Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO
n° 1/2016
CAI LECCO 1874
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DESIDERIO DI INFINITO
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NELLA PANCIA DELLE FILIPPINE/2
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QUARANTA VOLTE QUATTROMILA
LA “MONTAGNA IMPOSSIBILE”
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ATTRAVERSO LE ALPI
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TRENTATRE ANNI INSIEME
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STREGATO DAL BIANCO
SABBIA VERTICALE
LUTTI 4
EDITORIALE
IN QUESTO NUMERO
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UN FUTURO DA VOLONTARI La nuova presidenza e le trasformazioni (in discussione) nel sodalizio di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco
SENTIERI E PAROLE
DESIDERIO DI INFINITO La passione per la montagna nel diario alpinistico di padre Augusto Gianola di Angelo Faccinetto STREGATO DAL BIANCO La cresta sud dell’Aiguille Noire col Det, il Bigio e la “comptesse” di Gigi Alippi MONTAGNA IN LUTTO PER GIGI ALIPPI E’ stato uno dei Ragni che hanno fatto la storia dell’alpinismo lecchese di Renato Frigerio CAVALCATA NELL’ARTE Alla scoperta del “museo naturale” della Val Sella di Sergio Poli CENTRALE MOTO GUZZI Archeologia industriale tra lago e Valsassina di Annibale Rota
Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 1/2016
Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia
L’INTERVISTA
ALPINISMO e ARRAMPICATA
Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it
ESCURSIONISMO
Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96
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QUARANTA VOLTE QUATTROMILA Giancarlo Valsecchi, una vita tra vie nuove sulle Alpi e l’impegno al CAI Lecco di Matteo Manente
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LA “MONTAGNA IMPOSSIBILE” Scalare il Cerro Torre resta una sfida pura tra l’uomo e una delle più belle vette della Terra di Matteo Della Bordella SABBIA VERTICALE Quattro nuove vie in Etiopia, terra dalle buone potenzialità alpinistiche di Matteo Colico
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ATTRAVERSO LE ALPI A piedi in 80 giorni da Muggia a Montecarlo, andando per passi e non per vette
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HIMALAYA IN MOUNTAINBIKE Su fino a 5600 m, la gara a tappe più “alta” al mondo
di Ivan Peri
di Stefania Valsecchi A PASSO DI BIMBO Il Family CAI si rinnova e vara il programma per il 2016 di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico OBIETTIVO PALLA BIANCA Sulle Alpi Venoste la gita sociale 2016 con meta alpinistica di Andrea Spreafico CAMMINARE INSIEME I dodici appuntamenti con le gite sociali di Giuseppe Ferrario
Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco
Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 30/04/2016
CONVENZIONI
SCI DI FONDO
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GEO
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TRENTATRE ANNI INSIEME L’inverno 2015-2016 del Gruppo sci di fondo escursionismo di Stefano Vimercati ALLA RICERCA DELLA NEVE PERDUTA Dalla Val Mustair a Lavazè inseguendo il manto bianco di Franco Defilippi LA NEVE, FINALMENTE A fine febbraio la tre giorni in Alto Adige di Giusi Negri
QUATTRO GIORNI SULL’ALTIPIANO La mancanza di neve non ha scoraggiato il Gruppo Età d’Oro in gita ad Asiago di Claudio Santoro
SPELEOLOGIA
NELLA PANCIA DELLE FILIPPINE/2 Alla ricerca della congiunzione tra Sulpan e Male-ho
APPUNTAMENTI
di Gigi Casati
ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA 70 Club Alpino Italiano Sezione di Lecco “Riccardo Cassin” SEI ANNI IN VETTA 73 La relazione del presidente uscente all’assemblea del 18 marzo di Emilio Aldeghi L’ALPINISMO E’ QUI 75 L’appuntamento di maggio con “Monti Sorgenti” 76 RECENSIONI 78 INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA
Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.
Matteo Della Bordella sulla headwall del Cerro Torre durante la salita dello spigolo Sud-est per la via del Compressore, efZeroEmissionProduct®. fettuata a Silvan a fine A.G.insieme Bellavite ha azzerato Schupbach totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra Stampato secondo gennaio 2016. Foto di Silvan Schupbach. prodotte direttamente o indirettamente ® la filosofia GreenPrinting volta persalvaguardia la realizzazione di questo prodotto. alla dell’ambiente Stampato secondo attraverso l’usoladifilosofia materialiGreenPrinting (lastre, carta,® inchiostri volta e imballi) a basso impatto ambientale, alla salvaguardia dell’ambiente attraverso oltrediall’utilizzo energia rinnovabile l’uso materiali di (lastre, carta, inchiostri e automezzi a metano. e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.
ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente ® Serra le emissioni di Gas a effetto ZeroEmissionProduct . prodotte direttamente o indirettamente A.G. Bellavite ha azzerato totalmente perlelaemissioni realizzazione di questo prodotto. di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per Finito la realizzazione di questo prodotto. di stampare nel mese
di maggio 2016
GreenPrinting®
A.G.BELLAVITE srl, Missaglia (Lc)
UN FUTURO DA VOLONTARI
La nuova presidenza e le trasformazioni (in discussione) nel sodalizio di Alberto Pirovano*
C
ari soci, vi ringrazio per l’onore di avermi voluto consigliere e ringrazio i consiglieri
per l’importante carica a cui mi hanno chiamato. Sedere al tavolo che fu di
Cermenati e Cassin alla guida di un sodalizio così prestigioso come la nostra sezione del CAI è un impegno non da poco, ma da cui, sono certo, potranno venire grandi soddisfazioni. All’inizio del mandato mi dicono che dovrei tracciare la rotta verso cui gui-
Il neoeletto consiglio direttivo alla prima convocazione
derò l’associazione. Cosa non semplice vista la quantità di iniziative già avvia-
apicali con l’intendimento, non dichia-
serietà negli impegni presi) dando il
te dal mio predecessore, Emilio, a cui
rato seppur lampante, di trasformare
giusto peso ad un’attività da tempo
va un sentito ringraziamento anche a
il nostro CAI in una società di servizi.
libero.
nome di tutta la sezione.
Non è questo lo spirito che mosse i
Questo è l’auspicio che rivolgo ai
Già continuare quanto in essere
fondatori oltre 150 anni fa, né quello
soci. Un CAI Lecco sede comune del-
rappresenterà una bella sfida eppure,
dei padri nobili della sezione lecchese.
le diverse passioni accomunate dalla
sono convinto, c’è spazio per molto
Sono convinto che la forza e il pre-
montagna e tenuto vivo dall’apporto
altro ancora. Non voglio tediarvi da
stigio di un’associazione non siano la
di tutti. Dai più piccoli del Family CAI
subito con progetti e proposte. Le ve-
somma algebrica del contributo dei
ai Seniores del GEO.
dremo insieme mano a mano, e spero,
singoli. Se così fosse basterebbero un
Da parte mia vi è la certezza di un
soprattutto di ricevere da voi proposte
presidente autorevole e pochi ele-
impegno costante e condiviso con i
e desideri da condividere.
menti di spicco. La forza ed il prestigio
consiglieri e con chiunque vorrà im-
Il Club Alpino Italiano è ad una
del nostro club stanno nella misura di
pegnarsi con me per realizzare quelle
svolta, forse più imposta che volu-
quanto ognuno di noi soci è disposto
idee, quei progetti e quelle sfide che ci
ta, e le prossime assemblee nazionali
a condividere mettendoci del proprio.
verranno sottoposte.
disegneranno un nuova associazio-
Tempo, idee, passioni: ognuno è
ne (forse). Il CAI Lecco vuole essere
chiamato a dare il proprio apporto
protagonista di queste mutazioni, ma
secondo le proprie capacità ed i propri
soprattutto vuole che sia comunque
interessi. Non svuotiamo il CAI della
mantenuta quella base forte e, per me,
propria natura volontaristica volta ad
imprescindibile chiamata volontariato.
impegnare le persone accomunate
Sappiamo come ci siano spinte ver-
dall’amore per la montagna in tutte
so una professionalizzazione dei ruoli
le declinazioni possibili, insomma non trasformiamo le nostre passioni in un
4
Editoriale
secondo lavoro, ma piuttosto manteniamo la leggerezza nella vita sociale (che non significa far venir meno la
Buon lavoro.
*Presidente CAI Lecco
DESIDERIO DI INFINITO
Un ritratto giovanile di Padre Augusto con Riccardo Cassin
La passione per la montagna nel diario alpinistico di padre Augusto Gianola
“I
ricordi sono tristi perché non
tima pagina del suo diario di alpinista,
appartengono alla vita, ma alla
padre Augusto Gianola. Due frasi brevi,
morte. E’ per questo che, per
il senso di una vita.
continuare a vivere, stiamo già cer-
La sua vita, in quei mesi, sta cam-
cando nel futuro”. Scrive così, nell’ul-
biando. Di lì a poco, giovane curato
Padre Augusto in parete
di Angelo Faccinetto
In cima al Medale padre Augusto con il suo gruppo alpinistico
Padre Augusto con Enzo Biagi
(anzi, vice), avrebbe lasciato gli spazi
padre Augusto. La montagna è ricerca,
con il piatto orizzonte dell’immenso
stretti della parrocchia e preso la via
è sacrificio. E’ dedizione, tentazione,
fiume davanti agli occhi. La monta-
delle missioni. Per trent’anni ai suoi
liberazione, leggerezza, avventura. E’
gna la si porta dentro, sempre. E lui
occhi e al suo cuore si sarebbero
timore. A volte è paura. E’ metafora,
l’avrebbe portata con sé fino alla mor-
schiusi orizzonti inimmaginati. Nuove
insieme, dell’infinito e della vita.
te, il 24 luglio 1990, sopraggiunta nella
esperienze straordinarie lo avrebbero
“Essa divide alla base: l’appunta-
casa del fratello a Laorca, sotto la pro-
rinsaldato e fatto vacillare. Ma quell’in-
mento è quindi lassù, ognuno con la
tezione materna del Medale. La “sua”
quietudine vitale di chi cerca lascian-
sua lunga cordata di anime” – ebbe
parete.
dosi cercare, di chi, la notte, scruta in
a dire, in partenza per la missione, ai
solitudine la via sulla montagna tra le
confratelli del Pime. Mentre in cuor
ombre incerte disegnate dalla luna,
suo, anziché in Brasile, aveva sperato
E’ il 30 giugno 1962 quando padre
non l’avrebbe mai persa. Non avrebbe
di essere inviato in Birmania, per le sue
Augusto decide di smettere di arram-
mai perso il desiderio di infinito.
favolose montagne tutte da scoprire.
picare. Scrive nel suo diario: “Con la
E’ forte il nesso tra passione per la
Ma la montagna non la si abbandona,
scalata della via Comici al Corno del
montagna e desiderio di infinito, in
anche se la vita ti porta in Amazzonia
Nibbio, ai Piani Resinelli (percorsa in
“Quanto andare!”
DON AUGUSTO, TESSERA CAI N. 184094 Augusto Gianola nasce a Laorca di Lecco, il 5 novembre 1930. E’ “un
vo viene inviato come vice parroco a Locate Varesino.
Nel 1961 viene nominato vice parroco a Verano Brianza. Ci resta meno
bambino sveglio, allegro e buono”. Ma
Fin dalla prima giovinezza inizia a
di un anno: il 15 settembre 1963 riceve
anche determinato. Frequenta il gin-
coltivare la passione per la montagna,
il crocefisso di “missionario partente”
nasio quando, a quindici anni, annun-
passione che continuerà durante gli
e il 5 novembre parte per l’Amazzonia.
cia di voler entrare in seminario. Due
anni varesini quando fonderà il grup-
Dopo aver detto definitivamente ad-
anni dopo, nel 1947, vinte le resistenze
po alpinistico dei Centpè. Nel 1948 si
dio alla montagna.
del padre, entra a Venegono. Ne uscirà
iscrive alla sezione di Lecco del CAI,
In Amazzonia ci resterà, salvo brevi
nel 1953, sacerdote. L’anno successi-
tessera n. 184094. Inanella una serie
periodi di vacanza in Italia, per il resto
impressionante di ascensioni su tutto
della vita. Qui tra l’altro, accanto all’e-
l’arco alpino: alla fine, nel giugno 1962,
ducazione religiosa, darà vita a colo-
le scalate saranno 180, di ogni genere
nie agricole affiancate da una Scuola
e difficoltà.
per l’agricoltura, attraverso le quali i
8
Sentieri e Parole
Padre Augusto pescatore in Amazzonia
Tessera di iscrizione al CAI Lecco
un’ora e quindici minuti, ndr) ho com-
Bernina, dal Brenta a Lavaredo al Badi-
Lavaredo - che il “don” (sotto ogni
piuto la 123° ascensione con i Centpè.
le. Ci sono tutte le Alpi che contano lì
relazione si firma così) considererà
In tutto ho compiuto 180 scalate di
dentro: diario da grande accademico.
poi l’impresa più importante tra quelle
ogni livello e difficoltà. Qui finisce la
Soprattutto, però, è un diario ricco
fino ad allora portate a termine - e
mia attività alpinistica, ma non il mio
di “relazioni” che poco hanno a che
tornare subito la notte a Locate Va-
amore per la montagna. Lasciare lei è
vedere con i rapporti di carattere tec-
resino, ancora sotto il diluvio, perché il
uno dei sacrifici più grandi che im-
nico cui siamo abituati. Sono rifles-
mattino dopo c’è da esser pronti per
pongo al mio cuore. Grazie, monta-
sioni, emozioni, racconti di incontri e
la prima messa e il “capo” (il parroco)
gna”.
di scherzi giocati ai compagni (e ai
non fa sconti. (Da Locate Varesino a
Sono stati anni intensi quelli vissuti
superiori), momenti di meditazione,
Misurina in Galletto, andata e ritorno,
su e giù per i monti. Il diario d’alpinista
gioie, delusioni, allegria. Momenti di
nell’arco di 30 ore o poco più: Cima
di “Gianola don Augusto”, classe 1930,
vita. Sfogliamolo.
Grande a parte, non è un impresa an-
di Laorca, tessera CAI n. 184094 se-
Ecco. Racconti di volate in due, in
che questa?) “Quanto andare!” – an-
zione di Lecco, anno 1948, è fitto di
sella al Galletto sotto un diluvio senza
date, di pareti, di considerazioni, di vie.
fine, per essere a Misurina in tempo
Dalla Grigna al Bianco, dal Cervino al
per la via Comici alla Cima Grande di
caboclos, il popolo del fiume affidato
re Dio e di rispondere con amore a
questo mio prossimo che si è imposto
alle sue cure, scontrandosi con l’ostili-
un Dio che da 56 anni mi chiama con
come un amore nuovo, come la nuova
tà dei fazendeiros, si affrancherà dalla
amore”.
avventura della mia vita”.
nota lui nel diario. Racconti di un incontro inquietante,
dipendenza dalla foresta e dalla pesca
La fama di padre Augusto si dif-
Il 24 marzo 1990, malato di can-
ed entrerà in una dimensione econo-
fonde e viene raggiunto da numerose
cro al cervello, farà rientro in Italia per
mica moderna.
persone, specie dall’Italia e dal Nord
sottoporsi alle cure. Morirà a Laorca, in
In questi anni supererà quella che
Europa, affascinate e incuriosite dal-
casa del fratello Alberto, il 24 luglio di
definisce “una tentazione sentimen-
la sua esperienza di vita. Proprio da
quello stesso anno. Sotto lo sguardo
tale”, intraprenderà un viaggio verso
questa esperienza di profonda solitu-
del Medale.
l’Italia discendendo da solo in canoa
dine matura una nuova consapevo-
il Rio delle Amazzoni per 1.400 km e
lezza dell’importanza del contatto con
vivrà un periodo di isolamento di tre
la gente. Durante una celebre intervi-
anni nell’eremo di Paratucù, nel cuore
sta a Enzo Biagi, andata in onda il 27
della foresta. Qui, nella più completa
novembre 1989, spiegherà: “A un cer-
solitudine, vive quella che definisce
to momento ho deciso di uscire dalla
“l’avventura più bella: quella di ama-
foresta perché mi mancava il prossimo,
(Informazioni tratte da: La più bella delle avventure, Padre Augusto Gianola, missionario del PIME in Amazzonia)
Sentieri e Parole
9
Padre Augusto accompagna un numeroso gruppo di escursionisti. A fianco: due pagine del diario
dalle parti di Auronzo, con una “suora
la”, dove arrivano fradici di pioggia,
sono deserte, siamo soli e sperduti, su
fetadura”, “scandalosamente enorme”
dopo aver sbagliato parecchie strade,
precipizi di roccia e di ghiaccio. Una
che, armata di un gran coltello, affetta
per fare lo spigolo nord al Crozzon di
folata di vento ci libera la Cima della
(di qui - scoprirà in seguito - il so-
Brenta. Il racconto prosegue con l’in-
Tosa e vediamo tre puntini sulla cima
prannome di fetadura) e domina la
contro al rifugio con il burbero Detas-
bianca. Chiamiamo, ma inutilmente;
cucina di un albergo dove altre suore
sis e “la sua barba da brigante”, con un
i tre puntini scompaiono, scendo-
fanno saltare bistecche dalle dimen-
tempo da paura e con il “furto invo-
no dal versante opposto. Ringhiottiti
sioni mai viste. Non sarà un incontro
lontario” di due tazze di tè fumante,
dalla nebbia procediamo senza sosta.
glorioso. Nonostante la fame pode-
trovate su un tavolo alle tre del matti-
Luciano si sente male, ma finalmente
rosa, Don ne uscirà digiuno per una
no, che costerà ai legittimi destinatari
dopo un’ora e mezza ci accorgiamo
questione di dignità. Si aspettava una
la possibilità dell’ascensione (vedendo
di essere in cima. La discesa è una
cortese e ferma insistenza prima di
le tazze vuote, le ragazze del rifugio
passeggiata (…) Al Brentei ci sorbiamo
accettare l’agognato cibo. Ma l’insi-
li credono già partiti e non salgono in
gli elogi di Detassis e un pranzetto”.
stenza non c’è stata: avrebbe dovuto
camera a svegliarli: quelli apriranno gli
Subito dopo Augusto e Luciano, coi
accontentarsi dell’offerta. Così torna
occhi, in modo spontaneo, alle undi-
loro zaini pesantissimi, si insellano di
a insellarsi affamato sul Galletto, rim-
ci passate e ciao). E poi il racconto
nuovo sulla Guzzi del Burela e par-
brottato dal compagno di incursione.
dell’attacco, avvenuto “di malavoglia
tono per Locate. “Rispetto all’anda-
A secco anche lui.
alle 4.30”. Della strizza alla Cima Tosa
ta, più sonno più sbagli più acqua”. E
inghiottita dalla nebbia.
anche un bel “dritto” sulla strada del
O racconti di una scappata a Campiglio in un ritaglio di fine settimana,
“Ho paura. Veramente paura – scri-
lago d’Idro, dove vengono salvati da
con un amico e “il Guzzi del Bure-
ve nel diario -. Ma non mi faccio ac-
un provvidenziale parapetto. “Si ripara
corgere. Credo che avrò detto qualche
la moto, si riassestano le ossa e via”.
preghiera. Nella nebbia non si vede
Il resto è noia - avrebbe cantato poi
nulla, gli ometti scompaiono. Anche
qualcuno.
10
Sentieri e Parole
Luciano ha paura, ma non parla: siamo associati dal terrore; le montagne
Le gioie di chi sa osare
Ci tornerà altre volte
Sognava fin da bambino di scalare le
in notturna. Anche da
montagne, padre Augusto. Lo sogna-
solo. Per lui è un ri-
va quando ancora non sapeva che per
trovarsi. “Un giorno –
farlo ci volevano dei compagni e de-
scrive – vi portai su la
gli attrezzi. E sognava di farlo da solo.
Madonnina. Con questo
Voleva salire il Medale anzitutto. La
gesto mi parve di aver
parete che sovrastava casa, che aveva
posto un’ipoteca sulla
sempre negli occhi e che gli proteg-
parete. Era mia, mia più
geva le spalle. E che dopo un tempo-
che di altri. Un giorno,
rale “era come un quadro di Picasso”.
se fossi diventato una
Quella Medale “gioia, tristezza, slancio
persona importante, si
del mattino, raccoglimento della sera,
sarebbe detto: la pare-
trionfo di luce, sogno delle notti chia-
te di …, come si diceva
re, tormento … era mia, era qualcosa di
la parete di Comici, di
mio, qualcosa di me”.
Cassin”.
Quel sogno di salir le montagne
Il 3 luglio di quello
ha cominciato a realizzarlo presto. E’
stesso 1957 don Au-
ancora liceale quando con un amico
gusto compie in Gri-
apre una nuova via al Pizzo dei Tre
gnetta quella che de-
Signori. La via viene ufficialmente ri-
finisce “l’impresa delle
conosciuta; il grande Cassin dedicherà
10 cime”. Scrive: “Già
all’impresa un articolo su il Resegone.
da tempo era maturata
E’ il la che dà il via a una ricca car-
in me un’idea: passare
riera alpinistica e dà una nuova forma
come un dominatore
al suo eterno cercare.
sui sentieri e sulle vette
E’ difficile scegliere tra le pagine del diario.
più importanti della mia montagna, la Grigna.
Il 23 aprile ’57 è in parete con un
Passare solo, come l’u-
paio di amici. Non è un’ascensione
nico dominatore. Go-
qualunque. E’ una notturna su quel
dermi una giornata da
Medale che è già stato e sarà meta di
leone. Sentire, ascoltare
innumerevoli altre ascensioni. L’inten-
quanto quella mon-
zione è di passare la notte in parete,
tagna
provare e far provare l’emozione del
a me solo, senza che
bivacco e intanto riflettere. Osserva-
nessuno interrompesse
re le luci di Lecco che lottano contro
il colloquio. Così io ho
l’oscurità e intanto pregare. “La me-
parlato alla mia mon-
raviglia di una città – annota nel dia-
tagna, l’ho accarezzata,
rio – adagiata sotto di noi con quelle
l’ho sentita mia, tutta
migliaia di luci che si rincorrono, si
mia e solo mia, perché
scontrano, si raggruppano è qualcosa
quel giorno Ella si era
che ripaga i nostri disagi. Non a tutti
riservata solo per me.
è concesso di gustare certe gioie, ma
(…) Io piccolo uomo
solo a chi sa osare”.
che scompariva ne-
madre
diceva
gli anfratti della roccia
al grigiore della nostra vita giornalie-
per ricomparire a testa
ra. (…) Questa nostra attività alpinistica
alta più su, sempre più
deve essere qualcosa di vitale per noi:
in alto, in cima, vinci-
deve essere come qualcosa di am-
tore per 10 volte”. Poi
pio e di immenso e inondato di luce”.
aggiunge: ”No, non vale
Perché l’obiettivo in fondo è uno: fare
nulla un sesto grado
in modo che “tutto il nostro essere
che non ti lascia fia-
trovi ogni tanto, nel logorante lavoro
to per cantare, non ti
di sempre, la sua posizione eretta al
lascia mani per acca-
cospetto di questi abissi della natura”.
rezzare ma solo per
Un concetto semplice, ma a pensarci,
afferrare, non ti lascia
non è poco.
occhi per spaziare ma solo per scrutare, non
La benedizione al termine di una messa per i morti in Grignetta Sotto: Padre Augusto con un gruppo di giovani alpinisti
Laghetto iniziale a Sulpan . Foto di Matteo Rivadossi
Il dominatore gentile
ti lascia ali al cuore, ma
E’ un elenco importante quello delle
te lo opprime in uno
ascensioni di padre Augusto Gianola.
sforzo teso come un
Ancor più se rapportato all’epoca e al
incubo. (…) La monta-
tempo, inteso come tempo a dispo-
gna è bella per chi la sa
sizione. Le sue relazioni sono spesso
godere, ma per goderla
il racconto di una corsa. In Galletto o
ci vuole molta umiltà
sulla Guzzi del Burela o col Leoncino,
e delicatezza più che
quando si tratta di portare in monta-
forza e prepotenza”.
gna Centpè e simpatizzanti al comple-
Parole di un domina-
to. E dentro l’elenco ci sono racconti
tore certo, visto che le
di grandi imprese scritti con modestia.
10 cime – dalla Lancia
Ci sono le solitarie al Medale e su
al Fungo, dal Campani-
quasi tutte le guglie della Grigna e c’è
letto alla Segantini - se
la solitaria al Cervino. E’ il 28 agosto
le è messe tutte in fila
del ’58. “Una specie di vendetta” –
dietro le spalle, ma un
spiega. La montagna lo aveva respinto
dominatore gentile.
tre anni prima, nel corso di un tenta-
D’altra parte è questo
tivo di scalata in compagnia dell’amico
il senso del suo andare
Luciano. Ora “l’avrei vinto da solo” -
in montagna. Scriverà
scrive. E più o meno ce la fa. Nono-
qualche tempo dopo,
stante la gran neve inaspettata (vista
rivolgendosi
suoi
la stagione), e una gran bufera che si
Centpé in occasione
scatena “quando ormai la vetta è as-
di un periodo di ferie
sicurata”.
ai
in Dolomiti: “Ci adden-
“Sono solo, non sono pratico e ho
treremo sempre più in
paura – annota nel diario -. Vorrei
questo campo alpini-
salire di corsa per raggiungere le cor-
stico non con pretese e
date in vetta arrivate dalla Svizzera,
presunzioni, ma col solo
ma proprio in quel momento le cor-
scopo di coltivare una
date dalla cima, prese alla sprovvista,
veranda di sole accanto
iniziano urlando la discesa sulle corde
e io non posso salire. Allora decido di
(proprietà della parrocchia) in cima
d’onore e perché ormai si è già fatto il
scendere di corsa. E’ l’unica. Ce l’ho
alla Val Bondasca, ma il resoconto del-
viaggio, la scalata certamente non la si
fatta”. A Cervinia perde il pullman e si
la scalata è un saggio di psicologia
attaccherebbe mai …”
fa la strada a piedi fino a Valtournen-
dell’alpinismo. Qualche passo.
