Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO
n° 2/2017
CAI LECCO 1874
IMMAGINI DAL RADUNO. Il CAI Lecco ai Piani di Bobbio, 18 giugno 2017
IN QUESTO NUMERO
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EDITORIALE
ESSERE SOCI
Le motivazioni della nostra adesione al CAI di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco
SENTIERI E PAROLE
ALPINISTA GENTILUOMO
Cent’anni fa nasceva Pino Panzeri, uomo colto, spirito inquieto e Ragno saggio di Angelo Faccinetto
DI ERMINIO, DEL CASTELLI E D’ALTRI FANTASMI Appunti per una storia dell’alpinismo a Lecco
ANNIVERSARIO AI PIANI DI BOBBIO
di Alberto Benini
Il 25 aprile 1937 moriva Gianni Rusconi, prima vittima dello sci sui nostri monti di Giorgio Rusconi
FIORI DI TERRE ACIDE
Alla scoperta della flora dell’Alta Valsassina
PREVENZIONE PAROLA MAGICA
di Annibale Rota
Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 2/2017
Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto
Alcuni consigli per affrontare le escursioni in montagna di Jacopo Pisati e Sebastiano Morassi
Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia
LA MOSTRA, LA PALESTRA, IL MUSEO
Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco
MONTI SORGENTI
Alberto Benini all’inaugurazione di “Alpinisti lecchesi fra lago e mare”
RILEVANDO I RILIEVI
Il corso di formazione per “operatori sentieri”
di Sergio Poli
LA MONTAGNA SI FA CINEMA
Due film inediti proiettati alla rassegna “Monti Sorgenti”
L’ALPINISTA E LA PITTRICE
di Anna Masciadri
Un libro e il Cammina(r)te: dialogo pubblico fra il Det e Luisa Rota Sperti di Adriana Baruffini
IL RITRATTO
IL CARATTERE DELL’UOMO È IL SUO DESTINO
Profilo di Giuliano Maresi visto di fronte
di Alberto Benini
Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2700 copie Chiuso in redazione 01/07/2017
ALPINISMO e ARRAMPICATA “EL VALOR DEL MIEDO”
La prima alla parete est del Cerro Murallon
di David Bacci
UNA FARFALLA INZUPPATA
La salita al Cerro Mariposa sfidando la pioggia della Patagonia di Paolo Marrazzo
ESCURSIONISMO
LE ISOLE DI ULISSE
Escursione alle Egadi, tra sentieri in quota e riserve marine
SULLA VIA FRANCIGENA
di Giorgio Pace
Da Monteriggioni a Roma sulle orme di Sigerìco di Canterbury di Claudio Santoro
I BIMBI CRESCONO
Al via la stagione 2017 del Family CAI di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico
ALPINISMO GIOVANILE
GIALLO VIVACE SUI PRATI
Giochi ed emozioni al raduno regionale di Alpinismo giovanile di Alessia Losa
SCI ALPINISMO
SCIALPINISMO IN TEMPI DI MAGRA
Due corsi, due direttori, due donne, una garanzia
GEO
di Sara Pozzetti
In copertina: spedizione dei Ragni al Cerro Murrallon. David Bacci impegnato sul muro finale della parete Est. Foto di Matteo Della Bordella.
NEL DNA ANCHE LA BICI
Valsugana sui pedali per i seniores del Geo
SCI DI FONDO
di Agostino Riva
QUOTA 34
L’attività 2016-2017 del gruppo sci di fondo escursionismo di Stefano Vimercati
Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.
L’ARTE VISTA CON GLI SCI
Fra neve e monumenti la tre giorni di fondo in Val d’Aosta
RECENSIONI VITA DI SEZIONE
di Tiziana Rota
ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.
ESSERE SOCI di Alberto Pirovano*
C
are Socie e cari Soci, l’arrivo dell’estate porta ad una pausa nelle attività sociali a favore
dell’incremento delle attività, escursionistiche ed alpinistiche personali. Invero non è sempre stato così. Quando le associazioni alpinistiche avevano lo scopo principale di condividere i pochi mezzi a disposizione la bella stagione era occasione per una maggior partecipazione alle attività organizzate, fino a condividere le proprie ferie. Penso ai campeggi estivi, tra cui quello del Gruppo Ragni, dove generazioni di soci lecchesi hanno trascorso le proprie ferie. Ora che anche il campeggio della sottosezione Strada Storta ha chiuso i battenti, speriamo temporaneamente, possiamo considerare chiuso quel periodo. Certo, anche se in piena crisi economica, i mezzi e le modalità di spendere il proprio tempo libero sono cambiati. La facilità di spostamento e le previsioni meteo sempre più affidabili fanno decidere i propri programmi all’ultimo minuto, e non si può fermare questa tendenza. Vantaggi e ideali Nascono però spontanee alcune riflessioni che vorrei condividere con voi. E’ evidente, infatti, che i cambiamenti sociali incidono anche sulla funzione stessa delle associazioni, ed il CAI, una delle più importanti a livello nazionale, e sicuramente la più impor-
Editoriale
tante nella sua declinazione locale, non
tà dell’associazione, condividendone in
può esserne immune. Negli ultimi anni
primis gli ideali.
il numero di soci è diminuito in tutta
Queste riflessioni nascono dalla
Italia, toccando il minimo nel 2013, ed
constatazione della ridotta partecipa-
ora è in apparente ripresa. Lecco ha
zione dei soci alle iniziative proposte
retto bene, riducendo di poco il cor-
dalla sezione, in particolare a quelle
po sociale negli anni più neri della crisi
meno alpinistiche e soprattutto meno
ed anticipando la ripresa di un paio
legate all’attività dei singoli gruppi.
d’anni, tanto da aver riguadagnato un
(Quasi che un socio di un gruppo non
delegato all’assemblea nazionale. Ma
sia anche socio della sezione. Ricordo
a farci riflettere non sono tanto i nu-
che è vero esattamente il contrario!)
meri, bensì le motivazioni che portano
Penso a Monti Sorgenti, dove tra il fol-
un escursionista, o alpinista che sia,
to pubblico che anche quest’anno ha
ad associarsi. Assodata la scomparsa
riempito le sale, sedevano pochi soci.
progressiva, ancora una volta complice
Se da un lato questo è sicuramente
la crisi, dei soci per tradizione, cioè di
positivo, evidenziando iniziative non
quei soci tesserati per spirito di appar-
autoreferenziali, ma realmente promo-
tenenza o tradizione famigliare, non
trici della cultura di montagna, dall’al-
vorrei che si stesse passando ai soci
tro una partecipazione più assidua dei
per convenienza. Cioè a soci motivati
soci permetterebbe una maggior coe-
esclusivamente dai servizi erogati dal
sione e condivisione di obiettivi.
CAI, in particolare da quelli assicurativi
Chi dirige un’associazione ha co-
in caso di incidente o dagli sconti nei
munque l’obbligo di cogliere i segnali,
rifugi alpini. Non vorrei essere frainte-
valutare eventuali errori, ed agire di
so, è evidente come le diverse coper-
conseguenza. Da questo punto di vi-
ture assicurative offerte ai soci siano
sta sicuramente con l’autunno saranno
un aspetto importantissimo ed in cui
avviate iniziative sul piano culturale e
il CAI continua ad investire, offrendo
della formazione, anche su scala più
una proposta senza pari. Anzi invito i
piccola, rivolte direttamente ai soci.
soci ad informarsi bene sulle copertu-
Nulla che sostituisca quanto gruppi e
re offerte ed in particolare a valutare
scuole già ottimamente propongono,
l’assicurazione anche durante la pro-
ma qualcosa di diverso: una sorta di
pria attività personale. E’ altresì certo,
spin off di Monti Sorgenti che pon-
per conoscenza ed impegno diret-
ga le tematiche del CAI durante tutto
ti dello scrivente, l’incremento degli
l’anno. State pronti e partecipate nu-
sforzi nella modernizzazione della ri-
merosi.
cettività presso i rifugi alpini e per un aumento dei vantaggi per i soci, che,
Un ricordo di Gianni
non dimentichiamolo, con la propria
Da ultimo, in appendice, non posso
tessera contribuiscono al loro mante-
non rivolgere un saluto a Gianni Bel-
nimento. Auspichiamo però un corpo
trami, non perché dovuto in quanto
sociale capace di cogliere le peculiari-
capo delegazione del Soccorso Al-
pino (che ricordo è una sezione na-
di continuità, ci ha dato una struttu-
del Soccorso, e quindi dei suoi ideali,
zionale del CAI composta da soci del
ra invidiabile. Lo dobbiamo ringraziare
davanti a tutto. Facendosi da parte per
CAI volontari), ma perché fortemen-
anche per la sua umanità. Quando ha
poi ritornare a dispensare la propria
te sentita. Ho avuto modo di vedere
ricevuto qualche sgambetto (chissà
competenza come nulla fosse acca-
Gianni in azione durante un soccorso
perché, ogni tanto, anzichè valorizzare
duto, senza rimpianti e senza voglia di
complicato in cui ci siamo entram-
i pregi delle persone ci si accanisce sui
rivalsa. Una lezione per molti.
bi trovati coinvolti. Lui impegnato
presunti difetti) ha messo l’interesse
* Presidente CAI Lecco
come elisoccorritore istituzionale, ed io come soccorritore casuale essendo stato spettatore e quindi prima persona intervenuta di un brutto incidente sull’Angelone. A Gianni dobbiamo tutti riconoscenza, come ultimo costruttore di quella macchina professionale (non così facile da realizzare con soli volontari) che è oggi il soccorso alpino lombardo. Beltrami, sulla scia dei predecessori Giulio Bartesaghi, Battista Corti, Giancarlo Riva, Pino Negri, Daniele Chiappa e senza soluzione
Immagini dalla conferenza stampa di presentazione di Monti Sorgenti 2017
Pino Panzeri (a destra nella foto) con Miroslav Rothschild in vetta al Ruwenzori il 15 giugno 1960
ALPINISTA GENTILUOMO di Angelo Faccinetto
C
ome scalatore non apparteapparte-
Panzeri, detto Pino o Panzerin per via
neva all allaa schiera dei fortissimi.
della taglia minuta, è stato una figura
Spesso nelle salite più impeimpe-
mitica.
gnative in giro per le Alpi, affrontate
Tratto da gentiluo gentiluomo, brillante di
con il Cassin, Cassin, il Bigi igio o o il Gigi Alippi si
penna, do dotato di un forte senso dell’udell’u-
legava da secondo. secondo. E se se si eccettua la
morismo condito con una buo buona do dose
salita al Ruwenzori il suo nome nome non
di ingenuità (racconta Dino Piazza di
compare fra i protagonisti delle spedispedi-
una salita al Fungo, lungo una via a
zio zi oni che hanno fatto grande il nome
strapio strapi ombo, con l’Arnaldo Tizzoni Tizzoni soso-
dei Ragni e del CAI Lecco. Ma per gli
pra, che suda e impreca per passare
alpinisti lecchesi della sua generazio generazio-
e lui, il Panzerin
ne – e di molte altre do dopo – Giuseppe
su: Arnaldo ce ce l’hai una sigaretta?),
battuta fulminante e citazione colta sempre pronte per l’uso, appassionato musicofilo, profondo conoscitore di Mozart, lettore assiduo di saggi filosofici e scientifici, fra i Ragni – gruppo del quale era un adepto della prima ora - era considerato un intellettuale. E poi era pure diplomato. Ragioniere. Ulteriore segno di distinzione in un ambiente in cui, per dirla col Bigio, “il più meno ignorante di noi aveva fatto la quinta” e non si brillava quanto a disquisizioni colte. Vogatore per la libertà Queste qualità sarebbero già di per sé sufficienti a farne un “mito”. Non fosse che “mitica” è stata un po’ tutta la sua vita. A cominciare dalla fuga dall’Albania, nel settembre del 1943. Tenente di fanteria, in forza al 440° battaglione costiero, Panzerin sovrintende un campo di prigionia in cui sono rinchiusi partigiani albanesi. Quando viene firmato l’armistizio, non ha dubbi sulla scelta da fare. Basta coi fascisti, basta coi tedeschi. E gli albanesi lo aiutano a raggiungere il porto di Durazzo a bordo di un camion. Da qui, su una barchetta a remi lunga tre metri, in compagnia di un capita-
Pino Panzeri in momenti diversi della sua attività alpinistica. Foto archivio famiglia Panzeri. In basso a destra: La tessera di iscrizione al CAI Lecco
no napoletano, attraverserà l’Adriatico e raggiungerà Brindisi dopo 56 ore di voga. Lui che, pur essendo un buon nuotatore, non può certo nemmeno definirsi uomo di lago. Quella fuga in barca dalla terra delle aquile diventerà qualche anno dopo il simbolo della sua nuova vita di alpinista ed entrerà a pieno titolo nella storia dei Ragni. Ma prima, Pino, dovrà ancora superare molti passaggi. Di
Sentieri e Parole
C’è una storia curiosa dietro la spedizione italo-yugoslava guidata da Pino Panzeri al Ruwenzori nel 1960. Uno dei tre componenti la cordata, l’alpinista triestino Ruggero Ravasini, vi ha partecipato con uno scopo preciso: compiere la promessa di deporre sulla vetta della Punta Margherita una perla del Mar Rosso. La promessa, un vero e proprio voto fatto a se stesso, risaliva a quasi 40 anni prima, al 1922. Allora Ravasini, scalatore alle prime armi, di ritorno da una ascensione al Monte Rosa fu ricevuto a Gressoney La Trinitè, assieme ai suoi compagni di avventura, dalle regina Margherita di Savoia. La regina intrattenendosi coi giovani raccontò loro che nel cuore dell’Africa esisteva una montagna che portava il suo nome. Poi si soffermò a parlare della spedizione del 1906 condotta dal Duca degli Abruzzi. Il discorso rimase impresso nella testa e nel cuore del giovane Ravasini che, quasi quarant’anni dopo, grazie alla leva offerta dal Panzerin, poté realizzare il suo sogno. Sul ghiacciaio di vetta, accanto alle bandiere italiana, yugoslava ed etiope, l’ormai maturo alpinista triestino poté deporre la sua splendente perla del Mar Rosso.
dopo essere rientrato in Italia, riparte. Questa volta per l’Africa, per conto di una ditta lecchese. A Massaua, Eritrea, la guerra ha colpito duro. C’è il porto da bonificare, dalle mine e dai relitti delle navi affondate al suo imbocco. E ci sono i rottami da recuperare e da inviare per conto della ditta (la Bonaiti) al Caleotto affinché vengano fusi. Lui dirige le squadre di demolitori, fa il direttore dei lavori, il ragioniere, il sommozzatore. E mette su famiglia. In Eritrea, pur fra frequenti viaggi, ci resterà a lungo: dal 1950 al 1961. La montagna delle nubi Anche in quell’angolo di mondo
Panzerin non accantona la passione per la montagna. Ce ne sono tante nel Corno d’Africa e su quelle montagne porta a compimento numerose vie. Vie nuove, come quella aperta sull’Amba Toquilè del 1961 - ricordata anche nel volume per i 120 anni del CAI Lecco - e vie che ripercorrono le tracce dell’alpinismo esplorativo dei decenni precedenti. In quegli anni l’Africa va di moda fra gli alpinisti. Spedizioni si spingono al Kilimangiaro, al Monte Kenya e giù fino al Ruwenzori, la “montagna delle sesto grado e più, lungo quella parete
del generale Alexander a nome degli
nubi” per via della cima perennemente
virtuale che adesso lui stesso ha scelto
alleati anglo-americani.
avvolta nella nebbia. Nel gennaio del
di affrontare, “perché non si può stare
Anche la sua vita da “civile”, nell’I-
1960 è protagonista di una di que-
sempre nell’acqua bassa”. Passaggi che
talia ritrovata, sarà vissuta all’insegna
ste spedizioni Carlo Mauri, l’amico col
si chiamano arruolamento, in Italia,
dell’avventura. Non solo sulle guglie
quale Pino, a dispetto della lontananza,
nell’armata di liberazione, compimento
della Grigna o sulle pareti della Alpi e
ha sempre mantenuto stretti rapporti.
di missioni oltre le linee nemiche per
dell’Africa orientale. Un breve perio-
Con Piero Ghiglione e Bruno Ferrario,
conto dell’Intelligence service alleato,
do da impiegato di banca e capisce
il Bigio apre al Ruwenzori una “diret-
cattura da parte dei tedeschi, prigione
subito che quella vita non fa per lui.
tissima” sulla parete ovest della Pun-
a Forlì e deportazione in Germania nei
Così, spinto anche dalla sua passione
ta Alessandra poi, di ritorno, passa da
pressi di Wittenberg, da cui tornerà
per la musica, parte per il Brasile al se-
Massaua a trovare l’amico e col suo
magrissimo e malconcio solo a fine
guito di una compagnia d’opera. Ma
’45. E che gli varranno una medaglia
anche quest’esperienza, in verità un
di bronzo al valor militare e un en-
po’ squinternata, non riuscirà ad ap-
comio, con tanto di diploma, da parte
pagare il suo animo inquieto e, poco
Sentieri e Parole
entusiasmo per la montagna appena
ranno “una fortuna sfacciata”: per tutti
er-Lehmann al pilastro nord-ovest del
salita lo contagia.
i nove giorni trascorsi sulla “montagna
Cengalo, passata alla storia, oltre che
delle nubi” sono accompagnati “da un
per il valore alpinistico, per un episo-
sole magnifico e splendente”.
dio che si racconta ancora. Nell’attra-
Pino non perde tempo e con due forti alpinisti – il triestino Ruggero Ravasini e Miroslav Rothschild del Club
versare un canalino ghiacciato (senza Via de nascundunn…
Alpino Yugoslavo di Zagabria, che già
ramponi, rimasti per ordine superio-
aveva al suo attivo il Kilimangiaro e il
Ma è il momento di fare un passo
re nello zaino) il Panzerin passa giù
Ras Dascian, la più alta vetta d’Etio-
indietro e riprendere dall’inizio il filo
come una saetta. Da sopra il Cassin
pia – il giugno successivo parte alla
del discorso.
gli urla: “Pino fermess!” Al che il Pino,
volta dell’Uganda. La spedizione vera
Come quasi tutti a Lecco, anche
terminata la scivolata nella quale, per
e propria – che verrà documentata
Pino Panzeri fa il suo apprendistato di
cercare di fermarsi, ha lasciato tutti i
da Rothschild in un filmato – durerà
rocciatore in Grignetta. E’ lui stesso a
polpastrelli e diverse unghie, risponde
in tutto nove giorni e sarà avventu-
raccontarlo, sia pure incidentalmente.
candido: “Grazie Riccardo, con te si va
rosa, anche a causa del materiale, re-
In un suo magistrale ritratto del Boga,
sul sicuro: dici sempre cosa bisogna
perito fortunosamente a Nairobi, dopo
pubblicato sul numero 1/1968 dal-
fare e quando farlo!”.
che quello spedito dall’Italia era finito
la rivista del CAI Lecco, Vita di Club,
Non è l’unico aneddoto sul loro
chissà dove. Dopo una marcia di av-
racconta che anche lui “si dilettava col
rapporto. Ce n’è un altro che mette in
vicinamento nella giungla, seguendo la
suo modesto arrampicare sulle guglie
luce il carattere dei due, uno incline
pista degli elefanti, i tre danno l’assal-
della Grigna”. E che lo faceva, come
a comandare, l’altro per niente incline
to alla vetta. Il caldo e le fatiche non
quasi tutti i ragazzi attratti dalle pareti,
a subire. Siamo su una via imprecisa-
fanno venir meno al nostro il gusto
“de nascundunn”, all’insaputa di geni-
ta e Pino non procede come Riccar-
per la battuta. I portatori (e gli alpini-
tori e parenti vari. Quell’apprendistato,
do vorrebbe. Troppo lento per l’amico
sti) temono una possibile carica degli
che già nel 1936-37 può dirsi ultima-
capocordata al quale sembra di dover
elefanti, e quando si imbattono in un
to, lo porta un bel giorno a “superare
attribuire quella lentezza a scarsa vo-
branco piuttosto vivace li fanno scap-
agevolmente” la paretina APE dell’Ago
lontà.
pare al grido di “tembò” (parola che
Teresita, e l’impresa gli farà ricevere,
Il Riccardo: “Tè, regòrdes che la mia
significa elefante in lingua swahili).
del tutto inaspettato, il più gratificante
mam l’era amò a laurà in campagna
Quel grido di difesa darà modo al Pino
dei complimenti. Quello del Boga, che
dò ur prima de fam nass”.
di coniare lì sui due piedi un nuovo
scendendo in doppia dall’Angelina si è
Il Panzerin: “Se vètt…”
proverbio: “Chi ha tembo non aspetti
fermato ad osservarlo: “… brau Panze-
Dopo il sodalizio con Cassin, una
tempo”. Come dire, “e adesso avanti!“
rin”. Un viatico per la sua futura at-
volta tornato dall’Africa, Pino Panzeri
tività.
si legherà in cordata col Bigio, con Gigi
Alla fine, compiendo una delle pochissime ripetizioni dell’itinerario se-
E’ così che nel primo dopoguerra
Alippi, con Dino Piazza, con Casimiro
guito dal Duca degli Abruzzi nel 1906,
entra a far parte del neonato grup-
Ferrari... Ma sarà soprattutto con Gigi, al
il 15 giugno 1960 i tre raggiungono
po Ragni e – come racconta Alber-
quale era legato da una solida amicizia,
la Punta Margherita (5109 m) dove,
to Benini nel suo libro Ragni di Lecco,
che arrampicherà più spesso. Ed è con
sul magnifico pulpito ghiacciato della
50 anni sulle montagne del mondo
lui, il Bigio, Josve Aiazzi e Jafet Rescalli,
vetta, pianteranno tre bandiere, italiana,
– mette a frutto le sue innate doti
che nel 1965 salirà la nord del Lyskam
yugoslava ed etiope. Nell’impresa – alla
diplomatiche adoperandosi “per cu-
per la via Welzenbach. Mentre su Vita
quale darà risalto Il giornale dell’Eri-
cire la frattura vecchi-giovani” che si
di Club (4/1967) ci lascia il bellissimo
trea del 15 luglio – Panzeri e compagni
era ben presto aperta. Le doti alpini-
resoconto su un’ascensione che lui e il
vengono assistiti da quella che defini-
stiche, invece, le usa per arrampicare
Gigi compiono sulla nord della Presa-
con Riccardo Cassin. I due in quegli
nella, stracciando una cordata tedesca.
anni formano una coppia molto attiva.
E’ il giorno del cinquantesimo com-
Nel 1949, tra le altre, effettuano una
pleanno del nostro e quella scalata è
delle prime ripetizioni della via Gais-
il regalo che gli ha voluto fare l’amico,
Sentieri e Parole
di 19 anni più giovane. L’ascensione gli permette di sperimentare di persona una nuova tecnica per arrampicare sul ghiaccio. Niente più gradini faticosamente intagliati a colpi di piccozza. Bastano le punte anteriori dei ramponi, una piccozzina nella mano destra e un chiodo da ghiaccio nella sinistra. E una bella forza. In cima, soddisfazione e commozione. E per il Pino anche i tendini dei piedi che urlano dal dolore. Col Gigi Alippi lo ritroveremo ancora diverso tempo dopo, quando, nel 1979, ormai più che sessantenne sale la via Diemberger alla parete nord del Gran Paradiso.
