Notiziario 02-2015

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n° 2/2015


IN QUESTO NUMERO

kronplatz.com

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Vacanze estive per sportivi, famiglie e intenditori

18 24 28

EDITORIALE

NUOVA DIMENSIONE Come è cambiato Monti Sorgenti di Emilio Aldeghi, presidente CAI Lecco

MONTI SORGENTI

IL GATTO DELLA GRIGNA Giovanni Gandin, un pioniere dell’alpinismo lecchese di Matteo Manente IL PREMIO RITROVATO A Matteo Della Bordella il Grignetta d’Oro 2015 di Sara Sottocornola “PRESE LIBERE” Le falesie del lecchese nel film di Nicoletta Favaron di Giorgio Spreafico

SENTIERI E PAROLE

“MISCUGLIO” AL BADILE La salita per la Nordest dell’estate del ’60 con Mimmo Maida di Gigi Alippi RICORDI DI UN “VECCHIO” ALPINISTA Appunti su episodi temerari di mezzo secolo fa di Ivo Mozzanica LE PAURE E LA FORZA Gli insegnamenti di una spedizione in terra cilena: San Valentin 1989 di Dino Piazza LO SPLENDORE DEL FAGGIO Alla scoperta degli alberi delle montagne lecchesi di Annibale Rota QUALCOSA E’ CAMBIATO di Sara Pozzetti

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ALPINISMO e ARRAMPICATA

VIDA PATAGONIA Il sogno della Est del Fitz Roy in libera

ESCURSIONISMO

A PIEDI PER LA CAPPADOCIA Trekking sull’altipiano dell’Anatolia alla scoperta della Turchia più profonda di Anna Masciadri GIOIE E DOLORI I 15 anni della Dorsale Orobica Lecchese di Sergio Poli AI PIEDI DEL RESEGONE Storia, trekking e relax nella verde conca dei Piani d’Erna di Renato Frigerio SETTE MESI COI BAMBINI É un successo il programma 2015 del Family CAI di Andrea Spreafico e Alberto Pirovano

53 56 61 62 66 68

Vivere la gastronomia e le tradizioni locali

70 74

Patrimonio mondiale UNESCO & parchi naturali INFO & BOOKING T +39 0474 555 447 | info@kronplatz.com

80 83 84 86

di Matteo Della Bordella

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 2/2015

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: Grafiche Riga Annone Brianza Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2200 copie Chiuso in redazione 25/06/2015

SCI DI FONDO

GEO

OTTO USCITE SUGLI SCI L’attività della stagione 2014-2015 del gruppo di fondo escursionismo di Stefano Vimercati SOTTO LA NEVE DI SURLEJ Percorso inedito per la Coppa Paolo Piazza, gara sociale 2015 di Paola Sangalli RITORNO A INNSBRUCK Una fantastica “Tre giorni” per i fondisti del CAI Lecco di Adriana Baruffini

25 INVERNI Dalla Lapponia alla Val di Fiemme, un quarto di secolo di sci con il G.E.O. di Claudio Santoro

SPELEOLOGIA

ESPLORAZIONI INVERNALI La rincorsa all’ignoto nelle grotte venete

APPUNTAMENTI

di Gigi Casati

L’ANNO DEL RAFFORZAMENTO La relazione all’assemblea generale dei soci di Emilio Aldeghi, presidente CAI Lecco SUI SENTIERI DEI PARTIGIANI Il 25 aprile in val Biandino nel ricordo della 55a Brigata Rosselli di Adriana Baruffini

RECENSIONI

INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA

Gandin con il conte Bonacossa sulla parete Fasana nel 1934. Foto archivio eredi Gandin.


NUOVA DIMENSIONE

Come è cambiato Monti Sorgenti di Emilio Aldeghi*

D

opo quattro edizioni di Monti Sorgenti era il momento di fare una riflessione. Valeva an-

cora la pena di investire tanto tempo e tanta energia per un progetto che pur avendo avuto un’importante eco anche oltre provincia era ancorato alla realtà cittadina e legato alla fruizione di un pubblico locale? Il gruppo di lavoro di Monti Sorgenti, costituito dai volontari del CAI Lecco, ha dato una risposta che non è stata né un no né un sì, ma un cambiamo: rimaniamo legati al nostro territorio, ma cerchiamo una dimensione che possa proiettarci verso un interesse allargato. La fase di lancio delle idee è stata, come spesso accade, un momento di grande creatività, che ha portato ad elaborare proposte forse fin troppo azzardate. In mezzo a questo brainstorming occorreva trovare un filo rosso che potesse cogliere nel segno il nostro intendimento. Grignetta d’oro Da subito abbiamo pensato di riprendere iniziative per noi fondamentali: il recupero della storia dei nostri alpinisti locali, con la mostra in piazza Garibaldi questa volta dedicata a Giovanni Gandin, e la valorizzazione di realizzazioni fatte dai giovani dell’alpinismo giovanile con la mostra in ambiente sul sentiero in località Grassi. Nel frattempo anche amici al di fuori

4

Editoriale

della nostra normale cerchia di lavo-

dia, il Comune di Lecco, la Provincia

ro si sono prodigati in suggerimenti.

di Lecco, le Comunità Montane, la Ca-

E’ proprio da qui che nasce la propo-

mera di Commercio, le Guide Alpine

sta di far rinascere il Grignetta D’Oro,

stavano elaborando. Il progetto falesie

un premio che aveva caratterizzato il

ci ha intrigato al punto tale che abbia-

passato delle iniziative del CAI Lec-

mo ritenuto importante dare il nostro

co e in particolare dell’allora sottose-

supporto con la realizzazione di un

zione del CAI Belledo. Era questa una

docu-film che mettesse in evidenza

manifestazione che portava con sé il

la bellezza del nostro territorio e le

germe, come sottolineato in alcuni di

grandi potenzialità di questa modalità

scritti di Reinhold Messner, della cre-

di turismo sostenibile. La grande di-

amicizia che si è instaurato fra tutti i

presentare Monti Sorgenti 2015: La

SERVICE, Grivel, Kronplatz Plan de Co-

scita verso una dimensione quanto

sponibilità sia degli arrampicatori sto-

collaboratori. Quando si è in tanti non

Regione Lombardia, la Provincia di

rones, Df Sport Specialist, Bodega Spa,

meno nazionale. Piano piano anche la

rici che dei giovani ci ha fatto capire

è facile né scontato.

Lecco, il Comune di Lecco, la Camera

Hotel Lungolago Lecco.

proposta “azzardata” ha preso corpo.

che la strada era quella giusta.

La sfida dei “corti”

Per correttezza e per ringraziarli

di Commercio di Lecco, la Confcom-

Al termine della stesura del calen-

dello sforzo fatto per sostenerci devo

mercio Lecco, la Fondazione della

dario, ci siamo resi conto di aver inse-

citare chi ci ha ridato la possibilità di

Provincia di Lecco e le società ACEL

L’intuizione di lanciare un concor-

rito nel contenitore di Monti Sorgenti

so nazionale di corti (brevi film di 3

iniziative che oltre ad avere una loro

minuti) non era nella pratica né facile

logicità potevano suscitare indubbio

né scontata. La nostra organizzazione

interesse.

non aveva mai affrontato questo filo-

Le istituzioni si sono dette da subito

ne. Ci credevamo, ci abbiamo investi-

fortemente interessate, ma purtroppo

to e forse con troppa fretta l’abbiamo

diverse realtà aziendali e commerciali

fatto nascere: siamo tutt’ora convinti

locali interpellate, forse per la crisi o

che facendo tesoro di qualche errore,

per ragioni a noi ignote, hanno decli-

soprattutto nelle tempistiche, potrà di-

nato ogni tipo di sostegno. Il nostro

ventare un evento di grande interesse

sforzo e il nostro entusiasmo stava

soprattutto nelle fasce giovanili.

subendo un duro colpo, ed invece il

Arrivati alla quinta edizione, l’aspet-

voler andare oltre il locale ci ha fat-

to culturale legato alla montagna non

to avvicinare realtà imprenditoriali con

poteva non prendere in considerazio-

visioni aperte che hanno letto nelle

ne Bruno Biffi, un artista che ha ca-

nostre proposte opportunità di visibi-

ratterizzato con le sue incisioni tutte

lità. Come spesso accade, nessuno è

le edizioni di Monti Sorgenti e che in

profeta in patria.

questi anni ha ottenuto un sempre più vasto consenso. Era il momento giusto per far conoscere meglio al territorio gli ultimi sviluppi dei suoi lavori.

Il Nevado Rajuntai, Cordillera Central del Perù, 5650 m, in una foto scattata nel 1975 da Luigino Airoldi e nell’incisione realizzata da Bruno Biffi per la quinta edizione di Monti Sorgenti. A 50 anni di distanza viene così ricordata una spedizione del CAI Lecco che portò in vetta lungo lo spigolo sud-est Luigino Airoldi, Mario Conti, Emilio Valsecchi, Carlo Dell’Oro e Giancarlo Riva.

Lavoro di squadra Strada facendo abbiamo aggregato nel gruppo di lavoro persone di gran-

Infine, non volendo essere un cor-

de professionalità che hanno contri-

po estraneo alla città, ma convinti che

buito poi in modo decisivo alla riuscita

solo l’unità fa la forza, ci siamo sinto-

degli eventi. Se devo citare un risulta-

nizzati su quanto la Regione Lombar-

to nascosto posso parlare del clima di

*Presidente del CAI Lecco


IL GATTO DELLA GRIGNA

Giovanni Gandin, un pioniere dell’alpinismo lecchese di Matteo Manente

P

rendendo spunto della mostra a lui dedicata durante la quin-

ta edizione di Monti Sorgenti

(18-31 maggio 2015), proseguiamo nella riscoperta di Giovanni Gandin, uno dei pionieri dell’alpinismo lecchese: in questo articolo analizzeremo la parte più spiccatamente alpinistica della sua vita, spesa sempre a favore della montagna in tutti i suoi molteplici aspetti, prima come scalatore e poi come soccorritore e guida alpina. Un breve profilo alpinistico Sebbene non fosse originario di Lecco, Giovanni Gandin è stato senza dubbio uno dei pionieri dell’alpinismo lecchese, nonché uno dei massimi conoscitori della Grignetta a partire già dalla fine degli anni ’20. Nato a Zogno, in Val Brembana, il 23 novembre 1904, Gandin si trasferì nel capoluogo manzoniano per esigenze lavorative della famiglia; qui trovò un’occupazione come meccanico, ma ben presto si dedicò alla pratica dell’arrampicata e, più in generale, alla passione per la montagna, dimostrando fin da subito le proprie qualità di scalatore forte e tenace. Numerose sono le vie aperte da Gandin tra le pareti e i pinnacoli della Grignetta, un’attività intrapresa senza sosta dal 1926 fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, per poi riprendere, seppur meno intensamente, al termine del conflitto. Proprio la

6

tre persone”.

Lecco. Conclusa nel 1957 l’esperien-

rione Clerici e salito il 25 agosto 1929.

za da rifugista in Pialeral, condotta in

“Raggiunta la vetta del Clerici per le

L’anno successivo fu la volta della

collaborazione con la moglie Beatrice

facili rocce del versante orientale,

Parete Sud del Torrione Cinquantena-

Costadoni di Pasturo, gestì per alcu-

caliamo rapidamente a corda doppia

rio, salita da Gandin il 27 giugno 1932

ni anni un piccolo negozio di vino in

sullo sperone... La velocissima disce-

con Renzo Galbiati e Vittorio Gerli.

dimo-

piazza XX Settembre, nel cuore citta-

sa ci porta al minuscolo intaglio dove

Nell’ottobre del 1932 l’impresa fu rac-

strata sulle rocce

dino di Lecco. Morto improvvisamen-

troviamo numerose tracce di cordate

contata ancora una volta sulle pagine

della Grignetta gli

te il 21 dicembre 1971 all’età di ses-

precedenti... Subito abbiamo una viva

del Notiziario S.E.L.: “Un tentativo lo

valse

santasette anni, Gandin è sepolto nel

sensazione delle difficoltà che ci at-

facemmo lo scorso anno... avemmo

cimitero di Pasturo.

tendono: lo spigolo si drizza audace

subito la percezione delle difficoltà

col suo sistema di pareti d’una levi-

che ci attendevano... Gandini, scopri-

passione

l’appellati-

vo di “Gatto della Grigna”, soprannome che compare a

Le prime ascensioni (1926-1929)

gatezza poco allettante... Gandini, che

tore e animatore dell’impresa, attacca

metà degli anni ’30

“Le vie tracciate da Gandin sulle

tenne sempre il posto di capo cordata

con la consueta abilità che tante bel-

in un articolo fir-

guglie e sulle torri della Grigna sono

con quella abilità che gli è incontra-

le vittorie gli fruttò su la montagna...

mato da una clien-

tuttora valide e fanno testo fra le più

stata, s’appresta a cimentarsi colle pri-

Ascensione da porsi tra le più difficili

te

accompagnata

classiche”: le parole apparse su un ar-

me asperità... Seguiamo il suo avanza-

e più faticose della Grigna, sia per le

per l’occasione da

ticolo del Notiziario S.E.L. in occasio-

re dal movimento della corda e dalla

difficoltà tecniche incontrate, sia per la

Gandin sull’Ago Te-

ne della morte di Gandin testimoniano

caduta dei sassi che si fa sempre più

assoluta verticalità e esposizione della

resita. Proseguen-

quanto l’alpinista, con le sue scala-

vicina a noi. Poi un grido ci annuncia

roccia per gran parte della scalata...”.

do in questo breve

te, abbia legato in modo indelebile il

la vittoria...”.

A queste due salite si aggiunsero an-

profilo

alpinistico,

proprio nome alla Grignetta. Alcune di

tra il 1935 e il 1957

queste imprese sono state raccontate

Gandin fu custode

dallo stesso Gandin tramite articoli o

All’inizio degli anni Trenta del Nove-

bre 1932 da Gandin insieme a Antonio

del rifugio Pialeral

relazioni sul Notiziario S.E.L., come nel

cento i rocciatori più forti si trovarono

Polari e Leopoldo Guidi, e la Piramide

nell’omonima

lo-

caso della prima ascensione assolu-

a fare i conti con nuovi limiti da supe-

Casati lungo lo Spigolo Sud-Ovest,

calità sopra Pastu-

ta dello Spigolo Nord-Est della Pun-

rare nello sviluppo dell’alpinismo mo-

salito in data 1 ottobre 1933 con Ugo

ro, mansione che

ta Giulia, realizzata il 20 giugno 1926

derno; tra i tanti protagonisti di quegli

di Vallepiana.

portò avanti di pari

insieme a Giuseppe Perego e Rinaldo

anni vi fu anche Giovanni Gandin. Il

Ponzini: “La mattina del 20 giugno

6 settembre 1931, accompagnato da

partiamo dalla Capanna ai Roccoli Re-

Renzo Galbiati e Eros Bonaiti, Gandin

Nel descrivere l’attività alpinistica

te con il Gruppo

sinelli e sebbene il peso dei sacchi ci

compì la prima ascensione del Tor-

di Giovanni Gandin, una nota a parte

Guide e Portatori

abbia resa assai dura la salita, siamo

rione Magnaghi Centrale, salito lungo

meritano le traversate aeree compiute

“Giuseppe Cazza-

alla base della punta in meno di due

la parete Sud-Est; da allora, il nuovo

dallo scalatore tra le guglie della Gri-

niga”. Proprio una

ore. Un breve spuntino e compia-

itinerario fu denominato “Via Eros”. La

gnetta. La prima risale al 21 giugno

di queste opera-

mo una minuta indagine in cerca di

relazione, a firma dello stesso Gandin,

1931, quando Gandin, in compagnia

zioni, effettuata nel

una possibile via di salita... Dalla pare-

fu pubblicata sul Notiziario S.E.L. del

di Renzo Galbiati, Pierino Vitali e Tina

dicembre 1931 sulla

ti nord-ovest e sud-est c’è nulla da

novembre 1931, con una descrizione

Galanti, traversò dall’Ago Teresita alla

Parete Fasana, val-

sperare! Meno arcigno, pur essendo

puntuale e precisa che non tralascia-

Guglia Angelina; l’impresa fu raccon-

se a Gandin diver-

verticale e presentando verso la base

va alcun dettaglio: “L’ascensione è di

tata da Tina Galanti – colei che so-

si

un grande strapiombo è lo spigolo

grado difficile, richiede la praticità di

prannominò Gandin “Gatto della Gri-

nord-est...”.

un rocciatore bene agguerrito. Non

gna” – in un’appassionata relazione sul Notiziario S.E.L. di agosto-settembre

passo alle azioni di soccorso compiu-

riconoscimenti

ufficiali, tra cui il

Gandin con re Alberto del Belgio sulla cresta Segantini, 1935 Sotto: tessera di iscrizione al CAI

che la prima ascensione assoluta della Le ascensioni continuano

brevetto di guida

Sempre sul finire degli anni Venti,

è necessario mettere altri chiodi per

alpina, la medaglia

Giovanni Gandin, Pierino Vitali e Giu-

superare l’ascensione. Assolutamen-

di bronzo al Valor

seppe Riva si resero protagonisti della

te necessaria è la corda di sicurezza

Civile e la meda-

prima ascensione dal versante nord

con un buon molettone... E’ bene che

glia d’oro del CAI

dell’Ago Teresita, raggiunto dal Tor-

la cordata non sia composta di più di

Punta Lilliana, realizzata il 10 settem-

Verso i limiti del possibile

7


go) e con difficili manovre, seguendo

di apposito distintivo”. La candidatu-

il medesimo sistema già adottato per

ra di Gandin fu accolta poiché “ottimo

l’attraversata dal Teresita all’Angeli-

conoscitore delle Grigne e fra i mi-

na, vengono tirate le corde fra vetta

gliori rocciatori. Le sue pedulle sanno

e vetta. Ci sembrava lunghissima la

tutte le difficili arrampicate delle punte

traversata dal Teresita all’Angelina che

e degli aghi della Grignetta e di lui ri-

raggiungeva i ventotto metri, ma que-

cordiamo anzi la prima salita alla Punta

sta la supera di non poco! E’ un po’

Giulia di cui diede relazione nella Ri-

faticoso volare con la forza dei mu-

vista di ottobre”. Anche il giudizio sulla

scoli, ma è così emozionante...”.

preparazione di Gandin restò sempre lusinghiero; nel 1932 il Notiziario S.E.L.

Gandin e il Gruppo Guide e Portatori

Il Presidente del CAI saluta i partecipanti all’inaugurazione della mostra dedicata a Gandin; con lui da sinistra Matteo Manente, Pietro Corti, Guido Cassin e il sindaco di Lecco Virginio Brivio. Foto di Danilo Villa

1931: “Dal Teresita Gandin tenta una,

curarla e poi la teleferica è pronta. Un

due, tre volte di lanciare all’Angelina il

saluto, ed il primo parte. Gambe incro-

dischetto con la funicella. Il dischet-

ciate sulla corda e olio alle braccia. Un

to supera la distanza ma il vento lo

po’ di trepidazione da ambo le parti...

sposta. Abbandoniamo l’idea del di-

Eureka!... E’ arrivato!”.

schetto e facciamo calare in Val Tesa,

Poche settimane dopo – era il 5 lu-

dai compagni dell’Angelina, la corda

glio 1931 – gli stessi rocciatori insie-

che servirà per l’attraversata aerea. E’

me a Gandin compirono una seconda

questa un’operazione non tanto fa-

traversata, dalla Lancia al Fungo: “In

cile... Finalmente la corda è arrivata al

breve le due comitive sono in vetta

Teresita. Le ultime manovre per assi-

alle rispettive cuspidi (Lancia e Fun-

scriveva che “Giovanni Gandin può

Nel 1927, per onorare la memoria

dirsi, senz’ombra di vanto, il Re della

del socio Giuseppe Cazzaniga, all’in-

Grignetta, perché attualmente non v’è

terno della S.E.L. venne fondato il

forse altri che la conosca tanto bene e

Gruppo Guide e Portatori delle Prealpi

continuamente s’arrampichi a condur

Lecchesi “Giuseppe Cazzaniga”: l’o-

cordate per le tante crode e le molte

biettivo era quello di “addestrare ele-

punte e guglie. Il suo libretto è pieno

CAI di Milano che trovarono la morte

tori: il maltempo però imperversava

menti idonei ad accorrere nelle tristi

di lusinghiere attestazioni”.

durante il primo tentativo di scalata

e ben presto le condizioni in parete

della Fasana in condizioni invernali.

divennero proibitive, consentendo ai

contingenze e per accompagnare gli escursionisti sulle nostre montagne”.

L’intervento sulla Fasana

Gandin con il suo aiutante Giromin

Durante la scalata qualcosa andò

soccorritori di piazzare soltanto alcu-

Il Gruppo funzionò egregiamente e lo

Alpinisticamente parlando, il nome di

storto e i due alpinisti precipitarono,

ne corde fisse. Dato il perdurare delle

stesso Gandin, a partire dal 25 ottobre

Gandin è senz’altro legato all’azione di

rimanendo appesi alla corda e sospesi

avverse condizioni meteo, alcuni amici

1927, vi fece parte prima come sem-

soccorso portata a termine sulla Pare-

a metà parete. Per opera del gruppo

di Veronelli e Cattaneo chiesero dalla

plice portatore e poi, dal 1930, come

te Fasana tra gli ultimi giorni del 1931

Guide e Portatori della S.E.L., di cui

Val d’Aosta l’intervento di due guide

guida. Tutti i membri del gruppo “ven-

e i primissimi del 1932; l’operazione

faceva parte lo stesso Gandin, scat-

abituate al rigido clima del Cervino: fu

nero subito muniti di regolare libretto

vide coinvolti Bruno Cattaneo e Se-

tarono i soccorsi per tentare di recu-

così che in Valsassina arrivarono i fra-

con trascritto regolamento e tariffe, e

verino Veronelli, due alpinisti soci del

perare almeno i corpi dei due roccia-

telli Alberto e Amato Bich, guide alpine

indefinita, che ricordo spesso inten-

stode. Non solo perché era disponibile,

to - tenendone un pezzo per mano

a dispetto di una certa spigolosità di

CAPANATT E SKILIFISTA di Angelo Faccinetto

- a mangiare pane e cipolla sotto il

carattere. Si sapeva della sua attività

Ero appena un bambino allora, ma

domenicali, regolarmente santificate in

noi avevamo il “privilegio” di accedere

suo cappello, di un paio di misure più

di guida, che andava ben oltre le mon-

“il Gandin” – sempre rigorosamente

Pialeral dopo una discreta scarpinata

al rifugio dalla porta di servizio, quella

grande, perennemente calcato sugli

tagne di casa, della sua abilità di roc-

chiamato così, con l’articolo determi-

che prendeva le mosse dal cortile del

che dava sul pollaio, guardava gli Scu-

occhi.

ciatore, delle vie tracciate in Grignetta

nativo – me lo ricordo bene. Per molti

bar-osteria della Leri a Balisio, dove si

di e immetteva direttamente in cuci-

anni, anche se da noi ci metteva pie-

lasciava la macchina. Con qualunque

na. Entravamo e il Gandin, per niente

de solo per qualche cosa da sbrigare,

tempo. (Ma se domani piove? Se pio-

alto ma ben piantato, se ne stava ritto

è stato come uno di casa. Presenza

ve si prende l’ombrello – era il refrain

dietro la stufa attorno alla quale si af-

costante nei discorsi di mio padre. E

di mio padre).

faccendava la moglie. Quella posizione

orizzonte fisso delle mie mattinate

8

e Grignone (non per niente quell’apGandin nella cucina del rifugio Tedeschi al Pialeral, inverno 1955-1956. Sotto: Gandin nelle vesti di skilifista, sempre al Pialeral. Foto di Giuseppe Faccinetto

Aveva fama di essere in gamba il

pellativo di “Gatto delle Grigne”) , del-

Gandin come capanatt. Il vecchio “Te-

la sua minuziosa conoscenza della

deschi” (è stato spazzato via da una

montagna, della sua perizia e genero-

slavina nel gennaio 1986) era sempre

sità di soccorritore. E lo sapevano gli

In quegli anni il Gandin era il custo-

e il fare un po’ burbero gli conferiva-

pulito, ben riscaldato dalle grandi stufe

escursionisti che venivano fin là.

de del “Tedeschi”, mio padre il com-

no un che di severo che mi intimo-

di cotto troneggianti nelle due sale da

proprietario dello skilift poco distante,

riva. Così, potendo scegliere, preferivo

pranzo e - credo grazie alla moglie -

impiantato appena al di là della valletta

stare vicino al suo aiutante, il Giromin,

ci si mangiava bene. Un piacere starci.

di Parolo. Credo fosse per questo che

un omino piccolo e taciturno dall’età

E poi lui era più che un semplice cu-

9


Fasana, Gandin ricevette altri impor-

Escursionisti in posa con il motociclista per una foto ricordo davanti alla cappelletta del Pialeral dedicata alla Virgo clemens

Un re alla corte di Gandin

trovò mai in difficoltà”. Oltre al sovrano

cier Monsieur Giovanni Gandini pour

tanti riconoscimenti, primo fra tutti

Tra i numerosi clienti accompagna-

del Belgio e a Gandin, la “strana corda-

les sentiments de condoléances qu’ll a

la medaglia di bronzo al Valor Civile

ti in Grigna da Gandin nel corso degli

ta” era formata anche dal conte Aldo

exprimés à Sa Majesté à l’occasion de

conferitagli dal Podestà di Lecco il 28

anni, il più prestigioso fu senz’altro Re

Bonacossa: l’intesa fra i tre era ottima,

la mort de Son Auguste Père”.

ottobre 1933: “Ho il piacere di comu-

Alberto del Belgio. Tra il 1930 e il 1934

si trattavano in modo decisamente

nicarle che le è stata concessa da S.

il sovrano salì più volte in incognito

amichevole, ma nonostante gli ottimi

M. il Re la medaglia di bronzo al Va-

al rifugio Carlo Porta ai Piani Resinelli,

rapporti, Gandin si rivolgeva a Re Al-

Giovanni Gandin è stato un perso-

lore Civile, in ricompenso dell’atto di

trattenendosi alcuni giorni per com-

berto chiamandolo sempre “altezza”. A

naggio complesso e importante, seb-

coraggio da Lei compiuto, per aver

piere escursioni e arrampicate sulle

tal proposito, è rimasto celebre l’episo-

bene il suo nome non sia conosciuto o

concorso al recupero dei corpi esa-

Grigne.

dio in cui il monarca si rivolse a Gandin

ricordato a dovere dal grande pubblico:

Un alpinista da riscoprire

mini dei due alpinisti Cattaneo Bruno e

Stando a un trafiletto pubblicato nel

che lo precedeva in parete dicendogli:

validissimo rocciatore, guida esperta

Veronelli Serafino di Milano, precipitati

1965 su un giornale locale, si legge che

“Ricordati che oggi l’altezza sei tu per

e prudente, nonché abile soccorrito-

dalla “Parete Fasana” sul Monte Grigna.

la scelta di Gandin come guida per il Re

me”. Da allora, narrano le cronache del

re e infine anche custode del rifugio

La invito quindi a presentarsi nel mio

del Belgio non fu casuale: “Fu il conte

tempo, “la fedele guida si rivolse al so-

Pialeral – come vedremo nell’articolo

ufficio il giorno 28 ottobre corrente,

Bonacossa, allora presidente del CAI, a

vrano chiamandolo sor Alberto. E con

successivo – Gandin è stato un pio-

alle ore 9,30 per ricevere dalle mie

proporlo al sovrano come sua guida

il sor Alberto, Gandini andò a compiere

niere dell’alpinismo lecchese, uno che

mani, in forma solenne la medaglia

personale. All’anziano scalatore (Alber-

imprese alpinistiche anche nel gruppo

ha tracciato e aperto la via a molti di

di Valtournenche; il loro contributo,

lano la presente per dichiarare che nel

con relativo brevetto”. Questa invece

to del Belgio aveva allora una sessantina

del Brenta”. Il profondo rapporto di sti-

quelli che sono venuti dopo. L’inten-

insieme a quello di Gandin, fu fonda-

recupero delle salme di Bruno Catta-

la motivazione ufficiale di tale ricono-

d’anni) Gandini andò a genio. Insieme

ma e di amicizia instauratosi fra Gio-

to della mostra a lui dedicata durante

mentale per recuperare finalmente le

neo e Severino Veronelli, periti sulla

scimento: “Affrontando con due com-

compirono imprese, scalate di quarto

vanni Gandin e Re Alberto del Belgio è

Monti Sorgenti, insieme a questi arti-

salme di Cattaneo e Veronelli. A ope-

parete Fasana del Pizzo della Pieve il

pagni difficoltà e pericoli considerevoli,

grado con passaggi di quinto. Memo-

confermato anche da un telegramma

coli, è proprio quello di tener viva la

razione conclusa, furono proprio le

27.12.1931, il Signor Giovanni Gandin si

riusciva a raggiungere e a recupera-

rabili furono le scalate del Sigaro, del

inviato dalla corte belga in occasione

memoria su un personaggio che con le

due guide valdostane a testimoniare

è dimostrato un eccellente scalatore

re i corpi esanimi di due alpinisti che

Fungo, della Torre Angelina, della Torre

della morte del sovrano, nel quale si

proprie imprese ha contribuito a ren-

l’impegno e il contributo decisivo di-

tanto per prudenza, agilità e prontez-

nello scalare l’impervia parete Fasana

del Cinquantenario, della cresta Se-

ringraziava Gandin per le condoglian-

dere grande la storia alpinistica della

mostrato da Gandin in quell’occasione,

za ed energia e cortesia. Proponiamo

nel monte Grigna erano precipitati da

gantini e tante altre. Re Alberto era un

ze espresse e la vicinanza al lutto della

città di Lecco.

proponendo la sua nomina a guida al-

venga nominato Guida del Club Alpino

notevole altezza, rimanendo, con una

ottimo scalatore. Alto e asciutto, por-

famiglia reale: “Palais de Bruxelles, le 7

pina del CAI: “6 Gennaio 1932. I sot-

Italiano”.

corda che li univa, sospesi nel vuoto

tava sempre al collo un foulard rosso.

mars 1934. Le Secrétaire d’Etat de la

ad una sporgenza della roccia”.

Parlava bene l’italiano. In parete non si

Maison du Roi est chargé de remer-

Dove non diversamente indicato le foto appartengono all’Archivio eredi Gandin

toscritti Bich Alberto e Amato formu-

A seguito dell’intervento sulla Parete

Io ancora non ero in grado di ap-

Grigna, si portasse come aiutante il

vi avevano impiantato un primo skilift.

intralciare il pascolo alle vacche. Così

contributo all’attività di manutenzio-

braccio lo sciatore in partenza. Qua-

piccolissimo Giromin.

