Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO
n° 2/2015
IN QUESTO NUMERO
kronplatz.com
4 6 12 15
Vacanze estive per sportivi, famiglie e intenditori
18 24 28
EDITORIALE
NUOVA DIMENSIONE Come è cambiato Monti Sorgenti di Emilio Aldeghi, presidente CAI Lecco
MONTI SORGENTI
IL GATTO DELLA GRIGNA Giovanni Gandin, un pioniere dell’alpinismo lecchese di Matteo Manente IL PREMIO RITROVATO A Matteo Della Bordella il Grignetta d’Oro 2015 di Sara Sottocornola “PRESE LIBERE” Le falesie del lecchese nel film di Nicoletta Favaron di Giorgio Spreafico
SENTIERI E PAROLE
“MISCUGLIO” AL BADILE La salita per la Nordest dell’estate del ’60 con Mimmo Maida di Gigi Alippi RICORDI DI UN “VECCHIO” ALPINISTA Appunti su episodi temerari di mezzo secolo fa di Ivo Mozzanica LE PAURE E LA FORZA Gli insegnamenti di una spedizione in terra cilena: San Valentin 1989 di Dino Piazza LO SPLENDORE DEL FAGGIO Alla scoperta degli alberi delle montagne lecchesi di Annibale Rota QUALCOSA E’ CAMBIATO di Sara Pozzetti
36 38 40 48
ALPINISMO e ARRAMPICATA
VIDA PATAGONIA Il sogno della Est del Fitz Roy in libera
ESCURSIONISMO
A PIEDI PER LA CAPPADOCIA Trekking sull’altipiano dell’Anatolia alla scoperta della Turchia più profonda di Anna Masciadri GIOIE E DOLORI I 15 anni della Dorsale Orobica Lecchese di Sergio Poli AI PIEDI DEL RESEGONE Storia, trekking e relax nella verde conca dei Piani d’Erna di Renato Frigerio SETTE MESI COI BAMBINI É un successo il programma 2015 del Family CAI di Andrea Spreafico e Alberto Pirovano
53 56 61 62 66 68
Vivere la gastronomia e le tradizioni locali
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Patrimonio mondiale UNESCO & parchi naturali INFO & BOOKING T +39 0474 555 447 | info@kronplatz.com
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di Matteo Della Bordella
Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 2/2015
Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: Grafiche Riga Annone Brianza Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2200 copie Chiuso in redazione 25/06/2015
SCI DI FONDO
GEO
OTTO USCITE SUGLI SCI L’attività della stagione 2014-2015 del gruppo di fondo escursionismo di Stefano Vimercati SOTTO LA NEVE DI SURLEJ Percorso inedito per la Coppa Paolo Piazza, gara sociale 2015 di Paola Sangalli RITORNO A INNSBRUCK Una fantastica “Tre giorni” per i fondisti del CAI Lecco di Adriana Baruffini
25 INVERNI Dalla Lapponia alla Val di Fiemme, un quarto di secolo di sci con il G.E.O. di Claudio Santoro
SPELEOLOGIA
ESPLORAZIONI INVERNALI La rincorsa all’ignoto nelle grotte venete
APPUNTAMENTI
di Gigi Casati
L’ANNO DEL RAFFORZAMENTO La relazione all’assemblea generale dei soci di Emilio Aldeghi, presidente CAI Lecco SUI SENTIERI DEI PARTIGIANI Il 25 aprile in val Biandino nel ricordo della 55a Brigata Rosselli di Adriana Baruffini
RECENSIONI
INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA
Gandin con il conte Bonacossa sulla parete Fasana nel 1934. Foto archivio eredi Gandin.
NUOVA DIMENSIONE
Come è cambiato Monti Sorgenti di Emilio Aldeghi*
D
opo quattro edizioni di Monti Sorgenti era il momento di fare una riflessione. Valeva an-
cora la pena di investire tanto tempo e tanta energia per un progetto che pur avendo avuto un’importante eco anche oltre provincia era ancorato alla realtà cittadina e legato alla fruizione di un pubblico locale? Il gruppo di lavoro di Monti Sorgenti, costituito dai volontari del CAI Lecco, ha dato una risposta che non è stata né un no né un sì, ma un cambiamo: rimaniamo legati al nostro territorio, ma cerchiamo una dimensione che possa proiettarci verso un interesse allargato. La fase di lancio delle idee è stata, come spesso accade, un momento di grande creatività, che ha portato ad elaborare proposte forse fin troppo azzardate. In mezzo a questo brainstorming occorreva trovare un filo rosso che potesse cogliere nel segno il nostro intendimento. Grignetta d’oro Da subito abbiamo pensato di riprendere iniziative per noi fondamentali: il recupero della storia dei nostri alpinisti locali, con la mostra in piazza Garibaldi questa volta dedicata a Giovanni Gandin, e la valorizzazione di realizzazioni fatte dai giovani dell’alpinismo giovanile con la mostra in ambiente sul sentiero in località Grassi. Nel frattempo anche amici al di fuori
4
Editoriale
della nostra normale cerchia di lavo-
dia, il Comune di Lecco, la Provincia
ro si sono prodigati in suggerimenti.
di Lecco, le Comunità Montane, la Ca-
E’ proprio da qui che nasce la propo-
mera di Commercio, le Guide Alpine
sta di far rinascere il Grignetta D’Oro,
stavano elaborando. Il progetto falesie
un premio che aveva caratterizzato il
ci ha intrigato al punto tale che abbia-
passato delle iniziative del CAI Lec-
mo ritenuto importante dare il nostro
co e in particolare dell’allora sottose-
supporto con la realizzazione di un
zione del CAI Belledo. Era questa una
docu-film che mettesse in evidenza
manifestazione che portava con sé il
la bellezza del nostro territorio e le
germe, come sottolineato in alcuni di
grandi potenzialità di questa modalità
scritti di Reinhold Messner, della cre-
di turismo sostenibile. La grande di-
amicizia che si è instaurato fra tutti i
presentare Monti Sorgenti 2015: La
SERVICE, Grivel, Kronplatz Plan de Co-
scita verso una dimensione quanto
sponibilità sia degli arrampicatori sto-
collaboratori. Quando si è in tanti non
Regione Lombardia, la Provincia di
rones, Df Sport Specialist, Bodega Spa,
meno nazionale. Piano piano anche la
rici che dei giovani ci ha fatto capire
è facile né scontato.
Lecco, il Comune di Lecco, la Camera
Hotel Lungolago Lecco.
proposta “azzardata” ha preso corpo.
che la strada era quella giusta.
La sfida dei “corti”
Per correttezza e per ringraziarli
di Commercio di Lecco, la Confcom-
Al termine della stesura del calen-
dello sforzo fatto per sostenerci devo
mercio Lecco, la Fondazione della
dario, ci siamo resi conto di aver inse-
citare chi ci ha ridato la possibilità di
Provincia di Lecco e le società ACEL
L’intuizione di lanciare un concor-
rito nel contenitore di Monti Sorgenti
so nazionale di corti (brevi film di 3
iniziative che oltre ad avere una loro
minuti) non era nella pratica né facile
logicità potevano suscitare indubbio
né scontata. La nostra organizzazione
interesse.
non aveva mai affrontato questo filo-
Le istituzioni si sono dette da subito
ne. Ci credevamo, ci abbiamo investi-
fortemente interessate, ma purtroppo
to e forse con troppa fretta l’abbiamo
diverse realtà aziendali e commerciali
fatto nascere: siamo tutt’ora convinti
locali interpellate, forse per la crisi o
che facendo tesoro di qualche errore,
per ragioni a noi ignote, hanno decli-
soprattutto nelle tempistiche, potrà di-
nato ogni tipo di sostegno. Il nostro
ventare un evento di grande interesse
sforzo e il nostro entusiasmo stava
soprattutto nelle fasce giovanili.
subendo un duro colpo, ed invece il
Arrivati alla quinta edizione, l’aspet-
voler andare oltre il locale ci ha fat-
to culturale legato alla montagna non
to avvicinare realtà imprenditoriali con
poteva non prendere in considerazio-
visioni aperte che hanno letto nelle
ne Bruno Biffi, un artista che ha ca-
nostre proposte opportunità di visibi-
ratterizzato con le sue incisioni tutte
lità. Come spesso accade, nessuno è
le edizioni di Monti Sorgenti e che in
profeta in patria.
questi anni ha ottenuto un sempre più vasto consenso. Era il momento giusto per far conoscere meglio al territorio gli ultimi sviluppi dei suoi lavori.
Il Nevado Rajuntai, Cordillera Central del Perù, 5650 m, in una foto scattata nel 1975 da Luigino Airoldi e nell’incisione realizzata da Bruno Biffi per la quinta edizione di Monti Sorgenti. A 50 anni di distanza viene così ricordata una spedizione del CAI Lecco che portò in vetta lungo lo spigolo sud-est Luigino Airoldi, Mario Conti, Emilio Valsecchi, Carlo Dell’Oro e Giancarlo Riva.
Lavoro di squadra Strada facendo abbiamo aggregato nel gruppo di lavoro persone di gran-
Infine, non volendo essere un cor-
de professionalità che hanno contri-
po estraneo alla città, ma convinti che
buito poi in modo decisivo alla riuscita
solo l’unità fa la forza, ci siamo sinto-
degli eventi. Se devo citare un risulta-
nizzati su quanto la Regione Lombar-
to nascosto posso parlare del clima di
*Presidente del CAI Lecco
IL GATTO DELLA GRIGNA
Giovanni Gandin, un pioniere dell’alpinismo lecchese di Matteo Manente
P
rendendo spunto della mostra a lui dedicata durante la quin-
ta edizione di Monti Sorgenti
(18-31 maggio 2015), proseguiamo nella riscoperta di Giovanni Gandin, uno dei pionieri dell’alpinismo lecchese: in questo articolo analizzeremo la parte più spiccatamente alpinistica della sua vita, spesa sempre a favore della montagna in tutti i suoi molteplici aspetti, prima come scalatore e poi come soccorritore e guida alpina. Un breve profilo alpinistico Sebbene non fosse originario di Lecco, Giovanni Gandin è stato senza dubbio uno dei pionieri dell’alpinismo lecchese, nonché uno dei massimi conoscitori della Grignetta a partire già dalla fine degli anni ’20. Nato a Zogno, in Val Brembana, il 23 novembre 1904, Gandin si trasferì nel capoluogo manzoniano per esigenze lavorative della famiglia; qui trovò un’occupazione come meccanico, ma ben presto si dedicò alla pratica dell’arrampicata e, più in generale, alla passione per la montagna, dimostrando fin da subito le proprie qualità di scalatore forte e tenace. Numerose sono le vie aperte da Gandin tra le pareti e i pinnacoli della Grignetta, un’attività intrapresa senza sosta dal 1926 fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, per poi riprendere, seppur meno intensamente, al termine del conflitto. Proprio la
6
tre persone”.
Lecco. Conclusa nel 1957 l’esperien-
rione Clerici e salito il 25 agosto 1929.
za da rifugista in Pialeral, condotta in
“Raggiunta la vetta del Clerici per le
L’anno successivo fu la volta della
collaborazione con la moglie Beatrice
facili rocce del versante orientale,
Parete Sud del Torrione Cinquantena-
Costadoni di Pasturo, gestì per alcu-
caliamo rapidamente a corda doppia
rio, salita da Gandin il 27 giugno 1932
ni anni un piccolo negozio di vino in
sullo sperone... La velocissima disce-
con Renzo Galbiati e Vittorio Gerli.
dimo-
piazza XX Settembre, nel cuore citta-
sa ci porta al minuscolo intaglio dove
Nell’ottobre del 1932 l’impresa fu rac-
strata sulle rocce
dino di Lecco. Morto improvvisamen-
troviamo numerose tracce di cordate
contata ancora una volta sulle pagine
della Grignetta gli
te il 21 dicembre 1971 all’età di ses-
precedenti... Subito abbiamo una viva
del Notiziario S.E.L.: “Un tentativo lo
valse
santasette anni, Gandin è sepolto nel
sensazione delle difficoltà che ci at-
facemmo lo scorso anno... avemmo
cimitero di Pasturo.
tendono: lo spigolo si drizza audace
subito la percezione delle difficoltà
col suo sistema di pareti d’una levi-
che ci attendevano... Gandini, scopri-
passione
l’appellati-
vo di “Gatto della Grigna”, soprannome che compare a
Le prime ascensioni (1926-1929)
gatezza poco allettante... Gandini, che
tore e animatore dell’impresa, attacca
metà degli anni ’30
“Le vie tracciate da Gandin sulle
tenne sempre il posto di capo cordata
con la consueta abilità che tante bel-
in un articolo fir-
guglie e sulle torri della Grigna sono
con quella abilità che gli è incontra-
le vittorie gli fruttò su la montagna...
mato da una clien-
tuttora valide e fanno testo fra le più
stata, s’appresta a cimentarsi colle pri-
Ascensione da porsi tra le più difficili
te
accompagnata
classiche”: le parole apparse su un ar-
me asperità... Seguiamo il suo avanza-
e più faticose della Grigna, sia per le
per l’occasione da
ticolo del Notiziario S.E.L. in occasio-
re dal movimento della corda e dalla
difficoltà tecniche incontrate, sia per la
Gandin sull’Ago Te-
ne della morte di Gandin testimoniano
caduta dei sassi che si fa sempre più
assoluta verticalità e esposizione della
resita. Proseguen-
quanto l’alpinista, con le sue scala-
vicina a noi. Poi un grido ci annuncia
roccia per gran parte della scalata...”.
do in questo breve
te, abbia legato in modo indelebile il
la vittoria...”.
A queste due salite si aggiunsero an-
profilo
alpinistico,
proprio nome alla Grignetta. Alcune di
tra il 1935 e il 1957
queste imprese sono state raccontate
Gandin fu custode
dallo stesso Gandin tramite articoli o
All’inizio degli anni Trenta del Nove-
bre 1932 da Gandin insieme a Antonio
del rifugio Pialeral
relazioni sul Notiziario S.E.L., come nel
cento i rocciatori più forti si trovarono
Polari e Leopoldo Guidi, e la Piramide
nell’omonima
lo-
caso della prima ascensione assolu-
a fare i conti con nuovi limiti da supe-
Casati lungo lo Spigolo Sud-Ovest,
calità sopra Pastu-
ta dello Spigolo Nord-Est della Pun-
rare nello sviluppo dell’alpinismo mo-
salito in data 1 ottobre 1933 con Ugo
ro, mansione che
ta Giulia, realizzata il 20 giugno 1926
derno; tra i tanti protagonisti di quegli
di Vallepiana.
portò avanti di pari
insieme a Giuseppe Perego e Rinaldo
anni vi fu anche Giovanni Gandin. Il
Ponzini: “La mattina del 20 giugno
6 settembre 1931, accompagnato da
partiamo dalla Capanna ai Roccoli Re-
Renzo Galbiati e Eros Bonaiti, Gandin
Nel descrivere l’attività alpinistica
te con il Gruppo
sinelli e sebbene il peso dei sacchi ci
compì la prima ascensione del Tor-
di Giovanni Gandin, una nota a parte
Guide e Portatori
abbia resa assai dura la salita, siamo
rione Magnaghi Centrale, salito lungo
meritano le traversate aeree compiute
“Giuseppe Cazza-
alla base della punta in meno di due
la parete Sud-Est; da allora, il nuovo
dallo scalatore tra le guglie della Gri-
niga”. Proprio una
ore. Un breve spuntino e compia-
itinerario fu denominato “Via Eros”. La
gnetta. La prima risale al 21 giugno
di queste opera-
mo una minuta indagine in cerca di
relazione, a firma dello stesso Gandin,
1931, quando Gandin, in compagnia
zioni, effettuata nel
una possibile via di salita... Dalla pare-
fu pubblicata sul Notiziario S.E.L. del
di Renzo Galbiati, Pierino Vitali e Tina
dicembre 1931 sulla
ti nord-ovest e sud-est c’è nulla da
novembre 1931, con una descrizione
Galanti, traversò dall’Ago Teresita alla
Parete Fasana, val-
sperare! Meno arcigno, pur essendo
puntuale e precisa che non tralascia-
Guglia Angelina; l’impresa fu raccon-
se a Gandin diver-
verticale e presentando verso la base
va alcun dettaglio: “L’ascensione è di
tata da Tina Galanti – colei che so-
si
un grande strapiombo è lo spigolo
grado difficile, richiede la praticità di
prannominò Gandin “Gatto della Gri-
nord-est...”.
un rocciatore bene agguerrito. Non
gna” – in un’appassionata relazione sul Notiziario S.E.L. di agosto-settembre
passo alle azioni di soccorso compiu-
riconoscimenti
ufficiali, tra cui il
Gandin con re Alberto del Belgio sulla cresta Segantini, 1935 Sotto: tessera di iscrizione al CAI
che la prima ascensione assoluta della Le ascensioni continuano
brevetto di guida
Sempre sul finire degli anni Venti,
è necessario mettere altri chiodi per
alpina, la medaglia
Giovanni Gandin, Pierino Vitali e Giu-
superare l’ascensione. Assolutamen-
di bronzo al Valor
seppe Riva si resero protagonisti della
te necessaria è la corda di sicurezza
Civile e la meda-
prima ascensione dal versante nord
con un buon molettone... E’ bene che
glia d’oro del CAI
dell’Ago Teresita, raggiunto dal Tor-
la cordata non sia composta di più di
Punta Lilliana, realizzata il 10 settem-
Verso i limiti del possibile
7
go) e con difficili manovre, seguendo
di apposito distintivo”. La candidatu-
il medesimo sistema già adottato per
ra di Gandin fu accolta poiché “ottimo
l’attraversata dal Teresita all’Angeli-
conoscitore delle Grigne e fra i mi-
na, vengono tirate le corde fra vetta
gliori rocciatori. Le sue pedulle sanno
e vetta. Ci sembrava lunghissima la
tutte le difficili arrampicate delle punte
traversata dal Teresita all’Angelina che
e degli aghi della Grignetta e di lui ri-
raggiungeva i ventotto metri, ma que-
cordiamo anzi la prima salita alla Punta
sta la supera di non poco! E’ un po’
Giulia di cui diede relazione nella Ri-
faticoso volare con la forza dei mu-
vista di ottobre”. Anche il giudizio sulla
scoli, ma è così emozionante...”.
preparazione di Gandin restò sempre lusinghiero; nel 1932 il Notiziario S.E.L.
Gandin e il Gruppo Guide e Portatori
Il Presidente del CAI saluta i partecipanti all’inaugurazione della mostra dedicata a Gandin; con lui da sinistra Matteo Manente, Pietro Corti, Guido Cassin e il sindaco di Lecco Virginio Brivio. Foto di Danilo Villa
1931: “Dal Teresita Gandin tenta una,
curarla e poi la teleferica è pronta. Un
due, tre volte di lanciare all’Angelina il
saluto, ed il primo parte. Gambe incro-
dischetto con la funicella. Il dischet-
ciate sulla corda e olio alle braccia. Un
to supera la distanza ma il vento lo
po’ di trepidazione da ambo le parti...
sposta. Abbandoniamo l’idea del di-
Eureka!... E’ arrivato!”.
schetto e facciamo calare in Val Tesa,
Poche settimane dopo – era il 5 lu-
dai compagni dell’Angelina, la corda
glio 1931 – gli stessi rocciatori insie-
che servirà per l’attraversata aerea. E’
me a Gandin compirono una seconda
questa un’operazione non tanto fa-
traversata, dalla Lancia al Fungo: “In
cile... Finalmente la corda è arrivata al
breve le due comitive sono in vetta
Teresita. Le ultime manovre per assi-
alle rispettive cuspidi (Lancia e Fun-
scriveva che “Giovanni Gandin può
Nel 1927, per onorare la memoria
dirsi, senz’ombra di vanto, il Re della
del socio Giuseppe Cazzaniga, all’in-
Grignetta, perché attualmente non v’è
terno della S.E.L. venne fondato il
forse altri che la conosca tanto bene e
Gruppo Guide e Portatori delle Prealpi
continuamente s’arrampichi a condur
Lecchesi “Giuseppe Cazzaniga”: l’o-
cordate per le tante crode e le molte
biettivo era quello di “addestrare ele-
punte e guglie. Il suo libretto è pieno
CAI di Milano che trovarono la morte
tori: il maltempo però imperversava
menti idonei ad accorrere nelle tristi
di lusinghiere attestazioni”.
durante il primo tentativo di scalata
e ben presto le condizioni in parete
della Fasana in condizioni invernali.
divennero proibitive, consentendo ai
contingenze e per accompagnare gli escursionisti sulle nostre montagne”.
L’intervento sulla Fasana
Gandin con il suo aiutante Giromin
Durante la scalata qualcosa andò
soccorritori di piazzare soltanto alcu-
Il Gruppo funzionò egregiamente e lo
Alpinisticamente parlando, il nome di
storto e i due alpinisti precipitarono,
ne corde fisse. Dato il perdurare delle
stesso Gandin, a partire dal 25 ottobre
Gandin è senz’altro legato all’azione di
rimanendo appesi alla corda e sospesi
avverse condizioni meteo, alcuni amici
1927, vi fece parte prima come sem-
soccorso portata a termine sulla Pare-
a metà parete. Per opera del gruppo
di Veronelli e Cattaneo chiesero dalla
plice portatore e poi, dal 1930, come
te Fasana tra gli ultimi giorni del 1931
Guide e Portatori della S.E.L., di cui
Val d’Aosta l’intervento di due guide
guida. Tutti i membri del gruppo “ven-
e i primissimi del 1932; l’operazione
faceva parte lo stesso Gandin, scat-
abituate al rigido clima del Cervino: fu
nero subito muniti di regolare libretto
vide coinvolti Bruno Cattaneo e Se-
tarono i soccorsi per tentare di recu-
così che in Valsassina arrivarono i fra-
con trascritto regolamento e tariffe, e
verino Veronelli, due alpinisti soci del
perare almeno i corpi dei due roccia-
telli Alberto e Amato Bich, guide alpine
indefinita, che ricordo spesso inten-
stode. Non solo perché era disponibile,
to - tenendone un pezzo per mano
a dispetto di una certa spigolosità di
CAPANATT E SKILIFISTA di Angelo Faccinetto
- a mangiare pane e cipolla sotto il
carattere. Si sapeva della sua attività
Ero appena un bambino allora, ma
domenicali, regolarmente santificate in
noi avevamo il “privilegio” di accedere
suo cappello, di un paio di misure più
di guida, che andava ben oltre le mon-
“il Gandin” – sempre rigorosamente
Pialeral dopo una discreta scarpinata
al rifugio dalla porta di servizio, quella
grande, perennemente calcato sugli
tagne di casa, della sua abilità di roc-
chiamato così, con l’articolo determi-
che prendeva le mosse dal cortile del
che dava sul pollaio, guardava gli Scu-
occhi.
ciatore, delle vie tracciate in Grignetta
nativo – me lo ricordo bene. Per molti
bar-osteria della Leri a Balisio, dove si
di e immetteva direttamente in cuci-
anni, anche se da noi ci metteva pie-
lasciava la macchina. Con qualunque
na. Entravamo e il Gandin, per niente
de solo per qualche cosa da sbrigare,
tempo. (Ma se domani piove? Se pio-
alto ma ben piantato, se ne stava ritto
è stato come uno di casa. Presenza
ve si prende l’ombrello – era il refrain
dietro la stufa attorno alla quale si af-
costante nei discorsi di mio padre. E
di mio padre).
faccendava la moglie. Quella posizione
orizzonte fisso delle mie mattinate
8
e Grignone (non per niente quell’apGandin nella cucina del rifugio Tedeschi al Pialeral, inverno 1955-1956. Sotto: Gandin nelle vesti di skilifista, sempre al Pialeral. Foto di Giuseppe Faccinetto
Aveva fama di essere in gamba il
pellativo di “Gatto delle Grigne”) , del-
Gandin come capanatt. Il vecchio “Te-
la sua minuziosa conoscenza della
deschi” (è stato spazzato via da una
montagna, della sua perizia e genero-
slavina nel gennaio 1986) era sempre
sità di soccorritore. E lo sapevano gli
In quegli anni il Gandin era il custo-
e il fare un po’ burbero gli conferiva-
pulito, ben riscaldato dalle grandi stufe
escursionisti che venivano fin là.
de del “Tedeschi”, mio padre il com-
no un che di severo che mi intimo-
di cotto troneggianti nelle due sale da
proprietario dello skilift poco distante,
riva. Così, potendo scegliere, preferivo
pranzo e - credo grazie alla moglie -
impiantato appena al di là della valletta
stare vicino al suo aiutante, il Giromin,
ci si mangiava bene. Un piacere starci.
di Parolo. Credo fosse per questo che
un omino piccolo e taciturno dall’età
E poi lui era più che un semplice cu-
9
Fasana, Gandin ricevette altri impor-
Escursionisti in posa con il motociclista per una foto ricordo davanti alla cappelletta del Pialeral dedicata alla Virgo clemens
Un re alla corte di Gandin
trovò mai in difficoltà”. Oltre al sovrano
cier Monsieur Giovanni Gandini pour
tanti riconoscimenti, primo fra tutti
Tra i numerosi clienti accompagna-
del Belgio e a Gandin, la “strana corda-
les sentiments de condoléances qu’ll a
la medaglia di bronzo al Valor Civile
ti in Grigna da Gandin nel corso degli
ta” era formata anche dal conte Aldo
exprimés à Sa Majesté à l’occasion de
conferitagli dal Podestà di Lecco il 28
anni, il più prestigioso fu senz’altro Re
Bonacossa: l’intesa fra i tre era ottima,
la mort de Son Auguste Père”.
ottobre 1933: “Ho il piacere di comu-
Alberto del Belgio. Tra il 1930 e il 1934
si trattavano in modo decisamente
nicarle che le è stata concessa da S.
il sovrano salì più volte in incognito
amichevole, ma nonostante gli ottimi
M. il Re la medaglia di bronzo al Va-
al rifugio Carlo Porta ai Piani Resinelli,
rapporti, Gandin si rivolgeva a Re Al-
Giovanni Gandin è stato un perso-
lore Civile, in ricompenso dell’atto di
trattenendosi alcuni giorni per com-
berto chiamandolo sempre “altezza”. A
naggio complesso e importante, seb-
coraggio da Lei compiuto, per aver
piere escursioni e arrampicate sulle
tal proposito, è rimasto celebre l’episo-
bene il suo nome non sia conosciuto o
concorso al recupero dei corpi esa-
Grigne.
dio in cui il monarca si rivolse a Gandin
ricordato a dovere dal grande pubblico:
Un alpinista da riscoprire
mini dei due alpinisti Cattaneo Bruno e
Stando a un trafiletto pubblicato nel
che lo precedeva in parete dicendogli:
validissimo rocciatore, guida esperta
Veronelli Serafino di Milano, precipitati
1965 su un giornale locale, si legge che
“Ricordati che oggi l’altezza sei tu per
e prudente, nonché abile soccorrito-
dalla “Parete Fasana” sul Monte Grigna.
la scelta di Gandin come guida per il Re
me”. Da allora, narrano le cronache del
re e infine anche custode del rifugio
La invito quindi a presentarsi nel mio
del Belgio non fu casuale: “Fu il conte
tempo, “la fedele guida si rivolse al so-
Pialeral – come vedremo nell’articolo
ufficio il giorno 28 ottobre corrente,
Bonacossa, allora presidente del CAI, a
vrano chiamandolo sor Alberto. E con
successivo – Gandin è stato un pio-
alle ore 9,30 per ricevere dalle mie
proporlo al sovrano come sua guida
il sor Alberto, Gandini andò a compiere
niere dell’alpinismo lecchese, uno che
mani, in forma solenne la medaglia
personale. All’anziano scalatore (Alber-
imprese alpinistiche anche nel gruppo
ha tracciato e aperto la via a molti di
di Valtournenche; il loro contributo,
lano la presente per dichiarare che nel
con relativo brevetto”. Questa invece
to del Belgio aveva allora una sessantina
del Brenta”. Il profondo rapporto di sti-
quelli che sono venuti dopo. L’inten-
insieme a quello di Gandin, fu fonda-
recupero delle salme di Bruno Catta-
la motivazione ufficiale di tale ricono-
d’anni) Gandini andò a genio. Insieme
ma e di amicizia instauratosi fra Gio-
to della mostra a lui dedicata durante
mentale per recuperare finalmente le
neo e Severino Veronelli, periti sulla
scimento: “Affrontando con due com-
compirono imprese, scalate di quarto
vanni Gandin e Re Alberto del Belgio è
Monti Sorgenti, insieme a questi arti-
salme di Cattaneo e Veronelli. A ope-
parete Fasana del Pizzo della Pieve il
pagni difficoltà e pericoli considerevoli,
grado con passaggi di quinto. Memo-
confermato anche da un telegramma
coli, è proprio quello di tener viva la
razione conclusa, furono proprio le
27.12.1931, il Signor Giovanni Gandin si
riusciva a raggiungere e a recupera-
rabili furono le scalate del Sigaro, del
inviato dalla corte belga in occasione
memoria su un personaggio che con le
due guide valdostane a testimoniare
è dimostrato un eccellente scalatore
re i corpi esanimi di due alpinisti che
Fungo, della Torre Angelina, della Torre
della morte del sovrano, nel quale si
proprie imprese ha contribuito a ren-
l’impegno e il contributo decisivo di-
tanto per prudenza, agilità e prontez-
nello scalare l’impervia parete Fasana
del Cinquantenario, della cresta Se-
ringraziava Gandin per le condoglian-
dere grande la storia alpinistica della
mostrato da Gandin in quell’occasione,
za ed energia e cortesia. Proponiamo
nel monte Grigna erano precipitati da
gantini e tante altre. Re Alberto era un
ze espresse e la vicinanza al lutto della
città di Lecco.
proponendo la sua nomina a guida al-
venga nominato Guida del Club Alpino
notevole altezza, rimanendo, con una
ottimo scalatore. Alto e asciutto, por-
famiglia reale: “Palais de Bruxelles, le 7
pina del CAI: “6 Gennaio 1932. I sot-
Italiano”.
corda che li univa, sospesi nel vuoto
tava sempre al collo un foulard rosso.
mars 1934. Le Secrétaire d’Etat de la
ad una sporgenza della roccia”.
Parlava bene l’italiano. In parete non si
Maison du Roi est chargé de remer-
Dove non diversamente indicato le foto appartengono all’Archivio eredi Gandin
toscritti Bich Alberto e Amato formu-
A seguito dell’intervento sulla Parete
Io ancora non ero in grado di ap-
Grigna, si portasse come aiutante il
vi avevano impiantato un primo skilift.
intralciare il pascolo alle vacche. Così
contributo all’attività di manutenzio-
braccio lo sciatore in partenza. Qua-
piccolissimo Giromin.