Giuseppe Panzeri è nato a Castello sopra Lecco il 22 settembre 1917. Negli anni Trenta inizia in Grignetta il suo apprendistato di scalatore. Diplomato ragioniere, ufficiale di complemento di fanteria, durante la seconda guerra mondiale partecipa alla campagna di Albania. Di sentimenti decisamente antifascisti, dopo l’8 settembre 1943 rifiuta di consegnarsi ai tedeschi e fugge rocambolescamente dal paese balcanico per aggregarsi in Italia alle forze alleate di liberazione. Catturato durante una missione oltre le linee nemiche, viene deportato in Germania. Rientrato in Italia alla fine del ’45, nel 1946 si iscrive al CAI, entra nel neonato gruppo Ragni e riprende l’attività alpinistica. Dopo una breve parentesi in Sud America, nel 1950 si trasferisce in Eritrea dove conduce per conto di una ditta lecchese la bonifica del porto di Massaua. Qui conosce la moglie, Elisa. Resta in Eritrea fino al 1961. Nel 1962, dopo aver accarezzato l’idea di dar vita alla “Fiera Navigante” (una nave diretta in Sud America per reclamizzare le merci prodotte dalle aziende italiane), con la famiglia lascia definitivamente Lecco per Milano. Nel capoluogo lombardo si occupa di una piccola azienda commerciale attiva nei prodotti per l’imballaggio. Continua però a mantenere strettissimi legami con l’ambiente alpinistico lecchese che frequenta ogni fine settimana. Istruttore nazionale di alpinismo, dirige alla fine degli anni Sessanta la scuola di roccia dei Ragni. Continuerà con l’attività didattica che alternerà con quella alpinistica fino ai primi anni Novanta. Muore a Milano nel 1997 alla soglia degli ottant’anni. Riposa nel cimitero di Castello.
Scuola Ragni Verso la metà degli anni Cinquanta i Ragni fondano la loro scuola di alpinismo. Sarà proprio in questa scuola che il Panzerin darà per decenni il meglio di sé. Insegnare gli piace. Ama le lezioni teoriche come quelle pratiche e nel 1968 viene nominato dal CAI –
honoris causa - Istruttore nazionale. Nonostante il suo animo irrequieto mostra propensione per l’insegnamento e la didattica. Lo testimoniano la serietà con cui svolge questa attività - non dà mai buca, nonostante dal 1962 viva a Milano - e i numerosi libri, dispense e opuscoli sulle tecniche di assicurazione, di progressione e di soccorso che raccoglie, o redige lui stesso, per rendere le lezioni al massimo proficue. (Già in Eritrea, del resto, si era prodigato per insegnare ai locali l’uso della corda doppia). Gli piace insegnare, abbiamo detto, e gli piace stare con i giovani. Oltre che la scuola dei “maglioni rossi”, della quale tra il 1966 e il 1968 è direttore, a metà degli anni Settanta lo troviamo a dirigere anche la scuola di alpinismo della sezione CAI di Gallarate e
P. Panzeri trasporta le tende a un campeggio del gruppo Ragni
qualità – cultura e scrittura - che non sempre vanno insieme. Diversi suoi articoli, lo abbiamo ricordato, sono stati pubblicati sulla rivista della sezione. Ma il punto più alto lo ha raggiunto, quando era direttore della scuola di alpinismo, scrivendo il capitolo dedicato all’arrampicata su calcare e dolomia per il manuale Alpinismo moderno redatto da Giancarlo Del Zotto. Punto più alto per il prestigio della pubblicazione, per la fama dei coautori – da Pierre Mazeaud a Riccardo Cassin, da Kurt Diemberger a Bepi De Francesch, da Cesare Maestri a Toni Hiebeler – ma soprattutto per la qualità del conP. Panzeri, a sinistra, con G. Bartesaghi in Valmasino nel 1947. Si noti il primo distintivo dei Ragni.
tenuto. Lui diceva di averlo “buttato giù”. In realtà, come ricorda anche
a insegnare in quelle di Meda e della
Piazza: “Una volta l’ho accompagnato
Alberto Benini nella citata Storia dei
sottosezione di Belledo. I suoi libretti
io. Lui non poteva neanche guidare
Ragni, nel suo scritto il Panzerin riesce
personali sono zeppi di annotazioni di
la macchina perché era appena stato
ad unire aspetti tecnici e aspetti uma-
ascensioni, scalate, escursioni in alta
operato. E’ venuto su che aveva an-
ni e soprattutto introduce un tema di
quota, vie ferrate compiute spesso in
cora dentro i tubicini del drenaggio. Al
grande modernità, sostenendo la su-
compagnia di allievi o ex allievi. Estate
campeggio non voleva mancare. Alla
periorità dell’arrampicata in libera ri-
e inverno. Piz Palù, Punta Gnifetti, Cre-
fine quando siamo ritornati era stra-
spetto a quella in artificiale, all’epoca
sta Dufour, Cima di Jazzi, Allalinhorn,
volto. Arrivati a Milano gli ho chiesto:
dominante. Una presa di posizione
Marmolada, Sella, Punta d’Arbola, Pun-
“Pino, in du’ te stè de cà?” “Me regordi
controcorrente e visionaria.
ta Leschaux, Badile, Gran Zebrù, Ortles,
pieu… me par vèsin a un aeroporto”.
Senza contare l’altro aspetto, quel-
Cevedale, Cassandra, Disgrazia, Scalino,
(In realtà abitava dalla parte opposta
lo che potremmo definire “filosofico”.
Bernina, Brenta, Tofane, Gran Paradiso,
della città, in via Grigna…)
Scrive: “Cos’è l’arrampicata? Molta
Bianco sono le cime che ricorrono più di frequente. E poi, naturalmente, le
tecnica e un po’ di improvvisazione; Modernità
molto calcolo e un po’ di intuizione;
Grigne. Decine e decine di ascensioni
Era uomo di cultura, abbiamo detto,
molta scienza e un po’ di arte; tanta
nelle quali a volte porta con sé anche
Pino Panzeri. Amava la musica classica,
prudenza e un po’ di spirito di avven-
le figlie, Rita e Giulia.
amava Mozart e leggeva moltissimo.
tura … Credo che l’arrampicata conten-
Il Panzerin è anche un tifoso dei
Leggeva di filosofia, di scienza e si
ga un po’ di tutto ciò. Ed è proprio per
campeggi estivi organizzati dai Ragni.
annotava le frasi che più lo colpivano,
questo che, semmai la “passionaccia”
Odia l’affollamento, la ressa, ma nono-
poi le trascriveva su dei foglietti e con
vi abbia contagiato, rassegnatevi a non
stante la confusione che vi regna so-
quei foglietti si riempiva le tasche. An-
guarire più del tutto, quasi che in essa
vrana il campeggio lo adora. Ci porta
che le tasche dei pantaloni da mon-
sentissimo possibile il concretarsi di
la moglie e le figlie, finché lo seguo-
tagna. Voleva averle sempre pronte
quel poco di buono che certamente
no. Non ne perde uno. Ricorda Dino
per l’uso. Ma soprattutto voleva averle
deve esserci in noi”.
Sentieri e Parole
lì a portata di mano per meditarci su,
Come scalatore, forse, il Panzerin
magari ai piedi della parete dopo una
non era dei grandissimi, la sua traccia
scalata. Pascal, Galileo, Einstein …
però l’ha lasciata. E che traccia.
Ed era anche bravo di penna. Due
DI ERMINIO, DEL CASTELLI E D’ALTRI FANTASMI tita. Manca un raccordo fra l’alpinismo
dalla quale, ad esempio si apprende
l bell’articolo di Adriana Baruffini
del sindaco-arrampicatore Giuseppe
che nell’estate del 1923 egli guidò
originato dal recupero di par-
Ongania (1869-1911), sul quale si può
una numerosa comitiva “mista” SEL-
te dell’archivio di Carlo Castelli
leggere con molto profitto il bell’ar-
APE alla ripetizione del Sigaro. Così
pubblicato sul Num 1/2017 di questa
ticolo di Raffaele Occhi uscito su Le
ne scrive sulla rivista APE dell’agosto
rivista, consente di riprendere, anche
montagne divertenti (n°38 – autunno
1923 il milanese Carlo Ferretti, diri-
solo per sommi capi qualche questio-
2016) e quanto sta fra la sua morte e
gente del sodalizio:
ne relativa alle origini dell’arrampicata
il debutto di Carlo Castelli cui spetta
“Guida capocordata il buon Castelli
a Lecco. In effetti il fenomeno dell’al-
probabilmente il titolo di primo arram-
della SEL di Lecco; lo seguiva quel-
pinismo operaio nato spontaneamen-
picatore lecchese dell’epoca moderna.
la camoscia della sua signora e il sig.
te nell’ambito del Dopolavoro Nuova
Alle notizie raccolte da Adriana Ba-
Domenico Fioretta, pure della SEL; il
Italia di San Giovanni, così come lo si
ruffini su Carlo Castelli se ne possono
sottoscritto; l’apeina sig.na Olimpia
trova raccontato nei libri di Riccardo
aggiungere altre sfogliando le pagine
Molli che ha dimostrato doti di acro-
Cassin, appare a guardar bene troppo
on-line del bollettino SEL (http://
batismo ardito; l’aquilotta delle apeine
isolato e improvviso, pur se sbocciato
www.sel-lecco.org/biblioteca/rac-
signorina Giulia Resta ed il suo amico
in una città di solide tradizioni monta-
coltanotiziari-s-e-l/)
oppure (più
Pino Riva dell’APE di Lecco che teneva
nare, come la precoce nascita del Club
difficile) consultando la rivista dell’As-
l’estremità della cordata, posto di ono-
Alpino attesta senza tema di smen-
sociazione
re e di … pazienza”.
I
di Alberto Benini
Proletaria
Escursionisti,
Una bella caricatura del duo Dones-Annoni, tratta dal volume Società Canottieri Milano, fondata nel 1890 : sessant’anni di vita, s.n., Milano 1954. Il soprannome di “Bocia” accompagnerà Dones fino alla tarda età. Contrariamente alle notizie reperibili in rete, Dones era nato a Milano (non a Venezia), in una casa affacciata sul Naviglio nel burg de furmagiatt, dove il padre esercitava, appunto, l’attività di casaro.
nottaggio Nino Castelli. Rivalsa che forse fa data dalla fine di novembre del 1914 quando Castelli prese parte alle ricerche degli alpinisti milanesi “Nando Borletti, Erminio Dones e De Rossi, soci del Club Alpino Milano – così racconta “Il prealpino” del 28 novembre – [che] partivano sabato sera 21 novembre da Milano per una gita al Grignone. Giunti a Lecco i tre seguivano l’itinerario di Mandello e pernottavano sabato notte alla capanna di Releccio. Domenica mattina di buon’ora, essi compivano l’ascensione della vetta del Grignone, ma sorpresi dalla tormenta di neve che infuriava sulla montagna non poterono effettuare la discesa: quindi si rifugiavano nella capanna della vetta” Vennero organizzate due squadre soccorso, composte la prima da Mario Tedeschi, Marzorati, Colombo e Gaetani del CAI Milano, Sassi e Ravasi SEL che salirono da Pasturo, la seconda composta dal dottor Carlo Porta (SEM) con i soci SEL Carlo Castelli e Brooks che percorsero la via del Releccio. Toccò alla prima squadra Carlo Castelli (1896-1963) con la moglie Maria Spreafico (1899-1987) pioniera, con Giulia Resta, dell’arrampicata femminile a Lecco
imbattersi non lontano dai Comolli nei tre che, lasciata finalmente la capanna,
Ma già il 19 settembre 1915, un
per la discesa, annotati con scrupolo
avevano intrapreso la via di discesa. E
anno dopo la vicenda Teresita, Castelli
sulla pagina del libro dei visitatori del
leggete sulla rivista della SEL le iro-
con Piero Spreafico e Franco Brooks
rifugio Porta (gestito non dimenti-
nie che Ravasi non mancò di riservare
(1894-1956 primo salitore della Mon-
chiamolo dal padre di uno dei vinci-
loro….
golfiera con Gino Carugati e fratello
tori del Sigaro, Angelo “Gigi” Vassalli)
Qualche suo intervento, general-
del più celebre sacerdote missionario
riducevano in modo molto sensibile
mente anticonformista, se non pole-
Riccardo) aveva effettuato la prima
quello della cordata dei primi salitori e
mico, si riscontra nei libri dei verbali
ripetizione della via aperta sul Sigaro
non si va lontani dal vero affermando
della SEL, come va aggiunto alla sua
da Fasana, Vassalli e Dones l’8 ago-
che in Castelli giocasse un sentimento
biografia che (caporal maggiore nel 6°
sto. I tempi 2.37 per la salita e 1.15
di rivalsa nei confronti di Dones che
bersaglieri) venne ferito al petto e alle
addirittura narrando molti anni dopo
mani da una raffica di mitraglia il 25
ad un giornalista la storia della prima
giugno 1917 sull’Ortigara.
Sentieri e Parole
ascensione arriverà a sostituire il suo
Altri due rocciatori lecchesi dell’e-
nome con quello del campione di ca-
poca pre-1930 di cui si vorrebbe
saper di più sono Giuseppe Perego vincitore con Gandini della Punta Giulia e primo salitore della Torre CAI al Resegone e Pierino Vitali (il Terramatta). Di quest’ultimo, nato il 26 dicembre 1910 a Lecco sappiamo che dopo l’8 settembre 1943 fu fra gli organizzatori delle prime formazioni partigiane sulle montagne lecchesi. Durante un rastrellamento, nell’ottobre del 1943 era sfuggito all’arresto. Aveva riparato in Svizzera, ove fu internato in un campo per rifugiati. Ripassata la frontiera si aggregò alla 112a brigata Garibaldi, operante in Valle d’Aosta, raggiungendo il grado di commissario di brigata. Catturato da reparti fascisti in rastrellamento, veniva fucilato a Villeneuve il 7 novembre 1944. Questi dati si ricavano dal decreto di concessione della Croce di Guerra conferitagli nel 1994. Insomma sono parecchi i “fantasmi” o quasi fantasmi che meriterebbero un accertamento. In chiusura tre osservazioni che riportano al “quadretto Castelli” da cui abbiamo preso le mosse. Il curioso copricapo che Dones in-
Il Quadretto-ricordo della prima salita all’Ago Angelina. Foto archivio Carlo Castelli.
dossa nella foto è così descritto da Eugenio Fasana nell’articolo La ca-
nella fotografia grande, sta per Unione
e a diverse gare sciistiche. Sveliamo
pitolazione del Sigaro, apparso su Le
Zincografi, stabilimento per riprodu-
i dettagli di questa salita, insieme ad
Prealpi del 1915 (numero di luglio-
zioni fotomeccaniche, attivo a Milano
altre vicende, connesse con una bella
agosto-settembre): “Ah un casco: un
a partire dal 1895, come mi segnala
fetta della storia della scoperta della
casco, armato di due piumette ricurve
l’amica Giovanna Ginex.
Grigna, ma anche con una delle vi-
e frementi come due alucce: e sotto,
La parete basale dell’Ago Teresita
cende più cupe della storia dell’ultimo
sotto quel casco, una faccia di meda-
(da allora “parete APE”) venne su-
secolo, il delitto Matteotti, in un arti-
glia antica. […] Erminio Dones”.
perata in bello stile dieci anni dopo, e
colo pubblicato sul primo numero del
Sullo spigolo meridionale del Tere-
ancora una volta da una comitiva mi-
2017 di “Archivi di Lecco e Provincia”.
sita si scorgono due persone, issate-
sta SEL-APE. E in quell’occasione fece
si evidentemente lungo la corda che
la sua bella prova Gino Amigoni, altro
Dones e Castelli avevano usato per
lecchese di cui sappiamo ancora trop-
superare la parete basale.
po poco, se non per la sua partecipa-
Inoltre la sigla UZ, in basso a sinistra
zioni ad alcune operazioni di soccorso
Sentieri e Parole
ANNIVERSARIO AI PIANI DI BOBBIO
I
di Giorgio Rusconi
l 25 Aprile 1937, ottant’anni fa, moriva sulle nevi dei Piani di Bobbio, a soli 19 anni, Gianni Rusco-
ni, figlio di Giuseppina Carzaniga e di Gabriele, fondatore della Metallurgica Rusconi di Rancio, in seguito divenuta
Fratelli Rusconi, quando i figli Carlo e Camillo la gestirono e svilupparono nel dopoguerra.
anni, insieme agli amici Gianfranco
L’incidente sull’Orscellera
Anghileri, Rinaldo Tagliaferri e ai fratelli
Così come in famiglia hanno sempre
Bartesaghi, aiutava i partigiani ricerca-
avversato il fascismo, non hanno mai
ti a mettersi in salvo negli anfratti del
celebrato l’antifascismo, per molti anni
Monte Due Mani, sopra Ballabio, pas-
monopolizzato dai partigiani comuni-
sando per cunicoli e grotte che han-
sti. Nella mia infanzia, il 25 Aprile ve-
no sempre destato in me un fascino
niva ricordato come la data destinata
enorme di avventura.
alle prime comunioni, probabilmente una data scelta appositamente dalle gerarchie religiose per bilanciare la
In famiglia c’è sempre stata una grande passione per la montagna in generale e per lo sci in particolare. Carlo era stato giudice di gara e dirigente della FISI, Millo più volte dirigente sia dello Sci Club Lecco che del CAI Lecco. Entrambi i rami della mia famiglia, i Rusconi di Rancio (Industria Metallurgica) e i Bodega di Lecco (prodotti caseari e affini) hanno sempre avversato il fascismo, pagando pesantemente con le loro attività commerciali l’aver rifiutato la tessera del fascio, che voleva dire difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime ed ostacoli alla commercializzazione dei loro prodotti. Da piccolo mi affascinavano i racconti dello zio Gianni (Bodega) e della nonna Rita che durante la guerra avevano fatto della loro “casera” di Ballabio un rifugio per gli alleati soprattutto inglesi e americani in quanto la nonna, nata a Londra, parlava correttamente l’inglese. Lo zio Gianni, che all’epoca della guerra partigiana aveva 17/18
Sentieri e Parole
La cappelletta dedicata a Gianni Rusconi ai Piani di Bobbio, di fronte al Rifugio Ratti. Foto archivio Famiglia Rusconi.
politicizzazione che aveva assunto la
concedere il permesso per la giornata
esempio al bellissimo libro creato da
festa della Resistenza.
in montagna, e i fratelli a insistere che
Dino Piazza in vetta alla Grignetta o
Da piccolo pensavo scioccamente
sarebbe stata l’ultima volta nella sta-
alla chiesetta votiva di Costa, sotto il
che lo zio Gianni Rusconi fosse morto
gione, perché ormai la neve era alla
rifugio Stoppani.
sulla neve il 25 Aprile perché giorna-
fine.
ta di festa legata alla Liberazione. Più
Come
Allora non esisteva il Soccorso Alpiricorda
l’articolo
firmato
no, anche se Riccardo Cassin – amico
tardi mi sono accorto che nel 1937 l’I-
“Scarpone” pubblicato su un giorna-
di famiglia – fu tra i primi a raggiun-
talia non era neppure entrata in guerra
le locale dell’epoca, quello di Gianni
gere il luogo dell’incidente e a calarsi
e che il 25 aprile del 1937 era una do-
Rusconi è stato probabilmente il pri-
nel buco carsico sul “Pizzo Orscellera”
menica, l’unica giornata a disposizione
mo incidente sciistico che si possa
(il Puiatt) dove cadde lo zio Gianni,
per gli appassionati di sci e montagna
annoverare, almeno dalle nostre parti.
ingannato dalla neve che lo nascon-
per compiere le loro escursioni. La zia
E’ strano che non sia stato ricordato
deva, e trovandolo ancora in vita.
Annalisa allora tredicenne, sorella mi-
tra le numerose targhe che comme-
nore di Gianni, ricorda la discussione
morano i tanti, troppi lecchesi dece-
in famiglia con i genitori riluttanti a
duti sulle nostre montagne. Penso ad
Cappelletta ricordo La famiglia Rusconi fece costruire una cappelletta, progettata da An-
Gianni Rusconi ai Piani Resinelli. Foto archivio Famiglia Rusconi.
namaria Rusconi architetto e sorella minore di Gianni, proprio di fronte al Rifugio Vittorio Ratti anche lui morto il 25 aprile 1945, otto anni dopo e in circostanze ben diverse, ucciso in piazza Garibaldi dal piombo di un cecchino fascista. La cappelletta, donata dalla famiglia Rusconi al CAI Lecco, ha seguito le sorti del Rifugio Ratti finendo nella disponibilità della proprietà attuale del rinnovato Rifugio Ratti-Cassin. Qualche anno fa avrei desiderato commemorare insieme i 70 anni della morte di Vittorio Ratti e i 78 dello zio Gianni Rusconi, con una messa nella cappelletta ai Piani di Bobbio. Purtroppo l’evoluzione climatica non porta più quelle belle abbondanze di neve alla fine di aprile, così come doveva essere stato quel 25 aprile del 1937. Gli impianti di risalita erano chiusi e non è stato possibile celebrare la ricorrenza come avrei desiderato: con le zie Annalisa e Annamaria Rusconi, gemelle di 94 anni, ancora in splendida salute.
Sentieri e Parole
FIORI DI TERRE ACIDE
T
di Annibale Rota
utte le montagne dell’Alta Valsassina sono di origine vulcanica e sono pertanto costituite
da rocce acide, o siliciche, più o meno metamorfosate. Sono tutte le montagne a nord della famosa “linea insubrica”, una faglia che attraversa il lago da Acquaseria a Bellano, corre lungo
sommitali silicee del Legnone e del
mo specie che prediligono il terreno
Pizzo Alto.
acido come la campanula barbata,
Nei prati oltre il limite del bosco, ac-
Campanula barbata, una campanula
canto a fiori che crescono indifferen-
azzurra con i bordi dei petali ricoperti
temente su tutti i tipi di terreni, come
di peluria; l’erica bianca, Erica arborea,
la pinguicola bianca, Pinguicola alpina,
un minicespuglio che solitamente rag-
la genziana porporina, Gentiana pur-
giunge dimensioni maggiori rispetto
purea, o i cespugli di rose selvatiche,
alla sorella E. carnea; il rododendro
Rosa canina e Rosa pendulina, trovia-
rosso, Rhododendron ferrugineum, un
la valle del Pioverna fino a Introbio, da dove sale al Passo del Cedrino per scendere poi in Valtorta. Si tratta, per meglio definirle, del Monte Muggio, del Cimone di Margno e della costiera che chiude la Valsassina a nord, dal Pizzo dei Tre Signori al Legnone, con tutta una serie di cime che superano i duemila metri di altezza, come il Pizzo Varrone, il Pizzo Mellasc, il Monte Colombana, il Monte Rotondo e il Pizzo Alto. E sono proprio queste montagne a ospitare fiori belli e interessanti, tipici delle rocce e dei terreni acidi delle Alpi Centrali e delle Orobie Valtellinesi. Sono montagne visitate anche nella seconda metà del Settecento dal famoso naturalista e botanico padovano Domenico Vandelli, che trascorse alcuni mesi sulle montagne del lecchese e del comasco ed ha lasciato un importante saggio sulla flora di questo territorio, legando il suo nome ad alcune specie da lui scoperte e in particolare alla “Saxifraga vandellii”, endemismo delle Prealpi calcaree lecchesi e comasche, ed alla “Androsace vandellii”, specie rara presente solo in piccole colonie negli anfratti delle rupi
Sentieri e Parole
In questa pagina dall’alto: Ranuncolo dei ghiacciai; un anemone giallo, calcifugo, su terreno calcareo assieme all’anemone narcissino Nella pagina a fianco dall’alto: Miosotis nano; Sassifraga rossa; Androsace di Vandelli. Foto di Annibale Rota.
comune piccolo cespuglio che spesso ricopre, arrossandoli, interi pendii (ed è una specie diversa da quello, Rho-
dodendron hirsutum, che invece vive solo sui terreni calcarei); la genziana punteggiata, Gentiana punctata; la primula irsuta, Primula hirsuta; l’anemone giallo, Pulsatilla apiifolia, abbastanza frequente nei pascoli alpini. Ho detto sopra che questi fiori “prediligono” i terreni silicei, perché, a differenza delle specie calcifile che generalmente crescono solo sul calcare, queste specie possono vivere anche su terreni ricchi di humus di montagne calcaree e mi è capitato più di una volta di vedere qualcuno di questi fiori vicino a “fratelli” calcifili. Ho fotografato ad esempio un anemone giallo in mezzo ad anemoni narcissini. Anche le rupi e gli anfratti rocciosi delle montagne siliciche ospitano fiori molto belli. Ne ricordo solo alcuni oltre alla sopracitata androsace di Vandelli: la rara viola di Comolli,
Viola comolliana, presente solo sulla cima del Legnone; la splendida sassifraga rossa, Saxifraga oppositifolia; il ranuncolo dei ghiacciai, Ranunculus
glacialis, che nelle Alpi riesce a salire ben oltre i tremila metri; la linaiola, Li-
naria alpina, che quasi si nasconde tra i massi con i suoi fiorellini blu-violetti con una sporgenza centrale arancione; i delicati cuscinetti bianco rosati dell’androsace alpina, Androsace alpi-
na, e quelli più vistosi dei fiori blu del miosotis nano, Eritrichium nanum. Tutte le montagne del territorio lecchese, calcaree o silicee che siano, sono molto belle e ricche di fiori stupendi: un autentico dono della natura al nostro territorio.