E così la si attacca. Anzi, si comincia
che. Chiosa sul diario: “Il Cervino non
“Puntiamo la sveglia alle tre. Inizia il
con un approccio soft, consolatorio:
è una scalata; è una vetta. Devo quindi
lungo e strano periodo che solo chi
cominciamo ad andare a vedere. Ma
dire di non aver fatto il Cervino perché
si è impegnato in grandi scalate ha
ormai è fatta. Sei lì. Arriva “l’ora livi-
non ne ho toccato la vetta. Il Cervino
provato: la notte”. Appena gettati sui
da”, l’ora dell’alba in cui tutto è gri-
non è una difficoltà, è una paura”.
pagliericci del rifugio del Sass Furà ar-
gio e dove l’aggettivo livido, più che
C’è l’assalto alla Torre Venezia al Ci-
rivano due tedeschi, Augusto e Lucio
lo sfondo, esprime il sentimento della
vetta, raggiunta per la via Andrich –
fingono di non sentirli. “Così passano
paura senza entusiasmo. Ma alla fine
Faè, durante la settimana di ferie dei
le ore più tormentate della scalata. Sì,
si attacca e di colpo la paura scom-
Centpè. E poi alla torre delle torri, la
della scalata, perché la scalata si inizia
pare. “Ci si immerge nell’azione e c’è
Torre Trieste. Da fare senza bivacco,
molto prima dell’attacco. La parete ci
posto solo per quella”. Quel mattino al
perché così aveva detto giù al rifugio.
impegna dal primo momento che ci
Badile padre Augusto in partenza sba-
E’ un bel resoconto, ricco di humor più
ha tentati, quando è ancora solo una
glia strada. Così torna sui suoi passi,
che di pathos. Come sempre. Alle 6
tentazione. E’ all’inizio una piccola idea
riparte. Con Luciano affronta “diedri e
Don e l’amico Caruso sono all’attacco.
che sorge come velleità e rimane tale
traversi formidabili”. Quando giungono
Caruso invoca la pioggia. Don cerca
finché non accade qualcosa che ti ri-
al nevaio pensile, dà uno sguardo alle
una scusa più leale per non andare. Ma
vela una possibilità di riuscita: una re-
difficoltà che ancora li attendono poi
tutti e due finiscono delusi. Di scuse
lazione che si legge, un confronto con
schiaccia un pisolino. Una mezzoretta
non ce n’è, inutile invocarle e si deve
altre scalate, la riuscita di qualcuno che
per recuperare. E recupera. Superata la
attaccare. Sbagliano strada, devono
è sul nostro stesso piano (…). Allora si
chiave della salita torna l’entusiasmo.
scendere a corda doppia alle 7 del
comincia a studiarla, si fanno progetti,
E’ il momento più bello, “si sente odor
mattino, riattaccano la via giusta e il
ci si prepara: tutto il nostro spirito è
di vittoria”. Hanno attaccato la via
cielo è sempre sereno. A mezzogior-
preso dalla parete, ci si pensa di giorno
giusta alle 8.30, sono in vetta alle 19,
no sono in cima, nonostante un masso
e di notte, è iniziato il tormento della
poco prima del buio. Scrive: “Bisogna
abbia tranciato la loro corda più bella.
scalata. Spesso i passaggi più duri, an-
precipitarsi giù; non scriviamo neppu-
Così la tragedia diventa la discesa. Le
che se non hanno grado, si trovano in
re il nostro nome sul libro della vetta.
12 doppie della Torre vengono affron-
questa fase di preparazione”.
E’ in questa discesa che subentra di
Gallerie a valle di Sulpan. Foto di Matteo Rivadossi
tate con una corda sola. Nella nebbia.
“Dapprima è un desiderio soltanto
nuovo lo sgomento; la salvezza non
Sei ore. Ma quando alle 9 della sera
– continua – una compiacenza senza
sta quasi mai in cima, ma ai piedi della
tornano al rifugio sono accolti con
paura e senza entusiasmi. Quando l’i-
montagna”.
ammirazione. Avevano mantenuto la
dea comincia a prender corpo sorgono
E ai piedi della montagna alla fine
promessa: senza bivacco. Anche l’a-
la paura e l’entusiasmo: ma il secondo
ci arrivano. La scalata, anche questa
sciutto Da Roit sorride. “E’ stato il pre-
ha la parte maggiore. In fase di studio
scalata, comincia a diventare un ri-
mio più ambito”.
l’entusiasmo e la paura fanno l’altale-
cordo. E i ricordi sono tristi. Si deve
na, ma alla fine l’entusiasmo respinge a
ricominciare a cercare il futuro.
Lo scalatore e la Nordest del Badile
gomitate la paura, ha la meglio e allora
E c’è la Nordest del Badile, per noi
si parte”. Poi c’è la fase di approccio,
lecchesi forse la più classica delle
“la più varia”. Per i due sentimenti –
Questo ricordo di Padre Augusto alpinista è stato reso possibile dalla famiglia Gianola che ci ha messo a disposizione copia del diario e le fotografie qui pubblicate.
classiche (difficili). La via Cassin. E’ in
paura ed entusiasmo – è un tour de
cordata con Lucio, 95 kg d’uomo. Le
force. “L’entusiasmo sembra diventato
prime acrobazie, nel rispetto della tra-
così debole da non saper rintuzzare
dizione, le fanno per salire in Topolino
la paura. Se non fosse una questione
Sentieri e Parole
13
STREGATO DAL BIANCO
La cresta sud dell’Aiguille Noire col Det, il Bigio e la “comptesse” di Gigi Alippi Pubblichiamo uno degli ultimi testi di Gigi Alippi. Da parecchio tempo Gigi, che si è spento il 28 marzo, era un collaboratore della nostra rivista sulla quale scriveva articoli che, ripercorrendo le tappe della sua vita di scalatore, hanno contribuito a ricostruire pezzi di storia dell’alpinismo lecchese. Nei prossimi due numeri pubblicheremo gli ultimi due contributi.
N
on so con quale criterio un giovane di questi giorni, appassionato
di
montagna,
possa ambire a sentirsi e ad essere riconosciuto con la gratificante qualifica di alpinista. Ai miei tempi, almeno nell’ambiente sociale in cui ero cresciuto, la cosa era abbastanza semplice: uno si sentiva pienamente alpinista non appena aveva messo piede su una delle pareti del Monte Bianco. Arrivare lì era l’aspirazione più forte ed eccitante per chi aveva cominciato ad avere una certa dimestichezza con l’arrampicata. E dopo la prima volta al Monte Bianco, non è che l’appetito venisse ad affievolirsi: lì continuavano ad alimentarsi i sogni, le ambizioni ed il massimo del piacere per chi si era innamorato della montagna. E sazio non mi ritrovai mai nemmeno io che, pur non ancora trentenne, al Bianco c’ero già stato una decina di volte. Si può capire perciò perché non ci furono tentennamenti né esi-
14
Sentieri e Parole
tazioni quella sera, sul finire dell’ago-
dal superamento di quel passaggio
sto del 1959, quando, considerando
venne riconosciuta dal grande Gaston
che l’impegno lavorativo non era più
Rébuffat, che lo battezzò “il debito
tanto intenso per me, come pure per
della sofferenza”, quale primo esempio
mio cugino, il “Det” Giuseppe Alippi,
di progressione sistematica su chiodi,
che nella sua attività di contadino si
su un tratto di parete strapiomban-
trovava in un periodo di relativo relax,
te in modo sensibile e non breve, nel
prendemmo di comune accordo una
gruppo del Bianco. In effetti si trattava
decisione piacevolissima: “Ci pigliamo
di una tra le più dure salite delle Alpi,
un po’ di tempo tutto per noi e pren-
e in quelle tre giornate, dal 18 al 20
diamo il volo per la cresta Sud dell’Ai-
agosto del 1939, i due alpinisti lecchesi
guille Noire?”
dovettero impiegare ben 50 chiodi, di
Sappiamo entrambi che si tratta di
cui 12 furono lasciati in parete. L’eco
una salita appetibile, che ha molto da
dell’impresa risuonò con comprensibile
raccontare, perché qui è stata scrit-
forza in una città alpinistica per an-
ta la storia di molti alpinisti afferma-
tonomasia, ed anche i ragazzini come
ti. Percorrere la cresta Sud significa
me ne furono coinvolti per l’entusia-
affrontare una salita lunga e faticosa,
smo con cui fu accolta ed enfatizzata.
ma altrettanto stupenda e varia per le cinque torri che incontreremo, anche
Irresistibile attrattiva
se ci limiteremo a raggiungere la vet-
A determinare la nostra scelta per
ta soltanto della quarta e soprattut-
l’Aiguille Noire credo ebbe la sua im-
to della quinta, la più alta, che segna i
portanza pure il ricordo di quella lon-
3.773 m di quota.
tana conquista, ma devo ammettere
L’Aiguille Noire de Peuterey è la più
che a quel tempo, tutte le vie che
complessa struttura a guglie dell’intero
vantavano una storia straordinaria che
massiccio, e tutte le vie per arrivare
le rendevano rinomate, esercitavano
in vetta sono molto lunghe e impe-
su di me un’attrattiva irresistibile. La
gnative. L’aspetto di questa montagna
nostra intenzione era di percorrere
mi aveva colpito già al tempo in cui
integralmente la cresta Sud, seguendo
ero poco più di un bambino. Qui in-
la via tracciata dai primi salitori nell’a-
fatti nel 1939 i lecchesi Vittorio Ratti
gosto del 1930, Karl Brendel e Her-
e Gigi Vitali erano riusciti a compiere
mann Schaller: anzi proprio le relazioni
un’impresa straordinaria sul versante
e le impressioni di questi alpinisti ci
occidentale superando tutti gli osta-
hanno resi perfettamente consapevoli
coli rappresentati nella parete Nordo-
delle forti difficoltà che avremmo do-
vest dell’Aiguille Noire, dove un lun-
vuto superare per arrivare in cima.
go passaggio poté essere vinto solo
Per quanto riguardava quel poco
attraverso una faticosa arrampicata
di organizzazione logistica di cui
artificiale.
avremmo avuto bisogno, non ci vol-
L’importanza alpinistica costituita
le granché per trovarci d’accordo.
Madame Regine con Gigi Alippi e il Det davanti al rifugio Lorenzo Borelli. Foto archivio Giuseppe Alippi
“La facciamo da tedeschi, portiamo
accompagnare dai sogni più belli, lon-
fino al ciglio della strada: ma questo
la nostra tendina, e ultima spesa a
tano dalla routine dei giorni lavorativi.
non basta a quel prepotente, che non
Courmayeur: da qui si va decisi verso
Sentirò riemergere il mio vero carat-
cessa di battere sul suo clacson. Urlo
la cresta. Piazzeremo la nostra tendina
tere, ingenuo e sognatore e mi rifuge-
al Det: “Prova a vedere cosa vuole
prima del buio e l’indomani prosegui-
rò nel mondo semplice, ma concreto,
quel disgraziato, che forse ha bisogno
remo con la nostra salita”. A proposi-
che vorrei tanto avere per ritrovare
di una lezione”.
to di tendina, occorre subito precisare
il piacere intenso di sentirmi esistere
“Toh, è il Bigio!”. È una piacevole
di che cosa si trattava: niente a che
come mi piace: con la testa tra le nu-
sorpresa per lui e per noi: ci scam-
vedere con quelle classiche, quanto
vole, sopra ogni cosa ed ogni essere,
biamo sbrigativamente spiegazioni e
piuttosto un budello da appendere ai
avendo come compagna l’illusione di
intenzioni e nell’apprendere che ab-
chiodi, per potercisi infilare dentro in
mai più distaccarmi.
biamo tutti la stessa meta, è ovvio
qualche modo.
Ma adesso siamo già giunti ai 1224
decidere subito di effettuare l’ascen-
Quante emozioni riescono a susci-
m di Courmayeur e, dopo una breve
sione insieme. Carlo Mauri ci invita a
tare le semplici località che tocchiamo
sosta, imbocchiamo sulla sinistra la
seguirlo nell’albergo dove aveva fis-
una volta superato il bivio per Cogne:
carrozzabile della Val Vèny. Passia-
sato l’appuntamento con una signora
Villeneuve, Arnier, Avise, le gallerie e
mo dal Santuario di Notre Dame de
che dovrà accompagnare nella scalata
poi la vista del Bianco! Dopo il buio
la Guèrison e superiamo La Visaille, e
che ci attende. Ci presenta così a ma-
dell’ultima galleria, i miei occhi vanno
nel punto in cui la strada diventa pia-
dame Regine, comptesse de Faleton
a posarsi, ancora una volta soddisfatti,
neggiante, sento strombazzare fasti-
sugli immensi contrafforti della mon-
diosamente dietro la mia Guzzi 500.
tagna. Ancora una volta mi sentivo
Penso che qualcuno mi chieda di ce-
più intimamente vivo, pronto a farmi
dere il passo e mi sposto gentilmente
Sentieri e Parole
15
(1): una donna che non
del nostro alpinismo. Qui ci troviamo
potrebbe mai passare
ad affrontare una difficile scelta tra la
inosservata e che ci
varietà delle bottiglie di liquore che ci
colpisce fino al pun-
vengono offerte. Il Det propende per
to di farci intimidire. È
l’whisky, asserendo di non averlo mai
una signora sulla cin-
assaggiato in vita sua. La smorfia che
quantina, dotata di un
gli si stampa sul viso potrebbe benis-
fisico bello e atletico,
simo far le veci del suo brusco com-
solo poche tracce sul
mento: “L’è minga bun!” Come non
viso hanno il difficile
ridere?
compito di denunciare la sua età. Il Det fati-
Aiguille Noire de Peuterey vista dalla Val Vény. Francofranco56 opera propria da Wikipedia Sotto: Vittorio Ratti e Gigi Vitali incontrano Vittorio Varale, al centro, in occasione della salita alla Ovest della Noire, ricordata all’inizio dell’articolo, 1939. Foto archivio G. Comi-Cai Lecco
Partenza prima dell’alba
ca non poco a strin-
Sono le prime ore del mattino a
gere una mano tanto
promettere già in partenza una bella
delicata, che contrasta
giornata di pieno sole, e con questa
vistosamente con le
certezza ci è più facile iniziare la no-
sue martoriate dal duro
stra fatica nel risalire la valle sul sen-
lavoro nei campi. Uno
tiero che porta sopra i ghiaioni del
stridente
contrasto
Fauteauil des Allemands, dove a quo-
che risulta ancora più
ta 2325 m sorge il bivacco Lorenzo
evidente sullo sfondo
Borelli, collocato sul lato destro della
bianco della tovaglia
grande poltrona, in un posto molto ri-
apparecchiata sul tavo-
parato. Nel buio della notte sgattaio-
lo, dove ci siamo acco-
liamo verso il Pic Gamba, la prima delle
modati insieme per la
cinque torri, che però saliremo solo
cena. Il suo disagio lo
parzialmente, abbandonandola presto
costringe a usare po-
per una traversata orizzontale. Qui
chissimo le mani, tan-
Carlo Mauri interviene per dispor-
to che alla fine si alza
re le cordate: viene affidato a me il
da tavola ancora con
compito di partire davanti: seguirà poi
una abbondante dose
lui e di seguito il Det, con l’incarico di
di fame. Cerca di spie-
aiutare la contessa. La sequenza viene
garsi con me: “Ognuno
però modificata già dopo poche filate
ha le sue, ma siamo
di corda, con il Bigio che così giustifica
nella stessa barca: ve-
con me questa decisione: “L’è mei che
drai che domani le mie
te ste de dre te, che te parlet fran-
mani potranno servire
ces”. Mauri mi attribuisce evidente-
a madame!”
mente una dote che non ho, perché il
Giunti in camera però
francese io lo balbetto soltanto. Sono
non potrà resistere alla
comunque in grado di capire intanto
voglia di aprire una
quello che ci sta dicendo la signora,
scatoletta di Simmen-
con una semplicità che non mi può
thal, prima di uscire
lasciare indifferente: “Gigi, Det: je suis
per chiudere la sera-
seulement Regine, pas madame, pas
ta a casa di Roberto
comptesse”.
Gallieni, uno dei grandi
Mi rendo subito conto che Regine
non sa arrampicare con disinvoltura,
piantare alcuni chiodi, dove appendia-
ca vetta, come per condividere in una
tuttavia è molto forte e atletica: quan-
mo subito la nostra casa. Carlo Mauri
inscindibile comunione degli animi la
do branca una presa, non la molla più…
decide di bivaccare fuori, e io osservo
soddisfazione che si era impossessata
e Gigi fa il resto. Mi muovo infatti alle
con ammirazione e invidia il glorioso
di noi partendo da un’impresa picco-
calcagna di madame senza avverti-
maglione che indossa, lo stesso che
la, ma che per noi aveva acquistato
re nessuna difficoltà, mentre un cielo
ha portato quando l’anno precedente
una dimensione considerevole, cer-
meravigliosamente bello mi consente
aveva vinto con Walter Bonatti, in Ka-
tamente ben oltre il suo reale valore.
il piacere di gustare a fondo il grani-
rakorum, quel superlativo Gasherbrum
E a dare una significativa ragione a
to della Noire. L’ambiente è davvero
IV. Det ed io ci infiliamo finalmen-
questo nostro convincimento erano
entusiasmante: sotto il ghiacciaio del
te nella nostra tendina e sistemiamo
evidentemente venuti in soccorso gli
Freney, si scorgono l’Aiguille Croux, il
il fornello: benedetto fornello dalla
immensi e impenetrabili panorami da
vecchio rifugio Cesare Gamba, che ora
fiamma azzurrina, che consente dol-
cui eravamo circondati e che saziava-
non c’è più, la cresta dell’Innominata,
cemente alla neve di liquefarsi nell’ac-
no la sete dei nostri occhi: dall’Aiguille
su su verso la cima del Bianco. Come
qua a lungo desiderata, mentre i nostri
Croux che spiccava più sotto, alla cre-
non innamorarsi di fronte a questo
occhi brillano e la bocca esulta. Sono
sta dell’Innominata che ci rapiva verso
spettacolo che viene generosamente
piccoli particolari che fanno parte delle
il cielo, come i Pilastri del Brouillard, i
offerto dalla natura?
esaltanti sensazioni della montagna e
Piloni del Freney, la cresta di Peutèrey,
abbastan-
che si possono vivere solo nell’intimi-
il bacino del versante della Brenva con
za tranquilli fino alla base della Punta
tà, senza possibilità di essere descritti
le sue classiche vie e i suoi seracchi,
Welzenbach, che abbiamo aggirato per
nella loro essenza.
il Mont Maudit, il Dente del Gigante, e
Siamo
andati
avanti
attaccare una scalata più impegnativa sulla sua ripida guglia.
“Tic toc, tic toc”: sono piccoli granelli ghiacciati che cominciano a ru-
perfino la sagoma del rifugio Torino al Colle del Gigante.
È mio cugino che continua a gui-
moreggiare sulla tenda. Quasi subito
Mai avrei potuto dare un addio de-
dare la cordata senza problemi e io lo
sopraggiunge il Bigio a metterci il naso
finitivo a queste incantevoli meravi-
guardo con piacere e ammirazione,
e con un “Che bel calduccio!” si infi-
glie. Il distacco dal mio Monte Bianco
convinto che lui sia il più forte roc-
la dentro pure lui, per non uscirne più
questa volta diventava meno penoso
ciatore che abbia mai avuto l’alpinismo
fino al mattino.
perché nel cuore albergava la certezza
lecchese. Si prosegue a scalare, prima lungo la Punta Brendel e di seguito
che mi faceva sussurrare “arrivederci, Comunione di animi
lungo la Punta Ottoz, che indiscutibil-
Il sonno tranquillo ci ha ristorato
mente presenta le maggiori difficoltà
più ancora di quanto ci serva ora per
dell’intera cresta, mettendoci a dura
proseguire nella nostra ascensione.
prova. Qui affrontiamo un bellissimo
Prendiamo di mira la Punta Bich, di cui
diedro, che termina con una delicata
raggiungiamo la vetta quasi d’un fia-
traversata, strapiombante, sulla destra.
to, tutto nell’ansia di raggiungere al più
Siamo così ritornati sul versante che
presto la nostra meta finale. Arrivare
avevamo aggredito in partenza e ci
in cima all’Aiguille Noire de Peuterey,
troviamo quasi inaspettatamente alla
inondati dalla luce solare che arriva da
base della Punta Bich.
Est, inebriandoci con il suo calore, è
Ci troviamo in un bel posto piano,
stata un’ascesa gioiosa che ci ripagava
ideale per bivaccare, come decidiamo
pienamente della nostra precedente
di fare.
fatica e dei nostri comprensibili sforzi.
C’è anche abbondanza di neve, la
Eravamo consci che nessuno di noi
qual cosa ci fa pregustare il refrigerio
quattro avrebbe mai potuto dimen-
dell’acqua che tra poco scenderà nelle
ticare la gioia e la commozione con
nostre gole riarse. Con Det mi dedico a
cui ci abbracciammo su questa magi-
a presto”. (1) Racconta il Det che con la “comptesse” Regine si stabilì un vero rapporto di amicizia. Due anni dopo la salita alla Noir, venuta a sapere attraverso la stampa alpinistica francese che il Det, con Pierlorenzo Acquistapace e Giuseppe Lafranconi, aveva salito la Ovest di Lavaredo, Regine si presentò a Lecco con la sua auto e portò i tre alpinisti a Lione, ospitandoli a casa propria, per compiere con loro delle scalate in Francia (ndr)
Sentieri e Parole
17
MONTAGNA IN LUTTO PER GIGI ALIPPI E’ stato uno dei Ragni che hanno fatto la storia dell’alpinismo lecchese
L
di Renato Frigerio
ecco ha perso uno dei suoi Ragni, conosciuto semplicemente come Gigi Alippi, uno dei per-
sonaggi che hanno fatto la storia alpinistica e turistica del Novecento della Grignetta, e non solo. Gigi Alippi era nato ad Abbadia Lariana il 26 febbraio del 1936. Dopo l’alpinismo ha amato tantissimo la caccia. Era uno di quei montanari che si definiscono di vecchio stampo. Che amava prendere per mano un ragazzo alle prime armi, spiegandogli con finta severità, con toni burberi soltanto all’apparenza, i segreti della montagna. Fu alpinista di spicco, con moltissime arrampicate, ripetizioni di vie classiche, prime salite, prime invernali, nuove vie aperte sulle Grigne, sulle Dolomiti e
sulle Alpi, ma pure in Africa, Nord e Sud America, Asia, ai Poli. Condusse il rifugio di famiglia ai
vano. Notevole l’attività svolta in campo extra-europeo.
Piani Resinelli e fu guida alpina per ol-
Nel 1961 con la spedizione “Città di
tre cinquant’anni. Per molte edizioni fu
Lecco” gli arride la storica conquista
istruttore alla scuola nazionale di roc-
della parete Sud del McKinley in Ala-
cia dei Ragni, formando un’intera ge-
ska;
nerazione di alpinisti prevalentemente lombardi.
nel 1966 vince il Monte Buckland nella Terra del Fuoco in Cile;
Ha arrampicato con i nomi più si-
nel 1969 vince il Nevado Jirishanca
gnificativi tra i personaggi lecchesi,
per il versante Ovest nella Cordillera di
alpinisti per eccellenza, come Riccardo
Huayhaush in Perù;
Cassin, Carlo Mauri, Casimiro Ferrari,
nel 1972, sempre sulle Ande Peru-
Giulio Bartesaghi, Cesare Giudici, An-
viane, nella Cordillera Blanca, conqui-
nibale Zucchi, Det Alippi, Giuseppe La-
sta il Nevado Huantsan Ovest (si tratta
franconi, Giorgio Redaelli, Jack Canali,
della cima che appare nel logo della
Romano Perego, Benvenuto Laritti, ma
Paramount Pictures);
anche con monzesi, milanesi e ber-
nel 1974 partecipa alla storica con-
gamaschi, quali Romano Merendi, Lu-
quista dell’impossibile versante Ovest
ciano Tenderini, Walter Bonatti, Bruno
del Cerro Torre, in Argentina, la più
Ferrario, Gianni Arcari, Giuseppe Piro-
ambita vetta patagonica;
Gigi Alippi, a destra, con Giuseppe Alippi Det alla fine degli anni ‘50. Foto archivio Giuseppe Alippi
Il gruppo al Sacrario - foto di Claudio Santoro
nel 1975 partecipa alla spedizione
dizione, conseguendo un altro suc-
Per questo lo piangiamo e lo rin-
del CAI nazionale con obiettivo l’in-
cesso, nella conquista del Sarmiento
graziamo al tempo stesso, nell’attesa
violata parete Sud del Lhotse. Il tenta-
Nordovest, in Terra del Fuoco, ai con-
di rivivere poi con i suoi cari e i suoi
tivo, guidato da Riccardo Cassin, si ar-
fini con la Cordillera di Darwin.
amici, quei momenti che non dimenti-
resta a 1000 metri dalla vetta a causa
A settembre 2014, di Gigi Alippi, è
di una serie di catastrofiche valanghe;
uscito il libro “Il profumo delle mie
nel 1976 partecipa alla spedizione
montagne”, edito da Alpine Studio,
scientifica e alpinistica, organizzata da
dove sono pubblicati suoi brevi articoli
Renato Cepparo, nei dintorni dell’arci-
riguardanti la ricostruzione dei diversi
In questo profondo e triste mo-
pelago delle Shetland australi;
periodi storici in cui vanno inquadra-
mento siamo vicini con un abbrac-
nel 1983 partecipa alla spedizione
te le sue imprese. Questi racconti ci
cio ai figli Moira e Stefano, alla sorella
del CAI, sezione di Lecco, che ha per
consentono di conservare un ricordo
Ornella. Un abbraccio da parte di tutti
obiettivo la Cima Est del Lhotse Shar,
di Gigi Alippi che vale un patrimonio,
quelli che hanno goduto della stima ed
respinta a circa 1200 metri dalla vetta
un’autentica e preziosa lezione di vita.
amicizia di Gigi.
per le condizioni climatiche partico-
Ammalatosi il 14 febbraio scorso, è
larmente avverse; nel 1985 prende parte, con un grup-
Abbiamo avuto più volte Gigi Alippi al nostro fianco. Ma ci sarà sempre.
co. Resta il vuoto. Gigi ci ha lasciati, non è più con noi,
chesi, alla spedizione diretta alle Iso-
mancherà a tutti. Non è riuscito a vin-
le Svalbard, nei territori artici, ai limiti
cere la partita più dura.
nel 1986 ricopre il ruolo di capospe-
di lui, sarà possibile gustare.
morto il 28 marzo all’ospedale di Lec-
po composto da bergamaschi e lec-
della banchisa polare;
cheremo mai più e che mai più, senza
Adesso vogliamo ricordare Gigi così, nel nostro affettuoso ricordo.
