Notiziario 01/2020

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n° 1/2020

CAI LECCO 1874


65

TRE GIORNI IN DOLOMITI

IN QUESTO NUMERO

4

30

LA TRAGEDIA DELL’EIGER

EDITORIALE

IL FUTURO OLTRE L’INCERTEZZA

Dopo il lockdown: far conoscere il modo migliore dell’andar per monti di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco

SENTIERI E PAROLE

6 12 14 22 26 30 35 37 40

GUIDE DI CARTA

Il racconto tecnico delle ascensioni sulle pareti lecchesi di Alberto Benini, Pietro Corti e Marta Cassin

SENTIERI.IT

VEDRETTE BOLLENTI

I TESORI DEL BARRO

SOTTO UN CIELO COLOR SOMMERGIBILE

LA TRAGEDIA DELL’EIGER

42

54

UN’AVVENTURA IN SOLITARIA

54 60

di Davide Colombarolli

Un monte unico per geologia, natura e vicende storiche

di Annibale Rota

Tre lettere di Carlo Mauri nel carteggio di Giuseppe Panzeri, il Panzerin di Angelo Faccinetto

Rileggendo i verbali del CAI a dieci anni dalla morte di Claudio Corti di Adriana Baruffini

CON L’OCCHIO DI STEFANO

La rievocazione della tragedia dell’Eiger in uno spettacolo teatrale di Alberto Bonacina

IL RIFUGIO, LA CROCE E LA CAMPANA

Gli appuntamenti al Brioschi e quello scatto magico di capodanno di Giuditta Scola

1962: UNA PARETE, UN RICORDO

Alla Corna Grande la via che sembrava una passeggiata

Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2300 copie Chiuso in redazione 15/07/2020

PATAGONIA “PIANI B”

O dell’importanza di saper cambiare i propri obiettivi davanti alle avversità di Matteo Della Bordella

UN MEDICO IN HIMALAYA

L’impegno contro la cataratta di Geoff Tabin, alpinista esploratore di Giorgio Rusconi

UN’AVVENTURA IN SOLITARIA

In Perù alla ricerca della natura, delle tradizioni e dell’armonia con se stessi di Giulia Pirri

ITALIA COAST TO COAST, LA RISALITA

CicloPeriplo lungo le coste del Bel Paese /seconda parte di Stefania Steppo Valsecchi

Ghiacciaio dei Forni, campagna glaciologica 2018. Foto di D. Colombarolli

SCI DI FONDO

64 65

14

Direttore responsabile: Angelo Faccinetto

ESCURSIONISMO

VEDRETTE BOLLENTI

I ghiacciai lombardi e il surriscaldamento del pianeta

IL PERSONAGGIO

50

Pubblicato il sito dedicato ai tracciati del comune di Lecco di Andrea Spreafico

ALPINISMO e ARRAMPICATA

N° 1/2020

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto

di Dino Piazza

42 PATAGONIA “PIANI B“

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano

IL FONDO AL TEMPO DEL COVID 19

La breve stagione 2019-2020 prima del lockdown

3 GIORNI IN DOLOMITI Sulle piste del Cadore

di Giuseppina Negri

68 70

RECENSIONI

VITA DI SEZIONE

Stampato secondo ® la filosofia GreenPrinting Stampato secondo volta alla salvaguardia dell’ambiente® attraverso la filosofia GreenPrinting volta l’usosalvaguardia di materiali dell’ambiente (lastre, carta, inchiostri alla attraverso e imballi) a basso impatto ambientale, l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri oltre all’utilizzo di impatto energia ambientale, rinnovabile e imballi) a basso e automezzi a metano. oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.

ZeroEmissionProduct®. ® A.G. Bellavite ha azzerato totalmente ZeroEmissionProduct . le emissioni a effetto Serra A.G. Bellavite di haGas azzerato totalmente prodotte direttamente le emissioni di Gas oa indirettamente effetto Serra per la realizzazione di oquesto prodotto. prodotte direttamente indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.


IL FUTURO OLTRE L’INCERTEZZA Dopo il lock-down: far conoscere il modo migliore dell’andar per monti di Alberto Pirovano*

C

are socie e cari soci, mi ritrovo a scrivere questo editoriale in un tempo sospeso che dura da troppo. Molti di noi durante il periodo del lock-down hanno vissuto giornate apparentemente in un’altra dimensione spazio-temporale. Chi per la repentina modifica delle abitudini lavorative o di studio nel dover fare tutto da casa, chi, come i nostri medici e infermieri, per gli estenuanti turni lavorativi sempre in emergenza. Ora siamo sospesi nell’incertezza dell’imperscrutabilità del futuro. Non abbiamo certezze sulla realtà della fine del peggio, su un autunno foriero di possibili riacutizzazioni dell’epidemia, sugli effetti sull’economia reale, ma abbiamo anche grandi speranze. La speranza che l’epidemia rappresenti una sorta di reset da cui poter ripartire mettendo mano a quei problemi che fino ad ora abbiamo sentito enunciare, ma mai affrontare seriamente. Il virus ci ha messo a nudo, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale dovremo ripartire dopo una crisi che ha coinvolto tutti quanti, e se non saremo capaci di cogliere l’occasione per un vero rilancio non potremo incolpare nessuno se non noi stessi. Anche la montagna non sarà immune da cambiamenti importanti e dopo mesi in cui i nostri monti hanno potuto riappropriarsi della propria wilderness in assenza dei frequentatori più chiassosi ed impattanti – noi umani – il nostro ritorno sui sentieri sembra ancor più importante. La necessità

4

Editoriale

di dover rimanere nei dintorni delle nostre abitazioni per l’impedimento, o comunque la difficoltà, ad organizzare trasferte più lunghe, sta facendo scoprire a molti neofiti il nostro prezioso mondo in altitudine. Purtroppo, non sempre con la dovuta preparazione ed il giusto approccio. Non voglio volutamente entrare nel tema della necessità di mantenere le cautele contro il contagio anche in montagna – che per inteso non è un ambiente in cui il rischio di contagio magicamente svanisce – visto che ormai dovrebbe essere cosa nota a chiunque, ma

soffermarmi su quanto noi, come Club Alpino, possiamo fare per un rilancio ed una maggior diffusione della conoscenza del modo più corretto ed appagante dell’andar per monti. Ho chiesto esplicitamente ai vari gruppi di riprendere le attività seguendo le indicazioni che arrivano dalla sede centrale, ma soprattutto con la consapevolezza della necessità di cambiare alcuni approcci. È comprensibile la paura di molti ad affrontare uscite in gruppi numerosi, così come la preoccupazione per le responsa-

Salendo al lago Lagazzuolo nella prima escursione sociale post Covid. Foto di Matteo Spreafico

bilità in capo agli organizzatori, ma non possiamo rimanere in attesa che tutto torni come prima per riprendere a fare le solite cose nel solito modo. Un tutto come prima non ci sarà più! Deve essere chiara l’opportunità di rivedere i “modelli organizzativi”. Probabilmente dovremo aspettare mesi – o anni – prima di ricominciare ad organizzare uscite da decine di persone contemporaneamente, ma nulla vieta di muoversi più volte in gruppi più piccoli. Mi ha fatto molto piacere vedere come la prima uscita post lock-down organizzata dalla nostra sezione sia stata l’escursione per famiglie al lago Lagazzuolo. I nuclei famigliari, per i motivi ben noti sulla possibilità di stare insieme, saranno i protagonisti della stagione ormai iniziata ed anche i rifugi guardano a loro con rinnovato interesse. Progressivamente faremo ripartire tutte le attività, e cercheremo di trovare nuovi modi di coinvolgimento dei soci, a partire dai più giovani. Intanto stiamo lavorando per migliorare ancora i nostri due rifugi, vorremmo restassero punto di riferimento e, con l’aiuto del politecnico, addirittura esempio per il futuro.

Erna di Bruno Biffi. Ceramolle-Acquatinta mm170X150 tiratura 50 copie. Stampata su torchio a mano dall’autore su carta Graphia

Solidarietà per gli ospedali impegnati nell’emergenza Coronavirus Il progetto sui sentieri lecchesi non si è mai fermato e le prossime settimane entrerà nel vivo dei lavori più visibili. L’anticipazione di una parte del lavoro digitale ha cominciato a fare intravedere la mole di lavoro svolto fino ad ora, se ne sono accorte anche le istituzioni e devo dire un grande grazie ai soci impegnati in questa attività. Chiedo a tutti uno sforzo di pazienza nel fare cultura di montagna. Nelle prossime settimane continueremo a vedere sempre più neofiti in montagna e dovremo essere noi gli ambasciatori delle terre alte. Guardando alle cronache delle ultime settimane cascano un po’ le braccia… non facciamoci abbattere e andiamo avanti. *Presidente CAI Lecco

Il CAI Lecco ha aderito con varie iniziative alla campagna di raccolta fondi promossa dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese a sostegno dell’ASST di Lecco per i presidi ospedalieri di Lecco e Merate. La prima è stata resa possibile dalla generosità dell’artista incisore Bruno Biffi che, dedicando ogni anno un nuovo lavoro, sostiene fin dal suo nascere Monti Sorgenti, la rassegna culturale tradizionalmente organizzata dal CAI Lecco nel mese di maggio. L’emergenza Covid-19 ha impedito la realizzazione degli eventi programmati, e 50 copie dell’opera Erna destinate all’ edizione 2020 sono state messe in vendita “al miglior offerente”. Sono state assegnate 17 incisioni (la numero 1 all’azienda Mazzoleni Lucio s.r.l. di Abbadia Lariana che ha contribuito con 2.000 euro), per un totale di 5390 euro. Sempre nel campo dell’arte, il CAI Lecco ha proposto una seconda iniziativa, l’asta on line lanciata a scopo benefico dalla Fondazione Cassin, con in palio il quadro di sua proprietà Gasherbrum IV 1958 , dipinto da Alessandro Giorgetta in occasione del 50esimo anniversario della celebre spedizione italiana del 1958. E’ stato il Club alpino italiano ad aggiudicarsi il quadro con l’offerta massima di 6000 euro. La sezione di Lecco ha infine contribuito con donazioni da parte dei gruppi: 1.000 euro dai soci del GEO, 500 euro dall’Alpinismo giovanile, 500 euro dallo Sci di fondo, 750 euro dal gruppo Juniores (donati alla Croce Rossa). In totale sono stati devoluti a favore delle strutture sanitarie direttamente impegnate a far fronte alla pandemia 14.140 euro.


L

GUIDE DI CARTA Il racconto tecnico delle ascensioni sulle pareti lecchesi

’esame di centoventi anni di

piute nelle Grigne,

scalate nelle Grigne, visti at-

“casa comune degli

traverso la lente delle relazioni

alpinisti

tecniche pubblicate sulle guide carta-

da alpinisti di pri-

cee. Questo era il compito che ci era-

ma grandezza e da

vamo assegnati per questa edizione di

volti meno noti, ma

Monti Sorgenti.

ugualmente

Fra le varie iniziative in programma per l’edizione “Monti Sorgenti 2020”, promossa dalla sezione di Lecco del Club Alpino Italiano, in collaborazione con la Fondazione Cassin e il Gruppo Ragni, era prevista la realizzazione della mostra “Guide di carta” che doveva venir proposta in anteprima a Bergamo e a Varese su richiesta delle rispettive sezioni CAI. La mostra è stata consegnata nei tempi stabiliti, ma l’emergenza Covid-19 ci ha costretti a chiuderla in un cassetto insieme a tutti gli altri eventi, in attesa di darle vita per la prossima edizione di Monti Sorgenti. Abbiamo chiesto ai curatori Alberto Benini e Pietro Corti e a Marta Cassin, che si è occupata dell’aspetto grafico, di anticiparci qualcosa della loro fatica. Al loro scritto facciamo seguire una testimonianza dovuta alla penna di Pietro Corti relativa agli anni del “Primo Più” il giornale stampato dal Gruppo Condor che per molti anni ha assolto nel lecchese il difficile ruolo di aggiornare gli scalatori sulle ultime novità del mondo verticale.

Il classico aspetto telato della copertina della guida pubblicata nel 1937 dal CAI e dal TCI (Collana dei Monti d’Italia) vera pietra miliare delle guide della Grigna

Un tema affascinante, perché ab-

di Alberto Benini, Pietro Corti e Marta Cassin

lombardi”,

meri-

tevoli di attenzione,

biamo sempre pensato che la storia

ha

dell’alpinismo e dell’arrampicata offris-

una appassionata e

se la possibilità (finora quasi per nulla

silenziosa opera di

esplorata) di venir esaminata ana-

scrittura

lizzando le descrizioni degli itinerari

impegnata a lasciar

realizzate con disegni, testi e imma-

fuori il dato emo-

gini, riportando fedelmente i nomi dei

zionale,

primi salitori, le date, le lunghezze, le difficoltà. Insomma, portando in primo piano il nudo dato tecnico, che esaminato con attenzione si rivela tutt’altro che nudo e freddo. Alle ardite prime ascensioni com-

tenuto

dietro

“tecnica”,

affidato

Pilastro Rosso (disegno di Valerio Casari). Un nuovo modo di disegnare le vie applicato ad un itinerario che, sulle nostre pareti, è stato un vero punto di svolta

OLTRE LE GUIDE DI CARTA Dal “Primo più” ai siti web, tra indicazioni di nuove salite e ricordi di storiche “ravanate”

N

el 1971, a distanza di 35 anni

metteva di sgan-

dalla guida di Silvio Saglio,

ciarsi dal complica-

esce la raccolta completa e

tissimo censimento

aggiornata delle scalate sulle Grigne e Medale (Claudio Cima, Le Grigne. Ta-

generale. Alessandro

Go-

mari Bologna. Replicata nel 1975 con

gna trova una so-

Scalate nelle Grigne dello stesso au-

luzione ancora più

tore - editore). Poi, qualche anno di

intrigante,

buio editoriale nonostante l’apertura

1981 esce con il suo

di nuove vie fosse in grande fermen-

fantastico

to. È di quegli anni l’avvio di un pe-

nuovi mattini (sca-

riodo carico di spinte innovative, che

late brevi e libere in

aveva dato forma e nome alle prime

Piemonte, Val d’Ao-

pareti senza vetta di cui il lecchese è

sta, Lombardia, Li-

ricchissimo, svelando un mondo da

guria, Emilia, Tosca-

esplorare. Forse però, proprio questo

na, Lazio, Sardegna.

vortice di prime ascensioni, insieme

Zanichelli, Bologna)

alla difficoltà a reperire le informazio-

dove presenta al-

ni, aveva rallentato le guide classiche a favore delle raccolte di “arrampicate scelte”. Una formula geniale che per-

e

nel

Cento

Antimedale - VIA APACHE, “Primo Più” N. 69, gennaio 1982

Di Pietro Corti


semmai ad altre pubblicazioni. Un percorso che abbiamo fatto iniziare con i primi anni del XX seco-

valentemente “in lunghezza” ha posto non pochi problemi a chi ambiva illustrarla graficamente.

lo sulla Grigna Meridionale, partendo

Uno degli schizzi realizzati da Giuseppe Clerici per l’articolo “La Cresta Segantini” di Eugenio Moraschini pubblicato nel 1905 sulla “Rivista mensile” del CAI

dalle pagine delle riviste pubblicate

La via comune (o via normale) al

dal Club Alpino a illustrazione della

Sigaro Dones (1915), ancora in Grigna,

sua pionieristica attività di scoperta-

verticalissima e continua, una salita

rivelazione del mondo verticale. Qua-

rocambolesca dai risvolti alternativa-

si estrema appendice dell’epoca delle

mente comici o drammatici. Una pro-

scoperte geografiche che si andava

va di coraggio (o di temerarietà) per

concludendo in quegli anni.

i primi salitori, che si è trasformata in

Il percorso si conclude “ieri” dopo

una sfida, certo molto meno pericolo-

aver esaminato nel dettaglio di diciot-

sa, ai primi illustratori per rendere in-

to diverse pubblicazioni, tre ascensio-

dividuabili con pochi tratti di pennino i

ni–simbolo scelte per la loro fortuna

punti salienti dell’ascensione.

e per l’importanza che hanno avuto nel diffondersi del progresso tecnico

Infine, la via Panzeri-Riva al Pilastro

e nell’accrescere la popolarità delle

Rosso (1975). Ovvero la scoperta, o

ascensioni su roccia, in ambito non

riscoperta, di questa splendida strut-

solo lombardo.

tura rocciosa a pochi passi dal lago, che evoca quel meraviglioso periodo

La Cresta Segantini (1905) sulla

in cui le pareti senza vetta intorno ai

Grigna Meridionale, lunga e complica-

centri abitati e nei fondovalle, rivelava-

ta, teatro di una piccola epopea tra il

no nuovi terreni di gioco grazie all’in-

1901 e l’anno della prima ascensione.

tuizione di giovani scalatori curiosi e

Una salita che per il suo sviluppo pre-

aperti al nuovo. Erano gli anni in cui

cune delle migliori pareti di fondovalle

scomoda frequentemente il VII grado,

e di media montagna in ogni regione

introdotto nella scala UIAA appena tre

italiana. Strutture del tutto sconosciu-

anni prima… anche se di fatto questa

te o pareti già note, dando continui

difficoltà era già stata superata in bar-

stimoli per un approccio alternativo

ba agli organi ufficiali (1).

all’arrampicata. Tanto che nelle rela-

Nel 1985 arriva nelle librerie spe-

zioni delle vie degli anni Trenta sulla

cializzate un volumetto tascabile (cm

Grignetta, accompagnate da foto di

16 X 11 per 149 pagine, foto com-

scalata a piena pagina, compare per la

prese), un capolavoro in questa par-

prima volta la doppia valutazione delle

ticolare modalità di comunicazione. È

difficoltà: la solita formula del “V+/

la guida di Valerio Casari e Lele Dinoia

A1/A2”, utilizzando gli ancoraggi

Arrampicate scelte nel Lecchese, delle

per la progressione, oppure il grado

edizioni Melograno, Milano, dove già

per una ripetizione completamente

compaiono alcune delle future fale-

in libera… “Senza usare i chiodi”. Uno

sie. Ancora non si parla di arrampi-

shock culturale non indifferente per

cata sportiva, che in Italia comincia a

gli ambienti più tradizionalisti. Gogna

prendere forma “ufficialmente” con le

Cima Calolden - VIA CONDOR, “Primo Più” N. 46, Aprile 1979

Piramide Casati - VIA FRANCO DOLZINI, “Primo Più” N. 32, Ottobre 1977

Walter Pause nel suo volume Cento scalate classiche (1974) inserisce una cresta Segantini arricchita da un ricco antipasto: la normale all’Angelina e lo spigolo del Clerici


Dalla guida Scalate nelle Grigne (1975) il disegno della Segantini vista da nord è stato realizzato dall’autore del volume, il bellunese Claudio Cima

corda, ne hanno decretato la fortuna,

maggiori problemi alpinistici dell’epo-

facendo nascere un gran numero di

ca. Ascensioni di rilievo internazionale,

pubblicazioni intenzionate a illustrarne

già vanamente tentate dalle migliori

le ricchezze e le possibilità.

cordate del momento.

L’opera di mediazione compiuta

In seguito, negli anni ’70 e ’80 del

dalle “guide di carta” fino dagli al-

’900, sulle innumerevoli rocce del ba-

bori di questo particolare ramo della

cino di Lecco e della vicina Valsassina,

pubblicistica di montagna, ha rivestito

sono stati scritti importanti capitoli

una grande importanza, dischiudendo

del nuovo approccio alla scalata e poi

le porte del mondo verticale a colo-

dell’arrampicata sportiva.

ro che non potevano permettersi le

Una storia, quella dell’alpinismo e

guide in carne ed ossa o che avevano

dell’arrampicata lecchese (più corret-

scelto di non avvalersene (gli alpini-

tamente “nel lecchese”), tutt’ora assai

sti “senza guida”), favorendo un libero

vivace grazie al contributo di nume-

accesso alle pareti e contribuendo in

rosi scalatori.

modo, a nostro giudizio determinante,

Un fermento ancora in corso, in ter-

a far sì che le nostre montagne di-

mini di nuove ascensioni, di interpre-

Il disegno della parete orientale (e non meridionale, come nella didascalia) del Sigaro; come gli altri della guida scritta da Silvio Saglio, è opera del pittore comasco Luigi Gin Binaghi

il racconto dell’alpinismo e dell’arram-

la loro vicinanza alle città e la loro par-

ventassero tra le più frequentate delle

tazioni diverse della scalata, di nuovi

articoli apparsi sulle riviste di setto-

ascensioni aperte sulle nostre pareti, a

picata usciva dai binari del “già visto”,

ticolare conformazione, perfetta per

Alpi.

linguaggi. Una vivacità che si trova

re, dal semplice trafiletto alla meditata

partire dal giorno di Pasqua del 1900,

quando il colore ha cominciato a en-

consentire un allenamento avanzato

E ciò anche al di fuori dell’ambito

riflessa nella notevole produzione di

rassegna di itinerari scelti, passando

quando due comitive di pionieri mila-

trare nei disegni, insieme a forme più

dove si combinassero “concatena-

lombardo e italiano, se si osserva che

pubblicazioni cartacee: oltre quaranta

per le molte forme che il recit d’a-

nesi abbandonavano per la prima volta

libere e disincantate per descrivere il

menti” di vie lunghe alcune centina-

fra questi “paracarri” nell’epoca d’o-

volumi (e parliamo solo di arrampica-

scension ha conosciuto nel tempo. Per

i sentieri per attaccarsi mani e piedi al

gesto tecnico.

ia di metri, difficoltà tecniche elevate,

ro del grande alpinismo classico (per

ta) dedicati a Grigne, Resegone, area

tacere del web: una giungla non sem-

calcare delle guglie della Grigna.

abitudine al vuoto (una caratteristica

intenderci fino allo scoppio della II

di Valmadrera e Valsassina, pubblicati

pre facile da attraversare indenni.

Il prestigio di queste montagne, le-

delle vertiginose guglie della Grigna) e

Guerra Mondiale) si sono formate le

nel corso di 120 anni.

gato a molti grandi nomi dell’alpinismo,

la necessità di complesse manovre di

formidabili cordate che hanno risolto i

Senza dimenticare gli innumerevoli

re omaggio al racconto tecnico delle

gare di Sportroccia proprio del 1985,

ni, Milano, per vedere la prima recen-

Volta di Lecco e ottimo scalatore. L’i-

Rossa di Valmadrera in versione “pre-

stretto di cordate (come la Marinella o

scalare, che si stava affacciando sul

a Bardonecchia. Un primo accenno lo

sione completa delle falesie lecchesi.

dea è che la montagna e l’arrampicata

spit”, oggi apprezzatissima falesia del

la Butta ai Magnaghi), ma soprattutto

nostro territorio. Come la via Apache

si vede nella raccolta Free climbing a

Ci sono anche le nuove vie, preva-

(soprattutto quest’ultima: si tratta di

Delfino Formenti, e altre diavolerie in

per le novità. Tra le tante, la via Franco

di Delfino Formenti e Daniele Chiappa

Lecco e dintorni (edizioni Il Gabbiano)

lentemente a spit o miste spit-chiodi,

un gruppo di scalatori, nella migliore

Grigna.

