinco l’uscita dalla fes-

la afferro al volo e mi accorgo che il

una corrente impetuosa e vogliosa di

sura. Facendo attenzione di non es-

lacciolo si è rotto: la terrò in mano al-

ghermirmi. Guadato il fiume e risalito

sere aspirato in altri più angusti pas-

meno fino alla galleria asciutta dove in

qualche metro di dislivello, raggiungo

saggi, mantenendomi contro corrente,

tutta comodità potrò sistemarla. Testa

un secondo sifone. Tornerò a prende-

proseguo fino a percepire un rumore

sott’acqua seguo con molta attenzio-

re le attrezzature per continuare. La

di cascata, che significa vicina la fine

ne il mio benedetto filo, alle fessure mi

galleria asciutta è di circa 50 metri di

del sifone.

attacco alla lama di roccia che divide

sviluppo e, in breve, sono pronto per la

Riemergo, non senza difficoltà ma

il mio passaggio da non so cosa, e mi

con sollievo, alla base di una casca-

lascio trascinare dalla corrente fino a

ta alta un paio di metri, che versa

quando non sono dentro la galleria da

un’impressionante massa d’acqua: il

me sagolata. Seguo il filo tenendolo

La solitudine è una compagna silen-

filo d’Arianna che fisso sulla parete, mi

in mano, perché è l’unico, solo rife-

ziosa che mi aiuta a osservare den-

dice che ho percorso 90 metri. Nel la-

rimento che mi può far tornare dai

tro e fuori di me senza distrazioni, mi

ghetto dove sono giunto, non ci sono

miei amici in superficie. Nella zona

aiuta a guidare i pensieri e le paure

né spiaggette né massi dove accomo-

aerea, aggiusto il lacciolo della pinna

infondendomi la tranquillità di avere

dare le bombole per provare ad ar-

e riprendo il percorso nel primo sifo-

solo me stesso cui badare, consape-

rampicarmi sulle pareti scoscese. Per-

ne. Anche se all’andata non ho avuto

vole dei limiti.

dere l’attrezzatura o parte di essa qui

problemi nel contrastare la corrente,

seconda immersione. Compagna solitudine

Sott’acqua mi tengo vicino alla pa-

significherebbe, se va bene, aspettare

rete di destra e, avanzando, arrivo

non meno di dieci giorni che qualcu-

dove la corrente è molto forte: sem-

no si organizzi per venirmi a cercare,

bra fuoriuscire da fessure; spostan-

con i rischi altissimi, nell’attesa, di piene

domi a sinistra senza vedere oltre i

causate dalle piogge. Dunque rinuncio

Speleologia

67


Laghetto iniziale a Sulpan . Foto di Matteo Rivadossi

un po’ di apprensione per il rientro c’è

giunzione porterebbe questo sistema

appoggiare gli erogatori, le bombole

sempre, e rimango vigile a ogni sen-

al secondo posto tra le grotte più lun-

e il resto dell’attrezzatura che non sia

sazione finché riemergo finalmente

ghe delle Filippine.

disastrosamente coperto da una mas-

dal lago dove tutto è iniziato. La de-

Purtroppo la squadra incaricata della

sa fangosa, per cui metto al riparo per

scrizione del salone con la cascata si

verifica, constata che la sala finale da

quanto possibile il tutto appoggiando

conclude con la decisione di mandare

me raggiunta, non è quella del fon-

le cose sui sacchi speleo del trasporto.

il giorno dopo una squadra al fondo

do di Male-ho: dobbiamo provare la

Quando mi avvicino all’acqua, spro-

di Male-ho per vedere se c’è traccia

congiunzione in altri punti. Se Simon

fondo nella fanghiglia fin oltre il gi-

del mio filo.

fosse ancora con me, insieme avrem-

nocchio e, appena posso, mi allungo

mo potuto affrontare la cascata, ma in

cautamente nello specchio d’acqua.

solitaria, il rischio è troppo alto.

Appena la testa è sotto la superficie

Gallerie e dietro front I chilometri esplorati e topografati

Dopo avere attentamente osservato

non vedo più niente: cinquanta centi-

aumentano: ogni sera, a tavolino ag-

la cartina topografica, con la relativa

metri di visibilità sono utopia. Procedo

giungiamo i nuovi risultati. La grot-

idrografia, concludiamo che l’opzione

in avanti tenendomi come consuetu-

ta di Sulpan supera i 13 km e quella

più promettente sia entrare nel sifo-

dine, vicino a una parete molto liscia

di Male-ho raggiunge i 10 km: una

ne a monte di Sulpan. La galleria che

e la sensazione di girare in tondo mi

s’inoltra in direzione, è agevole solo

preoccupa: non essendoci appigli sui

nel tratto iniziale poi, oltre una serie

quali fissare il filo, la condizione è al

di laghetti, il cammino diventa note-

limite. Dopo avere svolto il filo dallo

volmente fangoso e l’ambiente tetro.

svolgi sagola per una quarantina di

Al sifone non c’è un posticino dove

metri, raggiungo un posto dove, oltre

68

Speleologia


che perdere il contatto con la parete

una patina ghiacciata e noi, non es-

sulla corda con la maniglia autobloc-

alla mia destra, ho la strana sensazio-

sendo attrezzati con ramponi, siamo

cante. Entro in acqua e non credo ai

ne di essere trasportato dalla corrente.