Sentieri e Parole
19
CAVALCATA NELL’ARTE
Alla scoperta del “museo naturale” della Val Sella di Sergio Poli Complesso di inferiorità
A
mmettiamolo: anche noi lombardi abbiamo un complesso di inferiorità nei confronti dei
trentini. Quando si vuole portare un esempio di buona organizzazione, di senso civico, di uso del territorio nel rispetto dell’ambiente si cita sempre il Trentino o l’Alto Adige. E qualche ragione c’è.
Nell’incanto della Val Fiscalina
Questa differenza rispetto al resto del Bel Paese si nota soprattutto nelle valli, nei paesi anche piccoli, che hanno saputo mantenere una loro identità e decoro pur vivendo soprattutto, se non esclusivamente, di turismo. Com’è possibile questo? Non si tratta di reddito più alto – la solita questione delle tasse che rimangono in loco…; si tratta piuttosto di cura, di rispetto per il proprio luogo di vita, cosa questa che c’entra più con l’educazione che con il reddito. Qualche anno fa era stata proposta all’Unesco la candidatura dei vigneti terrazzati della Valtellina (le “rupi del vino”) come Patrimonio dell’Umanità; quei vigneti sono un vero monumento al lavoro, testimonianza tangibile di come l’ingegno umano ha saputo utilizzare a proprio vantaggio un ambiente naturale aspro e difficile. Ebbene, nonostante l’indubbio valore di quel sito la candidatura è stata rifiutata… perché il fondovalle era tutt’altro che preservato. Insomma, sopra nulla da dire, ma appena sotto era meglio non guardare!
20
Sentieri e Parole
Semplificando un po’, in Trentino la
spesi!) poco più avanti. La cosa affa-
montagna ha saputo invece vivere del-
scinante è che tutte le opere sono sta-
le proprie risorse, favorita certo anche
te fatte dagli artisti con materiali natu-
da una Natura generosa – le Dolomiti
rali reperiti in loco: legno anzitutto, ma
ci sono solo lì…- ma senza svendersi
anche pietra e corde, con pochissimi
completamente allo sfruttamento turi-
fronzoli a “disturbare” la visita. Solo un
stico.
piccolo cartellino col nome dell’opera, dell’autore e l’anno di creazione. Ogni
Una meraviglia alla portata di tutti
anno se ne aggiunge qualcuna, mentre
Un esempio tangibile di questo uso
qualche altra viene lasciata… “tornare
oculato e rispettoso della montagna si
alla natura”, cioè decomporsi. Questa
trova in una piccola valle laterale della
è la filosofia dell’Associazione che ha
Valsugana che si chiama Val Sella. Vi si
creato questa meraviglia, e che con i
giunge da Borgo Valsugana prendendo
suoi volontari ne assicura la sopravvi-
verso sud e risalendo qualche chilo-
venza.
metro lungo una stradina a tornanti
Lungo la stradina nel bosco , in un
che porta in quota. Di per sé la valle
paio di chilometri si trovano sparse una
non ha nulla di particolare, se non offri-
ventina di opere, e a Malga Costa una
re una certa suggestione storico-am-
quarantina: una vera cavalcata nell’ar-
bientale: a sud incombono infatti le ri-
te! La maggior parte sono classiche
pide pareti dell’Ortigara, di Cima Undici,
sculture nel legno, alcune sono geniali
Cima Dodici e così via, e lì dietro c’è
composizioni create intrecciando rami
l’Altopiano di Asiago, tutti nomi legati
di nocciolo, altre ancora sono fatte con
alla tragedia della Grande Guerra. Già,
elementi geometrici in cui si può anche
sembra impossibile che quel che oggi
entrare… Insomma, un mondo a parte
è un bucolico angolo di pace, un secolo
ma perfettamente integrato nel bosco
fa sia stato teatro di terribili battaglie.
in cui sono inserite.
Davvero, dal fondovalle non se ne ha
L’opera più famosa, simbolo di Arte
nessuna percezione: si vedono solo
Sella, è la Cattedrale vegetale, creata da
prati, boschi e una stradina che sale
Giuliano Mauri nel 2001: un inseguir-
ombreggiata dai tigli.
si di colonne verdi, giovani faggi che
Ma cosa c’è allora di eccezionale da
negli anni andranno a sostituire le im-
vedere, per cui vale la pena fare diverse
palcature di legno in cui sono inseriti, e
ore di viaggio per arrivarci? Semplice-
diverranno una vera “selva”, ma con un
mente, c’è una delle più interessanti e
ordine architettonico gotico. Il geniale
affascinanti mostre d’arte contempo-
Autore (lombardo: era di Lodi) ha poi
ranea che sia possibile visitare in Italia.
replicato questa meraviglia vicino a noi:
Il percorso si divide in due parti:
alle falde del Pizzo Arera, fra Val Seria-
prima c’è ArteNatura, a libero acces-
na e Val Brembana, su un poggio che
so (cioè gratis…) nel bosco, poi si trova
domina Zambla e Oltre il Colle, svet-
Malga Costa, a pagamento (5 euro ben
ta questo piccolo gioiello in crescita.
Arte Sella, il sole
Arte Sella, La Cattedrale Vegetale
Se non si ha tempo di andare fino in
si sa se davvero l’Albero lo ispirasse
Espressioni nella Foresta regionale Valle
Trentino può valer la pena di vedere
alla giustizia e gli desse lungimiranza,
Intelvi, sopra Schignano, entrambi in
almeno questo.
come suggerisce la targa, ma senz’altro
provincia di Como.
Tornando ad Arte Sella, finita la visita
in questo ambiente così sereno ven-
Il primo sentiero, creato quasi un
– che impegna tre ore in tutta calma
gono pensieri di pace, di armonia e ci
decennio fa, viene percorso da una
– si può tornare a piedi al punto dove
si ricarica tornando migliori.
media di 15.000 visitatori l’anno, molti dei quali lasciano i loro entusiasti-
si è lasciata l’auto, chiudendo l’anello e godendo la pace assoluta di questa
Fame di Arte nella Natura
ci commenti su un libro-firme a loro
verdissima valle. Prima però c’è un’altra
Arte Sella forse è il miglior esem-
disposizione. Il tracciato è semplice e
piccola sorpresa: accanto ad una linda
pio in Italia di questa congiunzione fra
può essere perciò percorso da fami-
chiesetta, un pannello ricorda che lì vi-
Arte e Natura, ma anche vicino a noi
glie, scuole, bambini che evidentemen-
cino si trova la casa di vacanze di Alci-
stanno fiorendo diverse iniziative simili.
te lo apprezzano molto; infatti non vi
de de Gasperi, uno dei padri della no-
Oltre alla Cattedrale vegetale dell’Are-
sono opere concettuali ma sculture di
stra Repubblica, che sotto il suo “Albero
ra si possono visitare il Sentiero dello
animali, gnomi, draghi, labirinti di legno,
della Saggezza” veniva a meditare e a
Spirito del Bosco, nella Foresta regio-
passerelle, che colpiscono con imme-
riposarsi dalle fatiche della politica. Non
nale Corni di Canzo, e il Sentiero delle
diatezza la fantasia dei visitatori. Molte
La Cattedrale Verde sull’Arera
Arte Sella - Alveare
delle opere sono di Sandro Cortinovis, Maestro bergamasco che ha tenuto a battesimo il percorso, ma anche qui ogni anno diversi artisti lasciano opere nuove, così che il sentiero cambia, cresce e si arricchisce. Il Sentiero delle Espressioni è stato invece creato da un paio d’anni, e sta perciò facendo i suoi primi passi. Si sviluppa fra pascoli e boschi attorno all’Alpe Comana, e le sculture sono tutte opera dei Mascherai di Schignano, il paese intelvese dove si tramanda la tradizione di scolpire le maschere in legno. Infatti in questo piccolo borgo si tiene il più famoso e sentito Carnevale di tutta la Provincia, ma ora gli artisti stanno creando qualcosa di ancor più radicato nel proprio territorio, che rimane tutto l’anno. A quanto pare sta maturando un nuovo modo di godere la montagna: non solo camminandoci sopra ma… camminandoci dentro, facendosi avvolgere dall’ambiente e dalla sua “magia”, senza avere più solo la cima o il rifugio come meta ma il sentiero stesso, il bosco, i prati. Dai giudizi favorevoli espressi dai visitatori sembra dunque che oggi ci sia fame di queste cose: c’è una nuova Sentiero delle Espressioni, una scultura - Foresta regionale Valle Intelvi. Sotto: sentiero Spirito del Bosco, la libellula - Foresta regionale Corni di Calzo
sensibilità nei confronti della Natura in generale, e della Montagna in particolare. Iniziative come quelle descritte più sopra possono offrire nuove opportunità di fruizione per chi va in montagna per turismo, e quindi anche di reddito per chi in montagna ci vive. Senza necessariamente aprire piste da sci (e quando non nevica?) o costruire ancora, e ancora, e ancora, come nella nostra Valsassina negli scorsi decenni. E così magari ci passa il complesso di inferiorità nei confronti dei trentini…
CENTRALE MOTO GUZZI
Archeologia industriale tra lago e Valsassina. di Annibale Rota
A
ndando
da
Lecco
verso
Sondrio, poco prima dell’uscita di Abbadia si vede sulla
sinistra, in margine alla superstrada, il fabbricato tuttora conosciuto come “la Centrale della Moto Guzzi”, anche se qualche tempo fa tutto l’impianto è stato ceduto ad un’altra azienda di Mandello. La centrale è alimentata da un invaso di raccolta realizzato all’Alpe Campelli poco sotto i Piani Resinelli. Il “laghetto dei Campelli”, come è solitamente chiamato, è abbastanza conosciuto nel lecchese, e non solo, sia dai frequentatori abituali dei Resinelli, che dagli escursionisti che vi salgono a piedi da Abbadia Lariana o da Mandello. Il bacino è alimentato da un condotto in cemento, che inizia ai Colonghei, dove prende parte dell’acqua del torrente Zerbo, e raggiunge i Campelli con un percorso praticamente pianeggiante di quasi due chilometri. Alcune piccole vallette sono supera-
Un particolare del condotto Colonghei-Campelli
te con manufatti in cemento, mentre
ridotte forniture di energia elettrica
il profondo solco della Val dei Ratti è
a seguito delle distruzioni belliche, la
attraversato con un grosso tubo so-
Moto Guzzi, per non limitare la sua
stenuto da una struttura metallica. Il
produzione in costante crescita, deci-
condotto è poi tutto coperto da un
se di affiancare a quello dei Resinelli
migliaio di piastroni in cemento nu-
un altro impianto simile, utilizzando le
merati. Dall’invaso dei Campelli una
acque del bacino di utenza noto come
condotta forzata, completamente ri-
“Pioverna Orientale”.
fatta di recente, porta l’acqua, con un
Per motivi logistici l’invaso di rac-
salto di circa 750 metri, al locale delle
colta, più piccolo di quello dei Cam-
turbine della centrale di Abbadia La-
pelli, venne ubicato in località Tonalli
riana.
di Maggio, all’incirca al centro dei
Va poi detto che, anche se il tran-
due condotti di adduzione dell’acqua,
sito sul canale è ufficialmente vietato
identici come esecuzione al condot-
e appositi cartelli sono stati posti in
to Colonghei-Campelli. Il condotto del
loco, alcuni siti su internet segnalano il
lato di Maggio iniziava dalla Val Don-
condotto come comodo e facile per-
goli, dove raccoglieva parte dell’acqua
corso escursionistico.
del torrente che scende dall’Alpe Desio, e correva tra radi boschi e lungo
L’impianto di Maggio
il margine superiore di declivi prativi.
Se l’impianto dei Resinelli, che risa-
Il condotto proveniente da Moggio
le agli anni trenta, è abbastanza noto,
iniziava dal Vallone di Artavaggio, su-
molto meno conosciuto è quello re-
perava le valli di Bongio e di Frera e,
alizzato, sempre dalla Moto Guzzi, nel
passando a monte delle case di Mez-
primo dopoguerra in Valsassina fra
zacca, proseguiva tra boschi abba-
Maggio e Moggio. Per sopperire alle
stanza fitti.
Stazione turbine
perché la copertura del condotto è a tratti inesistente, fino alla vecchia strada sterrata che da Mezzacca saliva alla Culmine di San Pietro. Andare oltre è praticamente impossibile, perché il bosco ha inglobato un lungo tratto del condotto. Coloro che fossero arrivati fino alla sterrata, cosa decisamente sconsigliabile con bambini al seguito, possono scendere a Mezzacca e poi a Moggio, se con mezzi pubblici, oppure, avendo l’auto a Maggio, prendere a sinistra in discesa in direzione praticamente opposta a quella di arrivo lungo il condotto. Alla fine della sterrata si prosegue per un sentiero abbastanza
Il bacino dei Campelli
evidente, che corre in mezzo ai prati In margine all’invaso di raccolta
alle prese d’acqua dei condotti, mentre
fino a raggiungere una strada asfal-
vennero costruite la casetta del cu-
il fabbricato delle turbine venne ce-
tata, con la quale si prosegue fino a
stode e la cabina di controllo e di re-
duto a una ditta locale e attualmente
Maggio.
golazione dell’’impianto.
ospita una segheria, che ha mantenu-
Il modo più semplice per raggiun-
Dal bacino, situato a quota 836 me-
to il colore verde tipico de fabbricati
gere l’inizio del condotto è quello di
tri una condotta forzata portava l’ac-
della Moto Guzzi. Della condotta for-
parcheggiare l’auto nei pressi del fab-
qua con un salto di 210 metri al lo-
zata è visibile un pilone di sostegno
bricato, ormai cadente, delle vecchie
cale turbine situato in località “la Folla”,
in muratura, sormontato da un arco di
“casere” e quindi proseguire lungo la
poco a monte del torrente Pioverna.
cerchio metallico dove appoggiava il
strada asfaltata, alla fine della quale,
L’energia elettrica prodotta veniva
tubo, sul lato destro della provinciale
superata una stanga, si imbocca una
portata alla Moto Guzzi da una linea
Balisio-Barzio poco prima del Ponte
sterrata che porta alla Val Dongoli
che saliva ai Piani Resinelli e quindi
della Vittoria..
dove inizia il condotto. Dall’auto circa
scendeva a Mandello. L’impianto, entrato in funzione nel dicembre del 1948 dopo circa due
Sono tuttora esistenti le due costruzioni in margine al terreno dove era ubicato il bacino di raccolta.
anni dall’inizio dei lavori, è stato poi dismesso all’inizio degli anni settanta,
20 minuti. I tempi (comodi) di percorrenza sono: circa mezzora fino alla casa del custode; un’altra mezzora per rag-
Facili escursioni
giungere la sterrata e poco meno di
quando le forniture “ufficiali” di ener-
Decisamente differenti sono le con-
gia elettrica erano ritornate alla nor-
dizioni dei due rami dei condotti. Il
Segnalo, come curiosità, che una
malità e risultavano più convenienti
ramo di Maggio è in buone condizioni
società di Sanremo, la SEAM (Società
dei costi di gestione dell’impianto val-
e, ripulito nel 2012 da un gruppo di
Energetica Alpi del Mare), ha avanza-
sassinese.
volontari, è percorribile senza alcun
to domanda al Comune di Cremeno
La condotta forzata e la linea elet-
pericolo fino alla casetta del custode:
di poter riattivare parte di questo im-
trica furono smantellate, unitamente
un’escursione facile e comoda con
pianto. Sembra però che, almeno per il
belle viste sulla Grigna e sulla valle
momento, non siano previsti possibili
sottostante. E’ poi possibile procedere
sviluppi.
24
Sentieri e Parole
un’ora per ritornare alla macchina.
con qualche difficoltà per la vegetazione esistente e con molta cautela,
Le foto sono di Annibale Rota
QUARANTA VOLTE QUATTROMILA
1967-Verso la parete nord della cima di Val Fontana
Giancarlo Valsecchi, una vita tra vie nuove sulle Alpi e l’impegno al CAI Lecco
di Matteo Manente Un’intensa attività alpinistica
di un grande album dei ricordi, spie-
vità alpinistica, con innumerevoli ripe-
“Da lassù dove l’occhio si perde negli
gano meglio di qualsiasi altra parola
tizioni di itinerari classici lungo tutto
orizzonti di Dio: pensa, ricorda e ama
possibile lo spirito che da sempre ha
l’arco alpino e altrettante aperture di
i profondi ricordi incancellabili, perché
accompagnato e contraddistinto l’ap-
vie nuove. Una passione, quella di Val-
ciò sopra ogni cosa ci è caro: cercare
proccio alla montagna di Giancarlo
secchi per la montagna, che come ha
là in alto; non è la gloria né l’orgoglio,
Valsecchi, lecchese classe 1936, che
raccontato lui stesso, arriva da mol-
ma la bellezza e la gioia”. Poche ri-
dall’inizio degli anni ’50 e per oltre
to lontano: “ho iniziato ad andare in
ghe, scritte di proprio pugno all’inizio
quarant’anni ha svolto un’intensa atti-
montagna tra il 1952 e il 1953, insieme
ad alcuni amici; all’inizio
Punta Pedranzini, San Matteo, Ceve-
andavamo soprattutto
dale, Cima di Pejo, Monte Pasquale,
sulle nostre montagne
Vioz, Palon de la Mare e Monte delle
della Valsassina, tra la
Rosole nel gruppo dei Forni; ha fatto
Grigna e il Resegone.
la Biancograt al Bernina, la Cresta delle
Poi abbiamo battuto
Rondini e quella del Coston; e ancora
tanto la Valle Spluga,
la Cima della Bondasca, le Tredici Cime
allargandoci e stando
sempre in Valfurva, la traversata dal-
in giro in tutte le Alpi.
lo Stelvio al Piccolo Zebrù, così come
Personalmente
anda-
tutte le punte del Monte Rosa, la Cima
vo soprattutto per la
di Val Fontana, il Piz Zupò e il Pizzo
passione nei confronti
d’Argento. E’ salito in vetta al Monte
della montagna e dei
Bianco e sulla Cima Busazza nel grup-
minerali, che mi è sem-
po della Presanella in occasione del
pre piaciuto cercare”.
trentennale dell’U.G.E., così come tante altre ascensioni effettuate nei gruppi
1958-Giancarlo, al centro, sulla vedretta del Rosole, gruppo OrtlesCevedale Sotto: 1986- Sulla parete nord-est del Corno dei Tre Signori
L’interesse maggiore
del Brenta, del Bianco e dell’Adamello.
di Giancarlo Valsecchi
“L’unico rimpianto – ammette Valsec-
è sempre stato quello
chi – è stato non essere riuscito a fare
delle salite alpinistiche
anche il Cervino finché ho potuto an-
sulle
vet-
dare in montagna”; un rammarico che
te delle Alpi: fra i tra-
però scompare quasi subito di fronte
guardi più prestigiosi
alla lunga serie di prime ascensioni ef-
raggiunti dal lecchese,
fettuate lungo tutto l’arco alpino e in
c’è quello di esser sta-
special modo nel gruppo del Ghiac-
to per quaranta volte
ciaio dei Forni, in Alta Valfurva.
principali
in vetta a montagne di altezza superiore ai
Tutte le “prime”
4000 metri e contare
“Ho girato tutte le Alpi – racconta
quasi altre 400 ascen-
ancora Valsecchi, quando lo abbiamo
sioni su vette che su-
incontrato a casa sua – e in linea di
perano i 3000 metri di
massima in tutte le Alpi ho fatto qua-
altezza. Un palmares di
ranta volte delle cime sopra i 4000
tutto rispetto, quello di
metri, oltre a 360 salite oltre i 3000
Valsecchi, che anno-
metri”. La scelta di quali vette salire
vera ripetizioni di vie
per Valsecchi non avveniva assoluta-
classiche
aperture
mente in modo casuale: “prima di an-
di nuove salite mol-
dare a fare una cima, c’era un attento
to impegnative. Tanto
lavoro di ricerca e poi, tempo permet-
per fare qualche nome,
tendo, individuato l’obiettivo andava-
Valsecchi, quasi sempre
mo e via”.
e
in compagnia di Oscar
Tra le principali prime ascensioni
Crimella e altri amici
effettuate con successo da Giancarlo
scelti di volta in volta, ha
Valsecchi e compagni, ecco riaffiorare
raggiunto cime quali
dall’album dei ricordi la parete nord-
Corno dei Tre Signori,
est della Cima Busazza (28 luglio 1985),
1962-Sulla Piramide Vincent, gruppo del Monte Rosa
la parete nord-est del Corno dei Tre
“era sempre in casa – ironizza con
questo, un breve passaggio scritto nel
Signori (28 giugno 1986), la sud-ovest
un sottile sorriso la moglie – soffriva
1965 da Giancarlo Valsecchi che ben
della Punta di Pejo (5 luglio 1987), la
davvero a stare fermo al chiuso!”.
rappresenta il suo modo di scrivere
parete ovest del San Matteo (24 luglio 1988), lo spigolo est della Punta
e di vedere l’amicizia che si instaura Scrittore di montagna
tra gli escursionisti: “...chi è stato una
Pedranzini (14 agosto 1988), lo spe-
Un amore, quello per le cime, che
volta amico in montagna lo resta per
rone nord-ovest del Monte Pasquale
Valsecchi ha riversato anche nella
sempre. In molte ascensioni percor-
(2 luglio 1989), la nord-ovest alla Cima
scrittura di parecchi articoli, pubblicati
se assieme, ci si conosce il cuore: le
Villacorna (29 agosto 1990), la parete
sia sul notiziario del CAI Lecco, sia su
qualità dei sentimenti di ognuno di
nord-ovest del Monte Rosole, la via di
quello della S.E.L.: “mi è sempre pia-
noi, sino alle cavità più profonde. As-
sinistra sulla parete nord dell’Aiguille
ciuto scrivere, mi sentivo un po’ come
sieme si sceglie l’itinerario con l’ansia
de Trélatete (3 luglio 1994), la nord-
uno scrittore di montagna; la passione
di nuove mete; una via, un modo di
ovest del Palon de la Mare (26 giu-
per la scrittura è derivata soprattut-
salire arrampicandosi, e a difendersi
gno 1999) e la via diretta sulla parete
to dalla lettura delle guide alpinistiche.
dall’imprevisto. E tutto questo sotto
nord-ovest del Monte Sissone (17
Quello che mi piaceva trasmettere con
l’occhio di Dio, in una tensione di so-
giugno 2000). Un elenco importante
la scrittura, oltre ai dati tecnici delle
lidarietà con la quale ci si crea la più
per qualità e quantità delle ascensioni
varie salite, erano le sensazioni prova-
compiute, che ben riflette il carattere e
te in montagna, l’insieme delle impres-
lo spirito con cui Valsecchi ha sempre
sioni che ti lascia ogni volta la mon-
affrontato la sfida con la montagna:
tagna”. Ecco, a testimonianza di tutto
L’intervista
29
1963-In vetta alla Punta Zumstein, gruppo del Monte Rosa.
vera e degna amicizia...”.