Sentieri e Parole
PREVENZIONE PAROLA MAGICA
Foto di Chiara Spinelli
di Jacopo Pisati* e Sebastiano Morassi*
camminata in pianura entrano in gio-
ed i movimenti corretti.
co variabili diverse (salita e discesa,
Una postura scorretta mette mag-
ella società in cui viviamo
tipologie di terreno diverse, dislivello)
giormente sotto stress la colonna
attualmente la sedentarietà è
che vanno a sollecitare in particolare
vertebrale, le anche, le ginocchia, le
uno dei fattori di rischio prin-
la colonna vertebrale e gli arti inferiori.
caviglie e i piedi.
N
La pianificazione è molto impor-
E’ molto importante quindi effettua-
Il movimento, l’esercizio fisico, lo
tante e riguarda sia l’obiettivo che, di
re, oltre ad un lavoro aerobico gene-
sport devono avere un ruolo primario
conseguenza, la preparazione fisica
rale per tutto il corpo, degli esercizi
nella nostra vita.
per raggiungerlo.
specifici e mirati che vadano a rinfor-
cipali per la nostra salute.
Il cammino è tra le attività motorie
L’obiettivo deve essere “realizzabile”,
zare e rendere sempre più resistente
più comuni ed accessibili alla mag-
iniziare gradualmente (in base al livel-
ed elastica la muscolatura che aiuta a
gior parte delle persone e può por-
lo di preparazione ed esperienza), sia
sostenere il corpo, in particolare per
tare molti vantaggi alla salute di chi lo
per quanto riguarda il dislivello che la
stabilizzare la zona lombare ed il baci-
pratica in maniera costante. Ma atten-
lunghezza della camminata, tenendo
no (core stability) e mantenere il capo
zione! Anche una semplice escursio-
sotto controllo la respirazione, l’idra-
eretto e le spalle rilassate.
ne in montagna deve essere preparata
tazione, una corretta alimentazione ed
nel migliore dei modi; rispetto ad una
adeguando il passo al tipo di terreno.
Sentieri e Parole
Fondamentale è anche una corretta “biomeccanica del cammino”: coordi-
La preprazione fisica deve essere
nazione tra i movimenti dei quattro
effettuata in ottica preventiva e deve
arti, carico e lunghezza del passo a
partire alcuni mesi prima rispetto all’i-
destra e sinistra devono essere equi-
nizio dell’attività.
librati, così come corretto deve essere
Alla base di tutto ci sono la postura
l’appoggio del piede e il movimento di
rullata (appoggio del tallone, mesopie-
sto (salita, discesa, asfalto, mulattiere,
personalizzato, attraverso una valuta-
de e poi avampiede) per ammortiz-
sterrato, bosco, ghiaioni e rocce) sono
zione posturale e del cammino (at-
zare e migliorare l’aderenza al terreno.
consigliabili scarpe da trekking che
tualmente esistono delle tecnologie
Non può mancare anche l’allena-
garantiscano un buon ammortizza-
all’avanguardia per poter rilevare dati
mento dell’equilibrio e della stabilità
mento e grip sul terreno, che sosten-
oggettivi e rivalutabili nel tempo). Me-
delle articolazioni degli arti inferiori,
gano e stabilizzino piede e caviglia
glio evitare il fai da te e google per
ovvero la propriocezione, cioè la sti-
senza limitarne il movimento.
non incorrere in consigli superficiali e
molazione di quel sistema di recettori
Un altro strumento che può essere
articolari che rilevano i cambiamenti
d’aiuto all’escursionista sono i baston-
del tipo di terreno, dell’inclinazione e
cini da trekking o meglio ancora da
E’ comunque importante mantene-
che permettono di reagire in maniera
Nordic Walking (applicando la tecnica
re un buono stato di forma fisica per
immediata ed automatica alle situa-
corretta), in quanto aiutano a bilancia-
tutto l’anno, essere attivi è fondamen-
zioni di instabilità e perdita di equili-
re il carico in maniera più equilibrata,
tale anche per la normale vita quoti-
brio, prevenendo distorsioni e cadute.
a scaricare la schiena e le articolazioni
diana, per prevenire molti acciacchi e
delle gambe e a migliorare la coor-
ridurre l’uso di farmaci: il movimento è
dinazione tra il movimento degli arti
medicina, il movimento è salute.
Scarpe e bastoncini Anche l’uso di calzature corrette è
soprattutto aspecifici e potenzialmente pericolosi.
superiori e quello degli arti inferiori.
utile per evitare spiacevoli inconve-
Affidarsi a dei professionisti esper-
nienti: la scelta andrebbe fatta in base
ti e qualificati (medico, fisioterapista,
al tipo di terreno ed alla stagione,
nutrizionista) è importante per stabi-
ma generalmente, visto che i nostri
lire un programma di preparazione e
percorsi sono per lo più di tipo mi-
prevenzione specifico e soprattutto
*Fisioterapista e Orthopedic manipulative therapist
La nostre materie prime sono la base della nostra qualità.
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Carlo Mauri durante la spedizione al Gasherbrum IV. Foto RiccardoCassin
LA MOSTRA, LA PALESTRA, IL MUSEO
di Alberto Benini “Grazie a tutti, autorità e
de nord” quasi un anno fa. Una de-
cittadini di essere qui.
dica che è innanzitutto personale, ma anche collettiva per quello che Dario
Vorrei cominciare dalla fine, per poi
ha messo a disposizione in termini
saltare all’inizio. Cioè dalla dedica di
di tempo e competenze per il nostro
questa mostra a Dario Cecchini che ci
CAI e indirettamente per la sua, la no-
ha lasciati “per andare verso il gran-
stra città.
questo elemento . Dicevo del pannello dimenticato: la storia del “Topo”, Emilio Ratti che dopo la guerra si imbarca per andare a far fortuna in Canadà (accento sulla à, data l’epoca) per andare a costruire la ferrovia verso l’Alaska. E i suoi amici (Sergio Lada e Nino Bartesaghi) che dopo averlo accompagnato al treno per Genova nel pomeriggio stanno lì a pensare che lasciarlo andare via così gli sembra brutto. E allora via, sulla Topolino del lavoro dritti fino al molo per salutarlo un’altra volta. Terra del Fuoco 1966. Gigi Alippi sopperisce alla mancanza di stivali portando in spalla un compagno
Un po’ da libro cuore, ammetto. Ma anche divertente.
Mi conferisco da solo questa libertà
esser l’impronta di famiglia) sul cosa
di movimento, in ragione del fatto che
e sul come. E per questo la mostra
queste mura mi sono estremamente
l’abbiamo fatta insieme ed è cambiata,
Nei prossimi giorni conto me ne
familiari: ci ho frequentato, con molte
allontanandosi un po’ anche dal suo
vengano in mente altri: magari la mo-
distrazioni, i primi due anni di Liceo e
titolo, che ormai era stato stabilito
stra la ampliamo e la mandiamo un po’
poi sono tornato a insegnarci parecchi
raccogliendo una suggestione di Emi-
in giro.
anni dopo. O forse solo qualche anno
lio e Alberto che a sua volta veniva da
dopo, questione di prospettiva.
un vecchio libro, classe 1996. E quindi
Intanto, come promesso, salto all’i-
c’è la noria la ruota idraulica, dell’e-
nizio, alla traversata “Albania–Italia”
Ci troviamo nella piazza dove c’era
stancia Cristina, ci sono movimen-
di Pino Panzeri, e vi racconto questa
la sede “storica” del CAI e dove è nato
ti sull’acqua che non hanno per mira
storia piena di simboli: sembra con-
Antonio Stoppani e se guardiamo
una montagna. Insomma la mostra è
tenere nel disegno realizzato apposta
dalle finestre vediamo il “suo” sasso di
cambiata (a noi piace “si è evoluta”)
da una giovane artista Erica Amato, la
Preguda e il San Martino dell’indimen-
intanto che la costruivamo.
leggerezza dei kajak di Matteo Della Bordella, la voglia di libertà di Luigi-
ticabile racconto del suo incendio. E sarebbe cambiata ancora, ad avere Da qui vediamo il lago che rappre-
ancora tempo.
no, il desiderio di riprendersi la vita del Bigio al Buckland con i suoi amici, Gigi, Casimiro, Cesare, la fame di no-
senta, riassume, simbolizza, l’elemento liquido della mostra che abbiamo re-
Stamattina mi sono svegliato pen-
vità di Casimiro e del Det quasi degli
alizzato, Marta ed io, con gli aiuti che
sando che ci stava un altro pannello:
Ulisse viaggiatori dell’acqua liquida e
trovate elencati nel pannello finale.
e non è quello sulla spedizione in An-
di quella solida. Le distanze smisurate
Dico subito che se le reciproche re-
tartide del 1975 che è raccontata qui
di tanti viaggi, l’acqua come punto di
sponsabilità nel pannello iniziale sono
vicino, fra le altre cose dell’osserva-
osservazione. L’affidarsi all’acqua per
scisse, con Marta di fatto abbiamo
torio. Perché sia chiaro questa mostra
lasciarsi alle spalle qualcosa…
ragionato (senza troppi discorsi, deve
non rappresenta tutto ciò che è stato fatto by water, offre degli spunti, narra
Questa mostra in fondo vorrebbe
delle storie. E del rapporto che gente
valorizzare un “patrimonio immate-
tendenzialmente e tradizionalmente
riale” notevolissimo: quello del viaggio,
incapace di nuotare ha intrecciato con
della scoperta, della salita che prende
le mosse dall’acqua. (Perché parliamo sempre per luoghi comuni?? Come sono pervasivi i
loci comunes: oggi storytelling, tavolo, anche nella variante tavolo tecnico, e poi patrimonio immateriale, cabina di regia. Espressioni che hanno preso il posto di “il problema sta a monte” o “nella misura in cui” di quando abitavo da studente questi muri e dell’inimitabile “cioè cazzo”, “compagni, cazzo” che, quasi quasi, pur nella sua genuina volgarità, senza grandi pretese, mi fa nostalgia.) Io credo che questo patrimonio
Sguardo su una sala espositiva
immateriale, combinato con un pa-
• Pensiamo al Mart di Rovereto, al
Sfruttando magari gli ascensori delle
trimonio materiale a cui dobbiamo il
MUSE di Trento, al Forte di Bard, al San
Meridiane per offrire un punto pano-
giusto riconoscimento e che è con-
Domenico di Forlì.
ramico non del tutto banale. I bus ur-
sono alla terra che ha fatto del lavora-
• Pensiamo a una fabbrica dismes-
bani passano vicini e conducono alle
re il ferro la sua mission e il suo DNA
sa a 300 metri dalla Stazione Ferro-
partenze di molti dei sentieri di cui si
(eccovi qua serviti due luoghi comu-
viaria, a 100 metri dalle uscite della
è discusso ieri: un altro esempio no-
ni al prezzo di uno) ci interroghi sul
superstrada e da Villa Manzoni, prati-
tevole di patrimonio (materiale o im-
nostro futuro. E che da qui venga un
camente nel centro della città. Da cui
materiale?).
richiamo al coraggio che lega insieme
si vedono quasi tutte le montagne che
le imprese che vedrete raccontate nei
circondano Lecco.
pannelli della mostra. Torno qui, nella Piazza del Mercato, la piazza XX settembre contigua
Va pensato un progetto serio, aste-
• Pensiamo ai nostri arrampicato-
nersi perditempo e acchiappa nuvole.
ri sportivi che vanno a allenarsi nelle
Va fatta invece della finanza di pro-
strutture artificiali di Verona(!) o an-
getto per promuovere lo sviluppo (cito
che più lontano.
ancora la legge) del nostro territorio.
alla Piazza dedicata a Cermenati, altro
• Guardiamo a quanto è stato già
Per produrre lavoro e identità. Per-
nume tutelare del nostro alpinismo. E
fatto (e bene): qui a fianco l’Osser-
ché il sapere (i saperi) passati e pre-
allora da questa piazza, che ha visto
vatorio Alpinistico Lecchese. All’altra
senti non restino fine a sé stessi, ma
legate a sé tante vicende, inauguran-
estremità della piazza un serbatoio di
diventino cose che servono a cam-
do questa mostra, lancio un appello a
oggetti depositati alla Torre Viscontea
pare e a far campare. A dare lavoro.
noi stessi cittadini, al CAI e al Comune
che domandano di entrare nel gioco.
Se da queste parti il lavorare è la cosa
di Lecco, se il Comune è, come dice
Solo poco più lontano, ma ancora in
che sappiamo fare meglio.”
all’art. 3 comma 2 il Testo unico delle
vista migliaia di metri da arrampicare
leggi sull’ordinamento degli enti locali:
en plein air. Allora perché non aggregare in una
[2. Il comune è] l’ente locale che
sola area il Museo dell’arrampicata, la
rappresenta la propria comunità, ne
Palestra di roccia, un percorso tipo
cura gli interessi e ne promuove lo
“parco avventura in versione urbana”
sviluppo.
e perché no, anche il Museo del lavoro e un centro informativo del territorio?
L’allestimento della mostra è stato curato da Bellavite Mostre & Eventi
RILEVANDO I RILIEVI
S
di Sergio Poli
abato 13 maggio 2017 ha aperto col botto l’ormai tradizionale manifestazione “Monti
Sorgenti”, che ogni primavera per un paio di settimane anima la nostra città attorno al tema della montagna. La sezione del CAI di Lecco ha organizzato presso il Politecnico di Lecco un corso rivolto agli addetti ai lavori, più precisamente agli “operatori sentieri”, per formarli sulle nuove tecniche di rilievo dei percorsi escursio-
avanza, era dunque una ghiotta occa-
Catasto dei sentieri
sione per capire, o almeno per provare
La nuova legge sancisce la nascita
a capire, di che cosa si stesse parlando.
del Catasto regionale dei sentieri, ca-
A guardare la platea – una settantina
tasto che deve essere costruito su basi
di persone – prevalevano nettamente
digitali comuni e condivise da tutti. Se
le teste canute, quindi c’era speranza
un sentiero non rientra nel catasto,
di non essere il solo neofita totalmen-
non può accedere a finanziamenti per
te digiuno dell’argomento.
le manutenzioni, quindi è ormai obbli-
Nella sua relazione introduttiva, il
gatorio, per ogni sezione CAI, inserire
presidente Commissione sentieri del
più tracciati possibile nel catasto, in
CAI Lecco, Andrea Spreafico, ha spie-
modo da non rimanere tagliati fuori. Il
gato agli “studenti” il motivo per il
fine ultimo della nuova legge è quindi
quale il CAI Lecco ha voluto organiz-
la manutenzione dei sentieri: un nobile
zare il corso: tutto parte dalla nuova
e condivisibile intento.
legge regionale sui sentieri, oggetto
Per questo motivo, si rende ormai
anche del convegno tenutosi nel po-
necessario passare al rilievo digitale
meriggio stesso sempre al Politecni-
della rete sentieristica: in Lombardia
co, insieme ad ERSAF e alla SOSEC
c’è una rete di oltre 20mila km di per-
(Struttura Operativa Sentieri e Carto-
corsi, rilevati negli ultimi 15 anni con
grafia) del CAI.
i sistemi più diversi, e quindi è ormai
Lo scorso 13 maggio si è tenuto,
allo sport e politiche giovanili e del
nostra sezione ed il liceo scientifico
presso il polo di Lecco del Politecni-
vice sindaco di Lecco, i relatori – che,
“G.B. Grassi” di Lecco, nel cui ambito
co nell’ambito della rassegna “Monti
a vario titolo, hanno avuto un ruolo
gli studenti di due classi hanno rile-
Sorgenti”, il convegno pubblico or-
fondamentale nella predisposizione
vato con strumentazione gps alcuni
ganizzato dalla Commissione sentieri
del testo normativo e che avranno
sentieri della conca del Resegone ed
sezionale dedicato all’entrata in vigore
un ruolo altrettanto importante nella
hanno successivamente pubblicato i
della nuova legge regionale sull’escur-
futura gestione del catasto regionale
dati digitali attraverso la piattaforma
sionismo e sul catasto sentieri.
nonché nell’offerta pubblica e gratu-
Openstreetmap.
nistici con la tecnologia GPS (dall’inglese Global Positioning System). Un evento storico. Per chi è abituato da sempre ad andare in giro con la “cartina di carta”, e fatica ad adeguarsi al nuovo che
di Andrea Spreafico
Buona l’affluenza di pubblico, con
ita dei dati digitali relativi ai sentieri
Alla conclusione dei lavori, si è poi
– hanno saputo ottimamente illustrare
tenuto un dibattito – moderato dal
Dopo i saluti del prorettore del polo
i temi delle rispettive relazioni, fornen-
prof. Calvetti – che ha permesso di
universitario, del presidente regio-
do spunti interessanti e chiarendo ai
approfondire i temi più rilevanti e di
nale del CAI, dell’assessore regionale
presenti gli aspetti più rilevanti delle
anticipare alcuni degli aspetti che ca-
questioni trattate.
ratterizzeranno il regolamento attua-
oltre 75 persone presenti.
Durante il convegno è stata inoltre presentata la collaborazione di “alternanza scuola/lavoro” in essere tra la
tivo della legge regionale.
k ro n p l a t z . c o m
indispensabile adottare un metodo unico, usare cioè tutti la stessa lingua, e questa è finalmente l’occasione per farlo. Poi è stata la volta della relazione tecnica del dottor Lorenzo Bassi, che ha parlato della sua esperienza di rilevatore di sentieri dagli albori dell’era digitale, nel 2002, fino ad oggi. Il primo rilievo organico di sentieri con il GPS fu effettuato con il glorioso Progetto Interreg “Charta Itinerum”, poi proseguito con il sequel “Lungo le linee rosse”. Nel giro di qualche anno furono rilevati i principali itinerari del-
I partecipanti al corso “operatori sentieri”. Foto di Danilo Villa
le province di Lecco, Como, Varese,
vere di cronaca occorre dire che Lo-
come la mitica Guida dei Monti d’Italia
Sondrio e del Canton Ticino e si ebbe
renzo Bassi, da esperto professionista,
del CAI-TCI, ma universale e gra-
un primo abbozzo di catasto dei sen-
non si è dichiarato del tutto convinto
tuita. Unico difetto di OSM è che è
tieri regionale… ma purtroppo oggi non
dell’affidabilità di questi rilievi; tuttavia,
pensata per poter seguire il percorso
è più fruibile. Oltre al fatto che quei
proprio grazie alla velocissima evo-
sullo schermo del proprio telefonino;
dati non sono più disponibili, uno dei
luzione tecnologica, ammette che nel
è piuttosto difficile stamparsi la car-
“difetti” della tecnologia digitale è che
giro di 2-3 anni la precisione di un ri-
tina e portarsela dietro, come ancora
è in continua evoluzione, e anche la
lievo fatto col cellulare sarà paragona-
fanno gli irriducibili escursionisti della
precisione dei rilievi continua a mi-
bile a quella effettuata con uno stru-
vecchia generazione. Ma siamo sicuri
gliorare, per cui ciò che era sufficiente
mento professionale. Quindi, avanti!
che si troverà il modo per andare in-
15 anni fa oggi non è più assolutamente accettabile.
contro anche alle esigenze di questa Guida digitale
retroguardia.
Il rilievo venne effettuato da per-
L’ultimo intervento della mattina lo
Per concludere: il corso è sta-
sonale specializzato, dotato di at-
ha tenuto Alessandro Palmas, refe-
to davvero stimolante, ha mostrato
trezzature professionali e con costi
rente italiano della piattaforma Open
le prospettive future, ormai diventate
non indifferenti; oggi invece, grazie
Street Map (OSM). E’ in pratica il luo-
l’odierna realtà, della tecnologia GPS a
ai progressi della tecnologia ed alla
go (digitale) dove è possibile caricare i
servizio dell’escursionismo.
sempre maggiore diffusione degli
tracciati rilevati con il proprio cellulare,
Tuttavia, ad essere sinceri fino in
strumenti digitali (uno smartphone
e creare una cartina accessibile gra-
fondo, è difficile pensare che tutti gli
l’abbiamo tutti), è possibile avere gli
tuitamente a tutti. E’ lo stesso princi-
intervenuti adesso possiedano per-
stessi risultati di allora, anzi più precisi,
pio di Wikipedia, l’enciclopedia gratuita
fettamente la materia; ma dev’essere
utilizzando semplici cellulari, da parte
che ormai è diventata la prima fonte di
come quando ti spiegano le regole di
di personale volontario, cioè a costo
informazioni per buona parte dell’u-
un nuovo gioco a carte: non le capisci
praticamente zero.
manità - quella che può accedere a
subito, le impari bene solo giocando.
un computer, ovviamente.
E forse è arrivato il momento, anche
E’ in questa direzione che si sta spingendo il CAI: il nuovo catasto
Su OSM è possibile inoltre an-
sentieri sarà il risultato dei rilievi ef-
che caricare delle foto e molte altre
fettuati dai soci CAI opportunamente
informazioni sul sentiero, in modo
formati, in grado cioè di fornire dati
che ognuno può prepararsi prima e
perfettamente compatibili e utilizzabili
“viaggiare” virtualmente sul percor-
per il data-base sei sentieri. Per do-
so. Insomma, una vera e propria guida
per la retroguardia, di cominciare a giocare.