in difficoltà non solo a camminare ma

miei occhi: la visibilità è finalmente

Non sono in grado di capire in qua-

anche a rimanere fermi in piedi. La

buona, 7-8 m. Scendo il pozzetto ini-

le direzione questo fluido fangoso e

grotta di Male-ho, termina al fondo

ziale verticale fino a -7 m poi, a un

buio che mi circonda stia scorrendo

con tre sifoni: uno attivo nel quale non

bivio, scelgo ovviamente la galleria più

perciò la saggezza della rinuncia e la

si può accedere perché una notevole

ampia; finalmente posso vedere dove

percezione alta del pericolo, m’impon-

massa d’acqua vi penetra con corren-

dirigermi e la galleria che percorro, è

gono il dietro front.

te in favore, un secondo più a valle che

per dimensioni, degna di tutte quel-

Per realizzare la tanto agognata

inizia sul fondo di un lago nero, e un

le aeree che ho percorso prima, cioè

giunzione delle due grotte non resta

terzo, ancora più a valle che chiude

larga oltre dieci metri e alta almeno

altro che cambiare strategia esplora-

definitivamente i passaggi aerei.

cinque. Niente corrente e mentre i

tiva, abbandonando i più “sicuri” sifoni

Scelgo l’ultimo, ma adotto per pre-

miei 100 metri di corda terminano, la

a monte di Sulpan e saggiare quelli a

cauzione, contro una eventuale cor-

galleria continua. Nasce il dilemma se

valle di Male-ho.

rente in favore, una tecnica diversa

andare avanti usando il filo d’Arianna,

I giorni passano e ormai ne man-

rispetto alle altre immersioni. Utilizzo,

o tornare. Calcolando il gas residuo

cano solo tre per completare il nostro

al posto del filo d’Arianna da 2 mm,

nelle bombole, è più sicuro rientrare.

sogno.

una corda speleo da 8 mm, lunga 100

Non sono del tutto solo: mi fanno

Per raggiungere l’ingresso di Male-

m e sopra la muta aggiungo la mia

compagnia alcuni pesci bianchi depig-

ho, il sentiero nella giungla è lungo il

imbracatura con gli attrezzi di risalita

mentati e una grossa anguilla. All’im-

doppio, circa un paio di ore di tempo

della speleologia: nel caso mi trovas-

bocco della galleria più piccola non

per arrivare. La pioggia ha trasformato

si trascinato via dalla corrente, avrei

resisto alla voglia e mi ci infilo: dopo

il fango che ricopre tutto il terreno in

la possibilità di contrastarla risalendo

un breve tratto anche lei si allarga alle

Gallerie a valle di Sulpan. Foto di Matteo Rivadossi


Sentiero in direzione di Camonoan. . Foto di Matteo Rivadossi

Lago nero al fondo di Male-ho. Foto di Matteo Rivadossi

dimensioni di una decina di metri di

che risale in superficie né il collega-

diametro per tre-quattro metri di al-

mento fra le due gallerie.

Nella piccolissima barangay Camonoan sorta vicino all’ingresso della

tezza. L’acqua trasparente dopo una

I giorni rimasti sono pochi e il de-

grotta, dove riposiamo prima di ri-

settantina di metri inizia a intorbidir-

siderio di non lasciare nulla in sospeso

prendere il cammino verso la “civiltà”,

si. Le due gallerie potrebbero essere

mi spinge a provare tutto il possibile,

sentiamo degli spari. Verremo a sa-

comunicanti ma al momento non tro-

così, con l’aria che ancora mi è rimasta

pere che un ragazzo è stato preso a

vo il passaggio. Torno. Uscendo dalla

nelle bombole, faccio una prova nel si-

fucilate e poi finito a colpi di machete

grotta, di comune accordo, a parte le

fone del lago nero. Ingresso non facile

perché ritenuto spia dell’esercito.

bombole che vanno ricaricate, lascia-

ma con l’aiuto degli amici, possibile.

Il viaggio del ritorno per raggiun-

mo tutto il resto.

Una sessantina di metri di percorren-

gere il volo Manila-Milano è pieno

za e un’uscita poi in una sala aerea,

d’inconvenienti provocati dai mezzi di

non quella che cerco che chissà dove

trasporto scalcinati o inesistenti che

Il giorno seguente, la pioggia tor-

si trova. Continuo ancora un po’ in un

fanno temere di non riuscire a rien-

renziale mi fa temere per le attrez-

secondo sifone ma stavolta l’aria delle

trare nei giorni previsti, ma tutto perde

zature lasciate al sifone: un’eventua-

bombole al limite della ragionevolez-

d’importanza davanti al dramma an-

le piena significherebbe perderle. La

za e la corda che finisce chiudono il

goscioso di vedere un bimbo, sul lato

pioggia che ci bagna però ci aiuta a

capitolo esplorativo. Con sacche che

opposto della carreggiata che stiamo

sopportare meglio la calura del sole,

pesano non meno di 15 kg e in fret-

percorrendo, investito da un’auto, con

mentre le gocce d’acqua scorrono

ta e furia usciamo dalla grotta dove

il fratellino sopra di lui che cerca di

mescolandosi alle gocce di sudore.

alla luce del giorno, i portatori che ci

proteggerlo, nell’indifferenza totale.

