Notiziario 02/2016

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n° 2/2016

CAI LECCO 1874


11

WALTER BONATTI: IL SOGNO VERTICALE

32

NELLA TERRA DI BAFFIN

68

PICCOLI SKIALPER CRESCONO

42

GRIGNETTA D’ORO: VINCE SIMON GIETL

20

6

74

NELL’INCANTO DEL SOTTOBOSCO

RICORDI DEL BRENTA

SULLA NEVE DELLE DOLOMITI

48

QUOTA 3738


IN QUESTO NUMERO

EDITORIALE

4

6 11 15 20 23

SENTIERI E PAROLE

26

RICORDI DEL BRENTA

Detassis e una bottiglia di Sassella: il premio più bello per la prima al Crozzon di Gigi Alippi WALTER BONATTI: IL SOGNO VERTICALE Cronache, immagini e taccuini inediti nel nuovo volume di Angelo Ponta di Anna Masciadri QUANDO IN PIALERAL SI SCIAVA Piccola storia degli skilift del Grignone, dagli anni Cinquanta alla slavina dell’86 di Angelo Faccinetto NELL’INCANTO DEL SOTTOBOSCO Le quattro stagioni dei fiori delle montagne lecchesi di Annibale Rota ELOGIO DELLA PIANISTICA Proposta semiseria per una nuova specialità alpina: il flat walking di Eugenio Mira, Dino Piazza, Luigino Airoldi, Emilio Valsecchi (Lupetto)

L’INTERVISTA

INSIEME SI CRESCE

Appello alla collaborazione dei soci e delle sezioni del territorio di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco

32 37

42 44 46

48 53 56

Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it

GRIGNETTA D’ORO 2016: VINCE SIMON GIETL Il premio conferma Lecco capitale dell’alpinismo

di Sara Sottocornola ALL’OMBRA DELLA LEGGENDA Una mostra per ricordare Gino Esposito e Ugo Tizzoni di Matteo Manente FRA ROVI E LISCIONI, ALLA SCOPERTA DI MONTECRISTO L’esperienza sull’isola di Marco Albino Ferrari di Adriana Baruffini

QUOTA 3738 Luglio 2016, gita sociale al Palla Bianca IL SENTIERO SEGRETO L’antica strada comunale Lecco-Morterone

Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2700 copie Chiuso in redazione 05/10/2016

di Giorgio Mandarano

di Sergio Poli A PASSI DI BIMBO Per il Family CAI un’altra stagione davvero intensa di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico

68

IN GIRO PER L’ORSIERA In Piemonte il trekking 2016 del corso di alpinismo giovanile di Elisa, Francesca e Serena A SCUOLA DI MONTAGNA Fatti e riflessioni sull’attenzione del CAI verso i giovani e i giovanissimi di Giuseppe Ferrario

SCI ALPINISMO

PICCOLI SKIALPER CRESCONO 48esimo corso base di scialpinismo: trenta partecipanti, poca neve, tanto entusiasmo di Anna Masciadri

74

Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia

ALPINISMO GIOVANILE

58 64

Direttore responsabile: Angelo Faccinetto

NELLA TERRA DI BAFFIN Otto nuove vie sulle grandi pareti di granito dell’isola canadese di Luca Schiera COSA HO IMPARATO DALLA MONTAGNA Un’allieva al corso di roccia: parolacce, autocontrollo e “Vecchie beline” di Alessandra Selmi

ESCURSIONISMO

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto

Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco

MONTI SORGENTI

N° 2/2016

SU E GIU’ PER LA VAL CALOLDEN La Grignetta e la nascita dei Ragni nei ricordi del “Cito” Pierdavide Pennati di Adriana Baruffini

ALPINISMO e ARRAMPICATA

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano

GEO

SULLA NEVE DELLE DOLOMITI La settimana bianca del GEO all’Alpe di Siusi

APPUNTAMENTI

80 IL COMPLEANNO DEI RAGNI 82 Due mostre per celebrare i 70 anni del gruppo 83 “LORENZO UNO DI NOI” 83 WIKIMANIA A ESINO LARIO 84 RECENSIONI 85 VITA DI SEZIONE

OSSERVATORIO ALPINISTICO LECCHESE Viaggio virtuale nella storia dell’alpinismo lecchese

di Agostino Riva

di Adriana Baruffini

Camminando fra le nuvole. La salita al Palla Bianca. Foto di Giorgio Mandarano

Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente Stampato secondo attraverso l’usoladifilosofia materialiGreenPrinting (lastre, carta,® inchiostri volta e imballi) a basso impatto ambientale, alla salvaguardia dell’ambiente attraverso oltrediall’utilizzo energia rinnovabile l’uso materiali di (lastre, carta, inchiostri e automezzi a metano. e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.

ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente ® Serra le emissioni di Gas a effetto ZeroEmissionProduct . prodotte direttamente o indirettamente A.G. Bellavite ha azzerato totalmente perlelaemissioni realizzazione di questo prodotto. di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.


INSIEME SI CRESCE

Appello alla collaborazione dei soci e delle sezioni del territorio di Alberto Pirovano*

C

ari soci, passati i primi mesi conoscitivi è giunto il momento di cominciare a pro-

grammare e a delineare il percorso per i prossimi anni. Più che obiettivi rigidi, più consoni all’amministratore di un’azienda che non al presidente di un’associazione fondata sul volontariato, vorrei delineare qualche traccia lasciando alla volontà, alla capacità, ma soprattutto al desiderio di soci e gruppi l’approfondimento. Sono convinto, come ho già scritto nell’ultimo editoriale, che un’associazione non possa prescindere dall’apporto, anche minimo, dei singoli soci. Da qui l’invito a tutti a mettersi a disposizione con le proprie capacità e passioni. Abbiamo già iniziato a coinvolgere soci in attività specifiche, ma per il futuro mi piacerebbe che al presentarsi di un’esigenza corrisponda la disponibilità dei soci per soddisfarla, lasciando la porta aperta a tutti. Parlo delle singole manifestazioni confermate anche per il prossimo anno come “Monti Sorgenti” o il raduno sezionale, quest’anno molto partecipato pur con ampie possibilità di crescita, ma anche di attività meno appariscenti. Un gruppo di soci dedito alla manutenzione dei rifugi permetterebbe importanti risparmi e un rafforzamento dello spirito di gruppo. Penso che nel CAI Lecco non manchino falegnami, idraulici, muratori,

4

Editoriale

elettricisti o comunque persone ca-

un obbligo di legge per il CAI, ma che

paci di svolgere compiti estremamen-

vede Lecco, unica provincia in Italia, a

te pratici: fatevi avanti. Lo stesso di-

non aver avviato il processo di acca-

scorso può essere declinato su attività

tastamento e revisione della numera-

più intellettuali: la biblioteca abbisogna

zione e della segnaletica dei sentieri

di addetti così come la comunicazio-

sul proprio territorio. Un lavoro impe-

ne, cartacea e web.

gnativo se svolto dalle singole sezioni,

Da parte del consiglio la spinta verso

sempre complicato, ma più abbordabi-

un maggior coinvolgimento e coordi-

le, se affrontato con l’apporto coordi-

namento del mondo associazionistico

nato di tutte le sezioni del territorio.

alpinistico lecchese è partita spedita-

Lo stare insieme offre anche op-

mente. Su richiesta di alcune sezioni

portunità maggiori di sinergia con le

CAI della provincia, il CAI Lecco si è

istituzioni pubbliche sovra comunali, le

fatto promotore dell’istituzione di una

quali, trovandosi di fronte un unico in-

conferenza stabile delle sezioni pro-

terlocutore possono meglio interagire

vinciali. È cosi nata da poco una re-

con il nostro mondo associazionistico.

altà volta a mettere sotto il medesimo

Rinnovo quindi l’invito a mettersi a

tetto tutte le realtà CAI del lecchese,

disposizione, magari semplicemente

dall’alto lago fino alla Brianza mera-

segnalando, in occasione dell’immi-

tese. È evidente come il conoscersi, il

nente rinnovo della tessera, la pro-

parlarsi e, si spera, il condividere i punti

pria professione, le proprie attitudini o

di forza delle singole sezioni, non pos-

semplicemente la disponibilità a svol-

sa che aiutare il raggiungimento degli

gere compiti, anche piccoli, specifici.

scopi anche di singoli sodalizi. Si pensi alla gestione della rete sentieristica,

Buon lavoro. *Presidente CAI Lecco


Momenti di socialitĂ . Sopra e a fianco: raduno sezionale al Rifugio Lecco, Piani di Bobbio. Sotto: castagnata sociale alla Capanna Stoppani.



RICORDI DEL BRENTA

Detassis e una bottiglia di Sassella: il premio piĂš bello per la prima al Crozzon


Il rifugio Brentei dominato dal Crozzon di Brenta. Foto di Danilo Villa, 2015

Ritratto di Gigi Alippi nella sua casa ai Resinelli. Foto di Matteo Manente, 2013

salire la “Via delle Guide” (800 m, V+,

la Cima Tosa, la Tosa, la Bocchetta di

ravamo sul finire degli anni cin-

VI-, aperta nell’agosto del 1935 da

Brenta, la Brenta Alta, il Campanil Basso,

quanta: ero un ragazzotto pie-

Bruno Detassis e Enrico Giordani) al

il Campanil Alto, la catena degli Sful-

no di vita e di entusiasmo, con

Crozzon di Brenta, una via famosa per

mini, a mio parere l’anfiteatro più bello

una gran voglia di conoscere monta-

i suoi passaggi in libera molto tirati e

delle Alpi.

gne nuove e invitanti. Il Brenta faceva

delicati: se non sai arrampicare, torni

Anche quando ci mettiamo a tavola

certamente al caso mio, sapendo che

alla base. Ad attenderci, come avevo

continuo a sentirmi eccitato, non rie-

lì esistevano bellissime arrampicate

intuito, era proprio il paretone Nordest

sco a star fermo ed è strano che ri-

da fare in libera. Sapevo anche di un

del Crozzon, situato a Nord della Cima

esca a tranquillizzarmi solo quando al

“re” del Brenta, un certo Bruno Detas-

Tosa (3173 m).

nostro tavolo viene a sedersi il gran-

E

di Gigi Alippi

sis, uno dei massimi interpreti degli

Superato il centro turistico di Ma-

de patriarca. Bruno Detassis si mostra

anni eroici dell’alpinismo dolomitico,

donna di Campiglio e lasciate le mo-

curioso e loquace, vuole soprattutto

fin dagli anni Trenta: la maggior parte

tociclette a Vallesinella, che avevamo

sapere qualcosa dei nostri programmi.

delle pareti le aveva conquistate pro-

raggiunto dopo aver percorso l’omo-

“Sono contento che andiate a fare la

prio lui. Con la sua famiglia gestiva il

nima valle pittoresca e selvaggia, pren-

Via delle Guide, ma e il bocia?” Quello

rifugio Brentei, e fu lì che lo incon-

diamo il lungo sentiero che ci porterà

sarei io, e la risposta arriva dai miei

trai, rimanendone subito soggiogato

al rifugio Brentei. Mentre qui proce-

due accompagnatori: “Lui è molto

mentre lo osservavo con un senso di

diamo veloci, mi vedo già alle prese

forte e sta mettendo le ali: presto ar-

venerazione, come si può guardare un

con l’arrampicata che ci aspetta: sarà

riverà in Brenta da solo”.

vegliardo, anche se allora non portava

sicuramente Jack Canali, il più esperto,

Partiamo prima dell’alba, volendo

ancora la barba. Riconobbi che lui pure

a guidare la cordata, alternandosi poi

trovarci all’attacco già alle prime luci

ci riservava un atteggiamento che

con Luciano Tenderini. Continuando a

del giorno. Come avevo immagi-

esprimeva rispetto, certo per il fatto

fantasticare, non mi accorgo per nulla

nato, è Jack che si muove subito da

che, pur essendo noi ancora scono-

che stiamo arrancando su un percor-

capocordata, mentre da metà parete

sciuti, appartenevamo alla scuola del

so duro e faticoso, tanto da rimanere

si alternerà con Luciano. Quando si

glorioso alpinismo lecchese.

di stucco quando, all’uscita dell’ultima

tratta di recuperare, noi due saliamo

galleria, mi trovo improvvisamente di

assieme. La via, che è tracciata su una

fronte ad uno scenario che non avrei

roccia molto solida, mi entusiasma

Ero arrivato lì assieme a Jack Cana-

mai immaginato. Quello che mi sta

fortemente: mi sento inebriato, quasi

li e a Luciano Tenderini, interessati a

davanti in primo piano è sì il rifugio

al punto di voler correre dove invece

Brentei, già a quota 2182 m, ma poi alla

c’è solo da arrampicare. Sono i miei

sua destra si parte dalla stupenda im-

compagni che devono intervenire più

ponenza del Crozzon per proseguire,

di una volta per ricondurmi alla realtà

al di là del canale che lo separa, verso

che non transige in nessun modo sul-

La “Via delle Guide”

8

Sentieri e Parole


le regole della sicurezza in montagna.

Passato

qualche

È una lezione severa, ma che nello

anno, anche le mie ali

stesso tempo mi rende più sereno e

sono cresciute, riesco a

tranquillo: una lezione quella di Jack

volare. Un giorno sento

e Luciano che non potrò dimenticare

squillare il telefono di

e che mi servirà più avanti nel tempo

casa: è Roberto Gal-

per farne tesoro nella mia attività di

lieni che ha una voglia

guida alpina, e non solo.

matta di fare una salita

Come potrò trovare le giuste parole

in Brenta. Non una cosa

per descrivere questa bella giornata?

da poco: “Se andassi-

Sto vivendo un’esaltazione che può

mo al Gran Diedro della

essere compresa solo praticando con

Brenta Alta, c’è la via

amore l’alpinismo.

di Andrea e Josve?” -

Continuando la nostra ascesa rag-

“La conosco la Brenta

giungiamo i tiri più difficili e, quando

Alta, che affaccia i suoi

i chiodi scarseggiano, ti trovi tu solo

2960 m a Sudest del

con la roccia. Mi viene in soccorso al-

Campanil Basso (2883

lora la tranquillità che sto apprenden-

m), e conosco pure

do dai miei maestri e che costituirà

la via Diedro Oggio-

poi per me un valore determinante, da

ni sulla parete Nordest,

trasmettere immancabilmente ai miei

una via di 450 m, VI e

futuri clienti.

A2, aperta nel luglio del

Vedo intanto che la parete tende

1953 da Josve Aiazzi

ad accucciarsi e, poiché le difficoltà

e Andrea Oggioni. Gli

stanno diminuendo, troviamo perfino

rispondo

il tempo per scherzare. Arriviamo fi-

“Guarda che è dura,

nalmente in cima al Crozzon: abbia-

conosciamo

mo raggiunto quota 3135 m, e vicino

bene questi due nostri

al bivacco sciogliamo l’intensità delle

amici.” Roberto però

nostre emozioni con il classico ab-

non desiste: “Ma dai,

braccio. Anche questa non è una for-

ci siamo forse allenati

malità: sento il mio corpo che vibra

per niente in Grignetta,

in sintonia con la pienezza dell’anima,

arrampicando di notte

fino a raggiungere quello che io chia-

con la pila per tornare

mo orgasmo.

poi presto in ufficio?

La sera, al rifugio Brentei, arriva da

Non

conta

perplesso: molto

qualcosa

noi Bruno con la bottiglia di Sassella,

questo?” Ha vinto lui,

un vino di lusso, quello che ci vuole

anche perché io stes-

per festeggiare un’arrampicata che è

so mi sento pronto, più

stata speciale: “Siete stati veloci – ci

ancora che preparato:

dice convinto – è la prima volta che

non mi sento di rifiu-

una cordata di tre esce dalla Via del-

tare una proposta tanto

le Guide in sole sei ore, complimenti!”

allettante. Ancora una

Così dicendo, posa la bottiglia al cen-

volta la decisione de-

tro della tavola, mentre noi sentiamo

terminata di Roberto e

crescere dentro un grande orgoglio.

la sua dinamicità hanno

Il Campanil Basso. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco. Sotto: Bruno Detassis in una foto degli anni ‘70. Biblioteca della montagna-Archivio storico-SAT


fatto breccia su di me.

merita: lui, ingegnere che vive in una

Con Pino il calciatore

Partiamo dal rifugio Brentei diretti

zona elitaria di Milano, in via Ser-

Alla sera, al rifugio Brentei, la famosa

verso la Bocca di Brenta, e già all’alba

belloni, è una persona che non si dà

bottiglia di Sassella ritorna sulla tavola

ci troviamo alla base del Gran Diedro.

importanza e molto intelligente. Ama

per festeggiare sia la salita che l’arrivo

Guardando verso l’alto scorgo solo

scegliere pareti difficili e pericolose,

del “Panzerino”, con il quale all’indo-

diedri strapiombanti, camini e plac-

e mi chiedo perché lo faccia. Alcune

mani saliremo il Basso sullo spigolo

che che mi fanno venire i brividi. Non

volte si è trovato nelle “petole”, come

Sudovest lungo la via Graffer (V+,

sono le difficoltà che mi preoccupa-

al Pilone Centrale del Freney del Mon-

VI, aperta nell’agosto 1934 da Gior-

no, ma la severità di questo ambiente.

te Bianco, e qui comunque è uscito

gio Graffer e Angelo Miotto), un’altra

Prima di partire all’attacco non pos-

dalla tragedia con intelligenza.

classica del Brenta. Il “Panzerino” (Giu-

siamo fare a meno di rammentarci a

Adesso siamo arrivati sulla parte

seppe “Pino” Panzeri) è un collega del

vicenda la straordinaria personalità dei

alta, spezzettata con paretine sempre

Gruppo Ragni, un uomo dalla cultura

due alpinisti che hanno aperto la via

toste, ma ormai siamo in cima. È una

immensa che spazia dalla storia uni-

che stiamo per affrontare. Si attac-

cima piatta quella che ci accoglie, e

versale alle più recenti scoperte del-

ca con le staffe attaccate alla cintura

qui il consueto abbraccio scioglie tutte

la scienza, per non parlare di musica

che ciondolano nel vuoto. Entreran-

le tensioni accumulate. Guardando da

e arte. Lo considero il mio maestro

no in funzione sovente: questi tratti

qui il Croz dell’Altissimo, la più impres-

di cultura, che però non disdegna di

in libera, tra un chiodo e l’altro, sono

sionante formazione rocciosa delle

scendere al piano di narratore di ame-

tirati. È uno di quei tipi di arrampicata

Dolomiti di Brenta, una vera gigante-

ni aneddoti, di cui è ben fornito, come

che mi hanno sempre entusiasmato.

sca muraglia che sale fino a 2239 m,

questo: “Alla fine degli anni ’30 gio-

“Come va?” fa Roberto, un po’ timo-

la mente si rivolge inevitabilmente al

cavo al calcio da attaccante: durante

roso. “Non preoccuparti, mi trovo in

ricordo di un grande milanese, Nino

una partita contro l’Ambrosiana-Inter,

ottima forma. Sopra c’è una placca li-

Oppio, che su quella montagna nel

ricevuto un bel cross, con il mio fisico

scia: si va in libera, ci troviamo in pie-

1939 aprì una via superba, con diffi-

leggero ma sgusciante, riuscii a staffi-

no sesto grado.” Non mi sento stanco,

coltà che non riescono mai a tenersi

lare una legnata che mandò il pallone

sono soltanto poche gocce di sudo-

sotto il 5° grado superiore.

in rete. Mi capitò di nuovo un’occasio-

re quelle che mi imperlano la fronte.

Ora dobbiamo pensare alla disce-

ne simile, e tentai di ripetere la stessa

Ma ecco ancora il “Come va?” Questa

sa, ma non ci sentiamo preoccupati

azione: senza capire come fosse suc-

volta rispondo seccato: “Dai Roberto,

per il fatto di non conoscerla: siamo

cesso, mi ritrovai invece rotoloni fuori

non rompere più! Quando arriverai

abili nel passare da una cengia all’altra

dal campo. Non mi stupii, quando mi

qui, vedrai: certo non siamo al Luna

e, sfruttando i lati deboli sempre as-

accorsi che il difensore dell’Inter era

Park!” Però salendo, di tanto in tanto ci

sicurati, raggiungiamo felicemente la

un certo Allemandi!”

ripenso a queste risposte un po’ trop-

base. Roberto adesso si mette ad ar-

Pino arrampicava leggero: salimmo

po brusche, e mi chiedo se sia giusto

rotolare la corda, ma, trovandovi a un

in velocità i tiri di sesto grado dello

trattare così un caro amico.

certo punto una gobba, non ci pen-

spallone Graffer, mi trovavo in splen-

A mente fredda non so se si possa

sa un attimo per martellarla. Mi vedo

dida forma. Sulla cengia dello Stra-

considerare una giustificazione il fatto

costretto a saltargli addosso di nuovo,

done Provinciale, chiamata in gergo

che mi trovo nel pieno dell’esaltazione

urlandogli: “Accidenti, Roberto, cosa

“Provinciale”, incontrammo la guida

che deriva da una stupenda arrampi-

stai facendo? Non vedi che si tratta

Catullo Detassis, che ci interpellò gen-

cata e dalla percezione di stare supe-

di una corda nuova? Oh, guarda che

tilmente dicendoci: “Siete stati davve-

rando le sue difficoltà e insieme me

io non abito in via Serbelloni!” È con

ro veloci, complimenti”. Non avremmo

stesso. Roberto comunque non se lo

grande sofferenza che devo prendere

voluto avere un premio più gradito di

atto che un pezzo di corda nuova se

10

Sentieri e Parole

n’è andata.

queste parole. Nella foto di apertura: la Brenta Alta e il Campanil Basso. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco


Di ritorno dal K2 nel 1954 Walter Bonatti scala il muro del suo rifugio Grigna ai Resinelli.

WALTER BONATTI: IL SOGNO VERTICALE

Cronache, immagini e taccuini inediti nel nuovo volume di Angelo Ponta di Anna Masciadri

N

on era un lecchese di na-

ha lasciato un segno indelebile nelle

Compagnoni sono arrivati in vetta è

scita, ma lo era di adozione.

nostre vite. Ci ha emozionato con le

perché il Walter e Mahdi hanno visto

Quanti di noi lo hanno tro-

sue imprese e con le sue fotografie.

la morte in faccia quella notte a quasi

vato sui sentieri, sulle cime o anche in

Con le sue parole e con la sua lotta

8 mila metri.

città? Tantissimi. Per tutti noi non era

durata 50 anni per far cambiare quel-

Il 13 settembre scorso sono stati

Bonatti, ma era il Walter. Perché quel

la maledetta e ingiusta relazione del

cinque anni dalla morte del Walter. Da

nome per chi va in montagna signifi-

Cai del 1954 sulla conquista del K2

quando se ne è andato in una clinica

ca qualcosa di speciale. Un uomo che

per rendergli giustizia. Se Lacedelli e

romana lontano dagli occhi della sua


Walter Bonatti nel 1954 mentre serve al bancone del suo bar ai Resinelli, il “Grigna“, che gestiva con il padre.

Con Andrea Oggioni ai Resinelli nel 1948

amata Rossana a causa dell’ottusità

realizzare”, ci racconta Ponta che con

di quando aveva 18-20 anni e tan-

del medico di turno (Walter e Rossana

Rossana Podestà aveva già curato per

tissime sono proprio scattate a Lec-

non erano sposati e quindi per la leg-

Rizzoli la biografia che la sua com-

co, sulle Grigne in particolare. Il libro

ge italiana lei non era nessuno), sono

pagna gli aveva voluto dedicare nel

racconta la vita alpinistica di Bonatti

sorte tantissime iniziative per ricorda-

2012 con il libro “Walter Bonatti: una

dal 1945 al 1965 quando ha chiuso

re l’alpinista, esploratore e fotoreporter

vita libera”.

con l’alpinismo estremo con il capo-

con numerosi documentari, mostre e

“Era stato già quello un lavoro mo-

lavoro della Nord del Cervino. Nel li-

struoso – prosegue Angelo Ponta

bro raccontiamo questa sua cavalcata

Dall’1 settembre si può comprare

giornalista milanese e grande ap-

sulle montagne del mondo con foto e

un altro libro su di lui. E voi direte a

passionato di alpinismo -, ma quello

scritti inediti”.

questo punto: eh, ma oramai sappia-

era un gesto d’amore di Rossana per

Per chi comprerà il libro, e consi-

mo tutto a memoria di quello che ha

Walter, ripercorreva la sua storia più

glio personalmente di farlo anche ai

fatto il Walter in montagna. Sbagliato,

conosciuta, io l’ho aiutata a mettere

bonattiani più incalliti che credono di

cari amici alpinisti. Di quello che rac-

insieme il materiale e farne un libro.

sapere tutto sul loro idolo, troverà la

conta questo libro sapete poco, anzi

Poi, un giorno, nel suo archivio di casa

bellezza di 300 fotografie mai vi-

nulla. Già dal titolo il sospetto dovreb-

a Dubino vedo una tenda e chiedo a

ste prima. Alcune fanno emozionare,

be venirvi che si tratta di qualcosa di

Rossana cosa c’è dietro a quella tenda.

come quella in cui il 19enne Bonatti

diverso: “Il sogno verticale”. Volume

Lei mi dice che non lo sa, sono cose di

beve qualcosa con Camillo Barzaghi e

edito da Rizzoli (304 pagine, 35 euro)

Walter, ma niente di importante. Sono

due amiche al bar in piazza Cermenati

curato da Angelo Ponta e con l’intro-

andato lì dietro e ho trovato un nuovo

a Lecco davanti alla scalinata che por-

duzione del giornalista Michele Serra.

mondo”.

ta alla basilica di San Nicolò. Oppure

anche libri.