LA MONTAGNA SI FA CINEMA di Anna Masciadri
D
urante la rassegna culturale
“Monti Sorgenti 2017” sono stati proiettati due film ine-
diti: “#storiadiunagoccia” di Nicoletta Favaron e “The white maze”, vincitore del “Premio Mario Bello” del Cai all’ul-
timo Film Festival di Trento. Storia di una goccia “Non tutti nascono coraggiosi. C’è chi nasce un po’ impaurito dalla realtà esterna, ma poi pian piano, facendo un passo dopo l’altro, si cresce e si riesce a prendere coraggio e buttarsi in mezzo al mondo. È la storia di Goccia e anche quella di molti di noi”. Con queste parole Nicoletta Favaron ha introdotto la proiezione del suo ultimo film dal titolo “#storiadiunagoccia” che è stato presentato durante “Monti Sorgenti”, la rassegna di cultura di montagna che il Cai Lecco organizza con la Fondazione Cassin, quest’anno arrivata alla settima edizione. Sala gremita il 19 maggio scorso alla Camera di Commercio di Lecco per la prima proiezione dell’ultimo film della regista lecchese, oramai al terzo lavoro prodotto insieme al Cai Lecco dopo “Prese libere” (2015) e “Prima il dovere” (2016). Questa volta però, a differenza dei primi due film, la regista ha avuto come missione solo il tema su cui costruire il film, nessun personaggio storico o percorso preciso da raccontare:
“Emilio Aldeghi mi ha chiesto l’anno
di allenarsi, divertirsi e raggiungere i
scorso di realizzare un documenta-
propri obiettivi in ambienti meravi-
rio sul ciclo dell’acqua in montagna –
gliosi. Arricchito dall’esperienza e dalle
racconta Nicoletta -. Di primo acchito
narrazioni delle persone incontrate,
ho visto la sala addormentarsi durante
il viaggio di Goccia si traduce in un
la proiezione, poi per fortuna ho avu-
percorso di crescita, di esplorazione e
to l’intuizione per rendere l’argomento
di conoscenza e apprezzamento della
più divertente”.
vita”.
E così nasce questo film, “#storia-
Gli atleti e i personaggi che hanno
diunagoccia”, ispirato dai classici Walt
dialogato nel film con Goccia e rac-
Disney dove l’animazione si fonde con
contato il loro rapporto con l’acqua
il film vero e proprio, in cui mondi in-
in tutte le sue forme sono Gigi Casati,
cantati e fantastici si incontrano con
Angelika Rainer, Daniel Antonioli, Ste-
riproduzioni del reale. “Questo docu-
fania “Steppo” Valsecchi, Luca Maspes
mentario cerca quel sapore nostalgico
(guida alpina) e Valentina d’Angella.
delle emozioni pure di un bambino per
Tantissimi i bambini presenti alla pri-
raccontare una storia di sport ed am-
ma proiezione entusiasti delle avven-
biente – prosegue nel racconto la re-
ture di Goccia; i destinatari principali
gista -. La protagonista è Goccia, una
di questo lavoro, infatti, sono loro e
piccola goccia d’acqua impaurita da
molto scuole primarie lecchesi, e non
tutto ciò che la circonda e che ancora
solo, potrebbero proiettare questo la-
non conosce. Sarà lei ad accompa-
voro per far conoscere il tema dell’ac-
gnare lo spettatore in un viaggio at-
qua e della montagna in modo diver-
traverso l’ambiente montano dove in-
tente e giocoso.
contrerà quattro atleti che fanno della montagna il terreno di gioco ideale per
Il labirinto bianco
le loro attività sportive e dell’acqua la
Provate a chiudere gli occhi, im-
risorsa imprescindibile dell’allenamen-
maginarvi in mezzo alla natura, ma
to. Per loro, Goccia, in ogni forma pre-
non nel bosco, proprio in quella na-
vista dal ciclo dell’acqua (acqua, neve
tura selvaggia e intoccata dall’uomo.
e ghiaccio) rappresenta la possibilità
Anzi, quella natura che mai ha visto
Scritto e diretto da Nicoletta Favaron #STORIADIUNAGOCCIA Genere: documentario animato Anno: 2017 Durata: 30 minuti Una co-produzione Cai Lecco e Nicoletta Favaron Assistente alla regia: Arianna Mascheri Illustrazioni: Elisabetta Bianchi Animazione: Francesca Pietrobelli e Fabio Donadoni Sound Design: Matteo Maranzana Mixage Audio: Matteo Maranzana Voci: Tania De Domenico (Stella) e Serena Clerici (Goccia)
Regista: Matthias Mayr “THE WHITE MAZE” Genere: avventura Anno: 2016 Paese: Austria Durata: 52’ l’uomo, dove le temperature scendono fino a -40 gradi e metri di neve vi circondano. Ecco, questo è l’ambiente dove è stato girato “The white maze” (Il labirinto bianco) il film che ha vinto il “Premio Mario Bello” assegnato dalla Commissione cinematografica del Cai all’ultimo Film Festival di Trento. Un lavoro che ha colpito quasi all’unanimità la giuria composta da Angelo Schena, Roberto Condotta, Michele Ambrogi, Nicoletta Favaron e Anna Masciadri (componenti della Commissione cinematografica del Cai). La storia raccontata dal film austriaco è quella dei due scialpinisti Matthias Mayr (anche regista) e Matthias Hauni Haunholder che volano in Siberia per tentare di essere i primi al mondo a salire e poi scendere con gli sci il Monte Pobeda, la cima più alta della Siberia orientale. Ma c’è un’avventura nell’avventura, i due solo per arrivare ai piedi della montagna devono trovare i mezzi Vignoni Alto di trasporto per raggiungerla facendosi aiutare dalle popolazioni locali che li prendono per mezzi matti nel voler tentare un’impresa simile, ma comunque li aiutano ad arrivare fino a 20 km dalla base della montagna da dove iniziano la loro ascensione in un territorio sconosciuto all’uomo. Quella che segue è la motivazione con cui la Commissione cinematografica del Cai ha premiato questo film: “È un film che colpisce prima l’occhio e poi il cuore. Racconta la bellezza di una terra selvaggia e dura testimoniata dalle riprese, dalla vita delle popolazioni locali, dalle loro usanze, dalle loro montagne e valli ancora
La regista Nicoletta Favaron al lavoro sul set
quasi intoccate dalla mano dell’uo-
La seconda e ultima parte del film,
mo. La Commissione cinematografica
quella che li porta a raggiungere il loro
del Cai ha voluto premiare “The whi-
sogno durato più di un anno, è quella
te maze” perché rispetta tutti i valori
più suggestiva e affascinante per chi
della nostra associazione: il gruppo,
guarda lo schermo con riprese delle
l’avventura, l’esplorazione, il rispetto
montagne sia aeree sia dalle teleca-
dell’ambiente, delle popolazioni locali
mere indossate dai protagonisti che
e delle loro tradizioni. È apprezzabile
permettono allo spettatore di vivere
per la meta e soprattutto per il viaggio
quasi in prima persona l’ascensione e
che i ragazzi compiono per arrivarci.
l’emozionante discesa con gli sci dal
Coinvolge la narrazione, la fotografia,
Monte Pobeda, la cima più alta della
il montaggio e anche la grafica mi-
Siberia orientale, e da altre cime che i
nuziosa. Trasmette lo spirito di esplo-
ragazzi decidono di affrontare. Valore
razione in terre quasi sconosciute e
aggiunto a questa opera la capacità
lontane dall’immaginario classico alpi-
di raccontare attraverso una fotogra-
nistico e scialpinistico.
fia di altissima qualità, un montaggio
Il viaggio narrato dal regista Mayr
serrato e una grafica coinvolgente che
appassiona lo spettatore nella prima
dà le coordinate al pubblico nella spe-
parte del racconto della vita in Siberia,
dizione”.
di come i locali non vogliano scalare
“The white maze” è stato proiettato
e tantomeno sciare le montagne per
a Lecco, nella sala Api, il 25 maggio
paura, ma nonostante ciò asseconda-
scorso.
no i due scialpinisti austriaci con molte informazioni e supporto logistico. Inoltre, il regista fa scoprire la lunga preparazione, i timori e le domande che i due alpinisti si pongono prima di partire, e poi anche sul posto, davanti al loro obiettivo.
L’ALPINISTA E LA PITTRICE di Adriana Baruffini
G
iuseppe Det Alippi e Luisa Rota
Sperti, l’alpinista “montanaro” e l’artista che ha trovato nella
montagna la principale fonte di ispirazione, si sono recentemente incontrati a Lecco in due occasioni pubbliche. La prima è stata la serata del 30 marzo, organizzata dal CAI Lecco in collaborazione con il Comune di Lecco e il Simul presso la sala conferenze del Palazzo delle Paure, per la presentazione del libro di Giovanni Capra Il
grande Det. Giuseppe Alippi alpinista e contadino: una storia italiana (Casa Editrice Corbaccio, 2016). Il libro, rigoroso nella ricostruzione storica, denso di informazioni, ma piacevole da leggere come un romanzo, trasporta con leggerezza il lettore dal mondo contadino a cui il Det è inestricabilmente legato per nascita e per scelta di vita, a quello del grande alpinismo del quale si è trovato a far parte da protagonista. Nel precedente numero di questa rivista abbiamo pubblicato una bella recensione dalla penna dell’alpinista Ivo Ferrari che in poche righe ha sintetizzato l’essenza dell’alpinismo del Det, quella che emana dalle pagine scritte con profonda empatia da Giovanni Capra: “un tipo di alpinismo difficile e onesto, un alpinismo che viene dopo e non prima del ‘dovere’, un alpinismo vero, dove l’opportunità di vivere completamente per la montagna non è mancata, ma
l’amore per la terra, per i profumi del
passione per la caccia; l’amicizia con
fieno e per la famiglia passa in primo
il cugino Gigi Alippi che lo inizia an-
piano”.
cora adolescente all’arrampicata, e poi
A Ivo Ferrari che nei confronti del
tanti episodi legati alla storia di per-
Det nutre una stima infinita è stato
sone incontrate e di montagne salite,
assegnato il compito di moderare la
quasi sempre da primo di cordata. Fra
serata.
queste il Cerro Campana, la montagna
Alla presenza di un folto pubblico e
“tutta bianca, lucente nel sole del mat-
con la partecipazione della sua fami-
tino” che, emersa dalle nubi dopo una
glia al completo nonché dell’autore del
notte di bufera, aveva stregato l’alpi-
libro, il Det si è raccontato. Certamen-
nista alla sua prima volta in Patagonia
te non ha potuto rendere per intero la
nel 1986. Come si legge nel prologo
sua storia, ma è riuscito a trasmettere
del libro, il Det, dopo tre tentativi va-
un’immagine convincente di sé, trat-
nificati dalle avverse condizioni me-
teggiando momenti di vita e avven-
teorologiche, riuscì a raggiungerne la
ture di montagna secondo un ordine
cima nel 2005, all’età di 70 anni.
non cronologico bensì determinato
E proprio alla vicenda del Cerro
dal fluire della memoria e delle emo-
Campana si riferisce l’opera pittorica
zioni: la vita contadina nel borgo di
che Luisa Rota Sperti, coprotagonista
Crebbio dove “gli Alippi sono di casa
della serata, ha offerto al pubblico e
da sempre”, e fra di loro il ceppo dei
ufficialmente donato al Comune di
Det, soprannome e patronimico tra-
Lecco, rappresentato per l’occasio-
smesso dal bisnonno Benedetto; l’al-
ne dall’Assessore alla Cultura Simona
ternarsi delle stagioni e il duro lavoro
Piazza: un quadro dal titolo “La con-
nei campi e nella stalla, fra Crebbio
quista del Cerro Campana”, 72×102
e i Piani Resinelli; aneddoti e ricordi
centimetri, realizzato nel 2006 con
fugaci di famiglia dove campeggiano
matita e acquerello su cartone Shol-
le figure del padre e della madre; la
ler, destinato a essere collocato all’in-
Il pubblico in sala alla presentazione del libro. Foto di Giancarlo Airoldi
gresso dell’Osservatorio Alpinistico Lecchese accanto a quelli di altri due artisti che si sono espressi con passione sul tema della montagna, Giansisto Gasparini e Bruno Biffi. Sullo sfondo del Cerro Campana, compare un ritratto del Det che sembra fondersi con la montagna: la matita di Luisa definisce un volto dall’espressione severa e serena insieme, in armonia con l’asprezza delle rocce e dei ghiacci retrostanti ma anche con la leggerezza delle farfalle gialle che svolazzano in primo piano, unica nota di colore. La
seconda
recente
occasione
che ha visto insieme l’artista e l’alpinista si è presentata il 25 maggio nell’ambito di Monti Sorgenti durante un incontro presso la sala conferenze del Palazzo delle Paure per illustrare al pubblico il nuovo progetto del Cammina(r)te nelle Grigne. Luisa Rota Sperti, ideatrice dell’iniziativa, l’ha presentata come una piccola galleria d’arte in quota e ha offerto in visione al pubblico i cinque suoi quadri destinati ad essere trasferiti per l’estate in altrettanti rifugi delle Grigne: Rosalba, Elisa, Bietti-Buzzi, Brioschi e Bogani. Un percorso di disegni che raccontano la fiaba dal sapore di
leggenda di Serpe Drago e Sass Ca-
traverso le tavole di Luisa fittissime di
vall, segnando le soste di un cammino
segni elementi reali e fantastici dell’Al-
da rifugio a rifugio. Un omaggio alle
pe, mentre scorre il tempo lento del
Grigne, magico mondo di pareti e di
riposo in rifugio.
vette, e ad un alpinista molto specia-
La partecipazione di Mario Fioren-
le, Giuseppe Det Alippi, che ha ispirato
tini ha inaugurato una sorta di ge-
uno dei personaggi della fiaba. I visi-
mellaggio fra Grigne e Dolomiti, molto
tatori di tutte le età avranno anche la
apprezzato in un suo breve intervento
possibilità di interagire con l’artista e
dal sindaco Virginio Brivio.
le sue storie attraverso quaderni di-
Mentre il progetto Cammina(r)te,
sponibili nei rifugi per essere colorati,
nato in Dolomiti arriva finalmente a
disegnati o scritti.
Lecco, una mostra lecchese dedica-
Cammina(r)te è un’esperienza che
ta a un alpinista che tanto arrampicò
in Dolomiti ha già compiuto undici
sul Civetta e sul Pelmo, organizzata
anni e si configura ormai come una
dal CAI di Lecco e curata da Alberto
consolidata offerta culturale. Ne ha
Benini e Ferruccio Ferrario, andrà in
parlato Mario Fiorentini, gestore del
Dolomiti: “Fascino, agilità, fantasia: Gigi
rifugio Città di Fiume, nel territorio del
Vitali, l’alpinista simpatico”.
Monte Pelmo, e animatore di Rifuginrete.com.
Il momento culminante di questo gemellaggio si svolgerà nel weekend
Camminarte al Monte Pelmo è un
del 1/2 luglio, in occasione del “Festi-
percorso di disegni (undici opere
val delle Alpi e delle montagne italia-
di Luisa Rota Sperti in undici rifugi)
ne”. La mostra su Gigi Vitali sarà collo-
che raccontano il viaggio di crescita
cata al rifugio Vazzoler sul Civetta. Nel
di un bambino magico, Pino, intorno
contempo il rifugio Porta ai Piani Re-
al Pelmo: storie e leggende di sassi e
sinelli ospiterà la mostra di Luisa Rota
di uomini, opportunità per gli escur-
Sperti dedicata alla leggenda dolomi-
sionisti di tutte le età di scoprire at-
tica del Regno dei Fanes: all’esterno 12 spaventapasseri (l’artista preferisce
Alla serata del libro, da sinistra Barbara Cattaneo, Simona Piazza, Ivo Ferrari, Det, Alberto Pirovano, Luisa Rota Sperti, Giovanni Capra. Foto di Giancarlo Airoldi
chiamarli creature) che rappresentano i personaggi magici della leggenda, e 12 pannelli sui quali si sviluppa la narrazione, all’interno il grande quadro che sintetizza tutto il racconto. La mostra è visitabile fino a fine stagione.
IL CARATTERE DELL’UOMO È IL SUO DESTINO Profilo di Giuliano Maresi visto di fronte
di Alberto Benini
C
i sono personaggi che sembrerebbero così fortemente
legati alle loro radici da non
potersene allontanare senza grave ri-
schio per la vita. Poi attraversano un oceano e si trovano a casa loro, in sintonia perfetta con un mondo in cui ritrovano, fuori dal tempo, elementi atavici della loro provenienza. E sembra siano nati e cresciuti lì. Ad altra categoria appartengono quegli individui così ruvidi, complicati da interpretare che a volte sembra non valerne la pena. L’alpinista cui ci dedicheremo oggi si trova appunto su questa rischiosa intersezione, sorta di “circonvoluto Eraclito della Bregaglia” (o della Patagonia, scegliete voi), per parafrasare la definizione che si appiccicava l’ingegner Carlo Emilio Gadda, sempre in bilico fra un perfezionismo maniacale applicato a lavori dall’apparenza (e non solo dall’apparenza) improba, da un lato, ed una sorta di accidia esistenziale nei confronti di impieghi certo più semplici e alla portata di (quasi) qualunque bipede implume dotato di pollice opponibile. Che è un po’ quel contrasto cui abbiamo scherzosamente accennato nel titolo. Diciamo dunque di Giuliano MaIn arrampicata al Nibbio
resi da Perledo, frazione Gisazio, per la precisione della cui mancanza non sarebbe facile venir perdonati. Classe 1940. Una biografia alpinistica decisamente atipica già dal luogo di nascita e dalla provenienza familiare con-
tadina.
Giovane apprendista fabbro
ta a funghi) conosce la sua raffinata
tento al loro mutare. E la prima volta
a Lecco, in via Cattaneo, nella leg-
tecnica di balzi con atterraggi su ter-
della scuola Ragni a Finale Ligure e
gendaria bottega del Benzoni uomo
razzini minimi, preferibilmente inclinati
Sasso Remenno porta la sua firma. Il
bizzarro e certo non particolarmente
verso l’esterno e magari anche un po’
quadro, al capitolo Ragni, si completa
votato alla didattica. Divenuto poi negli
sporchi di ghiaia o di lunga erba sec-
ricordando che durante la sua presi-
anni un pezzo medio (grosso sareb-
ca. Il suo modo di muoversi preciso
denza venne organizzata la salita del
be dir troppo) di una multinazionale
ed efficace, da persona che è nata in
Murallon, una delle pietre miliari nella
impegnata nella rilevazione statisti-
pendenza, che minimizza lo sforzo e
storia dei “maglioni rossi”.
ca, con comodo ufficio affacciato su
“sta su” dove tu ti senti decisamente
una parete di cemento nei pressi di
“venire giù”.
Autore in proprio di vie nuove, prime invernali e di salaci epigrammi a
piazza Cordusio. Ragione che spiega
Un profilo che si completerebbe alla
rima baciata, ha scalato un po’ su tut-
come fosse diventato, in quegli anni, il
perfezione con quello del tipico cac-
te le Alpi. Vediamo qualcosa della sua
terrore di tutti i controllori di biglietti
ciatore-bracconiere, specie alla quale
attività, spesso in compagnia della fi-
di treni Lecco-Milano in ritardo... Da
non appartiene, non avendo mai im-
danzata Olga che malgrado (o a cau-
ultimo un ruolo a mezzo fra il con-
bracciato un’arma in vita sua.
sa?) questa assidua frequentazione,
sigliere tecnico e il rappresentante di
che la rende titolare di un curriculum
articoli per la montagna. Impiego che
Istruttore nazionale: cerbero
pare poco attagliarsi al suo carattere
o martire
alpinistico niente male, ne diventa la moglie nel 1967.
scarsamente proclive agli accomoda-
Istruttore nazionale di alpinismo dal
menti e alle pacche sulle spalle. Cose
settembre del 1974 (Corso Marmola-
che forse fanno la differenza fra un
da-Pordoi), titolare del brevetto nu-
Scelgo a caso fra le pagine del suoi
rappresentante di successo e uno …
mero 248 di questa non folta schiera
libretti di Istruttore Nazionale l’elenco
meno.
di cerberi o martiri (a seconda del
dell’attività di un paio d’anni, a titolo
punto di vista) del sabato sera, quan-
di puro esempio e senza nessun de-
do manca sempre qualche istruttore
siderio di completezza. È però ne-
Chi ha arrampicato con lui conosce
per organizzare l’uscita. E tacciamo
cessario far precedere la segnalazione
la sua leggerezza sugli appigli piccoli, il
delle altre mille incombenze connesse.
della prima invernale (dicembre 1972
suo fiuto dell’itinerario, la sua velocità
Ha diretto corsi a Valmadrera, Melzo,
con Robi Chiappa) della via Burgasser
nelle manovre di corda, il suo odio per
per la sottosezione SNAM, per i CAI di
sulla parete nord-ovest della Sciora di
i fronzoli e per le perdite di tempo.
Alzano Lombardo e di Seregno, dove
Dentro, una salita lunga, di grande am-
E naturalmente le sue incazzature, di-
viveva il suo amico monsignor Gan-
biente con un isolamento e dimensio-
stribuite ecumenicamente fra i com-
dini ragno e prevosto della cittadina
ni che fanno pensare a scenari ancora
pagni di cordata e (malcapitati) alpini-
brianzola, nonché suo compagno di
più vasti. Ed eccoci dunque al 1975,
sti di passaggio.
molte gite.
con un Natale festeggiato con la prima
Odio per i fronzoli
Fra le pagine dei libretti
Pochi cordini, pochi moschettoni,
È entrato nei Ragni nel 1978, quando
invernale (21-25 dicembre) della Tra-
scambi fulminei alle fermate e un om-
a seguito delle dimissioni dei fondato-
versata delle Tredici Cime, una grande
brello nello zaino, fondamentale se nel
ri del Gruppo Gamma, furono reclutate
course classica che lo vede impegna-
pomeriggio ti è addosso il temporale
un po’di forze giovani (non giovanis-
to con il ragno Donato Erba, Lino Tro-
bregagliotto col suo corredo di fulmini
sime). Ne è diventato immediatamen-
vati, Luigi Zen e Duilio Strambini. (1)
e abbondanza di acque. Eccellenti per
te presidente e ha diretto la scuola
L’anno successivo, dopo le classi-
rinfrescarti dopo una lunga scalata e
con spirito aperto ai tempi, perché se
che alle Torri del Sella e al Pordoi, il
per aggiungere quel filo di adrenalina
è vero che una novità prima di essere
23 luglio in compagnia di Piero Pen-
a una giornata tutto sommato troppo
accettata dal “Maresalpi” necessita di
tranquilla.
essere sostenuta con buoni (diciamo
Chi ha diviso con lui qualche “iti-
pure ottimi) argomenti, è pur vero che
nerario esplorativo” (o qualche battu-
il nostro sa cogliere i tempi, ed è at-
Il Ritratto
33
sa si mette in tasca la Diemberger-
nasca, direttamente dall’attacco della
Schoutaler sulla nord del Roseg e poi
Vinci”, per vie che “non sono le solite
in rapida successione l’Ago di Sciora,
vie”.
ricordato di portare la bandiera?”. Al Nevado Sarapo
la Esposito-Mauri-Galli alla Pala del
Semmai segnaleremo qualche in-
Sempre a quel 1979 risale la prima
Rifugio, cui seguono tre altre sali-
contro importante e qualche collabo-
esperienza extraeuropea con l’ascen-
te nelle Pale di San Martino. Il ’75 si
razione inedita, come quello con un
sione della vergine parete sud-ovest
chiude con la prima invernale (27/12)
altro “leone della Bregaglia”, Roberto
del Nevado Sarapo (6.143 m) nelle
del canalone del Corno dei Tre Signori.