Era lungo poco più di mezzo chilo-
fino al 1958, quando nuovi accordi coi
ne). D’altra parte non era un grande
si una benedizione. Poi sarebbe salito anche lui.
prezzare queste cose. Ma ero rimasto affascinato da quello che un giorno,
Quando, dopo vent’anni di gestione,
metro, superava un dislivello di 215
bergamini avevano consentito il pas-
impegno. Lo skilift funzionava solo per
salendo, mi aveva raccontato mio pa-
decise di lasciare il rifugio e scendere
metri, era dotato di un motore ingle-
saggio a un più pratico impianto fisso.
qualche ora alla domenica e solo per
dre: “Lo sai che quando era giovane il
a valle lasciando disorientati i dirigenti
se a benzina da 8 cv, era capace di
Oltre a una consolidata consuetudi-
noi e qualche avventuroso sciatore di
Gandin era amico del re del Belgio e
della SEM, per i frequentatori del Pia-
trasportare 53 persone l’ora e poteva
ne, era la sciovia il motivo del legame
passaggio. Era un impianto privato e
rocciava con lui?”. Ci avevo fantasti-
leral era davvero finita un’era.
funzionare con un vento laterale alla
del Gandin con mio padre.
tale restò fino all’inizio degli anni set-
cato molto sul Gandin e il “suo” re, che
fune fino a 120 km/h. Ma soprat-
Perché il Gandin era della parti-
tanta, quando fu completamente rin-
proprio non riuscivo a figurarmi in ve-
C’è però un altro aspetto, forse poco
tutto aveva una particolarità: era una
ta. Dava il suo contributo nelle fasi di
novato e per un decennio venne uti-
ste di rocciatore dovendo portare l’alta
noto, che vorrei ricordare. Non era
sciovia smontabile. In autunno, con un
montaggio e smontaggio e quando
lizzato come supporto alle scuole di
uniforme e la corona. E mi chiedevo
solo guida alpina, rocciatore, rifugista
buon numero di giornate di lavoro,
l’impianto era pronto per l’uso faceva
sci alpinismo.
se anche sulle guglie, su e giù per la
e soccorritore: il Gandin era anche
venivano impiantati i pali e le stazioni
il motorista, cioè l’addetto al funzio-
Il Gandin lo ricordo così. In piedi
skilifista.
di partenza e di rinvio, veniva tesa la
namento. Lo ha fatto per diversi anni
su un piccolo trespolo di assi intento
Al Pialeral, tra Arei e Piazza Cavalli a
fune; poi in primavera, allo scioglier-
anche dopo aver lasciato la condu-
ad agganciare alla fune dello skilift la
un passo dal “Tedeschi”, nel 1952 mio
si delle nevi, con altrettante giornate
zione del rifugio (quando anch’io ero
pinza cui era legato il traino e ad ac-
padre e il suo amico Massimo Anno-
di lavoro veniva smantellato. Per non
ormai chiamato a dare il mio piccolo
compagnare con un ampio gesto del
10
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IL PREMIO RITROVATO
A Matteo Della Bordella il Grignetta d’Oro 2015 di Sara Sottocornola
L
ecco torna al centro della scena alpinistica nazionale con il Premio Grignetta d’Oro, riconosci-
mento alpinistico nato negli anni 70 e rilanciato nell’edizione 2015 della rassegna Monti Sorgenti. Il premio, in una veste rinnovata e ampliata, è stato assegnato venerdì 23 maggio al Tea-
e di personaggi dell’alpinismo nazionale, al 31enne Matteo Della Bordella, che è stato scelto dalla giuria come il miglior alpinista italiano del biennio 2013-2014. Nato negli anni ‘70 in seno al Cai Belledo come riconoscimento per i
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Durante la serata, che è stata ac-
a naturali riflessioni sulla sua storia e
vicinamento in kayak e in autonomia.
compagnata dalla musica del Boz Trio
sul suo futuro. Molti hanno ricordato
“E’ una soddisfazione grandissima – ha
and guests, sono state consegnate
lo spirito originario del premio, nato
detto Della Bordella –. Ci tengo a fare
anche due menzioni speciali: una a
per dare un riconoscimento ai giovani
i complimenti anche agli altri perché
Ivo Ferrari “per il suo modo di co-
alpinisti emergenti. “Incarnava il dive-
giovani emergenti nel mondo dell’al-
con cui ha dimostrato di mettersi in
fare classifiche non ha tanto senso
municare l’alpinismo”; e una a Romano
nire dell’alpinismo – ha scritto Aldino
pinismo, il Grignetta d’Oro è tornato in
gioco per raggiungere obiettivi sem-
nell’alpinismo. Voglio dedicare que-
Benet, per “la dimostrazione che tutti
Anghileri in una lettera inviata al quo-
scena con una manifestazione di li-
pre diversi, portando la sua ricerca non
sto premio a mio papà in particolare
gli ostacoli possono essere superati”.
tidiano locale Lecconotizie.com -, il
vello nazionale, per premiare “l’alpinista
solo su quei terreni verticali, difficili, in
e a tutte le persone che hanno sca-
“Lecco è tornata al centro dell’al-
nuovo che avanza e che si fa presente.
che nell’ultimo biennio ha dimostrato
quota, classici dell’alpinismo, ma anche
lato con me. Spero che sia un punto
pinismo praticato ad altissimo livello,
Sarebbe bello ritrovare questo spirito
di saper guardare avanti con obiet-
affrontando elementi diversi come il
di partenza per tante altre avventure”.
anche internazionale – ha detto Al-
originario premiando giovani da in-
tivi ambiziosi, ma nella coerenza di
Mare Artico, rendendo così il suo al-
A tutti i candidati è stata consegna-
berto Pirovano, tra gli organizzatori
coraggiare, spronare, incitare, premiare
una propria idea di alpinismo”. Niente
pinismo un’esperienza esplorativa più
ta una speciale piccozza offerta da
del premio e presentatore della serata
e far conoscere”.
premi all’exploit, ma all’interpretazione
ampia, matura e completa”.
Grivel Mont Blanc, il marchio storico di
insieme a Sandro Filippini della Gaz-
Quattro finalisti, da sinistra H. Barmasse, M. Della Bordella L. Schiera, C. Pesce. Foto di Klaus Dell’Orto - OpenCircle
tro della Società, gremito di pubblico
Shark’s Tooth in Groenlandia, con av-
I musicisti del Boz Trio and Guests. Foto di Giancarlo Airoldi
personale dell’alpinismo dimostrata dai
Un grande ritorno
I protagonisti. Da sinistra H. Barmasse, M. Della Bordella, L. Schiera, Corrado Pesce, con M. Conti, E. Aldeghi. Foto di Danilo Villa
La Sig Betta Gobbi di Grivel con Guido Cassin. Foto di Danilo Villa
attrezzatura alpinistica di Courmayeur,
zetta dello Sport –. Sono felice di ve-
Occasione per riflettere
che ha sostenuto con entusiasmo il
dere che l’alpinismo lecchese è ancora
“Il Grignetta era, ed è, un momen-
candidati: i finalisti erano, oltre a Della
Le salite compiute che sono valse il
ritorno del Grignetta d’Oro e promette
ai vertici e sa esprimersi con campioni
to di riflessione sul percorso dell’al-
Bordella, Hervé Barmasse, Luca Schie-
premio a Della Bordella sono: la prima
di farlo anche nei prossimi anni. “Vedo
ampiamente riconosciuti. La giuria si è
pinismo – spiega Alberto Pirovano-.
ra, Corrado Pesce, Tamara Lunger,
salita sulla Ovest della Torre Egger e
con grande gioia che l’alpinismo non è
espressa in modo compatto, e hanno
Come ha sintetizzato bene Cristophe
Francesco Salvaterra e Simon Gietl.
la nuova via sulla parete Ovest dell’U-
finito – ha detto Betta Gobbi di Grivel,
fatto piacere le parole di Valery Baba-
Heinz qualche anno fa, dà agli alpinisti
La giuria, composta dal presidente
li Biaho in Pakistan, nel gruppo delle
presente in sala - e che ci sono anco-
nov che ha espresso grande apprez-
la direzione giusta e chi lo vince ha
Mario Conti, Rolando Larcher, Rossano
Torri di Trango, la ripetizione della via
ra tanti giovani che hanno ancora vo-
zamento sia per il premio sia per la
la responsabilità di indicare la strada.
Libera, Simone Moro, Valerij Babanov
“Lecco” al Grand Capucin, nel gruppo
glia di fare, di fare bene, di fare tanto.
rosa dei ragazzi”.
e Vinicio Stefanello, ha scelto Matteo
del Monte Bianco, il concatenamento
E quindi viva l’alpinismo, via Lecco e
Il ritorno del premio, largamente ap-
Della Bordella “per il percorso intenso,
patagonico dell’Aguja de la Sila e del
viva chi ha creduto e crede in questo
prezzato da partner, alpinisti, stampa
progressivo, di alta qualità e difficoltà,
Cerro Fitz Roy, e la nuova via sullo
premio”.
e grande pubblico, ha aperto la strada
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“PRESE LIBERE”
Le falesie del lecchese nel film di Nicoletta Favaron
Matteo Della Bordella con i presentatori della serata Sandro Filippini e Alberto Pirovano. Foto di Giancarlo Airoldi
Il Grignetta d’Oro degli albori limitava
to, con spirito di collaborazione.
la competizione agli alpinisti lombar-
“Sarebbe sbagliato pensare di ri-
di assegnando alle diverse salite un
lanciare questa disciplina solo con un
punteggio numerico per rendere og-
premio – conclude Pirovano -. Quello
gettiva la classifica. Ma già all’epoca
che serve è un progetto di più ampio
c’era la volontà di uscire dai confini
respiro. Ma solo se remiamo tutti dalla
locali, come testimoniato dalle paro-
stessa parte, CAI, Gamma, Uoei, Ragni,
le di Reinhold Messner che invocava
istituzioni, ma soprattutto le perso-
un premio nazionale organizzato sulla
ne: - quei personaggi incredibili, che
base del Grignetta d’Oro Lombardo. Il
solo Lecco ha saputo e sa esprimere,
Grignetta d’Oro 2.0, organizzato dal
capaci di fare sognare, di essere d’e-
1997 al 2006, assunse fin da subito le
sempio, ma che devono anche assu-
caratteristiche di premio nazionale, ma
mersi la responsabilità di indicare la
non perse quello spirito. Oggi il Gri-
strada mettendoci la faccia. Su questo
gnetta d’Oro riparte da lì, con nuove
noi ci siamo, possiamo partire anche
energie, nuovi partner e nuove ambi-
subito; magari qualcuno all’inizio re-
zioni, ma sempre con uno sguardo alle
merà contro, ma siamo convinti che le
nuove generazioni. Tra i finalisti del
condizioni ci siano per fare qualcosa
Grignetta di quest’anno c’erano infatti
di grande. Se lavoriamo insieme non si
personaggi di 24 e 25 anni”.
tratterebbe più di osare, ma di costru-
Incentivare e far riconoscere i gio-
ire qualcosa di concreto. Qualcosa ca-
vani resta una delle priorità del Gri-
pace di garantire il futuro all’alpinismo,
gnetta d’Oro anche per le prossime
non solo lecchese, e di far tornare
edizioni, ma per raggiungere grandi
Lecco a quel ruolo a cui la portarono
risultati bisogna che il mondo alpini-
prima gli alpinisti della generazione di
stico lecchese si muova in modo uni-
Riccardo Cassin e poi le successive”.
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Attori e testimoni a confronto sul palco dopo la proiezione del film. Foto di Danilo Villa
di Giorgio Spreafico
C
osa resta dello scandalo che fu? Poco o nulla, perché il tempo fa sempre il suo me-
stiere, leviga con una carta smeriglio a grana sottile anche gli spigoli più taglienti e neppure la roccia, dài e dài, lo mette in difficoltà. Certo era stato un bello choc, niente da dire: ragazzi che anziché scalare le pareti di sempre, nel giardino di pietra della Grigna, si innamoravano delle piccole muraglie di fondovalle, che gli alpinisti avevano (quasi) sempre snobbato; ragazzi che lungo quelle falesie che andavano a cercare col lanternino trovavano il modo di calarsi dall’alto (inaudito!) per chiodarle con tasselli quasi da cantiere dopo averle bucate con il perforatore e più in là con il trapano, che non ne cercavano i punti deboli ma, al contrario, si piccavano di passare proprio là dove apparentemente uno scalatore non avrebbe dovuto avere possibilità di alzarsi da terra. Il Nuovo Mattino aveva già fatto a
pezzi la retorica della lotta con l’alpe,
già rodati e caldi perché avevano fat-
giocando la carta dell’eleganza del
to gli straordinari “a secco”, sui primi
gesto e del puro piacere di muoversi
pannelli di allenamento montati negli
nella dimensione verticale. E in terra
scantinati.
lecchese un prete formidabile – chi
Nessuno poteva immaginare, allo-
se l’aspettava, via, un prete? – aveva
ra, dove avrebbero portato quei metri
già dato una gran smazzata alle carte
iniziali sui quali avevano cominciato a
proponendo ai suoi ragazzi il Sasso di
luccicare le piastrine degli spit. Qual-
Introbio come un luogo dove cresce-
cuno aveva pensato a una moda pas-
re dentro di sé, prima ancora che nel
seggera, qualcuno si era illuso di po-
fisico e nella tecnica di scalata. Che
terla contrastare con un’urlata a chi di
intuizione folgorante, quella di don
dovere al momento giusto, altri ancora
Agostino Butturini, e che straordinario
avevano scommesso che i profanato-
percorso quello del Gruppo Condor
ri del tempio (così li consideravano)
che spiegava le ali nella sua scia.
sarebbe tornati sui loro passi con la
Tutto questo era già successo, ecco,
coda tra le gambe. Sì, ciao, domani.
e all’improvviso era venuto anche
Trent’anni dopo, come nel romanzo di
il momento della chiamata in scena
Dumas, i moschettieri dei microappigli
dell’arrampicata sportiva. Primi anni
e dei maxistrapiombi ne hanno vinti
Ottanta, un altro cambio di marcia
di duelli, ne hanno infilzate di proso-
all’insegna del nuovo e dell’anticon-
popee, ne hanno affettate di occhiate
formismo. Tanti saluti alla fatica delle
di condanna o di compatimento. E se
camminate di avvicinamento alle pa-
le falesie censite nel Lecchese oggi
reti, figuriamoci a quelle di alta montagna. Semplicemente, prima svolta a destra e via, auto nel parcheggio e roccia lì a portata di mano, di muscoli
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sono una cinquantina, se le vie che
rio Film Commission, della Comunità
e Marco Anghileri, due fuoriclasse
le percorrono sfiorano quota duemi-
montana Lario Orientale, del Comune
strappati ai loro cari e all’alpinismo
la, se anche gli alpinisti le frequenta-
di Lecco, di Acel e di Grivel. Ci sono le
lecchese dagli agguati del destino –
no con continuità ed entusiasmo per
voci di pionieri, scopritori e talenti del
è invece la scelta felice di innestare
tirarsi a lucido sul duro, se i climber
verticale che hanno segnato questa
una storia nella storia e di raccontare
arrivati anche da lontano fanno parte
lunga e fortunata stagione, personaggi
il passato proiettandolo nel futuro, in
del paesaggio e hanno dato vita a un
come Marco Ballerini, Stefano Alippi,
particolare grazie alla scelta di alcuni
movimento turistico dalle potenziali-
Norberto Riva e Luca Passini. E ci sono
protagonisti giovanissimi accompa-
tà economiche ancora inesplorate, se
le testimonianze di figure – Giovanni
gnati in scoperte entusiasmanti sulle
tutto questo era accaduto, ecco, allora
Ratti, proprio don Agostino Butturini,
tracce dei “grandi”, in qualche caso tali
bisognava pur chiedersi perché.
Tono Cassin – in grado di mettere a
non solo per ragioni anagrafiche, ma
fuoco il profilo storico e la portata di-
per il ruolo avuto sulla scena dell’ar-
rompente del movimento dell’arram-
rampicata.
Guardare indietro Era proprio venuto il momento di
picata sportiva lecchese. Non poteva
Ecco allora le risate, le domande,
guardare indietro, di capire come era
mancare Delfino Formenti, natural-
gli sguardi curiosi pieni di attese, le
andata e per quale motivo si era ma-
mente, che ha speso infinite energie,
adorabili ingenuità e le scalate leg-
cinato tutto quel po’ po’ di percorso
tempo incalcolabile e una sconfina-
gere ma implacabili di Maria Ballerini,
verticale, e magari anche di chieder-
ta passione – nessuno ha tracciato
Anna Aldè, Simone Tentori e Martina
si dove, e grazie a chi, sarà possibi-
e attrezzato tanti itinerari quanto lui,
Frigerio, in questo film che a sorpresa
le continuare il gioco con il vuoto, la
bene come lui, instancabilmente come
porta sullo schermo anche Angelika
gravità e la pietra, che per quanto so-
lui – per il potenziamento e il mante-
Rainer, star del climbing agonistico
lida e compatta sa offrirsi con duttilità,
nimento di questo straordinario pa-
internazionale incrociata dalla troupe
neanche fosse il didò dei bimbi all’asilo,
trimonio.
un giorno di primavera proprio su una
alle mani bianche di magnesite di chi
Nicoletta Favaron, illuminata nell’e-
nostra falesia. Così – in una serata
splorazione di questo mondo da un
affollatissima, condotta da Valentina
Perché non un film, allora? Oh-oh-
esperto del calibro di Pietro Corti
d’Angella e aperta da un dibattito na-
oh, ideona. Cullata, coltivata, infine re-
e aiutata alla telecamera da Arian-
turalmente incardinato al mondo del-
alizzata. C’è anche quello, adesso, e
na Mascheri, per arrivare in fondo ha
le falesie – la presentazione di Prese
per essere precisi è un docu-film. Si
dovuto scalare il suo personalissi-
libere in sala Ticozzi a Lecco, durante
intitola Prese libere e lo ha firmato Ni-
mo 8a. Girare un film di arrampicata
l’intensa settimana di Monti sorgenti,
coletta Favaron, che già tre anni fa – e
muovendosi con le stampelle, dopo la
ha davvero scaldato il cuore. Perché
allora in cordata con Maurizio Cam-
frattura a una gamba, si può ben defi-
non si è incrodata nelle celebrazio-
ponovo – aveva regalato agli appas-
nire un’impresa. E che Prese libere non
ni, perché ha aggiunto e suggerito al
sionati delle vette Ciapin, passi scolpiti
zoppichi, tenuto conto di problemi del
pubblico uno sguardo di tenerezza,
nel vento, omaggio a Daniele Chiappa,
genere, a dirla tutta è un piccolo mira-
la promessa di un gioioso cammino
un indimenticabile della montagna di
colo, al quale hanno contribuito anche
verticale che continuerà, lo stupo-
casa e italiana.
Michelangelo Oprandi e Norberto Ta-
re che si rinnova sempre nell’incon-
C’è la storia delle falesie lecchesi,
renghi (musiche), Filippo Dell’Oro (co-
tro con i ragazzi e con il loro modo
dentro i cinquantaquattro minuti del
lorist) e Andrea Ratti (grafica). Certo i
semplice ma speciale di prendere la
nuovo video che ha avuto nel CAI
limiti di budget affiorano qua e là, ma
vita, di guardare attorno a sé e, nello
Lecco il committente e che ha potuto
il registro narrativo, spigliato e leggero
stesso momento, lontano.
contare sul supporto della Lecco La-
per quanto al servizio di un impianto
sa come prenderla.
rigoroso sul piano documentale, li fa
16
dimenticare. A farsi ricordare – insieme alla dedica della regista ai fratelli Giorgio
“MISCUGLIO” AL BADILE
Pizzo Cengalo e Pizzo Badile visti da Soglio. Foto di Raimondo Brivio
La salita per la Nordest dell’estate del ’60 con Mimmo Maida
di Gigi Alippi
S
ono certo che la stranezza
to con autentico valore. Ero poco più
rete di grigio granito che si scorge da
questo paradiso della natura, un gran-
essere festeggiata in quanto, nelle
ta esaltante per chi vuol dimostrare,
di questo titolo verrà chiarita
che ventenne allora, quando ritenni
lontano, con emozione e timore reve-
dioso Riccardo Cassin aveva compiuto
drammatiche fasi della discesa, la gio-
prima di tutto a se stesso, di saperci
nel corso del racconto. Quel-
di potermi rivolgere senza eccessiva
renziale, già appena si sbuca dalla Val
un’impresa storica, scalando dal 14 al
vane esistenza dei due alpinisti coma-
fare con il difficile. In questo proget-
lo che mi preme precisare adesso è
presunzione verso un obiettivo che,
Bondasca. Da lì, le bastionate del Badile
16 luglio del 1937 la parete Nordest
schi venne tragicamente troncata.
to, evidentemente tanto ambizioso, mi
piuttosto il fatto che spesso gli eventi
non solo noi lecchesi, ma diciamo
e del Cengalo si stagliano, in tutta la
del Badile, guidando la cordata che
Bene o male, da quel momento
trovai coinvolto quando la medesima
più marginali della vita prendono un
pure l’alpinismo internazionale, con-
loro maestosità, tra il verde smeraldo
includeva due lecchesi Ginetto Espo-
la Nordest del Badile ha avuto una
tentazione ebbe il sopravvento su al-
risalto, e poi vengono ricordati con
siderava un gioiello da includere nel
dei boschi e il nitido azzurro del cie-
sito e Vittorio Ratti, e i comaschi Ma-
frequente ricorrenza nelle vicende
tri due alpinisti lecchesi, Romano Pe-
più forte incisività, maggiore di ciò
proprio palmares. Mi sentivo ormai
lo: sicuramente una delle vedute più
rio Molteni e Giuseppe Valsecchi. Fu
dell’alpinismo, e anche una sua sem-
rego e Dario Mozzanica, con i quali
che era stato affrontato e conquista-
pronto per dare l’attacco a quella pa-
spettacolari e inebrianti delle Alpi. In
una conquista che purtroppo non poté
plice, si fa per dire, ripetizione diven-
intrattenevo una bella amicizia. I due
che sarà la discesa. Raggiungiamo la
suscitare scan-
base mentre cominciano a scorger-
dalo: era una
si le prime luci del giorno. Romano
moda di allora,
e Dario se ne vanno subito, mentre
come esistono
noi li seguiremo dopo aver sistema-
in ogni attivi-
to l’imbragatura a bretella sulla corda,
tà umana. Su-
in quanto allora non esistevano im-
perati i diedri,
bragature vere e proprie. Che siamo
ci
inoltriamo
ben preparati entrambi lo possiamo
nel
caminone,
constatare dal fatto che raggiungiamo
luogo tetro e
quasi senza accorgercene il primo bi-
scuro, sempre
vacco Cassin.
alle calcagna di
Apparteniamo alla scuola dell’alpi-
Il rifugio Sasc Furà negli anni ‘80. Foto archivio Fondazione Riccardo Cassin
avrebbero formato una cordata a sé,
na non come ideale, il giovanotto si
pietre, senza porta, con il tetto di pio-
mentre io mi sarei dovuto adattare a
sentiva portato ad ingerire senza mi-
de. All’interno il tutto si risolveva in un
quel compagno il cui nomignolo con-
sura diverse miscele di alcolici, in una
giaciglio realizzato con fieno molto
tribuisce a formare il titolo di questo
forma tanto inconsueta che presto gli
secco, mentre a ridosso di un angolo
scritto.
fu affibbiato per questo il nomigno-
scendeva una scura catena destinata a
A quel tempo era custode del rifu-
lo di “miscuglio”. “Miscuglio” divenne
sorreggere eventuali contenitori messi
gio S.E.M. ai Piani Resinelli un grande
per tutti il modo di individuarlo e in-
a scaldare sul focherello sottostante.
appassionato di montagna, Romano
terpellarlo, mentre ciò contribuiva a
Qui mi assopii con un senso di sereni-
Merendi, al quale piaceva ospitare so-
fomentargli l’abitudine a quelle strane
tà e di pace, proprio quello che ci vo-
vente dei giovani alpinisti promettenti.
e proverbiali sbronze, che lui riteneva
leva per affrontare la Nordest, mentre
Tra questi conobbi Domenico “Mim-
fossero il mezzo per fargli acquisire
intanto nella mente rilassata scorreva-
mo” Maida, un ragazzo napoletano di
importanza nell’ambiente. E il nomi-
no le immagini di tanti alpinisti famosi
San Giovanni a Teduccio che, arrivato
gnolo gli rimase addosso anche dopo
che erano passati di qui.
a Lecco in giovanissima età, era stato
che lui ebbe deciso di non bere più.
preso di prepotenza dalla montagna,
Fu con lui come compagno di cor-
tanto da farne un irrinunciabile ideale.
data che partimmo alla volta della
Ci svegliamo che è ancora buio,
Oltre la montagna però, e per fortu-
Nordest del Badile in una splendi-
ma già pronti per avviarci all’avvici-
da giornata dell’estate del 1960. Ar-
namento, che si percorre su balze di
rivammo al Sasc Furà, 1904 m, e fu
granito: arrivare all’attacco della pare-
già emozionante trovare tra i larici
te sembra già dover fare un’altra via,
e le radure il famoso baitello fatto di
forse un segno premonitore di quello
20
Sentieri e Parole
Imbraghi a bretella
Romano e Da-
nismo moderno, il che vuol dire che
rio.
Miscuglio
le difficoltà, certamente le difficol-
intanto comin-
tà tecniche, vengono superate con la
cia ad accusare
tecnica, ma anche psicologicamente.
la fatica, e mi
Oltre il “bivacco” incontriamo placche
tocca
lisce e traversi: è un piacere arram-
citarlo: “ve a
picare su questo terreno, un semplice
drè, teresa, se
quarto grado che non mette certo a
no i ne van!”.
dura prova una preparazione come
Durante le fer-
la nostra e che ci consente pertanto
mate lo sen-
di goderci pienamente l’arrampicata,
to
senza l’ansia di consultare l’orologio.
“tutto a posto,
Ciò non ci evita di trovarci in parte
vecchio?”. Per
condizionati quando sotto di noi si fa
la cronaca, il
più profondo il vuoto, con il quale non
vecchio
ho ancora fatto una grande esperien-
io.
solle-
borbottare:
sarei La Nordest del Badile. Foto di Riccardo Cassin, anni ‘80, archivio Fondazione Riccardo Cassin
za. E qui attorno è tutto così gran-
Fuori dal cami-
dioso, tra il caminone e i diedri che
none, un traverso
della cima. Nella speranza del recupe-
stanno sopra la testa, che ti fa sentire
a sinistra ci porta a due mezze cor-
ro, ci mettiamo a salire in conserva:
piccolo, piccolo.
de doppie e ad entrare poi nel gran-
sarà prudente? A vent’anni le scelte
Arrivati al nevaio, nessuno ci può
de colatoio finale. Le doppie, a dire il
sono dettate dall’istinto. Muovendoci
togliere la sospirata sbaffata, mentre
vero, mi provocano una leggera tre-
velocemente per i camini finali, rag-
un minuscolo rigagnolo, che qui scor-
marella, causata dal vuoto di 900
giungiamo la cresta del Badile: siamo
re forse solo per noi, viene a soddi-
metri che muore nel ghiacciaio sot-
a quota 3308, la cima che abbiamo
sfarci anche la sete. Penso che se si
tostante. Assicuro per bene Miscuglio,
sognato. Ci abbracciamo, e mi viene
è studiato per bene alle elementari, il
ma quando tocca a me non mi sento
quasi da ridere a pensare che l’ab-
libro delle grandi pareti diventa più fa-
per nulla rinfrancato, con questo spa-
braccio avviene tra un terrone e un
cile da interpretare, e così mi accorgo
ventevole vuoto. Nella manovra delle
lombardo. Dove sono finiti i vecchi
che i diedri di sesto grado che stan-
doppie abbiamo perso molto terreno
pregiudizi?
no sopra le nostre teste conducono
nel confronto dei due che ci precedo-
direttamente al caminone. Ricorria-
no, e così quando, giunti nel colatoio
mo alle staffe, come a quel tempo si
li chiamo, dal suono della loro voce
usava fare con tutta tranquillità, senza
calcolo che essi sono ormai nei pressi
Sentieri e Parole
21
italiano. Chia-
scendo”, indirizzandomi insieme una
di fare la doppia, e a nulla serve che io
za,
mo ancora una
scarica di parole davvero brutte. Che
gli spieghi che ciò ci farebbe perdere
doci
volta i due soci
faccia come vuole, io invece mi infilo
del tempo prezioso, proprio mentre
vento e acqua,
che
pre-
nel sacco da bivacco, sistemandomi la
presto si scatenerà il temporale. Gli
che scende a
cedono, e da
corda a mo’ di cuscino. Intanto il tem-
dico anche che la discesa in libera a
catinelle men-
come rispon-
porale giù in basso si fa sempre più
quel punto è facile e non presenta al-
tre di corsa ci
dono mi rendo
minaccioso, con tuoni e lampi ininter-
cun pericolo, ma lui è irremovibile. “Se
abbassi amo
conto che sono
rotti, da sembrare il rumoreggiare di
vuoi fare di testa tua ti lascio qui”, lo
lungo i blocchi
già molto bas-
una mitraglia. Nell’assopirmi, mi vedo
ammonisco mentre inizio a scendere.
della
si.
Comunque
come in prima fila ad ascoltare il con-
Arrivato al punto dove il povero Val-
Bagnati fradi-
è stato impor-
certo di una mandria, fatto dal tipico
secchi finì la sua vita, guardo all’insù
ci come siamo,
tante
capire
din don, din don: anche se non manca
e vedo che Miscuglio sta arrotolando
cosa avremmo
eravamo
la preoccupazione, tutto intorno è così
la corda. Non posso fare a meno di
dovuto dire al
sulla via giu-
dolce da non richiedere la ninna nanna
gridargli un ultimo consiglio: “Mimmo,
Miscuglio, che
sta. Scendendo
della mamma per addormentarmi. Mi
non lasciarti ingannare dalle facili cen-
troviamo al ri-
slegati,
vedo
sveglia quasi subito una voce lontana
ge che scendono a sinistra! Risali ver-
fugio
Miscuglio
che grida per tre volte il mio nome.
so l’alto, e poi scendi nuovamente lun-
intento a pon-
non riesce a
A lui, Miscuglio, rispondo due volte,
go la cresta, capito?”. Intanto rivedo
tificare con gli
tenere il mio
chiedendogli cosa vuole, ma non c’è
mentalmente tutto quello che avevo
alpinisti? “Mi-
passo. Gli urlo
che il suo silenzio. La stanchezza mi fa
studiato prima: mi sento soddisfatto
scuglio, me te
che
prose-
precipitare però in un nuovo sonno: se
e compiaciuto del mio intuito. L’errore
mazzi!”.
guo più veloce
ho i piedi caldi, per me è normale dor-
che ho commesso su in alto mi sarà
Ma tutti pian-
per cercare la
mire durante bivacchi. Non per nulla
certo utile nel prosieguo della mia vita
gemmo per lui,
via, e giunto al
più d’uno ebbe a dire sul mio conto:
di alpinista, per non lasciarmi più coin-
ben presto, per
termine di una
“chel lè el dorma anca in pe”.
volgere dalla foga e dall’entusiasmo al
un destino che
posto di far prevalere il cervello.
gli fu fin trop-
ci
che
che
Vista sulle Sciora da Bondo. Foto di Raimondo Brivio
cresta che di-
Non so quanto a lungo sia dura-
vide un canale
ta questa seconda ripresa del sonno,
che scende a
perché ancora una volta il “Gigi, Gigi,
sinistra
Gigi” ripetuto mi fa sobbalzare.
delle
scaricanaddosso
morena.