“Quel sogno verticale era quello che

In quel momento nasce “Il sogno

quando è ai Resinelli ai piedi della Gri-

Walter cullava da ragazzino di vivere

verticale”, quest’ultimo libro dedicato

gnetta con l’amico Andrea Oggioni, o

in prima persona e che poi è riuscito a

a Walter Bonatti. “Lì dietro – racconta

quando serve al bancone del bar che

Angelo – ho trovato fotografie, diari e

aveva ai Resinelli insieme al padre. Ma

scritti di quando era ragazzino, quan-

anche delle spedizioni conosciute, in

do ha iniziato a scalare con scatti mai

questo libro, troverete foto che mol-

pubblicati prima. Fotografie stupende

to probabilmente non avete mai visto.

12

Sentieri e Parole


Alpino tra il 1951 e il 1952

Sciatore durante il servizio militare tra gli alpini nel 1951-1952.

“Il problema enorme di questo tesoro

capi dei “Pell e Oss”, aveva un negozio

stato molto emozionante per me que-

che mi è capitato tra le mani – pro-

di fotografia a Monza e aveva dato a

sto lavoro e coinvolgente grazie a tutti

segue Ponta – era che non aveva di-

tutti i suoi giovani alpinisti una mac-

quelli che mi hanno aiutato a ricostru-

dascalie, erano centinaia di foto senza

china con la missione di fotografarsi la

ire la sua storia da giovanissimo. Wal-

anno e nomi di chi era presente nella

domenica sui monti”.

ter aveva una vocazione naturale per

foto. Quindi per trovare un filo a que-

Infinite le curiosità e chicche che

l’alpinismo. Abbiamo trovato un suo

sta storia ho recuperato i suoi vecchi

potrete trovare in questo libro stu-

quaderno (riprodotto per intero nel

amici di Monza ancora in vita e abbia-

pendo: “Una delle più interessanti è del

libro) in cui ci sono tutti i dettagli delle

mo messo in ordine le cose, sono stati

1949 quando il presidente del Cai di

scalate che ha fatto dal 1949 al 1953,

fondamentali, senza di loro non sarei

Monza manda una lettera a Toni Gob-

aveva una meticolosità e un’attenzio-

riuscito a fare questo libro”.

bi, che aveva un negozio di articoli

ne ai particolari fuori dal comune per

Perché la storia alpinistica di Walter

sportivi, dicendogli che sta vedendo a

un ragazzo di soli 19 anni. Bonatti era

inizia proprio da Monza dove abitava,

Courmayeur un ragazzo che non ha

già Bonatti a quell’età”.

con gli altri ragazzi del gruppo “Pell

il sacco per scalare, sta andando alle

Però nonostante la ricerca, i racconti

e Oss” prende il treno ogni domeni-

Jorasses, gli si chiede di dargliene uno,

degli amici e gli approfondimenti, per

ca per Lecco e poi va in Grigna ad

il giovane è molto promettente”.

Ponta rimangono senza risposta molte

arrampicare dove poi incontrerà gli

Per Ponta è stato un lavoro lungo

domande in questo archivio ritrovato

amici, anche lecchesi, di una vita: Og-

trovare il filo della matassa di tut-

e mai pubblicato da Bonatti: “Sì alcu-

gioni, Gigi Alippi, Riccardo Cassin, Tino

to questo materiale che gli è costato

ne cose non siamo riusciti a capirle e

Albani e soprattutto Carlo Mauri con

mesi di lavoro, ma gli ha permesso di

decifrale. Ho solo il rimpianto di non

cui instaurerà un’amicizia fraterna.

scoprire un lato nuovo di Walter: “Bo-

poter chiedere spiegazione a Walter,

“In queste foto che vedrete nel libro

natti è la persona che conosco meglio

sono domande a cui nessuno potrà

i ragazzi sono giovanissimi – spiega

della mia vita, ho avuto la possibilità

più rispondere. E’ stato un gran lavoro

Angelo – siamo nel Dopoguerra, non

di curare diversi libri su di lui e di af-

per me, amo stare a guardare le sue

avevano nemmeno i soldi per le cor-

fondare mani e occhi nel suo archivio

de, figuriamoci le macchine fotografi-

fotografico e nei suoi testi. Nessun

che… Parlando con i “reduci” di allora

vivente permetterebbe a un’altra per-

ho scoperto che Florio Casati, uno dei

sona di approfondire così la sua vita. E’

Sentieri e Parole


fotografie, leggere i suoi

anche con spedizioni poco note oggi

diari o relazioni, passe-

come quella in cui nel 1956 realizza

rei giornate e settimane

il suo personale Giro d’Italia delle Alpi

intere a farlo. E’ come

da est a ovest dal Monte Canin, vici-

scoprire un mondo nuo-

no al confine della ex Jugoslavia, fino

vo e con questo mate-

al Col di Nava in Liguria: 2000 km e

riale è stato proprio così,

70 mila metri di dislivello complessi-

avventurarsi in una parte

vo percorsi in 60 giorni scalando e

della sua vita sconosciu-

sciando nella primavera di quell’an-

ta anche al pubblico più

no. La terza e ultima parte è intitola-

preparato e attento. An-

ta “L’avventura condivisa” dedicata ai

che per me che lo seguo

suoi amici, perché come spiega Ponta:

da una vita è stata una

“Bonatti è sempre stato visto come un

grande sorpresa. Non

solitario in montagna e invece non è

oso immaginare se ci

così, andava sempre con gli amici, il

fosse stata ancora Ros-

Dru e il Cervino sono state delle ec-

sana, ci avremmo mes-

cezioni. Sono tanti gli uomini con cui

so anni per fare que-

Walter ha scalato durante la sua vita

sto libro. Già per quello

e con cui ha stretto un rapporto di

precedente

passavamo

amicizia duraturo, era un uomo intel-

ore a raccontare le sto-

ligente, dal carattere duro a volte, ma

rie guardando le foto e

con una grande sensibilità e fiducia

ricordando quello che

nella sua cerchia di legami”. Nell’ulti-

lui raccontava di quella

ma parte del volume ci sono immagi-

spedizione o di quel-

ni inedite di quello che diventerà poi

la scalata. Rossana co-

Walter, un giovane uomo alle prese

nosceva poco della vita

sul finire della carriera alpinistica con

di Walter da ragazzo, si

le macchine fotografiche professionali

sono conosciuti durante

che poi lo incoroneranno fotoreporter

i primi Anni 80 da adulti,

amatissimo dagli italiani per la rivista

sarebbe rimasta ammaliata da tutto

Epoca negli Anni 70. E così vediamo

questo materiale”.

un Bonatti in Patagonia con il divertito

Il libro “Il sogno verticale” è

amico Andrea Oggioni mentre prova

una cavalcata di 300 pagine nel-

e sperimenta gli obiettivi e testa un

la vita del giovane Walter Bonatti,

autoscatto rudimentale.

dagli esordi in parete con i “Pell e

Insomma, questo libro è un viaggio

Oss” fino all’assolo sulla Nord del

inedito nella vita di Walter, un viaggio

Cervino nel 1965. La prima parte

emozionante, una scoperta, un’avven-

si intitola “Nascita di un alpinista”

tura che tutti gli ammiratori di questo

dove si trova anche un inedito al-

piccolo e incredibile uomo sapranno

pino Bonatti e l’amico indimentica-

apprezzare sicuramente.

to Bignami. La seconda è “Ottomila metri dopo” nel periodo in cui è esploso ed è divenuto famoso al grande pubblico con la spedizione italiana arrivata in cima al K2 e

Dall’alto: Walter Bonatti e Andrea Oggioni con il mito Riccardo Cassin ai Resinelli nel 1950; gli adolescenti Walter Bonatti e Andrea Oggioni con Camillo Barzaghi in Grigna nel 1948; la copertina del libro “Il Sogno Verticale“


QUANDO IN PIALERAL SI SCIAVA

Piccola storia degli skilift del Grignone, dagli anni Cinquanta alla slavina dell’86

La pista di discesa tracciata in occasione del Rally Internazionale di scialpinismo del 1974. Foto di Angelo Faccinetto.

di Angelo Faccinetto

L

a generazione di sci alpinisti che si è formata alla scuola del CAI Lecco tra la metà degli anni

Settanta e i primi anni Ottanta se lo ricorda di sicuro. Con sci e pelli di foca si saliva da Pasturo e dopo un paio d’ore su prati e mulattiere si arrivava al Pialeral, al vecchio rifugio Tedeschi. Da lì in un amen (traverso in leggera discesa) si raggiungeva la partenza dello skilift sulle cui piste gli istruttori avrebbero tenuto le loro lezioni: discesa in neve fresca, ricerca e soccorso di vittime da valanga, trasporto di ferito con barella - barella di fortuna, s’intende, assemblata con sci, bastoncini e qualche pezzo di cordino. Le prime uscite, il mese di gennaio, la scuola di sci alpinismo le faceva lì. E lo skilift lontano dalla folla e dal caos -

e con le sue piste battute un po’ così

ha polverizzato il vecchio rifugio del-

- era il supporto ideale per le eserci-

la Sem si è portata via anche loro. A

tazioni teorico - pratiche. Ricordo, tra

pezzi la stazione d’arrivo di uno, estir-

gli istruttori, Dino Piazza, Mario Bona-

pata e trascinata centinaia di metri più

cina, Palmiro Vassena, il dottor Vasco

a valle la stazione di partenza dell’altro.

Cocchi. Qualche volta a fare un giro,

E se non fosse che, prima che la sla-

accompagnato dal suo setter, arrivava

vina ne decretasse la fine, gli skilift sui

con gli sci anche Riccardo Cassin. Era

prati del Pialeral avevano avuto la loro

con loro, ma soprattutto col Palmiro,

piccola storia.

che io, giovane capo-skilift fresco di patentino regionale, dovevo trattare il

Sciovia smontabile

compenso per l’uso della sciovia che

La storia è una storia di pali, di funi,

proprio in quegli anni, superati i col-

di muli e di uomini. Ma soprattutto è

laudi, era stata aperta al pubblico con

una storia di passione, di sacrifici e di

tutti i crismi.

fatica. E somiglia un po’ a una avven-

Come ricordo non sarebbe granché

tura. Tutto comincia agli albori degli

se non fosse che quello skilift, anzi,

anni Cinquanta. I protagonisti sono

quegli skilift appartengono ormai alla nostra piccola storia locale. Non ci sono più. Poco più di trent’anni fa – era il gennaio 1986 - la slavina che

Sentieri e Parole

15


Giuseppe Faccinetto e Massimo Annovi, anni Cinquanta Sotto: La stazione d’arrivo al Cimotto, anni Sessanta.

due accaniti sciatori,

pendenza massima del 46,7 per cen-

Massimiliano

Annovi

to. L’impianto, che ha una velocità di

e Giuseppe Faccinetto,

1,70 m/sec ed è spinto da un motore

supportati per un cer-

inglese a benzina da 8 cv (residuato

to periodo da un loro

bellico anch’esso), può funzionare con

amico – Tobia Fuma-

un vento laterale a 120 km/h ed è in

galli - che sciatore non

grado di trascinare contemporane-

era. I due, appassionati

amente fino a cinque sciatori per un

di montagna, iscritti al

totale di 53 persone all’ora. Ma soprat-

CAI e tra gli animatori

tutto ha due particolarità. E’ smonta-

dello Sci Club Lecco,

bile. Ed è realizzato in una località, il

hanno già calcato (e

Pialeral, dove non arrivano né strade

continueranno a cal-

né funivie né seggiovie.

care) tutte le più ri-

Così, per costruirlo (il passaggio

nomate piste delle Alpi,

dall’idea all’azione è immediato perché

da Garmisch a Cortina,

la sciovia deve essere pronta per l’in-

da Cervinia a Kitzbuhel,

verno), ci si inerpica finché si può con

ma cercano qualcosa di

un motocarro su per la mulattiera, poi

più. Qualcosa che pos-

da lì pali, funi e pezzi di motore arri-

sano sentire “loro”, che

vano a destinazione a dorso di mulo,

regali, insieme, silenzio,

mentre il resto del materiale viaggia

poesia e adrenalina. E

stipato in capaci zaini, già appartenuti

che

all’esercito americano, portati a spal-

rappresenti

una

sfida.

la da proprietari e operai. Un’impre-

E’ così che, dopo

sa nel vero senso della parola. E una

essersi fatti le ossa

faticaccia. Ma nel giro di poche set-

nell’immediato dopo-

timane l’impianto è lì, puntuale all’ap-

guerra

impianti

puntamento con le prime nevi. Certo,

tascabili fatti di un mo-

si tratta di un impianto “leggero”. E per

tore (residuato bellico),

di più è smontabile.

con

due pulegge e un pez-

I terreni su cui opera durante la

zo di corda, il 15 otto-

stagione estiva sono adibiti ad alpeg-

bre 1952 presentano il

gio e i contadini, che ancora ne sono

primo progetto di “Slit-

proprietari, temono che i tiranti che

tovia Pialeral”. Il pro-

reggono i pali e la stessa fune traente,

getto è sottoscritto dal

oltre ad attirare i fulmini, possano cre-

geometra Angelo Pizzi,

are pericoli per le vacche al pascolo.

la stazione di parten-

Così in autunno, con un buon numero

za è situata in località

di giornate di lavoro, vengono impian-

Arei, 1419 m di quota,

tati i pali e tirata la fune. Poi a pri-

l’arrivo è posto a quo-

mavera, allo sciogliersi delle nevi, con

ta 1634. I dati tecnici

altrettante giornate di lavoro, il tutto

parlano di uno sviluppo

viene smantellato e portato in rimessa.

di poco più di mezzo

Del resto sulla cartelletta che contiene

chilometro, di un disli-

il progetto è scritto a chiare lettere:

vello di 215 m e di una

“Sciovia sperimentale smontabile”.


Si va avanti così fino al 1956.

nisti erano una rarità),

Quell’anno un nuovo accordo coi

così gli sciatori prima

bergamini, che avrebbe portato di lì a

di cimentarsi nelle di-

qualche tempo i due soci ad acquisire

scese dovevano farsi

i terreni interessati da piste e sciovia,

una bella scarpinata – a

consente di passare a un più prati-

scelta da Pasturo o da

co impianto fisso. Che, inverno dopo

Balisio - con gli sci in

inverno, farà il suo servizio per un

spalla e i pesanti scar-

quindicennio e vedrà cimentarsi come

poni nello zaino. Un

skilifista, la domenica mattina, anche

destino peraltro condi-

Giovanni Gandin, il famoso “gatto delle

viso da chi quegli skilift

Grigne” in quegli anni gestore del rifu-

li ha costruiti e adesso

gio “Tedeschi”.

li deve mettere in funzione ogni domenica.

Più in alto Nel frattempo, alla fine degli anni

(Soltanto verso la metà degli

anni

Sessanta

Cinquanta, più a monte, spostato ver-

Massimo Annovi ac-

so la Foppa del Gèr, viene installato

quisterà la prima jeep

un altro skilift. Parte da quota 1650

– una Willys dismessa

e arriva pochi metri sotto il Cimotto,

dall’esercito america-

a quota 1900. Elegantissimo nei suoi

no – ma anch’essa può

tralicci argentati, è spinto anch’esso

essere utilizzata solo

da un motore a benzina e consente

per un tratto e solo in

a stagione inoltrata grandi discese giù

assenza di ghiaccio e

verso il rifugio e, neve permetten-

neve).

do, fino a Cornisella e poi a Pasturo.

E’ in quel perio-

Milletrecento metri di dislivello e una

do viene realizzato un

sola interruzione, per risalire di qual-

terzo skilift. Partenza

che decina di metri la valle dell’Acqua

a Catei, quota 1200, e

Fredda.

arrivo pochi metri sotto

E’ in quegli anni, sulle tracce dei

il rifugio Tedeschi. Circa

pionieri che negli anni Trenta han-

200 metri di dislivello,

no organizzato qui le prime gare di

pali moderni a caval-

sci, che su questi pendii si svolgono

letto, è azionato da un

sfide memorabili, rimaste ancor oggi

motore diesel pensile,

nei ricordi dei più anziani. Tra queste

protetto dalle intem-

il Trofeo Rusconi - dal Cimotto al Te-

perie da un semplice

deschi - che dal 1958 si disputò per

involucro

diverse edizioni, e i campionati sociali

Sono dolori farlo parti-

promossi da varie associazioni escur-

re quando alle sette del

sionistiche.

mattino la temperatura

di

lamiera.

Anche queste gare - come tutte

è di molti gradi sotto

quelle degli anni a venire - avevano

lo zero e nonostante i

una particolarità. Al Pialeral ci si ar-

fluidi antigelo il gasolio

rivava solo a piedi (le ciaspole non

è ridotto allo stato se-

erano ancora di moda e gli sci alpi-

misolido. In compenso,

Un palo della sciovia smontabile, 1954 Sotto: Giuseppe Faccinetto inaugura lo skilift nel gennaio 1952


una volta in funzione, regala sciate fantastiche. La pista è tutta su prato, non c’è un sasso e con un palmo di neve sembra di sciare su un biliardo. Con questo impianto il trittico è completato. Da quota 1200 si sale fino a quota 1900. In nessun’altra stazione sciistica lecchese si trova un dislivello così. Né a Bobbio né ad Artavaggio né alle Betulle, tantomeno in Erna o ai Resinelli. Ma c’è un’altra particolarità. E’ vero che un gancio per la risalita non lo si nega a nessuno e che talvolta su quei pendii si svolgono gare con la partecipazione di decine di sciatori, ma quegli skilift sono privati. Cioè non sono aperti al pubblico. E per intere domeniche ci si ritrova a sciare in cinque o sei: i proprietari più qualche raro ospite. Un aspetto, questo, che offre ai fortunati sensazioni inusuali, ma rende anche difficile definire l’iniziativa, in bilico com’è tra l’impresa e l’hobby (un hobby piuttosto costoso, sia in termini di impiego di risorse che di tempo). La svolta arriva con gli anni Settanta. Lo sci è in pieno sviluppo, nuovi sciatori chiedono nuove piste e nuovi skilift spuntano un po’ dappertutto. Non ci sono più solo Bobbio, Artavag-

Lavori di realizzazione della sciovia del Cimotto. Al centro, di spalle, Giuseppe Faccinetto e Massimo Annovi. Sotto: la stazione di partenza dello skilift in località Arei, 1971.

gio, Erna, Betulle, Resinelli. Alle stazioni

uno moderno, che rispetti le nuove

già affermate si aggiungono Paglio e

norme sugli impianti di risalita e pos-

L’investimento non è uno scherzo,

il Cainallo, Morterone e Valcava, Giu-

sa così essere regolarmente aperto al

ma tant’è. Nell’estate del ’71 i lavori

mello e i Corni di Canzo, il San Primo e

pubblico. Lo skilift più a valle farà da

vengono ultimati. Nel novembre vie-

il Pian del Tivano. Perché non provare

supporto per portare più velocemente

ne formalmente costituita la Società

anche in Pialeral dove pali e funi sono

in quota addetti e materiale. Poco im-

Sciovie del Pialeral snc cui viene con-

di casa ormai da più di vent’anni? Così

porta che, muli a parte, il Pialeral con-

ferita la proprietà e la gestione dei tre

i due soci decidono di sostituire uno

tinui a restare irraggiungibile. Gli scia-

impianti. Ai due soci di sempre (An-

dei tre impianti – quello “storico” che

tori che arriveranno quassù – come si

novi e Faccinetto) se ne aggiunge un

da Arei porta a Piazza Cavalli – con

dice – saranno pochi, ma buoni. E poi

terzo (Airoldi), si compera un secon-

un giorno, magari, qualcuno potrebbe

do fuoristrada per inerpicarsi su per

pensare di impiantare una seggiovia

la mulattiera finché si riesce (un’Alfa

che salga da Pasturo fin quassù.

Romeo “Matta” dismessa dall’eserci-

Sentieri e Parole

La sciovia BS 320

to italiano), si acquista un battipista


della piccola sciovia smontabile, di cui la nuova rispetta allineamento e tracciato (solo un po’ allungato), sembrano lontani anni luce. Non sarà un’esperienza fortunatissima. La stagione ’77-’78 sarà caratterizzata da avverse condizioni meteo (quindi poche giornate di apertura) poi, per due inverni consecutivi (’80’81 e ’81-’82) gli impianti rimarranno chiusi per mancanza di neve. In più ci si mettono le leggi, che a fine ’82 – a scadenza del decennio - pretendono la sostituzione della fune nonostante l’ottimo stato di conservazione. Con la sciovia aperta sei ore a settimana l’usura è molto scarsa e la manutenzione è costante, ma la burocrazia non ci sente. A fronte degli scarsi ricavi, i costi diventano insostenibili. Così a fine ’85 la società viene messa in liquidazione. Qualche settimana dopo, a metterci sopra la classica pietra ci penserà la slavina. Per chi c’era a quei tempi, restano i ricordi. Le lezioni della scuola di sci alpinismo del CAI Lecco, le gare di discesa con la barella nelle diverse edizioni del Rally internazionale di scialLavori di realizzazione della sciovia del Cimotto. Sotto: la stazione di partenza in località Arei distrutta dalla slavina del 1986

pinismo, i trofei e i tanti campionati sociali. E lo stupore dei pochi sciatori – in fin dei conti poi nemmeno tanto

Climber 52 nuovo di zecca, prodot-

Faccinetto) – e l’inverno successivo si

pochi – che arrivavano su con gli in

to dalla Sifma di Civate e si comincia.

apre al pubblico. Orario: tutte le do-

spalla e poi sciavano meno di quanto

Nell’inverno del ’72 vengono superati i

meniche di innevamento, dalle 8.00

avrebbero potuto, distratti dal silenzio,

collaudi. Lo skilift si dota di uno staff -

alle 14.00. E, per la prima volta, ci si

dalla bellezza dei panorami e dalla ne-

un caposervizio (chi scrive, sostituito

pone un obiettivo economico: il pa-

cessità di preservare la gamba in pre-

qualche anno dopo dal fratello Sergio

reggio di gestione.

visione del ritorno a valle.

e poi da Dario Pensa, allora gestore,

Abbandonati i vecchi motori a ben-

con la madre, del Tedeschi ed attuale

zina, la nuova “Sciovia a fune alta Pia-

proprietario del rifugio Antonietta), un

leral – Piazza Cavalli BS 320” (deno-

macchinista (Giuseppe Gambarelli) e

minazione e sigla ufficiale) è mossa

gli addetti alle stazioni di partenza e

da un motore diesel Perkins da 42 cv,

di arrivo (negli anni si avvicenderanno

monta un riduttore Chevrolet, allinea

Ambrogio Aliprandi, Angelo Ticoz-

36 traini ad avvolgimento e ha una

zi, Michele Ticozzi, Sergio e Giorgio

portata oraria di 250 persone. I tempi

Foto Archivio Faccinetto.