Era lungo poco più di mezzo chilo-

fino al 1958, quando nuovi accordi coi

ne). D’altra parte non era un grande

si una benedizione. Poi sarebbe salito anche lui.

prezzare queste cose. Ma ero rimasto affascinato da quello che un giorno,

Quando, dopo vent’anni di gestione,

metro, superava un dislivello di 215

bergamini avevano consentito il pas-

impegno. Lo skilift funzionava solo per

salendo, mi aveva raccontato mio pa-

decise di lasciare il rifugio e scendere

metri, era dotato di un motore ingle-

saggio a un più pratico impianto fisso.

qualche ora alla domenica e solo per

dre: “Lo sai che quando era giovane il

a valle lasciando disorientati i dirigenti

se a benzina da 8 cv, era capace di

Oltre a una consolidata consuetudi-

noi e qualche avventuroso sciatore di

Gandin era amico del re del Belgio e

della SEM, per i frequentatori del Pia-

trasportare 53 persone l’ora e poteva

ne, era la sciovia il motivo del legame

passaggio. Era un impianto privato e

rocciava con lui?”. Ci avevo fantasti-

leral era davvero finita un’era.

funzionare con un vento laterale alla

del Gandin con mio padre.

tale restò fino all’inizio degli anni set-

cato molto sul Gandin e il “suo” re, che

fune fino a 120 km/h. Ma soprat-

Perché il Gandin era della parti-

tanta, quando fu completamente rin-

proprio non riuscivo a figurarmi in ve-

C’è però un altro aspetto, forse poco

tutto aveva una particolarità: era una

ta. Dava il suo contributo nelle fasi di

novato e per un decennio venne uti-

ste di rocciatore dovendo portare l’alta

noto, che vorrei ricordare. Non era

sciovia smontabile. In autunno, con un

montaggio e smontaggio e quando

lizzato come supporto alle scuole di

uniforme e la corona. E mi chiedevo

solo guida alpina, rocciatore, rifugista

buon numero di giornate di lavoro,

l’impianto era pronto per l’uso faceva

sci alpinismo.

se anche sulle guglie, su e giù per la

e soccorritore: il Gandin era anche

venivano impiantati i pali e le stazioni

il motorista, cioè l’addetto al funzio-

Il Gandin lo ricordo così. In piedi

skilifista.

di partenza e di rinvio, veniva tesa la

namento. Lo ha fatto per diversi anni

su un piccolo trespolo di assi intento

Al Pialeral, tra Arei e Piazza Cavalli a

fune; poi in primavera, allo scioglier-

anche dopo aver lasciato la condu-

ad agganciare alla fune dello skilift la

un passo dal “Tedeschi”, nel 1952 mio

si delle nevi, con altrettante giornate

zione del rifugio (quando anch’io ero

pinza cui era legato il traino e ad ac-

padre e il suo amico Massimo Anno-

di lavoro veniva smantellato. Per non

ormai chiamato a dare il mio piccolo

compagnare con un ampio gesto del

10

11


IL PREMIO RITROVATO

A Matteo Della Bordella il Grignetta d’Oro 2015 di Sara Sottocornola

L

ecco torna al centro della scena alpinistica nazionale con il Premio Grignetta d’Oro, riconosci-

mento alpinistico nato negli anni 70 e rilanciato nell’edizione 2015 della rassegna Monti Sorgenti. Il premio, in una veste rinnovata e ampliata, è stato assegnato venerdì 23 maggio al Tea-

e di personaggi dell’alpinismo nazionale, al 31enne Matteo Della Bordella, che è stato scelto dalla giuria come il miglior alpinista italiano del biennio 2013-2014. Nato negli anni ‘70 in seno al Cai Belledo come riconoscimento per i

12

Durante la serata, che è stata ac-

a naturali riflessioni sulla sua storia e

vicinamento in kayak e in autonomia.

compagnata dalla musica del Boz Trio

sul suo futuro. Molti hanno ricordato

“E’ una soddisfazione grandissima – ha

and guests, sono state consegnate

lo spirito originario del premio, nato

detto Della Bordella –. Ci tengo a fare

anche due menzioni speciali: una a

per dare un riconoscimento ai giovani

i complimenti anche agli altri perché

Ivo Ferrari “per il suo modo di co-

alpinisti emergenti. “Incarnava il dive-

giovani emergenti nel mondo dell’al-

con cui ha dimostrato di mettersi in

fare classifiche non ha tanto senso

municare l’alpinismo”; e una a Romano

nire dell’alpinismo – ha scritto Aldino

pinismo, il Grignetta d’Oro è tornato in

gioco per raggiungere obiettivi sem-

nell’alpinismo. Voglio dedicare que-

Benet, per “la dimostrazione che tutti

Anghileri in una lettera inviata al quo-

scena con una manifestazione di li-

pre diversi, portando la sua ricerca non

sto premio a mio papà in particolare

gli ostacoli possono essere superati”.

tidiano locale Lecconotizie.com -, il

vello nazionale, per premiare “l’alpinista

solo su quei terreni verticali, difficili, in

e a tutte le persone che hanno sca-

“Lecco è tornata al centro dell’al-

nuovo che avanza e che si fa presente.

che nell’ultimo biennio ha dimostrato

quota, classici dell’alpinismo, ma anche

lato con me. Spero che sia un punto

pinismo praticato ad altissimo livello,

Sarebbe bello ritrovare questo spirito

di saper guardare avanti con obiet-

affrontando elementi diversi come il

di partenza per tante altre avventure”.

anche internazionale – ha detto Al-

originario premiando giovani da in-

tivi ambiziosi, ma nella coerenza di

Mare Artico, rendendo così il suo al-

A tutti i candidati è stata consegna-

berto Pirovano, tra gli organizzatori

coraggiare, spronare, incitare, premiare

una propria idea di alpinismo”. Niente

pinismo un’esperienza esplorativa più

ta una speciale piccozza offerta da

del premio e presentatore della serata

e far conoscere”.

premi all’exploit, ma all’interpretazione

ampia, matura e completa”.

Grivel Mont Blanc, il marchio storico di

insieme a Sandro Filippini della Gaz-

Quattro finalisti, da sinistra H. Barmasse, M. Della Bordella L. Schiera, C. Pesce. Foto di Klaus Dell’Orto - OpenCircle

tro della Società, gremito di pubblico

Shark’s Tooth in Groenlandia, con av-

I musicisti del Boz Trio and Guests. Foto di Giancarlo Airoldi

personale dell’alpinismo dimostrata dai

Un grande ritorno

I protagonisti. Da sinistra H. Barmasse, M. Della Bordella, L. Schiera, Corrado Pesce, con M. Conti, E. Aldeghi. Foto di Danilo Villa

La Sig Betta Gobbi di Grivel con Guido Cassin. Foto di Danilo Villa

attrezzatura alpinistica di Courmayeur,

zetta dello Sport –. Sono felice di ve-

Occasione per riflettere

che ha sostenuto con entusiasmo il

dere che l’alpinismo lecchese è ancora

“Il Grignetta era, ed è, un momen-

candidati: i finalisti erano, oltre a Della

Le salite compiute che sono valse il

ritorno del Grignetta d’Oro e promette

ai vertici e sa esprimersi con campioni

to di riflessione sul percorso dell’al-

Bordella, Hervé Barmasse, Luca Schie-

premio a Della Bordella sono: la prima

di farlo anche nei prossimi anni. “Vedo

ampiamente riconosciuti. La giuria si è

pinismo – spiega Alberto Pirovano-.

ra, Corrado Pesce, Tamara Lunger,

salita sulla Ovest della Torre Egger e

con grande gioia che l’alpinismo non è

espressa in modo compatto, e hanno

Come ha sintetizzato bene Cristophe

Francesco Salvaterra e Simon Gietl.

la nuova via sulla parete Ovest dell’U-

finito – ha detto Betta Gobbi di Grivel,

fatto piacere le parole di Valery Baba-

Heinz qualche anno fa, dà agli alpinisti

La giuria, composta dal presidente

li Biaho in Pakistan, nel gruppo delle

presente in sala - e che ci sono anco-

nov che ha espresso grande apprez-

la direzione giusta e chi lo vince ha

Mario Conti, Rolando Larcher, Rossano

Torri di Trango, la ripetizione della via

ra tanti giovani che hanno ancora vo-

zamento sia per il premio sia per la

la responsabilità di indicare la strada.

Libera, Simone Moro, Valerij Babanov

“Lecco” al Grand Capucin, nel gruppo

glia di fare, di fare bene, di fare tanto.

rosa dei ragazzi”.

e Vinicio Stefanello, ha scelto Matteo

del Monte Bianco, il concatenamento

E quindi viva l’alpinismo, via Lecco e

Il ritorno del premio, largamente ap-

Della Bordella “per il percorso intenso,

patagonico dell’Aguja de la Sila e del

viva chi ha creduto e crede in questo

prezzato da partner, alpinisti, stampa

progressivo, di alta qualità e difficoltà,

Cerro Fitz Roy, e la nuova via sullo

premio”.

e grande pubblico, ha aperto la strada

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“PRESE LIBERE”

Le falesie del lecchese nel film di Nicoletta Favaron

Matteo Della Bordella con i presentatori della serata Sandro Filippini e Alberto Pirovano. Foto di Giancarlo Airoldi

Il Grignetta d’Oro degli albori limitava

to, con spirito di collaborazione.

la competizione agli alpinisti lombar-

“Sarebbe sbagliato pensare di ri-

di assegnando alle diverse salite un

lanciare questa disciplina solo con un

punteggio numerico per rendere og-

premio – conclude Pirovano -. Quello

gettiva la classifica. Ma già all’epoca

che serve è un progetto di più ampio

c’era la volontà di uscire dai confini

respiro. Ma solo se remiamo tutti dalla

locali, come testimoniato dalle paro-

stessa parte, CAI, Gamma, Uoei, Ragni,

le di Reinhold Messner che invocava

istituzioni, ma soprattutto le perso-

un premio nazionale organizzato sulla

ne: - quei personaggi incredibili, che

base del Grignetta d’Oro Lombardo. Il

solo Lecco ha saputo e sa esprimere,

Grignetta d’Oro 2.0, organizzato dal

capaci di fare sognare, di essere d’e-

1997 al 2006, assunse fin da subito le

sempio, ma che devono anche assu-

caratteristiche di premio nazionale, ma

mersi la responsabilità di indicare la

non perse quello spirito. Oggi il Gri-

strada mettendoci la faccia. Su questo

gnetta d’Oro riparte da lì, con nuove

noi ci siamo, possiamo partire anche

energie, nuovi partner e nuove ambi-

subito; magari qualcuno all’inizio re-

zioni, ma sempre con uno sguardo alle

merà contro, ma siamo convinti che le

nuove generazioni. Tra i finalisti del

condizioni ci siano per fare qualcosa

Grignetta di quest’anno c’erano infatti

di grande. Se lavoriamo insieme non si

personaggi di 24 e 25 anni”.

tratterebbe più di osare, ma di costru-

Incentivare e far riconoscere i gio-

ire qualcosa di concreto. Qualcosa ca-

vani resta una delle priorità del Gri-

pace di garantire il futuro all’alpinismo,

gnetta d’Oro anche per le prossime

non solo lecchese, e di far tornare

edizioni, ma per raggiungere grandi

Lecco a quel ruolo a cui la portarono

risultati bisogna che il mondo alpini-

prima gli alpinisti della generazione di

stico lecchese si muova in modo uni-

Riccardo Cassin e poi le successive”.

14

Attori e testimoni a confronto sul palco dopo la proiezione del film. Foto di Danilo Villa

di Giorgio Spreafico

C

osa resta dello scandalo che fu? Poco o nulla, perché il tempo fa sempre il suo me-

stiere, leviga con una carta smeriglio a grana sottile anche gli spigoli più taglienti e neppure la roccia, dài e dài, lo mette in difficoltà. Certo era stato un bello choc, niente da dire: ragazzi che anziché scalare le pareti di sempre, nel giardino di pietra della Grigna, si innamoravano delle piccole muraglie di fondovalle, che gli alpinisti avevano (quasi) sempre snobbato; ragazzi che lungo quelle falesie che andavano a cercare col lanternino trovavano il modo di calarsi dall’alto (inaudito!) per chiodarle con tasselli quasi da cantiere dopo averle bucate con il perforatore e più in là con il trapano, che non ne cercavano i punti deboli ma, al contrario, si piccavano di passare proprio là dove apparentemente uno scalatore non avrebbe dovuto avere possibilità di alzarsi da terra. Il Nuovo Mattino aveva già fatto a

pezzi la retorica della lotta con l’alpe,

già rodati e caldi perché avevano fat-

giocando la carta dell’eleganza del

to gli straordinari “a secco”, sui primi

gesto e del puro piacere di muoversi

pannelli di allenamento montati negli

nella dimensione verticale. E in terra

scantinati.

lecchese un prete formidabile – chi

Nessuno poteva immaginare, allo-

se l’aspettava, via, un prete? – aveva

ra, dove avrebbero portato quei metri

già dato una gran smazzata alle carte

iniziali sui quali avevano cominciato a

proponendo ai suoi ragazzi il Sasso di

luccicare le piastrine degli spit. Qual-

Introbio come un luogo dove cresce-

cuno aveva pensato a una moda pas-

re dentro di sé, prima ancora che nel

seggera, qualcuno si era illuso di po-

fisico e nella tecnica di scalata. Che

terla contrastare con un’urlata a chi di

intuizione folgorante, quella di don

dovere al momento giusto, altri ancora

Agostino Butturini, e che straordinario

avevano scommesso che i profanato-

percorso quello del Gruppo Condor

ri del tempio (così li consideravano)

che spiegava le ali nella sua scia.

sarebbe tornati sui loro passi con la

Tutto questo era già successo, ecco,

coda tra le gambe. Sì, ciao, domani.

e all’improvviso era venuto anche

Trent’anni dopo, come nel romanzo di

il momento della chiamata in scena

Dumas, i moschettieri dei microappigli

dell’arrampicata sportiva. Primi anni

e dei maxistrapiombi ne hanno vinti

Ottanta, un altro cambio di marcia

di duelli, ne hanno infilzate di proso-

all’insegna del nuovo e dell’anticon-

popee, ne hanno affettate di occhiate

formismo. Tanti saluti alla fatica delle

di condanna o di compatimento. E se

camminate di avvicinamento alle pa-

le falesie censite nel Lecchese oggi

reti, figuriamoci a quelle di alta montagna. Semplicemente, prima svolta a destra e via, auto nel parcheggio e roccia lì a portata di mano, di muscoli

15


sono una cinquantina, se le vie che

rio Film Commission, della Comunità

e Marco Anghileri, due fuoriclasse

le percorrono sfiorano quota duemi-

montana Lario Orientale, del Comune

strappati ai loro cari e all’alpinismo

la, se anche gli alpinisti le frequenta-

di Lecco, di Acel e di Grivel. Ci sono le

lecchese dagli agguati del destino –

no con continuità ed entusiasmo per

voci di pionieri, scopritori e talenti del

è invece la scelta felice di innestare

tirarsi a lucido sul duro, se i climber

verticale che hanno segnato questa

una storia nella storia e di raccontare

arrivati anche da lontano fanno parte

lunga e fortunata stagione, personaggi

il passato proiettandolo nel futuro, in

del paesaggio e hanno dato vita a un

come Marco Ballerini, Stefano Alippi,

particolare grazie alla scelta di alcuni

movimento turistico dalle potenziali-

Norberto Riva e Luca Passini. E ci sono

protagonisti giovanissimi accompa-

tà economiche ancora inesplorate, se

le testimonianze di figure – Giovanni

gnati in scoperte entusiasmanti sulle

tutto questo era accaduto, ecco, allora

Ratti, proprio don Agostino Butturini,

tracce dei “grandi”, in qualche caso tali

bisognava pur chiedersi perché.

Tono Cassin – in grado di mettere a

non solo per ragioni anagrafiche, ma

fuoco il profilo storico e la portata di-

per il ruolo avuto sulla scena dell’ar-

rompente del movimento dell’arram-

rampicata.

Guardare indietro Era proprio venuto il momento di

picata sportiva lecchese. Non poteva

Ecco allora le risate, le domande,

guardare indietro, di capire come era

mancare Delfino Formenti, natural-

gli sguardi curiosi pieni di attese, le

andata e per quale motivo si era ma-

mente, che ha speso infinite energie,

adorabili ingenuità e le scalate leg-

cinato tutto quel po’ po’ di percorso

tempo incalcolabile e una sconfina-

gere ma implacabili di Maria Ballerini,

verticale, e magari anche di chieder-

ta passione – nessuno ha tracciato

Anna Aldè, Simone Tentori e Martina

si dove, e grazie a chi, sarà possibi-

e attrezzato tanti itinerari quanto lui,

Frigerio, in questo film che a sorpresa

le continuare il gioco con il vuoto, la

bene come lui, instancabilmente come

porta sullo schermo anche Angelika

gravità e la pietra, che per quanto so-

lui – per il potenziamento e il mante-

Rainer, star del climbing agonistico

lida e compatta sa offrirsi con duttilità,

nimento di questo straordinario pa-

internazionale incrociata dalla troupe

neanche fosse il didò dei bimbi all’asilo,

trimonio.

un giorno di primavera proprio su una

alle mani bianche di magnesite di chi

Nicoletta Favaron, illuminata nell’e-

nostra falesia. Così – in una serata

splorazione di questo mondo da un

affollatissima, condotta da Valentina

Perché non un film, allora? Oh-oh-

esperto del calibro di Pietro Corti

d’Angella e aperta da un dibattito na-

oh, ideona. Cullata, coltivata, infine re-

e aiutata alla telecamera da Arian-

turalmente incardinato al mondo del-

alizzata. C’è anche quello, adesso, e

na Mascheri, per arrivare in fondo ha

le falesie – la presentazione di Prese

per essere precisi è un docu-film. Si

dovuto scalare il suo personalissi-

libere in sala Ticozzi a Lecco, durante

intitola Prese libere e lo ha firmato Ni-

mo 8a. Girare un film di arrampicata

l’intensa settimana di Monti sorgenti,

coletta Favaron, che già tre anni fa – e

muovendosi con le stampelle, dopo la

ha davvero scaldato il cuore. Perché

allora in cordata con Maurizio Cam-

frattura a una gamba, si può ben defi-

non si è incrodata nelle celebrazio-

ponovo – aveva regalato agli appas-

nire un’impresa. E che Prese libere non

ni, perché ha aggiunto e suggerito al

sionati delle vette Ciapin, passi scolpiti

zoppichi, tenuto conto di problemi del

pubblico uno sguardo di tenerezza,

nel vento, omaggio a Daniele Chiappa,

genere, a dirla tutta è un piccolo mira-

la promessa di un gioioso cammino

un indimenticabile della montagna di

colo, al quale hanno contribuito anche

verticale che continuerà, lo stupo-

casa e italiana.

Michelangelo Oprandi e Norberto Ta-

re che si rinnova sempre nell’incon-

C’è la storia delle falesie lecchesi,

renghi (musiche), Filippo Dell’Oro (co-

tro con i ragazzi e con il loro modo

dentro i cinquantaquattro minuti del

lorist) e Andrea Ratti (grafica). Certo i

semplice ma speciale di prendere la

nuovo video che ha avuto nel CAI

limiti di budget affiorano qua e là, ma

vita, di guardare attorno a sé e, nello

Lecco il committente e che ha potuto

il registro narrativo, spigliato e leggero

stesso momento, lontano.

contare sul supporto della Lecco La-

per quanto al servizio di un impianto

sa come prenderla.

rigoroso sul piano documentale, li fa

16

dimenticare. A farsi ricordare – insieme alla dedica della regista ai fratelli Giorgio


“MISCUGLIO” AL BADILE

Pizzo Cengalo e Pizzo Badile visti da Soglio. Foto di Raimondo Brivio

La salita per la Nordest dell’estate del ’60 con Mimmo Maida

di Gigi Alippi

S

ono certo che la stranezza

to con autentico valore. Ero poco più

rete di grigio granito che si scorge da

questo paradiso della natura, un gran-

essere festeggiata in quanto, nelle

ta esaltante per chi vuol dimostrare,

di questo titolo verrà chiarita

che ventenne allora, quando ritenni

lontano, con emozione e timore reve-

dioso Riccardo Cassin aveva compiuto

drammatiche fasi della discesa, la gio-

prima di tutto a se stesso, di saperci

nel corso del racconto. Quel-

di potermi rivolgere senza eccessiva

renziale, già appena si sbuca dalla Val

un’impresa storica, scalando dal 14 al

vane esistenza dei due alpinisti coma-

fare con il difficile. In questo proget-

lo che mi preme precisare adesso è

presunzione verso un obiettivo che,

Bondasca. Da lì, le bastionate del Badile

16 luglio del 1937 la parete Nordest

schi venne tragicamente troncata.

to, evidentemente tanto ambizioso, mi

piuttosto il fatto che spesso gli eventi

non solo noi lecchesi, ma diciamo

e del Cengalo si stagliano, in tutta la

del Badile, guidando la cordata che

Bene o male, da quel momento

trovai coinvolto quando la medesima

più marginali della vita prendono un

pure l’alpinismo internazionale, con-

loro maestosità, tra il verde smeraldo

includeva due lecchesi Ginetto Espo-

la Nordest del Badile ha avuto una

tentazione ebbe il sopravvento su al-

risalto, e poi vengono ricordati con

siderava un gioiello da includere nel

dei boschi e il nitido azzurro del cie-

sito e Vittorio Ratti, e i comaschi Ma-

frequente ricorrenza nelle vicende

tri due alpinisti lecchesi, Romano Pe-

più forte incisività, maggiore di ciò

proprio palmares. Mi sentivo ormai

lo: sicuramente una delle vedute più

rio Molteni e Giuseppe Valsecchi. Fu

dell’alpinismo, e anche una sua sem-

rego e Dario Mozzanica, con i quali

che era stato affrontato e conquista-

pronto per dare l’attacco a quella pa-

spettacolari e inebrianti delle Alpi. In

una conquista che purtroppo non poté

plice, si fa per dire, ripetizione diven-

intrattenevo una bella amicizia. I due


che sarà la discesa. Raggiungiamo la

suscitare scan-

base mentre cominciano a scorger-

dalo: era una

si le prime luci del giorno. Romano

moda di allora,

e Dario se ne vanno subito, mentre

come esistono

noi li seguiremo dopo aver sistema-

in ogni attivi-

to l’imbragatura a bretella sulla corda,

tà umana. Su-

in quanto allora non esistevano im-

perati i diedri,

bragature vere e proprie. Che siamo

ci

inoltriamo

ben preparati entrambi lo possiamo

nel

caminone,

constatare dal fatto che raggiungiamo

luogo tetro e

quasi senza accorgercene il primo bi-

scuro, sempre

vacco Cassin.

alle calcagna di

Apparteniamo alla scuola dell’alpi-

Il rifugio Sasc Furà negli anni ‘80. Foto archivio Fondazione Riccardo Cassin

avrebbero formato una cordata a sé,

na non come ideale, il giovanotto si

pietre, senza porta, con il tetto di pio-

mentre io mi sarei dovuto adattare a

sentiva portato ad ingerire senza mi-

de. All’interno il tutto si risolveva in un

quel compagno il cui nomignolo con-

sura diverse miscele di alcolici, in una

giaciglio realizzato con fieno molto

tribuisce a formare il titolo di questo

forma tanto inconsueta che presto gli

secco, mentre a ridosso di un angolo

scritto.

fu affibbiato per questo il nomigno-

scendeva una scura catena destinata a

A quel tempo era custode del rifu-

lo di “miscuglio”. “Miscuglio” divenne

sorreggere eventuali contenitori messi

gio S.E.M. ai Piani Resinelli un grande

per tutti il modo di individuarlo e in-

a scaldare sul focherello sottostante.

appassionato di montagna, Romano

terpellarlo, mentre ciò contribuiva a

Qui mi assopii con un senso di sereni-

Merendi, al quale piaceva ospitare so-

fomentargli l’abitudine a quelle strane

tà e di pace, proprio quello che ci vo-

vente dei giovani alpinisti promettenti.

e proverbiali sbronze, che lui riteneva

leva per affrontare la Nordest, mentre

Tra questi conobbi Domenico “Mim-

fossero il mezzo per fargli acquisire

intanto nella mente rilassata scorreva-

mo” Maida, un ragazzo napoletano di

importanza nell’ambiente. E il nomi-

no le immagini di tanti alpinisti famosi

San Giovanni a Teduccio che, arrivato

gnolo gli rimase addosso anche dopo

che erano passati di qui.

a Lecco in giovanissima età, era stato

che lui ebbe deciso di non bere più.

preso di prepotenza dalla montagna,

Fu con lui come compagno di cor-

tanto da farne un irrinunciabile ideale.

data che partimmo alla volta della

Ci svegliamo che è ancora buio,

Oltre la montagna però, e per fortu-

Nordest del Badile in una splendi-

ma già pronti per avviarci all’avvici-

da giornata dell’estate del 1960. Ar-

namento, che si percorre su balze di

rivammo al Sasc Furà, 1904 m, e fu

granito: arrivare all’attacco della pare-

già emozionante trovare tra i larici

te sembra già dover fare un’altra via,

e le radure il famoso baitello fatto di

forse un segno premonitore di quello

20

Sentieri e Parole

Imbraghi a bretella

Romano e Da-

nismo moderno, il che vuol dire che

rio.

Miscuglio

le difficoltà, certamente le difficol-

intanto comin-

tà tecniche, vengono superate con la

cia ad accusare

tecnica, ma anche psicologicamente.

la fatica, e mi

Oltre il “bivacco” incontriamo placche

tocca

lisce e traversi: è un piacere arram-

citarlo: “ve a

picare su questo terreno, un semplice

drè, teresa, se

quarto grado che non mette certo a

no i ne van!”.

dura prova una preparazione come

Durante le fer-

la nostra e che ci consente pertanto

mate lo sen-

di goderci pienamente l’arrampicata,

to

senza l’ansia di consultare l’orologio.

“tutto a posto,

Ciò non ci evita di trovarci in parte

vecchio?”. Per

condizionati quando sotto di noi si fa

la cronaca, il

più profondo il vuoto, con il quale non

vecchio

ho ancora fatto una grande esperien-

io.

solle-

borbottare:

sarei La Nordest del Badile. Foto di Riccardo Cassin, anni ‘80, archivio Fondazione Riccardo Cassin

za. E qui attorno è tutto così gran-

Fuori dal cami-

dioso, tra il caminone e i diedri che

none, un traverso

della cima. Nella speranza del recupe-

stanno sopra la testa, che ti fa sentire

a sinistra ci porta a due mezze cor-

ro, ci mettiamo a salire in conserva:

piccolo, piccolo.

de doppie e ad entrare poi nel gran-

sarà prudente? A vent’anni le scelte

Arrivati al nevaio, nessuno ci può

de colatoio finale. Le doppie, a dire il

sono dettate dall’istinto. Muovendoci

togliere la sospirata sbaffata, mentre

vero, mi provocano una leggera tre-

velocemente per i camini finali, rag-

un minuscolo rigagnolo, che qui scor-

marella, causata dal vuoto di 900

giungiamo la cresta del Badile: siamo

re forse solo per noi, viene a soddi-

metri che muore nel ghiacciaio sot-

a quota 3308, la cima che abbiamo

sfarci anche la sete. Penso che se si

tostante. Assicuro per bene Miscuglio,

sognato. Ci abbracciamo, e mi viene

è studiato per bene alle elementari, il

ma quando tocca a me non mi sento

quasi da ridere a pensare che l’ab-

libro delle grandi pareti diventa più fa-

per nulla rinfrancato, con questo spa-

braccio avviene tra un terrone e un

cile da interpretare, e così mi accorgo

ventevole vuoto. Nella manovra delle

lombardo. Dove sono finiti i vecchi

che i diedri di sesto grado che stan-

doppie abbiamo perso molto terreno

pregiudizi?

no sopra le nostre teste conducono

nel confronto dei due che ci precedo-

direttamente al caminone. Ricorria-

no, e così quando, giunti nel colatoio

mo alle staffe, come a quel tempo si

li chiamo, dal suono della loro voce

usava fare con tutta tranquillità, senza

calcolo che essi sono ormai nei pressi

Sentieri e Parole

21


italiano. Chia-

scendo”, indirizzandomi insieme una

di fare la doppia, e a nulla serve che io

za,

mo ancora una

scarica di parole davvero brutte. Che

gli spieghi che ciò ci farebbe perdere

doci

volta i due soci

faccia come vuole, io invece mi infilo

del tempo prezioso, proprio mentre

vento e acqua,

che

pre-

nel sacco da bivacco, sistemandomi la

presto si scatenerà il temporale. Gli

che scende a

cedono, e da

corda a mo’ di cuscino. Intanto il tem-

dico anche che la discesa in libera a

catinelle men-

come rispon-

porale giù in basso si fa sempre più

quel punto è facile e non presenta al-

tre di corsa ci

dono mi rendo

minaccioso, con tuoni e lampi ininter-

cun pericolo, ma lui è irremovibile. “Se

abbassi amo

conto che sono

rotti, da sembrare il rumoreggiare di

vuoi fare di testa tua ti lascio qui”, lo

lungo i blocchi

già molto bas-

una mitraglia. Nell’assopirmi, mi vedo

ammonisco mentre inizio a scendere.

della

si.

Comunque

come in prima fila ad ascoltare il con-

Arrivato al punto dove il povero Val-

Bagnati fradi-

è stato impor-

certo di una mandria, fatto dal tipico

secchi finì la sua vita, guardo all’insù

ci come siamo,

tante

capire

din don, din don: anche se non manca

e vedo che Miscuglio sta arrotolando

cosa avremmo

eravamo

la preoccupazione, tutto intorno è così

la corda. Non posso fare a meno di

dovuto dire al

sulla via giu-

dolce da non richiedere la ninna nanna

gridargli un ultimo consiglio: “Mimmo,

Miscuglio, che

sta. Scendendo

della mamma per addormentarmi. Mi

non lasciarti ingannare dalle facili cen-

troviamo al ri-

slegati,

vedo

sveglia quasi subito una voce lontana

ge che scendono a sinistra! Risali ver-

fugio

Miscuglio

che grida per tre volte il mio nome.

so l’alto, e poi scendi nuovamente lun-

intento a pon-

non riesce a

A lui, Miscuglio, rispondo due volte,

go la cresta, capito?”. Intanto rivedo

tificare con gli

tenere il mio

chiedendogli cosa vuole, ma non c’è

mentalmente tutto quello che avevo

alpinisti? “Mi-

passo. Gli urlo

che il suo silenzio. La stanchezza mi fa

studiato prima: mi sento soddisfatto

scuglio, me te

che

prose-

precipitare però in un nuovo sonno: se

e compiaciuto del mio intuito. L’errore

mazzi!”.

guo più veloce

ho i piedi caldi, per me è normale dor-

che ho commesso su in alto mi sarà

Ma tutti pian-

per cercare la

mire durante bivacchi. Non per nulla

certo utile nel prosieguo della mia vita

gemmo per lui,

via, e giunto al

più d’uno ebbe a dire sul mio conto:

di alpinista, per non lasciarmi più coin-

ben presto, per

termine di una

“chel lè el dorma anca in pe”.

volgere dalla foga e dall’entusiasmo al

un destino che

posto di far prevalere il cervello.

gli fu fin trop-

ci

che

che

Vista sulle Sciora da Bondo. Foto di Raimondo Brivio

cresta che di-

Non so quanto a lungo sia dura-

vide un canale

ta questa seconda ripresa del sonno,

che scende a

perché ancora una volta il “Gigi, Gigi,

sinistra

Gigi” ripetuto mi fa sobbalzare.

delle

scaricanaddosso

morena.

