Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO
n° 2/2016
CAI LECCO 1874
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WALTER BONATTI: IL SOGNO VERTICALE
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NELLA TERRA DI BAFFIN
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PICCOLI SKIALPER CRESCONO
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GRIGNETTA D’ORO: VINCE SIMON GIETL
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NELL’INCANTO DEL SOTTOBOSCO
RICORDI DEL BRENTA
SULLA NEVE DELLE DOLOMITI
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QUOTA 3738
IN QUESTO NUMERO
EDITORIALE
4
6 11 15 20 23
SENTIERI E PAROLE
26
RICORDI DEL BRENTA
Detassis e una bottiglia di Sassella: il premio più bello per la prima al Crozzon di Gigi Alippi WALTER BONATTI: IL SOGNO VERTICALE Cronache, immagini e taccuini inediti nel nuovo volume di Angelo Ponta di Anna Masciadri QUANDO IN PIALERAL SI SCIAVA Piccola storia degli skilift del Grignone, dagli anni Cinquanta alla slavina dell’86 di Angelo Faccinetto NELL’INCANTO DEL SOTTOBOSCO Le quattro stagioni dei fiori delle montagne lecchesi di Annibale Rota ELOGIO DELLA PIANISTICA Proposta semiseria per una nuova specialità alpina: il flat walking di Eugenio Mira, Dino Piazza, Luigino Airoldi, Emilio Valsecchi (Lupetto)
L’INTERVISTA
INSIEME SI CRESCE
Appello alla collaborazione dei soci e delle sezioni del territorio di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco
32 37
42 44 46
48 53 56
Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it
GRIGNETTA D’ORO 2016: VINCE SIMON GIETL Il premio conferma Lecco capitale dell’alpinismo
di Sara Sottocornola ALL’OMBRA DELLA LEGGENDA Una mostra per ricordare Gino Esposito e Ugo Tizzoni di Matteo Manente FRA ROVI E LISCIONI, ALLA SCOPERTA DI MONTECRISTO L’esperienza sull’isola di Marco Albino Ferrari di Adriana Baruffini
QUOTA 3738 Luglio 2016, gita sociale al Palla Bianca IL SENTIERO SEGRETO L’antica strada comunale Lecco-Morterone
Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2700 copie Chiuso in redazione 05/10/2016
di Giorgio Mandarano
di Sergio Poli A PASSI DI BIMBO Per il Family CAI un’altra stagione davvero intensa di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico
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IN GIRO PER L’ORSIERA In Piemonte il trekking 2016 del corso di alpinismo giovanile di Elisa, Francesca e Serena A SCUOLA DI MONTAGNA Fatti e riflessioni sull’attenzione del CAI verso i giovani e i giovanissimi di Giuseppe Ferrario
SCI ALPINISMO
PICCOLI SKIALPER CRESCONO 48esimo corso base di scialpinismo: trenta partecipanti, poca neve, tanto entusiasmo di Anna Masciadri
74
Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia
ALPINISMO GIOVANILE
58 64
Direttore responsabile: Angelo Faccinetto
NELLA TERRA DI BAFFIN Otto nuove vie sulle grandi pareti di granito dell’isola canadese di Luca Schiera COSA HO IMPARATO DALLA MONTAGNA Un’allieva al corso di roccia: parolacce, autocontrollo e “Vecchie beline” di Alessandra Selmi
ESCURSIONISMO
Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto
Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco
MONTI SORGENTI
N° 2/2016
SU E GIU’ PER LA VAL CALOLDEN La Grignetta e la nascita dei Ragni nei ricordi del “Cito” Pierdavide Pennati di Adriana Baruffini
ALPINISMO e ARRAMPICATA
Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano
GEO
SULLA NEVE DELLE DOLOMITI La settimana bianca del GEO all’Alpe di Siusi
APPUNTAMENTI
80 IL COMPLEANNO DEI RAGNI 82 Due mostre per celebrare i 70 anni del gruppo 83 “LORENZO UNO DI NOI” 83 WIKIMANIA A ESINO LARIO 84 RECENSIONI 85 VITA DI SEZIONE
OSSERVATORIO ALPINISTICO LECCHESE Viaggio virtuale nella storia dell’alpinismo lecchese
di Agostino Riva
di Adriana Baruffini
Camminando fra le nuvole. La salita al Palla Bianca. Foto di Giorgio Mandarano
Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente Stampato secondo attraverso l’usoladifilosofia materialiGreenPrinting (lastre, carta,® inchiostri volta e imballi) a basso impatto ambientale, alla salvaguardia dell’ambiente attraverso oltrediall’utilizzo energia rinnovabile l’uso materiali di (lastre, carta, inchiostri e automezzi a metano. e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.
ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente ® Serra le emissioni di Gas a effetto ZeroEmissionProduct . prodotte direttamente o indirettamente A.G. Bellavite ha azzerato totalmente perlelaemissioni realizzazione di questo prodotto. di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.
INSIEME SI CRESCE
Appello alla collaborazione dei soci e delle sezioni del territorio di Alberto Pirovano*
C
ari soci, passati i primi mesi conoscitivi è giunto il momento di cominciare a pro-
grammare e a delineare il percorso per i prossimi anni. Più che obiettivi rigidi, più consoni all’amministratore di un’azienda che non al presidente di un’associazione fondata sul volontariato, vorrei delineare qualche traccia lasciando alla volontà, alla capacità, ma soprattutto al desiderio di soci e gruppi l’approfondimento. Sono convinto, come ho già scritto nell’ultimo editoriale, che un’associazione non possa prescindere dall’apporto, anche minimo, dei singoli soci. Da qui l’invito a tutti a mettersi a disposizione con le proprie capacità e passioni. Abbiamo già iniziato a coinvolgere soci in attività specifiche, ma per il futuro mi piacerebbe che al presentarsi di un’esigenza corrisponda la disponibilità dei soci per soddisfarla, lasciando la porta aperta a tutti. Parlo delle singole manifestazioni confermate anche per il prossimo anno come “Monti Sorgenti” o il raduno sezionale, quest’anno molto partecipato pur con ampie possibilità di crescita, ma anche di attività meno appariscenti. Un gruppo di soci dedito alla manutenzione dei rifugi permetterebbe importanti risparmi e un rafforzamento dello spirito di gruppo. Penso che nel CAI Lecco non manchino falegnami, idraulici, muratori,
4
Editoriale
elettricisti o comunque persone ca-
un obbligo di legge per il CAI, ma che
paci di svolgere compiti estremamen-
vede Lecco, unica provincia in Italia, a
te pratici: fatevi avanti. Lo stesso di-
non aver avviato il processo di acca-
scorso può essere declinato su attività
tastamento e revisione della numera-
più intellettuali: la biblioteca abbisogna
zione e della segnaletica dei sentieri
di addetti così come la comunicazio-
sul proprio territorio. Un lavoro impe-
ne, cartacea e web.
gnativo se svolto dalle singole sezioni,
Da parte del consiglio la spinta verso
sempre complicato, ma più abbordabi-
un maggior coinvolgimento e coordi-
le, se affrontato con l’apporto coordi-
namento del mondo associazionistico
nato di tutte le sezioni del territorio.
alpinistico lecchese è partita spedita-
Lo stare insieme offre anche op-
mente. Su richiesta di alcune sezioni
portunità maggiori di sinergia con le
CAI della provincia, il CAI Lecco si è
istituzioni pubbliche sovra comunali, le
fatto promotore dell’istituzione di una
quali, trovandosi di fronte un unico in-
conferenza stabile delle sezioni pro-
terlocutore possono meglio interagire
vinciali. È cosi nata da poco una re-
con il nostro mondo associazionistico.
altà volta a mettere sotto il medesimo
Rinnovo quindi l’invito a mettersi a
tetto tutte le realtà CAI del lecchese,
disposizione, magari semplicemente
dall’alto lago fino alla Brianza mera-
segnalando, in occasione dell’immi-
tese. È evidente come il conoscersi, il
nente rinnovo della tessera, la pro-
parlarsi e, si spera, il condividere i punti
pria professione, le proprie attitudini o
di forza delle singole sezioni, non pos-
semplicemente la disponibilità a svol-
sa che aiutare il raggiungimento degli
gere compiti, anche piccoli, specifici.
scopi anche di singoli sodalizi. Si pensi alla gestione della rete sentieristica,
Buon lavoro. *Presidente CAI Lecco
Momenti di socialitĂ . Sopra e a fianco: raduno sezionale al Rifugio Lecco, Piani di Bobbio. Sotto: castagnata sociale alla Capanna Stoppani.