Dolzini alla Piramide Casati in Grigna,

in Antimedale. Non mancano splendi-

del 1988, dove Marco Galli, fortissimo

sulle Grigne e in Medale. Tutte queste

tradizione lecchese) possono diven-

Quando il Don scopre le paretine

e poi la valanga di brevi, o meno bre-

de “ravanate” come quella, memora-

scalatore lecchese, aggiorna l’elenco

opere davano un prezioso contributo

tare un potente strumento di crescita

intorno alla Chiusa della Valsassina, il

vi, vie sulle strutture nei dintorni del-

bile, sulla Cima Calolden sotto i Piani

di nuove vie sulla Medale e il Sasso

all’aggiornamento delle possibilità di

per i giovani. In questo caso giovanis-

Sasso di Introbio, la Rocca di Baiedo

la Chiusa della Valsassina. Su queste

dei Resinelli, dove il Don aveva dovuto

Cavallo, e quello delle “strutture” alle

arrampicata nel lecchese, pur dipen-

simi, visto che l’età, a parte il “Don”, va

e lo Zucco Angelone, ogni numero del

pareti alte poche decine di metri, di

tirare fuori le ali…

pendici delle montagne lecchesi già

dendo dai tempi richiesti da una pub-

dagli 11 ai 13 anni. Il giornalino diventa

“Primo Più” si riempie di relazioni, che

roccia solidissima, Don Agostino aveva

avviato da Dinoia e Casari. Alcune di

blicazione cartacea.

il collante del gruppo. Vi vengono rac-

sempre più spesso verranno notate

individuato il terreno ideale per “av-

Abbiamo cercato così di rende-

queste (come il Sasso di Introbio del

In questo periodo, a partire dal 1974,

contate mese per mese, più o meno,

dall’ambiente locale. È ancora lontana

venture a misura di ragazzino”, sa-

don Agostino dei Condor di Lecco,

compare sulla scena lecchese un ele-

le imprese scalatorie e scolastiche

l’overdose di informazioni presente

lendo sempre dal basso vie come la

e la falesia di Civate) sono già state

mento del tutto fuori dagli schemi,

(queste ultime spesso drammatiche)

oggi sul web, che arriva a mettere in

Francesca al Sasso di Introbio o la via

interpretate per l’arrampicata sportiva,

un giornalino ciclostilato con articoli

dei giovani Condor. Compaiono le

discussione il senso di pubblicare gui-

della Solitudine alla Rocca di Baiedo,

attrezzandole dall’alto con spit spesso

scritti e illustrati a mano su apposite

relazioni tecniche con tracciati, gradi,

de cartacee che, poco tempo dopo

che presto diventeranno frequenta-

artigianali e piazzati con il punteruo-

matrici: è il “Primo Più” pubblicato dal

avvicinamenti, descrizioni. Don Ago-

l’uscita, sono già obsolete (2).

tissime.

lo a mano. Bisognerà aspettare il 1992

gruppo dei Condor di Lecco. Il grup-

stino e Pietro Corti sono le penne più

Il giornalino diventa presto piuttosto

Il “Primo Più” accoglie anche le rela-

con Arrampicate moderne nel Lec-

po è nato in quell’anno per intuizione

prolifiche, con l’aiuto di altri del grup-

ricercato, un po’ per le relazioni ag-

zioni fornite dagli amici che gravitano

chese di Lorenzo Meciani ed Eugenio

di don Agostino Butturini, educatore

po tra cui Federico Wilhelm, autore di

giornate di vie sulle Grigne che allora

intorno al Gruppo, offrendo preziose

Pesci per i tipi della Melograno Edizio-

al Collegio Arcivescovile Alessandro

vere e proprie chicche, come la Corna

erano appannaggio di un numero ri-

testimonianze di un modo diverso di

1. Nel 1970 l’U.I.A.A. riconosce la distinzione tra arrampicata libera (I … VI) e artificiale (A1, A2), risolvendo in parte il grande equivoco della Scala Welzenbach del 1926. Nel 1978 introduce il VII grado, mentre nel 1985 la scala viene definitivamente aperta verso l’alto 2. Pietro Corti, autore e co-autore di dieci guide cartacee, nel 2002 inizia l’avventura del sito larioclimb con Paolo Vitali, pubblicando centinaia di relazioni di arrampicata, prevalentemente dell’area lariana, che vengono tenute aggiornate per quanto possibile. Oltre alla collaborazione con il sito paolo-sonja – sempre di Vitali con Sonia Brambati – per la parte scialpinistica di larioski


SENTIERI.IT Pubblicato il sito dedicato ai tracciati del comune di Lecco di Andrea Spreafico

U

n po’ in sordina – e quindi in perfetto stile lecchese – nel corso dei mesi di aprile e di

maggio la nostra commissione sentieri ha ideato, realizzato e pubblicato un sito interamente dedicato ai sentieri del comune di Lecco. Il suo indirizzo è www.sentieri.lecco.it. Questo progetto è nato direttamente dallo sviluppo dei lavori di rilevazione dei sentieri del nostro co-

territorio nella quale poter trovare le

un’escursione, sia mentre si percor-

informazioni “di base” riguardanti i

rono i sentieri (utilizzando il proprio

sentieri (come le fermate del traspor-

smartphone ed il gps integrato). La

to pubblico che li servono, i parcheggi

mappa permette anche di riscopri-

ove poter lasciare l’auto, i punti dove

re sentieri un po’ desueti; ma la cui

trovare acqua, etc.) e poter verifica-

frequentazione, in un periodo in cui

re quali sentieri siano effettivamente

occorre mantenere il distanziamento

percorribili in sicurezza.

sociale, è da preferirsi rispetto a quelli

La navigazione può essere effet-

più battuti e quindi affollati. Ed è sta-

tuata sia da casa nell’intento di co-

ta utile per permettere alle autorità

noscere il territorio o di programmare

cittadine e ai volontari di individuare

Esempi di tabelle segnavia e di località

celermente e definire i punti nei quali

dei sentieri, a tutela della salute di tutti.

Sono infatti tantissime le informazioni

sono poi stati affissi i cartelli di avviso

On line

che, al momento, si è ritenuto di non

che ricordano gli obblighi da osser-

Quello che vedete online ora è co-

caricare per evitare di “appesantire” e

varsi, anche durante la frequentazione

munque solo la “punta dell’iceberg” di

rendere quindi più lenta la navigazione

ciò che è possibile realizzare.

(soprattutto dai dispositivi mobili).

Grazie alla disponibilità dei dati

Si è pensato però, sin dalla pubblica-

ed alle potenzialità concesse

zione, ad un’area dedicata alle “novità”,

dall’utilizzo delle nuove tecno-

ove pubblicare le notizie riguardanti i

logie, è già stato previsto che il

sentieri, il loro stato e la loro eventuale

sito subisca vari step di sviluppo

chiusura.

in futuro. Ciò consentirà di ren-

Possiamo inoltro anticiparvi che,

derlo sempre più fruibile e sem-

uno dei primi sviluppi, riguarderà l’ag-

pre più completo d’informazioni.

giornamento della numerazione dei sentieri, che verrà attuato in conco-

Il cartello apparso all’accesso dei sentieri per l’emergenza Covid. Sotto: Particolare della mappa dei sentieri consentiti pubblicata online

mitanza con la posa della nuova segnaletica verticale (opera che avrebbe dovuto iniziare nel corso della prima-

mune, effettuato due anni fa, e dalla

vera ma che ha subito i ritardi imposti

gestione e rielaborazione – affidate

dal rispetto delle normative anti co-

alle capacità del socio CAI Alessandro

vid-19). A seguire, verrà introdotta

Perego – dei tantissimi dati che ab-

la possibilità di segnalare situazioni di

biamo raccolto in quella “campagna”.

pericolo ovvero che necessitino di un

Le potenzialità di sviluppo sono davvero molte e tutte interessanti, sia in ottica escursionistica o di prevenzione dei rischi, sia in ottica turistica.

intervento di manutenzione straordinaria urgente. Non solo “sentieri”, comunque. Il sito a loro dedicato è pensato come

Così, nel corso delle lunghe set-

uno degli strumenti utili a conoscere

timane di lockdown, alcuni membri

ed a far conoscere il nostro territo-

della commissione hanno approfit-

rio; la sua realizzazione si inserisce in

tato del riposo forzato per iniziare a

un progetto più ampio, dedicato alle

comprendere in che modo potessero

montagne di casa nostra. Si tratta di

“restituire” ai cittadini le conoscenze

un progetto ambizioso, con partner

e le informazioni acquisite durante

pubblici e privati, che mira ad unire le

le rilevazioni dei sentieri. E, complice

tante anime che dedicano il loro tem-

l’ordinanza comunale che ha prolun-

po, le loro capacità e la loro passione

gato localmente la chiusura dei sen-

alla montagna e che vuole fornire un

tieri, hanno deciso di realizzare uno

unico “luogo” (virtuale e sempre ac-

strumento agile che permettesse a

cessibile) nel quale chiunque possa

tutti – amministrazione, associazioni,

reperire tutte le informazioni più rile-

cittadini e turisti – di visualizzare con

vanti (ed acquisite da fonti verificate)

qualsiasi dispositivo (computer, tablet

per conoscere, frequentare (in sicu-

e smartphone) la mappa del nostro

12

Sentieri e Parole

rezza) e vivere le montagne di Lecco.

Sentieri e Parole

13


VEDRETTE BOLLENTI I ghiacciai lombardi e il surriscaldamento del pianeta

Ghiacciaio dei Forni, campagna glaciologica 2018. Foto di D. Colombarolli

di Davide Colombarolli *

14

Sentieri e Parole


Ghiacciaio Campo nord Paradisin, Livigno, raffronto 1987-2018. Foto di A. Galluccio e R. Scotti.

Ghiacciaio Fellaria est, Palù, raffronto 2017-2018. Foto di G. Catasta e R. Scotti

C

apita spesso che le cose pic-

il 1300 e conclusosi attorno alla metà

della PEG, ovvero il doppio della media

cole possano creare grandi

del 1800).

mondiale, con conseguenze che tutti

invariate negli ultimi 150 anni. Quin-

stretto tra anidride carbonica (CO2)

temperatura di – 18°C e il pianeta sa-

di, la forte riduzione dei ghiacciai che

e temperatura dell’aria. Fu Svante

rebbe una sorta di palla di ghiaccio,

stiamo osservando sta avvenendo

Arrhenius nel 1896 il primo a dimo-

mentre ai giorni nostri la temperatura

con precipitazioni complessive stabili

strarne la correlazione e addirittura a

media è di circa + 14°C. Dobbiamo

ma con molta più pioggia rispetto a

fare una previsione (che si rivelò tra

quindi immaginarci i gas come una

neve a causa dell’aumento delle tem-

l’altro piuttosto accurata) del possibile

sorta di pellicola attorno alla terra, che

perature in tutte le stagioni.

aumento delle temperature in conse-

ha il compito di respingere subito una

Dobbiamo allora focalizzare l’atten-

guenza della combustione di carbo-

parte delle radiazione solare (circa il

zione sul problema vero, il riscalda-

ne e petrolio a causa dell’incremento

30%) e di trattenerne al suo interno

mento globale, e a che cosa questo

dell’effetto serra naturale provocato

una certa parte, in un equilibrio tale

fenomeno è dovuto.

proprio dalla CO2 ed in minor pro-

da consentire la vita con il clima che

porzione anche dal metano (CH4) ed Gas serra

altri gas.

problemi, lo stiamo veden-

Se consideriamo poi che l’area me-

possiamo osservare durante le escur-

Sin dalla fine del 1800 gli scienzia-

Questi gas ad effetto serra svol-

do con il virus SARS-CoV-2, gran-

diterranea in cui viviamo è un “hot

sioni in aree ancora glacializzate delle

ti hanno capito una cosa importante,

gono una funzione fondamentale per

de qualche nanometro ed invisibile ai

spot climatico”, ovvero una di quelle

nostre montagne.

ovvero che c’è un legame piuttosto

la terra. Senza di essi avremmo una

normali microscopi, e lo vediamo an-

zone della terra nelle quali per ragioni

che osservando le conseguenze cli-

di correnti e orografia la temperatura

della temperatura come il problema

matiche all’innalzarsi della temperatura

media sale molto di più che in altre

più grosso, ma è bene conoscere per

media mondiale di “soli” 1,1 °C dalla

parti del pianeta, allora ecco che per

completezza di informazione cosa sta

fine della PEG (Piccola Era Glaciale,

i ghiacciai lombardi ed in genere per

succedendo alle precipitazioni. Ebbe-

periodo freddo iniziato tra il 1200 ed

tutti quelli delle Alpi, si sta prospet-

ne, è probabile che gli eventi estremi

tando quella che potrebbe essere una

sempre più frequenti ne abbiano va-

sorta di “tempesta perfetta”. Sappiamo

riato la distribuzione temporale du-

infatti che sulle Alpi l’aumento di tem-

rante l’anno, ma al momento nella loro

peratura è stato di circa 2°C dalla fine

quantità totale sono sostanzialmente

16

Sentieri e Parole

Abbiamo

accennato

Da sinistra: Ghiacciaio Campo nord Paradisin (Livigno) 2017, installazione stazione webcam, operatore S. Colombarolli. Foto di D. Colombarolli; Ghiacciaio Campo nord Paradisin (Livigno) 2018, Manutenzione stazione webcam, operatore R. Porta. Foto di D. Colombarolli

all’aumento

Sentieri e Parole

17


Ghiacciaio Mandrone, Adamello 2019, installazione palina ablatometrica, operatori G. Prandi, A. Invernizzi, C. Artoni. Foto di D. Colombarolli

Ghiacciaio Mandrone, raffronto 2005-2018. Foto di R. Scotti

abbiamo la possibilità di avere previ-

teorie negazioniste che spesso sono por-

Dopo Arrhenius, si deve a Charles

sioni e scenari futuri differenti a se-

tate avanti da personaggi che non hanno

sull’analisi dei sedimenti oceanici e da

Keeling negli anni ’50 l’inizio siste-

conda di quanto e quando l’umanità

alcuna esperienza in materia.

ghe fasi fredde (glaciazioni) e periodi

carotaggi antartici. La differenza tra

matico delle misurazioni della CO2, e

deciderà di prendere sul serio la que-

E proprio l’IPCC ci mette davanti a

zionarie ma sappiamo bene che non

più brevi dal clima temperato (inter-

questi valori storici e quelli attuali è

i grafici derivati mostrano una linea di

stione climatica. Alla fine degli anni

quattro possibili scenari detti RCP (Re-

è così. Un sistema varia quando una

glaciali) come quello che stiamo vi-

attribuibile esclusivamente all’inter-

tendenza al rialzo pressoché costante,

’80 nasce l’IPCC (Intergovermental

presentative

forzante agisce su di esso ed è in gra-

vendo tutt’ora.

ferenza drastica delle attività umane

con un’impennata importante soprat-

Panel on Climate Change), un organi-

con previsioni degli effetti sull’ambiente a

conosciamo.

la quantità e la distribuzione spazio-

180 ppm. Questi dati sono ovviamen-

In una condizione statica nulla mu-

temporale dell’energia in arrivo dal

te indiretti e ricavati da proxy basati

terebbe, le condizioni dell’atmosfera

sole, nel tempo hanno dato vita a lun-

resterebbero

sta-

sostanzialmente

Il ruolo della CO2

Concentration

Pathways)

do di modificarne i valori in positivo

Ma che ai giorni nostri qualcosa non

degli ultimi 150 anni. Fattori naturali

tutto negli ultimi 60 anni (figura 1), in

smo dell’ONU che semplicemente ri-

seconda del range di aumento della tem-

o in negativo. La forzante più impor-

torni più seguendo i deboli cicli astro-

quali macchie solari o eruzioni vul-

concomitanza con l’industrializzazio-

assume tutti gli studi che riguardano il

peratura atteso entro la fine del secolo. Si

tante che ha agito almeno nell’ultimo

nomici, è molto più che un sospetto, è

caniche è dimostrato che non hanno

ne dei paesi emergenti e al più che

clima effettuati dai climatologi di tutto

parte da quello considerato “di sicurezza”

milione di anni sul clima è di origi-

oggi una certezza. Allo stato attuale la

peso rilevante sulle variazioni del cli-

raddoppio della popolazione mondia-

il mondo e li condensa in elaborazio-

che prevede un aumento di temperatu-

ne astronomica e si esplica con una

quantità di CO2 presente nell’aria ha

ma. Stiamo quindi osservando per la

le, passata nel frattempo da 3,5 a 7,7

ni e rapporti che vengono poi pre-

ra per il 2100 di 1,5°C dall’epoca pre-in-

serie di cicli relativi all’orbita terrestre

una concentrazione pari a 415 ppm

prima volta nei miliardi di anni di vita

miliardi di unità. Negli anni ’60 con

sentati ai governi, al fine di informarli

dustriale e che si otterrebbe attuando da

e ad altri complessi cicli scoperti dal

(parti per milione), valore che sappia-

del pianeta, l’azione di una forzante

Syukuro Manabe e colleghi iniziarono

sull’evoluzione climatica e sugli effetti

subito una rigorosa politica di riduzione e

matematico serbo Milutin Milanko-

mo non avere precedenti negli ultimi

diversa da quelle naturali che ne han-

poi le prime elaborazioni modellistiche,

presenti e futuri dei cambiamenti che

azzeramento delle emissioni, fino al peg-

vic. Le variazioni orbitali, modificando

3 milioni di anni. Se prendiamo come

no governato il clima in passato e che

sempre più affinate e prestanti nei de-

stiamo osservando. E’bene sapere che

giore che prevede l’aumento della tempe-

gradualmente e su tempi lunghissimi

riferimento gli ultimi 800.000 anni, il

si va a sommare ad esse rendendole

cenni successivi.

questi studi arrivano allo stadio finale

ratura di circa 5°C che si otterrebbe senza

valore di detto gas non ha mai supe-

del tutto insignificanti in termini di in-

rato il valore di 290 ppm, con picchi

tensità: la forzante umana.

18

Sentieri e Parole

Anche questi modelli portarono alla

della divulgazione non prima di essere

conferma delle prime intuizioni otto-

stati revisionati (anche più volte) da

massimi nei periodi interglaciali e mi-

centesche riguardo al ruolo della CO2

apposite commissioni di studiosi del

nimi durante le glaciazioni fino a circa

nel global warming e ai giorni nostri

settore, al contrario di diverse sterili

Sentieri e Parole

19


che vengano prese misure di conteni-

La sorprendente accelerazione nel-

Livigno, perde mediamente ogni anno

più caldo con + 6,2 °C ancora una volta

mento delle emissioni e porterebbe il

la fusione degli ultimi 40 anni non ha

nella sua area più rappresentativa 2,2

nel 2019 (ben 3°C in più della media).

pianeta a condizioni invivibili per l’u-

eguali. Il ghiacciaio di Campo Nord

metri di spessore con punte anche

Il futuro per la glaciologia lombarda non

manità. Per ogni scenario si ipotizza-

Paradisin sito nel territorio di Livigno

di oltre 3 metri (figura 2). Dal 2007

sarà piacevole e non solo per gli aman-

no le possibili conseguenze quali au-

e che citerò spesso in quanto diret-

al 2019 i metri persi sono stati ben

ti della montagna e del ghiaccio. Avremo

mento del livello dei mari, fusione dei

tamente responsabile dei monitoraggi,

29. Questo non significa che il ghiac-

meno acqua di fusione estiva ad alimen-

ghiacciai, desertificazione e tutte le

oltre ad essere un nostro ghiacciaio

ciaio perde sull’intera superficie tutto

tare la portata dei grandi fiumi. Ci saranno

ripercussioni dirette sulle popolazio-

campione/laboratorio, ha restituito

questo ghiaccio, per conoscere que-

più problemi legati alla lenta ma progres-

ni più interessate agli eventi connessi

dati in tal senso che dimostrano la

sto dato occorre fare un bilancio di

siva degradazione del permafrost, ovvero

(www.ipcc.cmcc.it).

più che quadruplicata velocità di ri-

massa. Con il metodo tradizionale, per

il terreno o roccia congelata in profondità

tiro frontale rispetto al periodo pre-

ogni fascia altimetrica e per aree par-

che ha la fondamentale funzione di sta-

cedente dalla metà dell’800 alla metà

ticolari come ad esempio quelle più in

bilizzare i pendii. La sua destabilizzazione

Ma in tutto questo, come stanno at-

degli anni ’80; in particolare, negli ul-

ombra o con residui valanghivi, viene

potrebbe causare eventi catastrofici dal

tualmente i nostri ghiacciai lombardi e

timi 10/15 anni stiamo assistendo alla

infissa una palina ablatometrica che è

punto di vista delle frane in quota come

che futuro avranno? Qui passo diret-

forte riduzione di spessore anche di

rappresentativa di quell’area e ne re-

successe nel 2004 per la frana del Thur-

tamente a quella che è la mia materia

parecchi metri ogni anno.

stituirà poi il relativo valore di perdita

wieser o nel 2017 per la frana del Cengalo nella parte svizzera della val Bregaglia.

In Lombardia

Figura 1

Figura 2

20 Figura 3

Sentieri e Parole

di studio come operatore glaciologico

In questo contesto già apocalittico

o di guadagno. La somma dei valori

volontario del Servizio Glaciologico

per la glaciologia lombarda, abbiamo

di tutte le aree ci daranno un numero

A fine novembre 2019 l’Europa ha di-

Lombardo, che è una odv, organiz-

capito che, salvo rare eccezioni lega-

espresso in metri di equivalente in ac-

chiarato l’emergenza climatica, ponendo

zazione di volontariato, impegnata fin

te alla morfologia particolare di alcuni

qua (unità di misura per quantificare i

l’obiettivo di riduzione a zero delle emis-

dal 1985 nel monitoraggio degli oltre

siti come avviene per quelli orobici, i

bilanci di massa) e non più in cm di

sioni di CO2 entro il 2050 nel tentativo di

200 apparati lombardi (a loro volta

ghiacciai sotto i 3300 m sono ormai

ghiaccio (figura 3).

contenere l’aumento della temperatura a

raggruppati in 10 grandi gruppi) e dal

da considerarsi dei relitti climatici, figli

2018 anche nel monitoraggio in Boli-

cioè di una condizione climatica che

via del ghiacciaio Chachacomani.

attualmente non c’è più. Come conse-

Purtroppo non c’è inverno nevoso

le prossime generazioni abbiano la pos-

Come già descritto, l’aumento di

guenza, gran parte del ghiaccio pre-

o meno (salvo rare eccezioni) che

sibilità vedere ancora qualche ghiacciaio

1,1°C della temperatura media della

sente oggi è destinato a scomparire

possa reggere alla furia del caldo esti-

sulle nostre montagne…non solo in foto-

terra (siamo al primo scenario RCP),

nel giro di qualche decennio anche

vo e qualche volta anche autunnale.

grafia.

si è tramutata in quasi +2° sulle Alpi

se, ipoteticamente, le temperature do-

Esempio eclatante ne è stato il 2018

e ad oggi ha portato ad una perdita

vessero smettere di aumentare.

nel quale, tanto per citare un esempio,

*Operatore volontario del Servizio Glaciologico Lombardo

fine secolo entro 1,5°C, primo dei quattro Futuro prossimo

stimata di almeno il 60% del ghiaccio

Quei pochi esempi di ghiacciai pre-

il ghiacciaio Alpe Sud Sobretta sopra

presente in Lombardia alla fine della

senti ancora oggi a quote sin attorno

Santa Caterina Valfurva ad una quo-

PEG. Per fare qualche esempio, la lin-

ai 2600 m, soprattutto lingue vallive

ta di 3200 m, tra l’inizio di settembre

gua valliva del ghiacciaio dei Forni in

dei ghiacciai più grandi, ci restitui-

ed il 23 di ottobre ha visto la fusione

alta Valtellina, in poco più di 150 anni

scono perdite di spessore eccezionali.

di un metro di spessore di ghiaccio,

ha subito un arretramento di 2,8 km,

E’questo il caso della fronte orientale

in aggiunta ai 2 metri che erano già

quella del ghiacciaio del Ventina in

del ghiacciaio di Fellaria-Palù in Val-

stati persi alla fine agosto. Puntual-

Valmalenco di 1,6 km.

malenco, che nella sola estate 2019 ha

mente ogni anno arriva ogni sorta di

perso ben 6,5 metri di spessore, o la

record di caldo, come quello che al

fronte del Mandrone in Adamello, che

26 giugno 2019 alla nostra stazione

nella stessa estate di metri ne ha persi

meteo di quota 2933 m del Campo

5.