Gianetti

po crudele. Nel Nord e Sud

giro di pochi

Arrivo al rifugio Gianetti, 2534 m,

anni,

Mimmo realizzando

La Nordest del Badile. Foto archivio Pino Comi, CAI Lecco

cenge che vanno

Siccome solo il silenzio fa seguito

quando tutti sono immersi nel sonno.

stava

verso il basso, mi

al mio ripetuto richiamo, provocando

Vedendo una finestra aperta, mi ar-

un sogno della sua

L’abbraccio si prolunga, con un’in-

trovo di fronte ad una scelta determi-

da parte mia un effluvio di parolac-

rampico lungo il muro per poter en-

vita dopo aver aperto a Ballabio un

tensità inebriante, che traspare dal

nante. Mi sembra che le cenge offrano

ce, decido che la notte per me finisce

trare. Individuo Romano e Dario, che

negozio di articoli sportivi, quando gli

pianto irrefrenabile di Miscuglio, men-

un percorso più facile, ma dopo aver

qui. Mi alzo, arrotolo il sacco da bivac-

sveglio sommessamente, senza però

fu fatale il terribile schianto della sua

tre io riesco a stento a trattenere le

saltellato da una all’altra per un lun-

co, ficco il tutto nello zaino e risalgo.

riuscire ad evitare che tutti gli altri alpi-

piccola vettura che andò a sbattere

lacrime. Non c’è tempo per intratte-

go tratto, ad un certo punto mi trovo

Siamo fortunati che non piove, ma il

nisti lì presenti prendano parte ai nostri

contro il muro del Parco di Monza,

nerci come vorremmo: i tuoni che si

davanti il vuoto… Questo non ci vole-

tempo è sempre brutto e prevedo che

rumorosi discorsi. Passa un’oretta, e di

sulla via del ritorno da una conferenza,

sentono in lontananza sono un se-

va, ho sbagliato la scelta, era il canale

presto si scatenerà l’inferno. Nella pe-

Miscuglio non si vede ombra. Romano

che immagino avesse per argomento

gnale preoccupante. “Dai Miscuglio,

da prendere! Grido a Mimmo di non

nombra intravvedo una sagoma scura:

e Dario sono preoccupatissimi, come

il suo alpinismo.

muoviti! Cerchiamo questa via di di-

seguirmi e di aspettarmi intanto che

Miscuglio sta lì in piedi, con lo zaino

me: insieme decidiamo di ritornare su

Ma non è solo per il nomignolo af-

scesa!” Attraversiamo la cresta verso

risalgo. È buio, non ci si vede ormai

in spalla. Non posso non rimbrottar-

a vedere. Giunti all’altezza dell’attacco

fibbiato a Mimmo che ricordo così

sud, finché raggiungiamo il versante

più, e quando mi risponde, capisco che

lo per il fatto che non mi abbia dato

della normale, alziamo invano la no-

questa ripetizione tanto importante

è appena poco sopra di me. Lo invito

ascolto a scendere, mentre un altro

stra voce per il prolungato richiamo

nella mia vita alpinistica: “miscuglio”

a scendere, per fare la cosa più saggia

diverbio si accende poco dopo quan-

che non ha nessuna risposta. Il tem-

vale anche per la miscela di due per-

in questa situazione, cioè bivaccare

do più in basso troviamo un chiodo

porale che ci aveva finora graziati, si

sone del “Nord” e del “Sud”, che insie-

qui. Mi risponde seccamente: “io non

per una piccola doppia. Lui pretende

scatena intanto con inaudita violen-

me sono andate a salire la Nordest del

22

Sentieri e Parole

Badile. Vale pure per quel miscuglio di episodi di cui si compone l’arrampicata descritta, dove i fatti della discesa hanno richiesto di essere messi tanto a fuoco da far passare in secondo ordine le reali difficoltà di una salita classica, come traspare chiaramente nella rievocazione del racconto.

Sentieri e Parole

23


RICORDI DI UN “VECCHIO” ALPINISTA

Appunti su episodi temerari di mezzo secolo fa di Ivo Mozzanica*

P

arlando della storia dell’arrampicata in Sardegna, descrivendo le salite sul meraviglioso grani-

to di Capo Testa, Maurizio Oviglia sul suo libro Pietra di Luna (ed. Cagliari,

2002) scrive: “Il paradosso avviene con Ivo Mozzanica, che arrivò a salire le vie senza proteggersi e senza fare le soste, un’arrampicata speculare a quella degli spit, un’esperienza che necessita, più che dell’incoscienza, di una grande conoscenza di se stessi”. Il modo di affrontare le pareti mio e di quelli della mia generazione è antitetico a quello che sta avvenendo in questi ultimi anni. Le nuove generazioni si avvicinano all’alpinismo senza passare attraverso una graduale esperienza. Fanno largo uso di mezzi tecnologici raffinati, curano il potenziamento muscolare, si allenano a secco nei rocciodromi, imparano le tecniche e la nodistica in internet. Si aggirano al piede delle pareti cercando l’attacco delle vie con lo smartphone. La nuova tendenza è provare forti emozioni e scariche d’adrenalina senza correre veri rischi. Per fortuna ci sono ancora fior di alpinisti che si preparano con serietà e dedizione riuscendo ad ottenere risultati un tempo impensabili. Se si eliminano i rischi e il piacere della scoperta si eliminano i valori fondamentali dell’alpinismo. Mummery, uno dei più forti alpini-

24

Sentieri e Parole

sti, morto tentando di salire gli otto-

con Valerio attacco per uno scivolo di

mila metri del Nanga Parbat, alla fine

ghiaccio di 200 metri con penden-

dell’ottocento scriveva: “...Vero alpini-

za di 45° l’imponente parete Nord Est

sta è chi ama andare dove non uomo

della cima Nord del Pilastro d’Angolo.

sia stato, che ama le rocce che non

Siamo attrezzati con una corda di 50

abbiano sentito il tocco di dita umane.

metri, 18 chiodi a fessura, 2 martel-

Certe sensazioni bisogna averle pro-

li, 9 moschettoni, niente casco, niente

vate per capirle; affrettano il corso del

imbragatura, niente viveri e indumenti

sangue nelle vene, distruggono il cini-

di scorta.

smo, tagliano la radice del pessimismo, epperciò rendono felici”.

Sappiamo che un incidente in parete, non potendo contare su un nu-

Dai miei appunti vecchi di 45 anni

mero sufficiente di compagni, sarebbe

ho scelto alcuni episodi che si posso-

fatalmente mortale. Siamo coscienti

no definire temerari.

di questa eventualità, ma la determinazione mi dà una carica che riesco

Anno 1970 Siamo nel Gilo Dag nel Kurdistan

a trasmettere anche al compagno di cordata.

Turco, è un gruppo montuoso che

Superato il colatoio ghiacciato, sa-

si incunea tra Iran e Irak. Dopo due

liamo rapidi per i primi 16 tiri di corda

giorni di cavallo poniamo le tende

con difficoltà di IV grado. Le difficoltà

sotto la testata del ghiacciaio da dove

si fanno serie quando dobbiamo pie-

nasce il fiume Avanspi tributario dello

gare a sinistra sotto una fascia di roc-

Zap a sua volta affluente del Tigri. Con

ce gialle che caratterizza la parte alta

me sono i cugini Peppino e Valerio

della parete. Bisogna trovare il modo

Ciresa. Le montagne che chiudono il

per raggiungere la cresta est che mi

ghiacciaio superano i 4.000 metri. A

sembra più articolata.

poco meno di due ore vi è il “Mergan”

Per quattro lunghezze di corda

alpeggio estivo di nomadi kurdi nelle

devo applicare le più raffinate tecni-

loro tende nere con le loro capre nere;

che d’arrampicata. Dopo una parete

gruppi famigliari, col capofamiglia ar-

verticale di 20 metri di roccia molto

mato di fucile, a rotazione ci vengono

friabile, devo superare uno strapiombo

a trovare tutti i giorni e gentilmente ci

con piccoli appigli, difficoltà VI gra-

mettono sull’avviso dei pericoli mi-

do. Dopo lo strapiombo col fiato corto

mando questi tre gesti: indice della

devo salire per una placca liscia; pian-

mano destra che apre l’occhio destro,

to un chiodino in una fessura cieca e

tre dita aperte della mano destra che

dopo un paio di metri ne pianto un

ruotano in senso orario, pollice della

altro in una fessura altrettanto cieca.

mano destra che disegna un semicer-

Con la certezza che questi chiodi non

chio sotto il mento...

terranno in caso di volo, dovrò lottare

Il 13 luglio alla una di notte, mentre

per 40 minuti per salire 15 metri di

Peppino rimane di guardia alle tende,

placca dove si concentrano difficoltà

La parete ghiacciata del Pizzo Roseg. Foto di Ivo Mozzanica

estreme. Solo con piccoli movimenti

1.200 metri, quota raggiunta 3.200

ghiaccio che attraversiamo con molta

su svasature slavate e impercettibi-

circa.

attenzione.

li riesco a lasciarmi alle spalle questa

Dopo tre giorni, il 16 luglio, all’una,

Di nuovo lo spigolo si slancia ver-

placca, ma la roccia diventa ora deli-

questa volta con Peppino, si parte. Il

ticale; in sequenza: una placca, una

cata con piccoli dadi che vanno trat-

nostro obbiettivo è una slanciata torre

fessura e un’uscita in aderenza con-

tati con dolcezza per far sì che non

sulla destra idrografica dell’Avanspi.

centrano difficoltà di V superiore. La

escano dalla loro sede (difficoltà di VI

Al lume delle frontali attraversia-

serenità e la gioia di trovarmi su que-

mo l’Avanspi su un ponte di neve.

sta roccia fantastica mi consentono

Valerio mi segue e con una mar-

Con passo sostenuto risaliamo rocce

di salire veloce e senza esitazioni. Le

tellata fa cadere il primo chiodo, il se-

rotte, calchiamo un nevaio, e, dopo

difficoltà si mantengono sempre so-

condo segue la stessa sorte e il tin-

un canale dietro a un contrafforte,

stenute fino a una fascia di roccia nera

tinnio si perde giù in qualche canalino.

giungiamo ad una forcella. Scendiamo

e strapiombante. Arduo è il supera-

Giungiamo sulla cresta est e ne

per una cinquantina di metri e attac-

mento della fascia nera, risolto con

seguiamo il filo finalmente su roc-

chiamo un tetto ben marcato a destra

una delicatissima traversata a destra

cia compatta, superiamo in eleganza

dello spigolo. Scherzando dico a Pep-

coi piedi spesso nel vuoto.

strapiombi con appigli minutissimi e

pino: “Se qualcuno ripete la via non

Una teoria di placche interrotte da

alle 14,30 siamo in vetta (difficoltà V

può sbagliare l’attacco”. Con quattro

strapiombi sempre con roccia com-

superiore).

chiodi forzo il tetto, dopo incontro un

patta e tagliente, ci porta dopo 27

superiore).

La discesa ci terrà impegnati per 7

duro tratto di V superiore.

ore per canalini, nevai, tra massi in bili-

La roccia è salda e la salita elegante

co e ghiaioni instabili. Alle 22,30 dopo

su placche di IV e V grado. Raggiun-

21 ore avvistiamo le tende. Sviluppo

ta una spalla troviamo un canalino di

Sentieri e Parole

25


senza interruzioni 14.

cenge e attacco la parete una ventina

cio che al mattino ricopre le rocce

ta sulla roccia, ho tracciato 164 vie

coraggi che seguono la mia via per

La torre mai sa-

di metri prima dello spigolo sud. Sono

sotto al seracco. Con gli attrezzi a no-

nuove divertendomi un sacco; oggi,

distinguerli dalle altre linee e per ... un

lita prima, verrà da

senza corda e decido di salire diret-

stra disposizione non vi è altro modo

vecchio e un po’ acciaccato, faccio

recupero della storia!

noi battezzata Tor-

tamente una fessura in Dulfer che in

e noi siamo ben consapevoli dei rischi

quello che posso: traccio qualche via

Mio padre era scultore e sono vis-

re Lecco. Sviluppo

alto diventa orizzontale e piega verso

che andiamo ad affrontare con la pa-

facile e salgo anche mie vie richioda-

suto a contatto con l’arte tutta la vita,

1.300 metri, quo-

destra, continuo per una serie di plac-

rete verticale di ghiaccio che incombe

te con criteri moderni. Qualche volta

penso quindi di aver acquisito una

ta raggiunta 3.300

che in aderenza che mi portano alla

sopra le nostre teste.

i richiodatori esagerano e mi secca

sensibilità per il senso dell’armonia e

metri circa.

cima. La via si sviluppa per 200 metri,

Sulle rocce niente ghiaccio vetrato,

un poco che cambino nome alla via

dell’equilibrio. Alcune vie che ho trac-

è prevalentemente in aderenza con

ma rivoli d’acqua che colano dal se-

“impossessandosene”; sono ormai una

ciato sono così divertenti e ben dise-

difficoltà dal V° al V°superiore.

racco, la progressione non è per nien-

dozzina le vie anche facili cui hanno

gnate che ho la sensazione di poterle

te facile, riusciamo a piantare quattro

cambiato nome, la colpa è un po’ mia

assimilare ad opere d’arte. Molte vie

chiodi a fessura che ci rinfrancano

che ho lasciato in parete pochi segni

classiche o parti di esse sulle nostre

Qualche

anno

dopo la rivista francese “La Montagne” riportò il resocon-

Salire soli dà il massimo della sod-

sulle difficoltà che si mantengono di V.

di passaggio. Le vie le ho descritte su

montagne hanno le stesse caratteri-

spigolo a sinistra del

disfazione, più volte in quegli anni, sal-

Alla base del seracco ci infiliamo in

guide e riviste specializzate, ma spes-

stiche (ad esempio l’ultimo tiro del-

nostro; sulla cima fu

go per la cresta Segantini in Grignetta

una specie di camino formatosi per il

so le nuove generazioni non si pre-

lo Spigolo del Fungo, la placca della

ritrovata la scatola

per scendere in arrampicata per le vie

distacco di un lamone di ghiaccio che

occupano di informarsi sulla storia di

Via Colnaghi in Medale...). Valorizzare

da noi lasciata con la

“ Lecco “ e “ Albertini “ ai Torrioni

presto crollerà a valle.

chi li ha preceduti.

questo aspetto divertente ed elegante

dicitura Torre Lecco,

Magnaghi,

dell’arrampicata in ambienti aperti con

il tutto in poco più di un’ora.

quantità d’acqua e i chiodi a vite (tipo

il nome ufficiale della

Da solo, una notte, salgo senza pila

cavatappi) escono dalla loro sede

Un esempio eclatante avvenne sul

siche” accessibili a molti mi sembra

per la via normale al Sigaro Dones, mi

senza essere svitati. Ben zuppi, il buio

Dente Nord della Rocca di Pescegallo

molto importante. Si potrebbero, al-

porto la corda per la discesa. Il chia-

ci coglie su un isolotto roccioso sopra

in Val Gerola. La via, aperta nel 1973

meno sul nostro territorio, evidenzia-

rore della luna mi consente di salire

il seracco.

con i miei colleghi Graziano Bianchi e

re le vie o le parti di vie con que-

50 anni di roccia

grandi paesaggi, con difficoltà “clas-

Accompagno una

senza difficoltà. Una nube mi copre la

La roccia è friabile e, nonostante

Andrea Redaelli col fratello Giuseppe,

ste caratteristiche. Siccome l’arte in

professoressa di Fi-

luna e in discesa ho qualche problema

vari tentativi, non riusciamo a fissa-

venne chiamata “Via delle Guide”. Salii

quanto tale deve essere condivisa dal

renze al rifugio Gia-

a cercare a tastoni i chiodi di calata.

re un ancoraggio decente. Passiamo

usando 4 chiodi a fessura e ancoraggi

maggior numero di utenti, le difficoltà

netti in Val Masino

Il giorno successivo alla salita alla

una notte interminabile stando in piedi

naturali (due piccoli larici e un paio di

non devono essere estreme e i rischi

per salire il Pizzo

punta Torelli, raggiungo a Pontresina

senza poter rilassare i muscoli, sen-

spuntoni).

ridotti. Questa espressione artistica

Badile per la via nor-

l’amico Bruno De Angeli per salire al

za poter cambiare la biancheria zuppa

male. Giunta strema-

rifugio Cerva in val Roseg.

che ci portiamo addosso.

La via divenne la classica della Val

potrebbe essere chiamata “Rock Art”.

Gerola, ogni tanto chi saliva aggiun-

Il CAI Lecco potrebbe farsi pro-

ta al rifugio, lei deci-

Il rifugista in tedesco ci fa capire

All’alba, inseguiti da un violento

geva chiodi e spit anche sull’ultimo

motore per segnalare questi “gioielli”.

de di rinunciare alla

che per noi non ci sono posti per dor-

temporale, risaliamo per un faticoso

tiro strapiombante dove non ne ave-

Spesso oggi i giovani, che si avvici-

salita in programma

mire; alla nostra risposta in dialetto:

canalino di roccia, superiamo in oppo-

vo messi. Negli anni contai fino a 24

nano all’arrampicata, sentono parlare

il giorno successivo

“St’invernu vegnem che e ghe brusem

sizione un’ultima placca che immette

chiodi. Poi, alcuni anni fa, nell’ambito di

solo di gradi di difficoltà estreme rag-

e vuole dormire an-

el rifugio” otteniamo una camera tutta

sullo scivolo finale di ghiaccio molto

una rivalutazione turistica della zona

giungibili con un allenamento costante,

che in mattinata per

per noi.

ripido fino alla cima.

che, se ben fatta, sarebbe sicuramente

tanta determinazione, fisico adeguato

recuperare le forze

La via nuova che vogliamo trac-

Ritornati al rifugio, il gestore che

accettabile, qualcuno decise di trac-

e molto tempo a disposizione; sen-

per la discesa ai Ba-

ciare sul seracco centrale della parete

aveva visto le luci delle nostre pile

ciare varie linee parallele con anco-

tendosi inadeguati si allontanano dalla

gni di Masino.

nord del Pizzo Roseg si trova a destra

frontali nella notte del nostro bivacco

raggi resinati senza tener conto delle

montagna.

della direttissima tracciata da K. Di-

è costretto a complimentarsi con noi.

vie esistenti. Il tratto finale strapiom-

lunghezze di corda velocemente alla

E’ il 17 agosto,

vetta. Per 24 tiri non ho messo nes-

giornata splendida, con le mani in ta-

suna protezione; le ore d’arrampicata

sca salgo fin dove la parete sud della

26

Scorre gorgogliando una grande

questo così divenne

Anno 1971

Sentieri e Parole

una via nuova.

to della salita per lo

Torre.

La Torre Lecco nel Gilo Dag. Foto di Ivo Mozzanica. Sotto: attrezzi usati per la salita al Pizzo Roseg, chiodi a vite, pugnale da ghiaccio , ramponi marca GB. Foto di Ivo Mozzanica

E’ l’unica volta che salgo da solo per

La via raggiunge l’Anticima Nord a

bante, bello ed elegante, che salito

Questa parete era considerata una

quota 3.920 e si sviluppa per circa

senza protezioni avevo classificato di

punta Torelli si congiunge alla cresta

delle più difficili delle Alpi e la più im-

1.000 metri con un dislivello di 800

V+ ora è diventato 6a! Inoltre la via è

che la collega al Dente della Vecchia.

pegnativa nel Gruppo del Bernina.

metri.

stata ribattezzata col nome di un ne-

emberger – K. Schonthaler nel 1958.

Dall’attacco della via normale al Dente

Decidiamo di attaccare a mezzo-

della Vecchia passo a destra per facili

giorno per evitare la crosta di ghiac-

Sono

passati

cinquant’anni

da

quando misi le mani per la prima vol-

gozio di articoli sportivi. Ho segnato con bolli bianchi gli an-

*Guida Alpina

Sentieri e Parole

27


LE PAURE E LA FORZA

Gli insegnamenti di una spedizione in terra cilena: San Valentin 1989 di Dino Piazza Partiamo dal Cialten, paese sotto il Cerro Torre, il mattino presto del 25 luglio 1989 con una grossa jeep, salutiamo con un abbraccio quel simpaticone del Gherra, amico di Casimiro Ferrari, che ci ha ospitati in casa sua e ci dirigiamo verso il Cile, destinazione il gruppo del San Valentin. Il Miro è al volante, Luisa Cepparo e Anna Clozza (già nostre compagne di avventura nella valle del Cerro Torre) con Michele Carcianiga (figlio dello Stizza) sono seduti davanti, lo Stizza (Giovanni Carcianiga) ed io siamo dietro nel cassone sopra il materiale. Ci siamo infilati nel sacco a pelo per ripararci dal freddo. Vorremmo raggiungere la città di Perito Moreno, circa mille chilometri a nord. Non ci riusciamo e ci fermiamo a Gregori, l’unico albergo aperto è sporco da non credere. Giorno 26, percorriamo queste strade dritte, sterrate, dove incontri una macchina ogni 500 km. Se l’automobile si rompe sono guai. Arriviamo a Perito Moreno, una città dove è possibile telefonare. Il giorno 27 andiamo a Los Antigos e Il Miro, la slitta e l'inseparabile sigaretta

Cile Cico, si vede il Lago Argentino con

pomeriggio visitiamo un’azienda molto

i suoi chilometri di sponde senza una

interessante di riproduzione dei sal-

costruzione, ancora tutte incontamina-

moni.

te. Proseguiamo verso Coihaique Alto, confine con il Cile.

La sera ci raggiungono sei persone che si uniranno al nostro programma:

Il Miro mi aveva informato che per

Carlo Buzzi, Egidio Spreafico, Giuliano

guidare in Cile occorre la patente in-

Maresi, Giorgio Sacerdote e due suoi

ternazionale, un documento persona-

amici.

le che mi sono procurato in Italia. In

Giorno 30 domenica, il Miro si reca

dogana siamo trattenuti per parecchio

a Porto Aisen da un amico per avere

tempo, devo firmare dei permessi di

il permesso di entrare nel Parco San

guida e ascoltare le raccomandazioni

Rafael, ai piedi del San Valentin, lo ac-

ad essere prudente, stare attento alle

compagna Michele.

curve e tenere la destra, meno male

Prima di partire il Miro m’incarica

che non mi dicono di stare attento al

di trattare il prezzo della barca che si

traffico, perché non c’è in giro nessuno.

chiama Ocean II, costa 250 dollari al

Dopo tutto questo dovrei guidare

giorno compreso vitto e personale di

io, ma al volante va Casimiro, accende

bordo. Cerco di ottenere uno sconto

la macchina e partiamo. Non mi sono

ma non mi mollano niente.

voltato a guardare le facce dei doganieri.

Lunedì 31, vado a vedere la barca, è bella e può portare 20 persone, parlia-

Dopo circa 60 km arriviamo a Coihaique.

mo ancora del prezzo, riesco a scendere a 200 dollari, penso vada bene.

Venerdì 28 luglio, partiamo per Porto Chiacabuco, un posto dove si registra-

Con loro bisogna trattare, è nella loro cultura.

no le precipitazioni più abbondanti del pianeta, infatti sta piovendo.

Barca o aereo?

Giorno 29, cerchiamo una barca per

Alla sera arriva Casimiro, ci comu-

raggiungere Laguna San Rafael. Nel

nica che gli hanno consigliato l’aereo,

Il primo bivacco

Progressione sul ghiacciaio del San Valentin

Stizza con le mani fasciate e Dino Piazza al campo base

facendo i conti costa meno ed è più

Il mattino del giorno 2 agosto pre-

veloce. Due giorni per trattare la barca,

pariamo lo zaino, si parte per il San

pazienza, fa parte delle esperienze.

Valentin.

mare, io ho perso la mia forma fisica, faccio fatica. Giorno

4

agosto,

camminiamo

Martedì 1 agosto, vado a scusarmi

Dopo due ore di cammino arriviamo

qualche ora poi finalmente mettiamo

con l’uomo della barca, mi risponde

sul ghiacciaio, è tutto pieno di serac-

gli sci, un gran sollievo per me. Sto

con una parola in spagnolo stretto: è

chi. Si cerca il passaggio migliore, uno

scivolando, per il momento mi diver-

una parolaccia, incasso e lo saluto.

va di qua, l’altro va di là, sopraggiun-

to, dopo diverse ore arriva il buio, ci

ge il buio, ci siamo persi. Piantiamo le

fermiamo e piantiamo la tenda. C’è

tende divisi, comunichiamo via radio.

nebbia, non notiamo che sopra di noi

Anna e Luisa vanno a fare una crociera verso nord a Port Montt. Noi, nel primo pomeriggio, andiamo

Io sono preoccupato perché mi si

esiste una parete friabile. Il tempo è

all’aeroporto di Coihaique. Con due

sono rotti i ramponi, li ho riparati con

brutto, pioggia e neve. Durante la not-

aerei ci portano tutti, compreso il ma-

un filo di ferro che mi ha dato Egi-

te un rumore strano scuote la tenda,

teriale e gli sci, in uno spiazzo vicino

dio. In tenda con me c’è Stizza, poi ci

non mi preoccupo e dormiamo.

ad un fiordo. Duecento chilometri di

sono Egidio e Giuliano, Casimiro è con

Al mattino accendo il fornello, fac-

volo durante il quale si vedono per di-

Carlo, Giorgio è con i suoi due amici,

ciamo colazione e quando usciamo

versi chilometri grossi tronchi di alberi

Michele è rimasto con la guardia.

dalla tenda notiamo un sasso appog-

bruciati, sdraiati sul terreno. Il vento

Giorno 3 agosto, si cammina tutta

giato al telo, la neve molle gli ha ral-

e gli incendi causano questi disastri

la giornata con i ramponi ai piedi. Per

lentato la corsa, non ha causato danni,

orribili. La pista d’atterraggio è di ter-

me è una sofferenza, il rampone rotto

l’abbiamo scampata bella. Il sasso era

ra battuta con dei ciuffi d’erba, se hai

mi si sgancia, devo mettere a terra lo

orientato verso la mia testa.

paura di volare c’è da ridere, ma tut-

zaino con tutto il materiale e gli sci,

Giorno 5 agosto, si cammina con

to funziona. Mentre salutiamo, il pilota

ripararlo e ripartire. Rimango sempre

gli sci ai piedi, questo ghiacciaio non

prima di lasciarci ci racconta che di

indietro. Sono ramponi che sto col-

finisce mai. Finalmente incominciamo

alpinisti ne ha portati molti ma quelli

laudando, ne sono deluso. Bisognava

a salire, troviamo un piano vicino ad

che sono tornati indietro sono pochi.

prenderne un paio di scorta, questi si

una roccia, ci mettiamo lì per essere

Un bell’augurio. Forse non ha capito,

rompono troppo facilmente, perché il

riparati dal vento. Il tempo è brutto,

ma lo abbiamo mandato a quel paese.

materiale che ha subito un trattamen-

ma non fa freddo.

Spostiamo il materiale nell’unico

to troppo duro è diventato fragile; mi

Dopo aver piantato la tenda e cena-

stabile di tutto il parco. Lo chiamano

stanno distruggendo il fisico, è la tassa

to io spengo la pila e dormo. Abbia-

hotel, ma sembra una cascina in co-

che si paga collaudando i materiali.

mo aperto gli sfiatatoi della tenda per

struzione. Il custode non c’è, con noi è venuta una guardia forestale, Angel, è il responsabile del parco e si presta anche a farci da mangiare.

Gli sci, finalmente Dopo due giorni di cammino ci siamo alzati di 600 metri sul livello del

Sentieri e Parole

29


con la monta-

Quando esco dalla tenda, il Miro,

forza di vo-

Il Miro mi chiede cosa è meglio

Carlo, Egidio e Giuliano hanno forma-

lontà, ormai è

soffrire

fare. Con la stanchezza che mi ritro-

to una sola cordata e sono all’attacco

buio.

fino a farti per-

vo la voglia è di fermarsi subito, ma

della parete.

dere la vita. In

guardando avanti si nota il ghiacciaio

quest’avventu-

perdere la pendenza, è lì che bisogna

ra ne ho avuto

piantare le tende, sul terreno pianeg-

Prendo lo zaino, sono pronto. Con

tutti preoccu-

la conferma.

giante. Il Miro acconsente, si cammi-

me vengono Giorgio e i suoi due ami-

pati per il no-

Verso le cin-

na ancora un’ora, quando arriviamo

ci.

stro ritardo.

que, accendo il

sul colle è quasi buio. Incominciamo

Arriviamo all’attacco, mi preparo,

fornello,

sono

a piantare le tende, tutti hanno finito,

metto i ramponi riparati, mi lego e

tenda, lo Stiz-

arrabbiato, pre-

sono già in tenda, si sente il rumore

salgo venti metri. Guardo il rampone

za non mi la-

paro del the e

dei fornelli, lo Stizza ed io stiamo an-

riparato, si è rotto da un’altra parte.

scia spazio, gli

riempio le bor-

cora lavorando perché siamo la coppia

Niente da fare, torno indietro, è troppo

scappa la pipì

racce.

che funziona meno.

pericoloso.

ma non rie-

gna ti bastona, ti

fa

dopo mi sveglio, mi sento bagnato, sta

Ramponi maledetti

tende,

alle erano

Entro

nella

Cambio programma, prendo gli sci e

menica 6 ago-

non sento più le mani, ci stiamo con-

scendo circa 600 metri di dislivello.

i

sto, il tempo è

gelando. Guardo lo Stizza, le sue mani

Che goduria.

causa del con-

brutto, ma non

sono di un bianco cadaverico, gli dico

La neve è bella, la visibilità è per-

piove. Sempre

di entrare subito nella tenda e di stro-

fetta. Viene con me Giorgio Sacer-

con gli sci ai

finarle.

dote, una persona squisita. Andiamo a

Prima di dar-

fare con gli sci una montagna che si

gli retta guar-

chiama Cerro Fierro, più bassa del San

do il riposti-

attacco vita

una

Dopo aver messo dentro tutto il materiale, entro anch’io.

sce a slacciare pantaloni

a

gelamento alle mani.

corda con la

Lo Stizza è fermo, si lamenta del

Valentin. arriviamo in cima con gli sci,

glio dei viveri,

quale trascino

dolore alle mani. Accendo il fornello,

la difficoltà è poca, solo due traversi

vedo che non

una slitta con il

l’ambiente è subito caldo. Faccio un

sul ripido.

ha

materiale. Dopo la

brodo, prendo il sacco a pelo, sembra

Guardo la cima del San Valentin,

niente, allora lo aiuto.

doccia nella ten-

un sasso, è tutto gelato. Il brodo bol-

vedo la cordata dei quattro che hanno

Accendo il fornello,

e mi metto a dormire, dopo non so

le, non si mangia altro, abbiamo poco

raggiunto la cima e stanno scendendo

possiamo fare del brodo, poi ci sono

quanto mi sento chiamare, è lo Stiz-

cibo.

da un altro versante più facile.

briciole di biscotti, pezzetti di ciocco-

za, mi sveglia, apro gli occhi e vedo

da, tutto è diventato più pesante.

piovendo. L’acqua entra dagli sfiatatoi con violenza spinta dal vento. Nella

arriviamo

Si abbassa di molto la temperatura,

alla

lasciar fumare lo Stizza. Qualche ora

Fi n a l m e n te

Oggi è do-

piedi,

Il materiale è stato scaricato dall’aereo

avanti ancora.