Verificato che non ci sono forti cor-

aspettavano ci offrono noci di cocco

renti, per l’immersione stavolta uso il

per dissetarci.

Tentativi

Quando siamo a casa rimane l’orgoglio delle esplorazioni impegnative

filo d’Arianna, ma la sacca con la corda

Le grotte, i sifoni, il fango, le piogge

compiute, accompagnato dai ricordi

la porto ugualmente. Dopo 200 metri

fanno parte dell’essenza della natu-

dell’amicizia fra noi compagni di av-

totali di galleria, alla profondità massi-

ra che può apparire ostile ma rimane

ventura, delle proficue esperienze nate

ma -13 m, non trovo né un passaggio

neutra nella sostanza, anche se a noi,

incontrando persone nuove e dalle

che vogliamo sfidarla per conoscerla

emozioni che ci hanno ora esaltato

meglio, a volte può apparire nemica.

ora turbato e che, speriamo, ci diano

Diverso è per la condizione umana

una marcia in più per crescere.

70

Speleologia

che non perde occasione per dimostrare crudeltà in molte occasioni.



ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA

Club Alpino Italiano Sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Il 18.3.2016 si è svolta a Lecco,

Pedeferri (scrutatori).

Pirovano Alberto​ Pozzi Carla

presso la Sede A.P.I, l’Assemblea Ge-

La relazione del presidente Emilio

nerale ordinaria dei soci del CAI se-

Aldeghi è stata approvata all’unanimità.

Riva Daniele

zione di Lecco. I punti all’ordine del

La relazione finanziaria del tesoriere

Riva Tiziano

giorno erano i seguenti: ​ 1. Elezione del Presidente dell’Assemblea e di un Segretario dell’Assemblea, e degli scrutatori. 2. ​Relazione morale del Presidente di sezione per l’anno 2015; discussio-

e dei revisori dei conti è stata appro-

Santoro Claudio

vata all’unanimità con un astenuto.

Spreafico Andrea

Le quote associative per il 2016 sono state ratificate all’unanimità.

Spreafico Matteo​ Valsecchi Stefania​ ​ ​

L’assemblea e le votazioni si sono chiuse alle 22,45.

ne e votazione

Componenti Collegio dei Revisori

3. Relazione finanziaria: presenta-

Lo scrutinio dei voti è stato effet-

zione del Bilancio consuntivo 2015 e

tuato il giorno 19.3.2016 presso la

Buizza Mario

del Bilancio preventivo 2016; relazio-

sede del CAI Lecco

Lo Bue Barbara

ne del Collegio dei Revisori dei Conti

Votanti (di cui 89 con delega): 248​

per il 2015; discussione e votazione.

Schede valide​: 243

4. ​ Elezione dei consiglieri e dei

dei Conti per il triennio 2016-2018

Panzeri Mauro

Schede bianche o nulle: 5

Revisori dei conti e dei Delegati se-

Di seguito in ordine alfabetico l’e-

zionali; presentazione dei candidati;

lenco dei soci eletti nei vari organismi:

Delegati alle Assemblee Nazionali e Regionali del CAI per l’anno 2016 Aldeghi Emilio

apertura votazioni.

Ciresa Giuseppe

5. Relazioni dei responsabili di settore sulle attività svolte nel 2015 6. Approvazione delle quote asso-

Componenti Consiglio Direttivo Sezionale per il triennio 2016-2018

Ferrario Giuseppe Orlandi Giuseppe

ciative per l’anno 2016

Arrigoni Silvano​

Pirovano Alberto

7. Varie ed eventuali

Baruffini Adriana

Pullano Domenico

Cecchini Arianna

Spreafico Andrea

Hanno partecipato all’assemblea 248 soci di cui 89 per delega. Su proposta del presidente uscente della sezione, l’assemblea ha nomi-

Colombo Daniele Giudici Marco

I verbali dell’assemblea sono con-

Locatelli Giuseppe

sultabili in toto presso la segreteria

Molteni Stefania

della sezione.

nato per acclamazione all’unanimità Giuseppe Maniglia come presidente dell’assemblea, Ambrogina Farina come segretario e come componenti della Commissione elettorale Claudio Milani (presidente), Luigi Canzi, Giuseppina Corti, Lucia Manente, Marco

72

Appuntamenti

Il nuovo Consiglio Direttivo del CAI Lecco, riunitosi il 30 marzo 2016, ha proceduto per votazione al conferimento delle cariche istituzionali. Sono stati eletti, tutti con 14 voti e una scheda bianca: Presidente​ Alberto Pirovano Vicepresidente​ Tiziano Riva Tesoriere​ Arianna Cecchini


SEI ANNI IN VETTA

La relazione del presidente uscente all’assemblea del 18 marzo di Emilio Aldeghi*

E’

certamente cosa comune per

la forza per tenere duro in quei mo-

per poter mantenere e concretizzare

menti in cui le cose si fanno difficili.

quanto avevamo iniziato a costruire.

