Notiziario 02/2017

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n° 2/2017

CAI LECCO 1874


IMMAGINI DAL RADUNO. Il CAI Lecco ai Piani di Bobbio, 18 giugno 2017


IN QUESTO NUMERO

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EDITORIALE

ESSERE SOCI

Le motivazioni della nostra adesione al CAI di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco

SENTIERI E PAROLE

ALPINISTA GENTILUOMO

Cent’anni fa nasceva Pino Panzeri, uomo colto, spirito inquieto e Ragno saggio di Angelo Faccinetto

DI ERMINIO, DEL CASTELLI E D’ALTRI FANTASMI Appunti per una storia dell’alpinismo a Lecco

ANNIVERSARIO AI PIANI DI BOBBIO

di Alberto Benini

Il 25 aprile 1937 moriva Gianni Rusconi, prima vittima dello sci sui nostri monti di Giorgio Rusconi

FIORI DI TERRE ACIDE

Alla scoperta della flora dell’Alta Valsassina

PREVENZIONE PAROLA MAGICA

di Annibale Rota

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 2/2017

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto

Alcuni consigli per affrontare le escursioni in montagna di Jacopo Pisati e Sebastiano Morassi

Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia

LA MOSTRA, LA PALESTRA, IL MUSEO

Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco

MONTI SORGENTI

Alberto Benini all’inaugurazione di “Alpinisti lecchesi fra lago e mare”

RILEVANDO I RILIEVI

Il corso di formazione per “operatori sentieri”

di Sergio Poli

LA MONTAGNA SI FA CINEMA

Due film inediti proiettati alla rassegna “Monti Sorgenti”

L’ALPINISTA E LA PITTRICE

di Anna Masciadri

Un libro e il Cammina(r)te: dialogo pubblico fra il Det e Luisa Rota Sperti di Adriana Baruffini

IL RITRATTO

IL CARATTERE DELL’UOMO È IL SUO DESTINO

Profilo di Giuliano Maresi visto di fronte

di Alberto Benini

Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2700 copie Chiuso in redazione 01/07/2017

ALPINISMO e ARRAMPICATA “EL VALOR DEL MIEDO”

La prima alla parete est del Cerro Murallon

di David Bacci

UNA FARFALLA INZUPPATA

La salita al Cerro Mariposa sfidando la pioggia della Patagonia di Paolo Marrazzo

ESCURSIONISMO

LE ISOLE DI ULISSE

Escursione alle Egadi, tra sentieri in quota e riserve marine

SULLA VIA FRANCIGENA

di Giorgio Pace

Da Monteriggioni a Roma sulle orme di Sigerìco di Canterbury di Claudio Santoro

I BIMBI CRESCONO

Al via la stagione 2017 del Family CAI di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico

ALPINISMO GIOVANILE

GIALLO VIVACE SUI PRATI

Giochi ed emozioni al raduno regionale di Alpinismo giovanile di Alessia Losa

SCI ALPINISMO

SCIALPINISMO IN TEMPI DI MAGRA

Due corsi, due direttori, due donne, una garanzia

GEO

di Sara Pozzetti

In copertina: spedizione dei Ragni al Cerro Murrallon. David Bacci impegnato sul muro finale della parete Est. Foto di Matteo Della Bordella.

NEL DNA ANCHE LA BICI

Valsugana sui pedali per i seniores del Geo

SCI DI FONDO

di Agostino Riva

QUOTA 34

L’attività 2016-2017 del gruppo sci di fondo escursionismo di Stefano Vimercati

Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.

L’ARTE VISTA CON GLI SCI

Fra neve e monumenti la tre giorni di fondo in Val d’Aosta

RECENSIONI VITA DI SEZIONE

di Tiziana Rota

ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.


ESSERE SOCI di Alberto Pirovano*

C

are Socie e cari Soci, l’arrivo dell’estate porta ad una pausa nelle attività sociali a favore

dell’incremento delle attività, escursionistiche ed alpinistiche personali. Invero non è sempre stato così. Quando le associazioni alpinistiche avevano lo scopo principale di condividere i pochi mezzi a disposizione la bella stagione era occasione per una maggior partecipazione alle attività organizzate, fino a condividere le proprie ferie. Penso ai campeggi estivi, tra cui quello del Gruppo Ragni, dove generazioni di soci lecchesi hanno trascorso le proprie ferie. Ora che anche il campeggio della sottosezione Strada Storta ha chiuso i battenti, speriamo temporaneamente, possiamo considerare chiuso quel periodo. Certo, anche se in piena crisi economica, i mezzi e le modalità di spendere il proprio tempo libero sono cambiati. La facilità di spostamento e le previsioni meteo sempre più affidabili fanno decidere i propri programmi all’ultimo minuto, e non si può fermare questa tendenza. Vantaggi e ideali Nascono però spontanee alcune riflessioni che vorrei condividere con voi. E’ evidente, infatti, che i cambiamenti sociali incidono anche sulla funzione stessa delle associazioni, ed il CAI, una delle più importanti a livello nazionale, e sicuramente la più impor-

Editoriale

tante nella sua declinazione locale, non

tà dell’associazione, condividendone in

può esserne immune. Negli ultimi anni

primis gli ideali.

il numero di soci è diminuito in tutta

Queste riflessioni nascono dalla

Italia, toccando il minimo nel 2013, ed

constatazione della ridotta partecipa-

ora è in apparente ripresa. Lecco ha

zione dei soci alle iniziative proposte

retto bene, riducendo di poco il cor-

dalla sezione, in particolare a quelle

po sociale negli anni più neri della crisi

meno alpinistiche e soprattutto meno

ed anticipando la ripresa di un paio

legate all’attività dei singoli gruppi.

d’anni, tanto da aver riguadagnato un

(Quasi che un socio di un gruppo non

delegato all’assemblea nazionale. Ma

sia anche socio della sezione. Ricordo

a farci riflettere non sono tanto i nu-

che è vero esattamente il contrario!)

meri, bensì le motivazioni che portano

Penso a Monti Sorgenti, dove tra il fol-

un escursionista, o alpinista che sia,

to pubblico che anche quest’anno ha

ad associarsi. Assodata la scomparsa

riempito le sale, sedevano pochi soci.

progressiva, ancora una volta complice

Se da un lato questo è sicuramente

la crisi, dei soci per tradizione, cioè di

positivo, evidenziando iniziative non

quei soci tesserati per spirito di appar-

autoreferenziali, ma realmente promo-

tenenza o tradizione famigliare, non

trici della cultura di montagna, dall’al-

vorrei che si stesse passando ai soci

tro una partecipazione più assidua dei

per convenienza. Cioè a soci motivati

soci permetterebbe una maggior coe-

esclusivamente dai servizi erogati dal

sione e condivisione di obiettivi.

CAI, in particolare da quelli assicurativi

Chi dirige un’associazione ha co-

in caso di incidente o dagli sconti nei

munque l’obbligo di cogliere i segnali,

rifugi alpini. Non vorrei essere frainte-

valutare eventuali errori, ed agire di

so, è evidente come le diverse coper-

conseguenza. Da questo punto di vi-

ture assicurative offerte ai soci siano

sta sicuramente con l’autunno saranno

un aspetto importantissimo ed in cui

avviate iniziative sul piano culturale e

il CAI continua ad investire, offrendo

della formazione, anche su scala più

una proposta senza pari. Anzi invito i

piccola, rivolte direttamente ai soci.

soci ad informarsi bene sulle copertu-

Nulla che sostituisca quanto gruppi e

re offerte ed in particolare a valutare

scuole già ottimamente propongono,

l’assicurazione anche durante la pro-

ma qualcosa di diverso: una sorta di

pria attività personale. E’ altresì certo,

spin off di Monti Sorgenti che pon-

per conoscenza ed impegno diret-

ga le tematiche del CAI durante tutto

ti dello scrivente, l’incremento degli

l’anno. State pronti e partecipate nu-

sforzi nella modernizzazione della ri-

merosi.

cettività presso i rifugi alpini e per un aumento dei vantaggi per i soci, che,

Un ricordo di Gianni

non dimentichiamolo, con la propria

Da ultimo, in appendice, non posso

tessera contribuiscono al loro mante-

non rivolgere un saluto a Gianni Bel-

nimento. Auspichiamo però un corpo

trami, non perché dovuto in quanto

sociale capace di cogliere le peculiari-

capo delegazione del Soccorso Al-


pino (che ricordo è una sezione na-

di continuità, ci ha dato una struttu-

del Soccorso, e quindi dei suoi ideali,

zionale del CAI composta da soci del

ra invidiabile. Lo dobbiamo ringraziare

davanti a tutto. Facendosi da parte per

CAI volontari), ma perché fortemen-

anche per la sua umanità. Quando ha

poi ritornare a dispensare la propria

te sentita. Ho avuto modo di vedere

ricevuto qualche sgambetto (chissà

competenza come nulla fosse acca-

Gianni in azione durante un soccorso

perché, ogni tanto, anzichè valorizzare

duto, senza rimpianti e senza voglia di

complicato in cui ci siamo entram-

i pregi delle persone ci si accanisce sui

rivalsa. Una lezione per molti.

bi trovati coinvolti. Lui impegnato

presunti difetti) ha messo l’interesse

* Presidente CAI Lecco

come elisoccorritore istituzionale, ed io come soccorritore casuale essendo stato spettatore e quindi prima persona intervenuta di un brutto incidente sull’Angelone. A Gianni dobbiamo tutti riconoscenza, come ultimo costruttore di quella macchina professionale (non così facile da realizzare con soli volontari) che è oggi il soccorso alpino lombardo. Beltrami, sulla scia dei predecessori Giulio Bartesaghi, Battista Corti, Giancarlo Riva, Pino Negri, Daniele Chiappa e senza soluzione

Immagini dalla conferenza stampa di presentazione di Monti Sorgenti 2017


Pino Panzeri (a destra nella foto) con Miroslav Rothschild in vetta al Ruwenzori il 15 giugno 1960


ALPINISTA GENTILUOMO di Angelo Faccinetto

C

ome scalatore non apparteapparte-

Panzeri, detto Pino o Panzerin per via

neva all allaa schiera dei fortissimi.

della taglia minuta, è stato una figura

Spesso nelle salite più impeimpe-

mitica.

gnative in giro per le Alpi, affrontate

Tratto da gentiluo gentiluomo, brillante di

con il Cassin, Cassin, il Bigi igio o o il Gigi Alippi si

penna, do dotato di un forte senso dell’udell’u-

legava da secondo. secondo. E se se si eccettua la

morismo condito con una buo buona do dose

salita al Ruwenzori il suo nome nome non

di ingenuità (racconta Dino Piazza di

compare fra i protagonisti delle spedispedi-

una salita al Fungo, lungo una via a

zio zi oni che hanno fatto grande il nome

strapio strapi ombo, con l’Arnaldo Tizzoni Tizzoni soso-

dei Ragni e del CAI Lecco. Ma per gli

pra, che suda e impreca per passare

alpinisti lecchesi della sua generazio generazio-

e lui, il Panzerin

ne – e di molte altre do dopo – Giuseppe

su: Arnaldo ce ce l’hai una sigaretta?),


battuta fulminante e citazione colta sempre pronte per l’uso, appassionato musicofilo, profondo conoscitore di Mozart, lettore assiduo di saggi filosofici e scientifici, fra i Ragni – gruppo del quale era un adepto della prima ora - era considerato un intellettuale. E poi era pure diplomato. Ragioniere. Ulteriore segno di distinzione in un ambiente in cui, per dirla col Bigio, “il più meno ignorante di noi aveva fatto la quinta” e non si brillava quanto a disquisizioni colte. Vogatore per la libertà Queste qualità sarebbero già di per sé sufficienti a farne un “mito”. Non fosse che “mitica” è stata un po’ tutta la sua vita. A cominciare dalla fuga dall’Albania, nel settembre del 1943. Tenente di fanteria, in forza al 440° battaglione costiero, Panzerin sovrintende un campo di prigionia in cui sono rinchiusi partigiani albanesi. Quando viene firmato l’armistizio, non ha dubbi sulla scelta da fare. Basta coi fascisti, basta coi tedeschi. E gli albanesi lo aiutano a raggiungere il porto di Durazzo a bordo di un camion. Da qui, su una barchetta a remi lunga tre metri, in compagnia di un capita-

Pino Panzeri in momenti diversi della sua attività alpinistica. Foto archivio famiglia Panzeri. In basso a destra: La tessera di iscrizione al CAI Lecco

no napoletano, attraverserà l’Adriatico e raggiungerà Brindisi dopo 56 ore di voga. Lui che, pur essendo un buon nuotatore, non può certo nemmeno definirsi uomo di lago. Quella fuga in barca dalla terra delle aquile diventerà qualche anno dopo il simbolo della sua nuova vita di alpinista ed entrerà a pieno titolo nella storia dei Ragni. Ma prima, Pino, dovrà ancora superare molti passaggi. Di

Sentieri e Parole

C’è una storia curiosa dietro la spedizione italo-yugoslava guidata da Pino Panzeri al Ruwenzori nel 1960. Uno dei tre componenti la cordata, l’alpinista triestino Ruggero Ravasini, vi ha partecipato con uno scopo preciso: compiere la promessa di deporre sulla vetta della Punta Margherita una perla del Mar Rosso. La promessa, un vero e proprio voto fatto a se stesso, risaliva a quasi 40 anni prima, al 1922. Allora Ravasini, scalatore alle prime armi, di ritorno da una ascensione al Monte Rosa fu ricevuto a Gressoney La Trinitè, assieme ai suoi compagni di avventura, dalle regina Margherita di Savoia. La regina intrattenendosi coi giovani raccontò loro che nel cuore dell’Africa esisteva una montagna che portava il suo nome. Poi si soffermò a parlare della spedizione del 1906 condotta dal Duca degli Abruzzi. Il discorso rimase impresso nella testa e nel cuore del giovane Ravasini che, quasi quarant’anni dopo, grazie alla leva offerta dal Panzerin, poté realizzare il suo sogno. Sul ghiacciaio di vetta, accanto alle bandiere italiana, yugoslava ed etiope, l’ormai maturo alpinista triestino poté deporre la sua splendente perla del Mar Rosso.


dopo essere rientrato in Italia, riparte. Questa volta per l’Africa, per conto di una ditta lecchese. A Massaua, Eritrea, la guerra ha colpito duro. C’è il porto da bonificare, dalle mine e dai relitti delle navi affondate al suo imbocco. E ci sono i rottami da recuperare e da inviare per conto della ditta (la Bonaiti) al Caleotto affinché vengano fusi. Lui dirige le squadre di demolitori, fa il direttore dei lavori, il ragioniere, il sommozzatore. E mette su famiglia. In Eritrea, pur fra frequenti viaggi, ci resterà a lungo: dal 1950 al 1961. La montagna delle nubi Anche in quell’angolo di mondo

Panzerin non accantona la passione per la montagna. Ce ne sono tante nel Corno d’Africa e su quelle montagne porta a compimento numerose vie. Vie nuove, come quella aperta sull’Amba Toquilè del 1961 - ricordata anche nel volume per i 120 anni del CAI Lecco - e vie che ripercorrono le tracce dell’alpinismo esplorativo dei decenni precedenti. In quegli anni l’Africa va di moda fra gli alpinisti. Spedizioni si spingono al Kilimangiaro, al Monte Kenya e giù fino al Ruwenzori, la “montagna delle sesto grado e più, lungo quella parete

del generale Alexander a nome degli

nubi” per via della cima perennemente

virtuale che adesso lui stesso ha scelto

alleati anglo-americani.

avvolta nella nebbia. Nel gennaio del

di affrontare, “perché non si può stare

Anche la sua vita da “civile”, nell’I-

1960 è protagonista di una di que-

sempre nell’acqua bassa”. Passaggi che

talia ritrovata, sarà vissuta all’insegna

ste spedizioni Carlo Mauri, l’amico col

si chiamano arruolamento, in Italia,

dell’avventura. Non solo sulle guglie

quale Pino, a dispetto della lontananza,

nell’armata di liberazione, compimento

della Grigna o sulle pareti della Alpi e

ha sempre mantenuto stretti rapporti.

di missioni oltre le linee nemiche per

dell’Africa orientale. Un breve perio-

Con Piero Ghiglione e Bruno Ferrario,

conto dell’Intelligence service alleato,

do da impiegato di banca e capisce

il Bigio apre al Ruwenzori una “diret-

cattura da parte dei tedeschi, prigione

subito che quella vita non fa per lui.

tissima” sulla parete ovest della Pun-

a Forlì e deportazione in Germania nei

Così, spinto anche dalla sua passione

ta Alessandra poi, di ritorno, passa da

pressi di Wittenberg, da cui tornerà

per la musica, parte per il Brasile al se-

Massaua a trovare l’amico e col suo

magrissimo e malconcio solo a fine

guito di una compagnia d’opera. Ma

’45. E che gli varranno una medaglia

anche quest’esperienza, in verità un

di bronzo al valor militare e un en-

po’ squinternata, non riuscirà ad ap-

comio, con tanto di diploma, da parte

pagare il suo animo inquieto e, poco

Sentieri e Parole


entusiasmo per la montagna appena

ranno “una fortuna sfacciata”: per tutti

er-Lehmann al pilastro nord-ovest del

salita lo contagia.

i nove giorni trascorsi sulla “montagna

Cengalo, passata alla storia, oltre che

delle nubi” sono accompagnati “da un

per il valore alpinistico, per un episo-

sole magnifico e splendente”.

dio che si racconta ancora. Nell’attra-

Pino non perde tempo e con due forti alpinisti – il triestino Ruggero Ravasini e Miroslav Rothschild del Club

versare un canalino ghiacciato (senza Via de nascundunn…

Alpino Yugoslavo di Zagabria, che già

ramponi, rimasti per ordine superio-

aveva al suo attivo il Kilimangiaro e il

Ma è il momento di fare un passo

re nello zaino) il Panzerin passa giù

Ras Dascian, la più alta vetta d’Etio-

indietro e riprendere dall’inizio il filo

come una saetta. Da sopra il Cassin

pia – il giugno successivo parte alla

del discorso.

gli urla: “Pino fermess!” Al che il Pino,

volta dell’Uganda. La spedizione vera

Come quasi tutti a Lecco, anche

terminata la scivolata nella quale, per

e propria – che verrà documentata

Pino Panzeri fa il suo apprendistato di

cercare di fermarsi, ha lasciato tutti i

da Rothschild in un filmato – durerà

rocciatore in Grignetta. E’ lui stesso a

polpastrelli e diverse unghie, risponde

in tutto nove giorni e sarà avventu-

raccontarlo, sia pure incidentalmente.

candido: “Grazie Riccardo, con te si va

rosa, anche a causa del materiale, re-

In un suo magistrale ritratto del Boga,

sul sicuro: dici sempre cosa bisogna

perito fortunosamente a Nairobi, dopo

pubblicato sul numero 1/1968 dal-

fare e quando farlo!”.

che quello spedito dall’Italia era finito

la rivista del CAI Lecco, Vita di Club,

Non è l’unico aneddoto sul loro

chissà dove. Dopo una marcia di av-

racconta che anche lui “si dilettava col

rapporto. Ce n’è un altro che mette in

vicinamento nella giungla, seguendo la

suo modesto arrampicare sulle guglie

luce il carattere dei due, uno incline

pista degli elefanti, i tre danno l’assal-

della Grigna”. E che lo faceva, come

a comandare, l’altro per niente incline

to alla vetta. Il caldo e le fatiche non

quasi tutti i ragazzi attratti dalle pareti,

a subire. Siamo su una via imprecisa-

fanno venir meno al nostro il gusto

“de nascundunn”, all’insaputa di geni-

ta e Pino non procede come Riccar-

per la battuta. I portatori (e gli alpini-

tori e parenti vari. Quell’apprendistato,

do vorrebbe. Troppo lento per l’amico

sti) temono una possibile carica degli

che già nel 1936-37 può dirsi ultima-

capocordata al quale sembra di dover

elefanti, e quando si imbattono in un

to, lo porta un bel giorno a “superare

attribuire quella lentezza a scarsa vo-

branco piuttosto vivace li fanno scap-

agevolmente” la paretina APE dell’Ago

lontà.

pare al grido di “tembò” (parola che

Teresita, e l’impresa gli farà ricevere,

Il Riccardo: “Tè, regòrdes che la mia

significa elefante in lingua swahili).

del tutto inaspettato, il più gratificante

mam l’era amò a laurà in campagna

Quel grido di difesa darà modo al Pino

dei complimenti. Quello del Boga, che

dò ur prima de fam nass”.

di coniare lì sui due piedi un nuovo

scendendo in doppia dall’Angelina si è

Il Panzerin: “Se vètt…”

proverbio: “Chi ha tembo non aspetti

fermato ad osservarlo: “… brau Panze-

Dopo il sodalizio con Cassin, una

tempo”. Come dire, “e adesso avanti!“

rin”. Un viatico per la sua futura at-

volta tornato dall’Africa, Pino Panzeri

tività.

si legherà in cordata col Bigio, con Gigi

Alla fine, compiendo una delle pochissime ripetizioni dell’itinerario se-

E’ così che nel primo dopoguerra

Alippi, con Dino Piazza, con Casimiro

guito dal Duca degli Abruzzi nel 1906,

entra a far parte del neonato grup-

Ferrari... Ma sarà soprattutto con Gigi, al

il 15 giugno 1960 i tre raggiungono

po Ragni e – come racconta Alber-

quale era legato da una solida amicizia,

la Punta Margherita (5109 m) dove,

to Benini nel suo libro Ragni di Lecco,

che arrampicherà più spesso. Ed è con

sul magnifico pulpito ghiacciato della

50 anni sulle montagne del mondo

lui, il Bigio, Josve Aiazzi e Jafet Rescalli,

vetta, pianteranno tre bandiere, italiana,

– mette a frutto le sue innate doti

che nel 1965 salirà la nord del Lyskam

yugoslava ed etiope. Nell’impresa – alla

diplomatiche adoperandosi “per cu-

per la via Welzenbach. Mentre su Vita

quale darà risalto Il giornale dell’Eri-

cire la frattura vecchi-giovani” che si

di Club (4/1967) ci lascia il bellissimo

trea del 15 luglio – Panzeri e compagni

era ben presto aperta. Le doti alpini-

resoconto su un’ascensione che lui e il

vengono assistiti da quella che defini-

stiche, invece, le usa per arrampicare

Gigi compiono sulla nord della Presa-

con Riccardo Cassin. I due in quegli

nella, stracciando una cordata tedesca.

anni formano una coppia molto attiva.

E’ il giorno del cinquantesimo com-

Nel 1949, tra le altre, effettuano una

pleanno del nostro e quella scalata è

delle prime ripetizioni della via Gais-

il regalo che gli ha voluto fare l’amico,

Sentieri e Parole


di 19 anni più giovane. L’ascensione gli permette di sperimentare di persona una nuova tecnica per arrampicare sul ghiaccio. Niente più gradini faticosamente intagliati a colpi di piccozza. Bastano le punte anteriori dei ramponi, una piccozzina nella mano destra e un chiodo da ghiaccio nella sinistra. E una bella forza. In cima, soddisfazione e commozione. E per il Pino anche i tendini dei piedi che urlano dal dolore. Col Gigi Alippi lo ritroveremo ancora diverso tempo dopo, quando, nel 1979, ormai più che sessantenne sale la via Diemberger alla parete nord del Gran Paradiso.