RICORDI DEL BRENTA
Detassis e una bottiglia di Sassella: il premio piĂš bello per la prima al Crozzon
Il rifugio Brentei dominato dal Crozzon di Brenta. Foto di Danilo Villa, 2015
Ritratto di Gigi Alippi nella sua casa ai Resinelli. Foto di Matteo Manente, 2013
salire la “Via delle Guide” (800 m, V+,
la Cima Tosa, la Tosa, la Bocchetta di
ravamo sul finire degli anni cin-
VI-, aperta nell’agosto del 1935 da
Brenta, la Brenta Alta, il Campanil Basso,
quanta: ero un ragazzotto pie-
Bruno Detassis e Enrico Giordani) al
il Campanil Alto, la catena degli Sful-
no di vita e di entusiasmo, con
Crozzon di Brenta, una via famosa per
mini, a mio parere l’anfiteatro più bello
una gran voglia di conoscere monta-
i suoi passaggi in libera molto tirati e
delle Alpi.
gne nuove e invitanti. Il Brenta faceva
delicati: se non sai arrampicare, torni
Anche quando ci mettiamo a tavola
certamente al caso mio, sapendo che
alla base. Ad attenderci, come avevo
continuo a sentirmi eccitato, non rie-
lì esistevano bellissime arrampicate
intuito, era proprio il paretone Nordest
sco a star fermo ed è strano che ri-
da fare in libera. Sapevo anche di un
del Crozzon, situato a Nord della Cima
esca a tranquillizzarmi solo quando al
“re” del Brenta, un certo Bruno Detas-
Tosa (3173 m).
nostro tavolo viene a sedersi il gran-
E
di Gigi Alippi
sis, uno dei massimi interpreti degli
Superato il centro turistico di Ma-
de patriarca. Bruno Detassis si mostra
anni eroici dell’alpinismo dolomitico,
donna di Campiglio e lasciate le mo-
curioso e loquace, vuole soprattutto
fin dagli anni Trenta: la maggior parte
tociclette a Vallesinella, che avevamo
sapere qualcosa dei nostri programmi.
delle pareti le aveva conquistate pro-
raggiunto dopo aver percorso l’omo-
“Sono contento che andiate a fare la
prio lui. Con la sua famiglia gestiva il
nima valle pittoresca e selvaggia, pren-
Via delle Guide, ma e il bocia?” Quello
rifugio Brentei, e fu lì che lo incon-
diamo il lungo sentiero che ci porterà
sarei io, e la risposta arriva dai miei
trai, rimanendone subito soggiogato
al rifugio Brentei. Mentre qui proce-
due accompagnatori: “Lui è molto
mentre lo osservavo con un senso di
diamo veloci, mi vedo già alle prese
forte e sta mettendo le ali: presto ar-
venerazione, come si può guardare un
con l’arrampicata che ci aspetta: sarà
riverà in Brenta da solo”.
vegliardo, anche se allora non portava
sicuramente Jack Canali, il più esperto,
Partiamo prima dell’alba, volendo
ancora la barba. Riconobbi che lui pure
a guidare la cordata, alternandosi poi
trovarci all’attacco già alle prime luci
ci riservava un atteggiamento che
con Luciano Tenderini. Continuando a
del giorno. Come avevo immagi-
esprimeva rispetto, certo per il fatto
fantasticare, non mi accorgo per nulla
nato, è Jack che si muove subito da
che, pur essendo noi ancora scono-
che stiamo arrancando su un percor-
capocordata, mentre da metà parete
sciuti, appartenevamo alla scuola del
so duro e faticoso, tanto da rimanere
si alternerà con Luciano. Quando si
glorioso alpinismo lecchese.
di stucco quando, all’uscita dell’ultima
tratta di recuperare, noi due saliamo
galleria, mi trovo improvvisamente di
assieme. La via, che è tracciata su una
fronte ad uno scenario che non avrei
roccia molto solida, mi entusiasma
Ero arrivato lì assieme a Jack Cana-
mai immaginato. Quello che mi sta
fortemente: mi sento inebriato, quasi
li e a Luciano Tenderini, interessati a
davanti in primo piano è sì il rifugio
al punto di voler correre dove invece
Brentei, già a quota 2182 m, ma poi alla
c’è solo da arrampicare. Sono i miei
sua destra si parte dalla stupenda im-
compagni che devono intervenire più
ponenza del Crozzon per proseguire,
di una volta per ricondurmi alla realtà
al di là del canale che lo separa, verso
che non transige in nessun modo sul-
La “Via delle Guide”
8
Sentieri e Parole
le regole della sicurezza in montagna.
Passato
qualche
È una lezione severa, ma che nello
anno, anche le mie ali
stesso tempo mi rende più sereno e
sono cresciute, riesco a
tranquillo: una lezione quella di Jack
volare. Un giorno sento
e Luciano che non potrò dimenticare
squillare il telefono di
e che mi servirà più avanti nel tempo
casa: è Roberto Gal-
per farne tesoro nella mia attività di
lieni che ha una voglia
guida alpina, e non solo.
matta di fare una salita
Come potrò trovare le giuste parole
in Brenta. Non una cosa
per descrivere questa bella giornata?
da poco: “Se andassi-
Sto vivendo un’esaltazione che può
mo al Gran Diedro della
essere compresa solo praticando con
Brenta Alta, c’è la via
amore l’alpinismo.
di Andrea e Josve?” -
Continuando la nostra ascesa rag-
“La conosco la Brenta
giungiamo i tiri più difficili e, quando
Alta, che affaccia i suoi
i chiodi scarseggiano, ti trovi tu solo
2960 m a Sudest del
con la roccia. Mi viene in soccorso al-
Campanil Basso (2883
lora la tranquillità che sto apprenden-
m), e conosco pure
do dai miei maestri e che costituirà
la via Diedro Oggio-
poi per me un valore determinante, da
ni sulla parete Nordest,
trasmettere immancabilmente ai miei
una via di 450 m, VI e
futuri clienti.
A2, aperta nel luglio del
Vedo intanto che la parete tende
1953 da Josve Aiazzi
ad accucciarsi e, poiché le difficoltà
e Andrea Oggioni. Gli
stanno diminuendo, troviamo perfino
rispondo
il tempo per scherzare. Arriviamo fi-
“Guarda che è dura,
nalmente in cima al Crozzon: abbia-
conosciamo
mo raggiunto quota 3135 m, e vicino
bene questi due nostri
al bivacco sciogliamo l’intensità delle
amici.” Roberto però
nostre emozioni con il classico ab-
non desiste: “Ma dai,
braccio. Anche questa non è una for-
ci siamo forse allenati
malità: sento il mio corpo che vibra
per niente in Grignetta,
in sintonia con la pienezza dell’anima,
arrampicando di notte
fino a raggiungere quello che io chia-
con la pila per tornare
mo orgasmo.
poi presto in ufficio?
La sera, al rifugio Brentei, arriva da
Non
conta
perplesso: molto
qualcosa
noi Bruno con la bottiglia di Sassella,
questo?” Ha vinto lui,
un vino di lusso, quello che ci vuole
anche perché io stes-
per festeggiare un’arrampicata che è
so mi sento pronto, più
stata speciale: “Siete stati veloci – ci
ancora che preparato:
dice convinto – è la prima volta che
non mi sento di rifiu-
una cordata di tre esce dalla Via del-
tare una proposta tanto
le Guide in sole sei ore, complimenti!”
allettante. Ancora una
Così dicendo, posa la bottiglia al cen-
volta la decisione de-
tro della tavola, mentre noi sentiamo
terminata di Roberto e
crescere dentro un grande orgoglio.
la sua dinamicità hanno
Il Campanil Basso. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco. Sotto: Bruno Detassis in una foto degli anni ‘70. Biblioteca della montagna-Archivio storico-SAT
fatto breccia su di me.
merita: lui, ingegnere che vive in una
Con Pino il calciatore
Partiamo dal rifugio Brentei diretti
zona elitaria di Milano, in via Ser-
Alla sera, al rifugio Brentei, la famosa
verso la Bocca di Brenta, e già all’alba
belloni, è una persona che non si dà
bottiglia di Sassella ritorna sulla tavola
ci troviamo alla base del Gran Diedro.
importanza e molto intelligente. Ama
per festeggiare sia la salita che l’arrivo
Guardando verso l’alto scorgo solo
scegliere pareti difficili e pericolose,
del “Panzerino”, con il quale all’indo-
diedri strapiombanti, camini e plac-
e mi chiedo perché lo faccia. Alcune
mani saliremo il Basso sullo spigolo
che che mi fanno venire i brividi. Non
volte si è trovato nelle “petole”, come
Sudovest lungo la via Graffer (V+,
sono le difficoltà che mi preoccupa-
al Pilone Centrale del Freney del Mon-
VI, aperta nell’agosto 1934 da Gior-
no, ma la severità di questo ambiente.
te Bianco, e qui comunque è uscito
gio Graffer e Angelo Miotto), un’altra
Prima di partire all’attacco non pos-
dalla tragedia con intelligenza.
classica del Brenta. Il “Panzerino” (Giu-
siamo fare a meno di rammentarci a
Adesso siamo arrivati sulla parte
seppe “Pino” Panzeri) è un collega del
vicenda la straordinaria personalità dei
alta, spezzettata con paretine sempre
Gruppo Ragni, un uomo dalla cultura
due alpinisti che hanno aperto la via
toste, ma ormai siamo in cima. È una
immensa che spazia dalla storia uni-
che stiamo per affrontare. Si attac-
cima piatta quella che ci accoglie, e
versale alle più recenti scoperte del-
ca con le staffe attaccate alla cintura
qui il consueto abbraccio scioglie tutte
la scienza, per non parlare di musica
che ciondolano nel vuoto. Entreran-
le tensioni accumulate. Guardando da
e arte. Lo considero il mio maestro
no in funzione sovente: questi tratti
qui il Croz dell’Altissimo, la più impres-
di cultura, che però non disdegna di
in libera, tra un chiodo e l’altro, sono
sionante formazione rocciosa delle
scendere al piano di narratore di ame-
tirati. È uno di quei tipi di arrampicata
Dolomiti di Brenta, una vera gigante-
ni aneddoti, di cui è ben fornito, come
che mi hanno sempre entusiasmato.
sca muraglia che sale fino a 2239 m,
questo: “Alla fine degli anni ’30 gio-
“Come va?” fa Roberto, un po’ timo-
la mente si rivolge inevitabilmente al
cavo al calcio da attaccante: durante
roso. “Non preoccuparti, mi trovo in
ricordo di un grande milanese, Nino
una partita contro l’Ambrosiana-Inter,
ottima forma. Sopra c’è una placca li-
Oppio, che su quella montagna nel
ricevuto un bel cross, con il mio fisico
scia: si va in libera, ci troviamo in pie-
1939 aprì una via superba, con diffi-
leggero ma sgusciante, riuscii a staffi-
no sesto grado.” Non mi sento stanco,
coltà che non riescono mai a tenersi
lare una legnata che mandò il pallone
sono soltanto poche gocce di sudo-
sotto il 5° grado superiore.
in rete. Mi capitò di nuovo un’occasio-
re quelle che mi imperlano la fronte.