1959-In vetta al pizzo Bernina
passione che ho sempre avuto, ero un
L’impegno in sezione
incosciente cercatore di minerali, per-
Infine, a completare il profilo di un
ché andavo sempre in giro da solo e la
uomo che per tanti anni s’è dedicato
Esperto soprattutto di ghiaccio e
mia meta privilegiata era la Valmalen-
in modo profondo alla montagna, non
misto, anche se in caso di bisogno
co. Però avevo un buon orientamen-
poteva mancare l’impegno sezionale
era un buon arrampicatore, ha pra-
to e tornavo sempre integro”. Quanto
presso il CAI Lecco: un impegno pri-
ticato per diversi anni anche lo sci-
alle miniere, “sono entrato in tutte le
ma come consigliere sezionale duran-
alpinismo: “Ne ho fatto tanto di scial-
principali miniere del nostro territo-
te gli anni della presidenza di Annibale
pinismo, spesso insieme a Roberto
rio, soprattutto quelle ai Resinelli, e ho
Rota, poi come responsabile delle gite
Longhi e altri pionieri della specialità”.
accompagnato dentro tutti i ragazzi
sociali tra il 1986 e il 2001: “Per se-
Sempre in ambito montano, Giancarlo
dell’alpinismo giovanile e delle scuole,
dici anni ho partecipato attivamente
Valsecchi si è dedicato alla ricerca dei
prima ancora che ci fosse l’illumina-
alle gite sociali del CAI, con parec-
minerali, oltre che all’individuazione e
zione e che fossero tutte sistemate
chie belle escursioni; ne ricordo con
perlustrazione delle principali miniere
come adesso”.
piacere diverse effettuate nel gruppo
Miniere e minerali
dislocate nel lecchese, specialmente in
del Brenta, ma anche alla Presanella, in
Valsassina: “quella dei minerali è una
Adamello o alla Pietra di Bismantova.
1961-Dal pizzo Canciano la cima di Val Fontana e il Pizzo Scalino
1961-Sulla cresta est del pizzo Scalino
1997-Gita sociale all’Adamello.
1997-Sul ghiacciaio dei Forni
Il clima di quelle gite, più di duecento
ganizzazione di queste uscite sezio-
in tanti anni, era molto bello e alle-
nali è stato particolarmente rilevante,
Una vita per la montagna, insomma,
gro: anche se diluviava, ci si trovava
dal momento che ne è stato ideatore
che alla soglia degli ottant’anni val la
comunque tutti al punto di partenza,
e organizzatore per una quindicina
pena di ricordare e ripercorrere: l’al-
poi si decideva cosa fare. Non bisogna
d’anni; anni decisivi, in cui anche Val-
bum dei ricordi di Giancarlo Valsec-
demoralizzare le persone in partenza
secchi ha contribuito a portare questa
chi è vastissimo, la copertina rossa
e infatti non siamo mai tornati indietro
attività a un livello piuttosto alto per
racchiude centinaia di fotografie che
una volta: al massimo, se il tempo era
qualità e impegno, unendo alla bellez-
a loro volta celano storie di uomi-
troppo brutto, si finiva con le gambe
za delle uscite proposte la creazione
ni e montagne, emozioni riassumibili
sotto al tavolo di un rifugio o di un
di uno “zoccolo duro” di partecipanti
ancora una volta con le parole che lo
ristorante”. Quella delle gite sociali è
sempre presenti e disposti a seguirlo
stesso Giancarlo ha scritto in apertura
stata per Giancarlo Valsecchi un’espe-
ovunque – anche con condizioni me-
del proprio diario personale: “Bianchi
rienza davvero importante e non è un
teo non eccellenti, come ha racconta-
deserti ondulanti di neve: silenzi e so-
caso se quando ne parla gli occhi gli
to lui stesso – in un clima di festosa
litudini, immenso stupore della Natura!
si illuminano di una luce diversa: il suo
amicizia e reciproca stima.
Delizia dei forti e dei sognatori”.
ruolo nella programmazione e nell’or-
1999-Giancarlo cercatore di minerali sotto la cima di Corna Rossa
“Delizia dei forti e dei sognatori”
Foto Archivio Giancarlo Valsecchi Giancarlo Valsecchi in un’immagine recente
LA “MONTAGNA IMPOSSIBILE”
Scalare il Cerro Torre resta una sfida pura tra l’uomo e una delle più belle vette della Terra
“P
er un essere umano il Tor-
lo spigolo Sud-Est - ovvero la via
con difficoltà tecniche contenute, ma,
re può sembrare il simbolo
del Compressore - insieme a Silvan
da qualsiasi lato la si affronti, ogni linea
dell’inaccessibile, ma per
Schupbach, di raccogliere un po’ di
di salita è difficile, spesso verticale o
chiunque si senta in grado di affron-
fatti e riflessioni personali su questa
strapiombante, su roccia e su ghiac-
tarlo rappresenta una sfida” Marco
via e su questa mitica montagna.
cio e presenta difficoltà tecniche ele-
Pedrini dal Film “Cumbre”, 1986
vate e continue, sempre ovviamente, Il Cerro Torre è stata definita, da
nel severo ambiente patagonico, dove
Avendo già parlato e scritto molto
molti alpinisti e appassionati, la mon-
meteo e condizioni spesso mettono i
della salita della via dei Ragni al Fitz
tagna - o una delle montagne - più
bastoni tra le ruote.
Roy, in questo articolo ho deciso, in
difficili da salire al mondo, in quanto
seguito alla salita del Cerro Torre per
non offre una via “normale” di salita
Sul Cerro Torre sono stati scritti
Matteo sul penultimo tiro della via del Compressore, con il compressore di Maestri sopra di lui - foto S Schupbac
di Matteo Della Bordella
Al Campo Norvegesi, Silvan Schupbach cena la sera prima della salita foto Matteo Della Bordella
La headwall del Cerro Torre, con evidenziati gli scalatori Matteo Della Bordella e Silvan Schupbach - foto Elio Orlandi
innumerevoli libri, sono stati fatti pa-
te possibilità di salita, anche nel 2016
le file di chiodi senza dubbio addol-
recchi film, si è parlato, si è discus-
da qualunque lato la si affronti resta
civano un poco il carattere severo di
so per decine e decine di anni, tutti
senza dubbio una delle montagne più
questa montagna e semplificavano la
conoscono la sua storia: da Maestri a
difficili del mondo da scalare.
vita ai molti ripetitori.
Lama, passando per i Ragni di Lecco, Salvaterra, Orlandi, gli Sloveni, Kenne-
Ci sono fondamentalmente due vie
In seguito alla schiodatura della
dy e Kruk e tanti altri ancora. “Il gri-
“preferenziali” (con possibili varianti) e
via nel 2012 da parte degli ameri-
do di pietra”, quella che fu definita la
una terza via per lo più indipendente,
cani Kennedy e Kruk, non sono stati
“montagna impossibile”.
salita assai di rado, tutte le altre vie
poi molti quelli che hanno provato ad
non contano ripetizioni.
avventurarsi su questa via negli anni
Ma cosa significa davvero nel 2016 scalare il Cerro Torre?
a seguire: i chiodi da tirare non c’eraFino all’anno 2012 la via preferen-
no più e lo spigolo Sud-Est del Cerro
Le vie del Torre non sono infinite
ziale di salita del Cerro Torre era per lo
Torre tornava ad essere avvolto da
Un primo dato di fatto è che anche
spigolo Sud Est, lunga la via del Com-
quell’alone di mistero.
oggi nel 2016, mentre per esempio
pressore, aperta nel 1970 da Cesare
sul Monte Fitz Roy ci sono una qua-
Maestri e completata a tutti gli effetti
rantina di vie, sul Cerro Torre le vie si
fino in cima da Jim Bridwell nel 1979.
contano sulle dita di due mani, e tra
L’anno successivo, nel 2013, la via aperta dai Ragni di Lecco nel 1974, che affronta la parete Ovest del Cer-
di esse quelle che arrivano in cima e
Il motivo della popolarità di questa
ro Torre, le cui ripetizioni fino a quel
hanno avuto almeno una ripetizione si
via era, oltre all’eleganza e alla logici-
momento (in quasi 40 anni) erano
contano sulle dita di una mano.
tà della linea di salita, la gran quanti-
decisamente sporadiche, venne salita
Questo vuol dire che effettivamen-
tà di chiodi a pressione presenti, che
da circa una cinquantina di cordate
te, questa montagna, anche con l’at-
permetteva di superare in artificiale i
(in realtà il conteggio preciso è sta-
trezzatura odierna non offre poi mol-
tratti più difficili, permetteva di salire
to perso) e si affermò a pieno titolo
anche con la parete in condizioni non
come la via “preferenziale” per salire
perfette, consentiva una progressione
il Cerro Torre. Un titolo che venne poi
veloce e una ritirata relativamente ve-
confermato dalle numerose ripetizioni
loce. Insomma, pur trovandosi in Pata-
nei quattro anni successivi.
34 Alpinismo e arrampicata
gonia e pur trovandosi sul Cerro Torre,
Silvan Schupbach sui primi tiri della via del Compressore - foto Matteo Della Bordella
Della Bordella, al risveglio, dopo un comodo bivacco nella zona delle Torrette - foto S. Schupbach
vece, dopo il 2012, avevo la possibilità
Accanto ad esse, la tanto discussa parete Nord, con l’ipotetica via trac-
La via del Compressore
di provare a scalare questa montagna
ciata da Maestri ed Egger nel 1959 e
Dentro di me sapevo di voler salire
così come madre natura l’aveva creata,
la salita di Garibotti, Salvaterra e Bel-
questa montagna e volevo farlo se-
una sfida ad armi pari, “by fair means”.
trami nel 2005. Una parete ed una li-
guendo il mio stile e la mia filosofia
Si può discutere quanto si vuole sulla
nea ambite da molti, ma sulle quali in
di scalare le montagne, o dalla famo-
schiodatura, io non voglio dire né che
pochi sono riusciti a mettere le mani
sa via del Compressore o dalla mitica
sia stato giusta né sbagliata. Esiste un
ed ancora meno sono quelli che sono
parete Nord. Dentro di me ero anche
giusto e uno sbagliato? Non lo so. Chi
riusciti ad arrivare fino in cima al Cer-
fiducioso del fatto che prima o poi
sono io per giudicare?!
ro Torre passando da lì.
il momento di tentare una di queste
Io mi limito in questo articolo a ri-
due vie e salire il Torre sarebbe arri-
portare i dati di fatto dicendo che per
Per me la scelta tra queste vie era
vato, dovevo solo aspettare (e ormai
me, mentre prima era una via total-
chiara: non sono un grande aman-
la Patagonia mi ha abituato abbastanza
mente priva di interesse, ora è una
te del ghiaccio e salire per la pare-
bene a questo).
delle linee più attraenti al mondo. Altri alpinisti sicuramente la penseranno in
te Ovest dalla via dei Ragni non mi è
modo diverso e rispetto i loro senti-
mai interessato, tanto più che dopo le
La via del Compressore, è proprio
numerose ripetizioni avevo visto foto,
grazie alla schiodatura di Kennedy e
sentito racconti, e sentito tutti parlare
Kruk, che ha acquisito interesse per
di questa salita. E’ una grande via, non
me. Prima, non mi sarebbe mai inte-
Ma cosa significa davvero nel 2016
fraintendiamoci, semplicemente non
ressato fare questa via, tirandomi su
salire questa via? Innanzi tutto biso-
era quella che volevo fare, sapevo che
da un chiodo all’altro. Semplicemente
gna fare la premessa, che spesso vie-
personalmente fare una salita così, con
non sarebbe stata una cosa naturale,
ne dimenticata o data per scontata
qualcuno più forte di me su ghiaccio
per me non è un modo naturale di
che comunque ogni salita in Patagonia
davanti, non mi avrebbe dato gran-
andare in montagna quello di tirare
(anche quelle sulla carta più facili), ed
de soddisfazione e non sarebbe stata
una fila di chiodi già in posto, sarebbe
una grande avventura. Ecco perché
stata una sfida impari su un montagna
quando l’anno scorso i miei compa-
che seppur sempre severa e diffici-
gni andarono alla Ovest del Torre io
le era stata addomesticata dall’uomo,
rinunciai.
una cosa poco interessante. Ora, in-
menti e le loro posizioni.
Alpinismo e arrampicata
35
Silvan e Matteo in cima al Cerro Torre - foto Matteo Della Bordella
ancora di più sul Cerro Torre, è una
Parliamo sempre della Headwall:
usare, su dove andare nei punti più in-
grande salita - sembra banale dirlo,
quando ci arrivi davanti ti trovi di fron-
gannevoli e magari aveva anche visto
ma chi ha scalato queste montagne sa
te una piastra di roccia perfettamente
qualche segno della nostra magnesite
perfettamente cosa intendo - e che le
verticale, di qualità piuttosto mediocre,
sugli appigli…
condizioni della parete possono cam-
piena di lame staccate e traballanti, un
biare e rivoluzionare in modo drastico,
oceano di roccia che non lascia tra-
Insomma, si potrebbe parlare per
difficoltà, sensazioni e percezioni che
pelare grandi indizi su dove sia me-
ore delle condizioni, delle vie e della
noi alpinisti andiamo ad affrontare.
glio passare. Anche qui se sei il primo,
storia di questo monolite di granito.
Tra le tante vie della Patagonia, si-
come Kennedy e Kruk o come Lama,
Ma secondo me alla fine la verità
curamente lo spigolo Sud Est del Tor-
ti metti veramente in gioco, a ogni
ancora oggi, nel 2016, sta in quel-
re è una di quelle in cui le condizioni
passo non hai idea di dove andrai a
la frase di Marco Pedrini di 30 anni
giuste fanno una differenza abissa-
finire e se si potrà andare avanti o ti
fa: “Per un essere umano il Torre può
le. Prendiamo la Headwall: se la trovi
stai infilando in un vicolo cieco; se sei
sembrare il simbolo dell’inaccessibile,
ghiacciata e piena di neve penso sia
il secondo o il terzo – come noi – hai
ma per chiunque si senta in grado di
semplicemente impossibile salirla, se la
già un enorme vantaggio: sai che “di
affrontarlo rappresenta una sfida”.
trovi un po’ bagnata – come la abbia-
là si passa”, sai per lo meno che salire
mo trovata noi - è impegnativa ma si
“è possibile”, anche se nel nostro caso,
Una sfida che ogni alpinista può
fa, se la trovi asciutta penso sia ancora
oltre alla relazione non avevamo tante
vivere a suo modo e secondo il
un’altra cosa.
altre informazioni; più aumentano le
suo stile. Una sfida non più al limite
ripetizioni e più chiaramente la salita
dell’impossibile o ai limiti dell’alpini-
diventa “più facile”, chi è venuto dopo
smo mondiale. Ma pur sempre una
di noi non solo sapeva che era possi-
sfida pura, tra l’uomo e una delle
bile, ma aveva avuto da noi informa-
montagne più belle che la madre Ter-
zioni su dove dormire, sul materiale da
ra ci ha donato.
36 Alpinismo e arrampicata
SABBIA VERTICALE
di Matteo Colico
Q
uando si pensa all’arrampi-
sarà mai l’Etiopia. Tuttavia negli ulti-
nonché per le recenti ascensioni fatte
cata in Africa la prima cosa
mi anni questo paese si è creato la
da alcuni alpinisti europei.
che viene in mente sono il
reputazione di destinazione dal gran
Kilimanjaro, il monte Kenya oppure
potenziale alpinistico grazie alla pub-
Con qualche riserva su quanto ef-
i blocchi di Rocklands, di sicuro non
blicazione della prima guida di scalata,
fettivamente saremmo riusciti a sca-
Matteo Colico in cima alla via Welcome to the jungle, montagne di Adwa
Quattro nuove vie in Etiopia, terra dalle buone potenzialità alpinistiche
lare, io insieme a Luca Schiera, Mat-
ese, oltre al trasporto pubblico, è no-
temperature, dopo sei bellissimi tiri
teo De Zaiacomo e Andrea Migliano
leggiare un minibus o jeep con autista.
raggiungiamo la cima della struttura e
decidiamo di partire per venti giorni
Nella prima settimana abbiamo optato
con le ultime luci della sera siamo di
alla ricerca di nuove vie da aprire. Dalle
per la seconda alternativa, in modo da
nuovo al punto di ritrovo. Poco dopo
informazioni e dalle foto raccolte ab-
essere liberi di addentrarci nelle strade
veniamo raggiunti dai nostri compa-
biamo stabilito di concentrare le no-
sterrate e poter esaminare al meglio
gni. Andrea e Matteo purtroppo non
stre attenzioni sulla regione del Tigray.
tutte le possibilità.
sono stati fortunati come noi, la roccia scagliosa e di pessima qualità ha
Il paesaggio in questa zona è caratterizzato da torri e lunghe fasce di
Dopo diversi giorni passati a “sbino-
creato non poche difficoltà, ma grazie
arenaria alte fino a 400 metri, solcate
colare”, la voglia di scalare è arrivata
alla loro bravura sono riusciti comun-
da fessure molto estetiche (che, come
alle stelle, così dopo un primo tentati-
que a completare la via.
scopriremo in seguito, sono costituite
vo fallito a causa della roccia pessima,
da roccia non sempre di ottima qua-
troviamo due pareti nelle vicinanze
lità).
della città di Adwa. Le raggiungiamo
Dopo questa prima tappa la meta
a mattina inoltrata e, per aumentare
successiva sono state le famose torri
le possibilità di successo, decidiamo
di arenaria di Abuna Yemata. Ripar-
Dopo essere atterrati a Mekele,
di dividerci in due cordate (io e Luca,
tiamo così alla volta di Megab, piccola
principale città del Tigray, ci mettia-
Matteo e Andrea). La parete scelta da
cittadina posta a circa cinque chilo-
Dall'Alpe Siusi ilalla Sasso Lungodieun il Sasso Piatto modisubito ricerca mezzo per
noi è composta da roccia vulcanica di
metri dalle pareti. Vista la quantità
girare le zone in cui pensiamo ci si-
ottima qualità, grande grip e possibili-
di roccia promettente decidiamo di
ano le pareti più interessanti. L’unico
tà di protezioni molto buone anche se
rimanere nella zona per almeno una
modo per muoversi all’interno del pa-
distanziate. Rallentati un po’ dalle alte
settimana. Facciamo base fuori dalla
Una roccia un po’ così
Andrea Migliano su Desmoprepuziale, montagne di Adwa
Le torri di Abuna Yemata
Primo tentativo ad Adwa, fermati dalla pessima qualità della roccia
cittadina, grazie all’aiuto di un pre-
Così, dopo qualche tentativo a vuoto,
Sapevamo tutti che saremmo anda-
te ortodosso che gestisce le visite
salendo al massimo 2 o 3 tiri, apriamo
ti alla ricerca di pareti vergini e che
guidate alle chiese scavate nelle torri
qualche monotiro con difficoltà fino al
non sarebbe stato facile trovare roccia
(una notte è riuscito a mettere in fuga
7c.
di ottima qualità, ma nel complesso il bilancio che si può trarre da questo
un gruppo di iene che si era pericoloVerso la fine del nostro soggiorno
viaggio è positivo. Di sicuro roccia e
veniamo colpiti a turno da qualche
fessure non mancano, chissà… Magari
Ricominciamo a “sbinocolare” e il
malattia, ma ciò non ci abbatte. Così,
tra qualche anno l’Etiopia diventerà un
giorno successivo, di buon’ora, partia-
con il tempo agli sgoccioli, decidiamo
must per i crack addicted di tutto il
mo verso le pareti. Questa volta ac-
di unire le forze per aprire un’ultima
mondo.
cade l’opposto, io e Luca siamo molto
via. Facendoci largo tra sassi instabili
sfortunati, finiamo col cacciarci dentro
e sabbia che piovono dai camini riu-
camini sporchi e molto friabili che ci
sciamo ad aprire la nostra quarta via
ricacciano indietro. Al contrario, Mat-
in Etiopia, “In dust we trust”.
samente avvicinato alle nostre tende).
Le foto appartengono all’archivio del Gruppo Ragni della Grignetta
teo e Andrea riescono ad aprire una bellissima via totalmente in fessura.
Prima di tornare a casa abbiamo anche avuto l’occasione di visitare la
Nei giorni successivi giriamo a pie-
depressione della Dancalia, una delle
di alla ricerca della roccia di migliore
regioni meno ospitali del pianeta con
qualità ma senza molta fortuna. Quella
un vulcano ancora attivo al suo in-
che da lontano appare come compatta
terno.
e stabile, si rivela ogni volta pessima.
Alpinismo e arrampicata
39
ATTRAVERSO LE ALPI
A piedi in 80 giorni da Muggia a Montecarlo, andando per passi e non per vette
di Ivan Peri
“U
na
grande
avventura”,
12 giugno 2014 dal porto turistico
nell’animo e nei pensieri, magari senza
“un’esperienza indimen-
di Muggia, nei pressi di Trieste e si è
confidarlo a nessuno o solo a pochi,
ticabile”, “il viaggio della
concluso il 30 di agosto a Montecarlo,
e che molto, troppo spesso, è solo un
vita”, forse sono state queste le de-
nel Principato di Monaco, “Il giro del
sogno e finisce per rimanere tale.
finizioni che ho usato più spesso nel
(mio) mondo in 80 giorni”.
A volte però qualcosa accade e fa
rispondere a chi mi chiedeva, incu-
Un’incredibile esperienza e un so-
riosito, notizie e impressioni del mio
gno realizzato. Uno di quei sogni nel
cammino attraverso le Alpi.
cassetto che ognuno di noi ha, che gli
Per me è stata la contingenza di un
appartiene e che conserva per anni
progetto che dopo tanti anni si stava
Un cammino che ha preso il via il
in modo che questo sogno si possa realizzare.
giusto. Se non avessi provato a rea-
dea sempre più concreta di questo
berghetto nel paese dove vivo, che sta
lizzarlo prima di immergermi anima e
cammino, alla traccia di rotta seppur
proprio in mezzo alle Alpi, Livigno.
corpo in quel progetto, anche per me
ancora molto approssimativa, dalle
Il pensiero, quasi un’angoscia, che
questo folle desiderio avrebbe corso il
date alla durata, dalle modalità all’e-
questo progetto e questa nuova at-
grosso rischio di rimanere solo e per
quipaggiamento necessario, ed infine
tività avrebbero, verosimilmente, “ru-
sempre un sogno.
è uscito anche un nome per questa
bato” gran parte del mio tempo e delle mie energie future mi ha dato la consapevolezza che era il momento
mia avventura. Ma soprattutto ha preTre direttrici E così tutto ha preso forma: dall’i-
so corpo la voglia, sempre più decisa e ferma di compiere questo viaggio.
“Lo spettacolo della natura che mi ha circondato lungo tutto il mio viaggio”
realizzando, la costruzione di un al-
Dall'Alpe di Siusi il Sasso Lungo e il Sasso Piatto
essendo un po’ il simbolo o uno dei
tensione verso una meta rispettando
simboli più importanti delle Alpi. Era la
i tempi che mi ero prefissato. La mia
Verso nord, nei primi dieci giorni, dal
mia prima grande meta. Dovevo solo
traccia ha così cominciato a zigzaga-
mare su, attraverso la verde e ancora
capire se ci sarei arrivato dal versante
re. Sono rientrato in Italia per la Val-
selvaggia Slovenia.
italiano perché stretto con i tempi o,
le d’Aosta fino al Parco Nazionale del
Poi verso ovest, per gran parte
se la mia marcia fosse proseguita più
Gran Paradiso, poi in Francia per i Par-
del viaggio, procedendo attraverso
speditamente, facendo il giro largo per
chi della Vanoise e quello dell’Ecrins, il
la Carnia, in buona parte sul confine
circumnavigarlo sul versante france-
Parco Naturale du Queyras e di nuovo
italo-austriaco, e poi per le Dolomi-
se. Da là mi ero immaginato che avrei
l’Italia in Valle Maira e Valle Stura, e poi
ti e la Val Venosta; per lungo tratto
poi potuto fare qualche valutazione
di nuovo in Francia nel Parco Nazio-
in Svizzera, passando per la bassa e
sulla tempistica, sulla mia condizione
nale del Mercantour e di nuovo Italia
l’alta Engadina ed anche il Ticino, poi
fisica e psichica e, di conseguenza,
in quello delle Alpi Marittime. Infine mi
in Val Formazza nell’Alto Piemonte ed
sulle possibilità e le modalità dell’ul-
sono diretto a Sud per raggiungere il
in seguito nuovamente in Svizzera nel
tima parte del cammino. Insomma
mare del Principato di Monaco.
Vallese.
era il punto che avrebbe dovuto dar-
Per gli amanti dei numeri, dei chilo-
Infine verso sud, dopo aver aggira-
mi qualche prima certezza. In primis
metri e dei dislivelli, il mio GPS, sem-
to il massiccio del Bianco sul versante
sulla buona riuscita o meno della mia
pre attivo lungo il mio cammino, ma
francese.
avventura, per quanto possibile, dal
solo ed esclusivamente in modalità
Il Monte Bianco rappresentava sul-
momento che un viaggio del genere
di registrazione della traccia, alla fine
le mie carte e nella mia mente la boa
presenta un’infinità di variabili ed im-
diceva: 2134 km per un dislivello po-
più importante nel disegno della mia
previsti per cui di certo non c’è mai
sitivo di 120.428 metri ed altrettanti in
traccia, ma anche metaforicamente,
nulla. Ma soprattutto sul successivo
negativo, di fatto quasi 27 km di me-
tracciato da seguire.
dia al giorno con un dislivello di circa
La mia traversata delle Alpi ha seguito tre grandi direttrici.