Giuseppe Panzeri è nato a Castello sopra Lecco il 22 settembre 1917. Negli anni Trenta inizia in Grignetta il suo apprendistato di scalatore. Diplomato ragioniere, ufficiale di complemento di fanteria, durante la seconda guerra mondiale partecipa alla campagna di Albania. Di sentimenti decisamente antifascisti, dopo l’8 settembre 1943 rifiuta di consegnarsi ai tedeschi e fugge rocambolescamente dal paese balcanico per aggregarsi in Italia alle forze alleate di liberazione. Catturato durante una missione oltre le linee nemiche, viene deportato in Germania. Rientrato in Italia alla fine del ’45, nel 1946 si iscrive al CAI, entra nel neonato gruppo Ragni e riprende l’attività alpinistica. Dopo una breve parentesi in Sud America, nel 1950 si trasferisce in Eritrea dove conduce per conto di una ditta lecchese la bonifica del porto di Massaua. Qui conosce la moglie, Elisa. Resta in Eritrea fino al 1961. Nel 1962, dopo aver accarezzato l’idea di dar vita alla “Fiera Navigante” (una nave diretta in Sud America per reclamizzare le merci prodotte dalle aziende italiane), con la famiglia lascia definitivamente Lecco per Milano. Nel capoluogo lombardo si occupa di una piccola azienda commerciale attiva nei prodotti per l’imballaggio. Continua però a mantenere strettissimi legami con l’ambiente alpinistico lecchese che frequenta ogni fine settimana. Istruttore nazionale di alpinismo, dirige alla fine degli anni Sessanta la scuola di roccia dei Ragni. Continuerà con l’attività didattica che alternerà con quella alpinistica fino ai primi anni Novanta. Muore a Milano nel 1997 alla soglia degli ottant’anni. Riposa nel cimitero di Castello.

Scuola Ragni Verso la metà degli anni Cinquanta i Ragni fondano la loro scuola di alpinismo. Sarà proprio in questa scuola che il Panzerin darà per decenni il meglio di sé. Insegnare gli piace. Ama le lezioni teoriche come quelle pratiche e nel 1968 viene nominato dal CAI –

honoris causa - Istruttore nazionale. Nonostante il suo animo irrequieto mostra propensione per l’insegnamento e la didattica. Lo testimoniano la serietà con cui svolge questa attività - non dà mai buca, nonostante dal 1962 viva a Milano - e i numerosi libri, dispense e opuscoli sulle tecniche di assicurazione, di progressione e di soccorso che raccoglie, o redige lui stesso, per rendere le lezioni al massimo proficue. (Già in Eritrea, del resto, si era prodigato per insegnare ai locali l’uso della corda doppia). Gli piace insegnare, abbiamo detto, e gli piace stare con i giovani. Oltre che la scuola dei “maglioni rossi”, della quale tra il 1966 e il 1968 è direttore, a metà degli anni Settanta lo troviamo a dirigere anche la scuola di alpinismo della sezione CAI di Gallarate e

P. Panzeri trasporta le tende a un campeggio del gruppo Ragni


qualità – cultura e scrittura - che non sempre vanno insieme. Diversi suoi articoli, lo abbiamo ricordato, sono stati pubblicati sulla rivista della sezione. Ma il punto più alto lo ha raggiunto, quando era direttore della scuola di alpinismo, scrivendo il capitolo dedicato all’arrampicata su calcare e dolomia per il manuale Alpinismo moderno redatto da Giancarlo Del Zotto. Punto più alto per il prestigio della pubblicazione, per la fama dei coautori – da Pierre Mazeaud a Riccardo Cassin, da Kurt Diemberger a Bepi De Francesch, da Cesare Maestri a Toni Hiebeler – ma soprattutto per la qualità del conP. Panzeri, a sinistra, con G. Bartesaghi in Valmasino nel 1947. Si noti il primo distintivo dei Ragni.

tenuto. Lui diceva di averlo “buttato giù”. In realtà, come ricorda anche

a insegnare in quelle di Meda e della

Piazza: “Una volta l’ho accompagnato

Alberto Benini nella citata Storia dei

sottosezione di Belledo. I suoi libretti

io. Lui non poteva neanche guidare

Ragni, nel suo scritto il Panzerin riesce

personali sono zeppi di annotazioni di

la macchina perché era appena stato

ad unire aspetti tecnici e aspetti uma-

ascensioni, scalate, escursioni in alta

operato. E’ venuto su che aveva an-

ni e soprattutto introduce un tema di

quota, vie ferrate compiute spesso in

cora dentro i tubicini del drenaggio. Al

grande modernità, sostenendo la su-

compagnia di allievi o ex allievi. Estate

campeggio non voleva mancare. Alla

periorità dell’arrampicata in libera ri-

e inverno. Piz Palù, Punta Gnifetti, Cre-

fine quando siamo ritornati era stra-

spetto a quella in artificiale, all’epoca

sta Dufour, Cima di Jazzi, Allalinhorn,

volto. Arrivati a Milano gli ho chiesto:

dominante. Una presa di posizione

Marmolada, Sella, Punta d’Arbola, Pun-

“Pino, in du’ te stè de cà?” “Me regordi

controcorrente e visionaria.

ta Leschaux, Badile, Gran Zebrù, Ortles,

pieu… me par vèsin a un aeroporto”.

Senza contare l’altro aspetto, quel-

Cevedale, Cassandra, Disgrazia, Scalino,

(In realtà abitava dalla parte opposta

lo che potremmo definire “filosofico”.

Bernina, Brenta, Tofane, Gran Paradiso,

della città, in via Grigna…)

Scrive: “Cos’è l’arrampicata? Molta

Bianco sono le cime che ricorrono più di frequente. E poi, naturalmente, le

tecnica e un po’ di improvvisazione; Modernità

molto calcolo e un po’ di intuizione;

Grigne. Decine e decine di ascensioni

Era uomo di cultura, abbiamo detto,

molta scienza e un po’ di arte; tanta

nelle quali a volte porta con sé anche

Pino Panzeri. Amava la musica classica,

prudenza e un po’ di spirito di avven-

le figlie, Rita e Giulia.

amava Mozart e leggeva moltissimo.

tura … Credo che l’arrampicata conten-

Il Panzerin è anche un tifoso dei

Leggeva di filosofia, di scienza e si

ga un po’ di tutto ciò. Ed è proprio per

campeggi estivi organizzati dai Ragni.

annotava le frasi che più lo colpivano,

questo che, semmai la “passionaccia”

Odia l’affollamento, la ressa, ma nono-

poi le trascriveva su dei foglietti e con

vi abbia contagiato, rassegnatevi a non

stante la confusione che vi regna so-

quei foglietti si riempiva le tasche. An-

guarire più del tutto, quasi che in essa

vrana il campeggio lo adora. Ci porta

che le tasche dei pantaloni da mon-

sentissimo possibile il concretarsi di

la moglie e le figlie, finché lo seguo-

tagna. Voleva averle sempre pronte

quel poco di buono che certamente

no. Non ne perde uno. Ricorda Dino

per l’uso. Ma soprattutto voleva averle

deve esserci in noi”.

Sentieri e Parole

lì a portata di mano per meditarci su,

Come scalatore, forse, il Panzerin

magari ai piedi della parete dopo una

non era dei grandissimi, la sua traccia

scalata. Pascal, Galileo, Einstein …

però l’ha lasciata. E che traccia.

Ed era anche bravo di penna. Due


DI ERMINIO, DEL CASTELLI E D’ALTRI FANTASMI tita. Manca un raccordo fra l’alpinismo

dalla quale, ad esempio si apprende

l bell’articolo di Adriana Baruffini

del sindaco-arrampicatore Giuseppe

che nell’estate del 1923 egli guidò

originato dal recupero di par-

Ongania (1869-1911), sul quale si può

una numerosa comitiva “mista” SEL-

te dell’archivio di Carlo Castelli

leggere con molto profitto il bell’ar-

APE alla ripetizione del Sigaro. Così

pubblicato sul Num 1/2017 di questa

ticolo di Raffaele Occhi uscito su Le

ne scrive sulla rivista APE dell’agosto

rivista, consente di riprendere, anche

montagne divertenti (n°38 – autunno

1923 il milanese Carlo Ferretti, diri-

solo per sommi capi qualche questio-

2016) e quanto sta fra la sua morte e

gente del sodalizio:

ne relativa alle origini dell’arrampicata

il debutto di Carlo Castelli cui spetta

“Guida capocordata il buon Castelli

a Lecco. In effetti il fenomeno dell’al-

probabilmente il titolo di primo arram-

della SEL di Lecco; lo seguiva quel-

pinismo operaio nato spontaneamen-

picatore lecchese dell’epoca moderna.

la camoscia della sua signora e il sig.

te nell’ambito del Dopolavoro Nuova

Alle notizie raccolte da Adriana Ba-

Domenico Fioretta, pure della SEL; il

Italia di San Giovanni, così come lo si

ruffini su Carlo Castelli se ne possono

sottoscritto; l’apeina sig.na Olimpia

trova raccontato nei libri di Riccardo

aggiungere altre sfogliando le pagine

Molli che ha dimostrato doti di acro-

Cassin, appare a guardar bene troppo

on-line del bollettino SEL (http://

batismo ardito; l’aquilotta delle apeine

isolato e improvviso, pur se sbocciato

www.sel-lecco.org/biblioteca/rac-

signorina Giulia Resta ed il suo amico

in una città di solide tradizioni monta-

coltanotiziari-s-e-l/)

oppure (più

Pino Riva dell’APE di Lecco che teneva

nare, come la precoce nascita del Club

difficile) consultando la rivista dell’As-

l’estremità della cordata, posto di ono-

Alpino attesta senza tema di smen-

sociazione

re e di … pazienza”.

I

di Alberto Benini

Proletaria

Escursionisti,

Una bella caricatura del duo Dones-Annoni, tratta dal volume Società Canottieri Milano, fondata nel 1890 : sessant’anni di vita, s.n., Milano 1954. Il soprannome di “Bocia” accompagnerà Dones fino alla tarda età. Contrariamente alle notizie reperibili in rete, Dones era nato a Milano (non a Venezia), in una casa affacciata sul Naviglio nel burg de furmagiatt, dove il padre esercitava, appunto, l’attività di casaro.


nottaggio Nino Castelli. Rivalsa che forse fa data dalla fine di novembre del 1914 quando Castelli prese parte alle ricerche degli alpinisti milanesi “Nando Borletti, Erminio Dones e De Rossi, soci del Club Alpino Milano – così racconta “Il prealpino” del 28 novembre – [che] partivano sabato sera 21 novembre da Milano per una gita al Grignone. Giunti a Lecco i tre seguivano l’itinerario di Mandello e pernottavano sabato notte alla capanna di Releccio. Domenica mattina di buon’ora, essi compivano l’ascensione della vetta del Grignone, ma sorpresi dalla tormenta di neve che infuriava sulla montagna non poterono effettuare la discesa: quindi si rifugiavano nella capanna della vetta” Vennero organizzate due squadre soccorso, composte la prima da Mario Tedeschi, Marzorati, Colombo e Gaetani del CAI Milano, Sassi e Ravasi SEL che salirono da Pasturo, la seconda composta dal dottor Carlo Porta (SEM) con i soci SEL Carlo Castelli e Brooks che percorsero la via del Releccio. Toccò alla prima squadra Carlo Castelli (1896-1963) con la moglie Maria Spreafico (1899-1987) pioniera, con Giulia Resta, dell’arrampicata femminile a Lecco

imbattersi non lontano dai Comolli nei tre che, lasciata finalmente la capanna,

Ma già il 19 settembre 1915, un

per la discesa, annotati con scrupolo

avevano intrapreso la via di discesa. E

anno dopo la vicenda Teresita, Castelli

sulla pagina del libro dei visitatori del

leggete sulla rivista della SEL le iro-

con Piero Spreafico e Franco Brooks

rifugio Porta (gestito non dimenti-

nie che Ravasi non mancò di riservare

(1894-1956 primo salitore della Mon-

chiamolo dal padre di uno dei vinci-

loro….

golfiera con Gino Carugati e fratello

tori del Sigaro, Angelo “Gigi” Vassalli)

Qualche suo intervento, general-

del più celebre sacerdote missionario

riducevano in modo molto sensibile

mente anticonformista, se non pole-

Riccardo) aveva effettuato la prima

quello della cordata dei primi salitori e

mico, si riscontra nei libri dei verbali

ripetizione della via aperta sul Sigaro

non si va lontani dal vero affermando

della SEL, come va aggiunto alla sua

da Fasana, Vassalli e Dones l’8 ago-

che in Castelli giocasse un sentimento

biografia che (caporal maggiore nel 6°

sto. I tempi 2.37 per la salita e 1.15

di rivalsa nei confronti di Dones che

bersaglieri) venne ferito al petto e alle

addirittura narrando molti anni dopo

mani da una raffica di mitraglia il 25

ad un giornalista la storia della prima

giugno 1917 sull’Ortigara.

Sentieri e Parole

ascensione arriverà a sostituire il suo

Altri due rocciatori lecchesi dell’e-

nome con quello del campione di ca-

poca pre-1930 di cui si vorrebbe


saper di più sono Giuseppe Perego vincitore con Gandini della Punta Giulia e primo salitore della Torre CAI al Resegone e Pierino Vitali (il Terramatta). Di quest’ultimo, nato il 26 dicembre 1910 a Lecco sappiamo che dopo l’8 settembre 1943 fu fra gli organizzatori delle prime formazioni partigiane sulle montagne lecchesi. Durante un rastrellamento, nell’ottobre del 1943 era sfuggito all’arresto. Aveva riparato in Svizzera, ove fu internato in un campo per rifugiati. Ripassata la frontiera si aggregò alla 112a brigata Garibaldi, operante in Valle d’Aosta, raggiungendo il grado di commissario di brigata. Catturato da reparti fascisti in rastrellamento, veniva fucilato a Villeneuve il 7 novembre 1944. Questi dati si ricavano dal decreto di concessione della Croce di Guerra conferitagli nel 1994. Insomma sono parecchi i “fantasmi” o quasi fantasmi che meriterebbero un accertamento. In chiusura tre osservazioni che riportano al “quadretto Castelli” da cui abbiamo preso le mosse. Il curioso copricapo che Dones in-

Il Quadretto-ricordo della prima salita all’Ago Angelina. Foto archivio Carlo Castelli.

dossa nella foto è così descritto da Eugenio Fasana nell’articolo La ca-

nella fotografia grande, sta per Unione

e a diverse gare sciistiche. Sveliamo

pitolazione del Sigaro, apparso su Le

Zincografi, stabilimento per riprodu-

i dettagli di questa salita, insieme ad

Prealpi del 1915 (numero di luglio-

zioni fotomeccaniche, attivo a Milano

altre vicende, connesse con una bella

agosto-settembre): “Ah un casco: un

a partire dal 1895, come mi segnala

fetta della storia della scoperta della

casco, armato di due piumette ricurve

l’amica Giovanna Ginex.

Grigna, ma anche con una delle vi-

e frementi come due alucce: e sotto,

La parete basale dell’Ago Teresita

cende più cupe della storia dell’ultimo

sotto quel casco, una faccia di meda-

(da allora “parete APE”) venne su-

secolo, il delitto Matteotti, in un arti-

glia antica. […] Erminio Dones”.

perata in bello stile dieci anni dopo, e

colo pubblicato sul primo numero del

Sullo spigolo meridionale del Tere-

ancora una volta da una comitiva mi-

2017 di “Archivi di Lecco e Provincia”.

sita si scorgono due persone, issate-

sta SEL-APE. E in quell’occasione fece

si evidentemente lungo la corda che

la sua bella prova Gino Amigoni, altro

Dones e Castelli avevano usato per

lecchese di cui sappiamo ancora trop-

superare la parete basale.

po poco, se non per la sua partecipa-

Inoltre la sigla UZ, in basso a sinistra

zioni ad alcune operazioni di soccorso

Sentieri e Parole


ANNIVERSARIO AI PIANI DI BOBBIO

I

di Giorgio Rusconi

l 25 Aprile 1937, ottant’anni fa, moriva sulle nevi dei Piani di Bobbio, a soli 19 anni, Gianni Rusco-

ni, figlio di Giuseppina Carzaniga e di Gabriele, fondatore della Metallurgica Rusconi di Rancio, in seguito divenuta

Fratelli Rusconi, quando i figli Carlo e Camillo la gestirono e svilupparono nel dopoguerra.

anni, insieme agli amici Gianfranco

L’incidente sull’Orscellera

Anghileri, Rinaldo Tagliaferri e ai fratelli

Così come in famiglia hanno sempre

Bartesaghi, aiutava i partigiani ricerca-

avversato il fascismo, non hanno mai

ti a mettersi in salvo negli anfratti del

celebrato l’antifascismo, per molti anni

Monte Due Mani, sopra Ballabio, pas-

monopolizzato dai partigiani comuni-

sando per cunicoli e grotte che han-

sti. Nella mia infanzia, il 25 Aprile ve-

no sempre destato in me un fascino

niva ricordato come la data destinata

enorme di avventura.

alle prime comunioni, probabilmente una data scelta appositamente dalle gerarchie religiose per bilanciare la

In famiglia c’è sempre stata una grande passione per la montagna in generale e per lo sci in particolare. Carlo era stato giudice di gara e dirigente della FISI, Millo più volte dirigente sia dello Sci Club Lecco che del CAI Lecco. Entrambi i rami della mia famiglia, i Rusconi di Rancio (Industria Metallurgica) e i Bodega di Lecco (prodotti caseari e affini) hanno sempre avversato il fascismo, pagando pesantemente con le loro attività commerciali l’aver rifiutato la tessera del fascio, che voleva dire difficoltà negli approvvigionamenti di materie prime ed ostacoli alla commercializzazione dei loro prodotti. Da piccolo mi affascinavano i racconti dello zio Gianni (Bodega) e della nonna Rita che durante la guerra avevano fatto della loro “casera” di Ballabio un rifugio per gli alleati soprattutto inglesi e americani in quanto la nonna, nata a Londra, parlava correttamente l’inglese. Lo zio Gianni, che all’epoca della guerra partigiana aveva 17/18

Sentieri e Parole

La cappelletta dedicata a Gianni Rusconi ai Piani di Bobbio, di fronte al Rifugio Ratti. Foto archivio Famiglia Rusconi.


politicizzazione che aveva assunto la

concedere il permesso per la giornata

esempio al bellissimo libro creato da

festa della Resistenza.

in montagna, e i fratelli a insistere che

Dino Piazza in vetta alla Grignetta o

Da piccolo pensavo scioccamente

sarebbe stata l’ultima volta nella sta-

alla chiesetta votiva di Costa, sotto il

che lo zio Gianni Rusconi fosse morto

gione, perché ormai la neve era alla

rifugio Stoppani.

sulla neve il 25 Aprile perché giorna-

fine.

ta di festa legata alla Liberazione. Più

Come

Allora non esisteva il Soccorso Alpiricorda

l’articolo

firmato

no, anche se Riccardo Cassin – amico

tardi mi sono accorto che nel 1937 l’I-

“Scarpone” pubblicato su un giorna-

di famiglia – fu tra i primi a raggiun-

talia non era neppure entrata in guerra

le locale dell’epoca, quello di Gianni

gere il luogo dell’incidente e a calarsi

e che il 25 aprile del 1937 era una do-

Rusconi è stato probabilmente il pri-

nel buco carsico sul “Pizzo Orscellera”

menica, l’unica giornata a disposizione

mo incidente sciistico che si possa

(il Puiatt) dove cadde lo zio Gianni,

per gli appassionati di sci e montagna

annoverare, almeno dalle nostre parti.

ingannato dalla neve che lo nascon-

per compiere le loro escursioni. La zia

E’ strano che non sia stato ricordato

deva, e trovandolo ancora in vita.

Annalisa allora tredicenne, sorella mi-

tra le numerose targhe che comme-

nore di Gianni, ricorda la discussione

morano i tanti, troppi lecchesi dece-

in famiglia con i genitori riluttanti a

duti sulle nostre montagne. Penso ad

Cappelletta ricordo La famiglia Rusconi fece costruire una cappelletta, progettata da An-

Gianni Rusconi ai Piani Resinelli. Foto archivio Famiglia Rusconi.

namaria Rusconi architetto e sorella minore di Gianni, proprio di fronte al Rifugio Vittorio Ratti anche lui morto il 25 aprile 1945, otto anni dopo e in circostanze ben diverse, ucciso in piazza Garibaldi dal piombo di un cecchino fascista. La cappelletta, donata dalla famiglia Rusconi al CAI Lecco, ha seguito le sorti del Rifugio Ratti finendo nella disponibilità della proprietà attuale del rinnovato Rifugio Ratti-Cassin. Qualche anno fa avrei desiderato commemorare insieme i 70 anni della morte di Vittorio Ratti e i 78 dello zio Gianni Rusconi, con una messa nella cappelletta ai Piani di Bobbio. Purtroppo l’evoluzione climatica non porta più quelle belle abbondanze di neve alla fine di aprile, così come doveva essere stato quel 25 aprile del 1937. Gli impianti di risalita erano chiusi e non è stato possibile celebrare la ricorrenza come avrei desiderato: con le zie Annalisa e Annamaria Rusconi, gemelle di 94 anni, ancora in splendida salute.

Sentieri e Parole


FIORI DI TERRE ACIDE

T

di Annibale Rota

utte le montagne dell’Alta Valsassina sono di origine vulcanica e sono pertanto costituite

da rocce acide, o siliciche, più o meno metamorfosate. Sono tutte le montagne a nord della famosa “linea insubrica”, una faglia che attraversa il lago da Acquaseria a Bellano, corre lungo

sommitali silicee del Legnone e del

mo specie che prediligono il terreno

Pizzo Alto.

acido come la campanula barbata,

Nei prati oltre il limite del bosco, ac-

Campanula barbata, una campanula

canto a fiori che crescono indifferen-

azzurra con i bordi dei petali ricoperti

temente su tutti i tipi di terreni, come

di peluria; l’erica bianca, Erica arborea,

la pinguicola bianca, Pinguicola alpina,

un minicespuglio che solitamente rag-

la genziana porporina, Gentiana pur-

giunge dimensioni maggiori rispetto

purea, o i cespugli di rose selvatiche,

alla sorella E. carnea; il rododendro

Rosa canina e Rosa pendulina, trovia-

rosso, Rhododendron ferrugineum, un

la valle del Pioverna fino a Introbio, da dove sale al Passo del Cedrino per scendere poi in Valtorta. Si tratta, per meglio definirle, del Monte Muggio, del Cimone di Margno e della costiera che chiude la Valsassina a nord, dal Pizzo dei Tre Signori al Legnone, con tutta una serie di cime che superano i duemila metri di altezza, come il Pizzo Varrone, il Pizzo Mellasc, il Monte Colombana, il Monte Rotondo e il Pizzo Alto. E sono proprio queste montagne a ospitare fiori belli e interessanti, tipici delle rocce e dei terreni acidi delle Alpi Centrali e delle Orobie Valtellinesi. Sono montagne visitate anche nella seconda metà del Settecento dal famoso naturalista e botanico padovano Domenico Vandelli, che trascorse alcuni mesi sulle montagne del lecchese e del comasco ed ha lasciato un importante saggio sulla flora di questo territorio, legando il suo nome ad alcune specie da lui scoperte e in particolare alla “Saxifraga vandellii”, endemismo delle Prealpi calcaree lecchesi e comasche, ed alla “Androsace vandellii”, specie rara presente solo in piccole colonie negli anfratti delle rupi

Sentieri e Parole

In questa pagina dall’alto: Ranuncolo dei ghiacciai; un anemone giallo, calcifugo, su terreno calcareo assieme all’anemone narcissino Nella pagina a fianco dall’alto: Miosotis nano; Sassifraga rossa; Androsace di Vandelli. Foto di Annibale Rota.


comune piccolo cespuglio che spesso ricopre, arrossandoli, interi pendii (ed è una specie diversa da quello, Rho-

dodendron hirsutum, che invece vive solo sui terreni calcarei); la genziana punteggiata, Gentiana punctata; la primula irsuta, Primula hirsuta; l’anemone giallo, Pulsatilla apiifolia, abbastanza frequente nei pascoli alpini. Ho detto sopra che questi fiori “prediligono” i terreni silicei, perché, a differenza delle specie calcifile che generalmente crescono solo sul calcare, queste specie possono vivere anche su terreni ricchi di humus di montagne calcaree e mi è capitato più di una volta di vedere qualcuno di questi fiori vicino a “fratelli” calcifili. Ho fotografato ad esempio un anemone giallo in mezzo ad anemoni narcissini. Anche le rupi e gli anfratti rocciosi delle montagne siliciche ospitano fiori molto belli. Ne ricordo solo alcuni oltre alla sopracitata androsace di Vandelli: la rara viola di Comolli,

Viola comolliana, presente solo sulla cima del Legnone; la splendida sassifraga rossa, Saxifraga oppositifolia; il ranuncolo dei ghiacciai, Ranunculus

glacialis, che nelle Alpi riesce a salire ben oltre i tremila metri; la linaiola, Li-

naria alpina, che quasi si nasconde tra i massi con i suoi fiorellini blu-violetti con una sporgenza centrale arancione; i delicati cuscinetti bianco rosati dell’androsace alpina, Androsace alpi-

na, e quelli più vistosi dei fiori blu del miosotis nano, Eritrichium nanum. Tutte le montagne del territorio lecchese, calcaree o silicee che siano, sono molto belle e ricche di fiori stupendi: un autentico dono della natura al nostro territorio.