Ora dobbiamo pensare alla disce-
ne simile, e tentai di ripetere la stessa
Ma ecco ancora il “Come va?” Questa
sa, ma non ci sentiamo preoccupati
azione: senza capire come fosse suc-
volta rispondo seccato: “Dai Roberto,
per il fatto di non conoscerla: siamo
cesso, mi ritrovai invece rotoloni fuori
non rompere più! Quando arriverai
abili nel passare da una cengia all’altra
dal campo. Non mi stupii, quando mi
qui, vedrai: certo non siamo al Luna
e, sfruttando i lati deboli sempre as-
accorsi che il difensore dell’Inter era
Park!” Però salendo, di tanto in tanto ci
sicurati, raggiungiamo felicemente la
un certo Allemandi!”
ripenso a queste risposte un po’ trop-
base. Roberto adesso si mette ad ar-
Pino arrampicava leggero: salimmo
po brusche, e mi chiedo se sia giusto
rotolare la corda, ma, trovandovi a un
in velocità i tiri di sesto grado dello
trattare così un caro amico.
certo punto una gobba, non ci pen-
spallone Graffer, mi trovavo in splen-
A mente fredda non so se si possa
sa un attimo per martellarla. Mi vedo
dida forma. Sulla cengia dello Stra-
considerare una giustificazione il fatto
costretto a saltargli addosso di nuovo,
done Provinciale, chiamata in gergo
che mi trovo nel pieno dell’esaltazione
urlandogli: “Accidenti, Roberto, cosa
“Provinciale”, incontrammo la guida
che deriva da una stupenda arrampi-
stai facendo? Non vedi che si tratta
Catullo Detassis, che ci interpellò gen-
cata e dalla percezione di stare supe-
di una corda nuova? Oh, guarda che
tilmente dicendoci: “Siete stati davve-
rando le sue difficoltà e insieme me
io non abito in via Serbelloni!” È con
ro veloci, complimenti”. Non avremmo
stesso. Roberto comunque non se lo
grande sofferenza che devo prendere
voluto avere un premio più gradito di
atto che un pezzo di corda nuova se
10
Sentieri e Parole
n’è andata.
queste parole. Nella foto di apertura: la Brenta Alta e il Campanil Basso. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco
Di ritorno dal K2 nel 1954 Walter Bonatti scala il muro del suo rifugio Grigna ai Resinelli.
WALTER BONATTI: IL SOGNO VERTICALE
Cronache, immagini e taccuini inediti nel nuovo volume di Angelo Ponta di Anna Masciadri
N
on era un lecchese di na-
ha lasciato un segno indelebile nelle
Compagnoni sono arrivati in vetta è
scita, ma lo era di adozione.
nostre vite. Ci ha emozionato con le
perché il Walter e Mahdi hanno visto
Quanti di noi lo hanno tro-
sue imprese e con le sue fotografie.
la morte in faccia quella notte a quasi
vato sui sentieri, sulle cime o anche in
Con le sue parole e con la sua lotta
8 mila metri.
città? Tantissimi. Per tutti noi non era
durata 50 anni per far cambiare quel-
Il 13 settembre scorso sono stati
Bonatti, ma era il Walter. Perché quel
la maledetta e ingiusta relazione del
cinque anni dalla morte del Walter. Da
nome per chi va in montagna signifi-
Cai del 1954 sulla conquista del K2
quando se ne è andato in una clinica
ca qualcosa di speciale. Un uomo che
per rendergli giustizia. Se Lacedelli e
romana lontano dagli occhi della sua
Walter Bonatti nel 1954 mentre serve al bancone del suo bar ai Resinelli, il “Grigna“, che gestiva con il padre.
Con Andrea Oggioni ai Resinelli nel 1948
amata Rossana a causa dell’ottusità
realizzare”, ci racconta Ponta che con
di quando aveva 18-20 anni e tan-
del medico di turno (Walter e Rossana
Rossana Podestà aveva già curato per
tissime sono proprio scattate a Lec-
non erano sposati e quindi per la leg-
Rizzoli la biografia che la sua com-
co, sulle Grigne in particolare. Il libro
ge italiana lei non era nessuno), sono
pagna gli aveva voluto dedicare nel
racconta la vita alpinistica di Bonatti
sorte tantissime iniziative per ricorda-
2012 con il libro “Walter Bonatti: una
dal 1945 al 1965 quando ha chiuso
re l’alpinista, esploratore e fotoreporter
vita libera”.
con l’alpinismo estremo con il capo-
con numerosi documentari, mostre e
“Era stato già quello un lavoro mo-
lavoro della Nord del Cervino. Nel li-
struoso – prosegue Angelo Ponta
bro raccontiamo questa sua cavalcata
Dall’1 settembre si può comprare
giornalista milanese e grande ap-
sulle montagne del mondo con foto e
un altro libro su di lui. E voi direte a
passionato di alpinismo -, ma quello
scritti inediti”.
questo punto: eh, ma oramai sappia-
era un gesto d’amore di Rossana per
Per chi comprerà il libro, e consi-
mo tutto a memoria di quello che ha
Walter, ripercorreva la sua storia più
glio personalmente di farlo anche ai
fatto il Walter in montagna. Sbagliato,
conosciuta, io l’ho aiutata a mettere
bonattiani più incalliti che credono di
cari amici alpinisti. Di quello che rac-
insieme il materiale e farne un libro.
sapere tutto sul loro idolo, troverà la
conta questo libro sapete poco, anzi
Poi, un giorno, nel suo archivio di casa
bellezza di 300 fotografie mai vi-
nulla. Già dal titolo il sospetto dovreb-
a Dubino vedo una tenda e chiedo a
ste prima. Alcune fanno emozionare,
be venirvi che si tratta di qualcosa di
Rossana cosa c’è dietro a quella tenda.
come quella in cui il 19enne Bonatti
diverso: “Il sogno verticale”. Volume
Lei mi dice che non lo sa, sono cose di
beve qualcosa con Camillo Barzaghi e
edito da Rizzoli (304 pagine, 35 euro)
Walter, ma niente di importante. Sono
due amiche al bar in piazza Cermenati
curato da Angelo Ponta e con l’intro-
andato lì dietro e ho trovato un nuovo
a Lecco davanti alla scalinata che por-
duzione del giornalista Michele Serra.
mondo”.
ta alla basilica di San Nicolò. Oppure
anche libri.
“Quel sogno verticale era quello che
In quel momento nasce “Il sogno
quando è ai Resinelli ai piedi della Gri-
Walter cullava da ragazzino di vivere
verticale”, quest’ultimo libro dedicato
gnetta con l’amico Andrea Oggioni, o
in prima persona e che poi è riuscito a
a Walter Bonatti. “Lì dietro – racconta
quando serve al bancone del bar che
Angelo – ho trovato fotografie, diari e
aveva ai Resinelli insieme al padre. Ma
scritti di quando era ragazzino, quan-
anche delle spedizioni conosciute, in
do ha iniziato a scalare con scatti mai
questo libro, troverete foto che mol-
pubblicati prima. Fotografie stupende
to probabilmente non avete mai visto.
12
Sentieri e Parole
Alpino tra il 1951 e il 1952
Sciatore durante il servizio militare tra gli alpini nel 1951-1952.
“Il problema enorme di questo tesoro
capi dei “Pell e Oss”, aveva un negozio
stato molto emozionante per me que-
che mi è capitato tra le mani – pro-
di fotografia a Monza e aveva dato a
sto lavoro e coinvolgente grazie a tutti
segue Ponta – era che non aveva di-
tutti i suoi giovani alpinisti una mac-
quelli che mi hanno aiutato a ricostru-
dascalie, erano centinaia di foto senza
china con la missione di fotografarsi la
ire la sua storia da giovanissimo. Wal-
anno e nomi di chi era presente nella
domenica sui monti”.
ter aveva una vocazione naturale per
foto. Quindi per trovare un filo a que-
Infinite le curiosità e chicche che
l’alpinismo. Abbiamo trovato un suo
sta storia ho recuperato i suoi vecchi
potrete trovare in questo libro stu-
quaderno (riprodotto per intero nel
amici di Monza ancora in vita e abbia-
pendo: “Una delle più interessanti è del
libro) in cui ci sono tutti i dettagli delle
mo messo in ordine le cose, sono stati
1949 quando il presidente del Cai di
scalate che ha fatto dal 1949 al 1953,
fondamentali, senza di loro non sarei
Monza manda una lettera a Toni Gob-
aveva una meticolosità e un’attenzio-
riuscito a fare questo libro”.
bi, che aveva un negozio di articoli
ne ai particolari fuori dal comune per
Perché la storia alpinistica di Walter
sportivi, dicendogli che sta vedendo a
un ragazzo di soli 19 anni. Bonatti era
inizia proprio da Monza dove abitava,
Courmayeur un ragazzo che non ha
già Bonatti a quell’età”.
con gli altri ragazzi del gruppo “Pell
il sacco per scalare, sta andando alle
Però nonostante la ricerca, i racconti
e Oss” prende il treno ogni domeni-
Jorasses, gli si chiede di dargliene uno,
degli amici e gli approfondimenti, per
ca per Lecco e poi va in Grigna ad
il giovane è molto promettente”.