42
Escursionismo
Da lì, quindi, è cominciato un cam-
1500 metri di salite e 1500 di disce-
mino un po’ diverso, una ricerca dei
se. Anch’io mi sono stupito per que-
luoghi più belli e caratteristici. Un po’
sti numeri. Chilometri e dislivelli non
più “un viaggio” e un po’ meno una
erano certo il mio interesse principale,
Nel Parco della Vanoise
anzi, ma non potevo rinunciare ad un
tutto popoli. Passi che ogni volta non
sariamente ridotti al minimo. Ma an-
GPS che disegnasse una linea netta e
vedevo l’ora di raggiungere, che mi fa-
che la ricerca dei luoghi più belli, più
continua che taglia l’intero arco alpino
cevano accelerare il passo, trattenen-
pittoreschi e con le viste panoramiche
e che mi aiuterà a ricordare per sem-
do il respiro, nonostante la stanchezza
migliori hanno avuto la loro grande
pre ogni giorno e ogni luogo di questa
dopo tanta salita e tanta fatica, per
importanza: in fin dei conti doveva
avventura fantastica.
vedere cosa mi aspettava al di là, quali
essere anche un viaggio di piacere e
Per il viaggio ero equipaggiato con
panorami, quali viste e quali spettacoli
da godere.
tenda e sacco a pelo nel mio pesan-
e di conseguenza quali emozioni. Ma
te zaino, per poter essere sempre e
anche e soprattutto per immagina-
comunque autonomo. Avevo pensato
re quale e come sarebbe stato il mio
Ci vorrebbe un libro per dar con-
infatti di approfittare dei rifugi solo di
cammino di lì in avanti, e quale la di-
to di episodi, di ricordi, di emozioni,
tanto in tanto e all’occorrenza. Oc-
rezione migliore da prendere.
di incontri, durante questi 80 giorni,
Il senso del cammino
correnza che si è rivelata poi essere
Questo è stato sicuramente un ele-
più che altro quella di poter mangiare
mento fondamentale della mia avven-
e alimentarmi in modo adeguato ri-
tura, la scelta del percorso. Ho pas-
E probabilmente ce ne vorrebbe un
manendo il più possibile in quota. Era
sato ore nella mia tenda a studiare le
altro per descrivere i mille pensieri che
infatti il camminare in alta montagna,
carte che man mano mi compravo o
mi sono passati per la testa, dai più
per quanto possibile, la mia preferenza.
recuperavo in qualche modo lungo
banali ed infantili a quelli più profondi,
Quello è l’ambiente che più mi piace e
la strada. Ho imparato a leggere ed
fino a quelli a sfondo religioso e fi-
in cui mi muovevo e mi sentivo più a
interpretare anche i dettagli, per non
losofico, passando per quelli di natura
mio agio. Ma è stato un camminare
avere sorprese ed imprevisti, cercare
politica ed economica. Di fatto il mio
in quota senza cercare vette e cime.
di annullare i rischi ed avere sempre
corpo ha camminato ogni giorno per
Anzi, questo è stato il vero, diverso,
almeno un’alternativa per l’accapar-
modo di camminare rispetto alle mie
ramento dei viveri ed il luogo in cui
abitudini. Un andare per passi e non
passare la notte. Muovendomi a piedi
per vette. Passi, passi che uniscono
per ore ed ore ogni giorno, i margini
valli, paesi, regioni e nazioni e soprat-
di errore nelle scelte andavano neces-
vissuti in uno dei luoghi secondo me più belli e spettacolari della terra.
Escursionismo
43
In senso orario: ghiacciai della Valle d’Aosta; suggerimenti da un locale; pernottamenti a molte stelle; uno dei 1000 laghi incontrati lungo il cammino
ore ed ore per 80 giorni senza pau-
E’ così che mi sono sentito dopo
sagi, il tempo purtroppo non troppo
se e così ha viaggiato anche la mia
una settimana. Non ero più solo un
benevolo in quella piovosa estate e
mente.
osservatore, un contemplatore, ma
anche qualche piccolo pericolo e le
Con queste righe, invece, non pos-
una parte integrante dell’ambiente in
preoccupazioni. Concludendo posso
so far altro che confermare quello che
cui ero immerso e in cui mi muovevo.
dire che il mio cammino è cominciato
penso da tempo, che la vera natura
Non è possibile riassumere in bre-
dal mare ed è terminato al mare. Un
dell’uomo è quella del cammino, la sua
ve ciò che ho visto in un’estate at-
po’ come le Alpi stesse che, originatesi
dimensione più consona è il cammi-
traverso le Alpi. Un mondo magico ed
dall’acqua emergendo una novantina
nare, l’uomo si è evoluto per cammi-
unico dal punto di vista ambientale e
di milioni di anni fa dal mar Piemon-
nare e il camminare ha fatto evolvere
paesaggistico, ma questo è risaputo,
tese-Ligure hanno l’inevitabile destino
l’uomo.
le Alpi sono tutte belle, bellissime. Gli
di finire in mare soggette alla lenta ed
E questa dimensione del camminare
scenari sempre diversi, ma con delle
inesorabile erosione.
è il modo migliore, il più vero e più di-
caratteristiche simili ed elementi co-
Un cammino che, come il giorno,
retto per osservare, conoscere, entra-
muni che si possono ritrovare lungo
nasce a oriente e finisce ad occidente,
re in contatto ed in sintonia con tutto
tutto l’arco alpino, tolgono il fiato. Im-
così è stata la mia “grande avventura”,
ciò che ci circonda.
magini che stupiscono, emozionano.
“la mia esperienza indimenticabile”, “il
44
E poi ci sarebbe ancora da rac-
Escursionismo
contare un altro mondo, quello degli incontri con le “genti” delle Alpi e le esperienze, le piccole avventure, i di-
mio viaggio della vita”.
HIMALAYA IN MOUNTAINBIKE
Su fino a 5600 m, la gara a tappe più “alta” al mondo
Stefania felice all’arrivo della prima tappa, 108 Km lungo l’Indo a 4700 m di quota, con alle spalle le vette himalayane
di Stefania Valsecchi
L
’amico Mimmo: “Steppina mi è arrivata una mail dal nostro gruppo podistico, ma parla di
una gara a tappe in mountain bike: te la giro”. Steppina: “Grazie Mimmo, do un occhio!”
Himalayan Highest Mountainbike Race: la gara a tappe in MTB più alta al mondo USTI! Si va. Su queste cose ho la fortuna di poter non “sdondinare” ma dire decisa “ci sarò” e due giorni dopo sono iscritta. Mancano sei mesi a questa competizione in Himalaya che sarà a luglio, ma immediata parte la preparazione e inizia la frizzante avventura.
Chi mi conosce sa che sono in al-
giù per le montagne, di qua e di là
lenamento every day, non ci sono
si sente, la bici allegramente” son già
giornate di ozio fisico durante l’an-
nel cuore pulsante dell’esperienza
no (a meno che non sia fratturata...
per allenarmi a pedalare 6 giorni alle
sigh!): bici, corsa, sci d’alpinismo e di
quote più alte del mondo per cen-
fondo, nuoto, un po’ di canoa, alpini-
to km al giorno. E’ ancora inverno
smo. Non c’è stagione in cui modero
quando mi iscrivo alla gara: niente di
il movimento. Ma se nel mirino entra
meglio perché il training alla quota
una gara a tappe in MTB e se questa
non me lo faccio sulla ciclabile lun-
si disputa sull’Himalaya fino a quota
go-lago. Ho bisogno di altitudine e
5600, l’euforia scatta a manetta e le
non c’è esercizio migliore che salire
pedalate partono a raffica: quando
in alta montagna, pelli di foca sotto
sai bene dove andare, cammini drit-
gli sci, immersi nel silenzio, lontano
to. Spalle larghe, polmoni aperti, ogni
da qualunque impianto per giungere
sforzo convogliato in quell’unica di-
in cima e tracciare scodinzoli polve-
rezione e l’energia diventa atomica
rosi in cotonate discese.
polverizzando ogni dubbio. Ho la fortuna di abitare a Lecco abbracciata dai monti, affacciata sul lago quindi con un aitante “su e
Escursionismo
45
Partita da quota 3500 m, Stefania ha finalmente raggiunto il Khardung La, il valico più alto del mondo, 5602 m, nella cronoscalata finale
Il cartello all’inizio del Khardung La avvisa che si tratta della strada carrozzabile più alta del mondo
Cevedale, Gran Zebrù, Piz Palù,
30 giugno sono in volo verso l’o-
amen ti portano a lambire i 5000 m:
Monte Rosa, scandiscono le amma-
riente io sola con la mia bici impac-
un antipasto di quel che ci attende
lianti sci-alpinistiche nei fine setti-
chettata nella stiva, e il primo luglio,
che mette un appetito da coccodril-
mana; chilometri e dislivelli peda-
sorvolando l’Himalaya, energia pura
lo, perché a farla da padrone non è
lando su sterrati e non solo danno
attraversa corpo e mente rapita da
affatto la fatica, ma il particolare fa-
ritmo al dopo lavoro in settimana:
quell’immensità bianca sotto di me.
scino dei luoghi di cui attendo solo
con questo elettrizzante brio la par-
Atterro a Leh, capitale del Ladakh, e
di fare una grande abbuffata.
tenza per l’Himalaya arriva.
siamo già a 3600 m di quota: for-
La sintonia con gli altri partecipanti
La meta è il distretto del Ladakh,
tunatamente io non ne soffro, ma tra
- atleti ed organizzatori - è imme-
estremo nord ovest dell’India, al con-
gli altri partecipanti all’evento c’è chi
diata, calda: chi ha obiettivi di vittoria
fine con Cina, Pakistan, Kashmir, re-
ha subito i “balordoni” non facili da
e chi invece se la vive light, macchina
gione in cui confluiscono i sogni al-
sbaragliare.
fotografica pronta a immortalare at-
pinistici del globo terracqueo poiché
I tre giorni successivi son d’obbli-
timi di infinito, ma tutti convinti della
lassù la catena dell’Himalaya cede il
go per l’acclimatamento e con la bici
propria fortuna sfacciata d’essere lì
passo alle altezze del Karakorum. Il
si sale e scende su strade che in un
dove siamo a fare ciò che facciamo.
Incontri himalayani.
Guado non pericoloso, anzi divertente
“Pronti, via!” Sei luglio: la gara ha inizio. Sot-
capire: ora ci son dentro anch’io e
questi luoghi così remoti è sempre
capisco ancora meno.
argomento di dialogo speziato.
to lo striscione il colpo di pistola,
La tappa si chiude dopo alcune ore
Vien buio intorno alle 18,30 per-
ma diversamente da qualunque altra
su un bel pianoro in cui l’Indo fun-
ciò si cena prestissimo e ci si ritira in
competizione non partiamo a molla
ge da “Terme Romane”: ci sono punti
tenda altrettanto presto perché star
come una fucilata. Ci aspettano 101
vicini alla costa in cui l’acqua sorbolle
fuori a chiacchierare sarebbe poco
km tra i 3600 e i 4600 m: pren-
e noi ci facciamo bagni caldi ritem-
salutare: il tepore del giorno viene
diamola
fluida...
scalzato
Le altre 5 tappe gli 80 e i 110 km, ogni giorno più su dei 5000 m. Il primo giorno si viaggia sempre accanto al grande fiume Indo che qui scorre placidamente,
senza
impennate e impeti, proprio come la
mia
pedala-
ta. C’è un effetto stranissimo di cui tutti ci accorgiamo: noi viaggiamo in senso opposto al fluire dell’Indo; se lui è in discesa, noi siamo in salita, chiaro... Ma
che
eppure... strano!
Non è possibile. Continuo a guardare la strada, poi
diatamente
CURRICULUM SPORTIVO
saranno tutte tra
immedal
freddo al calar del
Valsecchi Stefania detta Steppina, 48 anni, di Lecco. Laureata in Filosofia, successivo triennio in metallurgia degli acciai, insegnante elementare per vocazione. Istruttrice di Scialpinismo nella scuola del CAI Lecco per 12 anni. Maestra/guida di sci per ciechi ed istruttrice delle guide per non vedenti. Guida di MTB. * Nel 2010 ha iniziato a far gare vincendo in quell'anno il Mongolia Bike Challenge (gara MTB in 10 tappe; 1400 km e 14000 m di D+ tra il deserto del Gobi e le montagne del Khangai) classificandosi prima assoluta donne, battendo anche le professioniste presenti. * Nel 2011 è seconda classificata assoluta donne all'Iron Bike, di nuovo in MTB: 7 tappe con 35000 m di dislivello positivo per 800 Km sulle Alpi italo- francesi. * Nel 2012 attraversa le Ande boliviane in bici e sale (senza bici!) in vetta al Huayna Potosì (6088 m). * Nel febbraio 2013 conquista il titolo mondiale di Triathlon Invernale a Chamonix e nel luglio del medesimo anno attraversa in MTB tutte le Alpi da Trieste a Ventimiglia (2200 km e 57000 m di dislivello fuoristrada): pare sia l'unica al mondo ad averlo fatto finora. * Nel luglio 2015 vince la Himalayan Highest MTB Race, gara in 6 tappe di MTB in Ladakh (Himalaya Indiano) tutta sopra i 5000 m di altitudine fino ai 5602 m del Khardung La, il valico carrozzabile più alto al mondo. Tante altre vittorie minori, numerosi podi. Nel 2007 attraversa l'Himalaya da nord a sud da Lhasa (capitale del Tibet) a Katmandu (capitale del Nepal), 1200 km in bici. Nel 2008 attraversa le Ande in MTB e sale alcune montagne classiche oltre i 5300 m (Pisco, Ishinca e Urus). E sempre in quell'anno sale in vetta al Monte Bianco dai Cosmiques-Tacul-Maudit e circumpedala il Monte Bianco in due giorni.
sole. Il mattino si riparte ed ancora sembra
che
un
oceano di pervinche si sia aperto sopra
le
nostre
teste. In sella ai velocipedi, gambe sforbicianti, ansimiamo imbalorditi al primo passo a 5100 m. Al di là si scende
sulla
piana
senza confini a 4570 m di altitudine dove silente si adagia lo Thso Khar Lake, grande lago salato. Intanto
però
d’innanzi
a
il
diventa
cielo
noi
piombo cupo di
l’Indo, poi la stra-
nubi gelate e so-
da e mi sembra di
pra di noi il cielo
essere io ad andare in discesa. Ma
pranti; gli abitanti locali ci cuociono
caldo blu cobalto ne viene travolto
non può essere, se no anche il fiume
uova e pesce.
e... ORCO! Proprio dove siamo noi
scivolerebbe nella mia direzione e i
Il bello di queste gare a tappe è
un vento rabbioso si alza fulmineo,
miei due altimetri non segnerebbe-
anche il momento conviviale nel
polvere sabbiosa ci investe e, peg-
ro quote via via più alte. Avevo visto
tendone in cui si cena tutti insieme:
gio, a pochi metri da noi si formano
un documentario che parlava di una
ognuno commenta la propria tappa,
strada in America famosa per que-
la fatica o la contentezza, lo scenario
sto effetto ottico: sembra scenda
visto, le persone incontrate, il fiatone,
e invece sale. Allora non riuscivo a
la gioia; e anche il cibo nel piatto in
Escursionismo
47
due trombette d’aria, direi dei “pifferi”
coperta patchwork. Senza scordare il
gli uni, ghisa le altre. La soppressata
data la loro forma assai stretta e al-
contrasto bianco-amaranto dei mo-
calabrese è meno “spetasciata” ri-
lungata in verticale, che centrifugano
nasteri buddisti, o l’arancione acceso
spetto alla sensazione che provo io.
violentemente su se stessi e intanto
delle nostre tende contro un cielo più
E dopo uno dei mille tornanti su cui
rotolano attorno qua e là agitati, si-
turchino della fata di Pinocchio: cosa
si avvoltola questa strada rampicante
nuosi e senza meta: sembrano il ge-
desiderare di più dalla vita?
facendola simile ad un intestino, ecco
nio che sbuca fuori dalla lampada, ma
Spesso sento raccontare che di
apparire l’intaglio tra la neve con le
ben poco disponibile, anzi, ”incazzo-
fronte a scenari così immensi come
bandiere buddiste svolazzanti che
so”. Io, che quando c’è da mantenere
gli spazi himalayani ci si sente pic-
segnano il Passo del Khardung La: è
la calma la smarrisco seduta stante,
coli, si percepisce la propria fragilità.
lì Ste, vai che ci sei... Abbasso la testa,
parto a tuono a far girare le gambet-
Oh, a me succede l’esatto contrario.
passano lunghissimi minuti, rialzo la
te con rotazione tale che se aves-
Son su ben oltre i 5000 m, sguardo
testa e... O CACCHIO è più distante.
si una dinamo collegata illuminerei
aperto a 360 gradi, vette immacola-
Però è lì, spingo sui pedali, passa il
l’intero continente asiatico. Uno dei
te, altipiani sconfinati e io mi sento
tempo, guardo e... ODDIAMINE è più
concorrenti più massicci, prima an-
più alta di Gulliver, più forte di Ercole,
lontano. E queste sensazioni si ripe-
cora di sollevare lo sguardo e capire,
più avventurosa di Ulisse... macché
tono per un’ora quando io pensavo
si ritrova schiantato a terra stranito,
piccolezza. Sto da leonessa e la vera
mancassero cinque minuti. Fa nien-
ma fortunatamente il tutto si risolve
sfida sta nel riuscire a trasferire que-
te, l’importante è andar dritti che qui
con un dantesco racconto serale at-
sta straordinaria energia anche nel
non è mica così scontato. Continuo
torno alla tavola imbandita e le nostre
quotidiano.
a prendere di quelle imbarcate come arrivassero onde a prua che mi vol-
risate rompono il silenzio tutt’attorno. Arriva l’ultima tappa, la più attesa: Più alti di Gulliver
cronoscalare il passo Khardug La ap-
tano il manubrio e son di traverso sulla strada, boh.
Ogni giornata ha il suo perché:
peso lassù a quota 5602 m, il va-
Il freddo è intenso, la neve ghiac-
scandita dall’ossigeno dei circa 5400
lico carrozzabile più alto al mondo.
ciata dal cielo punge, ma finalmen-
metri del Tanglang La o del Chang La,
Il Khardung La sta ai ciclisti come
te ecco l’attimo in cui passo sotto
qualcuno non sta troppo bene... no
l’Everest sta agli alpinisti: ragazzi è il
lo striscione dell’arrivo: gioia pura,
cioè: sta proprio male. Gote paonaz-
nostro giorno!
braccia spalancate al cielo a mo’ di
ze, viso congestionato, orbite a sbal-
Partenza da 3500 m e arrivo a
benedizione “urbi et orbi”, sorriso fin
zo, respiro corto e rantolante: ossi-
5602 m in cronoscalata: 2100 m di
dietro le orecchie. Ancora una vol-
geno presto! E via in jeep col medico
dislivello in una distanza di 51 km a
ta prima classificata donne in queste
veloci a perder quota. Ma anche in
quelle elevatezze… mannaggialerisa-
gara in cima al mondo: bello quando
questi casi per fortuna ce la raccon-
te! Partiamo tra piante ad alto fusto,
accade, no?
tiamo ridendo nei giorni successivi
procediamo e gli arbusti si fan più
Ogni giorno è necessario credere
senza conseguenze più gravi di un
piccini di noi, saliamo e tutto è brullo,
che qualcosa di straordinario possa
persistente mal di testa.
avanziamo e l’aria frizza assottiglian-
accadere, ma bisogna operare perché
Tutt’attorno i colori caffellatte del
dosi, continuiamo e appare la neve
ciò avvenga senza scoraggiarsi. Per-
deserto d’alta quota, interrotto dal
che, sbuffata dopo pedalata, diventa
ché il passo più faticoso non è nes-
verde smeraldino e lucente delle
un muraglione di tre-quattro metri
suno di questi altissimi passi hima-
oasi dove un fiume viene incanala-
incombenti accanto a noi.
layani, ma abbandonare ogni indugio
to, puntinate dal giallo canarino del-
La testa ha un peso specifico mai
le coltivazioni di colza: sembra una
riscontrato prima, s’infoppa tra le clavicole che a loro volta s’incurvano
48
Escursionismo
e a momenti bacio il manubrio. Ma vogliam dire qualcosa dei polmoni o dei muscoli della gambe? Piombo
e porre mano alla realizzazione dei nostri desideri più belli. Tutte le foto sono di Stefania Valsecchi
A PASSO DI BIMBO
Il Family CAI si rinnova e vara il programma per il 2016
Il gruppo numeroso della stagione 2015 al faro voltiano, Brunate.
di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico
“C
hi si ferma è perduto”, diceva il grande Totò. E noi del Family, anno
dopo anno, l’abbiamo preso in parola e non ce ne siamo stati mai con le mani in mano. Sarà forse per il contagio dovuto alla frequentazione di tanti giovani virgulti, sarà forse per l’opportunità concessaci dallo “scrivere”, in prima persona, una storia in seno al Club Alpino che – almeno per ora – pare essere totalmente inedita ed incontrare il favore di tante famiglie. Insomma, anche quest’anno durante i mesi più freddi ci siamo promessi di mettere in cantiere qualche novità. Ma andiamo con ordine. Dopo il successo avuto nel 2015, quando avevamo dovuto chiudere le iscrizioni dopo meno di una set-
timana per aver raggiunto il numero
coloro che avrebbero voluto accom-
massimo di partecipanti, quest’anno
pagnarci nel cammino di quest’anno.
eravamo francamente un po’ dubbiosi
Così ha avuto inizio il 2016 del Fa-
sulla possibilità di poter confermare un
mily. E, come sempre, abbiamo dato
simile risultato: i bambini crescono, le
appuntamento ai genitori presso la
famiglie mutano esigenze e progetti;
sede della Sezione per concordare
è fisiologico “perdere” degli amici nel
con tutti i partecipanti la stesura del
corso degli anni. Siamo rimasti quindi
programma delle nostre attività. Dopo
piacevolmente sorpresi del fatto che
l’esperienza ampiamente positiva del-
sia bastato un solo weekend per fare
lo scorso anno, abbiamo confermato
il sold out! Tradotto in lingua italiana,
anche per il 2016 questa parte della
significa che tra un venerdì pomerig-
nostra iniziativa, che permette ai ge-
gio ed un lunedì mattina alle nostre
nitori di confrontarsi e condividere
iniziative si sono iscritte ben 64 per-
esperienze e proposte.
sone, tanto da costringerci a chiudere
Steso il Programma del 2016, ab-
immediatamente le iscrizioni. Con la
biamo scelto di coinvolgere ancor
gioia per il confermato successo della
più i partecipanti. Come? Affidando
nostra idea, la curiosità di conoscere i
loro l’organizzazione di alcune delle
nuovi amici, il senso di responsabilità per dover gestire tante famiglie e tanti bambini piccoli nonchè il rammarico di non aver potuto accontentare tutti
Escursionismo
49
Prove di arramnpicata al raduno CAI 2015 con un istruttore di prestigio, Mario Conti
escursioni. Avete letto bene: quest’an-
dei propri figli durante le esperienze in
storia della Grande Guerra. Il 29 mag-
no saranno i genitori – sotto la nostra
montagna.
gio torneremo sui monti del Triangolo
supervisione – ad occuparsi dell’or-
Centreremo un altro traguardo? E’
Lariano, alla scoperta di crinali ancora
ganizzazione preventiva e della ge-
presto per scriverlo: ma le premesse
selvaggi e splendide vedute del no-
stione esecutiva della maggior parte
ci sono tutte; ed appaiono confortanti.
stro territorio. Dopo la partecipazio-
delle nostre attività.
Anche perché dall’incontro con i ge-
ne al Raduno sezionale, rinnoveremo
Crediamo non sia mai stato fatto
nitori non solo è nato un programma
l’uscita di due giorni in autonomia in
prima in ambito C.A.I. Eppure, affidare
di attività per il 2016 che possiamo
Val Biandino, che tanto è piaciuta lo
ai genitori partecipanti questi compiti
definire completo, ma si è potuta per-
scorso anno a grandi e bambini. In
ci è parso il modo più immediato e
cepire la voglia di tutti i partecipanti di
settembre andremo a Mantello a vi-
concreto per consentire loro di svi-
mettersi personalmente alla prova e di
sitare una fattoria: per la prima volta
luppare od affinare quelle capacità che
collaborare per far vivere ai bambini
tutti in bici, dalle spiagge di Colico lun-
sono alla base dell’andare per mon-
tante esperienze uniche ed indimen-
go la bella ciclabile sulle rive dell’Adda.
ti secondo gli insegnamenti del Club
ticabili.
Il 2 ottobre saranno il Castello di Ve-
Alpino Italiano. E, certamente, è una delle idee su cui si è fondato lo spirito
zio ed i giochi dei falconieri a riportare Il programma
grandi e bambini indietro nel tempo.
con il quale abbiamo fatto nascere ed
Partiremo come di consueto ad
Per finire, visiteremo le pendici del
abbiamo sviluppato il Progetto Family
aprile, dal cittadino Ponte Vecchio, per
Magnodeno e ci uniremo ai Soci della
Cai: consentire ai genitori di acquisire
visitare le pendici settentrionali del
Sezione in occasione della castagnata.
autonomia nella gestione personale e
Monte Barro e la chiesa incompiuta di
E’ ora di mettersi lo zaino in spalla…
San Michele. L’8 maggio ci uniremo ai
e per alcuni pure un figlio; e partire
piccoli dell’Alpinismo Giovanile per vi-
insieme per un altro anno di emozioni
sitare la Linea Cadorna sopra Corenno
ed avventure: a passi di bimbo.