Gianetti
po crudele. Nel Nord e Sud
giro di pochi
Arrivo al rifugio Gianetti, 2534 m,
anni,
Mimmo realizzando
La Nordest del Badile. Foto archivio Pino Comi, CAI Lecco
cenge che vanno
Siccome solo il silenzio fa seguito
quando tutti sono immersi nel sonno.
stava
verso il basso, mi
al mio ripetuto richiamo, provocando
Vedendo una finestra aperta, mi ar-
un sogno della sua
L’abbraccio si prolunga, con un’in-
trovo di fronte ad una scelta determi-
da parte mia un effluvio di parolac-
rampico lungo il muro per poter en-
vita dopo aver aperto a Ballabio un
tensità inebriante, che traspare dal
nante. Mi sembra che le cenge offrano
ce, decido che la notte per me finisce
trare. Individuo Romano e Dario, che
negozio di articoli sportivi, quando gli
pianto irrefrenabile di Miscuglio, men-
un percorso più facile, ma dopo aver
qui. Mi alzo, arrotolo il sacco da bivac-
sveglio sommessamente, senza però
fu fatale il terribile schianto della sua
tre io riesco a stento a trattenere le
saltellato da una all’altra per un lun-
co, ficco il tutto nello zaino e risalgo.
riuscire ad evitare che tutti gli altri alpi-
piccola vettura che andò a sbattere
lacrime. Non c’è tempo per intratte-
go tratto, ad un certo punto mi trovo
Siamo fortunati che non piove, ma il
nisti lì presenti prendano parte ai nostri
contro il muro del Parco di Monza,
nerci come vorremmo: i tuoni che si
davanti il vuoto… Questo non ci vole-
tempo è sempre brutto e prevedo che
rumorosi discorsi. Passa un’oretta, e di
sulla via del ritorno da una conferenza,
sentono in lontananza sono un se-
va, ho sbagliato la scelta, era il canale
presto si scatenerà l’inferno. Nella pe-
Miscuglio non si vede ombra. Romano
che immagino avesse per argomento
gnale preoccupante. “Dai Miscuglio,
da prendere! Grido a Mimmo di non
nombra intravvedo una sagoma scura:
e Dario sono preoccupatissimi, come
il suo alpinismo.
muoviti! Cerchiamo questa via di di-
seguirmi e di aspettarmi intanto che
Miscuglio sta lì in piedi, con lo zaino
me: insieme decidiamo di ritornare su
Ma non è solo per il nomignolo af-
scesa!” Attraversiamo la cresta verso
risalgo. È buio, non ci si vede ormai
in spalla. Non posso non rimbrottar-
a vedere. Giunti all’altezza dell’attacco
fibbiato a Mimmo che ricordo così
sud, finché raggiungiamo il versante
più, e quando mi risponde, capisco che
lo per il fatto che non mi abbia dato
della normale, alziamo invano la no-
questa ripetizione tanto importante
è appena poco sopra di me. Lo invito
ascolto a scendere, mentre un altro
stra voce per il prolungato richiamo
nella mia vita alpinistica: “miscuglio”
a scendere, per fare la cosa più saggia
diverbio si accende poco dopo quan-
che non ha nessuna risposta. Il tem-
vale anche per la miscela di due per-
in questa situazione, cioè bivaccare
do più in basso troviamo un chiodo
porale che ci aveva finora graziati, si
sone del “Nord” e del “Sud”, che insie-
qui. Mi risponde seccamente: “io non
per una piccola doppia. Lui pretende
scatena intanto con inaudita violen-
me sono andate a salire la Nordest del
22
Sentieri e Parole
Badile. Vale pure per quel miscuglio di episodi di cui si compone l’arrampicata descritta, dove i fatti della discesa hanno richiesto di essere messi tanto a fuoco da far passare in secondo ordine le reali difficoltà di una salita classica, come traspare chiaramente nella rievocazione del racconto.
Sentieri e Parole
23
RICORDI DI UN “VECCHIO” ALPINISTA
Appunti su episodi temerari di mezzo secolo fa di Ivo Mozzanica*
P
arlando della storia dell’arrampicata in Sardegna, descrivendo le salite sul meraviglioso grani-
to di Capo Testa, Maurizio Oviglia sul suo libro Pietra di Luna (ed. Cagliari,
2002) scrive: “Il paradosso avviene con Ivo Mozzanica, che arrivò a salire le vie senza proteggersi e senza fare le soste, un’arrampicata speculare a quella degli spit, un’esperienza che necessita, più che dell’incoscienza, di una grande conoscenza di se stessi”. Il modo di affrontare le pareti mio e di quelli della mia generazione è antitetico a quello che sta avvenendo in questi ultimi anni. Le nuove generazioni si avvicinano all’alpinismo senza passare attraverso una graduale esperienza. Fanno largo uso di mezzi tecnologici raffinati, curano il potenziamento muscolare, si allenano a secco nei rocciodromi, imparano le tecniche e la nodistica in internet. Si aggirano al piede delle pareti cercando l’attacco delle vie con lo smartphone. La nuova tendenza è provare forti emozioni e scariche d’adrenalina senza correre veri rischi. Per fortuna ci sono ancora fior di alpinisti che si preparano con serietà e dedizione riuscendo ad ottenere risultati un tempo impensabili. Se si eliminano i rischi e il piacere della scoperta si eliminano i valori fondamentali dell’alpinismo. Mummery, uno dei più forti alpini-
24
Sentieri e Parole
sti, morto tentando di salire gli otto-
con Valerio attacco per uno scivolo di
mila metri del Nanga Parbat, alla fine
ghiaccio di 200 metri con penden-
dell’ottocento scriveva: “...Vero alpini-
za di 45° l’imponente parete Nord Est
sta è chi ama andare dove non uomo
della cima Nord del Pilastro d’Angolo.
sia stato, che ama le rocce che non
Siamo attrezzati con una corda di 50
abbiano sentito il tocco di dita umane.
metri, 18 chiodi a fessura, 2 martel-
Certe sensazioni bisogna averle pro-
li, 9 moschettoni, niente casco, niente
vate per capirle; affrettano il corso del
imbragatura, niente viveri e indumenti
sangue nelle vene, distruggono il cini-
di scorta.
smo, tagliano la radice del pessimismo, epperciò rendono felici”.
Sappiamo che un incidente in parete, non potendo contare su un nu-
Dai miei appunti vecchi di 45 anni
mero sufficiente di compagni, sarebbe
ho scelto alcuni episodi che si posso-
fatalmente mortale. Siamo coscienti
no definire temerari.
di questa eventualità, ma la determinazione mi dà una carica che riesco
Anno 1970 Siamo nel Gilo Dag nel Kurdistan
a trasmettere anche al compagno di cordata.
Turco, è un gruppo montuoso che
Superato il colatoio ghiacciato, sa-
si incunea tra Iran e Irak. Dopo due
liamo rapidi per i primi 16 tiri di corda
giorni di cavallo poniamo le tende
con difficoltà di IV grado. Le difficoltà
sotto la testata del ghiacciaio da dove
si fanno serie quando dobbiamo pie-
nasce il fiume Avanspi tributario dello
gare a sinistra sotto una fascia di roc-
Zap a sua volta affluente del Tigri. Con
ce gialle che caratterizza la parte alta
me sono i cugini Peppino e Valerio
della parete. Bisogna trovare il modo
Ciresa. Le montagne che chiudono il
per raggiungere la cresta est che mi
ghiacciaio superano i 4.000 metri. A
sembra più articolata.
poco meno di due ore vi è il “Mergan”
Per quattro lunghezze di corda
alpeggio estivo di nomadi kurdi nelle
devo applicare le più raffinate tecni-
loro tende nere con le loro capre nere;
che d’arrampicata. Dopo una parete
gruppi famigliari, col capofamiglia ar-
verticale di 20 metri di roccia molto
mato di fucile, a rotazione ci vengono
friabile, devo superare uno strapiombo
a trovare tutti i giorni e gentilmente ci
con piccoli appigli, difficoltà VI gra-
mettono sull’avviso dei pericoli mi-
do. Dopo lo strapiombo col fiato corto
mando questi tre gesti: indice della
devo salire per una placca liscia; pian-
mano destra che apre l’occhio destro,
to un chiodino in una fessura cieca e
tre dita aperte della mano destra che
dopo un paio di metri ne pianto un
ruotano in senso orario, pollice della
altro in una fessura altrettanto cieca.
mano destra che disegna un semicer-
Con la certezza che questi chiodi non
chio sotto il mento...
terranno in caso di volo, dovrò lottare
Il 13 luglio alla una di notte, mentre
per 40 minuti per salire 15 metri di
Peppino rimane di guardia alle tende,
placca dove si concentrano difficoltà
La parete ghiacciata del Pizzo Roseg. Foto di Ivo Mozzanica
estreme. Solo con piccoli movimenti
1.200 metri, quota raggiunta 3.200
ghiaccio che attraversiamo con molta
su svasature slavate e impercettibi-
circa.
attenzione.
li riesco a lasciarmi alle spalle questa
Dopo tre giorni, il 16 luglio, all’una,
Di nuovo lo spigolo si slancia ver-
placca, ma la roccia diventa ora deli-
questa volta con Peppino, si parte. Il
ticale; in sequenza: una placca, una
cata con piccoli dadi che vanno trat-
nostro obbiettivo è una slanciata torre
fessura e un’uscita in aderenza con-
tati con dolcezza per far sì che non
sulla destra idrografica dell’Avanspi.
centrano difficoltà di V superiore. La
escano dalla loro sede (difficoltà di VI
Al lume delle frontali attraversia-
serenità e la gioia di trovarmi su que-
mo l’Avanspi su un ponte di neve.
sta roccia fantastica mi consentono
Valerio mi segue e con una mar-
Con passo sostenuto risaliamo rocce
di salire veloce e senza esitazioni. Le
tellata fa cadere il primo chiodo, il se-
rotte, calchiamo un nevaio, e, dopo
difficoltà si mantengono sempre so-
condo segue la stessa sorte e il tin-
un canale dietro a un contrafforte,
stenute fino a una fascia di roccia nera
tinnio si perde giù in qualche canalino.
giungiamo ad una forcella. Scendiamo
e strapiombante. Arduo è il supera-
Giungiamo sulla cresta est e ne
per una cinquantina di metri e attac-
mento della fascia nera, risolto con
seguiamo il filo finalmente su roc-
chiamo un tetto ben marcato a destra
una delicatissima traversata a destra
cia compatta, superiamo in eleganza
dello spigolo. Scherzando dico a Pep-
coi piedi spesso nel vuoto.
strapiombi con appigli minutissimi e
pino: “Se qualcuno ripete la via non
Una teoria di placche interrotte da
alle 14,30 siamo in vetta (difficoltà V
può sbagliare l’attacco”. Con quattro
strapiombi sempre con roccia com-
superiore).
chiodi forzo il tetto, dopo incontro un
patta e tagliente, ci porta dopo 27
superiore).
La discesa ci terrà impegnati per 7
duro tratto di V superiore.
ore per canalini, nevai, tra massi in bili-
La roccia è salda e la salita elegante
co e ghiaioni instabili. Alle 22,30 dopo
su placche di IV e V grado. Raggiun-
21 ore avvistiamo le tende. Sviluppo
ta una spalla troviamo un canalino di
Sentieri e Parole
25
senza interruzioni 14.
cenge e attacco la parete una ventina
cio che al mattino ricopre le rocce
ta sulla roccia, ho tracciato 164 vie
coraggi che seguono la mia via per
La torre mai sa-
di metri prima dello spigolo sud. Sono
sotto al seracco. Con gli attrezzi a no-
nuove divertendomi un sacco; oggi,
distinguerli dalle altre linee e per ... un
lita prima, verrà da
senza corda e decido di salire diret-
stra disposizione non vi è altro modo
vecchio e un po’ acciaccato, faccio
recupero della storia!
noi battezzata Tor-
tamente una fessura in Dulfer che in
e noi siamo ben consapevoli dei rischi
quello che posso: traccio qualche via
Mio padre era scultore e sono vis-
re Lecco. Sviluppo
alto diventa orizzontale e piega verso
che andiamo ad affrontare con la pa-
facile e salgo anche mie vie richioda-
suto a contatto con l’arte tutta la vita,
1.300 metri, quo-
destra, continuo per una serie di plac-
rete verticale di ghiaccio che incombe
te con criteri moderni. Qualche volta
penso quindi di aver acquisito una
ta raggiunta 3.300
che in aderenza che mi portano alla
sopra le nostre teste.
i richiodatori esagerano e mi secca
sensibilità per il senso dell’armonia e
metri circa.
cima. La via si sviluppa per 200 metri,
Sulle rocce niente ghiaccio vetrato,
un poco che cambino nome alla via
dell’equilibrio. Alcune vie che ho trac-
è prevalentemente in aderenza con
ma rivoli d’acqua che colano dal se-
“impossessandosene”; sono ormai una
ciato sono così divertenti e ben dise-
difficoltà dal V° al V°superiore.
racco, la progressione non è per nien-
dozzina le vie anche facili cui hanno
gnate che ho la sensazione di poterle
te facile, riusciamo a piantare quattro
cambiato nome, la colpa è un po’ mia
assimilare ad opere d’arte. Molte vie
chiodi a fessura che ci rinfrancano
che ho lasciato in parete pochi segni
classiche o parti di esse sulle nostre
Qualche
anno
dopo la rivista francese “La Montagne” riportò il resocon-
Salire soli dà il massimo della sod-
sulle difficoltà che si mantengono di V.
di passaggio. Le vie le ho descritte su
montagne hanno le stesse caratteri-
spigolo a sinistra del
disfazione, più volte in quegli anni, sal-
Alla base del seracco ci infiliamo in
guide e riviste specializzate, ma spes-
stiche (ad esempio l’ultimo tiro del-
nostro; sulla cima fu
go per la cresta Segantini in Grignetta
una specie di camino formatosi per il
so le nuove generazioni non si pre-
lo Spigolo del Fungo, la placca della
ritrovata la scatola
per scendere in arrampicata per le vie
distacco di un lamone di ghiaccio che
occupano di informarsi sulla storia di
Via Colnaghi in Medale...). Valorizzare
da noi lasciata con la
“ Lecco “ e “ Albertini “ ai Torrioni
presto crollerà a valle.
chi li ha preceduti.
questo aspetto divertente ed elegante
dicitura Torre Lecco,
Magnaghi,
dell’arrampicata in ambienti aperti con
il tutto in poco più di un’ora.
quantità d’acqua e i chiodi a vite (tipo
il nome ufficiale della
Da solo, una notte, salgo senza pila
cavatappi) escono dalla loro sede
Un esempio eclatante avvenne sul
siche” accessibili a molti mi sembra
per la via normale al Sigaro Dones, mi
senza essere svitati. Ben zuppi, il buio
Dente Nord della Rocca di Pescegallo
molto importante. Si potrebbero, al-
porto la corda per la discesa. Il chia-
ci coglie su un isolotto roccioso sopra
in Val Gerola. La via, aperta nel 1973
meno sul nostro territorio, evidenzia-
rore della luna mi consente di salire
il seracco.
con i miei colleghi Graziano Bianchi e
re le vie o le parti di vie con que-
50 anni di roccia
grandi paesaggi, con difficoltà “clas-
Accompagno una
senza difficoltà. Una nube mi copre la
La roccia è friabile e, nonostante
Andrea Redaelli col fratello Giuseppe,
ste caratteristiche. Siccome l’arte in
professoressa di Fi-
luna e in discesa ho qualche problema
vari tentativi, non riusciamo a fissa-
venne chiamata “Via delle Guide”. Salii
quanto tale deve essere condivisa dal
renze al rifugio Gia-
a cercare a tastoni i chiodi di calata.
re un ancoraggio decente. Passiamo
usando 4 chiodi a fessura e ancoraggi
maggior numero di utenti, le difficoltà
netti in Val Masino
Il giorno successivo alla salita alla
una notte interminabile stando in piedi
naturali (due piccoli larici e un paio di
non devono essere estreme e i rischi
per salire il Pizzo
punta Torelli, raggiungo a Pontresina
senza poter rilassare i muscoli, sen-
spuntoni).
ridotti. Questa espressione artistica
Badile per la via nor-
l’amico Bruno De Angeli per salire al
za poter cambiare la biancheria zuppa
male. Giunta strema-
rifugio Cerva in val Roseg.
che ci portiamo addosso.
La via divenne la classica della Val
potrebbe essere chiamata “Rock Art”.
Gerola, ogni tanto chi saliva aggiun-
Il CAI Lecco potrebbe farsi pro-
ta al rifugio, lei deci-
Il rifugista in tedesco ci fa capire
All’alba, inseguiti da un violento
geva chiodi e spit anche sull’ultimo
motore per segnalare questi “gioielli”.
de di rinunciare alla
che per noi non ci sono posti per dor-
temporale, risaliamo per un faticoso
tiro strapiombante dove non ne ave-
Spesso oggi i giovani, che si avvici-
salita in programma
mire; alla nostra risposta in dialetto:
canalino di roccia, superiamo in oppo-
vo messi. Negli anni contai fino a 24
nano all’arrampicata, sentono parlare
il giorno successivo
“St’invernu vegnem che e ghe brusem
sizione un’ultima placca che immette
chiodi. Poi, alcuni anni fa, nell’ambito di
solo di gradi di difficoltà estreme rag-
e vuole dormire an-
el rifugio” otteniamo una camera tutta
sullo scivolo finale di ghiaccio molto
una rivalutazione turistica della zona
giungibili con un allenamento costante,
che in mattinata per
per noi.
ripido fino alla cima.
che, se ben fatta, sarebbe sicuramente
tanta determinazione, fisico adeguato
recuperare le forze
La via nuova che vogliamo trac-
Ritornati al rifugio, il gestore che
accettabile, qualcuno decise di trac-
e molto tempo a disposizione; sen-
per la discesa ai Ba-
ciare sul seracco centrale della parete
aveva visto le luci delle nostre pile
ciare varie linee parallele con anco-
tendosi inadeguati si allontanano dalla
gni di Masino.
nord del Pizzo Roseg si trova a destra
frontali nella notte del nostro bivacco
raggi resinati senza tener conto delle
montagna.
della direttissima tracciata da K. Di-
è costretto a complimentarsi con noi.
vie esistenti. Il tratto finale strapiom-
lunghezze di corda velocemente alla
E’ il 17 agosto,
vetta. Per 24 tiri non ho messo nes-
giornata splendida, con le mani in ta-
suna protezione; le ore d’arrampicata
sca salgo fin dove la parete sud della
26
Scorre gorgogliando una grande
questo così divenne
Anno 1971
Sentieri e Parole
una via nuova.
to della salita per lo
Torre.
La Torre Lecco nel Gilo Dag. Foto di Ivo Mozzanica. Sotto: attrezzi usati per la salita al Pizzo Roseg, chiodi a vite, pugnale da ghiaccio , ramponi marca GB. Foto di Ivo Mozzanica
E’ l’unica volta che salgo da solo per
La via raggiunge l’Anticima Nord a
bante, bello ed elegante, che salito
Questa parete era considerata una
quota 3.920 e si sviluppa per circa
senza protezioni avevo classificato di
punta Torelli si congiunge alla cresta
delle più difficili delle Alpi e la più im-
1.000 metri con un dislivello di 800
V+ ora è diventato 6a! Inoltre la via è
che la collega al Dente della Vecchia.
pegnativa nel Gruppo del Bernina.
metri.
stata ribattezzata col nome di un ne-
emberger – K. Schonthaler nel 1958.
Dall’attacco della via normale al Dente
Decidiamo di attaccare a mezzo-
della Vecchia passo a destra per facili
giorno per evitare la crosta di ghiac-
Sono
passati
cinquant’anni
da
quando misi le mani per la prima vol-
gozio di articoli sportivi. Ho segnato con bolli bianchi gli an-
*Guida Alpina
Sentieri e Parole
27
LE PAURE E LA FORZA
Gli insegnamenti di una spedizione in terra cilena: San Valentin 1989 di Dino Piazza Partiamo dal Cialten, paese sotto il Cerro Torre, il mattino presto del 25 luglio 1989 con una grossa jeep, salutiamo con un abbraccio quel simpaticone del Gherra, amico di Casimiro Ferrari, che ci ha ospitati in casa sua e ci dirigiamo verso il Cile, destinazione il gruppo del San Valentin. Il Miro è al volante, Luisa Cepparo e Anna Clozza (già nostre compagne di avventura nella valle del Cerro Torre) con Michele Carcianiga (figlio dello Stizza) sono seduti davanti, lo Stizza (Giovanni Carcianiga) ed io siamo dietro nel cassone sopra il materiale. Ci siamo infilati nel sacco a pelo per ripararci dal freddo. Vorremmo raggiungere la città di Perito Moreno, circa mille chilometri a nord. Non ci riusciamo e ci fermiamo a Gregori, l’unico albergo aperto è sporco da non credere. Giorno 26, percorriamo queste strade dritte, sterrate, dove incontri una macchina ogni 500 km. Se l’automobile si rompe sono guai. Arriviamo a Perito Moreno, una città dove è possibile telefonare. Il giorno 27 andiamo a Los Antigos e Il Miro, la slitta e l'inseparabile sigaretta
Cile Cico, si vede il Lago Argentino con
pomeriggio visitiamo un’azienda molto
i suoi chilometri di sponde senza una
interessante di riproduzione dei sal-
costruzione, ancora tutte incontamina-
moni.
te. Proseguiamo verso Coihaique Alto, confine con il Cile.
La sera ci raggiungono sei persone che si uniranno al nostro programma:
Il Miro mi aveva informato che per
Carlo Buzzi, Egidio Spreafico, Giuliano
guidare in Cile occorre la patente in-
Maresi, Giorgio Sacerdote e due suoi
ternazionale, un documento persona-
amici.
le che mi sono procurato in Italia. In
Giorno 30 domenica, il Miro si reca
dogana siamo trattenuti per parecchio
a Porto Aisen da un amico per avere
tempo, devo firmare dei permessi di
il permesso di entrare nel Parco San
guida e ascoltare le raccomandazioni
Rafael, ai piedi del San Valentin, lo ac-
ad essere prudente, stare attento alle
compagna Michele.
curve e tenere la destra, meno male
Prima di partire il Miro m’incarica
che non mi dicono di stare attento al
di trattare il prezzo della barca che si
traffico, perché non c’è in giro nessuno.
chiama Ocean II, costa 250 dollari al
Dopo tutto questo dovrei guidare
giorno compreso vitto e personale di
io, ma al volante va Casimiro, accende
bordo. Cerco di ottenere uno sconto
la macchina e partiamo. Non mi sono
ma non mi mollano niente.
voltato a guardare le facce dei doganieri.
Lunedì 31, vado a vedere la barca, è bella e può portare 20 persone, parlia-
Dopo circa 60 km arriviamo a Coihaique.
mo ancora del prezzo, riesco a scendere a 200 dollari, penso vada bene.
Venerdì 28 luglio, partiamo per Porto Chiacabuco, un posto dove si registra-
Con loro bisogna trattare, è nella loro cultura.
no le precipitazioni più abbondanti del pianeta, infatti sta piovendo.
Barca o aereo?
Giorno 29, cerchiamo una barca per
Alla sera arriva Casimiro, ci comu-
raggiungere Laguna San Rafael. Nel
nica che gli hanno consigliato l’aereo,
Il primo bivacco
Progressione sul ghiacciaio del San Valentin
Stizza con le mani fasciate e Dino Piazza al campo base
facendo i conti costa meno ed è più
Il mattino del giorno 2 agosto pre-
veloce. Due giorni per trattare la barca,
pariamo lo zaino, si parte per il San
pazienza, fa parte delle esperienze.
Valentin.
mare, io ho perso la mia forma fisica, faccio fatica. Giorno
4
agosto,
camminiamo
Martedì 1 agosto, vado a scusarmi
Dopo due ore di cammino arriviamo
qualche ora poi finalmente mettiamo
con l’uomo della barca, mi risponde
sul ghiacciaio, è tutto pieno di serac-
gli sci, un gran sollievo per me. Sto
con una parola in spagnolo stretto: è
chi. Si cerca il passaggio migliore, uno
scivolando, per il momento mi diver-
una parolaccia, incasso e lo saluto.
va di qua, l’altro va di là, sopraggiun-
to, dopo diverse ore arriva il buio, ci
ge il buio, ci siamo persi. Piantiamo le
fermiamo e piantiamo la tenda. C’è
tende divisi, comunichiamo via radio.
nebbia, non notiamo che sopra di noi
Anna e Luisa vanno a fare una crociera verso nord a Port Montt. Noi, nel primo pomeriggio, andiamo
Io sono preoccupato perché mi si
esiste una parete friabile. Il tempo è
all’aeroporto di Coihaique. Con due
sono rotti i ramponi, li ho riparati con
brutto, pioggia e neve. Durante la not-
aerei ci portano tutti, compreso il ma-
un filo di ferro che mi ha dato Egi-
te un rumore strano scuote la tenda,
teriale e gli sci, in uno spiazzo vicino
dio. In tenda con me c’è Stizza, poi ci
non mi preoccupo e dormiamo.
ad un fiordo. Duecento chilometri di
sono Egidio e Giuliano, Casimiro è con
Al mattino accendo il fornello, fac-
volo durante il quale si vedono per di-
Carlo, Giorgio è con i suoi due amici,
ciamo colazione e quando usciamo
versi chilometri grossi tronchi di alberi
Michele è rimasto con la guardia.
dalla tenda notiamo un sasso appog-
bruciati, sdraiati sul terreno. Il vento
Giorno 3 agosto, si cammina tutta
giato al telo, la neve molle gli ha ral-
e gli incendi causano questi disastri
la giornata con i ramponi ai piedi. Per
lentato la corsa, non ha causato danni,
orribili. La pista d’atterraggio è di ter-
me è una sofferenza, il rampone rotto
l’abbiamo scampata bella. Il sasso era
ra battuta con dei ciuffi d’erba, se hai
mi si sgancia, devo mettere a terra lo
orientato verso la mia testa.
paura di volare c’è da ridere, ma tut-
zaino con tutto il materiale e gli sci,
Giorno 5 agosto, si cammina con
to funziona. Mentre salutiamo, il pilota
ripararlo e ripartire. Rimango sempre
gli sci ai piedi, questo ghiacciaio non
prima di lasciarci ci racconta che di
indietro. Sono ramponi che sto col-
finisce mai. Finalmente incominciamo
alpinisti ne ha portati molti ma quelli
laudando, ne sono deluso. Bisognava
a salire, troviamo un piano vicino ad
che sono tornati indietro sono pochi.
prenderne un paio di scorta, questi si
una roccia, ci mettiamo lì per essere
Un bell’augurio. Forse non ha capito,
rompono troppo facilmente, perché il
riparati dal vento. Il tempo è brutto,
ma lo abbiamo mandato a quel paese.
materiale che ha subito un trattamen-
ma non fa freddo.
Spostiamo il materiale nell’unico
to troppo duro è diventato fragile; mi
Dopo aver piantato la tenda e cena-
stabile di tutto il parco. Lo chiamano
stanno distruggendo il fisico, è la tassa
to io spengo la pila e dormo. Abbia-
hotel, ma sembra una cascina in co-
che si paga collaudando i materiali.
mo aperto gli sfiatatoi della tenda per
struzione. Il custode non c’è, con noi è venuta una guardia forestale, Angel, è il responsabile del parco e si presta anche a farci da mangiare.
Gli sci, finalmente Dopo due giorni di cammino ci siamo alzati di 600 metri sul livello del
Sentieri e Parole
29
con la monta-
Quando esco dalla tenda, il Miro,
forza di vo-
Il Miro mi chiede cosa è meglio
Carlo, Egidio e Giuliano hanno forma-
lontà, ormai è
soffrire
fare. Con la stanchezza che mi ritro-
to una sola cordata e sono all’attacco
buio.
fino a farti per-
vo la voglia è di fermarsi subito, ma
della parete.
dere la vita. In
guardando avanti si nota il ghiacciaio
quest’avventu-
perdere la pendenza, è lì che bisogna
ra ne ho avuto
piantare le tende, sul terreno pianeg-
Prendo lo zaino, sono pronto. Con
tutti preoccu-
la conferma.
giante. Il Miro acconsente, si cammi-
me vengono Giorgio e i suoi due ami-
pati per il no-
Verso le cin-
na ancora un’ora, quando arriviamo
ci.
stro ritardo.
que, accendo il
sul colle è quasi buio. Incominciamo
Arriviamo all’attacco, mi preparo,
fornello,
sono
a piantare le tende, tutti hanno finito,
metto i ramponi riparati, mi lego e
tenda, lo Stiz-
arrabbiato, pre-
sono già in tenda, si sente il rumore
salgo venti metri. Guardo il rampone
za non mi la-
paro del the e
dei fornelli, lo Stizza ed io stiamo an-
riparato, si è rotto da un’altra parte.
scia spazio, gli
riempio le bor-
cora lavorando perché siamo la coppia
Niente da fare, torno indietro, è troppo
scappa la pipì
racce.
che funziona meno.
pericoloso.
ma non rie-
gna ti bastona, ti
fa
dopo mi sveglio, mi sento bagnato, sta
Ramponi maledetti
tende,
alle erano
Entro
nella
Cambio programma, prendo gli sci e
menica 6 ago-
non sento più le mani, ci stiamo con-
scendo circa 600 metri di dislivello.
i
sto, il tempo è
gelando. Guardo lo Stizza, le sue mani
Che goduria.
causa del con-
brutto, ma non
sono di un bianco cadaverico, gli dico
La neve è bella, la visibilità è per-
piove. Sempre
di entrare subito nella tenda e di stro-
fetta. Viene con me Giorgio Sacer-
con gli sci ai
finarle.
dote, una persona squisita. Andiamo a
Prima di dar-
fare con gli sci una montagna che si
gli retta guar-
chiama Cerro Fierro, più bassa del San
do il riposti-
attacco vita
una
Dopo aver messo dentro tutto il materiale, entro anch’io.
sce a slacciare pantaloni
a
gelamento alle mani.
corda con la
Lo Stizza è fermo, si lamenta del
Valentin. arriviamo in cima con gli sci,
glio dei viveri,
quale trascino
dolore alle mani. Accendo il fornello,
la difficoltà è poca, solo due traversi
vedo che non
una slitta con il
l’ambiente è subito caldo. Faccio un
sul ripido.
ha
materiale. Dopo la
brodo, prendo il sacco a pelo, sembra
Guardo la cima del San Valentin,
niente, allora lo aiuto.
doccia nella ten-
un sasso, è tutto gelato. Il brodo bol-
vedo la cordata dei quattro che hanno
Accendo il fornello,
e mi metto a dormire, dopo non so
le, non si mangia altro, abbiamo poco
raggiunto la cima e stanno scendendo
possiamo fare del brodo, poi ci sono
quanto mi sento chiamare, è lo Stiz-
cibo.
da un altro versante più facile.
briciole di biscotti, pezzetti di ciocco-
za, mi sveglia, apro gli occhi e vedo
da, tutto è diventato più pesante.
piovendo. L’acqua entra dagli sfiatatoi con violenza spinta dal vento. Nella
arriviamo
Si abbassa di molto la temperatura,
alla
lasciar fumare lo Stizza. Qualche ora
Fi n a l m e n te
Oggi è do-
piedi,
Il materiale è stato scaricato dall’aereo
avanti ancora.