Ponta rimangono senza risposta molte
arrampicare dove poi incontrerà gli
Per Ponta è stato un lavoro lungo
domande in questo archivio ritrovato
amici, anche lecchesi, di una vita: Og-
trovare il filo della matassa di tut-
e mai pubblicato da Bonatti: “Sì alcu-
gioni, Gigi Alippi, Riccardo Cassin, Tino
to questo materiale che gli è costato
ne cose non siamo riusciti a capirle e
Albani e soprattutto Carlo Mauri con
mesi di lavoro, ma gli ha permesso di
decifrale. Ho solo il rimpianto di non
cui instaurerà un’amicizia fraterna.
scoprire un lato nuovo di Walter: “Bo-
poter chiedere spiegazione a Walter,
“In queste foto che vedrete nel libro
natti è la persona che conosco meglio
sono domande a cui nessuno potrà
i ragazzi sono giovanissimi – spiega
della mia vita, ho avuto la possibilità
più rispondere. E’ stato un gran lavoro
Angelo – siamo nel Dopoguerra, non
di curare diversi libri su di lui e di af-
per me, amo stare a guardare le sue
avevano nemmeno i soldi per le cor-
fondare mani e occhi nel suo archivio
de, figuriamoci le macchine fotografi-
fotografico e nei suoi testi. Nessun
che… Parlando con i “reduci” di allora
vivente permetterebbe a un’altra per-
ho scoperto che Florio Casati, uno dei
sona di approfondire così la sua vita. E’
Sentieri e Parole
fotografie, leggere i suoi
anche con spedizioni poco note oggi
diari o relazioni, passe-
come quella in cui nel 1956 realizza
rei giornate e settimane
il suo personale Giro d’Italia delle Alpi
intere a farlo. E’ come
da est a ovest dal Monte Canin, vici-
scoprire un mondo nuo-
no al confine della ex Jugoslavia, fino
vo e con questo mate-
al Col di Nava in Liguria: 2000 km e
riale è stato proprio così,
70 mila metri di dislivello complessi-
avventurarsi in una parte
vo percorsi in 60 giorni scalando e
della sua vita sconosciu-
sciando nella primavera di quell’an-
ta anche al pubblico più
no. La terza e ultima parte è intitola-
preparato e attento. An-
ta “L’avventura condivisa” dedicata ai
che per me che lo seguo
suoi amici, perché come spiega Ponta:
da una vita è stata una
“Bonatti è sempre stato visto come un
grande sorpresa. Non
solitario in montagna e invece non è
oso immaginare se ci
così, andava sempre con gli amici, il
fosse stata ancora Ros-
Dru e il Cervino sono state delle ec-
sana, ci avremmo mes-
cezioni. Sono tanti gli uomini con cui
so anni per fare que-
Walter ha scalato durante la sua vita
sto libro. Già per quello
e con cui ha stretto un rapporto di
precedente
passavamo
amicizia duraturo, era un uomo intel-
ore a raccontare le sto-
ligente, dal carattere duro a volte, ma
rie guardando le foto e
con una grande sensibilità e fiducia
ricordando quello che
nella sua cerchia di legami”. Nell’ulti-
lui raccontava di quella
ma parte del volume ci sono immagi-
spedizione o di quel-
ni inedite di quello che diventerà poi
la scalata. Rossana co-
Walter, un giovane uomo alle prese
nosceva poco della vita
sul finire della carriera alpinistica con
di Walter da ragazzo, si
le macchine fotografiche professionali
sono conosciuti durante
che poi lo incoroneranno fotoreporter
i primi Anni 80 da adulti,
amatissimo dagli italiani per la rivista
sarebbe rimasta ammaliata da tutto
Epoca negli Anni 70. E così vediamo
questo materiale”.
un Bonatti in Patagonia con il divertito
Il libro “Il sogno verticale” è
amico Andrea Oggioni mentre prova
una cavalcata di 300 pagine nel-
e sperimenta gli obiettivi e testa un
la vita del giovane Walter Bonatti,
autoscatto rudimentale.
dagli esordi in parete con i “Pell e
Insomma, questo libro è un viaggio
Oss” fino all’assolo sulla Nord del
inedito nella vita di Walter, un viaggio
Cervino nel 1965. La prima parte
emozionante, una scoperta, un’avven-
si intitola “Nascita di un alpinista”
tura che tutti gli ammiratori di questo
dove si trova anche un inedito al-
piccolo e incredibile uomo sapranno
pino Bonatti e l’amico indimentica-
apprezzare sicuramente.
to Bignami. La seconda è “Ottomila metri dopo” nel periodo in cui è esploso ed è divenuto famoso al grande pubblico con la spedizione italiana arrivata in cima al K2 e
Dall’alto: Walter Bonatti e Andrea Oggioni con il mito Riccardo Cassin ai Resinelli nel 1950; gli adolescenti Walter Bonatti e Andrea Oggioni con Camillo Barzaghi in Grigna nel 1948; la copertina del libro “Il Sogno Verticale“
QUANDO IN PIALERAL SI SCIAVA
Piccola storia degli skilift del Grignone, dagli anni Cinquanta alla slavina dell’86
La pista di discesa tracciata in occasione del Rally Internazionale di scialpinismo del 1974. Foto di Angelo Faccinetto.
di Angelo Faccinetto
L
a generazione di sci alpinisti che si è formata alla scuola del CAI Lecco tra la metà degli anni
Settanta e i primi anni Ottanta se lo ricorda di sicuro. Con sci e pelli di foca si saliva da Pasturo e dopo un paio d’ore su prati e mulattiere si arrivava al Pialeral, al vecchio rifugio Tedeschi. Da lì in un amen (traverso in leggera discesa) si raggiungeva la partenza dello skilift sulle cui piste gli istruttori avrebbero tenuto le loro lezioni: discesa in neve fresca, ricerca e soccorso di vittime da valanga, trasporto di ferito con barella - barella di fortuna, s’intende, assemblata con sci, bastoncini e qualche pezzo di cordino. Le prime uscite, il mese di gennaio, la scuola di sci alpinismo le faceva lì. E lo skilift lontano dalla folla e dal caos -
e con le sue piste battute un po’ così
ha polverizzato il vecchio rifugio del-
- era il supporto ideale per le eserci-
la Sem si è portata via anche loro. A
tazioni teorico - pratiche. Ricordo, tra
pezzi la stazione d’arrivo di uno, estir-
gli istruttori, Dino Piazza, Mario Bona-
pata e trascinata centinaia di metri più
cina, Palmiro Vassena, il dottor Vasco
a valle la stazione di partenza dell’altro.
Cocchi. Qualche volta a fare un giro,
E se non fosse che, prima che la sla-
accompagnato dal suo setter, arrivava
vina ne decretasse la fine, gli skilift sui
con gli sci anche Riccardo Cassin. Era
prati del Pialeral avevano avuto la loro
con loro, ma soprattutto col Palmiro,
piccola storia.
che io, giovane capo-skilift fresco di patentino regionale, dovevo trattare il
Sciovia smontabile
compenso per l’uso della sciovia che
La storia è una storia di pali, di funi,
proprio in quegli anni, superati i col-
di muli e di uomini. Ma soprattutto è
laudi, era stata aperta al pubblico con
una storia di passione, di sacrifici e di
tutti i crismi.
fatica. E somiglia un po’ a una avven-
Come ricordo non sarebbe granché
tura. Tutto comincia agli albori degli
se non fosse che quello skilift, anzi,
anni Cinquanta. I protagonisti sono
quegli skilift appartengono ormai alla nostra piccola storia locale. Non ci sono più. Poco più di trent’anni fa – era il gennaio 1986 - la slavina che
Sentieri e Parole
15
Giuseppe Faccinetto e Massimo Annovi, anni Cinquanta Sotto: La stazione d’arrivo al Cimotto, anni Sessanta.
due accaniti sciatori,
pendenza massima del 46,7 per cen-
Massimiliano
Annovi
to. L’impianto, che ha una velocità di
e Giuseppe Faccinetto,
1,70 m/sec ed è spinto da un motore
supportati per un cer-
inglese a benzina da 8 cv (residuato
to periodo da un loro
bellico anch’esso), può funzionare con
amico – Tobia Fuma-
un vento laterale a 120 km/h ed è in
galli - che sciatore non
grado di trascinare contemporane-
era. I due, appassionati
amente fino a cinque sciatori per un
di montagna, iscritti al
totale di 53 persone all’ora. Ma soprat-
CAI e tra gli animatori
tutto ha due particolarità. E’ smonta-
dello Sci Club Lecco,
bile. Ed è realizzato in una località, il
hanno già calcato (e
Pialeral, dove non arrivano né strade
continueranno a cal-
né funivie né seggiovie.
care) tutte le più ri-
Così, per costruirlo (il passaggio
nomate piste delle Alpi,
dall’idea all’azione è immediato perché
da Garmisch a Cortina,
la sciovia deve essere pronta per l’in-
da Cervinia a Kitzbuhel,
verno), ci si inerpica finché si può con
ma cercano qualcosa di
un motocarro su per la mulattiera, poi
più. Qualcosa che pos-
da lì pali, funi e pezzi di motore arri-
sano sentire “loro”, che
vano a destinazione a dorso di mulo,
regali, insieme, silenzio,
mentre il resto del materiale viaggia
poesia e adrenalina. E
stipato in capaci zaini, già appartenuti
che
all’esercito americano, portati a spal-
rappresenti
una
sfida.
la da proprietari e operai. Un’impre-
E’ così che, dopo
sa nel vero senso della parola. E una
essersi fatti le ossa
faticaccia. Ma nel giro di poche set-
nell’immediato dopo-
timane l’impianto è lì, puntuale all’ap-
guerra
impianti
puntamento con le prime nevi. Certo,
tascabili fatti di un mo-
si tratta di un impianto “leggero”. E per
tore (residuato bellico),
di più è smontabile.
con
due pulegge e un pez-
I terreni su cui opera durante la
zo di corda, il 15 otto-
stagione estiva sono adibiti ad alpeg-
bre 1952 presentano il
gio e i contadini, che ancora ne sono
primo progetto di “Slit-
proprietari, temono che i tiranti che
tovia Pialeral”. Il pro-
reggono i pali e la stessa fune traente,
getto è sottoscritto dal
oltre ad attirare i fulmini, possano cre-
geometra Angelo Pizzi,
are pericoli per le vacche al pascolo.
la stazione di parten-
Così in autunno, con un buon numero
za è situata in località
di giornate di lavoro, vengono impian-
Arei, 1419 m di quota,
tati i pali e tirata la fune. Poi a pri-
l’arrivo è posto a quo-
mavera, allo sciogliersi delle nevi, con
ta 1634. I dati tecnici
altrettante giornate di lavoro, il tutto
parlano di uno sviluppo
viene smantellato e portato in rimessa.
di poco più di mezzo
Del resto sulla cartelletta che contiene
chilometro, di un disli-
il progetto è scritto a chiare lettere:
vello di 215 m e di una
“Sciovia sperimentale smontabile”.