50
Escursionismo
Plinio e sentir raccontare parte della
OBIETTIVO PALLA BIANCA
Sulle Alpi Venoste la gita sociale 2016 con meta alpinistica di Andrea Spreafico
T
orna anche per quest’anno la gita sociale con meta alpinistica,
in collaborazione con il Corso di
Perfezionamento dell’Alpinismo Giovanile. Dopo alcuni anni sulle principali vette della Alpi occidentali ed una puntata al Gruppo del Bernina, la scelta per la gita del 2016 è caduta sulla Palla Bianca (3.738 mt.), la cima più alta delle Alpi Venoste, al confine con l’Austria. Da tutti i suoi versanti partono immensi ghiacciai e la sua forma arrotondata è all’origine del suo nome. L’escursione si terrà il 2 ed il 3 luglio, con partenza da Melago (Bz) in Vallelunga, che i partecipanti raggiungeranno con le proprie auto, e pernottamento con trattamento di mezza pensione presso il Rifugio Pio X (2.542 mt.). La via di salita sarà la normale dal versante ovest per la Vedretta del Vallunga e la Sella della Palla Bianca, le cui caratteristiche non presentano particolari difficoltà tecniche, pur richiedendo il possesso di capacità nella progressione su ghiacciaio e su cresta sia nevosa che rocciosa. Come di consueto, l’attività sarà riservata ad un numero massimo di 15 partecipanti per consentire la corretta formazione delle cordate e sarà aperta ai soci in possesso dell’attrezzatura necessaria alla progressione su ghiacciaio (imbrago, ramponi e piccozza), in buona forma fisica e con comprovata esperienza alpinistica su ghiacciaio. L’iscrizione potrà essere effettuata contattando la segreteria sezionale sino ad esaurimento dei posti ed è soggetta a conferma da parte dei responsabili dell’attività.
La Palla Bianca, 3738 m, nelle Alpi Venoste
CAMMINARE INSIEME
I dodici appuntamenti con le gite sociali di Giuseppe Ferrario* I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi (Goethe).
L
o scopo della Commissione Gruppo Gite Sociali è creare, mantenere la fiducia tra i soci e
valorizzare lo spirito con il quale si va in montagna per godere, in gruppo e in amicizia, delle meraviglie che la natura ci concede, ma solo a coloro che hanno occhi attenti e sensibili. E a noi del gruppo escursioni la sensibilità non manca. Dobbiamo gradualmente riconquistare la frequentazione dei soci, non tralasciando di promuovere l’interesse per la pratica escursionistica trasferendola anche a persone esterne alla sezione. La preoccupazione per la responsabilità di accompagnare un gruppo c’è sempre. Ma tutto svanisce in fretta quando ti accorgi che tra gli amici con i quali cammini c’è consenso e soddisfazione per l’escursione proposta. Lo spirito di gruppo che si crea, infatti, l’accertata disponibilità di tutti ad assicurare ogni supporto eventualmente necessario al capo gruppo ed agli amici di percorso, la gioia della condivisione dei luoghi, il pasto consumato, magari anche frugalmente, i sorrisi, costituiscono carburante prodigioso che sa animare e rigenerare l’animo. Il Gruppo escursionisti intende rivolgersi a soci con capacità diverse, proponendo programmi ed attività in grado di soddisfare e coinvolgere an-
52
Escursionismo
che i più esigenti. L’attenzione viene
slogan, ma è un profondo convinci-
riposta a coloro che amano macina-
mento. Camminare insieme significa
re ore e ore di cammino, ma anche a
“condividere” un’esperienza che coin-
coloro che non possono camminare a
volge i nostri sensi profondamente e
lungo; a quelli che considerano i disli-
che, proprio attraverso questa con-
velli primizie da divorare con avidità,
divisione, assume un valore sociale e
come a quelli che guardano con so-
umano di massimo livello: condividere
spetto una salita o una serie di gra-
le fatiche, la visione di splendidi pae-
dini che inopinatamente si presenta-
saggi, i profumi della natura e il silen-
no lungo la mulattiera; a coloro che
zio delle vette!
programmano arrampicate attrezzate e il cui obiettivo sono le vette e i
Sono sensazioni che l’associazionismo può “moltiplicare” e consolidare.
4000, come a quelli che desiderano
La maggior parte delle gite vie-
trascorrere una giornata all’aria aperta
ne organizzata, tenendo conto dello
percorrendo sentieri a strapiombo sul
spirito di condivisione associativa del
mare attraversando vigneti nobili, uli-
CAI e della comodità logistica, con
veti pregiati, la macchia mediterranea.
l’utilizzo dell’autobus, con partenza dal
L’intento è di soddisfare quanti più
Piazzale Eurospin – Galli Ezio – tra Via
soci possibile cercando di aderire alle
Caduti Lecchesi a Fossoli e Via Be-
diverse esigenze di tutti, anche i meno
sonda Inferiore.
esperti, fornendo a tutti la possibilità di
Alle escursioni possono partecipare
appassionarsi alla montagna con per-
anche non soci, previa comunicazione
corsi alternativi e adatti anche a colo-
dei propri dati anagrafici, ai fini della
ro che si vogliono avvicinare gradual-
copertura assicurativa, entro il venerdì
mente all’escursionismo. Lo sforzo è
precedente l’effettuazione della gita.
teso al coinvolgimento di una diffusa
Il ritrovo per la partenza avviene
base di soci che non trova collocazio-
con qualsiasi tempo, salvo comuni-
ne nei gruppi specialistici della sezione,
cazione contraria agli iscritti. I tra-
per ragioni diverse. Gruppi che obiet-
sferimenti verranno iniziati con un
tivamente costituiscono le eccellenze
ritardo massimo di 15 minuti rispetto
della sezione ma che anche, per la loro
agli orari prestabiliti qualunque sia il
specificità, richiedono risorse fisiche o
numero dei partecipanti presenti. Per
forti motivazioni proprie o comunque
tutte le escursioni il pranzo è al sacco,
peculiarità molto marcate.
salva diversa comunicazione all’atto dell’iscrizione.
Condividere l’esperienza Non dimentichiamo che la nostra sezione è profondamente legata
La Commissione inoltre vuole ricordare che: La
frequentazione
dell’ambiente
all’escursionismo, ad una pratica della
montano e/o naturale è per se stes-
montagna e del territorio non “indivi-
sa potenzialmente pericolosa. I rischi
duale” ma di ambito associativo. Cam-
che ne derivano, di natura oggettiva
minare insieme non è solo un vuoto
e/o soggettiva (quali a solo titolo di
esempio: la caduta di massi, alberi e/o fulmini, frane, il mutamento delle condizioni metereologiche, le condizioni
Il calendario per la stagione 2016 Liguria: Moneglia – Deiva Marina.
psico-fisiche personali, le cadute o le scivolate involontarie, la presenza di malattie e/o patologie anche non
Val Leventina, Ticino orientale, CH: Osco – Anzonico
manifeste) non sono mai completamente eliminabili; neppure con una corretta condotta dei partecipanti e/o degli organizzatori.
Liguria: al mare in collaborazione con SEL Lecco
Ogni iscritto alle singole iniziative e/o escursioni è tenuto prima dell’iscrizione e dell’effettiva partecipazione ad una completa e corretta autovalutazione in merito al percorso, alla
Raduno Sezionale sui ai Piani di Bobbio, presso il nostro Rifugio Lecco
quota prevista, alle difficoltà tecniche e fisiche nonché alle attrezzature ed all’abbigliamento necessari.
Monte Baldo
Coloro che intendono partecipare, sulla base della loro preparazione fisica e tecnica e degli eventuali chiarimenti avuti, decideranno di aderire
Palla Bianca, 3738 metri, terza montagna più alta del Trentino Alto Adige
e di iscriversi o meno all’escursione. I dislivelli riportati nel programma si riferiscono alla sola salita e sono calcolati sulla base di rilevazioni cartografiche; quindi, una volta sul terreno,
L’Anello dei Passit dal San Bernardino nell’alta Valle Mesolcina
è possibile imbattersi anche in variazioni sensibili. Le ore di cammino vengono calcolate senza tener conto delle soste; i tempi di percorrenza e
Grigioni: Flüela Pass - Schwarzhorn 3146 m montagna delle Alpi dell’Abula nelle Alpi Retiche
le difficoltà dichiarate nel programma devono intendersi come indicativi; gli itinerari descritti potranno essere
In collaborazione con la SEL Lecco Monte Rosa Walser
modificati sul momento in relazione alle condizioni metereologiche. Il programma di ogni escursione con
Passo Lucomagno – Capanna Bovarina – Campo Blenio.
i relativi orari è esposto nell’albo sociale e riportato sul sito internet della sezione. Nel programma sono indicate le difficoltà tecniche e l’attrezzatura necessaria per la partecipazione all’escursione; chiarimenti possono essere chiesti ai membri del Gruppo e ai responsabili di ogni singola gita. *Commissione Gite Sociali
Tradizionale “Castagnata Sociale” presso la nostra Capanna Antonio Stoppani località Costa. Appennino parmense: Itinerario interessante, in bell’ambiente boschivo.
TRENTATRE ANNI INSIEME
Due giorni in Trentino, Passo Lavazè
L’inverno 2015-2016 del Gruppo sci di fondo escursionismo
di Stefano Vimercati*
M
ercoledì 4 novembre 2015,
della stagione 2015-2016, 33° anno
sci di fondo escursionismo e l’attività
in sede CAI Lecco, è sta-
di attività del gruppo, per quanto ri-
amatoriale. Dopo oltre un trentennio,
to presentato il programma
guarda il corso di avvicinamento allo
pur perseverando nella scia di una
Gruppo scuola in Engadina, il mese di gennaio
tradizione ben consolidata, abbiamo
novembre al 6 dicembre 2015, su iti-
menicali in Engadina e un’uscita di due
pensato di offrire un tocco di cambia-
nerari di mezza montagna e con gin-
giorni in Val Mustair e sull’altopiano di
mento, rivoluzionando la veste grafica
nastica presciistica) alle quali ha par-
Lavazè di cui si racconta più avanti in
del nostro pieghevole di presentazio-
tecipato un buon numero degli iscritti
un articolo dedicato.
ne.
ai corsi.
Nella riunione del direttivo del 17
visi in tre corsi: principianti, perfezio-
settembre 2015 sono stati confer-
La seconda parte del programma ha
mati: il rapporto già esistente con la
riguardato invece le attività sulla neve
commissione regionale di riferimento
distinte nei due settori addestramento
(CRLSASA-Sci escursionismo); gli
e amatoriale.
istruttori e gli accompagnatori, con rispettivi incarichi e mansioni; il programma tecnico ed economico delle due attività. Il programma ha previsto come negli anni scorsi una prima parte, comune a tutti, comprendente lezioni tecniche e teoriche in sede CAI (2 serate che avrebbero meritato una maggior
Hanno partecipato 41 allievi, suddinamento 1° livello, perfezionamento avanzato. Da registrare un’iniziativa sostenuta da tutti i partecipanti con vivace entusiasmo, molto ben riuscita, che ha
Attività di addestramento
registrato totale apprezzamento: una
Svolta dalla Scuola sci di fondo
gara “in famiglia”, maschile-femminile,
escursionismo del CAI Lecco dal 10
che ha visto la partecipazione di 26
gennaio al 21 febbraio 2016, con un
allievi, sulla distanza di 10 km a tecnica
corpo istruttori rappresentato da:
classica sul percorso Surlej-Sils- Sur-
- Marco Bianchi, ISFE, direttore della scuola e dei corsi - Maria Giuseppina Ietto e Paola Monti, ISFE
lej. La gara ha meritato la tradizionale conclusione di queste occasioni, vale a dire la premiazione in sede CAI seguita da un’allegra merenda per tutti.
partecipazione) e alcune uscite a sec-
- Giovanni Bolis, vicedirettore dei
Nell’uscita finale del 21 febbraio in
co (cinque mattinate domenicali dall’8
corsi, Salvatore Bucca e Cesare Merlini,
Engadina si è percorsa a staffetta la
istruttori sezionali.
Maratona Maloja-Zuoz.
56
Sci di Fondo
I rapporti con la Commissione regionale sono stati tenuti da Maria Giuseppina Ietto. Sono state effettuate sei uscite do-
Attività amatoriale Le uscite sulla neve si sono svolte di sabato, dal 9 gennaio al 5 marzo 2016,
Splendida conclusione delle attività sulla neve in Val Roseg, il 12 marzo
sei in Engadina, una a Splügen e una
amatoriale. La manifestazione tutta-
del San Martino, la seconda lungo il
ad Andermatt.
via è stata degnamente sostituita da
sentiero del Vallo.
L’uscita del 21 febbraio si è svolta lungo il percorso della Skimarathon Maloja-Zuoz.
quella organizzata dal gruppo scuola con i rispettivi istruttori.
Concludo ringraziando il direttivo al completo per l’opera svolta con spiri-
Si è invece svolta con successo alla
to di servizio e per la collaborazione
Abbiamo avuto 32 iscritti, suddivisi
fine di febbraio la Tre giorni di fondo
prestata a tutti i livelli nello svolgimen-
in due gruppi, i Rossi e i Gialli, rispetti-
in Alto Adige (Naz-Sciaves, Bressa-
to delle attività e per l’impegno tenace
vamente accompagnati da Domenico
none, Val di Vizze, Val Fiscalina, Val di
nella ricerca della neve, sempre tro-
Pullano e Daniele Colombo.
Landro).
vata.
L’amico Clorindo Riva ha dato vo-
Abbiamo scelto di ritornare in Alto
lontariamente un valido apporto assi-
Adige, presso l’albergo di Bressanone
stendo gli sciatori meno sicuri. Abbia-
che già ci aveva ospitati, per visitare
mo registrato la presenza saltuaria di
in Alta Val Pusteria zone ancora sco-
un gruppo di persone che ci auguria-
nosciute, gustare di nuovo le notevole
mo di avere come partecipanti iscritti
bellezza della Val di Landro e vedere
all’attività amatoriale dei prossimi anni.
la Val di Vizze nella zona di Vipiteno.
A tutti l’augurio di una buona e rigenerante stagione estiva. *Presidente del gruppo Sci di fondo escursionismo
Abbiamo avuto la presenza di cirUna terza parte del programma, in-
ca 50 persone con un autopullman a
fine, ha proposto agli iscritti a entrambi
nostra completa disposizione. Pubbli-
i corsi alcune attività aggiuntive co-
chiamo a parte resoconti e immagini.
muni. La tradizionale gara sociale Coppa
A conclusione della stagione, come
“Paolo Piazza”, che era stata prevista
da tradizione, il raduno del 21 mag-
per sabato13 febbraio, è stata sospe-
gio al San Martino con un aperitivo
sa a causa della mancata presenza
in sede CAI offerto dal Gruppo Sci di
dei due cronometristi e per l’esiguo
fondo escursionismo e due proposte
numero dei partecipanti del gruppo
di escursioni: la prima alla Capelletta
Sci di Fondo
57
ALLA RICERCA DELLA NEVE PERDUTA
Dalla Val Mustair a Lavazè inseguendo il manto bianco
Ricca merenda a Passo Lavazè
di Franco Defilippi
tutto nella bassa Engadina, gli sguardi
più. Qualcuno ha pure preferito sfidare
arafrasando una delle saghe di
degli sciatori con i nasi stampati sul
il freddo ed incamminarsi per una vi-
Indiana Jones ci aspettavamo di
vetro, andavano a scrutare se vi era
sitina in centro.
cercare la neve come fosse una
la possibilità di mettere gli sci ai pie-
Il giorno seguente confidavamo in
vera avventura. Da novembre ci erava-
di, ma invano. L’erba faceva capolino
un peggioramento del meteo ma nulla
mo abituati a prati verdi e cime elevate
tra qualche chiazza di brina e i morali
faceva presagire una nevicata copiosa
senza neve. Ormai le iscrizioni c’erano,
si abbassavano. L’ottima conduzione
e quindi, con cambio di programma, si
l’hotel Everest a Trento era prenotato
del bus da parte dell’autista Claudio ci
è deciso di salire al Passo Lavazè dove
da tempo e le piste di fondo a Folgaria
ha permesso di trascorre a bordo dei
abbiamo potuto godere per la gioia di
ci attendevano. Ma in quali condizioni?
momenti di sana allegria e spensiera-
tutti, di ottime piste innevate artificial-
L’entusiasmo non era dei migliori ma
tezza, compensando così la delusio-
mente; con un sole piacevole ci siamo
tutti confidavamo nella buona sorte e
ne del mancato manto bianco. Tutto
sbizzarriti nelle varie discipline.
nell’esperienza pluriennale dei nostri
questo nell’attesa di vedere la bene-
Alla fine l’affaticamento muscolare è
maestri accompagnatori che nei gior-
detta neve o quanto meno una pista
stato ben compensato dalla degusta-
ni 30 e 31 gennaio ci avrebbero fatto
di fondo. Ed eccola finalmente. Come
zione di leccornie e prelibate vivande,
trascorrere un magico week end.
un miraggio, tra le località di Fuldera
dolce-salato, offerte dai partecipanti
e Tschierv nella bellissima Val Mustair.
insieme a ottime bottiglie di prosecco.
P
Fu così che, intrepidi, partimmo alla volta di Trento, decidendo di passa-
Dopo una breve ricognizione sul-
L’avventura della due giorni trenti-
re dalla vicina Svizzera per evitare la
le condizioni delle piste da parte de-
na si è conclusa dopo qualche ora di
noia dell’autostrada e poter ammirare i
gli istruttori, tutti i partecipanti hanno
viaggio con viva soddisfazione di tutto
paesaggi mozzafiato dell’Engadina che
avuto modo di sperimentare i tracciati
il gruppo e con la certezza che l’av-
nei fine settimana precedenti ci aveva
del luogo, e soddisfatti dopo circa tre
ventura è stata, non nell’aver trovato
visto, noi principianti ed amatori, pro-
ore siamo ripartiti alla volta di Trento.
neve naturale, ma “persone naturali”
tagonisti assoluti nella disciplina dello
Sistemazione nelle rispettive ca-
(ovvero amanti della natura, amanti
sci di fondo. Lungo il percorso, soprat-
mere come da copione, e con l’ottima
dello sci ma soprattutto amanti della
cena la serata è proseguita in buona
buona compagnia).
58
Sci di Fondo
armonia - chi raccontava barzellette, chi declamava poesie e chi le sparava più grosse - insomma di tutto e di
Alla prossima ragazzi, e sempre con questo spirito.
LA NEVE, FINALMENTE
A fine febbraio la tre giorni in Alto Adige
Sommersi dalla neve a Cimabanche
di Giusi Negri
Dopo un meritato riposino o una
che ci era mancato finora; a tratti
nche quest’anno attendo
veloce sauna-bagno turco prendia-
intravvediamo anche emergere dalle
con impazienza la tre gior-
mo l’autobus che ci porta a Bres-
nuvole qualche cima. La pista prose-
ni: un momento di sport,
sanone: qui qualcuno partecipa alla
gue per S. Candido, ma la percorre-
svago, lasciando la routine quotidia-
messa, altri visitano il duomo e il
remo un’altra volta.
na per vivere nuove avventure con
chiostro o passeggiano per il bellis-
persone amiche in posti meravigliosi.
simo centro.
A
Nel viaggio di ritorno ci fermiamo a Brunico per visitare il centro e il
La partenza è alle 6 di sabato 27
Alla fine di questo primo giorno ci
castello dominante la città da un’al-
febbraio, saliamo sull’autobus, autista
attende la meritata cena, tipica del
tura boscosa; il tempo migliora, ha
signor Giuseppe, ancora un po’as-
luogo: zuppa, canederli, gulasch e
smesso di nevicare.
sonnati ma contenti di stare insieme,
frittelle di mele, buon cibo e ben gu-
Ritorniamo in hotel e ci riposiamo
il viaggio è lungo, dopo una sosta
stato; il dopo cena scorre fra un giro
nella zona sauna, questa sera anche
arriviamo alla prima meta: Val di
all’esterno nel meleto, una partita a
nella piccola vasca idromassaggio
Vizze - Loc. Fossa (1450 m).
carte e chiacchierate varie.
all’esterno; la seconda cena ci at-
Iniziamo a sciare divisi in due
La mattina successiva, dopo la co-
tende: zuppa, risotto, carne o pesce,
gruppi: percorriamo un anello abba-
lazione, riprendiamo l’autobus, meta
tanta verdura, gelato e lamponi, piatti
stanza innevato, il tempo è nuvoloso
la Val Fiscalina; durante il percorso
deliziosi e graditi.
ma non nevica.
incomincia a nevicare e capiamo
Al mattino di lunedì 29 febbraio,
subito che il nostro secondo giorno
dopo una lauta colazione, preparia-
di sci sarà sotto la neve.
mo i bagagli e raggiungiamo l’ultima
Alla fine della sciata in compagnia riprendiamo il nostro autobus per raggiungere l’Hotel Kindertraum
Arriviamo a Sesto, partiamo dalle
meta: Lago di Landro.
Flotsherhof a Naz - Sciaves, nei
piste e a gruppetti raggiungiamo il
La neve è fitta ma gli sciatori si
pressi di Bressanone.
rifugio Fondo Valle (1548 m) in Val
preparano per raggiungere il Pas-
Ognuno di noi si reca nella pro-
Fiscalina; continua a nevicare, sia
so Cimabanche (1529 m), la pista è
pria camera, nella parte principale
pure in modo lieve, e così ripartia-
dell’Hotel o nella dependance, edi-
mo subito per raggiungere il nostro
ficio attiguo recentemente ristrut-
autobus. Bella sciata in una valle stu-
turato.
penda, con un paesaggio invernale
Sci di Fondo
59
Nell’incanto della Val Fiscalina
poco battuta, i pattinatori fanno un
torte e vino.
po’di fatica; un gruppetto sulla via
Arriviamo a Lecco alle ore 20.30.
del ritorno raggiunge il centro di
Questa tre giorni è stata molto
Dobbiaco percorrendo la pista cicla-
bella: sciate in compagnia, luoghi
bile con un pallido sole alle spalle.
montani fantastici, le nevicate final-
Alcuni di noi durante i tre giorni hanno camminato su sentieri innevati godendosi la vita all’aria aperta in paesaggi incantati.
zione questa tre giorni, e a tutti noi sciatori e camminatori. Alle prossime uscite sulla neve: vi aspettiamo numerosi.
mente ci hanno fatto vivere in ritardo un po’d’inverno. Un ringraziamento particolare ai nostri accompagnatori: Pina (Art Di-
Durante il viaggio di ritorno ci
rector), Giovanni, Daniele e Clorindo
fermiamo per due soste degustando
che hanno organizzato alla perfe-
IL CASTELLO DI BRUNICO E IL MESSNER MOUNTAIN MUSEUM RIPA di Adriana Baruffini
La cittadina di Brunico, cuore della
lo sorse a breve distanza di tempo la
sione è sintetizzata nel nome: ri-pa
Val Pusteria, è dominata a sud dal-
città di Brunico che al vescovo fon-
in lingua tibetana significa uomo di
la mole imponente del castello fat-
datore deve il suo nome. Nel 1825 i
montagna, e il percorso museale vuole
to erigere in cima a una collina nel-
locali del castello vennero ceduti alla
essere un racconto della vita e del-
la seconda metà del XIII secolo dal
città e a lungo adibiti ad alloggia-
la cultura dei popoli che abitano le
principe vescovo di Bressanone Bruno
mento per le truppe e a prigione, nel
regioni montane più importanti del
von Kirchberg per proteggere gli ulti-
1969 incominciarono ad ospitare aule
mondo, dalle Alpi all’Himalaya, dalle
mi possedimenti della valle rimasti in
scolastiche. Con le più recenti opere di
Ande all’Africa e all’Oceania.
mano ai vescovi. Ai piedi del castel-
ristrutturazione (2009-2011) il ca-
L’allestimento sottintende una con-
stello è diventato un museo e ospita
cezione museale diversa da quel-
attualmente il penultimo dei cinque
la a cui siamo abituati: all’interno di
musei dedicati da Reinhold Messner
spazi espositivi ottenuti coniugando
alla montagna.
in modo sobrio la struttura in pietra
60
Sci di Fondo
Si tratta del Museo Ripa la cui mis-
dell’edificio storico con moderni in-
Sguardo su Brunico dalla collina del castello - foto di Massimo Di Stefano
L’ingresso al castello foto di Massimo Di Stefano
serti di legno, una profusione di og-
to, familiare, statico, lasciato il quale
testo al quale Messner consegna la
getti di grande effetto estetico, belli,
il visitatore si trova proiettato nella
propria idea di conservazione della
strani, esotici, esercita sui visitatori un
cultura dei nomadi delle montagne;
montagna, un sintetico contributo al
impatto che nell’immediato è soprat-
qui tende, accessori, manufatti dei
dibattito sul destino delle terre alte,
tutto di tipo emotivo. La curiosità e
popoli nomadi del Tibet, del Medio
sempre in bilico fra le opposte tenta-
l’interesse storico ed antropologico
Oriente, della Mongolia vengono ac-
zioni di rifugiarsi nostalgicamente nel
arrivano in un secondo tempo, e tro-
costati in un’associazione ideale alle
passato o lanciarsi in modo acritico
vano risposta fondamentalmente negli
attrezzature dei pionieri dell’alpini-
verso la modernità: “Si parla spesso
stessi oggetti, perché l’unico supporto
smo, a modo loro anch’essi nomadi.
oggi del carattere genuino della cul-
didattico è costituito da scarne dida-
Le cantine del castello sono invece
tura di montagna, della sua autentici-
scalie e da piccoli pannelli esplicativi
il punto di partenza di un fantasti-
tà e delle sue tradizioni, dalle lontane
co viaggio che si conclude al primo
aree urbane gli ambientalisti e i pro-
piano attraverso la cultura dei tanti
tezionisti mettono in guardia contro
popoli residenti nelle zone montuo-
la svendita delle montagne. Ma loro
se di tutti i continenti, ciascuno con
stessi usano questo paesaggio cultu-
le proprie tradizioni e i propri costumi,
rale come fondale su cui proiettare la
documentati da una ricca collezione
loro concezione di mondo ideale.
appena visibili all’ingresso delle varie sezioni, suggerimenti per contestualizzare i materiali esposti, più che spiegazioni. E tutto ciò in armonia con l’idea che Messner pone alla base di questa realizzazione: “Mi preme ri-
velare un’opera di insieme che nasce dalla relazione tra il luogo storico, la situazione geografica e i singoli reperti raccolti. I reperti devono comunicare tra loro ed essere in grado di trasmettere informazioni allo spettatore, senza il bisogno di essere spiegati”.
di oggetti di uso quotidiano e artistici.