Sentieri e Parole


PREVENZIONE PAROLA MAGICA

Foto di Chiara Spinelli

di Jacopo Pisati* e Sebastiano Morassi*

camminata in pianura entrano in gio-

ed i movimenti corretti.

co variabili diverse (salita e discesa,

Una postura scorretta mette mag-

ella società in cui viviamo

tipologie di terreno diverse, dislivello)

giormente sotto stress la colonna

attualmente la sedentarietà è

che vanno a sollecitare in particolare

vertebrale, le anche, le ginocchia, le

uno dei fattori di rischio prin-

la colonna vertebrale e gli arti inferiori.

caviglie e i piedi.

N

La pianificazione è molto impor-

E’ molto importante quindi effettua-

Il movimento, l’esercizio fisico, lo

tante e riguarda sia l’obiettivo che, di

re, oltre ad un lavoro aerobico gene-

sport devono avere un ruolo primario

conseguenza, la preparazione fisica

rale per tutto il corpo, degli esercizi

nella nostra vita.

per raggiungerlo.

specifici e mirati che vadano a rinfor-

cipali per la nostra salute.

Il cammino è tra le attività motorie

L’obiettivo deve essere “realizzabile”,

zare e rendere sempre più resistente

più comuni ed accessibili alla mag-

iniziare gradualmente (in base al livel-

ed elastica la muscolatura che aiuta a

gior parte delle persone e può por-

lo di preparazione ed esperienza), sia

sostenere il corpo, in particolare per

tare molti vantaggi alla salute di chi lo

per quanto riguarda il dislivello che la

stabilizzare la zona lombare ed il baci-

pratica in maniera costante. Ma atten-

lunghezza della camminata, tenendo

no (core stability) e mantenere il capo

zione! Anche una semplice escursio-

sotto controllo la respirazione, l’idra-

eretto e le spalle rilassate.

ne in montagna deve essere preparata

tazione, una corretta alimentazione ed

nel migliore dei modi; rispetto ad una

adeguando il passo al tipo di terreno.

Sentieri e Parole

Fondamentale è anche una corretta “biomeccanica del cammino”: coordi-

La preprazione fisica deve essere

nazione tra i movimenti dei quattro

effettuata in ottica preventiva e deve

arti, carico e lunghezza del passo a

partire alcuni mesi prima rispetto all’i-

destra e sinistra devono essere equi-

nizio dell’attività.

librati, così come corretto deve essere

Alla base di tutto ci sono la postura

l’appoggio del piede e il movimento di


rullata (appoggio del tallone, mesopie-

sto (salita, discesa, asfalto, mulattiere,

personalizzato, attraverso una valuta-

de e poi avampiede) per ammortiz-

sterrato, bosco, ghiaioni e rocce) sono

zione posturale e del cammino (at-

zare e migliorare l’aderenza al terreno.

consigliabili scarpe da trekking che

tualmente esistono delle tecnologie

Non può mancare anche l’allena-

garantiscano un buon ammortizza-

all’avanguardia per poter rilevare dati

mento dell’equilibrio e della stabilità

mento e grip sul terreno, che sosten-

oggettivi e rivalutabili nel tempo). Me-

delle articolazioni degli arti inferiori,

gano e stabilizzino piede e caviglia

glio evitare il fai da te e google per

ovvero la propriocezione, cioè la sti-

senza limitarne il movimento.

non incorrere in consigli superficiali e

molazione di quel sistema di recettori

Un altro strumento che può essere

articolari che rilevano i cambiamenti

d’aiuto all’escursionista sono i baston-

del tipo di terreno, dell’inclinazione e

cini da trekking o meglio ancora da

E’ comunque importante mantene-

che permettono di reagire in maniera

Nordic Walking (applicando la tecnica

re un buono stato di forma fisica per

immediata ed automatica alle situa-

corretta), in quanto aiutano a bilancia-

tutto l’anno, essere attivi è fondamen-

zioni di instabilità e perdita di equili-

re il carico in maniera più equilibrata,

tale anche per la normale vita quoti-

brio, prevenendo distorsioni e cadute.

a scaricare la schiena e le articolazioni

diana, per prevenire molti acciacchi e

delle gambe e a migliorare la coor-

ridurre l’uso di farmaci: il movimento è

dinazione tra il movimento degli arti

medicina, il movimento è salute.

Scarpe e bastoncini Anche l’uso di calzature corrette è

soprattutto aspecifici e potenzialmente pericolosi.

superiori e quello degli arti inferiori.

utile per evitare spiacevoli inconve-

Affidarsi a dei professionisti esper-

nienti: la scelta andrebbe fatta in base

ti e qualificati (medico, fisioterapista,

al tipo di terreno ed alla stagione,

nutrizionista) è importante per stabi-

ma generalmente, visto che i nostri

lire un programma di preparazione e

percorsi sono per lo più di tipo mi-

prevenzione specifico e soprattutto

*Fisioterapista e Orthopedic manipulative therapist

La nostre materie prime sono la base della nostra qualità.

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Carlo Mauri durante la spedizione al Gasherbrum IV. Foto RiccardoCassin

LA MOSTRA, LA PALESTRA, IL MUSEO


di Alberto Benini “Grazie a tutti, autorità e

de nord” quasi un anno fa. Una de-

cittadini di essere qui.

dica che è innanzitutto personale, ma anche collettiva per quello che Dario

Vorrei cominciare dalla fine, per poi

ha messo a disposizione in termini

saltare all’inizio. Cioè dalla dedica di

di tempo e competenze per il nostro

questa mostra a Dario Cecchini che ci

CAI e indirettamente per la sua, la no-

ha lasciati “per andare verso il gran-

stra città.


questo elemento . Dicevo del pannello dimenticato: la storia del “Topo”, Emilio Ratti che dopo la guerra si imbarca per andare a far fortuna in Canadà (accento sulla à, data l’epoca) per andare a costruire la ferrovia verso l’Alaska. E i suoi amici (Sergio Lada e Nino Bartesaghi) che dopo averlo accompagnato al treno per Genova nel pomeriggio stanno lì a pensare che lasciarlo andare via così gli sembra brutto. E allora via, sulla Topolino del lavoro dritti fino al molo per salutarlo un’altra volta. Terra del Fuoco 1966. Gigi Alippi sopperisce alla mancanza di stivali portando in spalla un compagno

Un po’ da libro cuore, ammetto. Ma anche divertente.

Mi conferisco da solo questa libertà

esser l’impronta di famiglia) sul cosa

di movimento, in ragione del fatto che

e sul come. E per questo la mostra

queste mura mi sono estremamente

l’abbiamo fatta insieme ed è cambiata,

Nei prossimi giorni conto me ne

familiari: ci ho frequentato, con molte

allontanandosi un po’ anche dal suo

vengano in mente altri: magari la mo-

distrazioni, i primi due anni di Liceo e

titolo, che ormai era stato stabilito

stra la ampliamo e la mandiamo un po’

poi sono tornato a insegnarci parecchi

raccogliendo una suggestione di Emi-

in giro.

anni dopo. O forse solo qualche anno

lio e Alberto che a sua volta veniva da

dopo, questione di prospettiva.

un vecchio libro, classe 1996. E quindi

Intanto, come promesso, salto all’i-

c’è la noria la ruota idraulica, dell’e-

nizio, alla traversata “Albania–Italia”

Ci troviamo nella piazza dove c’era

stancia Cristina, ci sono movimen-

di Pino Panzeri, e vi racconto questa

la sede “storica” del CAI e dove è nato

ti sull’acqua che non hanno per mira

storia piena di simboli: sembra con-

Antonio Stoppani e se guardiamo

una montagna. Insomma la mostra è

tenere nel disegno realizzato apposta

dalle finestre vediamo il “suo” sasso di

cambiata (a noi piace “si è evoluta”)

da una giovane artista Erica Amato, la

Preguda e il San Martino dell’indimen-

intanto che la costruivamo.

leggerezza dei kajak di Matteo Della Bordella, la voglia di libertà di Luigi-

ticabile racconto del suo incendio. E sarebbe cambiata ancora, ad avere Da qui vediamo il lago che rappre-

ancora tempo.

no, il desiderio di riprendersi la vita del Bigio al Buckland con i suoi amici, Gigi, Casimiro, Cesare, la fame di no-

senta, riassume, simbolizza, l’elemento liquido della mostra che abbiamo re-

Stamattina mi sono svegliato pen-

vità di Casimiro e del Det quasi degli

alizzato, Marta ed io, con gli aiuti che

sando che ci stava un altro pannello:

Ulisse viaggiatori dell’acqua liquida e

trovate elencati nel pannello finale.

e non è quello sulla spedizione in An-

di quella solida. Le distanze smisurate

Dico subito che se le reciproche re-

tartide del 1975 che è raccontata qui

di tanti viaggi, l’acqua come punto di

sponsabilità nel pannello iniziale sono

vicino, fra le altre cose dell’osserva-

osservazione. L’affidarsi all’acqua per

scisse, con Marta di fatto abbiamo

torio. Perché sia chiaro questa mostra

lasciarsi alle spalle qualcosa…

ragionato (senza troppi discorsi, deve

non rappresenta tutto ciò che è stato fatto by water, offre degli spunti, narra

Questa mostra in fondo vorrebbe

delle storie. E del rapporto che gente

valorizzare un “patrimonio immate-

tendenzialmente e tradizionalmente

riale” notevolissimo: quello del viaggio,

incapace di nuotare ha intrecciato con

della scoperta, della salita che prende


le mosse dall’acqua. (Perché parliamo sempre per luoghi comuni?? Come sono pervasivi i

loci comunes: oggi storytelling, tavolo, anche nella variante tavolo tecnico, e poi patrimonio immateriale, cabina di regia. Espressioni che hanno preso il posto di “il problema sta a monte” o “nella misura in cui” di quando abitavo da studente questi muri e dell’inimitabile “cioè cazzo”, “compagni, cazzo” che, quasi quasi, pur nella sua genuina volgarità, senza grandi pretese, mi fa nostalgia.) Io credo che questo patrimonio

Sguardo su una sala espositiva

immateriale, combinato con un pa-

• Pensiamo al Mart di Rovereto, al

Sfruttando magari gli ascensori delle

trimonio materiale a cui dobbiamo il

MUSE di Trento, al Forte di Bard, al San

Meridiane per offrire un punto pano-

giusto riconoscimento e che è con-

Domenico di Forlì.

ramico non del tutto banale. I bus ur-

sono alla terra che ha fatto del lavora-

• Pensiamo a una fabbrica dismes-

bani passano vicini e conducono alle

re il ferro la sua mission e il suo DNA

sa a 300 metri dalla Stazione Ferro-

partenze di molti dei sentieri di cui si

(eccovi qua serviti due luoghi comu-

viaria, a 100 metri dalle uscite della

è discusso ieri: un altro esempio no-

ni al prezzo di uno) ci interroghi sul

superstrada e da Villa Manzoni, prati-

tevole di patrimonio (materiale o im-

nostro futuro. E che da qui venga un

camente nel centro della città. Da cui

materiale?).

richiamo al coraggio che lega insieme

si vedono quasi tutte le montagne che

le imprese che vedrete raccontate nei

circondano Lecco.

pannelli della mostra. Torno qui, nella Piazza del Mercato, la piazza XX settembre contigua

Va pensato un progetto serio, aste-

• Pensiamo ai nostri arrampicato-

nersi perditempo e acchiappa nuvole.

ri sportivi che vanno a allenarsi nelle

Va fatta invece della finanza di pro-

strutture artificiali di Verona(!) o an-

getto per promuovere lo sviluppo (cito

che più lontano.

ancora la legge) del nostro territorio.

alla Piazza dedicata a Cermenati, altro

• Guardiamo a quanto è stato già

Per produrre lavoro e identità. Per-

nume tutelare del nostro alpinismo. E

fatto (e bene): qui a fianco l’Osser-

ché il sapere (i saperi) passati e pre-

allora da questa piazza, che ha visto

vatorio Alpinistico Lecchese. All’altra

senti non restino fine a sé stessi, ma

legate a sé tante vicende, inauguran-

estremità della piazza un serbatoio di

diventino cose che servono a cam-

do questa mostra, lancio un appello a

oggetti depositati alla Torre Viscontea

pare e a far campare. A dare lavoro.

noi stessi cittadini, al CAI e al Comune

che domandano di entrare nel gioco.

Se da queste parti il lavorare è la cosa

di Lecco, se il Comune è, come dice

Solo poco più lontano, ma ancora in

che sappiamo fare meglio.”

all’art. 3 comma 2 il Testo unico delle

vista migliaia di metri da arrampicare

leggi sull’ordinamento degli enti locali:

en plein air. Allora perché non aggregare in una

[2. Il comune è] l’ente locale che

sola area il Museo dell’arrampicata, la

rappresenta la propria comunità, ne

Palestra di roccia, un percorso tipo

cura gli interessi e ne promuove lo

“parco avventura in versione urbana”

sviluppo.

e perché no, anche il Museo del lavoro e un centro informativo del territorio?

L’allestimento della mostra è stato curato da Bellavite Mostre & Eventi


RILEVANDO I RILIEVI

S

di Sergio Poli

abato 13 maggio 2017 ha aperto col botto l’ormai tradizionale manifestazione “Monti

Sorgenti”, che ogni primavera per un paio di settimane anima la nostra città attorno al tema della montagna. La sezione del CAI di Lecco ha organizzato presso il Politecnico di Lecco un corso rivolto agli addetti ai lavori, più precisamente agli “operatori sentieri”, per formarli sulle nuove tecniche di rilievo dei percorsi escursio-

avanza, era dunque una ghiotta occa-

Catasto dei sentieri

sione per capire, o almeno per provare

La nuova legge sancisce la nascita

a capire, di che cosa si stesse parlando.

del Catasto regionale dei sentieri, ca-

A guardare la platea – una settantina

tasto che deve essere costruito su basi

di persone – prevalevano nettamente

digitali comuni e condivise da tutti. Se

le teste canute, quindi c’era speranza

un sentiero non rientra nel catasto,

di non essere il solo neofita totalmen-

non può accedere a finanziamenti per

te digiuno dell’argomento.

le manutenzioni, quindi è ormai obbli-

Nella sua relazione introduttiva, il

gatorio, per ogni sezione CAI, inserire

presidente Commissione sentieri del

più tracciati possibile nel catasto, in

CAI Lecco, Andrea Spreafico, ha spie-

modo da non rimanere tagliati fuori. Il

gato agli “studenti” il motivo per il

fine ultimo della nuova legge è quindi

quale il CAI Lecco ha voluto organiz-

la manutenzione dei sentieri: un nobile

zare il corso: tutto parte dalla nuova

e condivisibile intento.

legge regionale sui sentieri, oggetto

Per questo motivo, si rende ormai

anche del convegno tenutosi nel po-

necessario passare al rilievo digitale

meriggio stesso sempre al Politecni-

della rete sentieristica: in Lombardia

co, insieme ad ERSAF e alla SOSEC

c’è una rete di oltre 20mila km di per-

(Struttura Operativa Sentieri e Carto-

corsi, rilevati negli ultimi 15 anni con

grafia) del CAI.

i sistemi più diversi, e quindi è ormai

Lo scorso 13 maggio si è tenuto,

allo sport e politiche giovanili e del

nostra sezione ed il liceo scientifico

presso il polo di Lecco del Politecni-

vice sindaco di Lecco, i relatori – che,

“G.B. Grassi” di Lecco, nel cui ambito

co nell’ambito della rassegna “Monti

a vario titolo, hanno avuto un ruolo

gli studenti di due classi hanno rile-

Sorgenti”, il convegno pubblico or-

fondamentale nella predisposizione

vato con strumentazione gps alcuni

ganizzato dalla Commissione sentieri

del testo normativo e che avranno

sentieri della conca del Resegone ed

sezionale dedicato all’entrata in vigore

un ruolo altrettanto importante nella

hanno successivamente pubblicato i

della nuova legge regionale sull’escur-

futura gestione del catasto regionale

dati digitali attraverso la piattaforma

sionismo e sul catasto sentieri.

nonché nell’offerta pubblica e gratu-

Openstreetmap.

nistici con la tecnologia GPS (dall’inglese Global Positioning System). Un evento storico. Per chi è abituato da sempre ad andare in giro con la “cartina di carta”, e fatica ad adeguarsi al nuovo che

di Andrea Spreafico

Buona l’affluenza di pubblico, con

ita dei dati digitali relativi ai sentieri

Alla conclusione dei lavori, si è poi

– hanno saputo ottimamente illustrare

tenuto un dibattito – moderato dal

Dopo i saluti del prorettore del polo

i temi delle rispettive relazioni, fornen-

prof. Calvetti – che ha permesso di

universitario, del presidente regio-

do spunti interessanti e chiarendo ai

approfondire i temi più rilevanti e di

nale del CAI, dell’assessore regionale

presenti gli aspetti più rilevanti delle

anticipare alcuni degli aspetti che ca-

questioni trattate.

ratterizzeranno il regolamento attua-

oltre 75 persone presenti.

Durante il convegno è stata inoltre presentata la collaborazione di “alternanza scuola/lavoro” in essere tra la

tivo della legge regionale.


k ro n p l a t z . c o m

indispensabile adottare un metodo unico, usare cioè tutti la stessa lingua, e questa è finalmente l’occasione per farlo. Poi è stata la volta della relazione tecnica del dottor Lorenzo Bassi, che ha parlato della sua esperienza di rilevatore di sentieri dagli albori dell’era digitale, nel 2002, fino ad oggi. Il primo rilievo organico di sentieri con il GPS fu effettuato con il glorioso Progetto Interreg “Charta Itinerum”, poi proseguito con il sequel “Lungo le linee rosse”. Nel giro di qualche anno furono rilevati i principali itinerari del-

I partecipanti al corso “operatori sentieri”. Foto di Danilo Villa

le province di Lecco, Como, Varese,

vere di cronaca occorre dire che Lo-

come la mitica Guida dei Monti d’Italia

Sondrio e del Canton Ticino e si ebbe

renzo Bassi, da esperto professionista,

del CAI-TCI, ma universale e gra-

un primo abbozzo di catasto dei sen-

non si è dichiarato del tutto convinto

tuita. Unico difetto di OSM è che è

tieri regionale… ma purtroppo oggi non

dell’affidabilità di questi rilievi; tuttavia,

pensata per poter seguire il percorso

è più fruibile. Oltre al fatto che quei

proprio grazie alla velocissima evo-

sullo schermo del proprio telefonino;

dati non sono più disponibili, uno dei

luzione tecnologica, ammette che nel

è piuttosto difficile stamparsi la car-

“difetti” della tecnologia digitale è che

giro di 2-3 anni la precisione di un ri-

tina e portarsela dietro, come ancora

è in continua evoluzione, e anche la

lievo fatto col cellulare sarà paragona-

fanno gli irriducibili escursionisti della

precisione dei rilievi continua a mi-

bile a quella effettuata con uno stru-

vecchia generazione. Ma siamo sicuri

gliorare, per cui ciò che era sufficiente

mento professionale. Quindi, avanti!

che si troverà il modo per andare in-

15 anni fa oggi non è più assolutamente accettabile.

contro anche alle esigenze di questa Guida digitale

retroguardia.

Il rilievo venne effettuato da per-

L’ultimo intervento della mattina lo

Per concludere: il corso è sta-

sonale specializzato, dotato di at-

ha tenuto Alessandro Palmas, refe-

to davvero stimolante, ha mostrato

trezzature professionali e con costi

rente italiano della piattaforma Open

le prospettive future, ormai diventate

non indifferenti; oggi invece, grazie

Street Map (OSM). E’ in pratica il luo-

l’odierna realtà, della tecnologia GPS a

ai progressi della tecnologia ed alla

go (digitale) dove è possibile caricare i

servizio dell’escursionismo.

sempre maggiore diffusione degli

tracciati rilevati con il proprio cellulare,

Tuttavia, ad essere sinceri fino in

strumenti digitali (uno smartphone

e creare una cartina accessibile gra-

fondo, è difficile pensare che tutti gli

l’abbiamo tutti), è possibile avere gli

tuitamente a tutti. E’ lo stesso princi-

intervenuti adesso possiedano per-

stessi risultati di allora, anzi più precisi,

pio di Wikipedia, l’enciclopedia gratuita

fettamente la materia; ma dev’essere

utilizzando semplici cellulari, da parte

che ormai è diventata la prima fonte di

come quando ti spiegano le regole di

di personale volontario, cioè a costo

informazioni per buona parte dell’u-

un nuovo gioco a carte: non le capisci

praticamente zero.

manità - quella che può accedere a

subito, le impari bene solo giocando.

un computer, ovviamente.

E forse è arrivato il momento, anche

E’ in questa direzione che si sta spingendo il CAI: il nuovo catasto

Su OSM è possibile inoltre an-

sentieri sarà il risultato dei rilievi ef-

che caricare delle foto e molte altre

fettuati dai soci CAI opportunamente

informazioni sul sentiero, in modo

formati, in grado cioè di fornire dati

che ognuno può prepararsi prima e

perfettamente compatibili e utilizzabili

“viaggiare” virtualmente sul percor-

per il data-base sei sentieri. Per do-

so. Insomma, una vera e propria guida

per la retroguardia, di cominciare a giocare.


LA MONTAGNA SI FA CINEMA di Anna Masciadri

D

urante la rassegna culturale

“Monti Sorgenti 2017” sono stati proiettati due film ine-

diti: “#storiadiunagoccia” di Nicoletta Favaron e “The white maze”, vincitore del “Premio Mario Bello” del Cai all’ul-

timo Film Festival di Trento. Storia di una goccia “Non tutti nascono coraggiosi. C’è chi nasce un po’ impaurito dalla realtà esterna, ma poi pian piano, facendo un passo dopo l’altro, si cresce e si riesce a prendere coraggio e buttarsi in mezzo al mondo. È la storia di Goccia e anche quella di molti di noi”. Con queste parole Nicoletta Favaron ha introdotto la proiezione del suo ultimo film dal titolo “#storiadiunagoccia” che è stato presentato durante “Monti Sorgenti”, la rassegna di cultura di montagna che il Cai Lecco organizza con la Fondazione Cassin, quest’anno arrivata alla settima edizione. Sala gremita il 19 maggio scorso alla Camera di Commercio di Lecco per la prima proiezione dell’ultimo film della regista lecchese, oramai al terzo lavoro prodotto insieme al Cai Lecco dopo “Prese libere” (2015) e “Prima il dovere” (2016). Questa volta però, a differenza dei primi due film, la regista ha avuto come missione solo il tema su cui costruire il film, nessun personaggio storico o percorso preciso da raccontare:

“Emilio Aldeghi mi ha chiesto l’anno

di allenarsi, divertirsi e raggiungere i

scorso di realizzare un documenta-

propri obiettivi in ambienti meravi-

rio sul ciclo dell’acqua in montagna –

gliosi. Arricchito dall’esperienza e dalle

racconta Nicoletta -. Di primo acchito

narrazioni delle persone incontrate,

ho visto la sala addormentarsi durante

il viaggio di Goccia si traduce in un

la proiezione, poi per fortuna ho avu-

percorso di crescita, di esplorazione e

to l’intuizione per rendere l’argomento

di conoscenza e apprezzamento della

più divertente”.

vita”.