Sul ghiacciaio
mangiato
Salendo sul ghiacciaio del San Valentin
Entro nel sacco a pelo che da gelato
Dico a Giorgio: “Se domani il tempo
lato, un po’ di zucchero e bustine di
la tenda bassa. Sta nevicando, il vento
tenda tutto è bagnato, chiamo lo Stiz-
Stiamo viaggiando sui 3000 metri,
è diventato bagnato. E’ stata una gior-
è bello, andiamo sul San Valentin con
te. Questi sono gli unici viveri a di-
ha portato molta neve sopra la nostra
za. Lui non può immaginare il disastro
mi sento disidratato, non ho più sali.
nata faticosa e impegnativa, mi ad-
gli sci da quel versante”.
sposizione. Meno male che abbiamo
tenda e il peso ci sta schiacciando.
che ha causato. Avere il sacco a pelo
Guardo lo Stizza, vorrei fargli tirare un
dormento anche se mi sento bagnato,
Incominciamo la discesa, tutto bene,
ancora due bombole di gas, senza gas
Dico allo Stizza che dobbiamo spin-
bagnato con queste temperature è
po’ la slitta, ma sembra più conciato di
è necessario recuperare le forze, se
non bisogna farsi male, ci vuole atten-
a 3.500 metri col freddo che fa non si
gere il telo se non vogliamo rimanere
molto pericoloso. Il sacco pesa di più,
me, così lascio perdere.
non dormi sono guai.
zione per evitare di cadere in qualche
potrebbe bere.
soffocati. Lui si lamenta del dolore alle
non tiene caldo, quando gela diven-
Un colpo di vento libera la zona dal-
7 agosto, mi sveglio, sento dei ru-
ta un sasso, può rompersi mandan-
le nubi, si vede il San Valentin e tutte
mori, guardo fuori dalla tenda, il tempo
do piume da tutte le parti, inoltre, per
le montagne attorno, una vista mera-
entrare nel sacco gelato ci vuole più
vigliosa, si scattano delle foto.
tempo e si perde il calore corporeo. Il
comportamento
30
irresponsabile
Sentieri e Parole
Preparo il te e riempio le borracce,
mani, con un paio di “ostie” lo faccio
La discesa finisce fin troppo presto,
organizzo lo zaino per il San Valentin.
spingere ugualmente. Passiamo più di
è bellissimo e la temperatura è fredda.
mettiamo le pelli, s’incomincia a salire.
Lo Stizza si è infilato nel sacco a pelo
un’ora a spingere, poi il vento cambia
Lo Stizza, si lamenta che gli fanno
Innesto un passo lento ma continuo,
bagnato, penso abbia un po’ di febbre.
direzione, il rischio di essere schiac-
Il ghiacciaio è così grande che non
male le mani, non ha dormito, me le fa
dobbiamo superare 600 metri di di-
Tiene fuori le mani e mi dice che oggi
ciati è scongiurato.
si riesce a vederne la fine. Sono cin-
vedere, sono piene di vesciche, è con-
slivello. Mi sento senza forze, chiedo a
7 agosto compie gli anni. Non posso
que giorni che saliamo, per vedere la
gelamento. Dice che non può tocca-
Giorgio come sta, mi risponde che si
fargli festa, ma sinceramente non sa-
laguna ci vuole il binocolo.
re niente perché sente delle scariche
mangia troppo poco.
prei cosa regalargli. Gli faccio solo un
Siamo sul ripido, non possiamo piantare la tenda, bisogna andare
elettriche, tento di fasciargliele con dei cerotti, lo aiuto a fare tutto.
crepaccio.
Ci mancano sali e liquidi ma continuiamo a salire, ci vuole una grande
sacco d’auguri. Chiudo tutto, sistemo il materassino
E’ incominciato il giorno 8 agosto, il
Sentieri e Parole
31
tempo è brutto, nevischia, c’è nebbia
Giorno 10 agosto, mi sveglio con
un collaudo, quindi li metto nel sacco
do e questa gara per me è durata 10
e s’intravedono appena le tende vici-
una fame incredibile, prendiamo un te,
e tiro avanti.
giorni.
ne. Passiamo tutto il giorno e la notte
medico le mani allo Stizza che van-
Dopo una mezz’ora ritrovo lo Stiz-
in tenda. Egidio, saputo che lo Stizza
no notevolmente meglio, riesce a fare
za, si è fermato prima di un passaggio,
ha compiuto gli anni, ci passa un sac-
tutto da solo, esco dalla tenda. La visi-
gli devo fare sicurezza.
chetto di plastica con dentro un dado
bilità è buona, per qualche ora usiamo
e un pezzetto di cioccolato.
Visita all’ospedale Raggiungo il portico, tolgo lo zaino
due
dalle spalle e mi sento leggero. Salgo
ancora gli sci, poi la neve finisce e in-
ubriachi. Guardiamo verso il mare e
al piano superiore nella stanza dove
Il mattino del giorno 9, mercoledì, il
comincia il ghiaccio e con esso anche
vediamo due persone che vengo-
ho lasciato il resto dei bagagli. Voglio
Miro ci dice di prepararci a scendere.
la fatica per me e la difficoltà di infilare
no verso di noi, sono Michele, figlio
lavarmi e cambiarmi. Sto togliendo le
Siamo tutti a corto di viveri, non pos-
i ramponi rotti.
di Stizza e Angel, la guardia forestale
calze, la destra esce mentre la sinistra
cilena.
la devo tagliare con la forbice inserita
siamo stare di più.
Tiriamo
Riesco a tirare sera, sono distrutto,
avanti,
sembriamo
Smontiamo le tende, io devo lavo-
sento un dolore al calcagno, è qualche
Ci sediamo ad aspettarli. L’incon-
nel coltello che porto sempre con me,
rare per due, lo Stizza con quelle mani
giorno che mi fa male, ora il dolore è
tro tra padre e figlio è commovente.
perché nel calcagno si era fatta una
è handicappato. Siamo pronti, si parte,
aumentato.
Mi danno una caramella, un pezzetto
piaga che guarendo ha saldato anche
di formaggio e da bere, poi Michele
la calza. C’è infezione ma in questo
prende lo zaino del padre mentre la
momento i problemi maggiori sono
Mettiamo la tenda su questo ghiac-
guardia non dice niente e se ne vanno.
la sete e la fame quindi, trascuro la
ciaio pieno di seracchi. Sarebbe il mo-
Lo zaino ritorna ancora sulle mie
gamba e vado a mangiare una pasta e
mento di mangiare ma non ci sono più
spalle. Arriviamo alla foresta, incomin-
viveri, beviamo il solito brodo. Chiedo
cia a piovere. Spero che lo Stizza mi
Giorno 12 agosto, sabato, il tempo è
allo Stizza se ha fame, mi dice di sì ma
chieda un attimo lo zaino, aspetto in-
brutto, non è possibile volare. Passia-
non si lamenta mai.
vano. Vedo la cascina che chiamano
mo il tempo a mettere in ordine i ma-
hotel, distante ancora una mezz’ora di
teriali e far asciugare il sacco a pelo,
cammino.
perché di notte è ancora lì che dormo.
abbiamo gli sci ai piedi e la visibilità è pochissima.
Tè con brodo
Carlo con la carta, Egidio con la bussola, ci danno la direzione. Questa discesa che era stata un sogno, oggi è una sofferenza. Arriva sera, ci stiamo ancora orientando, io sono cotto, mi gira la testa e lo zaino mi sembra pesi di più di quando avevo ancora tutti i viveri.
Incominciamo a parlare di pranzi: “Torneremo a casa, vedrai che man-
finalmente un bicchiere di vino.
Montiamo le tende, mi danno una
giate ci faremo!”, quando si ha così
Tutti gli altri sono arrivati, hanno ac-
Giorno 13 agosto, domenica, il tem-
mano Giuliano ed Egidio. Siamo tutti
fame, non avendo niente da digerire,
ceso le candele, siamo al mare vuol
po è sempre pessimo, riposiamo, gio-
dentro le tende, lo Stizza si lamenta
si sentono degli spasimi allo stomaco.
dire che ormai è tutta pianura.
chiamo a carte e soprattutto man-
meno per le mani.
Il sonno tarda a venire, così con-
La pioggia è aumentata, sembra un
Accendo il fornello, preparo un bro-
tinuiamo a parlare. Due giorni fa mi
do. Mi viene sonno, non devo ad-
sembrava di non farcela più, abbia-
Non ce la faccio più, non capisco se
dormentarmi perché se ti muovi puoi
mo mangiato pochissimo, faticato
lo Stizza sta con me per non lasciar-
rovesciare il pentolino e ci sono due
due giorni per diverse ore, mi chiedo
possibilità: la fiamma si spegne, il gas
quale sia il nostro limite e dove possa
continua ad uscire e vai in asfissia
arrivare, perché stai facendo cose ad
ghie sono diventate nere, il dolore è
oppure la fiamma non si spegne e
alta percentuale di rischio, è per que-
diminuito. Siamo pronti a partire.
s’incendia la tenda, per questi errori
sto che si dice che l’esperienza costa
elementari il prezzo può essere carissimo. Dopo il brodo spengo tutto, auguro la buona notte e dormiamo. Penso di aver russato anche se il sacco a pelo è ancora bagnato.
32
Sentieri e Parole
temporale.
giamo e beviamo, facciamo presto a recuperare. Giorno 14 agosto lunedì, arrivano i due aerei, carichiamo i materiali.
mi solo o perché non ce la fa ad au-
Io sono seduto davanti e il pilota è
mentare il passo. Vedo la cascina così
sempre lo stesso, gli ricordo cosa ci
vicina, le ultime forze me le dà questa
disse all’andata e lo rassicuro dicen-
Metto per terra lo zaino con gli sci e
pioggia che scende così abbondante e
dogli che noi siamo ritornati tutti.
Il rampone si rompe dopo un’ora,
mi viene voglia di buttarli, non lo fac-
riesce in parte a risolvermi il problema
cara, ma non si può comprare, la devi
mentre sono seduto ad aggiustarlo
cio perché sulla spatola c’è una dedica
disidratazione e sete.
fare sulla tua pelle.
guardo nel crepaccio che ho di fronte
di mio figlio. Rimetto ancora tutto sul-
Siamo a 500 metri dall’hotel, in-
piace perché non tiene in linea l’aereo,
Giorno 11 agosto, mi alzo, il tempo
e vedo sul fondo una giacca a vento
le spalle e vado. Sono rimasto indietro
ciampo in qualcosa e cado disteso nel
gli dico di stare attento perché se sto
è brutto. Preparo il te, senza zucchero
rossa saldata nel ghiaccio. Può essere
solo, sono scoraggiato, mi vengono
fango. Sento freddo ma stare disteso
male, mi viene il vomito. Si comporta
perché è finito, aggiungo mezzo dado,
indossata da qualcuno ma in questo
in mente le persone più care e con
mi dà una sensazione di benessere.
meglio e dopo circa un’ora di volo at-
te e brodo, un abbinamento strano ma
momento sono così sfinito che non
questo pensiero mi torna la forza per
siamo in emergenza, non abbiamo più
m’interessa. Mi viene in mente il pilota
continuare.
niente, neppure una caramella.
e incomincio a credere che di alpinisti
Pensiamo di raggiungere la laguna entro sera. Lo Stizza sta meglio, le un-
Il ghiacciaio del San Valentin
ne ha portati molti e riportati pochi. Riparto, mi sento stanco, il rampone
si rompe di nuovo.
Lo Stizza non se n’accorge e prose-
Si alza in volo e segue il fiordo. C’è vento, il suo comportamento non mi
terriamo a Coihaique.
gue nel buio.
Finisce il ghiacciaio, meno male
Con forza di volontà mi alzo, ormai
posso togliere i ramponi, vorrei but-
vedo nitida la cascina-hotel, sono a
tare via anche quelli ma sto facendo
100 metri, è come vedere un traguar-
Sentieri e Parole
33
Il secondo bivacco.
Tempo dopo vengo a sapere da
non ci fanno passare, hanno già vistato
Casimiro che la settimana seguente al
il passaporto, indietro non si torna. Ci
nostro volo, lo stesso pilota con il suo
consigliano di convincere gli argentini.
possono dimenticare. Siamo riuniti nella sua modestissima casa di legno e dentro di noi è festa.
bere e voleva cucinarci una pasta, di-
stra dimensione. Abbiamo saputo cos’è
la tua forza sono molto di più di quello
mostrandoci in questo semplice modo
la fame, la sete e i congelamenti, è stato
che hai sempre pensato, perché ti sei
la sua amicizia. Prima di accompagnarci
pericoloso e rischioso, in cambio ab-
messo alla prova e questa prova è stata
alla macchina ci siamo scambiati dei
biamo avuto una grande scuola, che ci
così forte che ti ha fatto capire molte
regali e i cani ci hanno salutato me-
accompagnerà per tutta la vita.
cose che non avresti mai neppure im-
nando la coda. Questa fermata ha fat-
Mettendo sulla carta queste espe-
to bene a tutti, in modo particolare al
rienze ho cercato di spiegare gli sbagli
Il pianto di gioia arriva sempre dopo
gaucho, perché erano sei mesi che non
da noi fatti, in modo che non vengano
un fatto eccezionale con un contorno
parlava con nessuno e noi gli abbiamo
ripetuti: questa è la ragione principale
di rischio e di fatica, non c’è nessuno
fatto passare un pomeriggio in allegria.
che mi ha fatto venire la voglia di scri-
che ti può vendere una cosa così, la
Giorno 18 agosto, si parte per Bue-
vere. Le esperienze se non sono tra-
devi sudare.
nos Aires, ci accompagna all’aeroporto
smesse non hanno nessun valore.
maginato.
Potrei andare avanti ancora ma pen-
Sono sicuro che alla fine della lettura
so che queste risposte siano sufficienti
Il nostro bagaglio è in sovrappeso,
di questo racconto qualcuno si chie-
a far capire perché andiamo in questi
Padre Corti.
aereo si è infilato nel fiordo mentre
Rifacciamo i quattro chilometri, le
Durante la cena mi lascio scappare
ma Padre Corti con il suo sorriso riesce
derà: “Perché vanno a fare questa cose
posti, naturalmente accompagnati dal-
tornava dalla laguna; era solo, il suo
guardie scuotono la testa: incomincia
una promessa, dico a Padre Corti che
a farci imbarcare tutto, senza pagare la
così pericolose senza ricompensa?”
la motivazione più importante che è la
modo disordinato di pilotare gli è co-
una discussione.
potrei spedire delle macchine utensi-
tassa. Questa forza è il risultato della
li per attrezzare un’officina meccanica
sua bontà.
stato la vita.
Portiamo via il Miro altrimenti lo ar-
Accompagnati da un amico di Casi-
restano.
Vi posso assicurare che la ricompensa c’è ed è grande, non in soldi
nella sua scuola di San Giuseppe.
naturalmente, ma in diverse altre cose
miro, lo Stizza e io andiamo in ospe-
Parla Giorgio Sacerdote che è avvo-
Il suo modo di fare mi trasmette un
dale, a lui tolgono delle unghie dalle
cato: dopo quattro ore di discussione
entusiasmo così grande che in tre anni
Giorno 20 agosto, si vola verso Mi-
ad un pezzo di pane, un sorso di the o
mani mentre a me spruzzano un ane-
esce dalla caserma con i passaporti in
gli ho mandato venti macchine uten-
lano. Abbiamo sofferto, una fatica in-
una caramella; controllare le paure e il
stetico sul calcagno e con il bisturi
mano, nessuno di noi sarebbe riuscito
sili, donatemi gratuitamente da diverse
credibile, siamo riusciti a capire la no-
dolore; sapere che la tua dimensione e
estraggono il pezzo di calza.
a fare tanto, bravo Giorgio.
persone.
Siamo entrati in ospedale con una
Guida sempre il Miro. Siamo seduti
Le raccoglievo nella mia officina, le
fame da lupi ma quando ne usciamo,
tutti davanti, lo Stizza e suo figlio dor-
controllavo, le sistemavo e una volta
lo Stizza con le mani fasciate ed io
mono. Io cerco di stare sveglio parlan-
collaudate venivano spedite in Argen-
con il piede bendato, la fame è sparita.
do con Casimiro e impedire che anche
tina con l’aiuto di Giancarlo Riva (Pa-
lui si addormenti, ma la strada dritta e
ietta), il tutto senza fargli spendere un
monotona non ci aiuta e ogni tanto lui
soldo.
Strane regole Giorno 15 agosto, martedì, un ami-
chiude gli occhi, si sposta ai lati della
Giorno 17 agosto: lo Stizza, suo fi-
co di Casimiro ci regala una bottiglia
strada non asfaltata con della ghiaia più
glio Michele ed io andiamo a visitare
di pisco a testa, una grappa cilena, poi
grossa che fa sobbalzare la macchina, si
la foresta pietrificata a Sarmiento. E’
partiamo per l’Argentina.
sveglia e va avanti.
interessante vedere queste piante di-
Alla caserma di confine cilena consegniamo i passaporti per il visto e
Dopo qualche chilometro mi addormento anch’io.
ventate pietra. Durante il ritorno, sto guidando,
quattro chilometri più avanti, alla ca-
Il Miro guida ancora per delle ore e
quando vedo un cartello con l’indica-
serma argentina, li ridiamo alle guar-
quando arriviamo a Perito Moreno è
zione di un’estancia a sei chilometri,
die che ci bloccano perché quello è
già chiaro.
giro la jeep e andiamo a conoscere l’e-
un passo militare e i civili non possono
Giorno 16 agosto, abbiamo dormito
stanciero. Fermo la macchina nel corti-
passare. Ritorniamo in Cile, spieghiamo
qualche ora, poi partiamo per Como-
le della casa, quando scendo si avvici-
l’accaduto alle guardie ed anche loro
doro Rivadavia, andiamo da Padre Corti.
nano quattro cani arrabbiatissimi: sulla
Siamo nelle vicinanze di Comodoro,
porta della casa si affaccia un gaucho,
domandiamo dove abita Padre Corti,
gli grido che siamo amici e lui con un
tutti lo sanno, specialmente i poveri che
fischio richiama i cani.
34
Sentieri e Parole
hanno ricevuto da lui del cibo e non
Abbiamo parlato, ci ha offerto da
Esperienze
che non sono in vendita: dare valore
grande passione per la montagna. Le foto sono di Giorgio Sacerdote e appartengono all’archivio Dino Piazza
LO SPLENDORE DEL FAGGIO
Alla scoperta degli alberi delle montagne lecchesi
I
di Annibale Rota boschi più comuni sulle pendici medio-alte delle montagne lecchesi, dai 500-600 metri fino ai
1.600, sono le faggete dagli splendidi colori autunnali. Il faggio (Fagus sylvatica, L.) è un grande albero, alto fino a 30-40 metri, con il tronco liscio con macchie grigio-argentate. Le sue foglie, inizialmente di un verde tenero e lu-
cido, diventano poi di un bel colore
faggete erano e sono soggette a tagli
verde scuro. Il frutto, faggiola o fa-
periodici per le ottime qualità del le-
sola, è una piccola noce triangolare
gno di questo albero.
commestibile, racchiusa in un involucro duro.
sante e resistente alla scheggiatura,
E’ presente in tutta Europa, dalla
era usato in passato ad esempio per
Svezia meridionale alla Sicilia, dall’In-
i remi della Serenissima Repubblica
ghilterra alla Russia. Nelle zone nor-
di Venezia e, fino a pochi decenni fa,
diche le faggete arrivano fin quasi al
per le traversine dei binari ferroviari.
livello del mare.
Ancora oggi è usato per strumenti
Mediamente i faggi possono vivere trecento anni, ma generalmente le
El fo’ di cent pegur nella valle del Piancone
Il legno di faggio, omogeneo, pe-
musicali, come violini e pianoforti, e per i calci dei fucili. E’ anche un buon combustibile ed è ottimo per produrre il carbone di legna o carbonella. E camminando sul sentieri che attraversano faggete è facile imbattersi in quelle che un tempo erano le piazzuole, chiamate ajal, dove i carbonai producevano la carbonella, bruciando parzialmente cataste di legni di faggio, dette poiat, allestite in modo particolare e in parte ricoperte di terra. La carbonella un tempo era preziosa perché veniva utilizzata nei forni fusori dei minerali di ferro, presenti in Valsassina, e a Premana in particolare, e nelle calchere, dove si arrostivano massi di calcare per otFaggeta intorno al rifugio Casari, piani di Artavaggio
tenere calce viva.
presenti in molte località delle monta-
sua chioma.
Alcuni anni fa un gruppo di volon-
gne lecchesi. I più comodi da vedere
E’ talmente imponente che lo si di-
tari legati ai Piani d’Erna ha restaura-
(ci si può arrivare anche in macchina)
stingue chiaramente dal “Lares Brusà”
to una antica “calchera” e realizzato
sono quelli del parco dell’Eremo del
distante in linea d’aria circa tre chi-
un “poiat” su una piazzuola esistente
Monte Barro.
lometri.
a pochi metri di distanza, dove un
A Morterone è stato tracciato e
Altri due faggi imponenti si trova-
tempo si produceva la carbonella per
segnalato un “Sentiero dei grandi al-
no rispettivamente all’Alpe di Tè, o di
la vicina calchera.
beri”, che inizia alla chiesa e sale fino
Tee, poco sotto il Rifugio Buzzoni, e
E’ possibile vederli imboccando
alla Costa del Palio. Mi limito poi a se-
alla Colma, sulle pendici occidentali
poco dopo la sorgente delle Forbi-
gnalare, fra le tante località, che faggi
del Corno Centrale di Canzo, di fron-
sette il sentiero per la Costa del Pa-
monumentali sono presenti all’Alpe di
te a un fontanino che dal faggio ha
lio e il rifugio Tironi-Consoli, che si
Calivazzo sopra Mandello Lario, alla
preso il nome di “fontanino dell’acqua
stacca sulla sinistra dal sentiero per
Bocchetta di Desio sulle pendici del
del fo”.
il Resegone. In pochi minuti si arriva
Due Mani, ai Piani Resinelli, alla Braga
Dal faggio dell’Alpe di Tè nel 2011
alla calchera e al poiat: due interes-
del Moregallo e lungo la strada che
sono misteriosamente crollati a ter-
santi reperti, uno autentico ed uno
dall’Alpe Paglio sale al Piano delle Be-
ra due degli otto enormi rami che si
ricostruito, di archeologia industriale.
tulle.
staccavano dal tronco. Tre le ipotesi:
Ricordo che fino a non molti decenni fa venivano raccolte anche le
peso della neve, fulmine, attacco di Monumenti
parassiti. O forse solo cedimenti do-
foglie secche dei faggi, utilizzate per
Ci sono poi alcuni faggi veramen-
le lettiere delle stalle (oggi viene usa-
te eccezionali. Il più straordinario è
Una leggenda narra poi che lo “spi-
ta la paglia) e, ben secche e asciutte,
sicuramente il faggio della valle del
rito del bosco” avrebbe trasformato
persino per imbottire materassi de-
Piancone, più noto forse come “el fo’
in questo faggio un valligiano di In-
stinati soprattutto agli alpeggi estivi.
di cent pegur” (il faggio delle cen-
trobio amante della natura montana,
I boschi di faggio sono poi ottimi
to pecore), dal numero di pecore
e dei boschi in particolare, di nome
“produttori” di funghi e sono perciò
che potrebbero trovare riparo sot-
Mario, ucciso da una frana. Così al-
molto frequentati dai “fungiatt”, che
to la sua chioma. Ubicato nei pressi
meno si legge su un cartello appeso
vi trovano i prelibati porcini, gli ottimi
dell’Alpe Chiarino in alta Valsassina, è
all’albero.
finferli e anche molte specie di rus-
raggiungibile da Premana o da Ca-
sole commestibili, raccolte però solo
sargo in circa due ore. E’ uno dei
da pochi cercatori.
più antichi d’Italia (300 anni e forse
Faggi di grandi dimensioni, in qual-
più), ha quasi 10 metri di circonfe-
che caso anche elevati al rango di
renza, un’altezza di 30 metri e 30
“monumenti naturali regionali”, sono
metri misura anche il diametro della
Faggio monumentale all’Alpe di Calivazzo sopra Mandello
vuti alla vecchiaia (più di 300 anni).
Foto di Annibale Rota
Poiat nei pressi della sorgente delle Forbisette, sentiero per la Costa del Palio
QUALCOSA E’ CAMBIATO
C
distrazioni, ma così mi distacco dal
di Sara Pozzetti
omincio 20 anni fa circa, e scopro un nuovo mondo, la montagna. Ambiente
qua-
si completamente sconosciuto, ma la curiosità è forte e insistente. Così non mi ribello e mi lascio trascinare da quel che viene. Inizio con lo sci alpino, Luca che mi supporta considera che c’è molto da lavorare, cominciare così tardi non è auspicabile, ma non demordo e continuo. Qualche lezione, e tanto impegno personale. Quando la stagione non lo consente comincio con passeggiate in giornata tra amici, e da lì a poco è quasi spontaneo ricercare il weekend in rifugio. Che soddisfazione rientrare la domenica sera stanchi e puzzolenti. Nel 1994 mi iscrivo al Cai di Como, sottosezione di Monteolimpino seguendo il consiglio di un caro amico, Marco Marelli . Luca ed io seguiremo assiduamente le attività proposte. In primavera lunghe passeggiate, in stagione avanzata partecipiamo contenti alle prime escursioni su ghiacciaio. L’entusiasmo è alle stelle. Comincio a sentirmi più forte e portiamo
cagua a mia mamma, in Argentina.
resto del mondo e mi serve per scol-
Nel 2010 decolliamo per il Perù, e
legare il cervello per le ore in cui ne
scaliamo l’Alpamayo, così come l’I-
sono impegnata.
shinca e il Tocllaraju.
Così per parecchi anni è settimana
Nel 2013 arriviamo in cima all’Illi-
bianca a febbraio, settimana alpinistica
mani, in Bolivia, dopo aver salito il Pe-
a giugno.
queno Alpamayo e il Huayna Potosi.
Sempre insieme Luca ed io, ormai
Ma nel 2004 non inizia solamente
cordata inseparabile, una soddisfazio-
un nuovo nostro cammino alpinisti-
ne continua, un obiettivo dopo l’altro.
co, è l’anno che segna anche l’inizio
Nel 2004 la svolta.
di una nuova disciplina. Incoraggiati
Il desiderio di fare sempre qualcosa
dall’amico Marco, cominciamo a prati-
di più aumenta e cresce, mira dell’an-
care lo sci alpinismo.
no il Monte Bianco. E così sarà, felicità
Quanta fatica ma quanta soddisfa-
profonda, nel mio piccolo mi è parso
zione. Ogni cima è una conquista e un
di toccare il cielo.
bel ricordo.
Da questa modesta ma grandissima
Per almeno un anno temo il mo-
esperienza, inanelliamo una serie di
mento della discesa, perché per terra
successi che porterò per sempre con
ad ogni curva, ma la salita, i bei pae-
me.
saggi isolati, il silenzio mi servono per
Nel 2006 saliamo il Kilimanjaro, prima spedizione extra europea.
non mollare. Tutti questi lunghi anni sono anche
Nel 2007 scaliamo la Punta Lenana
conditi con tante altre bellissime sali-
del Mount Kenia, oltre alla Punta Ne-
te, spaziamo in tutte le Alpi, parecchi
lion.
4000, sia a piedi che con gli sci, orga-
Nel 2008 saremo in cima al Co-
nizzo di tornare al Bianco con qualche
topaxi in Equador, dopo aver salito il
caro amico, metto nel cassetto delle
Kayambe.
vittorie anche la Biancograt al Bernina,
Nel 2009 dedico la cima dell’AconIn vetta all’Aconcagua. Foto di Sara Pozzetti
la grandiosa Scala del Cielo.
Sempre nel 2004 ho occasione di
Inverno
e
conoscere il gruppo dello sci alpini-
primavera su-
smo del Cai Lecco, e non li abbando-
gli sci, estate e
nerò più.
autunno
Nel 2006 partecipo al corso base
sulla
roccia.
Sa1, nel 2007 all’Sa2, nel 2008 per
Il
2015
si
essere sicura che mi sia piaciuto, par-
apre con il pri-
tecipo ancora al corso avanzato Sa2,
mo modulo del
la compagnia è speciale, e al termi-
corso
ne la scuola mi invita, insieme ad altri
nale di Sci Al-
4 compagni, ad entrare nell’organico
pinismo.
come osservatore.
Nazio-
Un altro lun-
Perché no?
go e impegna-
Nel 2009 accetto di buon grado di
tivo percorso.
partecipare all’Sa3, nel 2012 dopo un
La
corda-
anno intenso e vissuto profondamen-
ta inseparabile
te, divento Istruttore Regionale di Sci
non c’è più.
Alpinismo. Lo sci alpinismo entra subito nelle
La
“mia”
montagna
mi
vene, nel 2007 mi unisco ad un grup-
aiuterà a rimet-
po per una settimana in Norvegia, nel
termi in piedi, e
2012 organizzo Roger Pass, in Ca-
ad affrontare la
nada, con altri 11 compagni, e l’anno
nuova vita.
successivo bissiamo, ancora Canada,
Mi
aiuterà
ancora sci alpinismo nella polvere, nel
perché mi por-
2014 condivido il viaggio con l’or-
ta a voler fare
ganico della scuola e qualche intimo
sempre
amico, e ripartiamo per i fiordi nor-
cosa in più, è
vegesi, un’altra settimana di fatiche e
stimolo gran-
discese spettacolari sopra al blu del
dioso, è sfida,
mare.
che
Aspetto ogni dicembre per la lun-
qual-
affronto
con grande ri-
ga stagione con la scuola, la settimana
spetto.
è vissuta per organizzare il weekend,
È
sicurez-
seguire i bollettini, le condizioni, così
za perché sarà
da organizzare sempre il meglio che
sempre
si possa sperare. C’è grande condi-
me, la passio-
visione, sacrifici da parte di tutti, ma
ne rimarrà per
Fabrizio Cavadini e Maura Boniz-
la voglia di mantenere viva e attiva la
sempre.
zoni ci affiancheranno volentieri e
scuola è tanta. Grande gruppo di amici,
Qualco-
con poca sorpresa, capisco che mi
con i quali condivido questa costante
sa è cambiato,
appassiona anche questa disciplina.
passione che c’è e che cerchiamo di
la
Dura, durissima perché non ammette
trasferire a chi ha voglia di coglierla.
del cuore non
Ad ogni corso c’è la curiosità di chi
cambierà.
a casa tanti obiettivi prefissati, ma pare che non sia ancora sufficiente. Proviamo ad arrampicare? Perché no!
38
Sentieri e Parole
incontrerò, e vedere la crescita personale degli allievi è ancora ad oggi tra le soddisfazioni più grandi.
con
montagna
Gran Zebru. Foto di Sara Pozzetti
VIDA PATAGONIA
Il sogno della Est del Fitz Roy in libera
di Matteo Della Bordella
S
embra ieri quando, quel 25
fosse cosĂŹ forte da farmi tornare ogni
dicembre 2010, io e Matteo
inverno per provare a scalarle.