Sentieri e Parole

19


NELL’INCANTO DEL SOTTOBOSCO

Le quattro stagioni dei fiori delle montagne lecchesi di Annibale Rota

ro primaverile del maggiociondolo

taste di legna ricoperte di terra,

e montagne del lecchese,

(“eghen” nel nostro dialetto); il rosso

chiamate “poiat”, per

fortunatamente, sono ancora

sgargiante delle bacche dei sorbi e

carbonella utilizzata soprattutto nei

abbastanza verdi e ricche di

dell’agrifoglio, albero soggetto, no-

forni fusori dei minerali di ferro e

vegetazione di ogni genere. I loro

nostante i divieti; a pesanti “potatu-

per ottenere calce viva da massi

fianchi medio-bassi, fino almeno a

re” natalizie.

di calcare in speciali forni chiamati

L

produrre la

1.300/1.400 metri di altezza, sono

Camminando nei boschi ci si può

“calchere”.

ricoperti da boschi generalmente in

poi imbattere in molte altre cose,

buona salute, sufficientemente fitti e

perché il sottobosco riserva diverse

piacevolmente freschi d’estate.

sorprese. Si possono trovare piccoli

Il sottobosco ospita poi numerose

Sono boschi capaci di offrire sug-

frutti prelibati, come i mirtilli, le fra-

specie di fiori, anche molto belli, ed

gestive visioni del tutto consone

goline, i lamponi e le more, per non

è proprio di questi che ci occupe-

alle belle montagne che li ospitano.

parlare delle castagne, che fino a

remo, seguendo all’incirca il corso

Molti sono gli ornamenti che il bo-

non troppi decenni fa erano fonda-

delle stagioni.

sco sa sfoggiare: suggestivi riflessi

mentali per l’economia delle genti

Tra i primi a fiorire è l’elleboro, o

di luce tra le foglie; la gamma dei

di montagna e le “selve” erano ben

rosa di Natale (Helleborus niger), che

colori autunnali, ricca di molteplici

curate ed attentamente sorvegliate

da noi è comunemente conosciuto

tonalità, delle latifoglie e dei larici;

per salvaguardarle dai raccoglitori

come “bucaneve”, mentre tutti i testi

le fantastiche decorazioni, allestite

abusivi.

botanici indicano come bucaneve il

Nel corso delle stagioni

spesso d’inverno dalla brina o da

Nei boschi crescono ottimi funghi

Galanthus nivalis, un bianco campa-

una nevicata, che possono offrire

e numerosi sono i loro ricercatori.

nellino che pure fiorisce in ciuffi nei

scenari fiabeschi ad escursionisti

E ancora ci si può imbattere, specie

primi mesi dell’anno. E ancora i cro-

e scialpinisti; il bianco dei tronchi

nei boschi di faggio, nelle piazzuo-

chi (Crocus albiflorus) bianchi, vio-

delle betulle, esaltato d’inverno dalla

le, chiamate in dialetto “ajal”, dove

lacei o striati, che sbocciano nume-

mancanza di foglie; la pioggia d’o-

i “carbonai” allestivano speciali ca-

rosi allo sparire della neve; il dente

Corallini rivestiti di neve

Crochi primaverili


Centaurea montana

Colchico autunnale

di cane (Erythronium denscanis),

e profumati fiorellini rosa-lilla, e l’e-

mandoli in praticelli monocolori. Cito

un grazioso piccolo giglio presente

rica (Erica carnea), un arbusto mi-

l’anemone bianco (Anemone nemo-

anche nei boschi più fitti, e il blu-

nimo molto diffuso sulle montagne

rosa), la rosea saponaria (Saponaria

violaceo anemone fegatella (Hepa-

lecchesi.

ocymoides) e il giallo botton d’oro

tica trifolia), spesso affiancato dalla varietà albina bianca.

In primavera nel sottobosco com-

(Trollius europaeus).

paiono miriadi di fiori dai più svariati

Tra la fine della primavera e l’ini-

aspetti e colori: viole, pervinche, ci-

zio dell’estate nei boschi fioriscono

clamini, anemoni, campanule, gen-

specie particolarmente interessanti

Ricordiamo solo il pungitopo (Ru-

zianelle, ranuncoli, orchidee, gerani,

per la loro bellezza e spesso anche

scus aculeatus) dalle sgargianti bac-

garofanini, margherite e tanti altri

per le loro dimensioni.

che rosse; il fior di stecco (Daphne

ancora..

Sempre d’inverno nei boschi troviamo anche diversi piccoli arbusti.

Tra le specie meno comuni

ri-

mezereum), che prima delle foglie

E ci sono poi fiori che colonizzano

cordiamo il giglio martagone (Lilium

riveste i suoi rami sottili di delicati

piccoli spiazzi tra gli alberi, trasfor-

martagon), raffinato e vagamente

I singolari fiori della clematide

Il delicato iris


Un ciuffo di frassinelle sul Barro

esotico; il vistoso

Un roseo praticello di saponaria

gladiolo (Gla-

aconito intonsi.​

li, gli eleganti ciuffi della genziana

diolus palustris), solitamente rosso

Man mano che l’estate avanza

germanica (Gentianella germanica),

e poco conosciuto; il delicato iris

sfioriscono quasi tutte le specie e

varie specie di gialli seneci e nu-

(Iris graminea) che predilige l’om-

non sono molti i fiori che ornano

merosi ciclamini, che nei posti fa-

bra; la splendida frassinella (Dic-

boschi e praticelli.

vorevolmente esposti resistono fino

tamnus albus), che adorna con una

Il riempirsi di semi della carlina

spettacolare fioritura soprattutto le

(Carlina acaulis), un grazioso picco-

Sono invece pochi i fiori propri

pendici del Monte Barro; la clema-

lo cardo dalle foglie spinose, segnala

dell’autunno. Tra i più significativi

tide (Clematis alpina), una liana che

che l’autunno è alle porte ed è poi la

la minuscola e delicata genzianella

si arrampica sui cespugli e li riveste

comparsa abbondante del colchico

ciliata (Gentiana ciliata) e qualche

di fiori decisamente curiosi; la cam-

(Colchicum autumnale) a decretare

settembrino (Aster amellus).

panula gialla (Campanula thyrsoi-

la fine dell’estate. Questo fiore rosa-

A ravvivare i boschi collabora-

des), vera intrusa della famiglia per

violaceo, simile ad un grande cro-

no però i rossi cinorrodi (bacche)

la sua forma e il suo colore; l’ascle-

co, presenta una particolarità unica

delle rose canine e i frutti purpurei,

piade (Gentiana asclepiadea), con

svelata per primo da Plinio il Vec-

con il centro arancio, dei corallini (

uno stelo che termina con una spiga

chio, il più grande naturalista dell’an-

Euonymus europaea) che offrono

di genziane, e gli aconiti, comune

tichità. Questa specie infatti sfiorisce

spesso un pittoresco contrasto con

il blu-violaceo (Aconitum napel-

e scompare senza formare il frut-

la neve che li ricopre.

lus), più rari quelli gialli (Aconitum

to con i semi, prodotto poi da una

Quando poi le foglie sono tutte

anthora e Aconitum vulparia), tut-

nuova pianta solo nella primavera

cadute e accanto all’ultimo ciclami-

ti molto velenosi e accuratamente

successiva, tanto che gli antichi, pri-

no spunta il primo elleboro si chiude

evitati dalle mucche e dalle peco-

ma della spiegazione di Plinio, rite-

un ciclo stagionale e ne inizia uno

re, per cui si possono vedere pra-

nevano il colchico un fiore “magico”.

nuovo.

ti brucati a zero, ma con i ciuffi di

Ci sono specie che iniziano a

22

fiorire durante l’estate e prolunga-

Sentieri e Parole

no poi la loro fioritura lungo parte dell’autunno. Ricordo le centauree, simili a raffinati merletti vegeta-

all’inverno.

Foto di Annibale Rota


ELOGIO DELLA PIANISTICA

Proposta semiseria per una nuova specialità alpina: il flat walking

Un classico percorso di pianistica: Rifugio SEM – Tre Ombrelle al Pian dei Resinelli. Foto di Annibale Rota

pianistica è che il dislivello tra punto di

tratti è proibito un fondo asfaltato, il

partenza e punto di arrivo non sia su-

che automaticamente esclude le au-

periore ai 100-200 metri, equamente

tostrade, le strade statali, provinciali o

ripartiti tra salite e discese. I percorsi

comunali, le piazze, la maggior parte

egli ultimi trent’anni l’alpini-

devono essere in quota, approssima-

delle piste ciclabili.

smo classico si è frazionato

tivamente tra i 500 e i 2000 metri

in una serie di specializza-

sul livello del mare, la lunghezza deve

zioni che, sotto la spinta della cultura

essere dell’ordine di qualche chilome-

Ci rendiamo conto che, essendo le

anglosassone, hanno preso solitamen-

tro con tempi di percorrenza tra una

montagne in prevalenza costituite da

te nomi inglesi: climbing, free climbing,

e tre ore, le pendenze non superiori

salite e discese, non è facile indivi-

La presidente dell’ANPI Lecco racconta gli eventi in Erna.per Fotocento. di Raimondo bouldering, trekking, canyoning. Per del 1943 all’8-10 In ogniBcaso sem-

duare percorsi che rispondano appie-

di Eugenio Mira, Dino Piazza, Luigino Airoldi, Emilio Valsecchi (Lupetto)

N

Percorsi

alcune esiste anche una traduzione

pre consigliabile seguire la linea della

italiana: arrampicata, arrampicata li-

minima pendenza. La partenza deve

A titolo di esempio possiamo citare,

bera, sassismo, escursionismo, torren-

essere rigorosamente raggiunta con

intorno a Lecco, sul San Martino il bre-

tismo. Per altre, come sky running o

mezzi artificiali quali impianti di risa-

ve tratto Cappelletta-Rifugio Piazza, ai

mountain biking, la traduzione non è

lita, automobili o fuoristrada, al limite

Resinelli i tratti Grattacielo-Forcellino

stata ancora trovata.

elicotteri o mongolfiere. Il fondo può

e Rifugio SEM-Tre Ombrelle. Un tipico

Con questo articolo, che pensiamo

essere costituito da strade sterrate

percorso di pianistica è il Sentiero del

verrà presto ripreso dalle più impor-

(tipicamente le strade agro-silvo-

Viandante, peraltro viziato dalla pre-

tanti riviste di alpinismo nazionali ed

pastorali e le strade militari), ma sono

senza di alcuni tratti asfaltati, ma con

internazionali e troverà un adeguato

ammessi anche sentieri, di preferen-

spazio nel web, proponiamo una nuo-

za poco sassosi. Buone le mulattiere,

va specialità alpina: il “flat walking”, in

purché rispettino i criteri di penden-

italiano “pianistica”.

za sopra stabiliti. Tranne che per brevi

Caratteristica base dei percorsi di

no alle caratteristiche della pianistica.

Sentieri e Parole

23


La Commissione tecnico-scientifica valuta le difficoltà del terreno lungo il percorso Grattacielo-Forcellino al Pian dei Resinelli. Foto di Annibale Rota

esclusione della tappa centrale, varian-

Grassi Lunghi da Balisio alle sorgenti

con esclusione della discesa su Uzza,

te alta, verso Ortanella sopra Varenna,

della Pioverna, la vecchia strada del-

i tratti iniziali della Val Zebrù, della Val

troppo impegnativa per salite e disce-

la Culmine di S Pietro da Maggio sino

Viola, della Val Vezzola. In Engadina le

se. All’ opposto dobbiamo escludere,

all’ inizio della salita, la strada della Val

valli laterali come Morterasch o Roseg

per eccesso di pianura, il giro del lago

Varrone da Premana ai Forni.

e i percorsi utilizzati in inverno per lo

di Garlate, tanto caro a Renzo Batti-

Alcuni percorsi sono oggetto di di-

ston, e i tratti di pista ciclabile, sia pure

scussione e dovranno essere valutati

Ottimi i percorsi intorno ai laghi ar-

sterrata, lungo l’Adda.

da una Commissione Tecnico-Scien-

tificiali creati come bacini idroelettrici,

tifica che ci proponiamo di istituire e

come in Valtellina i laghi di Cancano o

di cui più avanti parleremo.

i laghi di Campo Moro, ma anche, più

In Valsassina segnaliamo i percorsi Culmine di S Pietro-Forcella di Olino,

sci da fondo.

Alpe Paglio-Pian delle Betulle, Alpe

Ad esempio: si possono conside-

semplicemente, in Valsassina il Canale

Giumello-Camaggiore, i Piani di Nava

rare pianistici ai Resinelli il percorso

della Guzzi sopra Maggio di Cremeno.

sopra Baiedo dalla Bocchetta sino al

Grattacielo-Coltignone o a Bobbio il

Rifugio Riva, la Valle di Biandino dalla

percorso Funivia-Rifugio Lecco? Il

Bocchetta alle Baite di Sasso, il Sen-

loro dislivello non è eccessivo? Cer-

Quali devono essere le caratteristi-

tiero Stradini tra i Rifugi Lecco ai Piani

tamente eccessivo è in Artavaggio

che ottimali dell’alpinista praticante la

di Bobbio e Cazzaniga-Merlini ai Piani

il percorso Funivia-Rifugio Nicola e

pianistica, quali le norme da rispettare?

di Artavaggio (molto impegnativo e

ancor più Funivia-Rifugio Cazzaniga-

Età intorno agli 80, in condizioni di

comunque difficile da realizzare per la

Merlini. Viceversa pensiamo si possa

salute buone, ma sono accettabili an-

mancanza di mezzi di trasporto che

considerare pianistico l’anello di Bru-

che soggetti più giovani, diciamo tra

agevolino il raggiungimento dei punti

nino: primo tornante strada di Pialeral

i 60 e 70, purché con una storia che

di partenza e arrivo). Ammessi anche

da Pasturo-Gorio-Cappelletta Sacro

porti a qualche limitazione, come pro-

alcuni percorsi di fondovalle come i

Cuore-Brunino-discese lungo la stra-

tesi di anca o di ginocchio, problemi

da di Pialeral sino al tornante. Ma la di-

di cuore risolti con angioplastica o

scussione è aperta e saranno graditi i

by-pass, obesità con peso intorno ai

contributi dei lettori.

90 chili, insufficienza respiratoria dopo

24

Sentieri e Parole

Norme da rispettare

Esempi di percorsi pianistici in Val-

anni di sigarette, altre forme di disabi-

tellina sono la pedemontana della Reit

lità. Un punto di forza è essere nonni.


Un passaggio lungo il percorso Canale della Guzzi a Maggio di Cremeno, reso difficoltoso da un cedimento del fondo. Foto di Annibale Rota

Equiparati i sessi, maschile e femmini-

anni passati e, più in generale, di av-

le, e nel caso delle donne sono buone

venture giovanili.

candidate anche signore di età inferiore ai 40 anni, purché oltre il sesto mese di gravidanza.

La Commssione potrà anche prendere accordi con aziende come Decathlon, Taurus o Sport Specialist per

Ciclopianisti

una fornitura di biciclette elettriche,

Essendo la pianistica una disciplina

da mettere a disposizione dei piani-

Abbigliamento libero, zaino di volu-

totalmente innovativa, molti dei suoi

stici più appassionati. In questo caso

me non superiore ai 5 litri e di peso

criteri, sia quelli relativi ai percorsi e

si propone che la loro denominazione

non superiore ai 2 chili, raccoman-

alle modalità di accesso sia quelli re-

passi da quella di flat walker a quella di

dati i bastoncini. Se cielo nuvoloso,

lativi alle caratteristiche psicofisiche

flat biker, in italiano ciclopianisti.

raccomandato l’ombrello. L’orario di

degli alpinisti-pianisti sono ancora

Nostra speranza è dare inizio con

partenza da casa può essere anche

da elaborare ed a questo scopo ver-

questo articolo ad un movimento di

mattutino, in funzione della lunghezza

rà istituita una apposita Commissione

rinnovamento della filosofia dell’alpini-

del percorso e del mezzo di trasporto

Tecnico-Scientifica, commissione di

smo, movimento che potremmo chia-

per raggiungere il punto di partenza

cui fanno parte preliminarmente i Ra-

mare “Vecchio Mattino”, idealmente

del percorso pianistico, ma è bene che

gni autori del presente articolo.

legato al “Nuovo Mattino” proposto da Gian Piero Miotti negli anni ’70.

l’orario di inizio dell’escursione vera e

Sarà anche cura di detta Commis-

propria non sia prima delle 9. La du-

sione prendere accordi con le Com-

Concludiamo ricordando che sono

rata di una escursione pianistica può

missioni nazionali e internazionali re-

gradite proposte intese ad individua-

essere varia, ma sono sconsigliati per-

sponsabili di altre specialità alpine, ma

re nuovi percorsi pianistici e a meglio

corsi superiori alle tre ore, l’andatura è

anche con il Soccorso Alpino e con le

precisare le caratteristiche fisiche e

scelta liberamente dai partecipanti, ma

Asl locali. Citiamo a titolo di esempio

psicologiche di coloro che vorranno

deve essere comunque tale da con-

alcuni progetti come quelli di posizio-

accostarsi a questa nuova appassio-

sentire una libera e pacata conversa-

nare lungo i percorsi di pianistica non

nante disciplina sportiva.

zione, escludendo argomenti troppo

solo panchine e punti di ristoro come

impegnativi come quelli di sport o di

rifugi, wc (particolarmente richiesti dai

politica, che possano essere causa di

pianisti prostatici), bar e osterie, ma

eccessive emozioni: ottimi i ricordi di

anche lettini, carrozzelle, bombole di

salite e di imprese alpinistiche degli

ossigeno e defibrillatori.

Sentieri e Parole

25


SU E GIU’ PER LA VAL CALOLDEN

La Grignetta e la nascita dei Ragni nei ricordi del “Cito” Pierdavide Pennati


di Adriana Baruffini

S

i definisce timido, e all’inizio

Quando però gli faccio notare che in

Ragni, della città di Lecco; sullo sfon-

della nostra chiacchierata è

89 anni di vita spesi tra lavoro, fami-

do gli avvenimenti che attraversano

restio a parlare di sé: non ama

glia e montagna ci sarà pure qualcosa

l’Italia a cavallo della seconda guerra

mettersi in mostra, dice di non ave-

meritevole di essere ricordato, accetta

mondiale e negli anni della ricostru-

re mai fatto grande alpinismo e non

di buon grado di parlare e si rivela un

zione.

vuole togliere spazio a persone che in

ottimo narratore, capace di intrecciare

montagna sono state protagoniste di

i fili che legano le vicende personali

imprese ben più importanti delle sue.

con la storia degli amici, del gruppo

Il soprannome “Cito” è legato a una vicenda di famiglia.


“Mio nonno, lecchese, era emigra-

quando avevo 14 anni o poco più, feci

In un primo tempo il nostro pun-

to in Venezuela. Mio padre nacque là

le prime ascensioni sul Resegone, la

to di incontro ai Resinelli era la casa

nel 1887, a Minador , piccolo villag-

montagna più vicina a casa, su e giù

dei fratelli Giulio e Nino Bartesaghi,

gio minerario; all’età di otto anni fu

per cime e canali d’estate e d’inverno.

poi abbiamo incominciato a far base

imbarcato come mozzo su una nave

All’epoca eravamo vicini alla SEL.

al Cuera, osteria con camere gestita

e fece ritorno a Lecco. Il suo nome, venezuelano, era Luicito, da cui il di-

all’epoca dalla famiglia Rusconi di ValDal Resegone alla Grignetta

madrera che aveva in carico anche il

minutivo “Cito” ereditato anche da me.

Poi ci fu l’incontro con il gruppo dei

rifugio SEL e il Belvedere. Erano molto

Nessun riferimento al fatto che sono

“Sempre al verde” e lo spostamen-

disponibili nei nostri confronti, soprat-

timido e parlo poco!”.

to ai Piani Resinelli. Ricordo che dei

tutto la Franca.

Classe 1927, Davide è un lecchese

“Sempre al verde” faceva parte anche

La montagna era il nostro diverti-

doc. Nasce in piazza Mazzini e ancora

il Cechin Mazzoleni, padre di Lorenzo,

mento. Ogni domenica mattina sa-

bambino si trasferisce con la famiglia

il Ragno morto prematuramente nel

livamo a piedi dalla val Calolden, ci

in via Amendola, zona “Piccola”. Dopo

1996 in discesa dal K2.

incontravamo davanti alla chiesa, re-

il matrimonio, nel 1955, va ad abitare a

Eravamo un gruppo affiatato di

cuperavamo al Cuera le attrezzature

Olginate e lì risiede fino a due anni fa

giovani desiderosi di arrampicare, e

depositate la settimana prima (evita-

quando ritorna a Lecco.

ci siamo rapidamente amalgamati con

vamo di farci vedere in giro con corde

“I miei primi amici e compagni di

i coetanei che arrivavano da Rancio,

e attrezzi vari per non sembrare dei

montagna furono Felice Negri “Fe-

Antonio Castelnuovo, Giovanni Ratti,

bulli) e andavamo ad arrampicare; alla

licino”, futuro Ragno, e Dino Frigerio,

Vittorio Rota, Luigi Castagna, Giuseppe

sera ci aspettavamo tutti prima di ini-

entrambi del 1928. Con loro e con al-

Spreafico… un gruppo forte, tutti bella

ziare la discesa a piedi per lo stesso

tri ragazzi di Acquate e Germanedo,

gente.

sentiero della salita, poi qualcuno si

Il rifugio SEM ai Piani Resinelli in una foto dei primi del Novecento. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco


Il primo campeggio dei Ragni a Misurina nel 1946. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco

fermava a Rancio, gli altri proseguiva-

protagonista di quegli anni ama nar-

vicino alla Torre Viscontea; venivano

no a piedi fino in città o prendevano

rare con una coloritura diversa in base

messe per iscritto le attività alpinisti-

il tram.

ai propri ricordi e alla propria visione

che svolte dai singoli nel precedente

Lasciavamo al Cuera anche gli sci,

dei fatti, storie di cui Alberto Benini

fine settimana, e dopo un certo nu-

così se c’era in programma per la do-

fornisce una ricostruzione organi-

mero di salite i meritevoli diventavano

menica una sciata in Artavaggio o a

ca nelle prime pagine del libro “Ragni

Ragni.

Bobbio, bisognava salire ai Resinelli il

di Lecco. 50 anni sulle montagne del

sabato sera a recuperare l’attrezza-

mondo” (Vivalda Editori 1996).

tura. Eravamo un gruppo di giovani stupendo, pieno di voglia di vivere

Anche Davide si abbandona volentieri ai ricordi di quel lontano 1946:

Il venerdì sera invece ci incontravamo in sede per programmare le ascensioni del fine settimana. Queste riunioni erano talvolta segnate da di-

e di divertirsi. C’erano anche degli

“I fondatori del gruppo furono Giulio

scussioni e diverbi anche molto forti,

elementi che incominciavano già ad

e Nino Bartesaghi, Francesco Spreafi-

ma lo spirito del gruppo non ne era

emergere dal punto di vista alpinistico,

co “Piccolo”, Emilio Ratti “Topo”, Gigi-

intaccato”.

come Luigi Castagna”.

no Amati; alla presidenza fu nominato Silvio Fezzi.

L’ammissione al gruppo Ragni nel 1946

Ai Resinelli si consuma in quegli anni l’incontro-scontro fra vecchi e giova-

Io sono stato fra i primi ad essere

ni: gli alpinisti che hanno incominciato

ammesso, subito dopo la fondazio-

la loro attività negli anni ’30 guardano

Qui incomincia un racconto che sa

ne. Nello stesso anno sono diventato

di leggenda, sfumando in quello del-

socio del CAI Lecco. Punto centrale

le origini del Gruppo Ragni. Un insie-

nella vita del gruppo erano le riunio-

me di storie individuali e collettive, di

ni del martedì sera nella sede del CAI,

aneddoti, di nomi, di curiosità che ogni

che allora era in piazza XX Settembre,

L’intervista

29


con una certa diffidenza i giovani che

Un altro locale dei Resinelli era l’al-

affrontano le loro stesse difficoltà e

bergo Italia, gestito da uno zio del

Nessuno di noi aveva mai visto le

magari cercano di andare oltre.

Ragno Marco Ballerini; c’era un ter-

Dolomiti, a parte Cassin, e questa pri-

razzo dove si ballava”.

ma trasferta era vissuta come una

“Il punto di riferimento di noi giovani era Gigi Vitali che ci sosteneva

Felice Butti.

vera spedizione.

nei confronti dei “vecchi” ai quali non

Misurina, il primo

piaceva il nostro modo di arrampi-

campeggio dei Ragni

A Misurina dormivamo tutti in un’unica tenda grande, sdraiati per terra

care e ci guardavano con sospetto.