E così nasce questo film, “#storia-

Gli atleti e i personaggi che hanno

diunagoccia”, ispirato dai classici Walt

dialogato nel film con Goccia e rac-

Disney dove l’animazione si fonde con

contato il loro rapporto con l’acqua

il film vero e proprio, in cui mondi in-

in tutte le sue forme sono Gigi Casati,

cantati e fantastici si incontrano con

Angelika Rainer, Daniel Antonioli, Ste-

riproduzioni del reale. “Questo docu-

fania “Steppo” Valsecchi, Luca Maspes

mentario cerca quel sapore nostalgico

(guida alpina) e Valentina d’Angella.

delle emozioni pure di un bambino per

Tantissimi i bambini presenti alla pri-

raccontare una storia di sport ed am-

ma proiezione entusiasti delle avven-

biente – prosegue nel racconto la re-

ture di Goccia; i destinatari principali

gista -. La protagonista è Goccia, una

di questo lavoro, infatti, sono loro e

piccola goccia d’acqua impaurita da

molto scuole primarie lecchesi, e non

tutto ciò che la circonda e che ancora

solo, potrebbero proiettare questo la-

non conosce. Sarà lei ad accompa-

voro per far conoscere il tema dell’ac-

gnare lo spettatore in un viaggio at-

qua e della montagna in modo diver-

traverso l’ambiente montano dove in-

tente e giocoso.

contrerà quattro atleti che fanno della montagna il terreno di gioco ideale per

Il labirinto bianco

le loro attività sportive e dell’acqua la

Provate a chiudere gli occhi, im-

risorsa imprescindibile dell’allenamen-

maginarvi in mezzo alla natura, ma

to. Per loro, Goccia, in ogni forma pre-

non nel bosco, proprio in quella na-

vista dal ciclo dell’acqua (acqua, neve

tura selvaggia e intoccata dall’uomo.

e ghiaccio) rappresenta la possibilità

Anzi, quella natura che mai ha visto

Scritto e diretto da Nicoletta Favaron #STORIADIUNAGOCCIA Genere: documentario animato Anno: 2017 Durata: 30 minuti Una co-produzione Cai Lecco e Nicoletta Favaron Assistente alla regia: Arianna Mascheri Illustrazioni: Elisabetta Bianchi Animazione: Francesca Pietrobelli e Fabio Donadoni Sound Design: Matteo Maranzana Mixage Audio: Matteo Maranzana Voci: Tania De Domenico (Stella) e Serena Clerici (Goccia)


Regista: Matthias Mayr “THE WHITE MAZE” Genere: avventura Anno: 2016 Paese: Austria Durata: 52’ l’uomo, dove le temperature scendono fino a -40 gradi e metri di neve vi circondano. Ecco, questo è l’ambiente dove è stato girato “The white maze” (Il labirinto bianco) il film che ha vinto il “Premio Mario Bello” assegnato dalla Commissione cinematografica del Cai all’ultimo Film Festival di Trento. Un lavoro che ha colpito quasi all’unanimità la giuria composta da Angelo Schena, Roberto Condotta, Michele Ambrogi, Nicoletta Favaron e Anna Masciadri (componenti della Commissione cinematografica del Cai). La storia raccontata dal film austriaco è quella dei due scialpinisti Matthias Mayr (anche regista) e Matthias Hauni Haunholder che volano in Siberia per tentare di essere i primi al mondo a salire e poi scendere con gli sci il Monte Pobeda, la cima più alta della Siberia orientale. Ma c’è un’avventura nell’avventura, i due solo per arrivare ai piedi della montagna devono trovare i mezzi Vignoni Alto di trasporto per raggiungerla facendosi aiutare dalle popolazioni locali che li prendono per mezzi matti nel voler tentare un’impresa simile, ma comunque li aiutano ad arrivare fino a 20 km dalla base della montagna da dove iniziano la loro ascensione in un territorio sconosciuto all’uomo. Quella che segue è la motivazione con cui la Commissione cinematografica del Cai ha premiato questo film: “È un film che colpisce prima l’occhio e poi il cuore. Racconta la bellezza di una terra selvaggia e dura testimoniata dalle riprese, dalla vita delle popolazioni locali, dalle loro usanze, dalle loro montagne e valli ancora

La regista Nicoletta Favaron al lavoro sul set

quasi intoccate dalla mano dell’uo-

La seconda e ultima parte del film,

mo. La Commissione cinematografica

quella che li porta a raggiungere il loro

del Cai ha voluto premiare “The whi-

sogno durato più di un anno, è quella

te maze” perché rispetta tutti i valori

più suggestiva e affascinante per chi

della nostra associazione: il gruppo,

guarda lo schermo con riprese delle

l’avventura, l’esplorazione, il rispetto

montagne sia aeree sia dalle teleca-

dell’ambiente, delle popolazioni locali

mere indossate dai protagonisti che

e delle loro tradizioni. È apprezzabile

permettono allo spettatore di vivere

per la meta e soprattutto per il viaggio

quasi in prima persona l’ascensione e

che i ragazzi compiono per arrivarci.

l’emozionante discesa con gli sci dal

Coinvolge la narrazione, la fotografia,

Monte Pobeda, la cima più alta della

il montaggio e anche la grafica mi-

Siberia orientale, e da altre cime che i

nuziosa. Trasmette lo spirito di esplo-

ragazzi decidono di affrontare. Valore

razione in terre quasi sconosciute e

aggiunto a questa opera la capacità

lontane dall’immaginario classico alpi-

di raccontare attraverso una fotogra-

nistico e scialpinistico.

fia di altissima qualità, un montaggio

Il viaggio narrato dal regista Mayr

serrato e una grafica coinvolgente che

appassiona lo spettatore nella prima

dà le coordinate al pubblico nella spe-

parte del racconto della vita in Siberia,

dizione”.

di come i locali non vogliano scalare

“The white maze” è stato proiettato

e tantomeno sciare le montagne per

a Lecco, nella sala Api, il 25 maggio

paura, ma nonostante ciò asseconda-

scorso.

no i due scialpinisti austriaci con molte informazioni e supporto logistico. Inoltre, il regista fa scoprire la lunga preparazione, i timori e le domande che i due alpinisti si pongono prima di partire, e poi anche sul posto, davanti al loro obiettivo.


L’ALPINISTA E LA PITTRICE di Adriana Baruffini

G

iuseppe Det Alippi e Luisa Rota

Sperti, l’alpinista “montanaro” e l’artista che ha trovato nella

montagna la principale fonte di ispirazione, si sono recentemente incontrati a Lecco in due occasioni pubbliche. La prima è stata la serata del 30 marzo, organizzata dal CAI Lecco in collaborazione con il Comune di Lecco e il Simul presso la sala conferenze del Palazzo delle Paure, per la presentazione del libro di Giovanni Capra Il

grande Det. Giuseppe Alippi alpinista e contadino: una storia italiana (Casa Editrice Corbaccio, 2016). Il libro, rigoroso nella ricostruzione storica, denso di informazioni, ma piacevole da leggere come un romanzo, trasporta con leggerezza il lettore dal mondo contadino a cui il Det è inestricabilmente legato per nascita e per scelta di vita, a quello del grande alpinismo del quale si è trovato a far parte da protagonista. Nel precedente numero di questa rivista abbiamo pubblicato una bella recensione dalla penna dell’alpinista Ivo Ferrari che in poche righe ha sintetizzato l’essenza dell’alpinismo del Det, quella che emana dalle pagine scritte con profonda empatia da Giovanni Capra: “un tipo di alpinismo difficile e onesto, un alpinismo che viene dopo e non prima del ‘dovere’, un alpinismo vero, dove l’opportunità di vivere completamente per la montagna non è mancata, ma

l’amore per la terra, per i profumi del

passione per la caccia; l’amicizia con

fieno e per la famiglia passa in primo

il cugino Gigi Alippi che lo inizia an-

piano”.

cora adolescente all’arrampicata, e poi

A Ivo Ferrari che nei confronti del

tanti episodi legati alla storia di per-

Det nutre una stima infinita è stato

sone incontrate e di montagne salite,

assegnato il compito di moderare la

quasi sempre da primo di cordata. Fra

serata.

queste il Cerro Campana, la montagna

Alla presenza di un folto pubblico e

“tutta bianca, lucente nel sole del mat-

con la partecipazione della sua fami-

tino” che, emersa dalle nubi dopo una

glia al completo nonché dell’autore del

notte di bufera, aveva stregato l’alpi-

libro, il Det si è raccontato. Certamen-

nista alla sua prima volta in Patagonia

te non ha potuto rendere per intero la

nel 1986. Come si legge nel prologo

sua storia, ma è riuscito a trasmettere

del libro, il Det, dopo tre tentativi va-

un’immagine convincente di sé, trat-

nificati dalle avverse condizioni me-

teggiando momenti di vita e avven-

teorologiche, riuscì a raggiungerne la

ture di montagna secondo un ordine

cima nel 2005, all’età di 70 anni.

non cronologico bensì determinato

E proprio alla vicenda del Cerro

dal fluire della memoria e delle emo-

Campana si riferisce l’opera pittorica

zioni: la vita contadina nel borgo di

che Luisa Rota Sperti, coprotagonista

Crebbio dove “gli Alippi sono di casa

della serata, ha offerto al pubblico e

da sempre”, e fra di loro il ceppo dei

ufficialmente donato al Comune di

Det, soprannome e patronimico tra-

Lecco, rappresentato per l’occasio-

smesso dal bisnonno Benedetto; l’al-

ne dall’Assessore alla Cultura Simona

ternarsi delle stagioni e il duro lavoro

Piazza: un quadro dal titolo “La con-

nei campi e nella stalla, fra Crebbio

quista del Cerro Campana”, 72×102

e i Piani Resinelli; aneddoti e ricordi

centimetri, realizzato nel 2006 con

fugaci di famiglia dove campeggiano

matita e acquerello su cartone Shol-

le figure del padre e della madre; la

ler, destinato a essere collocato all’in-

Il pubblico in sala alla presentazione del libro. Foto di Giancarlo Airoldi


gresso dell’Osservatorio Alpinistico Lecchese accanto a quelli di altri due artisti che si sono espressi con passione sul tema della montagna, Giansisto Gasparini e Bruno Biffi. Sullo sfondo del Cerro Campana, compare un ritratto del Det che sembra fondersi con la montagna: la matita di Luisa definisce un volto dall’espressione severa e serena insieme, in armonia con l’asprezza delle rocce e dei ghiacci retrostanti ma anche con la leggerezza delle farfalle gialle che svolazzano in primo piano, unica nota di colore. La

seconda

recente

occasione

che ha visto insieme l’artista e l’alpinista si è presentata il 25 maggio nell’ambito di Monti Sorgenti durante un incontro presso la sala conferenze del Palazzo delle Paure per illustrare al pubblico il nuovo progetto del Cammina(r)te nelle Grigne. Luisa Rota Sperti, ideatrice dell’iniziativa, l’ha presentata come una piccola galleria d’arte in quota e ha offerto in visione al pubblico i cinque suoi quadri destinati ad essere trasferiti per l’estate in altrettanti rifugi delle Grigne: Rosalba, Elisa, Bietti-Buzzi, Brioschi e Bogani. Un percorso di disegni che raccontano la fiaba dal sapore di

leggenda di Serpe Drago e Sass Ca-

traverso le tavole di Luisa fittissime di

vall, segnando le soste di un cammino

segni elementi reali e fantastici dell’Al-

da rifugio a rifugio. Un omaggio alle

pe, mentre scorre il tempo lento del

Grigne, magico mondo di pareti e di

riposo in rifugio.

vette, e ad un alpinista molto specia-

La partecipazione di Mario Fioren-

le, Giuseppe Det Alippi, che ha ispirato

tini ha inaugurato una sorta di ge-

uno dei personaggi della fiaba. I visi-

mellaggio fra Grigne e Dolomiti, molto

tatori di tutte le età avranno anche la

apprezzato in un suo breve intervento

possibilità di interagire con l’artista e

dal sindaco Virginio Brivio.

le sue storie attraverso quaderni di-

Mentre il progetto Cammina(r)te,

sponibili nei rifugi per essere colorati,

nato in Dolomiti arriva finalmente a

disegnati o scritti.

Lecco, una mostra lecchese dedica-

Cammina(r)te è un’esperienza che

ta a un alpinista che tanto arrampicò

in Dolomiti ha già compiuto undici

sul Civetta e sul Pelmo, organizzata

anni e si configura ormai come una

dal CAI di Lecco e curata da Alberto

consolidata offerta culturale. Ne ha

Benini e Ferruccio Ferrario, andrà in

parlato Mario Fiorentini, gestore del

Dolomiti: “Fascino, agilità, fantasia: Gigi

rifugio Città di Fiume, nel territorio del

Vitali, l’alpinista simpatico”.

Monte Pelmo, e animatore di Rifuginrete.com.

Il momento culminante di questo gemellaggio si svolgerà nel weekend

Camminarte al Monte Pelmo è un

del 1/2 luglio, in occasione del “Festi-

percorso di disegni (undici opere

val delle Alpi e delle montagne italia-

di Luisa Rota Sperti in undici rifugi)

ne”. La mostra su Gigi Vitali sarà collo-

che raccontano il viaggio di crescita

cata al rifugio Vazzoler sul Civetta. Nel

di un bambino magico, Pino, intorno

contempo il rifugio Porta ai Piani Re-

al Pelmo: storie e leggende di sassi e

sinelli ospiterà la mostra di Luisa Rota

di uomini, opportunità per gli escur-

Sperti dedicata alla leggenda dolomi-

sionisti di tutte le età di scoprire at-

tica del Regno dei Fanes: all’esterno 12 spaventapasseri (l’artista preferisce

Alla serata del libro, da sinistra Barbara Cattaneo, Simona Piazza, Ivo Ferrari, Det, Alberto Pirovano, Luisa Rota Sperti, Giovanni Capra. Foto di Giancarlo Airoldi

chiamarli creature) che rappresentano i personaggi magici della leggenda, e 12 pannelli sui quali si sviluppa la narrazione, all’interno il grande quadro che sintetizza tutto il racconto. La mostra è visitabile fino a fine stagione.


IL CARATTERE DELL’UOMO È IL SUO DESTINO Profilo di Giuliano Maresi visto di fronte

di Alberto Benini

C

i sono personaggi che sembrerebbero così fortemente

legati alle loro radici da non

potersene allontanare senza grave ri-

schio per la vita. Poi attraversano un oceano e si trovano a casa loro, in sintonia perfetta con un mondo in cui ritrovano, fuori dal tempo, elementi atavici della loro provenienza. E sembra siano nati e cresciuti lì. Ad altra categoria appartengono quegli individui così ruvidi, complicati da interpretare che a volte sembra non valerne la pena. L’alpinista cui ci dedicheremo oggi si trova appunto su questa rischiosa intersezione, sorta di “circonvoluto Eraclito della Bregaglia” (o della Patagonia, scegliete voi), per parafrasare la definizione che si appiccicava l’ingegner Carlo Emilio Gadda, sempre in bilico fra un perfezionismo maniacale applicato a lavori dall’apparenza (e non solo dall’apparenza) improba, da un lato, ed una sorta di accidia esistenziale nei confronti di impieghi certo più semplici e alla portata di (quasi) qualunque bipede implume dotato di pollice opponibile. Che è un po’ quel contrasto cui abbiamo scherzosamente accennato nel titolo. Diciamo dunque di Giuliano MaIn arrampicata al Nibbio

resi da Perledo, frazione Gisazio, per la precisione della cui mancanza non sarebbe facile venir perdonati. Classe 1940. Una biografia alpinistica decisamente atipica già dal luogo di nascita e dalla provenienza familiare con-


tadina.

Giovane apprendista fabbro

ta a funghi) conosce la sua raffinata

tento al loro mutare. E la prima volta

a Lecco, in via Cattaneo, nella leg-

tecnica di balzi con atterraggi su ter-

della scuola Ragni a Finale Ligure e

gendaria bottega del Benzoni uomo

razzini minimi, preferibilmente inclinati

Sasso Remenno porta la sua firma. Il

bizzarro e certo non particolarmente

verso l’esterno e magari anche un po’

quadro, al capitolo Ragni, si completa

votato alla didattica. Divenuto poi negli

sporchi di ghiaia o di lunga erba sec-

ricordando che durante la sua presi-

anni un pezzo medio (grosso sareb-

ca. Il suo modo di muoversi preciso

denza venne organizzata la salita del

be dir troppo) di una multinazionale

ed efficace, da persona che è nata in

Murallon, una delle pietre miliari nella

impegnata nella rilevazione statisti-

pendenza, che minimizza lo sforzo e

storia dei “maglioni rossi”.

ca, con comodo ufficio affacciato su

“sta su” dove tu ti senti decisamente

una parete di cemento nei pressi di

“venire giù”.

Autore in proprio di vie nuove, prime invernali e di salaci epigrammi a

piazza Cordusio. Ragione che spiega

Un profilo che si completerebbe alla

rima baciata, ha scalato un po’ su tut-

come fosse diventato, in quegli anni, il

perfezione con quello del tipico cac-

te le Alpi. Vediamo qualcosa della sua

terrore di tutti i controllori di biglietti

ciatore-bracconiere, specie alla quale

attività, spesso in compagnia della fi-

di treni Lecco-Milano in ritardo... Da

non appartiene, non avendo mai im-

danzata Olga che malgrado (o a cau-

ultimo un ruolo a mezzo fra il con-

bracciato un’arma in vita sua.

sa?) questa assidua frequentazione,

sigliere tecnico e il rappresentante di

che la rende titolare di un curriculum

articoli per la montagna. Impiego che

Istruttore nazionale: cerbero

pare poco attagliarsi al suo carattere

o martire

alpinistico niente male, ne diventa la moglie nel 1967.

scarsamente proclive agli accomoda-

Istruttore nazionale di alpinismo dal

menti e alle pacche sulle spalle. Cose

settembre del 1974 (Corso Marmola-

che forse fanno la differenza fra un

da-Pordoi), titolare del brevetto nu-

Scelgo a caso fra le pagine del suoi

rappresentante di successo e uno …

mero 248 di questa non folta schiera

libretti di Istruttore Nazionale l’elenco

meno.

di cerberi o martiri (a seconda del

dell’attività di un paio d’anni, a titolo

punto di vista) del sabato sera, quan-

di puro esempio e senza nessun de-

do manca sempre qualche istruttore

siderio di completezza. È però ne-

Chi ha arrampicato con lui conosce

per organizzare l’uscita. E tacciamo

cessario far precedere la segnalazione

la sua leggerezza sugli appigli piccoli, il

delle altre mille incombenze connesse.

della prima invernale (dicembre 1972

suo fiuto dell’itinerario, la sua velocità

Ha diretto corsi a Valmadrera, Melzo,

con Robi Chiappa) della via Burgasser

nelle manovre di corda, il suo odio per

per la sottosezione SNAM, per i CAI di

sulla parete nord-ovest della Sciora di

i fronzoli e per le perdite di tempo.

Alzano Lombardo e di Seregno, dove

Dentro, una salita lunga, di grande am-

E naturalmente le sue incazzature, di-

viveva il suo amico monsignor Gan-

biente con un isolamento e dimensio-

stribuite ecumenicamente fra i com-

dini ragno e prevosto della cittadina

ni che fanno pensare a scenari ancora

pagni di cordata e (malcapitati) alpini-

brianzola, nonché suo compagno di

più vasti. Ed eccoci dunque al 1975,

sti di passaggio.

molte gite.

con un Natale festeggiato con la prima

Odio per i fronzoli

Fra le pagine dei libretti

Pochi cordini, pochi moschettoni,

È entrato nei Ragni nel 1978, quando

invernale (21-25 dicembre) della Tra-

scambi fulminei alle fermate e un om-

a seguito delle dimissioni dei fondato-

versata delle Tredici Cime, una grande

brello nello zaino, fondamentale se nel

ri del Gruppo Gamma, furono reclutate

course classica che lo vede impegna-

pomeriggio ti è addosso il temporale

un po’di forze giovani (non giovanis-

to con il ragno Donato Erba, Lino Tro-

bregagliotto col suo corredo di fulmini

sime). Ne è diventato immediatamen-

vati, Luigi Zen e Duilio Strambini. (1)

e abbondanza di acque. Eccellenti per

te presidente e ha diretto la scuola

L’anno successivo, dopo le classi-

rinfrescarti dopo una lunga scalata e

con spirito aperto ai tempi, perché se

che alle Torri del Sella e al Pordoi, il

per aggiungere quel filo di adrenalina

è vero che una novità prima di essere

23 luglio in compagnia di Piero Pen-

a una giornata tutto sommato troppo

accettata dal “Maresalpi” necessita di

tranquilla.

essere sostenuta con buoni (diciamo

Chi ha diviso con lui qualche “iti-

pure ottimi) argomenti, è pur vero che

nerario esplorativo” (o qualche battu-

il nostro sa cogliere i tempi, ed è at-

Il Ritratto

33


sa si mette in tasca la Diemberger-

nasca, direttamente dall’attacco della

Schoutaler sulla nord del Roseg e poi

Vinci”, per vie che “non sono le solite

in rapida successione l’Ago di Sciora,

vie”.

ricordato di portare la bandiera?”. Al Nevado Sarapo

la Esposito-Mauri-Galli alla Pala del

Semmai segnaleremo qualche in-

Sempre a quel 1979 risale la prima

Rifugio, cui seguono tre altre sali-

contro importante e qualche collabo-

esperienza extraeuropea con l’ascen-

te nelle Pale di San Martino. Il ’75 si

razione inedita, come quello con un

sione della vergine parete sud-ovest

chiude con la prima invernale (27/12)

altro “leone della Bregaglia”, Roberto

del Nevado Sarapo (6.143 m) nelle

del canalone del Corno dei Tre Signori.