Patagonia, per la parete Ovest della
Eh si, sembra ieri ma sono passati
Torre Egger. Sembra ieri che vedevo
ben cinque anni. Cinque anni di gioie,
per la prima volta queste montagne,
attese, successi, sconfitte, paure, eu-
ma non pensavo che il loro richiamo
foria, amicizia. Mi vengono in mente le
Matteo sul tiro chiave della nuova variante aperta. Foto di Luca Schiera
Bernasconi partivamo per la
diverse spedizioni italiane, svizzere e
senza l’utilizzo di corde fisse e in ar-
Non mi sono ancora rimesso com-
francesi e sulla quale i Ragni di Lecco
rampicata libera. Anzi, oltre a ripetere
pletamente quando le previsioni an-
hanno colto un grande successo gra-
e liberare la via, il nostro terzo obiet-
nunciano l’arrivo di un’altra finestra di
zie principalmente alla tenacia e alla
tivo è quello di ripulirla dal materiale
uno o due giorni. Impossibile nelle mie
determinazione di Casimiro Ferrari.
utilizzato ai tempi dell’apertura.
condizioni fisiche tentare subito il Fitz
Una delle pagine più belle di alpinismo
Roy; optiamo quindi per la via “Red
nella storia dei Ragni, seppur si tratti di
Luca Schiera ed io arriviamo in
pillar” all’Aguja Mermoz, un itinerario
una salita meno nota al grande pubbli-
Patagonia il 20 gennaio. La nostra
di arrampicata in fessura percorri-
co rispetto ad altre.
spedizione non inizia nel migliore dei
bile in giornata, che ci permetterà di
modi: arriviamo a El Chalten con tem-
depositare tutto il materiale a Passo
Quarant’anni dopo tante cose sono
po ottimo e senza perdere un minu-
Superior e poter quindi salire più leg-
cambiate nel modo di andare in mon-
to prepariamo gli zaini e ci dirigiamo
geri la volta successiva per attaccare
tagna e fare alpinismo, la tecnologia ha
verso le montagne, tuttavia dopo un
il Fitz Roy. Scopriamo un’arrampica-
fatto passi da gigante anche in questo
paio d’ore inizio già ad accusare pe-
ta fantastica, 15 lunghezze di corda
ambito. Ma la parete Est del Fitz con
santemente la fatica. La gola brucia, le
di altissima qualità, dal punto di vi-
la via Ferrari sono sempre al loro po-
gambe sono pesanti e la testa sem-
sta dell’arrampicata su roccia si tratta
sto, immutate in 40 anni di storia e
bra scoppiare; proviamo ad andare un
senza dubbio di una delle più belle vie
sorprendentemente ancora in attesa di
po’ avanti, ma la situazione non fa che
dell’intero massiccio; un vero capola-
una prima ripetizione.
peggiorare e a malincuore siamo co-
voro aperto da due leggende dell’alpi-
stretti a tornare sui nostri passi.
nismo, Kurt Albert e Bern Arnold.
Il nostro obiettivo è quello di effetBivacco con portaledge alla fine della quindicesima lunghezza. Foto di Pascal Fouquet
tuare la prima ripetizione della via con
lunghe giornate passate con Berna in
frutti del lavoro svolto. Non sempre le
infine a quando, in questo luogo in
uno stile “moderno”. Dove l’aggettivo
truna ad aspettare. Mi viene in mente
cose vanno come vorresti, in Patago-
capo al mondo, ho conosciuto la mia
moderno significa con uno stile pulito,
lo stupore e la voglia irrefrenabile di
nia e nella vita.
compagna, Arianna Colliard, una con-
scalare quelle pareti la prima volta che
quista più bella perfino della Egger.
le ho viste. Ma mi viene in mente an-
Come a Paolo Crippa, famoso alpi-
che il senso di soggezione che si pro-
nista lecchese che una ventina di anni
E per il momento mi fermo qui con
va quando sei sotto queste pareti e la
prima di noi tentò la stessa parete con
i ricordi e le emozioni, sperando che
paura sentita in tanti momenti delicati
Eliana De Zordo. Un tragico inciden-
queste poche righe siano sufficienti
condivisi con Berna.
te in sosta costò la vita ad entrambi.
per capire quanto queste montagne,
A volte ripenso a loro due e al volo
aldilà della loro bellezza e del lega-
Penso anche alla felicità di quan-
mio e di Berna, quando siamo rima-
me storico con il gruppo dei Ragni di
do, dopo tre anni, siamo arrivati in
sti in due appesi a un friend. A loro è
Lecco, siano per me importanti anche
cima alla Egger, quasi una liberazione,
andata male, a noi bene. Non c’è una
a livello personale e perché mi venga
una gioia immensa dopo tutte quelle
spiegazione, certe cose accadono e
sempre voglia di tornare a scalarle, di
giornate, tutti quei rischi. Una vitto-
noi siamo stati solo fortunati.
vivere nuove avventure.
ria inaspettata, come quando segni il
Ma quando penso alla Patagonia,
gol al quarto minuto di recupero. Una
penso anche all’altro mio socio sulla
Correva l’anno 1976 quando Casi-
vittoria della quale Matteo Bernasconi
Egger, Luca Schiera e alle “notti ma-
miro Ferrari e Vittorio Meles comple-
è stato artefice, protagonista, ma che
giche” passate in parete. Quella sali-
tarono la prima salita della parete Est
il destino non ha voluto raccogliesse i
ta è stata la prima di tante avventure
del Fitz Roy per il “pilar este”. Un’asce-
insieme a Luca, ha aperto le porte a
sa che rientra di diritto nella categoria
tante spedizioni, tante salite delle quali,
delle salite “da leggenda”, di quelle che
come sempre, spero che le più belle
hanno fatto la storia dell’alpinismo. Una
siano quelle ancora da vivere. Penso
via tentata già negli anni precedenti da
42 Alpinismo e arrampicata
Passerò i cinque giorni successivi a letto con febbre e influenza.
Luca Schiera alle prime luci dell’alba sul Pilastro Goretta . Foto di Matteo Della Bordella.
Facciamo rientro a El Chalten, un po’ stanchi e molto soddisfatti della bella salita e guardando il pronosti-
Arrampicata libera sulla via dei Ragni, ottavo tiro (in discesa). Foto di Pascal Fouquet
Silvan, Luca e Matteo in cima al Fitz Roy
La via Red Pillar all’aguja Mermoz. Foto di Luca Schiera
Inaki Cousirrat traporta 35 kg di scalette metalliche a Paso Superior. Foto di Cristobal Senoret
co del tempo scopriamo che ci sarà
“verglassato”. Con più fatica rispetto
si sente ancora peggio: brividi, ossa
migliori speranze affinché la Patago-
no e la neve si accumula sulle cenge
molto convinto, ma accidenti, un ten-
poco tempo per riposare questa vol-
ai primi tiri lo supero in libera e da
doloranti, debolezza e stanchezza
nia ci conceda a breve un’altra chan-
e nelle fessure. Sto per rassegnarmi
tativo voglio assolutamente farlo. Se
ta: dopo due giorni di tempo brutto
qui un paio di altri tiri sicuramen-
generale. La notte non fa che peg-
ce. Purtroppo non è così e le giorna-
all’idea che la Patagonia non ci con-
saremo respinti voglio per lo meno
è previsto l’arrivo di una finestra di
te non piacevoli in camini e fessure
giorare le sue condizioni e la matti-
te trascorrono tutte uguali: si passa
cederà un’altra chance di scalare,
toccare con mano il vero motivo, non
tre giorni pieni con pressione stabile
ghiacciate … ahhh, l’arrampicata libera
na ci aspetta una decisione difficile.
il tempo in modi diversi (scalando,
un’altra chance sulla parete Est del
mi basta guardare da sotto.
e temperature alte.
in Patagonia!
Arriviamo a una soluzione-compro-
chiacchierando, riposando …), in attesa
Fitz Roy sulla via dei Ragni.
messo per non perdere la giornata
degli appuntamenti clou della giorna-
Quindi attacchiamo. In breve ci
E’ l’occasione giusta per la via dei
Verso le 18.30 arrivo in un buon
di bel tempo: io, Luchino e Pascal
ta: gli aggiornamenti delle previsioni
Un progetto nel quale avevo cre-
troviamo di fronte quello che aveva-
Ragni al Fitz Roy. Nel frattempo arri-
punto per bivaccare, quindi dopo aver
proseguiamo in perlustrazione sui
meteo. I quali avvengono alle 8.30,
duto tanto e investito tanto tempo
mo immaginato e temuto guardando
vano anche gli amici Silvan Schupbach
aspettato che gli altri abbiano svolto
tiri successivi e Silvan riposa nella
alle 14.30 e alle 20.30 (orario argen-
ed energie, una linea misteriosa, av-
la parete: fessure bagnate e intasate
e Pascal Fouquet i quali apportano al
il duro lavoro di tirare su i sacconi ci
portaledge, dove noi faremo rientro
tino). In base alle ultime previsioni
venturosa e mai ripetuta, il sogno di
di neve e ghiaccio. Le stesse fessure
gruppo grande entusiasmo e moti-
sistemiamo per la notte. Luca, Silvan
in serata per un secondo bivacco e
varia l’umore del gruppo e la giorna-
scalare una delle più grandi e difficili
che tre settimane prima avevo supe-
vazione. Adesso siamo in quattro e
e Pascal sulla portaledge e io sopra
quindi ridiscendere alla base il giorno
ta può essere positiva o negativa; si
pareti del mondo completamente in
rato senza alcuna difficoltà ora sono
siamo pronti a partire. Attacchiamo la
di loro disteso in amaca. E’ la prima
successivo.
fanno piani e progetti, si costruisco-
libera.
già una bella sfida. Scalare sul bagna-
via con le prime luci del mattino. Le
volta che dormo in amaca in parete,
condizioni sui primi tiri sono ottime
ma non mi pare poi così male. Scio-
Dopo una intensa giornata di sca-
vengono distrutti dall’aggiornamento
E invece dopo ennesimi cambi di
meno non nelle fessure; se fosse una
e la parete è molto secca. A breve
gliamo della neve, cuciniamo la cena
lata e altri 250 metri verso l’alto tor-
successivo; ci si può trovare già con
programma, eccoci di nuovo qui, per
placca bagnata allora sì, ma nelle fes-
mi trovo davanti al famigerato “tiro
e tiriamo un attimo il fiato, facendo
niamo la sera alla portaledge dove
la testa in cima al Fitz Roy, oppure si
un ultimo tentativo.
sure scalare con il bagnato e fidarsi
delle scalette”, che l’anno scorso ave-
il punto della situazione. Cinquecento
abbiamo lasciato Silvan. Le sue con-
può pensare che per quest’anno tutto
vo trovato pieno di ghiaccio e non
metri fatti, un po’ più di un terzo di
dizioni non sono migliorate e si sente
sia perduto e non si farà più nulla.
scalabile in libera. Quest’anno il tiro
parete, sopra di noi altri 900 metri,
sempre molto male (d’altronde come
sembra in condizioni migliori, dopo
che promettono, almeno per la pri-
potevano migliorare?). Passata una
aver tagliato le scalette l’anno scor-
ma parte, alte difficoltà e fessure ben
so … tuttavia è per lo più bagnato e
ghiacciate. Ma il problema non è questo. Il
44 Alpinismo e arrampicata
to non è per me un problema, per lo
no castelli in aria che prontamente
Sono le 7 di mattina e i primi raggi
fa parte del gioco quando vuoi sca-
di sole colpiscono questo imponente
lare una parete come la Est del Fitz.
muro del quale, visto da sotto, non
Il discorso è però completamente
Intanto anche il premanese, neo
riesci mai a cogliere le reali propor-
diverso quando si parla di ghiaccio
seconda e, tutto sommato, comoda
Ragno di Lecco, Luca Gianola si è
zioni. La parete è visibilmente in pes-
e neve: la neve non ti permette fisi-
notte appesa, il terzo giorno smon-
unito al nostro gruppo, ora siamo in
sime condizioni, con molto ghiaccio
camente di entrare nella fessura per
tiamo il campo e scendiamo.
cinque.
e neve a intasare le fessure. Ma ormai siamo qui. Cosa facciamo? Silvan
problema sono le condizioni fisiche di Silvan, che già non si sentiva be-
Facciamo ritorno a El Chalten, que-
Le condizioni della parete purtrop-
non è molto convinto, Luchino è per
nissimo la mattina e ora ovviamente
sta volta piuttosto stanchi, ma con le
po peggiorano di giorno in gior-
provarci comunque, io pure non sono
Alpinismo e arrampicata
45
salire e per proteggerti e, mentre sul
sfero australe Sud e
pomeriggio di vener-
Meles è spaziale e merita di essere
bagnato mani e piedi tengono, altret-
Nord sono “inverti-
dì dovrebbe alzarsi il
ripetuta e liberata. Tuttavia bisogna
tanto non si può dire del ghiaccio.
ti”) e dalle foto che
vento e il tempo do-
aggiungere che, se paragonata alle
Insomma, già i primi due tiri dopo
abbiamo visto offre
vrebbe
ulteriormente
altre vie sulla stessa parete (Royal
lo zoccolo (sulla carta la parte facile
un’arrampicata fan-
peggiorare nella notta-
flush, El Corazon, Linea d’Eleganza),
della via) mi costringono a una dura
tastica in fessura.
ta su sabato con vento
questa prende meno sole ed è quin-
molto forte e precipi-
di più soggetta al rischio di fessure
tazioni.
intasate da neve e ghiaccio. Come
lotta con la parete, dalla quale esco ovviamente bagnato fradicio.
Non
avendo
la
relazione della via
sempre trovare le condizioni giuste
Ci fermiamo a riflettere: la voglia, il
aperta da Casarot-
Venerdì mattina ci
cuore ci dice di salire in alto; la te-
to nel 1979, saliamo
svegliamo ancora con
sta, la logica ci dice che non abbiamo
sul Pilastro Goretta
il buio e decidiamo
A proposito del terzo obiettivo
chances per la vetta e che sarà una
guidati
dall’istinto
comunque di anda-
della spedizione, ovvero quello della
“ragliata” dall’inizio alla fine. Luchino è
e dal piacere del-
re avanti. Riparto sulla
pulizia della via, sono stati fatti grandi
molto determinato e vorrebbe andare
la scalata. Questo
prima lunghezza della
progressi verso una completa puli-
un po’ avanti, Silvan dice che secon-
pilastro
presenta
parte finale prima che
zia. Non solo per merito nostro, ma
do lui non ha senso, ma se proprio
una gran quantità
sorga il sole. La parola
grazie a un ottimo lavoro di squadra.
vogliamo ci segue, io ci rifletto bene
di diedri e fessure
d’ordine è, come sem-
Anzi il merito principale è degli ami-
sopra e alla fine la decisione è quella
perfette, che spa-
pre, scalare a manet-
ci Cristobal Senoret e Inaki Cousirrat,
di scendere. Una decisione difficile,
rano dritte verso
ta, nonostante le mani
che hanno riportato a valle circa 35
ma d’altronde le probabilità di arrivare
il cielo. Scegliamo
ghiacciate e i numerosi
kg di materiale. Al momento sulla via
fino in cima con la parete in queste
quella che ci è par-
strati di vestiti addos-
scalette e corde fisse sono state ta-
condizioni sarebbero state basse, ed
sa la linea più bella,
so. Contrariamente a
gliate e non sono più di intralcio alla
una salita prevalentemente in arti-
divertente, elegante
quanto descritto nella
salita. Alcune di esse rimangono tut-
ficiale non era quello che stavamo
e per noi “challen-
guida le quattro lun-
tavia in parete, depositate sulle cenge,
cercando.
ging” da salire in
ghezze
impegnative
visto il loro notevole peso e la diffi-
arrampicata
libera,
finali si rivelano molto
coltà a portarle giù, ma mi auguro che
proprio
più scorrevoli e facili
in futuro ci sia la possibilità di ripor-
nuova avventura. Pensiamo subito ad
nel centro del pila-
del previsto. In breve
tare tutto il materiale a valle per una
un’altra possibile via da fare e ne par-
stro. Verso le 18.30
ci ritroviamo a calzare
completa pulizia.
liamo sul ghiacciaio sotto la via; ci
arriviamo in cima
gli scarponi su terreno
Intanto vorrei ringraziare tutti co-
basta guardarci intorno per renderci
al pilastro e da qui
misto più appoggiato
loro che hanno collaborato per il rag-
conto che dove la parete Est del Fitz
ci godiamo la vi-
con tratti di roccia e di
giungimento di questo obiettivo.
Roy finisce, si innalza imponente il
sta sulla parte fi-
neve.
pilastro che Renato Casarotto dedicò
nale del Fitz Roy e
alla moglie Goretta. Un missile che si
chiamiamo il nostro
Verso le 10.30 toc-
impenna contro il cielo e che termi-
amico meteorolo-
chiamo la cima del Fitz
na 350 metri sotto la cima principale
go Deza per avere
Roy.
del Fitz Roy. Impossibile non restarne
aggiornamenti sulla
colpiti la prima volta che lo si vede. Il
situazione
meteo.
Tornando al nostro
pilastro Casarotto è esposto a Nord
Le news non sono
progetto originario, sa-
(e quindi soleggiato perché nell’emi-
ottime: l’arrivo del
lire in libera la Est del
brutto
è
Fitz resta per me an-
rispetto
cora un grande sogno.
a quanto previsto
La linea aperta da Ca-
originariamente, dal
simiro Ferrari e Vittorio
Una scelta che apre le porte a una
46
Alpinismo e arrampicata
passando
tempo
anticipato
per l’arrampicata libera in Patagonia non è affatto facile.
La parete Est del Fitz Roy prima dell'ultimo tentativo. Foto di Silvan Schupbach
Alpinismo e arrampicata
47
A PIEDI PER LA CAPPADOCIA
Trekking sull’altipiano dell’Anatolia alla scoperta della Turchia più profonda di Anna Masciadri Il gruppo è composto da circa
L’altopiano è costituito da un morbido
ricordata sugli almanacchi del-
quindici persone, quelli del nord Italia
terreno vulcanico formato dalle cene-
la meteorologia come una delle
partono da Bergamo, gli altri da Roma
ri e dai fanghi eruttati che millenni di
più piovose della storia. Da metà giu-
e Bologna. Ci troviamo all’aeroporto di
erosione hanno poi modellato dando
gno a fine agosto è stato un continuo
Istanbul e poi con un breve volo in-
vita a un paesaggio unico. Nelle valli
piovere senza sosta. Temporali, bombe
terno di circa un’ora siamo ad Anka-
della Cappadocia ci sono tantissime
d’acqua, mai una tregua di sole durata
ra. In autobus raggiungiamo la nostra
gole, ma soprattutto i coni, più comu-
più di 24 ore.
destinazione finale dove inizia la no-
nemente conosciuti come “i camini
La voglia è, come sempre, di partire
stra vacanza. L’Anatolia centrale, con
delle fate” che raggiungono anche i
alla scoperta di terre a me sconosciu-
i suoi paesaggi di steppe semiaride, è
30 metri di altezza. Altra particolarità
te e soprattutto di farlo camminan-
un altipiano di circa 1100 metri di al-
unica è il cambio di colore di questa
do. Dopo aver ammirato la stupenda
titudine circondato dai monti Pontici a
terra incantata: al mattino la roccia è
Giordania con gli scarponcini ai piedi
nord e dal massiccio del Tauro a sud,
rosa pallido, a mezzogiorno bianca e la
le mie attenzioni non si spostano mol-
al centro si trova la Cappadocia.
sera giallastra. Per gli storici e i mistici
to lontano da quella zona. Le terre ari-
Qui è l’incrocio perfetto di mondi
la Cappadocia è terreno fertile di sco-
de mi affascinano sempre molto. Meta
completamente differenti: l’occidente
perte di numerosissimi luoghi di culto
individuata: la Cappadocia in Turchia.
e l’oriente. Questa terra è molto af-
nascosti, costruiti sotterraneamente
E anche questa volta sarà un trekking
fascinante per gli amanti dei paesaggi,
per sfuggire alle persecuzioni.
con Avventure nel mondo.
ma anche per gli appassionati di storia.
Il nostro primo giorno di cammino
Valli e rilievi dalla mongolfiera
E
state 2014, l’estate che verrà
sa a Ortahisar. Il sole batte forte sulle
ra, è una delle cose più belle viste in
nostre teste coperte debitamente da
Cappadocia. Cena in albergo e a letto
cappelli o foulard. La nostra guida tur-
presto perché la mattina seguente ci
ca, ribattezzata “Nando”, decide sem-
attende una levataccia, ma ne vale as-
pre di farci camminare all’ora in cui il
solutamente la pena.
sole picchia al massimo. Tentiamo in
Il 10 agosto la sveglia suona alle 4
più occasioni di fargli capire che forse
del mattino, ci aspetta qualcosa di as-
sarebbe meglio attendere, ma non ne
solutamente tipico per chi visita que-
vuole sentire ragione. E quindi si va.
sta zona della Turchia: volare sopra la
Per fortuna all’arrivo a destinazione
Cappadocia su di una mongolfiera. Per
ci facciamo una bella birra ghiacciata,
circa un’ora all’alba vediamo sorgere
dopo ore di cammino è sempre cosa
il sole volando sopra le valli che fino
estremamente gradita al corpo e allo
ad ora abbiamo attraversato a piedi.
spirito.
Vediamo un gioco unico di colori che difficilmente dimenticheremo. ScePiccionaie
Sopra e nella pagina a fianco: momenti del trekking particolarmente suggestivi
si dalle nuvole partiamo per il nostro
Altra peculiarità unica della Cappa-
trekking di giornata nella valle del So-
docia è la presenza delle famose pic-
ganli dove visitiamo sei chiese. Nel
cionaie. Un tempo da queste parti si
pomeriggio raggiungiamo Derinkuyu
usava il guano dei piccioni per con-
e visitiamo l’incredibile città sotterra-
cimare, era talmente prezioso che la
nea. Sosta al lago di Nar e alla chiesa
ricchezza di una famiglia si calcola-
di Guzelyurt da dove vediamo un pa-
va in base al numero delle picciona-
norama incredibile.
ie possedute, in alcune piccionaie si
Alle 9 del giorno seguente inizia-
trovano disegni variopinti, molto belli,
mo a camminare. Visitiamo numerose
visibili ancora oggi.
chiese rupestri e alle 13 facciamo una
L’8 agosto camminiamo per 10 km
sosta nei pressi di Belisirma. La valle è
da Uchisar a Cavusin visitando la val-
tutta in ombra e, per fortuna, ventilata.
le dei Piccioni, la valle dell’Amore e
Ci fermiamo per due ore, poi ci rimet-
la valle Bianca. Il sole splende come i
tiamo in marcia. Nel tardo pomeriggio
baracchini per la sosta che troviamo
arriviamo al paesino di Yaprakhisa, nei
società che mi trovo di fronte. Pri-
li Istanbul, ma purtroppo la maggior
inizia la mattina del 4 agosto, tutti ci
e rimaniamo incantati. Nel pomeriggio,
spesso sul nostro cammino e che of-
pressi di Selime. Sotto la calda luce
ma di arrivarci mi sarei aspettata una
parte della nazione è composta dalla
avevano dato dei pazzi ad andare a
incredibilmente, il cielo si fa scuro e si
frono sempre tè bollente da bere. Per
del tramonto ci perdiamo nella visi-
Turchia molto più aperta e moderna,
provincia e non dalla capitale.
fare un trekking ad agosto in Cap-
abbatte su di noi viandanti un violento
affrontare la giornata sotto il sole in
ta dei bellissimi camini delle fate. La
invece, mi trovo immersa in un paese
Mentre eravamo in Turchia lo scor-
padocia, ma dobbiamo smentire le
temporale. La nuvoletta di Fantozzi ci
cammino ci portiamo anche dell’acqua
luce e le rocce a quest’ora creano dei
molto chiuso e arretrato socialmente.
so anno ci sono state le elezioni per il
previsioni: siamo tornati vivi e pos-
ha raggiunti fino a qui, siamo disperati
ovviamente, banane e uova sode. Ne
colori pazzeschi, per gli amanti della
Come sempre il termometro per capi-
presidente, la nostra guida “Nando” e
so assicurare che i 40 gradi secchi
nel vedere la pioggia anche in Turchia,
mangiamo talmente tante che al ritor-
fotografia è forse il momento più bello
re come sta la società è capire come
molti albergatori con cui abbiamo par-
dell’altipiano turco sono decisamente
così ci ripariamo nel fienile di una fat-
no non voglio più vedere né uno né
della vacanza: scattiamo all’impazzata.
vengono trattate le donne e purtroppo
lato, speravano che Erdogan non ve-
più sopportabili dei 30 umidi di Lecco.
toria. Riprendiamo il nostro cammino
l’altro per mesi.
Qui finisce la nostra prima settimana
la Turchia negli ultimi 10 anni ha fatto
nisse rieletto alla guida del paese (lì la
Prima tappa Taskimpasa-Mustafa-
quando cessa, ma siamo in mezzo al
Il 9 agosto siamo a Cavusin, visi-
di vacanza e anche quella dedicata al
passi indietro paurosi. Non troviamo
carica dura 10 anni). Quest’ultimo ha
pas 14 km circa in sette ore, inizia-
fango che ci si attacca sotto le scarpe
tiamo la Devrent Valley, Uchisar, poi
trekking, lasciamo la Cappadocia e ci
mai nessuna donna nei luoghi pubbli-
portato il benessere economico al po-
mo a vedere i primi camini delle fate
andando a formare una specie di cia-
attraversiamo a piedi un’altra valle
dirigiamo verso il cuore della Turchia,
ci che sono affollati solo da uomini e
polo, infatti non abbiamo visto nem-
spola di terra.
dell’Amore (non hanno molta fanta-
tra le sue cittadine e le sue tradizioni.
ci guardano come se avessero visto i
50
Escursionismo
Il giorno seguente si cammina nella
sia per i nomi) nei pressi di Goreme
Gomeda Valley e nella Valle di Pancar-
e infine arriviamo al Goreme Open Air
lik per 12 km, andiamo da Mustafapa-
Museum: magnifica la chiesa oscu-
marziani. Sì, è vero, abbiamo visitato Il presente e Ataturk Rimango stupita, in negativo, della
in questo viaggio la provincia profonda di questo paese, non la metropo-
Escursionismo
51
GIOIE E DOLORI
I 15 anni della Dorsale Orobica Lecchese di Sergio Poli Qualche tempo fa è uscito sulla rivista Orobie un articolo, poi ripubblicato come inserto da “La Provincia di Lecco” nella rubrica Sentieri e montagne, che riguardava il lecchese; l’autore dei testi era il celebre Albano Marcarini, autorevole viaggiatore e scrittore, mentre le foto erano della gloria locale Il gruppo
Mauro Lanfranchi.
Rovine del Teatro di Efeso
L’articolo si intitolava “La DOL fa come farlo agli inizi del Novecento.
meno un timido segnale di povertà
su standard europei, laicità dello stato,
in tutto il viaggio, ma socialmente li
riforma della scuola, adozione dell’al-
Stupenda la visita a Efeso, anche se
l’itinerario permetteva non solo di ve-
ha fatti regredire nell’oscurantismo. Il
fabeto latino a scapito di quello arabo.
per il caldo per poco non ci lasciamo
dere bei posti e fare un trekking di un
suo partito islamista-conservatore ha
E parità di diritti per uomini e donne.
la pelle. Efeso è una delle più grandi
certo impegno, ma anche di imparare
scuola”, intendendo con questo che
messo in un angolo le donne e qual-
Atatürk ancora oggi è considerato
città ioniche in Anatolia, qui nacque lo
cose interessanti e poco note del no-
siasi forma di libertà. Non a caso i dati
il padre dei turchi e non a caso an-
scrittore Androne di Efeso, fu capitale
stro territorio.
di Reporters sans frontiers dicono che
che in nostra presenza gli oppositori
della provincia romana d’Asia. Tra le
Ma quanti, pur abitando nel nostro
la Turchia è la prigione al mondo più
di Erdogan sventolavano bandiere con
rovine spiccano il piccolo tempio di
territorio, conoscono la DOL, acronimo
grande per i giornalisti, solo nel 2013
il suo ritratto prima delle elezioni pre-
Adriano e la biblioteca del Celso. Ri-
ne sono stati incarcerati 60. Quando
sidenziali.
dotte a una singola colonna sono in-
di Dorsale Orobica Lecchese? Vale la pena di approfondire un po’ l’argomento, anche per rendere giusti-
leggo questa notizia sulla guida mi
A maggio di quest’anno si sono
vece le testimonianze di quello che fu
chiedo perché non sono andata in Li-
svolte le votazioni per il rinnovo del
il più celebre monumento di Efeso, e
guria al mare.
Parlamento turco che hanno messo in
secondo Pausania il più grande edifi-
L’aspetto che fa molto riflettere, e
discussione la supremazia di Erdogan
cio del mondo antico: il tempio di Ar-
anche capire che non bisogna mai
e del suo partito: si profilano scenari
temide, una delle Sette meraviglie del
Come il Sentiero del Viandante è
abbassare la guardia, è che 100 anni
complessi di cui non è prevedibile l’e-
mondo, raso al suolo nel 401. Efeso
nato dall’intuizione di una persona
fa la Turchia era uno degli stati più
voluzione.
è stata la terza città più potente del
appassionata della propria terra, l’in-
mondo antico dopo Roma e Alessan-
gegner Pietro Pensa, ed ora è una re-
dra d’Egitto.
altà molto conosciuta ed apprezzata
moderni e progressisti non solo del Medio oriente, ma anche d’Europa.