Fra i ricordi del 1946 non può man-

Anche Riccardo Cassin faceva par-

care l’epico racconto del primo cam-

maggiore

te dei “vecchi”, era severo ma più

peggio dei Ragni a Misurina.

c’erano anche 2 o 3 tende piccole.

disponibile,

qualcosa

ci

con una coperta; per chi aveva una disponibilità

economica

insegna-

“Siamo partiti in un bel gruppo di

Un’esperienza molto bella quella della

va, era capace di dare dei consigli.

giovani (fra gli altri Carlo Mauri, gio-

tenda, c’erano inevitabilmente dei di-

Il ritrovo dei “vecchi” e dei loro amici

vanissimo ma già abile in montagna,

verbi, ma si rimaneva amici. Il cuoco

(mio padre ad esempio, e il padre di

Duilio Berera, Antonio Castelnuovo, i

era Luigi, un bergamasco dipenden-

Franco Spreafico “Piccolo” facevano

fratelli Bartesaghi, Luciano Riva, Ar-

te della falegnameria dei Bartesaghi

parte della compagnia, andavano lì per

naldo Tizzoni, Pepetto) con un camion

e trombettista nella banda Manzoni;

ascoltare i racconti degli alpinisti) era

Dodge, lasciato dagli americani alla fine

ogni mattina ci dava la sveglia suo-

la Ca’ di zocul, osteria gestita dal Val-

della guerra, carico fra l’altro di farina

nando alla tromba un pezzo d’opera.

secchi che a Lecco aveva la famosa

per il pane. Il camion era dell’Autotra-

Misurina era un posto per ricchi. Alla

bottiglieria di via Cairoli. Il Valsecchi

sporti Alippi di piazza XX Settembre,

sera quelli di noi che avevano qualche

era proprietario di una casa ai Resi-

di proprietà del suocero di Arnaldo

soldo in tasca cercavano un po’ di vita

nelli e diceva di portare lì il vino per

Tizzoni e Dino Piazza. In moto Guzzi

in un albergo all’estremità di Misurina

imbonirlo.

erano partiti anche Riccardo Cassin e

verso Carbonin dove il più delle vol-

Ritratto recente di Davide Pennati. Foto di A. Baruffini


te non venivano accolti perché vestiti

Pur avendo smesso di arrampicare,

nello svolgimento di attività educati-

troppo male. Una sera uno di noi, forse

appena mi è stato possibile, ho rico-

ve in ambiente montano, dal cammino,

il più fine e riservato di tutti, di fami-

minciato a frequentare la montagna

all’osservazione della natura, a piccoli

glia benestante, mise in atto la giusta

da escursionista. A Olginate sono

compiti manuali, come, recentemente,

punizione con un imprevedibile gesto

stato tra i fondatori del GEFO e ho

la costruzione di una casetta.

goliardico: impadronitosi delle chiavi,

collaborato all’avvio di un gruppo di

“Il venerdì sera arrivo a casa distrut-

chiuse dall’esterno la porta dell’alber-

Alpinismo Giovanile, avvicinando alla

to, ma fin che la salute me lo consente

go, pieno di ospiti di riguardo, e buttò

montagna i miei figli. Uno di loro ha

non intendo rinunciare a questa at-

la chiave nel lago.

ereditato la mia passione ed è diven-

tività perché ne ricavo grandi soddi-

tato alpinista”.

sfazioni, sento di rendermi veramente

Abbiamo fatto varie ascensioni nella zona. Ricordo che Cassin e Butti ave-

Nel ricordo degli anni giovanili, Da-

utile e sono gratificato dai sentimenti

vano aperto una via nuova sul Sorapis;

vide non può fare a meno di men-

di affetto e riconoscenza espressi da

non rientravano più e ci hanno tenuto

zionare la guerra che li ha attraversati,

queste persone e dai loro famigliari”.

in apprensione per ore. E poi ricordo la

pur senza coinvolgerlo direttamente

disavventura di Duilio Berera, caduto

in azioni di tipo militare.

A distanza di 70 anni, Davide mantiene un forte senso di appartenen-

dalla Piccola di Lavaredo, ricoverato

“Era un momento negativo che ha

za al Gruppo Ragni, accogliendo con

in un ospedale della zona e lasciato là

segnato profondamente la mia gene-

senso critico e costruttivo insieme i

per completare le cure anche dopo il

razione, la vita sembrava non valere

passaggi talvolta burrascosi determi-

nostro rientro a Lecco”.

niente, c’era un senso di precarietà, di

nati dai cambi generazionali, dai pro-

L’attività alpinistica di Davide Pennati

tragedia incombente che offuscava i

gressi della tecnologia e dall’evoluzio-

si svolge prevalentemente in Grignetta,

comuni valori della convivenza umana.

ne delle tecniche alpinistiche:

oltrechè sulle montagne principali della

Mio fratello è stato uno dei primi

“Sono contrasti simili a quelli che a

Valtellina, della Bergamasca e del Can-

partigiani di Lecco operando fra Erna

suo tempo gli alpinisti della mia ge-

ton Ticino. I suoi compagni di cordata

e Magnodeno. Una volta, salendo ver-

nerazione hanno vissuto nei confron-

abituali sono Gigi Vitali, Emilio Ratti,

so Erna con uno zaino pieno di ri-

ti dei più vecchi. L’importante è non

Arnaldo Tizzoni e Giovanni Carcianiga.

fornimenti, ho incontrato due giovani

perdere di vista l’interesse del gruppo

Con Giovanni Ratti e il conte Bona-

sui 30 anni che stavano scendendo.

che ha bisogno dell’apporto di tutti per

cossa nei primi anni ’70 Davide apre

Avevano un bel viso aperto. Dopo ho

mantenersi vitale e crescere”.

una via nuova nel gruppo del Monte

saputo che alla fine del sentiero erano

Il suo sentirsi profondamente Ra-

Rosa.

stati freddati dai fascisti. Non ho mai

gno fa sì che Davide si occupi con

potuto dimenticare quell’episodio”.

dedizione dei compagni che hanno

Ma gli anni ’70 segnano anche la

problemi di salute e anche di quelli che

fine della sua attività alpinistica a seguito di vicende famigliari che assor-

Il senso di appartenenza al gruppo

sono andati avanti. E’ lui che all’inizio

bono tutte le sue energie.

Nonostante l’età Davide continua

di ogni novembre porta un mazzo di

“Mi è cambiata la vita, ho dovu-

a camminare in montagna, si muove

ciclamini sulla tomba dei Ragni defunti,

to mettere un freno a tutto. Mi sono

ancora molto bene a piedi e in bici-

coinvolgendo nel ricordo anche chi ha

dedicato completamente alla famiglia

cletta, e si occupa di attività di volon-

desiderato affidare le proprie ceneri

e al lavoro e per sette anni non ho

tariato. In particolare, dopo aver col-

semplicemente alla montagna.

neppure rinnovato la tessera del CAI.

laborato alla conduzione della palestra

Mi accontentavo di brevi escursioni

di arrampicata di Lecco, da 4-5 anni

in montagna la domenica mattina, per

con alcuni amici, dedica un giorno alla

rientrare in famiglia all’ora di pranzo.

settimana a tre gruppi di adulti con

Devo dire che il lavoro mi ha dato

handicap provenienti da zone diver-

grandi soddisfazioni, 64 anni con la

se del lecchese: li raggiunge all’Al-

stessa azienda, prima come dipen-

pe del Vicerè, sopra Erba, dove c’è il

dente, poi come consulente.

loro punto di accoglienza, e li guida

Nella foto di apertura: la chiesetta dei Resinelli quasi ultimata e in primo piano la trattoria Cuera nel 1917. Foto archivio G.Comi, CAI Lecco

L’intervista

31


NELLA TERRA DI BAFFIN

Otto nuove vie sulle grandi pareti di granito dell’isola canadese


di Luca Schiera paese per un paio di giorni per pre-

posto che sarebbe diventato il nostro

volta tutti insieme all’inizio di

parare le slitte con il materiale neces-

campo, ancora ricoperto dalla neve.

giugno direttamente in Cana-

sario a raggiungere la riva di un fiordo

Dopo un giorno di riposo ci siamo di-

ghiacciato distante 180 chilometri.

visi in cordate diverse per salire due

da, per organizzare il materiale e fare un (bel) po’ di spesa per i due mesi

Siamo partiti con il brutto tempo, poi

vie lungo la parete nord del Walker

successivi completamente isolati. Il

andando avanti il tempo e la visibilità

Citadel. Il cielo era coperto, il fiordo

gruppo messo insieme da Matteo era

sono diventati sempre migliori fino a

che avevamo attraversato solo due

formato da noi tre italiani (Luca e due

quando, dopo quattro giorni sugli sci,

giorni prima si stava ricoprendo di ac-

Matteo) e i due belgi Nico e Sean.

abbiamo raggiunto il Sam Ford Fiord.

qua dando l’impressione di cammina-

Esaurita questa ultima parte organiz-

Il paesaggio era completamente

re direttamente sul mare. Da qui siamo

zativa abbiamo potuto prendere il volo

cambiato: dopo la distesa piatta di

partiti per arrampicare i mille metri di

per l’isola di Baffin.

ghiaccio del mare siamo entrati nel

parete. Io, Sean e Nico da una parte,

Appena scesi dall’aereo abbiamo

fiordo circondato da alcune delle pa-

Teo e Giga poco distanti.

scoperto che, nonostante fosse già

reti di granito più grandi al mondo. Per

Sono partito più o meno con lo

estate con luce per ventiquattro ore di

altri due giorni ci siamo spinti verso

stesso cibo e con lo stesso abbiglia-

fila e con i bambini a giocare per stra-

l’interno, intorno a noi, a perdita d’oc-

mento per una giornata in falesia. Una

da in maglietta, c’era ancora un sacco

chio, solo ghiaccio e roccia.

scelta ottimistica che ho rimpianto più

di neve in giro. Ci siamo sistemati in

Il sesto giorno abbiamo raggiunto il

volte: abbiamo fatto ritorno al cam-

Ritorno sul ghiaccio nel Sam Ford fjord

C

i siamo trovati per la prima


Matteo De Zaiacomo (Giga) suona il violino sul Great Sail peak

po solo trentadue ore dopo, proprio quando il tempo era migliorato. Nella Stewart Valley

Great Sail peak visto dal campo base nella Stewart Valley

Siamo quindi partiti con tutto il ma-

nevicava. Una volta asciugata la roc-

teriale per scalare e cibo per dodici

cia siamo partiti leggeri verso la cima

giorni. Abbiamo aperto con i primi tiri

della montagna, arrampicando nella

per poi scendere a riposare sulla gros-

luce della notte artica.

Dopo qualche giorno di riposo ab-

sa cengia che divide la parete ad un

Fatto ritorno alla grande cengia

biamo iniziato a trasportare il ma-

terzo della sua altezza. Poi è arriva-

dopo otto giorni, abbiamo deciso di

teriale verso le pareti nella Stewart

to il momento di spostarci tutti verso

tentare di salire in giornata le altre due

Valley, il posto scelto come obiettivo

l’alto, impiegando una giornata intera

linee logiche della parete. Ci siamo

della spedizione. Finalmente, verso

a tirare il materiale duecento metri

divisi quindi in: io-Teo e Nico-Sean.

metà giugno ci siamo quindi sistemati

più su e a sistemarci nelle portaledge.

Ancora una volta ci ha accompagnato

sulla riva del lago ancora ghiacciato

Abbiamo passato il tempo chiusi nel-

una leggera perturbazione. Nonostan-

sotto il muro del Great Sail Peak, la più

le portaledge aspettando mentre fuori

te la roccia bagnata siamo riusciti a

imponente parete della valle. Matteo Della Bordella in arrampicata sugli ultimi tiri di Coconut Connection.

salire una lunga serie di diedri fino alla Arrivo a Clyde River


BAFFIN 1972

La prima spedizione italiana alla penisola di Cumberland Da “CAI LECCO 120 anni”

Portaledge in parete sul Great Sail peak

cresta finale, ripassare dalla cima (solo

due vie dall’altro lato

poco tempo dopo la volta preceden-

della valle. Per rag-

te) e fare ritorno alla cengia esatta-

giungerle però abbia-

mente ventiquattro ore dopo essere

mo dovuto attraversa-

partiti. Poco dopo ci hanno raggiunti

re il lago in piena fase

anche Nico e Sean.

di fusione, strisciando

Siamo tornati al campo sulla riva del

sul ghiaccio sottile.

lago undici giorni più tardi. Nel frat-

In un giorno pieno io

tempo molto ghiaccio si era sciolto e

e Nico abbiamo salito

i primi fiori primaverili erano spuntati

uno spigolo con roccia

nei prati.

molto bella, mentre Teo

Prima di partire per il lungo ritorno abbiamo fatto in tempo a salire ancora In cima al Great Sail peak

e Sean ha percorso

Durante la primavera del 1972 una grossa spedizione alpinistico-scientifica, patrocinata dalla sezione Tortona del CAI, si reca in Canada, al Circolo polare artico, nella “Terra delle Rocce Lisce”, la mitica Helluland di Leif Eiriksson, figlio di Erik “il Rosso”: la Terra di Baffin, penisola di Cumberland. Tra geologi, naturalisti, medici, personaggi di alta estrazione sociale, ci sono anche tre Ragni, tre alpinisti di Lecco. Dino Piazza, Luigino Airoldi e Alberto Dalla Rosa saranno i protagonisti di un’esperienza unica nel suo genere: l’incontro di due culture, di due modi di vivere la montagna e le terre generalmente indicate come “inospitali”. Gli uni che vivono questi ambienti naturali per il piacere in sé di essere lì e non altrove, per la gioia dello sforzo fisico che viene esaltato; gli altri mossi dall’interesse scientifico, per conoscere le segrete origini e motivarne l’esistenza. Due modi diversi di interpretare e vivere la medesima avventura, che inevitabilmente si incrociano arricchendosi l’un l’altro. Le montagne che circondano la Weasel Walley probabilmente sono le più antiche formatesi sulla terra e, tranne rare eccezioni, non sono mai state calcate da piedi umani. Così l’alpinista, per proprio piacere oltre che per “spiare”il lavoro dello scienziato, e questi, per desiderio di arricchire la propria conoscenza oltre che per non essere da meno del compagno, salgonoinsieme il Monte Volpedo, il Baldur, l’anticima Tyr, la Cima Marta ed il Sigurd. Tornati in patria, le esperienze umane vissute sono state raccolte nel bel volume di M.A. Sironi “La terra di Baffin”.

Alpinismo e arrampicata

35


Pausa sul ghiaccio durante l’avvicinamento al Sam Ford fjord

una linea di fessure e camini su di una montagna probabilmente mai salita. A metà luglio il tempo per noi italiani era scaduto, dovevamo iniziare a pensare al lungo rientro a piedi. Dopo esserci salutati sulla riva del fiordo senza più ghiaccio, ci siamo avviati con i nostri piccoli gommoni verso il paese di Clyde River, mentre i belgi hanno aspettato un passaggio in barca a vela. Il nostro rientro, pagaiando attraverso i fiordi e camminando nella tundra, è durato otto giorni, immersi in un paesaggio completamente differente da quello che avevamo lasciato due mesi prima. Le foto appartengono all’archivio del Gruppo Ragni

36 Alpinismo e arrampicata

VIE SALITE - "Down the slope without a ski" 5.12a/7a+ 1000m, parete nordovest del Walker Citadel in 32 ore dal campo, discesa dal versante opposto Sean Villanueva, Nicolas Favresse, Luca Schiera - "E poi boh" 5.11d/7a 800m, parete nordovest del Walker Citadel Matteo De Zaiacomo, Matteo Della Bordella - "Coconut connection" 5-12d/7c 700m + 350m, parete nord del Great Sail peak in otto giorni stile capsula, connessione tra via americana e russa in arrampicata libera Matteo Della Bordella, Sean Villanueva, Nicolas Favresse, Matteo De Zaiacomo, Luca Schiera -"Mascalzone Latino" 5.12b/7b & A0 (pendolo) 600m + cresta, parete nord del Great Sail Peak in 24 ore dalla grande cengia Luca Schiera, Matteo Della Bordella - "The Northwest passage" 5-12a/7a+ 700m + 350m in 36 ore dalla grande cengia, Great Sail Pea Nicolas Favresse, Sean Villanueva - "The seed of madness" 5.11c/6c+ & A0 (pendolo) in 24 h dal campo, the tree of wisdom. Sean Villanueva , Matteo Della Bordella - "24 h round trip camp to camp" 5-11d / 7a 600m, spigolo est del Copier Pinnacle in 25 ore dal campo Luca Schiera, Nicolas Favresse - “Catacomb" 5-12a 900m in 32 ore dal campo, Citadel, Stewart Valley. Sean Villanueva, Nicolas Favresse


COSA HO IMPARATO DALLA MONTAGNA

Un’allieva al corso di roccia: parolacce, autocontrollo e “Vecchie beline”

I

di Alessandra Selmi*

o e Stefano siamo sulla A7, direzione Milano. Piove, sulla carrozzeria la pioggia fa rumore, le nu-

vole sono basse, l’asfalto è scivoloso, i tergicristalli non funzionano bene. Stefano guida tenendo una gamba piegata, un piede sotto al sedere, intanto manda messaggi con Whatsapp. Penso che alla prima curva moriremo. Anzi no: non sono morta neanche ieri su “Vecchie beline”, nonostante sia stata molto vicina a Dio, perché l’ho chiamato così tante volte che non può non avermi sentito. Tutta la Liguria mi ha sentita mentre lo invocavo a gran voce. Su “Vecchie beline” ho lasciato una parte di me: epidermide, unghie, sudore. È l’ultimo giorno del corso AR1 e sto tornando a casa. Ho così tanti lividi addosso che sembro Peggy della “Carica dei 101”: praticamente un dalmata. Ho un livido, in particolare, con su scritto “Welcome to Finale Ligure”. Le mani sono tagliuzzate, penso alle

Alessandra e Pier

mie amiche che hanno sempre la ma-

imparato a fare la bambola, quella di

nicure a posto e mi sento una cacca.

corda intendo, l’altra la sapevo già fare.

Un tempo avevo piedi bellissimi, ne-

Ho imparato che “azzerare” significa

anche un callo. Adesso sembra siano

aggrapparsi a un rinvio, e che ho az-

stati calpestati da un elefante maschio

zerato un sacco di volte. Ho impara-

adulto che balla il tip tap. Ho un graf-

to tutto un gergo che mi fa sentire

fio sul gomito tipo reduce dalla gabbia

proprio ganza. Ho imparato che i fiori

del leone e dolori a muscoli che ne-

della ruta a contatto con la pelle pro-

anche sapevo di avere: i muscoli del

vocano delle bolle tipo peste manzo-

collo, per esempio. Io pensavo che il

niana e che continuo a preferire que-

collo fosse fatto solo di ossa, vene e

sta pianta affogata nella grappa.

un tubo per l’aria, il tutto coperto da

Ho imparato che, per arrampicare

pelle, e invece pare ci siano anche dei

una parete, prima delle braccia e delle

muscoli, che fanno male quando li usi.

gambe, serve il cervello. Non si ar-

È solo una delle cose che ho impa-

rampica con i muscoli, ma con la testa.

rato al corso, neanche la più impor-

Perché è il cervello che stabilisce quale

tante. Certo, ci sono le cose tecniche.

via seguire e soprattutto ti impedisce

Ho imparato a fare il nodo delle gui-

di dare di matto quando hai 50 metri

de e il barcaiolo e il mezzo barcaiolo,

di vuoto sotto i piedi e non sai cosa

anche se non consiglierei a nessuno

fare. La montagna mi ha insegnato la

dei miei amici di farsi fare sicura da

concentrazione, la calma e l’autocon-

me. Ho imparato a calarmi in corda

trollo. Sono certa che il mio istruttore

doppia e finalmente so cosa sono un

che ieri mi ha sentita imprecare come

diedro, un friend, un nut, una sosta e

una camionista indemoniata non sarà

un paranco. Ho imparato che se cal-

del tutto d’accordo, ma se mi avesse

pesti la corda l’istruttore s’incazza. Ho

conosciuto prima, oggi mi assegne-

Sosta


rebbe il premio “sangue polare”. Meditazione Ho imparato che arrampicare è molto simile alla meditazione. Tutti i tuoi

e ho imparato che in quel momento

quando ci si è sopra. La montagna in-

gli vuoi bene come a un fratello. Ho

segna a non giudicare mai quello che

imparato che, quando il tuo compa-

non si è provato di persona. Ma ho

gno ce la fa, sei contenta come se ce

anche imparato che, troppo da vicino,

l’avessi fatta tu.

non si vedono prese che al compagno

pensieri sono concentrati nel metro

Ho imparato che, mentre arrampichi

risultano evidenti. Così la montagna

quadrato di roccia a cui sei precaria-

sei solo tu, le tue gambe, le tue braccia

insegna anche a guardare le cose dalla

mente attaccato, e in quel momento

e il tuo cervello (e le tue ascelle pic-

giusta distanza.

– per quanto difficile sia la vita – non

canti), ma non sei mai davvero solo:

Ho imparato che, quando pensi che

riesci a pensare a nient’altro: non ci

dall’altra parte della corda c’è una per-

proprio stavolta non ce la farai, se

sono le tasse, non ci sono i problemi,

sona con cui dividi tutto. Ho imparato

guardi bene c’è un appiglio che non

non c’è il lavoro. Ci sei solo tu, due

che in montagna si condivide il mate-

avevi considerato e che risolve tut-

mani, due piedi, un cuore che pompa

riale, l’acqua, il cibo, la fatica, la paura

to. Ho imparato che, per quanto una

da matti e due ascelle puzzolenti. Ci

e la soddisfazione, e che il risultato

presa è lontana, se vuoi davvero arri-

sono momenti in cui sei così concen-

di questa divisione è una moltiplica-

varci, in un modo o nell’altro ci arrivi.

trato che le ascelle neanche le senti.

zione: di amicizia, di gioia. Questa è

Ho imparato che non importa quanto

La montagna, dunque, mi ha regalato

la magia della montagna, che abbat-

è alta una parete, di quanti tiri è fatta

la pace vera, quella specie di vuoto

te tutte le barriere, spoglia le perso-

e qual è la difficoltà: si affronta sempre

che alleggerisce la testa e il cuore.

ne delle etichette e dei pregiudizi e le

un passo per volta.

Ho imparato che il suono più bello

unisce in un vincolo genuino.

Ho imparato che la volontà è più

del mondo è quando il tuo compa-

Ho imparato che una via, quando

forte di ogni limite, ma che, alla fine, è

gno ti dice: «Dai, che ci sei quasi!»

la si guarda da lontano, è più facile di

la montagna che decide se ce la farai

Vortice di fiabe, Val di Mello


Arco di stella marina, Val di Mello

o no. Ho imparato la perseveranza e

solo una nuova borsa di Hermès!), co-

tempo. Se piove, ti spari maratone di

l’umiltà.

nosci a memoria tutti i prezzi di listi-

video di tizi che arrampicano come

Ho imparato che, quando arrivi in

no, fissi le pareti immaginandoti dove

l’uomo ragno: da bambina volevi fare

cima, sei solo a metà strada. Che poi ti

possa passare una via, domandandoti

la ballerina col tutù, e adesso il tuo

aspetta una calata in corda doppia, col

se magari già esiste, cercando il bril-

idolo è uno che riesce a sollevare il

vento che si insinua sotto la maglietta

lio degli spit al sole. Quando vedi un

proprio corpo con due dita appena. La

e il cervello che ti domanda osses-

altro che arrampica e tu non hai l’at-

mamma pensa che sei diventata le-

sivamente: «Sei sicura che questo

trezzatura, ti vengono le convulsioni.

sbica. Poi finisci col frequentare gen-

imbrago, acquistato in saldo, reggerà

Allora non vai neanche al supermer-

te malata come te, nei vostri incontri

tutto il tuo peso?».

cato senza un kit di base – imbrago,

al pub parlate solo di Dulfer, diedri,

scarpette, casco, un paio di cordini, tre

boulder, fittoni e kevlar, ed è tutta una

moschettoni a pera – nel baule della

gara a chi ha il moschettone più bel-

Ho imparato che la montagna crea

macchina. Pensi di montarti una pa-

lo, mentre quelli del tavolo accanto vi

dipendenza più dell’eroina e che, una

lestra di roccia in soggiorno, al posto

guardano male. Nelle foto hai sempre

volta che cominci, non puoi più smet-

del televisore. Vorresti portare pure

le mani sporche di magnesite, spesso

tere. E come tutte le droghe che si

la nonna ad arrampicare («perché, ti

anche il naso. E quando vai al Brico

rispettano, non si può tenere a lungo

giuro, nonna, ti farebbe proprio ringio-

per comprare due chiodi, ogni volta ti

nascosta: presto ti trovi a parlare solo

vanire!»). Il venerdì sera scruti il cielo

di quello, diventi pedante con gli amici

domandandoti: domani potrò uscire in

e loro alla fine ti evitano, leggi riviste

falesia? Così diventi un’esperta di me-

specializzate, sbavi davanti a un set di

teo, consulti tutti i siti regionali, nazio-

rinvii (bei tempi, quando desideravo

nali, mondiali e pure il galletto segna

Come una droga

Alpinismo e arrampicata

39


Uscita floreale a Finale

ritrovi nel reparto dei cavi venduti al

mi ha cambiata dentro. Mi ha resa più

della montagna: tutte le cose che ho

metro a fare il nodo delle guide, così,

forte, migliore di prima, più consape-

imparato in questo corso le sapevano

solo per non perdere la mano.

vole, più serena e più felice.

già da un pezzo e hanno avuto la ge-

Ho imparato a fare una cosa per

Il merito è in parte mio, in par-

nerosità e la pazienza di insegnarmele.

volta, a finire un’operazione prima di

te delle persone che ho incontrato a

Credo però di aver insegnato anche

iniziarne un’altra: che per un maschio

questo corso. Non dimenticherò mai i

io qualcosa a loro. Perché le parolacce

è normale, ma per le femminucce

volti delle persone che erano con me

che ho detto ieri non le avevano sen-

come me, abituate al multitasking, è

al corso, né quelli degli istruttori. In

tite prima da nessuna parte. Non da

una grande conquista.

particolare quello di Pino, che nei pas-

una signora, almeno.