Osio, in occasione della apertura della

Ande Peruviane con Casimiro Ferrari,

Prima che l’inverno ’75-76 si con-

via sullo sperone della parete nord-est

Bruno Lombardini, Sandro Liati, Vitto-

cluda c’è tempo per la prima invernale

della Sciora di Dentro, firmata il 15 lu-

rio Meles e Maurizio (Diabolik) Scaioli.

della via Bonacossa alla cresta SO del

glio del 1979 con Donato Erba e i chia-

Viene poi il momento in cui i giovani

Pizzo Bacone con Erba, Strambini e un

vennaschi Franco Giacomelli e Renata

venuti fuori dalla scuola di alpinismo

giovane Maurizio Valsecchi. Restan-

Rossi. La settimana seguente Giuliano

mettono le ali. Così con Dario Sprea-

do in Albigna segnaliamo la nuova via

torna in zona sempre con Osio (all’e-

fico (classe 1962) c’è l’occasione per

sullo spigolo ovest della Roda val della

poca neo-presidente dell’Accademi-

la Costantini-Apollonio al pilastro di

Neve con Strambini e Erba.

co) e con Riccardo Cassin per fare la

Rozes dove il giovane capocordata

Non si vuole tediare il lettore con

ZrYd al Balzetto (già percorsa in pri-

Dario dà prova del suo talento da fuo-

uno sterile elenco di vie, ma mostrare

ma invernale parecchi anni prima con

riclasse, concedendo il bis pochi gior-

il gusto per vette non alla moda, per

Gianni Codega): fulminante la battu-

ni dopo sulla Costantini-Ghedina. Nel

canali ghiacciati, valga ad esempio

ta del Pepetto, sussurrata all’orecchio

1982 sono Carlo Aldè e Paolo Vitali

un curioso “1° percorso del canalone

di Giuliano all’incontro col trio in una

a legarsi con Giuliano su una grande

nord della Bocchetta Orientale di Ar-

nota pasticceria di Chiavenna: “ Ti sei

classica del Masino: la Gervasutti alla


Il gruppo di atletica della IV Badoni. Giuliano è il secondo dalla cima

Punta Allievi e su altre salite forse di

la prima collaborazione “ufficiale” in

venuti per un attimo ciarlieri potreb-

minor nome, ma non di minore im-

parete di Ragni e Gamma.

bero spiegare …

pegno, fino a una notevole salita della

La seconda ascensione assoluta

Cresta sud dell’Aiguille Noire con Carlo

al Cerro Norte, che è anche la pri-

Aldè, partendo a piedi dal Campeggio

ma lungo la parete est condotta con

Sono gli anni fervidi della Patago-

dei Ragni a Courmayeur alle 3 di notte

Casimiro a cavallo fra il 31 dicembre

nia “lecchese”, consacrati dal quader-

e bivaccando, dopo aver raggiunto la

1985 e il 1 gennaio 1986 è la prima

no Techint Alpinistas de Lecco en la

vetta, a discesa già parecchio avan-

vera firma patagonica di Giuliano. Una

Patagonia (1989): nuova via e prima

zata.

salita classica che sembra la trasposi-

italiana (e in inverno) al gigantesco

La svolta arriva a fine 1982 con la

zione patagonica delle sue preferenze

San Valentin nel 1989 con tentativi al

partenza con Casimiro e Fabio Lenti

alpine: bella montagna, grande am-

San Lorenzo e al Don Bosco. Nel 1993

per il Murallon: un “nulla di fatto per

biente, terreni non estremi, ma difficili

tentativo ai Dos Cuernos. Ma intanto

brutto tempo” che però spalancherà

e delicati, “da interpretare”. Nel 1987 la

le estati sono sempre più dedicate alla

a Giuliano le strade della Patagonia,

lunga “escursione glaciale” dal Chalten

sua seconda patria: Giuliano ha preso

strade sulle quali molto spazierà negli

all’Estancia Cristina, precede la leg-

casa alle porte di Chiavenna e così la

anni a venire, mettendo a frutto il suo

gendaria traversata invernale dal Fior-

Bregaglia è più vicina. Si possono in-

amore per la vita selvatica e un po’

do Falcon (Cile) a l’Estancia Cristina

gaggiare gare leggendarie con la gui-

fuori dal tempo di una Patagonia che

(Argentina) impreziosita per Casimiro,

non è ancora quella commerciale di

Egidio Spreafico e Bruno Lombardini

oggi. Nel 1985 c’è la salita allo spigo-

dalla salita all’inviolato Riso Patron, cui

lo nord-est dell’Ama Dablam con una

Giuliano non prende parte per motivi

spedizione giovani-vecchi che segna

che solo i ghiacciai della Patagonia di-

La Patagonia lecchese

Il Ritratto

35


Bevendo siero di latte con don Gandini e due pastori dell’alta Val Merdarola

Guado ‘alla moda vecchia

da bregagliotta Arturo Giovanoli sullo

le più recenti realizzazioni. Tutto fino

so le sue salite. C’è poco da fare. Ma

spigolo del Badile, percorso almeno

al compimento del 75° anno che gli ha

come dimenticare la sua straordinaria

venti volte. Si può tornare più vol-

fatto (per ora) attaccare le scarpette

biblioteca, vero labirinto (a volte an-

te sulla nord-est, salita la prima volta

al chiodo della baita… ma niente è det-

che per il suo proprietario) da Il nome

(ancora in scarponi, naturalmente) nel

to in modo definitivo.

della rosa, declinato in versione alpe-

1964 con Giuseppe Ferrari. Si può ri-

In Patagonia il suo ultimo colpo è

stre. Proprio dall’attento compulsare

petere con amici sempre diversi le vie

stato il Cerro Campana, conquistato

le vecchie guide e dal rapporto con

più amate al Frachiccio: Wasserpulver,

col Det con il quale condivide l’origine

i vecchi del Gruppo Ragni (nello spe-

Tartaruga, Sognadoro, Kasper, il Mo-

contadina, Carlo Buzzi, Egidio Spreafi-

cifico quello scrigno di memorie che

saico. E poi la Meuli alla Punta Albigna,

co e Benigno Balatti nel 2005.

era il “Nisa” Castelnuovo) nasce una

ma anche lo spigolo ovest del Mandu-

Insomma di un alpinista si doveva

sua particolare attività collaterale di

ino, senza farsi mancare qualcuna fra

parlare. E un alpinista parla attraver-

cui molti possono a tutt’oggi gode-

Olga. Giuliano e...la Lodola Gran Turismo Guzzi

Olga e Giuliano con Walter Bonatti


re: la riscoperta di antichi sentieri. È

tinerario, e qui fondamentale risulta

declinazione orizzontale di tale mae-

l’autunno del 1979 quando iniziano le

l’aiuto del “solito” Giuseppe (Pepetto)

stria ha trovato recente applicazione

ricerche del percorso dei Tecett di-

Spreafico, continua con il disgag-

nel lavoro di ricucitura di una serie di

menticato ormai da decenni e quasi

gio, con la realizzazione dei gradini,

tracce che collegavano Santo Stefa-

contemporaneamente di quello dei

la posa delle catene, la segnaletica, la

no ad Abbadia, ricucitura che è a un

Pizzetti. Se questo secondo verrà af-

valorizzazione delle essenze arboree

passo dal rendere possibile lo sposta-

fidato alle amorevoli cure dell’Aurora

più interessanti e la rimozione dell’in-

mento a Lecco dell’inizio del sentiero

Sci montagna dove milita suo cogna-

festante. Insomma tutto quel com-

del Viandante.

to Piero Pensa, i Tecett diventeranno

plesso di operazioni che oggi ren-

una riserva di caccia per il suo spirito

dono l’anello Tecett-Pizzetti una delle

da contadino verticale, caratterizzato

cose più belle che si possono fare sulla

dalla tipica predilezione per i materiali

montagne di Lecco. L’impiego urbano

a chilometri zero, e il riciclo e il reim-

di tanta sapienza è ufficializzato dal

piego di quanto offre natura.

conferimento da parte dell’ineffabile Dario Cecchini del ruolo di “garden

Garden manager

manager” della palestra di arrampicata

Un vero “fatto personale” per Giu-

di via Carlo Mauri, con i risultati che

liano, che comincia con la caccia all’i-

sono sotto gli occhi di tutti. Mentre la

In arrampicata al San Valentin

Una bella scommessa per un arzillo signore di 77 anni. 1. Sulla guida grosina Duillio Strambini, ucciso da un fulmine sul Torrione Magnaghi il 27 maggio 1978, si può leggere il bell’articolo di Raffaele Occhi apparso su “Le montagne divertenti“ numero 18, autunno 2011.

Salita invernale in Val Bregaglia


“EL VALOR DEL MIEDO”

La prima alla parete est del Cerro Murallon

di David Bacci

O

rmai sono tre settimane che

una cattedrale situata nel mezzo del

lafate ci dà un minimo di sicurezza.

il tempo non ci concede

ghiacciaio Upsala. L’Upsala è un brac-

Ma è lontana, quasi 4 ore di cammino

neanche una piccola fine-

cio di 60 km di ghiacciaio nel Hie-

dal rifugio Pascale (una baracca di la-

stra per poter tentare di salire il Cerro

lo Patagonico Sur, il terzo ghiacciaio

miera) e 17 ore di cammino dal Cerro

Murallon. Il brutto tempo mi concede

continentale al mondo. Lontano da

Murallon. Una volta sulla parete pos-

però molto tempo per riflettere.

qualunque cosa e da chiunque. Solo

siamo solo confidare nelle nostre for-

Penso al nostro obbiettivo, una

l’Estancia Cristina raggiungibile con un

ze. Niente e nessuno verrà a salvarci

Montagna di 2800 metri simile a

viaggio in barca di 3 ore da El Ca-

in caso di incidente.


David Bacci sull’ avvicinamento alla parete nell’immensità del ghiacciaio Upsala


Il Murallon è stato scalato solo

di aprire una via nuova su una mon-

Cerro Piergiorgio, San Lorenzo, Tor-

quattro volte, la prima dal celebre

tagna isolata e difficile nelle condizioni

re Egger, Standarth. Ma nelle Alpi non

Shipton poi dai Ragni Casimiro Ferrari,

più estreme. Sapevo di esserne capa-

abbiamo quasi mai scalato insieme.

Carlo Aldè e Paolo Vitali sullo spigo-

ce in “teoria”. Mi rendo conto che per

Matteo DB lo conosce bene invece, e

lo Nord Est, poi dai teutonici Stefan

aprire una via in questo posto l’affia-

si fida di lui e delle sue capacità, que-

Glowacz e Robert Jasper e poi da una

tamento con la cordata deve essere

sto mi rende più tranquillo e subito nel

forte squadra di francesi sul pilastro

ottimale. Penso ai miei due compagni

viaggio ci troviamo bene insieme. E’

del Sol Nascente.

di avventura. Matteo Della Bordella, lo

un’ottima persona con cui stare.

Manca la parete Est una muraglia di

conosco bene, ne abbiamo già fatte di

ghiaccio e roccia che da lontano pare

vie e avventure insieme, viaggi a Yo-

impenetrabile.

semite, Corsica, Pakistan, Patagonia nel

È il 27 gennaio e ormai inizio a per-

La motivazione di salire una monta-

2016 sulla Est del Fitz Roy, vie nuove

dere le speranze, siamo riusciti a por-

gna così complicata e lontana da tutto

nelle Alpi e decine di ripetizioni. Lui

tare il materiale a 2 ore di cammino

mi era venuta dopo essere riuscito a

della Patagonia è un veterano con or-

dalla parete e poi siamo ritornati al

salire la Ovest del Cerro Torre e la pa-

mai tante stagioni alle spalle. Mi fido

rifugio Pascale. Matteo DB telefona al

rete Est del Fitz Roy. Avevo bisogno di

ciecamente e lo so che quando è il

nostro metereologo Maurizio “Dezza”

rilanciare la posta in gioco. Nel 2016

momento giusto dà sempre il 1000%

De Zaiacomo, chiedendogli l’ennesi-

mi era mancato l’isolamento, il brutto

e non si lascia spaventare tanto facil-

mo aggiornamento. Dezza ci dice che

tempo, le bufere e forse un po’ la di-

mente. Matteo “Berna” Bernasconi in-

forse il barometro dovrebbe salire a

mensione “avventura” che rende cosi

vece praticamente non lo conosco, so

1020 hpa attorno al 3 febbraio. Non

leggendaria la Patagonia. Volevo di-

che è una guida alpina e anche lui un

ci crediamo, un’alta pressione!?! non

mostrare a me stesso che ero capace

veterano della Patagonia, con viaggi al

sembra vero. I giorni seguenti questa

Cattedrale di granito


Discesa dal versante sud della parete Est del Murallon

finestra di bello continua a cambia-

una chance e dobbiamo dare tutto.

e io con un taglio nella gamba. Ripa-

re ma sembra che avremo la nostra

Una decina di ore dopo essere partiti

riamo il palo rotto “castrandolo” con

chance. Non sto più nella pelle e sono

dal rifugio Uppsala, iniziamo a piaz-

i picchetti, e sistemiamo al meglio il

super motivato. Finalmente il 2 feb-

zare la tenda, il vento è fortissimo e

resto della tenda. Sembra tutto a po-

braio decidiamo di andare a piazzarci

vedo Matteo DB venire letteralmente

sto. Dovrebbe reggere. Anche la mia

nella nostra tenda al campo avanzato

lanciato per terra dalle raffiche. Piaz-

gamba è rammendata ma mi fa male.

sotto al Cerro Murallon con una setti-

ziamo la tenda e passo due ore a co-

Passiamo i due giorni seguenti aspet-

mana di cibo a disposizione. Partiamo

struirvi un muro di protezione attorno,

tando aggiornamenti meteo nella

e traversiamo l’immenso ghiacciaio

ma le raffiche sono talmente forti da

tendina, razionando cibo e giocando a

Uppsala, il Murallon si prende gioco di

farmi pensare che la tenda non reg-

carte. Il primo febbraio Dezza ci dice

noi uscendo ed entrando dalle nubi

gerà a lungo. Quando Matteo DB va

che dovrebbe esserci una finestra di

ogni due ore.

a prendere l’acqua trova un luogo che

4 giorni con una breve perturbazione

Il paesaggio è biblico, una cattedra-

sembra più riparato. più in basso. Vado

nella notte. Il 2 febbraio i giorni sono

le di granito coperta da seracchi alti

a vedere ed effettivamente sembra

diventati 2. Decidiamo comunque di

centinaia di metri svetta solitaria nel

che l’angolo sia più protetto. Decidia-

partire con l’obbiettivo di aprire una

mezzo di un ghiacciaio che si perde

mo di spostare il campo più in basso.

via sulla parete Est. Dovremo essere

a vista d’occhio. Verso sud vediamo

Stupidamente per velocizzare il tutto

veloci per battere il brutto tempo. Il 3

il ghiacciaio Uppsala cadere nel Lago

io e Matteo DB decidiamo di percor-

Argentino e perdere i suoi preziosi

rere i 50 metri tra i due campi, senza

iceberg nel lago. Mi sento fortunato

smontare la tenda. Pochi secondi dopo

di essere li, ho voglia di ingaggiar-

ce la troviamo con 2 pali piegati, un

mi e dare il massimo. Abbiamo solo

palo spezzato e diversi strappi nel telo

Alpinismo e arrampicata

41


febbraio, l’ambiente diventa surreale,

valanghe di neve. Veniamo imbianca-

neve e ci mettiamo nei nostri sacchi

qualcosa o qualcuno ha spento il ven-

ti ma niente di più. Scalata mista allo

a pelo.

to. Ci portiamo sotto al Cerro Mural-

stato puro. Dopo un tiro delicato su

La vista sotto di noi è incredibile. A

lon in un ambiente che non pensavo

placche di ghiaccio mi trovo sotto un

100 km di distanza si vedono il Cerro

potesse esistere in quel posto. Solo

muro di ghiaccio di 15 metri ben ver-

Torre e il Fitz Roy, lo Hielo Continental

un giorno prima il vento ti lanciava

ticale. Sale la tensione, ma con calma

è immenso e bellissimo al tramonto.

per terra, ora non vi è un filo d’aria.

riesco a fare un sosta prima di uscire

Tutto attorno a noi solo natura selvag-

Aspettiamo che le nubi che avvolgono

sulla spalla di neve. Recupero i “Mattei”,

gia, senza compromessi. Noi seduti a

le pareti si diradino, ma non è cosi. La

e salgo gli ultimi 6 metri che mi se-

tre quarti della parete est del Murallon.

parete rimane completamente avvolta

parano dalla spalla di neve. Il ghiaccio

Penso che sia una delle esperienze più

nelle nubi.

è strapiombante e fatico ad uscire sul

incredibili delle mia vita. Mi addor-

pendio. Ci troviamo sulla spalla con un

mento, ma nella notte sento gli altri

caldo inaspettato alle 13.

urlare, una scarica di ghiaccio e neve

Imbiancati Dalle foto fatte l’anno prima sape-

Il sole inizia a sciogliere le frange a

li ha colpiti, per fortuna senza danni,

vamo di una goulotte che dava ac-

formazioni ghiaccio sulla parete. Sva-

tranne che per il materassino del Ber-

cesso a un spalla nevosa e da lì alla

riati crolli ci preoccupano non poco.

na che viene distrutto. Il mattino se-

parete vera è propria. Ma non la ve-

Risaliamo la spalla e attacchiamo la

guente, senza tanto indugiare parto di

diamo. Decidiamo di bivaccare vicino

parete nel mezzo. La linea sembra si-

nuovo da primo per risolvere queste

alla spigolo dei Ragni. Pensando a tut-

cura da pericoli oggettivi. Matteo Del-

goulotte strapiombanti. Salgo qualche

to il tempo che Paolo Vitali, Casimiro

la Bordella prende il comando e sale

passo in artificiale A1 un po’ delicato

Ferrari e Carlo Aldè avevano speso in

due tiri di misto con passi delicati su

e poi con buoni agganci vado a pren-

una truna sotto la parete aspettando

roccia di pessima qualità. Il terzo tiro

dere il ghiaccio, da qua una fessura di

il bello. La mattina ci alziamo alle 4 e

è una goulotte a 80° ormai scaldata

mano mi porta ancora qualche metro

mentre facciamo colazione vediamo

dal sole, Matteo tenta di aggirarla, ma

in alto verso altro ghiaccio buono che

le nubi diradarsi. Il caffè mi va quasi

alla fine è obbligato a risalire il ghiac-

risalgo veloce. Il primo tiro è anda-

di traverso. Siamo pronti, questo è il

cio marcio. Arrivati in sosta, facciamo

to, ora il secondo. Un tiro di ghiac-

momento. Legati, alle 5 risaliamo un

ancora cambio e il Berna parte per

cio strapiombante con una partenza

pendio di neve e facili roccette per

un traverso delicato e un bel tiro di

incassata. Scalo delicatamente pro-

raggiungere la goulotte. Decidiamo

ghiaccio con muretti a 85°. Una cor-

teggendomi dove posso, il ghiaccio è

per la goulotte incassata di destra.

da si incastra dietro uno spuntone e

spesso solo 2-3 centimetri e delica-

Pare molto ripida, ma ci permette di

questo lo rallenta un attimo. Risolto il

tamente salgo. Nella seconda parte del

arrivare più direttamente alla spalla

problema, continuiamo fino ad arriva-

tiro scalo il tratto strapiombante come

nevosa. Parto io da primo, non aspet-

re sotto il grande muro verticale che

se fosse un camino proteggendomi in

tavo altro. Mi sento in sintonia con

ci separa dalla cima. La linea di destra

una fessura laterale. Yes! Salto fuo-

l’ambiente, la scalata e la montagna.

che avevamo visto è inesistente, ma

ri dal tratto strapiombante. Due tiri di

Muretti verticali di ghiaccio abbastan-

Matteo DB vede una goulotte vertica-

grande soddisfazione.

za buono si susseguono con passi di

le solcata da ghiaccio strapiombante

misto fino alle M5 e canali di neve di

e alcune fessure. Mi pare una “locura”

70°. Al Bianco sarebbe una goulotte

e dico che io da lì non so se riesco a

Matteo DB ci aveva visto bene che

“classica”. Appena i primi raggi inizia-

salire. E invece vedo una linea anco-

da lì si passava. Salgo altri due tiri di

no a colpire la parte alta della parete

ra più a sinistra della parete. Il Berna

misto facile. Arrivo sotto l’ultimo tiro

veniamo colpiti da spindrift e piccole

con due lunghi traversi ci porta sotto

verticale prima della cornice e vedo

la goulotte verticale e decidiamo di

che non è finita. In quel momento

bivaccare, essendo ormai le 8 di sera;

un’apparizione incredibile. Sento un

lasciamo il problema per la mattina

fruscio dietro alle orecchie e mi giro

seguente. Scaviamo una cengia nella

di scatto. Un condor enorme mi stava

42

Alpinismo e arrampicata

Il condor


volando attorno a pochi metri. Rimango bloccato, non ci credo. Da dove è arrivato? Il curioso condor ci vola attorno per un attimo e poi scompare. Sarà un buon presagio? Penso di sì. Insisto per continuare sull’ultimo tiro. Nella prima parte salgo in dry fino all’M6+ facendo un traversino verso sinistra dove staffo su un chiodo messo a mano a prendere un aggancio. Alcuni passi in artificiale mi portano a prendere una fine lingua di ghiaccio. Sul ghiaccio sento i primi fiocchi di neve sulla guancia. Il tempo si è ormai guastato e sta arrivando il brutto. Velocemente cerco di fare sosta prima della cornice. Questo tiro mi ha davvero ingaggiato: esposizione totale, precarietà delle protezioni e misto difficile. Quello che volevo ed ero lì per fare. I Matteo risalgono con i Prusik e io faccio gli ultimi metri per arrivare in cima. Arriviamo in vetta alle 13 con grandissima felicità e soddisfazione, ma capisco subito che la discesa non sarà facile. Matteo e Matteo mi raggiungono in cima e facciamo le foto di rito. Decidiamo di scendere da ovest sull’altopiano Italia; Matteo DB prende il comando convinto. Penso a Casimiro Ferrari, Aldè e Vitali che girovagarono un giorno cercando di scendere da lì. Matteo cerca di perdere quota e scendere sull’altopiano, scendiamo qualche centinaio di metri e ci troviamo sopra la seraccata della parete sud. Siamo in trappola, ormai dobbiamo scendere da lì sul versante del ghiacciaio Cono. La bufera ormai imperversa e nevica copiosamente. Il Berna attrezza le Abalakov sul seracco e con due doppie da 60 arriviamo alla base del seracco sommitale. Il ghiaccio strapiombante fa una grande impressione lì sopra la testa. Altre 10

David Bacci e Matteo Bernasconi all’attacco della parete Est. Sullo sfondo il Cerro Don Bosco

Alpinismo e arrampicata

43


Alba dal bivacco durante la salita della parete Est del Cerro Murallon

doppie e siamo alla base della parete

Per qualche strano motivo sono fe-

raggiungere l’obbiettivo che ci siamo

sud ormai fradici. Cerchiamo di scen-

lice di essere lì, la salita ormai è fatta,

prefissati. Sono orgoglioso di far parte

dere il ghiacciaio superiore del Cono

in questo ambiente naturale magnifico

di un gruppo come i Ragni di Lecco

ma sprofondiamo nella neve fino alle

e selvaggio. Il giorno dopo il tempo

che mi hanno dato questa possibili-

ginocchia e il ghiacciaio è pieno di

non è male e riusciamo dopo 12 ore

tà e incoraggiato. Un grazie ai miei

buchi e crepacci, un vero dedalo. Da

a tornare alla nostra tendina al campo

due compagni Matteo Della Bordella

un seracco vediamo la linea di discesa.

avanzato. Siamo distrutti ma felicissimi

e Matteo Bernasconi per averci cre-

Qualche ora dopo siamo sul ghiaccia-

di aver raggiunto il nostro obbiettivo. I

duto fino alla fine. Un grazie ai Ragni

io del Cono, bagnati fradici, ormai sta

giorni seguenti torniamo sotto il Mu-

di Lecco per il supporto alla spedizio-

per fare buio e non possiamo fermarci.

rallon a recuperare un saccone e l’8

ne, a Viva Patagonia, Estancia Cristina

Camminiamo sul ghiacciaio e incon-

febbraio con gli zaini pesanti torniamo

e Alberto del Castillo per il supporto

triamo in modo del tutto miracoloso

verso il rifugio Pascale. Qua cerchiamo

logistico, alla mia ragazza Caterina Tixi

due enormi massi strapiombanti che

di finire tutto il cibo avanzato e quella

per avermi aiutato con i permessi e

“navigano” sul ghiacciaio; ci mettiamo

buonissima bottiglia di vino Toro. Tor-

la grande motivazione. Grazie a Grivel

sotto e passiamo una notte riparati dal

niamo a El Calafate il 10 febbraio per

per il materiale messo a disposizione,

vento e dalla pioggia. Passo la notte

un’ottima cena e festa.

a Adidas Terrex e Adidas Eyewear per

tremando nel mio sacco a pelo ormai fradicio.