Nord Paradisin ha fatto registrare ben

Dall’alto: Figura 1.Valori di CO2 atmosferica dal 1960 al 2020 (Global Monitoring Laboratory). Figura 2. Ablazione media paline 3 e 3bis al Campo nord Paradisin (Servizio Glaciologico Lombardo) Figura 3. Campo nord Paradisin, bilancio di massa 2019 (Servizio Glaciologico Lombardo)

Un ghiacciaio “tipo” ad una quota di

+ 17,1°C, o al record di temperatu-

3000 m con esposizione settentrio-

ra media estiva con + 6,4°C sempre

nale come il Campo Nord Paradisin di

nell’estate 2019 o quello del giugno

scenari RCP ed unico modo per far sì che

Sentieri e Parole

21


I TESORI DEL BARRO Un monte unico per geologia, natura e vicende storiche

I Piani Barra visti dall’alto. Foto di Annibale Rota

di Annibale Rota

A

nche se non raggiunge i mille metri (è alto 922 m) il Monte Barro, grazie alla sua ubi-

cazione isolata e centrale, offre uno spettacolare panorama a 360° su tutto il territorio lecchese, montagne e città, e sui laghi della Brianza. Ma ben altre sono le peculiarità di questa montagna, tra l’altro elevata nel 1983 al rango di Parco Regionale, dove, si legge nel sito, “Natura, Cultura e Storia si fondono e diventano accessibili a tutti”. Ma procediamo con ordine, iniziando dalla geologia. Anche se si è formato, come tutte le montagne lecchesi, nell’era mesozoica sul fondo del mare della Tetide, la sua struttura litologica è piuttosto complicata e comprende frammenti di pieghe diverse.

22

Sentieri e Parole

Il Monte Barro con le cave e l’Eremo. Foto di Annibale Rota

Procedendo da Malgrate a Galbiate troviamo di seguito dolomia norica (quella del Resegone), calcari e mar-

l’occasione il prof. Giacomo Bussandri, che ne aveva studiato a fondo la geologia, aveva redatto un libretto, intito-

circa 1200 specie di piante, 400 di

raro sulle montagne lecchesi, assunto

funghi e 1000 di animali.

a simbolo del Parco del Monte Barro,

Chiudo con la fauna ricordando che

dove nei prati aridi e soleggiati se ne

negli ambienti acquatici, ruscelli e pic-

registra una discreta presenza.

cole sorgenti, è presente il gambero

Sul Barro la flora è molto variegata,

ne del retico, sulle quali si appoggia la

lato: Il Monte Barro – Note geologiche

sia come alberi e arbusti, che come

cima più alta, vero e proprio isolotto di

ad uso dei Congressisti, in cui illustra

erbe e fiori.

dolomia a Conchodon (quella dei Cor-

tutte le formazioni della montagna e i

ni di Canzo), poi di nuovo dolomia del norico e quindi calcari selciosi del Lias,

fossili da lui trovati. Il libretto è anche corredato da una

turare, inanellare e censire gli uccelli.

Tra gli alberi ricordo solo che alcuni

di fiume sempre più raro a causa del

In particolare è una delle aree pro-

faggi centenari nel parco dell’Eremo

degrado ambientale, dell’inquinamento

tette con maggiore biodiversità flori-

sono stati dichiarati “monumenti na-

delle acque e della competizione con

stica e con il maggior numero di spe-

turali regionali”.

specie esotiche molto inopportuna-

calcare ammonitico del Giura, calcare

Bibliografia geologica del Monte Barro,

cie endemiche. Sono presenti diverse

Molto variegata è anche la fauna

“maiolica” e infine marne ed arenarie

che riporta una trentina di titoli di libri

orchidee, il delicato iris (Iris graminea),

presente sul Monte Barro. Sono pre-

cretaciche.

e di articoli di riviste, anche stranieri.

alcune genziane, la rara peonia selva-

senti piccoli mammiferi, molti anfibi e,

mente importate. E nel 2002 il Monte Barro è stato dichiarato anche “Parco Naturale”.

La stratificazione del Barro è stata

I fianchi del Barro, specie nella zona

tica (Paeonia officinalis), il raponzolo

soprattutto moltissimi insetti. In parti-

descritta dall’Abate Antonio Stoppani,

antistante Civate, sono stati profon-

di roccia (Physoplexis comosa), viole,

colare sono state censite ben 56 spe-

Passo, per concludere, alle vicende

La città di Barra

che nella terza serie della Paléonto-

damente ed estesamente sfruttati

varie specie di garofani, anemoni, pri-

cie di farfalle, tra cui alcune molto rare,

logie lombarde si è soffermato sugli

da cave di calce e pietrisco, fortu-

mule, campanule, ellebori, pervinche,

e sono stati individuati ragni e insetti

storiche con una premessa: sul Bar-

strati fossiliferi di questa montagna, e

natamente chiuse a fine anni ottanta

margherite, ciclamini e altri ancora.​

nuovi a livello lombardo e alcuni addi-

ro sono presenti due massi erratici

Tra gli endemismi segnalo la cam-

rittura a livello italiano.

con singolari caratteristiche. Ai Piani

in particolare sulla celebre formazione di Azzarola ricca di fossili di inverte-

quando erano ormai prossime a distruggere i Piani di Barra.

brati, soprattutto lamellibranchi e coralli, descrivendone 232 specie. A riprova dell’interesse per la geologia di questa montagna ricordo che

Anemoni viola Passiamo alla natura. Nonostante la sua relativamente modesta esten-

panula di Raineri (Campanula raineri),

Altro ambito faunistico del Parco è

di Barra si può vedere il “masso delle

l’erba regina (Telekia speciosissima) e

lo studio dei pipistrelli e delle migra-

coppelle”, un grosso trovante di ser-

la primula di Lombardia (Primula glau-

zioni degli uccelli. Per i primi sono sta-

pentino la cui superficie presenta di-

cescens).

te posizionate casette speciali (le bat-

verse cavità regolari del diametro di

Ricordo poi la spettacolare fioritu-

box). Per gli uccelli è stata istituita la

circa 5 cm. Lungo il sentiero della Valle

il “XXX Congresso Geologico Nazio-

sione, il Monte Barro presenta una

ra a maggio di migliaia di frassinelle

Stazione Ornitologica Sperimentale

nale”, svoltosi a Lecco nel settembre

eccezionale biodiversità naturale. In

(Dictamnus albus) dall’intenso aroma

di Costa Perla che, trovandosi in una

del 1911, era focalizzato sul Gruppo

proposito riporto tre numeri divulga-

di limone e l’anemone viola (Pulsa-

posizione strategica per le migrazioni

delle Grigne e sul Monte Barro. E per

ti dall’Ente Parco: sono state censite

tilla montana), un fiore abbastanza

lungo l’asse lariano, si occupa di cat-

Sentieri e Parole

23


della Pila si trova un piccolo trovante

Questa seconda ipotesi farebbe

suo corposo saggio intitolato Cenni

di serizzo ghiandone chiamato “sasso

pensare alla presenza di uomini anche

storici sulle città di Lecco e di Barra.

della pila” (mortaio) per la presenza di

in epoche preistoriche. Però, almeno

I ruderi e i reperti trovati in quello che

una cavità regolare a forma di sco-

finora, niente ha avvalorato questa

attualmente è il Parco Archeologico

della.

supposizione.

dei Piani di Barra, articolato su alcune

Questi due trovanti hanno diviso gli

Le campagne di ricerca archeologi-

terrazze pianeggianti a circa 600 m,

esperti: alcuni ritengono queste cavi-

ca condotte a partire dal 1986 hanno

hanno permesso di stabilirne la storia.

tà dovute a fenomeni di erosione, gli

consentito di confermare la veridi-

In origine era un sito fortificato re-

stessi delle cosiddette “marmitte dei

cità delle leggende che fin dal Me-

alizzato dai Romani nel tardo impero

giganti”, altri invece le ipotizzano sca-

dioevo parlavano di una mitica città

nel contesto di un sistema difensivo

vate dall’uomo. Il masso delle coppelle

ubicata sulle pendici del Barro. Que-

approntato in area prealpina per op-

sarebbe servito per riti magici, il sasso

sta leggenda era stata ripresa anche

porsi alle invasioni dei barbari. Venne

della pila come mortaio per la macina

dal dott. Giovanni Pozzi, presidente

poi conquistato dagli Ostrogoti e dagli

dei cereali con un pestello di legno.

del CAI Lecco dal 1874 al 1983, in un

stessi, non se ne conosce il motivo,

L’anemone viola simbolo del Parco. Foto di Annibale Rota. Sotto: L’interno della Chiesa di San Michele. Foto di Annibale Rota.

incendiato e abbandonato attorno al 540 d.C. Il sito costituisce l’unico esempio in Italia di ritrovamento di un insediamento di età gota. Si possono vedere i resti di numerosi edifici, tra cui uno enorme di 1.700 mq e sono presenti diversi pannelli esplicativi. L’insediamento era protetto da una cinta muraria, che collegava un sistema di torri di guardia. Sono rimasti circa 1.200 metri del muro e sono stati riportati alla luce i resti di tre torri. Durante gli scavi si sono rinvenuti numerosi reperti: fibbie e monete romane, una corona pensile in bronzo, gioielli e suppellettili di uso domestico. Oggi sono esposti nel Museo Archeologico del Monte Barro, ubicato in un settore dell’Eremo. Poco sopra i Piani di Barra si trova l’Eremo che, visto come è oggi, non farebbe supporre una storia ultramillenaria. Grazie alla sua posizione strategica è stato in sequenza presidio romano, rocca longobarda e rocca degli Sforza di Milano. Prese il nome di Eremo nel 14° secolo quando divenne un convento francescano. Lasciato dai frati, dal 1890 al 1927 ospitò il Grande Albergo Monte Barro.

Modificando l’edificio

per adeguarlo alle necessità mediche,

La falesia di Galbiate. Foto di Luca Lozza

venne poi trasformato in sanatorio,

particolarmente devoti a San Miche-

rebbero al tardo Medioevo (VIII- IX

operativo fino al 1968.

le). Più volte ristrutturato e ampliato

secolo). La torre dominava la strada

Preso in carico dal Parco del Barro,

nel corso dei secoli, l’antico Oratorio è

sottostante e il lago di Garlate ed era a

oggi ospita centri operativi del Parco,

ora inglobato come cripta nell’attuale

protezione di Lecco. Durante gli scavi

un bar-ristorante e, recentissimo, un

grande chiesa, la cui costruzione ven-

sono venuti alla luce vari reperti, tra

ostello.

ne iniziata nel 1718, a seguito di un

cui proiettili di bombardella e di cata-

Del complesso dell’Eremo fa parte

lascito di un ricco notaio galbiatese,

pulta, che verranno esposti nel Museo

anche la Chiesa di Santa Maria, edi-

e mai portata a termine per mancan-

Archeologico.

ficata attorno al 1200 e poi ampliata

za di fondi. Il degrado della struttura,

Termino segnalando che nell’antico

nel 1480 e ulteriormente nel seco-

descritta dall’Abate Stoppani nel 1885

nucleo di Camporeso ha sede l’inte-

lo successivo con l’aggiunta di due

come uno “scheletro spolpato, nido di

ressante Museo Etnografico dell’Alta

cappelle dedicate a San Francesco e

pipistrelli, di falchi e di barbagianni e

Brianza e, a poca distanza, si trova una

a Sant’Antonio. Vi è conservata una

colonia estiva di rondini”, è terminato

delle più frequentate palestre di roccia

statua lignea della Madonna, che si

nel 2008 a seguito di un intervento

del lecchese. La Falesia di Camporeso

dice donata da Sant’Ambrogio e mi-

conservativo del Parco, che tra l’altro

offre circa 150 itinerari attrezzati, di

racolosa, e sono presenti affreschi del

ha reso agibile la struttura, utilizzata

lunghezza dai 15 ai 30 metri e con

Cinquecento e del Settecento e altri

come spazio a cielo aperto per eventi

difficoltà variabili dal facile fino all’8a.

pregevoli elementi lignei.

culturali e per la ripresa della Sagra di

Oltre a panoramici sentieri escursio-

Spostiamoci sull’altro versante della

San Michele, un tempo assai famosa e

nistici, il Barro offre così anche la pos-

montagna: su un pianoro basso esi-

onorata nel 1883 dalla visita della re-

sibilità di esercitare il “free climbing”.

steva un piccolo santuario dedicato

gina Margherita.

a San Michele, storicamente docu-

A poca distanza da San Michele, su

mentato dal XII secolo, ma secondo

una piccola altura che guarda Lecco,

lo storico Paolo Giovio edificato nel

il Monte Castelletto, si sono rinvenute

VII secolo dal re longobardo Desi-

nel 2013 le fondamenta di una torre

derio (e si sa che i Longobardi erano

del 13° secolo e di edifici che risali-

Sentieri e Parole

25


SOTTO UN CIELO COLOR SOMMERGIBILE Tre lettere di Carlo Mauri nel carteggio di Giuseppe Panzeri, il Panzerin

soprattutto di se stesso. Una sorta di confessione intima. Sorprendente in un uomo - un esploratore – che, ancorché toccato dalla sorte, si trova nel pieno dei suoi 38 anni. “Cosa vuoi che ti dica dell’Antartide, se non che è un mondo impossibile, dove senti di morire o di fuggirlo. Dall’interno delle basi, ben protetti, si guarda al di fuori il vento e il freddo compiere la loro storia. Quando si è fuori sul ghiaccio si sopravvive appena appena, camminando sui secoli ben conservati dal gelo, a prendere foto e campioni di rocce. Poi si torna a casa a raccontare, con orgoglio, cos’è l’Antartide. Viaggiando si acquista prestigio agli occhi del prossimo, ma dentro di chi viaggia, di chi nota, almeno a me succede, vengo preso da un’angoscia, da una stanchezza, come se in ogni viaggio, a ogni nuova meraviglia che ho avuto modo di avvicinare, sentissi sempre di più che mi sto consumando. Beh pazienza.”

Pino Panzeri in parete. Foto Archivio Famiglia Panzeri

Poi il Bigio si scuote, cambia tono, passa brevemente in rassegna i suoi

di Angelo Faccinetto

compagni d’avventura. “Sono meravi-

“Car el me Pinu…” Un mazzetto di

della differenza d’età e della vita che li

ve dall’Antartide. La lettera è breve, ma

fogli di carta velina, di quelli che una

ha spinti per sentieri lontani, il Bigio e il

gli spunti non mancano.

volta si usavano per la posta ae-

Panzerin sono sempre rimasti in con-

Al CAI Lecco, tra i Ragni, il Panzerin

rea. Sgualciti, macchiati dal tempo e

tatto. E’ stato il Bigio nell’inverno del

è l’autorità culturale indiscussa. A lui,

dall’inchiostro che sbava. Sono le let-

1960, di ritorno dal Ruwenzori dove,

musicologo raffinato e divoratore di

tere – almeno quelle che sono giunte

con Piero Ghiglione e Bruno Ferrario

saggi filosofici e scientifici, ci si rivol-

a noi - che Carlo Mauri, el Bigio (si

aveva aperto una “direttissima” sulla

ge per consigli di lettura. Il Bigio non

firma così), ha inviato nel tempo all’a-

parete ovest della Punta Alessandra, a

fa eccezione. Deve trascorrere lunghi

mico Pino Panzeri. Tre flash su pezzi

suggerire durante la visita all’amico -

mesi in una base in Antartide e tra

di vita, vissuta e sofferta.

che allora abitava a Massaua, in Eritrea

un’uscita alpinistica e l’altra di tempo

Cresciuti in riva al Gerenzone, figli

- la spedizione che lo avrebbe portato

ne ha da vendere. Così si porta i libri

della “vallata” e della Grigna, a dispetto

sulla vetta della montagna dopo una

che Pino gli ha consigliato. E adesso lo

lunga e avventurosa traversata della

ringrazia. “Mio caro Pino, bello il libro

giungla. E adesso – è il 28 novem-

su Newton – scrive -. Dovrei sempre

bre 1968 – membro della spedizione

consultarmi con te per le mie lettu-

26

Sentieri e Parole

scientifico-alpinistica del CAI, gli scri-

re”. Poi parla della sua avventura. E

gliosi” – scrive. Parla del Piussi, l’alpinista friulano della val Raccolana. “Un gigante di forza, di generosità, di allegria”. Di Ollier, la guida di Courmayeur, “serio, buono”. Di Marcello Manzoni, il geologo, parla invece con una pun-

Dall’alto: 1971. Meeting di alpinismo a Lecco per il 25o dei Ragni. Panzeri è al centro in abito chiaro. Foto archivio Comi, CAI Lecco Il libretto di iscrizione di Giuseppe Panzeri alla CNSA del CAI. Foto Archivio Famiglia Panzeri

ta di ironia. “E’, come si usa in Italia, uno scienziato che non sa essere che quello. Fortuna che non siamo tutti

lato occidentale del ghiacciaio Skelton,

scritta con inchiostro chiaro, ma non

ndr).

riescono a cancellare il suo entusia-

scienziati, se no chi laverebbe i piatti?”. Infine, prima dei saluti, el Bigio, aggiorna l’amico sull’attività che lo attende in quei giorni. “Piussi e Manzoni - dice – sono nelle Valli Secche; io, Ollier e 4 geologi andremo per un mese, in tenda, a ‘esplorare’ il Boomerang Range” (la piccola catena montuosa posta sul

smo. Australia-Antartide Un anno prima, il 21 luglio del 1967, il

“Sono qua buttato su un letto di una linda cameretta di motel di Sydney –

Bigio scriveva al Panzerin dall’Australia. Ha appena portato a termine la sua esplorazione fra gli aborigeni di quel continente. L’acqua e l’umidità hanno reso illeggibili alcune parti della lettera,

Sentieri e Parole

27


soldi e perché questi non offendano il tuo modo di pensare, metterò i soldi in una busta chiusa.” A questo punto, mentre il Bigio passa a parlare delle lettere ricevute dall’amico, il testo, slavato, diventa purtroppo illeggibile. Si leggono solo alcune considerazioni qua e là. Su un compagno di viaggio brianzolo dall’atteggiamento non proprio simpatico e, ancora, sugli aborigeni. “L’esperienza con loro mi è piaciuta immensamente, te ne racconterò di questa strana gente e insieme faremo le nostre considerazioni…” Nel 2012, a trent’anni dalla morte, una mostra allestita alla Quadreria Bovara Reina di Malgrate ricorderà anche questa avventura di Carlo Mauri esploratore. Un letto di Brema C’è infine la terza lettera, che chiede di fare un passo indietro. Alla frattura alla gamba subita da Carlo nel 1961, alla vigilia della partenza per il McKinley. E’ l’inizio di un lungo calvario. Quella frattura lo costringerà ad abbandonare l’attività alpinistica di punta e a far Eritrea, il Panzerin in arrampicata. Foto Archivio Famiglia Panzeri

visita agli ospedali di mezzo mondo. Lo trasformerà in esploratore e pro-

scrive -. Il giro in Australia l’ho con-

“L’Australia è il paese più democrati-

pizierà l’approdo all’ospedale di Lecco

cluso ieri: dopo quasi 5000 km in

co che abbia mai visitato. Qui nessuno

del “metodo Ilizarov” – dal nome del

parte in aereo, ma una gran parte con

è preoccupato delle scadenze. Sono

medico siberiano suo ideatore – per

una speciale Land Rover. Di impres-

tutti signori. Non esiste nessuna dif-

l’allungamento degli arti.

sioni ne ho riportate tante: gli Abo-

ferenza tra un laureato e un manuale.

Molti anni dopo, nel 1977, il Bigio

rigeni sono un popolo meraviglioso,

Nessuno è servo. Tutti sono necessari

tornerà suo malgrado – ma sem-

antico come nessun altro popolo –

e d’accordo nel ritenersi tali”.

pre con una dose di autoironia - ad

leggendari. Ho mangiato tanta polvere

Poi avanza la proposta all’amico, or-

affrontare l’argomento in una lettera

di questa immensa e vuota ricca terra

mai tornato a stabilirsi in Italia dopo

all’amico Pino. E’ il tre di marzo e da

che è l’Australia”.

la lunga esperienza in terra d’Africa.

un letto d’ospedale nei pressi di Brema,

“Continuo a pensare che per stendere

il Krankenhaus di Stenum, dove fino al

gli articoli su questo viaggio la perso-

giorno prima non si aspettava di ri-

na ideale sei tu. Preparati ad accon-

trovarsi ricoverato, scrive: “Car el me

tentarmi, potremo ottenere un ottimo

Pinu, sono ancora bloccato. Ero venuto

scritto. Ti pagherò, come è giusto, in

fin quassù per farmi vedere, ma l’infe-

28

Sentieri e Parole

Dall’alto a sinistra in senso orario: Carlo Mauri in una foto dei primi anni settanta. Foto archivio Comi, Cai Lecco; a fianco: il carteggio Panzerin-Mauri; sotto: Pino Panzeri in anni giovanili. Foto Archivio Famiglia Panzeri

zione alla gamba era così infiammata che il dottor Rusdea (origine rumena e simpatico latino) mi ha fermato. Mi trovo vicino a Brema, sotto un cielo color sommergibile. Fuori vedo piante e sento uccelli che cantano, forse per il vento freddo. Per forza qui la gente l’è seria. Speriamo che mi lavori addosso bene”. “Domani faccio la prima operazione di pulizia dell’arto. La seconda alla prossima settimana, durante la quale mi dovrebbero ricreare il canale midollare. Ma…” “Te el so che te set semper inguaià. Tra cinquant’anni, poco su poco giù, non ci lamenteremo mai più. Concluderò dicendoti (una frase straordinaria): Te voeri be. Ciao, Carlo”. Mancano le risposte del Panzerin. Peccato.