Si va avanti così fino al 1956.
nisti erano una rarità),
Quell’anno un nuovo accordo coi
così gli sciatori prima
bergamini, che avrebbe portato di lì a
di cimentarsi nelle di-
qualche tempo i due soci ad acquisire
scese dovevano farsi
i terreni interessati da piste e sciovia,
una bella scarpinata – a
consente di passare a un più prati-
scelta da Pasturo o da
co impianto fisso. Che, inverno dopo
Balisio - con gli sci in
inverno, farà il suo servizio per un
spalla e i pesanti scar-
quindicennio e vedrà cimentarsi come
poni nello zaino. Un
skilifista, la domenica mattina, anche
destino peraltro condi-
Giovanni Gandin, il famoso “gatto delle
viso da chi quegli skilift
Grigne” in quegli anni gestore del rifu-
li ha costruiti e adesso
gio “Tedeschi”.
li deve mettere in funzione ogni domenica.
Più in alto Nel frattempo, alla fine degli anni
(Soltanto verso la metà degli
anni
Sessanta
Cinquanta, più a monte, spostato ver-
Massimo Annovi ac-
so la Foppa del Gèr, viene installato
quisterà la prima jeep
un altro skilift. Parte da quota 1650
– una Willys dismessa
e arriva pochi metri sotto il Cimotto,
dall’esercito america-
a quota 1900. Elegantissimo nei suoi
no – ma anch’essa può
tralicci argentati, è spinto anch’esso
essere utilizzata solo
da un motore a benzina e consente
per un tratto e solo in
a stagione inoltrata grandi discese giù
assenza di ghiaccio e
verso il rifugio e, neve permetten-
neve).
do, fino a Cornisella e poi a Pasturo.
E’ in quel perio-
Milletrecento metri di dislivello e una
do viene realizzato un
sola interruzione, per risalire di qual-
terzo skilift. Partenza
che decina di metri la valle dell’Acqua
a Catei, quota 1200, e
Fredda.
arrivo pochi metri sotto
E’ in quegli anni, sulle tracce dei
il rifugio Tedeschi. Circa
pionieri che negli anni Trenta han-
200 metri di dislivello,
no organizzato qui le prime gare di
pali moderni a caval-
sci, che su questi pendii si svolgono
letto, è azionato da un
sfide memorabili, rimaste ancor oggi
motore diesel pensile,
nei ricordi dei più anziani. Tra queste
protetto dalle intem-
il Trofeo Rusconi - dal Cimotto al Te-
perie da un semplice
deschi - che dal 1958 si disputò per
involucro
diverse edizioni, e i campionati sociali
Sono dolori farlo parti-
promossi da varie associazioni escur-
re quando alle sette del
sionistiche.
mattino la temperatura
di
lamiera.
Anche queste gare - come tutte
è di molti gradi sotto
quelle degli anni a venire - avevano
lo zero e nonostante i
una particolarità. Al Pialeral ci si ar-
fluidi antigelo il gasolio
rivava solo a piedi (le ciaspole non
è ridotto allo stato se-
erano ancora di moda e gli sci alpi-
misolido. In compenso,
Un palo della sciovia smontabile, 1954 Sotto: Giuseppe Faccinetto inaugura lo skilift nel gennaio 1952
una volta in funzione, regala sciate fantastiche. La pista è tutta su prato, non c’è un sasso e con un palmo di neve sembra di sciare su un biliardo. Con questo impianto il trittico è completato. Da quota 1200 si sale fino a quota 1900. In nessun’altra stazione sciistica lecchese si trova un dislivello così. Né a Bobbio né ad Artavaggio né alle Betulle, tantomeno in Erna o ai Resinelli. Ma c’è un’altra particolarità. E’ vero che un gancio per la risalita non lo si nega a nessuno e che talvolta su quei pendii si svolgono gare con la partecipazione di decine di sciatori, ma quegli skilift sono privati. Cioè non sono aperti al pubblico. E per intere domeniche ci si ritrova a sciare in cinque o sei: i proprietari più qualche raro ospite. Un aspetto, questo, che offre ai fortunati sensazioni inusuali, ma rende anche difficile definire l’iniziativa, in bilico com’è tra l’impresa e l’hobby (un hobby piuttosto costoso, sia in termini di impiego di risorse che di tempo). La svolta arriva con gli anni Settanta. Lo sci è in pieno sviluppo, nuovi sciatori chiedono nuove piste e nuovi skilift spuntano un po’ dappertutto. Non ci sono più solo Bobbio, Artavag-
Lavori di realizzazione della sciovia del Cimotto. Al centro, di spalle, Giuseppe Faccinetto e Massimo Annovi. Sotto: la stazione di partenza dello skilift in località Arei, 1971.
gio, Erna, Betulle, Resinelli. Alle stazioni
uno moderno, che rispetti le nuove
già affermate si aggiungono Paglio e
norme sugli impianti di risalita e pos-
L’investimento non è uno scherzo,
il Cainallo, Morterone e Valcava, Giu-
sa così essere regolarmente aperto al
ma tant’è. Nell’estate del ’71 i lavori
mello e i Corni di Canzo, il San Primo e
pubblico. Lo skilift più a valle farà da
vengono ultimati. Nel novembre vie-
il Pian del Tivano. Perché non provare
supporto per portare più velocemente
ne formalmente costituita la Società
anche in Pialeral dove pali e funi sono
in quota addetti e materiale. Poco im-
Sciovie del Pialeral snc cui viene con-
di casa ormai da più di vent’anni? Così
porta che, muli a parte, il Pialeral con-
ferita la proprietà e la gestione dei tre
i due soci decidono di sostituire uno
tinui a restare irraggiungibile. Gli scia-
impianti. Ai due soci di sempre (An-
dei tre impianti – quello “storico” che
tori che arriveranno quassù – come si
novi e Faccinetto) se ne aggiunge un
da Arei porta a Piazza Cavalli – con
dice – saranno pochi, ma buoni. E poi
terzo (Airoldi), si compera un secon-
un giorno, magari, qualcuno potrebbe
do fuoristrada per inerpicarsi su per
pensare di impiantare una seggiovia
la mulattiera finché si riesce (un’Alfa
che salga da Pasturo fin quassù.
Romeo “Matta” dismessa dall’eserci-
Sentieri e Parole
La sciovia BS 320
to italiano), si acquista un battipista
della piccola sciovia smontabile, di cui la nuova rispetta allineamento e tracciato (solo un po’ allungato), sembrano lontani anni luce. Non sarà un’esperienza fortunatissima. La stagione ’77-’78 sarà caratterizzata da avverse condizioni meteo (quindi poche giornate di apertura) poi, per due inverni consecutivi (’80’81 e ’81-’82) gli impianti rimarranno chiusi per mancanza di neve. In più ci si mettono le leggi, che a fine ’82 – a scadenza del decennio - pretendono la sostituzione della fune nonostante l’ottimo stato di conservazione. Con la sciovia aperta sei ore a settimana l’usura è molto scarsa e la manutenzione è costante, ma la burocrazia non ci sente. A fronte degli scarsi ricavi, i costi diventano insostenibili. Così a fine ’85 la società viene messa in liquidazione. Qualche settimana dopo, a metterci sopra la classica pietra ci penserà la slavina. Per chi c’era a quei tempi, restano i ricordi. Le lezioni della scuola di sci alpinismo del CAI Lecco, le gare di discesa con la barella nelle diverse edizioni del Rally internazionale di scialLavori di realizzazione della sciovia del Cimotto. Sotto: la stazione di partenza in località Arei distrutta dalla slavina del 1986
pinismo, i trofei e i tanti campionati sociali. E lo stupore dei pochi sciatori – in fin dei conti poi nemmeno tanto
Climber 52 nuovo di zecca, prodot-
Faccinetto) – e l’inverno successivo si
pochi – che arrivavano su con gli in
to dalla Sifma di Civate e si comincia.
apre al pubblico. Orario: tutte le do-
spalla e poi sciavano meno di quanto
Nell’inverno del ’72 vengono superati i
meniche di innevamento, dalle 8.00
avrebbero potuto, distratti dal silenzio,
collaudi. Lo skilift si dota di uno staff -
alle 14.00. E, per la prima volta, ci si
dalla bellezza dei panorami e dalla ne-
un caposervizio (chi scrive, sostituito
pone un obiettivo economico: il pa-
cessità di preservare la gamba in pre-
qualche anno dopo dal fratello Sergio
reggio di gestione.
visione del ritorno a valle.
e poi da Dario Pensa, allora gestore,
Abbandonati i vecchi motori a ben-
con la madre, del Tedeschi ed attuale
zina, la nuova “Sciovia a fune alta Pia-
proprietario del rifugio Antonietta), un
leral – Piazza Cavalli BS 320” (deno-
macchinista (Giuseppe Gambarelli) e
minazione e sigla ufficiale) è mossa
gli addetti alle stazioni di partenza e
da un motore diesel Perkins da 42 cv,
di arrivo (negli anni si avvicenderanno
monta un riduttore Chevrolet, allinea
Ambrogio Aliprandi, Angelo Ticoz-
36 traini ad avvolgimento e ha una
zi, Michele Ticozzi, Sergio e Giorgio
portata oraria di 250 persone. I tempi
Foto Archivio Faccinetto.