44 Alpinismo e arrampicata

Ora, a casa, il viaggio mi è sembrato un bellissimo sogno, un’avventura d’altri tempi, in cui portare a casa la pelle è stato importante come arrivare in cima. Un storia d’amicizia e coraggio, abbiamo dovuto dare tutto per

i vestiti e occhiali da sole. Foto di Matteo della Bordella


UNA FARFALLA INZUPPATA

La salita al Cerro Mariposa sfidando la pioggia della Patagonia

Paolo Marrazzo e Luca Schiera in vetta al Cerro Mariposa

di Paolo Marrazzo

“E

ntrare al Turbio esta como un parto” queste sono state le parole di Sebastian dopo

una settimana di attesa a Bariloche, senza sapere nulla su quando saremmo potuti partire, se ci sarebbero stati i cavalli, se sì, fino a dove. Nulla! Ma ci si rideva sopra, “dai cosa vuoi che sia, appena arriva il bello si parte, si entra,

si fa la via e si va a Piedra Parada dieci giorni a scalare”. Illusi! Il venti febbraio siamo partiti da Bariloche, di notte, con un pick up anni ‘70. Prima di poter attraversare il fiume sono passati altri cinque giorni; il primo, ad aspettare la barca per andare al di là del lago, il secondo, il terzo e il quarto ad aspettare di attraversare

il fiume e raggiungere l’estancia dove

mo noi, ma addirittura a farlo andare al

si trovavano i nostri cavalli, quelli che

trotto. Sempre senza esagerare.

per un po’ sarebbero diventati il no-

Dopo quindici giorni tra pickup,

stro mezzo di trasporto. Al pome-

barche, quadrupedi e ore di cammi-

riggio del quinto giorno arrivano, si

no siamo alla capanna alta con tutto

può attraversare, salgo, non ho alcuna

il materiale.

conoscenza su come si possa gestire

Ottimo! Eccezionale!

un animale così. Ovviamente a metà fiume il cavallo vede bene di finire

Una parete enorme

dove l’acqua è troppo alta e di punto

Le pareti sono grosse, il Mariposa

in bianco mi disarciona facendomi la-

non si vede però sappiamo che lui è in

vare completamente.

fondo e bisogna camminare ancora un

Va beh, siamo al di la del fiume; si

po’ prima di poterlo vedere.

potrà partire domani. No, ci sbaglia-

Purtroppo arriva il brutto quindi

mo ancora, il parto del Turbio sembra

nada, dobbiamo aspettare, in quella

davvero cosa reale. Si devono aspet-

struttura costruita con tronchi, bambù

tare altri due giorni e il perché non si

e qualche telo.

capisce bene. Dopo l’attesa finalmente si va, direzione primo rifugio, otto ore a cavallo nelle quali abbiamo imparato, non solo a farlo girare dove e quando voglia-

Alpinismo e arrampicata

45


Piove, leggiamo, ascoltiamo musica, Luchino si inventa qualsiasi cosa con quei quattro ingredienti che ci siamo portati come farina, sale, zucchero e poco altro. Sfruttando una stufa che scalda, ma mai abbastanza nemmeno per far bollire l’acqua. Però in questi lunghi giorni di attesa siamo anche riusciti a vedere la parete, è enorme, strapiombante, fa quasi impressione. Abbiamo preso le micro finestre di bello per scalare altro, con un tentativo fino a tre quarti del Pan Dulze e una via facile nella parete vicino a dove dormivamo, 900 metri di scalata sempre molto molto semplice e 1400 metri per arrivare in cima e poter vedere tutto ciò che ci stava attorno. Tutto sembra più o meno asciugarsi in pochi giorni, a parte il Mariposa che rimane sempre bagnato, e le due volte che arriviamo fin sotto lo dimostra anche da vicino. Mancano davvero pochi giorni alla data che ci siamo prefissati per partire; “Dai Luca, proviamo a chiamare ancora una volta per sentire la meteo”. “Brutto, molto brutto per almeno 4 giorni”. Si fanno i bagagli, si va a Pietra Pa-

Il lago Mariposa, prima di attraversarlo Sotto: Il Cerro Mariposa

rada, non si asciugherà mai quella pa-

Cazzo quella montagna ti affasci-

rete dopo quattro giorni di seguito di

na, ti colpisce, la sua forma estetica ti

neve e pioggia. Determinati nella no-

incanta. La fissiamo un giorno intero

stra decisione facciamo gli zaini e ci

con il binocolo, da ogni angolo. E dopo

Dopo quattro giorni torniamo su e

buttiamo a dormire con un’amarezza

l’ennesima mia sigaretta ci guardiamo

alla prima occhiata di sole decidia-

ed un nervoso addosso impressio-

in faccia e ci diciamo “Non si torna, si

mo di partire, ovviamente inutilmente

nante; al mattino però la prima parola

aspetta, portiamo il materiale al fiume

visto che sapevamo che anche quel

alla sveglia non è stata “Schiodiamoci

in questi giorni di pioggia così dovre-

giorno sarebbe arrivato il maltem-

da qui”, ma “Andiamo a vedere ancora

mo fare meno viaggi in seguito “.

po. Ma come puoi aspettare, almeno

il Mariposa, dai, prima che inizi a piovere, guardiamolo un altra volta”.

46 Alpinismo e arrampicata

Mariposa. Rubinetti aperti

Piove, aspettiamo, piove ancora, non

abbiamo portato il materiale fin su

sembra migliorare questo tempo ma-

al lago. “Torniamo giù a dormire dai,

ledetto, la quota neve è sempre più

torniamo dopodomani”. Questa è sta-

bassa e questo vuol dire che le pareti

ta la frase ovviamente non rispettata

asciugano ancora più lentamente, ma

perché il giorno dopo, appena finito di

va beh, sarà come un parto anche il

pranzare siamo partiti. Arrivare sotto


Il tempo di dormire qualche ora, mangiare il più possibile per recuperare e il mattino dopo iniziamo le doppie. Decidiamo di scendere dalla via di salita, ieri c’è stata qualche scarica, ma improvvisare discese da altre zone che non abbiamo prima controllato non ci pare il caso. In sette ore siamo alla base, un’ora di morena, trenta minuti di canotto e al buio le ultime due ore per arrivare al campo base. Il giorno dopo, senza riposo, aumentiamo il carico ai sacchi puntando ad arrivare al fiume, al punto dove si incrociano Turbio 3 e Turbio 4 e da lì scendere. Quei 50 km di fiume con tutti i bagagli sono stati la più grande incognita fin dal principio. Né io né Luchino avevamo mai affrontato una cosa simile. Ancora in Italia qualcuno ci aveva dato conforto, qualcun altro ci aveva dati addirittura per spacciati. Alla fine è stato bello, è stato divertente, quando ci prendi su la mano nemmeno ti spaventi più di tanto. Il 20 marzo siamo al lago Puelo, nella civiltà. Abbiamo vissuto un’esperienza che non dimenticherò mai, unica per entrambi, e con addirittura

Luca in arrampicata sui primi tiri del Mariposa Sotto: Paolo in arrivo al lago Puelo dopo la discesa dal torrente

qualche giorno di anticipo, giusto per

una parete del genere e pensare che il

sa, unica. Il giorno dopo, il diciannove

fare due tiri a Piedra Parada.

giorno dopo la vorresti scalare è una

siamo partiti e in 16 ore siamo arrivati

Foto Gruppo Ragni

sensazione unica, strana; come quan-

in cima, facendo i tetti finali con un

do... come quando, non so descrivere

rubinetto di acqua aperto sopra la te-

cosa sia, so che è forte, bella, inten-

sta e il buio tutto attorno.

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LE ISOLE DI ULISSE

Escursione alle Egadi, tra sentieri in quota e riserve marine

di Giorgio Pace

C

ollocate a Ovest della Sicilia, in

no ai 38,00 gradi Nord, e 12,00 Est,

provincia di Trapani, formano

e copre una superficie di quasi 38 km

un piccolo arcipelago, costitu-

quadrati. Siamo a 140 miglia marine

ito dalle tre isole maggiori, Favignana,

da Capo Carbonara (Sardegna), a 75

Levanzo e Marettimo, e alcuni isolotti

da Capo Bon (Tunisia), a 200 da Na-

disabitati.

poli.

La collocazione geografica è intor-

Le leggi regionali della Sicilia ne


La costa di Punta Bassana, la zona piÚ esclusiva dell’isola, regno incontrastato dei mufloni


hanno fatto la più grande riserva ma-

di oltre 13mila anni. Gli studiosi del se-

qualche albergo. La proposta gastro-

rina d’Europa, istituita nel dicembre del

colo scorso, tra cui il professor Paolo

nomica si sviluppa in piccoli ristoranti

1991 per la salvaguardia dell’habitat

Graziosi, legato al Club Alpino Italiano

con terrazza vista-mare. Il profumo

marino e della caratteristica ittiofau-

per aver partecipato alla parte scenti-

delle cucine, sapientemente gestito

na endemica. Marettimo, la più lonta-

fica della gloriosa spedizione al K2 di

da mamme, sorelle e nonne, erompe

na dalla costa, è caratterizzata da una

Ardito Desio del 1954, hanno saputo

dai fornelli verso rustici tavolini all’aria

avifauna eccezionale che comprende

identificare con sicurezza questi stra-

aperta. A gelati e granite si alternano i

anche il biancone, il grifone, l’aquila

ordinari documenti del nostro mondo

tradizionali arancini siciliani, nell’attesa

del Bonelli, l’uccello delle tempeste, la

primitivo, imponendo una strettissima

di spaghetti al nero di seppia, o “bu-

monachella nera, ormai rarissima nel

sorveglianza del sito, oggi affidato ad

siati” alla bottarga, tonno con cipolla-

Mediterraneo. Non è rara l’apparizio-

una associazione no profit che ne

ta, grigliata di calamari, pesce spada e

ni di grandi cetacei e, solo da pochi

cura l’affluenza e le relative visite. L’e-

gamberoni. Pasta coi ricci e qualche

decenni, è scomparsa la foca mona-

scursione alla grotta, un paio d’ore su

aragosta per palati delicati.

ca, anche se qualche sporadica ap-

un agevole sentiero, offre la possibilità

parizione alimenta la speranza di uno

di un blitz culturale in uno scenario

straordinario recupero. La protezione

straordinariamente gratificante.

100 km di sentieri La rete sentieristica delle Egadi, so-

dell’ambiente è garantita anche dalla

Le isole si caratterizzano anche per

pratutto quella di Marettimo, si distin-

normativa europea, e le isole costitu-

una eccellente cucina, che sfruttando

gue dal resto della Sicilia per l’accurata

iscono la zona speciale di conserva-

sapientemente le materie prime lo-

scelta dei percorsi e la perfetta manu-

zione ZSC ITA 01002 = Isole Egadi/

cali, offre ai visitatori il meglio della

tenzione dei tracciati. Oltre 100 km di

Marettimo.

gastronomia siciliana. I capperi e gli

sentieri da percorrere senza ripetizio-

aromi spontanei, oltre ai prodotti della

ni, in massima tranquillità e sicurezza.

pesca, caratterizzano la gastronomia

Dal classico itinerario da Marettimo-

locale, sempre a base di materia prima

paese a Monte Falcone, tetto del-

assolutamente freschissima.

le Egadi a quasi 700 m di altitudine,

Graffiti La storia geologica di Favignana e Levanzo, le isole più vicine alla terra ferma, è reltivamente recente. Le

Decisamente povera di grandi resort

alle passeggiate lungo la costa, alle

isole si sono staccate dall’isola madre

a 5 stelle, la logistica delle Egadi si basa

traversate in quota, a picco sul mare,

al tempo dell’ultima glaciazione e la

su B&B, affittacamere, pensioncine,

l’escursionismo è sorprendentemente

dorsale sottomarina, a quota -50 m, determina un ostacolo naturale strettamente condizionante per la migrazioni dei tonni, da cui la storica attività della pesca col sistema della “tonnara” che la regione Sicilia ha promesso di rilanciare per il prossimo 2018. La vicinanza alla costa trapanese, culla di antiche civiltà paleolitiche, ha favorito la migrazione di nostri antenati verso le Egadi stesse, soprattutto a Levanzo, dove nella Grotta del Genovese si sono ritrovati, in ottimo stato di conservazione, numerosi graffiti

50

Escursionismo

La chiesetta bizantina vicino a Case Romane.


Tonni e mufloni

affidato alle cure dell’Azienda Foreste

te guidate. Dopo le fasi della pesca, si

Demaniali della Regione Sicilia. I trac-

espongono i metodi di bollitura, sele-

Oggi il tonno non si pesca, e so-

ciati, di chiara educazione “dolomiti-

zionamento, lavorazione e inscatola-

pratutto non si tratta, con i metodi

ca” permettono a tutti una gratificante

mento del tonno, che per tante gene-

storici e tradizionali. Tutto avviene su

fruizione del tempo libero. La segna-

razioni è stato l’alimento più usato da

navi modernissime, dotate di argani

letica, e la cura continua dei tracciati,

naviganti e viaggiatori per la praticità

immensi per il sollevamento delle reti,

garantiscono a tutti le più sportive e

e la sicurezza garantita dalle sue con-

celle frigorifere, surgelamento istanta-

rilassanti passeggiate.

fezioni in barattolo. La chiavetta, che si

neo, velocità ed efficienza in tutto. Il

Il continuo miglioramento delle

attorcigliava alla linguetta emergen-

consumismo paga, ma pretende. Solo

strutture sanitarie, garantisce anche

te sul coperchio della scatola, e che

poche aziende, anche siciliane, curano

assistenza a buon livello, assoluta-

ha rappresentato il “Premio Nobel”

il tonno con tecnologie simili a quelle

mente imprevedibile alla fine del se-

del progresso di un secolo passato, è

dell’Ottocento e propongono un pro-

colo scorso. Una moderna ed effi-

ancor oggi funzionante e quasi indi-

dotto molto più raffinato, genuino e

ciente idroambulanza, a disposizione

spensabile. Fu inventata, assieme alle

saporito, ma i prezzi sono ben diversi.

24 h, offerta dalla famiglia Prada, tran-

macchine per la chiusura degli scin-

Continueremo ad assaggiare il tonno

quillizza su imprevedibili, ma sempre

tillanti barattoli in lamiera zincata, in

nelle trattorie delle Egadi, a chiedere

possibili, emergenze traumatiche. Il

questo storico stabilimento, all’ombra

consigli alla cuoca sulla cottura otti-

“Made in Italy” è anche questo.

delle ciminiere e delle grandi caldaie

male e ad aspettare pazientemente un

La popolazione è di circa 4.200

per la bollitura del tonno. Oltre mille

piatto fumante.

anime, quasi tutte residenti nel comu-

persone, sopratutto donne, lavoravano

Visita di Favignana in bicicletta, un

ne di Favignana, cittadina dall’aspetto

dai Florio godendo di grandi oppor-

giro in barca alle grotte di Marettimo

chiaramente marittimo, ma con vo-

tunità sociali (asili nido, trattamenti di

sono l’ideale per concludere una no-

cazione anche per agricoltura e in-

fine rapporto, finanziamenti personali

stra vacanza alle Egadi. E, forse, per

dustria. Lo stabilimento Florio, per la

etc.) che ancor oggi si ricordano nelle

un incontro imprevisto con i mufloni

lavorazione del tonno, testimonianza

famiglie degli ex dipendenti di Igna-

selvatici di Punta Bassana, dove vive

della grande industria dell’Italia di fine

zio e Vincenzo Florio jr. e di Angelo

una colania protetta di questi erbivori

Ottocento, è stato restaurato alcuni

Parodi che proseguì nell’attività ancora

ungulati. Erbivori a due passi dal mare

anni fa ed è a disposizione per visi-

per alcuni anni.

pescoso. E in un romantico tramonto,

Il piccolo villaggio di Marettimo, 700 abitanti con la loro ospitalità.

rivolgeremo un pensiero ad Ulisse, che vi passò, trascinato dal volere avverso del destino, nel suo travagliato rientro verso casa, e che, tremila anni prima di noi, avrà avuto la fortuna di passare qualche giorno in queste isole abitate da popolazioni primitive, ma amate dagli Dei, perchè non conoscevano, come scriveva Omero, l’arte della guerra. Foto di Alberto Privitera

Escursionismo

51


SULLA VIA FRANCIGENA

Da Monteriggioni a Roma sulle orme di Sigerìco di Canterbury

Mario Stoppini e Claudio Santoro all’arrivo in piazza San Pietro

di Claudio Santoro

e Lazio e giungere infine alla Città

città più significative del cristianesi-

uando Sigerìco di Canter-

Eterna. Come? Naturalmente a piedi.

mo: Santiago de Compostela, Geru-

bury nel 990 fu nomina-

Un viaggio di 1600 chilometri in 79

salemme e Roma.

to arcivescovo, ricevette

tappe descritte dettagliatamente da

Già Dante Alighieri nella sua Vita

dall’allora pontefice Papa Giovanni

Sigerìco in un diario che costituisce

Nova citava i tre pellegrinaggi: “Pe-

XV l’invito a recarsi a Roma a ri-

la base dell’attuale Via Francigena,

regrini si possono intendere in due

cevere il pallio, ovvero la striscia di

altrimenti chiamata Via Romea.

modi, in uno largo e in uno stret-

Q

Nell’ambito di una riscoperta del

to: in largo, in quanto è peregrino

Aspettò che finisse la stagione in-

viaggiare lento ed ecosostenibile in

chiunque è fuori della sua patria; in

vernale e da Canterbury intraprese

questi ultimi anni si sono rivaluta-

modo stretto non s’intende peregri-

il lungo viaggio che lo condusse ad

ti antichi tracciati medievali, fra cui

no se non chi va verso la casa di

attraversare dapprima il Canale della

spicca il plurisecolare Cammino di

Sa’ Jacopo o riede. È però da sapere

Manica e poi Francia, Svizzera fino

Santiago di Compostela, che porta

che in tre modi si chiamano propria-

ad entrare in Italia dal Gran San

alla tomba di San Giacomo in terra

mente le genti che vanno al servi-

Bernardo per poi scendere per Val

spagnola, e anche la nostra Franci-

gio de l’Altissimo: chiamasi palmieri

d’Aosta, Piemonte, Liguria, Toscana

gena, ricca di paesaggi e di bellezze

in quanto vanno oltremare, la onde

notevoli, nonché di luoghi di intensa

molte volte recano la palma; chia-

spiritualità. Insieme al percorso ver-

mansi peregrini in quanto vanno a la

so Gerusalemme i tre cammini co-

casa di Galizia, però che la sepoltura

stituiscono le peregrinatio maiores

di Sa’ Iacopo fue più lontana della

ovvero i pellegrinaggi verso le tre

sua patria che d’alcuno altro aposto-

lana bianca simbolica della nomina.

52

Escursionismo


lo; chiamansi romei quanti vanno a

emozione, ancor più quando giun-

Maderno dai polpacci tatuati; Filip-

Roma”.

ge alla fine di un tragitto percorso

po, il giovane partito da Roma che

a piedi.

ha promesso ai suoi due bambini di

Claudio Santoro e Mario Stoppini, soci del CAI di Lecco e appartenenti

Durante il percorso composto da

raggiungere Santiago de Composte-

al gruppo Seniores del GEO (Gruppo

15 tappe “i due pellegrini” sono sta-

la per la Festa di San Giacomo (25

Età d’Oro) nel mese di aprile hanno

ti sostenuti da condizioni climatiche

luglio); e Siloe (come la piscina bi-

percorso 230 km di questa strada

favorevoli (la pioggia li ha sorpresi

blica), un israeliano/brasiliano parti-

sommandoli ai 95 già percorsi nel

solo nell’ultima tappa) e in com-

to alcuni mesi fa da Israele, entrato

2016, e sono giunti in piazza San

pagnia dello zaino e degli scarponi

in Italia dalla Slovenia e che, dopo

Pietro a Roma, partendo dallo splen-

hanno attraversato dapprima la To-

aver raggiunto Roma, si è rimesso in

dido borgo senese di Monteriggioni.

scana (Siena, Abbazia di Sant’Anti-

cammino verso Santiago de Com-

I due non sono nuovi a queste

mo, Radicofani, San Quirico d’Orcia)

postela. Ognuno con il suo zaino di

iniziative; Santiago de Compostela

e successivamente il Lazio con le

pensieri, di aspirazioni e di vita.

è stato raggiunto in più occasio-

suggestive tappe fra le quali me-

Un cammino ricco di spiritualità, di

ni, percorrendo il classico Camino

ritano una particolare menzione,

meraviglie naturalistiche e paesag-

Francés che parte da Saint Jean Pied

Acquapendente, Bolsena, Montefia-

gistiche, non privo di risvolti enoga-

de Port nei Pirenei francesi (800 km

scone, Viterbo e Sutri. Due i laghi

stronomici che confermano l’assolu-

circa), oppure il Camino del Norte

sfiorati (il lago di Bolsena e il lago di

ta bellezza della nostra Italia.

(Cammino del Nord), partendo da

Vico), fino all’attraversamento della

Riposti gli zaini e data una bel-

Santander, capitale della Cantabria

verde campagna romana e l’arrivo

la pulita agli scarponi i due stanno

spagnola (550 km). Anche il Cami-

nella capitale, nella splendida piazza

meditando sul prossimo tragitto da

no Aragonés che parte dal Col de

San Pietro, invasa da turisti di tutto

affrontare.

Somport è stato calpestato (300 km

il mondo.

circa), unitamente a qualche cam-

Come sempre numerosi gli incontri

mino italiano (via degli Abati o via

con altri viandanti/pellegrini durante

di Francesco).

il percorso; oltre ad alcuni stranieri

Arrivare a Roma e raggiungere

(svedesi e danesi) spiccano Laura, la

piazza San Pietro è stata una forte

forte pellegrina lombarda di Cesano

Vignoni Alto

Val d’Orcia

Foto di Claudio Santoro


I BIMBI CRESCONO

Al via la stagione 2017 del Family CAI

Al Castello di Vezio. Foto di Andrea Spreafico

concordare con loro il programma delle

Il meteo ci sorride, come fanno i

nostre attività e la loro disponibilità ad

bambini, ed allora decidiamo di recupe-

h già… i bambini crescono. Le

occuparsi dell’organizzazione e del-

rare la prima gita: con i primi veri caldi,

famiglie mutano esigenze; e

la gestione di alcune delle escursioni

saliamo a San Pietro al Monte; giochi

progetti. Il nostro progetto

sono ormai entrati nel solco della no-

sui prati e visita guidata dell’abazia in-

matura: esperienze, amicizie, chilometri

stra tradizione “family” e consente ai

trattengono per tutto il giorno grandi e

di sentieri.

più “grandi” di acquisire autonomia nella

piccini.

di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico

A

La perdita di qualche vecchio amico

gestione personale e dei propri figli du-

C’è giusto il tempo per applaudire un

è stata subito compensata dalla gioia

rante le esperienze in montagna. Cosa

passaggio della relazione morale del

per il confermato successo della no-

volere di più?

presidente generale del CAI nel quale

stra idea e dalla curiosità di conosce-

E allora, dal “pronti?” siamo passati

si parla di Family CAI e dell’importanza

re i nuovi amici: soprattutto quelli più

direttamente al “via!” O meglio: alla ne-

delle iniziative dedicate alle famiglie, per

piccoli, ai loro primi passi in montagna.

cessità di rinviare la prima escursione,

ritrovarsi sulle pendici dell’Alpe Giumello

Anche quest’anno, in pochi giorni siamo

a causa delle avverse previsioni me-

a goderci il panorama del nostro splen-

costretti a chiudere le iscrizioni, dopo

teo. Quindi, siamo partiti dalla seconda

dido lago, in una giornata di sole. Cosa

aver superato i 60 iscritti. Bene!

uscita in programma, quella a Varenna:

chiedere di più?