LA TRAGEDIA DELL’EIGER Rileggendo i verbali del CAI a dieci anni dalla morte di Claudio Corti

provocata da congelamenti alle mani nella traversata verso il Ragno. Claudio, dopo inutili tentativi di recuperare il compagno sospeso nel vuoto, lo assicura a due corde su una cengia sot-

di Adriana Baruffini

tostante, gli cala il materiale da bivacco, e prosegue con i tedeschi verso

I

l 3 febbraio 2010 moriva a Olgi-

dotta con competenza e forte em-

Il 3 agosto Claudio Corti e Stefano

la vetta, distante circa duecento metri,

nate Claudio Corti “Marna”, uomo

patia da Daniele Chiappa. Nella stessa

Longhi (guida alpina di 44 anni), par-

con l’idea di cercare soccorsi. Poco

mite e valido alpinista, forte e

intervista pubblicata su you tube per

titi da Lecco senza informare nessu-

più in alto però viene investito da una

istintivo, membro del Gruppo Ragni

la regia di Sabrina Bonaiti e Ruggero

no sulla loro meta, attaccano la pare-

scarica di sassi e fa un volo di tren-

dal 1954 e Accademico del CAI dal

Meles, sono riassunti i punti salienti di

te Nord dell’Eiger con l’intenzione di

ta metri; ferito alla testa, poco lucido

1974.

un’attività alpinistica di tutto rispetto

realizzare la prima ripetizione italiana

e incapace di reggersi in piedi, non è

Era nato a Olginate nel 1928. I primi

sulle montagne di casa e sulle Alpi; li

della via aperta nel 1938 da Heckmair,

in grado di proseguire. Il compito di

contatti con la montagna da ragaz-

riportiamo in una scheda con l’obiet-

Vorg, Kasparek e Harrer. Una serie di

allertare i soccorsi viene assunto dai

zo, ai Resinelli, nell’ambito delle atti-

tivo di offrire ai lettori un ritratto del

eventi sfavorevoli costellano la salita:

due tedeschi che raggiungono la vet-

vità sportive promosse per i giovani

protagonista che non sia solo quello

l’errore iniziale di itinerario, l’incontro

ta e iniziano la discesa dal versante

dal fascismo, poi l’incontro con Ercole

a tinte fosche indissolubilmente legato

al secondo bivacco con la cordata dei

ovest. Non raggiungono però la base,

Esposito (Ruchin) che gli fece co-

alla tragedia dell’Eiger

tedeschi Gunter Nothdurft e Franz

probabilmente investiti da una slavina,

Mayer (uno di loro accusa un serio

e i loro corpi saranno recuperati solo

noscere la Bastionata del Resegone e diede avvio a un’intensa attività di

L’Eiger

malessere e per giunta hanno perso

arrampicata. “Arrampicavo anche d’in-

I fatti del 1957 sono noti e sono

uno zaino); la decisione di proseguire

verno perché andare a sciare costava

stati argomento di varie pubblicazioni

in un’unica cordata guidata da Clau-

troppo” dichiara Claudio nell’intervista

alle quali si rimanda. Ecco in estrema

dio fino al quinto bivacco (quarto per

rilasciata a Modisca nel 2008, con-

sintesi quanto avvenne.

i tedeschi), e poi la caduta di Stefano

guire gli insegnamenti che le venne-

LA LETTERA A HARRER

ro impartiti: se così fosse è evidente

Lecco, 12 giugno 2000

E

considerazioni estremamente pesanti

quanto gli veniva addebitato. Ora che

ho letto il suo libro “Ragno

verso lo stesso Corti. Una persona che

il libro è stato ripubblicato in Italia nel

Bianco”, edito nel 1959: è scritto

lei non ha mai conosciuto e che ha

1999 con il titolo “Parete Nord”, non

molto bene, denota il carattere di uno

condannato sulla base di supposizio-

ha voluto modificare niente delle con-

che le cose le ha fatte e perciò scrive

ni e sospetti, arrivando addirittura a

danne da lei espresse nella preceden-

sulla base di un’esperienza vissuta. Io

pensare che potesse aver danneggia-

te edizione. Se a questo aggiungiamo

sono guida alpina dal’57, ho salito vie

to la cordata dei tedeschi Nothdurft

che la traduttrice della nuova edizio-

di alto livello, anche con clienti, apren-

e Mayer. Da quel momento il Corti fu

ne ha rivelato un marchiano errore di

do vie nuove sia su ghiaccio che su

ritenuto un criminale in tutto il mondo.

traduzione nella versione in tedesco

roccia. Le scrivo questo allo scopo di

Ha dovuto sopportare accuse ingiuste

della relazione di Corti (“raggiungo”

presentarmi, in modo che lei sappia chi

e infondate per quattro anni. Nel 1961

i due tedeschi invece di “recupero”

sono e mi possa ascoltare. Faccio par-

la cordata tedesca fu ritrovata sulla

ndr), come ripreso da tutta la stampa

te del Gruppo Ragni del CAI di Lecco.

parete ovest, vale a dire, addirittura, sul

nazionale italiana, il suo atteggiamento

Tornando al suo libro, quando sono

lato opposto della montagna rispetto

mi meraviglia e mi lascia allibito. Ho

arrivato alla tragedia del 1957, che nar-

alla parete teatro della tragedia e lei lo

cercato di farmene una ragione do-

ra della disavventura di Claudio Cor-

ha certamente saputo. Risultò quindi

mandandomi come possa un uomo

ti e Stefano Longhi, ho trovato le sue

evidente l’estraneità del Corti a tutto

comportarsi così. Forse lei intende se-

gregio signor Harrer,

Claudio Corti appena dopo il soccorso, dal libro Morte sull'Eiger. Sotto: Claudio Corti viene tratto in salvo dal soccorritore volontario Alfred Hellepart. Immagine proiettata alla serata del 7-2-2020 svoltasi a Olginate

che Corti debba essere condannato in ogni caso. Ma la cosa appare ancor più inaccettabile se consideriamo che proprio lei affrontò l’Eiger senza ramponi, senza aver mai percorso un solo tiro da capo cordata durante la salita e quando fu primo, lungo il percorso di discesa, si perse. Come mai continua quindi a criticare il comportamento di Corti? Lei ebbe la fortuna di essere raggiunto sulla parete dalla cordata tedesca di Heckmair e Vorg, fortissimi alpinisti, senza il cui aiuto non avrebbe potuto raccontare niente a nessuno. Il Corti, in quell’impresa, perse quattordici chili, tirò sempre lui la cordata e dopo essersi scottato e scorticato

le mani bloccando il volo di Longhi,

bendo un trauma cranico con stato

fu colpito da un sasso alla testa, su-

confusionale e amnesia retrograda.


nel 1961. La macchina dei soccorsi si mette comunque in moto. Corti è recuperato in modo avveniristico con l’impiego di un verricello che cala dalla cima un

L’attività alpinistica di Claudio Corti 1953 Pizzo Sud Est dei Pizzi Gemelli parete Nord Est con Carlo Mauri e Giulio Fiorelli; Pizzo Cengalo parete Est Sud con Carlo Mauri 1953 Pizzo Badile parete Est Nord Est con Felice Battaglia, via Felice

periodo settembre-dicembre 1957. Nella riunione del 4 settembre il presidente Riccardo Cassin esprime il parere che Corti e Longhi non fossero sufficientemente preparati, né

Battaglia

soccorritore volontario, Alfred Hel-

1954 Picco Luigi Amedeo parete Ovest con Cesare Giudici

tecnicamente né atleticamente; di-

lepart. Longhi, ormai allo stremo, non

1956 Due tentativi di ripetere la via Bonatti al Petit Dru in compagnia

sapprova il comportamento del Corti

viene invece tratto in salvo per il sopraggiungere di condizioni meteorologiche avverse, e il suo corpo strap-

nei riguardi del compagno di cordata

di Annibale Zucchi 1957 Tentativo di ripetere in prima italiana la Nord dell’Eiger con

che non avrebbe dovuto essere abbandonato in parete nella situazione

Stefano Longhi che perde la vita

pato alla cengia e appeso alle corde

1968 Ripetizioni sul Grand Capucin: la via dei Ragni, prima ripeti-

in cui si trovava; si rammarica che “in

pendolerà per due anni nel vuoto,

zione, con Pochly e Jiri Zrust; la via Bonatti; la via degli Svizzeri; la via

imprese così ardue ci siano dei soci

oggetto di curiosità morbosa da parte

Scarabelli-Pinciroli

che non si degnino o non sentano l’u-

dei turisti della Kleine Scheidegg che

1972 Nord Est del Piccolo Medaccio della Punta Medaccio con Clau-

tilità di chiedere parere a coloro che

lo osserveranno da potenti cannoc-

dio Gilardi; Sud Est del Pizzo Badile con Claudio Gilardi. E’ il primo ad

possono avere una maggiore espe-

chiali, pagando un biglietto.

aprire due vie sul Badile

rienza alpinistica”; infine si chiede se il

Interrogato all’arrivo nell’ospedale

1973-1974 Partecipa alla spedizione dei Ragni di Lecco al Cerro Torre

svizzero subito dopo il soccorso, in stato di shock, confuso, debilitato e incapace di esprimersi correttamente, Corti riuscì a fornire una versione dei fatti parziale e frammentaria, ma ripresa da molte testate giornalistiche italiane ed europee che costruirono “il

Corti sia ancora degno di appartenere al CAI e chiede il parere di tutti i con-

pesanti accuse e sospetti: incapacità

Ripercussioni sul CAI Lecco

dal punto di vista alpinistico, mancato

Il clima non migliorò dopo il rien-

soccorso al compagno e addirittura

tro a Lecco dove le polemiche, oltre

omicidio dei due tedeschi per impa-

che l’opinione pubblica, investirono la

dronirsi delle loro attrezzature.

direzione del CAI, come testimoniano i verbali delle sedute di consiglio del

caso” e circondarono il protagonista di

siglieri. Il consiglio si divide. A favore dell’espulsione dal sodalizio si esprime con decisione Ugo Merlini. A favore del Corti si schiera Giulio Bartesaghi che, richiamando le compromesse condizioni psico-fisiche dell’alpinista dopo le durissime prove subite in parete, stigmatizza “il comportamento indegno di alcuni giornalisti”. L’inge-

Mai nessuno tenne conto della reale

vissute direttamente. Dopo i fat-

volge al termine, non serve più una

gner Aldo Paramatti dichiara che “nel

situazione in cui si trovò, ed anche le

ti dell’Eiger, nessuno voleva essergli

valanga per andare di là, e, magari, sa-

caso il consiglio sia chiamato a vo-

interviste svolte in ospedale ebbero i

compagno di cordata, io sono anda-

rebbe una liberazione capire di aver

tare provvedimenti a carico del Corti,

toni dell’interrogatorio. Di quello che il

to. Stando con lui ho conosciuto la

commesso uno sbaglio distruggendo

si asterrà perché la sua coscienza non

Corti diceva nessuno capì nulla poi-

bontà e l’onestà di un grande uomo.

la vita di un innocente, forse per stu-

glielo permette, sempre che la cosa

ché egli parlava il dialetto lecchese;

Di questa sua bontà e semplicità, in

pidi pregiudizi razziali. Sarebbe ora di

la si consideri da un lato umano”. Il

vennero quindi tratte delle conclusioni

molti ne hanno approfittato, tra que-

fare qualcosa di importante e definiti-

dottor Vasco Cocchi fa presente “la

sulla base delle vostre tesi, non badan-

sti senz’altro lei traendone dei profitti.

vo per annullare una condanna senza

grave responsabilità che si assume il

do alle dichiarazioni di cui era reduce

Noi alpinisti lecchesi siamo cresciuti

colpe, e fare in modo che a Corti torni

consiglio nel giudicare l’operato del

e unico testimone dei fatti accaduti,

alla scuola della montagna e da que-

quella serenità e quel rispetto toltogli

Corti”, anche per possibili risvolti lega-

perdendo di vista la ricerca obiettiva

sta abbiamo imparato ad apprezzare la

ingiustamente, restituendo dignità a

li. Dopo lunga discussione il consiglio,

della verità.

cosa più importante: la libertà!

quella vita che l’Eiger volle risparmiare.

accogliendo la proposta dell’Ingegner

Corti non è mai fuggito, è sempre

Lei che si è sentito giudice ha voluto

stato vicino alla famiglia, si è costrui-

attaccare ingiustamente il più buono

to con le proprie braccia la casa dove

di noi.

vive e ha dato a suo figlio il nome di

Una persona che, per sua fortuna,

quello Stefano, compagno di cordata,

sa perdonare e che con il perdono ha

che morì sull’Eiger.

mantenuto una malinconica ricchez-

Scrivo queste cose, perché le ho

za interiore. Ora che la ruota della vita

Dino Piazza

Paramatti di invitare il Corti in sede

Ragno e guida alpina

per rispondere a domande, chiarire

Lettera inviata da Dino Piazza a Heinrich Harrer, pubblicata nel libro Eigerwand 1957. La morte non riposa di Lino Leggio. Non ci fu mai risposta.

i dettagli della salita e fornire tutti i chiarimenti, decide di convocare l’alpinista per un incontro con l’ufficio di presidenza. Arriviamo così alla seduta del 30

ottobre nel cui verbale si legge: “Il dottor Cocchi, esaminata la situazione

Claudio Corti durante le riprese del film sull'Eiger di Bill Beech, docente di fotografia all'Università di Brighton

ancora ambigua che vige in seno al consiglio, si augura che ciascun consi-

torizza il presidente a firmarla”.

gliere abbia il coraggio di assumersi le

Ecco il testo: “Spett. Direzione, Vi

proprie responsabilità, raccomandando

ringraziamo anzitutto delle vostre

a tutti schiettezza e lealtà; solo in tal

parole e della vostra cordiale parte-

guisa la situazione potrebbe favore-

cipazione alla tragica perdita del no-

volmente risolversi. Fa poi presente

stro socio Longhi Stefano. Superando

che se si renderà necessario si proce-

l’infinita tristezza che è gravata sulla

derà anche alle votazioni singole, onde

nostra Sezione per il doloroso epi-

stabilire una volta per sempre da quale

sodio ed aderendo al vostro cordiale

parte siano le minoranze, che in tale

invito, abbiamo pregato il nostro socio

situazione potrebbero anche rasse-

Corti Claudio di farci una relazione in

gnare le proprie dimissioni. L’ingegner

merito allo svolgimento dell’operazio-

Ferruccio Grassi legge quindi il testo

ne. Il Corti ha steso quindi la relazione

della lettera da lui stesso formulata, da inviare alla sede centrale del CAI, unitamente alla relazione Corti e relazione Mauri-Cassin. Il Consiglio approva il testo della lettera all’unanimità e au-

Sentieri e Parole

33


che qui vi trasmettiamo. Detta relazione ci esime da qualsiasi commento o giudizio, anche perché l’impresa fu studiata e condotta in forma privata. D’altra parte tanto Longhi quanto Corti, specie quest’ultimo, avevano condotto a termine imprese alpinistiche di indubbio valore. Alleghiamo alla presente la relazione in oggetto e quella del nostro presidente in merito all’or-

Heinrich Harrer. Il Ragno Bianco, Garzanti, 1959 Heinrich Harrer. Parete Nord, Mondadori, 1999 Giovanni Capra. Due cordate per una parete. Corbaccio 2006 Lino Leggio. Eigerwand 1957. La morte non riposa, Nuovi sentieri 2006 D. Anker, G. Capra, R. Rettner. Morte sull’Eiger, Corbaccio 2007 Giorgio Spreafico. Il prigioniero dell’Eiger, Stefanoni editrice, 2008

però a vostra disposizione per quanto altro vi possa essere utile. Ringrazian-

nioso sull’operato del Corti . Lettera dai

non riposa di Lino Leggio. La riportiamo

dovi nuovamente, gradite i nostri più

contenuti forti che non ebbe mai risposta,

integralmente.

cordiali saluti”.

pubblicata nel libro Eigerwand. La morte

Il verbale non viene firmato dal pretazione presumibilmente del segretario: “Il Sig. Cassin si è rifiutato di firmare in quanto si riteneva già dimissionario, mentre le dimissioni sono state presentate successivamente”. Nella seduta del 12 novembre il consiglio deciderà di inviare a Riccardo Cassin una lettera firmata da tutti i consiglieri con l’invito a ritirare le proprie dimissioni, ma l’ex presidente non ritornerà sui suoi passi; gli succederà l’ingegner Ferruccio Grassi.

La rievocazione della tragedia dell’Eiger in uno spettacolo teatrale

Jack Olsen. Arrampicarsi all’inferno, Longanesi & C, 1962

ganizzazione dei soccorsi. Restiamo

sidente. Al posto della firma un’anno-

Con l’occhio di Stefano

Scheda Bibliografica

La Nord dell’Eiger e il tracciato della via Heckmair. Dal libro Due cordate per una parete di G. Capra

di Alberto Bonacina*

I

l 25 maggio 2019, nell’ambito del-

unì in un secondo momento quel-

A Lecco scoppiarono tremende po-

la IX edizione del festival “Monti

la formata da due scalatori tedeschi.

lemiche e l’ambiente alpinistico si divi-

Sorgenti”, ha debuttato “Agosto

La progressione divenne particolar-

se: pro o contro Claudio Corti e la sua

1957 – Eiger: l’ultima salita”. Lo spet-

mente lenta e condizionata da con-

scelta di tentare una parete che se-

tacolo teatrale è nato dalla richiesta

tinue scariche di sassi e ghiaccio.

condo alcuni rappresentava un osta-

della sezione lecchese del CAI, inten-

Il tentativo si concluse in tragedia.

colo troppo alto per le sue capacità.

zionata a omaggiare Claudio Corti, un

Dei quattro alpinisti solo Claudio Corti

Queste polemiche accompagnarono

importante esponente dell’alpinismo

venne salvato. Dei tedeschi si persero

Claudio Corti per molti anni con tutto

non solo lecchese.

le tracce. Il corpo senza vita di Ste-

il loro portato di sofferenza.

Si trattava di raccontare, attraverso

fano Longhi restò appeso alla Parete

Se questa era la trama, si trattava

il linguaggio teatrale, ciò che accadde

Nord per quasi due anni diventando

ora di capire come poterla “mettere

in quel lontano 1957.

contemporaneamente attrazione e

in scena”, che taglio dare al racconto.

monito per turisti e scalatori.

Grazie al coinvolgimento nel progetto

La vicenda è nota: nell’agosto di quell’anno Claudio Corti e Stefano

Fu una tragedia che colpì profon-

di Mattia Conti, giovane scrittore di

Longhi, due lecchesi, partirono per le

damente l’opinione pubblica europea

riconosciuto talento, abbiamo intra-

Alpi Bernesi con l’obiettivo di “attac-

e che portò ad un’operazione inter-

preso un lavoro di ricerca che ci ha

care” la mitica Parete Nord dell’Eiger

nazionale di salvataggio senza prece-

portato a divorare letteralmente tutto

e diventare così i primi italiani a con-

denti che coinvolse una cinquantina di

il materiale che siamo riusciti a recu-

quistarla.

alpinisti tra i quali Riccardo Cassin e

perare. Sia che trattasse direttamente

Carlo Mauri. La vicenda ebbe un’eco

dell’impresa di Corti e Longhi sia di

internazionale.

altri tentativi (falliti) di conquista del-

La scalata si rivelò da subito drammatica. Alla cordata dei due italiani si La locandina dello spettacolo teatrale

Gli ultimi strascichi della vicenda Eiger sono documentati nei verbali del 1958 e riguardano i costi sostenuti per il recupero della salma di Stefano Longhi. Nel corso delle polemiche che hanno investito Corti, Dino Piazza ha sempre preso le sue difese anche andando contro alcuni autorevoli esponenti dell’alpinismo lecchese. Una convinzione che lo ha portato, nel 2000, a scrivere una lettera a Heinrich Harrer in occasione dell’uscita della seconda edizione del suo libro sull’Eiger, dove l’autore, anziché rivedere le sue posizioni alla luce dei nuovi fatti, manteneva inalterato il suo giudizio calun-

Sentieri e Parole

35


la Nord: libri, articoli di giornale, testi trovati in rete, interviste, filmati.

con un taglio onirico ed emozionale.

sieri più intimi. E in ultima analisi, ci

Questa scelta di tipo drammaturgi-

è piaciuto raccontare la storia di una

Tale ricerca ci ha permesso di con-

co ci ha anche dato la possibilità di in-

sconfitta, perché a volte sono proprio

templare la tragedia da tutti i punti di

serire all’interno dello spettacolo brevi

le sconfitte a rivelarsi occasione di

vista. Per scegliere infine di concen-

momenti, altamente evocativi, dove

crescita e riflessione.

trare il nostro lavoro su uno sguardo

altre sono le voci chiamate a raccon-

Per concludere vorrei citare la per-

mai esplorato prima, quello di Stefano

tare, voci che abbiamo denominato “i

sona che più di tutti ha svolto un ruo-

Longhi. C’è da dire che fin da subito

fantasmi dell’Eiger” vittime preceden-

lo cruciale per la realizzazione dello

a colpirci particolarmente fu proprio il

ti dell’Orco: Karl Mehringer, Andreas

spettacolo, Roberta Corti che si è as-

destino occorso a Longhi.

Hinterstoisser, Toni Kurtz, Mario Menti.

sunta il compito senz’altro più gra-

E’quindi la sua voce a legare i vari

Abbiamo, in sintesi, provato a rac-

voso: coordinare l’intera produzione

segmenti dello spettacolo. Stefano

contare la storia di uomini che han-

e farmi imparare il testo a memoria.

ci parla dalla cengia rocciosa su cui

no rincorso un traguardo, un sogno,

Grazie!

attende i soccorsi e viviamo così in-

anche se mai raggiunto. Abbiamo

sieme a lui incubi, paure, ricordi, so-

provato ad immaginare quali possano

*Compagnia teatrale “Lo Stato dell’Arte”.

gni, fino all’accettazione del suo tra-

essere state le loro emozioni, i pen-

Foto di Giada Canu

gico destino. Stefano rimane solo, in mezzo al nulla, ma c’è una presenza

IL RIFUGIO, LA CROCE E LA CAMPANA

Gli appuntamenti al Brioschi e quello scatto magico di capodanno

Un’intensa immagine di Alberto Bonacina nel ruolo di Stefano Longhi.

a sorvegliarlo: lo spirito della montagna. Il monologo si trasforma così in un dialogo, uno scambio tra l’uomo e una natura misteriosa, rocciosa, crudele ma, a modo suo, materna. E come rendere questa presenza se non con la musica?! Scartata l’idea di utilizzare brani noti o preconfezionati abbiamo

Il rifugio Brioschi illuminato da un fugace raggio di sole in una mattina di capodanno di metà anni ‘70

di Giuditta Scola

to, non fece discussioni e, con quella

voluto gridare a Carlo tutta la mia ri-

o incominciato ad amare pro-

pacatezza che lo distingueva sempre,

conoscenza perché, ai miei occhi mi

fondamente la montagna a 18

mi disse: “Nessun problema, torniamo

aveva salvata la vita, eppure non osa-

anni. A quell’epoca stavo vi-

indietro”.

vo: ancora non era diventato quel

H

forte crisi d’identità; mi

Ricordo che, guardando la discesa

grande e caro amico di tante salite in

chiamassero l’ambiente naturale della

ero iscritta, un po’ per disperazione,

che avrei dovuto affrontare, mi spa-

alta montagna come il Gran Zebrù, il

nostra storia… da qui l’uso del basso

ad un corso di alpinismo promos-

ventai tantissimo ma la salita su quelle

Bernina e molte altre.

elettrico e di diversi effetti tecnologici.

so dal gruppo Corvi del Cai Mandel-

scale di ferro e catene, mi terrorizzava

Il tutto, naturalmente, dal vivo grazie

lo e la prima escursione prevedeva il

ancora di più.

immaginato suoni e rumori che ri-

alla sapienza e alla presenza di Sara Velardo. Proprio attraverso queste due voci, una umana e implorante, l’altra arcaica e ostile, prendono vita i momenti più lirici. L’Eiger diventa luogo del sogno e della visione. Lo spettacolo ha l’obiet-

vendo una

Narro questo episodio, che agli occhi di altri può sembrare banale, perché è stato un momento cardine nella

pernottamento al rifugio Elisa, sopra

Un altro istruttore, Enrico, mi scattò

Mandello, per poi percorrere, il giorno

una fotografia e io, quasi piangendo e

successivo, la Val Cassina e la Cresta

sicura di quello che pensavo, gli dissi:

Aver vissuto quella esperienza in cui

Carbonari.

“Dalla alla mia mamma perché è l’ulti-

ho pensato di morire, di non arriva-

ma foto”.

re salva in fondo a quel ripido cana-

Era il 25 aprile e il canale della Val Cassina era ancora pieno di neve.

mia vita.