Sul ghiacciaio

mangiato

Salendo sul ghiacciaio del San Valentin

Entro nel sacco a pelo che da gelato

Dico a Giorgio: “Se domani il tempo

lato, un po’ di zucchero e bustine di

la tenda bassa. Sta nevicando, il vento

tenda tutto è bagnato, chiamo lo Stiz-

Stiamo viaggiando sui 3000 metri,

è diventato bagnato. E’ stata una gior-

è bello, andiamo sul San Valentin con

te. Questi sono gli unici viveri a di-

ha portato molta neve sopra la nostra

za. Lui non può immaginare il disastro

mi sento disidratato, non ho più sali.

nata faticosa e impegnativa, mi ad-

gli sci da quel versante”.

sposizione. Meno male che abbiamo

tenda e il peso ci sta schiacciando.

che ha causato. Avere il sacco a pelo

Guardo lo Stizza, vorrei fargli tirare un

dormento anche se mi sento bagnato,

Incominciamo la discesa, tutto bene,

ancora due bombole di gas, senza gas

Dico allo Stizza che dobbiamo spin-

bagnato con queste temperature è

po’ la slitta, ma sembra più conciato di

è necessario recuperare le forze, se

non bisogna farsi male, ci vuole atten-

a 3.500 metri col freddo che fa non si

gere il telo se non vogliamo rimanere

molto pericoloso. Il sacco pesa di più,

me, così lascio perdere.

non dormi sono guai.

zione per evitare di cadere in qualche

potrebbe bere.

soffocati. Lui si lamenta del dolore alle

non tiene caldo, quando gela diven-

Un colpo di vento libera la zona dal-

7 agosto, mi sveglio, sento dei ru-

ta un sasso, può rompersi mandan-

le nubi, si vede il San Valentin e tutte

mori, guardo fuori dalla tenda, il tempo

do piume da tutte le parti, inoltre, per

le montagne attorno, una vista mera-

entrare nel sacco gelato ci vuole più

vigliosa, si scattano delle foto.

tempo e si perde il calore corporeo. Il

comportamento

30

irresponsabile

Sentieri e Parole

Preparo il te e riempio le borracce,

mani, con un paio di “ostie” lo faccio

La discesa finisce fin troppo presto,

organizzo lo zaino per il San Valentin.

spingere ugualmente. Passiamo più di

è bellissimo e la temperatura è fredda.

mettiamo le pelli, s’incomincia a salire.

Lo Stizza si è infilato nel sacco a pelo

un’ora a spingere, poi il vento cambia

Lo Stizza, si lamenta che gli fanno

Innesto un passo lento ma continuo,

bagnato, penso abbia un po’ di febbre.

direzione, il rischio di essere schiac-

Il ghiacciaio è così grande che non

male le mani, non ha dormito, me le fa

dobbiamo superare 600 metri di di-

Tiene fuori le mani e mi dice che oggi

ciati è scongiurato.

si riesce a vederne la fine. Sono cin-

vedere, sono piene di vesciche, è con-

slivello. Mi sento senza forze, chiedo a

7 agosto compie gli anni. Non posso

que giorni che saliamo, per vedere la

gelamento. Dice che non può tocca-

Giorgio come sta, mi risponde che si

fargli festa, ma sinceramente non sa-

laguna ci vuole il binocolo.

re niente perché sente delle scariche

mangia troppo poco.

prei cosa regalargli. Gli faccio solo un

Siamo sul ripido, non possiamo piantare la tenda, bisogna andare

elettriche, tento di fasciargliele con dei cerotti, lo aiuto a fare tutto.

crepaccio.

Ci mancano sali e liquidi ma continuiamo a salire, ci vuole una grande

sacco d’auguri. Chiudo tutto, sistemo il materassino

E’ incominciato il giorno 8 agosto, il

Sentieri e Parole

31


tempo è brutto, nevischia, c’è nebbia

Giorno 10 agosto, mi sveglio con

un collaudo, quindi li metto nel sacco

do e questa gara per me è durata 10

e s’intravedono appena le tende vici-

una fame incredibile, prendiamo un te,

e tiro avanti.

giorni.

ne. Passiamo tutto il giorno e la notte

medico le mani allo Stizza che van-

Dopo una mezz’ora ritrovo lo Stiz-

in tenda. Egidio, saputo che lo Stizza

no notevolmente meglio, riesce a fare

za, si è fermato prima di un passaggio,

ha compiuto gli anni, ci passa un sac-

tutto da solo, esco dalla tenda. La visi-

gli devo fare sicurezza.

chetto di plastica con dentro un dado

bilità è buona, per qualche ora usiamo

e un pezzetto di cioccolato.

Visita all’ospedale Raggiungo il portico, tolgo lo zaino

due

dalle spalle e mi sento leggero. Salgo

ancora gli sci, poi la neve finisce e in-

ubriachi. Guardiamo verso il mare e

al piano superiore nella stanza dove

Il mattino del giorno 9, mercoledì, il

comincia il ghiaccio e con esso anche

vediamo due persone che vengo-

ho lasciato il resto dei bagagli. Voglio

Miro ci dice di prepararci a scendere.

la fatica per me e la difficoltà di infilare

no verso di noi, sono Michele, figlio

lavarmi e cambiarmi. Sto togliendo le

Siamo tutti a corto di viveri, non pos-

i ramponi rotti.

di Stizza e Angel, la guardia forestale

calze, la destra esce mentre la sinistra

cilena.

la devo tagliare con la forbice inserita

siamo stare di più.

Tiriamo

Riesco a tirare sera, sono distrutto,

avanti,

sembriamo

Smontiamo le tende, io devo lavo-

sento un dolore al calcagno, è qualche

Ci sediamo ad aspettarli. L’incon-

nel coltello che porto sempre con me,

rare per due, lo Stizza con quelle mani

giorno che mi fa male, ora il dolore è

tro tra padre e figlio è commovente.

perché nel calcagno si era fatta una

è handicappato. Siamo pronti, si parte,

aumentato.

Mi danno una caramella, un pezzetto

piaga che guarendo ha saldato anche

di formaggio e da bere, poi Michele

la calza. C’è infezione ma in questo

prende lo zaino del padre mentre la

momento i problemi maggiori sono

Mettiamo la tenda su questo ghiac-

guardia non dice niente e se ne vanno.

la sete e la fame quindi, trascuro la

ciaio pieno di seracchi. Sarebbe il mo-

Lo zaino ritorna ancora sulle mie

gamba e vado a mangiare una pasta e

mento di mangiare ma non ci sono più

spalle. Arriviamo alla foresta, incomin-

viveri, beviamo il solito brodo. Chiedo

cia a piovere. Spero che lo Stizza mi

Giorno 12 agosto, sabato, il tempo è

allo Stizza se ha fame, mi dice di sì ma

chieda un attimo lo zaino, aspetto in-

brutto, non è possibile volare. Passia-

non si lamenta mai.

vano. Vedo la cascina che chiamano

mo il tempo a mettere in ordine i ma-

hotel, distante ancora una mezz’ora di

teriali e far asciugare il sacco a pelo,

cammino.

perché di notte è ancora lì che dormo.

abbiamo gli sci ai piedi e la visibilità è pochissima.

Tè con brodo

Carlo con la carta, Egidio con la bussola, ci danno la direzione. Questa discesa che era stata un sogno, oggi è una sofferenza. Arriva sera, ci stiamo ancora orientando, io sono cotto, mi gira la testa e lo zaino mi sembra pesi di più di quando avevo ancora tutti i viveri.

Incominciamo a parlare di pranzi: “Torneremo a casa, vedrai che man-

finalmente un bicchiere di vino.

Montiamo le tende, mi danno una

giate ci faremo!”, quando si ha così

Tutti gli altri sono arrivati, hanno ac-

Giorno 13 agosto, domenica, il tem-

mano Giuliano ed Egidio. Siamo tutti

fame, non avendo niente da digerire,

ceso le candele, siamo al mare vuol

po è sempre pessimo, riposiamo, gio-

dentro le tende, lo Stizza si lamenta

si sentono degli spasimi allo stomaco.

dire che ormai è tutta pianura.

chiamo a carte e soprattutto man-

meno per le mani.

Il sonno tarda a venire, così con-

La pioggia è aumentata, sembra un

Accendo il fornello, preparo un bro-

tinuiamo a parlare. Due giorni fa mi

do. Mi viene sonno, non devo ad-

sembrava di non farcela più, abbia-

Non ce la faccio più, non capisco se

dormentarmi perché se ti muovi puoi

mo mangiato pochissimo, faticato

lo Stizza sta con me per non lasciar-

rovesciare il pentolino e ci sono due

due giorni per diverse ore, mi chiedo

possibilità: la fiamma si spegne, il gas

quale sia il nostro limite e dove possa

continua ad uscire e vai in asfissia

arrivare, perché stai facendo cose ad

ghie sono diventate nere, il dolore è

oppure la fiamma non si spegne e

alta percentuale di rischio, è per que-

diminuito. Siamo pronti a partire.

s’incendia la tenda, per questi errori

sto che si dice che l’esperienza costa

elementari il prezzo può essere carissimo. Dopo il brodo spengo tutto, auguro la buona notte e dormiamo. Penso di aver russato anche se il sacco a pelo è ancora bagnato.

32

Sentieri e Parole

temporale.

giamo e beviamo, facciamo presto a recuperare. Giorno 14 agosto lunedì, arrivano i due aerei, carichiamo i materiali.

mi solo o perché non ce la fa ad au-

Io sono seduto davanti e il pilota è

mentare il passo. Vedo la cascina così

sempre lo stesso, gli ricordo cosa ci

vicina, le ultime forze me le dà questa

disse all’andata e lo rassicuro dicen-

Metto per terra lo zaino con gli sci e

pioggia che scende così abbondante e

dogli che noi siamo ritornati tutti.

Il rampone si rompe dopo un’ora,

mi viene voglia di buttarli, non lo fac-

riesce in parte a risolvermi il problema

cara, ma non si può comprare, la devi

mentre sono seduto ad aggiustarlo

cio perché sulla spatola c’è una dedica

disidratazione e sete.

fare sulla tua pelle.

guardo nel crepaccio che ho di fronte

di mio figlio. Rimetto ancora tutto sul-

Siamo a 500 metri dall’hotel, in-

piace perché non tiene in linea l’aereo,

Giorno 11 agosto, mi alzo, il tempo

e vedo sul fondo una giacca a vento

le spalle e vado. Sono rimasto indietro

ciampo in qualcosa e cado disteso nel

gli dico di stare attento perché se sto

è brutto. Preparo il te, senza zucchero

rossa saldata nel ghiaccio. Può essere

solo, sono scoraggiato, mi vengono

fango. Sento freddo ma stare disteso

male, mi viene il vomito. Si comporta

perché è finito, aggiungo mezzo dado,

indossata da qualcuno ma in questo

in mente le persone più care e con

mi dà una sensazione di benessere.

meglio e dopo circa un’ora di volo at-

te e brodo, un abbinamento strano ma

momento sono così sfinito che non

questo pensiero mi torna la forza per

siamo in emergenza, non abbiamo più

m’interessa. Mi viene in mente il pilota

continuare.

niente, neppure una caramella.

e incomincio a credere che di alpinisti

Pensiamo di raggiungere la laguna entro sera. Lo Stizza sta meglio, le un-

Il ghiacciaio del San Valentin

ne ha portati molti e riportati pochi. Riparto, mi sento stanco, il rampone

si rompe di nuovo.

Lo Stizza non se n’accorge e prose-

Si alza in volo e segue il fiordo. C’è vento, il suo comportamento non mi

terriamo a Coihaique.

gue nel buio.

Finisce il ghiacciaio, meno male

Con forza di volontà mi alzo, ormai

posso togliere i ramponi, vorrei but-

vedo nitida la cascina-hotel, sono a

tare via anche quelli ma sto facendo

100 metri, è come vedere un traguar-

Sentieri e Parole

33


Il secondo bivacco.

Tempo dopo vengo a sapere da

non ci fanno passare, hanno già vistato

Casimiro che la settimana seguente al

il passaporto, indietro non si torna. Ci

nostro volo, lo stesso pilota con il suo

consigliano di convincere gli argentini.

possono dimenticare. Siamo riuniti nella sua modestissima casa di legno e dentro di noi è festa.

bere e voleva cucinarci una pasta, di-

stra dimensione. Abbiamo saputo cos’è

la tua forza sono molto di più di quello

mostrandoci in questo semplice modo

la fame, la sete e i congelamenti, è stato

che hai sempre pensato, perché ti sei

la sua amicizia. Prima di accompagnarci

pericoloso e rischioso, in cambio ab-

messo alla prova e questa prova è stata

alla macchina ci siamo scambiati dei

biamo avuto una grande scuola, che ci

così forte che ti ha fatto capire molte

regali e i cani ci hanno salutato me-

accompagnerà per tutta la vita.

cose che non avresti mai neppure im-

nando la coda. Questa fermata ha fat-

Mettendo sulla carta queste espe-

to bene a tutti, in modo particolare al

rienze ho cercato di spiegare gli sbagli

Il pianto di gioia arriva sempre dopo

gaucho, perché erano sei mesi che non

da noi fatti, in modo che non vengano

un fatto eccezionale con un contorno

parlava con nessuno e noi gli abbiamo

ripetuti: questa è la ragione principale

di rischio e di fatica, non c’è nessuno

fatto passare un pomeriggio in allegria.

che mi ha fatto venire la voglia di scri-

che ti può vendere una cosa così, la

Giorno 18 agosto, si parte per Bue-

vere. Le esperienze se non sono tra-

devi sudare.

nos Aires, ci accompagna all’aeroporto

smesse non hanno nessun valore.

maginato.

Potrei andare avanti ancora ma pen-

Sono sicuro che alla fine della lettura

so che queste risposte siano sufficienti

Il nostro bagaglio è in sovrappeso,

di questo racconto qualcuno si chie-

a far capire perché andiamo in questi

Padre Corti.

aereo si è infilato nel fiordo mentre

Rifacciamo i quattro chilometri, le

Durante la cena mi lascio scappare

ma Padre Corti con il suo sorriso riesce

derà: “Perché vanno a fare questa cose

posti, naturalmente accompagnati dal-

tornava dalla laguna; era solo, il suo

guardie scuotono la testa: incomincia

una promessa, dico a Padre Corti che

a farci imbarcare tutto, senza pagare la

così pericolose senza ricompensa?”

la motivazione più importante che è la

modo disordinato di pilotare gli è co-

una discussione.

potrei spedire delle macchine utensi-

tassa. Questa forza è il risultato della

li per attrezzare un’officina meccanica

sua bontà.

stato la vita.

Portiamo via il Miro altrimenti lo ar-

Accompagnati da un amico di Casi-

restano.

Vi posso assicurare che la ricompensa c’è ed è grande, non in soldi

nella sua scuola di San Giuseppe.

naturalmente, ma in diverse altre cose

miro, lo Stizza e io andiamo in ospe-

Parla Giorgio Sacerdote che è avvo-

Il suo modo di fare mi trasmette un

dale, a lui tolgono delle unghie dalle

cato: dopo quattro ore di discussione

entusiasmo così grande che in tre anni

Giorno 20 agosto, si vola verso Mi-

ad un pezzo di pane, un sorso di the o

mani mentre a me spruzzano un ane-

esce dalla caserma con i passaporti in

gli ho mandato venti macchine uten-

lano. Abbiamo sofferto, una fatica in-

una caramella; controllare le paure e il

stetico sul calcagno e con il bisturi

mano, nessuno di noi sarebbe riuscito

sili, donatemi gratuitamente da diverse

credibile, siamo riusciti a capire la no-

dolore; sapere che la tua dimensione e

estraggono il pezzo di calza.

a fare tanto, bravo Giorgio.

persone.

Siamo entrati in ospedale con una

Guida sempre il Miro. Siamo seduti

Le raccoglievo nella mia officina, le

fame da lupi ma quando ne usciamo,

tutti davanti, lo Stizza e suo figlio dor-

controllavo, le sistemavo e una volta

lo Stizza con le mani fasciate ed io

mono. Io cerco di stare sveglio parlan-

collaudate venivano spedite in Argen-

con il piede bendato, la fame è sparita.

do con Casimiro e impedire che anche

tina con l’aiuto di Giancarlo Riva (Pa-

lui si addormenti, ma la strada dritta e

ietta), il tutto senza fargli spendere un

monotona non ci aiuta e ogni tanto lui

soldo.

Strane regole Giorno 15 agosto, martedì, un ami-

chiude gli occhi, si sposta ai lati della

Giorno 17 agosto: lo Stizza, suo fi-

co di Casimiro ci regala una bottiglia

strada non asfaltata con della ghiaia più

glio Michele ed io andiamo a visitare

di pisco a testa, una grappa cilena, poi

grossa che fa sobbalzare la macchina, si

la foresta pietrificata a Sarmiento. E’

partiamo per l’Argentina.

sveglia e va avanti.

interessante vedere queste piante di-

Alla caserma di confine cilena consegniamo i passaporti per il visto e

Dopo qualche chilometro mi addormento anch’io.

ventate pietra. Durante il ritorno, sto guidando,

quattro chilometri più avanti, alla ca-

Il Miro guida ancora per delle ore e

quando vedo un cartello con l’indica-

serma argentina, li ridiamo alle guar-

quando arriviamo a Perito Moreno è

zione di un’estancia a sei chilometri,

die che ci bloccano perché quello è

già chiaro.

giro la jeep e andiamo a conoscere l’e-

un passo militare e i civili non possono

Giorno 16 agosto, abbiamo dormito

stanciero. Fermo la macchina nel corti-

passare. Ritorniamo in Cile, spieghiamo

qualche ora, poi partiamo per Como-

le della casa, quando scendo si avvici-

l’accaduto alle guardie ed anche loro

doro Rivadavia, andiamo da Padre Corti.

nano quattro cani arrabbiatissimi: sulla

Siamo nelle vicinanze di Comodoro,

porta della casa si affaccia un gaucho,

domandiamo dove abita Padre Corti,

gli grido che siamo amici e lui con un

tutti lo sanno, specialmente i poveri che

fischio richiama i cani.

34

Sentieri e Parole

hanno ricevuto da lui del cibo e non

Abbiamo parlato, ci ha offerto da

Esperienze

che non sono in vendita: dare valore

grande passione per la montagna. Le foto sono di Giorgio Sacerdote e appartengono all’archivio Dino Piazza


LO SPLENDORE DEL FAGGIO

Alla scoperta degli alberi delle montagne lecchesi

I

di Annibale Rota boschi più comuni sulle pendici medio-alte delle montagne lecchesi, dai 500-600 metri fino ai

1.600, sono le faggete dagli splendidi colori autunnali. Il faggio (Fagus sylvatica, L.) è un grande albero, alto fino a 30-40 metri, con il tronco liscio con macchie grigio-argentate. Le sue foglie, inizialmente di un verde tenero e lu-

cido, diventano poi di un bel colore

faggete erano e sono soggette a tagli

verde scuro. Il frutto, faggiola o fa-

periodici per le ottime qualità del le-

sola, è una piccola noce triangolare

gno di questo albero.

commestibile, racchiusa in un involucro duro.

sante e resistente alla scheggiatura,

E’ presente in tutta Europa, dalla

era usato in passato ad esempio per

Svezia meridionale alla Sicilia, dall’In-

i remi della Serenissima Repubblica

ghilterra alla Russia. Nelle zone nor-

di Venezia e, fino a pochi decenni fa,

diche le faggete arrivano fin quasi al

per le traversine dei binari ferroviari.

livello del mare.

Ancora oggi è usato per strumenti

Mediamente i faggi possono vivere trecento anni, ma generalmente le

El fo’ di cent pegur nella valle del Piancone

Il legno di faggio, omogeneo, pe-

musicali, come violini e pianoforti, e per i calci dei fucili. E’ anche un buon combustibile ed è ottimo per produrre il carbone di legna o carbonella. E camminando sul sentieri che attraversano faggete è facile imbattersi in quelle che un tempo erano le piazzuole, chiamate ajal, dove i carbonai producevano la carbonella, bruciando parzialmente cataste di legni di faggio, dette poiat, allestite in modo particolare e in parte ricoperte di terra. La carbonella un tempo era preziosa perché veniva utilizzata nei forni fusori dei minerali di ferro, presenti in Valsassina, e a Premana in particolare, e nelle calchere, dove si arrostivano massi di calcare per otFaggeta intorno al rifugio Casari, piani di Artavaggio

tenere calce viva.

presenti in molte località delle monta-

sua chioma.

Alcuni anni fa un gruppo di volon-

gne lecchesi. I più comodi da vedere

E’ talmente imponente che lo si di-

tari legati ai Piani d’Erna ha restaura-

(ci si può arrivare anche in macchina)

stingue chiaramente dal “Lares Brusà”

to una antica “calchera” e realizzato

sono quelli del parco dell’Eremo del

distante in linea d’aria circa tre chi-

un “poiat” su una piazzuola esistente

Monte Barro.

lometri.

a pochi metri di distanza, dove un

A Morterone è stato tracciato e

Altri due faggi imponenti si trova-

tempo si produceva la carbonella per

segnalato un “Sentiero dei grandi al-

no rispettivamente all’Alpe di Tè, o di

la vicina calchera.

beri”, che inizia alla chiesa e sale fino

Tee, poco sotto il Rifugio Buzzoni, e

E’ possibile vederli imboccando

alla Costa del Palio. Mi limito poi a se-

alla Colma, sulle pendici occidentali

poco dopo la sorgente delle Forbi-

gnalare, fra le tante località, che faggi

del Corno Centrale di Canzo, di fron-

sette il sentiero per la Costa del Pa-

monumentali sono presenti all’Alpe di

te a un fontanino che dal faggio ha

lio e il rifugio Tironi-Consoli, che si

Calivazzo sopra Mandello Lario, alla

preso il nome di “fontanino dell’acqua

stacca sulla sinistra dal sentiero per

Bocchetta di Desio sulle pendici del

del fo”.

il Resegone. In pochi minuti si arriva

Due Mani, ai Piani Resinelli, alla Braga

Dal faggio dell’Alpe di Tè nel 2011

alla calchera e al poiat: due interes-

del Moregallo e lungo la strada che

sono misteriosamente crollati a ter-

santi reperti, uno autentico ed uno

dall’Alpe Paglio sale al Piano delle Be-

ra due degli otto enormi rami che si

ricostruito, di archeologia industriale.

tulle.

staccavano dal tronco. Tre le ipotesi:

Ricordo che fino a non molti decenni fa venivano raccolte anche le

peso della neve, fulmine, attacco di Monumenti

parassiti. O forse solo cedimenti do-

foglie secche dei faggi, utilizzate per

Ci sono poi alcuni faggi veramen-

le lettiere delle stalle (oggi viene usa-

te eccezionali. Il più straordinario è

Una leggenda narra poi che lo “spi-

ta la paglia) e, ben secche e asciutte,

sicuramente il faggio della valle del

rito del bosco” avrebbe trasformato

persino per imbottire materassi de-

Piancone, più noto forse come “el fo’

in questo faggio un valligiano di In-

stinati soprattutto agli alpeggi estivi.

di cent pegur” (il faggio delle cen-

trobio amante della natura montana,

I boschi di faggio sono poi ottimi

to pecore), dal numero di pecore

e dei boschi in particolare, di nome

“produttori” di funghi e sono perciò

che potrebbero trovare riparo sot-

Mario, ucciso da una frana. Così al-

molto frequentati dai “fungiatt”, che

to la sua chioma. Ubicato nei pressi

meno si legge su un cartello appeso

vi trovano i prelibati porcini, gli ottimi

dell’Alpe Chiarino in alta Valsassina, è

all’albero.

finferli e anche molte specie di rus-

raggiungibile da Premana o da Ca-

sole commestibili, raccolte però solo

sargo in circa due ore. E’ uno dei

da pochi cercatori.

più antichi d’Italia (300 anni e forse

Faggi di grandi dimensioni, in qual-

più), ha quasi 10 metri di circonfe-

che caso anche elevati al rango di

renza, un’altezza di 30 metri e 30

“monumenti naturali regionali”, sono

metri misura anche il diametro della

Faggio monumentale all’Alpe di Calivazzo sopra Mandello

vuti alla vecchiaia (più di 300 anni).

Foto di Annibale Rota

Poiat nei pressi della sorgente delle Forbisette, sentiero per la Costa del Palio


QUALCOSA E’ CAMBIATO

C

distrazioni, ma così mi distacco dal

di Sara Pozzetti

omincio 20 anni fa circa, e scopro un nuovo mondo, la montagna. Ambiente

qua-

si completamente sconosciuto, ma la curiosità è forte e insistente. Così non mi ribello e mi lascio trascinare da quel che viene. Inizio con lo sci alpino, Luca che mi supporta considera che c’è molto da lavorare, cominciare così tardi non è auspicabile, ma non demordo e continuo. Qualche lezione, e tanto impegno personale. Quando la stagione non lo consente comincio con passeggiate in giornata tra amici, e da lì a poco è quasi spontaneo ricercare il weekend in rifugio. Che soddisfazione rientrare la domenica sera stanchi e puzzolenti. Nel 1994 mi iscrivo al Cai di Como, sottosezione di Monteolimpino seguendo il consiglio di un caro amico, Marco Marelli . Luca ed io seguiremo assiduamente le attività proposte. In primavera lunghe passeggiate, in stagione avanzata partecipiamo contenti alle prime escursioni su ghiacciaio. L’entusiasmo è alle stelle. Comincio a sentirmi più forte e portiamo

cagua a mia mamma, in Argentina.

resto del mondo e mi serve per scol-

Nel 2010 decolliamo per il Perù, e

legare il cervello per le ore in cui ne

scaliamo l’Alpamayo, così come l’I-

sono impegnata.

shinca e il Tocllaraju.

Così per parecchi anni è settimana

Nel 2013 arriviamo in cima all’Illi-

bianca a febbraio, settimana alpinistica

mani, in Bolivia, dopo aver salito il Pe-

a giugno.

queno Alpamayo e il Huayna Potosi.

Sempre insieme Luca ed io, ormai

Ma nel 2004 non inizia solamente

cordata inseparabile, una soddisfazio-

un nuovo nostro cammino alpinisti-

ne continua, un obiettivo dopo l’altro.

co, è l’anno che segna anche l’inizio

Nel 2004 la svolta.

di una nuova disciplina. Incoraggiati

Il desiderio di fare sempre qualcosa

dall’amico Marco, cominciamo a prati-

di più aumenta e cresce, mira dell’an-

care lo sci alpinismo.

no il Monte Bianco. E così sarà, felicità

Quanta fatica ma quanta soddisfa-

profonda, nel mio piccolo mi è parso

zione. Ogni cima è una conquista e un

di toccare il cielo.

bel ricordo.

Da questa modesta ma grandissima

Per almeno un anno temo il mo-

esperienza, inanelliamo una serie di

mento della discesa, perché per terra

successi che porterò per sempre con

ad ogni curva, ma la salita, i bei pae-

me.

saggi isolati, il silenzio mi servono per

Nel 2006 saliamo il Kilimanjaro, prima spedizione extra europea.

non mollare. Tutti questi lunghi anni sono anche

Nel 2007 scaliamo la Punta Lenana

conditi con tante altre bellissime sali-

del Mount Kenia, oltre alla Punta Ne-

te, spaziamo in tutte le Alpi, parecchi

lion.

4000, sia a piedi che con gli sci, orga-

Nel 2008 saremo in cima al Co-

nizzo di tornare al Bianco con qualche

topaxi in Equador, dopo aver salito il

caro amico, metto nel cassetto delle

Kayambe.

vittorie anche la Biancograt al Bernina,

Nel 2009 dedico la cima dell’AconIn vetta all’Aconcagua. Foto di Sara Pozzetti

la grandiosa Scala del Cielo.

Sempre nel 2004 ho occasione di

Inverno

e

conoscere il gruppo dello sci alpini-

primavera su-

smo del Cai Lecco, e non li abbando-

gli sci, estate e

nerò più.

autunno

Nel 2006 partecipo al corso base

sulla

roccia.

Sa1, nel 2007 all’Sa2, nel 2008 per

Il

2015

si

essere sicura che mi sia piaciuto, par-

apre con il pri-

tecipo ancora al corso avanzato Sa2,

mo modulo del

la compagnia è speciale, e al termi-

corso

ne la scuola mi invita, insieme ad altri

nale di Sci Al-

4 compagni, ad entrare nell’organico

pinismo.

come osservatore.

Nazio-

Un altro lun-

Perché no?

go e impegna-

Nel 2009 accetto di buon grado di

tivo percorso.

partecipare all’Sa3, nel 2012 dopo un

La

corda-

anno intenso e vissuto profondamen-

ta inseparabile

te, divento Istruttore Regionale di Sci

non c’è più.

Alpinismo. Lo sci alpinismo entra subito nelle

La

“mia”

montagna

mi

vene, nel 2007 mi unisco ad un grup-

aiuterà a rimet-

po per una settimana in Norvegia, nel

termi in piedi, e

2012 organizzo Roger Pass, in Ca-

ad affrontare la

nada, con altri 11 compagni, e l’anno

nuova vita.

successivo bissiamo, ancora Canada,

Mi

aiuterà

ancora sci alpinismo nella polvere, nel

perché mi por-

2014 condivido il viaggio con l’or-

ta a voler fare

ganico della scuola e qualche intimo

sempre

amico, e ripartiamo per i fiordi nor-

cosa in più, è

vegesi, un’altra settimana di fatiche e

stimolo gran-

discese spettacolari sopra al blu del

dioso, è sfida,

mare.

che

Aspetto ogni dicembre per la lun-

qual-

affronto

con grande ri-

ga stagione con la scuola, la settimana

spetto.

è vissuta per organizzare il weekend,

È

sicurez-

seguire i bollettini, le condizioni, così

za perché sarà

da organizzare sempre il meglio che

sempre

si possa sperare. C’è grande condi-

me, la passio-

visione, sacrifici da parte di tutti, ma

ne rimarrà per

Fabrizio Cavadini e Maura Boniz-

la voglia di mantenere viva e attiva la

sempre.

zoni ci affiancheranno volentieri e

scuola è tanta. Grande gruppo di amici,

Qualco-

con poca sorpresa, capisco che mi

con i quali condivido questa costante

sa è cambiato,

appassiona anche questa disciplina.

passione che c’è e che cerchiamo di

la

Dura, durissima perché non ammette

trasferire a chi ha voglia di coglierla.

del cuore non

Ad ogni corso c’è la curiosità di chi

cambierà.

a casa tanti obiettivi prefissati, ma pare che non sia ancora sufficiente. Proviamo ad arrampicare? Perché no!

38

Sentieri e Parole

incontrerò, e vedere la crescita personale degli allievi è ancora ad oggi tra le soddisfazioni più grandi.

con

montagna

Gran Zebru. Foto di Sara Pozzetti


VIDA PATAGONIA

Il sogno della Est del Fitz Roy in libera

di Matteo Della Bordella

S

embra ieri quando, quel 25

fosse cosĂŹ forte da farmi tornare ogni

dicembre 2010, io e Matteo

inverno per provare a scalarle.