L’appuntamento dato ai genitori per

54

Escursionismo

spostamenti in treno (che per tanti pic-

E’ ora di rimettersi lo zaino in spalla.

coli ha rappresentato un battesimo della

E per alcuni pure un figlio; siamo già a

“locomozione”), visita al museo orni-

metà anno ma ci aspettano altri mesi

tologico di Varenna e poi salita a piedi

di intense attività, di emozioni e di av-

sino al castello di Vezio; dove abbiamo

venture: come sempre, a passi di bimbo.

assistito allo spettacolo della falconeria.


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GIALLO VIVACE SUI PRATI

Giochi ed emozioni al raduno regionale di Alpinismo giovanile di Alessia Losa

S

ole, caldo, prati, giochi e tanto divertimento sono stati gli ingredienti di una gio ornata inin-

dimenticabile per tutti i partecipanti al raduno regionale di Alpinismo gio ova vanile, organizzato dal gruppo di Ag del

Un folto gruppo di partecipanti presso il rifugio Marchet

CAI Lecco ai Piani d’Erna (1250 m).



La costruzione del puzzle

2004 – 2017

Il gruppo di Lecco sotto le baite di Costa

bambini appartenenti a diversi CAI

e la logistica (parcheggio bus e auto,

Stesso luogo, stesso evento, ma

lombardi. Il luogo prescelto è uno dei

fornitura acqua e gadget, primo soc-

tanti anni sono trascorsi: ben tredi-

classici balconi sulla città di Lecco: i

corso e ricerca di sponsor).

ci. Cosa mai ricorderanno queste due

piani d’Erna, che già nel lontano 2004

E’ stato molto gratificante e sod-

date? Ma sì, stiamo parlando del ra-

sono stati lo scenario di questa ini-

disfacente vedere che tutto il tempo

duno regionale di Alpinismo giovani-

ziativa; ai piedi del Resegone, una

investito e gli sforzi compiuti nei mesi

le (Ag) avvenuto ai piani d’Erna il 28

montagna dalla sagoma seghettata e

precedenti alla manifestazione si siano

maggio scorso. E’ una manifestazione

famosa nella letteratura italiana.

concretizzati nel meglio dei modi.

realizzata, ogni anno, dal gruppo di Ag

Il comitato organizzativo di Ag del

A mio parere, persona attiva sia nel-

di un CAI della regione Lombardia in

CAI Lecco, coinvolto in questo evento,

la organizzazione sia nella partecipa-

una qualsiasi località montana nei din-

ha lavorato intensamente per parecchi

zione al raduno, è stata un’esperienza

torni della sezione.

mesi nell’ideare un programma avvin-

emozionante, ricca di montagna (a

E nell’anno 2017 è stato il CAI Lec-

cente e coinvolgente, che compren-

due passi dalla città), divertimento, fa-

co ad organizzare la grande inizia-

desse: la salita a piedi ai piani d’Erna,

tica, ma soprattutto di gioco. Ritengo

tiva inter-sezionale, finalizzata alla

le attività ludiche da proporre a tutti i

di aver espresso una considerazio-

socializzazione e al divertimento di

partecipanti, una volta giunti alla meta,

ne non solo personale, ma comune a

Momenti di gioco


molti di coloro che sono stati presenti

Credo che tutti i presenti abbiamo

(bandiera). Il tutto si è concluso con

all’evento. Si può, infatti, affermare che

potuto conservare nella loro mente,

il completamento dei quattro puzzle,

la manifestazione ai piedi del Resego-

una volta tornati a casa, un’immagine

raffiguranti montagne tipiche del pa-

ne abbia avuto un grande successo,

spettacolare e unica.

esaggio lecchese: le Grigne, il Rese-

ricordando quel giorno con i volti se-

“Dal rifugio Marchett la vista spazia

gone, il San Martino con il Medale e il

reni e il vociare vivace dei numerosi

sulla meta conclusiva del percorso di

Moregallo con i Corni di Canzo. I pez-

bambini, più di 800, che hanno per-

salita, la località Chignolo, e il partico-

zi sono stati guadagnati dai bambini di

corso il sentiero numero 1 dal piazzale

lare più impressionante che in quella

ogni sezione lungo il sentiero di sali-

della funivia (località Versasio 525 m)

giornata di festa ha spiccato e colpi-

ta; utilizzando l’arguzia e l’intuito nel

fino alla bocchetta d’Erna (1250 m) e

to maggiormente è stata la luminosità

rispondere a particolari indovinelli di

poi giù alla località Chignolo, dove tut-

della zona, determinata non solo dalla

diverse tematiche (vita montana, bio-

ti, bambini ed accompagnatori, hanno

giornata soleggiata e tersa, ma so-

diversità, geologia e metereologia). La

potuto riposare, mangiare e giocare.

prattutto dal grande numero di bam-

salita rispetto ad una normale gita del

bini vocianti, indossanti una maglietta

corso è stata arricchita oltre che dagli

dallo sgargiante e vivace colore giallo

indovinelli, anche dall’incontro con un

(ricordo del raduno) in tono con i bel-

vero geologo e da uno strano essere,

lissimi fiori botton d’oro”.

peloso di colore blu, che da qualche

24 sezioni presenti Il CAI Lecco, inoltre, per valorizzare questa iniziativa, che vede come protagonisti le future leve di alpinisti, e

Ma cosa mai avranno fatto tutti quei

tempo abita un masso localizzato nel

mettere a conoscenza di ciò la citta-

numerosissimi bambini, sparsi nei verdi

dinanza, ha inserito il raduno regionale

prati? Hanno seguito un percorso ben

Ed infine la giornata ha avuto termi-

di Ag come evento conclusivo della

preciso che li ha condotti a distinte

ne con i saluti di rito e con un fresco

manifestazione Monti e Sorgenti, ras-

postazioni, nelle quali vi erano diffe-

ghiacciolo, prima di affrontare la di-

segna culturale sulla montagna, nella

renti attività di gioco. I bambini hanno

scesa lungo un qualsiasi sentiero che

quale sono proposte mostre, film e

potuto mettere alla prova le proprie

dai piani d’Erna porta al piazzale della

convegni.

abilità: mira (tiro con l’arco, canestro

funivia di Versasio.

bosco ai piedi del Resegone.

I CAI che hanno aderito al radu-

nei barattoli), intuito (ricerca di oggetti

E chissà in quale località si svolgerà

no sono stati 24, provenienti da di-

seguendo un percorso delimitato da

il prossimo raduno regionale di Alpini-

verse parti della Lombardia: Mantova,

una corda fissa), rapidità (salto con i

smo giovanile …

Chiavenna, Concorezzo, Milano, Albino,

sacchi), riflessi (uso dei moschettoni),

Barzio, Ballabio, Valmadrera, Bovisio

sesto senso (percorso a occhi bendati

Masciago e altri ancora.

guidato) e capacità di stare in gruppo


Salendo alla Punta Paletta

SCIALPINISMO IN TEMPI DI MAGRA


di Sara Pozzetti

N

iente, non nevica. Non sono

pungenti, fa solo freddo, l’aria è gelida,

previste precipitazioni impor-

i cieli sono tersi, e la neve si fa atten-

tanti. Il corso base è alle por-

dere. Quando gli allievi si domandano

te, e manca la materia prima, ma niente

dove saremmo andati, rispondiamo

panico. Le giornate scorrono serene e

fiduciosi che avremmo scovato posti


che ci avrebbero permesso comunque

Manca solo l’uscita di chiusura del

di fare un buon corso. Ma ebbene sì,

corso, ancora weekend, per consoli-

siamo preoccupati.

dare il bellissimo gruppo, e ansiosi di

Il calendario però è stilato da tem-

trascorrere due divertenti giornate in

po, perciò il programma si mantiene e

Val Formazza. L’obiettivo è la Punta

il 15 gennaio si comincia a Bivio con la

Arbola. L’ambiente è grandioso, e le

selezione. 23 ragazzi, entusiasti di co-

previsioni ottime si confermano sin da

minciare e bramosi di sciare, che ven-

subito. Sabato è dedicato alla ricerca

gono premiati anche da una discesa di

artva, così che tutti gli allievi girino a

soddisfazione.

turno nelle varie stazioni organizzate

Assaggiano il significato della neve

e provino anche lo scavo. Vero che

polverosa, completamente inaspettata,

sono simulazioni, ma rimaniamo fermi

che fa solo venir voglia di andare. A

sul fatto che la didattica vada tratta-

seguire subito un intero weekend, a

ta e in modo approfondito, sia in sede

Montespluga, soluzione ormai rodata

settimanalmente con le singole lezioni,

da tempo, che permette al gruppo di

che in ambiente quando applicabile.

conoscersi meglio, e innegabilmente

Al rientro nel bellissimo rifugio Mar-

sempre divertente. Il sabato lo de-

garoli, inganniamo il tempo in attesa

dichiamo all’autosoccorso, mentre la

della cena organizzando un aperitivo

domenica la spendiamo a salire al Bi-

con tutto quello che ognuno ha por-

vacco Cecchini.

tato. Avremmo potuto sfamare anche gli altri ospiti, gestori compresi. Anzi,

Inseguendo la neve

qualche infiltrato ne approfitta e fa un

Purtroppo le condizioni dei nostri

brindisi con noi. La salita della dome-

paradisi, che a regola non deludo-

nica si rivela spettacolare, la giornata

no mai, rimangono piuttosto invaria-

ci permette di aspettarci tutti in cima

te, Engadina magra, Orobie piuttosto

e riunire l’intero gruppo con una foto.

scarse, e così arriva il momento di

Un’ottima chiusura di corso, che ter-

cercare altrove, e andare in Valle d’A-

mina con la bella serata della cena.

osta, perché al momento è tra le zone più nevose. E così sarà, il 29 gennaio saliamo Costa Serena da Etroubles.

SA2 Un weekend di stop, brevissima

Pausa. Prevediamo un weekend

pausa e il 12 marzo comincia l’SA2. 11

di stop, così da permettere a tutti di

allievi, carichi come molle. 10 prove-

dedicare del tempo alle rispettive fa-

nienti dall’SA1 dell’anno scorso. Grup-

miglie e amici, ma riprendiamo subito,

po già rodato, consolidato e unito,

con le ultime tre uscite. Il 12 febbraio

giochiamo in casa. Il calendario pro-

ci vediamo impegnati in Val Tartano

posto a settembre prevede due uscite

al Passo Porcile, e il 19 al Passo del-

di un giorno, due weekend e tre giorni,

lo Julier al Lagrev, che come sempre,

approfittando del 1° maggio che cade

ci regala una bellissima giornata, oltre

di lunedì, e così cominciamo con una

che sciata.

giornata di didattica al Passo di Campagneda, che prevede uso dei rampo-

Sci Alpinismo

ni, piccozza, progressioni e conserve. Tutto quello insomma che serve per affrontare le uscite che ci aspettano.


Mettiamo subito alla prova i ragazzi la

salire la Cima di Lago Spalmo è altis-

settimana successiva, uscita abbinata

sima, ma la testa ha la meglio, e anco-

come ogni anno al Piero Day (ricordo

ra una volta non ho alcuna difficoltà a

di Piero Pensa), al Pizzo Scalino. Tutti

far capire che sia giusto così. Nessun

in cima, tutti entusiasti. Il tratto di mi-

reclamo, anzi evidenziano apprezza-

sto della breve cresta finale, è solo un

mento per la giornata ben spesa. Sono

assaggio che fa ingolosire.

sollevata.

Arriva

il

momento

del

primo

weekend, e del primo annullamento.

Al mont Velan

Benché le previsioni non siano malva-

Arriva il momento tanto atteso e

gie, il pericolo valanghe è troppo alto.

sperato. Mont Velan, pare che il meteo

Il Velan deve aspettare.

sia dalla nostra parte e Sylvie, gesto-

Difficile trasmettere ai ragazzi que-

re della Cabanne, mi conferma che le

sto concetto, ma per nostra grande

condizioni sono ottime. E così sarà. Un

fortuna, il gruppo è molto responsabile

weekend indimenticabile. Entusiasmo

e non impiego troppo a far capir loro

alle stelle, che permette a tutti di non

le motivazioni della scelta. Ci conge-

mollare e di arrivare in cima. C’era-

diamo e ci diamo appuntamento al

vamo davvero tutti, anche chi non ha

weekend del 1/2 aprile. Non era a

potuto essere dei nostri. Il panorama

calendario, ma lasciato libero appo-

riempie i cuori, e qualche goccia di

sta per eventuali cambiamenti. Anco-

commozione annebbia per attimi la

ra una volta, grande disponibilità degli

vista. La discesa è memorabile.

allievi e degli istruttori che rivedono i propri impegni.

Non mancano le lezioni di didattica in sede tutti i giovedì, che vedono im-

Le previsioni non recitavano buone

pegnati istruttori della scuola e amici

notizie per la domenica, così optiamo

professionisti come Umberto Pellegri-

per fare la salita sabato al Corno di

ni, metereologo di Arpa Valle D’Aosta,

San Colombano da Oga, e dedicare il

e Riccardo Scotti, del Centro Gla-

giorno successivo alla ricerca artva e

ciologico Lombardo, che si prestano

autosoccorso, seguendo l’ultimo ag-

a trattare ogni settimana argomenti

giornamento inviatoci dalle scuole re-

differenti.

gionali e centrali. Sarà un’intera gior-

E di nuovo pausa, aprile quest’anno

nata di didattica sotto un cielo terso,

grida vendetta di feste, prima Pasqua,

pulito e un sole caldo. Dispiace a tutti

poi il 25 Aprile.

quando alla mattina ci si sveglia e in-

Ma… ci provo, e propongo un’uscita

vece di nevicare il sole splende. Ma … la

fuori corso, a istruttori e allievi. Una

gita era già stata fatta, il Corno con la

gita tra amici. Osiamo, decisamente,

sua bella cresta di misto è stato sotto

e mettiamo nel sacco la Cima Piazzi.

ai nostri piedi, perciò mantengo il pro-

Soddisfazione ai massimi livelli.

gramma stilato. L’argomento artva è

Sarà un weekend che servirà a rin-

alla base della nostra disciplina. Spiego

forzare ulteriormente il team pron-

ai ragazzi le motivazioni della scelta, le gambe friggono, e la tentazione di Nella pagina a fianco, dall’alto: Al Dome de Neige Verso la Zumstein Verso il monte Bardan

Sci Alpinismo


Corno San Colombano

Cima Velan

to per la 3giorni. La Val di Rhemes ci

menica, obiettivo la Granta Parey, che

importante, l’igloo ci ospiterà per bere

aspetta, un paradiso bianco, così come

ospita tutto il gruppo sulla sua cima a

l’ultimo goccio sotto un’intensa nevicata

Matthieu al rifugio Benevolo.

metà mattina. Siamo soli, noi, il paradiso

che porterà al mattino seguente più di

29 aprile-1 maggio. Sabato lo de-

intorno, condito con un po’ di commo-

20 cm di neve fresca, che ci costringerà

dichiamo alla Punta Paletta, anche se il

zione generale. Ci godiamo il successo

a rientrare alle auto in traccia.

caldo ci cuoce, e al rientro costruiamo

prima di gustarci una fantastica discesa.

l’igloo con direttore dei lavori mastro

Si fa fatica a fermarsi!

Rolly, esperto di costruzioni nevose.

Concludiamo il corso con la cena, dove tra baci, abbracci e una lacrimuccia

E anche la domenica, non manca la

ci salutiamo confidenti di rivederci pre-

La didattica trasformerà le due ore

parte di didattica; vediamo i paranchi di

sto. Personalmente un ricordo di amici

successive in divertimento puro, con-

recupero, simulando una caduta in un

ed esperienze che conserverò senza

cluso con il bivacco di tutti i partecipanti

crepaccio con la trattenuta del compa-

fine nel cuore. Cos’altro aggiungere …

all’interno dell’igloo. Un agglomerato di

gno.

un successo per la scuola che lo por-

vite sovrapposte e incastrate, con il solo

Sapevamo che il lunedì il meteo non

terà per sempre nel sacco delle vittorie.

pensiero di condividere un momento di

sarebbe stato dalla nostra, così spendia-

Sempre pronti, vi aspettiamo alla pros-

spassoso relax.

mo la serata senza pensare a una sve-

sima stagione.

Tutto pronto per la salita della doPunta Arbola

glia prima dell’alba e a un impegno fisico Punta Paletta

Foto di Sara Pozzetti.


NEL DNA ANCHE LA BICI

Il tempio canoviano a Possagno. A fianco: pronti a ripartire dopo una sosta.

di Agostino Riva

N

on solo lo zaino e gli scarponi

la struttura ricettiva che ha ospitato il gruppo.

nel DNA del GEO (Gruppo Età

Dopo cena non poteva mancare una

d’Oro) dei seniores del CAI di

visita alla città, al famoso ponte co-

Lecco, considerato che ormai da di-

perto (ancor più coperto adesso per-

versi anni la “biciclettata” è diventata

ché in manutenzione) e il “cicchetto”

un punto fermo del fitto calendario

nei locali dove viene servita grappa e

annuale delle escursioni.

“tagliatella”, il tradizionale liquore del

Quest’anno la cornice della due

posto.

giorni (10/11 maggio) è stata la

La seconda giornata ha avuto un

Valsugana, con un gruppo di cinquan-

taglio più culturale, con la visita al Ma-

ta partecipanti (di cui dieci cammina-

glio di Breganze, un maglio battiferro

tori) che, favoriti da buone condizioni

che risale al 1500, cui ha fatto seguito

meteo, hanno percorso In sella i 50

la scoperta della splendida Asolo, uno

chilometri della ciclabile che, costeg-

dei Borghi d’Italia, e del suo castello

giando le acque cristalline del Bren-

così caro a Caterina Cornaro, già Re-

ta, unisce Levico Terme a Cismon del

gina di Cipro.

Grappa, passando da Borgo Valsugana.

Chiusura in bellezza con la visi-

Dopo una trentina di chilometri un

ta al Museo di Possagno, presso la

pit stop è stato effettuato a Grigno,

casa natale del celebre scultore An-

dove la comitiva ha apprezzato le

tonio Canova. Nella gipsoteca vengo-

specialità enogastronomiche del luo-

no conservati sin dal 1836 quasi tutti

go e, coperti gli ultimi venti chilometri

i modelli in gesso originali delle sue

della tappa, è venuto il momento di

opere, i disegni, i dipinti e le terracotte

abbandonare le bici e di raggiungere

dell’eccelso artista veneto. Una vera e

in bus Bassano del Grappa, sede del-

propria goduria per gli amanti dell’arte

neoclassica di cui Canova fu esimio esponente. L’intensa giornata si è chiusa con il ritorno a Lecco del gruppo. Foto di Agostino Riva

GEO


QUOTA 34 di Stefano Vimercati*

G

iovedì 3 novembre 2016 ab-

sono stati messi a punto nella riunio-

biamo presentato il program-

ne in sede CAI del Direttivo di giove-

ma inverno 2016-17.

dì 22 settembre 2016. Per l’attività di

Trattasi del 34° anno di attività,

come sempre suddiviso in:

rapporto già esistente con la commis-

Attività di addestramento:

sione regionale di riferimento (CRL-

- corso di avvicinamento allo sci di

SASA-Sci Escursionismo). Avutane la

fondo escursionismo

disponibilità, sono stati confermati gli

Attività amatoriale:

istruttori e gli accompagnatori, con ri-

- sci di fondo a volontà

spettivi incarichi di gruppo e mansioni.

I programmi tecnici ed economici

Sulla Zuoz-Zernez

addestramento è stato confermato il



All’arrivo della Zuoz-Zernez

Prima parte Lezioni tecniche e teoriche in sede

Domenica 4

dicembre 2017-

Sasso di Preguda – San Tomaso

CAI

emme sulla pista della Marcialonga e in Val Rodana sopra Vipiteno. La novità di quest’anno è stata, il

n. 2 serate (che avrebbero meritato una maggior partecipazione) - giovedì 01.12.2016: attrezzatura ed equipaggiamento - giovedì 12.01.2017: proiezioni didattiche – nozioni tecniche Uscite a secco (buona la partecipazione)

Seconda parte - Uscite sulla neve

19 febbraio 2017, il percorso Zuoz-

Addestramento - Scuola

Zernez.

Attività svolta dalla Scuola sci di fondo escursionismo del CAI Lecco:

Hanno partecipato 39 allievi, suddi-

n. 7 uscite principalmente di domenica

visi in tre corsi: principianti, perfezio-

dall’8 gennaio al 19 febbraio 2017, con

namento 1° livello, perfezionamento

il corpo istruttori:

avanzato.

- ISFE: Marco Bianchi, direttore della scuola e dei corsi

Domenica 6 novembre 2016 Sormano

- ISFE: Maria Giuseppina Ietto, Paola Monti

Domenica 13 novembre 2016 Sentiero del Viandante

- I.Sez.: Giovanni Bolis, vicedirettore dei corsi, Salvatore Bucca, Cesare

Domenica 20 novembre 2016 Corenno Plinio – Linea Cadorna Domenica 27 novembre 2016 Boccio Monte Tesoro

Merlini I rapporti con la Commissione regionale sono stati tenuti da Maria Giuseppina Ietto e Marco. Bianchi.

Attività amatoriale Le uscite sulla neve si sono svolte principalmente di sabato, dal 7 gennaio al 4 marzo 2017. Sono state effettuate: - 7 uscite in alta e bassa Engadina; - 1 uscita a Lenzerheide. L’uscita del 19 febbraio si è svolta lungo il percorso della Skimarathon Maloja-Zuoz.

Sci di Fondo

Sono state effettuate: - 6 uscite in alta e bassa Engadina; - 1 uscita di due giorni in Val di Fi-

Abbiamo avuto 34 iscritti, suddivisi in due gruppi:


Sulle piste di Pontresina

- Rossi: Acc. Sez. Domenico Pullano

Si è voluto inoltre dedicare questa

Conclusione

- Gialli: Acc. Sez. Daniele Colombo

manifestazione all’indimenticato Paolo

Nel rispetto della tradizione, abbia-

L’amico Clorindo ha dato volonta-

Piazza, osservando in suo ricordo un

mo deciso di organizzare per sabato

minuto di silenzio.

27 maggio, in mattinata, la salita al San

riamente un valido aiuto agli sciatori meno sicuri.

Martino, seguita poi dal ritrovo in sede

Anche quest’anno abbiamo avuto

CAI per festeggiare in cordiale amici-

la presenza saltuaria, sempre gradi-

La “Tre giorni”

ta, di un gruppo extra di persone che

Cogne – Val Ferret – Etroubles, 17-

speriamo di avere come partecipanti

18-19 febbraio 2017

iscritti all’attività amatoriale dei prossimi anni. Terza parte - Gara sociale Il gruppo scuola ha voluto ripetere la gara sociale nello stesso modo

zia la conclusione dell’attività. Ringrazio istruttori e accompagnatori per l’opera svolta con spirito di servizio e per la collaborazione pre-

Abbiamo scelto di ritornare in Val

stata a tutti i livelli… compreso l’im-

d’Aosta dopo una lunga assenza, at-

pegno tenace nella ricerca della neve,

tratti dal Monte Bianco e dalla Val

sempre trovata!

Ferret, che si sviluppa lungo la parte sud delle Grandes Jorasses.

in cui era stata organizzata lo scorso

Si sono avute 59 presenze, con

anno; una gara “in famiglia”, maschile

soggiorno presso l’Hotel Étoile du

e femminile, che ha visto la parteci-

Nord ad Aosta.

pazione di 27 allievi sulla distanza di

Le migliori condizioni meteo, con la

km 10 a tecnica classica lungo il tradi-

neve in ottimo stato, hanno dato risal-

zionale percorso Surlej-Sils-Surlej. La

to a una tre giorni da ricordare. Hanno

gara è stata seguita dalla premiazione

prestato la loro opera Giuseppina Ietto,

e da una merenda in sede CAI; premi

Daniele Colombo, Clorindo Riva e Sal-

per tutti.

vatore Bucca.