Legata alla corda, non conoscen-

le ghiacciato (va beh, dai, non ridete,

tivo di riuscire ad avvolgere il pubblico

Ricordo che la salita non aveva pre-

do nulla di sicurezza in montagna,

ero giovane e inesperta) mi ha fatto

in questa atmosfera, sfuggendo i rischi

sentato grossi problemi per me, ma

ero convinta che, se fossi scivolata in

aggrappare alla vita in un modo così

della didascalia e della cronistoria e

arrivata in cima al canale, all’attacco

quella ripida discesa, avrei trascinato

forte, in un momento in cui la sentivo

narrando la vicenda di Stefano Longhi

della Cresta Carbonari, mi ero improv-

con me il mio istruttore.

insignificante e vuota, che mi sono

visamente spaventata. Non volevo più

36

Sentieri e Parole

continuare a salire. Il mio istruttore, Carlo Suppi, che ricordo con infinita gratitudine e affet-

Ricordo ancora il terrore che mi ha accompagnato fino alla fine della Val Cassina. Arrivata in fondo, sana e salva, avrei

Sentieri e Parole

37


e alla gioia della salita, era anche un

panorama meraviglioso di luci e fuo-

buon allenamento per poi, in estate,

chi che a mezzanotte inondavano l’o-

salire sulle vette delle nostre meravi-

rizzonte. Quell’anno, quello della foto

gliose Alpi e Prealpi.

intendo (metà degli anni ‘70), il rifugio era avvolto e immerso in una nuvo-

In barba al meteo Cosa è stata per me la Grigna e su quella cima il rifugio Brioschi? Non ricordo la prima volta che vi salii ma certo quella costruzione posta

laglia fitta e battuto dalla tormenta di neve; noi eravamo rimasti rintanati chiusi nello stesso come dentro un guscio di ghiaccio; c’era un tempo da lupi e fuori era proibitivo resistere.

in cima alla montagna era diventata

Ma il calore e la gioia di noi giova-

una meta a noi tanto cara anche per-

ni e l’aria di festa, avevano rallegrato

ché, a gestire il rifugio, c’erano due

tantissimo quella notte.

amici il Sandro e la Gabriella, custodi

Il mattino non nevicava più, tutto

e responsabili dell’allora funzionante

appariva meraviglioso, ma la nuvo-

stazione meteorologica che ci aspet-

laglia nera era ancora sopra di noi.

tavano sempre con gioia, facendoci

Avevamo aspettato qualche schiarita

gustare i loro canederli, cibo tradizio-

per decidere di scendere a valle en-

ne della loro terra di origine.

tro la mattinata, sperando che non ci

Qualunque fosse la condizione del

sorprendesse una nuova tormenta di

tempo, e a volte era davvero proibitiva,

neve. Ma il tempo non dava segno di

noi rispettavamo quell’appuntamento;

cambiare. Conoscevo la Grigna e sa-

era la nostra voglia di misurarci con

pevo come su quella montagna tut-

la montagna. “Una montagna ripida e

to poteva cambiare da un momento

ferrigna”, come canta la famosa can-

all’altro, in bene o in male.

zone, ma con un rifugio quale luogo Coperta di neve e ghiaccio “la campana che a pregare chiama” dalla chiesetta del rifugio Brioschi. Foto capodanno metà anni ‘70

innamorata della montagna.

e, quando in primavera la neve co-

Con un gruppo di cari amici, cono-

minciava a scarseggiare, salivamo dal

sciuti al Cai Mandello, ho percorso in

lato nord, dal Cainallo, per la via della

vari anni alte vie, ferrate e cime di alta

Ganda. Ricordo, con piacere immenso,

montagna.

le dune di neve che contribuivano a

In inverno, invece, tutte le domeni-

dare un aspetto lunare al paesaggio,

che raggiungevamo insieme la cima

prima dell’ultima ripida salita. Ho pre-

della Grigna e il rifugio Brioschi. Sali-

sente ancora, in ogni piccolo detta-

vamo sempre da Balisio per la via in-

glio, con una punta d’orgoglio, la salita

vernale, con la ripida salita del “muro”

dalla Cresta di Piancaformia in pieno inverno con il Buita, il Mario Zucchi e

38

Sentieri e Parole

il dottor Lucchi. La neve era tantissima, la giornata splendida e l’entusiasmo alle stelle. Oltre alla soddisfazione

di protezione e di ristoro posto pro-

Raggio di luce

prio in cima, con la chiesetta di vetro

Eravamo pronti per partire e io spe-

e la sua campana che a pregare ci

ravo che il tempo cambiasse in meglio

chiamava.

o che almeno un raggio di sole col-

La passione per la fotografia poi,

pisse il rifugio e lo accendesse come

immortalava egregiamente la bellezza

una lampadina in quel buio spettrale.

della giornata.

Mi sarebbe dispiaciuto scendere senza

Quante volte, rientrando da quelle

poter fare una foto decente di quel ri-

escursioni, mi ero trovata in camera

fugio che la neve e il ghiaccio aveva-

oscura a sviluppare e stampare le foto

no reso magico. Per questo confidavo

che quell’orizzonte sempre offriva alla

in un raggio di sole per poter scattare

mia sete di bellezza.

qualche immagine che testimoniasse

Era diventata ormai tradizione trascorrere ogni capodanno al rifugio.

quella bellezza che, senza la luce giusta, non avrebbe avuto risalto.

Spesso, nella notte magica del cam-

Ma i miei compagni avevano ormai

biamento di anno, ammiravamo stupiti,

deciso di scendere e non frappor-

da quell’altezza di oltre 2400 metri, il

re altro tempo all’avviarsi a valle. Io

La croce di vetta del Grignone coperta di neve e sferzata dal vento. Capodanno metà anni ‘70

mi attardai gridando loro che li avrei

chissimi secondi; poi tutto era tornato

raggiunti dopo: intuivo che il sole sta-

nel buio e nella nebbia.

va giocando sopra quella coltre nera. Sentivo dentro di me una speranza che non poteva andare delusa.

Scesi velocemente da sola raggiungendo poi i miei amici. Solo quando, dopo alcuni gior-

Ed ecco, improvvisamente, uno

ni, ebbi in mano la diapositiva mi resi

squarcio nelle nubi e un raggio di sole

conto perfettamente di quale grazia

investire il rifugio.

mi era stata fatta in dono quel primo

Lo stupore mi lasciò senza fiato per

giorno dell’anno.

un tempo che ricordo infinito. Non mi parve vero e subito scattai quella foto istantanea del rifugio colpito dal raggio di luce giusto un tempo di pochissimi, ma veramente po-

Foto di Giuditta Scola

Sentieri e Parole

39


1962: UNA PARETE, UN RICORDO Alla Corna Grande la via che sembrava una passeggiata di Dino Piazza

A

ndavo spesso a sciare e ar-

come per magia mi trovo appigli nor-

manovra e il materiale che trasportava

rampicare ai Piani di Bob-

mali.

ha travolto il ragazzo uccidendolo. Di

bio e salendo con la funivia

Poi ho capito il perché di que-

vedevo davanti una parete verticale,

sto fenomeno. Quando piove talvolta

sulla quale, dicevo fra me, mi sareb-

il terreno in alto è come un imbuto,

L’arrampicata di quel giorno mi ha

be piaciuto tracciare una via. A Barzio

prende l’acqua e la indirizza verso una

suggerito che non bisogna mai sotto-

quella montagna la chiamavano Corna

sporgenza; cadendo poi da lì sulla pa-

valutare una parete. Inoltre non potrò

Grande.

rete sottostante, l’acqua ne smussa gli

mai dimenticare il pianto di gioia di un

appigli.

padre per aver legato a quella parete

Un sabato di settembre del 1962 mi

questo fatto ha parlato tutta la città per molto tempo.

metto d’accordo per scalarla con Ma-

Torniamo alla salita, ormai gli appigli

rio Colombo (Snapitus) e l’amico Nino

ci sono, supero due passaggi vertica-

Biffi; poi si è formata un’altra cordata

li, arrivo in fermata, faccio la sosta su

Passa una settimana, sono al bar di

con Luigino Carissimi, Antonio Inver-

una pianta. Incomincio a recuperare.

un grande alpinista, Ugo Tizzoni, e sto

nizzi (Pioppo) e Emilio Valsecchi (Lu-

Parto per l’altro tiro tutto vertica-

bevendo il solito bianco quando arriva

petto).

le, dopo trenta metri mi fermo sotto

il Luigino Airoldi. Con soddisfazione mi

Dopo circa un’ora di cammino sen-

due metri dello strapiombo e faccio

butta sul tavolo tre chiodi: io li rico-

za sentiero in mezzo al bosco arrivia-

la sosta su uno spuntone usando una

nosco subito, sono quelli che ho usato

mo all’attacco, mi lego e parto. Nella

fettuccia. Mi alzo ancora due metri, mi

per fare la via sulla Corna Grande. Mi

previsione che si tratti di una passeg-

trovo un soffitto, appena sotto trovo

dice che l’ha ripetuta e io gli chiedo

giata, mi sono portato solo tre chio-

una clessidra. Ho staccato il cordino

come mai. “Ho sentito i tuoi compagni

di e quattro moschettoni, ma quando

del martello, l’ho fatto entrare nella

di cordata che continuavano a mette-

incomincio ad arrampicare mi trovo di

clessidra e ho fatto il nodo; aggan-

re in risalto la difficoltà di quella salita”

fronte a un problema perché gli appigli,

ciato moschettone e corda incomin-

mi ha risposto. Gli chiedo come l’ha

non so per quale motivo, li trovo tutti

cio il traverso verticale esposto. Verso

trovata e lui mi dà questa risposta: “In

al contrario, rivolti verso il basso. Dopo

la fine mancano gli appigli, pianto un

verità la difficoltà c’è, specialmente sul

circa quattro metri sento la necessi-

chiodo e affronto il diedro: è lun-

tiro con gli appigli rovesciati, poi c’è

tà di piantare un chiodo, poi tento un

go circa 10 metri e impegnativo, ma

il traverso e il diedro finale, una bella

po’ di libera sfruttando il mio ecce-

vado in libera perché mi sono rimasti

via”.

zionale allenamento; dopo altri cinque

solo un chiodo e un moschettone che

metri trovo un chiodo con dentro un

userò per fare la sosta.

moschettone: di qui qualcuno è tornato. Faccio passare la corda nel mo-

il nome del figlio morto così giovane senza nessuna colpa.

Questi sono ricordi che hanno più di cinquant’anni ma non si dimenticano mai.

In memoria di Walter

schettone e continuo con attenzione

Quando tutti e 6 siamo arrivati in

facendo pressione sull’appiglio rove-

cima, ci siamo stretti la mano, poi ho

sciato; tirando in su con le braccia e

guardato Nino Biffi e gli ho detto: “A

scaricando la forza sulle scarpe, con

questa via diamo il nome di tuo figlio

un’arrampicata strana e pericolosa, ri-

Walter”; lui commosso si è messo a

esco a salire ancora qualche metro e

piangere. Walter Biffi frequentava la

Di fronte dall’alto: La Corna Grande. Foto di Angelo Faccinetto Fotografia satellitare della zona della Corna Grande.

scuola elementare. Mentre tornava a

40

Sentieri e Parole

casa con la cartella sulle spalle camminando sul marciapiede, un autocarro carico di tubi d’acciaio ha fatto una

Sentieri e Parole

41


PATAGONIA “PIANI B”

Della Bordella, Pasquetto e Bernasconi in cima alla Poincenot

O dell’importanza di saper cambiare i propri obiettivi davanti alle avversità

di Matteo Della Bordella

S

ono passate solo tre settimane

sotto uno strapiombo, ti fanno capire

punto di vista hanno una loro utilità,

dalla mia spedizione in Pata-

davvero che non poteva esserci de-

ovvero quella di insegnarci qualco-

gonia, ma sembra una vita fa.

finizione più azzeccata per noi alpi-

sa per la vita di tutti i giorni. Forse è

E so anche che questa considerazio-

nisti di quella data dal grande Lionel

proprio pensando a come ognuno di

ne è la premessa più banale e scon-

Terray, di “conquistatori dell’inutile”.

noi quella volta in montagna ha su-

tata di questo mondo per un articolo

Tutto passa in secondo piano, rispetto

perato il passaggio che a prima vista

di alpinismo scritto da un “alpinista in

ad emergenze e situazioni più grandi

gli sembrava impossibile, oppure ha ri-

quarantena”, ma è una premessa do-

e quello che viviamo in montagna ci

nunciato perché aveva paura, oppure

verosa e l’unica che mi viene in mente

sembra sempre più inutile e super-

si è allenato duramente per arrivare in

in questo periodo per tutti noi così

fluo, come se fosse parte di una realtà

cima alla montagna dei suoi sogni, che

difficile.

parallela. Ma se è vero che le nostre

ognuno di noi può trovare un consi-

Certe situazioni che ti piovono ina-

scalate e scorribande per monti sono

glio, un conforto, un pensiero positivo

spettate dal cielo come una scarica di

inutili perché di fatto non portano a

o a volte anche un modo di agire in

sassi, che cerchi di evitare riparandoti

nulla, forse però, analizzate da un altro

situazioni difficili della vita quotidiana.


cemente “noruegos” e scrutando con

indimenticabile è il diedro strapiom-

unico errore, perché la discesa in pie-

il binocolo il Cerro Torre abbiamo su-

bante a metà della via solcato da una

no giorno e col calore del sole dalla

bito visto che alcune parti della nostra

fessura perfetta lunga 100 metri con

via di ghiaccio “Exocet” si è rivelata

linea, in particolare gli ultimi 400 me-

decine di metri di fila di incastro di

piuttosto esposta alle cadute di blocchi

tri, erano totalmente ricoperti da uno

mano!! Un tiro veramente da sogno!

di ghiaccio.

spesso strato di ghiaccio e brina, tan-

Alle 6 di sera del secondo gior-

Non mi piace auto-celebrare troppo

to che la roccia che avremmo dovu-

no, sapendo di poter contare su una

le mie vie e preferisco siano i ripe-

to scalare non era nemmeno visibile.

meteo ottimale abbiamo optato per

titori a dare giudizi, ma per invoglia-

Queste condizioni ovviamente lascia-

un bivacco extra-lusso (solo un po’

re qualcuno a metterci le mani sopra

vano pochissime o nessuna chance

freddino) su una piazzola di neve

posso dire che da un punto di vista il

di successo ed in aggiunta, rendeva-

perfetta. A posteriori quello di fermar-

più oggettivo possibile, questa è una

no molto elevato il pericolo di essere

si a bivaccare e raggiungere la cima il

delle più belle vie che ho salito in Pa-

colpiti da alcuni di questi blocchi di

giorno dopo penso sia stato il nostro

tagonia, per la qualità della roccia, della

ghiaccio che inevitabilmente si sarebbero staccati dall’alto col bel tempo in arrivo. Eravamo tutti d’accordo che i rischi che avremmo dovuto assumerci sarebbero stati troppo alti, e le possibilità di successo troppo basse e così abbiamo preso la decisione di tentare il Matteo Bernasconi e Matteo Della Bordella in cima all’Aguja Poincenot, sullo sfondo la parete Sud del Fitz Roy

nostro “piano b”.

Personalmente da alcuni anni a

reinventarsi davanti ad un imprevisto

o per l’altro, qualcosa mi impedisce di

questa parte cerco sempre di tirare

e saper cambiare obiettivo, restando

mettere le mani sulla parete che ho in

Era qualche anno che ero incurio-

le somme di una spedizione, di una

pur sempre motivati e mantenendo

testa: ripenso al Siula Grande in Perù

sito da una linea, che sembrava non

salita o di un’avventura importante e

alta posta in gioco ed aspettative.

dove il ghiacciaio ci ha impedito di

essere mai stata salita. La linea da me

arrivare alla parete stessa, oppure più

immaginata saliva l’evidente spigolo

recentemente ai Bhagirathi dove ci è

Nord di questa montagna, parallela-

chiedo a me stesso tra le altre domande “cosa ho imparato?”. A volte la

Il “piano A”

Aguja Standhardt

riposta è qualcosa di piccolo e con-

A fine gennaio 2020, Matteo Ber-

mancato davvero un soffio per tor-

mente e a un centinaio di metri di di-

creto come per esempio un nuovo

nasconi, Matteo Pasquetto ed io sia-

nare a casa rinunciando alla salita. In

stanza rispetto alla via “Festerville” che

nodo imparato dal compagno o una

mo partiti per la Patagonia con un’i-

entrambi questi casi rimanemmo così

avevo già percorso con Berna e Luca

modalità differente di collegare una

dea precisa in testa: quella di tentare

scossi e disorientati dall’imprevisto al

Schiera nel 2013.

sosta, o altri dettagli da “nerd” di at-

di salire la parete Est del Cerro Torre

punto da non essere in grado di pen-

Il primo giorno abbiamo salito le

trezzatura, altre volte è qualcosa di più

in stile alpino, passando per il die-

sare ad un piano b all’altezza della si-

placche iniziali della via, aspettando

profondo e, senza dilungarmi troppo

dro degli inglesi. Questa via per noi è

tuazione e delle nostre aspettative. Per

che la parte superiore si pulisse e già

in altre riflessioni che ognuno di noi

qualcosa di più di un sogno… in questi

la verità non mi sono mai acconten-

l’arrampicata si è rivelata più bella e

avrà il tempo di fare riguardo le sue

anni si è trasformata in un progetto

tato dei piani b e non l’ho mai nasco-

difficile del previsto, tuttavia il meglio

esperienze, ripensando alla mia ultima

vero e proprio, con dietro delle preci-

sto. L’espressione stessa “piano b” mi

doveva ancora arrivare: nella seconda

spedizione in Patagonia devo dire che

se idee su come provare a realizzarlo.

fa perdere solitamente ogni stimolo e

parte la via segue un sistema di fes-

il messaggio che mi porto a casa è

Purtroppo, però, come spesso capita,

motivazione, ma forse questa volta è

sure logicissimo ed i tiri scorrono uno

forte e chiaro, ovvero quello di saper

quando si parte con obiettivi mol-

andata diversamente.

dopo l’altro in maniera spettacolare;

to ambiziosi, gli elementi che devono

44

Alpinismo e arrampicata

combaciare sono parecchi e l’impre-

Mercoledì 5 febbraio siamo saliti

visto è dietro l’angolo. Infatti, non è

al nostro campo avanzato, chiamato

certo la prima volta che, per un motivo

“campo dei norvegesi” o più sempli-

Dall’alto:Matteo Della Bordella in cima alla Standhardt con la parete Nord del Cerro Torre sullo sfondo Sulla lunghezza chiave di Jurassic Park con il vento che inizia a farsi sentire


Fascia alta, da sinistra: Pronti per ripartire verso la cima della Standhardt dopo il gelido bivacco; Quasi in cima all’Aguja Poincenot, sullo sfondo il Cordon Mariano Moreno e lo Hielo Continental; Matteo Pasquetto e Matteo Della Bordella alla base della via dopo aver portato a termine la salita (e discesa!) dal Mocho

scalata, della linea, per l’ambiente. E in più aspetta anche una prima libera integrale. Aguja Poincenot Una dozzina di giorni più tardi, abbiamo nuovamente la fortuna di godere di una finestra di tempo fa-

vorevole per scalare su queste fanta-

niele Bosisio nel 1986 e mai ripetuto.

io e Matteo Pasquetto ci alterniamo al

stiche montagne: anche questa volta

La via si sviluppa per circa 800 metri

comando della cordata, scalando en-

Dopo esserci goduti uno spettaco-

scartiamo all’unanimità il Cerro Torre;

sulla parete Nord della Poincenot e fu

trambi e recuperando un saccone con

lare bivacco sull’anticima della Aguja

quest’anno purtroppo le condizioni

aperta in due giorni in stile alpino con

il materiale, Berna invece fa il lavoro

Poincenot, il 22 febbraio proseguia-

Questa visione agghiacciante non

per la nostra via non sono per nulla

alcuni passaggi in artificiale. La Poin-

sporco, salendo a jumar come terzo e

mo lungo la cresta finale fino alla cima

cambia tuttavia nella mia testa la realtà

buone, per farla breve è troppo pe-

cenot è forse l’unica tra le montagne

trasportando il resto della nostra at-

vera e propria della montagna e poi,

dei fatti: avevamo compiuto una scel-

ricolosa sempre a causa del ghiaccio

più conosciute della Patagonia che

trezzatura.

quando già la tensione e la concen-

ta consapevole ed unanime quando

presente sommato alle alte tempera-

non avevo mai salito, ma non m’im-

I tiri scorrono in modo naturale uno

trazione della via si stanno allentan-

avevamo deciso di rinunciare al Torre

ture previste.

porta, non è questo a stimolare le mie

dietro l’altro, seguendo una logicissima

do e nella testa iniziano a farsi largo i

Il nostro “piano b” questa volta è

gambe, le mie braccia e la mia mente…

linea di camini talvolta un po’ ghiac-

pensieri “ma se fossimo andati al Torre

scalare l’Aguja Poincenot (ca. 3000

lo è piuttosto la curiosità di vedere un

ciati e fessure più pulite. Sia io che

…. Chissà …” sentiamo un boato, e vol-

m), per la via del 40esimo dei Ragni

altro lato di Patagonia che ancora non

Matteo riusciamo nella completa salita

tando lo sguardo verso la parete Est

di Lecco. Un itinerario affascinante e

conosco.

in libera della via, a vista, e pensiamo

di quest’ultimo, vediamo il distacco di

mente dura come difficoltà.

misterioso aperto da Mario Panzeri,

Abbiamo l’obiettivo di percorrere la

sia una via fantastica, lunga, esigente

un enorme fungo di ghiaccio, il quale

Paolo Vitali, Marco Della Santa e Da-

via in completa arrampicata libera, così

e continua, anche se mai particolar-

si frantuma in mille pezzi, provocando

una nuvola di neve che investe completamente la parete sia del Torre che della Torre Egger.

Fascia bassa, da sinistra: Pasquetto e Bernasconi impegnati sul fungo finale della Standhardt; Matteo Pasquetto va a prendere le fessure offwidth della seconda parte di Jurassic Park; Matteo Pasquetto su uno degli spettacolari tiri finali della via 40esimo Gruppo Ragni alla Aguja Poincenot; La vista sul Fitz Roy dal bivacco sulla prima punta dell’Aguja Standhardt


e questo genere di scelte non devono

grossolani errori di valutazione perché

te dura, ma parto concentrato, racco-

avere rimpianti o necessitare di con-

se fosse in qualsiasi altro luogo del

gliendo tutte le energie per provare a

tro-prove. Anche se quella frana non

mondo sarebbe considerata una pa-

salire in libera questa lunghezza che

fosse venuta giù la nostra scelta sa-

rete di tutto rispetto.

sembra rubata a Yosemite. Dopo 25

rebbe stata comunque quella corret-

È il 28 febbraio e fin dal mattino

metri purtroppo esplodo sfinito, con

ta, semplicemente per il fatto che era

le raffiche di vento unite ad un po’

le caviglie sanguinanti e senza un bri-

quella che ci sentivamo di prendere.

di pigrizia ci fanno posporre la prima

ciolo di energia rimasta… è incredibile

sveglia di un’ora, per fortuna appena

come questo genere di scalata sia in

decidiamo di alzarci incontriamo fuo-

grado di svuotarti completamente!