Patagonia, per la parete Ovest della

Eh si, sembra ieri ma sono passati

Torre Egger. Sembra ieri che vedevo

ben cinque anni. Cinque anni di gioie,

per la prima volta queste montagne,

attese, successi, sconfitte, paure, eu-

ma non pensavo che il loro richiamo

foria, amicizia. Mi vengono in mente le

Matteo sul tiro chiave della nuova variante aperta. Foto di Luca Schiera

Bernasconi partivamo per la


diverse spedizioni italiane, svizzere e

senza l’utilizzo di corde fisse e in ar-

Non mi sono ancora rimesso com-

francesi e sulla quale i Ragni di Lecco

rampicata libera. Anzi, oltre a ripetere

pletamente quando le previsioni an-

hanno colto un grande successo gra-

e liberare la via, il nostro terzo obiet-

nunciano l’arrivo di un’altra finestra di

zie principalmente alla tenacia e alla

tivo è quello di ripulirla dal materiale

uno o due giorni. Impossibile nelle mie

determinazione di Casimiro Ferrari.

utilizzato ai tempi dell’apertura.

condizioni fisiche tentare subito il Fitz

Una delle pagine più belle di alpinismo

Roy; optiamo quindi per la via “Red

nella storia dei Ragni, seppur si tratti di

Luca Schiera ed io arriviamo in

pillar” all’Aguja Mermoz, un itinerario

una salita meno nota al grande pubbli-

Patagonia il 20 gennaio. La nostra

di arrampicata in fessura percorri-

co rispetto ad altre.

spedizione non inizia nel migliore dei

bile in giornata, che ci permetterà di

modi: arriviamo a El Chalten con tem-

depositare tutto il materiale a Passo

Quarant’anni dopo tante cose sono

po ottimo e senza perdere un minu-

Superior e poter quindi salire più leg-

cambiate nel modo di andare in mon-

to prepariamo gli zaini e ci dirigiamo

geri la volta successiva per attaccare

tagna e fare alpinismo, la tecnologia ha

verso le montagne, tuttavia dopo un

il Fitz Roy. Scopriamo un’arrampica-

fatto passi da gigante anche in questo

paio d’ore inizio già ad accusare pe-

ta fantastica, 15 lunghezze di corda

ambito. Ma la parete Est del Fitz con

santemente la fatica. La gola brucia, le

di altissima qualità, dal punto di vi-

la via Ferrari sono sempre al loro po-

gambe sono pesanti e la testa sem-

sta dell’arrampicata su roccia si tratta

sto, immutate in 40 anni di storia e

bra scoppiare; proviamo ad andare un

senza dubbio di una delle più belle vie

sorprendentemente ancora in attesa di

po’ avanti, ma la situazione non fa che

dell’intero massiccio; un vero capola-

una prima ripetizione.

peggiorare e a malincuore siamo co-

voro aperto da due leggende dell’alpi-

stretti a tornare sui nostri passi.

nismo, Kurt Albert e Bern Arnold.

Il nostro obiettivo è quello di effetBivacco con portaledge alla fine della quindicesima lunghezza. Foto di Pascal Fouquet

tuare la prima ripetizione della via con

lunghe giornate passate con Berna in

frutti del lavoro svolto. Non sempre le

infine a quando, in questo luogo in

uno stile “moderno”. Dove l’aggettivo

truna ad aspettare. Mi viene in mente

cose vanno come vorresti, in Patago-

capo al mondo, ho conosciuto la mia

moderno significa con uno stile pulito,

lo stupore e la voglia irrefrenabile di

nia e nella vita.

compagna, Arianna Colliard, una con-

scalare quelle pareti la prima volta che

quista più bella perfino della Egger.

le ho viste. Ma mi viene in mente an-

Come a Paolo Crippa, famoso alpi-

che il senso di soggezione che si pro-

nista lecchese che una ventina di anni

E per il momento mi fermo qui con

va quando sei sotto queste pareti e la

prima di noi tentò la stessa parete con

i ricordi e le emozioni, sperando che

paura sentita in tanti momenti delicati

Eliana De Zordo. Un tragico inciden-

queste poche righe siano sufficienti

condivisi con Berna.

te in sosta costò la vita ad entrambi.

per capire quanto queste montagne,

A volte ripenso a loro due e al volo

aldilà della loro bellezza e del lega-

Penso anche alla felicità di quan-

mio e di Berna, quando siamo rima-

me storico con il gruppo dei Ragni di

do, dopo tre anni, siamo arrivati in

sti in due appesi a un friend. A loro è

Lecco, siano per me importanti anche

cima alla Egger, quasi una liberazione,

andata male, a noi bene. Non c’è una

a livello personale e perché mi venga

una gioia immensa dopo tutte quelle

spiegazione, certe cose accadono e

sempre voglia di tornare a scalarle, di

giornate, tutti quei rischi. Una vitto-

noi siamo stati solo fortunati.

vivere nuove avventure.

ria inaspettata, come quando segni il

Ma quando penso alla Patagonia,

gol al quarto minuto di recupero. Una

penso anche all’altro mio socio sulla

Correva l’anno 1976 quando Casi-

vittoria della quale Matteo Bernasconi

Egger, Luca Schiera e alle “notti ma-

miro Ferrari e Vittorio Meles comple-

è stato artefice, protagonista, ma che

giche” passate in parete. Quella sali-

tarono la prima salita della parete Est

il destino non ha voluto raccogliesse i

ta è stata la prima di tante avventure

del Fitz Roy per il “pilar este”. Un’asce-

insieme a Luca, ha aperto le porte a

sa che rientra di diritto nella categoria

tante spedizioni, tante salite delle quali,

delle salite “da leggenda”, di quelle che

come sempre, spero che le più belle

hanno fatto la storia dell’alpinismo. Una

siano quelle ancora da vivere. Penso

via tentata già negli anni precedenti da

42 Alpinismo e arrampicata

Passerò i cinque giorni successivi a letto con febbre e influenza.

Luca Schiera alle prime luci dell’alba sul Pilastro Goretta . Foto di Matteo Della Bordella.

Facciamo rientro a El Chalten, un po’ stanchi e molto soddisfatti della bella salita e guardando il pronosti-


Arrampicata libera sulla via dei Ragni, ottavo tiro (in discesa). Foto di Pascal Fouquet

Silvan, Luca e Matteo in cima al Fitz Roy

La via Red Pillar all’aguja Mermoz. Foto di Luca Schiera

Inaki Cousirrat traporta 35 kg di scalette metalliche a Paso Superior. Foto di Cristobal Senoret

co del tempo scopriamo che ci sarà

“verglassato”. Con più fatica rispetto

si sente ancora peggio: brividi, ossa

migliori speranze affinché la Patago-

no e la neve si accumula sulle cenge

molto convinto, ma accidenti, un ten-

poco tempo per riposare questa vol-

ai primi tiri lo supero in libera e da

doloranti, debolezza e stanchezza

nia ci conceda a breve un’altra chan-

e nelle fessure. Sto per rassegnarmi

tativo voglio assolutamente farlo. Se

ta: dopo due giorni di tempo brutto

qui un paio di altri tiri sicuramen-

generale. La notte non fa che peg-

ce. Purtroppo non è così e le giorna-

all’idea che la Patagonia non ci con-

saremo respinti voglio per lo meno

è previsto l’arrivo di una finestra di

te non piacevoli in camini e fessure

giorare le sue condizioni e la matti-

te trascorrono tutte uguali: si passa

cederà un’altra chance di scalare,

toccare con mano il vero motivo, non

tre giorni pieni con pressione stabile

ghiacciate … ahhh, l’arrampicata libera

na ci aspetta una decisione difficile.

il tempo in modi diversi (scalando,

un’altra chance sulla parete Est del

mi basta guardare da sotto.

e temperature alte.

in Patagonia!

Arriviamo a una soluzione-compro-

chiacchierando, riposando …), in attesa

Fitz Roy sulla via dei Ragni.

messo per non perdere la giornata

degli appuntamenti clou della giorna-

Quindi attacchiamo. In breve ci

E’ l’occasione giusta per la via dei

Verso le 18.30 arrivo in un buon

di bel tempo: io, Luchino e Pascal

ta: gli aggiornamenti delle previsioni

Un progetto nel quale avevo cre-

troviamo di fronte quello che aveva-

Ragni al Fitz Roy. Nel frattempo arri-

punto per bivaccare, quindi dopo aver

proseguiamo in perlustrazione sui

meteo. I quali avvengono alle 8.30,

duto tanto e investito tanto tempo

mo immaginato e temuto guardando

vano anche gli amici Silvan Schupbach

aspettato che gli altri abbiano svolto

tiri successivi e Silvan riposa nella

alle 14.30 e alle 20.30 (orario argen-

ed energie, una linea misteriosa, av-

la parete: fessure bagnate e intasate

e Pascal Fouquet i quali apportano al

il duro lavoro di tirare su i sacconi ci

portaledge, dove noi faremo rientro

tino). In base alle ultime previsioni

venturosa e mai ripetuta, il sogno di

di neve e ghiaccio. Le stesse fessure

gruppo grande entusiasmo e moti-

sistemiamo per la notte. Luca, Silvan

in serata per un secondo bivacco e

varia l’umore del gruppo e la giorna-

scalare una delle più grandi e difficili

che tre settimane prima avevo supe-

vazione. Adesso siamo in quattro e

e Pascal sulla portaledge e io sopra

quindi ridiscendere alla base il giorno

ta può essere positiva o negativa; si

pareti del mondo completamente in

rato senza alcuna difficoltà ora sono

siamo pronti a partire. Attacchiamo la

di loro disteso in amaca. E’ la prima

successivo.

fanno piani e progetti, si costruisco-

libera.

già una bella sfida. Scalare sul bagna-

via con le prime luci del mattino. Le

volta che dormo in amaca in parete,

condizioni sui primi tiri sono ottime

ma non mi pare poi così male. Scio-

Dopo una intensa giornata di sca-

vengono distrutti dall’aggiornamento

E invece dopo ennesimi cambi di

meno non nelle fessure; se fosse una

e la parete è molto secca. A breve

gliamo della neve, cuciniamo la cena

lata e altri 250 metri verso l’alto tor-

successivo; ci si può trovare già con

programma, eccoci di nuovo qui, per

placca bagnata allora sì, ma nelle fes-

mi trovo davanti al famigerato “tiro

e tiriamo un attimo il fiato, facendo

niamo la sera alla portaledge dove

la testa in cima al Fitz Roy, oppure si

un ultimo tentativo.

sure scalare con il bagnato e fidarsi

delle scalette”, che l’anno scorso ave-

il punto della situazione. Cinquecento

abbiamo lasciato Silvan. Le sue con-

può pensare che per quest’anno tutto

vo trovato pieno di ghiaccio e non

metri fatti, un po’ più di un terzo di

dizioni non sono migliorate e si sente

sia perduto e non si farà più nulla.

scalabile in libera. Quest’anno il tiro

parete, sopra di noi altri 900 metri,

sempre molto male (d’altronde come

sembra in condizioni migliori, dopo

che promettono, almeno per la pri-

potevano migliorare?). Passata una

aver tagliato le scalette l’anno scor-

ma parte, alte difficoltà e fessure ben

so … tuttavia è per lo più bagnato e

ghiacciate. Ma il problema non è questo. Il

44 Alpinismo e arrampicata

to non è per me un problema, per lo

no castelli in aria che prontamente

Sono le 7 di mattina e i primi raggi

fa parte del gioco quando vuoi sca-

di sole colpiscono questo imponente

lare una parete come la Est del Fitz.

muro del quale, visto da sotto, non

Il discorso è però completamente

Intanto anche il premanese, neo

riesci mai a cogliere le reali propor-

diverso quando si parla di ghiaccio

seconda e, tutto sommato, comoda

Ragno di Lecco, Luca Gianola si è

zioni. La parete è visibilmente in pes-

e neve: la neve non ti permette fisi-

notte appesa, il terzo giorno smon-

unito al nostro gruppo, ora siamo in

sime condizioni, con molto ghiaccio

camente di entrare nella fessura per

tiamo il campo e scendiamo.

cinque.

e neve a intasare le fessure. Ma ormai siamo qui. Cosa facciamo? Silvan

problema sono le condizioni fisiche di Silvan, che già non si sentiva be-

Facciamo ritorno a El Chalten, que-

Le condizioni della parete purtrop-

non è molto convinto, Luchino è per

nissimo la mattina e ora ovviamente

sta volta piuttosto stanchi, ma con le

po peggiorano di giorno in gior-

provarci comunque, io pure non sono

Alpinismo e arrampicata

45


salire e per proteggerti e, mentre sul

sfero australe Sud e

pomeriggio di vener-

Meles è spaziale e merita di essere

bagnato mani e piedi tengono, altret-

Nord sono “inverti-

dì dovrebbe alzarsi il

ripetuta e liberata. Tuttavia bisogna

tanto non si può dire del ghiaccio.

ti”) e dalle foto che

vento e il tempo do-

aggiungere che, se paragonata alle

Insomma, già i primi due tiri dopo

abbiamo visto offre

vrebbe

ulteriormente

altre vie sulla stessa parete (Royal

lo zoccolo (sulla carta la parte facile

un’arrampicata fan-

peggiorare nella notta-

flush, El Corazon, Linea d’Eleganza),

della via) mi costringono a una dura

tastica in fessura.

ta su sabato con vento

questa prende meno sole ed è quin-

molto forte e precipi-

di più soggetta al rischio di fessure

tazioni.

intasate da neve e ghiaccio. Come

lotta con la parete, dalla quale esco ovviamente bagnato fradicio.

Non

avendo

la

relazione della via

sempre trovare le condizioni giuste

Ci fermiamo a riflettere: la voglia, il

aperta da Casarot-

Venerdì mattina ci

cuore ci dice di salire in alto; la te-

to nel 1979, saliamo

svegliamo ancora con

sta, la logica ci dice che non abbiamo

sul Pilastro Goretta

il buio e decidiamo

A proposito del terzo obiettivo

chances per la vetta e che sarà una

guidati

dall’istinto

comunque di anda-

della spedizione, ovvero quello della

“ragliata” dall’inizio alla fine. Luchino è

e dal piacere del-

re avanti. Riparto sulla

pulizia della via, sono stati fatti grandi

molto determinato e vorrebbe andare

la scalata. Questo

prima lunghezza della

progressi verso una completa puli-

un po’ avanti, Silvan dice che secon-

pilastro

presenta

parte finale prima che

zia. Non solo per merito nostro, ma

do lui non ha senso, ma se proprio

una gran quantità

sorga il sole. La parola

grazie a un ottimo lavoro di squadra.

vogliamo ci segue, io ci rifletto bene

di diedri e fessure

d’ordine è, come sem-

Anzi il merito principale è degli ami-

sopra e alla fine la decisione è quella

perfette, che spa-

pre, scalare a manet-

ci Cristobal Senoret e Inaki Cousirrat,

di scendere. Una decisione difficile,

rano dritte verso

ta, nonostante le mani

che hanno riportato a valle circa 35

ma d’altronde le probabilità di arrivare

il cielo. Scegliamo

ghiacciate e i numerosi

kg di materiale. Al momento sulla via

fino in cima con la parete in queste

quella che ci è par-

strati di vestiti addos-

scalette e corde fisse sono state ta-

condizioni sarebbero state basse, ed

sa la linea più bella,

so. Contrariamente a

gliate e non sono più di intralcio alla

una salita prevalentemente in arti-

divertente, elegante

quanto descritto nella

salita. Alcune di esse rimangono tut-

ficiale non era quello che stavamo

e per noi “challen-

guida le quattro lun-

tavia in parete, depositate sulle cenge,

cercando.

ging” da salire in

ghezze

impegnative

visto il loro notevole peso e la diffi-

arrampicata

libera,

finali si rivelano molto

coltà a portarle giù, ma mi auguro che

proprio

più scorrevoli e facili

in futuro ci sia la possibilità di ripor-

nuova avventura. Pensiamo subito ad

nel centro del pila-

del previsto. In breve

tare tutto il materiale a valle per una

un’altra possibile via da fare e ne par-

stro. Verso le 18.30

ci ritroviamo a calzare

completa pulizia.

liamo sul ghiacciaio sotto la via; ci

arriviamo in cima

gli scarponi su terreno

Intanto vorrei ringraziare tutti co-

basta guardarci intorno per renderci

al pilastro e da qui

misto più appoggiato

loro che hanno collaborato per il rag-

conto che dove la parete Est del Fitz

ci godiamo la vi-

con tratti di roccia e di

giungimento di questo obiettivo.

Roy finisce, si innalza imponente il

sta sulla parte fi-

neve.

pilastro che Renato Casarotto dedicò

nale del Fitz Roy e

alla moglie Goretta. Un missile che si

chiamiamo il nostro

Verso le 10.30 toc-

impenna contro il cielo e che termi-

amico meteorolo-

chiamo la cima del Fitz

na 350 metri sotto la cima principale

go Deza per avere

Roy.

del Fitz Roy. Impossibile non restarne

aggiornamenti sulla

colpiti la prima volta che lo si vede. Il

situazione

meteo.

Tornando al nostro

pilastro Casarotto è esposto a Nord

Le news non sono

progetto originario, sa-

(e quindi soleggiato perché nell’emi-

ottime: l’arrivo del

lire in libera la Est del

brutto

è

Fitz resta per me an-

rispetto

cora un grande sogno.

a quanto previsto

La linea aperta da Ca-

originariamente, dal

simiro Ferrari e Vittorio

Una scelta che apre le porte a una

46

Alpinismo e arrampicata

passando

tempo

anticipato

per l’arrampicata libera in Patagonia non è affatto facile.

La parete Est del Fitz Roy prima dell'ultimo tentativo. Foto di Silvan Schupbach

Alpinismo e arrampicata

47


A PIEDI PER LA CAPPADOCIA

Trekking sull’altipiano dell’Anatolia alla scoperta della Turchia più profonda di Anna Masciadri Il gruppo è composto da circa

L’altopiano è costituito da un morbido

ricordata sugli almanacchi del-

quindici persone, quelli del nord Italia

terreno vulcanico formato dalle cene-

la meteorologia come una delle

partono da Bergamo, gli altri da Roma

ri e dai fanghi eruttati che millenni di

più piovose della storia. Da metà giu-

e Bologna. Ci troviamo all’aeroporto di

erosione hanno poi modellato dando

gno a fine agosto è stato un continuo

Istanbul e poi con un breve volo in-

vita a un paesaggio unico. Nelle valli

piovere senza sosta. Temporali, bombe

terno di circa un’ora siamo ad Anka-

della Cappadocia ci sono tantissime

d’acqua, mai una tregua di sole durata

ra. In autobus raggiungiamo la nostra

gole, ma soprattutto i coni, più comu-

più di 24 ore.

destinazione finale dove inizia la no-

nemente conosciuti come “i camini

La voglia è, come sempre, di partire

stra vacanza. L’Anatolia centrale, con

delle fate” che raggiungono anche i

alla scoperta di terre a me sconosciu-

i suoi paesaggi di steppe semiaride, è

30 metri di altezza. Altra particolarità

te e soprattutto di farlo camminan-

un altipiano di circa 1100 metri di al-

unica è il cambio di colore di questa

do. Dopo aver ammirato la stupenda

titudine circondato dai monti Pontici a

terra incantata: al mattino la roccia è

Giordania con gli scarponcini ai piedi

nord e dal massiccio del Tauro a sud,

rosa pallido, a mezzogiorno bianca e la

le mie attenzioni non si spostano mol-

al centro si trova la Cappadocia.

sera giallastra. Per gli storici e i mistici

to lontano da quella zona. Le terre ari-

Qui è l’incrocio perfetto di mondi

la Cappadocia è terreno fertile di sco-

de mi affascinano sempre molto. Meta

completamente differenti: l’occidente

perte di numerosissimi luoghi di culto

individuata: la Cappadocia in Turchia.

e l’oriente. Questa terra è molto af-

nascosti, costruiti sotterraneamente

E anche questa volta sarà un trekking

fascinante per gli amanti dei paesaggi,

per sfuggire alle persecuzioni.

con Avventure nel mondo.

ma anche per gli appassionati di storia.

Il nostro primo giorno di cammino

Valli e rilievi dalla mongolfiera

E

state 2014, l’estate che verrà


sa a Ortahisar. Il sole batte forte sulle

ra, è una delle cose più belle viste in

nostre teste coperte debitamente da

Cappadocia. Cena in albergo e a letto

cappelli o foulard. La nostra guida tur-

presto perché la mattina seguente ci

ca, ribattezzata “Nando”, decide sem-

attende una levataccia, ma ne vale as-

pre di farci camminare all’ora in cui il

solutamente la pena.

sole picchia al massimo. Tentiamo in

Il 10 agosto la sveglia suona alle 4

più occasioni di fargli capire che forse

del mattino, ci aspetta qualcosa di as-

sarebbe meglio attendere, ma non ne

solutamente tipico per chi visita que-

vuole sentire ragione. E quindi si va.

sta zona della Turchia: volare sopra la

Per fortuna all’arrivo a destinazione

Cappadocia su di una mongolfiera. Per

ci facciamo una bella birra ghiacciata,

circa un’ora all’alba vediamo sorgere

dopo ore di cammino è sempre cosa

il sole volando sopra le valli che fino

estremamente gradita al corpo e allo

ad ora abbiamo attraversato a piedi.

spirito.

Vediamo un gioco unico di colori che difficilmente dimenticheremo. ScePiccionaie

Sopra e nella pagina a fianco: momenti del trekking particolarmente suggestivi

si dalle nuvole partiamo per il nostro

Altra peculiarità unica della Cappa-

trekking di giornata nella valle del So-

docia è la presenza delle famose pic-

ganli dove visitiamo sei chiese. Nel

cionaie. Un tempo da queste parti si

pomeriggio raggiungiamo Derinkuyu

usava il guano dei piccioni per con-

e visitiamo l’incredibile città sotterra-

cimare, era talmente prezioso che la

nea. Sosta al lago di Nar e alla chiesa

ricchezza di una famiglia si calcola-

di Guzelyurt da dove vediamo un pa-

va in base al numero delle picciona-

norama incredibile.

ie possedute, in alcune piccionaie si

Alle 9 del giorno seguente inizia-

trovano disegni variopinti, molto belli,

mo a camminare. Visitiamo numerose

visibili ancora oggi.

chiese rupestri e alle 13 facciamo una

L’8 agosto camminiamo per 10 km

sosta nei pressi di Belisirma. La valle è

da Uchisar a Cavusin visitando la val-

tutta in ombra e, per fortuna, ventilata.

le dei Piccioni, la valle dell’Amore e

Ci fermiamo per due ore, poi ci rimet-

la valle Bianca. Il sole splende come i

tiamo in marcia. Nel tardo pomeriggio

baracchini per la sosta che troviamo

arriviamo al paesino di Yaprakhisa, nei

società che mi trovo di fronte. Pri-

li Istanbul, ma purtroppo la maggior

inizia la mattina del 4 agosto, tutti ci

e rimaniamo incantati. Nel pomeriggio,

spesso sul nostro cammino e che of-

pressi di Selime. Sotto la calda luce

ma di arrivarci mi sarei aspettata una

parte della nazione è composta dalla

avevano dato dei pazzi ad andare a

incredibilmente, il cielo si fa scuro e si

frono sempre tè bollente da bere. Per

del tramonto ci perdiamo nella visi-

Turchia molto più aperta e moderna,

provincia e non dalla capitale.

fare un trekking ad agosto in Cap-

abbatte su di noi viandanti un violento

affrontare la giornata sotto il sole in

ta dei bellissimi camini delle fate. La

invece, mi trovo immersa in un paese

Mentre eravamo in Turchia lo scor-

padocia, ma dobbiamo smentire le

temporale. La nuvoletta di Fantozzi ci

cammino ci portiamo anche dell’acqua

luce e le rocce a quest’ora creano dei

molto chiuso e arretrato socialmente.

so anno ci sono state le elezioni per il

previsioni: siamo tornati vivi e pos-

ha raggiunti fino a qui, siamo disperati

ovviamente, banane e uova sode. Ne

colori pazzeschi, per gli amanti della

Come sempre il termometro per capi-

presidente, la nostra guida “Nando” e

so assicurare che i 40 gradi secchi

nel vedere la pioggia anche in Turchia,

mangiamo talmente tante che al ritor-

fotografia è forse il momento più bello

re come sta la società è capire come

molti albergatori con cui abbiamo par-

dell’altipiano turco sono decisamente

così ci ripariamo nel fienile di una fat-

no non voglio più vedere né uno né

della vacanza: scattiamo all’impazzata.

vengono trattate le donne e purtroppo

lato, speravano che Erdogan non ve-

più sopportabili dei 30 umidi di Lecco.

toria. Riprendiamo il nostro cammino

l’altro per mesi.

Qui finisce la nostra prima settimana

la Turchia negli ultimi 10 anni ha fatto

nisse rieletto alla guida del paese (lì la

Prima tappa Taskimpasa-Mustafa-

quando cessa, ma siamo in mezzo al

Il 9 agosto siamo a Cavusin, visi-

di vacanza e anche quella dedicata al

passi indietro paurosi. Non troviamo

carica dura 10 anni). Quest’ultimo ha

pas 14 km circa in sette ore, inizia-

fango che ci si attacca sotto le scarpe

tiamo la Devrent Valley, Uchisar, poi

trekking, lasciamo la Cappadocia e ci

mai nessuna donna nei luoghi pubbli-

portato il benessere economico al po-

mo a vedere i primi camini delle fate

andando a formare una specie di cia-

attraversiamo a piedi un’altra valle

dirigiamo verso il cuore della Turchia,

ci che sono affollati solo da uomini e

polo, infatti non abbiamo visto nem-

spola di terra.

dell’Amore (non hanno molta fanta-

tra le sue cittadine e le sue tradizioni.

ci guardano come se avessero visto i

50

Escursionismo

Il giorno seguente si cammina nella

sia per i nomi) nei pressi di Goreme

Gomeda Valley e nella Valle di Pancar-

e infine arriviamo al Goreme Open Air

lik per 12 km, andiamo da Mustafapa-

Museum: magnifica la chiesa oscu-

marziani. Sì, è vero, abbiamo visitato Il presente e Ataturk Rimango stupita, in negativo, della

in questo viaggio la provincia profonda di questo paese, non la metropo-

Escursionismo

51


GIOIE E DOLORI

I 15 anni della Dorsale Orobica Lecchese di Sergio Poli Qualche tempo fa è uscito sulla rivista Orobie un articolo, poi ripubblicato come inserto da “La Provincia di Lecco” nella rubrica Sentieri e montagne, che riguardava il lecchese; l’autore dei testi era il celebre Albano Marcarini, autorevole viaggiatore e scrittore, mentre le foto erano della gloria locale Il gruppo

Mauro Lanfranchi.

Rovine del Teatro di Efeso

L’articolo si intitolava “La DOL fa come farlo agli inizi del Novecento.

meno un timido segnale di povertà

su standard europei, laicità dello stato,

in tutto il viaggio, ma socialmente li

riforma della scuola, adozione dell’al-

Stupenda la visita a Efeso, anche se

l’itinerario permetteva non solo di ve-

ha fatti regredire nell’oscurantismo. Il

fabeto latino a scapito di quello arabo.

per il caldo per poco non ci lasciamo

dere bei posti e fare un trekking di un

suo partito islamista-conservatore ha

E parità di diritti per uomini e donne.

la pelle. Efeso è una delle più grandi

certo impegno, ma anche di imparare

scuola”, intendendo con questo che

messo in un angolo le donne e qual-

Atatürk ancora oggi è considerato

città ioniche in Anatolia, qui nacque lo

cose interessanti e poco note del no-

siasi forma di libertà. Non a caso i dati

il padre dei turchi e non a caso an-

scrittore Androne di Efeso, fu capitale

stro territorio.

di Reporters sans frontiers dicono che

che in nostra presenza gli oppositori

della provincia romana d’Asia. Tra le

Ma quanti, pur abitando nel nostro

la Turchia è la prigione al mondo più

di Erdogan sventolavano bandiere con

rovine spiccano il piccolo tempio di

territorio, conoscono la DOL, acronimo

grande per i giornalisti, solo nel 2013

il suo ritratto prima delle elezioni pre-

Adriano e la biblioteca del Celso. Ri-

ne sono stati incarcerati 60. Quando

sidenziali.

dotte a una singola colonna sono in-

di Dorsale Orobica Lecchese? Vale la pena di approfondire un po’ l’argomento, anche per rendere giusti-

leggo questa notizia sulla guida mi

A maggio di quest’anno si sono

vece le testimonianze di quello che fu

chiedo perché non sono andata in Li-

svolte le votazioni per il rinnovo del

il più celebre monumento di Efeso, e

guria al mare.

Parlamento turco che hanno messo in

secondo Pausania il più grande edifi-

L’aspetto che fa molto riflettere, e

discussione la supremazia di Erdogan

cio del mondo antico: il tempio di Ar-

anche capire che non bisogna mai

e del suo partito: si profilano scenari

temide, una delle Sette meraviglie del

Come il Sentiero del Viandante è

abbassare la guardia, è che 100 anni

complessi di cui non è prevedibile l’e-

mondo, raso al suolo nel 401. Efeso

nato dall’intuizione di una persona

fa la Turchia era uno degli stati più

voluzione.

è stata la terza città più potente del

appassionata della propria terra, l’in-

mondo antico dopo Roma e Alessan-

gegner Pietro Pensa, ed ora è una re-

dra d’Egitto.

altà molto conosciuta ed apprezzata

moderni e progressisti non solo del Medio oriente, ma anche d’Europa.