Ho imparato tantissime cose sull’ar-

saggi più difficili di “Vecchie beline” mi

rampicata e sulla montagna, che non

guardava con un sorriso da Stregatto,

hanno niente a che vedere con l’ar-

decisamente sadico.

rampicata e la montagna. Per questo è

Un branco di pazzi invasati, con cui

probabile che presto dimentichi com’è

non a caso mi sono trovata subito a

fatto un nodo barcaiolo o come ci si

mio agio. Dei pazzi preparatissimi, seri

cala in corda doppia, ma non dimen-

fino a essere pedanti quando è ne-

ticherò mai questa esperienza, che

cessario essere seri («Fai una cosa per volta! Ricontrolla il nodo! Guar-

40 Alpinismo e arrampicata

da che il tuo compagno sia a posto! Verifica che il moschettone sia chiuso!»). Grandi conoscitori e rispettosi

*Alessandra Selmi è editor freelance e scrittrice. Foto di Stefano Rimoldi, Roberta Nobili, Matteo Zoia, Alessandra Selmi.



A SIMON GIETL IL “GRIGNETTA D’ORO 2016”

Il premio conferma Lecco capitale dell’alpinismo

Simon Gietl in arrampicata. Foto archivio Simon Gietl

di Sara Sottocornola

N

omi celebri, che hanno scritto la storia dell’alpinismo, e talenti emergenti, che ne rap-

presentano il futuro. Il Grignetta d’oro, ancora una volta, ha riportato Lecco sotto i riflettori come capitale dell’alpinismo: venerdì 21 maggio il premio alpinistico nazionale è stato assegnato all’alpinista altoatesino Simon Gietl nel corso di una serata che ha raccolto al Teatro della Società personaggi noti, giornalisti, e appassionati di montagna provenienti da ogni parte d’Italia. Gietl, classe 1984, è stato ritenuto il “migliore” per “la completezza del curriculum, avendo salito vie di elevata difficoltà su tutti i tipi di terreni. Ha raggiunto un altissimo livello in ogni

42

stile di scalata spaziando sulle mon-

Alberto Pirovano, Presidente del CAI

tagne di tutto il mondo, dall’Alaska,

di Lecco, con il prestigioso accompa-

al Sud America, alle Alpi. Negli ultimi

gnamento “live” del pianista jazz Mar-

due anni ha aperto nuove vie su pa-

co Detto. Tutti i finalisti hanno rice-

reti mitiche come la nord dell’Eiger, poi

vuto in dono una piccozza forgiata e

liberata nei singoli tiri, e su altre meno

incisa da Grivel Mont Blanc e il vinci-

note in particolare in Dolomiti, mo-

tore un calco della Grignetta realizzato

strando attenzione alla ricerca di linee

da Guido Cassin.

vergini con uno stile pulito”.

“E’ un grandissimo onore per me

La scelta è stata compiuta all’una-

essere qui e ricevere questo premio –

nimità dalla giuria, composta dagli al-

ha detto Gietl, guida alpina originario

pinisti di chiara fama Anna Torretta,

della Valle Aurina -. I riconoscimen-

Silvio “Gnaro” Mondinelli, Mario Conti,

ti sono importanti ma è l’alpinismo la

Matteo della Bordella e dal giornali-

mia vita. Le montagne mi hanno atti-

sta Andrea Gennari Daneri. I giurati

rato nel loro incantesimo”.

hanno valutato la “visione alpinistica” dimostrata nell’ultimo biennio da Gietl

L’albo del Grignetta d’oro compren-

e dagli altri finalisti: Jacopo Larcher,

de alpinisti di fama mondiale. Il premio

Alessandro Baù, Alex Walpoth e Luca

è nato in seno alla sottosezione CAI

Schiera.

Belledo negli anni ‘70 come riconosci-

Tutti erano presenti alla serata di

mento per i giovani: dopo un periodo

premiazione, presentata dallo scrittore

di interruzione è stato riproposto con

e giornalista Marco Albino Ferrari e da

successo lo scorso anno all’interno


della manifestazione Monti Sorgenti, rassegna nazionale dedicata alla montagna, organizzata dal Club Alpino Italiano Sezione di Lecco e dalla Fondazione “Riccardo Cassin” che si tiene ogni anno nel mese di maggio. Nel 2015 è stato assegnato dal Ragno di Lecco Matteo della Bordella. Alberto Pirovano, presidente del Cai Lecco, ha sottolineato il “ruolo di Lecco come capitale dell’alpinismo: un ruolo che ci è stato dato dalla storia e che dobbiamo portare avanti per la città, per il turismo e per il futuro”. E’ questa la direzione in cui lavorano, investono e si inseriscono eventi come Monti Sorgenti e il Premio Grignetta d’Oro. L’Assessore regionale allo sport Antonio Rossi ha dichiarato, in occasione della conferenza stampa di presentazione di Monti Sorgenti, che “la Simon Gietl mostra il trofeo del Grignetta d’oro. Foto archivio Simon Gietl

montagna è senza dubbio una risorsa preziosa, un bene su cui investire. E il Grignetta d’oro è progetto grande e ambizioso, in cui Regione Lombardia ci vuole essere”. Il Grignetta d’oro sogna quindi di crescere, e allargare i propri confini, nel nome di Riccardo Cassin, portabandiera dell’alpinismo lecchese e riconosciuto a livello mondiale, insieme ai suoi compagni, come padre fondatore dell’alpinismo moderno.

Di fianco due momenti della premiazione al Teatro della Società.


ALL’OMBRA DELLA LEGGENDA

Una mostra per ricordare Gino Esposito e Ugo Tizzoni di Matteo Manente

A

nche quest’anno, all’interno della rassegna “Monti Sorgenti”, c’è stato spazio per

una mostra storico-fotografica dedicata al ricordo e alla riscoperta di alcuni personaggi che hanno scritto, con le loro imprese, la storia dell’alpinismo lecchese e non solo: protagonisti della mostra “All’ombra della leggenda”, questa volta sono stati Gino Esposito e Ugo Tizzoni, punte d’eccellenza dell’alpinismo nostrano, le cui ascensioni più importanti – tra tutte si ricordano la parete nord-est al Pizzo Badile (1937), la Punta Walker alle Grandes Jorasses (1938) e la Nord dell’Aiguille de Leschaux (1939) – sono sempre state condotte insieme a Riccardo Cassin.

quattordici pannelli che compongo-

alle Grandes Jorasses che nell’estate

no questa nuova mostra targata CAI

del 1938 rappresentava l’ultimo vero

Lecco e Fondazione Riccardo Cassin.

grande problema da risolvere nelle

Dopo alcuni cenni biografici rela-

Alpi; infine la parete nord dell’Aiguille

tivi a ciascuno dei due protagonisti,

de Leschaux, conquistata da Cassin in

la mostra procede per piccoli foto-

compagnia di Ugo Tizzoni.

grammi, come se si stesse sfogliando

Impossibile naturalmente conden-

un ipotetico album dei ricordi: ecco

sare in poche righe le vicende alpi-

quindi alternarsi molte fotografie sto-

nistiche di due giganti come Esposito

riche conservate nell’archivio della

e Tizzoni, due tra i più forti alpinisti

Fondazione Cassin con le parole dello

lecchesi di quell’epoca; per questo la

stesso Riccardo, riferite ai due com-

mostra si è concentrata e focaliz-

pagni di cordata morti entrambi nel

zata solo sulle imprese più rilevanti

1994 a distanza di pochi mesi l’uno

compiute da Esposito e Tizzoni, due

dall’altro. Prima l’impresa mitica sulla

rocciatori che hanno indissolubilmente

parete nord-est del Pizzo Badile, salita

legato il proprio nome a quello di Cas-

da Gino Esposito con Riccardo Cassin

sin, nonostante il fatto che l’unica delle

e Vittorio Ratti; poi spazio al capo-

grandi imprese realizzate contempo-

lavoro della cordata Cassin-Esposito-

raneamente dai tre alpinisti e prota-

Tizzoni, ovvero quella Punta Walker

gonisti della mostra sia stata quella

A partire dagli anni Trenta, infatti, con il “grande vecchio” dell’alpinismo italiano Esposito e Tizzoni hanno scritto pagine di alpinismo divenute poi leggendarie, contribuendo a rendere ancora più grande la stella di Cassin ma, allo stesso tempo, ritagliandosi un posto d’onore nel gotha del mondo alpinistico che conta. Esposito e Tizzoni hanno arrampicato per anni, sia insieme che singolarmente, “all’ombra della leggenda” di Cassin – da qui nasce l’idea del titolo della mostra – e proprio queste scalate hanno scandito il racconto della loro attività alpinistica, presentata molto sinteticamente nei

44

Un momento dell’inaugurazione della mostra in Piazza Garibaldi. Foto di Danilo Villa.


sulla Punta Walker.

co, Alberto Pirovano. I pannelli, affissi in

Una storia, quella che coinvolge

piazza Garibaldi lungo il lato dell’edificio

Esposito, Tizzoni e Cassin, che non è

che una volta ospitava la banca, sono ri-

fatta però solo di grandi imprese in

masti esposti all’aperto fino a mercoledì

montagna: dai ricordi di Cassin ripor-

1 giugno; obiettivo di questa location,

tati fedelmente sui pannelli della mo-

come negli anni passati, è stato quel-

stra emerge infatti il grande rapporto

lo di raggiungere il maggior numero di

di stima e di amicizia che c’era fra i

persone possibili, amanti dell’alpinismo o

tre rocciatori, una legame fortissimo

semplici passanti che fossero: un even-

sul quale hanno potuto poi costruire

to, quello della mostra itinerante, che

quelle imprese alpinistiche tanto im-

anche quest’anno ha dimostrato l’ap-

portanti da proiettarli fra le cordate

prezzamento di tanti lecchesi e che ha

più forti e rispettate dell’alpinismo di

saputo ancora una volta dare luce alle

quegli anni, non solo a livello lecchese.

vicende di alpinisti più o meno noti al

Evento presente già fin dalla prima

grande pubblico che attraverso le loro

edizione di “Monti Sorgenti” - negli

imprese in parete hanno dato risalto e

anni precedenti le mostre avevano ri-

lustro non solo al mondo dell’alpinismo

guardato Luigi Castagna, Gigi Vitali, Ma-

lecchese, ma a tutta la città, diventando

rio “Boga” Dell’Oro, Vittorio Ratti e Gio-

a loro volta ambasciatori di Lecco e del

vanni Gandin - la mostra di quest’anno

suo territorio in tutto il mondo.

relativa ad Esposito e Tizzoni è stata inaugurata lunedì 16 maggio, alla presenza del sindaco Virginio Brivio, dell’assessore Francesca Bonacina e del neoeletto presidente del CAI LecTizzoni, Cassin ed Esposito dopo le imprese di fine anni Trenta. Foto archivio Fondazione Cassin


FRA ROVI E LISCIONI, ALLA SCOPERTA DI MONTECRISTO

L’esperienza sull’isola di Marco Albino Ferrari

di Adriana Baruffini

L

o spazio letterario di Monti Sorgenti è stato occupato quest’anno da Marco Albino Ferrari che

il 20 maggio, nella sala conferenze di Confcommercio, a Lecco, ha presentato il suo libro “Montecristo. Dentro

i segreti della natura selvaggia”, edito nel 2015 da Laterza. Con un’esposizione vivace e documentata che ha tenuto costantemente viva l’attenzione del pubblico, l’autore ha raccontato la sua singolare esperienza di soggiorno su quello “scoglio

ellissoidale di granito rosa-arancio

ne, con limitate aree di spostamento e

cosparso di enormi e luminosi cristalli

tempi d’attesa di tre anni.

di ortoclasio” che merita un viaggio e

Marco Albino Ferrari è il primo os-

un racconto perché “di fatto è l’unico

servatore non coinvolto in ricerche

luogo inavvicinabile nel mar Tirreno,

scientifiche a cui sia stato concesso

oasi di natura sottratta all’uomo”, una

di permanere e muoversi liberamente

delle isole più suggestive e misteriose

sull’isola per un periodo consecutivo

di tutto il Mediterraneo, ambientazio-

di due settimane durante le secche di

ne metaforica del celebre romanzo di

gennaio.

Alexandre Dumas Il Conte di Monte-

cristo.

Il risultato è questo libro nel quale la leggerezza e il pathos delle descrizio-

Da quando nel 1971 è diventata ri-

ni di paesaggi scoperti in un assoluto

serva naturale dello stato con regime

e quasi inquietante silenzio “vagando

di riserva integrale, l’accesso alle sue

senza sentiero tra rovi e ripidi liscioni”,

coste è riservato a pochissime perso-

convivono con il carattere divulgativo

Alcuni dei disegni di Giancarlo Caligaris che illustrano il libro


ma rigoroso dei contenuti scientifici e

la vicenda della guerra alle capre in-

storici.

trapresa dal fascismo su tutto il ter-

Un cenno meritano infine le pagine

E la narrazione della permanenza

ritorio nazionale, che per Montecristo

dedicate ai pochissimi contatti umani

sull’isola diventa lo spunto per appro-

significò la decimazione di una specie

che si presentano allo scrittore durante

fondire la questione del rapporto fra

endemica dalle corna a scimitarra im-

il suo soggiorno, primi fra tutti Giorgio

uomo e natura con ampie digressioni

portata da qualche comunità pioniera

e Luciana, custodi dell’isola in servizio

su alcune delle questioni più dibattu-

all’età di Omero. E proprio con questa

permanente da una decina d’anni. La

te, come il tema della natura selvaggia

remota e ipotetica colonizzazione ini-

loro scelta di solitudine si esprime nel-

caro al romanticismo ottocentesco e

zia la storia dell’isola nel cui prosieguo

le parole con le quali accompagnano

fatto proprio con diverse declinazioni

troviamo i monaci seguaci di San Ma-

l’allontanarsi della motovedetta della

dalla cultura ecologista del XX secolo

miliano e i personaggi che nel corso

Guardia forestale che periodicamente

e dall’ambientalismo post-moderno, o

dell’Ottocento hanno lasciato traccia

fa loro visita: “E’ questo l’istante in cui

quello della biodiversità e della con-

del proprio passaggio in sontuose di-

ci si sente più soli. Non di notte, ma-

servazione dei vari habitat, ai qua-

more, fino all’arrivo dei Savoia, e poi,

gari sotto un temporale. Non quando

li l’introduzione di nuove specie può

con la caduta della monarchia, la ces-

col binocolo scruti l’orizzonte vuoto

provocare danni irreparabili come è

sione al demanio dello stato italiano.

del mare. No, è adesso che percepi-

avvenuto, nel caso di Montecristo, con

ricerche.

Chi desidera approfondire i vari temi

sci la vera solitudine. Ed è bellissimo.

trova alla fine del libro una breve bi-

Quando ancora vedi qualcuno che si

Ci sono poi i temi storici, spesso

bliografia ragionata con alcuni dei titoli

allontana, e sai che tra qualche istante

intrecciati con quelli ambientali, come

che hanno guidato l’autore nelle sue

non lo vedrai per lungo tempo”.

il ratto e l’ailanto.

In basso Marco Albino Ferrari con il presidente del CAI Lecco


QUOTA 3738

Luglio 2016, gita sociale al Palla Bianca


di Giorgio Mandarano

S

i è ormai consolidato l’appun-

di livello medio facile, ma pur sempre

Il Palla Bianca con i suoi 3.738 metri

tamento alpinistico con la gita

alpinistica, e poter anche incontrare

di altezza si trova sulle Alpi Venoste al

sociale della nostra sezione da

amici e persone che magari non si ha

confine tra l’Italia (provincia di Bolza-

effettuarsi (sempre compatibilmen-

occasione di vedere durante il resto

no) e l’Austria di cui è la terza cima

te con le condizioni metereologiche)

dell’anno. Anche questa volta come

più alta. Si può raggiungere da più

nel primo fine settimana di luglio. Una

lo scorso anno si è unito il gruppo

versanti, per alcuni è più nota come

bella occasione per fare un’ascensione

dell’Alpinismo Giovanile.

classica meta scialpinistica da fare in


Ampi pascoli dopo Melago 1915 m

primavera risalendo la Val Senales,

Melago si risale dunque la lunga val-

tuttavia rappresenta anche un’interes-

lata, tra l’altro interessante anche per

E’ proprio questo uno dei principa-

sante ascensione di due giorni da fare

la presenza del sentiero didattico gla-

li argomenti della serata. Cellulari alla

durante il periodo estivo risalendo il

ciologico, dove i pannelli informativi

mano, cerchiamo con difficoltà, per

ghiacciaio di Vallunga, anzi, conside-

mostrano il mutamento dello stato dei

la presenza di segnale molto debole,

rato lo sviluppo e le sue caratteristi-

ghiacciai e, ahimè, in particolare l’ine-

di rimanere aggiornati sulle previsio-

che, non ha nulla da invidiare ad altre

sorabile loro ritiro sintomo dei muta-

ni metereologiche. La perturbazione

salite verso vette più “blasonate” delle

menti climatici in essere.

prevista sembra arrivare con qualche

Alpi.

L’avvicinamento al rifugio si svilup-

Il programma della gita prevedeva di

pa su larghi sentieri mai troppo ripidi

incontrarsi tutti la mattina del primo

o particolarmente esposti e il gruppo,

giorno a Lecco per poi dirigersi con

compatto all’inizio, si sfilaccia in sot-

le auto verso Melago dove sarebbero

togruppi che proseguono ognuno col

state parcheggiate per poi proseguire

proprio ritmo per avere la tranquillità

l’avvicinamento a piedi sino al rifugio

di scattare delle foto o semplicemen-

Pio XI. Così è stato. Lasciate le auto,

te per godersi il rilassante panorama.

dopo un breve briefing per controllare

Nonostante l’incombenza di qual-

tutto l’equipaggiamento e i materia-

che nuvola, in circa due ore e mezza

li del gruppo, ci siamo diretti verso il

siamo arrivati tutti al rifugio Pio XI a

rifugio. Questa prima parte dell’escur-

quota 2.544 senza aver preso acqua.

sione si svolge in ambiente di mez-

Infatti le previsioni, purtroppo per noi,

za montagna tra i prati e i pascoli. Da

indicavano una perturbazione in arrivo e la salita del giorno successivo

50

Escursionismo

si sarebbe dovuta svolgere proprio in una prima finestra di sole in questa fase di brutto tempo.

Interrogando il meteo

ora di ritardo e la preoccupazione

Verso la sella del Palla Bianca


Ultimo tratto in cresta

è che la finestra di bel tempo arrivi

tendere speranzosi per il giorno dopo.

cambierà molto e questo fatto ci co-

il giorno successivo, ma fuori tempo

Alle quattro del mattino, guardando

stringe a tenere un passo sostenuto

utile per arrivare in vetta in tutta si-

fuori dalla finestra, il tempo non pro-

pensando alla via del ritorno.

curezza.

mette nulla di buono e la sensazione è

Il tempo nonostante qualche nuvola

La perturbazione arriva e in tar-

quella di essere in un bicchiere di lat-

passeggera sembra tenere e la visibi-

da serata il rifugio è immerso nelle

te. Decidiamo così di attendere prima

lità è quasi sempre buona, tuttavia con

nuvole con pioggia intermittente e

di decidere se abbandonare o meno

il passare delle ore e l’arrivo del sole,

la visibilità è molto bassa. Ora non ci

la salita. Rimaniamo così in stand-by

nonostante si salga notevolmente di

rimane che andare a riposare e at-

per un po’ quando ad un certo punto

quota, la progressione si fa abbastanza

alle primissime luci dell’alba le nuvole

impegnativa dal punto di vista fisico a

sembrano aprirsi e le vette intorno a

causa della neve che diventa sempre

noi iniziano a mostrarsi. E’ il momento

più molle.

che tutti attendavamo.

Il gruppo di Alpinismo Giovanile ne

Senza perdere altro tempo ci pre-

approfitta per fermarsi a circa metà

pariamo, e ci mettiamo subito in cam-

strada per fare esercitazioni di mano-

mino con le luci frontali. Dopo pochi

vre di soccorso su ghiacciaio prima di

minuti, all’inizio del ghiacciaio, la parte

rientrare al Pio XI. Noi proseguiamo

alpinistica dell’ascensione. Dopo aver

e giungiamo a sole ormai già alto alla

formato le cordate come da pro-

Sella della Palla Bianca a 3.362 metri.

gramma iniziamo la lunga risalita del

In questo punto alcuni di noi volgendo

ghiacciaio. Dapprima su ghiaccio vivo

il pensiero alle tempistiche per il ritor-

e poco dopo su neve ghiacciata. Ci

no e al proprio livello di stanchezza

rendiamo subito conto che il rigelo notturno, proprio a causa della nuvolosità, è stato scarso, e nonostante la neve “tenga” siamo consapevoli che con il passare delle ore la situazione

Escursionismo

51


In senso orario: briefing con Silvano Arrigoni; rifugio Pio XI 2544 m; finestra di bel tempo; scendendo dalla vetta;

decidono di non proseguire oltre e

condo grado in vetta a 3738 metri di

salita, questo solo perché, scendendo

rientrare subito al rifugio. D’altronde il

quota. In questo ultimo tratto incon-

con la soddisfazione della vetta rag-

panorama dalla Sella è già grandioso

triamo numerose cordate che pro-

giunta, il desiderio è solo quello di una

e soddisfacente, fermarsi qui significa

vengono dalla Val Senales ed è così

birra con i propri compagni di cordata.

comunque aver fatto una bella escur-

che sulla cresta finale l’affollamento

Giungiamo finalmente al rifugio dove

sione.

è tale da costringere alcuni di noi a

ci ricongiungiamo con tutti gli altri del

fermarsi qualche metro sotto la vetta

gruppo e approfittiamo per rifocillarci

per non rischiare di perdere ulteriore

e riprendere poco dopo la facile di-

Consapevoli del tempo a disposi-

tempo. In ogni caso panorama incre-

scesa fino a Melago.

zione riformiamo le cordate con chi

dibile e grande soddisfazione di tutti

ha deciso di proseguire e con passo

noi per la salita.

Verso la vetta

Anche quest’anno la gita sociale è stata un’occasione per stare in

deciso traversiamo il versante e ci di-

Ora però inizia la discesa che come

compagnia di amici vecchi e nuovi

rigiamo dapprima con dei morbidi sa-

previsto sarà altrettanto faticosa sia

e, soprattutto, per fare un’escursione

liscendi sino agli ultimi tratti ripidi che

per le caratteristiche del manto nevo-

alpinistica interessante in zone che di

ci portano verso l’anticima sud e infine

so sopra il ghiacciaio sia per il sole che

solito non si ha tempo di raggiungere.

con una breve e facile cresta di se-

inizia a farsi sentire. Così dopo qualche

52

fotografia per immortalare il momento

Escursionismo

ci accingiamo a scendere senza esitazione. La via del ritorno come spesso accade appare sempre più lunga della

Foto in apertura: verso la vetta, sprofondando nella neve. Foto di Giorgio Mandarano.