Osio, in occasione della apertura della
Ande Peruviane con Casimiro Ferrari,
Prima che l’inverno ’75-76 si con-
via sullo sperone della parete nord-est
Bruno Lombardini, Sandro Liati, Vitto-
cluda c’è tempo per la prima invernale
della Sciora di Dentro, firmata il 15 lu-
rio Meles e Maurizio (Diabolik) Scaioli.
della via Bonacossa alla cresta SO del
glio del 1979 con Donato Erba e i chia-
Viene poi il momento in cui i giovani
Pizzo Bacone con Erba, Strambini e un
vennaschi Franco Giacomelli e Renata
venuti fuori dalla scuola di alpinismo
giovane Maurizio Valsecchi. Restan-
Rossi. La settimana seguente Giuliano
mettono le ali. Così con Dario Sprea-
do in Albigna segnaliamo la nuova via
torna in zona sempre con Osio (all’e-
fico (classe 1962) c’è l’occasione per
sullo spigolo ovest della Roda val della
poca neo-presidente dell’Accademi-
la Costantini-Apollonio al pilastro di
Neve con Strambini e Erba.
co) e con Riccardo Cassin per fare la
Rozes dove il giovane capocordata
Non si vuole tediare il lettore con
ZrYd al Balzetto (già percorsa in pri-
Dario dà prova del suo talento da fuo-
uno sterile elenco di vie, ma mostrare
ma invernale parecchi anni prima con
riclasse, concedendo il bis pochi gior-
il gusto per vette non alla moda, per
Gianni Codega): fulminante la battu-
ni dopo sulla Costantini-Ghedina. Nel
canali ghiacciati, valga ad esempio
ta del Pepetto, sussurrata all’orecchio
1982 sono Carlo Aldè e Paolo Vitali
un curioso “1° percorso del canalone
di Giuliano all’incontro col trio in una
a legarsi con Giuliano su una grande
nord della Bocchetta Orientale di Ar-
nota pasticceria di Chiavenna: “ Ti sei
classica del Masino: la Gervasutti alla
Il gruppo di atletica della IV Badoni. Giuliano è il secondo dalla cima
Punta Allievi e su altre salite forse di
la prima collaborazione “ufficiale” in
venuti per un attimo ciarlieri potreb-
minor nome, ma non di minore im-
parete di Ragni e Gamma.
bero spiegare …
pegno, fino a una notevole salita della
La seconda ascensione assoluta
Cresta sud dell’Aiguille Noire con Carlo
al Cerro Norte, che è anche la pri-
Aldè, partendo a piedi dal Campeggio
ma lungo la parete est condotta con
Sono gli anni fervidi della Patago-
dei Ragni a Courmayeur alle 3 di notte
Casimiro a cavallo fra il 31 dicembre
nia “lecchese”, consacrati dal quader-
e bivaccando, dopo aver raggiunto la
1985 e il 1 gennaio 1986 è la prima
no Techint Alpinistas de Lecco en la
vetta, a discesa già parecchio avan-
vera firma patagonica di Giuliano. Una
Patagonia (1989): nuova via e prima
zata.
salita classica che sembra la trasposi-
italiana (e in inverno) al gigantesco
La svolta arriva a fine 1982 con la
zione patagonica delle sue preferenze
San Valentin nel 1989 con tentativi al
partenza con Casimiro e Fabio Lenti
alpine: bella montagna, grande am-
San Lorenzo e al Don Bosco. Nel 1993
per il Murallon: un “nulla di fatto per
biente, terreni non estremi, ma difficili
tentativo ai Dos Cuernos. Ma intanto
brutto tempo” che però spalancherà
e delicati, “da interpretare”. Nel 1987 la
le estati sono sempre più dedicate alla
a Giuliano le strade della Patagonia,
lunga “escursione glaciale” dal Chalten
sua seconda patria: Giuliano ha preso
strade sulle quali molto spazierà negli
all’Estancia Cristina, precede la leg-
casa alle porte di Chiavenna e così la
anni a venire, mettendo a frutto il suo
gendaria traversata invernale dal Fior-
Bregaglia è più vicina. Si possono in-
amore per la vita selvatica e un po’
do Falcon (Cile) a l’Estancia Cristina
gaggiare gare leggendarie con la gui-
fuori dal tempo di una Patagonia che
(Argentina) impreziosita per Casimiro,
non è ancora quella commerciale di
Egidio Spreafico e Bruno Lombardini
oggi. Nel 1985 c’è la salita allo spigo-
dalla salita all’inviolato Riso Patron, cui
lo nord-est dell’Ama Dablam con una
Giuliano non prende parte per motivi
spedizione giovani-vecchi che segna
che solo i ghiacciai della Patagonia di-
La Patagonia lecchese
Il Ritratto
35
Bevendo siero di latte con don Gandini e due pastori dell’alta Val Merdarola
Guado ‘alla moda vecchia
da bregagliotta Arturo Giovanoli sullo
le più recenti realizzazioni. Tutto fino
so le sue salite. C’è poco da fare. Ma
spigolo del Badile, percorso almeno
al compimento del 75° anno che gli ha
come dimenticare la sua straordinaria
venti volte. Si può tornare più vol-
fatto (per ora) attaccare le scarpette
biblioteca, vero labirinto (a volte an-
te sulla nord-est, salita la prima volta
al chiodo della baita… ma niente è det-
che per il suo proprietario) da Il nome
(ancora in scarponi, naturalmente) nel
to in modo definitivo.
della rosa, declinato in versione alpe-
1964 con Giuseppe Ferrari. Si può ri-
In Patagonia il suo ultimo colpo è
stre. Proprio dall’attento compulsare
petere con amici sempre diversi le vie
stato il Cerro Campana, conquistato
le vecchie guide e dal rapporto con
più amate al Frachiccio: Wasserpulver,
col Det con il quale condivide l’origine
i vecchi del Gruppo Ragni (nello spe-
Tartaruga, Sognadoro, Kasper, il Mo-
contadina, Carlo Buzzi, Egidio Spreafi-
cifico quello scrigno di memorie che
saico. E poi la Meuli alla Punta Albigna,
co e Benigno Balatti nel 2005.
era il “Nisa” Castelnuovo) nasce una
ma anche lo spigolo ovest del Mandu-
Insomma di un alpinista si doveva
sua particolare attività collaterale di
ino, senza farsi mancare qualcuna fra
parlare. E un alpinista parla attraver-
cui molti possono a tutt’oggi gode-
Olga. Giuliano e...la Lodola Gran Turismo Guzzi
Olga e Giuliano con Walter Bonatti
re: la riscoperta di antichi sentieri. È
tinerario, e qui fondamentale risulta
declinazione orizzontale di tale mae-
l’autunno del 1979 quando iniziano le
l’aiuto del “solito” Giuseppe (Pepetto)
stria ha trovato recente applicazione
ricerche del percorso dei Tecett di-
Spreafico, continua con il disgag-
nel lavoro di ricucitura di una serie di
menticato ormai da decenni e quasi
gio, con la realizzazione dei gradini,
tracce che collegavano Santo Stefa-
contemporaneamente di quello dei
la posa delle catene, la segnaletica, la
no ad Abbadia, ricucitura che è a un
Pizzetti. Se questo secondo verrà af-
valorizzazione delle essenze arboree
passo dal rendere possibile lo sposta-
fidato alle amorevoli cure dell’Aurora
più interessanti e la rimozione dell’in-
mento a Lecco dell’inizio del sentiero
Sci montagna dove milita suo cogna-
festante. Insomma tutto quel com-
del Viandante.
to Piero Pensa, i Tecett diventeranno
plesso di operazioni che oggi ren-
una riserva di caccia per il suo spirito
dono l’anello Tecett-Pizzetti una delle
da contadino verticale, caratterizzato
cose più belle che si possono fare sulla
dalla tipica predilezione per i materiali
montagne di Lecco. L’impiego urbano
a chilometri zero, e il riciclo e il reim-
di tanta sapienza è ufficializzato dal
piego di quanto offre natura.
conferimento da parte dell’ineffabile Dario Cecchini del ruolo di “garden
Garden manager
manager” della palestra di arrampicata
Un vero “fatto personale” per Giu-
di via Carlo Mauri, con i risultati che
liano, che comincia con la caccia all’i-
sono sotto gli occhi di tutti. Mentre la
In arrampicata al San Valentin
Una bella scommessa per un arzillo signore di 77 anni. 1. Sulla guida grosina Duillio Strambini, ucciso da un fulmine sul Torrione Magnaghi il 27 maggio 1978, si può leggere il bell’articolo di Raffaele Occhi apparso su “Le montagne divertenti“ numero 18, autunno 2011.
Salita invernale in Val Bregaglia
“EL VALOR DEL MIEDO”
La prima alla parete est del Cerro Murallon
di David Bacci
O
rmai sono tre settimane che
una cattedrale situata nel mezzo del
lafate ci dà un minimo di sicurezza.
il tempo non ci concede
ghiacciaio Upsala. L’Upsala è un brac-
Ma è lontana, quasi 4 ore di cammino
neanche una piccola fine-
cio di 60 km di ghiacciaio nel Hie-
dal rifugio Pascale (una baracca di la-
stra per poter tentare di salire il Cerro
lo Patagonico Sur, il terzo ghiacciaio
miera) e 17 ore di cammino dal Cerro
Murallon. Il brutto tempo mi concede
continentale al mondo. Lontano da
Murallon. Una volta sulla parete pos-
però molto tempo per riflettere.
qualunque cosa e da chiunque. Solo
siamo solo confidare nelle nostre for-
Penso al nostro obbiettivo, una
l’Estancia Cristina raggiungibile con un
ze. Niente e nessuno verrà a salvarci
Montagna di 2800 metri simile a
viaggio in barca di 3 ore da El Ca-
in caso di incidente.
David Bacci sull’ avvicinamento alla parete nell’immensità del ghiacciaio Upsala
Il Murallon è stato scalato solo
di aprire una via nuova su una mon-
Cerro Piergiorgio, San Lorenzo, Tor-
quattro volte, la prima dal celebre
tagna isolata e difficile nelle condizioni
re Egger, Standarth. Ma nelle Alpi non
Shipton poi dai Ragni Casimiro Ferrari,
più estreme. Sapevo di esserne capa-
abbiamo quasi mai scalato insieme.
Carlo Aldè e Paolo Vitali sullo spigo-
ce in “teoria”. Mi rendo conto che per
Matteo DB lo conosce bene invece, e
lo Nord Est, poi dai teutonici Stefan
aprire una via in questo posto l’affia-
si fida di lui e delle sue capacità, que-
Glowacz e Robert Jasper e poi da una
tamento con la cordata deve essere
sto mi rende più tranquillo e subito nel
forte squadra di francesi sul pilastro
ottimale. Penso ai miei due compagni
viaggio ci troviamo bene insieme. E’
del Sol Nascente.
di avventura. Matteo Della Bordella, lo
un’ottima persona con cui stare.
Manca la parete Est una muraglia di
conosco bene, ne abbiamo già fatte di
ghiaccio e roccia che da lontano pare
vie e avventure insieme, viaggi a Yo-
impenetrabile.
semite, Corsica, Pakistan, Patagonia nel
È il 27 gennaio e ormai inizio a per-
La motivazione di salire una monta-
2016 sulla Est del Fitz Roy, vie nuove
dere le speranze, siamo riusciti a por-
gna così complicata e lontana da tutto
nelle Alpi e decine di ripetizioni. Lui
tare il materiale a 2 ore di cammino
mi era venuta dopo essere riuscito a
della Patagonia è un veterano con or-
dalla parete e poi siamo ritornati al
salire la Ovest del Cerro Torre e la pa-
mai tante stagioni alle spalle. Mi fido
rifugio Pascale. Matteo DB telefona al
rete Est del Fitz Roy. Avevo bisogno di
ciecamente e lo so che quando è il
nostro metereologo Maurizio “Dezza”
rilanciare la posta in gioco. Nel 2016
momento giusto dà sempre il 1000%
De Zaiacomo, chiedendogli l’ennesi-
mi era mancato l’isolamento, il brutto
e non si lascia spaventare tanto facil-
mo aggiornamento. Dezza ci dice che
tempo, le bufere e forse un po’ la di-
mente. Matteo “Berna” Bernasconi in-
forse il barometro dovrebbe salire a
mensione “avventura” che rende cosi
vece praticamente non lo conosco, so
1020 hpa attorno al 3 febbraio. Non
leggendaria la Patagonia. Volevo di-
che è una guida alpina e anche lui un
ci crediamo, un’alta pressione!?! non
mostrare a me stesso che ero capace
veterano della Patagonia, con viaggi al
sembra vero. I giorni seguenti questa
Cattedrale di granito
Discesa dal versante sud della parete Est del Murallon
finestra di bello continua a cambia-
una chance e dobbiamo dare tutto.
e io con un taglio nella gamba. Ripa-
re ma sembra che avremo la nostra
Una decina di ore dopo essere partiti
riamo il palo rotto “castrandolo” con
chance. Non sto più nella pelle e sono
dal rifugio Uppsala, iniziamo a piaz-
i picchetti, e sistemiamo al meglio il
super motivato. Finalmente il 2 feb-
zare la tenda, il vento è fortissimo e
resto della tenda. Sembra tutto a po-
braio decidiamo di andare a piazzarci
vedo Matteo DB venire letteralmente
sto. Dovrebbe reggere. Anche la mia
nella nostra tenda al campo avanzato
lanciato per terra dalle raffiche. Piaz-
gamba è rammendata ma mi fa male.
sotto al Cerro Murallon con una setti-
ziamo la tenda e passo due ore a co-
Passiamo i due giorni seguenti aspet-
mana di cibo a disposizione. Partiamo
struirvi un muro di protezione attorno,
tando aggiornamenti meteo nella
e traversiamo l’immenso ghiacciaio
ma le raffiche sono talmente forti da
tendina, razionando cibo e giocando a
Uppsala, il Murallon si prende gioco di
farmi pensare che la tenda non reg-
carte. Il primo febbraio Dezza ci dice
noi uscendo ed entrando dalle nubi
gerà a lungo. Quando Matteo DB va
che dovrebbe esserci una finestra di
ogni due ore.
a prendere l’acqua trova un luogo che
4 giorni con una breve perturbazione
Il paesaggio è biblico, una cattedra-
sembra più riparato. più in basso. Vado
nella notte. Il 2 febbraio i giorni sono
le di granito coperta da seracchi alti
a vedere ed effettivamente sembra
diventati 2. Decidiamo comunque di
centinaia di metri svetta solitaria nel
che l’angolo sia più protetto. Decidia-
partire con l’obbiettivo di aprire una
mezzo di un ghiacciaio che si perde
mo di spostare il campo più in basso.
via sulla parete Est. Dovremo essere
a vista d’occhio. Verso sud vediamo
Stupidamente per velocizzare il tutto
veloci per battere il brutto tempo. Il 3
il ghiacciaio Uppsala cadere nel Lago
io e Matteo DB decidiamo di percor-
Argentino e perdere i suoi preziosi
rere i 50 metri tra i due campi, senza
iceberg nel lago. Mi sento fortunato
smontare la tenda. Pochi secondi dopo
di essere li, ho voglia di ingaggiar-
ce la troviamo con 2 pali piegati, un
mi e dare il massimo. Abbiamo solo
palo spezzato e diversi strappi nel telo
Alpinismo e arrampicata
41
febbraio, l’ambiente diventa surreale,
valanghe di neve. Veniamo imbianca-
neve e ci mettiamo nei nostri sacchi
qualcosa o qualcuno ha spento il ven-
ti ma niente di più. Scalata mista allo
a pelo.
to. Ci portiamo sotto al Cerro Mural-
stato puro. Dopo un tiro delicato su
La vista sotto di noi è incredibile. A
lon in un ambiente che non pensavo
placche di ghiaccio mi trovo sotto un
100 km di distanza si vedono il Cerro
potesse esistere in quel posto. Solo
muro di ghiaccio di 15 metri ben ver-
Torre e il Fitz Roy, lo Hielo Continental
un giorno prima il vento ti lanciava
ticale. Sale la tensione, ma con calma
è immenso e bellissimo al tramonto.
per terra, ora non vi è un filo d’aria.
riesco a fare un sosta prima di uscire
Tutto attorno a noi solo natura selvag-
Aspettiamo che le nubi che avvolgono
sulla spalla di neve. Recupero i “Mattei”,
gia, senza compromessi. Noi seduti a
le pareti si diradino, ma non è cosi. La
e salgo gli ultimi 6 metri che mi se-
tre quarti della parete est del Murallon.
parete rimane completamente avvolta
parano dalla spalla di neve. Il ghiaccio
Penso che sia una delle esperienze più
nelle nubi.
è strapiombante e fatico ad uscire sul
incredibili delle mia vita. Mi addor-
pendio. Ci troviamo sulla spalla con un
mento, ma nella notte sento gli altri
caldo inaspettato alle 13.
urlare, una scarica di ghiaccio e neve
Imbiancati Dalle foto fatte l’anno prima sape-
Il sole inizia a sciogliere le frange a
li ha colpiti, per fortuna senza danni,
vamo di una goulotte che dava ac-
formazioni ghiaccio sulla parete. Sva-
tranne che per il materassino del Ber-
cesso a un spalla nevosa e da lì alla
riati crolli ci preoccupano non poco.
na che viene distrutto. Il mattino se-
parete vera è propria. Ma non la ve-
Risaliamo la spalla e attacchiamo la
guente, senza tanto indugiare parto di
diamo. Decidiamo di bivaccare vicino
parete nel mezzo. La linea sembra si-
nuovo da primo per risolvere queste
alla spigolo dei Ragni. Pensando a tut-
cura da pericoli oggettivi. Matteo Del-
goulotte strapiombanti. Salgo qualche
to il tempo che Paolo Vitali, Casimiro
la Bordella prende il comando e sale
passo in artificiale A1 un po’ delicato
Ferrari e Carlo Aldè avevano speso in
due tiri di misto con passi delicati su
e poi con buoni agganci vado a pren-
una truna sotto la parete aspettando
roccia di pessima qualità. Il terzo tiro
dere il ghiaccio, da qua una fessura di
il bello. La mattina ci alziamo alle 4 e
è una goulotte a 80° ormai scaldata
mano mi porta ancora qualche metro
mentre facciamo colazione vediamo
dal sole, Matteo tenta di aggirarla, ma
in alto verso altro ghiaccio buono che
le nubi diradarsi. Il caffè mi va quasi
alla fine è obbligato a risalire il ghiac-
risalgo veloce. Il primo tiro è anda-
di traverso. Siamo pronti, questo è il
cio marcio. Arrivati in sosta, facciamo
to, ora il secondo. Un tiro di ghiac-
momento. Legati, alle 5 risaliamo un
ancora cambio e il Berna parte per
cio strapiombante con una partenza
pendio di neve e facili roccette per
un traverso delicato e un bel tiro di
incassata. Scalo delicatamente pro-
raggiungere la goulotte. Decidiamo
ghiaccio con muretti a 85°. Una cor-
teggendomi dove posso, il ghiaccio è
per la goulotte incassata di destra.
da si incastra dietro uno spuntone e
spesso solo 2-3 centimetri e delica-
Pare molto ripida, ma ci permette di
questo lo rallenta un attimo. Risolto il
tamente salgo. Nella seconda parte del
arrivare più direttamente alla spalla
problema, continuiamo fino ad arriva-
tiro scalo il tratto strapiombante come
nevosa. Parto io da primo, non aspet-
re sotto il grande muro verticale che
se fosse un camino proteggendomi in
tavo altro. Mi sento in sintonia con
ci separa dalla cima. La linea di destra
una fessura laterale. Yes! Salto fuo-
l’ambiente, la scalata e la montagna.
che avevamo visto è inesistente, ma
ri dal tratto strapiombante. Due tiri di
Muretti verticali di ghiaccio abbastan-
Matteo DB vede una goulotte vertica-
grande soddisfazione.
za buono si susseguono con passi di
le solcata da ghiaccio strapiombante
misto fino alle M5 e canali di neve di
e alcune fessure. Mi pare una “locura”
70°. Al Bianco sarebbe una goulotte
e dico che io da lì non so se riesco a
Matteo DB ci aveva visto bene che
“classica”. Appena i primi raggi inizia-
salire. E invece vedo una linea anco-
da lì si passava. Salgo altri due tiri di
no a colpire la parte alta della parete
ra più a sinistra della parete. Il Berna
misto facile. Arrivo sotto l’ultimo tiro
veniamo colpiti da spindrift e piccole
con due lunghi traversi ci porta sotto
verticale prima della cornice e vedo
la goulotte verticale e decidiamo di
che non è finita. In quel momento
bivaccare, essendo ormai le 8 di sera;
un’apparizione incredibile. Sento un
lasciamo il problema per la mattina
fruscio dietro alle orecchie e mi giro
seguente. Scaviamo una cengia nella
di scatto. Un condor enorme mi stava
42
Alpinismo e arrampicata
Il condor
volando attorno a pochi metri. Rimango bloccato, non ci credo. Da dove è arrivato? Il curioso condor ci vola attorno per un attimo e poi scompare. Sarà un buon presagio? Penso di sì. Insisto per continuare sull’ultimo tiro. Nella prima parte salgo in dry fino all’M6+ facendo un traversino verso sinistra dove staffo su un chiodo messo a mano a prendere un aggancio. Alcuni passi in artificiale mi portano a prendere una fine lingua di ghiaccio. Sul ghiaccio sento i primi fiocchi di neve sulla guancia. Il tempo si è ormai guastato e sta arrivando il brutto. Velocemente cerco di fare sosta prima della cornice. Questo tiro mi ha davvero ingaggiato: esposizione totale, precarietà delle protezioni e misto difficile. Quello che volevo ed ero lì per fare. I Matteo risalgono con i Prusik e io faccio gli ultimi metri per arrivare in cima. Arriviamo in vetta alle 13 con grandissima felicità e soddisfazione, ma capisco subito che la discesa non sarà facile. Matteo e Matteo mi raggiungono in cima e facciamo le foto di rito. Decidiamo di scendere da ovest sull’altopiano Italia; Matteo DB prende il comando convinto. Penso a Casimiro Ferrari, Aldè e Vitali che girovagarono un giorno cercando di scendere da lì. Matteo cerca di perdere quota e scendere sull’altopiano, scendiamo qualche centinaio di metri e ci troviamo sopra la seraccata della parete sud. Siamo in trappola, ormai dobbiamo scendere da lì sul versante del ghiacciaio Cono. La bufera ormai imperversa e nevica copiosamente. Il Berna attrezza le Abalakov sul seracco e con due doppie da 60 arriviamo alla base del seracco sommitale. Il ghiaccio strapiombante fa una grande impressione lì sopra la testa. Altre 10
David Bacci e Matteo Bernasconi all’attacco della parete Est. Sullo sfondo il Cerro Don Bosco
Alpinismo e arrampicata
43
Alba dal bivacco durante la salita della parete Est del Cerro Murallon
doppie e siamo alla base della parete
Per qualche strano motivo sono fe-
raggiungere l’obbiettivo che ci siamo
sud ormai fradici. Cerchiamo di scen-
lice di essere lì, la salita ormai è fatta,
prefissati. Sono orgoglioso di far parte
dere il ghiacciaio superiore del Cono
in questo ambiente naturale magnifico
di un gruppo come i Ragni di Lecco
ma sprofondiamo nella neve fino alle
e selvaggio. Il giorno dopo il tempo
che mi hanno dato questa possibili-
ginocchia e il ghiacciaio è pieno di
non è male e riusciamo dopo 12 ore
tà e incoraggiato. Un grazie ai miei
buchi e crepacci, un vero dedalo. Da
a tornare alla nostra tendina al campo
due compagni Matteo Della Bordella
un seracco vediamo la linea di discesa.
avanzato. Siamo distrutti ma felicissimi
e Matteo Bernasconi per averci cre-
Qualche ora dopo siamo sul ghiaccia-
di aver raggiunto il nostro obbiettivo. I
duto fino alla fine. Un grazie ai Ragni
io del Cono, bagnati fradici, ormai sta
giorni seguenti torniamo sotto il Mu-
di Lecco per il supporto alla spedizio-
per fare buio e non possiamo fermarci.
rallon a recuperare un saccone e l’8
ne, a Viva Patagonia, Estancia Cristina
Camminiamo sul ghiacciaio e incon-
febbraio con gli zaini pesanti torniamo
e Alberto del Castillo per il supporto
triamo in modo del tutto miracoloso
verso il rifugio Pascale. Qua cerchiamo
logistico, alla mia ragazza Caterina Tixi
due enormi massi strapiombanti che
di finire tutto il cibo avanzato e quella
per avermi aiutato con i permessi e
“navigano” sul ghiacciaio; ci mettiamo
buonissima bottiglia di vino Toro. Tor-
la grande motivazione. Grazie a Grivel
sotto e passiamo una notte riparati dal
niamo a El Calafate il 10 febbraio per
per il materiale messo a disposizione,
vento e dalla pioggia. Passo la notte
un’ottima cena e festa.
a Adidas Terrex e Adidas Eyewear per
tremando nel mio sacco a pelo ormai fradicio.