El Mocho Pochi giorni prima di dover rientrare

ri dalla nostra tenda gli amici svizzeri

Un ultimo tiro ci conduce in cima

in Italia, dal nostro ottimismo scatu-

Roger e Jonas che ci danno incon-

al pinnacolo, dove avevamo già pre-

risce un’ultima finestra di bel tempo,

sapevolmente un po’ di motivazione.

visto di terminare la nostra linea, da

solo intravista incrociando le diverse

Sono ormai quasi le 9 quando de-

cui unendosi ad una delle vie già esi-

previsioni meteorologiche. È il terzo

cidiamo di attaccare la via, ripercor-

stenti si può raggiungere la “cima” di

ed ultimo “piano b” per quest’anno:

rendo in libera i tiri aperti lo scorso

El Mocho.

Matteo Pasquetto ed io decidiamo di

anno, 4 lunghezze bellissime, tutte

provare a chiudere un conto in sospe-

impegnative e molto fisiche. Giunti

È vero che tre “piani b”, per me non

so. Una via nuova sulla parete nord di

sotto il tiro chiave, il vento che fino

varranno mai come il nostro “piano a”,

El Mocho che avevamo provato l’an-

a quel momento ci aveva risparmiato,

tuttavia di fronte alle difficoltà e agli

no scorso insieme alla forte alpinista

torna prepotente a farsi sentire, tutta-

imprevisti è fondamentale adattarsi,

canadese Brette Harrington, ma che

via ormai decidiamo di non mollare e

cambiare i propri obiettivi e saper co-

allora ci aveva respinto con difficoltà

invece che ripercorrere il precario tiro

gliere le opportunità che la situazione

tecniche maggiori di quelle che ave-

su pecker che Brette aveva aperto 12

in cui ci si trova sta offrendo.

vamo preventivato. El Mocho è una

mesi prima, troviamo una variante a

parete particolare: vista al cospetto del

destra decisamente meno psicologica

Cerro Torre appare come un piccolo

che ci porta in breve al punto massimo

avancorpo privo di alcun valore alpi-

del 2019.

nistico, dalla forma tozza e dall’altez-

Da qui ci illudiamo di poter termi-

za modesta. Tuttavia, proprio questa

nare la via senza grosse difficoltà, fino

sua posizione “sfortunata”, al cospetto

a quando a sbarrarci la strada è una

della “madre di tutte le pareti” ovvero

fessura fuori misura di 40 metri, con

la Est del Torre, fa spesso commettere

il finale leggermente strapiombante. Capisco subito che sarà estremamen-

Da sinistra: Matteo Pasquetto apre il quarto tiro de Il Dado è tratto, un bellissimo 7b strapiombante alla Aguja Standhardt; Alba sul bivacco alla Aguja Standhardt; I faticosi camini della parte centrale della via 40esimo Gruppo Ragni alla Aguja Poincenot; Insieme alla canadese Brette Harrington durante il tentativo del 2019 al Mocho

DIECI ANNI DI AMICIZIA VERA Matteo Della Bordella ricorda l’amico Matteo Bernasconi travolto da una valanga in Val Malgina Chissà quante volte rivedrò la tua faccia disegnata sulle montagne che più amavi, su quelle montagne siamo cresciuti insieme ed i tuoi sogni sono sempre stati anche i miei, amico mio. Se penso a quante ne abbiamo passate assieme, tutto questo mi sembra ancora più insensato, la rabbia e il vuoto dei ricordi si fanno ancora più grandi. L’amicizia non si può spiegare a parole, si declina in diversi modi, si cementa con il tempo trascorso condividendo parte del nostro percorso di vita. Penso in realtà tu sia stato in grado di darmi più di quanto pensassi e più di quanto ti abbia mai dato io. Ricordo la prima volta che andammo in Patagonia insieme, la prima volta sotto la Torre Egger me la feci sotto, ero impacciato come un pulcino, persi addirittura una delle tue piccozze nella crepaccia terminale e tu non ti arrabbiasti ma cercasti di tranquillizzarmi, eri la mia sicurezza, eri tutto. Eravamo solo io e te e non so nemmeno cosa ti avesse spinto a scegliere me come compagno, ma da lì è nato tutto. La tua determinazione era forte quanto la mia, ma la esprimevi con la maturità dei grandi. Chissà se in quei terribili istanti di questo 12 maggio, avrai provato le stesse sensazioni di quel giorno sulla Torre Egger quando ti piombai in testa e per un attimo pensai che tutto fosse finito. Quell’esperienza ci aveva segnati entrambi, ci aveva fatto maturare e resi più responsabili, soprattutto tu eri diventato un vero uomo. Dei due eri tu quello con la testa sulle spalle, quello capace di ragionare e mettermi un freno quando le mie idee e le mie ambizioni dilagavano in zone pericolose. Già allora avevi quell’equilibrio nella vita tra passione, lavoro ed affetti che guardavo con grande ammirazione e faticavo a trovare, eri un esempio e continui ad esserlo. Quando scalammo insieme il Cerro Murallon ero la persona più felice del mondo, grazie anche al fatto che potevo leggere la stessa felicità nei tuoi occhi; l’amicizia è il motore di tante cose, di molte salite, e sicuramente lo è stato di questa, che anche tu ricordavi come una delle tue esperienze più belle. Il fatto che mi avesse permesso di recuperare un rapporto così importante, dopo un periodo in cui ci eravamo allontanati, era una soddisfazione ben più grande della via stessa ed avrei voluto urlare questo al mondo, al posto dell’ennesimo racconto di una salita. Ricordo quel giorno che arrivasti a casa mia con le birre per comunicarmi che saresti diventato papà, il tuo sorriso era più sincero e largo del solito e la tua gioia era incontenibile, quel giorno ci stavamo preparando ad andare insieme in Perù, quella spedizione non fu un successo, ma quando mi chiedesti di rinunciare per i pericoli legati all’avvicinamento sul ghiacciaio lo capii e mandai giù il boccone amaro senza dire nulla. Probabilmente non avrei reagito allo stesso modo se fosse successo con qualcun altro, ma dato che eri tu a chiedermelo non lo misi in discussione, di te mi fidavo ciecamente. Siamo partiti pochi mesi fa per quella che è stata la nostra ultima avventura insieme, so che per te non è stata una spedizione facile, ci siamo resi contro entrambi di quante cose fossero cambiate dalla nostra prima volta, 10 anni fa, e di quanta strada avessimo fatto. Averti al mio fianco era per me già una sicurezza, mi bastava e non avrei barattato la nostra cordata per il miglior alpinista al mondo. E dopo 35 giorni di spedizione, questa volta credevo di essere stato io ad averti insegnato qualcosa su queste montagne e su come scalarle e invece, di nuovo, sei stato ancora tu che, come un fratello maggiore, con la tua spontaneità mi hai trasmesso il messaggio più importante in poche parole. Avevo appena risposto a Matteo Pasquetto “Quando torno starò un po’ a casa a riposare” e tu mi hai subito corretto “Quando torni starai un po’ a casa a fare il papà”. Grazie Berna per tutto quello che mi hai dato in questi 10 anni di amicizia vera


UN MEDICO IN HIMALAYA

L’impegno contro la cataratta di Geoff Tabin, alpinista esploratore

ne all’Everest. Purtroppo mi annuncia-

Penthouse.” Leggere il nome del mio

spedirmi il suo libro, Blind Corners, che,

va anche che se mi fossi recato negli

amico Geoff Tabin, citato da un gran-

quando lo ricevetti, divorai in pochi

USA, non avremmo potuto incontrarci

de scrittore come Jon Krakauer, allora

giorni, tanto era appassionante.

perché lui era in partenza per l’Antar-

all’apice della notorietà per Aria Sottile,

In seguito mi diede appuntamen-

tide.

mi provocò una eccitazione che non

to per l’estate 2001 a Imst, in Tiro-

mi fece dormire.

lo, dove avrebbe portato la figlia ai

Trascorse un’altra decina di anni senza che ci scambiassimo notizie.

L’indomani, aiutato da internet, pro-

Campionati Mondiali Juniores di Free

Una sera stavo leggendo il libro di Jon

vai a contattarlo trovando un suo

Climbing. Trascorremmo una bella se-

Krakauer Il Silenzio del Vento (ed. Il

indirizzo email. Mi rispose, sempre

rata in amicizia con le nostre rispetti-

Corbaccio, 1999), quando nel capitolo

molto gentile, aggiornandomi sulla

ve famiglie, e nell’occasione mi con-

dedicato ai gemelli Burgess, a pag. 161

sua vita familiare e sulla sua fonda-

segnò alcune copie del suo libro che

lessi testualmente: “Ovunque tu vada

zione “Cure Blindness - Himalayan

desideravo regalare a quelle persone

in Nepal - dice il medico-scalatore

Cataract Project”, attraverso la quale

per me importanti nella mia “carriera”

americano Geoffrey Tabin - gli abi-

trascorre due mesi all’anno in Nepal

alpinistica. Una di queste, autografata

tanti del luogo, non appena vedono

per ridare gratuitamente la vista a

dall’autore, l’ho consegnata al presi-

che sei un occidentale, ti domandano

migliaia di persone. Gli domandai se

dente della nostra sezione dr. Paolo

emozionati: Conosci Burgess? Conosci

non avesse avuto in programma un

Boghi, per donarla alla Biblioteca del

Burgess? I due ragazzi sono leggende

viaggio in Italia, per arrampicare e per

CAI Lecco.

viventi nei quattro continenti; solo le

una conferenza sulla sua notevole ed

A distanza di quasi 10 anni, il gior-

avventure erotiche di Alan potrebbe-

encomiabile attività medica. Geoff in-

no di Pasqua del 2009, ci siamo rivisti

ro riempire svariati volumi di Lettere a

vece mi chiese l’indirizzo di casa per

a Park City dove mi ha ospitato con

Geoff Tabin con alcuni suoi pazienti operati di cataratta in Etiopia Geoff Tabin in arrampicata su ghiaccio

per l’arrampicata e della mia salita l’an-

Secolo di Storia 1874-1974. Come

o conosciuto Geoff Tabin a

no precedente sullo Spigolo Nord del

capita spesso le vicende della vita

Livigno nel Febbraio del 1979.

Pizzo Badile. Mi disse di essere anche

portano a perdersi di vista. Tra matri-

Risalendo la lunga seggiovia

lui appassionato di alpinismo e alla mia

monio, lavoro, politica e figli, dimenti-

biposto che dal Mottolino portava al

domanda sulle vie che avesse scala-

cai per un po’ quel simpatico ragazzo

Monte della Neve, mi accorsi che lo

to, mi elencò una serie impressionante

americano, fino ai primi anni Novanta.

sciatore al mio fianco era straniero e,

di imprese, tra le quali la direttissima

A quei tempi mio fratello, laureato in

animato da spirito esterofilo, comin-

americana all’Aiguille du Dru, lascian-

medicina con specializzazione in car-

ciai a fargli qualche domanda.

domi senza parole.

diologia, stava facendo una seconda

di Giorgio Rusconi

H

Mi disse di essere un america-

Quella sera aspettavo a casa Gian-

specializzazione in pediatria a India-

no dell’Illinois, studente di medicina,

carlo Riva (Pajetta) e il Ragno (non-

napolis negli USA. La possibilità di an-

temporaneamente a Oxford per un

ché mio futuro consuocero) Giuseppe

dare a trovarlo, mi fece ricordare l’in-

dottorato in filosofia. Sciava bene ed

Lafranconi per vedere un filmato del-

dirizzo di Geoff che, abitando vicino a

essendo entrambi senza compagnia,

le sue imprese alpinistiche in Bolivia.

Chicago, non era poi così distante. Gli

passammo insieme buona parte del-

Decisi quindi di invitare a cena il mio

scrissi una lettera preannunciando una

la giornata. Chiacchierando del più e

nuovo amico americano, che accettò

mia possibile visita negli States.

del meno gli parlai della mia passione

volentieri.

50

Il Personaggio

Mi rispose con una lettera molto

Passammo una bella serata parlando

affettuosa, ricordando la bella neve di

di alpinismo e alla fine, dopo esserci

Livigno, e i suoi progressi nell’attività

scambiati gli indirizzi, in segno di ami-

alpinistica, avendo fatto parte come

cizia gli regalai il libro CAI Lecco - Un

medico di alcune spedizioni america-


DA YALE AL NEPAL Il dottor Geoff Tabin è fondatore e presidente del progetto "Cure Blindness" per guarire i ciechi da cataratta nelle zone himalayane, è inoltre professore di oftalmologia e medicina globale presso la Stanford University. Ha pubblicato più di 45 articoli "peer-reviewed" (articoli sottoposti a verifica da colleghi dello stesso settore), due libri e una dozzina di capitoli di libri relativi al suo lavoro in oftalmologia, anche nei paesi in via di sviluppo. Il dottor Tabin è la quarta persona al mondo a raggiungere la vetta più alta di ciascuno dei sette continenti (1). La sua passione per l'arrampicata in montagna lo ha indirizzato alla sua carriera professionale nella cura degli occhi. Dopo aver raggiunto la vetta del monte Everest, in una delle sue spedizioni, si imbatté in una squadra olandese che eseguiva un intervento di cataratta su una donna che era stata inutilmente cieca per tre anni. Fu allora che capì lo scopo della sua vita. Copertina di Adventure del National Geographic, dediTabin si è laureato alla Yale University e ha conseguito un master cata a Geoff Tabin (ed. Dic. 09- Gen. 10) in filosofia della morale all'università di Oxford con una borsa di studio Marshall. Da lì, ha proseguito gli studi alla Harvard Medical School, dove ha conseguito il dottorato in medicina nel 1985. Dopo aver completato un dottorato di oftalmologia alla Brown University e ottenuto una borsa di studio in chirurgia corneale a Melbourne, in Australia, il dottor Tabin è tornato in Nepal per lavorare con il dottor Sanduk Ruit. Tabin e l'oculista nepalese Sanduk Ruit hanno fondato "Himalayan Cataract Project - HCP" nel 1995 con l'obiettivo di adoperarsi per eliminare tutto ciò che è prevenibile e curabile riguardo la cecità nella regione himalayana, un obiettivo, nelle parole di Tabin, "più audace che partire per fare la prima salita della parete est del monte Everest.” Il dottor Ruit, che l'Associated Press ha annunciato come il "dio della vista" per i poveri del mondo, e Tabin hanno dimostrato che gli standard di qualità di un normale ospedale possono essere applicati nelle aree povere prive di elettricità e acqua corrente. Il loro approccio riuscito al ripristino della vista, grazie alla loro ostinata perseveranza, ha reso possibile ciò che 20 anni fa sembrava impossibile. Da allora, l'attività di H.C.P. si è espansa oltre l'Himalaya per includere anche l'Africa sub-sahariana. Il dottor Tabin trascorre una parte considerevole dell'anno a lavorare all'estero in tutta la zona Himalayana e nell'Africa sub-sahariana. A Stanford la sua attività pratica comprende la chirurgia e il trattamento delle malattie della parte anteriore ed esterna dell'occhio, inclusa la cataratta e la chirurgia corneale. (1) Secondo la "Lista Messner" le Seven Summits sono: Carstensz Pyramid (Australasia mt. 4.884); Mt. Vinson (Antartide mt. 4.892); Elbrus (Europa mt. 5.642); Kilimanjaro (Africa mt. 5.895); Mt. Mckinley/Denali (America del Nord mt. 6.194); Aconcagua (Sud America mt. 6.962); Everest (Asia mt. 8.848)

mio figlio, nella sua villa popolata da

ressantissima conferenza all’Università

suoi numerosi impegni, cui da qualche

numerosi famigliari, amici e molti cani.

dello Utah a Salt Lake City, durante

anno si è aggiunta l’attività umanita-

Trascorremmo il giorno seguente a

la quale spaziò dalle sue avventure

ria anche in Africa, non glielo hanno

sciare insieme a Snowbird, bellissima

esplorative ed alpinistiche per arrivare

ancora consentito. Spero che questa

località dello Utah e il giorno succes-

all’impegno umanitario come medi-

iniziativa, possa diventare l’occasione

sivo Geoff ci invitò a una sua inte-

co fondatore dell’Himalayan Cataract

per averlo prossimamente con noi.

Project.

52

Il Personaggio

Più volte l’ho invitato a Lecco per tenere una conferenza e per divertirci insieme sciando o arrampicando. I

Da sinistra: Il libro di Geoff Tabin. Una copia autografata è conservata nella biblioteca del CAI Lecco; Il libro del centenario del CAI LECCO fa bella mostra nella libreria di Tabin a Park City

AFFRONTARE L'IGNOTO di Sir Edmund Hillary La storia di Geoffrey Tabin è una sorprendente miscela di avventure selvagge e il superamento di sfide formidabili. Non si può fare a meno di pensare che la grande battaglia sia sempre quella di confrontarsi con se stesso. Geoff ha un desiderio incredibile di arrivare al massimo, quasi di voler andare oltre le sue capacità naturali. Ma in qualche modo, con notevole coraggio e grande determinazione, raggiunge quasi sempre il suo obiettivo, nonostante il congelamento e l'estrema stanchezza, e ritorna sano e salvo ai piedi della montagna. Geoff ha scalato il monte Everest sulla cresta sud-est ed è quasi riuscito nell'impresa sulla formidabile parete est. Molti dei suoi maggiori sforzi alpinistici sono stati in parti remote e inaccessibili del pianeta. Ha scalato nuove vie sul Monte Kenya vicino all'equatore e si è fatto strada attraverso la giungla di Irian Jaya (Nuova Guinea) per raggiungere la Piramide di Carstensz. Ha scalato la vetta isolata del Monte Vinson nell'Antartico. Geoff ha giustamente un grande rispetto per Dan Reid, morto sul Monte Kenya nel settembre 1991. Ho incontrato Dan Reid quando mi sono unito al suo team per la prima esplorazione dell'arrampicata sulla Kangshung Face del Monte Everest e successivamente siamo diventati amici. Ho anche incontrato Geoff per la prima volta in quella stessa occasione. Dan era un uomo sorprendente sia come scalatore che come essere umano. In un certo senso Dan è stato un modello per Geoff. Erano entrambi incredibilmente determinati e anche un’po incoscienti. Entrambi non hanno trascurato alcuna sfida che gli impedisse di raggiungere i loro obiettivi - ma correndo enormi rischi nei loro successi alpinistici. Geoff è uno strano conglomerato di successi e di sconfitte onorevoli. Ha incontrato molte personalità strane e sembra che gli siano piaciute tutte. Ma non c'è dubbio sul suo coraggio e determinazione.

Dalla prefazione al libro Blind Corners: Adventures on Seven Continents di Geoffrey Tabin


UN’AVVENTURA IN SOLITARIA In Perù alla ricerca della natura, delle tradizioni e dell’armonia con se stessi di Giulia Pirri

L

o scorso settembre ho preso quell’aereo che mi ha trasportato dove ha avuto inizio la mia

avventura in solitaria in Perù. Sono arrivata a Lima, l’unica destinazione pianificata del mio viaggio. Lì, infatti, avevo prenotato le prime due notti in ostello, certa che non mi sarei fermata più di tanto data la mia poca

Trekking 7 lagunas, Regione di Cusco

sopportazione per le grandi città. Così


Monte Ausangate, regione di Cusco;

Riserva di Paracas, regione di Ica

Alba sul lago Titikaka, Puno

è stato, e con la guida National Geo-

rie orsine, pinguini, pellicani, gabbiani

trekking è lunga e tortuosa, ma c’è

ci accolgono con una cena a base di

da uno stato all’altro in Europa. Il viag-

L’isola di Amantanì vive invece di

graphic e il mio diario di viaggio, ho

e tantissimi cormorani la cui enorme

chi dorme profondamente nonostante

zuppa di quinoa, riso con verdure e

gio più lungo, ahimè, è stato di 21 ore

agricoltura, pastorizia e del cosiddetto

preso il primo di una lunga serie di

quantità da lontano fa percepire nere

tutto. Io ammiro i paesaggi della notte,

mate de coca. Quando si nasconde il

(Cusco-Lima, dicembre).

turismo vivencial: le famiglie della co-

autobus locali per spostarmi.

le isole in realtà bianche.

e la musica mi fa compagnia.

sole, la notte arriva fredda, e si dorme

Fedele compagno è stato il mio

Salutata questa meraviglia, mi sono

zaino di 7-8 kg, insomma con l’es-

addentrata nel deserto di Ica, dove un

senziale, nella ferma convinzione che

moto taxi (un’Ape car) scassatissimo

viaggiare con lo stretto necessario

in piccolissime capanne sotto una co-

munità ospitano i viaggiatori in casa, Cusco e Titikaka

offrendo loro un pasto molto semplice

perta di lana di alpaca. Alle 4 del mat-

Puno è la città portuale maggiore

con i prodotti delle loro terre – quinoa,

Con i suoi 3400 metri, il canyon

tino suona la sveglia e si riparte per

sulla sponda peruviana del lago Titika-

patate, verdure e formaggio di peco-

mi ha portato, dopo un viaggio inter-

del Colca conquista il secondo posto

salire nuovamente in cima. La fatica

ka, il lago navigabile più alto del mon-

ra- e un letto con numerose coperte

non sia solo più comodo per le spalle,

minabile tra le dune di sabbia, all’oa-

al mondo per profondità. La discesa

è ripagata dal panorama, che esplode

do. A più di 3800 metri di altitudine,

per resistere al freddo. L’esperienza in

ma alleggerisca anche lo spirito.

si di Huacachina dove ho passato la

comincia poco più avanti della Cruz

in tutta la sua unicità: ci fermiamo ad

per la prima volta ho sofferto di soro-

famiglia è davvero preziosa: mi im-

Sono partita. Nulla di programma-

notte. Ho proseguito per Arequipa, la

del condor, a Cabanaconde, punto pa-

ammirare l’alba tra le montagne.

che, il mal di montagna. Il mio auto-

merge nella quotidianità semplice

to, se non l’obiettivo di scoprire il più

città bianca spagnoleggiante, da cui

noramico dove ho avuto la fortuna di

Tornando verso Arequipa, abbiamo il

bus arriva a Puno alle 5 di mattina, e la

ed essenziale della comunità, povera

possibile durante i tre mesi che mi

sono partita per intraprendere il mio

avvistare uno dei rapaci più grandi del

tempo e la fortuna di fermarci a scat-

luce dell’alba mi regala un riflesso del

quanto ricca di sorrisi.

aspettavano, e di allontanarmi dalla

primo trekking peruviano: il canyon

pianeta, il condor. Il trekking consi-

tare qualche foto a panorami sugge-

cielo sull’acqua semplicemente inedito.

La regione di Cusco è quella che ho

cosiddetta ‘zona di comfort’ all’inse-

del Colca.

ste in due giorni di camminata, in cui

stivi, quali la valle del Colca, la valle dei

Cerco un ostello per farmi una doccia

apprezzato di più: le rovine inca sono

Mi sono affidata ad un’agenzia lo-

lo sbalzo di altitudine chiaramente è

Vulcani e la riserva nazionale Salinas y

e partire un’altra volta per visitare le

davvero moltissime, e approfondire la

La prima tappa è stata Paracas, vil-

cale, scelta su consiglio della proprie-

molto forte, perciò è consigliato essere

Aguada blanca, dove per la prima volta

isole Uros, dette anche islas flotan-

conoscenza di questa cultura signifi-

laggio di pescatori e punto di par-

taria dell’ostello in cui ho alloggiato

ben acclimatati per affrontarlo. Il pri-

ammiro alpaca e vigogne nel loro na-

tes, isole galleggianti. Esse si alzano

ca realizzare quanto radicata fosse la

tenza per la visita alla riserva naturale

ad Arequipa. Un piccolo bus da circa

mo giorno si scende lungo il sentiero

turale habitat.

e abbassano con il livello del lago, in

loro credenza nell’armonia tra uomo e

protetta. La riserva nazionale di Para-

dieci posti a sedere passa a prender-

verso il fondo del canyon, dove scorre

Tra Arequipa e Puno ho preso il

quanto sono interamente costruite in

natura. Ritrovo questo tipo di ener-

cas vanta una grande varietà di flora e

mi alla porta dell’ostello alle 2 di notte,

il fiume Colca, che dà acqua ai piccoli

primo di tanti autobus notturni. Dor-

totora. La totora è una pianta acqua-

gia in particolar modo durante il trek-

soprattutto, di fauna, con le isole Bal-

e passiamo presto a recuperare tutti i

villaggi che vivono laggiù. Cactus, ter-

mire in bus, per quanto scomodo, è

tica che cresce sulle rive e che viene

king delle 7 lagunas de Ausangate, al

lestas in cui vivono leoni marini, ota-

miei futuri compagni di camminata nei

ra rossa e temperatura che, man mano

un modo per evitare di cadere nella

utilizzata anche per la fabbricazione

di fuori degli itinerari turistici, magi-

rispettivi alloggi.

che si scende, si alza sempre di più.

condizione insopportabile di dieci o

di piccoli oggetti di artigianato la cui

Si cammina ai piedi del canyon per

più ore di spostamenti. Le distanze in

vendita, insieme alla pesca e alle visita

qualche ora, un continuo sali-scendi

Sud America sono duplicate, e ogni

turistiche, permette agli abitanti delle

prima di giungere al villaggio dove

viaggio è praticamente come passare

isole di sussistere.

gna di un periodo con me stessa.