IL SENTIERO SEGRETO

L’antica strada comunale Lecco-Morterone

Sapiente tracciato

I

di Sergio Poli

l FAI – Fondo Ambiente Italiano – indice ogni anno la campagna “I Luoghi del cuore”, grazie alla quale

è possibile segnalare un monumento, un sito, un luogo magari in stato di abbandono o di degrado, ma che meriterebbe invece di essere restaurato e valorizzato. E qualcuno in effetti, proprio grazie a quelle segnalazioni, viene riportato in vita. Ebbene, l’antica strada comunale che da Lecco conduceva - e conduce tuttora - a Morterone meriterebbe senz’altro di entrare a far parte di quella categoria di beni. Si tratta di un tracciato che ormai non percorre quasi più nessuno, tranne rari escursionisti e qualche mountain-biker che,

magari indirizzato da un “collega”, ne ha scoperto l’incanto e la suggestione.

Il tracciato da trovare

Rispetto all’attuale Strada Provinciale

Il percorso, almeno nel primo tratto,

63 che sale da Ballabio, famosa per la

non è segnalato in alcun modo, per cui

sua tortuosità e lunghezza, il tracciato

occorre fare un po’ di attenzione per

storico è molto più breve e logico e

non ritrovarsi a vagare fra proprie-

porta quasi senza accorgersi (si fa per

tà private e bosco; tuttavia, una vol-

dire…) alla Forcella di Olino, passaggio

ta imparato, sarà uno di quei giri che

obbligato per scendere nella conca di

vien voglia di ripetere nelle diverse

Morterone. Si potrebbe dire che que-

stagioni, per apprezzarne tutti i mu-

sto tracciato sta a Morterone come

tevoli aspetti.

la Val Calolden sta ai Piani Resinelli:

L’inizio logico dell’itinerario è la

entrambi i percorsi antichi sono sta-

località Sant’Egidio, sopra Bonaci-

ti praticamente abbandonati dopo la

na – dove si può dare un’occhiata

costruzione delle strade carrozzabili,

all’antichissima chiesa che dà il nome

ma rappresentano ancora interessanti

al luogo, forse l’unico esempio ancora

itinerari alle porte di casa, valide opportunità per gite di mezza stagione che possono riservare piacevoli sorprese.

Escursionismo

53


La cappelletta che ricorda un’antica tragedia

Una seriola lungo il torrente Caldone

leggibile di edificio romanico a Lecco.

Caldone riceve il torrente Grigna, che

fa più morbida e regolare: ricompare

D’ora in avanti, superata la sbarra d’i-

porta le acque di scarico del depura-

finalmente l’antico tracciato, subito ri-

nizio della stradina sterrata si segue

tore di Ballabio. Ma nei periodi tran-

conoscibile per la pendenza costante

costantemente la valle del torrente

quilli, lontani dai pericolosi picchi di

e per qualche muretto di sostegno in

Caldone, che ci accompagnerà con il

piena, l’acqua brulica di trote e si può

pietra. Un ultimo strappo porta su una

suo più o meno fragoroso mormo-

veder saltellare sul greto il raro merlo

larga sterrata: è la strada di servizio

rio per quasi tutto il viaggio. Lungo

acquaiolo.

che arriva da Ballabio, primo tracciato

il primo tratto del torrente si possono

La strada sterrata termina in corri-

individuare alcune vecchie captazioni

spondenza di un guado del torrente,

che servivano ad alimentare le fab-

oltre il quale inizia un tratto ripido; si

Percorsi pochi metri verso destra si

briche disseminate nella valle; in scala

prende decisamente a sinistra (se-

ritrova il sentiero storico, segnato da

minore rispetto al torrente Gerenzone,

gnale su un sasso) una traccia ri-

sporadici bolli color minio, vecchi di

anche questa è stata una delle culle

cavata nel ghiaione che occupa per

decenni. Si riprende a salire nella rada

dell’industria lecchese. L’acqua non è

intero questo tratto della valle. Dopo

boscaglia fino a trovare alcuni rude-

sempre limpida: poco a monte infatti il

qualche stretto tornantino la salita si

ri di cascine, abitate fino agli anni ’60

L’antica chiesa di Sant’Egidio

della nuova Lecco-Ballabio, più tardi realizzata in galleria.

Uno dei 4 ponti ad arco in val Boazzo


da un pastore: siamo al Térmen, nome

raggioso allevatore portava ancora qui

da qui parte uno dei più frequentati

forse dovuto al fatto che qui termina-

le sue vacche per la stagione estiva,

sentieri per la vetta del Resegone, lun-

no i territori di Lecco e Ballabio. Poco

e sorrideva bonario ai ragazzini che

go ma meno ripido rispetto alla “nor-

sopra, seguendo la linea elettrica si

razzolavano nel prato e sguazzavano

male” da Morterone centro. Il nostro

arriva al primo incontro con la SP63,

nelle pozze. Il buon uomo ora non c’è

itinerario invece, passata la galleria (la

che si segue a destra per circa 200

più, ma è rimasto l’incanto del quadro

vecchia Forcella è ormai impraticabi-

metri fino al primo tornante. Qui un

naturale: Boazzo è davvero un gioiel-

le…) abbandona subito la provinciale

vecchio

per scendere ver-

cartello

in legno segnala il sentiero “M1”, che risale con pendenza sapiente tutto il versante del Monte Due Mani, incrociando di nuovo la provinciale in corrispondenza della

so destra e portare

SCHEDA TECNICA

finalmente

Partenza: Bonacina di Lecco, località sant’Egidio, m 360 Quota massima: forcella di Olino, m 1.158 Arrivo: Morterone (chiesa), m 1050 Dislivello totale m 900 (compresi i saliscendi per Boazzo e Morterone) Sviluppo: ca. 11 km Tempo di percorrenza: 4 ore Difficoltà: elementare

Morterone. Ultime sorprese sono una cappellina dedicata alla memoria di un pover’uomo “arestato e soffocato dalla neve” nel 1827, e una vec-

cosiddetta

“Forcola”.

verso

chia palina segna-

Questo

è già un tratto solitario e suggestivo,

lo nascosto, da vedere con rispetto e

letica collocata su un bivio, che con

dominato dalle imponenti pareti do-

quasi con raccoglimento.

elegantissima calligrafia indica la dire-

lomitiche del Due Mani,e dove si pos-

A destra si dirama il sentiero verso i

zione da prendere per raggiungere le

sono facilmente incontrare caprioli e

Piani d’Erna, mentre scendendo lungo

varie località del Comune. Se si prende

camosci.

il fiume si arriva all’attacco della “ca-

a destra, incontrando di nuovo la pro-

scata di Boazzo”, banco di prova per

vinciale e arrendendosi a percorrerla

tutti i cascatisti; la nostra strada in-

nell’ultimo tratto si arriva finalmente

Alla Forcola il percorso entra deci-

vece prosegue dritta lungo il torrente,

alla chiesa parrocchiale, dove si può

samente nella valle e, dopo poche de-

dove inizia il tratto più nobile dell’inte-

considerare concluso il viaggio.

cine di metri sovrapposti alla provin-

ro percorso. Si procede costantemen-

ciale, poco oltre l’attacco per la ferrata

te alti sul fiume, superando ben quat-

Ci sarebbe da prendere lo splendido

del Due Mani, la abbandona per inizia-

tro ponti in pietra di squisita fattura, ad

sentiero per Vedeseta, in val Taleggio,

re a destra la discesa verso Boazzo. E’

arco, che danno l’idea dell’importanza

che supera l’orrido della Rèmola sul

la frazione più bassa di Morterone, il

che aveva un tempo questo itinera-

cosiddetto ponte di corda e porta alle

comune meno abitato d’Italia (35 re-

rio. Non si incontra nessuno, l’unico

cascate del Fümm làcc, la spumeg-

sidenti). Strano che per salire occorra

rumore è lo scroscio dell’acqua, dato

giante sorgente del torrente Enna, ma

scendere, ma questa è l’orografia ca-

che la strada carrozzabile corre cen-

magari se ne parlerà un’altra volta.

pricciosa della valle, unico modo per

tinaia di metri più su.

Il gioiello nascosto

superare le barre rocciose di questo

Dopo aver superato l’ultimo ponte la

tratto. In una decina di minuti di ripi-

strada inizia finalmente a salire, sem-

da strada cementata si arriva di nuo-

pre a saggi e misurati tornanti, per in-

vo sul fondovalle, ritrovando il vec-

contrare di nuovo la carrozzabile po-

chio amico Caldone nel suo punto più

chi metri prima della galleria di Olino.

suggestivo: un’idilliaca conca di prati

Osservando attentamente si intuisce

e cascine dove si può fare il bagno

ancora, sopra la strada, il vecchio trac-

nelle fresche (freschissime!) acque del

ciato che scavalca il crinale in corri-

torrente. Fino a pochi anni fa un co-

spondenza della vera Forcella. Proprio

E poi c’è anche da tornare a casa. Foto di Sergio Poli

Escursionismo

55


A PASSI DI BIMBO

Per il Family CAI un’altra stagione intensa di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico

A

nno dopo anno, la nostra prima gita ci regala sempre emozioni simili ad un primo giorno di scuola: bambini e genitori si ritrovano dopo qualche mese di “lontananza”, i primi visibilmente cresciuti ed i secondi decisamente più esperti. Il Family è sempre più come una famiglia, allargata ovviamente: fatta dai tanti visi, vecchi e nuovi, dei partecipanti; dai colori variopinti degli zaini e dei vestiti; dalle mille voci dei bambini. Ed anche quest’anno nessuna eccezione: alla prima gita di aprile, la pista ciclabile del Lago di Garlate ed il Parco del Monte Barro con la chiesa incompiuta di San Michele sono stati lo scenario nel quale abbiamo avuto il piacere di ritrovarci e trascorrere la giornata insieme ai nostri bambini, godendoci l’ospitalità del direttore del parco. Tradizione per tradizione, l’8 maggio siamo saliti in treno sino a Dorio per poi raggiungere i piccoli dell’Alpinismo Giovanile a Corenno Plinio e visitare con loro una tratta della Linea Cadorna accompagnati dai racconti dell’amico Ivan Piazza. Il 29 maggio un forte temporale ci ha costretti a rinunciare alla giornata sui monti del Triangolo Lariano. Il maltempo non ci ha invece impedito di partecipare al raduno sezionale, durante il quale tutti i piccoli hanno dato prova di coraggio, arrampicando sulle placche nei pressi del Rifugio Lecco. A ricompensare i loro grandi sforzi ci ha pensato Eugenia, sfamandoli a dovere.

56

Escursionismo

L’11 settembre sarà ricordato per il nostro esordio come “minicicloturisti” sul Sentiero Valtellina, da Colico a Mantello: dove i piccoli hanno visitato una fattoria ed imparato a mungere le capre. Quante emozioni in una sola giornata!

Adesso speriamo in un autunno mite, che ci consenta di terminare il nostro programma annuale e salutare i soci della sezione in occasione della castagnata sociale al rifugio Stoppani: che raggiungeremo naturalmente a passi di bimbo.

Dall’alto: Affacci lungo la Linea Cadorna; Amici in visita a San Michele (Monte Barro); La gioia dell’arrampicata (Piani di Bobbio). Foto di Andrea Spreafico



IN GIRO PER L’ORSIERA

Riflessi nell’acqua sopra il rifugio Balma

In Piemonte il trekking 2016 del corso di alpinismo giovanile


di Elisa, Francesca e Serena (con il contributo spirituale di Veronica, Clotilde e Aurora)

Q

uest’anno, come i tredici

vero cinque giorni di pura montagna,

ovviamente non ci siamo trattenuti

precedenti, il corso di alpi-

spersi tra cime, rocce, stambecchi ed

alla voglia di fare un bel tuffo). La fatica

nismo giovanile del CAI di

altri animali selvatici, prati, rigagno-

c’è stata, ovviamente, ma anche l’otti-

Lecco ha organizzato un trekking, ov-

li azzurrati e laghetti cristallini (dove

mo cibo dei rifugi non è scarseggiato.


Al rifugio Toesca

Bivacco con annessa una chiesetta a Cima Robinet

Tra accompagnatori e ragazzi, erava-

rifugi in cui fare tappa. Noi però non

co, qui abbiamo caricato scarpe e zai-

mo una ventina e il trekking si è svolto

abbiamo seguito alla lettera questo

ni sulle macchine e siamo partiti alla

dal 13 al 17 di luglio. Il tutto all’interno

itinerario. Abbiamo situato la nostra

volta della montagna.

dei suggestivi - a dir poco - scenari

partenza a tre ore di cammino dalla

Dopo qualche ora in auto, spez-

del parco dell’Orsiera - Rocciavrè nelle

partenza usuale e nelle nostre tappe -

zata da una breve pausa in autogrill,

Alpi Cozie, in Piemonte.

quattro e non cinque – abbiamo per-

siamo arrivati al termine della strada

corso sentieri diversi, con una puntata,

dove gli accompagnatori, in veste di

l’ultimo giorno, alla Certosa.

autisti, hanno parcheggiato le auto

Il nostro itinerario era denominato “Giro dell’Orsiera” e come si intuisce si

con un po’ di fatica. Indossati gli zai-

è trattato del giro del gruppo dell’Orsiera; un percorso ad anello piuttosto

Saliscendi strazianti

ni, siamo partititi. Speravamo, anzi ne

conosciuto, dove coincidono partenza

Dopo la levataccia del 13 di luglio ci

eravamo convinti, che la salita sarebbe

e arrivo e dove sono dislocati cinque

siamo trovati alla sede del CAI a Lec-

stata dura, sì, ma non eccessivamen-

Serata in rifugio

Verso il rifugio Toesca


Le autrici dell’articolo

Scendendo verso il rifugio Valgravio

te impegnativa. Invece no. La nostra

anche se rapida, alla quale nessu-

convinzione si è rivelata un mirag-

no di noi ha rinunciato. Il rifugio era

Il secondo giorno dopo un’altra le-

gio. Sono state sei ore di cammino

piccolo e dall’aria familiare. A cena ci

vataccia e una colazione abbondante

tra sentieri ripidi e rocciosi, saliscendi

hanno servito pizza come antipasto

ci siamo incamminati alla volta… di una

strazianti e false speranze di essere

e ci hanno deliziato con la pasta e la

vetta. Il sentiero era privo di alberi,

vicini alla meta. Ma anche paesag-

seconda portata, per non parlare del

soltanto erba, qualche rado arbusto e

gi suggestivi e scorci spettacolari tra

gran finale: il gelato. Ma le sorprese

scoscesi pendii rocciosi dal partico-

montagna e cielo, che la fatica non ci

non erano finite. Siamo usciti, sfidan-

lare colore rosso scuro. Dopo sali e

ha impedito di ammirare.

do il freddo, per gustare la vista che il

scendi, e dopo aver guadato due o tre

paesaggio ci offriva: nuvole rosacee e

torrentelli limpidi e gelidi e aver visto

Fortunatamente

in fondo Torino. Nessuno si è tratte-

un cristallino laghetto alpino a forma

c’era la possibilità di fare una doccia,

nuto dallo scattare fotografie al mera-

di cuore, siamo arrivati ai piedi della

Siamo arrivati al rifugio Balma nel tardo

pomeriggio.

Verso il rifugio Selleris, val Chisone

Il rifugio Balma

viglioso scenario.


Scendendo verso il rifugio Valgravio

vetta, ci siamo liberati del peso de-

pestare sempre la testa. In compen-

mo sostato per mangiare vicino a una

gli zaini e abbiamo preso d’assalto la

so avevamo la doccia e un bagno

montagnetta rocciosa e all’improvviso

cima distante pochi metri. Dalla vetta

spazioso, un grande salone dove si

sono spuntati tanti stambecchi curiosi

abbiamo visto paesaggi mozzafiato.

pranzava e dove noi, per ammazzare

e buffi a cui abbiamo fatto una sorta di

Da un lato si vedeva Torino, dall’altro,

il tempo, abbiamo fatto una partitina a

servizio fotografico. Abbiamo potuto

in lontananza, tra la nebbia, spiccava il

carte mentre altre persone, non ap-

ammirarli in tutto il loro splendore e

Monviso, mentre dall’altra parte si er-

partenenti al nostro gruppo, stavano

alcuni di noi sono andati sulla mon-

gevano le maestose montagne della

seguendo una lezione sulla flora e la

tagnetta per poterli vedere ancor più

Svizzera.

fauna del parco. La cena è stata de-

da vicino.

E’ poi iniziata la discesa, lunga, ma

gna di un albergo: ci hanno servito

Dopo pranzo una parte di noi è

mai quanto la salita. Ovviamente que-

un particolare antipasto a base di spi-

scesa direttamente al rifugio, mentre

sto non ci ha intimiditi, siamo degli

naci per poi deliziarci con un risotto

gli altri hanno deviato per salire su una

escursionisti provetti ormai. Alla fine

ai funghi, carne e patate e, per finire,

piccola vetta allungando la strada.

siamo arrivati al rifugio Selliers, qua-

un’ampia scelta di dessert.

si un albergo. Unico difetto, i letti a castello troppo bassi: finivamo per

62

non era finita e ci siamo divertiti a Stambecchi curiosi Il terzo giorno, dopo un’abbondante

Alpinismo Giovanile

Arrivati al rifugio Toesca l’energia giocare sulla slackline, senza troppi risultati però.

colazione a buffet, siamo partiti lun-

La sera, dopo aver mangiato piatti

go un sentiero tipico di montagna.

particolari, alcuni di noi sono andati a

Dopo qualche ora di cammino abbia-

letto stanchi per la camminata, mentre


Foto di gruppo davanti al rifugio Balma

altri sono rimasti a chiacchierare e a

A cena il rifugista, originario della

Nel primo pomeriggio siamo pur-

zona, ci ha raccontato dell’evoluzione

troppo dovuti andar via e ci siamo

Il giorno seguente dopo una so-

dei piatti dal periodo precedente alla

avviati alle macchine.

stanziosa colazione ci siamo incam-

scoperta dell’America fino al secolo

Una volta arrivati eravamo tutti

minati lungo un ripido sentiero spoglio

scorso e ci ha portato da mangiare

malinconici, ma felici e soddisfatti di

e ghiaioso, abbiamo anche passato un

dei cibi preparati con ingredienti tipici

questa avventura fatta insieme, è sta-

valico. Verso l’ora di pranzo ci siamo

di quella zona.

to tutto bellissimo, a partire dal tempo

gustarsi il meraviglioso cielo stellato.

fermati in un grande prato vicino ad

La sera, visto che era l’ultima, siamo

che ci regalato cinque giorni di sole

un lago dal fondo fangoso e rossastro

stati fuori dal rifugio in compagnia a

splendente e cielo azzurrissimo. Certo,

dove i più coraggiosi - ovvero tutti -

guardare il cielo stellato.

sono cinque giorni di fatica, ma senza

hanno fatto il bagno, o meglio, hanno tentato, vista l’acqua gelida.

La domenica - ultimo giorno - ci

fatica che trekking sarebbe?

siamo incamminati verso la Certosa

Ci vediamo l’anno prossimo, con

Successivamente abbiamo ripre-

dei frati cappuccini, mentre i nostri

tanta allegria, voglia di fare casino e

so il nostro cammino verso il rifugio

autisti nonché accompagnatori sono

con un po’ d’impazienza.

Val Gravio. A cinque minuti dal rifugio

andati a prendere le macchine.

c’era una grande pozza con una ca-

Vicino alla chiesa scorreva un fiu-

scata. Tutti abbiamo fatto un irrinun-

miciattolo dove ci siamo divertiti a

ciabile bagno, cioè ci siamo congelati

costruire una diga, completa di turbina,

a turno per poi riscaldarci con una

ed una finta cascata alla quale abbia-

bella doccia calda.

mo fatto numerose fotografie.

P.S. Noi ci siamo! Foto di Tiziano Riva

Alpinismo Giovanile

63


A SCUOLA DI MONTAGNA

Fatti e riflessioni sull’attenzione del CAI verso i giovani e i giovanissimi

Le classi 4° e 5° delle scuole di Acquate e Belledo ai Piani D’Erna, Foto di Raimondo Brivio.

sidenza di Mario Cermenati, il quale,

tività svolta dal CAI Lecco a favore

’attenzione del CAI per i giovani

profondamente convinto del valore

della scuola, grazie all’impegno di uno

e i giovanissimi viene da molto

educativo dell’andare in montagna, si

zoccolo duro di “giovani pensionati”

lontano e la scuola è stata indi-

adoperò a livello istituzionale e politi-

(Giuseppe Ferrario, Giuliano Manto-

viduata fin dalle origini come terreno

co per far rientrare la pratica dell’alpi-

vani, Domenico Sesana, Luca Aldeghi)

privilegiato su cui lavorare per diffon-

nismo fra le attività scolastiche.

ai quali talvolta si aggiungono nuove

di Giuseppe Ferrario

L

dere nelle nuove generazioni l’amore per la montagna.

Questa impostazione si è conso-

leve.

lidata dopo la nascita del Gruppo di Gli anni recenti

Come ben raccontato nel volumetto

Alpinismo Giovanile nel 1964: i cor-

25 anni di Alpinismo giovanile, edito

si pratici di addestramento all’attivi-

Negli anni scolastici 2014-2015 e

dal CAI Lecco nel 1989, la nostra se-

tà escursionistica sono sempre stati

2015-2016 sono state svolte svaria-

zione è stata all’avanguardia nel pro-

affiancati da momenti di formazione

te lezioni in classe, numerose uscite

muovere gite scolastiche in montagna.

su temi culturali come la natura, l’am-

su sentieri di interesse naturalistico o

Le prime “carovane scolastiche” si

biente, la storia e le tradizioni delle

storico, una quindicina di visite gui-

svolsero già nel 1894 durante la pre-

terre alte, e la scuola in questo per-

date alla collezione museale del CAI

corso ha continuato ad essere il part-

Lecco presso la Torre Viscontea. Da

ner di elezione.

ricordare anche l’attività con i bam-

64

Alpinismo Giovanile

Ma veniamo ai nostri giorni, con

bini più piccoli (scuola materna e pri-

pochi dati essenziali riguardanti l’at-

ma elementare) richiesta da “Spazio


di Bea” di Ballabio, quattro uscite per

Cassin”, per seguire ancora meglio la

getti presenti, testimonianza di grandi

anno.

lezione. Abbiamo capito che nella no-

imprese, di gioie, di pericoli scampa-

La meta escursionistica più fre-

stra città, circondata dalle montagne,

ti, di salvataggi (piccozze artigianali

quentata è stata sicuramente il sen-

l’alpinismo è diventato, quasi sponta-

di ogni tipo, scarponi chiodati, trofei,

tiero didattico dell’Alpinismo Giovanile

neamente, un’attività molto diffusa. I

fotografie, mappe, moschettoni, tende

alle pendici del Magnodeno: osserva-

ragazzi dopo i loro impegni di lavoro,

da campo, scale di corda, zaini storici,

zione dal vivo di alberi e fiori, pannelli

con attrezzature molto semplici, co-

occhiali da sci, sci di legno, ciaspole,

illustrativi frequentemente rinnovati

minciarono a salire sulle vette che si

borracce, carrucole, barelle, corde, di-

su temi riguardanti l’ambiente natu-

trovano intorno alla nostra città.

versi tipi di chiodi, uno quasi a forma

rale delle aree montuose, proposta di

Le montagne, se osservate e stu-

di flauto…).

attività pratiche capaci di stimolare

diate “parlano”, raccontano che qui

Un grande grazie ai responsabili del

l’interesse dei ragazzi per la conser-

prima c’era il mare; la vegetazione era

CAI Lecco che hanno reso possibili

vazione del bosco e dei suoi abitanti

diversa, poiché il clima era diverso.

questi incontri, agli accompagnatori,

E’ stato trovato un fossile senza la

a tutti quei ragazzi che hanno parte-

testa; sono state contate le ossa, e,

cipato con interesse e hanno saputo

Ma anche luoghi di interesse storico

dopo confronti e ricerche, si è potuto

usare bene il materiale fornito!”

come i Piani D’Erna: teatro di impor-

affermare che si trattasse di un “La-

tanti eventi nel 1943, sono stati recen-

riosauro”.

o la manutenzione dei sentieri e dei muri a secco.