tutti partire con un traguardo

Parlavo di collaborazione all’interno

Non posso non partire dallo sto-

lontano e, una volta raggiun-

della sezione, di creazione di rapporti

rico lavoro svolto dai Gruppi e dalle

to, viverlo come fosse stato un soffio

sempre più stretti con le istituzioni, di

commissioni sezionali: Alpinismo Gio-

di vento. Per poter dare concretezza

apertura verso il mondo associativo a

vanile, Gruppo Età D’oro, Sci di fondo

al tempo trascorso occorre cercare di

noi esterno, della ricerca di visibilità in

escursionismo, Sci alpinismo, Spele-

ripercorrere il lavoro svolto e rivivere

città attraverso proposte culturali ca-

ologia, la Scuola di alpinismo, le gite

gli sforzi fatti per tentare di raggiun-

paci di mettere nell’oggetto la monta-

sociali, il settore cultura in generale

gere gli obiettivi che mi ero prefissato.

gna e le sue peculiarità.

con particolare rifermento al museo

Ho deciso sei anni fa di provare ad

La partenza è stata da subito in sa-

della montagna presso la Torre Vi-

iniziare l’avventura della presidenza

lita; il rinnovo dei contratti di gestione

scontea, la redazione del notiziario, la

del CAI Lecco. Avevo partecipato alla

dei rifugi ed in particolare la manu-

partecipazione a un progetto interreg

vita della sezione come consigliere e

tenzione del rifugio Lecco hanno as-

Italia-Svizzera, con una serie di atti-

come presidente dell’alpinismo giova-

sorbito le mie prime energie ma mi

vità incentrate sulla figura di Antonio

nile. Queste esperienze mi avevano

hanno fatto intravedere collaborazioni

Stoppani. La meticolosità organiz-

trasmesso l’immagine di una sezione

e disponibilità di alto profilo morale e

zativa, la capacità degli istruttori e la

statica, troppo appoggiata alle pur no-

professionale. Poi pian piano, cercando

bellezza delle proposte ci hanno con-

tevoli ed interessanti attività e fonda-

anche di mettere a frutto mie pas-

sentito di vedere mantenuta un’ottima

mentalmente chiusa su se stessa.

sate esperienze, ho iniziato a fissare

partecipazione, così come piano piano

Stavo maturando un interesse verso

dei percorsi tesi verso quella crescita

sono aumentati i soci della sezione.

la vita della sezione che andava oltre

sezionale che mi ero immaginato. Na-

Non era così scontato in un periodo

la semplice frequentazione e volevo

turalmente nel portare avanti qualsiasi

come quello che stiamo vivendo ricco

avere la possibilità di ridare impulso

discorso occorre avere il sostegno e

di incognite economiche e lavorative.

a questa nostra associazione che ha

l’approvazione dell’organo principa-

Occorre ad onor del vero segnalare

rappresentato, rappresentava e rap-

le del CAI che è il consiglio direttivo

anche la decisione, da parte dei di-

presenta una grande risorsa per il

sezionale. Dopo un primo periodo di

retti interessati, della chiusura di due

territorio lecchese. Non bastava però

diffidenza da parte di qualche con-

esperienze interessanti quali quelle dei

essere una voce critica, occorreva

sigliere, dettato soprattutto dalla non

Montagnari legati a filo doppio con lo

dimostrare, almeno nelle intenzioni,

conoscenza del sottoscritto, il dialo-

sci alpinismo e quello del gruppo Sal-

che migliorare era possibile. La con-

go si è fatto sempre più costruttivo,

tafoss con la proposta della mountain

seguenza logica di questi pensieri è

certamente ricco, come deve essere,

bike.

stata la discesa in campo per guidare

di posizioni anche differenti ma im-

Ma se ci sono state iniziative che

l’associazione. Con un pizzico di for-

portanti per mantenere nella corretta

hanno deciso, almeno momentanea-

tuna, per il rotto della cuffia, sono sta-

rotta la vita della sezione.

mente, di sospendere la propria attivi-

to eletto presidente per i miei primi tre anni di mandato. Ho presentato un programma forse ambizioso ma fortemente voluto

Contrariamente alla prima, la secon-

tà, è bello anche dare evidenza che il

da elezione ha visto tutti i consiglieri

gruppo autonomo dei Beck, dedito alla

concordi nel darmi il sostegno per il triennio che si sta concludendo.

perché credo ancora che solo con

Partire con questa considerazio-

obiettivi alti e stimolanti si può avere

ne era certamente il miglior stimolo

Appuntamenti

73


Antonio Stoppani, del 1888. Non è mancata la riproposizione del

Nel frattempo siamo riusciti a fare

Raduno del CAI Lecco ed il notevole

eleggere persone della nostra sezione

sforzo per allestire, in collaborazio-

in ambito regionale. Al prossimo con-

ne con la Fondazione Cassin, l’evento

siglio l’onore e l’onere di portare nostri

Monti Sorgenti, una rassegna che sta

soci nel consiglio nazionale.

raccogliendo il consenso unanime del

Altro piccolo seme piantato è lo

mondo della montagna in un confine

sforzo di far nascere una nuova sotto-

che ha superato di gran lunga lo spa-

sezione legata al CAI Lecco. I presup-

zio locale.

posti ci sono ma occorrerà lavorarci

Certamente e giustamente in sordina è stato il lavoro dei vari gruppi nel sostenere momenti di solidarietà.