Efeso e Izmir
zia ad un’idea buona che forse non ha avuto il successo che meritava. Breve storia di una buona idea
Il simbolo, ancora oggi, della libertà
Scesi dalla Cappadocia, secca e
L’ultimo giorno siamo a Izmir, Smir-
dai frequentatori del nostro lago, così
e della modernizzazione da queste
molto gradevole come temperatu-
ne, città che ha conservato poco del
anche la DOL nacque nella mente di
parti è Atatürk, l’uomo che fondò la
ra soprattutto la sera, ci immergiamo
fascino antico. Da qui inizia il nostro
un profondo conoscitore del territorio
repubblica turca nel 1923 e scardinò
nel cuore della Turchia dove veniamo
viaggio di ritorno verso l’Italia dove al
lecchese e delle sue genti, il compian-
le vecchie tradizioni: divieto di por-
travolti dal caldo umido quasi insop-
nostro sbarco ci attendono 20 gradi
to giornalista Angelo Sala. Si era alla
tare il fez per gli uomini e il velo per
portabile. Visitiamo diverse città tra
in meno e ancora pioggia.
le donne, sistema giudiziario portato
cui Konya, dove non ci sottraiamo al bagno turco. Noi ragazze ricorderemo
52
Escursionismo
a vita questa esperienza che definirei quasi tribale lontana anni luce dai bagni turchi a cui siamo abituati in Europa. Fare il bagno turco a Konya è stato
Tutte le foto sono di Anna Masciadri
metà degli anni ’90, quando era appena nata la Provincia di Lecco; piacque molto l’idea di un grande itinerario che unisse tutta la nuova Provincia e in un certo senso ne sancisse l’unità storica e culturale, oltre che amministrativa. L’intuizione
venne
concretizzata
dalla Comunità Montana Valsassina,
pratica e malizia tecnica. Grazie a loro
che affidò il lavoro all’Azienda Regio-
si sono potuti superare i mille ostacoli
nale Foreste (ARF, poi ERSAF), e in
inevitabili in un cantiere così lungo e
breve il progetto vide la luce, inserito
complesso.
in un più ampio programma chiamato Progetto Integrato Lario, finanziato
Ma ora vediamo finalmente di cosa si è trattato.
anche dall’Unione Europea. Si chiede perdono per la lunga pre-
Una media montagna impegnativa
messa, ma è per dire che dietro certe
In estrema sintesi, la DOL è un iti-
realizzazioni c’è l’energia e il lavoro
nerario escursionistico suddiviso in sei
di molti, che magari in modo un po’
tappe (sei giorni di trekking!), che par-
testardo portano avanti un’idea, altri-
te da Colico e arriva al valico di Valca-
menti difficilmente si riescono a repe-
va attraversando da nord a sud l’intera
rire fondi, ottenere le autorizzazioni e
Provincia di Lecco, percorrendone a
soprattutto realizzare le opere.
mezza costa il confine orientale. Lun-
Detto fatto, i lavori cominciano nel
go il suo sviluppo la DOL permette di
1997; furono eseguiti dall’ARF in am-
conoscere diversi aspetti – storici, et-
ministrazione diretta, cioè con operai
nografici, naturalistici - del territorio
propri, seguendo i cantieri dall’inizio
lecchese, certificando appunto quell’i-
alla fine; è piuttosto complicato infatti
dentità - lecchesità si potrebbe dire
affidare lavori di questo genere in ap-
- che è nei fatti, ma che forse allora
palto, data la difficoltà di prevedere nel
non era ben conosciuta e compresa. E
dettaglio ciò che occorre fare su oltre
magari anche per marcare la differen-
80 km di sentieri. Una carta vincente furono poi le maestranze locali – come si diceva per i cantieri delle cattedrali: garantivano conoscenza del territorio, punti d’appoggio, logistica, una certa
Escursionismo
53
za con i vicini comaschi, da cui Lecco
Per completezza di cronaca occorre
mesticare il difficile ambiente montano.
mine un lavoro completo? A distanza
Orobie Occidentali (il famoso “101”)
le manutenzioni dovrebbero occuparsi
anche dire che il lavoro non è stato
Data la ricchezza di spunti, non
ormai di quindici anni, bisogna pur-
bergamasco o anche il nostro “Vian-
i Gruppi attivi sul territorio, i portatori
I tre pilastri, le tre principali ricchez-
solo quello di collegare fra loro cose
sempre evidenti all’occhio dell’escur-
troppo ammettere che no, il lavoro non
dante” lungo il lago. Questo è mancato
d’interesse - oggi si dice stakeholders
ze che si possono conoscere lungo la
ben conservate mediante sentieri già
sionista, in corrispondenza delle più
è stato finito.
nel caso della DOL. Forse noi lecchesi
– che sono comunque “maestranze
DOL sono:
esistenti; in realtà sono stati anche
importanti emergenze vennero col-
siamo (eravamo?) abituati più a fare il
locali”. Si può provare, visto che il più è
- Le fortificazioni della cosiddet-
recuperati molti tracciati storici quasi
locati dei pannelli, forse un po’ trop-
Che senso ha infatti aver investito
lavoro che a raccontarlo, e questo può
già stato fatto.
ta Linea Cadorna, realizzate duran-
abbandonati – uno per tutti: il lun-
po didattici ma comunque completi,
soldi (pubblici, non dimentichiamo-
essere stato il peccato originale. Oggi
Peccato, perché davvero la DOL
te la Prima Guerra Mondiale nell’area
ghissimo traverso col passaggio chia-
per informare i passanti di quanto si
lo…), tempo, energie per una lodevo-
ci dovrebbe essere un sito che spie-
può rappresentare – può ancora rap-
Legnoncino-Legnone:
cannoniere,
ve del passo della stanga, sul versante
trovano a vedere. Di pannelli ne sono
le iniziativa, se poi l’opera viene poco
ga l’itinerario, i punti d’appoggio, che
presentare - una bella alternativa
trincee, postazioni per mitragliatrici,
sud del Legnone - alcune trincee, for-
stati collocati ben 33 (!), uno diverso
utilizzata? Se infatti l’itinerario non
permette di prenotare nei rifugi... Non
escursionistica ad altri itinerari molto
osservatori in caverna, strade militari
tificazioni, e addirittura alcune gallerie
dall’altro, ognuno per trattare un argo-
è conosciuto come avrebbe potuto
è così difficile, e non costa nemmeno
inflazionati e magari meno ricchi di
perfettamente conservate.
di miniera – da non perdere quella di
mento, e oltre 120 frecce direzionali
nemmeno dagli escursionisti locali, bi-
molto.
interesse.
- Le miniere, di ferro e di altri mi-
Varrone, 80 metri di lunghezza- per
messe nei punti di snodo per accom-
sogna saper trovare le cause che han-
- La manutenzione. Se l’ANAS rea-
E infine, visto che la tradizionale vo-
nerali, con le relative opere a corre-
consentirne la visita in tutta sicurezza.
pagnare i fruitori. Insomma, un lavoro
no portato a questo insuccesso. Se ne
lizzasse una strada e poi lasciasse che
cazione industriale lecchese sta attra-
do: forni di arrostimento del minerale,
En passant fra un sito e l’altro si pos-
davvero imponente.
propongono un paio:
si riempia di buche, si arrugginiscano i
versando un periodo non certo felice,
si stava giusto allora staccando.
Segnaletica DOL
Panorama della Val Varrone dove si sviluppa un lungo tratto della DOL
La bocchetta di Trona vista dai resti del rifugio Pio XI distrutto nel ‘44 dai nazifascisti
Rifugio Nicola sopra Artavaggio e monte Sodadura
strade, ripari per minatori etc., nell’area
sono fare incontri sorprendenti e affa-
A completamento del lavoro sul
- La Comunicazione. Appena fini-
cartelli, cadano sassi, non sarebbe un
forse è arrivato il momento di impara-
del Varrone, del Camisolo e del lago
scinanti: le capre orobiche libere attor-
campo, durato qualche anno (nel-
ti i lavori, durati circa quattro anni, ci
guaio? Ebbene, come spesso capita
re a mostrare i nostri gioielli di fami-
di Sasso, alle falde del Pizzo dei Tre
no al Pizzo, camosci e stambecchi al
la stagione favorevole, ovviamente),
sarebbe dovuta essere per lo meno
coi progetti, una volta ultimati i lavori
glia, per vivere anche un po’ di turismo
Signori;
rifugio Falc e alla Grassi, genziane (an-
sono state preparate anche una car-
un’inaugurazione ufficiale, una presen-
non vengono più effettuate le manu-
(non è una vergogna), non solo nei sei
- Gli alpeggi più importanti della
che da grappa) e rarissimi endemismi
tina, ricavata sulla storica 1:35.000
tazione alla stampa, un po’ di pubblicità
tenzioni e così su tracciati di monta-
mesi dell’EXPO.
provincia: Varrone, Biandino, Bobbio,
botanici, faggi monumentali, ma anche
della Comunità Montana Valsassina, e
insomma, per fare conoscere il nuovo
gna dove ogni primavera bisognerebbe
Artavaggio, Maesimo e Costa del Palio,
cippi dell’antico confine tra il Ducato
una piccola guida – con testi di An-
itinerario. Poi, pian piano, se fosse pia-
togliere detriti, ripulire canaline, ripara-
ancora monticati, custodi della secola-
di Milano e la Repubblica di Venezia,
gelo Sala - per fornire all’escursionista
ciuto – come senz’altro sarebbe suc-
re frane va a finire che non si può più
re tradizione casearia della Valsassina.
o ancora le sconosciute miniere del
più esigente approfondimenti storici ed
cesso - il trekking avrebbe comincia-
passare. Non è colpa di nessuno, ma
Resegone, i roccoli (ad Artesso il più
ambientali.
to a… camminare con le sue gambe, e
le cose stanno così. Ormai tutti sono
sarebbe diventato una realtà, un pun-
concordi nel dire che dell’ambiente
to di riferimento per gli escursionisti.
non si può più occupare solo e soltan-
54
intatto) un tempo usati per catturare
Escursionismo
uccelli, vecchie calchere e carbonaie
Un lavoro completo?
sotto il Resegone e tutto ciò con cui
Allora, visto il grande sforzo fatto, si
Esempi illustri sono lo storico Sentiero
to l’Ente pubblico, con tutte le difficoltà
nei secoli l’uomo ha cercato di addo-
può dire che sia stato portato a ter-
Roma in val Masino, il sentiero delle
anche economiche in cui versa; di fare
Alle Cinque Terre ci sono riusciti, non potremmo riuscirci anche noi? Foto di Sergio Poli
Escursionismo
55
AI PIEDI DEL RESEGONE
Storia, trekking e relax nella verde conca dei Piani d’Erna
Piani d'Erna, panorama. Foto di Renato Frigerio
di Renato Frigerio Richiamarsi ad Alessandro Manzoni, quando si parla di Lecco e delle sue montagne, o meglio ancora della sua montagna-simbolo, è fin troppo ovvio e quasi banale. Eppure a Manzoni non si può fare a meno di pensare mentre la cabina della funivia, alzandosi dal piazzale di Versasio, ci porta, con un solo velocissimo balzo, al piccolo pianoro che la riceve alla stazione dei Piani d’Erna. Il panorama, che si apre in una sequenza sempre più sorprendente ad ogni variare di quota, ci fa rimpiangere quanto l’autore de I Pro-
messi Sposi avrebbe potuto descrivere se avesse avuto la possibilità di contemplare un simile incanto. Non basta sapere che Lecco è bagnata dalle inconfondibili acque del
56
Escursionismo
Lario, che, poco oltre, i laghetti ridenti
lordire chi tiene gli occhi inchiodati ai
stacca a sinistra della funivia, da so-
tutte le strade conducono a Roma
zincato, e perfino nel superamento
della Brianza colorano di blu le verdi
finestrini per osservare i margini di un
pra Versasio, sale ripido fino al Pas-
e quindi… ad Erna, si può arrivare fin
di un piccolo strapiombo sul leggia-
colline che si rincorrono verso la pia-
panorama che ad ogni istante sembra
so del Cammello, e prosegue poi più
quassù anche salendo dalle valli ber-
dro ponticello “Carlo Mauri” in acciaio
nura milanese, che le acque profonde
allargare i suoi confini verso l’infinito.
dolcemente in mezzo ad un bosco
gamasche e dalla Valsassina, con sen-
lungo 12 metri, offre insieme l’ebbrez-
dell’Adda si snodano come un nastro
Ma per chi non è preso dalla frenesia
molto bello, al cui termine appare, su
tieri certamente ben accessibili per
za della salita vertiginosa e l’emozione
splendente verso la provincia berga-
del tempo e può sopportare la fati-
un ridente cucuzzolo, la bianca chie-
lunghezza e difficoltà, che regalano
di una vista incantevole, che da questi
masca, per farsi un’idea del panora-
ca di una lunga camminata in salita,
setta dei Piani d’Erna. La camminata
percorsi immersi in ambienti selvaggi
spigoli e creste diventa unica.
ma che si può ammirare dalla lunga
si offrono altre possibilità di giunge-
è stata certo faticosa, ma la varietà
e con tratti estremamente panorami-
In un modo o nell’altro ai Piani d’Er-
balconata dei Piani d’Erna. È la veduta
re ai suoi Piani. Partendo da Malnago,
del percorso che si svolge tra boschi
ci. Troviamo così sentieri che salgo-
na siamo comunque arrivati, e qui, a
d’insieme che colpisce intensamente
esistono due sentieri che la raggiun-
di betulle e faggi, selle panoramiche,
no dai rioni di Germanedo, Belledo e
quota oltre i 1.300 m, ci attende un
la prima volta che si allunga lo sguardo
gono nel modo più tradizionale, che
il profondo vallone che si apre sulla
Maggianico, situati sul lato nord-est
paesaggio tanto splendido quanto
da lassù, quasi non credendo possibile
è poi quello che consente di gusta-
selvaggia valle di Boazzo, ci ha fatto
di Lecco, altri che escono dalla Valle
inatteso. Un paesaggio che si apre
una simile bellezza. Poi lo spettaco-
re appieno le risorse che la natura ha
scorrere in un volo questa ora abbon-
San Martino, cioè Erve e Carenno, e
verso orizzonti sconfinati, nonostan-
lo entra nel cuore, e non ci si stac-
qui diffuso in abbondanza. Quando
dante di marcia.
dalla Val Taleggio, o quelli che iniziano
te le pareti delle numerose punte del
cherebbe più: davvero ci è consentito
si affrontano sentieri come questi ci
L’altro sentiero, sulla destra del-
nella Valle Imagna o, più vicino, sia a
Resegone si alzino proprio dirimpetto,
rammaricarci che Manzoni non sia
diventa facile credere che gli avi di
la funivia, passa attraverso i casolari
Morterone che a Ballabio, attraverso la
nella loro classica selvaggia bellezza.
potuto salire fin qui, per offrirci altre
chissà quale generazione addietro ne
di Costa, il rifugio Stoppani e i ridotti
Val Boazzo, prendendo l’avvio dal fon-
Un paesaggio che si ammira, come dal
pagine di poesia ispirata.
abbiamo scelto il tracciato per offrire
prati del Piano del Fieno e di Piazzolo
dovalle o abbreviando con traversata.
centro di un cerchio, per tutti i 360
Ad Erna siamo arrivati con la funi-
il meglio che si potesse trovare lungo
della Valle, allungando ulteriormente
Per i più preparati alpinisticamente
gradi nei quali rotea lo sguardo, sullo
via, che in meno di cinque minuti ha
gli erti pendii, forse anche a compenso
il percorso fino alla Bocca d’Erna, ma
esiste anche la possibilità di affrontare
sfondo di questi Piani, che non sono
coperto i 700 metri di dislivello che la
dello sforzo per salire.
offrendo in cambio una gradevole va-
una suggestiva via ferrata, la Gamma
riante.
1 che, attraverso un tracciato entu-
separano da Versasio. La funivia è un mezzo comodo, rapido e, da un certo punto di vista, insuperabile per sba-
Sentieri e ferrate Il primo sentiero, il più diretto, si
Partendo da più lontano, in modo
siasmante, tecnicamente vario per l’al-
meno logico e forse pensando che
ternarsi di catene e scalette in acciaio
Escursionismo
57
per niente un piano, bensì un fanta-
Erna, un anello che ha come punto di
stico terreno splendidamente mosso
partenza e di arrivo la stazione della
Ma Erna non è stata scoperta oggi
su pendii ora lievi, ora erti, con ampi
funivia. Il sentiero, realizzato da Mar-
dai lecchesi: da anni ormai i suoi prati
prati soleggiati o boschi misteriosi di
co Locatelli, favorisce una panoramica
e i suoi boschi sono un richiamo forte
faggi e betulle. Lo sguardo si pro-
passeggiata che, attraverso i saliscendi
in ogni stagione. Sulla sua erba sof-
tende dapprima a nord, attirato dalla
dei Piani d’Erna, in meno di 2 ore di
fice e non sempre ben rasata si di-
sagoma inconfondibile delle Grigne,
agevole marcia tra i prati e i boschi di
stendono al sole, dalla tarda primavera
con la Grignetta che si staglia come
questa incantevole conca, ci offre la
fino alle prime settimane dell’autunno,
un’enorme piramide e al suo fianco il
vista di quanto di più bello la natura
famiglie intere di escursionisti, beate
più largo e massiccio Grignone, si ab-
ha posto in montagna. La passeggiata
di godersi il bel sole di montagna che
bassa poi a rimirare le pareti impervie
ci permette la completa ricognizione
dona serena distensione e sana ab-
della Corna di Medale o a seguire il
del posto, consentendoci anche una
bronzatura. Sugli stessi prati si sono
bianco serpeggiare della carrozzabi-
ricostruzione storica dell’insediamen-
divertiti nella stagione invernale, fino
le che, staccatasi dai verdi prati del-
to umano, in base ai pochi ruderi che
a circa dieci anni or sono, gruppi al-
la Valsassina, sale impercettibilmente
ormai rimangono delle stalle, ricoveri
trettanto numerosi di sciatori di ogni
lungo le pendici del monte Due Mani
e cascine che furono devastate dal-
età che si sono potuti abbandonare a
verso Morterone, e infine si riporta su
le truppe tedesche nel rastrellamento
discese facili o inebrianti, scegliendo
quello che gli sta perpendicolarmente
dell’ottobre del 1943. Si vede che qui
a piacere tra le 5 piste proposte dagli
sotto, Lecco, caratteristica nel suo di-
l’uomo ha esercitato non solo la pa-
ormai dismessi impianti di risalita. E le
segno imposto dalle acque del Lario e
storizia e l’allevamento dei bovini, ma
attrattive turistiche non finiscono qui:
dell’Adda e delimitata dalle sagome del
anche la produzione di carbone rica-
ad Erna ognuno può essere attore o
monte Magnodeno, del monte Barro,
vato dalla legna, soprattutto di faggio,
spettatore nell’alpinismo, nell’escursio-
dei Corni di Canzo, del Moregallo, della
ed anche una discreta attività estratti-
nismo, nel running, nel parapendio, nel
costiera del San Martino e del Colti-
va, come rivelano alcune cave di ma-
cascatismo sui ghiacci della Val Boaz-
gnone. Montagne tutte che da qui si
teriale ferroso.
zo e sul lato occidentale della Bastionata del Resegone o nell’arrampicata
possono osservare nella loro forma più splendida e reale.
non si potranno mai dimenticare.
Un mondo di escursioni
in falesia, su percorsi diversi che ap-
Ci sentiamo quasi impercettibil-
Le combinazioni particolari e fortu-
passionati arrampicatori hanno realiz-
mente sospinti ad allontanarci dalla
nate di questo sentiero escursionisti-
zato su palestre eccezionali, nelle cor-
piazzola della funivia, forse per per-
co hanno suggerito ben presto l’idea
se in bicicletta sulle piste e sui sentieri
dere persino le tracce di un progres-
di arricchirlo e perfezionarlo per tra-
per mountain bike.
so tecnico la cui presenza sentiamo
sformarlo in un importante Sentiero
Segno dominante e distintivo non
stonare in questo Eden extramonda-
Naturalistico. Lo studio scientifico ed
possono che essere il trekking dal più
no, e ci troviamo incamminati su un
approfondito della situazione geolo-
grande interesse e un valido alpini-
sentiero, che ben presto appare rea-
gica, della vegetazione e della fauna
smo. Non per niente qui ci stanno di
lizzato per uno scopo preciso. È in-
e del rispettivo rapporto con l’uomo
fronte invitanti le 6 punte del monte
fatti corredato di appositi cartelli, ne
portava alla definizione di un sentie-
Resegone, separate tra di loro dagli
troveremo in quantità per indicare 14
ro autoguidato mediante l’istallazione
irti e spesso innevati canaloni; non
stazioni e 11 punti intermedi, distri-
di 20 tabelle esplicative. Dalla prima-
per niente da qui dipartono o pas-
buiti sui poco più di 6 chilometri che
vera del 1998 Erna può esibire il suo
sano i diversi sentieri che portano ai
costituiscono quello che è stato si-
Sentiero Natura, una vera scuola di
numerosi rifugi, ai vari passi, culmini o
gnificativamente denominato El Gir de
scienze naturali, dove la teoria ha un
forcelle.
58
Escursionismo
immediato riscontro pratico e dove i
Anche se il Resegone non costitui-
gruppi di studenti che si avvicende-
sce una montagna prettamente alpini-
ranno non avranno bisogno di richia-
stica, la sua storia rappresenta un pun-
mi per porre attenzione a lezioni che
to di riferimento alpinistico veramente
Vista su Lecco all'uscita della ferrata Gamma 1. Foto di Danilo Villa
notevole: sulle sue pareti troviamo vie
perfino più ampie: non parliamo dei
di quelle appenniniche. E certamente,
di tutte le epoche, di alpinisti famosi
numerosi anelli che impegnano l’e-
come richiamo turistico, Erna non sarà
ed anche famosissimi. Da Erna, come
scursionista dalle poche ore all’intera
nemmeno la perla d’Italia, non poten-
base di partenza logica ed ideale, il
giornata, come quello che qui fa ri-
do vantare un semplice laghetto dai
Resegone può essere raggiunto con
tornare dopo aver toccato il Passo del
colori cangianti, né l’attrattiva di ripi-
una varietà incredibile di percorsi: at-
Giovo e il Passo del Fò, o il Passo di
de cascate spumeggianti e neppure
traverso il canale di Bobbio, il canale
Palio e La Passata, o del bellissimo iti-
il suono argentino del tipico torrente
Cermenati, il canale Cazzaniga, il ca-
nerario che, ancora attraverso il Passo
di montagna. Tra le tante cose belle
nale di Val Comera, il canale di Val Ne-
del Giovo o la sella di Foppafosca, ma
che però Erna pure ha, la più carat-
gra, ma anche seguendo i sentieri ele-
poi piegando verso la Forcella di Olino
teristica ed invitante è che, in que-
mentari di Pian Serada o dal Passo del
e la Bocchetta di Muschiada, in poco
sto ambiente certamente incantevole,
Giovo passando per la Sorgente delle
meno di 4 ore porta alla Culmine di
l’uomo si sente liberato dal frastuono,
Forbesette o la Val Caldera, fino ad
San Pietro. Parliamo soprattutto della
dalla distrazione o dal caos che ormai
arrivare al rifugio Azzoni del Resego-
prospettiva di quei trekking suggestivi
inevitabilmente raggiungono anche i
ne che può pure essere raggiunto dal
per la durata di più giorni, indirizzati a
luoghi più belli del creato. Nonostante
versante orientale sul Sentiero delle
mete della Valtellina e delle Alpi Orobie
gli incontri, i ritrovi, le manifestazio-
Creste che parte dal valico La Passa-
attraverso la Valsassina: giunti infatti al
ni che animano numerose giornate,
ta. Per i più audaci, che devono però
Pizzo dei Tre Signori, si potrà da qui
qui sembra ancora tutto intatto, tutto
essere anche perfettamente preparati,
puntare indifferentemente in direzione
induce ad immergersi nel silenzio, al
esiste pure la seconda puntata della
del Legnone e della Valtellina, oppure,
quale la dolcezza e la maestà dell’am-
via ferrata più difficile del lecchese,
scegliendo l’est, verso le Orobie.
biente in modo naturale invitano, qui
la Gamma 2, dedicata alla memoria
Abbiamo detto molte cose di Erna,
facilmente si rientra in se stessi per
di Carlo Mauri, che, per cenge, camini
l’abbiamo descritta come abbiamo
superare la subdola alienazione alla
e placche, con un ultimo spettacolare
potuto, ma certo non siamo riusci-
quale insensibilmente ci si abbandona
traverso-gronda e un breve tratto sul
ti a presentarla per quello che pro-
nel vociare quotidiano.
filo della cresta, porta in 3 ore circa ai
priamente è. In fondo località come
1809 m della cima del Dente sul Re-
i Piani d’Erna ne esistono a centina-
segone.
ia sulle pendici delle nostre monta-
Per il trekking le prospettive sono
gne, si tratti delle zone alpine come
Escursionismo
59
SETTE MESI COI BAMBINI
É un successo il programma 2015 del Family CAI di Andrea Spreafico e Alberto Pirovano All’inizio di quest’anno il nostro “progetto” Family CAI ha subìto una nuova, forte evoluzione: abbiamo scelto di affidare la stesura del programma delle attività ai partecipanti. Abbiamo così coinvolto i genitori, dai quali abbiamo colto i suggerimenti e con i quali abbiamo strutturato il programma 2015 delle nostre attività. Non sappiamo se si tratti di una “prima”: ma, certamente, ci è piaciuta l’idea di sollecitare il confronto con loro, che ci ha portato a vivere un’ulteriore bella esperienza; ed è stato un passaggio utile, a noi organizzatori, per verificare quali fossero i desideri delle persone che ci avrebbero accompagnato nel corso dell’anno. Dall’incontro con i genitori è così nato un programma di attività che possiamo definire completo; e decisamente lungo: dalla prima uscita in aprile sul sentiero “Lo Spirito del
Bosco” a Canzo in compagnia dei ragazzi dell’Alpinismo Giovanile (per un’esperienza di “interscambio” che sarà certamente da ripetere in futuro) sino alla sua conclusione in ottobre, in occasione della tradizionale burollata sociale alla Capanna Stoppani. E, nel frattempo, altre sei escursioni: sempre sul nostro territorio, sempre a “passi di bimbo”; con una gita della durata di due giorni e pernottamento presso una struttura della Val Biandino. Probabilmente, per molti dei nostri piccoli, sarà la prima notte “in rifugio”. Sette mesi davvero intensi, insomma; che daranno l’opportunità ai
Family CAI al Coltignone. Foto di Andrea Spreafico
bambini di crescere, fare esperienze e
condividere la propria passione con i
(come sempre) stupirci.
figli più piccoli.
Ma la vera sorpresa del 2015 è sta-
E la risposta dei genitori, al di là dei
ta ben altra: ossia il numero, davve-
numeri e della loro apprezzata capa-
ro elevatissimo, di coloro che hanno
cità propositiva, è stata assolutamen-
chiesto di partecipare alle nostre ini-
te ineccepibile anche sotto l’aspetto
ziative.
dell’organizzazione dei rispettivi nu-
In meno di una settimana, abbiamo
clei famigliari e della loro conduzione
infatti raggiunto la quota di oltre ses-
durante le prime tre escursioni, che
santa iscritti. Tanto da averci costret-
si sono già svolte. Cose non facili né
to a chiudere le iscrizioni pochi giorni
troppo scontate quando si ha a che
dopo la loro apertura.
fare con due o tre bambini in tene-
Avevamo avuto la sensazione che
rissima età.
qualcosa stesse cambiando; di aver
Quindi, dobbiamo dire un grazie a
gettato il seme di un nuovo concetto
tutti i genitori. Perché il Family è stato
di attività sociale nell’ambito del Club
pensato, ed ora esiste, per loro e per
Alpino: ma, sinceramente, non ci at-
i loro figli.
tendevamo un simile risultato. Forse tanto interesse e tanta partecipazione dimostrano, a noi per primi, che l’idea alla base del progetto Family
(Se volete vedere le foto e i video che illustrano le attività del Family CAI, visitate la nostra pagina su Facebook: https:// www.facebook.com/FamilyCaiLecco).
CAI ha probabilmente saputo fornire una risposta alle attuali necessità di tanti padri e madri appassionati di montagna e offrire loro la possibilità di
Escursionismo
61
OTTO USCITE SUGLI SCI
L’attività della stagione 2014-2015 del gruppo di fondo escursionismo
di Stefano Vimercati*
L
unedì 3 novembre 2014, in sede
compagnatori con rispettivi mansioni
CAI Lecco, abbiamo presenta-
e incarichi; il programma tecnico ed
to il programma della stagio-
economico delle due attività.
L’incanto di Sils. Foto di Chiara Spinelli
ne 2014-15, 32° anno di attività, per
Nella
programmazione
abbiamo
quanto riguarda il corso di avvicina-
mantenuto lo schema consueto, illu-
mento allo sci di fondo escursionismo
strato nel pieghevole di iscrizione e
e l’attività amatoriale.
svolto al completo.
Nella riunione del direttivo del 19
Hanno partecipato 40 persone per i
settembre 2014, si sono definiti: il rap-
corsi di addestramento e 41 per l’at-
porto con la commissione regionale di
tività amatoriale, con un calo di circa
riferimento CRLSASA-Sci escursio-
l’8% rispetto al 2014.
nismo; la conferma di istruttori e ac-
per intero, altri per tratti più brevi. Si sono avuti 41 iscritti, suddivisi in tre gruppi, rispettivamente accompagnati da:
to ripetere Innsbruck con Seefeld per rifarci dello scorso anno, aggiungendo la Val Ridanna di notevole bellezza. Hanno partecipato 50 persone.
ambulatorio di Ascole - OVCI- La Nostra Famiglia- Juba… per un futuro migliore - Fondo Castello solidale
- Azzurri: Giacomo Piazza
Come lo scorso anno abbiamo sog-
Abbiamo inoltre versato un contri-
- Gialli: Daniele Colombo
giornato presso l’Hotel Dollinger a
buto alla nostra sezione a sostegno
- Rossi: Domenico Pullano
Innsbruck (pubblichiamo a parte re-
delle sue molteplici attività
soconti e immagini). A tutti gli istruttori e accompagnatori desidero esprimere un caloroso
Pranzo sociale
ringraziamento per il lavoro svolto con
Abbiamo concluso la nostra attività
Gianni Zappaterra ha partecipato alla
sabato 6 giugno con il pranzo sociale
prestigiosa Vasaloppet in Svezia, 90
presso la sede del gruppo degli Alpi-
Km a tecnica classica, raggiungendo il
ni Monte Medale di Rancio, al quale
traguardo in 11 ore circa.
particolare dedizione. Terza parte (comune a tutti)
Prima parte (comune a tutti)
Lezioni tecniche e teoriche in sede CAI
all’1 marzo 2015, con: - Istruttori ISFE: Maria Giuseppina Ietto, Paola Monti
Si sono svolte tre serate, purtroppo poco frequentate, sui temi “Attrezzatura ed equipaggiamento”, “Orientamento” “Nozioni tecniche”. L’importanza degli argomenti trattati avrebbe meritato maggior interesse.
Uscite a secco
- Istruttori sezionali: Giovanni Bolis, Salvatore Bucca, Cesare Merlini
Vice direttore dei corsi: Giovanni Bolis Rapporti con la Commissione: Maria
Tre mattinate domenicali, con una
Con questa scelta pensiamo di ave-
la tradizionale gara sociale, per il terzo
re dato a tutti la possibilità di parte-
Il direttivo del gruppo, nella riunione
anno dedicata a Paolo Piazza, 10 km
cipare, proponendo anche, per quanti
del prossimo settembre, provvede-
su percorso pistato Surlej-Sils-Surlej
lo desideravano, una passeggiata fino
rà a nominare il sostituto di Giacomo
a tecnica classica.
alla cappelletta del San Martino o una
Piazza.
Giuseppina Ietto
volta suddivise in maschile e femmi-
intervenuti, al gruppo Alpini Medale
2015-2016, le modalità esecutive e le
avanzato.
cariche istituzionali.
nile. Partenza in linea per ogni gruppo.
che ci ha ospitati e in particolare all’a-
Nell’uscita finale dell’1 marzo in En-
I risultati ottenuti hanno soddisfat-
mico Giorgio.
gadina si è percorsa a staffetta la Ma-
to tutti i concorrenti (pubblichiamo a
In occasione dell’incontro conclusi-
gradita, la mia disponibilità a una pre-
ratona Maloja-Zuoz.
parte commenti e classifiche). Ci limi-
vo della stagione Giacomo Piazza ha
senza che sarà di consiglio e di supporto organizzativo alle attività.
tiamo a rimarcare che il miglior tempo
comunicato ufficialmente la sua deci-
assoluto femminile è stato ottenuto
sione, da tempo meditata, di rinunciare
Le uscite sulla neve si sono svolte
da Paola Sangalli (1.12.55), il miglior
per ragioni personali al suo incarico di
Concludo ringraziando il direttivo al
pr i n c i pa l m e n -
tempo
assolu-
accompagnatore del gruppo Amatori.
completo per l’opera svolta con spiri-
te di sabato, dal
to maschile da
Giacomo è stato uno dei fondatori del
to di servizio e per la collaborazione
10 gennaio al 7
Gianni Zappater-
gruppo Sci di fondo del CAI Lecco e
prestata a tutti i livelli nello svolgimen-
ra (1.00.54)
ha svolto un servizio attivo a favore di
to delle attività.
incidente motociclistico, non ha potu-
te in Engadina e
lago alla montagna.
to svolgere il suo servizio di istruttore.
una al Passo Coè
A lui gli auguri di una completa gua-
in Folgaria.
rigione, in attesa del suo ritorno nel
L’uscita
tutti i fondisti che si sono avvicendati
Auguro a tutti sempre maggiore
gior-
in 32 anni di attività amatoriale. A lui
collaborazione per il futuro, affinché lo
ni di fondo a
rinnoviamo l’espressione della nostra
sci di fondo in seno al CAI Lecco non
Innsbruck (Au-
più serena amicizia, con un plauso di
venga mai meno.
di domenica 1
stria),
sentito ringraziamento.
finale
Tre
Seefeld
Svolta dalla Scuola sci di fondo
Sono state effettuate sei uscite in
marzo si è svolta
Olympiaregion,
escursionismo del CAI Lecco nel cor-
Engadina e un’uscita di due giorni
lungo il percor-
Vipiteno-Raci-
Gestione economica
so di uscite domenicali dall’11 gennaio
sull’altopiano di Asiago, a Campomulo
so della Skima-
nes Val Ridanna
L’attività 2015 chiude in pareggio.
e Campolongo (la cronaca sul prece-
rathon
– 21-23 febbra-
Non è comunque venuta meno an-
dente numero di questo notiziario).