Lavoro eseguito in classe con i ricordi di tutti

temente visitati da scolaresche grazie

Ci hanno molto colpito il coraggio,

4° B Scuola primaria “G. Carducci”

a un’iniziativa curata dall’ANPI e so-

la volontà, il sacrificio di alcuni gio-

4° A Scuola primaria “G. Carducci”

stenuta dal CAI di Lecco.

vani alpinisti che negli anni del Dopo-

Testimonianze

guerra hanno affrontato imprese quasi

Uno sguardo al passato

Altrettanto gradite alle scolaresche

impossibili, per riscattare l’immagine

Testimonianze simili possono essere

sono risultate le visite alla collezione

dell’Italia agli occhi del mondo. Dopo

rintracciate sfogliando numeri ormai

museale del CAI, come attestano i

essersi “esercitati” sulle vette di casa

vecchi del Notiziario sezionale che,

commenti dei ragazzi espressi attra-

nostra (dal Nibbio in poi…) hanno or-

superando momenti difficili grazie

verso disegni o testi. Ne pubblichiamo

ganizzato e realizzato spedizioni im-

all’opera appassionata dei soci e delle

uno a titolo di esempio, l’ultimo per-

portanti. Rimane nella memoria di tutti,

redazioni, nello spirito di collaborazio-

venuto in sede CAI:

ad esempio, l’impresa storica del Mc

ne volontaristica proprio del sodalizio,

Kinley”.

ha mantenuto nel tempo la continui-

Incontro col CAI “Con grande piacere mercoledì 13

tà della pubblicazione e la qualità dei

In visita alla Torre Viscontea

contenuti, fino a costituire un patri-

gennaio 2016 abbiamo ricevuto la

“Il giorno 27-01-2016 abbiamo

monio culturale nell’ambito di “co-

visita di due esperti del CAI di Lec-

raggiunto la Torre Viscontea per visi-

municare la montagna” nel senso più

co, Giuseppe e Giuliano. Con mol-

tare il Museo della Montagna.

ampio del termine. Grazie a tali con-

ta competenza e passione Giuseppe

Al primo piano le nostre classi

tributi alcuni articoli meritano a pieno

ha iniziato a presentarci la storia del

quarte sono state accolte dalla dott.

titolo di essere riportati all’attenzione

Club Alpino Italiano, dalle sue origini

Adriana, da Giuseppe, da Giuliano, da

dei Soci come documento che dà

nazionali (Torino 1863) e locali (Lec-

Domenico, volontari CAI, per intro-

una particolare chiave di lettura degli

co 1874). Mentre Giuseppe spiegava ,

durre le ricerche effettuate sulle no-

eventi, anche odierni.

Giuliano scriveva alla lavagna lo sche-

stre montagne, anche nei tempi pas-

ma di ciò che via via veniva esposto.

sati. Abbiamo imparato a conoscere

La maestra intanto ci ha invitato a guardare i diversi numeri del Notiziario del CAI sezione di Lecco “Riccardo

un grande personaggio di Lecco, nato proprio qui: Antonio Stoppani. Ci hanno molto incuriosito gli og-

Un esempio a proposito delle scuole,

Alpinismo Giovanile

65


I ragazzi di 4° della scuola primaria Carducci di Lecco hanno illustrato con disegni la visita alla collezione museale del CAI Lecco presso la Torre Viscontea

dal Notiziario 1/2001:

Il museo della montagna

cumenti storici, con materiali alpinisti-

“Carissimi Amici del CAI Lecco,

ci d’epoca e con moltissimi cimeli di

Vi ringraziamo per averci invitati al

varie spedizioni extraeuropee lecchesi.

vostro museo della montagna.

Non se ne parla molto, ma l’allesti-

Il Museo che sarà aperto nelle do-

E’ stato interessante ascoltare la sto-

mento del “Museo della Montagna”, un

meniche del “Giugno Lecchese”, è

ria del CAI dalla sua fondazione a oggi,

progetto messo in cantiere dalla Se-

sempre visitabile da parte di scolare-

soprattutto le fotografie degli scalatori

zione diversi anni fa, prosegue e, com-

sche, telefonando in Sezione per i re-

nelle loro diverse imprese, in partico-

patibilmente con i fondi a disposizione,

lativi accordi.

lare la vicenda di Lorenzo Mazzoleni

sono stati conseguiti risultati già ab-

Recentemente ha accolto una sco-

in Nepal.

bastanza validi ed interessanti, grazie

laresca di Calco, cui hanno fatto da

Ci ha affascinati molto la sala degli

al lavoro di Sofia Manzoni, responsa-

“guide” il Ragno Luigino Airoldi (mol-

attrezzi utilizzati in passato, maggior-

bile di questo progetto, che ha potuto

ti i suoi cimeli esposti) e il consigliere

mente le prime barelle del soccor-

contare sulla consulenza del Dr. Pier-

Giuliano Mantovani:

so alpino, che sembravano barchette.

luigi Daccò, Sovrintendente dei Mu-

I ragazzi, ai quali sono stati anche

Guardando le attrezzature abbiamo

sei Civici lecchesi, e sull’assistenza di

dati dei piccoli moschettoni, hanno poi

pensato a quanto fosse faticoso sca-

Annibale Rota, per la realizzazione dei

scritto una simpatica letterina che ri-

lare montagne cosi alte con quei mi-

pannelli che illustrano la storia dell’al-

portiamo di seguito:

seri strumenti, rudimentali rispetto alla

pinismo lecchese, e di Vittorio Abate e

tecnologia moderna.

Giuliano Mantovani per i lavori pratici di messa in esposizione. Attualmente si possono visitare due sale, una allestita in modo definitivo e basata su una serie di pannelli che illustrano, con testi e fotografie, i momenti salienti dell’alpinismo lecchese, l’altra, allestita in forma provvisoria in attesa di poter disporre della terza sala prevista dal progetto, arredata con do-

66

Alpinismo Giovanile

Una carovana scolastica del 1902. Foto Archivio G. Comi, CAI Lecco.


Le vostre testimonianze ci hanno

Quale futuro

Poi furono gli sguardi di curiosi viag-

toccati così tanto che a scuola ne ab-

L’esperienza di lavoro con i ragazzi

giatori a farci cogliere una bellezza fino

biamo parlato per tutto il pomeriggio.

ci incoraggia a continuare in questo

a quel momento ignorata. Vorremmo

Tutte le imprese che ci avete raccon-

programma che riguarda la montagna

sempre poter raccontare l’evolversi

tato ci hanno emozionato tantissimo.

in tutte le sue componenti e si prefig-

dell’alpinismo che ha visto trascorrere

Ci piacerebbe tanto che voi veniste

ge di far cogliere ai giovani la bellezza

le diverse stagioni delle prime esplora-

nella nostra scuola a raccontarci altre

anche nell’orrido delle temute altitudini.

zioni, delle cime maggiori, dell’attacco

imprese, magari abbinate a diapositive,

Il nostro intento è quello di racconta-

alle cime più difficili, dell’arrampicata

foto, filmati.

re che nel tempo, naturalmente, molte

fine a se stessa su pareti ogni vol-

Sarebbe bellissimo per noi poter fare

cose sono mutate: sono cambiate le

ta più lontane o impegnative. Siamo

un’escursione in montagna con voi.

persone, gli scenari, i mezzi, le modalità.

in un’epoca in cui si è scoperto forse

Magari ci pensiamo e qualcuno di noi

Ancora fino all’800 andare verso l’alta

tutto, almeno sulle nostre montagne, si

si iscriverà al CAI di Calco visto che …

montagna significava sfidare un mon-

sente parlare di obiettivi, di sicurezza,

abbiamo già i moschettoni!”

do in gran parte ignoto, insensato era

di certezze, di prestazioni, l’imperfe-

inoltrarsi in un territorio tanto selvag-

zione è bandita, l’insuccesso malvisto.

gio quanto improduttivo, di cui solo i

Una cosa, però, è rimasta immutata e

valligiani più arditi custodivano alcuni

si propone come costante del nostro

segreti carpiti sulle tracce dei camosci.

andare in montagna: è la meta. Que-

Gli alunni della quinta elementare di Calco Calco, 29 marzo 2001

sto cerchiamo di spiegare ai ragazzi, La presidente dell’ANPI Lecco racconta gli eventi del 1943 in Erna. Foto di Raimondo Brivio.

diciamo loro che lo stimolo è sempre quello di guardare in alto, oltre. E in questo ci aiutano gli oggetti custoditi alla Torre Viscontea; pazientemente raccolti negli anni, narrano di fatica, paure, dolori, di grandi personaggi, di grandi avventure, di lavoro nelle fucine della vallata del Gerenzone, e il cerchio si chiude.

Alpinismo Giovanile

67


PICCOLI SKIALPER CRESCONO

In discesa dal Piz Lagrev, JĂźlier Pass, Svizzera.

48esimo corso base di scialpinismo: trenta partecipanti, poca neve, tanto entusiasmo


di Anna Masciadri

L

a domanda ti viene fatta alla

sposta, altrimenti non ti troveresti lì.

oramai la pista, gli impianti e il caos

prima lezione teorica. Ma in

“Perché hai deciso di fare scialpini-

mi andavano stretti. Arrivi a un cer-

realtà te la sei già fatta da sola

smo?”. Nel mio caso, ma anche se-

to punto che dopo decenni di piste

mesi prima. E ti sei data anche la ri-

condo molti altri, la risposta è: perché

battute, di piattelli, di seggiovie e di


Verso il Col Serena al Colle del Gran San Bernardo

funivie non ne puoi più, hai voglia di

fresca imparando soprattutto a cono-

valanghe, meteorologia, apparecchia-

provare ad alzare il livello e cimentarti

scere la montagna: la sua bellezza, ma

tura Artva, alimentazione, allenamento,

con una nuova esperienza più appa-

anche la sua pericolosità.

cartografia, bollettino valanghe e soc-

gante. Hai voglia di stare in mezzo alla

La stagione invernale scorsa, però,

corso.

natura, lontano anni luce dal ciarpame

non è stata di quelle da ricordare in

del “tutto pronto e subito”. Certo, ci

senso positivo, anzi. Il 48esimo corso

sarà da faticare e non poco, ma se ti

è partito il 21 gennaio, ma in realtà era

L’ultimo fine settimana di gennaio ci

piace stringere i denti per arrivare in

ancora ottobre. Un inverno così mite

siamo diretti in Valmalenco dove da

cima con gli sci ai piedi e poi goder-

e scarso di precipitazioni non si regi-

San Giuseppe siamo saliti nel bosco

ti una discesa che toglie il fiato allora

strava da anni e i nostri trenta piccoli

vicino alle piste per effettuare il “test

la strada da percorrere è solo quella

eroi hanno dovuto fare la danza della

d’ingresso” e capire il nostro livello di

dello scialpinismo. Lo abbiamo provato

neve per sperare di mettere gli sci ai

resistenza in salita e livello di sciata in

sulle nostre gambe: scendere da una

piedi. Il corso è durato circa due mesi

discesa. Chiesa era l’unica soluzione,

montagna che ti sei guadagnato con

con lezioni teoriche il giovedì sera in

anche la vicina Engadina, che di so-

le tue forze dà tutt’altro senso di sod-

sede e poi nel fine settimana abbiamo

lito è una sicurezza, piangeva misera

disfazione.

svolto le uscite pratiche che, proprio

di neve. Così abbiamo effettuato una

Con questo spirito lo scorso genna-

a causa dell’assenza di neve, all’inizio

salita di circa 500 metri di dislivello

io io e altri 29 ragazzi ci siamo iscritti

ci hanno costretto a emigrare fino in

divisi per gruppi di 3-4 corsisti con

al corso base della Scuola nazionale

Valle d’Aosta.

istruttore, poi in pista ci hanno osser-

Prima uscita: Chiesa Valmalenco

di scialpinismo del CAI Lecco. Trenta

Direttore del corso di quest’an-

persone dai 15 ai 50 anni con mo-

no è stato Luca Guanziroli, vice Sil-

tivazioni, livelli e obiettivi differenti,

via Favaro, che insieme a una decina

Seconda uscita: Roccabella, Jülierpass,

uniti però dalla voglia di stare in neve

di istruttori ci hanno trasmesso l’arte

Svizzera.

70

dello scialpinismo o almeno ci hanno

Sci Alpinismo

provato.

vato scendere.

Questa è stata la prima vera gita del corso. Giornata stupenda anche

Le lezioni teoriche hanno riguardato

se freddina. Ma è bastato fare qual-

questi argomenti: attrezzatura, neve e

che metro in salita per sentire subito


Si sale l’ultimo tratto prima della cima del Roccabella, Jülier Pass, Svizzera.

1300 metri di dislivello, la maggioran-

caldo. E’ una gita che parte da Blivio e si sviluppa inizialmente su di un pia-

Terza uscita: due giorni al Colle del

za si ferma al colle, alcuni alle baite più

none lungo e poi si sale sul dorso della

Gran San Bernardo.

sotto. E’ una giornata stupenda, prati-

montagna. Sono 960 metri di dislivel-

Una due giorni in Valle d’Aosta per

camente primaverile. La neve in alto è

lo, la cima è a 2.730 metri di quota.

cercare neve, in Lombardia (e siamo a

ventata e difficile da sciare, più sotto

Mentre salivamo l’ultimo tratto prima

febbraio) latita ancora. Quindi ci diri-

è addirittura marcia per il gran caldo.

della cima soffiava il vento forte; arri-

giamo verso il Colle del Gran San Ber-

Verso meta-fine febbraio finalmen-

vati in vetta ci siamo cambiati in fret-

nardo. Il sabato siamo a Saint Rhemy

te arriva il brutto tempo sul Nord Italia

ta e siamo subito scesi. Eravamo tutti

da dove partiamo per salire al Col

e così anche le attesissime nevicate

provati dalla prima salita; nella discesa

Serena (2.544 metri), sono circa 900

in montagna: in pochi giorni scende

molti di noi, compresa chi scrive, che

metri di dislivello. Quando partiamo il

tanta neve come non ne era arrivata

aveva dimenticato addirittura di met-

tempo è nuvoloso, peggiora nel cor-

in tutto l’inverno. Infatti l’allerta valan-

tere la leva degli scarponi in modalità

so della mattinata fino a nevischiare.

ghe arriva una domenica addirittura

“discesa”, cadono spesso come birilli.

Gli istruttori mentre saliamo, come in

a livello 4 e ci costringe a rimandare

Sciare in neve fresca è molto diverso

ogni gita, ci spiegano le condizioni del

un’uscita in Valchiavenna, ma, come ci

che farlo in pista. Ce ne accorgiamo

manto nevoso, rischi, pericoli e come

hanno insegnato, la sicurezza viene

in fretta: bisogna prendere le misu-

evitarli. Arriviamo al colle mentre ne-

prima di tutto. E aggiungo personal-

re e soprattutto si fa molta più fatica.

vica, ci cambiamo in fretta e riscen-

mente: le montagne non si spostano

Mentre scendiamo avviene anche il

diamo in neve fresca. Prima di tornare

da dove sono e ci si può tornare la

gran mistero della “sparizione dello sci

alla macchina facciamo delle eserci-

domenica successiva o quella dopo

di Ilaria”. Ovvero: prima del pianone,

tazioni di soccorso con prova ricerca

ancora.

sull’ultima discesa, la ragazza cade e

Artva e scavo.

uno dei suoi sci, nonostante le ricer-

Il secondo giorno, già abbastanza

che e gli scavi prolungati, non è più

provati per l’uscita di sabato, ci diri-

stato trovato. Così per ritornare alla

giamo al Mont Flassin (2.772 metri)

macchina Ilaria sale sulle code degli

la cui cima la raggiungono solo i più

sci di Sara, una delle istruttrici.

allenati di noi che riescono a farsi ben

Sci Alpinismo

71


Allievi e istruttori in cima al Piz Lagrev, Jülier Pass, Svizzera.

Weekend in trasferta Quarta uscita – Due giorni in Ada-

Artva.

dell’Engadina. Giornata in cui splende

La domenica puntiamo al Pisganino,

il sole. Ci aspetta il Piz Lagrev (3.164

ci dicono essere breve la salita mentre

metri), una classica dello scialpinismo.

Ed eccoci al secondo fine settima-

la discesa lunga e molto spettacolare.

Sono circa mille i metri di dislivello da

na di scialpinismo con il corso. Ricor-

Infatti sono solo 400 metri di disli-

affrontare. La neve è un po’ dura sul-

dandoci in che stato siamo tornati dal

vello in salita da affrontare per qua-

la prima salita, il versante è in ombra,

primo weekend (a pezzi) ci dirigiamo

si 2mila metri di dislivello in discesa.

poi si esce su di un piano assolato e

verso l’Adamello un po’ timorosi. Il

Prendiamo gli impianti al Tonale e ar-

si continua a salire fino alla cima da

primo giorno, sabato, saliamo verso la

riviamo fino a 2500 metri. Purtroppo il

dove si gode una vista magnifica sulle

cima Presena (3.069 metri), la giorna-

tempo peggiora e inizia a nevischiare,

Alpi. In vetta facciamo la foto ricordo

ta è fresca e limpida, il sole ci accom-

anche la visibilità non è delle migliori.

tutti insieme e poi scendiamo: grazie

pagna tutto il giorno. E’ una salita varia

Dopo aver raggiunto la vetta a 2933

alle ottime condizioni della neve ci di-

che alterna pendii ripidi ad altri meno

metri togliamo le pelli, ci vestiamo e

vertiamo anche questa volta.

ripidi e alcuni piani. La maggior parte

iniziamo una discesa senza fine di-

La settimana seguente gran finale

di noi arriva fino alla cima coprendo

vertentissima con una neve polverosa

con cena di fine corso in cui ci ven-

un dislivello di 1200 metri circa, altri

e soffice che fa impazzire di gioia tut-

gono consegnati gli attestati di par-

si fermano poco più sotto. La discesa

ti. Tornati al Tonale siamo distrutti, ma

tecipazione, a qualcuno viene data

è veramente divertente, le condizio-

felicissimi. Qualcuno dalla felicità cade

la “lode” con l’implicito messaggio di

ni della neve sono ottimali. Al termi-

da fermo prima di togliere gli sci.

iscriversi al corso avanzato che si do-

mello: Presena e Pisganino.

ne facciamo le esercitazioni di ricerca

72

Sci Alpinismo

vrebbe tenere il prossimo inverno. Gli Quinta uscita: Piz Lagrev, Jülierpass,

altri è meglio che si allenino ancora

Svizzera.

un po’ prima di tentare l’impegnativo

Terminiamo il corso a due passi da dove lo abbiamo iniziato: tra le nevi

SA2. Foto di Giacomo Perucchini


Si sale verso il Presena in Adamello.


SULLA NEVE DELLE DOLOMITI

La settimana bianca del GEO all’Alpe di Siusi


di Agostino Riva

D

al 6 al 12 marzo di quest’anno

cidere di molte circostanze, è stata

voriti dalla neve che, in un inverno

noi del Geo di Lecco abbia-

certamente una delle migliori della pur

particolarmente avaro di precipitazio-

mo ancora una volta vissuto

pregevole serie.

ni, era caduta abbondante poco prima

presso l’Alpe di Siusi l’entusiasmante

Dato per scontato l’usuale accura-

del nostro arrivo.

esperienza di una piacevole “settima-

to lavoro organizzativo da parte del

Il tempo poi è stato prevalentemen-

na bianca” che, per il fortunato coin-

consiglio siamo stati innanzitutto fa-

te bello e solatio consentendoci di


ammirare le stupende montagne che

I circa cinquanta partecipanti si

dell’Alpe Bullacia con sosta alla baita

circondano l’altopiano: Sasso Lungo e

sono divisi tra escursionisti (il grup-

Arnica, il percorso dall’albergo Pano-

Sasso Piatto, Gruppi del Sella e dello

po più numeroso), sciatori fondisti e

rama attraverso pianeggianti distese

Sciliar solo per ricordarne alcuni.

discesisti.

nevose sino all’isolato Rifugio Moli-

La località di Compatsch in cui

Anche coloro che per l’età o la sa-

gnon per poi scendere all’abitato di

eravamo alloggiati durante il gior-

lute non hanno potuto cimentarsi in

Saltria, la passeggiata al rifugio Zallin-

no è chiusa al traffico individuale, ci

percorsi più impegnativi hanno avu-

ger che per molti del gruppo ha signi-

si muove solo con un bus-navetta e

to l’opportunità di fruire di impianti di

ficato anche l’emozione di riandare

quindi è un paradiso per escursionisti

risalita e comodi sentieri per passare

colla memoria alle lunghe vacanze

e sciatori.

bellissime giornate a contatto con una

estive passate lì col Geo.