Efeso e Izmir

zia ad un’idea buona che forse non ha avuto il successo che meritava. Breve storia di una buona idea

Il simbolo, ancora oggi, della libertà

Scesi dalla Cappadocia, secca e

L’ultimo giorno siamo a Izmir, Smir-

dai frequentatori del nostro lago, così

e della modernizzazione da queste

molto gradevole come temperatu-

ne, città che ha conservato poco del

anche la DOL nacque nella mente di

parti è Atatürk, l’uomo che fondò la

ra soprattutto la sera, ci immergiamo

fascino antico. Da qui inizia il nostro

un profondo conoscitore del territorio

repubblica turca nel 1923 e scardinò

nel cuore della Turchia dove veniamo

viaggio di ritorno verso l’Italia dove al

lecchese e delle sue genti, il compian-

le vecchie tradizioni: divieto di por-

travolti dal caldo umido quasi insop-

nostro sbarco ci attendono 20 gradi

to giornalista Angelo Sala. Si era alla

tare il fez per gli uomini e il velo per

portabile. Visitiamo diverse città tra

in meno e ancora pioggia.

le donne, sistema giudiziario portato

cui Konya, dove non ci sottraiamo al bagno turco. Noi ragazze ricorderemo

52

Escursionismo

a vita questa esperienza che definirei quasi tribale lontana anni luce dai bagni turchi a cui siamo abituati in Europa. Fare il bagno turco a Konya è stato

Tutte le foto sono di Anna Masciadri

metà degli anni ’90, quando era appena nata la Provincia di Lecco; piacque molto l’idea di un grande itinerario che unisse tutta la nuova Provincia e in un certo senso ne sancisse l’unità storica e culturale, oltre che amministrativa. L’intuizione

venne

concretizzata

dalla Comunità Montana Valsassina,

pratica e malizia tecnica. Grazie a loro

che affidò il lavoro all’Azienda Regio-

si sono potuti superare i mille ostacoli

nale Foreste (ARF, poi ERSAF), e in

inevitabili in un cantiere così lungo e

breve il progetto vide la luce, inserito

complesso.

in un più ampio programma chiamato Progetto Integrato Lario, finanziato

Ma ora vediamo finalmente di cosa si è trattato.

anche dall’Unione Europea. Si chiede perdono per la lunga pre-

Una media montagna impegnativa

messa, ma è per dire che dietro certe

In estrema sintesi, la DOL è un iti-

realizzazioni c’è l’energia e il lavoro

nerario escursionistico suddiviso in sei

di molti, che magari in modo un po’

tappe (sei giorni di trekking!), che par-

testardo portano avanti un’idea, altri-

te da Colico e arriva al valico di Valca-

menti difficilmente si riescono a repe-

va attraversando da nord a sud l’intera

rire fondi, ottenere le autorizzazioni e

Provincia di Lecco, percorrendone a

soprattutto realizzare le opere.

mezza costa il confine orientale. Lun-

Detto fatto, i lavori cominciano nel

go il suo sviluppo la DOL permette di

1997; furono eseguiti dall’ARF in am-

conoscere diversi aspetti – storici, et-

ministrazione diretta, cioè con operai

nografici, naturalistici - del territorio

propri, seguendo i cantieri dall’inizio

lecchese, certificando appunto quell’i-

alla fine; è piuttosto complicato infatti

dentità - lecchesità si potrebbe dire

affidare lavori di questo genere in ap-

- che è nei fatti, ma che forse allora

palto, data la difficoltà di prevedere nel

non era ben conosciuta e compresa. E

dettaglio ciò che occorre fare su oltre

magari anche per marcare la differen-

80 km di sentieri. Una carta vincente furono poi le maestranze locali – come si diceva per i cantieri delle cattedrali: garantivano conoscenza del territorio, punti d’appoggio, logistica, una certa

Escursionismo

53


za con i vicini comaschi, da cui Lecco

Per completezza di cronaca occorre

mesticare il difficile ambiente montano.

mine un lavoro completo? A distanza

Orobie Occidentali (il famoso “101”)

le manutenzioni dovrebbero occuparsi

anche dire che il lavoro non è stato

Data la ricchezza di spunti, non

ormai di quindici anni, bisogna pur-

bergamasco o anche il nostro “Vian-

i Gruppi attivi sul territorio, i portatori

I tre pilastri, le tre principali ricchez-

solo quello di collegare fra loro cose

sempre evidenti all’occhio dell’escur-

troppo ammettere che no, il lavoro non

dante” lungo il lago. Questo è mancato

d’interesse - oggi si dice stakeholders

ze che si possono conoscere lungo la

ben conservate mediante sentieri già

sionista, in corrispondenza delle più

è stato finito.

nel caso della DOL. Forse noi lecchesi

– che sono comunque “maestranze

DOL sono:

esistenti; in realtà sono stati anche

importanti emergenze vennero col-

siamo (eravamo?) abituati più a fare il

locali”. Si può provare, visto che il più è

- Le fortificazioni della cosiddet-

recuperati molti tracciati storici quasi

locati dei pannelli, forse un po’ trop-

Che senso ha infatti aver investito

lavoro che a raccontarlo, e questo può

già stato fatto.

ta Linea Cadorna, realizzate duran-

abbandonati – uno per tutti: il lun-

po didattici ma comunque completi,

soldi (pubblici, non dimentichiamo-

essere stato il peccato originale. Oggi

Peccato, perché davvero la DOL

te la Prima Guerra Mondiale nell’area

ghissimo traverso col passaggio chia-

per informare i passanti di quanto si

lo…), tempo, energie per una lodevo-

ci dovrebbe essere un sito che spie-

può rappresentare – può ancora rap-

Legnoncino-Legnone:

cannoniere,

ve del passo della stanga, sul versante

trovano a vedere. Di pannelli ne sono

le iniziativa, se poi l’opera viene poco

ga l’itinerario, i punti d’appoggio, che

presentare - una bella alternativa

trincee, postazioni per mitragliatrici,

sud del Legnone - alcune trincee, for-

stati collocati ben 33 (!), uno diverso

utilizzata? Se infatti l’itinerario non

permette di prenotare nei rifugi... Non

escursionistica ad altri itinerari molto

osservatori in caverna, strade militari

tificazioni, e addirittura alcune gallerie

dall’altro, ognuno per trattare un argo-

è conosciuto come avrebbe potuto

è così difficile, e non costa nemmeno

inflazionati e magari meno ricchi di

perfettamente conservate.

di miniera – da non perdere quella di

mento, e oltre 120 frecce direzionali

nemmeno dagli escursionisti locali, bi-

molto.

interesse.

- Le miniere, di ferro e di altri mi-

Varrone, 80 metri di lunghezza- per

messe nei punti di snodo per accom-

sogna saper trovare le cause che han-

- La manutenzione. Se l’ANAS rea-

E infine, visto che la tradizionale vo-

nerali, con le relative opere a corre-

consentirne la visita in tutta sicurezza.

pagnare i fruitori. Insomma, un lavoro

no portato a questo insuccesso. Se ne

lizzasse una strada e poi lasciasse che

cazione industriale lecchese sta attra-

do: forni di arrostimento del minerale,

En passant fra un sito e l’altro si pos-

davvero imponente.

propongono un paio:

si riempia di buche, si arrugginiscano i

versando un periodo non certo felice,

si stava giusto allora staccando.

Segnaletica DOL

Panorama della Val Varrone dove si sviluppa un lungo tratto della DOL

La bocchetta di Trona vista dai resti del rifugio Pio XI distrutto nel ‘44 dai nazifascisti

Rifugio Nicola sopra Artavaggio e monte Sodadura

strade, ripari per minatori etc., nell’area

sono fare incontri sorprendenti e affa-

A completamento del lavoro sul

- La Comunicazione. Appena fini-

cartelli, cadano sassi, non sarebbe un

forse è arrivato il momento di impara-

del Varrone, del Camisolo e del lago

scinanti: le capre orobiche libere attor-

campo, durato qualche anno (nel-

ti i lavori, durati circa quattro anni, ci

guaio? Ebbene, come spesso capita

re a mostrare i nostri gioielli di fami-

di Sasso, alle falde del Pizzo dei Tre

no al Pizzo, camosci e stambecchi al

la stagione favorevole, ovviamente),

sarebbe dovuta essere per lo meno

coi progetti, una volta ultimati i lavori

glia, per vivere anche un po’ di turismo

Signori;

rifugio Falc e alla Grassi, genziane (an-

sono state preparate anche una car-

un’inaugurazione ufficiale, una presen-

non vengono più effettuate le manu-

(non è una vergogna), non solo nei sei

- Gli alpeggi più importanti della

che da grappa) e rarissimi endemismi

tina, ricavata sulla storica 1:35.000

tazione alla stampa, un po’ di pubblicità

tenzioni e così su tracciati di monta-

mesi dell’EXPO.

provincia: Varrone, Biandino, Bobbio,

botanici, faggi monumentali, ma anche

della Comunità Montana Valsassina, e

insomma, per fare conoscere il nuovo

gna dove ogni primavera bisognerebbe

Artavaggio, Maesimo e Costa del Palio,

cippi dell’antico confine tra il Ducato

una piccola guida – con testi di An-

itinerario. Poi, pian piano, se fosse pia-

togliere detriti, ripulire canaline, ripara-

ancora monticati, custodi della secola-

di Milano e la Repubblica di Venezia,

gelo Sala - per fornire all’escursionista

ciuto – come senz’altro sarebbe suc-

re frane va a finire che non si può più

re tradizione casearia della Valsassina.

o ancora le sconosciute miniere del

più esigente approfondimenti storici ed

cesso - il trekking avrebbe comincia-

passare. Non è colpa di nessuno, ma

Resegone, i roccoli (ad Artesso il più

ambientali.

to a… camminare con le sue gambe, e

le cose stanno così. Ormai tutti sono

sarebbe diventato una realtà, un pun-

concordi nel dire che dell’ambiente

to di riferimento per gli escursionisti.

non si può più occupare solo e soltan-

54

intatto) un tempo usati per catturare

Escursionismo

uccelli, vecchie calchere e carbonaie

Un lavoro completo?

sotto il Resegone e tutto ciò con cui

Allora, visto il grande sforzo fatto, si

Esempi illustri sono lo storico Sentiero

to l’Ente pubblico, con tutte le difficoltà

nei secoli l’uomo ha cercato di addo-

può dire che sia stato portato a ter-

Roma in val Masino, il sentiero delle

anche economiche in cui versa; di fare

Alle Cinque Terre ci sono riusciti, non potremmo riuscirci anche noi? Foto di Sergio Poli

Escursionismo

55


AI PIEDI DEL RESEGONE

Storia, trekking e relax nella verde conca dei Piani d’Erna

Piani d'Erna, panorama. Foto di Renato Frigerio

di Renato Frigerio Richiamarsi ad Alessandro Manzoni, quando si parla di Lecco e delle sue montagne, o meglio ancora della sua montagna-simbolo, è fin troppo ovvio e quasi banale. Eppure a Manzoni non si può fare a meno di pensare mentre la cabina della funivia, alzandosi dal piazzale di Versasio, ci porta, con un solo velocissimo balzo, al piccolo pianoro che la riceve alla stazione dei Piani d’Erna. Il panorama, che si apre in una sequenza sempre più sorprendente ad ogni variare di quota, ci fa rimpiangere quanto l’autore de I Pro-

messi Sposi avrebbe potuto descrivere se avesse avuto la possibilità di contemplare un simile incanto. Non basta sapere che Lecco è bagnata dalle inconfondibili acque del

56

Escursionismo

Lario, che, poco oltre, i laghetti ridenti

lordire chi tiene gli occhi inchiodati ai

stacca a sinistra della funivia, da so-

tutte le strade conducono a Roma

zincato, e perfino nel superamento

della Brianza colorano di blu le verdi

finestrini per osservare i margini di un

pra Versasio, sale ripido fino al Pas-

e quindi… ad Erna, si può arrivare fin

di un piccolo strapiombo sul leggia-

colline che si rincorrono verso la pia-

panorama che ad ogni istante sembra

so del Cammello, e prosegue poi più

quassù anche salendo dalle valli ber-

dro ponticello “Carlo Mauri” in acciaio

nura milanese, che le acque profonde

allargare i suoi confini verso l’infinito.

dolcemente in mezzo ad un bosco

gamasche e dalla Valsassina, con sen-

lungo 12 metri, offre insieme l’ebbrez-

dell’Adda si snodano come un nastro

Ma per chi non è preso dalla frenesia

molto bello, al cui termine appare, su

tieri certamente ben accessibili per

za della salita vertiginosa e l’emozione

splendente verso la provincia berga-

del tempo e può sopportare la fati-

un ridente cucuzzolo, la bianca chie-

lunghezza e difficoltà, che regalano

di una vista incantevole, che da questi

masca, per farsi un’idea del panora-

ca di una lunga camminata in salita,

setta dei Piani d’Erna. La camminata

percorsi immersi in ambienti selvaggi

spigoli e creste diventa unica.

ma che si può ammirare dalla lunga

si offrono altre possibilità di giunge-

è stata certo faticosa, ma la varietà

e con tratti estremamente panorami-

In un modo o nell’altro ai Piani d’Er-

balconata dei Piani d’Erna. È la veduta

re ai suoi Piani. Partendo da Malnago,

del percorso che si svolge tra boschi

ci. Troviamo così sentieri che salgo-

na siamo comunque arrivati, e qui, a

d’insieme che colpisce intensamente

esistono due sentieri che la raggiun-

di betulle e faggi, selle panoramiche,

no dai rioni di Germanedo, Belledo e

quota oltre i 1.300 m, ci attende un

la prima volta che si allunga lo sguardo

gono nel modo più tradizionale, che

il profondo vallone che si apre sulla

Maggianico, situati sul lato nord-est

paesaggio tanto splendido quanto

da lassù, quasi non credendo possibile

è poi quello che consente di gusta-

selvaggia valle di Boazzo, ci ha fatto

di Lecco, altri che escono dalla Valle

inatteso. Un paesaggio che si apre

una simile bellezza. Poi lo spettaco-

re appieno le risorse che la natura ha

scorrere in un volo questa ora abbon-

San Martino, cioè Erve e Carenno, e

verso orizzonti sconfinati, nonostan-

lo entra nel cuore, e non ci si stac-

qui diffuso in abbondanza. Quando

dante di marcia.

dalla Val Taleggio, o quelli che iniziano

te le pareti delle numerose punte del

cherebbe più: davvero ci è consentito

si affrontano sentieri come questi ci

L’altro sentiero, sulla destra del-

nella Valle Imagna o, più vicino, sia a

Resegone si alzino proprio dirimpetto,

rammaricarci che Manzoni non sia

diventa facile credere che gli avi di

la funivia, passa attraverso i casolari

Morterone che a Ballabio, attraverso la

nella loro classica selvaggia bellezza.

potuto salire fin qui, per offrirci altre

chissà quale generazione addietro ne

di Costa, il rifugio Stoppani e i ridotti

Val Boazzo, prendendo l’avvio dal fon-

Un paesaggio che si ammira, come dal

pagine di poesia ispirata.

abbiamo scelto il tracciato per offrire

prati del Piano del Fieno e di Piazzolo

dovalle o abbreviando con traversata.

centro di un cerchio, per tutti i 360

Ad Erna siamo arrivati con la funi-

il meglio che si potesse trovare lungo

della Valle, allungando ulteriormente

Per i più preparati alpinisticamente

gradi nei quali rotea lo sguardo, sullo

via, che in meno di cinque minuti ha

gli erti pendii, forse anche a compenso

il percorso fino alla Bocca d’Erna, ma

esiste anche la possibilità di affrontare

sfondo di questi Piani, che non sono

coperto i 700 metri di dislivello che la

dello sforzo per salire.

offrendo in cambio una gradevole va-

una suggestiva via ferrata, la Gamma

riante.

1 che, attraverso un tracciato entu-

separano da Versasio. La funivia è un mezzo comodo, rapido e, da un certo punto di vista, insuperabile per sba-

Sentieri e ferrate Il primo sentiero, il più diretto, si

Partendo da più lontano, in modo

siasmante, tecnicamente vario per l’al-

meno logico e forse pensando che

ternarsi di catene e scalette in acciaio

Escursionismo

57


per niente un piano, bensì un fanta-

Erna, un anello che ha come punto di

stico terreno splendidamente mosso

partenza e di arrivo la stazione della

Ma Erna non è stata scoperta oggi

su pendii ora lievi, ora erti, con ampi

funivia. Il sentiero, realizzato da Mar-

dai lecchesi: da anni ormai i suoi prati

prati soleggiati o boschi misteriosi di

co Locatelli, favorisce una panoramica

e i suoi boschi sono un richiamo forte

faggi e betulle. Lo sguardo si pro-

passeggiata che, attraverso i saliscendi

in ogni stagione. Sulla sua erba sof-

tende dapprima a nord, attirato dalla

dei Piani d’Erna, in meno di 2 ore di

fice e non sempre ben rasata si di-

sagoma inconfondibile delle Grigne,

agevole marcia tra i prati e i boschi di

stendono al sole, dalla tarda primavera

con la Grignetta che si staglia come

questa incantevole conca, ci offre la

fino alle prime settimane dell’autunno,

un’enorme piramide e al suo fianco il

vista di quanto di più bello la natura

famiglie intere di escursionisti, beate

più largo e massiccio Grignone, si ab-

ha posto in montagna. La passeggiata

di godersi il bel sole di montagna che

bassa poi a rimirare le pareti impervie

ci permette la completa ricognizione

dona serena distensione e sana ab-

della Corna di Medale o a seguire il

del posto, consentendoci anche una

bronzatura. Sugli stessi prati si sono

bianco serpeggiare della carrozzabi-

ricostruzione storica dell’insediamen-

divertiti nella stagione invernale, fino

le che, staccatasi dai verdi prati del-

to umano, in base ai pochi ruderi che

a circa dieci anni or sono, gruppi al-

la Valsassina, sale impercettibilmente

ormai rimangono delle stalle, ricoveri

trettanto numerosi di sciatori di ogni

lungo le pendici del monte Due Mani

e cascine che furono devastate dal-

età che si sono potuti abbandonare a

verso Morterone, e infine si riporta su

le truppe tedesche nel rastrellamento

discese facili o inebrianti, scegliendo

quello che gli sta perpendicolarmente

dell’ottobre del 1943. Si vede che qui

a piacere tra le 5 piste proposte dagli

sotto, Lecco, caratteristica nel suo di-

l’uomo ha esercitato non solo la pa-

ormai dismessi impianti di risalita. E le

segno imposto dalle acque del Lario e

storizia e l’allevamento dei bovini, ma

attrattive turistiche non finiscono qui:

dell’Adda e delimitata dalle sagome del

anche la produzione di carbone rica-

ad Erna ognuno può essere attore o

monte Magnodeno, del monte Barro,

vato dalla legna, soprattutto di faggio,

spettatore nell’alpinismo, nell’escursio-

dei Corni di Canzo, del Moregallo, della

ed anche una discreta attività estratti-

nismo, nel running, nel parapendio, nel

costiera del San Martino e del Colti-

va, come rivelano alcune cave di ma-

cascatismo sui ghiacci della Val Boaz-

gnone. Montagne tutte che da qui si

teriale ferroso.

zo e sul lato occidentale della Bastionata del Resegone o nell’arrampicata

possono osservare nella loro forma più splendida e reale.

non si potranno mai dimenticare.

Un mondo di escursioni

in falesia, su percorsi diversi che ap-

Ci sentiamo quasi impercettibil-

Le combinazioni particolari e fortu-

passionati arrampicatori hanno realiz-

mente sospinti ad allontanarci dalla

nate di questo sentiero escursionisti-

zato su palestre eccezionali, nelle cor-

piazzola della funivia, forse per per-

co hanno suggerito ben presto l’idea

se in bicicletta sulle piste e sui sentieri

dere persino le tracce di un progres-

di arricchirlo e perfezionarlo per tra-

per mountain bike.

so tecnico la cui presenza sentiamo

sformarlo in un importante Sentiero

Segno dominante e distintivo non

stonare in questo Eden extramonda-

Naturalistico. Lo studio scientifico ed

possono che essere il trekking dal più

no, e ci troviamo incamminati su un

approfondito della situazione geolo-

grande interesse e un valido alpini-

sentiero, che ben presto appare rea-

gica, della vegetazione e della fauna

smo. Non per niente qui ci stanno di

lizzato per uno scopo preciso. È in-

e del rispettivo rapporto con l’uomo

fronte invitanti le 6 punte del monte

fatti corredato di appositi cartelli, ne

portava alla definizione di un sentie-

Resegone, separate tra di loro dagli

troveremo in quantità per indicare 14

ro autoguidato mediante l’istallazione

irti e spesso innevati canaloni; non

stazioni e 11 punti intermedi, distri-

di 20 tabelle esplicative. Dalla prima-

per niente da qui dipartono o pas-

buiti sui poco più di 6 chilometri che

vera del 1998 Erna può esibire il suo

sano i diversi sentieri che portano ai

costituiscono quello che è stato si-

Sentiero Natura, una vera scuola di

numerosi rifugi, ai vari passi, culmini o

gnificativamente denominato El Gir de

scienze naturali, dove la teoria ha un

forcelle.

58

Escursionismo

immediato riscontro pratico e dove i

Anche se il Resegone non costitui-

gruppi di studenti che si avvicende-

sce una montagna prettamente alpini-

ranno non avranno bisogno di richia-

stica, la sua storia rappresenta un pun-

mi per porre attenzione a lezioni che

to di riferimento alpinistico veramente

Vista su Lecco all'uscita della ferrata Gamma 1. Foto di Danilo Villa

notevole: sulle sue pareti troviamo vie

perfino più ampie: non parliamo dei

di quelle appenniniche. E certamente,

di tutte le epoche, di alpinisti famosi

numerosi anelli che impegnano l’e-

come richiamo turistico, Erna non sarà

ed anche famosissimi. Da Erna, come

scursionista dalle poche ore all’intera

nemmeno la perla d’Italia, non poten-

base di partenza logica ed ideale, il

giornata, come quello che qui fa ri-

do vantare un semplice laghetto dai

Resegone può essere raggiunto con

tornare dopo aver toccato il Passo del

colori cangianti, né l’attrattiva di ripi-

una varietà incredibile di percorsi: at-

Giovo e il Passo del Fò, o il Passo di

de cascate spumeggianti e neppure

traverso il canale di Bobbio, il canale

Palio e La Passata, o del bellissimo iti-

il suono argentino del tipico torrente

Cermenati, il canale Cazzaniga, il ca-

nerario che, ancora attraverso il Passo

di montagna. Tra le tante cose belle

nale di Val Comera, il canale di Val Ne-

del Giovo o la sella di Foppafosca, ma

che però Erna pure ha, la più carat-

gra, ma anche seguendo i sentieri ele-

poi piegando verso la Forcella di Olino

teristica ed invitante è che, in que-

mentari di Pian Serada o dal Passo del

e la Bocchetta di Muschiada, in poco

sto ambiente certamente incantevole,

Giovo passando per la Sorgente delle

meno di 4 ore porta alla Culmine di

l’uomo si sente liberato dal frastuono,

Forbesette o la Val Caldera, fino ad

San Pietro. Parliamo soprattutto della

dalla distrazione o dal caos che ormai

arrivare al rifugio Azzoni del Resego-

prospettiva di quei trekking suggestivi

inevitabilmente raggiungono anche i

ne che può pure essere raggiunto dal

per la durata di più giorni, indirizzati a

luoghi più belli del creato. Nonostante

versante orientale sul Sentiero delle

mete della Valtellina e delle Alpi Orobie

gli incontri, i ritrovi, le manifestazio-

Creste che parte dal valico La Passa-

attraverso la Valsassina: giunti infatti al

ni che animano numerose giornate,

ta. Per i più audaci, che devono però

Pizzo dei Tre Signori, si potrà da qui

qui sembra ancora tutto intatto, tutto

essere anche perfettamente preparati,

puntare indifferentemente in direzione

induce ad immergersi nel silenzio, al

esiste pure la seconda puntata della

del Legnone e della Valtellina, oppure,

quale la dolcezza e la maestà dell’am-

via ferrata più difficile del lecchese,

scegliendo l’est, verso le Orobie.

biente in modo naturale invitano, qui

la Gamma 2, dedicata alla memoria

Abbiamo detto molte cose di Erna,

facilmente si rientra in se stessi per

di Carlo Mauri, che, per cenge, camini

l’abbiamo descritta come abbiamo

superare la subdola alienazione alla

e placche, con un ultimo spettacolare

potuto, ma certo non siamo riusci-

quale insensibilmente ci si abbandona

traverso-gronda e un breve tratto sul

ti a presentarla per quello che pro-

nel vociare quotidiano.

filo della cresta, porta in 3 ore circa ai

priamente è. In fondo località come

1809 m della cima del Dente sul Re-

i Piani d’Erna ne esistono a centina-

segone.

ia sulle pendici delle nostre monta-

Per il trekking le prospettive sono

gne, si tratti delle zone alpine come

Escursionismo

59


SETTE MESI COI BAMBINI

É un successo il programma 2015 del Family CAI di Andrea Spreafico e Alberto Pirovano All’inizio di quest’anno il nostro “progetto” Family CAI ha subìto una nuova, forte evoluzione: abbiamo scelto di affidare la stesura del programma delle attività ai partecipanti. Abbiamo così coinvolto i genitori, dai quali abbiamo colto i suggerimenti e con i quali abbiamo strutturato il programma 2015 delle nostre attività. Non sappiamo se si tratti di una “prima”: ma, certamente, ci è piaciuta l’idea di sollecitare il confronto con loro, che ci ha portato a vivere un’ulteriore bella esperienza; ed è stato un passaggio utile, a noi organizzatori, per verificare quali fossero i desideri delle persone che ci avrebbero accompagnato nel corso dell’anno. Dall’incontro con i genitori è così nato un programma di attività che possiamo definire completo; e decisamente lungo: dalla prima uscita in aprile sul sentiero “Lo Spirito del

Bosco” a Canzo in compagnia dei ragazzi dell’Alpinismo Giovanile (per un’esperienza di “interscambio” che sarà certamente da ripetere in futuro) sino alla sua conclusione in ottobre, in occasione della tradizionale burollata sociale alla Capanna Stoppani. E, nel frattempo, altre sei escursioni: sempre sul nostro territorio, sempre a “passi di bimbo”; con una gita della durata di due giorni e pernottamento presso una struttura della Val Biandino. Probabilmente, per molti dei nostri piccoli, sarà la prima notte “in rifugio”. Sette mesi davvero intensi, insomma; che daranno l’opportunità ai

Family CAI al Coltignone. Foto di Andrea Spreafico

bambini di crescere, fare esperienze e

condividere la propria passione con i

(come sempre) stupirci.

figli più piccoli.

Ma la vera sorpresa del 2015 è sta-

E la risposta dei genitori, al di là dei

ta ben altra: ossia il numero, davve-

numeri e della loro apprezzata capa-

ro elevatissimo, di coloro che hanno

cità propositiva, è stata assolutamen-

chiesto di partecipare alle nostre ini-

te ineccepibile anche sotto l’aspetto

ziative.

dell’organizzazione dei rispettivi nu-

In meno di una settimana, abbiamo

clei famigliari e della loro conduzione

infatti raggiunto la quota di oltre ses-

durante le prime tre escursioni, che

santa iscritti. Tanto da averci costret-

si sono già svolte. Cose non facili né

to a chiudere le iscrizioni pochi giorni

troppo scontate quando si ha a che

dopo la loro apertura.

fare con due o tre bambini in tene-

Avevamo avuto la sensazione che

rissima età.

qualcosa stesse cambiando; di aver

Quindi, dobbiamo dire un grazie a

gettato il seme di un nuovo concetto

tutti i genitori. Perché il Family è stato

di attività sociale nell’ambito del Club

pensato, ed ora esiste, per loro e per

Alpino: ma, sinceramente, non ci at-

i loro figli.

tendevamo un simile risultato. Forse tanto interesse e tanta partecipazione dimostrano, a noi per primi, che l’idea alla base del progetto Family

(Se volete vedere le foto e i video che illustrano le attività del Family CAI, visitate la nostra pagina su Facebook: https:// www.facebook.com/FamilyCaiLecco).

CAI ha probabilmente saputo fornire una risposta alle attuali necessità di tanti padri e madri appassionati di montagna e offrire loro la possibilità di

Escursionismo

61


OTTO USCITE SUGLI SCI

L’attività della stagione 2014-2015 del gruppo di fondo escursionismo

di Stefano Vimercati*

L

unedì 3 novembre 2014, in sede

compagnatori con rispettivi mansioni

CAI Lecco, abbiamo presenta-

e incarichi; il programma tecnico ed

to il programma della stagio-

economico delle due attività.

L’incanto di Sils. Foto di Chiara Spinelli

ne 2014-15, 32° anno di attività, per

Nella

programmazione

abbiamo

quanto riguarda il corso di avvicina-

mantenuto lo schema consueto, illu-

mento allo sci di fondo escursionismo

strato nel pieghevole di iscrizione e

e l’attività amatoriale.

svolto al completo.

Nella riunione del direttivo del 19

Hanno partecipato 40 persone per i

settembre 2014, si sono definiti: il rap-

corsi di addestramento e 41 per l’at-

porto con la commissione regionale di

tività amatoriale, con un calo di circa

riferimento CRLSASA-Sci escursio-

l’8% rispetto al 2014.

nismo; la conferma di istruttori e ac-


per intero, altri per tratti più brevi. Si sono avuti 41 iscritti, suddivisi in tre gruppi, rispettivamente accompagnati da:

to ripetere Innsbruck con Seefeld per rifarci dello scorso anno, aggiungendo la Val Ridanna di notevole bellezza. Hanno partecipato 50 persone.

ambulatorio di Ascole - OVCI- La Nostra Famiglia- Juba… per un futuro migliore - Fondo Castello solidale

- Azzurri: Giacomo Piazza

Come lo scorso anno abbiamo sog-

Abbiamo inoltre versato un contri-

- Gialli: Daniele Colombo

giornato presso l’Hotel Dollinger a

buto alla nostra sezione a sostegno

- Rossi: Domenico Pullano

Innsbruck (pubblichiamo a parte re-

delle sue molteplici attività

soconti e immagini). A tutti gli istruttori e accompagnatori desidero esprimere un caloroso

Pranzo sociale

ringraziamento per il lavoro svolto con

Abbiamo concluso la nostra attività

Gianni Zappaterra ha partecipato alla

sabato 6 giugno con il pranzo sociale

prestigiosa Vasaloppet in Svezia, 90

presso la sede del gruppo degli Alpi-

Km a tecnica classica, raggiungendo il

ni Monte Medale di Rancio, al quale

traguardo in 11 ore circa.

particolare dedizione. Terza parte (comune a tutti)

Prima parte (comune a tutti)

Lezioni tecniche e teoriche in sede CAI

all’1 marzo 2015, con: - Istruttori ISFE: Maria Giuseppina Ietto, Paola Monti

Si sono svolte tre serate, purtroppo poco frequentate, sui temi “Attrezzatura ed equipaggiamento”, “Orientamento” “Nozioni tecniche”. L’importanza degli argomenti trattati avrebbe meritato maggior interesse.

Uscite a secco

- Istruttori sezionali: Giovanni Bolis, Salvatore Bucca, Cesare Merlini

Vice direttore dei corsi: Giovanni Bolis Rapporti con la Commissione: Maria

Tre mattinate domenicali, con una

Con questa scelta pensiamo di ave-

la tradizionale gara sociale, per il terzo

re dato a tutti la possibilità di parte-

Il direttivo del gruppo, nella riunione

anno dedicata a Paolo Piazza, 10 km

cipare, proponendo anche, per quanti

del prossimo settembre, provvede-

su percorso pistato Surlej-Sils-Surlej

lo desideravano, una passeggiata fino

rà a nominare il sostituto di Giacomo

a tecnica classica.

alla cappelletta del San Martino o una

Piazza.

Giuseppina Ietto

volta suddivise in maschile e femmi-

intervenuti, al gruppo Alpini Medale

2015-2016, le modalità esecutive e le

avanzato.

cariche istituzionali.

nile. Partenza in linea per ogni gruppo.

che ci ha ospitati e in particolare all’a-

Nell’uscita finale dell’1 marzo in En-

I risultati ottenuti hanno soddisfat-

mico Giorgio.

gadina si è percorsa a staffetta la Ma-

to tutti i concorrenti (pubblichiamo a

In occasione dell’incontro conclusi-

gradita, la mia disponibilità a una pre-

ratona Maloja-Zuoz.

parte commenti e classifiche). Ci limi-

vo della stagione Giacomo Piazza ha

senza che sarà di consiglio e di supporto organizzativo alle attività.

tiamo a rimarcare che il miglior tempo

comunicato ufficialmente la sua deci-

assoluto femminile è stato ottenuto

sione, da tempo meditata, di rinunciare

Le uscite sulla neve si sono svolte

da Paola Sangalli (1.12.55), il miglior

per ragioni personali al suo incarico di

Concludo ringraziando il direttivo al

pr i n c i pa l m e n -

tempo

assolu-

accompagnatore del gruppo Amatori.

completo per l’opera svolta con spiri-

te di sabato, dal

to maschile da

Giacomo è stato uno dei fondatori del

to di servizio e per la collaborazione

10 gennaio al 7

Gianni Zappater-

gruppo Sci di fondo del CAI Lecco e

prestata a tutti i livelli nello svolgimen-

ra (1.00.54)

ha svolto un servizio attivo a favore di

to delle attività.

incidente motociclistico, non ha potu-

te in Engadina e

lago alla montagna.

to svolgere il suo servizio di istruttore.

una al Passo Coè

A lui gli auguri di una completa gua-

in Folgaria.

rigione, in attesa del suo ritorno nel

L’uscita

tutti i fondisti che si sono avvicendati

Auguro a tutti sempre maggiore

gior-

in 32 anni di attività amatoriale. A lui

collaborazione per il futuro, affinché lo

ni di fondo a

rinnoviamo l’espressione della nostra

sci di fondo in seno al CAI Lecco non

Innsbruck (Au-

più serena amicizia, con un plauso di

venga mai meno.

di domenica 1

stria),

sentito ringraziamento.

finale

Tre

Seefeld

Svolta dalla Scuola sci di fondo

Sono state effettuate sei uscite in

marzo si è svolta

Olympiaregion,

escursionismo del CAI Lecco nel cor-

Engadina e un’uscita di due giorni

lungo il percor-

Vipiteno-Raci-

Gestione economica

so di uscite domenicali dall’11 gennaio

sull’altopiano di Asiago, a Campomulo

so della Skima-

nes Val Ridanna

L’attività 2015 chiude in pareggio.

e Campolongo (la cronaca sul prece-

rathon

– 21-23 febbra-

Non è comunque venuta meno an-

dente numero di questo notiziario).