Emilio Aldeghi

di imprescindibile importanza.

con costanza, senza fretta, attraverso un dialogo franco e rispettoso. Se ho lavorato bene o male sare-

E’ con orgoglio che posso dire che il

te voi a valutarlo, certamente ci ho

CAI di Lecco è diventato interlocutore

messo passione e impegno. Ho de-

importante sia verso le istituzioni che

ciso di non mettermi in lista come

nel rapporto con tante altre associa-

consigliere non perché voglio abban-

zioni.

donare la barca, tutt’altro: ritengo che

La vita della sezione si è più volte

nuove forze possano essere portatrici

manutenzione dei sentieri e ad altre

animata con piccole feste organizzate

di nuovi stimoli. Il mio supporto se ri-

attività di sostegno sociale, ha deci-

dai vari gruppi. Forse per conoscer-

chiesto non mancherà assolutamente.

so di costituirsi come commissione

ci meglio si potrebbe provare a fare

In ogni caso, se eletto, porterò avanti

sentieri del CAI Lecco. Naturalmente

festicciole tra i gruppi. Pensateci. Nel

come delegato il rapporto istituzionale

la commissione non è un nucleo chiu-

frattempo abbiamo

con il CAI Regionale e Centrale.

so ed ogni forma di partecipazione

discreta risposta proponendo una

Ringrazio le tante persone che mi

dei soci è quanto mai gradita perché

volta al mese in sezione la proiezione

hanno aiutato; se le elencassi farei

questa è un’attività che riveste un’im-

di film che hanno visto coinvolti an-

solo un torto a qualcuno dimentican-

portanza fondamentale per il territorio

che autori locali. Ottimamente valu-

dolo. Diciamo che ho sentito un corpo

e i cui intenti sposano in pieno la filo-

tati sono stati i film prodotti dal CAI

associativo respirare insieme.

sofia del Club Alpino Italiano.

Lecco, distribuiti sul canale on demand

Fra le iniziative editoriali ricordo il

riscontrato una

della Gazzetta dello sport .

Però non vorrei dimenticare chi in questo momento non c’è più o sta

libro Un sentiero lungo 50 anni, dato

Grande apprezzamento da parte di

soffrendo. Per gli amici che abbia-

alle stampe in occasione del 50° del

tutti i soci è sempre stato rivolto alla

mo incontrato sulla nostra strada e ci

gruppo di Alpinismo Giovanile, la pub-

nuova versione della rivista sezionale.

hanno salutato chiedo un momento di

blicazione del volume Sulle tracce di

Ci sono anche iniziative che stanno

silenzio e con questo un ultimo gran-

Antonio Stoppani. Percorsi fra monta-

germogliando e che spero possano

gna, scienza ed arte in Lombardia e

essere portate a frutto da parte del

Canton Ticino, che ha accompagnato

nuovo Consiglio e della nuova presi-

l’omonima mostra, nonché la riedi-

denza del CAI Lecco. Mi riferisco al

zione di importanti documenti storici,

gruppo di lavoro intersezionale che

come la Guida-itinerario alle Prealpi

vede attualmente unite le sezioni di

Bergamasche con prefazione del prof.

Lecco, Valmadrera, Mandello e Calolziocorte. Poter discutere insieme su

74

Appuntamenti

temi propri dell’associazione CAI e riuscire a portarli nelle sedi decisionali a livello regionale diventerà sempre più

de grazie a tutti. *Presidente CAI Lecco “Riccardo Cassin”


L’ALPINISMO E’ QUI

L’appuntamento di maggio con “Monti Sorgenti”

“M

onti Sorgenti” è una

regista lecchese Nicoletta Favaron e

ni e il momento letterario dedicato

rassegna nazionale de-

prodotta dal Cai Lecco.

al libro Montecristo-Dentro i segreti

dicata alla montagna

In tema di storia dell’alpinismo non

della natura selvaggia di Marco Albino

organizzata dal Club Alpino Italiano,

poteva mancare l’ormai tradiziona-

sezione di Lecco, e dalla Fondazione

le mostra itinerante che questa volta,

In chiusura, la giornata riservata ai

Riccardo Cassin. Ogni anno propone in

curata da Matteo Manente, racconta

più giovani sulle pendici del Resegone,

città una settimana di eventi, mostre,

l’amicizia fra Esposito, Tizzoni e Cas-

nei pressi della baita del gruppo se-

serate e incontri.

sin attraverso le loro scalate più si-

zionale di Alpinismo Giovanile.

Ferrari.

Il tema innovativo del 2016 è la

gnificative e importanti, mentre stralci

Un cenno infine alla musica che

creatività, interpretata da atleti e clim-

delle mostre storiche realizzate per le

accompagna alcuni eventi: l’orche-

ber (fra questi il trail runner spagno-

precedenti edizioni di Monti Sorgenti

stra del liceo musicale G.Grassi, per la

lo Pablo Criado Toca e l’esploratore

sono ospitate da alcuni bar del centro,

proiezione del film “Prima il dovere”, la

Danilo Callegari), protagonisti a livello

nell’ambito dell’iniziativa “Aperitivo on

musica dal vivo del pianista jazz Mar-

internazionale, le cui imprese al limite

the rocks”.

co Detto al Teatro della Società, e il

dell’estremo hanno saputo coniugare

Riproposti per il secondo anno i due

duo Luca Pedeferri – Lello Colombo

l’alpinismo con altre discipline o decli-

concorsi nazionali “Grignetta d’Oro”,

che, come da tradizione, ravviva l’i-

narlo in ambienti inusuali.

riservato ai migliori protagonisti del

naugurazione della mostra storica.