Sentieri e Parole
19
NELL’INCANTO DEL SOTTOBOSCO
Le quattro stagioni dei fiori delle montagne lecchesi di Annibale Rota
ro primaverile del maggiociondolo
taste di legna ricoperte di terra,
e montagne del lecchese,
(“eghen” nel nostro dialetto); il rosso
chiamate “poiat”, per
fortunatamente, sono ancora
sgargiante delle bacche dei sorbi e
carbonella utilizzata soprattutto nei
abbastanza verdi e ricche di
dell’agrifoglio, albero soggetto, no-
forni fusori dei minerali di ferro e
vegetazione di ogni genere. I loro
nostante i divieti; a pesanti “potatu-
per ottenere calce viva da massi
fianchi medio-bassi, fino almeno a
re” natalizie.
di calcare in speciali forni chiamati
L
produrre la
1.300/1.400 metri di altezza, sono
Camminando nei boschi ci si può
“calchere”.
ricoperti da boschi generalmente in
poi imbattere in molte altre cose,
buona salute, sufficientemente fitti e
perché il sottobosco riserva diverse
piacevolmente freschi d’estate.
sorprese. Si possono trovare piccoli
Il sottobosco ospita poi numerose
Sono boschi capaci di offrire sug-
frutti prelibati, come i mirtilli, le fra-
specie di fiori, anche molto belli, ed
gestive visioni del tutto consone
goline, i lamponi e le more, per non
è proprio di questi che ci occupe-
alle belle montagne che li ospitano.
parlare delle castagne, che fino a
remo, seguendo all’incirca il corso
Molti sono gli ornamenti che il bo-
non troppi decenni fa erano fonda-
delle stagioni.
sco sa sfoggiare: suggestivi riflessi
mentali per l’economia delle genti
Tra i primi a fiorire è l’elleboro, o
di luce tra le foglie; la gamma dei
di montagna e le “selve” erano ben
rosa di Natale (Helleborus niger), che
colori autunnali, ricca di molteplici
curate ed attentamente sorvegliate
da noi è comunemente conosciuto
tonalità, delle latifoglie e dei larici;
per salvaguardarle dai raccoglitori
come “bucaneve”, mentre tutti i testi
le fantastiche decorazioni, allestite
abusivi.
botanici indicano come bucaneve il
Nel corso delle stagioni
spesso d’inverno dalla brina o da
Nei boschi crescono ottimi funghi
Galanthus nivalis, un bianco campa-
una nevicata, che possono offrire
e numerosi sono i loro ricercatori.
nellino che pure fiorisce in ciuffi nei
scenari fiabeschi ad escursionisti
E ancora ci si può imbattere, specie
primi mesi dell’anno. E ancora i cro-
e scialpinisti; il bianco dei tronchi
nei boschi di faggio, nelle piazzuo-
chi (Crocus albiflorus) bianchi, vio-
delle betulle, esaltato d’inverno dalla
le, chiamate in dialetto “ajal”, dove
lacei o striati, che sbocciano nume-
mancanza di foglie; la pioggia d’o-
i “carbonai” allestivano speciali ca-
rosi allo sparire della neve; il dente
Corallini rivestiti di neve
Crochi primaverili
Centaurea montana
Colchico autunnale
di cane (Erythronium denscanis),
e profumati fiorellini rosa-lilla, e l’e-
mandoli in praticelli monocolori. Cito
un grazioso piccolo giglio presente
rica (Erica carnea), un arbusto mi-
l’anemone bianco (Anemone nemo-
anche nei boschi più fitti, e il blu-
nimo molto diffuso sulle montagne
rosa), la rosea saponaria (Saponaria
violaceo anemone fegatella (Hepa-
lecchesi.
ocymoides) e il giallo botton d’oro
tica trifolia), spesso affiancato dalla varietà albina bianca.
In primavera nel sottobosco com-
(Trollius europaeus).
paiono miriadi di fiori dai più svariati
Tra la fine della primavera e l’ini-
aspetti e colori: viole, pervinche, ci-
zio dell’estate nei boschi fioriscono
clamini, anemoni, campanule, gen-
specie particolarmente interessanti
Ricordiamo solo il pungitopo (Ru-
zianelle, ranuncoli, orchidee, gerani,
per la loro bellezza e spesso anche
scus aculeatus) dalle sgargianti bac-
garofanini, margherite e tanti altri
per le loro dimensioni.
che rosse; il fior di stecco (Daphne
ancora..
Sempre d’inverno nei boschi troviamo anche diversi piccoli arbusti.
Tra le specie meno comuni
ri-
mezereum), che prima delle foglie
E ci sono poi fiori che colonizzano
cordiamo il giglio martagone (Lilium
riveste i suoi rami sottili di delicati
piccoli spiazzi tra gli alberi, trasfor-
martagon), raffinato e vagamente
I singolari fiori della clematide
Il delicato iris
Un ciuffo di frassinelle sul Barro
esotico; il vistoso
Un roseo praticello di saponaria
gladiolo (Gla-
aconito intonsi.
li, gli eleganti ciuffi della genziana
diolus palustris), solitamente rosso
Man mano che l’estate avanza
germanica (Gentianella germanica),
e poco conosciuto; il delicato iris
sfioriscono quasi tutte le specie e
varie specie di gialli seneci e nu-
(Iris graminea) che predilige l’om-
non sono molti i fiori che ornano
merosi ciclamini, che nei posti fa-
bra; la splendida frassinella (Dic-
boschi e praticelli.
vorevolmente esposti resistono fino
tamnus albus), che adorna con una
Il riempirsi di semi della carlina
spettacolare fioritura soprattutto le
(Carlina acaulis), un grazioso picco-
Sono invece pochi i fiori propri
pendici del Monte Barro; la clema-
lo cardo dalle foglie spinose, segnala
dell’autunno. Tra i più significativi
tide (Clematis alpina), una liana che
che l’autunno è alle porte ed è poi la
la minuscola e delicata genzianella
si arrampica sui cespugli e li riveste
comparsa abbondante del colchico
ciliata (Gentiana ciliata) e qualche
di fiori decisamente curiosi; la cam-
(Colchicum autumnale) a decretare
settembrino (Aster amellus).
panula gialla (Campanula thyrsoi-
la fine dell’estate. Questo fiore rosa-
A ravvivare i boschi collabora-
des), vera intrusa della famiglia per
violaceo, simile ad un grande cro-
no però i rossi cinorrodi (bacche)
la sua forma e il suo colore; l’ascle-
co, presenta una particolarità unica
delle rose canine e i frutti purpurei,
piade (Gentiana asclepiadea), con
svelata per primo da Plinio il Vec-
con il centro arancio, dei corallini (
uno stelo che termina con una spiga
chio, il più grande naturalista dell’an-
Euonymus europaea) che offrono
di genziane, e gli aconiti, comune
tichità. Questa specie infatti sfiorisce
spesso un pittoresco contrasto con
il blu-violaceo (Aconitum napel-
e scompare senza formare il frut-
la neve che li ricopre.
lus), più rari quelli gialli (Aconitum
to con i semi, prodotto poi da una
Quando poi le foglie sono tutte
anthora e Aconitum vulparia), tut-
nuova pianta solo nella primavera
cadute e accanto all’ultimo ciclami-
ti molto velenosi e accuratamente
successiva, tanto che gli antichi, pri-
no spunta il primo elleboro si chiude
evitati dalle mucche e dalle peco-
ma della spiegazione di Plinio, rite-
un ciclo stagionale e ne inizia uno
re, per cui si possono vedere pra-
nevano il colchico un fiore “magico”.
nuovo.
ti brucati a zero, ma con i ciuffi di
Ci sono specie che iniziano a
22
fiorire durante l’estate e prolunga-
Sentieri e Parole
no poi la loro fioritura lungo parte dell’autunno. Ricordo le centauree, simili a raffinati merletti vegeta-
all’inverno.
Foto di Annibale Rota
ELOGIO DELLA PIANISTICA
Proposta semiseria per una nuova specialità alpina: il flat walking
Un classico percorso di pianistica: Rifugio SEM – Tre Ombrelle al Pian dei Resinelli. Foto di Annibale Rota
pianistica è che il dislivello tra punto di
tratti è proibito un fondo asfaltato, il
partenza e punto di arrivo non sia su-
che automaticamente esclude le au-
periore ai 100-200 metri, equamente
tostrade, le strade statali, provinciali o
ripartiti tra salite e discese. I percorsi
comunali, le piazze, la maggior parte
egli ultimi trent’anni l’alpini-
devono essere in quota, approssima-
delle piste ciclabili.
smo classico si è frazionato
tivamente tra i 500 e i 2000 metri
in una serie di specializza-
sul livello del mare, la lunghezza deve
zioni che, sotto la spinta della cultura
essere dell’ordine di qualche chilome-
Ci rendiamo conto che, essendo le
anglosassone, hanno preso solitamen-
tro con tempi di percorrenza tra una
montagne in prevalenza costituite da
te nomi inglesi: climbing, free climbing,
e tre ore, le pendenze non superiori
salite e discese, non è facile indivi-
La presidente dell’ANPI Lecco racconta gli eventi in Erna.per Fotocento. di Raimondo bouldering, trekking, canyoning. Per del 1943 all’8-10 In ogniBcaso sem-
duare percorsi che rispondano appie-
di Eugenio Mira, Dino Piazza, Luigino Airoldi, Emilio Valsecchi (Lupetto)
N
Percorsi
alcune esiste anche una traduzione
pre consigliabile seguire la linea della
italiana: arrampicata, arrampicata li-
minima pendenza. La partenza deve
A titolo di esempio possiamo citare,
bera, sassismo, escursionismo, torren-
essere rigorosamente raggiunta con
intorno a Lecco, sul San Martino il bre-
tismo. Per altre, come sky running o
mezzi artificiali quali impianti di risa-
ve tratto Cappelletta-Rifugio Piazza, ai
mountain biking, la traduzione non è
lita, automobili o fuoristrada, al limite
Resinelli i tratti Grattacielo-Forcellino
stata ancora trovata.
elicotteri o mongolfiere. Il fondo può
e Rifugio SEM-Tre Ombrelle. Un tipico
Con questo articolo, che pensiamo
essere costituito da strade sterrate
percorso di pianistica è il Sentiero del
verrà presto ripreso dalle più impor-
(tipicamente le strade agro-silvo-
Viandante, peraltro viziato dalla pre-
tanti riviste di alpinismo nazionali ed
pastorali e le strade militari), ma sono
senza di alcuni tratti asfaltati, ma con
internazionali e troverà un adeguato
ammessi anche sentieri, di preferen-
spazio nel web, proponiamo una nuo-
za poco sassosi. Buone le mulattiere,
va specialità alpina: il “flat walking”, in
purché rispettino i criteri di penden-
italiano “pianistica”.
za sopra stabiliti. Tranne che per brevi
Caratteristica base dei percorsi di
no alle caratteristiche della pianistica.