56

Escursionismo

Un’inglese, due statunitensi, una coppia di Lima ed io. La strada verso il punto iniziale del

Nel canyon

Escursionismo

57


Tra la gente

Canyon del Colca, regione di Arequipa

co proprio per il silenzio degli spazi

vocazione nei momenti di difficoltà.

guna Churup (4450 metri): il trekking

sconfinati che lo caratterizzano.

Molti peruviani, specialmente quelli

dura circa tre ore, alcuni tratti sono

Ausangate è la montagna più alta

nati e cresciuti nelle comunità andine,

piuttosto ripidi e scivolosi (non man-

della regione di Cusco, con i suoi

conservano ancora oggi l’usanza di

cano tratti di arrampicata e attraver-

6384 m, e la sua presenza imponente

spargere sulla terra le foglie di coca

samento fiume), ma l’essere completa-

mi accompagna per l’intera cammi-

o la chicha (birra fermentata) proprio

mente sola sia durante la salita che di

nata, che ripercorre le sette lagune ai

come simbolo di riconoscenza o ri-

fronte alla laguna rende la camminata

suoi piedi per la durata di circa 5 ore.

chiamo alla Pachamama (Madre Ter-

davvero speciale e intensa, una sfida

ra).

con me stessa.

Un compagno di marcia mi racconta

Sempre all’interno del Huascaràn,

che il nevado Ausangate è considerato dagli inca apu, sacro, e tutela l’uomo

Huascaràn

ho visitato la laguna Paron, il lago più

andino. Gli Apu, secondo la cosmovi-

Altri trekking poco conosciuti dai tu-

grande del parco. Ha origine glaciale

sione andina, sono gli spiriti sacri delle

risti, ma sicuramente più noti agli alpi-

e un colore turchese intenso, diviso a

montagne, considerati come divinità

nisti, sono quelli nella regione di An-

metà dalla nebbia fitta. Piove, ma co-

molto potenti, che proteggono e sor-

cash. Capoluogo della regione e città

steggio l’intero lago, per giungere alla

vegliano i loro territori e le persone

di partenza per le escursioni è Hua-

sponda opposta e addentrarmi nel-

che ci vivono. Valore fondamentale,

raz, incastonata sul fondo della valle

la valle che mi condurrà a Paramount

infatti, è il rispetto nei confronti del-

tra la Cordillera blanca e la Cordillera

(proprio la cima rappresentata nel logo

la natura, a cui vengono fatte piccole

negra. La montagna più alta non solo

della Paramount Pictures).

offerte come segno di ringraziamento

di questa regione, ma dell’intero Perù,

La valle è caratterizzata da pini,

nei momenti di fertilità, o come in-

è il Huascaràn, con i suoi 6768 metri.

grosse pietre e fiumiciattoli. Seguendo

Dalla montagna prende nome il Parco

il corso delle acque si giunge ad un’altra

Nazionale Huascaràn, dichiarato patri-

laguna, la laguna Artesoncocha, sopra la

monio dell’UNESCO, che include al suo

quale si eleva la cima di Paramount, che

interno quasi tutta la cordillera bianca.

per mia sfortuna è coperta anch’essa

58

Escursionismo

All’interno del Parco, ho visitato la la-

dalla nebbia.

perduta: Machu Picchu. Il ruolo di Ma-

tale basata sulla conservazione delle

Al di là dell’immersione completa

chu Picchu nella vita degli inca rimane

biodiversità e sullo sviluppo di metodi

nel territorio peruviano, tra montagne,

un mistero; mancato dai conquistatori

sostenibili per l’agricoltura, andando a

deserto, oceano e città, ho cercato di

spagnoli, il sito è stato scoperto sol-

combattere la devastazione provocata

approfondire la conoscenza della realtà

tanto nel 1911 dallo storico statuni-

dalle attività minerarie illegali e dalla

locale, specialmente durante il secon-

tense Bingham. Machu Picchu infatti

deforestazione.

do mese di viaggio quando il bisogno

è ben nascosta, una zona protetta e

Durante la settimana di volontaria-

di stare da sola non era più così for-

lontana tra le montagne. Ho deciso di

to, io e altri ragazzi ci siamo occupati

te come all’inizio. Per fare questo, ho

raggiungere Machu Picchu cammi-

della manutenzione delle coltivazioni

pensato di affidarmi ad alcuni proget-

nando, con la convinzione che chi per

della concessione, i cui prodotti pri-

ti di volontariato, che oltre ad essere

pigrizia arriva in treno e bus si perde

mari sono cacao e caffè, e del moni-

una forma di sostegno, sono anche un

una parte integrante della meta.

toraggio biologico della fauna presente

ottimo modo per entrare in contatto

Ai piedi delle montagne, il cammino

nella giungla. Il monitoraggio consi-

diretto con tradizioni e usanze, cultura

attraversa il verde della selva, e segue

ste nell’elaborare i dati riguardanti le

e religione delle comunità locali.

il fiume Urubamba che scorre in piena

specie animali individuate giorno per

La prima è stata un’esperienza in

sotto il sentiero. Le montagne, la selva

giorno e la densità di popolazione di

famiglia: ho lavorato presso la loro

e il fiume richiamano la trilogia inca,

queste. Abbiamo visto scimmie, agu-

scuola di arte insegnando danza e

rispettivamente il condor (o mondo

ti, capibara, caimani, rane velenose e

cucina ai bimbi, nella piccola città di

sopra, degli dei), il puma (o mondo

piccolissime, pappagalli, e trovato im-

Quillabamba, detta anche “dell’eterna

vivente, terreno), il serpente (o mon-

pronte di cinghiali e di cerbiatti.

estate” per il clima caldo tutto l’anno.

do sotto, dei morti). I tre animali sono

Il verde della vegetazione è il verde

In seguito, ho trovato l’opportunità

rappresentativi della visione del mon-

naturale più acceso che abbia mai vi-

di uno scambio lavoro-vitto e allog-

do degli inca, secondo cui questi tre

sto: tutti i colori, nella foresta, sembra-

gio, occupandomi della preparazione

mondi sono comunicanti tra loro. Da

no saturati al massimo, specialmente

delle colazioni all’interno di un ostello

qui, l’adorazione degli dei del sole, dei

dopo i temporali quando le foglie sono

a Pìsac, un piccolo villaggio nella val-

vulcani, dei fiumi e dei laghi, tutti sim-

più lucide, e i suoni di alcune specie di

le sacra sopra Cusco, attraversata dal

boli di creazione da cui provengono il

uccelli sono vere e proprie melodie.

fiume Urubamba. In questo paesino di

mondo e l’uomo stesso, e forze con

Che cosa mi ha spinto verso que-

montagna, ho trovato un’atmosfera di

cui relazionarsi in maniera armonica

sto viaggio, in realtà, l’ho scoperto una

pace e tranquillità che, fino ad allora,

per rinascere nel mondo spirituale.

volta lì, camminando.

non avevo ancora assaporato in Perù.

La forte connessione dell’uomo con

Ci sono spinte che vanno semplice-

Tradizione e richiamo di molti locali e

la natura non è solo fondamento della

mente assecondate, idee che quando

turisti è il mercato, che ricopre le vie

visione del mondo delle popolazioni

si infilano in testa vanno concretizzate

del villaggio ogni domenica, martedì e

andine, ma anche delle comunità nati-

senza porsi troppe barriere.

giovedì e dove si può trovare qualsiasi

ve della foresta amazzonica.

La ragione si presenterà agli occhi

genere alimentare e oggetto d’artigia-

Alla ricerca di un’esperienza in

quando saranno più liberi e predispo-

nato, specialmente i tessuti coloratis-

Amazzonia che andasse al di là delle

sti ad accogliere, nel frattempo... buon

simi dalle tinture di origine naturale,

escursioni turistiche in barca, ho deci-

viaggio.

vegetale e minerale. Non mancano

so di entrare nella Riserva rivolgendo-

Al Perù che mi ha regalato tante bel-

neppure le donne che tessono a mano

mi ad un’associazione di volontariato.

lezze, incontri ed esperienze, ognuna

per strada.

Mi sono affidata ad un’organizzazione

fonte di ispirazione e di riflessione, e a

no-profit, che dirige due concessio-

mio nonno Carlo che mi ha trasmesso,

ni situate nella Riserva Nazionale di

tra le righe dei suoi racconti, l’amore

Tambopata.

per la montagna.

La città perduta Ma il Valle Sagrado è noto soprattutto per essere il cuore dell’impero

L’associazione si pone l’obiettivo di

Inca, cuore presso cui risiede la città

promuovere un’educazione ambien-

Foto di Giulia Pirri


danzano fra loro solleticando il naso,

ITALIA COAST TO COAST, LA RISALITA

CicloPeriplo lungo le coste del Bel Paese /seconda parte di Stefania Steppo Valsecchi

S

scendere, ora devo solo salire, comincia davvero la strada

verso la meta, quella del rientro. Anche quest’altro lato della Puglia, Salento Adriatico, mi incanta, mi è più congeniale perché molto mosso, “molto mangia e bevi” collinare: terra brulla, ma pini marini di un verde bottiglia assai intenso, ginepri, cespugli di capperi pieni dei loro fiori violetti, macchie gialle e arancioni di corbezzoli, ulivi ed il profumo non è più quello del sale, ma di tutti questi aromi che

Piazza della chiesa di Mattinata (Foggia)

anta Maria di Leuca: finito di

mirabile sfondo tinto e musicale.

spostale di qua, alzati su, spostale di

con lo sfondo costante pervinca del

Faccio tappa a Vieste dove mi tiene

là, tira giù e tira su, strizza-impizza...

mare a suscitare pensieri leggeri. Mi

compagnia tutta la famiglia di Mar-

quando mi fermo a mangiare, vado

fermo a bordo strada gustandomi il

co Martucci, anche lui conosciuto

anche in bagno: ahahahah le ho messe

tutto dall’alto, faccio due parole con un

nelle pedalate precedenti. Mi dicono

al contrario, davanti per dietro!

giovane papà con bambino e quan-

di avere un’amica che vive a Lecco...

Oh simpatiaaaaa, portami viaaaaa.

do riparto mi urla:”Signò, ma sei Ita-

tra me penso “a sì bene, tanto siam

Riparto, supero filante uno che in mtb

liana?”. “Si, perché?”. “E no, così tutta

due gatti, figurati se ci conosciamo”;

andava lemme lemme e mi si attacca

nera come stai, credevo fossi africana,

mi enunciano il nome: oh santa ma-

alla ruota; bene, io viaggio veloce e

ma c’hai li occhi azzurri, nun capivo!”.

dre! Annarita Rosanova, la mia diretta

lui ronza dietro; bene. Io spingo de-

In effetti non sono semplicemente

collega in classe terza: carramba che

cisa sui piedi e lui non molla una cip-

abbronzata, sono “scarbontita” come

sorpresa! La chiamiamo al telefono:

pa, bene! Di li a breve al solito bivio

già dicevo, davvero bruciata nera.

anche lei urla stupefatta... incredibile...

con indicazioni strambe io mi fermo

Davvero, si davvero il destino ci metto

a consultare il mio gps e lui “vrum”

lo zampino ed è così stupefacente.

come un Gimondino felice schizza via

Tra Margherita di Savoia e Manfredonia cuore e anima vengono rapiti

che è un piacere... aveva la bici elet-

da ciò che ho intorno. Pedalo lungo

L’indomani Marco parte con me, è

una sottile striscia di terra: a destra il

allenatissimo quindi inseriamo il tur-

mare, a sinistra le saline traboccanti di

bo e sebbene mi lasci in mattinata io

fenicotteri, al punto che mi fermo, mi

procedo talmente lanciata da lui che

guardo intorno a 360° sicura di veder

giungo a Pescara, 225 km da Vie-

Stop a Chioggia: mi separano da

apparire Licia Colò microfonata per

ste, tranquilla nel pomeriggio; qui mi

Trieste 230 km. Bene! Me li pedalo

un’intervista... che scenario!

fermo così domani vedo Alessandra

domani tutto d’un fiato e porto a ter-

Tondale, lecchesissima e famosa ma-

mine il mio gagliardo periplo. Accendo

estra di sci nostrana che è qui in va-

il cellulare e trovo diversi messaggi:

canza.

“occhio che domani danno bom-

Tornantelli a raffica Passo da un paesello che si chiama

trica! Ah Trieste!

Mattinata sebbene sia pomeriggio e in

Così sia e Alessandra mi offre la

be d’acqua nella tua zona”. Consulto

questa bellezza, sognante, giungo nel

colazione del mattino, facciamo due

il meteo e: capperi verissimo! Tutti i

Gargano: montagne russe a catinelle,

amabili chiacchiere e riparto con

meteo sono concordi: sole a raffica

tornantelli a raffica, baie e insenature

quattro ciclisti locali che mi stanno

fino alle 14, poi si rannuvola e alle 15

a mitraglia che mi si capovolta tut-

seguendo su facebook: bello!

stratempo con allerta meteo, inonda-

to; però bello da film holliwoodiano.

Arrivo a Senigallia in serata e chiedo

Ma no, che dico?! Bello da Italia. Solo

ad un tizio su bici scassata: ”Scusi, qui

la nostra Italia ha questa alternanza

vicino c’è un posto per dormire?” Mi

Prendo decisione più istantanea

di terreno, di vegetazione, di mare e

guarda stralunato e fa: “Sì certo che

della Polaroid: parto appena fa chiaro

monti sempre incantevoli.

posso capire!”

e cerco di arrivare a Trieste entro le

E tutte le sere? I riflessi del tramonto fan fluttuare d’oro le onde e gli zampilli son colate di diamanti; la sabbia ocra si perde nell’intensità ambrata

“No dicevo: c’è un posto per dormire? Lui: “Il porto? No no, sta lontano vai ancora per di là...”

zioni, allagamenti e la tremenda Bora a Trieste... ahpperò!

15.00, amen-così sia. Apro gli occhi alle 4.30 del mattino, il cielo è tersissimo: via senza neanche la colazione. Pedalo senza esi-

degli scogli; l’azzurro intenso del cielo

Oh no! Riprovo urlando e scanden-

tazione nel groviglio tra Marghera e

diventa rosso purpureo poi violetto e

do: “u n p o s t o p e r d o r m i r e!”

Mestre perché la sera prima Fabiano

tutt’intorno s’incendia in avvolgen-

“Ah, sì ce sta l’Hotel California”.

ti effluvi marini con l’infrangersi delle

Evvai, ce l’abbiamo fatta e l’Hotel

acque che mi culla delicato.

California mi piglia a dormire.

Io che vivo di albe e tramonti oltre i

Tra Senigallia e Chioggia pedalata

2000 m di altitudine, abbasso le dife-

tutto ok, ma nei primi 100 km mi dan-

se e, commossa, mi inchino a questo

no un gran fastidio le brache: alzati su,

Buono, che mi segue in facebook, mi

Escursionismo

61


bandona mai... io imperterrita e final-

persone.

mente alle 15,02 arrivo sotto al car-

Ma ora è giunto il momento di dirvi

tello Trieste: ciao ciao chilometri del

il vero motivo del cicloperiplo d’Italia,

kaiser, benvenuta Trieste. Mi infilo nel

ossia: omnia vincit amor.

vale in barca guardando la costa dal mare. Allora io son partita ho fatto il periplo in bici e ho guardato tutto il mare

b&b più vicino alla stazione ferrovia-

Io ho detto e scritto che lo facevo

dalla costa.

ria: c’è posto, salgo le scale col mio

perché avendo fatto Trieste-Ventimi-

bagaglietto tolto dal sotto sella e... pum

glia in MTB tutto fuori strada sulle Alpi,

Omnia vincit amor et nos cedamus

patapum si scatena Giove Pluvio con

tutte montagne, ci stava il completa-

amori (Virgilio Marone). L’amore vince

le piante che si piegano fino all’asfalto.

mento Ventimiglia-Trieste tutto mare.

tutto, lasciamoci andare all’amore!

Incredibile, miracoloso, viva la Madon-

Certo che ci sta. Ma non sarei mai

na del Ghisallo, viva le preghiere della

partita non fosse stato che...

Io penso che solo col cuore si possono realizzare grandi cose.

mia mamma, viva Bike Walk e il suo rosario in dono a Ventimiglia 18 giorni

vita, morto il 15 agosto 2018, aveva la

fa.

ha mandato non solo la descrizione

sono così: bislacchi.

to straordinariamente perfetto: tanto

be andato in pensione. Mi diceva:”L’an

Siamo “terremotati spirituali” e io

grata.

che vee col kaiser che te lasi ‘naa amò

son certa che è proprio per questo

de per te a pedalà inturnu! Te porti a

che riusciamo a vivere cose grandi.

Non solo in Italia, ovunque, ma 15

Mi rianimo giusto quei cinque mi-

foto dei bivi dove devo girare con le

km in più dopo 20 minuti di pedalata

nuti per vedere “Trieste 105”: oohhss-

costruzioni che vedrò; quindi quando

mi fa strano.

santi numi!

arrivo davvero nei diversi luoghi, già

Niente, continuo roteando le gam-

Invoco la Madonna del Ghisallo pro-

so se girare a destra, a sinistra o filare

bette come Bip Bip di Will coyote e

tettrice dei ciclisti e continuo a pe-

dritto: incredibile e stupendo Fabiano

dopo altri 20 minuti di strada il car-

dalare.

Buono, senza il tuo aiuto non arrivavo

tello segna “Trieste 145”: urca, pedalo

Torna il “77” e ci resta fisso come il

in tempo a Trieste.

così dinamica e vado a zero all’ora!

marmo per tanti chilometri: non guar-

Ma? Sono su una cyclette?

dare non guardare!

Ore 11 circa vedo cartello “Trieste 130”, dai bene, arrivo davvero prima

Non guardare i km, non guardare i

Come per miracolo arriva un “45” e

km, pedala, Trieste, vai, non guarda-

le prime gocce d’acqua: vai vai, decisa

re. Dopo un po’ vedo “Trieste 130”: e

non mollare! Giù le mani sotto le cor-

dai, stavolta è andata meglio, anche se

na del manubrio, su in piedi sui pedali,

Procedo spedita per 20 minuti, arri-

dalla prima volta che ho visto i “130”

tira di braccia, sballotta bici qua e là:

vo alla rotonda e il cartello dice “Trie-

son passati 90 minuti. Fantastici e

veloce veloce, pensa a Pantani, pensa

ste 145”...cus’é? Mi fermo, guardo tutti

fantasiosi questi km che vanno e ven-

a Pantani.

gli strumenti di bordo, giro la testa a

gono sregolati peggio che le onde del

360 gradi come “l’Esorcista”, e no, la

mare. Che creatività.

del temporale. Faccio un pit stop di colazione e via veloce.

Fortunatamente l’indicazione suc-

chio: siiiiii. Due minuti di effervescen-

dar retta ai cartelli stradali perché

cessiva mi rimanda un bel “Trieste

za e poco dopo appare di nuovo un

105”: vai vai muoviti che dietro co-

terrificante “Trieste 45”: ma daaaaaiiiiii.

62

Escursionismo

vedé tüta la costa dal mar.”

incontri, panorami, cene, vino, profumi,

OMNIA VINCIT AMOR!!! Vostra, Steppina

Voleva girare attorno a tutto lo Sti-

Santa Maria di Leuca

Vedo un “33” con la coda dell’oc-

direzione è giusta. Eh, non devo mai

minciano i nuvoloni.

fa’ el periplo d’Italia in barca; te foo

vissuto col sorriso in cuore ed in viso:

del percorso ma anche una serie di

non ha mai scontato nulla.

patente nautica e in dicembre sareb-

Anche questo un viaggio incredibile, “Trieste 77”.

Dedicato a tutti coloro cui la vita

Sono arrivata, sono arrivata, tut-

Atto d’amore L’ombra di Steppo con bici proiettata sulla spiaggia di Santa Cesarea Terme

Maurizio, il grande amore della mia

A nord cominciano a vedersi folgo-

Il “105” resta per tutti i successi-

ri e saette da brivido in un cielo di

vi 17 o 23 rondò. Il tempo passa, le

piombo, fortuna non ancora su di me.

nubi incombono e finalmente arriva un

Via via vai vai e il “33” non mi ab-

Escursionismo

63


Il FONDO AL TEMPO DEL COVID 19

TRE GIORNI IN DOLOMITI

La breve stagione 2019-2020 prima del lockdown

Sulle piste del Cadore di Giuseppina Negri

Il programma delle attività, presentato

hanno offerto buone opportunità di

di Cadore per la tradizionale Tre giorni

in sede CAI Lecco nella serata del 6

movimento anche ai molti cammina-

per la quale rimandiamo al resoconto

novembre 2019, dopo un inizio incer-

tori; generalmente buone le condizioni

di Giuseppina Negri.

to a causa delle piogge di novembre

meteorologiche e l’innevamento.

E’ stata questa l’ultima attività del-

S

che hanno limitato le uscite a secco

Il 16 febbraio, dopo le lezioni teoriche

sui sentieri dei dintorni della città, si

iamo ormai alla fine del corso

di Alochet, percorriamo piste di varie

do di Sarè/Armentarola dopo aver

e aspetto la tre giorni per l’al-

difficoltà, raggiungiamo Campo d’Or-

percorso delle strade con la neve ai

lenamento finale verso la 52a

so, il tempo è bello, in alcune zone c’è

bordi passando per il Passo Falzarego,

Engadin Skimarathon di domenica 8

un po’ di vento e il paesaggio è stu-

finalmente un po’ d’inverno e un sole

lo Sci di Fondo conclusa proprio alle

marzo (che è stata poi annullata causa

pendo.

splendente.

e pratiche, gli allievi del corso di Ad-

soglie dell’esplosione dell’epidemia da

Corona Virus).

è poi svolto regolarmente nei mesi di

destramento si sono sfidati nella gara

Covid-19. Ci sarebbe dovuta esse-

gennaio e febbraio sia per il Grup-

sociale di fine corso: 10 km a tecnica

po scuola che per gli Amatori, con le

Dopo la prima sciata arriviamo in

Le piste che percorriamo ci permet-

L’autobus guidato dal nostro fede-

autobus all’Hotel Nigritella nella fra-

tono di vedere i bastioni dolomitici del

re un’ultima uscita domenica 1 mar-

le autista Ivan è pronto a partire, gli

zione Santa Fosca di Selva di Cadore

Monte Conturines, Monte Lavarella e

classica lungo il percorso Surlej-Sils-

zo per percorrere in amicizia e fuori

sciatori e i camminatori sono carichi

(BL).