44 Alpinismo e arrampicata
Ora, a casa, il viaggio mi è sembrato un bellissimo sogno, un’avventura d’altri tempi, in cui portare a casa la pelle è stato importante come arrivare in cima. Un storia d’amicizia e coraggio, abbiamo dovuto dare tutto per
i vestiti e occhiali da sole. Foto di Matteo della Bordella
UNA FARFALLA INZUPPATA
La salita al Cerro Mariposa sfidando la pioggia della Patagonia
Paolo Marrazzo e Luca Schiera in vetta al Cerro Mariposa
di Paolo Marrazzo
“E
ntrare al Turbio esta como un parto” queste sono state le parole di Sebastian dopo
una settimana di attesa a Bariloche, senza sapere nulla su quando saremmo potuti partire, se ci sarebbero stati i cavalli, se sì, fino a dove. Nulla! Ma ci si rideva sopra, “dai cosa vuoi che sia, appena arriva il bello si parte, si entra,
si fa la via e si va a Piedra Parada dieci giorni a scalare”. Illusi! Il venti febbraio siamo partiti da Bariloche, di notte, con un pick up anni ‘70. Prima di poter attraversare il fiume sono passati altri cinque giorni; il primo, ad aspettare la barca per andare al di là del lago, il secondo, il terzo e il quarto ad aspettare di attraversare
il fiume e raggiungere l’estancia dove
mo noi, ma addirittura a farlo andare al
si trovavano i nostri cavalli, quelli che
trotto. Sempre senza esagerare.
per un po’ sarebbero diventati il no-
Dopo quindici giorni tra pickup,
stro mezzo di trasporto. Al pome-
barche, quadrupedi e ore di cammi-
riggio del quinto giorno arrivano, si
no siamo alla capanna alta con tutto
può attraversare, salgo, non ho alcuna
il materiale.
conoscenza su come si possa gestire
Ottimo! Eccezionale!
un animale così. Ovviamente a metà fiume il cavallo vede bene di finire
Una parete enorme
dove l’acqua è troppo alta e di punto
Le pareti sono grosse, il Mariposa
in bianco mi disarciona facendomi la-
non si vede però sappiamo che lui è in
vare completamente.
fondo e bisogna camminare ancora un
Va beh, siamo al di la del fiume; si
po’ prima di poterlo vedere.
potrà partire domani. No, ci sbaglia-
Purtroppo arriva il brutto quindi
mo ancora, il parto del Turbio sembra
nada, dobbiamo aspettare, in quella
davvero cosa reale. Si devono aspet-
struttura costruita con tronchi, bambù
tare altri due giorni e il perché non si
e qualche telo.
capisce bene. Dopo l’attesa finalmente si va, direzione primo rifugio, otto ore a cavallo nelle quali abbiamo imparato, non solo a farlo girare dove e quando voglia-
Alpinismo e arrampicata
45
Piove, leggiamo, ascoltiamo musica, Luchino si inventa qualsiasi cosa con quei quattro ingredienti che ci siamo portati come farina, sale, zucchero e poco altro. Sfruttando una stufa che scalda, ma mai abbastanza nemmeno per far bollire l’acqua. Però in questi lunghi giorni di attesa siamo anche riusciti a vedere la parete, è enorme, strapiombante, fa quasi impressione. Abbiamo preso le micro finestre di bello per scalare altro, con un tentativo fino a tre quarti del Pan Dulze e una via facile nella parete vicino a dove dormivamo, 900 metri di scalata sempre molto molto semplice e 1400 metri per arrivare in cima e poter vedere tutto ciò che ci stava attorno. Tutto sembra più o meno asciugarsi in pochi giorni, a parte il Mariposa che rimane sempre bagnato, e le due volte che arriviamo fin sotto lo dimostra anche da vicino. Mancano davvero pochi giorni alla data che ci siamo prefissati per partire; “Dai Luca, proviamo a chiamare ancora una volta per sentire la meteo”. “Brutto, molto brutto per almeno 4 giorni”. Si fanno i bagagli, si va a Pietra Pa-
Il lago Mariposa, prima di attraversarlo Sotto: Il Cerro Mariposa
rada, non si asciugherà mai quella pa-
Cazzo quella montagna ti affasci-
rete dopo quattro giorni di seguito di
na, ti colpisce, la sua forma estetica ti
neve e pioggia. Determinati nella no-
incanta. La fissiamo un giorno intero
stra decisione facciamo gli zaini e ci
con il binocolo, da ogni angolo. E dopo
Dopo quattro giorni torniamo su e
buttiamo a dormire con un’amarezza
l’ennesima mia sigaretta ci guardiamo
alla prima occhiata di sole decidia-
ed un nervoso addosso impressio-
in faccia e ci diciamo “Non si torna, si
mo di partire, ovviamente inutilmente
nante; al mattino però la prima parola
aspetta, portiamo il materiale al fiume
visto che sapevamo che anche quel
alla sveglia non è stata “Schiodiamoci
in questi giorni di pioggia così dovre-
giorno sarebbe arrivato il maltem-
da qui”, ma “Andiamo a vedere ancora
mo fare meno viaggi in seguito “.
po. Ma come puoi aspettare, almeno
il Mariposa, dai, prima che inizi a piovere, guardiamolo un altra volta”.
46 Alpinismo e arrampicata
Mariposa. Rubinetti aperti
Piove, aspettiamo, piove ancora, non
abbiamo portato il materiale fin su
sembra migliorare questo tempo ma-
al lago. “Torniamo giù a dormire dai,
ledetto, la quota neve è sempre più
torniamo dopodomani”. Questa è sta-
bassa e questo vuol dire che le pareti
ta la frase ovviamente non rispettata
asciugano ancora più lentamente, ma
perché il giorno dopo, appena finito di
va beh, sarà come un parto anche il
pranzare siamo partiti. Arrivare sotto
Il tempo di dormire qualche ora, mangiare il più possibile per recuperare e il mattino dopo iniziamo le doppie. Decidiamo di scendere dalla via di salita, ieri c’è stata qualche scarica, ma improvvisare discese da altre zone che non abbiamo prima controllato non ci pare il caso. In sette ore siamo alla base, un’ora di morena, trenta minuti di canotto e al buio le ultime due ore per arrivare al campo base. Il giorno dopo, senza riposo, aumentiamo il carico ai sacchi puntando ad arrivare al fiume, al punto dove si incrociano Turbio 3 e Turbio 4 e da lì scendere. Quei 50 km di fiume con tutti i bagagli sono stati la più grande incognita fin dal principio. Né io né Luchino avevamo mai affrontato una cosa simile. Ancora in Italia qualcuno ci aveva dato conforto, qualcun altro ci aveva dati addirittura per spacciati. Alla fine è stato bello, è stato divertente, quando ci prendi su la mano nemmeno ti spaventi più di tanto. Il 20 marzo siamo al lago Puelo, nella civiltà. Abbiamo vissuto un’esperienza che non dimenticherò mai, unica per entrambi, e con addirittura
Luca in arrampicata sui primi tiri del Mariposa Sotto: Paolo in arrivo al lago Puelo dopo la discesa dal torrente
qualche giorno di anticipo, giusto per
una parete del genere e pensare che il
sa, unica. Il giorno dopo, il diciannove
fare due tiri a Piedra Parada.
giorno dopo la vorresti scalare è una
siamo partiti e in 16 ore siamo arrivati
Foto Gruppo Ragni
sensazione unica, strana; come quan-
in cima, facendo i tetti finali con un
do... come quando, non so descrivere
rubinetto di acqua aperto sopra la te-
cosa sia, so che è forte, bella, inten-
sta e il buio tutto attorno.
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LE ISOLE DI ULISSE
Escursione alle Egadi, tra sentieri in quota e riserve marine
di Giorgio Pace
C
ollocate a Ovest della Sicilia, in
no ai 38,00 gradi Nord, e 12,00 Est,
provincia di Trapani, formano
e copre una superficie di quasi 38 km
un piccolo arcipelago, costitu-
quadrati. Siamo a 140 miglia marine
ito dalle tre isole maggiori, Favignana,
da Capo Carbonara (Sardegna), a 75
Levanzo e Marettimo, e alcuni isolotti
da Capo Bon (Tunisia), a 200 da Na-
disabitati.
poli.
La collocazione geografica è intor-
Le leggi regionali della Sicilia ne
La costa di Punta Bassana, la zona piÚ esclusiva dell’isola, regno incontrastato dei mufloni
hanno fatto la più grande riserva ma-
di oltre 13mila anni. Gli studiosi del se-
qualche albergo. La proposta gastro-
rina d’Europa, istituita nel dicembre del
colo scorso, tra cui il professor Paolo
nomica si sviluppa in piccoli ristoranti
1991 per la salvaguardia dell’habitat
Graziosi, legato al Club Alpino Italiano
con terrazza vista-mare. Il profumo
marino e della caratteristica ittiofau-
per aver partecipato alla parte scenti-
delle cucine, sapientemente gestito
na endemica. Marettimo, la più lonta-
fica della gloriosa spedizione al K2 di
da mamme, sorelle e nonne, erompe
na dalla costa, è caratterizzata da una
Ardito Desio del 1954, hanno saputo
dai fornelli verso rustici tavolini all’aria
avifauna eccezionale che comprende
identificare con sicurezza questi stra-
aperta. A gelati e granite si alternano i
anche il biancone, il grifone, l’aquila
ordinari documenti del nostro mondo
tradizionali arancini siciliani, nell’attesa
del Bonelli, l’uccello delle tempeste, la
primitivo, imponendo una strettissima
di spaghetti al nero di seppia, o “bu-
monachella nera, ormai rarissima nel
sorveglianza del sito, oggi affidato ad
siati” alla bottarga, tonno con cipolla-
Mediterraneo. Non è rara l’apparizio-
una associazione no profit che ne
ta, grigliata di calamari, pesce spada e
ni di grandi cetacei e, solo da pochi
cura l’affluenza e le relative visite. L’e-
gamberoni. Pasta coi ricci e qualche
decenni, è scomparsa la foca mona-
scursione alla grotta, un paio d’ore su
aragosta per palati delicati.
ca, anche se qualche sporadica ap-
un agevole sentiero, offre la possibilità
parizione alimenta la speranza di uno
di un blitz culturale in uno scenario
straordinario recupero. La protezione
straordinariamente gratificante.
100 km di sentieri La rete sentieristica delle Egadi, so-
dell’ambiente è garantita anche dalla
Le isole si caratterizzano anche per
pratutto quella di Marettimo, si distin-
normativa europea, e le isole costitu-
una eccellente cucina, che sfruttando
gue dal resto della Sicilia per l’accurata
iscono la zona speciale di conserva-
sapientemente le materie prime lo-
scelta dei percorsi e la perfetta manu-
zione ZSC ITA 01002 = Isole Egadi/
cali, offre ai visitatori il meglio della
tenzione dei tracciati. Oltre 100 km di
Marettimo.
gastronomia siciliana. I capperi e gli
sentieri da percorrere senza ripetizio-
aromi spontanei, oltre ai prodotti della
ni, in massima tranquillità e sicurezza.
pesca, caratterizzano la gastronomia
Dal classico itinerario da Marettimo-
locale, sempre a base di materia prima
paese a Monte Falcone, tetto del-
assolutamente freschissima.
le Egadi a quasi 700 m di altitudine,
Graffiti La storia geologica di Favignana e Levanzo, le isole più vicine alla terra ferma, è reltivamente recente. Le
Decisamente povera di grandi resort
alle passeggiate lungo la costa, alle
isole si sono staccate dall’isola madre
a 5 stelle, la logistica delle Egadi si basa
traversate in quota, a picco sul mare,
al tempo dell’ultima glaciazione e la
su B&B, affittacamere, pensioncine,
l’escursionismo è sorprendentemente
dorsale sottomarina, a quota -50 m, determina un ostacolo naturale strettamente condizionante per la migrazioni dei tonni, da cui la storica attività della pesca col sistema della “tonnara” che la regione Sicilia ha promesso di rilanciare per il prossimo 2018. La vicinanza alla costa trapanese, culla di antiche civiltà paleolitiche, ha favorito la migrazione di nostri antenati verso le Egadi stesse, soprattutto a Levanzo, dove nella Grotta del Genovese si sono ritrovati, in ottimo stato di conservazione, numerosi graffiti
50
Escursionismo
La chiesetta bizantina vicino a Case Romane.
Tonni e mufloni
affidato alle cure dell’Azienda Foreste
te guidate. Dopo le fasi della pesca, si
Demaniali della Regione Sicilia. I trac-
espongono i metodi di bollitura, sele-
Oggi il tonno non si pesca, e so-
ciati, di chiara educazione “dolomiti-
zionamento, lavorazione e inscatola-
pratutto non si tratta, con i metodi
ca” permettono a tutti una gratificante
mento del tonno, che per tante gene-
storici e tradizionali. Tutto avviene su
fruizione del tempo libero. La segna-
razioni è stato l’alimento più usato da
navi modernissime, dotate di argani
letica, e la cura continua dei tracciati,
naviganti e viaggiatori per la praticità
immensi per il sollevamento delle reti,
garantiscono a tutti le più sportive e
e la sicurezza garantita dalle sue con-
celle frigorifere, surgelamento istanta-
rilassanti passeggiate.
fezioni in barattolo. La chiavetta, che si
neo, velocità ed efficienza in tutto. Il
Il continuo miglioramento delle
attorcigliava alla linguetta emergen-
consumismo paga, ma pretende. Solo
strutture sanitarie, garantisce anche
te sul coperchio della scatola, e che
poche aziende, anche siciliane, curano
assistenza a buon livello, assoluta-
ha rappresentato il “Premio Nobel”
il tonno con tecnologie simili a quelle
mente imprevedibile alla fine del se-
del progresso di un secolo passato, è
dell’Ottocento e propongono un pro-
colo scorso. Una moderna ed effi-
ancor oggi funzionante e quasi indi-
dotto molto più raffinato, genuino e
ciente idroambulanza, a disposizione
spensabile. Fu inventata, assieme alle
saporito, ma i prezzi sono ben diversi.
24 h, offerta dalla famiglia Prada, tran-
macchine per la chiusura degli scin-
Continueremo ad assaggiare il tonno
quillizza su imprevedibili, ma sempre
tillanti barattoli in lamiera zincata, in
nelle trattorie delle Egadi, a chiedere
possibili, emergenze traumatiche. Il
questo storico stabilimento, all’ombra
consigli alla cuoca sulla cottura otti-
“Made in Italy” è anche questo.
delle ciminiere e delle grandi caldaie
male e ad aspettare pazientemente un
La popolazione è di circa 4.200
per la bollitura del tonno. Oltre mille
piatto fumante.
anime, quasi tutte residenti nel comu-
persone, sopratutto donne, lavoravano
Visita di Favignana in bicicletta, un
ne di Favignana, cittadina dall’aspetto
dai Florio godendo di grandi oppor-
giro in barca alle grotte di Marettimo
chiaramente marittimo, ma con vo-
tunità sociali (asili nido, trattamenti di
sono l’ideale per concludere una no-
cazione anche per agricoltura e in-
fine rapporto, finanziamenti personali
stra vacanza alle Egadi. E, forse, per
dustria. Lo stabilimento Florio, per la
etc.) che ancor oggi si ricordano nelle
un incontro imprevisto con i mufloni
lavorazione del tonno, testimonianza
famiglie degli ex dipendenti di Igna-
selvatici di Punta Bassana, dove vive
della grande industria dell’Italia di fine
zio e Vincenzo Florio jr. e di Angelo
una colania protetta di questi erbivori
Ottocento, è stato restaurato alcuni
Parodi che proseguì nell’attività ancora
ungulati. Erbivori a due passi dal mare
anni fa ed è a disposizione per visi-
per alcuni anni.
pescoso. E in un romantico tramonto,
Il piccolo villaggio di Marettimo, 700 abitanti con la loro ospitalità.
rivolgeremo un pensiero ad Ulisse, che vi passò, trascinato dal volere avverso del destino, nel suo travagliato rientro verso casa, e che, tremila anni prima di noi, avrà avuto la fortuna di passare qualche giorno in queste isole abitate da popolazioni primitive, ma amate dagli Dei, perchè non conoscevano, come scriveva Omero, l’arte della guerra. Foto di Alberto Privitera
Escursionismo
51
SULLA VIA FRANCIGENA
Da Monteriggioni a Roma sulle orme di Sigerìco di Canterbury
Mario Stoppini e Claudio Santoro all’arrivo in piazza San Pietro
di Claudio Santoro
e Lazio e giungere infine alla Città
città più significative del cristianesi-
uando Sigerìco di Canter-
Eterna. Come? Naturalmente a piedi.
mo: Santiago de Compostela, Geru-
bury nel 990 fu nomina-
Un viaggio di 1600 chilometri in 79
salemme e Roma.
to arcivescovo, ricevette
tappe descritte dettagliatamente da
Già Dante Alighieri nella sua Vita
dall’allora pontefice Papa Giovanni
Sigerìco in un diario che costituisce
Nova citava i tre pellegrinaggi: “Pe-
XV l’invito a recarsi a Roma a ri-
la base dell’attuale Via Francigena,
regrini si possono intendere in due
cevere il pallio, ovvero la striscia di
altrimenti chiamata Via Romea.
modi, in uno largo e in uno stret-
Q
Nell’ambito di una riscoperta del
to: in largo, in quanto è peregrino
Aspettò che finisse la stagione in-
viaggiare lento ed ecosostenibile in
chiunque è fuori della sua patria; in
vernale e da Canterbury intraprese
questi ultimi anni si sono rivaluta-
modo stretto non s’intende peregri-
il lungo viaggio che lo condusse ad
ti antichi tracciati medievali, fra cui
no se non chi va verso la casa di
attraversare dapprima il Canale della
spicca il plurisecolare Cammino di
Sa’ Jacopo o riede. È però da sapere
Manica e poi Francia, Svizzera fino
Santiago di Compostela, che porta
che in tre modi si chiamano propria-
ad entrare in Italia dal Gran San
alla tomba di San Giacomo in terra
mente le genti che vanno al servi-
Bernardo per poi scendere per Val
spagnola, e anche la nostra Franci-
gio de l’Altissimo: chiamasi palmieri
d’Aosta, Piemonte, Liguria, Toscana
gena, ricca di paesaggi e di bellezze
in quanto vanno oltremare, la onde
notevoli, nonché di luoghi di intensa
molte volte recano la palma; chia-
spiritualità. Insieme al percorso ver-
mansi peregrini in quanto vanno a la
so Gerusalemme i tre cammini co-
casa di Galizia, però che la sepoltura
stituiscono le peregrinatio maiores
di Sa’ Iacopo fue più lontana della
ovvero i pellegrinaggi verso le tre
sua patria che d’alcuno altro aposto-
lana bianca simbolica della nomina.
52
Escursionismo
lo; chiamansi romei quanti vanno a
emozione, ancor più quando giun-
Maderno dai polpacci tatuati; Filip-
Roma”.
ge alla fine di un tragitto percorso
po, il giovane partito da Roma che
a piedi.
ha promesso ai suoi due bambini di
Claudio Santoro e Mario Stoppini, soci del CAI di Lecco e appartenenti
Durante il percorso composto da
raggiungere Santiago de Composte-
al gruppo Seniores del GEO (Gruppo
15 tappe “i due pellegrini” sono sta-
la per la Festa di San Giacomo (25
Età d’Oro) nel mese di aprile hanno
ti sostenuti da condizioni climatiche
luglio); e Siloe (come la piscina bi-
percorso 230 km di questa strada
favorevoli (la pioggia li ha sorpresi
blica), un israeliano/brasiliano parti-
sommandoli ai 95 già percorsi nel
solo nell’ultima tappa) e in com-
to alcuni mesi fa da Israele, entrato
2016, e sono giunti in piazza San
pagnia dello zaino e degli scarponi
in Italia dalla Slovenia e che, dopo
Pietro a Roma, partendo dallo splen-
hanno attraversato dapprima la To-
aver raggiunto Roma, si è rimesso in
dido borgo senese di Monteriggioni.
scana (Siena, Abbazia di Sant’Anti-
cammino verso Santiago de Com-
I due non sono nuovi a queste
mo, Radicofani, San Quirico d’Orcia)
postela. Ognuno con il suo zaino di
iniziative; Santiago de Compostela
e successivamente il Lazio con le
pensieri, di aspirazioni e di vita.
è stato raggiunto in più occasio-
suggestive tappe fra le quali me-
Un cammino ricco di spiritualità, di
ni, percorrendo il classico Camino
ritano una particolare menzione,
meraviglie naturalistiche e paesag-
Francés che parte da Saint Jean Pied
Acquapendente, Bolsena, Montefia-
gistiche, non privo di risvolti enoga-
de Port nei Pirenei francesi (800 km
scone, Viterbo e Sutri. Due i laghi
stronomici che confermano l’assolu-
circa), oppure il Camino del Norte
sfiorati (il lago di Bolsena e il lago di
ta bellezza della nostra Italia.
(Cammino del Nord), partendo da
Vico), fino all’attraversamento della
Riposti gli zaini e data una bel-
Santander, capitale della Cantabria
verde campagna romana e l’arrivo
la pulita agli scarponi i due stanno
spagnola (550 km). Anche il Cami-
nella capitale, nella splendida piazza
meditando sul prossimo tragitto da
no Aragonés che parte dal Col de
San Pietro, invasa da turisti di tutto
affrontare.
Somport è stato calpestato (300 km
il mondo.
circa), unitamente a qualche cam-
Come sempre numerosi gli incontri
mino italiano (via degli Abati o via
con altri viandanti/pellegrini durante
di Francesco).
il percorso; oltre ad alcuni stranieri
Arrivare a Roma e raggiungere
(svedesi e danesi) spiccano Laura, la
piazza San Pietro è stata una forte
forte pellegrina lombarda di Cesano
Vignoni Alto
Val d’Orcia
Foto di Claudio Santoro
I BIMBI CRESCONO
Al via la stagione 2017 del Family CAI
Al Castello di Vezio. Foto di Andrea Spreafico
concordare con loro il programma delle
Il meteo ci sorride, come fanno i
nostre attività e la loro disponibilità ad
bambini, ed allora decidiamo di recupe-
h già… i bambini crescono. Le
occuparsi dell’organizzazione e del-
rare la prima gita: con i primi veri caldi,
famiglie mutano esigenze; e
la gestione di alcune delle escursioni
saliamo a San Pietro al Monte; giochi
progetti. Il nostro progetto
sono ormai entrati nel solco della no-
sui prati e visita guidata dell’abazia in-
matura: esperienze, amicizie, chilometri
stra tradizione “family” e consente ai
trattengono per tutto il giorno grandi e
di sentieri.
più “grandi” di acquisire autonomia nella
piccini.
di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico
A
La perdita di qualche vecchio amico
gestione personale e dei propri figli du-
C’è giusto il tempo per applaudire un
è stata subito compensata dalla gioia
rante le esperienze in montagna. Cosa
passaggio della relazione morale del
per il confermato successo della no-
volere di più?
presidente generale del CAI nel quale
stra idea e dalla curiosità di conosce-
E allora, dal “pronti?” siamo passati
si parla di Family CAI e dell’importanza
re i nuovi amici: soprattutto quelli più
direttamente al “via!” O meglio: alla ne-
delle iniziative dedicate alle famiglie, per
piccoli, ai loro primi passi in montagna.
cessità di rinviare la prima escursione,
ritrovarsi sulle pendici dell’Alpe Giumello
Anche quest’anno, in pochi giorni siamo
a causa delle avverse previsioni me-
a goderci il panorama del nostro splen-
costretti a chiudere le iscrizioni, dopo
teo. Quindi, siamo partiti dalla seconda
dido lago, in una giornata di sole. Cosa
aver superato i 60 iscritti. Bene!
uscita in programma, quella a Varenna:
chiedere di più?