A tutti, a nome del CAI Lecco e mio particolare, un grazie sincero. *Presidente del gruppo

Sci di Fondo


L’ARTE VISTA CON GLI SCI

Cogne, nel parco del Gran Paradiso

E

di Tiziana Rota

anche quest’anno di scarse precipitazioni la neve non ci è mancata! L’abbiamo inseguita

in Engadina e l’abbiamo trovata per i consueti appuntamenti della ZuozZernez, della Val Roseg, oltre che a Celerina, Pontresina, St Moritz con neve integrata. L’Engadina non ci tradisce mai. Ma è bello cambiare e con la “tre giorni” in Valle d’Aosta dal 17 al 19 febbraio siamo tornati dopo tanti anni

sulle piste di Cogne, nel Parco Nazionale del Gran Paradiso, e della Val Ferret, nello splendido anfiteatro delle Grandes Jorasses e anche qui ciascu-

Sci di Fondo

no ha trovato la neve con itinerari ben

Dorino Ouvrier, come leggiamo sul

tracciati e con varianti di diversa dif-

cartellino (Dorino Ouvrier I Fisarmo-

ficoltà per tutti i gusti e le potenzialità.

nicisti 1999). A Cogne non mancano le antiche

Ritorno a Cogne

vestigia, dalla Chiesa di St. Orso, il

Il primo giorno a Cogne tutti han-

santo patrono, alla Casa dell’Orologio

no potuto percorrere la vallata almeno

bisognosa di restauri, al Castello reale

una volta nonostante la neve fosse un

dei Vescovi di Aosta divenuto un resi-

po’ghiacciata, e per molti c’è stato il

dence; ma la vera meraviglia è il Prato

bis di almeno una parte della pista.

di St. Orso, una vera prateria estesa

Per chi non ha voluto strafare sulla

e non ancora invasa dalle costruzioni

neve c’è stato il tempo per un giro nel

che finora si sono limitate a sorgere

paese attirati dapprima dalle colossali

ai suoi lati. La leggenda lega il prato

e divertenti sculture in legno ricavate

al santo patrono che avrebbe liberato

da grandi ceppi interpretati con fan-

dalle belve questa che era una selva

tasia ed originalità. Giganti lavoratori

intricata e da tempo è un enorme pa-

della montagna o storie di vita agre-

scolo, in inverno ricoperto di neve e

ste e fantastica intagliate come su una

disegnato dalle piste. Speriamo che

Colonna Traiana di legno. Ritroveremo

resista.

il gruppo di suonatori di fisarmonica

Io non posso tralasciare il piccolo

ad Aosta in una piazzetta centrale e

cimitero in pietra locale con un’infila-

riconosceremo la mano e lo stile di

ta di cappelle che sembrano chalet di


montagna a testimoniare che il cam-

da cui partono le piste, un anello

bardo-catalana-provenzale è il chio-

posanto è lo specchio di una comuni-

nell’ampio fondo della valle con dolce

stro con le sue arcate a tutto sesto,

tà e del suo stile.

pendenza, e la visione delle Grandes

le sue colonnine e i capitelli istoriati.

Jorasses. Un piacere per tutti per l’an-

Il marmo bianco originale è stato ri-

dar lento, per le varianti impegnative,

coperto da una “vernice” impermea-

Nel tardo pomeriggio arriviamo nel

e per alcuni la sosta nel ristorantino

bilizzante che ossidandosi ha reso la

nostro Hotel Etoile du Nord a Sarre, 7

sulla pista di ritorno. Il sole non manca

colorazione molto scura.

km da Aosta, dalla forma tondeggiante

e lustra il paesaggio maestoso.

Ai piedi del Bianco

con quattro torri, come un moder-

Al ritorno ci si ferma ad Aosta per

La città romana

no maniero: veramente confortevole,

la visita alla città, lo shopping (fontina

Entriamo nella città romana Augusta

spazioso, con piscina interna e, vera

doc per tutti i gusti) e la messa per

Praetoria Salassorum dalla imponente

sorpresa, con ottima cena. Compli-

chi lo desidera.

Porta Pretoria (25 a. C.) proprio nell’ora

menti alla nostra organizzazione che,

Per questioni di orari si comincia

magica del crepuscolo in cui il cielo

non solo ci guida sulle piste, ma sce-

dalla Collegiata dei Santi Pietro e Orso

diventa blu e le antiche pietre assu-

glie per noi location strategiche e ac-

sorta nell’area di un’ampia necropoli

mono riflessi misteriosi.

coglienti.

extraurbana, ricostruita in epoca ca-

La porta si trova tuttora in eccel-

Ristorati, l’indomani siamo pronti per

rolingia nel IX secolo, di cui conserva

lente stato di conservazione ed è

affrontare il Monte Bianco, anche se

preziosi affreschi nel sottotetto che

formata da due serie di archi - uno

siamo rimasti ai suoi piedi nella bel-

non abbiamo potuto vedere; poi ri-

maggiore centrale e due minori la-

la Valle Ferret che ci accoglie con il

strutturata in forme romaniche nell’ XI

terali - che racchiudono una piazza

Dente del gigante in pieno sole.

secolo.

d’armi. Su entrambi gli archi sono vi-

La navetta ci porta a Planpincieux

Vero gioiello di arte romanica lom-

sibili i camminatoi delle sentinelle. La

di Giusi Negri

Partiamo sabato 28 gennaio da Lecco per raggiungere la nostra meta: il Trentino Alto Adige. Nelle prime uscite in Engadina abbiamo trovato poca neve, speriamo che in questi giorni vada meglio. Il primo giorno sciamo sulla pista della Marcialonga (per fortuna) da Moena al Lago Di Tesero in Val Di Fiemme, la neve è solo sulla pista della gara di domenica, attorno prati, il tempo è bello e noi siamo carichi, ci accontentiamo della sciata e assistiamo alle gare dei bambini allo stadio. Partiamo con il nostro autobus e raggiungiamo l’Hotel Everest a Trento, doccia, relax, giro turistico in centro e poi pronti per la cena, ottima ed abbondante. Il dopo cena lo trascorriamo fra una chiacchierata e una partita a carte. Al mattino sveglia, preparazione bagagli e colazione: tutti siamo pronti per un’altra giornata sulla neve. Raggiungiamo con un bel sole la nostra meta: val Ridanna, una valle dell’Alto Adige che parte da Vipiteno. La bella neve ci permette di sciare in un paesaggio fantastico; ci dividiamo in gruppi e - pronti via - siamo sulle piste. Alla fine della sciata festeggiamo insieme un compleanno e la nostra due giorni gustando torte e pane e salame. Terminato il tutto saliamo sul nostro autobus per il ritorno a Lecco. Abbiamo trascorso due giorni in compagnia sciando in luoghi fantastici a contatto con la natura, percorrendo nuove piste e ammirando il paesaggio. Tutti noi abbiamo potuto sciare approfondendo le tecniche apprese durante il corso. Penso che sia sempre bello scoprire nuovi posti, ambienti che fanno bene al corpo e alla mente. Un grazie di cuore ai nostri istruttori: Marco, Cesare, Giovanni, Paola, Pina e Salvatore che ci hanno permesso di partecipare a questa due giorni e a tutti gli allievi e simpatizzanti che hanno contributo all’ottima riuscita della stessa. Alle prossime sciate. Grazie CAI.

Sci di Fondo


Porta Pretoria è costituita da blocchi di pietra fissati con ardesia frantumata estratta dal fondale della Dora Baltea che nell’età romana ne era ricca. L’originale pavimentazione dell’epoca di costruzione, portata alla luce dagli ultimi scavi, è posta a circa 2,5 metri sotto l’attuale livello stradale. Percorriamo il Decumanus Maximus e ci troviamo dentro il percorso pedonale su cui si affacciano negozi di artigianato e souvenir. Intravediamo l’Anfiteatro ma non siamo in orario per l’accesso al sito archeologico, così come troviamo sbarrato l’accesso al Criptoportico forense di età augustea, una galleria a due navate articolata su tre lati le cui volte sono sostenute da imponenti pilastri in travertino, ambiente di grande suggestione a giudicare dalle fotografie. Bisognerà proprio tornare in un’altra occasione. La cattedrale di Santa Maria Assunta e San Giovanni (XI secolo), fiancheggiata da due campanili romanici, ci accoglie con il suo portale rinascimentale adorno di affreschi e di terrecotte dipinte, all’interno si celebra la messa del sabato sera. In uscita dalla città riusciamo a vedere l’Arco di Augusto edificato nel 25 a.C. in occasione della vittoria dei Romani sui Salassi: è illuminato sobriamente ed è un bel saluto alla città. La via Francigena Il terzo giorno lasciamo l’albergo per trasferirci sull’ultima pista prima del ritorno a Lecco. La meta è cam-

Dall’alto: Dorino Ouvrier I Fisarmonicisti 1999. Scultura collocata in una piazzetta centrale di Aosta. Sotto: in Val Ferret.

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biata per ragioni di innevamento e anziché andare a Brusson in Val d’Ayas ci dirigiamo ad Etroubles nella valle del Gran San Bernardo. La parte a monte della pista è occupata da una gara di sci fino alle 12 e quindi a noi resta la discesa a valle lungo il fiume. La parte iniziale è piuttosto ripida e ghiacciata e qualcuno ha un po’di difficoltà, ma basta togliere gli sci in qualche tratto, come faccio io che non voglio rischiare, e si guadagna la discesa più dolce fino al paese. Molti poi hanno ripercorso la pista non rinunciando alla salita. Resta il tempo per un pranzetto nei ristoranti del paesino, posto lungo la via Francigena, grazioso con le stradine acciottolate, la fontana e le sculture, naturalmente in legno, disseminate ai crocicchi. Deludente la polenta uncia… avevano finito la fontina! Ci siamo consolati con una bella abbuffata di dolci preparati generosamente dalle sciatrici o dalle loro mamme…Per tutti citiamo i cantuccini della mamma di Pina. Un grazie di cuore ai nostri organizzatori e accompagnatori, anche a chi è rimasto a casa, e speriamo di ripetere ancora per tanti anni queste sciate, immersi in una natura rigenerante, con il piacere di condividere e ridere senza tralasciare un’occhiata alle bellezze dell’arte e della storia. Fa bene al corpo e allo spirito. Foto di Massimo di Stefano Dall’alto: caratteristica scultura in legno nell’abitato di Etroubles. Sotto:Aosta, Arco di Augusto.

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RECENSIONI SENTIERI PARTIGIANI TRA LECCO E LA VALSASSINA Il 18 aprile a Lecco presso il palazzo delle Paure è stata presentata la guida storico-escursionistica Sui sentieri della guerra partigiana in Valsassina di Gabriele Fontana, Eugenio Pirovano, Marco Ripamonti. Prendiamo spunto da questa serata per riproporre un libro che non è certo nuovo (la prima edizione risale al 2008, la seconda edizione riveduta è dell’aprile 2011) ma continua ad essere attuale per chi desidera incamminarsi sulle montagne di Lecco e della Valsassina con l’occhio rivolto alla storia e alla memoria. Si tratta di una guida articolata in due parti, una che percorre una dorsale ideale che va dai piani di Erna fino alla val Biandino, con alcune diramazioni laterali, e una seconda che guarda verso la val Taleggio e che si raccorda naturalmente con i piani di Artavaggio. Nel percorrere prima le strade cittadine di Lecco, poi i sentieri che si inerpicano verso i piani di Erna e oltre, si raccontano le vicende delle prime formazioni garibaldine della zona nei mesi finali del 1943; la costituzione delle brigate di montagna fu irta di difficoltà e dovette scontrarsi prima con una dura repressione, poi con grossi problemi materiali, per finire a soccombere di fronte alle forze preponderanti dei nazi-fascisti.

Non esistono veri e propri sentieri partigiani – dichiarano gli autori del libro - l’uso del termine e, si può dire, del mezzo è un modo per raccontare la storia in altro modo, con più attinenza alla realtà: perlomeno la fatica ci aiuta un po’ a comprendere le difficoltà di allora […] camminare, pensare, scoprire, imparare per il solo gusto di farlo, immaginare di riproporlo ad altri è stato solo un passaggio successivo. Sul notiziario 1/2011 del Cai Lecco è possibile leggere un bell’articolo di Raimondo Brivio, dal titolo “Pellegrinaggio civile. Quattro giorni sui sentieri della Resistenza” con la testimonianza personale dell’autore sul cammino effettuato in compagnia della moglie Chiara nell’autunno 2010 lungo i sentieri suggeriti dalla guida.

Gabriele Fontana, Eugenio Pirovano, Marco Ripamonti Sui sentieri della guerra partigiana in Valsassina. Il percorso delle Brigate Garibaldine da Lecco a Introbio NodoLibri, Como, 2011

IN CAMMINO SULLA LINEA CADORNA Il Sistema Difensivo Italiano alla Frontiera nord verso la Svizzera, popolarmente noto come Linea Cadorna dal nome del generale che lo ideò, fu progettato e realizzato tra il 1899 e il 1918 con lo scopo di proteggere il territorio italiano da una possibile invasione proveniente d’oltralpe attraverso la Confederazione Elvetica. A questo scopo furono costruite numerose opere militari (strade, trincee, fortificazioni), rimaste in gran parte intatte in quanto l’Italia non fu di fatto attaccata su quei fronti. Seguendo questo filo conduttore Guido Caironi propone 34 itinerari escursionistici nei territori di Como, Lecco, Varese, con sconfinamenti nel settore orobico e in quelli del Verbano e dell’Ossola. Percorsi di interesse naturalistico, piacevoli per la varietà dei paesaggi, ma soprattutto ricchi di storia: i manufatti militari sparsi e mai utilizzati su questi sentieri evocano le trincee e le fortificazioni del fronte orientale dove la guerra fu combattuta davvero con il sacrificio di migliaia di soldati.

Recensioni

Guido Caironi Escursioni lungo la Linea Cadorna Natura e storia tra le trincee silenziose Idea Montagna, maggio 2017


L’ALTRA FACCIA DELLA GUERRA C’è una faccia della guerra, lontana dalla retorica delle imprese eroiche, della quale si è soliti parlare poco o non parlare affatto. E’ l’aspetto legato al soccorso e alla cura dei feriti e dei mutilati, che pure ebbe, nel corso dei due conflitti mondiali del secolo scorso un’importanza fondamentale. Non fosse altro perché essi – feriti, mutilati e invalidi - furono milioni. Ancor meno si è parlato - anzi non si è parlato affatto - degli ospedali militari che, nel corso di tutte le guerre tra Ottocento e Novecento, furono attivi a Lecco e nel territorio lecchese dove furono curati, tra gli altri, gli alpini impegnati nella “guerra bianca” e sul fronte russo e i partigiani attivi, fra il 1943 e il 1945, sulle nostre montagne. A colmare questa lacuna è stato pubblicato ora il volume di Angelo Faccinetto Il capitano l’è ferito. Appunti per una storia degli ospedali militari a Lecco, Cattaneo Editore, 2017. In 130 pagine di testo corredate da numerose fotografie inedite, l’autore ricostruisce la storia di queste strutture e, soprattutto, la storia degli uomini, lecchesi e non, che vi operarono e che vi furono curati. Un’operazione che consente a noi, lecchesi di oggi, di guardare con occhi diversi – gli occhi della memoria – edifici che fanno parte, con le loro attuali funzioni, del nostro vivere quotidiano.

Angelo Faccinetto Il capitano l’è ferito. Appunti per una storia degli ospedali militari a Lecco Cattaneo Editore, Oggiono, 2017

SETTE STORIE PER CONOSCERE LECCO Un libro di storie illustrate rivolto ai bambini per far loro conoscere Lecco, un libro che non parla specificamente di montagna, ma nel quale la montagna è naturalmente presente nel suo rapporto simbiotico con la città attraverso luoghi e personaggi. I contenuti e le finalità sono ben sintetizzati nella presentazione di Tiziana Rota, coordinatrice con Giulia Torregrossa del progetto: “Care bambine e bambini, questo libro è per voi. Per divertirvi, incuriosirvi, stupirvi. Un libro da leggere, da guardare, da ascoltare. Un libro che vi farà scoprire luoghi interessanti della nostra città, luoghi che magari avete visto tante volte senza veramente guardarli, come tanti adulti del resto. Il ponte vecchio e l’isola, i monumenti dei lecchesi illustri e gli ometti di pietra, il battello e il campanile diventano i protagonisti delle storie scherzose di Barbara e dei disegni sognanti di Marco. Anche loro hanno guardato questi monumenti seri con occhi diversi e divertiti e forse per la prima volta li hanno veramente visti. Speriamo che le loro storie vi piacciano e che vi venga la curiosità di saperne di più, di interrogare quei signori di pietra e di bronzo e di farvi raccontare le loro avventure. Vi invitiamo a seguire, mappa alla mano le tappe del percorso nella nostra città. E’ un percorso che definisce i confini della nostra identità e ci porta ad andare e guardare oltre varcando ponti, salendo sui campanili, percorrendo il lago, arrampicandoci sulle montagne, giocando tra realtà e immaginazione, così come hanno fatto i personaggi illustri ora lì immobili su un piedistallo nelle piazze di Lecco”.

Barbara Garavaglia, Marco Rovelli 7 piccole storie lecchesi Angeli, cigni, puzze e brutte avventure Editore Amici dei Musei del territorio lecchese, febbraio 2017

Recensioni


Impegno extra-sezionale dei soci CAI Lecco Un numero consistente di soci della nostra sezione ricopre attualmente incarichi nell’ambito di Organi Centrali o Regionali del CAI. Ne riportiamo nella tabella seguente il nome e il tipo di incarico NOME COGNOME

INCARICO

LIVELLO

Andrea Crippa

Componente Commissione Tutela Ambiente Montano (TAM)

Regionale

Tiziano Riva

Componente Commissione Rifugi e opere alpine (OTTO ROA)

Regionale

Donatella Polvara

Componente Comitato Scientifico Lombardo

Regionale

Silvano Arrigoni

Componente Direttivo Scuola Regionale Lombarda di Alpinismo

Regionale

Marco Pedeferri

Componente Commissione Medica Lombarda (OTTO Medica LOM)

Regionale

Giuliana Saba

Componente Commissione Medica Lombarda (OTTO Medica LOM)

Regionale

Michele Bettiga

Componente Commissione Escursionismo Senior

Regionale

Emilio Aldeghi

Componente CAI Regione Lombardia (CDR)

Consiglio Direttivo Reg.

Alberto Pirovano

Componente Commissione Centrale Rifugi e Opere Alpine

Centrale

Andrea Spreafico

Componente Consiglio Centrale dei Probiviri

Centrale

Matteo Spreafico

Componente Commissione Centrale Alpinismo Giovanile

Centrale

Nicoletta Favaron

Componente Commissione Centrale Cineteca

Centrale

Anna Masciadri

Componente Commissione Centrale Cineteca

Centrale

Riportiamo anche l’elenco dei soci che svolgono l’incarico di delegato sezionale alle Assemblee regionale e nazionale. Alberto Pirovano; Andrea Spreafico; Enrico Spreafico; Giuseppe Ciresa; Giuseppe Ferrario; Giuseppe Orlandi; Domenico Pullano; Giorgio Rusconi. Alberto Pirovano è delegato di diritto in quanto presidente della sezione, gli altri sono stati eletti dall’Assemblea sezionale del marzo 2017 per l’anno in corso.

Premio alpinistico “Paolo Consiglio” Il premio “Paolo Consiglio” viene conferito dal Club alpino accademico italiano (Sezione nazionale del Club alpino italiano) ad una spedizione alpinistica extraeuropea dell'ultimo anno, di carattere esplorativo o di elevato contenuto tecnico organizzata da piccoli gruppi di alpinisti a composizione prevalentemente giovanile. Quest’anno è stato assegnato ex aequo ai Ragni Luca Schiera e Paolo Marazzo per la spedizione alpinistica Rio Turbio 2017 (Patagonia) e ai trentini Silvestro e Tomas Franchini, Nicola Binelli e Luca Cornella, per la spedizione Kishtwar Shivling 2016 (Kashmir Indiano). La cerimonia di premiazione si è tenuta il 27 maggio a Napoli, in occasione dell'Assemblea nazionale dei Delegati. Questa la motivazione: "Questi giovani alpinisti, con l'esempio di queste spedizioni, possono ispirare altri giovani a vivere l'avventura senza compromessi, valorizzando i valori etici e morali del Club alpino accademico. Valori nei quali l'uomo, con la sua volontà, preparazione, tenacia e determinazione, si spinge ai propri limiti, affrontando la natura selvaggia e accettando i rischi in modo consapevole ma senza compromessi".


LUTTI Ci hanno lasciato: Giacinto Torrielli, socio CAI dal 1990, frequentatore assiduo e longevo del Gruppo Sci di fondo escursionismo Gian Attilio Beltrami, socio Cai dal 1975, scomparso il 26 giugno u.s. in un incidente alpinistico sul Monte Bianco. Figura storica del Soccorso alpino della nostra regione, ricopriva attualmente il ruolo di presidente della XIX delegazione lariana del Soccorso alpino e speleologico lombardo. Entrato nel Cnsas come tecnico di soccorso speleologico, aveva proseguito acquisendo la qualifica di soccorritore alpino e di tecnico di elisoccorso. Per diversi anni ha curato l’organizzazione della presenza del Cnsas al Giro d’Italia e per trent’anni ha ricoperto il ruolo di delegato della XIX Zona Lariana, una delle più vaste d’Italia per territorio, che include le province di Lecco, Como, Varese e Pavia. Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione

CONVENZIONI CLINICA SAN MARTINO - MALGRATE Malgrate, Lecco. Via Selvetta angolo via Paradiso - tel. 0341 1695111 - Internet: clinicasmartino.com Prezzi convenzionati sulle prestazioni concordate (vedi www.cai.lecco.it). Garanzia delle prestazioni di diagnostica per immagini in 12/24 h dalla richiesta. MEDINMOVE Lecco via Balicco, 109 - Internet: www.medinmove.it Centro di Medicina Preventiva, Riabilitativa, Genetica. Prezzi convenzionati sulle prestazioni concordate (vedi www.cai.lecco.it). PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD tel. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto del 5% sugli abbonamenti stagionali. Sconto del 10% sui corsi di arrampicata sportiva df SPORT SPECIALIST via Figliodoni 14 Barzanò (LC) - Internet: www.df-sportspecialist.it Presso tutti i punti vendita sconto del 15% ai soci CAI, con esclusione degli articoli in promozione o già scontati STUDIO OSTEOPATICO COPPI via Lucia 10 Lecco (LC) - tel. 393.1646699 Sconto del 20% per trattamenti osteopatici. STUDIO DI PSICOLOGIA E RISORSE UMANE - SVILUPPO E FORMAZIONE STUDIO DI PSICOLOGIA E SESSUOLOGIA - DR SILVANO SALA Lecco, Lungo Lario Cadorna 10 - tel. 0341 1761009 - 3478773720 Incontro di consulenza gratuita e sconto del 20% sugli appuntamenti successivi STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 338-7337496; 349-3702913; 338-1131813; Internet: www. studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici.

Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291 oppure scrivere un’email a sezione@cai.lecco.it.

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INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2017

AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI

Le quote sociali per il 2017 sono le seguenti: Socio Ordinario Socio Ordinario*

€46,00 €24,00

(nati dal 1992 al 1999)

Socio Familiare** Socio Giovane***

€24,00 €16,00

(nati nel 2000 e anni seguenti)

Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera

€20,00 € 5,00 € 2,00

Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. - I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza.

*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario.

- Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”.

** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento.

- Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro.

***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.

- Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.

IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco IBAN IT07 J056 9622 9020 0000 2154 X06. c) Modello MAV che verrà inviato ai soci ritardatari dalla BANCA POPOLARE DI SONDRIO Ricordiamo che il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede rimarrà chiusa dal 1° al 28 agosto

DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.

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