Monte Setsas: tutto avvolto in un’at-

consuete uscite della domenica e un

Surlej. Sono risultati vincitori Stefa-

competizione tratti più o meno lunghi

per questa nuova avventura in mezzo

weekend sulla neve per i primi, con

no Farina per la categoria maschile e

della Ski Marathon dal Maloja a Sils:

alla natura e alla neve.

le escursioni del sabato per i secondi.

Laura Cappellini per la femminile.

iniziativa sospesa appena una setti-

Venerdì sciamo nel comprensorio

Meta prevalente per entrambi i gruppi

Nei giorni 21-22-23 febbraio un pul-

mana prima che si imponesse la chiu-

che ha come base il Centro Fondo

le località sciistiche dell’Engadina che

lman di sciatori si è spostato a Selva

sura totale protratta fino al 4 maggio. Due giorni in Valnontey. Foto di Giovanni Bolis

Ad ognuno di noi viene assegnata la

mosfera fantastica; lungo l’ultima pista

camera: riposino e pronti per la cena,

vediamo anche i cavalli che trascinano

preparata con cura e graditissima

gli sciatori fra una pista di discesa e

Sabato raggiungiamo il Centro Fon-

l’altra, anche questo ci rallegra.


Al ritorno passiamo per il Passo

Si formano piccoli gruppi di sciatori

Questi momenti sono per me: sport

di Giau e ammiriamo in tutto il suo

e camminatori che trascorrono le ulti-

in compagnia, allegria, spensieratezza,

splendore il Monte Nuvolao.

me ore di questa tre giorni sulla neve.

vita all’aria aperta e molto altro.

Il nostro hotel ci attende, questa

Come da consuetudine prima di

Ringrazio i nostri accompagnato-

sera solo piscina per rilassarci, dopo la

partire per il viaggio di ritorno gustia-

ri: Pina, Giovanni, Salvatore, Daniele e

cena giochiamo a carte in compagnia.

mo torte salate, dolci e molto altro: è

Clorindo che hanno organizzato que-

Al mattino della domenica dopo una

il nostro momento conviviale ricco di

sta bellissima tre giorni e tutti gli scia-

chiacchierate in compagnia.

tori e i camminatori.

buona colazione prepariamo i bagagli e raggiungiamo il Centro Fondo di

Alle 14.30 il nostro autobus è in

Peronanz in Val Fiorentina, il tempo è

partenza verso Lecco che raggiunge-

nuvoloso e poi migliora, ci sono vari

remo alle 20.30, dopo una sosta lungo

percorsi ai piedi del Monte Pelmo (il

il tragitto.

Caregon).

In questi giorni di sciate e camminate abbiamo vissuto fantastici

66

Sci di Fondo

momenti in mezzo alla natura, svolto attività fisica e condiviso con altri dei bei momenti da ricordare.

Vi aspettiamo alle prossime sciate.

Sopra: Gruppo ad Armentarola durante la Tre giorni. Foto di Salvatore Bucca; Pagina a fianco: Uscita in Engadina del Gruppo Scuola. Foto di Pina Ietto


IN LIBRERIA

SCIALPINISMO IN VAL D’OSSOLA Il territorio estremamente vario della vallata dell’Ossola, con i suoi paesaggi solitari e incontaminati, ha profondamente contagiato Simone Antonietti, l’autore di questa

RISCHIO VALANGHE

nuova guida di scialpinismo, che dopo averlo frequentato appassionatamente per oltre

La perdita di vite umane a causa delle valanghe si presenta come un fenomeno ormai frequente nonostante tutti gli sforzi di prevenzione che vengono attuati e le tempestive informazioni che vengono diffuse circa i gradi di rischio esistenti negli specifici settori montuosi. Evidentemente questo notevole impegno sociale non riesce a garantire una sicurezza assoluta per chi frequenta le montagne quando sono particolarmente innevate. Se nulla è mai di troppo quando si tratta di salvaguardare la propria esistenza, giunge pertanto opportuno il volume di Philippe Descamps e Olivier Moret, i due autori che vantano un’eccezionale competenza su tutto ciò che si riferisce alla prevenzione degli incidenti in montagna. Qui il problema valanghe

15 anni ed essendosi innamorato della sua veste invernale, ha voluto offrire la bellezza e la spettacolarità dei suoi numerosi percorsi agli appassionati di scialpinismo. Arricchito dalle splendide immagini che solo un fotografo professionista come Paolo Sartori poteva realizzare, i 59 itinerari e le due impegnative traversate, che sono stati tutti magistralmente descritti e illustrati, fanno di questa guida un irresistibile richiamo verso un ambiente selvaggio, dove ci si potrà facilmente lanciare sugli sci in indimenticabili avventure, su montagne che riservano terreni ideali sia per i neofiti sia per gli scialpinisti più esigenti.

Renato Frigerio

viene trattato sotto ogni aspetto, analizzando come gestire il pericolo, a partire dalle riflessioni da fare prima di iniziare la gita per finire al punto di come si può riuscire a sopravvivere una volta sopraffatti dalla valanga. Il libro richiede certamente una lettura non superficiale, ma garantirà in cambio un concreto senso di sicurezza e tranquillità in ogni situazione, rendendo più piacevoli le attività sportive sulla neve.

Simone Antonietti e Paolo Sartori OSSOLA SKIALP Collana “Luoghi Verticali “ – Edizioni Versante Sud 2019

Renato Frigerio

Phlippe Descamps e Olivier Moret VALANGHE – Come ridurre il rischio Collana “Performa” - Edizioni Versante Sud - gennaio 2020

L’ALPINISTA DEL GRAN SASSO Il libro di Massimo Marcheggiani potrebbe venire considerato come un racconto autobiografico, nel quale però le fasi del vissuto subentrano quasi esclusivamente quan-

ARRAMPICARE NEL PIACENTINO

do hanno qualcosa a che fare con la sua lunga e avvincente frequentazione di tante Ci sono settori geografici dove si sono sviluppati ogni genere di percorsi di arrampicata

importanti montagne. L’autore appare come persona anticonformista, che si è adattato

sportiva che richiamano alle loro falesie innumerevoli appassionati che non resistono all’invito

ad ogni genere di lavoro per guadagnarsi quel poco di che vivere, per dedicarsi senza

delle guide, che periodicamente richiedono di venir opportunamente aggiornate, anche in fun-

riserve all’alpinismo, dove si è realizzato con intensità e meriti certamente superiori a

zione delle tante nuove proposte che vengono offerte in territori particolarmente estesi.

quello che finora può essere stato recepito dai mezzi di informazione. Lo testimoniano

Qui invece, nella zona dell’Appennino piacentino non aveva finora avuto seguito l’unica gui-

però le briose pagine con cui illustra la sua ininterrotta attività, che si è esplicata in ben

da che era stata realizzata nel 2001 da Eugenio Pinotti, né con altre guide e nemmeno con

15 spedizioni extraeuropee, dove ha salito sette vette inviolate, con la ripetizione delle

un’edizione aggiornata della precedente, nonostante la continua creazione di nuove vie e il

vie più famose delle Alpi e delle Dolomiti, e con l’exploit di essere diventato, assieme

perfezionamento di quelle già esistenti grazie all’accurato impegno di climbers locali.

all’inseparabile compagno di arrampicata Tiziano Cantalamessa, l’alpinista con il maggior

Ci son voluti ben 18 anni perché Eugenio Pinotti si decidesse a dar mano con ammirevole

numero di prime invernali sul Paretone del Gran Sasso.

passione alla seconda edizione, mettendo alla luce un volume ora completo ed allettante per

Il libro, ricco anche di molti divertenti aneddoti, è tanto scorrevole e intrigante da

tutti, ma soprattutto per gli arrampicatori che non hanno mai sperimentato il fascino di questi

invogliare a leggerlo tutto d’un fiato: ma nello stesso tempo, articolato com’è in un

posti. A parte proprio le belle e numerose novità di questa seconda edizione, la guida evidenzia

incastro di ricordi che non hanno un filo cronologico, può venir preso in mano ad in-

quanto sperimentare o ritornare ad arrampicare sulle falesie o sui sassi del piacentino costituisca un piacere che non si può provare

tervalli per una breve lettura dei suoi numerosi capitoletti, che pur riducendosi spesso a poco più di una pagina, costituiscono ognuno

altrove, perché, come efficacemente scrive Maurizio Oviglia in una convincente prefazione che è tutta da leggere con attenzione,

un racconto a se stante, completo ed esauriente.

Renato Frigerio

“altre aree, non possiedono quell’anima malinconica che caratterizza questi luoghi, e che scalando su queste rocce, dopo molto ritornare, riesci a cogliere ed apprezzare. Qui le emozioni stanno più in profondità”.

68

Recensioni

Renato Frigerio

Eugenio Pinotti AEMILIA Collana Luoghi Verticali Edizioni Versante Sud 2019

Massimo Marcheggiani PORTO I CAPELLI COME WALTER B. Collana “I Rampicanti” - Edizioni Versante Sud 2019

Recensioni

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LE RACCOMANDAZIONI DEL CLUB ALPINO ITALIANO

Regole e consigli per una ripresa sicura delle attività in montagna

l’occasione per andare alla scoperta delle valli e dei borghi più di contagio da coronavirus: per questo mantieni alta e costante vicini, uscendo dalla spirale abitudinaria di privilegiare in molti la la tua attenzione, risveglia i sensi assopiti. Attiva la funzione stessa località, scoprendo così bellezze inaspettate e sempre ri- “seguimi” della app GeoResQ dello smartphone, tenendolo sispettando la natura, evitando concentrazioni pericolose di perso- lenziato e utilizzandolo solo per necessità. ne e limitando gli spostamenti.

d. Scegli un rifugio come meta, non per trovare in quota ricerca- di svago e benessere, rappresentano la “casa” delle popolazio-

COVID-19

tezze di pianura, quanto piuttosto una cortese accoglienza, consi- ni che in quelle montagne vivono, contribuendo a mantenerle gli competenti e la sobria qualità di una ristorazione che esprima ospitali, e che il tuo comportamento influisce sulle loro condi-

CAI Club Alpino Italiano COMMISSIONE CENTRALE RIFUGI E OPERE ALPINE

i sapori tradizionali di quella particolare zona di montagna; ricorda zioni di vita e di salute.

LE 10 REGOLE PER IL FREQUENTATORE PRENOTA IL PERNOTTAMENTO IN RIFUGIO, QUEST’ANNO È OBBLIGATORIO! PRIMA DI INIZIARE L’ESCURSIONE, ASSICURATI DI ESSERE IN BUONA SALUTE! ATTENDI ALL’ESTERNO DEL RIFUGIO LE INDICAZIONI DEL GESTORE! CONSUMA - METEO PERMETTENDO - BEVANDE, CAFFÈ, TORTE E PASTI VELOCI ALL’ESTERNO DEL RIFUGIO! LASCIA IL TUO ZAINO E LA TUA ATTREZZATURA TECNICA DOVE APPOSITAMENTE PREDISPOSTO DAL GESTORE! ASSICURATI DI AVERE CON TE MASCHERINA, GUANTI E IGIENIZZANTE A BASE ALCOLICA; UTILIZZALI QUANDO ENTRI NEL RIFUGIO E COMUNQUE SEMPRE QUANDO NON PUOI RISPETTARE LA DISTANZA DI SICUREZZA! PORTA CON TE IL TUO SACCO LENZUOLO O IL TUO SACCO A PELO PER PERNOTTARE AL RIFUGIO! LAVATI SPESSO LE MANI ED UTILIZZA I TUOI ASCIUGAMANI PERSONALI! RICORDA CHE IL GESTORE PUÒ SOTTOPORTI AL CONTROLLO DELLA TEMPERATURA E CHE, SE SUPERIORE A 37,5°C, PUÒ VIETARTI L’INGRESSO AL RIFUGIO! RIPORTA I TUOI DISPOSITIVI INDIVIDUALI DI PROTEZIONE USATI ED I TUOI RIFIUTI A VALLE!

Nel momento in cui riprende gradualmente la frequentazione Controllo, degli Organi Tecnici Centrali e delle Strutture Operadella montagna sono fondamentali accentuata prudenza e senso tive ha quindi predisposto le raccomandazioni essenziali rivolte responsabilità.

non solo ai soci, ma a tutti i frequentatori delle terre alte:

Ogni appassionato di montagna è chiamato a fare la propria

a. Rispetta puntualmente le disposizioni adottate a livello na-

parte perché la ripresa delle attività non si trasformi in occasio- zionale e territoriale (regione e comune), con particolare riferini per la diffusione del contagio. Sono necessari una accentuata mento alle limitazioni imposte e alla adozione di comportamenti cautela e l’adozione di comportamenti responsabili, che innanzi- come le distanze e l’utilizzo di dispositivi di protezione indivitutto significano rispetto del distanziamento fisico e svolgimento duale, a tutela tua e degli altri. delle attività in maniera individuale o in compagnia delle persone conviventi.

b. Valuta correttamente le tue capacità e condizioni fisiche,

che il rifugista presidia un territorio prezioso e assicura i contatti

In questo momento di generale difficoltà il rispetto di queste

per i soccorsi: collabora con lui e attieniti alle sue indicazioni per raccomandazioni equivarrà ad attenzione per sé e per gli altri, assicurare distanziamento e igiene; è importante la prenotazione.

oltre che per la montagna e per chi vi abita.

e. Evita le attività più impegnative e che richiedono l’uso di attrezzature alpinistiche in comune e distanze ravvicinate con altri:

A queste indicazioni di carattere generale sono seguite le

la pazienza di oggi renderà ancora più gratificanti queste attività Indicazioni operative per la ripresa delle escursioni sociali prein un futuro non lontano.

disposte dalla Commissione centrale per l’Escursionismo e dalla

f. Percorri con lentezza e prudenza l’itinerario che hai scelto, Scuola centrale di Escursionismo del CAI. segui i sentieri segnalati e quando incontri altre persone mantieni la distanza e usa la mascherina.

Tenendo conto di questi suggerimenti e nel rispetto dei più recenti provvedimenti legislativi, il Consiglio direttivo del CAI

g. Ricorda che in caso di incidente l’eventuale soccorso, già im- Lecco è impegnato nella concreta realizzazione di una graduale pegnativo per i luoghi, è reso ulteriormente critico dalla necessità riapertura in sicurezza dei luoghi e delle attività sociali. di proteggere chi viene soccorso e quanti soccorrono, dal pericolo

LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato: Giacomo (Mino) Martinelli, socio CAI Lecco dal 1992, per molti anni accompagnatore del Gruppo sezionale di Alpinismo Giovanile Giuseppe Colombo (Soso), gruppo GEO, iscritto al CAI Lecco dal 1953 Mariarosa De Battista, socia CAI Lecco dal 1995 Augusto Benedetti, iscritto al CAI Lecco dal 1988 Piero Gilardi, socio CAI appartenente al gruppo GEO Giancarlo Maroni, socio CAI, gruppo GEO Agostino Castagna, socio CAI Lecco dal 1973, ragno della prima ora e fratello del defunto Luigi Piero Cereda, socio CAI ultrasessantennale, per anni affezionato partecipe delle attività sociali in particolare dello sci di fondo Mario Marocchini, socio CAI dal 1980, membro del Gruppo di Alpinismo Giovanile, attivo per molti anni nell’accompagnamento dei ragazzi sia durante i corsi che nelle indimenticabili settimane di Santa Fosca

oltre a quelle dei familiari che vengono con te, considerando

Il Club alpino italiano, al termine di una valutazione collegiale del gli effetti del lungo periodo di forzata inattività e scegliendo Comitato Direttivo Centrale, del Comitato Centrale di Indirizzo e itinerari adeguati, preferibilmente al di sotto del tuo livello abituale; assumi diligentemente ogni più opportuna informazione

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h. Considera sempre che i luoghi che per te sono occasione

Vita di Sezione

sul percorso, sulle previsioni meteorologiche e sulla presenza di strutture di accoglienza aperte ed eventuale riparo. c. Considera le limitazioni territoriali ai trasferimenti come

E’ inoltre tragicamente scomparso, travolto da una valanga durante la salita al Pizzo del Diavolo di Val Malgina nelle Orobie valtellinesi, Matteo Bernasconi, guida alpina e accademico, membro del Gruppo Ragni. Sulle pagine di questa rivista abbiamo più volte parlato di lui e delle sue fantastiche avventure sulle montagne del mondo. Matteo della Bordella, amico e compagno di tante salite, ci consegna un commovente ricordo che pubblichiamo dopo il racconto dell’ultima spedizione in Patagonia.

Ai famigliari delle persone scomparse l’abbraccio affettuoso di tutta la sezione


CONVENZIONE PER LE ATTIVITA’ DI MONTAGNATERAPIA “Camminare assieme per fare gruppo, ascoltare il proprio corpo e conoscere il territorio dove si vive”. Questo l’obiettivo del progetto per il quale è stata recentemente firmata una convenzione tra l’ASST di Lecco e la sezione di Lecco del CAI. In questo modo viene formalizzata e regolamentata un’attività di programmazione, organizzazione e conduzione di escursioni guidate con gruppi di persone in carico ai servizi psichiatrici del Dipartimento Salute Mentale e delle Dipendenze dell’ASST (Comunità Riabilitativa ad Alta Assistenza di Bellano, Comunità protetta a Media Assistenza di Garlate, ambulatorio di Bellano, Centro Diurno di Lecco, Centro Psicosociale di Lecco e SERT). La sezione partecipa al progetto, approvato dal consiglio direttivo con delibera del 10 dicembre 2018, fornendo un numero adeguato di volontari a cui compete: la proposta di itinerari adeguati alle condizioni psico-fisiche degli utenti; l’accompagnamento lungo i percorsi prescelti; la trasmissione di informazioni sul modo corretto di frequentare la montagna e di conoscenze sull’ambiente; la realizzazione di un contesto che offra opportunità di relazioni socializzanti. Gli operatori dell’ASST dovranno valutare e successivamente verificare l’adeguatezza fisica e psicologica degli utenti alle attività proposte, e provvederanno alla gestione di tutti gli aspetti educativo-relazionali e psichici dei partecipanti. La pandemia da Covid-19 ha rallentato i tempi organizzativi e impedito lo svolgimento di escursioni nella prima metà del 2020, ma i programmi sono pronti e speriamo di poterli realizzare al più presto in condizioni di normalità e sicurezza. Adriana Baruffini

UNA FOTO DA TORINO Abbiamo ricevuto da un lettore questa foto di Quintino Sella che volentieri pubblichiamo con il commento dell’autore, Piero Fusina, socio del CAI Lecco: “Ho letto con passione l’articolo su Quintino Sella pubblicato sul numero 3/2019 della rivista CAI Lecco 1874. Mi ha fatto ricordare quando ero studente del Politecnico a Torino (anni 55…). Dopo il terzo anno avevo scelto la specializzazione Mineraria per il mio interesse già chiaro sui minerali, le grotte, i monti. Tutte le volte che uscivo dal Castello del Valentino vedevo la statua di Quintino Sella orientata proprio verso le nostre aule. In mano un martello da geologo e nell’altra un minerale. Qualche anno fa, essendo come spesso mi succede a Torino, l’ho fotografata e la tengo nel cassetto dei miei ricordi. La condivido con piacere”. Monumento a Quintino Sella opera dello scultore Cesare Reduzzi, attualmente collocato nella sede centrale del Politecnico di Torino

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BELLAVITE


CONVENZIONI CLINICA SAN MARTINO - MALGRATE Malgrate, Lecco. Via Selvetta angolo via Paradiso - tel. 0341 1695111 - Internet: clinicasmartino.com Prezzi convenzionati sulle prestazioni concordate (vedi www.cai.lecco.it). Garanzia delle prestazioni di diagnostica per immagini in 12/24 h dalla richiesta. MEDINMOVE Lecco via Balicco, 109 - Internet: www.medinmove.it Centro di Medicina Preventiva, Riabilitativa, Genetica. Prezzi convenzionati sulle prestazioni concordate (vedi www.cai.lecco.it). PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD tel. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto del 5% sugli abbonamenti stagionali. Sconto del 10% sui corsi di arrampicata sportiva

INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2020 Le quote sociali per il 2020 sono le seguenti: Socio Ordinario €46,00 Socio Ordinario* €24,00 (nati dal 1995 al 2002)

Socio Familiare** €24,00 Socio Giovane*** €16,00 (nati nel 2003 e anni seguenti)

Socio Vitalizio €20,00 Tessera per i nuovi Soci € 5,00 Duplicato Tessera € 2,00

*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. ** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento.

df SPORT SPECIALIST via Figliodoni 14 Barzanò (LC) - Internet: www.df-sportspecialist.it Presso tutti i punti vendita sconto del 15% ai soci CAI, con esclusione degli articoli in promozione o già scontati STUDIO OSTEOPATICO COPPI via Lucia 10 Lecco (LC) - tel. 393.1646699 Sconto del 20% per trattamenti osteopatici. STUDIO DI PSICOLOGIA E RISORSE UMANE - SVILUPPO E FORMAZIONE STUDIO DI PSICOLOGIA E SESSUOLOGIA - DR SILVANO SALA Lecco, Lungo Lario Cadorna 10 - tel. 0341 1761009 - 3478773720 Incontro di consulenza gratuita e sconto del 20% sugli appuntamenti successivi STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 338-7337496; 349-3702913; 3381131813; Internet: www.studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici. SPAZIOTEATRO INVITO Lecco, via Ugo Foscolo 42 tel. 0341 158 2439 Ai soci CAI riduzione del 20% sul costo del biglietto per tutti gli spettacoli e concerti della propria stagione, quindi da € 15 a € 12. Info al sito: http://teatroinvito.it/spazioteatro-invito/calendario-stagione/

Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta.

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NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291 oppure scrivere un’email a sezione@cai.lecco.it.

***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione. Ricordiamo che a partire dal 1 novembre 2019 si è aperto il tesseramento 2020. Per non perdere i benefici dell’iscrizione al CAI il rinnovo doveva essere effettuato entro il 31 maggio 2020. Qualora l’iscrizione non fossa ancora stata rinnovata, si prega di procedere con il rinnovo quanto prima passando in segreteria o con bonifico bancario (come da istruzioni riportate sul sito www.cai. lecco.it).

IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO:

In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco IBAN IT07 J056 9622 9020 0000 2154 X06. Si ricorda di indicare nella causale il nome e la data di nascita di tutti i soci per i quali viene effettuato il tesseramento. Il pagamento tramite Bonifico Bancario o Bollettino di c/c Postale prevede un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali (Esempi - Singolo socio: quota + 2,00€ - Nucleo Familiare: somma delle quote + 2,00€). Il bollino verrà spedito per posta al domicilio del socio. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede resterà chiusa da sabato 8 a lunedì 24 agosto. Considerata la situazione di emergenza sanitaria che ha coinvolto il nostro territorio nel corso di questi mesi, consigliamo comunque di mantenersi aggiornati sui nostri canali web (www. cai.lecco.it; pagina facebook Cai Sezione di Lecco “Riccardo

Cassin”) per sapere se la sede è aperta al pubblico e in quali orari. Non ci è possibile, infatti, prevedere l’andamento della situazione e poter dare indicazioni certe al riguardo. In ogni caso, è sempre possibile contattare la segreteria inviando una mail al seguente indirizzo: segreteria@cai.lecco.it.

AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. - I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. - Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. - Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. - Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.

DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qual­ siasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.

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