L’appuntamento dato ai genitori per
54
Escursionismo
spostamenti in treno (che per tanti pic-
E’ ora di rimettersi lo zaino in spalla.
coli ha rappresentato un battesimo della
E per alcuni pure un figlio; siamo già a
“locomozione”), visita al museo orni-
metà anno ma ci aspettano altri mesi
tologico di Varenna e poi salita a piedi
di intense attività, di emozioni e di av-
sino al castello di Vezio; dove abbiamo
venture: come sempre, a passi di bimbo.
assistito allo spettacolo della falconeria.
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GIALLO VIVACE SUI PRATI
Giochi ed emozioni al raduno regionale di Alpinismo giovanile di Alessia Losa
S
ole, caldo, prati, giochi e tanto divertimento sono stati gli ingredienti di una gio ornata inin-
dimenticabile per tutti i partecipanti al raduno regionale di Alpinismo gio ova vanile, organizzato dal gruppo di Ag del
Un folto gruppo di partecipanti presso il rifugio Marchet
CAI Lecco ai Piani d’Erna (1250 m).
La costruzione del puzzle
2004 – 2017
Il gruppo di Lecco sotto le baite di Costa
bambini appartenenti a diversi CAI
e la logistica (parcheggio bus e auto,
Stesso luogo, stesso evento, ma
lombardi. Il luogo prescelto è uno dei
fornitura acqua e gadget, primo soc-
tanti anni sono trascorsi: ben tredi-
classici balconi sulla città di Lecco: i
corso e ricerca di sponsor).
ci. Cosa mai ricorderanno queste due
piani d’Erna, che già nel lontano 2004
E’ stato molto gratificante e sod-
date? Ma sì, stiamo parlando del ra-
sono stati lo scenario di questa ini-
disfacente vedere che tutto il tempo
duno regionale di Alpinismo giovani-
ziativa; ai piedi del Resegone, una
investito e gli sforzi compiuti nei mesi
le (Ag) avvenuto ai piani d’Erna il 28
montagna dalla sagoma seghettata e
precedenti alla manifestazione si siano
maggio scorso. E’ una manifestazione
famosa nella letteratura italiana.
concretizzati nel meglio dei modi.
realizzata, ogni anno, dal gruppo di Ag
Il comitato organizzativo di Ag del
A mio parere, persona attiva sia nel-
di un CAI della regione Lombardia in
CAI Lecco, coinvolto in questo evento,
la organizzazione sia nella partecipa-
una qualsiasi località montana nei din-
ha lavorato intensamente per parecchi
zione al raduno, è stata un’esperienza
torni della sezione.
mesi nell’ideare un programma avvin-
emozionante, ricca di montagna (a
E nell’anno 2017 è stato il CAI Lec-
cente e coinvolgente, che compren-
due passi dalla città), divertimento, fa-
co ad organizzare la grande inizia-
desse: la salita a piedi ai piani d’Erna,
tica, ma soprattutto di gioco. Ritengo
tiva inter-sezionale, finalizzata alla
le attività ludiche da proporre a tutti i
di aver espresso una considerazio-
socializzazione e al divertimento di
partecipanti, una volta giunti alla meta,
ne non solo personale, ma comune a
Momenti di gioco
molti di coloro che sono stati presenti
Credo che tutti i presenti abbiamo
(bandiera). Il tutto si è concluso con
all’evento. Si può, infatti, affermare che
potuto conservare nella loro mente,
il completamento dei quattro puzzle,
la manifestazione ai piedi del Resego-
una volta tornati a casa, un’immagine
raffiguranti montagne tipiche del pa-
ne abbia avuto un grande successo,
spettacolare e unica.
esaggio lecchese: le Grigne, il Rese-
ricordando quel giorno con i volti se-
“Dal rifugio Marchett la vista spazia
gone, il San Martino con il Medale e il
reni e il vociare vivace dei numerosi
sulla meta conclusiva del percorso di
Moregallo con i Corni di Canzo. I pez-
bambini, più di 800, che hanno per-
salita, la località Chignolo, e il partico-
zi sono stati guadagnati dai bambini di
corso il sentiero numero 1 dal piazzale
lare più impressionante che in quella
ogni sezione lungo il sentiero di sali-
della funivia (località Versasio 525 m)
giornata di festa ha spiccato e colpi-
ta; utilizzando l’arguzia e l’intuito nel
fino alla bocchetta d’Erna (1250 m) e
to maggiormente è stata la luminosità
rispondere a particolari indovinelli di
poi giù alla località Chignolo, dove tut-
della zona, determinata non solo dalla
diverse tematiche (vita montana, bio-
ti, bambini ed accompagnatori, hanno
giornata soleggiata e tersa, ma so-
diversità, geologia e metereologia). La
potuto riposare, mangiare e giocare.
prattutto dal grande numero di bam-
salita rispetto ad una normale gita del
bini vocianti, indossanti una maglietta
corso è stata arricchita oltre che dagli
dallo sgargiante e vivace colore giallo
indovinelli, anche dall’incontro con un
(ricordo del raduno) in tono con i bel-
vero geologo e da uno strano essere,
lissimi fiori botton d’oro”.
peloso di colore blu, che da qualche
24 sezioni presenti Il CAI Lecco, inoltre, per valorizzare questa iniziativa, che vede come protagonisti le future leve di alpinisti, e
Ma cosa mai avranno fatto tutti quei
tempo abita un masso localizzato nel
mettere a conoscenza di ciò la citta-
numerosissimi bambini, sparsi nei verdi
dinanza, ha inserito il raduno regionale
prati? Hanno seguito un percorso ben
Ed infine la giornata ha avuto termi-
di Ag come evento conclusivo della
preciso che li ha condotti a distinte
ne con i saluti di rito e con un fresco
manifestazione Monti e Sorgenti, ras-
postazioni, nelle quali vi erano diffe-
ghiacciolo, prima di affrontare la di-
segna culturale sulla montagna, nella
renti attività di gioco. I bambini hanno
scesa lungo un qualsiasi sentiero che
quale sono proposte mostre, film e
potuto mettere alla prova le proprie
dai piani d’Erna porta al piazzale della
convegni.
abilità: mira (tiro con l’arco, canestro
funivia di Versasio.
bosco ai piedi del Resegone.
I CAI che hanno aderito al radu-
nei barattoli), intuito (ricerca di oggetti
E chissà in quale località si svolgerà
no sono stati 24, provenienti da di-
seguendo un percorso delimitato da
il prossimo raduno regionale di Alpini-
verse parti della Lombardia: Mantova,
una corda fissa), rapidità (salto con i
smo giovanile …
Chiavenna, Concorezzo, Milano, Albino,
sacchi), riflessi (uso dei moschettoni),
Barzio, Ballabio, Valmadrera, Bovisio
sesto senso (percorso a occhi bendati
Masciago e altri ancora.
guidato) e capacità di stare in gruppo
Salendo alla Punta Paletta
SCIALPINISMO IN TEMPI DI MAGRA
di Sara Pozzetti
N
iente, non nevica. Non sono
pungenti, fa solo freddo, l’aria è gelida,
previste precipitazioni impor-
i cieli sono tersi, e la neve si fa atten-
tanti. Il corso base è alle por-
dere. Quando gli allievi si domandano
te, e manca la materia prima, ma niente
dove saremmo andati, rispondiamo
panico. Le giornate scorrono serene e
fiduciosi che avremmo scovato posti
che ci avrebbero permesso comunque
Manca solo l’uscita di chiusura del
di fare un buon corso. Ma ebbene sì,
corso, ancora weekend, per consoli-
siamo preoccupati.
dare il bellissimo gruppo, e ansiosi di
Il calendario però è stilato da tem-
trascorrere due divertenti giornate in
po, perciò il programma si mantiene e
Val Formazza. L’obiettivo è la Punta
il 15 gennaio si comincia a Bivio con la
Arbola. L’ambiente è grandioso, e le
selezione. 23 ragazzi, entusiasti di co-
previsioni ottime si confermano sin da
minciare e bramosi di sciare, che ven-
subito. Sabato è dedicato alla ricerca
gono premiati anche da una discesa di
artva, così che tutti gli allievi girino a
soddisfazione.
turno nelle varie stazioni organizzate
Assaggiano il significato della neve
e provino anche lo scavo. Vero che
polverosa, completamente inaspettata,
sono simulazioni, ma rimaniamo fermi
che fa solo venir voglia di andare. A
sul fatto che la didattica vada tratta-
seguire subito un intero weekend, a
ta e in modo approfondito, sia in sede
Montespluga, soluzione ormai rodata
settimanalmente con le singole lezioni,
da tempo, che permette al gruppo di
che in ambiente quando applicabile.
conoscersi meglio, e innegabilmente
Al rientro nel bellissimo rifugio Mar-
sempre divertente. Il sabato lo de-
garoli, inganniamo il tempo in attesa
dichiamo all’autosoccorso, mentre la
della cena organizzando un aperitivo
domenica la spendiamo a salire al Bi-
con tutto quello che ognuno ha por-
vacco Cecchini.
tato. Avremmo potuto sfamare anche gli altri ospiti, gestori compresi. Anzi,
Inseguendo la neve
qualche infiltrato ne approfitta e fa un
Purtroppo le condizioni dei nostri
brindisi con noi. La salita della dome-
paradisi, che a regola non deludo-
nica si rivela spettacolare, la giornata
no mai, rimangono piuttosto invaria-
ci permette di aspettarci tutti in cima
te, Engadina magra, Orobie piuttosto
e riunire l’intero gruppo con una foto.
scarse, e così arriva il momento di
Un’ottima chiusura di corso, che ter-
cercare altrove, e andare in Valle d’A-
mina con la bella serata della cena.
osta, perché al momento è tra le zone più nevose. E così sarà, il 29 gennaio saliamo Costa Serena da Etroubles.
SA2 Un weekend di stop, brevissima
Pausa. Prevediamo un weekend
pausa e il 12 marzo comincia l’SA2. 11
di stop, così da permettere a tutti di
allievi, carichi come molle. 10 prove-
dedicare del tempo alle rispettive fa-
nienti dall’SA1 dell’anno scorso. Grup-
miglie e amici, ma riprendiamo subito,
po già rodato, consolidato e unito,
con le ultime tre uscite. Il 12 febbraio
giochiamo in casa. Il calendario pro-
ci vediamo impegnati in Val Tartano
posto a settembre prevede due uscite
al Passo Porcile, e il 19 al Passo del-
di un giorno, due weekend e tre giorni,
lo Julier al Lagrev, che come sempre,
approfittando del 1° maggio che cade
ci regala una bellissima giornata, oltre
di lunedì, e così cominciamo con una
che sciata.
giornata di didattica al Passo di Campagneda, che prevede uso dei rampo-
Sci Alpinismo
ni, piccozza, progressioni e conserve. Tutto quello insomma che serve per affrontare le uscite che ci aspettano.
Mettiamo subito alla prova i ragazzi la
salire la Cima di Lago Spalmo è altis-
settimana successiva, uscita abbinata
sima, ma la testa ha la meglio, e anco-
come ogni anno al Piero Day (ricordo
ra una volta non ho alcuna difficoltà a
di Piero Pensa), al Pizzo Scalino. Tutti
far capire che sia giusto così. Nessun
in cima, tutti entusiasti. Il tratto di mi-
reclamo, anzi evidenziano apprezza-
sto della breve cresta finale, è solo un
mento per la giornata ben spesa. Sono
assaggio che fa ingolosire.
sollevata.
Arriva
il
momento
del
primo
weekend, e del primo annullamento.
Al mont Velan
Benché le previsioni non siano malva-
Arriva il momento tanto atteso e
gie, il pericolo valanghe è troppo alto.
sperato. Mont Velan, pare che il meteo
Il Velan deve aspettare.
sia dalla nostra parte e Sylvie, gesto-
Difficile trasmettere ai ragazzi que-
re della Cabanne, mi conferma che le
sto concetto, ma per nostra grande
condizioni sono ottime. E così sarà. Un
fortuna, il gruppo è molto responsabile
weekend indimenticabile. Entusiasmo
e non impiego troppo a far capir loro
alle stelle, che permette a tutti di non
le motivazioni della scelta. Ci conge-
mollare e di arrivare in cima. C’era-
diamo e ci diamo appuntamento al
vamo davvero tutti, anche chi non ha
weekend del 1/2 aprile. Non era a
potuto essere dei nostri. Il panorama
calendario, ma lasciato libero appo-
riempie i cuori, e qualche goccia di
sta per eventuali cambiamenti. Anco-
commozione annebbia per attimi la
ra una volta, grande disponibilità degli
vista. La discesa è memorabile.
allievi e degli istruttori che rivedono i propri impegni.
Non mancano le lezioni di didattica in sede tutti i giovedì, che vedono im-
Le previsioni non recitavano buone
pegnati istruttori della scuola e amici
notizie per la domenica, così optiamo
professionisti come Umberto Pellegri-
per fare la salita sabato al Corno di
ni, metereologo di Arpa Valle D’Aosta,
San Colombano da Oga, e dedicare il
e Riccardo Scotti, del Centro Gla-
giorno successivo alla ricerca artva e
ciologico Lombardo, che si prestano
autosoccorso, seguendo l’ultimo ag-
a trattare ogni settimana argomenti
giornamento inviatoci dalle scuole re-
differenti.
gionali e centrali. Sarà un’intera gior-
E di nuovo pausa, aprile quest’anno
nata di didattica sotto un cielo terso,
grida vendetta di feste, prima Pasqua,
pulito e un sole caldo. Dispiace a tutti
poi il 25 Aprile.
quando alla mattina ci si sveglia e in-
Ma… ci provo, e propongo un’uscita
vece di nevicare il sole splende. Ma … la
fuori corso, a istruttori e allievi. Una
gita era già stata fatta, il Corno con la
gita tra amici. Osiamo, decisamente,
sua bella cresta di misto è stato sotto
e mettiamo nel sacco la Cima Piazzi.
ai nostri piedi, perciò mantengo il pro-
Soddisfazione ai massimi livelli.
gramma stilato. L’argomento artva è
Sarà un weekend che servirà a rin-
alla base della nostra disciplina. Spiego
forzare ulteriormente il team pron-
ai ragazzi le motivazioni della scelta, le gambe friggono, e la tentazione di Nella pagina a fianco, dall’alto: Al Dome de Neige Verso la Zumstein Verso il monte Bardan
Sci Alpinismo
Corno San Colombano
Cima Velan
to per la 3giorni. La Val di Rhemes ci
menica, obiettivo la Granta Parey, che
importante, l’igloo ci ospiterà per bere
aspetta, un paradiso bianco, così come
ospita tutto il gruppo sulla sua cima a
l’ultimo goccio sotto un’intensa nevicata
Matthieu al rifugio Benevolo.
metà mattina. Siamo soli, noi, il paradiso
che porterà al mattino seguente più di
29 aprile-1 maggio. Sabato lo de-
intorno, condito con un po’ di commo-
20 cm di neve fresca, che ci costringerà
dichiamo alla Punta Paletta, anche se il
zione generale. Ci godiamo il successo
a rientrare alle auto in traccia.
caldo ci cuoce, e al rientro costruiamo
prima di gustarci una fantastica discesa.
l’igloo con direttore dei lavori mastro
Si fa fatica a fermarsi!
Rolly, esperto di costruzioni nevose.
Concludiamo il corso con la cena, dove tra baci, abbracci e una lacrimuccia
E anche la domenica, non manca la
ci salutiamo confidenti di rivederci pre-
La didattica trasformerà le due ore
parte di didattica; vediamo i paranchi di
sto. Personalmente un ricordo di amici
successive in divertimento puro, con-
recupero, simulando una caduta in un
ed esperienze che conserverò senza
cluso con il bivacco di tutti i partecipanti
crepaccio con la trattenuta del compa-
fine nel cuore. Cos’altro aggiungere …
all’interno dell’igloo. Un agglomerato di
gno.
un successo per la scuola che lo por-
vite sovrapposte e incastrate, con il solo
Sapevamo che il lunedì il meteo non
terà per sempre nel sacco delle vittorie.
pensiero di condividere un momento di
sarebbe stato dalla nostra, così spendia-
Sempre pronti, vi aspettiamo alla pros-
spassoso relax.
mo la serata senza pensare a una sve-
sima stagione.
Tutto pronto per la salita della doPunta Arbola
glia prima dell’alba e a un impegno fisico Punta Paletta
Foto di Sara Pozzetti.
NEL DNA ANCHE LA BICI
Il tempio canoviano a Possagno. A fianco: pronti a ripartire dopo una sosta.
di Agostino Riva
N
on solo lo zaino e gli scarponi
la struttura ricettiva che ha ospitato il gruppo.
nel DNA del GEO (Gruppo Età
Dopo cena non poteva mancare una
d’Oro) dei seniores del CAI di
visita alla città, al famoso ponte co-
Lecco, considerato che ormai da di-
perto (ancor più coperto adesso per-
versi anni la “biciclettata” è diventata
ché in manutenzione) e il “cicchetto”
un punto fermo del fitto calendario
nei locali dove viene servita grappa e
annuale delle escursioni.
“tagliatella”, il tradizionale liquore del
Quest’anno la cornice della due
posto.
giorni (10/11 maggio) è stata la
La seconda giornata ha avuto un
Valsugana, con un gruppo di cinquan-
taglio più culturale, con la visita al Ma-
ta partecipanti (di cui dieci cammina-
glio di Breganze, un maglio battiferro
tori) che, favoriti da buone condizioni
che risale al 1500, cui ha fatto seguito
meteo, hanno percorso In sella i 50
la scoperta della splendida Asolo, uno
chilometri della ciclabile che, costeg-
dei Borghi d’Italia, e del suo castello
giando le acque cristalline del Bren-
così caro a Caterina Cornaro, già Re-
ta, unisce Levico Terme a Cismon del
gina di Cipro.
Grappa, passando da Borgo Valsugana.
Chiusura in bellezza con la visi-
Dopo una trentina di chilometri un
ta al Museo di Possagno, presso la
pit stop è stato effettuato a Grigno,
casa natale del celebre scultore An-
dove la comitiva ha apprezzato le
tonio Canova. Nella gipsoteca vengo-
specialità enogastronomiche del luo-
no conservati sin dal 1836 quasi tutti
go e, coperti gli ultimi venti chilometri
i modelli in gesso originali delle sue
della tappa, è venuto il momento di
opere, i disegni, i dipinti e le terracotte
abbandonare le bici e di raggiungere
dell’eccelso artista veneto. Una vera e
in bus Bassano del Grappa, sede del-
propria goduria per gli amanti dell’arte
neoclassica di cui Canova fu esimio esponente. L’intensa giornata si è chiusa con il ritorno a Lecco del gruppo. Foto di Agostino Riva
GEO
QUOTA 34 di Stefano Vimercati*
G
iovedì 3 novembre 2016 ab-
sono stati messi a punto nella riunio-
biamo presentato il program-
ne in sede CAI del Direttivo di giove-
ma inverno 2016-17.
dì 22 settembre 2016. Per l’attività di
Trattasi del 34° anno di attività,
come sempre suddiviso in:
rapporto già esistente con la commis-
Attività di addestramento:
sione regionale di riferimento (CRL-
- corso di avvicinamento allo sci di
SASA-Sci Escursionismo). Avutane la
fondo escursionismo
disponibilità, sono stati confermati gli
Attività amatoriale:
istruttori e gli accompagnatori, con ri-
- sci di fondo a volontà
spettivi incarichi di gruppo e mansioni.
I programmi tecnici ed economici
Sulla Zuoz-Zernez
addestramento è stato confermato il
All’arrivo della Zuoz-Zernez
Prima parte Lezioni tecniche e teoriche in sede
Domenica 4
dicembre 2017-
Sasso di Preguda – San Tomaso
CAI
emme sulla pista della Marcialonga e in Val Rodana sopra Vipiteno. La novità di quest’anno è stata, il
n. 2 serate (che avrebbero meritato una maggior partecipazione) - giovedì 01.12.2016: attrezzatura ed equipaggiamento - giovedì 12.01.2017: proiezioni didattiche – nozioni tecniche Uscite a secco (buona la partecipazione)
Seconda parte - Uscite sulla neve
19 febbraio 2017, il percorso Zuoz-
Addestramento - Scuola
Zernez.
Attività svolta dalla Scuola sci di fondo escursionismo del CAI Lecco:
Hanno partecipato 39 allievi, suddi-
n. 7 uscite principalmente di domenica
visi in tre corsi: principianti, perfezio-
dall’8 gennaio al 19 febbraio 2017, con
namento 1° livello, perfezionamento
il corpo istruttori:
avanzato.
- ISFE: Marco Bianchi, direttore della scuola e dei corsi
Domenica 6 novembre 2016 Sormano
- ISFE: Maria Giuseppina Ietto, Paola Monti
Domenica 13 novembre 2016 Sentiero del Viandante
- I.Sez.: Giovanni Bolis, vicedirettore dei corsi, Salvatore Bucca, Cesare
Domenica 20 novembre 2016 Corenno Plinio – Linea Cadorna Domenica 27 novembre 2016 Boccio Monte Tesoro
Merlini I rapporti con la Commissione regionale sono stati tenuti da Maria Giuseppina Ietto e Marco. Bianchi.
Attività amatoriale Le uscite sulla neve si sono svolte principalmente di sabato, dal 7 gennaio al 4 marzo 2017. Sono state effettuate: - 7 uscite in alta e bassa Engadina; - 1 uscita a Lenzerheide. L’uscita del 19 febbraio si è svolta lungo il percorso della Skimarathon Maloja-Zuoz.
Sci di Fondo
Sono state effettuate: - 6 uscite in alta e bassa Engadina; - 1 uscita di due giorni in Val di Fi-
Abbiamo avuto 34 iscritti, suddivisi in due gruppi:
Sulle piste di Pontresina
- Rossi: Acc. Sez. Domenico Pullano
Si è voluto inoltre dedicare questa
Conclusione
- Gialli: Acc. Sez. Daniele Colombo
manifestazione all’indimenticato Paolo
Nel rispetto della tradizione, abbia-
L’amico Clorindo ha dato volonta-
Piazza, osservando in suo ricordo un
mo deciso di organizzare per sabato
minuto di silenzio.
27 maggio, in mattinata, la salita al San
riamente un valido aiuto agli sciatori meno sicuri.