Ottima è stata anche l’accoglienza che ci ha riservato l’Hotel Seiser Alm

incantevole natura. Tutti in

Il tempo della settimana bianca è

occasione delle soste-

così rapidamente volato via e non

Plaz sia per il confort delle camere che

pranzo presso i caratteristici ed ac-

avremmo più voluto ripartire ma ci ha

per la qualità del ristorante e per la

coglienti rifugi della zona abbiamo

consolato la speranza di potere tra

disponibilità ed efficienza della recep-

gustato a prezzi equi le stuzzicanti

non molto forse ritornare.

tion.

specialità locali. Alcune escursioni sono state par-

76

GEO

ticolarmente belle ed emozionanti: ci rimarranno così nel cuore l’eccezionale panorama circolare del giro

Sciatori e camminatori tra panorami mozzafiato nelle immagini di Agostino Riva



OSSERVATORIO ALPINISTICO LECCHESE

Viaggio virtuale nella storia dell’alpinismo lecchese di Adriana Baruffini

“Libreria dell’alpinista”offre resoconti

l’impressione che ho ricavato da un

omenica 26 giugno, presso il

di imprese, fatti di cronaca, ritratti di

esame non ancora sufficientemente

Palazzo delle Paure, si è svolta

personaggi come vengono interpretati

approfondito, abbracciano tutti i temi

la cerimonia di inaugurazione

da quotidiani, riviste, documenti del-

principali e offrono un livello di ap-

dell’Osservatorio alpinistico lecche-

le diverse epoche. A conclusione del

profondimento che può soddisfare la

se, progetto realizzato dal Comune di

percorso, una paretina di arrampicata,

curiosità del visitatore medio; la mul-

Lecco in collaborazione con la Co-

particolarmente gradita ai visitatori più

timedialità va senz’altro incontro alle

munità montana del Lario orientale e

giovani, e un totem info point con idee

esigenze del pubblico più giovane; i

della Valle San Martino.

e suggerimenti turistici per andare alla

suggerimenti dell’info point per cono-

scoperta delle montagne raccontate

scere concretamente le montagne del

nell’Osservatorio.

territorio andando a visitarle possono

D

L’intento, leggiamo nella brochure di presentazione, è “raccontare la grande tradizione alpinistica di Lecco e din-

Il pannello che divide in due settori

avere un’auspicabile ricaduta sul turi-

torni e far capire perché essa sia nata

la parte della sala espositiva più vici-

e si sia sviluppata proprio qui, metten-

na all’ingresso è tappezzato da grandi

Certo, senza voler fare troppa die-

do in risalto il legame inscindibile fra

foto storiche in bianco e nero di alpi-

trologia, siamo piuttosto lontani dall’i-

l’alpinismo e il contesto sociale, cultu-

nisti in parete con le loro attrezzature,

dea di museo dell’alpinismo (allora si

rale, economico e ambientale”.

una nota di calore nell’atmosfera un

parlava anzi di museo della montagna)

L’allestimento, posto all’ultimo piano

po’fredda generata nel buio della sala

che il CAI Lecco aveva fatto propria

del palazzo, è composto da sei posta-

dalla luce di monitor e proiettori. Così

fin dai primi anni ’90. Idea condivisa

zioni a tema.

come hanno un che di rassicurante i

con entusiasmo da tanti alpinisti e loro

Il visitatore è introdotto da un pla-

pochissimi oggetti “simbolo” in espo-

famigliari che nel tempo hanno fatto a

stico interattivo e da un monitor

sizione: il chiodo della salita di Riccar-

gara nel donare con generosità og-

touch-screen che lo accompagnano

do Cassin sulla via Littorio e le pro-

getti legati alla storia personale o dei

alla scoperta del territorio nel quale si

tezioni veloci dell’arrampicata sportiva,

propri cari.

collocano le vicende narrate.

gli scarponi che con Gigi Alippi hanno

A onor del vero, in linea con l’evo-

La visita prosegue con la sezione

scalato il Mc Kinley e le scarpette a

luzione dei tempi e della concezione

“Storia e personaggi” che su cinque

suola liscia in uso negli anni ’80, un

stessa di museo, l’idea di inserire in

monitor ricostruisce la storia dell’alpi-

vecchio maglione dei Ragni e la tuta

un futuro allestimento museale ele-

nismo lecchese dalle origini all’epoca

che ha accompagnato Mario Panzeri

menti virtuali si era fatta strada anche

contemporanea attraverso schede vi-

nella scalata dei 14 Ottomila.

all’interno del CAI Lecco, e nel 2007,

smo.

deo, interviste ai protagonisti e filma-

In effetti, quello che propone l’Os-

compatibilmente con la disponibili-

ti storici. E poi il tema dell’evoluzione

servatorio è un viaggio puramente

tà di risorse della sezione, era stato

dei materiali, affidato a una serie di

virtuale, e i grandi assenti in questo

avviato un processo di catalogazione

gigantografie, e le grandi spedizio-

allestimento che ha dovuto fare i conti

digitale di tutti gli elementi raccolti. Si

ni degli alpinisti lecchesi sulle princi-

con la ristrettezza degli spazi sono

auspicava per il futuro una sede dove

pali montagne del mondo narrate da

proprio gli oggetti, il cui potere evo-

oggetti, documenti e strumenti multi-

un monitor interattivo. La postazione

cativo non può essere eguagliato da

mediali potessero essere compresenti

nessuno strumento multimediale.

e costituire un vero e proprio centro

78

Appuntamenti

Non vuole essere questo un giudi-

di documentazione.

zio negativo su quanto è stato rea-

Quanto di fatto il CAI ha potuto fi-

lizzato: l’allestimento è esteticamente

nora realizzare, oltre a un archivio di-

gradevole e raffinato; i contenuti, per

gitale di documenti, è la collezione di


La copertina del pieghevole che illustra il percorso di visita e sguardo sull’allestimento.

oggetti custodita presso la Torre Vi-

e la loro implementazione. E questo

gimento delle associazioni alpinistiche

scontea e fruibile in versione digitale

non potrà avvenire senza il coinvol-

del territorio.

in un totem. La speranza è che anche questa componente materiale, così importante dal punto di vista sia documentale che emozionale, possa trovare la strada per essere offerta al pubblico. In occasione dell’inaugurazione, le autorità comunali hanno lasciato intendere che l’Osservatorio si amplierà acquisendo uno spazio adiacente più o meno delle stesse dimensioni dell’attuale; l’allestimento potrebbe così completarsi con l’inserimento di una parte della collezione museale del CAI attraverso esposizioni temporanee, a tema, che rendano visibili a rotazione tutti i pezzi. E in quel contesto, il totem già disponibile potrebbe essere fruito come guida al percorso espositivo. Mi pare che questo rappresenti per l’Osservatorio un irrinunciabile valore aggiunto e una garanzia di continuità e di sviluppo futuro. Allo stesso modo, per evitare che il percorso virtuale perda di interesse con il passare del tempo e l’avvicendarsi dei visitatori, dovrà essere garantito l’aggiornamento dei contenuti


IL COMPLEANNO DEI RAGNI

D

ue eventi espositivi si sono

avevano, ma anche semplicemente alla

titolo “Ragni di Lecco. 70 anni di im-

svolti a Lecco nell’ambito dei

loro bellezza, ai colori, alle sensazioni

prese alpinistiche nella stampa italiana

festeggiamenti per i 70 anni

che riuscivano a trasmetterci come

e straniera”.

del Gruppo Ragni.

arrampicatori e come eredi di que-

Alcune bacheche collocate nell’in-

Il primo è la mostra fotografica

sta avventura straordinaria. Abbiamo

gresso della sede di via Bovara han-

inaugurata il 25 maggio alla Quadre-

spaziato dai primi anni ai giorni nostri

no offerto al pubblico uno spaccato di

ria Bovara di Malgrate e poi replicata

senza un filo conduttore ben preciso,

momenti particolarmente significativi

presso il Comune di Lecco.

ma affidandoci più che altro all’istinto,

nella storia del gruppo, come rac-

Organizzata dal Gruppo e curata da

selezionando foto di montagne, vol-

contati e illustrati su riviste e giornali

Paolo Spreafico e Adriano Carnati, la

ti, luoghi che hanno costruito, passo

locali, nazionali e internazionali, o su

mostra ha offerto una sequenza di 40

dopo passo, la nostra storia”.

pubblicazioni del CAI.

immagini, in prevalenza gigantografie

Risultato: un vero piacere per gli

Si parte dal 1958, con il Gasherbrum

a colori, pescate dall’archivio dei Ra-

occhi, amplificato dalla suggestione

4, poi gli anni ’60 (Mc Kinley, Terra del

gni con criterio forse più estetico che

degli incantevoli spazi espositivi della

Fuoco, Antartide,), la Patagonia degli

storico: “Nella scelta delle immagini-

quadreria.

anni ’70 e ’80, l’Everest e il K2, fino

ha spiegato Paolo Spreafico al mo-

Una seconda piccola mostra è quel-

alle avventure più recenti dei Ragni

mento dell’inaugurazione- ci siamo

la di tipo documentario, organizzata

di ultima generazione in Patagonia e

affidati al valore storico che queste

dalla Biblioteca Civica di Lecco con il

Groenlandia.

teca di Lecco

a.b.


“LORENZO UNO DI NOI”

C

on questo titolo si è svol-

Quindici immagini commentate da

ta a Lecco dal 15 luglio al 17

sintetiche didascalie e pochi pannelli

agosto presso il Palazzo delle

esplicativi hanno condotto i visitato-

Paure una mostra fotografica pro-

ri attraverso le tappe più significative

mossa dall’Associazione Amici di Lo-

della carriera alpinistica di Lorenzo

renzo Onlus, dall’Associazione Nama-

che a soli 30 anni aveva già scala-

ste onlus di Bulgiago e dalla Sezione

to Everest, Cho Oyu, Aconcagua,

CAI di Lecco “Riccardo Cassin”, curata

McKinley ed era accademico del Cai. Il

da Domenico Chindamo, Paolo Nacio

suo sorriso, componente fondamen-

Galeazzi, Anna Masciadri e Mariangela

tale del ricordo che conserviamo di lui,

Tentori. Obiettivo: ricordare Lorenzo

accompagna la sequenza dei pannelli,

Mazzoleni a 20 anni dalla sua scom-

dalle prime esperienze nell’alpinismo

parsa durante la spedizione per i 50

giovanile del Cai Lecco fino all’inci-

anni dei Ragni di Lecco al K2.

dente mortale del 1996.

U

a.b.

WIKIMANIA A ESINO LARIO

n appuntamento speciale a

come Milano, Torino e Napoli.

in collaborazione con il CAI di Esino

Esino Lario dal 21 al 27 giu-

Wikipedia, come tutti sanno, è

L’intero paese è stato coinvolto

gno 2016: le strade si sono

un’enciclopedia online fondata nel

per offrire il meglio dell’accoglienza,

riempite di gente di ogni età e di ogni

2001, gratuita, multilingue, a contenu-

nell’ambito di una manifestazione in-

colore, la lingua dominante è diventa-

to aperto, la maggiore e più visitata

ternazionale destinata, negli obiettivi

to l’inglese, e un nutrito staff di volon-

opera di riferimento generalista di In-

di chi l’ha voluta, a portare visibilità

tari sparsi per il paese ha provveduto

ternet.

all’intera provincia di Lecco e ricadute

a smistare e indirizzare il flusso degli

Quelle di Esino sono state cinque

positive sul turismo locale. Parallela-

giornate di seminari e convegni fi-

mente a Wikimania si è infatti svilup-

Tutto questo per Wikimania, il ritro-

nalizzati a produrre nuovi contenuti,

pato il progetto “Adotta un comune”,

vo annuale dei volontari di Wikipedia

sviluppare software, condividere idee

un concorso rivolto agli utenti di Wi-

che quest’anno è stato organizzato

ed esperienze utili alla diffusione del-

kipedia per stimolare la conoscenza

per la prima volta in Italia, appunto a

la conoscenza libera e gratuita. Molti

diretta e la promozione del territorio

Esino Lario, dopo che in passato si

gli eventi collaterali: mostre, concerti,

attraverso l’incentivazione di un turi-

erano candidate per ospitarlo città

degustazioni, escursioni organizzate

smo di qualità, attento alle specificità e

ospiti e dei visitatori.

alla riscoperta del patrimonio culturale, storico, artistico e naturalistico.

a.b.

Congressisti e visitatori davanti al museo delle Grigne

Appuntamenti

81


RECENSIONI BEN MOON di Renato Frigerio Raccontata dalla penna esperta di uno scrittore accattivante come Ed Douglas, la biografia del fenomeno britannico del’arrampicata diventa un libro documentario che va a fondo nella ricerca di tutto ciò che lo può spiegare. Del resto l’autore di questo libro può vantarsi di sapere meglio di tanti altri che cosa comporta parlare di montagna, dopo che ha dedicato all’argomento già ben otto dei volumi che ha scritto. E per fare piena luce sul protagonista, prima di arrivare a Ben, scandaglia le origini particolari in certo senso ereditate da lui sotto l’aspetto delle sue inclinazioni e delle sue doti nell’ambito delle due generazioni che lo hanno preceduto. Anche questo approfondimento risulta molto interessante e spiega diverse cose che hanno contribuito a renderlo quel climber dalla genialità incantevole e dallo stile elegante e inimitabile. Per conoscere questo caposcuola dell’arrampicata pura bisogna partire dalla sua precocissima attrazione per la montagna, come lui la descrive più tardi: “Fin dall’esatto momento in cui per la prima volta misi piede su roccia, alla tenera età di sette anni, l’arrampicata è stata la cosa più importante della mia vita”. Da quel giorno Ben Moon iniziò a crescere rapidamente e incessantemente: non come alpinista come forse lui intendeva, bensì come top climber, al quale bastavano i pochi metri di un boulder o di una breve salita per far pensare inverosimile quello che aveva realizzato. Come quando, nel 1990, su quel sasso di Raven Tor, nel Peak District, un muro strapiombante di calcare zebrato, a 24 anni face sua una cosa impossibile: gli bastarono due impressionanti minuti per accreditarsi la prima di “Hubbe”, riconosciuta come la prima via al mondo di grado 9a. Per riuscire nell’impresa, era certo indispensabile essere già ben oltre la bravura degli altri e avere a disposizione la sua fantastica forza naturale. Ma qui si trattava di Ben Moon, un climber che arrampicava sempre al limite: anzi, che arrampica, perché, a cinquant’anni è tuttora sulla breccia con la sua inesausta forza e immaginazione. Si comprende allora perché il libro che lo presenta possa tenere in apprensione e tensione fino all’ultima pagina, per riprenderlo poi nuovamente in mano appena terminato per gustarselo con rinnovato piacere.

Ed Douglas BEN MOON – dal punk al futuro dell’arrampicata 312 pagine – 32 tavole di foto b/n e a colori – copertina con 2 alette – Formato cm. 20x12,5 – Euro 19,90 – Collana “I Rampicanti” – Edizioni Versante Sud

SULLE FALESIE BERGAMASCHE di Renato Frigerio È la quarta volta che le numerose valli bergamasche – Val Imagna, Val Brembana, Val Seriana, Val di Scalve, Lago d’Iseo – vengono analizzate con lo scopo di proporne l’attenzione, su apposite guide, agli amanti dell’arrampicata. Vengono così scoperte stupende vie, accuratamente descritte, come sono state disegnate ed attrezzate per offrire gratificanti ascensioni che potranno essere affrontate divertendosi, ma sentendosi pure tranquilli per la sicurezza che deriva da una conoscenza affidabile. Se l’ultima edizione di tali guide risaliva al 2009, a distanza di sette anni gli stessi autori, Yuri Parimbelli e Maurizo Panseri, hanno ritenuto fosse ormai tempo di provvedere ad un aggiornamento sostanziale, indispensabile per illustrare quanto qui è stato realizzato dalle nuove generazioni, che hanno cercato e scoperto tante nuove falesie da attrezzare e nuove vie da salire. Così, di fronte a siti completamente nuovi, altri sono stati decisamente ampliati: e questo vale insieme per le vie di più tiri, dove il panorama si è notevolmente esteso, soprattutto con nuove vie di alta difficoltà, chiodate dal basso con stile rigoroso. Questa nuova edizione della guida risulterà particolarmente gradita ai numerosi climber che hanno di mira un piacevole ambiente montano come quello bergamasco, dove l’arrampicata offre inoltre una straordinaria varietà di salite, alla portata di ogni gusto e di ogni diversa attitudine e preparazione..

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Recensioni

Yuri Parimbelli e Maurizio Panseri Valli bergamasche. Falesie e vie moderne Collana LUOGHI VERTICALI – Edizioni VERSANTE SUD 416 pagine- foto e disegni a colori – copertina a 2 ante – formato cm. 15x21 – Euro 33,00


VITA E OPERE DI MARIO RIGONI STERN RACCONTATE DA UN AMICO di Adriana Baruffini Mario Rigoni Stern, classe 1921, scomparso nel 2008, è a ragione considerato uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento. Nato ad Asiago e sempre vissuto sull’altopiano, ha combattuto come alpino durante la seconda guerra mondiale ed è stato internato in un lager tedesco per il rifiuto di aderire alla Repubblica di Salò. Nei suoi libri la testimonianza diretta delle tragedie della guerra, raccontate, anche a nome dei tanti che non hanno potuto farlo, con l’urgenza di chi non vuole lasciarle cadere nell’oblio. E poi la presenza costante della montagna, con i ritmi e le leggi della natura, l’incanto dei boschi e delle malghe, il fascino degli alberi prediletti larice e betulla, l’incontro con gli animali. Giuseppe Mendicino, diventato amico dello scrittore e in sintonia con il suo pensiero e il suo stile di vita nonché già autore di scritti che lo riguardano, ottiene dalla famiglia l’incarico di comporre questa biografia. Il risultato è un volume di 345 pagine che ripercorre in modo documentato e con un buon corredo di fotografie la vita di Mario Rigoni Stern: l’infanzia e la giovinezza, la guerra, la prigionia, la famiglia, le amicizie, i libri, da Il sergente nella neve che l’autore considerava “il più importante”, a Storia di Tönle, “il più bello”, a tutti gli altri. Il capitolo conclusivo contiene, annunciato dal titolo e condensato nelle righe di seguito riportate, “l’ultimo dono di Mario Rigoni Stern”: Quando ci fermiamo a guardare una meraviglia della natura o un suo piccolo, fuggevole dettaglio, quando siamo incerti su una decisione che mette in gioco il nostro codice etico, quando ci chiediamo quale sia davvero il senso del nostro vivere inquieto, ricordarlo, rileggere le sue pagine, può farci sentire meno soli. E’ questo il suo ultimo dono.

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SONO ANDATI AVANTI due e la scelta di accettare la propo-

e prove di percorso. Lo raggiunsi: “Ma

ei mesi scorsi ci hanno la-

sta della Comunità Montana fu presa

allora non è un gioco, è una cosa seria

sciato quattro soci del CAI e

a maggioranza con un solo voto di

anche questa cosa qui…” mi disse, e la

componenti del gruppo Ragni

differenza. Lui votò contro. Presa la

sua espressione si rasserenò.

noti a tutti. Tre personaggi estrema-

decisione disse: “Bene adesso che è

mente diversi accomunati dalla pas-

stato deciso di prendere in gestione

sione per il verticale e per la montagna

la palestra, mi offro per seguirla di-

Abitava a Laorca come me e co-

in generale. Porto il mio breve ricordo,

rettamente”. Compito che ha portato

noscevo bene il figlio di qualche anno

consapevole di quanto ognuno di loro

avanti fino all’ultimo. Quanti avrebbe-

più giovane di me. Vittorio era sem-

abbia segnato la vita del CAI Lecco e

ro invece gufato sperando di vedere

pre cordiale, modesto, all’apparenza

dei Ragni, ma anche la mia.

confermata la propria opinione? Dario

impossibile da accostare alle imprese

era così, l’interesse del gruppo veniva

condivise con il cugino Casimiro Fer-

sempre prima delle piccole soddisfa-

rari. La mia sorpresa fu grande quando

zioni personali. Ci mancherà.

capii che quel Vittorio era il medesi-

di Alberto Pirovano

N

Dario Cecchini Era un gentiluomo, è questa la pri-

mo del Fitz Roy, di quella salita in cui

ma immagine che mi viene in mente. Di cultura pari alla suo spigolosità,

Vittorio Meles

Gigi Alippi

la tenacia (meglio per un laorchese

penso sia una delle persone con il più

Al funerale di Pino Negri dissi che

la proverbiale testardaggine) fu il se-

alto senso del dovere e del rispetto

da piccolo quando pensavo al gruppo

gno distintivo. Aveva abbandonato da

che abbia conosciuto. Lo cercai come

Ragni mi si materializzava l’immagine

tempo l’alpinismo praticato e la vita di

consigliere al mio primo mandato di

di Pino e, appunto, di Gigi. Gigi divenne

gruppo, ma ci teneva a ricevere tut-

presidente dei Ragni; conoscendo la

socio del CAI Lecco prima che ragno,

te le informazioni su cosa facevano i

mia tendenza a partire “per la tangen-

fu infatti Bigio Mauri a convincerlo ad

giovani. Quando lo incontravo in quel

te” volevo qualcuno con i piedi sal-

iscriversi a Lecco per poterlo inserire

di Pomedo puntualmente commenta-

damente a terra e mai scelta fu più

nella lista degli alpinisti per la spedi-

va questa o quella salita, sempre senza

felice. Sempre schietto e diretto fino

zione che il CAI stava organizzando

giudicare.

ad apparire scostante, aveva sempre

alla volta del Mc Kinley. Gigi l’ho co-

presenti gli obiettivi che raggiunge-

nosciuto dopo essere diventato pre-

va con un raro equilibrio di pruden-

sidente dei Ragni, aveva già smesso di

Angelo è stato il maestro di genera-

za ed arditezza. Da lui ho imparato

arrampicare, ma non di interessarsi a

zioni di alpinisti. Direttore per anni della

tantissimo, soprattutto nei momenti

quanto succedeva nell’ambiente alpi-

scuola dei Ragni, appariva sempre cal-

di maggiore difficoltà. Un riferimento

nistico. Ho passato ore a parlare con

mo e, per certi versi, filosofico. A di-

saldo e sempre trasparente. Mi die-

Gigi di come andavano loro in mon-

spetto del suo fisico, minuto e leggero,

de anche una lezione di democrazia

tagna, ma soprattutto della scelta di

aveva una tempra e una volontà fuori

(cui teneva particolarmente diffidando

Stefano, suo figlio, di dedicarsi all’ar-

dal comune, quasi volesse sempre sfi-

sempre dell’uomo solo al comando)

rampicata sportiva e non all’alpinismo.

dare quei limiti che la natura sembrava

quando dovemmo decidere se pren-

Neanche l’ingresso di Stefano nel

imporgli. Non amava solo la monta-

dere o meno in gestione la palestra.

gruppo Ragni, dopo la modifica dello

gna, vissuta in ogni aspetto, dall’ar-

Dopo aver elaborato un approfondi-

statuto che apriva agli arrampicato-

rampicata allo sci, ma anche il volo a

to business plan mettemmo ai voti

ri sportivi, sembrava rasserenarlo. Poi

vela con il deltaplano e ed il windsurf.

la decisione. Il Consiglio si spaccò in

venne la Coppa del Mondo a Lecco e

Tutte attività svolte al massimo livello.

Stefano fu coinvolto come tracciatore.

Angelo lascia un vuoto enorme ed

In quei giorni convulsi in piazza Cer-

un’eredità, quella della trasmissione

menati vidi materializzarsi il Gigi. Quasi

alle nuove generazioni della passione,

di nascosto stette a guardare per un

ma soprattutto della sua filosofia di

po’ il lavoro di Stefano tra piattaforme

fare alpinismo.

84

Vita di Sezione

Angelo Zoia


Negli ultimi mesi ci hanno lasciato: Ausilia Bodega, socia dal 2011 Luciano Marelli, socio dal 1981 Carla Cavallini, iscritta al CAI dal 1950 Lodovico Pirovano, socio CAI dal 2006 e assiduo frequentatore del gruppo Sci di fondo escursionismo Giuseppe Faccinetto, medaglia d’argento al valor militare, iscritto al CAI dal 1946, appassionato di montagna e in particolare di sci, è stato fra gli ideatori e realizzatori delle sciovie del Pialeral. Questa sua avventura è raccontata nell’articolo di pagina 15 firmato dal figlio Angelo Faccinetto, direttore responsabile della nostra rivista. Dario Cecchini - Vittorio Meles - Angelo Zoia, soci CAI e componenti del gruppo Ragni, affidati al ricordo personale del presidente Alberto Pirovano.

Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione

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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.

Vita di Sezione

85


NUOVA COMMISSIONE SENTIERI

Si occuperà di manutenzione e di tutti i problemi connessi alla sentieristica

I “Beck” al lavoro.

di Andrea Spreafico In questi ultimi anni, anche grazie all’aumento del numero dei nuovi frequentatori della montagna (in gran parte escursionisti), il tema dei sentieri è tornato d’interesse. Sono nate iniziative di associazioni, sono stati emessi bandi pubblici, alcune amministrazioni hanno cercato di intervenire direttamente sui sentieri esistenti sul proprio territorio. Spesso, pur a fronte di interesse e di impegno, le singole iniziative non si sono risolte in interventi adeguati. Per questo motivo, nel corso del-

la primavera di quest’anno il consiglio

nell’organizzazione di escursioni in

direttivo ha ritenuto opportuno creare

montagna ed eventi di diverso tipo,

una Commissione Sentieri alla quale

nella manutenzione di sentieri e nelle

ha affidato il compito di occuparsi at-

attività di raccolta fondi per varie ini-

tivamente della risoluzione delle pro-

ziative di beneficienza.

blematiche connesse alla sentieristica.

Nel prossimo futuro, uno dei compiti

Ne fanno parte i soci Tiziano Riva, An-

della Commissione Sentieri sarà quel-

drea Spreafico, Sergio Poli, Luca Pirola

lo di incrementare il numero dei soci

(Sottosez. Barzio) ed Amedeo Lodetti

interessati a far parte del gruppo di la-

(Sottosez. Strada Storta).

voro, in modo tale da poter programmare le manutenzioni di alcuni dei

Il ruolo dei “Beck” Per quanto invece riguarda le opere

supporto ad analoghe iniziative nel

di manutenzione dei sentieri, il con-

territorio provinciale. Chi fosse inte-

siglio ha accolto con favore la crea-

ressato, contatti il segretario sezionale.

zione di un gruppo sezionale di lavoro denominato “i Beck”. Il gruppo è

86

Vita di Sezione

sentieri della zona di Lecco ed offrire

formato da alcuni dei membri dell’omonimo gruppo “i Beck” formatosi nel 2004 e da allora molto attivo


INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2017 L’Assemblea Generale dei Delegati tenutasi a Saint Vincent lo scorso maggio ha deliberato, su proposta del Comitato Centrale, le quote associative per il 2017 mantenendole invariate rispetto al 2016 Nella riunione del 10 settembre scorso anche il Consiglio Direttivo della nostra Sezione ha ritenuto di non apportare nessuna modifica. Riportiamo qui di seguito le quote sociali per il 2017 Socio Ordinario Socio Ordinario*

Da mercoledì 21 dicembre 2016 a lunedì 9 gennaio 2017 per le vacanze natalizie. Venerdì 14 aprile 2017 (Venerdì Santo).

AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI

€24,00 €16,00

Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali.

(nati nel 1999 e anni seguenti)

Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera

CALENDARIO CHIUSURA SEDE

€46,00 €24,00

(nati dal 1990 al 1998)

Socio Familiare** Socio Giovane***

- Il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera.

€20,00 € 5,00 € 2,00

*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. ** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento. ***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.

IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. c) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150.

- I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. - Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. - Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. - Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.

DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.

Ricordiamo due facilitazioni per il rinnovo: - La segreteria, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, sarà aperta anche sabato dalle ore 15:00 alle 17:00 a partire da sabato 14 gennaio 2017.

Vita di Sezione



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