Sentieri e Parole
23
La Commissione tecnico-scientifica valuta le difficoltà del terreno lungo il percorso Grattacielo-Forcellino al Pian dei Resinelli. Foto di Annibale Rota
esclusione della tappa centrale, varian-
Grassi Lunghi da Balisio alle sorgenti
con esclusione della discesa su Uzza,
te alta, verso Ortanella sopra Varenna,
della Pioverna, la vecchia strada del-
i tratti iniziali della Val Zebrù, della Val
troppo impegnativa per salite e disce-
la Culmine di S Pietro da Maggio sino
Viola, della Val Vezzola. In Engadina le
se. All’ opposto dobbiamo escludere,
all’ inizio della salita, la strada della Val
valli laterali come Morterasch o Roseg
per eccesso di pianura, il giro del lago
Varrone da Premana ai Forni.
e i percorsi utilizzati in inverno per lo
di Garlate, tanto caro a Renzo Batti-
Alcuni percorsi sono oggetto di di-
ston, e i tratti di pista ciclabile, sia pure
scussione e dovranno essere valutati
Ottimi i percorsi intorno ai laghi ar-
sterrata, lungo l’Adda.
da una Commissione Tecnico-Scien-
tificiali creati come bacini idroelettrici,
tifica che ci proponiamo di istituire e
come in Valtellina i laghi di Cancano o
di cui più avanti parleremo.
i laghi di Campo Moro, ma anche, più
In Valsassina segnaliamo i percorsi Culmine di S Pietro-Forcella di Olino,
sci da fondo.
Alpe Paglio-Pian delle Betulle, Alpe
Ad esempio: si possono conside-
semplicemente, in Valsassina il Canale
Giumello-Camaggiore, i Piani di Nava
rare pianistici ai Resinelli il percorso
della Guzzi sopra Maggio di Cremeno.
sopra Baiedo dalla Bocchetta sino al
Grattacielo-Coltignone o a Bobbio il
Rifugio Riva, la Valle di Biandino dalla
percorso Funivia-Rifugio Lecco? Il
Bocchetta alle Baite di Sasso, il Sen-
loro dislivello non è eccessivo? Cer-
Quali devono essere le caratteristi-
tiero Stradini tra i Rifugi Lecco ai Piani
tamente eccessivo è in Artavaggio
che ottimali dell’alpinista praticante la
di Bobbio e Cazzaniga-Merlini ai Piani
il percorso Funivia-Rifugio Nicola e
pianistica, quali le norme da rispettare?
di Artavaggio (molto impegnativo e
ancor più Funivia-Rifugio Cazzaniga-
Età intorno agli 80, in condizioni di
comunque difficile da realizzare per la
Merlini. Viceversa pensiamo si possa
salute buone, ma sono accettabili an-
mancanza di mezzi di trasporto che
considerare pianistico l’anello di Bru-
che soggetti più giovani, diciamo tra
agevolino il raggiungimento dei punti
nino: primo tornante strada di Pialeral
i 60 e 70, purché con una storia che
di partenza e arrivo). Ammessi anche
da Pasturo-Gorio-Cappelletta Sacro
porti a qualche limitazione, come pro-
alcuni percorsi di fondovalle come i
Cuore-Brunino-discese lungo la stra-
tesi di anca o di ginocchio, problemi
da di Pialeral sino al tornante. Ma la di-
di cuore risolti con angioplastica o
scussione è aperta e saranno graditi i
by-pass, obesità con peso intorno ai
contributi dei lettori.
90 chili, insufficienza respiratoria dopo
24
Sentieri e Parole
Norme da rispettare
Esempi di percorsi pianistici in Val-
anni di sigarette, altre forme di disabi-
tellina sono la pedemontana della Reit
lità. Un punto di forza è essere nonni.
Un passaggio lungo il percorso Canale della Guzzi a Maggio di Cremeno, reso difficoltoso da un cedimento del fondo. Foto di Annibale Rota
Equiparati i sessi, maschile e femmini-
anni passati e, più in generale, di av-
le, e nel caso delle donne sono buone
venture giovanili.
candidate anche signore di età inferiore ai 40 anni, purché oltre il sesto mese di gravidanza.
La Commssione potrà anche prendere accordi con aziende come Decathlon, Taurus o Sport Specialist per
Ciclopianisti
una fornitura di biciclette elettriche,
Essendo la pianistica una disciplina
da mettere a disposizione dei piani-
Abbigliamento libero, zaino di volu-
totalmente innovativa, molti dei suoi
stici più appassionati. In questo caso
me non superiore ai 5 litri e di peso
criteri, sia quelli relativi ai percorsi e
si propone che la loro denominazione
non superiore ai 2 chili, raccoman-
alle modalità di accesso sia quelli re-
passi da quella di flat walker a quella di
dati i bastoncini. Se cielo nuvoloso,
lativi alle caratteristiche psicofisiche
flat biker, in italiano ciclopianisti.
raccomandato l’ombrello. L’orario di
degli alpinisti-pianisti sono ancora
Nostra speranza è dare inizio con
partenza da casa può essere anche
da elaborare ed a questo scopo ver-
questo articolo ad un movimento di
mattutino, in funzione della lunghezza
rà istituita una apposita Commissione
rinnovamento della filosofia dell’alpini-
del percorso e del mezzo di trasporto
Tecnico-Scientifica, commissione di
smo, movimento che potremmo chia-
per raggiungere il punto di partenza
cui fanno parte preliminarmente i Ra-
mare “Vecchio Mattino”, idealmente
del percorso pianistico, ma è bene che
gni autori del presente articolo.
legato al “Nuovo Mattino” proposto da Gian Piero Miotti negli anni ’70.
l’orario di inizio dell’escursione vera e
Sarà anche cura di detta Commis-
propria non sia prima delle 9. La du-
sione prendere accordi con le Com-
Concludiamo ricordando che sono
rata di una escursione pianistica può
missioni nazionali e internazionali re-
gradite proposte intese ad individua-
essere varia, ma sono sconsigliati per-
sponsabili di altre specialità alpine, ma
re nuovi percorsi pianistici e a meglio
corsi superiori alle tre ore, l’andatura è
anche con il Soccorso Alpino e con le
precisare le caratteristiche fisiche e
scelta liberamente dai partecipanti, ma
Asl locali. Citiamo a titolo di esempio
psicologiche di coloro che vorranno
deve essere comunque tale da con-
alcuni progetti come quelli di posizio-
accostarsi a questa nuova appassio-
sentire una libera e pacata conversa-
nare lungo i percorsi di pianistica non
nante disciplina sportiva.
zione, escludendo argomenti troppo
solo panchine e punti di ristoro come
impegnativi come quelli di sport o di
rifugi, wc (particolarmente richiesti dai
politica, che possano essere causa di
pianisti prostatici), bar e osterie, ma
eccessive emozioni: ottimi i ricordi di
anche lettini, carrozzelle, bombole di
salite e di imprese alpinistiche degli
ossigeno e defibrillatori.
Sentieri e Parole
25
SU E GIU’ PER LA VAL CALOLDEN
La Grignetta e la nascita dei Ragni nei ricordi del “Cito” Pierdavide Pennati
di Adriana Baruffini
S
i definisce timido, e all’inizio
Quando però gli faccio notare che in
Ragni, della città di Lecco; sullo sfon-
della nostra chiacchierata è
89 anni di vita spesi tra lavoro, fami-
do gli avvenimenti che attraversano
restio a parlare di sé: non ama
glia e montagna ci sarà pure qualcosa
l’Italia a cavallo della seconda guerra
mettersi in mostra, dice di non ave-
meritevole di essere ricordato, accetta
mondiale e negli anni della ricostru-
re mai fatto grande alpinismo e non
di buon grado di parlare e si rivela un
zione.
vuole togliere spazio a persone che in
ottimo narratore, capace di intrecciare
montagna sono state protagoniste di
i fili che legano le vicende personali
imprese ben più importanti delle sue.
con la storia degli amici, del gruppo
Il soprannome “Cito” è legato a una vicenda di famiglia.
“Mio nonno, lecchese, era emigra-
quando avevo 14 anni o poco più, feci
In un primo tempo il nostro pun-
to in Venezuela. Mio padre nacque là
le prime ascensioni sul Resegone, la
to di incontro ai Resinelli era la casa
nel 1887, a Minador , piccolo villag-
montagna più vicina a casa, su e giù
dei fratelli Giulio e Nino Bartesaghi,
gio minerario; all’età di otto anni fu
per cime e canali d’estate e d’inverno.
poi abbiamo incominciato a far base
imbarcato come mozzo su una nave
All’epoca eravamo vicini alla SEL.
al Cuera, osteria con camere gestita
e fece ritorno a Lecco. Il suo nome, venezuelano, era Luicito, da cui il di-
all’epoca dalla famiglia Rusconi di ValDal Resegone alla Grignetta
madrera che aveva in carico anche il
minutivo “Cito” ereditato anche da me.
Poi ci fu l’incontro con il gruppo dei
rifugio SEL e il Belvedere. Erano molto
Nessun riferimento al fatto che sono
“Sempre al verde” e lo spostamen-
disponibili nei nostri confronti, soprat-
timido e parlo poco!”.
to ai Piani Resinelli. Ricordo che dei
tutto la Franca.