Zuoz.

64

Hanno partecipato 40 allievi, suddivisi in tre corsi: principianti, perfezio-

Per quanto mi riguarda, rinnovo, se

Attività amatoriale

al 7 dicembre 2014, alternando il piano

Sci di Fondo

Nella stessa occasione saranno

namento 1° livello, perfezionamento

marzo 2015, set-

prossimo inverno.

camminata lungo il vallo.

Stagione 2015-2016

definiti i programmi per la stagione

Marco Bianchi, a causa di un brutto

Attività di addestramento

Sabato 14 febbraio 2015 si è svolta

Un grazie a tutti coloro che sono

buona partecipazione, dal 9 novembre

Seconda parte

siamo legati da trentennale amicizia.

gorie (allievi scuola e amatori), a loro

Direttore della scuola e dei corsi: Marco Bianchi

Segnaliamo che lo scorso 8 marzo

Gara sociale - Coppa “Paolo Piazza”

Partecipanti suddivisi in due cate-

La maratona del gruppo scuola. Foto di Pina Ietto

Menzione

MalojaAlcuni

partecipanti l’hanno

io 2015 Abbiamo volu-

A tutti infine l’augurio di una buona e rigenerante stagione estiva.

che quest’anno la solidarietà per: - Associazione Amici di Lorenzo,

seguito Alla testata della Val Roseg. Foto di Raimondo Brivio

*Presidente del gruppo

Sci di Fondo

65


SOTTO LA NEVE DI SURLEJ

Percorso inedito per la Coppa Paolo Piazza, gara sociale 2015

passare qualcuno si può pensare: non

Categoria Amatori

sono l’ultimo! Di ritorno dall’ultimo tratto nel bosco, resta da affrontare il rettilineo che

di Paola Sangalli Sabato 14 febbraio 2015 si è svolta la terza edizione della Coppa Paolo Piazza, gara sociale di sci di fondo della sezione CAI di Lecco “Riccardo Cassin”. I due autobs con i partecipanti, il gruppo degli amatori e quello della scuola, partono puntuali da Lecco alle 7,30. A bordo ci sono alcuni posti a sedere vuoti, perché i malanni di stagione hanno costretto qualcuno a rimanere a casa . Il tempo non è di certo dei migliori: sta piovendo e in Engadina sono previste nevicate intermittenti. Tutti sperano che ci sia un”’intermittenza” di un’ora, giusto il tempo di svolgimento della gara. Dopo Chiavenna la pioggia si trasforma in neve e quindi prima di affrontare il passo del Maloja i due autisti sono costretti a montare le catene. La velocità è inevitabilmente rallentata

Intanto sono stati fatti preparativi

Finalmente gli sciatori sono pronti

porta al traguardo e di solito in questa

per lo svolgimento della competizio-

sulla linea di partenza: viene dato il via

parte conclusiva del percorso si cerca

ne: i cronometristi hanno allestito la

al primo gruppo e poi, a distanza di

di dare fondo a tutte proprie forze per

loro attrezzatura per la registrazione

cinque minuti, al secondo. Purtroppo

lo sprint finale: spesso la differenza

dei tempi, gli istruttori e gli accompa-

l’auspicata intermittenza delle preci-

di una manciata di secondi è signi-

gnatori si sono dislocati lungo il tra-

pitazioni non c’è: continua a nevi-

ficativa nella graduatoria finale, quindi

gitto per segnalare il percorso ai con-

care e questo crea qualche problema

bisogna resistere fino all’ultimo metro.

correnti e per controllare la regolarità

di visibilità: gli occhiali si appannano

Finalmente ecco l’arrivo e con esso un

della loro condotta: infatti è conces-

e si bagnano, a tratti è difficile indi-

bicchiere di tè caldo ben zuccherato.

so unicamente l’impiego della tecnica

viduare le canaline, ormai colme di

C’è ancora il tempo per una foto ri-

classica, rigorosamente proibita la tec-

neve. Ovviamente i concorrenti non si

nica dello skating. Quest’anno la gara

scoraggiano per così poco e con gli

non si svolgerà lungo il solito anello di

incitamenti degli istruttori e accom-

10 km che prevede l’andata nel bosco

pagnatori distribuiti lungo il percorso

e il ritorno sulla piana del lago, poiché

danno il loro meglio, anche quando

qualche giorno fa si è verificato un

devono affrontare salite e discese e

brutto incidente a causa del cedimen-

oltrepassare concorrenti meno velo-

fino alla sera, quando, in sede, ci sarà

to della crosta di ghiaccio; il traccia-

ci. Mentre si gareggia non si riesce a

la premiazione e la consegna delle

to quindi avrà la stessa lunghezza ma

valutare quanto tempo sia trascor-

coppe ai vincitori e di premi a tutti i

anche il ritorno avverrà lungo la pista

so dalla partenza, si pensa ad andare

partecipanti.

a monte.

avanti e solo nel caso si riesca a sor-

Poco dopo la partenza. Foto di Pina Ietto

Categoria Allievi

cordo e poi subito si torna all’autobus per cambiarsi e indossare abiti asciutti. Ovviamente tutti sono curiosi di conoscere il proprio tempo, per vedere se si è gareggiato meglio dell’anno precedente, ma per il momento non si può sapere niente: bisogna aspettare

PROVA DI FINE CORSO

La Coppa “Paolo Piazza” per lo sci di fondo escursionismo

e così il previsto arrivo a Surlej per le

di Mariarosa Beretta

10,30 avviene in realtà dopo le 11.

Sabato 14 febbraio 2015, sulle nevi dell'Engadina, si è disputata la seconda edizione della gara "Coppa Paolo Piazza", organizzata dal Gruppo sci di fondo escursionismo del Club Alpino Italiano, sezione di Lecco “Riccardo Cassin”. La gara è dedicata a Paolo Piazza, uno dei fondatori del gruppo, prematuramente scomparso, che tutti ricordano come caro amico ed eccellente punto di riferimento. I partecipanti, suddivisi in due categorie (allievi scuola e amatori), a loro volta suddivise in maschile e femminile, hanno ottenuto soddisfacenti risultati. La partenza è stata data in linea per ciascun raggruppamento. Cronometristi Carlo Zecchi e Carlo Fazzini Giudice di gara Stefano Vimercati L'iniziativa si è conclusa nel tardo pomeriggio in sede CAI Lecco con premiazione e festeggiamento di tutti i partecipanti. Nelle tabelle qui sopra le classifiche.

Il programma prevede la partenza in linea, prima del gruppo degli amatori e poi del gruppo della scuola. Una volta giunti al posteggio si preparano gli sci con la sciolina che si spera sia più adatta alla temperatura e al tipo di neve: un errore nella scelta può rendere difficoltoso o addirittura impedire lo scorrimento degli sci e compromettere l’esito della gara.

66

Sci di Fondo


RITORNO A INNSBRUCK

Una fantastica “Tre giorni” per i fondisti del CAI Lecco

le quali domina lo Zugspitze, 2962 m.

Qualcuno, per dedicare il giusto

secolo fino al 1967. Conserva un pic-

spazio alla conoscenza della città, ha

colo ma affascinante centro storico di

rinunciato per un giorno a trasferir-

aspetto medioevale con alcuni edifici

Al secondo soggiorno la città ha

si sulle piste di sci, appagandosi con

significativi che raccontano le vicen-

assunto per ciascuno di noi un carat-

la visita a gioielli nascosti come il Ri-

de della città: la chiesa parrocchiale di

tere più familiare, e anche il percor-

esenrundgemalde. L’edificio, situa-

San Nicolò, costruita alla fine del 1200

so dall’hotel al centro, 20-30 minuti

to presso la stazione della funicolare

e decorata all’interno in epoca baroc-

a piedi per una zona di parchi lungo

per Hungerburg, conserva un enorme

ca; il Municipio ospitato in quello che

l’Inn, è sembrato meno lungo.

dipinto circolare, opera del pittore ti-

fu un antico castello con una carat-

Non solo quindi la tradizionale pas-

rolese Franz Defregger (1835-1921),

teristica torre a padiglione; il castello

seggiata lungo la Maria-Theresien-

raffigurante la terza battaglia di Ber-

di Hasegg che nel 1500 fu sede di

Strasse con i suoi fastosi palazzi ba-

gisel del 31 agosto1809, un episodio

una famosa zecca; il cinquecentesco

rocchi, non solo lo sguardo agli edifici

importante delle guerre di liberazione

convento delle Dame con la chiesa del

che testimoniano il periodo d’oro del-

tirolesi contro le truppe napoleoniche

Sacro Cuore.

la città durante il regno dell’imperatore

condotte dall’eroe nazionale Andreas

Massimiliano d’Asburgo (1459-1519),

Hoffer.

Innsbruck

tà frettolosa, in un pomeriggio di do-

non solo le vie dove si concentrano

menica abbastanza freddo e con po-

i negozi prediletti dai turisti, ma an-

In val Ridanna sotto la neve. Foto di Pina Ietto

di Adriana Baruffini

P

er il secondo anno consecutivo la tradizionale uscita di tre giorni del gruppo Sci di fondo

ha avuto come meta Innsbruck e il suo comprensorio. Bisognava saldare il conto con la penuria di neve e l’abbondanza di ghiaccio della scorsa stagione e questo è potuto avvenire grazie alle precipitazioni nevose abbondanti che l’inverno di quest’anno ha regalato al Tirolo, con temperature in grado di assicurare condizioni ideali di innevamento delle piste. La neve Abbiamo incominciato a trovarla in

68

Sci di Fondo

Val Ridanna, che era rimasta nel ri-

Km di piste per alternato e 110 Km

cordo del gruppo per le temperature

per skating, piste per tutti gusti, di ogni

polari con le quali lo aveva accolto nel

lunghezza, difficoltà e pendenza, neve

2013.

soffice e senza ghiaccio. Un com-

Questa volta abbiamo sciato sotto la

prensorio che ha più volte ospitato i

neve, ma una nevicata tranquilla, non

campionati mondiali di sci di fondo e

fastidiosa, senza vento, in una cornice

combinata nordica. La maggior par-

suggestivamente invernale dei piccoli

te degli sciatori si sono divertiti sulle

paesi di Masseria e Santa Magdale-

piste intorno ai Centro del fondo di

na e del tratto di valle che con il suo

Seefeld e di Leutaschtal accompagnati

tranquillo torrente si allunga fino ai

da Pina Ietto e Daniele Colombo. Un

piedi del gruppo montuoso del Pan di

piccolo gruppo guidato da Mimmo

Zucchero. Poca gente in giro, poche

ha scelto invece percorsi un po’ più

attrazioni turistiche e tanto silenzio.

lunghi e impegnativi: il primo giorno

Nei due giorni successivi, altra neve

ha raggiunto le piste di Ferien Kolonie

abbondante, questa volta con cielo

e Wildmoosalm alte sopra Seefeld; il

quasi sempre azzurro, nell’Olympiare-

secondo giorno ha effettuato la tra-

gion di Seefeld, località a 25 Km da

versata completa dal Centro del fondo

Innsbruck, a 1200 m di quota: un vero

di Leutaschtal a Seefeld, 25 Km circa

paradiso per i fondisti, con una decina

con un dislivello in salita di 300 metri,

di zone sciistiche per complessivi 150

in una splendida cornice di cime fra

La nostra visita è stata per necessi-

Hall in Tirol

chissima gente per le strade. Abbiamo

che la possibilità di conoscere qualche

Hall come sale. Questa cittadina a

immaginato quanto più accogliente

angolo, chiesa o monumento in modo

10 Km a est di Innsbruck, davanti al

possa essere questa graziosa cittadi-

più approfondito, compatibilmente con

massiccio del Betterwurf, deve il pro-

na in altre stagioni quando i balconi

gli orari di apertura non sempre ade-

prio nome e la propria ricchezza alla

si riempiono di fiori, i bar e i negozi

guati ai ritagli di tempo liberi dall’atti-

vicina miniera di sale che fu ininter-

sono aperti, gli abitanti sciamano per

vità sciistica.

rottamente sfruttata dal tredicesimo

le strade mescolandosi ai turisti.

CRONACA DELLE TRE GIORNATE di Giusi Negri

Sabato 21 febbraio partiamo da Lecco per raggiungere la prima meta: Vipiteno – Racines Val Ridanna, la sciata avviene sotto una nevicata dapprima debole poi più intensa, ma il tempo non ci ferma: tutti contenti ritorniamo al nostro autobus che ci porterà all’Hotel Dollinger di Innsbruck. Dopo un meritato riposo e visita al centro della ridente città austriaca ci aspetta la cena tipica del luogo e poi tutti a letto. Al mattino il tempo è nuvoloso, pioviggina ma nulla ci ferma, riprendiamo il nostro autobus per la meta del giorno: Seefeld con le sue piste ci permette un’altra sciata in un ambiente fantastico, circondati da boschi con alberi innevati. Nel pomeriggio visitiamo un paese vicino a Innsbruck: Hall in Tirol con un bellissimo centro storico, miniere di sale e importanti monumenti. Alla sera cena con torte offerte dai partecipanti e preparazione bagagli. Lunedì mattina ci svegliamo con una giornata stupenda: il sole ci scalda e ci accompagna nella zona del Leutaschtal, qualcuno scia sulle piste della piana, altri affrontano salite e un gruppetto raggiunge Seefeld con gli sci. Il ritorno da Seefeld via Innsbruck/Brennero è abbastanza veloce: sull’autobus raccontiamo le nostre sciate, le visite culturali, le nuove amicizie. I gruppi accompagnati da: Pina e Giovanni, Daniele e Mimmo hanno sciato in compagnia condividendo nuove emozioni e fatiche. Anche quest’anno abbiamo trascorso tre giorni in compagnia, sciando e camminando in luoghi fantastici. Alla prossima tre giorni, per conoscere nuovi posti e vivere nuove avventure.

Sci di Fondo

69


25 INVERNI

Dalla Lapponia alla Val di Fiemme, un quarto di secolo di sci con il G.E.O.

di Claudio Santoro

2004 Oberammergau, Baviera

G

ermania, Francia, Austria, Fin-

di fondisti, con l’ausilio di Angelo Pez-

ficienti e si passa ai pullman che, ben

landia, Norvegia, Svezia oltre,

zucchi. Nel 1993 è Terenzio Castelli a

presto, non bastano più neanche loro;

neanche a dirlo, le vicine piste

prendere la barra del timone del grup-

servono aerei, treni e traghetti per

svizzere e italiane. Nel corso di ven-

po degli sciatori; ne ha tutti i numeri,

raggiungere le piste da solcare.

ticinque anni

sono state queste le

considerato che è un esperto e navi-

Il 1996 e 1997 sono gli anni della

location scelte e percorse dal gruppo

gato fondista con un ricco palmares

Foresta Nera, da Hinterzarten a Mar-

degli sciatori di fondo che fanno parte

di Marcelonghe in giro per il mondo e

tinskadelle, alle sorgenti del Danubio e

del GEO (Gruppo Età d’Oro) e coordi-

di Vasaloppet svedesi. E’ lui che inizia

al lago Titisee, mentre il 1998 è de-

nano i Seniores della sezione lecchese

a innervare il gruppo che adesso su-

dicato a quelle francesi di Queyras e

del CAI .

pera le cento unità di cui ben 70 sono

Briançon con puntate al Col de Izoard

Si inizia timidamente nel 1990, con

fondisti. Si va a scuola con dei maestri

che gronda ancora memoria delle sfi-

uno sparuto gruppo che si muove

svizzeri e la destinazione sono le nevi

de fra Coppi e Bartali.

con le proprie auto, nei pressi di casa.

svizzere della Skimarathon e quelle

Anna Clozza ne è il capo indiscusso

italiane di Santa Caterina.

e con polso fermo governa la brigata

Le auto proprie non sono più suf-

Il 1999 e il 2000 vedono l’Austria come meta con le nevi di Pertisau e visite a Innsbruck e Salisburgo e nella


2014 Lavazè, val di Fiemme.

valle dell’Achensse.

Ma non si possono trascurare le

con scioline, sci e quant’altro rima-

Il 2001 è l’anno della Finlandia, da

nevi italiane, così ci sono le settimane

ne indelebile e, a dispetto degli anni,

Rovaniemi a Lathi (900 km in treno),

bianche in Val Pusteria con l’incontro

trionfa su tutto. Terenzio lo ha dimo-

della mitica Lapponia, del Circolo Po-

con il grande Reinhold Messner, o la

strato due anni fa, quando per fe-

lare Artico e dell’incontro con San-

Val di Fiemme e i chilometri di piste

steggiare i suoi ottant’anni, insieme a

ta Claus, e, passando per l’Austria e

di Lavazè e della Marcialonga, la Val

trecento veterani e al grande Franco

Seefeld (2005), il 2006 è l’anno della

di Fassa, Dobbiaco, Cortina, San Candi-

Nones, ha percorso tanti chilometri in

Norvegia con i meno 25 gradi dell’al-

do solo per citarne alcune. Neanche a

occasione della quarantesima edizio-

topiano di Gol e dei trampolini di Hol-

dirlo la vicina Svizzera è meta di fre-

ne della Marcialonga.

melkollen e di Lillehammer, delle piste

quenti scorribande con sciate in En-

Alla fin fine cosa volete che siano

della Birkebeiner e dei fiordi di Bergen;

gadina al Maloja, a Zuoz, in Val Roseg

mai venticinque anni se non appena

nel 2007 si rimane in ambito scan-

. a Zernez.

che un quarto di secolo! Ce n’è ancora

dinavo ed è la volta della Svezia, di

“Quest’anno rimaniamo in Italia” di-

molta di strada da fare. Sarà il caso di

Stoccolma e di Uppsala, per calpesta-

chiara Terenzio Castelli, 82 anni portati

inforcare gli sci e partire per un’altra

re la neve della mitica Vasaloppet. Nel

con baldanza e leggerezza “e dopo la

avventura.

2010 si torna in Austria nella valle di

val di Fiemme ci sposteremo in Val

Lermoos-Ehrwald e l’anno successivo

d’Aosta a La Thuile dove potremo

è la volta di St Johann e di Kitzbuehl.

scaricare ancora la voglia di sciare in mezzo alle neve e alla natura.” Con la banda adesso capitanata da Marcello

72

Geo

Sellari che ha raccolto alla grande il testimone di Anna Clozza. La voglia di faticare e di trafficare

Foto di Marcello Sellari, Terenzio Castelli e Agostino Riva Nella pagina a fianco, in senso orario: 2005 Seefeld; 2006 Norvegia; 2001 Finlandia. Con Santa Claus Terenzio Castelli e Anna Clozza; 2010 Lermoos, Austria

NONNI E NIPOTI IN FESTA CON IL GEO di Agostino Riva

L’ appuntamento ai Piani Resinelli per la tradizionale festa “Nonni e Nipoti” organizzata dal gruppo GEO del CAI Lecco, ha avuto quest’anno, grazie anche alla magnifica giornata di caldo sole, una notevole partecipazione e un totale coinvolgimento tra tutti gli intervenuti. Camminata dei nonni con tutti i nipotini fino al Belvedere e al ritorno, affamati, pranzo alla Montanina. Nel pomeriggio, guidati da una esperta intrattenitrice, baby dance e a seguire, per grandi e piccoli, corsa nei sacchi. Infine merendona preparata dalle nonne e dalle mamme, a conclusione di una giornata intensa e indimenticabile. Siete tutti invitati per il prossimo anno.


ESPLORAZIONI INVERNALI

La rincorsa all’ignoto nelle grotte venete

di Gigi Casati

I

l 2015 è l’anno in cui posso ritornare alle mie amate esplorazioni speleo subacquee. Dopo un paio

di stagioni forzatamente dedicate ad altre attività sportive durante le quali, con nuovi stimoli, mi sono rilassato e allargato la mentalità, risorge la voglia, che da sempre mi accompagna, di raggiungere posti mai raggiunti da anima viva. Anche se le condizioni meteorologiche fanno parte dell’incerto del mestiere, ricominciamo a L’idea iniziale, era quella di topografare la parte profonda e di continuare la sorgente del Gorgazzo, a Polcenigo (Pordenone), da me esplorata nel 2008 fino alla profondità di -212 m, rendendola la sorgente conosciuta più profonda d’Italia. A causa delle continue piogge che lo scorso anno si sono protratte fino a dicembre, le falde erano molto piene ed il livello della sor-

Sorgente del Gorgazzo. Foto di Roberto Rinaldi

rincorrere l’ignoto.


Oliero Cogol dei Veci, partenza. Foto di Davide Masserenti

Oliero Cogol dei Veci, il rientro. Autoscatto di Gigi Casati

Sorgente dei Fontanazzi, la vasca d’ingresso. Foto di Cristina Rainero

Sorgente Gorgazzo, recupero della campana. Foto di Cristina Rainero

gente stentava ad abbassarsi. Osservo

risente del fatto. Prendo di malavoglia

data e che avrebbe dovuto garantirmi

enorme, oltre i 5 m di diametro che

ne danno la possibilità, magari cercan-

percorrendo un anello che mi ave-

gennaio scorrere via senza darmi la

la decisione sofferta di abbandonare

anche il ritorno, probabilmente per la

nel 2005 non avevamo notato. Non

do con occhi diversi e svincolandosi

va riportato sul mio filo arrivando da

possibilità di iniziare i lavori di prepa-

per il momento le immersioni nel Gor-

resistenza nell’avanzamento, si scarica

è esplorazione nuova perché ci sono

dai parametri precedenti che forse ci

un’altra galleria. Da allora, queste gal-

razione per l’esplorazione della grotta.

gazzo, perché non ha senso perdere

completamente. Mentre mi addentro

tracce di qualcuno già stato in queste

avevano momentaneamente accecati.

lerie finali non sono più state percor-

In febbraio la corrente sembra calare:

tempo guardando l’acqua sgorgare

lungo il sifone, con gli strati di roccia

gallerie, come segni per rilievo topo-

Il romanticismo del ricordo dei tem-

se da nessuno, nonostante qualche

con i fedeli e vogliosi amici di sem-

per giorni in attesa della secca ideale

che mi affiancano, ora restringendo-

grafico; per me, che ci passo per la

pi passati e anche la rivisitazione dei

tentativo ci sia stato. Dovrò cercare la

pre, convergiamo sul posto e come api

e sperando nel sopraggiungere di un

si, ora allargandosi in strati e blocchi,

prima volta, è piacevole, gironzolan-

sifoni esplorati, mi porta a immerger-

prosecuzione in queste zone remote,

operose, ronziamo intorno e dentro

periodo freddo e asciutto.

mi chiedo il senso del mio agire ma

do, osservarne la morfologia. La parte

mi nel Cogol dei Siori una poderosa

sperando di ricevere qualche sugge-

la determinazione mi aiuta nel tener

aerea esplorata da noi nel 2005, ag-

uscita d’acqua poco distante dal Cogol

rimento dal mio filo vecchio che in

duro. La ragione mi conferma che a

giunta a queste gallerie esplorate dagli

dei Veci, teatro del congiungimento

qualche punto sarà rotto. I miei amici

alla sorgente trasportando, oltre all’attrezzatura subacquea, anche 1000 kg

Le grotte di Oliero

di zavorra necessari per ancorare sul

Non mi perdo d’animo e, con un giro

livello di attrezzatura sono ampia-

svizzeri, supera abbondantemente i 2

sotterraneo con la suddetta sorgente

fedeli e operosi ci sono e si organizza

fondo della vasca d’ingresso la cam-

di telefonate, cambio scenario: andia-

mente entro i limiti di sicurezza, che

km. Il complesso delle grotte di Oliero

durante una delle mie esplorazioni. C’è

il trasporto dei materiali fino alla grotta

pana per la decompressione, utile per

mo all’Oliero nella valle del Brenta, al

è pertanto solo un leggero cedimento

è stimato di 12 km di cui 9 di galle-

ancora in alcune zone il mio vecchio

e poi nella grotta. Le strettoie iniziali e

aumentare la sicurezza dopo le risalite

Cogol dei Veci, dove mi troverò con gli

fisico; con tutta calma, mi concentro

rie allagate. Trascorse le ore notturne,

filo d’Arianna, a circa 1 km dall’ingres-

quelle a 400 m dall’ingresso sono le

dalle immersioni profonde. Il tempo di

inglesi Rick Stanton e Jason Mallison

e gestisco la situazione. Una vol-

saluto gli amici inglesi e parto per ri-

so dopo dieci anni. Ho fotografati in

uniche limitazioni alla progressione in

installare la campana nel limpido la-

con i quali ritornerò, dopo dieci anni

ta riemerso nella parte aerea, decido

entrare, mentre loro s’immergono nel

testa alcuni punti di tutte le grotte da

questa sorgente che è caratterizzata

ghetto iniziale, per renderci conto che

esatti, oltre il primo sifone lungo 2400

di non entrare nel secondo sifone. Il

secondo sifone. Quando un handicap

me esplorate ed è interessante ve-

da una visibilità quasi sempre perfetta.

il livello dell’acqua, contrariamente a

m per una scorribanda alla ricerca del

propulsore che avrei dovuto usare per

è assunto come esperienza, il nega-

dere come a volte questi punti siano

Il gruppetto di partecipanti è nume-

quello che si sperava, non scende fa-

fantomatico terzo sifone che voci di

continuare, a questo punto divente-

tivo diventa positivo: tenendo con-

memorizzati perfettamente, mentre

roso: Adriano, Alessandro, Beppe, Boa,

cilmente e che le condizioni all’interno

corridoio sostengono esista; in verità

rà il propulsore primario per il rien-

to delle difficoltà dell’andata, cambio

altre volte la memoria gioca qualche

Cristina, Davide, Davide-Squark, Laura

della sorgente rimangono proibitive a

nessuno è ancora riuscito a trovar-

tro. Si sta davvero tranquilli e in pace

l’assemblaggio delle attrezzature e il

scherzo e non riproduce fedelmente

e Josè, ma, secondo gli impegni per-

causa della corrente che rimane in-

lo. Immergersi zavorrato di attrez-

nel buio nerissimo della grotta, dove il

ritorno è agile e piacevole, quasi un

tutto il passaggio.

sonali, essi alterneranno la loro pre-

tensa. Sull’altipiano soprastante nevica,

zature dopo tanto tempo d’inattività,

solo rumore che si ode, è lo stillicidio

grand tour turistico.

anche se, occasionalmente, le anomale

è come per un alpinista partire per la

e lo scorrere dei rivoli. Aiuto gli amici

Quando la sera dopo anche Rick e

calde temperature di questo tiepido

cima del Bianco senza allenamento,

inglesi a trasportare nelle zone aeree

Jason sono fuori, ci riuniamo davanti

Il Gorgazzo è sempre inagibi-

gruppetto di cinque persone sempre

febbraio sciolgono la neve e lì sotto si

praticamente una faticaccia infernale.

i loro materiali per la progressione e

a un buon bicchiere di birra a Valsta-

le, quindi sempre a proposito di api, il

efficienti. In meno che non si dica,

Il carico che mi traino dietro sott’ac-

organizziamo il campo per trascorrere

gna per tirare le somme. Il mitico ter-

fiore su cui posarmi sarà la sorgente

qua è leggermente negativo e questo,

la notte che è notte solo perché così

zo sifone non è stato localizzato ma

dei Fontanazzi, nel vicentino, a Sola-

questione di assetto, mi fa faticare più

indica l’orologio. Poi ci dedichiamo

da qualche parte deve essere. Il bello

gna. La mia ultima esplorazione risale

del dovuto e anche il propulsore che

alla ricognizione delle gallerie aeree

dell’esplorazione è anche riprovarci,

a quattro anni fa e mi ero fermato a

utilizzo per percorrere il sifone all’an-

e con stupore, scopriamo una galleria

appena il tempo meteo e cronologico

una distanza di 1.107 m dall’ingresso

76

Speleologia

senza per i nove giorni che rimarrò I Fontanazzi di Solagna

alla sorgente. Giornalmente saremo un

Speleologia

77


MICROCOGENERAZIONE:

con forma di interstrato ben levigata

ENERGIA PULITA E CONVENIENTE

alla mia destra, la raggiungo, entro e dopo pochi metri mi ritrovo in un “cul de sac”. Ritorno indietro percorrendo per un tratto, senza rendermene conto, la galleria da me percorsa nel 2011. Il ritrovamento di pezzi di filo mi fanno capire che la prosecuzione non è qui. Il tempo scorre inesorabilmente e ogni minuto a queste profondità, equivale ad altrettante lunghe soste di decompressione, prima di poter riemergere. Al quarantacinquesimo sono sulla via del rientro; dopo quasi Sorgente dei Fontanazzi, un passaggio. Foto di Josè Amici

un’ora inizio la decompressione a una

con un’immersione, tutte le bombole

trovo. Percepisco un’infiltrazione nella

di bombole e le trasporto il più vici-

di emergenza sono pronte a partire

muta e la sensazione dell’acqua a 9°

no possibile all’uscita. Gli amici, oltre a

dai primi metri fino alla profondità di

che mi circonda una gamba, è pro-

farmi assistenza in decompressione, si

-100. Trovo il mio filo rotto in diversi

prio antipatica. Giorno dopo giorno,

occupano di recuperare le attrezza-

punti, anche perché a questa distanza

ho memorizzato tutti i passaggi a do-

ture che lascio. Dopo quasi due ore

e profondità non viene mai nessuno e

vere e rimane un unico posto dove

ecco arrivare Davide che, dopo aver

quindi nessuno lo ripara. Con lo svol-

cercare, limitato a un area dove il filo

verificato che tutto sta procedendo

gi sagola in una mano e il propulso-

è completamente assente, segno della

per il meglio, scende a -90 m per

re nell’altra vado a ripristinare la linea.

presenza, in condizioni di piena, di una

recuperare le bombole. Io continuo

La morfologia è molto varia costituita

forte corrente. Trentadue minuti di

la risalita e nonostante siano passati

da gallerie in interstrato, condotte, e

concentrato divertimento al traino del

molti mesi dalla mia ultima immer-

qualche blocco di crollo, nell’insieme

mio amico propulsore XK1 modificato,

sione impegnativa, i tempi di decom-

una visione suggestiva e varia che si

per una resa ancora maggiore: mi di-

pressione riesco sempre a mantenerli

può meglio godere durante le soste di

verto in alcuni punti a sfiorare le rocce

decisamente più corti di quelli che il

decompressione.

per anticipare le curve e gli sposta-

computer più evoluto del momento mi

Una giornata di pioggia arriva per

menti verticali della galleria ed ecco-

consiglia di fare. Una sperimentazione

complicare i piani e la visibilità si riduce

mi nella zona dove la ricerca diventa

su me stesso, dopo anni di esperienze

a 5 m che possono essere considerati

importante. Da una profondità massi-

d’immersione, mi permette di ridurre

tanti o pochi secondo le dimensioni

ma di -132 m la galleria risale fino a

di oltre il 50 per cento la decompres-

degli ambienti: in questa grotta le di-

-122. Mi avvicino alla parete, seguen-

sione consigliata da vari profili mate-

mensioni delle gallerie al fondo, non

do i massi di una frana e risalgo fino a

matici di algidi software. Resta inteso

sono piccole, perciò lì 5 metri sono

-115 m. C’è un passaggio fattibile ma

che il profilo che applico a me stesso

pochi. Eseguo due immersioni nella

piccolo, dove infilo la testa per dare

si relaziona alle mie proprie caratte-

parte finale della galleria per control-

uno sguardo oltre: sono alla base di

ristiche fisiologiche. Dopo cinque ore,

lare tutte le possibilità di prosecuzione,

un pozzo che risale verticale con di-

fresco come una rosa, ritorno all’aria

ma nulla da fare, al momento non la

versi massi di crollo all’interno. Sarà da

libera: allo sviluppo totale della grotta,

questa parte? L’ambiente è angusto

ho aggiunto una quindicina di metri

e solo con una retromarcia posso di

a -110 m, importanti perché appena

nuovo girare la testa per osservare

potrò, sarò di nuovo lì, con il passag-

intorno. Vedo una possibile galleria

gio inciso nella memoria.