Ma creatività anche nell’arte della

panorama verticale italiano, e “Lec-

fotografia, con gli emozionanti ritratti

co eXtra-Corti Contest”, dedicato ai

di alpinisti del celebre fotografo Giu-

nuovi linguaggi cinematografici che

lio Malfer, e dei film con la storia di

caratterizzano il mondo del web.

Dino Piazza, protagonista di un’inedita

Da ricordare anche il convegno su

pellicola, “Prima il dovere”, firmata dalla

attualità e prospettive dei rifugi alpi-

www.montisorgenti.it

Il Fitz Roy di Bruno Biffi 23 febbraio 1976: Casimiro Ferrari e Vittorio Meles raggiungono la vetta del Pilastro Est del Fitz Roy, in Patagonia. Al confine fra Cile e Argentina. Gli altri componenti della spedizione sono Floriano Castelnuovo, Gianluigi Lanfranchi, Guerrino Cariboni, Gianni Stefanon, Amabile Valsecchi, Franco Baravalle, Giacomo Pattarini e Giovanni Arrigoni. Una scalata di 1500 metri su roccia granitica che “per Casimiro è la salita più bella, la più difficile”(CAI LECCO, 120 anni). A quarant’anni di distanza, il 19 gennaio 2016, i Ragni Matteo della Bordella e David Bacci effettuano la prima ripetizione. Alla via dei Ragni al Fitz Roy, Bruno Biffi dedica l’incisione realizzata per la sesta edizione di Monti Sorgenti e stampata in un numero limitato di copie. L’artista conferma con questo lavoro il suo impegno a favore di Monti Sorgenti, iniziato già con la prima edizione della rassegna. Anno dopo anno, le sue montagne incise, riprodotte sulla copertina della brochure, sono diventate una sorta di simbolo, di icona della manifestazione.

Il Fitz Roy nell’incisione realizzata da Bruno Biffi per Monti Sorgenti 2016

75


RECENSIONI RICORDANDO MARCO ANGHILERI di Renato Frigerio L’autore, un giornalista che, oltre a saper tutto dell’alpinismo, se ne è anche follemente innamorato, traccia il cammino alpinistico del giovane lecchese che ha perso recentemente la vita precipitando da una parete del Monte Bianco, proprio quando si trovava a poche bracciate dal raggiungere la prestigiosa conquista della prima solitaria invernale della via “Bardill” al Pilone Centrale del Freney, che aveva lungamente sognato. È forse indispensabile, prima di accingersi alla lettura del suo corposo volume, percepire qualcosa dello scrittore e dello stesso protagonista, dedicando un po’ di tempo alla consultazione riflessiva del capitolo conclusivo. Anzi, è proprio necessario partire da lì, dove viene espressa magnificamente la concezione profonda che alberga nel cuore e nella mente di Giorgio Spreafico riguardo all’alpinismo e alla montagna, e dove viene pure messa a fuoco la reale personalità di Marco Anghileri. Fatto questo, si potrà chiaramente comprendere come l’avvincente particolarità che prende risalto nel lungo racconto abbia origine in gran parte dall’armonioso rapporto di amicizia che ha legato entrambi i personaggi. L’autore ha ritenuto importante e decisivo anche inquadrare la storia del quarantunenne alpinista, dal tratto giovanile sia nel suo aspetto fisico come nelle sue espressioni caratteriali, nell’ambito dell’eccezionale tradizione alpinistica dell’ambiente dove è nato e cresciuto, tanto nel riferimento familiare che in quello notoriamente importante del territorio lecchese. Sono tutti elementi che vengono trattati con rara competenza e con una partecipazione che risulta palpabile ad ogni pagina, grazie ai quali il volume riesce a catturare l’interesse del lettore lungo un percorso esistenziale costituito da episodi avvincenti, spesso emozionanti e toccanti, pur nella semplicità di un ragazzo straordinario che non si dava mai nessuna importanza. Ognuno dei cinquanta capitoli prosegue con una logica continuità biografica, ma nello stesso tempo risulta esaustivamente completo in se stesso, quasi fosse un articolo che può venire letto indipendentemente dal resto. Potrebbe sembrare un indovinato accorgimento per alleggerire una lettura di ben cinquecento pagine, consentendo di farle scorrere a più riprese: a condizione di non esserne stati prima contagiati, al punto tanto coinvolgente da non resistere al fascino di continuare a seguire immediatamente le vicende che si susseguono. Giorgio Spreafico La scala dei sogni Teka Edizioni, Lecco, 2015