Il “ritorno alla natura” nella “ter-
La religione nelle montagne è il tema
ra natia” viene paragonato alla vita
del secondo piano, e qui, accanto ai
prima della rivoluzione industriale. Ai
reperti riguardanti le grandi religioni
loro occhi le regioni montuose devo-
dell’Asia e la cultura Inca del Suda-
no rimanere “vere, genuine” “come ai
merica, si possono visitare le stanze
vecchi tempi”.
dei principi vescovi, le uniche dove il
Le regioni montuose come musei,
castello conserva il suo arredamento
però, non possono sopravvivere. La
originario.
cultura di montagna può essere svi-
Il percorso espositivo inizia al piano
Se, durante la visita al museo, ci si
luppata in maniera slegata dal presen-
interrato in uno spazio allestito se-
sofferma nella sala dedicata alle espo-
te, ma tenendosi solo aggrappata al
condo la tradizione della casa rurale
sizioni temporanee e alle proiezioni, si
passato diventa sterile.”
dell’Alto Adige. Uno spazio confina-
ha l’opportunità di leggere un breve
QUATTRO GIORNI SULL’ALTIPIANO
La mancanza di neve non ha scoraggiato il Gruppo Età d’Oro in gita ad Asiago
Sul Manderiolo - foto di Claudio Santoro
di Claudio Santoro
ha utilizzato appieno le belle giornate
mazzo di fiori in memoria delle gio-
’Altipiano di Asiago e le sue
per calpestare il suolo così sacro per
vani vite stroncate dall’assurdità della
splendide montagne sono state
le vicende e il sangue versato durante
guerra e dove è stato osservato un
per quattro giorni, dal 27 al 30
la Prima Guerra Mondiale, narrate con
toccante minuto di raccoglimento e di
gennaio, la meta di un gruppo di qua-
maestria da Emilio Lussu nel suo ca-
preghiera.
rantacinque soci del GEO (Gruppo Età
polavoro Un anno sull’altipiano, non-
d’Oro) che coordina i Seniores della
ché dall’asiaghese Mario Rigoni Stern.
L
La successiva tappa è stata il Museo delle Carceri, dove sono esposte delle
sezione lecchese del CAI. Il primo giorno è stato dedicato alla
bellissime fotografie dedicate agli anni
Non è stata certamente la caren-
visita al maestoso Sacrario Militare,
della Prima Guerra mondiale e che il-
za di neve, caratteristica dominante
situato sul colle del Leiten, nei pressi
lustrano momenti di vita quotidiana
di questo strano inverno 2015/2016,
della cittadina; si tratta di uno dei più
delle popolazioni locali, insieme a foto
a intimidire il gruppo capitanato dal
importanti ossari militari, inaugura-
militari.
presidente Marcello Sellari e da Te-
to nel 1936 e dove riposano i resti di
renzio Castelli che, grazie anche al
oltre 54mila caduti, di cui ben 33mila
valido contributo degli alpini di Asia-
ignoti.
GEO
Poi, favoriti dal bel tempo e condotti dalla guida Massimiliano, sono
go e della guida locale Massimiliano,
62
Al Verena e al Manderiolo
Sotto la guida energica degli alpini
iniziate le scarpinate che in due di-
Enzo Biasia e Amerigo Baù della lo-
stinte giornate hanno avuto come
cale seziona dell’ANA, in fila per tre i
meta il Rifugio Verena (2020 m) e il
soci del GEO hanno raggiunto l’altare
Monte Manderiolo (2070 m); la fati-
dove la nostra Pinuccia ha deposto un
ca è stata ampiamente ripagata dagli
Il gruppo al Sacrario - foto di Claudio Santoro
splendidi panorami alpini e dai robu-
ti dalle dettagliate informazioni mer-
L’ultima giornata è stata infine de-
sti pasti consumati ai rifugi che han-
ceologiche e organolettiche fornite
dicata alla città, che ospitava il suo
no avuto come protagonisti i “bigoli”
da Massimiliano su quel formaggio e
mercato settimanale, e con i simpatici
e, ovviamente, l’”asiago”, il famoso e
sulle sue varie epoche e modalità di
saluti del sig. Alfredo dell’Hotel Milano
rinomato formaggio locale. Ad esso
stagionatura. Sempre Massimiliano ci
la truppa ha intrapreso la via del ritor-
è stata dedicata anche la visita ad un
ha fornito interessanti indicazioni sulla
no, iniziando a ragionare sulla prossi-
piccolo caseificio dove, chi ha voluto,
civiltà cimbra che ha segnato per lun-
ma uscita.
si è sbizzarrito in acquisti, arricchi-
go tempo la zona.
La nostre materie prime sono la base della nostra qualità.
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NELLA PANCIA DELLE FILIPPINE/2
Alla ricerca della congiunzione tra Sulpan e Male-ho
iamo a Barruz, villaggio già
S
Qui, gli obiettivi esplorativi sono
Matuguinao, sfuggito alla preceden-
nominato, a nord est di Cat-
molteplici ma il più importante dal
ti osservazioni perché collocato sul
balogan, ai bordi della giun-
punto di vista speleo subacqueo, è la
bordo della mappa. Il desiderio di pro-
gla selvaggia. Alle feste danzanti che
congiunzione tra la grotta di Sulpan e
varci, si risolve in un miraggio irrag-
si susseguono, se ne aggiunge una,
quella di Male-ho. Altri suggerimen-
giungibile: dissidi tra polizia, esercito
nella piazza centrale, esclusivamente
ti ci vengono forniti dalle popolazioni
e NPA (Nuovo esercito popolare), ci
per il nostro arrivo, evento insolito nel
locali che, come spesso succede in
sbarrano qualsiasi occasione e a nulla
defilarsi dei giorni. “Lando,” che nor-
tutti i luoghi del mondo, con la fan-
valgono molteplici incontri in diverse
malmente si dedica alle coltivazioni di
tasia attizzata dalla novità, narrano di
circostanze, con persone in contatto
cocco nei suoi campi, si improvvisa dj
gigantesche gallerie e fiumi roboanti.
con le fazioni in causa. La richiesta di
e sfrenato animatore. Nei giorni se-
Noi, analizzando le carte geografiche,
andare a vedere il fantomatico traforo
guenti, dimostrerà doti anche come
ci accorgiamo di un potenziale tra-
naturale, riceve un secco no. Il moti-
efficiente guida.
foro naturale idrogeologico, in zona
vo occulto è in realtà che quel trafo-
Gallerie a monte di Sulpan. Foto di Matteo Rivadossi
di Gigi Casati
Lando la guida. Foto di Matteo Rivadossi
Partenza sifone a monte di Sulpan. Foto di Matteo Rivadossi
ro, al momento, è utilizzato come via
ci infastidisce non poco. Tuttavia du-
e, dopo aver indossato le bombole e
di fuga o rifugio dai ribelli del NPI. Gli
rante il percorso delle gallerie, lo spi-
imboccato gli erogatori, sparisco sot-
amici del luogo, dal canto loro, con-
rito, allettato dalla morfologia fiabe-
to la superficie. Scendo con cautela
fermano il consiglio di non incammi-
sca delle rocce e tenuto allegro dalle
perché, la scarsa visibilità, impedendo
narci verso questa località pericolosa
chiacchiere scherzose dei compa-
di scorgere eventuali movimenti d’ac-
che, forse in futuro, sarà più tranquilla
gni, nasconde il conto del tempo che
qua all’interno del sifone, mi mantiene
e quindi accessibile.
scorre: improvvisamente raggiungia-
all’erta. A -5 m, inizio a percepire una
Tra un incontro e l’altro, una noce di
mo il punto d’immersione. Constatan-
corrente che limita la mia progressio-
cocco per merenda e del pesce sec-
do il diverso livello dell’acqua rispetto
ne. Mi sposto lungo la parete che ten-
co per pranzo, preparo le attrezzature
a quello che ricordiamo di avere visto
go alla mia destra, per usarla sia come
subacquee per raggiungere l’ingresso
nella spedizione del 2012, siamo per-
riferimento, sia come eventuale punto
a Sulpan dove non abbiamo nessun
plessi: nella galleria che vediamo ora
cui ancorarmi. Continuo per una quin-
impedimento politico tattico. In otto,
completamente asciutta, scorreva un
dicina di metri e la mia parete spa-
compreso il sottoscritto, portiamo i
fiume con rapide, che veniva inghiot-
risce all’improvviso, piegandosi in una
materiali per un’ora sul sentiero, poi ci
tito da un pauroso gorgo finale. Ana-
seconda galleria oppure un’ansa. La
dividiamo dai portatori che rimangono
lizzando la situazione, deduciamo che
visibilità ridotta m’impedisce di capire
ad aspettarci all’ingresso della grotta.
la galleria è un troppo pieno, cioè che,
e, dopo un attimo di esitazione, pro-
L’ingresso, ci accoglie con suggestivi
quando aumentano abbondantemen-
seguo sondando la forza dell’acqua,
controluce a fasci alterni dovuti alle
te i livelli dell’acqua, questa funziona
per esser sicuro di poterla sempre
irregolari erosioni della roccia. Abbia-
come sfogo superiore. In effetti nel
contrastare. Dopo 80 metri emergo in
mo un pozzo verticale di una ventina
2012 le piogge esterne furono molto
una zona aerea che però non sem-
di metri da scendere su corda, alla cui
abbondanti.
bra il salone del fondo di Male-ho, che
base, prima c’è uno scivolo argilloso
Proseguendo per una cinquantina
Pota mi ha descritto. Depongo l’at-
poi, un laghetto basso da attraversare,
di metri, si vede un laghetto, alla base
trezzatura e percorro la galleria. C’è un
la cui acqua, impregnandoci definiti-
di un pozzetto inclinato di un paio di
arrivo d’acqua da una piccola fessura
vamente i vestiti, anche se calda, 25°,
metri. La superficie è liscia come l’olio,
larga due metri, alta cinquanta cen-
la visibilità, meno di un metro: questo
timetri, che spara un impressionante
mi preoccupa perché, presi contempo-
getto in forte pressione. Se mi dovessi
raneamente, i due elementi, potrebbe-
trovare a monte di un tale passaggio
ro presentare qualche sorpresa legata
sarei aspirato come fossi un fuscel-
alla corrente dell’acqua. Entro in acqua
lo. Proseguo cancellandomi dalla testa
66
Speleologia
Barruz quartier generale. Foto di Joni Bonifacio
Barangay Camanoan. Foto di Matteo Rivadossi
questa terrificante idea; sulla sinistra,
50 centimetri perdo la sensazione
a proseguire e, allungando il collo, in-
trovo un fiume largo cinque metri e
della corrente, per cui non posso es-
travedo, sopra la cascata, un cono de-
alto più o meno cinquanta centimetri
sere nella direzione giusta. Torno un
tritico e un salone che mi piacerebbe
che scorre impetuoso su una rapida
po’ indietro, risolvendomi a passare in
credere siano il posto descrittomi dal
fino a ritorcersi verso il sifone da dove
quella che sembra la fessura più gran-
Pota.
arrivo. Fortuna vuole che quest’anno
de. La corrente, veramente forte, vuo-
Sistemo lo svolgi sagola e vedo la
le piogge siano state scarse e il regi-
le respingere il mio attacco ma, con
mia pinna galleggiare per un attimo
me di secca, ha lasciato che arrivassi
cocciutaggine, tirandomi appigliato
in preda al movimento della corrente,
fino a qui senza dovere lottare contro
alla roccia viva, vinco l’uscita dalla fes-
la afferro al volo e mi accorgo che il
una corrente impetuosa e vogliosa di
sura. Facendo attenzione di non es-
lacciolo si è rotto: la terrò in mano al-
ghermirmi. Guadato il fiume e risalito
sere aspirato in altri più angusti pas-
meno fino alla galleria asciutta dove in
qualche metro di dislivello, raggiungo
saggi, mantenendomi contro corrente,
tutta comodità potrò sistemarla. Testa
un secondo sifone. Tornerò a prende-
proseguo fino a percepire un rumore
sott’acqua seguo con molta attenzio-
re le attrezzature per continuare. La
di cascata, che significa vicina la fine
ne il mio benedetto filo, alle fessure mi
galleria asciutta è di circa 50 metri di
del sifone.
attacco alla lama di roccia che divide
sviluppo e, in breve, sono pronto per la
Riemergo, non senza difficoltà ma
il mio passaggio da non so cosa, e mi
con sollievo, alla base di una casca-
lascio trascinare dalla corrente fino a
ta alta un paio di metri, che versa
quando non sono dentro la galleria da
un’impressionante massa d’acqua: il
me sagolata. Seguo il filo tenendolo
La solitudine è una compagna silen-
filo d’Arianna che fisso sulla parete, mi
in mano, perché è l’unico, solo rife-
ziosa che mi aiuta a osservare den-
dice che ho percorso 90 metri. Nel la-
rimento che mi può far tornare dai
tro e fuori di me senza distrazioni, mi
ghetto dove sono giunto, non ci sono
miei amici in superficie. Nella zona
aiuta a guidare i pensieri e le paure
né spiaggette né massi dove accomo-
aerea, aggiusto il lacciolo della pinna
infondendomi la tranquillità di avere
dare le bombole per provare ad ar-
e riprendo il percorso nel primo sifo-
solo me stesso cui badare, consape-
rampicarmi sulle pareti scoscese. Per-
ne. Anche se all’andata non ho avuto
vole dei limiti.
dere l’attrezzatura o parte di essa qui
problemi nel contrastare la corrente,
seconda immersione. Compagna solitudine
Sott’acqua mi tengo vicino alla pa-
significherebbe, se va bene, aspettare
rete di destra e, avanzando, arrivo
non meno di dieci giorni che qualcu-
dove la corrente è molto forte: sem-
no si organizzi per venirmi a cercare,
bra fuoriuscire da fessure; spostan-
con i rischi altissimi, nell’attesa, di piene
domi a sinistra senza vedere oltre i
causate dalle piogge. Dunque rinuncio
Speleologia
67
Laghetto iniziale a Sulpan . Foto di Matteo Rivadossi
un po’ di apprensione per il rientro c’è
giunzione porterebbe questo sistema
appoggiare gli erogatori, le bombole
sempre, e rimango vigile a ogni sen-
al secondo posto tra le grotte più lun-
e il resto dell’attrezzatura che non sia
sazione finché riemergo finalmente
ghe delle Filippine.
disastrosamente coperto da una mas-
dal lago dove tutto è iniziato. La de-
Purtroppo la squadra incaricata della
sa fangosa, per cui metto al riparo per
scrizione del salone con la cascata si
verifica, constata che la sala finale da
quanto possibile il tutto appoggiando
conclude con la decisione di mandare
me raggiunta, non è quella del fon-
le cose sui sacchi speleo del trasporto.
il giorno dopo una squadra al fondo
do di Male-ho: dobbiamo provare la
Quando mi avvicino all’acqua, spro-
di Male-ho per vedere se c’è traccia
congiunzione in altri punti. Se Simon
fondo nella fanghiglia fin oltre il gi-
del mio filo.
fosse ancora con me, insieme avrem-
nocchio e, appena posso, mi allungo
mo potuto affrontare la cascata, ma in
cautamente nello specchio d’acqua.
solitaria, il rischio è troppo alto.
Appena la testa è sotto la superficie
Gallerie e dietro front I chilometri esplorati e topografati
Dopo avere attentamente osservato
non vedo più niente: cinquanta centi-
aumentano: ogni sera, a tavolino ag-
la cartina topografica, con la relativa
metri di visibilità sono utopia. Procedo
giungiamo i nuovi risultati. La grot-
idrografia, concludiamo che l’opzione
in avanti tenendomi come consuetu-
ta di Sulpan supera i 13 km e quella
più promettente sia entrare nel sifo-
dine, vicino a una parete molto liscia
di Male-ho raggiunge i 10 km: una
ne a monte di Sulpan. La galleria che
e la sensazione di girare in tondo mi
s’inoltra in direzione, è agevole solo
preoccupa: non essendoci appigli sui
nel tratto iniziale poi, oltre una serie
quali fissare il filo, la condizione è al
di laghetti, il cammino diventa note-
limite. Dopo avere svolto il filo dallo
volmente fangoso e l’ambiente tetro.
svolgi sagola per una quarantina di
Al sifone non c’è un posticino dove
metri, raggiungo un posto dove, oltre
68
Speleologia
che perdere il contatto con la parete
una patina ghiacciata e noi, non es-
sulla corda con la maniglia autobloc-
alla mia destra, ho la strana sensazio-
sendo attrezzati con ramponi, siamo
cante. Entro in acqua e non credo ai
ne di essere trasportato dalla corrente.
in difficoltà non solo a camminare ma
miei occhi: la visibilità è finalmente
Non sono in grado di capire in qua-
anche a rimanere fermi in piedi. La
buona, 7-8 m. Scendo il pozzetto ini-
le direzione questo fluido fangoso e
grotta di Male-ho, termina al fondo
ziale verticale fino a -7 m poi, a un
buio che mi circonda stia scorrendo
con tre sifoni: uno attivo nel quale non
bivio, scelgo ovviamente la galleria più
perciò la saggezza della rinuncia e la
si può accedere perché una notevole
ampia; finalmente posso vedere dove
percezione alta del pericolo, m’impon-
massa d’acqua vi penetra con corren-
dirigermi e la galleria che percorro, è
gono il dietro front.
te in favore, un secondo più a valle che
per dimensioni, degna di tutte quel-
Per realizzare la tanto agognata
inizia sul fondo di un lago nero, e un
le aeree che ho percorso prima, cioè
giunzione delle due grotte non resta
terzo, ancora più a valle che chiude
larga oltre dieci metri e alta almeno
altro che cambiare strategia esplora-
definitivamente i passaggi aerei.
cinque. Niente corrente e mentre i
tiva, abbandonando i più “sicuri” sifoni
Scelgo l’ultimo, ma adotto per pre-
miei 100 metri di corda terminano, la
a monte di Sulpan e saggiare quelli a
cauzione, contro una eventuale cor-
galleria continua. Nasce il dilemma se
valle di Male-ho.
rente in favore, una tecnica diversa
andare avanti usando il filo d’Arianna,
I giorni passano e ormai ne man-
rispetto alle altre immersioni. Utilizzo,
o tornare. Calcolando il gas residuo
cano solo tre per completare il nostro
al posto del filo d’Arianna da 2 mm,
nelle bombole, è più sicuro rientrare.
sogno.
una corda speleo da 8 mm, lunga 100
Non sono del tutto solo: mi fanno
Per raggiungere l’ingresso di Male-
m e sopra la muta aggiungo la mia
compagnia alcuni pesci bianchi depig-
ho, il sentiero nella giungla è lungo il
imbracatura con gli attrezzi di risalita
mentati e una grossa anguilla. All’im-
doppio, circa un paio di ore di tempo
della speleologia: nel caso mi trovas-
bocco della galleria più piccola non
per arrivare. La pioggia ha trasformato
si trascinato via dalla corrente, avrei
resisto alla voglia e mi ci infilo: dopo
il fango che ricopre tutto il terreno in
la possibilità di contrastarla risalendo
un breve tratto anche lei si allarga alle
Gallerie a valle di Sulpan. Foto di Matteo Rivadossi
Sentiero in direzione di Camonoan. . Foto di Matteo Rivadossi
Lago nero al fondo di Male-ho. Foto di Matteo Rivadossi
dimensioni di una decina di metri di
che risale in superficie né il collega-
diametro per tre-quattro metri di al-
mento fra le due gallerie.
Nella piccolissima barangay Camonoan sorta vicino all’ingresso della
tezza. L’acqua trasparente dopo una
I giorni rimasti sono pochi e il de-
grotta, dove riposiamo prima di ri-
settantina di metri inizia a intorbidir-
siderio di non lasciare nulla in sospeso
prendere il cammino verso la “civiltà”,
si. Le due gallerie potrebbero essere
mi spinge a provare tutto il possibile,
sentiamo degli spari. Verremo a sa-
comunicanti ma al momento non tro-
così, con l’aria che ancora mi è rimasta
pere che un ragazzo è stato preso a
vo il passaggio. Torno. Uscendo dalla
nelle bombole, faccio una prova nel si-
fucilate e poi finito a colpi di machete
grotta, di comune accordo, a parte le
fone del lago nero. Ingresso non facile
perché ritenuto spia dell’esercito.
bombole che vanno ricaricate, lascia-
ma con l’aiuto degli amici, possibile.
Il viaggio del ritorno per raggiun-
mo tutto il resto.
Una sessantina di metri di percorren-
gere il volo Manila-Milano è pieno
za e un’uscita poi in una sala aerea,
d’inconvenienti provocati dai mezzi di
non quella che cerco che chissà dove
trasporto scalcinati o inesistenti che
Il giorno seguente, la pioggia tor-
si trova. Continuo ancora un po’ in un
fanno temere di non riuscire a rien-
renziale mi fa temere per le attrez-
secondo sifone ma stavolta l’aria delle
trare nei giorni previsti, ma tutto perde
zature lasciate al sifone: un’eventua-
bombole al limite della ragionevolez-
d’importanza davanti al dramma an-
le piena significherebbe perderle. La
za e la corda che finisce chiudono il
goscioso di vedere un bimbo, sul lato
pioggia che ci bagna però ci aiuta a
capitolo esplorativo. Con sacche che
opposto della carreggiata che stiamo
sopportare meglio la calura del sole,
pesano non meno di 15 kg e in fret-
percorrendo, investito da un’auto, con
mentre le gocce d’acqua scorrono
ta e furia usciamo dalla grotta dove
il fratellino sopra di lui che cerca di
mescolandosi alle gocce di sudore.
alla luce del giorno, i portatori che ci
proteggerlo, nell’indifferenza totale.
Verificato che non ci sono forti cor-
aspettavano ci offrono noci di cocco
renti, per l’immersione stavolta uso il
per dissetarci.
Tentativi
Quando siamo a casa rimane l’orgoglio delle esplorazioni impegnative
filo d’Arianna, ma la sacca con la corda
Le grotte, i sifoni, il fango, le piogge
compiute, accompagnato dai ricordi
la porto ugualmente. Dopo 200 metri
fanno parte dell’essenza della natu-
dell’amicizia fra noi compagni di av-
totali di galleria, alla profondità massi-
ra che può apparire ostile ma rimane
ventura, delle proficue esperienze nate
ma -13 m, non trovo né un passaggio
neutra nella sostanza, anche se a noi,
incontrando persone nuove e dalle
che vogliamo sfidarla per conoscerla
emozioni che ci hanno ora esaltato
meglio, a volte può apparire nemica.
ora turbato e che, speriamo, ci diano
Diverso è per la condizione umana
una marcia in più per crescere.
70
Speleologia
che non perde occasione per dimostrare crudeltà in molte occasioni.
ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
Club Alpino Italiano Sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Il 18.3.2016 si è svolta a Lecco,
Pedeferri (scrutatori).
Pirovano Alberto Pozzi Carla
presso la Sede A.P.I, l’Assemblea Ge-
La relazione del presidente Emilio
nerale ordinaria dei soci del CAI se-
Aldeghi è stata approvata all’unanimità.
Riva Daniele
zione di Lecco. I punti all’ordine del
La relazione finanziaria del tesoriere
Riva Tiziano
giorno erano i seguenti: 1. Elezione del Presidente dell’Assemblea e di un Segretario dell’Assemblea, e degli scrutatori. 2. Relazione morale del Presidente di sezione per l’anno 2015; discussio-
e dei revisori dei conti è stata appro-
Santoro Claudio
vata all’unanimità con un astenuto.
Spreafico Andrea
Le quote associative per il 2016 sono state ratificate all’unanimità.
Spreafico Matteo Valsecchi Stefania
L’assemblea e le votazioni si sono chiuse alle 22,45.
ne e votazione
Componenti Collegio dei Revisori
3. Relazione finanziaria: presenta-
Lo scrutinio dei voti è stato effet-
zione del Bilancio consuntivo 2015 e
tuato il giorno 19.3.2016 presso la
Buizza Mario
del Bilancio preventivo 2016; relazio-
sede del CAI Lecco
Lo Bue Barbara
ne del Collegio dei Revisori dei Conti
Votanti (di cui 89 con delega): 248
per il 2015; discussione e votazione.
Schede valide: 243
4. Elezione dei consiglieri e dei
dei Conti per il triennio 2016-2018
Panzeri Mauro
Schede bianche o nulle: 5
Revisori dei conti e dei Delegati se-
Di seguito in ordine alfabetico l’e-
zionali; presentazione dei candidati;
lenco dei soci eletti nei vari organismi:
Delegati alle Assemblee Nazionali e Regionali del CAI per l’anno 2016 Aldeghi Emilio
apertura votazioni.