78

Speleologia

GAS

profondità di -68 m. Recupero un po’

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L’ANNO DEL RAFFORZAMENTO

La relazione all’assemblea generale dei soci

I

di Emilio Aldeghi*

n data 27 marzo 2015, presso la sede del CAI Lecco, si è svolta l’assemblea generale dei soci rela-

tiva all’anno 2014: - assemblea ordinaria con relazione del presidente, relazione finanziaria, elezione dei candidati all’assemblea nazionale e regionale lombarda per il

Raduno 2015, la segreteria .Foto di Chiara Spinelli

2015, relazione dei responsabili di settore sulle attività svolte, approvazione delle quote associative; - assemblea straordinaria con presentazione e approvazione del regolamento generale della sezione. Il verbale è consultabile in sede CAI.

80

Appuntamenti

nel rapporto con altre sezioni, in parti-

figure che operano nelle commissioni

trico e la predisposizione di stufette di

colare con la sezione di Calolziocorte,

regionali, l’attuale consigliere e socio

riscaldamento della sala pranzo, e per

di Mandello e di Valmadrera. Questa

della sezione Matteo Spreafico.

la sede, con l’installazione dell’impianto

attività è stata attivata per rispon-

Il consiglio, con il prezioso contri-

antifurto; ha inoltre migliorato l’offerta

dere alla necessità di avere un pen-

buto del socio Andrea Spreafico, ha

ai soci con l’acquisto della grande te-

adottare una nuova modalità per ge-

siero comune e quindi più facilmen-

approvato il regolamento sezionale. Il

levisione posta nel salone della sede,

“Ripensare al lavoro fatto per sten-

stire la contabilità. Grazie al supporto

te sostenibile sui temi che verranno

documento che verrà posto all’atten-

il rifacimento del sito internet e la

dere la relazione annuale mi mostra

informatico realizzato ad hoc dal vice

posti all’ordine del giorno durante i

zione e all’approvazione dei soci nel

sistemazione del computer nella sala

con troppa evidenza la velocità del

presidente Marcello Sellari potremo

momenti istituzionali del Club Alpino

corso dell’odierna assemblea, peraltro

riunioni.

tempo. Ripenso alla fatica e all’impe-

avere uno sguardo più mirato sull’an-

Italiano e cioè l’Assemblea Regionale

previsto dal CAI Centrale, potrà per-

Fra le novità intraprese nel 2014

gno speso per coordinare azioni, pro-

damento economico della sezione.

e l’Assemblea Nazionale. Ritengo che

mettere a tutti i soci della sezione di

penso alla decisione di premiare i

porre traguardi, consolidare le attività,

Piano piano una identica modalità di

questo impegno debba proseguire in

avere chiare le linee di indirizzo orga-

soci cinquantennali, sessantennali e

discutere con i soci e i consiglieri e mi

gestione verrà dapprima proposta ai

futuro con l’aggregazione di altre se-

nizzative e di responsabilità. Le sotto-

settantennali nel corso del tradizio-

accorgo che è già tutto dietro l’angolo,

gruppi del CAI e alle sottosezioni. Ci

zioni del territorio. Ci permetterà di

sezioni dovranno a loro volta dotar-

nale saluto alla città in occasione del

che è ora ancora di ripartire, di prova-

permetterà di avere dati espressi in

essere una voce, numericamente par-

si di un proprio regolamento in linea

Natale con il concerto dei cori alpi-

Relazione del presidente

Raduno 2015, il pranzo sul piazzale del rifugio. Foto di Gianbattista Airoldi

Raduno 2015, alcuni giovani partecipanti. Foto di Chiara Spinelli

Raduno 2015, sulla via del ritorno tra straordinarie fioriture di Botton D’Oro. Foto di Gianbattista Airoldi

re sempre a migliorare. Il 2014 non è

modo omogeneo e quindi facilmen-

lando, autorevole, capace di proposte

con quello sezionale e con lo statuto,

ni lecchesi. L’iniziativa, superando la

stato un anno di transizione, anzi direi

te compattabili all’interno del budget

migliorative per tutto il sodalizio. Nel

ponendoci così tutti sugli stessi bina-

tradizionale cena sociale che ultima-

che abbiamo impostato una serie di

sezionale. Sappiamo che troveremo

tempo siamo stati in alcuni momenti

ri ed evitando pareri contrastanti che

mente era particolarmente in ribasso

iniziative organizzative assolutamente

qualche difficoltà con chi è abituato

punto di forza del CAI nazionale e in

hanno purtroppo portato qualche vol-

in fatto di adesioni, è stata partico-

degne di nota nonostante siano quei

a gestire i conti diciamo “alla vecchia

altri osservatori distanti. Il tempo ha

ta ad incomprensioni.

larmente apprezzata sia dai soci che

passaggi meno noti ai più, che non ci

maniera”, ma ormai la certezza della

sempre dimostrato che chiudersi nel

permettono di essere citati sulle pagi-

gestione economico-amministrativa

ne dei giornali e dei più svariati mezzi

introito

dagli altri numerosi partecipanti alla

proprio piccolo particolare porta ad un

dell’affitto del rifugio Lecco, dovuto

serata presso il cenacolo francescano.

è un punto nodale per evitare cattive

inaridimento delle forze e delle idee.

al fatto che l’abbiamo ricevuto in an-

Nel corso della stessa serata abbiamo

di comunicazione, ma indispensabili

sorprese ed indirizzare correttamente

Proprio per ridare slancio al nostro

ticipo per sostenere le spese di am-

per far sì che la nostra associazione

le disponibilità economiche

essere presenti nel CAI generale, nella

modernamento, il consiglio ha ritenuto

possa avere linee guida e di indirizzo

mentare l’efficacia delle proposte.

prossima assemblea regionale propor-

importante attuare degli investimenti indispensabili per il rifugio Stoppani, quali il rifacimento dell’impianto elet-

ed au-

chiare e definite. Per non rimanere nel

Abbiamo dato vita, anche se siamo

remo come candidato al Comitato di-

vago cito la decisione del consiglio di

solo all’inizio, ad un consolidamento

rettivo Regionale, in aggiunta alle altre

Nonostante

il

mancato

Appuntamenti

81


voluto riproporre una raccolta fondi

Abbiamo riproposto il Raduno ai

può ritornare, come un seme buttato

per l’associazione Amici di Lorenzo,

Piani di Bobbio che è previsto anche

che magari, quando meno uno se lo

riscontrando come sempre un grande

per il 2015. Il raduno vuole essere un

aspetta, può iniziare a mettere radici.

senso di solidarietà.

semplice momento di incontro, ma in

Le attività riguardanti i singoli gruppi

ogni caso cercheremo di dargli una

verranno presentate dai propri rap-

veste organizzativa più strutturata.

presentanti. Sicuramente per la mia

L’idea di proporre la proiezione mensile di un film in sede era da tempo che ci frullava nella testa. Lo

Non posso non evidenziare lo sfor-

visione generale devo sottolineare

scopo era ed è quello di rianimare i

zo organizzativo del gruppo culturale

come queste rimangano la spina dor-

locali della sezione in fatto di presenze

che ha proposto nel nostro territorio

sale del nostro sodalizio. E’ unanime-

e farla diventare motivo di interesse.

e non solo momenti culturali di alto

mente riconosciuto

Il ciclo di film, proiettati il primo ve-

livello legati alla figura dello Stoppa-

corsi come per tutte le attività colla-

nerdì del mese, è partito con ottima

ni, così come è importante sottoline-

terali sia pratiche che culturali.

partecipazione e a quanto sembra

are il lavoro del gruppo di Alpinismo

Come CAI Lecco abbiamo deci-

con interesse crescente. E’ di estre-

Giovanile nell’organizzare una serie di

so di continuare ad aderire ad ACAL.

ma soddisfazione che i registi locali,

eventi, una mostra e un libro legati al

Questa associazione di secondo livel-

in modo gratuito, abbiano dato la loro

50° di vita del gruppo.

lo, pur avendo avuto delle fuoriuscite

l’alto livello dei

disponibilità, non solo ad offrire i film

Nel corso del 2014 due gruppi han-

importanti, ritengo sia ancora un am-

da loro realizzati, ma anche ad essere

no comunicato di non proseguire le

bito da sostenere. Significa cercare di

presenti alla proiezione per illustrarli. I

attività.

portare nella nostra città l’idea della

film programmati vengono di volta in

Il gruppo dei Montagnari, dopo un

condivisione soprattutto sull’impor-

volta proposti al pubblico sul sito della

inizio ben strutturato ha piano piano

tante tema dell’osservatorio alpini-

sezione con trailer o piccole antepri-

trovato delle difficoltà organizzative e

stico. Recentemente abbiamo fatto

me.

motivazionali al proprio interno ed ha

incontri istituzionali importanti che

L’iniziativa “Monti Sorgenti - 2014”

pertanto deciso la chiusura. Credo che

dovrebbero concretizzare, perlomeno

che ha caratterizzato una intera set-

l’idea di mantenere uniti in una logica

nella parte della multimedialità, que-

timana del mese di maggio ha avuto

collaborativa persone che escono in

sta volontà tante volte espressa. Sono

come sempre un buon riscontro sia

particolare dai corsi di sci alpinismo

convinto e più volte ho sollevato nei

di pubblico che di riconoscimenti da

sia in ogni caso da mantenere viva,

diversi incontri il problema che lo spa-

parte delle istituzioni e della stampa

con la speranza che nascano nuove

zio destinatoci è alquanto limitato.

locale. Non posso non citare però l’a-

volontà.

Spero che le promesse verranno nel

SUI SENTIERI DEI PARTIGIANI

Il 25 aprile in val Biandino nel ricordo della 55a Brigata Rosselli di Adriana Baruffini

D

a 12 anni, a ridosso del 25 aprile, il rifugio Tavecchia alla Bocchetta di Biandino ospita

una “celebrazione” del tutto speciale dell’anniversario della Liberazione. Vi partecipa un gruppo numeroso e ormai consolidato di persone di ogni età che, salvo impedimenti fisici, nel qual caso è disponibile la jeep, percorrono a piedi uno dei sentieri attraverso i quali nel 1944 transitò la 55a Brigata Rosselli in ripiegamento verso la Svizzera per sfuggire ai rastrellamenti dei nazifascisti. Una sorta di pellegrinaggio civile, per usare l’espressione che titola un bell’articolo di Raimondo Brivio comparso sul numero 1/2011 del Notiziario del CAI di Lecco, con partenza da Introbio e sosta in alcuni luoghi della memoria segnalati da targhe ANPI: la fontana di San Carlo, la grottella dei fratelli Besana, la stele piramidale posta appena sotto la Bocchetta di Biandino.

le a causa di recenti nevicate, oppure,

fugio nel dopo pranzo, per partecipare

come quest’anno, offre un omaggio

al concerto.

alla primavera con una suggestiva fio-

E bisogna proprio parlare di “parte-

ritura di piccoli crocus bianchi e violetti

cipazione”, perché il gruppo Le Radeau

nei prati che fiancheggiano il sentiero

de la Musique, che anima con passione

verso il santuario della Madonna della

la manifestazione fin dal suo nascere,

Neve.

anche questa volta ha saputo inter-

Il rifugio si riempie di norma al li-

pretare al meglio l’anima del pubblico,

mite delle sue capacità ricettive, e solo

andando incontro al desiderio di tutti di

grazie all’esperienza e alla condivisione

unire la propria voce a quella dei can-

del gestore Mauro Buzzoni, il livello di

tanti e al suono della fisarmonica, del

ospitalità risulta sempre soddisfacente:

violino, delle chitarre, in un coro for-

qualità, cortesia, pazienza e disponibi-

se non sempre perfettamente intonato,

lità per esigenze speciali come quelle

ma gradevole nella sua spontaneità.

dei bimbi molto piccoli che hanno bi-

In questi luoghi che hanno visto

sogno della cucina per scaldare il latte

combattimenti, morti e distruzioni, alla

o la pappa.

presenza di un novantenne ex parti-

Quest’anno, domenica 19 aprile, al

giano Salvi di Barzio , si è così ricor-

gruppo proveniente da Introbio che

dato il 25 aprile con un momento di

occupava tutti i posti disponibili all’in-

festa, come si racconta sia avvenuto

terno del rifugio, si è aggiunta una co-

nel 1945, quando la gente ovunque si

mitiva reduce da un’escursione guidata

riversò come pazza per le strade a fe-

al Baitone della Pianca con partenza da

steggiare la fine della guerra e del fa-

Paglio, un altro percorso della memoria

scismo.

per uno dei fatti più cruenti della Resi-

Un contesto gioioso velato purtroppo

marezza per il film che abbiamo pro-

Più difficoltosa è stata la strada del

tempo mantenute e che quanto fino-

dotto per celebrare il 40° di salita al

gruppo Saltafos che voleva far cre-

ra raggiunto sia il primo passo verso

Cerro Torre la cui proiezione ha po-

scere il movimento della mountain

qualche cosa di più strutturato.

tuto essere effettuata una sola volta

bike all’interno della sezione. Nono-

Non posso dimenticare che quanto

al Teatro della Società in quanto, es-

stante un impegno davvero degno

è stato fatto dal CAI Lecco è il frutto

sendo presenti due minuti del film La

di nota, con una presenza costante in

dell’impegno di tante persone di buona

torre del vento, i cui diritti sono stati

sede, non hanno ottenuto la risposta

volontà, dai consiglieri ai componen-

vertà estrema. Con questa consapevo-

ceduti dal Gruppo Ragni alla società

sperata di adesione da parte dei soci

ti dei gruppi, a singoli soci , che con

lezza, quasi a sottolineare la continuità

Cine Hollywood, ci è stata vietata la

CAI. Forse anche la sezione nella sua

modalità diverse, nelle loro possibilità

della storia, si è sentito il bisogno di

presentazione al pubblico. Il dispiacere

globalità non è stata in grado di dare il

di tempo e con totale gratuità, hanno

dedicare un minuto di silenzio ai morti

è ancora più grande se si pensa che

supporto necessario per una discipli-

fatto si che il nostro sodalizio abbia

del Mediterraneo, e in particolare alle

la spedizione al Cerro Torre era stata

na che nasceva come novità nel CAI

potuto presentarsi alla città e ai soci

centinaia di morti del barcone affonda-

fatta per festeggiare i cento anni della

Lecco. Purtroppo tutte le attività viag-

come

to il 18 aprile nel canale di Sicilia, di cui

nostra sezione.

giano sulle gambe degli uomini e se

capace di esprimere quel sentimento

quelle non ci sono la fine è inevitabile.

comune che è l’amore per la monta-

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Appuntamenti

Queste esperienze ci devono far

un’organizzazione

dinamica,

gna. A tutti va il mio ringraziamento.

comprendere che sicuramente tutto può nascere e tutto può finire, ma sono comunque contributi sui quali si

*Presidente CAI Lecco “Riccardo Cassin”

La valle accoglie i “pellegrini”con il fascino della stagione che sta cambiando e, a seconda degli anni, si presenta con un abito ancora decisamente inverna-

stenza lecchese.

dalle ombre del presente con le sue in-

Per loro non era prevista la sistema-

finite contraddizioni, le guerre in corso

zione a tavola, ma hanno ampiamente

in tante parti del mondo, le migrazioni

contribuito a riempire il salone del ri-

di popoli, le innumerevoli situazioni di

Sosta davanti al cippo piramidale ricordo della 55a Brigata Rosselli. Foto di Chiara Spinelli

sfruttamento dell’uomo sull’uomo, di contrasto fra ricchezza smodata e po-

era appena giunta notizia.

Appuntamenti

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RECENSIONI CARLO MAURI, RISTAMPA DI UN’AUTOBIOGRAFIA di Adriana Baruffini A distanza di 40 anni dalla prima edizione è stato ripubblicato con una prefazione di Andrea Vitali questo libro che riaccende i riflettori, se mai fosse necessario, sulla figura di Carlo Mauri, sulla vicenda umana, sull’esperienza di alpinista, sull’insaziabile curiosità di viaggiatore ed esploratore che lo portarono a scoprire terre e popoli sconosciuti in ogni parte del mondo. Il primo capitolo, dedicato all’infanzia e agli anni della formazione, si svolge fra Rancio, il quartiere di Lecco dove l’autore “è nato e cresciuto in salita”, e i Piani Resinelli, “feudo di celebri alpinisti” e punto di partenza per le prime arrampicate in Grigna. Una carrellata di nomi, di personaggi, di aneddoti che sono entrati nella leggenda, oltre che nella storia dell’alpinismo lecchese degli anni ’40: primi fra tutti Duilio Berera, il grande amico d’infanzia oltre che di montagna, e Giovanni Ratti, compagno della prima scalata in Grigna, poi tutto il gruppo degli “uomini duri” della Ca’ di Zocul che si erano già distinti per arditissime ascensioni sulle Alpi e molti dei quali contribuiranno alla fondazione del gruppo Ragni. Fra le imprese che consacrarono la fama di alpinista di Carlo Mauri trovano spazio nel libro le salite del 1959 al Monte Bianco e soprattutto la spedizione al Gasherbrum IV, guidata da Riccardo Cassin nel 1958. L’amicizia e la condivisione del rischio con Walter Bonatti sono il filo conduttore di questo racconto; molte le annotazioni di tipo tecnico, molte le osservazioni sui luoghi e le persone: è evidente che per Carlo Mauri l’impresa alpinistica non è altro che una grande avventura esplorativa, una delle tante che scandirono la sua vita e che riempiono i capitoli successivi: Polo Nord, Australia, Nuova Guinea, Antartide, Amazzonia, traversata dell’Atlantico su imbarcazioni di papiro dall’Egitto all’America, traversata velica dell’Oceano Indiano e poi il viaggio di Marco Polo compiuto nel 1972 con il figlio Luca allora quattordicenne. Ogni avventura è narrata con l’entusiasmo dell’esploratore che scopre angoli sconosciuti del mondo; lo stile tradisce l’istinto del reporter che vuole documentare con precisione da ricercatore sia i fenomeni naturali che gli aspetti antropologici, fidandosi di un istinto quasi animale nei contesti ambientali più ostili e dimenticando la propria cultura per immedesimarsi in quella di “popoli cosiddetti selvaggi e bellicosi”, di “individui e comunità che, pur sprovvisti di beni materiali, hanno intelligenza, coraggio e bontà quanto noi”. L’uomo Mauri emerge qua e là, inframmezzando pensieri, riflessioni, affetti, sentimenti, domande e dubbi sul significato di ciò che sta facendo. Il libro si apre e si chiude in modo circolare con la narrazione di esperienze di malattia e di ospedale, l’infarto per cui fu ricoverato all’ospedale di Lecco nel 1975 e l’intervento a cui fu sottoposto dall’ortopedico siberiano Gavril Ilizarov nel 1982. La prima vicenda fa da introduzione al libro e offre lo spunto per alcune riflessioni sul rapporto dell’uomo con la malattia; la seconda, assente nella prima edizione, fa da appendice, affidata alla penna della figlia Francesca che utilizza però ancora in larga parte gli appunti di suo padre.

Carlo Mauri Quando il rischio è vita Casa Editrice Corbaccio, Milano 2015

FALESIE TRA VARESE E CANTON TICINO di Renato Frigerio L’avvicendarsi sempre più frequente di edizioni rinnovate nelle guide di settori territoriali dove svolgere l’arrampicata su falesia evidenzia chiaramente quanto sia necessario per gli appassionati di questa attività sportiva tenersi sempre un adeguato aggiornamento. Di riflesso, sono anche gli stessi territori che vengono ripresi in considerazione ad acquisire da queste nuove proposte un accrescimento della loro importanza, conferita dalla descrizione della loro particolare ubicazione ambientale e dei requisiti tecnici che li rendono ambiti. Se a tutto ciò si aggiunge un’eccezionale autorevolezza degli autori, c’è da credere che andrà presto a ruba anche la terza edizione di Varese e Canton Ticino Falesie. A presentarla sono infatti un certo Matteo Della Bordella, uno tra i più forti esponenti dell’alpinismo attuale e frequentatore di queste falesie come campo di allenamento per le sue grandi arrampicate, e Davide Mazzucchelli, che proprio nel suo Ticino si è formato come alpinista che si è confrontato su ogni terreno della montagna con i grandi del passato.

Matteo Della Bordella e Davide Mazzucchelli VARESE e CANTON TICINO Falesie Edizioni VERSANTE SUD, Milano 2014

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Recensioni

WALTER BONATTI RACCONTATO DA MESSNER di Adriana Baruffini Questo nuovo libro su Walter Bonatti, presentato a Lecco nel maggio scorso in occasione di Monti Sorgenti da Sandro Filippini che ne è il coautore, traccia una storia del grande alpinista che per Messner ragazzo aveva rappresentato un modello di coraggio e integrità. “E’ stata un’emozione sorprendente e molto intensa – scrive Messner - scoprirci simili, Walter e io, senza esserci frequentati, senza avere avuto prima qualche contatto diretto […]. Avevamo sempre avuto il medesimo approccio alla montagna, alla wilderness. E anche fra le nostre vite private non c’erano grandi differenze […]. Quando ho visitato per la prima volta la sua casa di Dubino ho subito sentita confermata questa nostra vicinanza”. Effettivamente, come si legge in prima di copertina, “numerosi aspetti accomunano questi due uomini che hanno realizzato molte delle più significative scalate della storia dell’alpinismo: l’approccio tradizionale senza mezzi artificiali; la ricerca della solitudine anche nelle situazioni più estreme; le accuse ingiuste, a Bonatti nella discussa vicenda del K2, a Messner dopo la spedizione del Nanga Parbat, in cui perse la vita il fratello Gunther; infine la definitiva – per quanto tardiva – riabilitazione, quando la verità storica è stata inconfutabilmente accertata”. L’affinità fra le due vite è sviluppata da “registri narrativi diversi” che si intrecciano come in una “sceneggiatura cinematografica in cui si alternano io narrante e voce fuori campo, presente e passato, realtà e finzione narrativa”. E così pagina dopo pagina, scorrono in parallelo “la cronaca della lunga notte tra il 30 e il 31 luglio 1954 sul K2, in cui Bonatti rischiò di morire, un evento cruciale che ha condizionato tutta la sua esistenza di alpinista e di uomo; la biografia di Bonatti, ricostruita da Sandro Filippini in forma romanzata con l’ausilio di documenti d’epoca e di testimonianze dirette; infine il racconto in prima persona di Messner, che commenta la vicenda alpinistica e umana dell’amico confrontandola con la propria”. Reinhold Messner con Sandro Filippini Walter Bonatti. Il fratello che non sapevo di avere Mondadori Electa spa, quarta edizione, Milano 2014

VIAGGIO IN TRENO SUL FRONTE ORIENTALE di Adriana Baruffini Fra i tanti scritti storici, memorialistici e più o meno celebrativi, che sono stati pubblicati in occasione del centenario della prima guerra mondiale, quella di Paolo Rumiz è senz’altro una voce fuori dal coro. Innanzi tutto per la particolarità del tema trattato: “Nell’agosto del 1914, più di centomila trentini e giuliani vanno a combattere per l’impero austroungarico, di cui sono ancora sudditi. Muovono verso il fronte russo quando ancora ci si illude che, prima che le foglie cadano, il conflitto sarà finito. Invece non finisce. E quando come un’epidemia si propaga in tutta l’Europa, il fronte orientale scivola nell’oblio, schiacciato dall’epopea di Verdun e del Piave. Ma soprattutto sembra essere cassato, censurato dal presente e dal centenario della guerra mondiale, come se a quel fronte e a quei soldati fosse negato lo spessore monumentale della memoria”. L’autore, triestino, racconta il dramma di una terra dove sono vissuti fianco a fianco “italianissimi” e “italiani sbagliati”, dramma vissuto nella sua stessa famiglia dove convivevano uno zio irredentista e un nonno, fratello di questo, che si era trovato a combattere per il kaiser sul terribile fronte della Galizia. Nei confronti di questi italiani “sbagliati” sente di avere un debito di memoria. Come suo nonno, legioni di adriatici e di trentini partirono per il fronte orientale con il berretto grigio-azzurro dell’impero austro-ungarico ben prima dell’entrata in guerra dell’Italia: almeno 120mila partiti, 25mila rimasti là “a guardare la luna”, senza nome perché gli elenchi dei caduti messi a disposizione da Vienna al termine del conflitto furono deliberatamente occultati dal governo italiano “per paura di demolire il teorema dell’italianità di quelle terre”. Una rimozione della memoria alla quale Rumiz si oppone intraprendendo in treno una specie di viaggio iniziatico nei paesi del fronte orientale, tra villaggi, campagne sconfinate, cimiteri di guerra, testimonianze orali. La suggestione dei luoghi e la singolarità delle rare persone incontrate favoriscono un’evocazione di vicende e di soldati, che diventano parte di una sorta di rappresentazione mitologica. Un evento epico come la prima guerra mondiale non può infatti essere reso dal solo racconto storico, occorre una partecipazione anche emotiva, e il rito dei lumini accesi nei molti cimiteri di guerra dell’Europa orientale finisce per evocare in un senso di pietà universale i soldati di tutti i fronti, esprime “la compassione che lega finalmente in una sola voce il silenzio di Redipuglia ai bisbigli dei cimiteri galiziani coperti di mirtilli”. E accanto ai soldati i cavalli: dominano nell’endecasillabo del titolo e affiorano continuamente nel racconto, presenze a loro volta epiche, “traghettatori dell’aldilà”. A questa evocazione intrisa di sentimento fa da contraltare il giudizio estremamente lucido e severo dell’autore su questa guerra e sulla guerra in generale : “Non vale nemmeno la pena di cercarli, i responsabili, perché tanto non ce ne sono, perché qui è un’intera generazione di manovratori incoscienti che si butta voluttuosamente nel baratro… in una voragine dove la guerra non è più tale, non più l’opposto della pace ma parte integrante di una pace fondata sulla sofferenza di altri, espressione di un mondo dove il mio benessere dipende dalla tua povertà…”

Paolo Rumiz Come cavalli che dormono in piedi Narratori Feltrinelli 2014

Appuntamenti

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INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO

LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato i soci:

QUOTE SOCIALI 2016

AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1974”. Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo al 2015, potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI. IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150. c) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. d) Modello MAV che verrà inviato ai soci ritardatari dalla BANCA POPOLARE DI SONDRIO IMPORTANTE Ricordiamo che il rinnovo del tesseramento si intende operante dal giorno in cui la Sezione provvede a spedire alla Sede Centrale gli elenchi dei rinnovi. Il Socio che si tessera per la prima volta o che rinnova l’iscrizione dopo il 31 marzo viene considerato “assicurato” solo a partire dal giorno di trasmissione del suo nominativo alla Sede Centrale e non dal momento del versamento in sede della quota sociale. I Soci che avessero necessità di essere coperti “da subito” dall’assicurazione per il Soccorso Alpino, devono effettuare il versamento della quota sociale (+ un contributo di € 2,00 per spese postali e di segreteria) a mezzo conto corrente postale o bonifico bancario. In questo caso la garanzia assicurativa decorre dal giorno successivo a quello in cui viene effettuato il versamento a favore della Sezione, che provvederà poi all’invio a domicilio del relativo bollino. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede resterà chiusa dall’ 1 al 24 agosto

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Informazioni

L’Assemblea Generale dei Delegati tenutasi a Sanremo lo scorso maggio ha deliberato, su proposta del Comitato Centrale, le quote associative per il 2016 mantenendole invariate rispetto al 2015. Nella riunione del 15 giugno scorso anche il Consiglio Direttivo della nostra Sezione ha ritenuto di non apportare nessuna modifica. Riportiamo qui di seguito le quote sociali per il 2016. Socio Ordinario Socio Ordinario*

€ €

46,00 24,00

Socio Familiare Socio Giovane**

€ €

24,00 16,00

Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera

€ € €

20,00 5,00 2,00

(nati dal 1990 al 1998) (nati nel 1999 e anni seguenti)

*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. **Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.

DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.

ASSICURAZIONE PER ATTIVITA’ PERSONALI A partire dal 1° marzo 2015, è possibile per tutti i Soci del Club Alpino Italiano accedere a una copertura assicurativa sugli infortuni che non sia limitata alle attività istituzionali da loro svolte in ambito CAI ma si estenda all’attività personale in uno dei contesti tipici di operatività del CAI (alpinismo, escursionismo, speleologia, sci-alpinismo etc.). Questa offerta è particolarmente degna di nota in considerazione del fatto che il mercato assicurativo attuale raramente offre ai singoli polizze che coprano l’attività personale e, quando lo fa, impone notevoli limitazioni e prezzi proibitivi. Per saperne di più , si consiglia di scaricare la proposta integrale dal sito del CAI, www. cai.it, prendendo visione della circolare n.2/2015, oppure di rivolgersi alla segreteria della sezione.

Teresita Crotta, socia CAI dal 1956 Giulio Corti, iscritto dal 1972, deceduto il mese di marzo a causa di una caduta sul sentiero per Campo de’ Boi Paolo Gnecchi, socio dal 1950 L’8 giugno si è inoltre spento Paolo Boghi, presidente del CAI Lecco nel triennio 2001-2004, membro del Consiglio direttivo per vari mandati, attivo animatore del gruppo Età d’oro, sempre vicino ai problemi della sezione, con lo sguardo attento e il piglio pratico dell’imprenditore. Aperto su vari fronti al sociale, ha interpretato le attività svolte a favore del CAI, e più in generale della montagna che gli stava tanto a cuore, come uno dei tanti tasselli del suo impegno per gli altri. Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione

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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.

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