LA CREATIVITA’ DELLA GENTE DELLA VALSASSINA di Renato Frigerio È di conforto in questi tempi prendere atto dello sforzo editoriale dell’editrice A.G. Bellavite di Missaglia, che è riuscita a portare a termine brillantemente un progetto grandioso e ambizioso, nell’intento di riportare alla memoria, soprattutto per le ultime generazioni, le origini dell’inventiva e dell’attitudine manifatturiera della gente che ha creato i presupposti del benessere riscontrabile nel territorio lecchese. Questo progetto, coordinato da Giacomo Camozzini, è stato realizzato attraverso la produzione di una corposa quadrilogia che, per poter offrire un quadro completo del tema così come è stato concepito, dovrebbe essere presa in considerazione nel suo insieme, anche se ogni singolo volume dell’opera può riuscire a soddisfare pienamente chi è invece interessato semplicemente all’approfondimento di uno specifico argomento. Quattro volumi annunciati come “un itinerario delle mani, della mente, del cuore, con immagini inedite e storie antiche”, redatti, a cura di autori particolarmente competenti e appassionati negli specifici settori, con il medesimo impegno di offrire ai lettori i sorprendenti risultati di un’approfondita ricerca storica, che si è spinta fino al punto dove le diverse vicende sono state colte nella valida documentazione cui si fa riferimento, e che viene accreditata dalla ricchezza delle immagini riprodotte a corredo.

Angelo Sala, Giacomo Camozzini, Domenico Flavio Ronzoni Cento anni di sci in Valsassina – Quando la Lombardia ha messo gli ski Pierfranco Invernizzi, Matteo Lambrugo, Marco Tizzoni Memorie dal sottosuolo – Per una storia mineraria valsassinese

76

Pietro Buzzoni, Giacomo Camozzini, Ruggero Meles Alpinismo pioneristico – Tra Lecco e Valsassina

Recensioni

Pietro Buzzoni, Giacomo Camozzini, Michele Corti Arte casearia e zootecnica – Tradizioni da leggenda in Valsassina A.G. Bellavite, Missaglia, dicembre 2015-2016


LA FLORA DEL MONTE BARRO di Adriana Baruffini La ricchezza floristica del Monte Barro è stata oggetto di numerose pubblicazioni specialistiche (ricordiamo fra queste il volume di Giovanni Fornaciari pubblicato nel 1986 e giunto alla terza edizione nel 1994), che ne hanno illustrato le specie endemiche, i relitti glaciali, l’eccezionale biodiversità e tutte le caratteristiche grazie alle quali il parco del Monte Barro è stato incluso dall’Unione Europea fra i Siti di importanza comunitaria per le emergenze botaniche. L’ultimo lavoro sull’argomento è questo libretto che si distingue per il suo carattere divulgativo, pur non rinunciando al rigore scientifico, con il pregio di poter essere portato nello zaino durante le escursioni e utilizzato come guida al sentiero botanico “Giovanni Fornaciari” al quale è dedicato un capitolo. Dopo alcune pagine introduttive di inquadramento territoriale, la parte più corposa del libro è costituita dalle schede delle specie classificate in base all’ambiente che ciascuna di esse predilige: vegetazioni rupestri, prati, arbusteti, boschi. A ciascun ambiente è associato un colore. Le schede, corredate da fotografie, sono organizzate in ordine alfabetico, secondo il nome scientifico della specie, e informano su famiglia di appartenenza, distribuzione, periodo di fioritura, forma della pianta. La corrispondenza fra nome scientifico e nome volgare è reperibile in un elenco alfabetico esaustivo che occupa le ultime pagine del libro, appena prima di una ricca bibliografia di approfondimento.

Federico Bonifacio, Guido Brusa, Mauro Villa Alla scoperta della flora del Monte Barro. Un parco da vivere A.G. Bellavite editore, Missaglia, dicembre 2015

L’ANELLO INTORNO AL NANGA PARBAT di Adriana Baruffini Nanga Parbat, ”la montagna nuda” o Diamir, “la regina delle montagne”, sono i due nomi con i quali le popolazioni locali di lingua urdu chiamano questo imponente ottomila, situato interamente in territorio pakistano al limite occidentale della catena himalayana. Le sue tre grandi pareti, Rupal, Diamir e Rakhiot, sono tra le più imponenti del mondo, superando i 3000 metri di sviluppo che diventano 4500 nel caso del Rupal. Paola Favero, alpinista appassionata, scrittrice di montagna e forestale, ha percorso un trekking che, unico tra tanti,”gira attorno al Nanga Parbat quasi chiudendo un cerchio, passando sotto le grandi pareti che ne hanno raccontato la storia alpinistica, ma incontrando anche villaggi, foreste, fiumi, ghiacciai, campi … e poi alberi, fiori, occhi di bambini, canti, fuochi, leggende…”. Il libro è una narrazione di questo viaggio, condotta su un registro essenzialmente poetico, dove a parlare sono soprattutto le immagini, con solo brevi commenti per comunicare impressioni, sensazioni, sentimenti, elementi appartenenti alla sfera del sogno. Ci sono fotografie che alternano visioni di pareti, ghiacciai, passi, villaggi, ambienti naturali ricchi di fiori e di alberi, a ritratti di persone e soprattutto di volti. E poi ci sono i disegni realizzati con mine e matite nere e colorate dalla mano sapiente di Luisa Rota Sperti, qualche volta in connubio con le fotografie. Nella prefazione scritta da Kurt Diemberger si legge in proposito: I disegni e le pitture di Luisa Rota Sperti svelano un mondo non classificabile ed è questo che rende così affascinante il mondo del Nanga Parbat…Leggendo e osservando pagina dopo pagina del libro si capisce che il Nanga Parbat non è semplicemente “la montagna nuda” limata dalle valanghe oppure “il re delle montagne”- ma che nel significato della parola “Diamir” ci sono anche gli spiriti e le fate del monte. Nell’ultima parte del libro trovano spazio la storia alpinistica della montagna, a cura di Carlo Caccia e le interviste ad alcuni personaggi le cui vicende di vita sono indissolubilmente legate al Nanga Parbat (Eugenie Buhl, Reinhold Messner, Nives Meroi, Silke Unterkircher, Simone Moro)