Martino, seguita poi dal ritrovo in sede
Anche quest’anno abbiamo avuto
CAI per festeggiare in cordiale amici-
la presenza saltuaria, sempre gradi-
La “Tre giorni”
ta, di un gruppo extra di persone che
Cogne – Val Ferret – Etroubles, 17-
speriamo di avere come partecipanti
18-19 febbraio 2017
iscritti all’attività amatoriale dei prossimi anni. Terza parte - Gara sociale Il gruppo scuola ha voluto ripetere la gara sociale nello stesso modo
zia la conclusione dell’attività. Ringrazio istruttori e accompagnatori per l’opera svolta con spirito di servizio e per la collaborazione pre-
Abbiamo scelto di ritornare in Val
stata a tutti i livelli… compreso l’im-
d’Aosta dopo una lunga assenza, at-
pegno tenace nella ricerca della neve,
tratti dal Monte Bianco e dalla Val
sempre trovata!
Ferret, che si sviluppa lungo la parte sud delle Grandes Jorasses.
in cui era stata organizzata lo scorso
Si sono avute 59 presenze, con
anno; una gara “in famiglia”, maschile
soggiorno presso l’Hotel Étoile du
e femminile, che ha visto la parteci-
Nord ad Aosta.
pazione di 27 allievi sulla distanza di
Le migliori condizioni meteo, con la
km 10 a tecnica classica lungo il tradi-
neve in ottimo stato, hanno dato risal-
zionale percorso Surlej-Sils-Surlej. La
to a una tre giorni da ricordare. Hanno
gara è stata seguita dalla premiazione
prestato la loro opera Giuseppina Ietto,
e da una merenda in sede CAI; premi
Daniele Colombo, Clorindo Riva e Sal-
per tutti.
vatore Bucca.
A tutti, a nome del CAI Lecco e mio particolare, un grazie sincero. *Presidente del gruppo
Sci di Fondo
L’ARTE VISTA CON GLI SCI
Cogne, nel parco del Gran Paradiso
E
di Tiziana Rota
anche quest’anno di scarse precipitazioni la neve non ci è mancata! L’abbiamo inseguita
in Engadina e l’abbiamo trovata per i consueti appuntamenti della ZuozZernez, della Val Roseg, oltre che a Celerina, Pontresina, St Moritz con neve integrata. L’Engadina non ci tradisce mai. Ma è bello cambiare e con la “tre giorni” in Valle d’Aosta dal 17 al 19 febbraio siamo tornati dopo tanti anni
sulle piste di Cogne, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, e della Val Ferret, nello splendido anfiteatro delle Grandes Jorasses e anche qui ciascu-
Sci di Fondo
no ha trovato la neve con itinerari ben
Dorino Ouvrier, come leggiamo sul
tracciati e con varianti di diversa dif-
cartellino (Dorino Ouvrier I Fisarmo-
ficoltà per tutti i gusti e le potenzialità.
nicisti 1999). A Cogne non mancano le antiche
Ritorno a Cogne
vestigia, dalla Chiesa di St. Orso, il
Il primo giorno a Cogne tutti han-
santo patrono, alla Casa dell’Orologio
no potuto percorrere la vallata almeno
bisognosa di restauri, al Castello reale
una volta nonostante la neve fosse un
dei Vescovi di Aosta divenuto un resi-
po’ghiacciata, e per molti c’è stato il
dence; ma la vera meraviglia è il Prato
bis di almeno una parte della pista.
di St. Orso, una vera prateria estesa
Per chi non ha voluto strafare sulla
e non ancora invasa dalle costruzioni
neve c’è stato il tempo per un giro nel
che finora si sono limitate a sorgere
paese attirati dapprima dalle colossali
ai suoi lati. La leggenda lega il prato
e divertenti sculture in legno ricavate
al santo patrono che avrebbe liberato
da grandi ceppi interpretati con fan-
dalle belve questa che era una selva
tasia ed originalità. Giganti lavoratori
intricata e da tempo è un enorme pa-
della montagna o storie di vita agre-
scolo, in inverno ricoperto di neve e
ste e fantastica intagliate come su una
disegnato dalle piste. Speriamo che
Colonna Traiana di legno. Ritroveremo
resista.
il gruppo di suonatori di fisarmonica
Io non posso tralasciare il piccolo
ad Aosta in una piazzetta centrale e
cimitero in pietra locale con un’infila-
riconosceremo la mano e lo stile di
ta di cappelle che sembrano chalet di
montagna a testimoniare che il cam-
da cui partono le piste, un anello
bardo-catalana-provenzale è il chio-
posanto è lo specchio di una comuni-
nell’ampio fondo della valle con dolce
stro con le sue arcate a tutto sesto,
tà e del suo stile.
pendenza, e la visione delle Grandes
le sue colonnine e i capitelli istoriati.
Jorasses. Un piacere per tutti per l’an-
Il marmo bianco originale è stato ri-
dar lento, per le varianti impegnative,
coperto da una “vernice” impermea-
Nel tardo pomeriggio arriviamo nel
e per alcuni la sosta nel ristorantino
bilizzante che ossidandosi ha reso la
nostro Hotel Etoile du Nord a Sarre, 7
sulla pista di ritorno. Il sole non manca
colorazione molto scura.
km da Aosta, dalla forma tondeggiante
e lustra il paesaggio maestoso.
Ai piedi del Bianco
con quattro torri, come un moder-
Al ritorno ci si ferma ad Aosta per
La città romana
no maniero: veramente confortevole,
la visita alla città, lo shopping (fontina
Entriamo nella città romana Augusta
spazioso, con piscina interna e, vera
doc per tutti i gusti) e la messa per
Praetoria Salassorum dalla imponente
sorpresa, con ottima cena. Compli-
chi lo desidera.
Porta Pretoria (25 a. C.) proprio nell’ora
menti alla nostra organizzazione che,
Per questioni di orari si comincia
magica del crepuscolo in cui il cielo
non solo ci guida sulle piste, ma sce-
dalla Collegiata dei Santi Pietro e Orso
diventa blu e le antiche pietre assu-
glie per noi location strategiche e ac-
sorta nell’area di un’ampia necropoli
mono riflessi misteriosi.
coglienti.
extraurbana, ricostruita in epoca ca-
La porta si trova tuttora in eccel-
Ristorati, l’indomani siamo pronti per
rolingia nel IX secolo, di cui conserva
lente stato di conservazione ed è
affrontare il Monte Bianco, anche se
preziosi affreschi nel sottotetto che
formata da due serie di archi - uno
siamo rimasti ai suoi piedi nella bel-
non abbiamo potuto vedere; poi ri-
maggiore centrale e due minori la-
la Valle Ferret che ci accoglie con il
strutturata in forme romaniche nell’ XI
terali - che racchiudono una piazza
Dente del gigante in pieno sole.
secolo.
d’armi. Su entrambi gli archi sono vi-
La navetta ci porta a Planpincieux
Vero gioiello di arte romanica lom-
sibili i camminatoi delle sentinelle. La
di Giusi Negri
Partiamo sabato 28 gennaio da Lecco per raggiungere la nostra meta: il Trentino Alto Adige. Nelle prime uscite in Engadina abbiamo trovato poca neve, speriamo che in questi giorni vada meglio. Il primo giorno sciamo sulla pista della Marcialonga (per fortuna) da Moena al Lago Di Tesero in Val Di Fiemme, la neve è solo sulla pista della gara di domenica, attorno prati, il tempo è bello e noi siamo carichi, ci accontentiamo della sciata e assistiamo alle gare dei bambini allo stadio. Partiamo con il nostro autobus e raggiungiamo l’Hotel Everest a Trento, doccia, relax, giro turistico in centro e poi pronti per la cena, ottima ed abbondante. Il dopo cena lo trascorriamo fra una chiacchierata e una partita a carte. Al mattino sveglia, preparazione bagagli e colazione: tutti siamo pronti per un’altra giornata sulla neve. Raggiungiamo con un bel sole la nostra meta: val Ridanna, una valle dell’Alto Adige che parte da Vipiteno. La bella neve ci permette di sciare in un paesaggio fantastico; ci dividiamo in gruppi e - pronti via - siamo sulle piste. Alla fine della sciata festeggiamo insieme un compleanno e la nostra due giorni gustando torte e pane e salame. Terminato il tutto saliamo sul nostro autobus per il ritorno a Lecco. Abbiamo trascorso due giorni in compagnia sciando in luoghi fantastici a contatto con la natura, percorrendo nuove piste e ammirando il paesaggio. Tutti noi abbiamo potuto sciare approfondendo le tecniche apprese durante il corso. Penso che sia sempre bello scoprire nuovi posti, ambienti che fanno bene al corpo e alla mente. Un grazie di cuore ai nostri istruttori: Marco, Cesare, Giovanni, Paola, Pina e Salvatore che ci hanno permesso di partecipare a questa due giorni e a tutti gli allievi e simpatizzanti che hanno contributo all’ottima riuscita della stessa. Alle prossime sciate. Grazie CAI.
Sci di Fondo
Porta Pretoria è costituita da blocchi di pietra fissati con ardesia frantumata estratta dal fondale della Dora Baltea che nell’età romana ne era ricca. L’originale pavimentazione dell’epoca di costruzione, portata alla luce dagli ultimi scavi, è posta a circa 2,5 metri sotto l’attuale livello stradale. Percorriamo il Decumanus Maximus e ci troviamo dentro il percorso pedonale su cui si affacciano negozi di artigianato e souvenir. Intravediamo l’Anfiteatro ma non siamo in orario per l’accesso al sito archeologico, così come troviamo sbarrato l’accesso al Criptoportico forense di età augustea, una galleria a due navate articolata su tre lati le cui volte sono sostenute da imponenti pilastri in travertino, ambiente di grande suggestione a giudicare dalle fotografie. Bisognerà proprio tornare in un’altra occasione. La cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giovanni (XI secolo), fiancheggiata da due campanili romanici, ci accoglie con il suo portale rinascimentale adorno di affreschi e di terrecotte dipinte, all’interno si celebra la messa del sabato sera. In uscita dalla città riusciamo a vedere l’Arco di Augusto edificato nel 25 a.C. in occasione della vittoria dei Romani sui Salassi: è illuminato sobriamente ed è un bel saluto alla città. La via Francigena Il terzo giorno lasciamo l’albergo per trasferirci sull’ultima pista prima del ritorno a Lecco. La meta è cam-
Dall’alto: Dorino Ouvrier I Fisarmonicisti 1999. Scultura collocata in una piazzetta centrale di Aosta. Sotto: in Val Ferret.
Sci di Fondo
biata per ragioni di innevamento e anziché andare a Brusson in Val d’Ayas ci dirigiamo ad Etroubles nella valle del Gran San Bernardo. La parte a monte della pista è occupata da una gara di sci fino alle 12 e quindi a noi resta la discesa a valle lungo il fiume. La parte iniziale è piuttosto ripida e ghiacciata e qualcuno ha un po’di difficoltà, ma basta togliere gli sci in qualche tratto, come faccio io che non voglio rischiare, e si guadagna la discesa più dolce fino al paese. Molti poi hanno ripercorso la pista non rinunciando alla salita. Resta il tempo per un pranzetto nei ristoranti del paesino, posto lungo la via Francigena, grazioso con le stradine acciottolate, la fontana e le sculture, naturalmente in legno, disseminate ai crocicchi. Deludente la polenta uncia… avevano finito la fontina! Ci siamo consolati con una bella abbuffata di dolci preparati generosamente dalle sciatrici o dalle loro mamme…Per tutti citiamo i cantuccini della mamma di Pina. Un grazie di cuore ai nostri organizzatori e accompagnatori, anche a chi è rimasto a casa, e speriamo di ripetere ancora per tanti anni queste sciate, immersi in una natura rigenerante, con il piacere di condividere e ridere senza tralasciare un’occhiata alle bellezze dell’arte e della storia. Fa bene al corpo e allo spirito. Foto di Massimo di Stefano Dall’alto: caratteristica scultura in legno nell’abitato di Etroubles. Sotto:Aosta, Arco di Augusto.
Sci di Fondo
RECENSIONI SENTIERI PARTIGIANI TRA LECCO E LA VALSASSINA Il 18 aprile a Lecco presso il palazzo delle Paure è stata presentata la guida storico-escursionistica Sui sentieri della guerra partigiana in Valsassina di Gabriele Fontana, Eugenio Pirovano, Marco Ripamonti. Prendiamo spunto da questa serata per riproporre un libro che non è certo nuovo (la prima edizione risale al 2008, la seconda edizione riveduta è dell’aprile 2011) ma continua ad essere attuale per chi desidera incamminarsi sulle montagne di Lecco e della Valsassina con l’occhio rivolto alla storia e alla memoria. Si tratta di una guida articolata in due parti, una che percorre una dorsale ideale che va dai piani di Erna fino alla val Biandino, con alcune diramazioni laterali, e una seconda che guarda verso la val Taleggio e che si raccorda naturalmente con i piani di Artavaggio. Nel percorrere prima le strade cittadine di Lecco, poi i sentieri che si inerpicano verso i piani di Erna e oltre, si raccontano le vicende delle prime formazioni garibaldine della zona nei mesi finali del 1943; la costituzione delle brigate di montagna fu irta di difficoltà e dovette scontrarsi prima con una dura repressione, poi con grossi problemi materiali, per finire a soccombere di fronte alle forze preponderanti dei nazi-fascisti.
Non esistono veri e propri sentieri partigiani – dichiarano gli autori del libro - l’uso del termine e, si può dire, del mezzo è un modo per raccontare la storia in altro modo, con più attinenza alla realtà: perlomeno la fatica ci aiuta un po’ a comprendere le difficoltà di allora […] camminare, pensare, scoprire, imparare per il solo gusto di farlo, immaginare di riproporlo ad altri è stato solo un passaggio successivo. Sul notiziario 1/2011 del Cai Lecco è possibile leggere un bell’articolo di Raimondo Brivio, dal titolo “Pellegrinaggio civile. Quattro giorni sui sentieri della Resistenza” con la testimonianza personale dell’autore sul cammino effettuato in compagnia della moglie Chiara nell’autunno 2010 lungo i sentieri suggeriti dalla guida.
Gabriele Fontana, Eugenio Pirovano, Marco Ripamonti Sui sentieri della guerra partigiana in Valsassina. Il percorso delle Brigate Garibaldine da Lecco a Introbio NodoLibri, Como, 2011
IN CAMMINO SULLA LINEA CADORNA Il Sistema Difensivo Italiano alla Frontiera nord verso la Svizzera, popolarmente noto come Linea Cadorna dal nome del generale che lo ideò, fu progettato e realizzato tra il 1899 e il 1918 con lo scopo di proteggere il territorio italiano da una possibile invasione proveniente d’oltralpe attraverso la Confederazione Elvetica. A questo scopo furono costruite numerose opere militari (strade, trincee, fortificazioni), rimaste in gran parte intatte in quanto l’Italia non fu di fatto attaccata su quei fronti. Seguendo questo filo conduttore Guido Caironi propone 34 itinerari escursionistici nei territori di Como, Lecco, Varese, con sconfinamenti nel settore orobico e in quelli del Verbano e dell’Ossola. Percorsi di interesse naturalistico, piacevoli per la varietà dei paesaggi, ma soprattutto ricchi di storia: i manufatti militari sparsi e mai utilizzati su questi sentieri evocano le trincee e le fortificazioni del fronte orientale dove la guerra fu combattuta davvero con il sacrificio di migliaia di soldati.
Recensioni
Guido Caironi Escursioni lungo la Linea Cadorna Natura e storia tra le trincee silenziose Idea Montagna, maggio 2017
L’ALTRA FACCIA DELLA GUERRA C’è una faccia della guerra, lontana dalla retorica delle imprese eroiche, della quale si è soliti parlare poco o non parlare affatto. E’ l’aspetto legato al soccorso e alla cura dei feriti e dei mutilati, che pure ebbe, nel corso dei due conflitti mondiali del secolo scorso un’importanza fondamentale. Non fosse altro perché essi – feriti, mutilati e invalidi - furono milioni. Ancor meno si è parlato - anzi non si è parlato affatto - degli ospedali militari che, nel corso di tutte le guerre tra Ottocento e Novecento, furono attivi a Lecco e nel territorio lecchese dove furono curati, tra gli altri, gli alpini impegnati nella “guerra bianca” e sul fronte russo e i partigiani attivi, fra il 1943 e il 1945, sulle nostre montagne. A colmare questa lacuna è stato pubblicato ora il volume di Angelo Faccinetto Il capitano l’è ferito. Appunti per una storia degli ospedali militari a Lecco, Cattaneo Editore, 2017. In 130 pagine di testo corredate da numerose fotografie inedite, l’autore ricostruisce la storia di queste strutture e, soprattutto, la storia degli uomini, lecchesi e non, che vi operarono e che vi furono curati. Un’operazione che consente a noi, lecchesi di oggi, di guardare con occhi diversi – gli occhi della memoria – edifici che fanno parte, con le loro attuali funzioni, del nostro vivere quotidiano.
Angelo Faccinetto Il capitano l’è ferito. Appunti per una storia degli ospedali militari a Lecco Cattaneo Editore, Oggiono, 2017
SETTE STORIE PER CONOSCERE LECCO Un libro di storie illustrate rivolto ai bambini per far loro conoscere Lecco, un libro che non parla specificamente di montagna, ma nel quale la montagna è naturalmente presente nel suo rapporto simbiotico con la città attraverso luoghi e personaggi. I contenuti e le finalità sono ben sintetizzati nella presentazione di Tiziana Rota, coordinatrice con Giulia Torregrossa del progetto: “Care bambine e bambini, questo libro è per voi. Per divertirvi, incuriosirvi, stupirvi. Un libro da leggere, da guardare, da ascoltare. Un libro che vi farà scoprire luoghi interessanti della nostra città, luoghi che magari avete visto tante volte senza veramente guardarli, come tanti adulti del resto. Il ponte vecchio e l’isola, i monumenti dei lecchesi illustri e gli ometti di pietra, il battello e il campanile diventano i protagonisti delle storie scherzose di Barbara e dei disegni sognanti di Marco. Anche loro hanno guardato questi monumenti seri con occhi diversi e divertiti e forse per la prima volta li hanno veramente visti. Speriamo che le loro storie vi piacciano e che vi venga la curiosità di saperne di più, di interrogare quei signori di pietra e di bronzo e di farvi raccontare le loro avventure. Vi invitiamo a seguire, mappa alla mano le tappe del percorso nella nostra città. E’ un percorso che definisce i confini della nostra identità e ci porta ad andare e guardare oltre varcando ponti, salendo sui campanili, percorrendo il lago, arrampicandoci sulle montagne, giocando tra realtà e immaginazione, così come hanno fatto i personaggi illustri ora lì immobili su un piedistallo nelle piazze di Lecco”.
Barbara Garavaglia, Marco Rovelli 7 piccole storie lecchesi Angeli, cigni, puzze e brutte avventure Editore Amici dei Musei del territorio lecchese, febbraio 2017
Recensioni
Impegno extra-sezionale dei soci CAI Lecco Un numero consistente di soci della nostra sezione ricopre attualmente incarichi nell’ambito di Organi Centrali o Regionali del CAI. Ne riportiamo nella tabella seguente il nome e il tipo di incarico NOME COGNOME
INCARICO
LIVELLO
Andrea Crippa
Componente Commissione Tutela Ambiente Montano (TAM)
Regionale
Tiziano Riva
Componente Commissione Rifugi e opere alpine (OTTO ROA)
Regionale
Donatella Polvara
Componente Comitato Scientifico Lombardo
Regionale
Silvano Arrigoni
Componente Direttivo Scuola Regionale Lombarda di Alpinismo
Regionale
Marco Pedeferri
Componente Commissione Medica Lombarda (OTTO Medica LOM)
Regionale
Giuliana Saba
Componente Commissione Medica Lombarda (OTTO Medica LOM)
Regionale
Michele Bettiga
Componente Commissione Escursionismo Senior
Regionale
Emilio Aldeghi
Componente CAI Regione Lombardia (CDR)
Consiglio Direttivo Reg.
Alberto Pirovano
Componente Commissione Centrale Rifugi e Opere Alpine
Centrale
Andrea Spreafico
Componente Consiglio Centrale dei Probiviri
Centrale
Matteo Spreafico
Componente Commissione Centrale Alpinismo Giovanile
Centrale
Nicoletta Favaron
Componente Commissione Centrale Cineteca
Centrale
Anna Masciadri
Componente Commissione Centrale Cineteca
Centrale
Riportiamo anche l’elenco dei soci che svolgono l’incarico di delegato sezionale alle Assemblee regionale e nazionale. Alberto Pirovano; Andrea Spreafico; Enrico Spreafico; Giuseppe Ciresa; Giuseppe Ferrario; Giuseppe Orlandi; Domenico Pullano; Giorgio Rusconi. Alberto Pirovano è delegato di diritto in quanto presidente della sezione, gli altri sono stati eletti dall’Assemblea sezionale del marzo 2017 per l’anno in corso.
Premio alpinistico “Paolo Consiglio” Il premio “Paolo Consiglio” viene conferito dal Club alpino accademico italiano (Sezione nazionale del Club alpino italiano) ad una spedizione alpinistica extraeuropea dell'ultimo anno, di carattere esplorativo o di elevato contenuto tecnico organizzata da piccoli gruppi di alpinisti a composizione prevalentemente giovanile. Quest’anno è stato assegnato ex aequo ai Ragni Luca Schiera e Paolo Marazzo per la spedizione alpinistica Rio Turbio 2017 (Patagonia) e ai trentini Silvestro e Tomas Franchini, Nicola Binelli e Luca Cornella, per la spedizione Kishtwar Shivling 2016 (Kashmir Indiano). La cerimonia di premiazione si è tenuta il 27 maggio a Napoli, in occasione dell'Assemblea nazionale dei Delegati. Questa la motivazione: "Questi giovani alpinisti, con l'esempio di queste spedizioni, possono ispirare altri giovani a vivere l'avventura senza compromessi, valorizzando i valori etici e morali del Club alpino accademico. Valori nei quali l'uomo, con la sua volontà, preparazione, tenacia e determinazione, si spinge ai propri limiti, affrontando la natura selvaggia e accettando i rischi in modo consapevole ma senza compromessi".
LUTTI Ci hanno lasciato: Giacinto Torrielli, socio CAI dal 1990, frequentatore assiduo e longevo del Gruppo Sci di fondo escursionismo Gian Attilio Beltrami, socio Cai dal 1975, scomparso il 26 giugno u.s. in un incidente alpinistico sul Monte Bianco. Figura storica del Soccorso alpino della nostra regione, ricopriva attualmente il ruolo di presidente della XIX delegazione lariana del Soccorso alpino e speleologico lombardo. Entrato nel Cnsas come tecnico di soccorso speleologico, aveva proseguito acquisendo la qualifica di soccorritore alpino e di tecnico di elisoccorso. Per diversi anni ha curato l’organizzazione della presenza del Cnsas al Giro d’Italia e per trent’anni ha ricoperto il ruolo di delegato della XIX Zona Lariana, una delle più vaste d’Italia per territorio, che include le province di Lecco, Como, Varese e Pavia. Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione
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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291 oppure scrivere un’email a sezione@cai.lecco.it.
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INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2017
AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI
Le quote sociali per il 2017 sono le seguenti: Socio Ordinario Socio Ordinario*
€46,00 €24,00
(nati dal 1992 al 1999)
Socio Familiare** Socio Giovane***
€24,00 €16,00
(nati nel 2000 e anni seguenti)
Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera
€20,00 € 5,00 € 2,00
Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. - I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza.
*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario.
- Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”.
** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento.
- Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro.
***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.
- Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.
IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco IBAN IT07 J056 9622 9020 0000 2154 X06. c) Modello MAV che verrà inviato ai soci ritardatari dalla BANCA POPOLARE DI SONDRIO Ricordiamo che il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede rimarrà chiusa dal 1° al 28 agosto
DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.
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