Zuoz.
64
Hanno partecipato 40 allievi, suddivisi in tre corsi: principianti, perfezio-
Per quanto mi riguarda, rinnovo, se
Attività amatoriale
al 7 dicembre 2014, alternando il piano
Sci di Fondo
Nella stessa occasione saranno
namento 1° livello, perfezionamento
marzo 2015, set-
prossimo inverno.
camminata lungo il vallo.
Stagione 2015-2016
definiti i programmi per la stagione
Marco Bianchi, a causa di un brutto
Attività di addestramento
Sabato 14 febbraio 2015 si è svolta
Un grazie a tutti coloro che sono
buona partecipazione, dal 9 novembre
Seconda parte
siamo legati da trentennale amicizia.
gorie (allievi scuola e amatori), a loro
Direttore della scuola e dei corsi: Marco Bianchi
Segnaliamo che lo scorso 8 marzo
Gara sociale - Coppa “Paolo Piazza”
Partecipanti suddivisi in due cate-
La maratona del gruppo scuola. Foto di Pina Ietto
Menzione
MalojaAlcuni
partecipanti l’hanno
io 2015 Abbiamo volu-
A tutti infine l’augurio di una buona e rigenerante stagione estiva.
che quest’anno la solidarietà per: - Associazione Amici di Lorenzo,
seguito Alla testata della Val Roseg. Foto di Raimondo Brivio
*Presidente del gruppo
Sci di Fondo
65
SOTTO LA NEVE DI SURLEJ
Percorso inedito per la Coppa Paolo Piazza, gara sociale 2015
passare qualcuno si può pensare: non
Categoria Amatori
sono l’ultimo! Di ritorno dall’ultimo tratto nel bosco, resta da affrontare il rettilineo che
di Paola Sangalli Sabato 14 febbraio 2015 si è svolta la terza edizione della Coppa Paolo Piazza, gara sociale di sci di fondo della sezione CAI di Lecco “Riccardo Cassin”. I due autobs con i partecipanti, il gruppo degli amatori e quello della scuola, partono puntuali da Lecco alle 7,30. A bordo ci sono alcuni posti a sedere vuoti, perché i malanni di stagione hanno costretto qualcuno a rimanere a casa . Il tempo non è di certo dei migliori: sta piovendo e in Engadina sono previste nevicate intermittenti. Tutti sperano che ci sia un”’intermittenza” di un’ora, giusto il tempo di svolgimento della gara. Dopo Chiavenna la pioggia si trasforma in neve e quindi prima di affrontare il passo del Maloja i due autisti sono costretti a montare le catene. La velocità è inevitabilmente rallentata
Intanto sono stati fatti preparativi
Finalmente gli sciatori sono pronti
porta al traguardo e di solito in questa
per lo svolgimento della competizio-
sulla linea di partenza: viene dato il via
parte conclusiva del percorso si cerca
ne: i cronometristi hanno allestito la
al primo gruppo e poi, a distanza di
di dare fondo a tutte proprie forze per
loro attrezzatura per la registrazione
cinque minuti, al secondo. Purtroppo
lo sprint finale: spesso la differenza
dei tempi, gli istruttori e gli accompa-
l’auspicata intermittenza delle preci-
di una manciata di secondi è signi-
gnatori si sono dislocati lungo il tra-
pitazioni non c’è: continua a nevi-
ficativa nella graduatoria finale, quindi
gitto per segnalare il percorso ai con-
care e questo crea qualche problema
bisogna resistere fino all’ultimo metro.
correnti e per controllare la regolarità
di visibilità: gli occhiali si appannano
Finalmente ecco l’arrivo e con esso un
della loro condotta: infatti è conces-
e si bagnano, a tratti è difficile indi-
bicchiere di tè caldo ben zuccherato.
so unicamente l’impiego della tecnica
viduare le canaline, ormai colme di
C’è ancora il tempo per una foto ri-
classica, rigorosamente proibita la tec-
neve. Ovviamente i concorrenti non si
nica dello skating. Quest’anno la gara
scoraggiano per così poco e con gli
non si svolgerà lungo il solito anello di
incitamenti degli istruttori e accom-
10 km che prevede l’andata nel bosco
pagnatori distribuiti lungo il percorso
e il ritorno sulla piana del lago, poiché
danno il loro meglio, anche quando
qualche giorno fa si è verificato un
devono affrontare salite e discese e
brutto incidente a causa del cedimen-
oltrepassare concorrenti meno velo-
fino alla sera, quando, in sede, ci sarà
to della crosta di ghiaccio; il traccia-
ci. Mentre si gareggia non si riesce a
la premiazione e la consegna delle
to quindi avrà la stessa lunghezza ma
valutare quanto tempo sia trascor-
coppe ai vincitori e di premi a tutti i
anche il ritorno avverrà lungo la pista
so dalla partenza, si pensa ad andare
partecipanti.
a monte.
avanti e solo nel caso si riesca a sor-
Poco dopo la partenza. Foto di Pina Ietto
Categoria Allievi
cordo e poi subito si torna all’autobus per cambiarsi e indossare abiti asciutti. Ovviamente tutti sono curiosi di conoscere il proprio tempo, per vedere se si è gareggiato meglio dell’anno precedente, ma per il momento non si può sapere niente: bisogna aspettare
PROVA DI FINE CORSO
La Coppa “Paolo Piazza” per lo sci di fondo escursionismo
e così il previsto arrivo a Surlej per le
di Mariarosa Beretta
10,30 avviene in realtà dopo le 11.
Sabato 14 febbraio 2015, sulle nevi dell'Engadina, si è disputata la seconda edizione della gara "Coppa Paolo Piazza", organizzata dal Gruppo sci di fondo escursionismo del Club Alpino Italiano, sezione di Lecco “Riccardo Cassin”. La gara è dedicata a Paolo Piazza, uno dei fondatori del gruppo, prematuramente scomparso, che tutti ricordano come caro amico ed eccellente punto di riferimento. I partecipanti, suddivisi in due categorie (allievi scuola e amatori), a loro volta suddivise in maschile e femminile, hanno ottenuto soddisfacenti risultati. La partenza è stata data in linea per ciascun raggruppamento. Cronometristi Carlo Zecchi e Carlo Fazzini Giudice di gara Stefano Vimercati L'iniziativa si è conclusa nel tardo pomeriggio in sede CAI Lecco con premiazione e festeggiamento di tutti i partecipanti. Nelle tabelle qui sopra le classifiche.
Il programma prevede la partenza in linea, prima del gruppo degli amatori e poi del gruppo della scuola. Una volta giunti al posteggio si preparano gli sci con la sciolina che si spera sia più adatta alla temperatura e al tipo di neve: un errore nella scelta può rendere difficoltoso o addirittura impedire lo scorrimento degli sci e compromettere l’esito della gara.
66
Sci di Fondo
RITORNO A INNSBRUCK
Una fantastica “Tre giorni” per i fondisti del CAI Lecco
le quali domina lo Zugspitze, 2962 m.
Qualcuno, per dedicare il giusto
secolo fino al 1967. Conserva un pic-
spazio alla conoscenza della città, ha
colo ma affascinante centro storico di
rinunciato per un giorno a trasferir-
aspetto medioevale con alcuni edifici
Al secondo soggiorno la città ha
si sulle piste di sci, appagandosi con
significativi che raccontano le vicen-
assunto per ciascuno di noi un carat-
la visita a gioielli nascosti come il Ri-
de della città: la chiesa parrocchiale di
tere più familiare, e anche il percor-
esenrundgemalde. L’edificio, situa-
San Nicolò, costruita alla fine del 1200
so dall’hotel al centro, 20-30 minuti
to presso la stazione della funicolare
e decorata all’interno in epoca baroc-
a piedi per una zona di parchi lungo
per Hungerburg, conserva un enorme
ca; il Municipio ospitato in quello che
l’Inn, è sembrato meno lungo.
dipinto circolare, opera del pittore ti-
fu un antico castello con una carat-
Non solo quindi la tradizionale pas-
rolese Franz Defregger (1835-1921),
teristica torre a padiglione; il castello
seggiata lungo la Maria-Theresien-
raffigurante la terza battaglia di Ber-
di Hasegg che nel 1500 fu sede di
Strasse con i suoi fastosi palazzi ba-
gisel del 31 agosto1809, un episodio
una famosa zecca; il cinquecentesco
rocchi, non solo lo sguardo agli edifici
importante delle guerre di liberazione
convento delle Dame con la chiesa del
che testimoniano il periodo d’oro del-
tirolesi contro le truppe napoleoniche
Sacro Cuore.
la città durante il regno dell’imperatore
condotte dall’eroe nazionale Andreas
Massimiliano d’Asburgo (1459-1519),
Hoffer.
Innsbruck
tà frettolosa, in un pomeriggio di do-
non solo le vie dove si concentrano
menica abbastanza freddo e con po-
i negozi prediletti dai turisti, ma an-
In val Ridanna sotto la neve. Foto di Pina Ietto
di Adriana Baruffini
P
er il secondo anno consecutivo la tradizionale uscita di tre giorni del gruppo Sci di fondo
ha avuto come meta Innsbruck e il suo comprensorio. Bisognava saldare il conto con la penuria di neve e l’abbondanza di ghiaccio della scorsa stagione e questo è potuto avvenire grazie alle precipitazioni nevose abbondanti che l’inverno di quest’anno ha regalato al Tirolo, con temperature in grado di assicurare condizioni ideali di innevamento delle piste. La neve Abbiamo incominciato a trovarla in
68
Sci di Fondo
Val Ridanna, che era rimasta nel ri-
Km di piste per alternato e 110 Km
cordo del gruppo per le temperature
per skating, piste per tutti gusti, di ogni
polari con le quali lo aveva accolto nel
lunghezza, difficoltà e pendenza, neve
2013.
soffice e senza ghiaccio. Un com-
Questa volta abbiamo sciato sotto la
prensorio che ha più volte ospitato i
neve, ma una nevicata tranquilla, non
campionati mondiali di sci di fondo e
fastidiosa, senza vento, in una cornice
combinata nordica. La maggior par-
suggestivamente invernale dei piccoli
te degli sciatori si sono divertiti sulle
paesi di Masseria e Santa Magdale-
piste intorno ai Centro del fondo di
na e del tratto di valle che con il suo
Seefeld e di Leutaschtal accompagnati
tranquillo torrente si allunga fino ai
da Pina Ietto e Daniele Colombo. Un
piedi del gruppo montuoso del Pan di
piccolo gruppo guidato da Mimmo
Zucchero. Poca gente in giro, poche
ha scelto invece percorsi un po’ più
attrazioni turistiche e tanto silenzio.
lunghi e impegnativi: il primo giorno
Nei due giorni successivi, altra neve
ha raggiunto le piste di Ferien Kolonie
abbondante, questa volta con cielo
e Wildmoosalm alte sopra Seefeld; il
quasi sempre azzurro, nell’Olympiare-
secondo giorno ha effettuato la tra-
gion di Seefeld, località a 25 Km da
versata completa dal Centro del fondo
Innsbruck, a 1200 m di quota: un vero
di Leutaschtal a Seefeld, 25 Km circa
paradiso per i fondisti, con una decina
con un dislivello in salita di 300 metri,
di zone sciistiche per complessivi 150
in una splendida cornice di cime fra
La nostra visita è stata per necessi-
Hall in Tirol
chissima gente per le strade. Abbiamo
che la possibilità di conoscere qualche
Hall come sale. Questa cittadina a
immaginato quanto più accogliente
angolo, chiesa o monumento in modo
10 Km a est di Innsbruck, davanti al
possa essere questa graziosa cittadi-
più approfondito, compatibilmente con
massiccio del Betterwurf, deve il pro-
na in altre stagioni quando i balconi
gli orari di apertura non sempre ade-
prio nome e la propria ricchezza alla
si riempiono di fiori, i bar e i negozi
guati ai ritagli di tempo liberi dall’atti-
vicina miniera di sale che fu ininter-
sono aperti, gli abitanti sciamano per
vità sciistica.
rottamente sfruttata dal tredicesimo
le strade mescolandosi ai turisti.
CRONACA DELLE TRE GIORNATE di Giusi Negri
Sabato 21 febbraio partiamo da Lecco per raggiungere la prima meta: Vipiteno – Racines Val Ridanna, la sciata avviene sotto una nevicata dapprima debole poi più intensa, ma il tempo non ci ferma: tutti contenti ritorniamo al nostro autobus che ci porterà all’Hotel Dollinger di Innsbruck. Dopo un meritato riposo e visita al centro della ridente città austriaca ci aspetta la cena tipica del luogo e poi tutti a letto. Al mattino il tempo è nuvoloso, pioviggina ma nulla ci ferma, riprendiamo il nostro autobus per la meta del giorno: Seefeld con le sue piste ci permette un’altra sciata in un ambiente fantastico, circondati da boschi con alberi innevati. Nel pomeriggio visitiamo un paese vicino a Innsbruck: Hall in Tirol con un bellissimo centro storico, miniere di sale e importanti monumenti. Alla sera cena con torte offerte dai partecipanti e preparazione bagagli. Lunedì mattina ci svegliamo con una giornata stupenda: il sole ci scalda e ci accompagna nella zona del Leutaschtal, qualcuno scia sulle piste della piana, altri affrontano salite e un gruppetto raggiunge Seefeld con gli sci. Il ritorno da Seefeld via Innsbruck/Brennero è abbastanza veloce: sull’autobus raccontiamo le nostre sciate, le visite culturali, le nuove amicizie. I gruppi accompagnati da: Pina e Giovanni, Daniele e Mimmo hanno sciato in compagnia condividendo nuove emozioni e fatiche. Anche quest’anno abbiamo trascorso tre giorni in compagnia, sciando e camminando in luoghi fantastici. Alla prossima tre giorni, per conoscere nuovi posti e vivere nuove avventure.
Sci di Fondo
69
25 INVERNI
Dalla Lapponia alla Val di Fiemme, un quarto di secolo di sci con il G.E.O.
di Claudio Santoro
2004 Oberammergau, Baviera
G
ermania, Francia, Austria, Fin-
di fondisti, con l’ausilio di Angelo Pez-
ficienti e si passa ai pullman che, ben
landia, Norvegia, Svezia oltre,
zucchi. Nel 1993 è Terenzio Castelli a
presto, non bastano più neanche loro;
neanche a dirlo, le vicine piste
prendere la barra del timone del grup-
servono aerei, treni e traghetti per
svizzere e italiane. Nel corso di ven-
po degli sciatori; ne ha tutti i numeri,
raggiungere le piste da solcare.
ticinque anni
sono state queste le
considerato che è un esperto e navi-
Il 1996 e 1997 sono gli anni della
location scelte e percorse dal gruppo
gato fondista con un ricco palmares
Foresta Nera, da Hinterzarten a Mar-
degli sciatori di fondo che fanno parte
di Marcelonghe in giro per il mondo e
tinskadelle, alle sorgenti del Danubio e
del GEO (Gruppo Età d’Oro) e coordi-
di Vasaloppet svedesi. E’ lui che inizia
al lago Titisee, mentre il 1998 è de-
nano i Seniores della sezione lecchese
a innervare il gruppo che adesso su-
dicato a quelle francesi di Queyras e
del CAI .
pera le cento unità di cui ben 70 sono
Briançon con puntate al Col de Izoard
Si inizia timidamente nel 1990, con
fondisti. Si va a scuola con dei maestri
che gronda ancora memoria delle sfi-
uno sparuto gruppo che si muove
svizzeri e la destinazione sono le nevi
de fra Coppi e Bartali.
con le proprie auto, nei pressi di casa.
svizzere della Skimarathon e quelle
Anna Clozza ne è il capo indiscusso
italiane di Santa Caterina.
e con polso fermo governa la brigata
Le auto proprie non sono più suf-
Il 1999 e il 2000 vedono l’Austria come meta con le nevi di Pertisau e visite a Innsbruck e Salisburgo e nella
2014 Lavazè, val di Fiemme.
valle dell’Achensse.
Ma non si possono trascurare le
con scioline, sci e quant’altro rima-
Il 2001 è l’anno della Finlandia, da
nevi italiane, così ci sono le settimane
ne indelebile e, a dispetto degli anni,
Rovaniemi a Lathi (900 km in treno),
bianche in Val Pusteria con l’incontro
trionfa su tutto. Terenzio lo ha dimo-
della mitica Lapponia, del Circolo Po-
con il grande Reinhold Messner, o la
strato due anni fa, quando per fe-
lare Artico e dell’incontro con San-
Val di Fiemme e i chilometri di piste
steggiare i suoi ottant’anni, insieme a
ta Claus, e, passando per l’Austria e
di Lavazè e della Marcialonga, la Val
trecento veterani e al grande Franco
Seefeld (2005), il 2006 è l’anno della
di Fassa, Dobbiaco, Cortina, San Candi-
Nones, ha percorso tanti chilometri in
Norvegia con i meno 25 gradi dell’al-
do solo per citarne alcune. Neanche a
occasione della quarantesima edizio-
topiano di Gol e dei trampolini di Hol-
dirlo la vicina Svizzera è meta di fre-
ne della Marcialonga.
melkollen e di Lillehammer, delle piste
quenti scorribande con sciate in En-
Alla fin fine cosa volete che siano
della Birkebeiner e dei fiordi di Bergen;
gadina al Maloja, a Zuoz, in Val Roseg
mai venticinque anni se non appena
nel 2007 si rimane in ambito scan-
. a Zernez.
che un quarto di secolo! Ce n’è ancora
dinavo ed è la volta della Svezia, di
“Quest’anno rimaniamo in Italia” di-
molta di strada da fare. Sarà il caso di
Stoccolma e di Uppsala, per calpesta-
chiara Terenzio Castelli, 82 anni portati
inforcare gli sci e partire per un’altra
re la neve della mitica Vasaloppet. Nel
con baldanza e leggerezza “e dopo la
avventura.
2010 si torna in Austria nella valle di
val di Fiemme ci sposteremo in Val
Lermoos-Ehrwald e l’anno successivo
d’Aosta a La Thuile dove potremo
è la volta di St Johann e di Kitzbuehl.
scaricare ancora la voglia di sciare in mezzo alle neve e alla natura.” Con la banda adesso capitanata da Marcello
72
Geo
Sellari che ha raccolto alla grande il testimone di Anna Clozza. La voglia di faticare e di trafficare
Foto di Marcello Sellari, Terenzio Castelli e Agostino Riva Nella pagina a fianco, in senso orario: 2005 Seefeld; 2006 Norvegia; 2001 Finlandia. Con Santa Claus Terenzio Castelli e Anna Clozza; 2010 Lermoos, Austria
NONNI E NIPOTI IN FESTA CON IL GEO di Agostino Riva
L’ appuntamento ai Piani Resinelli per la tradizionale festa “Nonni e Nipoti” organizzata dal gruppo GEO del CAI Lecco, ha avuto quest’anno, grazie anche alla magnifica giornata di caldo sole, una notevole partecipazione e un totale coinvolgimento tra tutti gli intervenuti. Camminata dei nonni con tutti i nipotini fino al Belvedere e al ritorno, affamati, pranzo alla Montanina. Nel pomeriggio, guidati da una esperta intrattenitrice, baby dance e a seguire, per grandi e piccoli, corsa nei sacchi. Infine merendona preparata dalle nonne e dalle mamme, a conclusione di una giornata intensa e indimenticabile. Siete tutti invitati per il prossimo anno.
ESPLORAZIONI INVERNALI
La rincorsa all’ignoto nelle grotte venete
di Gigi Casati
I
l 2015 è l’anno in cui posso ritornare alle mie amate esplorazioni speleo subacquee. Dopo un paio
di stagioni forzatamente dedicate ad altre attività sportive durante le quali, con nuovi stimoli, mi sono rilassato e allargato la mentalità, risorge la voglia, che da sempre mi accompagna, di raggiungere posti mai raggiunti da anima viva. Anche se le condizioni meteorologiche fanno parte dell’incerto del mestiere, ricominciamo a L’idea iniziale, era quella di topografare la parte profonda e di continuare la sorgente del Gorgazzo, a Polcenigo (Pordenone), da me esplorata nel 2008 fino alla profondità di -212 m, rendendola la sorgente conosciuta più profonda d’Italia. A causa delle continue piogge che lo scorso anno si sono protratte fino a dicembre, le falde erano molto piene ed il livello della sor-
Sorgente del Gorgazzo. Foto di Roberto Rinaldi
rincorrere l’ignoto.
Oliero Cogol dei Veci, partenza. Foto di Davide Masserenti
Oliero Cogol dei Veci, il rientro. Autoscatto di Gigi Casati
Sorgente dei Fontanazzi, la vasca d’ingresso. Foto di Cristina Rainero
Sorgente Gorgazzo, recupero della campana. Foto di Cristina Rainero
gente stentava ad abbassarsi. Osservo
risente del fatto. Prendo di malavoglia
data e che avrebbe dovuto garantirmi
enorme, oltre i 5 m di diametro che
ne danno la possibilità, magari cercan-
percorrendo un anello che mi ave-
gennaio scorrere via senza darmi la
la decisione sofferta di abbandonare
anche il ritorno, probabilmente per la
nel 2005 non avevamo notato. Non
do con occhi diversi e svincolandosi
va riportato sul mio filo arrivando da
possibilità di iniziare i lavori di prepa-
per il momento le immersioni nel Gor-
resistenza nell’avanzamento, si scarica
è esplorazione nuova perché ci sono
dai parametri precedenti che forse ci
un’altra galleria. Da allora, queste gal-
razione per l’esplorazione della grotta.
gazzo, perché non ha senso perdere
completamente. Mentre mi addentro
tracce di qualcuno già stato in queste
avevano momentaneamente accecati.
lerie finali non sono più state percor-
In febbraio la corrente sembra calare:
tempo guardando l’acqua sgorgare
lungo il sifone, con gli strati di roccia
gallerie, come segni per rilievo topo-
Il romanticismo del ricordo dei tem-
se da nessuno, nonostante qualche
con i fedeli e vogliosi amici di sem-
per giorni in attesa della secca ideale
che mi affiancano, ora restringendo-
grafico; per me, che ci passo per la
pi passati e anche la rivisitazione dei
tentativo ci sia stato. Dovrò cercare la
pre, convergiamo sul posto e come api
e sperando nel sopraggiungere di un
si, ora allargandosi in strati e blocchi,
prima volta, è piacevole, gironzolan-
sifoni esplorati, mi porta a immerger-
prosecuzione in queste zone remote,
operose, ronziamo intorno e dentro
periodo freddo e asciutto.
mi chiedo il senso del mio agire ma
do, osservarne la morfologia. La parte
mi nel Cogol dei Siori una poderosa
sperando di ricevere qualche sugge-
la determinazione mi aiuta nel tener
aerea esplorata da noi nel 2005, ag-
uscita d’acqua poco distante dal Cogol
rimento dal mio filo vecchio che in
duro. La ragione mi conferma che a
giunta a queste gallerie esplorate dagli
dei Veci, teatro del congiungimento
qualche punto sarà rotto. I miei amici
alla sorgente trasportando, oltre all’attrezzatura subacquea, anche 1000 kg
Le grotte di Oliero
di zavorra necessari per ancorare sul
Non mi perdo d’animo e, con un giro
livello di attrezzatura sono ampia-
svizzeri, supera abbondantemente i 2
sotterraneo con la suddetta sorgente
fedeli e operosi ci sono e si organizza
fondo della vasca d’ingresso la cam-
di telefonate, cambio scenario: andia-
mente entro i limiti di sicurezza, che
km. Il complesso delle grotte di Oliero
durante una delle mie esplorazioni. C’è
il trasporto dei materiali fino alla grotta
pana per la decompressione, utile per
mo all’Oliero nella valle del Brenta, al
è pertanto solo un leggero cedimento
è stimato di 12 km di cui 9 di galle-
ancora in alcune zone il mio vecchio
e poi nella grotta. Le strettoie iniziali e
aumentare la sicurezza dopo le risalite
Cogol dei Veci, dove mi troverò con gli
fisico; con tutta calma, mi concentro
rie allagate. Trascorse le ore notturne,
filo d’Arianna, a circa 1 km dall’ingres-
quelle a 400 m dall’ingresso sono le
dalle immersioni profonde. Il tempo di
inglesi Rick Stanton e Jason Mallison
e gestisco la situazione. Una vol-
saluto gli amici inglesi e parto per ri-
so dopo dieci anni. Ho fotografati in
uniche limitazioni alla progressione in
installare la campana nel limpido la-
con i quali ritornerò, dopo dieci anni
ta riemerso nella parte aerea, decido
entrare, mentre loro s’immergono nel
testa alcuni punti di tutte le grotte da
questa sorgente che è caratterizzata
ghetto iniziale, per renderci conto che
esatti, oltre il primo sifone lungo 2400
di non entrare nel secondo sifone. Il
secondo sifone. Quando un handicap
me esplorate ed è interessante ve-
da una visibilità quasi sempre perfetta.
il livello dell’acqua, contrariamente a
m per una scorribanda alla ricerca del
propulsore che avrei dovuto usare per
è assunto come esperienza, il nega-
dere come a volte questi punti siano
Il gruppetto di partecipanti è nume-
quello che si sperava, non scende fa-
fantomatico terzo sifone che voci di
continuare, a questo punto divente-
tivo diventa positivo: tenendo con-
memorizzati perfettamente, mentre
roso: Adriano, Alessandro, Beppe, Boa,
cilmente e che le condizioni all’interno
corridoio sostengono esista; in verità
rà il propulsore primario per il rien-
to delle difficoltà dell’andata, cambio
altre volte la memoria gioca qualche
Cristina, Davide, Davide-Squark, Laura
della sorgente rimangono proibitive a
nessuno è ancora riuscito a trovar-
tro. Si sta davvero tranquilli e in pace
l’assemblaggio delle attrezzature e il
scherzo e non riproduce fedelmente
e Josè, ma, secondo gli impegni per-
causa della corrente che rimane in-
lo. Immergersi zavorrato di attrez-
nel buio nerissimo della grotta, dove il
ritorno è agile e piacevole, quasi un
tutto il passaggio.
sonali, essi alterneranno la loro pre-
tensa. Sull’altipiano soprastante nevica,
zature dopo tanto tempo d’inattività,
solo rumore che si ode, è lo stillicidio
grand tour turistico.
anche se, occasionalmente, le anomale
è come per un alpinista partire per la
e lo scorrere dei rivoli. Aiuto gli amici
Quando la sera dopo anche Rick e
calde temperature di questo tiepido
cima del Bianco senza allenamento,
inglesi a trasportare nelle zone aeree
Jason sono fuori, ci riuniamo davanti
Il Gorgazzo è sempre inagibi-
gruppetto di cinque persone sempre
febbraio sciolgono la neve e lì sotto si
praticamente una faticaccia infernale.
i loro materiali per la progressione e
a un buon bicchiere di birra a Valsta-
le, quindi sempre a proposito di api, il
efficienti. In meno che non si dica,
Il carico che mi traino dietro sott’ac-
organizziamo il campo per trascorrere
gna per tirare le somme. Il mitico ter-
fiore su cui posarmi sarà la sorgente
qua è leggermente negativo e questo,
la notte che è notte solo perché così
zo sifone non è stato localizzato ma
dei Fontanazzi, nel vicentino, a Sola-
questione di assetto, mi fa faticare più
indica l’orologio. Poi ci dedichiamo
da qualche parte deve essere. Il bello
gna. La mia ultima esplorazione risale
del dovuto e anche il propulsore che
alla ricognizione delle gallerie aeree
dell’esplorazione è anche riprovarci,
a quattro anni fa e mi ero fermato a
utilizzo per percorrere il sifone all’an-
e con stupore, scopriamo una galleria
appena il tempo meteo e cronologico
una distanza di 1.107 m dall’ingresso
76
Speleologia
senza per i nove giorni che rimarrò I Fontanazzi di Solagna
alla sorgente. Giornalmente saremo un
Speleologia
77
MICROCOGENERAZIONE:
con forma di interstrato ben levigata
ENERGIA PULITA E CONVENIENTE
alla mia destra, la raggiungo, entro e dopo pochi metri mi ritrovo in un “cul de sac”. Ritorno indietro percorrendo per un tratto, senza rendermene conto, la galleria da me percorsa nel 2011. Il ritrovamento di pezzi di filo mi fanno capire che la prosecuzione non è qui. Il tempo scorre inesorabilmente e ogni minuto a queste profondità, equivale ad altrettante lunghe soste di decompressione, prima di poter riemergere. Al quarantacinquesimo sono sulla via del rientro; dopo quasi Sorgente dei Fontanazzi, un passaggio. Foto di Josè Amici
un’ora inizio la decompressione a una
con un’immersione, tutte le bombole
trovo. Percepisco un’infiltrazione nella
di bombole e le trasporto il più vici-
di emergenza sono pronte a partire
muta e la sensazione dell’acqua a 9°
no possibile all’uscita. Gli amici, oltre a
dai primi metri fino alla profondità di
che mi circonda una gamba, è pro-
farmi assistenza in decompressione, si
-100. Trovo il mio filo rotto in diversi
prio antipatica. Giorno dopo giorno,
occupano di recuperare le attrezza-
punti, anche perché a questa distanza
ho memorizzato tutti i passaggi a do-
ture che lascio. Dopo quasi due ore
e profondità non viene mai nessuno e
vere e rimane un unico posto dove
ecco arrivare Davide che, dopo aver
quindi nessuno lo ripara. Con lo svol-
cercare, limitato a un area dove il filo
verificato che tutto sta procedendo
gi sagola in una mano e il propulso-
è completamente assente, segno della
per il meglio, scende a -90 m per
re nell’altra vado a ripristinare la linea.
presenza, in condizioni di piena, di una
recuperare le bombole. Io continuo
La morfologia è molto varia costituita
forte corrente. Trentadue minuti di
la risalita e nonostante siano passati
da gallerie in interstrato, condotte, e
concentrato divertimento al traino del
molti mesi dalla mia ultima immer-
qualche blocco di crollo, nell’insieme
mio amico propulsore XK1 modificato,
sione impegnativa, i tempi di decom-
una visione suggestiva e varia che si
per una resa ancora maggiore: mi di-
pressione riesco sempre a mantenerli
può meglio godere durante le soste di
verto in alcuni punti a sfiorare le rocce
decisamente più corti di quelli che il
decompressione.
per anticipare le curve e gli sposta-
computer più evoluto del momento mi
Una giornata di pioggia arriva per
menti verticali della galleria ed ecco-
consiglia di fare. Una sperimentazione
complicare i piani e la visibilità si riduce
mi nella zona dove la ricerca diventa
su me stesso, dopo anni di esperienze
a 5 m che possono essere considerati
importante. Da una profondità massi-
d’immersione, mi permette di ridurre
tanti o pochi secondo le dimensioni
ma di -132 m la galleria risale fino a
di oltre il 50 per cento la decompres-
degli ambienti: in questa grotta le di-
-122. Mi avvicino alla parete, seguen-
sione consigliata da vari profili mate-
mensioni delle gallerie al fondo, non
do i massi di una frana e risalgo fino a
matici di algidi software. Resta inteso
sono piccole, perciò lì 5 metri sono
-115 m. C’è un passaggio fattibile ma
che il profilo che applico a me stesso
pochi. Eseguo due immersioni nella
piccolo, dove infilo la testa per dare
si relaziona alle mie proprie caratte-
parte finale della galleria per control-
uno sguardo oltre: sono alla base di
ristiche fisiologiche. Dopo cinque ore,
lare tutte le possibilità di prosecuzione,
un pozzo che risale verticale con di-
fresco come una rosa, ritorno all’aria
ma nulla da fare, al momento non la
versi massi di crollo all’interno. Sarà da
libera: allo sviluppo totale della grotta,
questa parte? L’ambiente è angusto
ho aggiunto una quindicina di metri
e solo con una retromarcia posso di
a -110 m, importanti perché appena
nuovo girare la testa per osservare
potrò, sarò di nuovo lì, con il passag-
intorno. Vedo una possibile galleria
gio inciso nella memoria.