Ciresa Giuseppe
5. Relazioni dei responsabili di settore sulle attività svolte nel 2015 6. Approvazione delle quote asso-
Componenti Consiglio Direttivo Sezionale per il triennio 2016-2018
Ferrario Giuseppe Orlandi Giuseppe
ciative per l’anno 2016
Arrigoni Silvano
Pirovano Alberto
7. Varie ed eventuali
Baruffini Adriana
Pullano Domenico
Cecchini Arianna
Spreafico Andrea
Hanno partecipato all’assemblea 248 soci di cui 89 per delega. Su proposta del presidente uscente della sezione, l’assemblea ha nomi-
Colombo Daniele Giudici Marco
I verbali dell’assemblea sono con-
Locatelli Giuseppe
sultabili in toto presso la segreteria
Molteni Stefania
della sezione.
nato per acclamazione all’unanimità Giuseppe Maniglia come presidente dell’assemblea, Ambrogina Farina come segretario e come componenti della Commissione elettorale Claudio Milani (presidente), Luigi Canzi, Giuseppina Corti, Lucia Manente, Marco
72
Appuntamenti
Il nuovo Consiglio Direttivo del CAI Lecco, riunitosi il 30 marzo 2016, ha proceduto per votazione al conferimento delle cariche istituzionali. Sono stati eletti, tutti con 14 voti e una scheda bianca: Presidente Alberto Pirovano Vicepresidente Tiziano Riva Tesoriere Arianna Cecchini
SEI ANNI IN VETTA
La relazione del presidente uscente all’assemblea del 18 marzo di Emilio Aldeghi*
E’
certamente cosa comune per
la forza per tenere duro in quei mo-
per poter mantenere e concretizzare
menti in cui le cose si fanno difficili.
quanto avevamo iniziato a costruire.
tutti partire con un traguardo
Parlavo di collaborazione all’interno
Non posso non partire dallo sto-
lontano e, una volta raggiun-
della sezione, di creazione di rapporti
rico lavoro svolto dai Gruppi e dalle
to, viverlo come fosse stato un soffio
sempre più stretti con le istituzioni, di
commissioni sezionali: Alpinismo Gio-
di vento. Per poter dare concretezza
apertura verso il mondo associativo a
vanile, Gruppo Età D’oro, Sci di fondo
al tempo trascorso occorre cercare di
noi esterno, della ricerca di visibilità in
escursionismo, Sci alpinismo, Spele-
ripercorrere il lavoro svolto e rivivere
città attraverso proposte culturali ca-
ologia, la Scuola di alpinismo, le gite
gli sforzi fatti per tentare di raggiun-
paci di mettere nell’oggetto la monta-
sociali, il settore cultura in generale
gere gli obiettivi che mi ero prefissato.
gna e le sue peculiarità.
con particolare rifermento al museo
Ho deciso sei anni fa di provare ad
La partenza è stata da subito in sa-
della montagna presso la Torre Vi-
iniziare l’avventura della presidenza
lita; il rinnovo dei contratti di gestione
scontea, la redazione del notiziario, la
del CAI Lecco. Avevo partecipato alla
dei rifugi ed in particolare la manu-
partecipazione a un progetto interreg
vita della sezione come consigliere e
tenzione del rifugio Lecco hanno as-
Italia-Svizzera, con una serie di atti-
come presidente dell’alpinismo giova-
sorbito le mie prime energie ma mi
vità incentrate sulla figura di Antonio
nile. Queste esperienze mi avevano
hanno fatto intravedere collaborazioni
Stoppani. La meticolosità organiz-
trasmesso l’immagine di una sezione
e disponibilità di alto profilo morale e
zativa, la capacità degli istruttori e la
statica, troppo appoggiata alle pur no-
professionale. Poi pian piano, cercando
bellezza delle proposte ci hanno con-
tevoli ed interessanti attività e fonda-
anche di mettere a frutto mie pas-
sentito di vedere mantenuta un’ottima
mentalmente chiusa su se stessa.
sate esperienze, ho iniziato a fissare
partecipazione, così come piano piano
Stavo maturando un interesse verso
dei percorsi tesi verso quella crescita
sono aumentati i soci della sezione.
la vita della sezione che andava oltre
sezionale che mi ero immaginato. Na-
Non era così scontato in un periodo
la semplice frequentazione e volevo
turalmente nel portare avanti qualsiasi
come quello che stiamo vivendo ricco
avere la possibilità di ridare impulso
discorso occorre avere il sostegno e
di incognite economiche e lavorative.
a questa nostra associazione che ha
l’approvazione dell’organo principa-
Occorre ad onor del vero segnalare
rappresentato, rappresentava e rap-
le del CAI che è il consiglio direttivo
anche la decisione, da parte dei di-
presenta una grande risorsa per il
sezionale. Dopo un primo periodo di
retti interessati, della chiusura di due
territorio lecchese. Non bastava però
diffidenza da parte di qualche con-
esperienze interessanti quali quelle dei
essere una voce critica, occorreva
sigliere, dettato soprattutto dalla non
Montagnari legati a filo doppio con lo
dimostrare, almeno nelle intenzioni,
conoscenza del sottoscritto, il dialo-
sci alpinismo e quello del gruppo Sal-
che migliorare era possibile. La con-
go si è fatto sempre più costruttivo,
tafoss con la proposta della mountain
seguenza logica di questi pensieri è
certamente ricco, come deve essere,
bike.
stata la discesa in campo per guidare
di posizioni anche differenti ma im-
Ma se ci sono state iniziative che
l’associazione. Con un pizzico di for-
portanti per mantenere nella corretta
hanno deciso, almeno momentanea-
tuna, per il rotto della cuffia, sono sta-
rotta la vita della sezione.
mente, di sospendere la propria attivi-
to eletto presidente per i miei primi tre anni di mandato. Ho presentato un programma forse ambizioso ma fortemente voluto
Contrariamente alla prima, la secon-
tà, è bello anche dare evidenza che il
da elezione ha visto tutti i consiglieri
gruppo autonomo dei Beck, dedito alla
concordi nel darmi il sostegno per il triennio che si sta concludendo.
perché credo ancora che solo con
Partire con questa considerazio-
obiettivi alti e stimolanti si può avere
ne era certamente il miglior stimolo
Appuntamenti
73
Antonio Stoppani, del 1888. Non è mancata la riproposizione del
Nel frattempo siamo riusciti a fare
Raduno del CAI Lecco ed il notevole
eleggere persone della nostra sezione
sforzo per allestire, in collaborazio-
in ambito regionale. Al prossimo con-
ne con la Fondazione Cassin, l’evento
siglio l’onore e l’onere di portare nostri
Monti Sorgenti, una rassegna che sta
soci nel consiglio nazionale.
raccogliendo il consenso unanime del
Altro piccolo seme piantato è lo
mondo della montagna in un confine
sforzo di far nascere una nuova sotto-
che ha superato di gran lunga lo spa-
sezione legata al CAI Lecco. I presup-
zio locale.
posti ci sono ma occorrerà lavorarci
Certamente e giustamente in sordina è stato il lavoro dei vari gruppi nel sostenere momenti di solidarietà.
Emilio Aldeghi
di imprescindibile importanza.
con costanza, senza fretta, attraverso un dialogo franco e rispettoso. Se ho lavorato bene o male sare-
E’ con orgoglio che posso dire che il
te voi a valutarlo, certamente ci ho
CAI di Lecco è diventato interlocutore
messo passione e impegno. Ho de-
importante sia verso le istituzioni che
ciso di non mettermi in lista come
nel rapporto con tante altre associa-
consigliere non perché voglio abban-
zioni.
donare la barca, tutt’altro: ritengo che
La vita della sezione si è più volte
nuove forze possano essere portatrici
manutenzione dei sentieri e ad altre
animata con piccole feste organizzate
di nuovi stimoli. Il mio supporto se ri-
attività di sostegno sociale, ha deci-
dai vari gruppi. Forse per conoscer-
chiesto non mancherà assolutamente.
so di costituirsi come commissione
ci meglio si potrebbe provare a fare
In ogni caso, se eletto, porterò avanti
sentieri del CAI Lecco. Naturalmente
festicciole tra i gruppi. Pensateci. Nel
come delegato il rapporto istituzionale
la commissione non è un nucleo chiu-
frattempo abbiamo
con il CAI Regionale e Centrale.
so ed ogni forma di partecipazione
discreta risposta proponendo una
Ringrazio le tante persone che mi
dei soci è quanto mai gradita perché
volta al mese in sezione la proiezione
hanno aiutato; se le elencassi farei
questa è un’attività che riveste un’im-
di film che hanno visto coinvolti an-
solo un torto a qualcuno dimentican-
portanza fondamentale per il territorio
che autori locali. Ottimamente valu-
dolo. Diciamo che ho sentito un corpo
e i cui intenti sposano in pieno la filo-
tati sono stati i film prodotti dal CAI
associativo respirare insieme.
sofia del Club Alpino Italiano.
Lecco, distribuiti sul canale on demand
Fra le iniziative editoriali ricordo il
riscontrato una
della Gazzetta dello sport .
Però non vorrei dimenticare chi in questo momento non c’è più o sta
libro Un sentiero lungo 50 anni, dato
Grande apprezzamento da parte di
soffrendo. Per gli amici che abbia-
alle stampe in occasione del 50° del
tutti i soci è sempre stato rivolto alla
mo incontrato sulla nostra strada e ci
gruppo di Alpinismo Giovanile, la pub-
nuova versione della rivista sezionale.
hanno salutato chiedo un momento di
blicazione del volume Sulle tracce di
Ci sono anche iniziative che stanno
silenzio e con questo un ultimo gran-
Antonio Stoppani. Percorsi fra monta-
germogliando e che spero possano
gna, scienza ed arte in Lombardia e
essere portate a frutto da parte del
Canton Ticino, che ha accompagnato
nuovo Consiglio e della nuova presi-
l’omonima mostra, nonché la riedi-
denza del CAI Lecco. Mi riferisco al
zione di importanti documenti storici,
gruppo di lavoro intersezionale che
come la Guida-itinerario alle Prealpi
vede attualmente unite le sezioni di
Bergamasche con prefazione del prof.
Lecco, Valmadrera, Mandello e Calolziocorte. Poter discutere insieme su
74
Appuntamenti
temi propri dell’associazione CAI e riuscire a portarli nelle sedi decisionali a livello regionale diventerà sempre più
de grazie a tutti. *Presidente CAI Lecco “Riccardo Cassin”
L’ALPINISMO E’ QUI
L’appuntamento di maggio con “Monti Sorgenti”
“M
onti Sorgenti” è una
regista lecchese Nicoletta Favaron e
ni e il momento letterario dedicato
rassegna nazionale de-
prodotta dal Cai Lecco.
al libro Montecristo-Dentro i segreti
dicata alla montagna
In tema di storia dell’alpinismo non
della natura selvaggia di Marco Albino
organizzata dal Club Alpino Italiano,
poteva mancare l’ormai tradiziona-
sezione di Lecco, e dalla Fondazione
le mostra itinerante che questa volta,
In chiusura, la giornata riservata ai
Riccardo Cassin. Ogni anno propone in
curata da Matteo Manente, racconta
più giovani sulle pendici del Resegone,
città una settimana di eventi, mostre,
l’amicizia fra Esposito, Tizzoni e Cas-
nei pressi della baita del gruppo se-
serate e incontri.
sin attraverso le loro scalate più si-
zionale di Alpinismo Giovanile.
Ferrari.
Il tema innovativo del 2016 è la
gnificative e importanti, mentre stralci
Un cenno infine alla musica che
creatività, interpretata da atleti e clim-
delle mostre storiche realizzate per le
accompagna alcuni eventi: l’orche-
ber (fra questi il trail runner spagno-
precedenti edizioni di Monti Sorgenti
stra del liceo musicale G.Grassi, per la
lo Pablo Criado Toca e l’esploratore
sono ospitate da alcuni bar del centro,
proiezione del film “Prima il dovere”, la
Danilo Callegari), protagonisti a livello
nell’ambito dell’iniziativa “Aperitivo on
musica dal vivo del pianista jazz Mar-
internazionale, le cui imprese al limite
the rocks”.
co Detto al Teatro della Società, e il
dell’estremo hanno saputo coniugare
Riproposti per il secondo anno i due
duo Luca Pedeferri – Lello Colombo
l’alpinismo con altre discipline o decli-
concorsi nazionali “Grignetta d’Oro”,
che, come da tradizione, ravviva l’i-
narlo in ambienti inusuali.
riservato ai migliori protagonisti del
naugurazione della mostra storica.
Ma creatività anche nell’arte della
panorama verticale italiano, e “Lec-
fotografia, con gli emozionanti ritratti
co eXtra-Corti Contest”, dedicato ai
di alpinisti del celebre fotografo Giu-
nuovi linguaggi cinematografici che
lio Malfer, e dei film con la storia di
caratterizzano il mondo del web.
Dino Piazza, protagonista di un’inedita
Da ricordare anche il convegno su
pellicola, “Prima il dovere”, firmata dalla
attualità e prospettive dei rifugi alpi-
www.montisorgenti.it
Il Fitz Roy di Bruno Biffi 23 febbraio 1976: Casimiro Ferrari e Vittorio Meles raggiungono la vetta del Pilastro Est del Fitz Roy, in Patagonia. Al confine fra Cile e Argentina. Gli altri componenti della spedizione sono Floriano Castelnuovo, Gianluigi Lanfranchi, Guerrino Cariboni, Gianni Stefanon, Amabile Valsecchi, Franco Baravalle, Giacomo Pattarini e Giovanni Arrigoni. Una scalata di 1500 metri su roccia granitica che “per Casimiro è la salita più bella, la più difficile”(CAI LECCO, 120 anni). A quarant’anni di distanza, il 19 gennaio 2016, i Ragni Matteo della Bordella e David Bacci effettuano la prima ripetizione. Alla via dei Ragni al Fitz Roy, Bruno Biffi dedica l’incisione realizzata per la sesta edizione di Monti Sorgenti e stampata in un numero limitato di copie. L’artista conferma con questo lavoro il suo impegno a favore di Monti Sorgenti, iniziato già con la prima edizione della rassegna. Anno dopo anno, le sue montagne incise, riprodotte sulla copertina della brochure, sono diventate una sorta di simbolo, di icona della manifestazione.
Il Fitz Roy nell’incisione realizzata da Bruno Biffi per Monti Sorgenti 2016
75
RECENSIONI RICORDANDO MARCO ANGHILERI di Renato Frigerio L’autore, un giornalista che, oltre a saper tutto dell’alpinismo, se ne è anche follemente innamorato, traccia il cammino alpinistico del giovane lecchese che ha perso recentemente la vita precipitando da una parete del Monte Bianco, proprio quando si trovava a poche bracciate dal raggiungere la prestigiosa conquista della prima solitaria invernale della via “Bardill” al Pilone Centrale del Freney, che aveva lungamente sognato. È forse indispensabile, prima di accingersi alla lettura del suo corposo volume, percepire qualcosa dello scrittore e dello stesso protagonista, dedicando un po’ di tempo alla consultazione riflessiva del capitolo conclusivo. Anzi, è proprio necessario partire da lì, dove viene espressa magnificamente la concezione profonda che alberga nel cuore e nella mente di Giorgio Spreafico riguardo all’alpinismo e alla montagna, e dove viene pure messa a fuoco la reale personalità di Marco Anghileri. Fatto questo, si potrà chiaramente comprendere come l’avvincente particolarità che prende risalto nel lungo racconto abbia origine in gran parte dall’armonioso rapporto di amicizia che ha legato entrambi i personaggi. L’autore ha ritenuto importante e decisivo anche inquadrare la storia del quarantunenne alpinista, dal tratto giovanile sia nel suo aspetto fisico come nelle sue espressioni caratteriali, nell’ambito dell’eccezionale tradizione alpinistica dell’ambiente dove è nato e cresciuto, tanto nel riferimento familiare che in quello notoriamente importante del territorio lecchese. Sono tutti elementi che vengono trattati con rara competenza e con una partecipazione che risulta palpabile ad ogni pagina, grazie ai quali il volume riesce a catturare l’interesse del lettore lungo un percorso esistenziale costituito da episodi avvincenti, spesso emozionanti e toccanti, pur nella semplicità di un ragazzo straordinario che non si dava mai nessuna importanza. Ognuno dei cinquanta capitoli prosegue con una logica continuità biografica, ma nello stesso tempo risulta esaustivamente completo in se stesso, quasi fosse un articolo che può venire letto indipendentemente dal resto. Potrebbe sembrare un indovinato accorgimento per alleggerire una lettura di ben cinquecento pagine, consentendo di farle scorrere a più riprese: a condizione di non esserne stati prima contagiati, al punto tanto coinvolgente da non resistere al fascino di continuare a seguire immediatamente le vicende che si susseguono. Giorgio Spreafico La scala dei sogni Teka Edizioni, Lecco, 2015
LA CREATIVITA’ DELLA GENTE DELLA VALSASSINA di Renato Frigerio È di conforto in questi tempi prendere atto dello sforzo editoriale dell’editrice A.G. Bellavite di Missaglia, che è riuscita a portare a termine brillantemente un progetto grandioso e ambizioso, nell’intento di riportare alla memoria, soprattutto per le ultime generazioni, le origini dell’inventiva e dell’attitudine manifatturiera della gente che ha creato i presupposti del benessere riscontrabile nel territorio lecchese. Questo progetto, coordinato da Giacomo Camozzini, è stato realizzato attraverso la produzione di una corposa quadrilogia che, per poter offrire un quadro completo del tema così come è stato concepito, dovrebbe essere presa in considerazione nel suo insieme, anche se ogni singolo volume dell’opera può riuscire a soddisfare pienamente chi è invece interessato semplicemente all’approfondimento di uno specifico argomento. Quattro volumi annunciati come “un itinerario delle mani, della mente, del cuore, con immagini inedite e storie antiche”, redatti, a cura di autori particolarmente competenti e appassionati negli specifici settori, con il medesimo impegno di offrire ai lettori i sorprendenti risultati di un’approfondita ricerca storica, che si è spinta fino al punto dove le diverse vicende sono state colte nella valida documentazione cui si fa riferimento, e che viene accreditata dalla ricchezza delle immagini riprodotte a corredo.
Angelo Sala, Giacomo Camozzini, Domenico Flavio Ronzoni Cento anni di sci in Valsassina – Quando la Lombardia ha messo gli ski Pierfranco Invernizzi, Matteo Lambrugo, Marco Tizzoni Memorie dal sottosuolo – Per una storia mineraria valsassinese
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Pietro Buzzoni, Giacomo Camozzini, Ruggero Meles Alpinismo pioneristico – Tra Lecco e Valsassina
Recensioni
Pietro Buzzoni, Giacomo Camozzini, Michele Corti Arte casearia e zootecnica – Tradizioni da leggenda in Valsassina A.G. Bellavite, Missaglia, dicembre 2015-2016
LA FLORA DEL MONTE BARRO di Adriana Baruffini La ricchezza floristica del Monte Barro è stata oggetto di numerose pubblicazioni specialistiche (ricordiamo fra queste il volume di Giovanni Fornaciari pubblicato nel 1986 e giunto alla terza edizione nel 1994), che ne hanno illustrato le specie endemiche, i relitti glaciali, l’eccezionale biodiversità e tutte le caratteristiche grazie alle quali il parco del Monte Barro è stato incluso dall’Unione Europea fra i Siti di importanza comunitaria per le emergenze botaniche. L’ultimo lavoro sull’argomento è questo libretto che si distingue per il suo carattere divulgativo, pur non rinunciando al rigore scientifico, con il pregio di poter essere portato nello zaino durante le escursioni e utilizzato come guida al sentiero botanico “Giovanni Fornaciari” al quale è dedicato un capitolo. Dopo alcune pagine introduttive di inquadramento territoriale, la parte più corposa del libro è costituita dalle schede delle specie classificate in base all’ambiente che ciascuna di esse predilige: vegetazioni rupestri, prati, arbusteti, boschi. A ciascun ambiente è associato un colore. Le schede, corredate da fotografie, sono organizzate in ordine alfabetico, secondo il nome scientifico della specie, e informano su famiglia di appartenenza, distribuzione, periodo di fioritura, forma della pianta. La corrispondenza fra nome scientifico e nome volgare è reperibile in un elenco alfabetico esaustivo che occupa le ultime pagine del libro, appena prima di una ricca bibliografia di approfondimento.
Federico Bonifacio, Guido Brusa, Mauro Villa Alla scoperta della flora del Monte Barro. Un parco da vivere A.G. Bellavite editore, Missaglia, dicembre 2015
L’ANELLO INTORNO AL NANGA PARBAT di Adriana Baruffini Nanga Parbat, ”la montagna nuda” o Diamir, “la regina delle montagne”, sono i due nomi con i quali le popolazioni locali di lingua urdu chiamano questo imponente ottomila, situato interamente in territorio pakistano al limite occidentale della catena himalayana. Le sue tre grandi pareti, Rupal, Diamir e Rakhiot, sono tra le più imponenti del mondo, superando i 3000 metri di sviluppo che diventano 4500 nel caso del Rupal. Paola Favero, alpinista appassionata, scrittrice di montagna e forestale, ha percorso un trekking che, unico tra tanti,”gira attorno al Nanga Parbat quasi chiudendo un cerchio, passando sotto le grandi pareti che ne hanno raccontato la storia alpinistica, ma incontrando anche villaggi, foreste, fiumi, ghiacciai, campi … e poi alberi, fiori, occhi di bambini, canti, fuochi, leggende…”. Il libro è una narrazione di questo viaggio, condotta su un registro essenzialmente poetico, dove a parlare sono soprattutto le immagini, con solo brevi commenti per comunicare impressioni, sensazioni, sentimenti, elementi appartenenti alla sfera del sogno. Ci sono fotografie che alternano visioni di pareti, ghiacciai, passi, villaggi, ambienti naturali ricchi di fiori e di alberi, a ritratti di persone e soprattutto di volti. E poi ci sono i disegni realizzati con mine e matite nere e colorate dalla mano sapiente di Luisa Rota Sperti, qualche volta in connubio con le fotografie. Nella prefazione scritta da Kurt Diemberger si legge in proposito: I disegni e le pitture di Luisa Rota Sperti svelano un mondo non classificabile ed è questo che rende così affascinante il mondo del Nanga Parbat…Leggendo e osservando pagina dopo pagina del libro si capisce che il Nanga Parbat non è semplicemente “la montagna nuda” limata dalle valanghe oppure “il re delle montagne”- ma che nel significato della parola “Diamir” ci sono anche gli spiriti e le fate del monte. Nell’ultima parte del libro trovano spazio la storia alpinistica della montagna, a cura di Carlo Caccia e le interviste ad alcuni personaggi le cui vicende di vita sono indissolubilmente legate al Nanga Parbat (Eugenie Buhl, Reinhold Messner, Nives Meroi, Silke Unterkircher, Simone Moro)
Paola Favero Diamir. La montagna delle fate Disegni di Luisa Rota Sperti Presentazione di Kurt Diemberger Edizioni DBS, gennaio 2016
Appuntamenti
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INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo al 2016, potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI. IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. c) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150. d) Modello MAV che verrà inviato ai soci ritardatari dalla BANCA POPOLARE DI SONDRIO Ricordiamo che il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede rimarrà chiusa dal 1 al 25 agosto
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Informazioni
QUOTE SOCIALI 2016 Riportiamo qui di seguito le quote sociali per il 2016. Socio Ordinario € 46,00 Socio Ordinario* € 24,00 (nati dal 1990 al 1998)
Socio Familiare € 24,00 Socio Giovane** € 16,00 (nati nel 1999 e anni seguenti)
Socio Vitalizio € 20,00 Tessera per i nuovi Soci € 5,00 Duplicato Tessera € 2,00 *Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. **Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.
DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.
LUTTI Fra la seconda metà del 2015 e i primi mesi di quest’anno ci hanno lasciato:
Gianpiero Selva, socio dal 2002 Sergio Ripamonti, socio dal 1999 Andrea Rupani, iscritto al CAI Lecco dal 1975, gestore del rifugio Lecco ai Piani di Bobbio. Natale Invernizzi, socio dal 1976 Vanda Mascetti, iscritta al CAI dal 2008 Matteo Palmieri, socio dal 2003
Il 28 marzo è inoltre scomparso Gigi Alippi, personaggio di grande spicco nel panorama alpinistico lecchese. Lo ricordiamo pubblicando nella sezione “Sentieri e parole” il primo di tre articoli scritti da Gigi per questa rivista, con un testo di Renato Frigerio che ne delinea la figura di alpinista.
Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione
L’EREDITA’ DI ANDREA A metà gennaio è scomparso Andrea Rupani, il nostro “rifugista” alla Lecco. Per anni è stato il punto di riferimento per i frequentatori dei piani di Bobbio, fossero essi sciatori, alpinisti, cacciatori o semplici turisti. Ci lascia un vuoto enorme. Ci mancheranno i suoi sorrisi, ma anche i rimbrotti con i quali cercava sempre di spingere verso la perfezione. Una perfezione di cui cercava riscontro nella soddisfazione dei clienti, una perfezione che non gli bastava mai. Andrea, figlio di capanat, come anche la moglie Eugenia, era cresciuto alla Lecco, prima di lui gestita dal papà Piero, ed era ormai impossibile separare il nostro rifugio dalla sua personalità esuberante, ma anche seria e professionale. Gestiva il rifugio sentendolo proprio e mettendoci una passione ed un amore incontenibili, con al centro, sempre, i clienti che diventavano ospiti e più spesso amici. Per noi è stato un esempio chiaro di come dovrebbe essere gestito un rifugio del CAI e ci riempie di orgoglio averlo avuto tra noi. Andrea ha seminato bene ed ha lasciato la propria eredità di competenza e passione alla moglie Eugenia e ai figli Michela e Davide, che continueranno la sua opera. Noi del CAI Lecco siamo vicini ai famigliari non solo con le dovute parole di cordoglio, ma con la promessa di continuare a sostenerli nelle loro scelte e nel loro lavoro. Il miglior modo per ricordare Andrea.
Alberto Pirovano
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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.
Informazioni
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