Paola Favero Diamir. La montagna delle fate Disegni di Luisa Rota Sperti Presentazione di Kurt Diemberger Edizioni DBS, gennaio 2016

Appuntamenti

77


INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo al 2016, potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI. IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. c) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150. d) Modello MAV che verrà inviato ai soci ritardatari dalla BANCA POPOLARE DI SONDRIO Ricordiamo che il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede rimarrà chiusa dal 1 al 25 agosto

78

Informazioni

QUOTE SOCIALI 2016 Riportiamo qui di seguito le quote sociali per il 2016. Socio Ordinario € 46,00 Socio Ordinario* € 24,00 (nati dal 1990 al 1998)

Socio Familiare € 24,00 Socio Giovane** € 16,00 (nati nel 1999 e anni seguenti)

Socio Vitalizio € 20,00 Tessera per i nuovi Soci € 5,00 Duplicato Tessera € 2,00 *Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. **Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.

DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.


LUTTI Fra la seconda metà del 2015 e i primi mesi di quest’anno ci hanno lasciato:

Gianpiero Selva, socio dal 2002 Sergio Ripamonti, socio dal 1999 Andrea Rupani, iscritto al CAI Lecco dal 1975, gestore del rifugio Lecco ai Piani di Bobbio. Natale Invernizzi, socio dal 1976 Vanda Mascetti, iscritta al CAI dal 2008 Matteo Palmieri, socio dal 2003

Il 28 marzo è inoltre scomparso Gigi Alippi, personaggio di grande spicco nel panorama alpinistico lecchese. Lo ricordiamo pubblicando nella sezione “Sentieri e parole” il primo di tre articoli scritti da Gigi per questa rivista, con un testo di Renato Frigerio che ne delinea la figura di alpinista.

Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione

L’EREDITA’ DI ANDREA A metà gennaio è scomparso Andrea Rupani, il nostro “rifugista” alla Lecco. Per anni è stato il punto di riferimento per i frequentatori dei piani di Bobbio, fossero essi sciatori, alpinisti, cacciatori o semplici turisti. Ci lascia un vuoto enorme. Ci mancheranno i suoi sorrisi, ma anche i rimbrotti con i quali cercava sempre di spingere verso la perfezione. Una perfezione di cui cercava riscontro nella soddisfazione dei clienti, una perfezione che non gli bastava mai. Andrea, figlio di capanat, come anche la moglie Eugenia, era cresciuto alla Lecco, prima di lui gestita dal papà Piero, ed era ormai impossibile separare il nostro rifugio dalla sua personalità esuberante, ma anche seria e professionale. Gestiva il rifugio sentendolo proprio e mettendoci una passione ed un amore incontenibili, con al centro, sempre, i clienti che diventavano ospiti e più spesso amici. Per noi è stato un esempio chiaro di come dovrebbe essere gestito un rifugio del CAI e ci riempie di orgoglio averlo avuto tra noi. Andrea ha seminato bene ed ha lasciato la propria eredità di competenza e passione alla moglie Eugenia e ai figli Michela e Davide, che continueranno la sua opera. Noi del CAI Lecco siamo vicini ai famigliari non solo con le dovute parole di cordoglio, ma con la promessa di continuare a sostenerli nelle loro scelte e nel loro lavoro. Il miglior modo per ricordare Andrea.

Alberto Pirovano

CONVENZIONI PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD te. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto del 5% sugli abbonamenti stagionali. Sconto del 10% sui corsi di arrampicata sportiva

STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 333-7291740; 333-4317764; Internet: www.studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici. E-TRE srl Show-room a Olgiate Molgora, Via Como1/3 (Statale briantea ) Fornitura e posa di prodotti per l’efficienza energetica, come serramenti altamente isolanti, sistemi di riscaldamento ecologici, impianti fotovoltaici, stufe e inserti a pellet, pellet austriaco di prima qualità. Ad ogni iscritto CAI sconto minimo del 10% che a discrezione del cliente potrà essere devoluto alla sezione CAI “Riccardo Cassin” di LECCO. SPORT SPECIALIST SPA- SPORT, ABBIGLIAMENTO, CALZATURE via Figliodoni 14 Barzanò (LC) Presso tutti i punti vendita sconto del 15% ai soci CAI, con esclusione degli articoli in promozione o già scontati STUDIO OSTEOPATICO COPPI via Lucia 10 Lecco (LC) - tel. 393.1646699 Sconto del 20% per trattamenti osteopatici. STUDIO DI PSICOLOGIA E RISORSE UMANE - SVILUPPO E FORMAZIONE STUDIO DI PSICOLOGIA E SESSUOLOGIA - DR SILVANO SALA Lecco, Lungo Lario Cadorna 10 - tel. 0341 1761009 - 3478773720 Incontro di consulenza gratuita e sconto del 20% sugli appuntamenti successivi

Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.

Informazioni

79



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.