78
Speleologia
GAS
profondità di -68 m. Recupero un po’
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L’ANNO DEL RAFFORZAMENTO
La relazione all’assemblea generale dei soci
I
di Emilio Aldeghi*
n data 27 marzo 2015, presso la sede del CAI Lecco, si è svolta l’assemblea generale dei soci rela-
tiva all’anno 2014: - assemblea ordinaria con relazione del presidente, relazione finanziaria, elezione dei candidati all’assemblea nazionale e regionale lombarda per il
Raduno 2015, la segreteria .Foto di Chiara Spinelli
2015, relazione dei responsabili di settore sulle attività svolte, approvazione delle quote associative; - assemblea straordinaria con presentazione e approvazione del regolamento generale della sezione. Il verbale è consultabile in sede CAI.
80
Appuntamenti
nel rapporto con altre sezioni, in parti-
figure che operano nelle commissioni
trico e la predisposizione di stufette di
colare con la sezione di Calolziocorte,
regionali, l’attuale consigliere e socio
riscaldamento della sala pranzo, e per
di Mandello e di Valmadrera. Questa
della sezione Matteo Spreafico.
la sede, con l’installazione dell’impianto
attività è stata attivata per rispon-
Il consiglio, con il prezioso contri-
antifurto; ha inoltre migliorato l’offerta
dere alla necessità di avere un pen-
buto del socio Andrea Spreafico, ha
ai soci con l’acquisto della grande te-
adottare una nuova modalità per ge-
siero comune e quindi più facilmen-
approvato il regolamento sezionale. Il
levisione posta nel salone della sede,
“Ripensare al lavoro fatto per sten-
stire la contabilità. Grazie al supporto
te sostenibile sui temi che verranno
documento che verrà posto all’atten-
il rifacimento del sito internet e la
dere la relazione annuale mi mostra
informatico realizzato ad hoc dal vice
posti all’ordine del giorno durante i
zione e all’approvazione dei soci nel
sistemazione del computer nella sala
con troppa evidenza la velocità del
presidente Marcello Sellari potremo
momenti istituzionali del Club Alpino
corso dell’odierna assemblea, peraltro
riunioni.
tempo. Ripenso alla fatica e all’impe-
avere uno sguardo più mirato sull’an-
Italiano e cioè l’Assemblea Regionale
previsto dal CAI Centrale, potrà per-
Fra le novità intraprese nel 2014
gno speso per coordinare azioni, pro-
damento economico della sezione.
e l’Assemblea Nazionale. Ritengo che
mettere a tutti i soci della sezione di
penso alla decisione di premiare i
porre traguardi, consolidare le attività,
Piano piano una identica modalità di
questo impegno debba proseguire in
avere chiare le linee di indirizzo orga-
soci cinquantennali, sessantennali e
discutere con i soci e i consiglieri e mi
gestione verrà dapprima proposta ai
futuro con l’aggregazione di altre se-
nizzative e di responsabilità. Le sotto-
settantennali nel corso del tradizio-
accorgo che è già tutto dietro l’angolo,
gruppi del CAI e alle sottosezioni. Ci
zioni del territorio. Ci permetterà di
sezioni dovranno a loro volta dotar-
nale saluto alla città in occasione del
che è ora ancora di ripartire, di prova-
permetterà di avere dati espressi in
essere una voce, numericamente par-
si di un proprio regolamento in linea
Natale con il concerto dei cori alpi-
Relazione del presidente
Raduno 2015, il pranzo sul piazzale del rifugio. Foto di Gianbattista Airoldi
Raduno 2015, alcuni giovani partecipanti. Foto di Chiara Spinelli
Raduno 2015, sulla via del ritorno tra straordinarie fioriture di Botton D’Oro. Foto di Gianbattista Airoldi
re sempre a migliorare. Il 2014 non è
modo omogeneo e quindi facilmen-
lando, autorevole, capace di proposte
con quello sezionale e con lo statuto,
ni lecchesi. L’iniziativa, superando la
stato un anno di transizione, anzi direi
te compattabili all’interno del budget
migliorative per tutto il sodalizio. Nel
ponendoci così tutti sugli stessi bina-
tradizionale cena sociale che ultima-
che abbiamo impostato una serie di
sezionale. Sappiamo che troveremo
tempo siamo stati in alcuni momenti
ri ed evitando pareri contrastanti che
mente era particolarmente in ribasso
iniziative organizzative assolutamente
qualche difficoltà con chi è abituato
punto di forza del CAI nazionale e in
hanno purtroppo portato qualche vol-
in fatto di adesioni, è stata partico-
degne di nota nonostante siano quei
a gestire i conti diciamo “alla vecchia
altri osservatori distanti. Il tempo ha
ta ad incomprensioni.
larmente apprezzata sia dai soci che
passaggi meno noti ai più, che non ci
maniera”, ma ormai la certezza della
sempre dimostrato che chiudersi nel
permettono di essere citati sulle pagi-
gestione economico-amministrativa
ne dei giornali e dei più svariati mezzi
introito
dagli altri numerosi partecipanti alla
proprio piccolo particolare porta ad un
dell’affitto del rifugio Lecco, dovuto
serata presso il cenacolo francescano.
è un punto nodale per evitare cattive
inaridimento delle forze e delle idee.
al fatto che l’abbiamo ricevuto in an-
Nel corso della stessa serata abbiamo
di comunicazione, ma indispensabili
sorprese ed indirizzare correttamente
Proprio per ridare slancio al nostro
ticipo per sostenere le spese di am-
per far sì che la nostra associazione
le disponibilità economiche
essere presenti nel CAI generale, nella
modernamento, il consiglio ha ritenuto
possa avere linee guida e di indirizzo
mentare l’efficacia delle proposte.
prossima assemblea regionale propor-
importante attuare degli investimenti indispensabili per il rifugio Stoppani, quali il rifacimento dell’impianto elet-
ed au-
chiare e definite. Per non rimanere nel
Abbiamo dato vita, anche se siamo
remo come candidato al Comitato di-
vago cito la decisione del consiglio di
solo all’inizio, ad un consolidamento
rettivo Regionale, in aggiunta alle altre
Nonostante
il
mancato
Appuntamenti
81
voluto riproporre una raccolta fondi
Abbiamo riproposto il Raduno ai
può ritornare, come un seme buttato
per l’associazione Amici di Lorenzo,
Piani di Bobbio che è previsto anche
che magari, quando meno uno se lo
riscontrando come sempre un grande
per il 2015. Il raduno vuole essere un
aspetta, può iniziare a mettere radici.
senso di solidarietà.
semplice momento di incontro, ma in
Le attività riguardanti i singoli gruppi
ogni caso cercheremo di dargli una
verranno presentate dai propri rap-
veste organizzativa più strutturata.
presentanti. Sicuramente per la mia
L’idea di proporre la proiezione mensile di un film in sede era da tempo che ci frullava nella testa. Lo
Non posso non evidenziare lo sfor-
visione generale devo sottolineare
scopo era ed è quello di rianimare i
zo organizzativo del gruppo culturale
come queste rimangano la spina dor-
locali della sezione in fatto di presenze
che ha proposto nel nostro territorio
sale del nostro sodalizio. E’ unanime-
e farla diventare motivo di interesse.
e non solo momenti culturali di alto
mente riconosciuto
Il ciclo di film, proiettati il primo ve-
livello legati alla figura dello Stoppa-
corsi come per tutte le attività colla-
nerdì del mese, è partito con ottima
ni, così come è importante sottoline-
terali sia pratiche che culturali.
partecipazione e a quanto sembra
are il lavoro del gruppo di Alpinismo
Come CAI Lecco abbiamo deci-
con interesse crescente. E’ di estre-
Giovanile nell’organizzare una serie di
so di continuare ad aderire ad ACAL.
ma soddisfazione che i registi locali,
eventi, una mostra e un libro legati al
Questa associazione di secondo livel-
in modo gratuito, abbiano dato la loro
50° di vita del gruppo.
lo, pur avendo avuto delle fuoriuscite
l’alto livello dei
disponibilità, non solo ad offrire i film
Nel corso del 2014 due gruppi han-
importanti, ritengo sia ancora un am-
da loro realizzati, ma anche ad essere
no comunicato di non proseguire le
bito da sostenere. Significa cercare di
presenti alla proiezione per illustrarli. I
attività.
portare nella nostra città l’idea della
film programmati vengono di volta in
Il gruppo dei Montagnari, dopo un
condivisione soprattutto sull’impor-
volta proposti al pubblico sul sito della
inizio ben strutturato ha piano piano
tante tema dell’osservatorio alpini-
sezione con trailer o piccole antepri-
trovato delle difficoltà organizzative e
stico. Recentemente abbiamo fatto
me.
motivazionali al proprio interno ed ha
incontri istituzionali importanti che
L’iniziativa “Monti Sorgenti - 2014”
pertanto deciso la chiusura. Credo che
dovrebbero concretizzare, perlomeno
che ha caratterizzato una intera set-
l’idea di mantenere uniti in una logica
nella parte della multimedialità, que-
timana del mese di maggio ha avuto
collaborativa persone che escono in
sta volontà tante volte espressa. Sono
come sempre un buon riscontro sia
particolare dai corsi di sci alpinismo
convinto e più volte ho sollevato nei
di pubblico che di riconoscimenti da
sia in ogni caso da mantenere viva,
diversi incontri il problema che lo spa-
parte delle istituzioni e della stampa
con la speranza che nascano nuove
zio destinatoci è alquanto limitato.
locale. Non posso non citare però l’a-
volontà.
Spero che le promesse verranno nel
SUI SENTIERI DEI PARTIGIANI
Il 25 aprile in val Biandino nel ricordo della 55a Brigata Rosselli di Adriana Baruffini
D
a 12 anni, a ridosso del 25 aprile, il rifugio Tavecchia alla Bocchetta di Biandino ospita
una “celebrazione” del tutto speciale dell’anniversario della Liberazione. Vi partecipa un gruppo numeroso e ormai consolidato di persone di ogni età che, salvo impedimenti fisici, nel qual caso è disponibile la jeep, percorrono a piedi uno dei sentieri attraverso i quali nel 1944 transitò la 55a Brigata Rosselli in ripiegamento verso la Svizzera per sfuggire ai rastrellamenti dei nazifascisti. Una sorta di pellegrinaggio civile, per usare l’espressione che titola un bell’articolo di Raimondo Brivio comparso sul numero 1/2011 del Notiziario del CAI di Lecco, con partenza da Introbio e sosta in alcuni luoghi della memoria segnalati da targhe ANPI: la fontana di San Carlo, la grottella dei fratelli Besana, la stele piramidale posta appena sotto la Bocchetta di Biandino.
le a causa di recenti nevicate, oppure,
fugio nel dopo pranzo, per partecipare
come quest’anno, offre un omaggio
al concerto.
alla primavera con una suggestiva fio-
E bisogna proprio parlare di “parte-
ritura di piccoli crocus bianchi e violetti
cipazione”, perché il gruppo Le Radeau
nei prati che fiancheggiano il sentiero
de la Musique, che anima con passione
verso il santuario della Madonna della
la manifestazione fin dal suo nascere,
Neve.
anche questa volta ha saputo inter-
Il rifugio si riempie di norma al li-
pretare al meglio l’anima del pubblico,
mite delle sue capacità ricettive, e solo
andando incontro al desiderio di tutti di
grazie all’esperienza e alla condivisione
unire la propria voce a quella dei can-
del gestore Mauro Buzzoni, il livello di
tanti e al suono della fisarmonica, del
ospitalità risulta sempre soddisfacente:
violino, delle chitarre, in un coro for-
qualità, cortesia, pazienza e disponibi-
se non sempre perfettamente intonato,
lità per esigenze speciali come quelle
ma gradevole nella sua spontaneità.
dei bimbi molto piccoli che hanno bi-
In questi luoghi che hanno visto
sogno della cucina per scaldare il latte
combattimenti, morti e distruzioni, alla
o la pappa.
presenza di un novantenne ex parti-
Quest’anno, domenica 19 aprile, al
giano Salvi di Barzio , si è così ricor-
gruppo proveniente da Introbio che
dato il 25 aprile con un momento di
occupava tutti i posti disponibili all’in-
festa, come si racconta sia avvenuto
terno del rifugio, si è aggiunta una co-
nel 1945, quando la gente ovunque si
mitiva reduce da un’escursione guidata
riversò come pazza per le strade a fe-
al Baitone della Pianca con partenza da
steggiare la fine della guerra e del fa-
Paglio, un altro percorso della memoria
scismo.
per uno dei fatti più cruenti della Resi-
Un contesto gioioso velato purtroppo
marezza per il film che abbiamo pro-
Più difficoltosa è stata la strada del
tempo mantenute e che quanto fino-
dotto per celebrare il 40° di salita al
gruppo Saltafos che voleva far cre-
ra raggiunto sia il primo passo verso
Cerro Torre la cui proiezione ha po-
scere il movimento della mountain
qualche cosa di più strutturato.
tuto essere effettuata una sola volta
bike all’interno della sezione. Nono-
Non posso dimenticare che quanto
al Teatro della Società in quanto, es-
stante un impegno davvero degno
è stato fatto dal CAI Lecco è il frutto
sendo presenti due minuti del film La
di nota, con una presenza costante in
dell’impegno di tante persone di buona
torre del vento, i cui diritti sono stati
sede, non hanno ottenuto la risposta
volontà, dai consiglieri ai componen-
vertà estrema. Con questa consapevo-
ceduti dal Gruppo Ragni alla società
sperata di adesione da parte dei soci
ti dei gruppi, a singoli soci , che con
lezza, quasi a sottolineare la continuità
Cine Hollywood, ci è stata vietata la
CAI. Forse anche la sezione nella sua
modalità diverse, nelle loro possibilità
della storia, si è sentito il bisogno di
presentazione al pubblico. Il dispiacere
globalità non è stata in grado di dare il
di tempo e con totale gratuità, hanno
dedicare un minuto di silenzio ai morti
è ancora più grande se si pensa che
supporto necessario per una discipli-
fatto si che il nostro sodalizio abbia
del Mediterraneo, e in particolare alle
la spedizione al Cerro Torre era stata
na che nasceva come novità nel CAI
potuto presentarsi alla città e ai soci
centinaia di morti del barcone affonda-
fatta per festeggiare i cento anni della
Lecco. Purtroppo tutte le attività viag-
come
to il 18 aprile nel canale di Sicilia, di cui
nostra sezione.
giano sulle gambe degli uomini e se
capace di esprimere quel sentimento
quelle non ci sono la fine è inevitabile.
comune che è l’amore per la monta-
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Appuntamenti
Queste esperienze ci devono far
un’organizzazione
dinamica,
gna. A tutti va il mio ringraziamento.
comprendere che sicuramente tutto può nascere e tutto può finire, ma sono comunque contributi sui quali si
*Presidente CAI Lecco “Riccardo Cassin”
La valle accoglie i “pellegrini”con il fascino della stagione che sta cambiando e, a seconda degli anni, si presenta con un abito ancora decisamente inverna-
stenza lecchese.
dalle ombre del presente con le sue in-
Per loro non era prevista la sistema-
finite contraddizioni, le guerre in corso
zione a tavola, ma hanno ampiamente
in tante parti del mondo, le migrazioni
contribuito a riempire il salone del ri-
di popoli, le innumerevoli situazioni di
Sosta davanti al cippo piramidale ricordo della 55a Brigata Rosselli. Foto di Chiara Spinelli
sfruttamento dell’uomo sull’uomo, di contrasto fra ricchezza smodata e po-
era appena giunta notizia.
Appuntamenti
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RECENSIONI CARLO MAURI, RISTAMPA DI UN’AUTOBIOGRAFIA di Adriana Baruffini A distanza di 40 anni dalla prima edizione è stato ripubblicato con una prefazione di Andrea Vitali questo libro che riaccende i riflettori, se mai fosse necessario, sulla figura di Carlo Mauri, sulla vicenda umana, sull’esperienza di alpinista, sull’insaziabile curiosità di viaggiatore ed esploratore che lo portarono a scoprire terre e popoli sconosciuti in ogni parte del mondo. Il primo capitolo, dedicato all’infanzia e agli anni della formazione, si svolge fra Rancio, il quartiere di Lecco dove l’autore “è nato e cresciuto in salita”, e i Piani Resinelli, “feudo di celebri alpinisti” e punto di partenza per le prime arrampicate in Grigna. Una carrellata di nomi, di personaggi, di aneddoti che sono entrati nella leggenda, oltre che nella storia dell’alpinismo lecchese degli anni ’40: primi fra tutti Duilio Berera, il grande amico d’infanzia oltre che di montagna, e Giovanni Ratti, compagno della prima scalata in Grigna, poi tutto il gruppo degli “uomini duri” della Ca’ di Zocul che si erano già distinti per arditissime ascensioni sulle Alpi e molti dei quali contribuiranno alla fondazione del gruppo Ragni. Fra le imprese che consacrarono la fama di alpinista di Carlo Mauri trovano spazio nel libro le salite del 1959 al Monte Bianco e soprattutto la spedizione al Gasherbrum IV, guidata da Riccardo Cassin nel 1958. L’amicizia e la condivisione del rischio con Walter Bonatti sono il filo conduttore di questo racconto; molte le annotazioni di tipo tecnico, molte le osservazioni sui luoghi e le persone: è evidente che per Carlo Mauri l’impresa alpinistica non è altro che una grande avventura esplorativa, una delle tante che scandirono la sua vita e che riempiono i capitoli successivi: Polo Nord, Australia, Nuova Guinea, Antartide, Amazzonia, traversata dell’Atlantico su imbarcazioni di papiro dall’Egitto all’America, traversata velica dell’Oceano Indiano e poi il viaggio di Marco Polo compiuto nel 1972 con il figlio Luca allora quattordicenne. Ogni avventura è narrata con l’entusiasmo dell’esploratore che scopre angoli sconosciuti del mondo; lo stile tradisce l’istinto del reporter che vuole documentare con precisione da ricercatore sia i fenomeni naturali che gli aspetti antropologici, fidandosi di un istinto quasi animale nei contesti ambientali più ostili e dimenticando la propria cultura per immedesimarsi in quella di “popoli cosiddetti selvaggi e bellicosi”, di “individui e comunità che, pur sprovvisti di beni materiali, hanno intelligenza, coraggio e bontà quanto noi”. L’uomo Mauri emerge qua e là, inframmezzando pensieri, riflessioni, affetti, sentimenti, domande e dubbi sul significato di ciò che sta facendo. Il libro si apre e si chiude in modo circolare con la narrazione di esperienze di malattia e di ospedale, l’infarto per cui fu ricoverato all’ospedale di Lecco nel 1975 e l’intervento a cui fu sottoposto dall’ortopedico siberiano Gavril Ilizarov nel 1982. La prima vicenda fa da introduzione al libro e offre lo spunto per alcune riflessioni sul rapporto dell’uomo con la malattia; la seconda, assente nella prima edizione, fa da appendice, affidata alla penna della figlia Francesca che utilizza però ancora in larga parte gli appunti di suo padre.
Carlo Mauri Quando il rischio è vita Casa Editrice Corbaccio, Milano 2015
FALESIE TRA VARESE E CANTON TICINO di Renato Frigerio L’avvicendarsi sempre più frequente di edizioni rinnovate nelle guide di settori territoriali dove svolgere l’arrampicata su falesia evidenzia chiaramente quanto sia necessario per gli appassionati di questa attività sportiva tenersi sempre un adeguato aggiornamento. Di riflesso, sono anche gli stessi territori che vengono ripresi in considerazione ad acquisire da queste nuove proposte un accrescimento della loro importanza, conferita dalla descrizione della loro particolare ubicazione ambientale e dei requisiti tecnici che li rendono ambiti. Se a tutto ciò si aggiunge un’eccezionale autorevolezza degli autori, c’è da credere che andrà presto a ruba anche la terza edizione di Varese e Canton Ticino Falesie. A presentarla sono infatti un certo Matteo Della Bordella, uno tra i più forti esponenti dell’alpinismo attuale e frequentatore di queste falesie come campo di allenamento per le sue grandi arrampicate, e Davide Mazzucchelli, che proprio nel suo Ticino si è formato come alpinista che si è confrontato su ogni terreno della montagna con i grandi del passato.
Matteo Della Bordella e Davide Mazzucchelli VARESE e CANTON TICINO Falesie Edizioni VERSANTE SUD, Milano 2014
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Recensioni
WALTER BONATTI RACCONTATO DA MESSNER di Adriana Baruffini Questo nuovo libro su Walter Bonatti, presentato a Lecco nel maggio scorso in occasione di Monti Sorgenti da Sandro Filippini che ne è il coautore, traccia una storia del grande alpinista che per Messner ragazzo aveva rappresentato un modello di coraggio e integrità. “E’ stata un’emozione sorprendente e molto intensa – scrive Messner - scoprirci simili, Walter e io, senza esserci frequentati, senza avere avuto prima qualche contatto diretto […]. Avevamo sempre avuto il medesimo approccio alla montagna, alla wilderness. E anche fra le nostre vite private non c’erano grandi differenze […]. Quando ho visitato per la prima volta la sua casa di Dubino ho subito sentita confermata questa nostra vicinanza”. Effettivamente, come si legge in prima di copertina, “numerosi aspetti accomunano questi due uomini che hanno realizzato molte delle più significative scalate della storia dell’alpinismo: l’approccio tradizionale senza mezzi artificiali; la ricerca della solitudine anche nelle situazioni più estreme; le accuse ingiuste, a Bonatti nella discussa vicenda del K2, a Messner dopo la spedizione del Nanga Parbat, in cui perse la vita il fratello Gunther; infine la definitiva – per quanto tardiva – riabilitazione, quando la verità storica è stata inconfutabilmente accertata”. L’affinità fra le due vite è sviluppata da “registri narrativi diversi” che si intrecciano come in una “sceneggiatura cinematografica in cui si alternano io narrante e voce fuori campo, presente e passato, realtà e finzione narrativa”. E così pagina dopo pagina, scorrono in parallelo “la cronaca della lunga notte tra il 30 e il 31 luglio 1954 sul K2, in cui Bonatti rischiò di morire, un evento cruciale che ha condizionato tutta la sua esistenza di alpinista e di uomo; la biografia di Bonatti, ricostruita da Sandro Filippini in forma romanzata con l’ausilio di documenti d’epoca e di testimonianze dirette; infine il racconto in prima persona di Messner, che commenta la vicenda alpinistica e umana dell’amico confrontandola con la propria”. Reinhold Messner con Sandro Filippini Walter Bonatti. Il fratello che non sapevo di avere Mondadori Electa spa, quarta edizione, Milano 2014
VIAGGIO IN TRENO SUL FRONTE ORIENTALE di Adriana Baruffini Fra i tanti scritti storici, memorialistici e più o meno celebrativi, che sono stati pubblicati in occasione del centenario della prima guerra mondiale, quella di Paolo Rumiz è senz’altro una voce fuori dal coro. Innanzi tutto per la particolarità del tema trattato: “Nell’agosto del 1914, più di centomila trentini e giuliani vanno a combattere per l’impero austroungarico, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che, prima che le foglie cadano, il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propaga in tutta l’Europa, il fronte orientale scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Ma soprattutto sembra essere cassato, censurato dal presente e dal centenario della guerra mondiale, come se a quel fronte e a quei soldati fosse negato lo spessore monumentale della memoria”. L’autore, triestino, racconta il dramma di una terra dove sono vissuti fianco a fianco “italianissimi” e “italiani sbagliati”, dramma vissuto nella sua stessa famiglia dove convivevano uno zio irredentista e un nonno, fratello di questo, che si era trovato a combattere per il kaiser sul terribile fronte della Galizia. Nei confronti di questi italiani “sbagliati” sente di avere un debito di memoria. Come suo nonno, legioni di adriatici e di trentini partirono per il fronte orientale con il berretto grigio-azzurro dell’impero austro-ungarico ben prima dell’entrata in guerra dell’Italia: almeno 120mila partiti, 25mila rimasti là “a guardare la luna”, senza nome perché gli elenchi dei caduti messi a disposizione da Vienna al termine del conflitto furono deliberatamente occultati dal governo italiano “per paura di demolire il teorema dell’italianità di quelle terre”. Una rimozione della memoria alla quale Rumiz si oppone intraprendendo in treno una specie di viaggio iniziatico nei paesi del fronte orientale, tra villaggi, campagne sconfinate, cimiteri di guerra, testimonianze orali. La suggestione dei luoghi e la singolarità delle rare persone incontrate favoriscono un’evocazione di vicende e di soldati, che diventano parte di una sorta di rappresentazione mitologica. Un evento epico come la prima guerra mondiale non può infatti essere reso dal solo racconto storico, occorre una partecipazione anche emotiva, e il rito dei lumini accesi nei molti cimiteri di guerra dell’Europa orientale finisce per evocare in un senso di pietà universale i soldati di tutti i fronti, esprime “la compassione che lega finalmente in una sola voce il silenzio di Redipuglia ai bisbigli dei cimiteri galiziani coperti di mirtilli”. E accanto ai soldati i cavalli: dominano nell’endecasillabo del titolo e affiorano continuamente nel racconto, presenze a loro volta epiche, “traghettatori dell’aldilà”. A questa evocazione intrisa di sentimento fa da contraltare il giudizio estremamente lucido e severo dell’autore su questa guerra e sulla guerra in generale : “Non vale nemmeno la pena di cercarli, i responsabili, perché tanto non ce ne sono, perché qui è un’intera generazione di manovratori incoscienti che si butta voluttuosamente nel baratro… in una voragine dove la guerra non è più tale, non più l’opposto della pace ma parte integrante di una pace fondata sulla sofferenza di altri, espressione di un mondo dove il mio benessere dipende dalla tua povertà…”
Paolo Rumiz Come cavalli che dormono in piedi Narratori Feltrinelli 2014
Appuntamenti
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INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO
LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato i soci:
QUOTE SOCIALI 2016
AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1974”. Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo al 2015, potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI. IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150. c) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. d) Modello MAV che verrà inviato ai soci ritardatari dalla BANCA POPOLARE DI SONDRIO IMPORTANTE Ricordiamo che il rinnovo del tesseramento si intende operante dal giorno in cui la Sezione provvede a spedire alla Sede Centrale gli elenchi dei rinnovi. Il Socio che si tessera per la prima volta o che rinnova l’iscrizione dopo il 31 marzo viene considerato “assicurato” solo a partire dal giorno di trasmissione del suo nominativo alla Sede Centrale e non dal momento del versamento in sede della quota sociale. I Soci che avessero necessità di essere coperti “da subito” dall’assicurazione per il Soccorso Alpino, devono effettuare il versamento della quota sociale (+ un contributo di € 2,00 per spese postali e di segreteria) a mezzo conto corrente postale o bonifico bancario. In questo caso la garanzia assicurativa decorre dal giorno successivo a quello in cui viene effettuato il versamento a favore della Sezione, che provvederà poi all’invio a domicilio del relativo bollino. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede resterà chiusa dall’ 1 al 24 agosto
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Informazioni
L’Assemblea Generale dei Delegati tenutasi a Sanremo lo scorso maggio ha deliberato, su proposta del Comitato Centrale, le quote associative per il 2016 mantenendole invariate rispetto al 2015. Nella riunione del 15 giugno scorso anche il Consiglio Direttivo della nostra Sezione ha ritenuto di non apportare nessuna modifica. Riportiamo qui di seguito le quote sociali per il 2016. Socio Ordinario Socio Ordinario*
€ €
46,00 24,00
Socio Familiare Socio Giovane**
€ €
24,00 16,00
Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera
€ € €
20,00 5,00 2,00
(nati dal 1990 al 1998) (nati nel 1999 e anni seguenti)
*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. **Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.
DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.
ASSICURAZIONE PER ATTIVITA’ PERSONALI A partire dal 1° marzo 2015, è possibile per tutti i Soci del Club Alpino Italiano accedere a una copertura assicurativa sugli infortuni che non sia limitata alle attività istituzionali da loro svolte in ambito CAI ma si estenda all’attività personale in uno dei contesti tipici di operatività del CAI (alpinismo, escursionismo, speleologia, sci-alpinismo etc.). Questa offerta è particolarmente degna di nota in considerazione del fatto che il mercato assicurativo attuale raramente offre ai singoli polizze che coprano l’attività personale e, quando lo fa, impone notevoli limitazioni e prezzi proibitivi. Per saperne di più , si consiglia di scaricare la proposta integrale dal sito del CAI, www. cai.it, prendendo visione della circolare n.2/2015, oppure di rivolgersi alla segreteria della sezione.
Teresita Crotta, socia CAI dal 1956 Giulio Corti, iscritto dal 1972, deceduto il mese di marzo a causa di una caduta sul sentiero per Campo de’ Boi Paolo Gnecchi, socio dal 1950 L’8 giugno si è inoltre spento Paolo Boghi, presidente del CAI Lecco nel triennio 2001-2004, membro del Consiglio direttivo per vari mandati, attivo animatore del gruppo Età d’oro, sempre vicino ai problemi della sezione, con lo sguardo attento e il piglio pratico dell’imprenditore. Aperto su vari fronti al sociale, ha interpretato le attività svolte a favore del CAI, e più in generale della montagna che gli stava tanto a cuore, come uno dei tanti tasselli del suo impegno per gli altri. Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione
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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.
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