Classe 1927, Davide è un lecchese
“Sempre al verde” faceva parte anche
La montagna era il nostro diverti-
doc. Nasce in piazza Mazzini e ancora
il Cechin Mazzoleni, padre di Lorenzo,
mento. Ogni domenica mattina sa-
bambino si trasferisce con la famiglia
il Ragno morto prematuramente nel
livamo a piedi dalla val Calolden, ci
in via Amendola, zona “Piccola”. Dopo
1996 in discesa dal K2.
incontravamo davanti alla chiesa, re-
il matrimonio, nel 1955, va ad abitare a
Eravamo un gruppo affiatato di
cuperavamo al Cuera le attrezzature
Olginate e lì risiede fino a due anni fa
giovani desiderosi di arrampicare, e
depositate la settimana prima (evita-
quando ritorna a Lecco.
ci siamo rapidamente amalgamati con
vamo di farci vedere in giro con corde
“I miei primi amici e compagni di
i coetanei che arrivavano da Rancio,
e attrezzi vari per non sembrare dei
montagna furono Felice Negri “Fe-
Antonio Castelnuovo, Giovanni Ratti,
bulli) e andavamo ad arrampicare; alla
licino”, futuro Ragno, e Dino Frigerio,
Vittorio Rota, Luigi Castagna, Giuseppe
sera ci aspettavamo tutti prima di ini-
entrambi del 1928. Con loro e con al-
Spreafico… un gruppo forte, tutti bella
ziare la discesa a piedi per lo stesso
tri ragazzi di Acquate e Germanedo,
gente.
sentiero della salita, poi qualcuno si
Il rifugio SEM ai Piani Resinelli in una foto dei primi del Novecento. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco
Il primo campeggio dei Ragni a Misurina nel 1946. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco
fermava a Rancio, gli altri proseguiva-
protagonista di quegli anni ama nar-
vicino alla Torre Viscontea; venivano
no a piedi fino in città o prendevano
rare con una coloritura diversa in base
messe per iscritto le attività alpinisti-
il tram.
ai propri ricordi e alla propria visione
che svolte dai singoli nel precedente
Lasciavamo al Cuera anche gli sci,
dei fatti, storie di cui Alberto Benini
fine settimana, e dopo un certo nu-
così se c’era in programma per la do-
fornisce una ricostruzione organi-
mero di salite i meritevoli diventavano
menica una sciata in Artavaggio o a
ca nelle prime pagine del libro “Ragni
Ragni.
Bobbio, bisognava salire ai Resinelli il
di Lecco. 50 anni sulle montagne del
sabato sera a recuperare l’attrezza-
mondo” (Vivalda Editori 1996).
tura. Eravamo un gruppo di giovani stupendo, pieno di voglia di vivere
Anche Davide si abbandona volentieri ai ricordi di quel lontano 1946:
Il venerdì sera invece ci incontravamo in sede per programmare le ascensioni del fine settimana. Queste riunioni erano talvolta segnate da di-
e di divertirsi. C’erano anche degli
“I fondatori del gruppo furono Giulio
scussioni e diverbi anche molto forti,
elementi che incominciavano già ad
e Nino Bartesaghi, Francesco Spreafi-
ma lo spirito del gruppo non ne era
emergere dal punto di vista alpinistico,
co “Piccolo”, Emilio Ratti “Topo”, Gigi-
intaccato”.
come Luigi Castagna”.
no Amati; alla presidenza fu nominato Silvio Fezzi.
L’ammissione al gruppo Ragni nel 1946
Ai Resinelli si consuma in quegli anni l’incontro-scontro fra vecchi e giova-
Io sono stato fra i primi ad essere
ni: gli alpinisti che hanno incominciato
ammesso, subito dopo la fondazio-
la loro attività negli anni ’30 guardano
Qui incomincia un racconto che sa
ne. Nello stesso anno sono diventato
di leggenda, sfumando in quello del-
socio del CAI Lecco. Punto centrale
le origini del Gruppo Ragni. Un insie-
nella vita del gruppo erano le riunio-
me di storie individuali e collettive, di
ni del martedì sera nella sede del CAI,
aneddoti, di nomi, di curiosità che ogni
che allora era in piazza XX Settembre,
L’intervista
29
con una certa diffidenza i giovani che
Un altro locale dei Resinelli era l’al-
affrontano le loro stesse difficoltà e
bergo Italia, gestito da uno zio del
Nessuno di noi aveva mai visto le
magari cercano di andare oltre.
Ragno Marco Ballerini; c’era un ter-
Dolomiti, a parte Cassin, e questa pri-
razzo dove si ballava”.
ma trasferta era vissuta come una
“Il punto di riferimento di noi giovani era Gigi Vitali che ci sosteneva
Felice Butti.
vera spedizione.
nei confronti dei “vecchi” ai quali non
Misurina, il primo
piaceva il nostro modo di arrampi-
campeggio dei Ragni
A Misurina dormivamo tutti in un’unica tenda grande, sdraiati per terra
care e ci guardavano con sospetto.
Fra i ricordi del 1946 non può man-
Anche Riccardo Cassin faceva par-
care l’epico racconto del primo cam-
maggiore
te dei “vecchi”, era severo ma più
peggio dei Ragni a Misurina.
c’erano anche 2 o 3 tende piccole.
disponibile,
qualcosa
ci
con una coperta; per chi aveva una disponibilità
economica
insegna-
“Siamo partiti in un bel gruppo di
Un’esperienza molto bella quella della
va, era capace di dare dei consigli.
giovani (fra gli altri Carlo Mauri, gio-
tenda, c’erano inevitabilmente dei di-
Il ritrovo dei “vecchi” e dei loro amici
vanissimo ma già abile in montagna,
verbi, ma si rimaneva amici. Il cuoco
(mio padre ad esempio, e il padre di
Duilio Berera, Antonio Castelnuovo, i
era Luigi, un bergamasco dipenden-
Franco Spreafico “Piccolo” facevano
fratelli Bartesaghi, Luciano Riva, Ar-
te della falegnameria dei Bartesaghi
parte della compagnia, andavano lì per
naldo Tizzoni, Pepetto) con un camion
e trombettista nella banda Manzoni;
ascoltare i racconti degli alpinisti) era
Dodge, lasciato dagli americani alla fine
ogni mattina ci dava la sveglia suo-
la Ca’ di zocul, osteria gestita dal Val-
della guerra, carico fra l’altro di farina
nando alla tromba un pezzo d’opera.
secchi che a Lecco aveva la famosa
per il pane. Il camion era dell’Autotra-
Misurina era un posto per ricchi. Alla
bottiglieria di via Cairoli. Il Valsecchi
sporti Alippi di piazza XX Settembre,
sera quelli di noi che avevano qualche
era proprietario di una casa ai Resi-
di proprietà del suocero di Arnaldo
soldo in tasca cercavano un po’ di vita
nelli e diceva di portare lì il vino per
Tizzoni e Dino Piazza. In moto Guzzi
in un albergo all’estremità di Misurina
imbonirlo.
erano partiti anche Riccardo Cassin e
verso Carbonin dove il più delle vol-
Ritratto recente di Davide Pennati. Foto di A. Baruffini
te non venivano accolti perché vestiti
Pur avendo smesso di arrampicare,
nello svolgimento di attività educati-
troppo male. Una sera uno di noi, forse
appena mi è stato possibile, ho rico-
ve in ambiente montano, dal cammino,
il più fine e riservato di tutti, di fami-
minciato a frequentare la montagna
all’osservazione della natura, a piccoli
glia benestante, mise in atto la giusta
da escursionista. A Olginate sono
compiti manuali, come, recentemente,
punizione con un imprevedibile gesto
stato tra i fondatori del GEFO e ho
la costruzione di una casetta.
goliardico: impadronitosi delle chiavi,
collaborato all’avvio di un gruppo di
“Il venerdì sera arrivo a casa distrut-
chiuse dall’esterno la porta dell’alber-
Alpinismo Giovanile, avvicinando alla
to, ma fin che la salute me lo consente
go, pieno di ospiti di riguardo, e buttò
montagna i miei figli. Uno di loro ha
non intendo rinunciare a questa at-
la chiave nel lago.
ereditato la mia passione ed è diven-
tività perché ne ricavo grandi soddi-
tato alpinista”.
sfazioni, sento di rendermi veramente
Abbiamo fatto varie ascensioni nella zona. Ricordo che Cassin e Butti ave-
Nel ricordo degli anni giovanili, Da-
utile e sono gratificato dai sentimenti
vano aperto una via nuova sul Sorapis;
vide non può fare a meno di men-
di affetto e riconoscenza espressi da
non rientravano più e ci hanno tenuto
zionare la guerra che li ha attraversati,
queste persone e dai loro famigliari”.
in apprensione per ore. E poi ricordo la
pur senza coinvolgerlo direttamente
disavventura di Duilio Berera, caduto
in azioni di tipo militare.
A distanza di 70 anni, Davide mantiene un forte senso di appartenen-
dalla Piccola di Lavaredo, ricoverato
“Era un momento negativo che ha
za al Gruppo Ragni, accogliendo con
in un ospedale della zona e lasciato là
segnato profondamente la mia gene-
senso critico e costruttivo insieme i
per completare le cure anche dopo il
razione, la vita sembrava non valere
passaggi talvolta burrascosi determi-
nostro rientro a Lecco”.
niente, c’era un senso di precarietà, di
nati dai cambi generazionali, dai pro-
L’attività alpinistica di Davide Pennati
tragedia incombente che offuscava i
gressi della tecnologia e dall’evoluzio-
si svolge prevalentemente in Grignetta,
comuni valori della convivenza umana.
ne delle tecniche alpinistiche:
oltrechè sulle montagne principali della
Mio fratello è stato uno dei primi
“Sono contrasti simili a quelli che a
Valtellina, della Bergamasca e del Can-
partigiani di Lecco operando fra Erna
suo tempo gli alpinisti della mia ge-
ton Ticino. I suoi compagni di cordata
e Magnodeno. Una volta, salendo ver-
nerazione hanno vissuto nei confron-
abituali sono Gigi Vitali, Emilio Ratti,
so Erna con uno zaino pieno di ri-
ti dei più vecchi. L’importante è non
Arnaldo Tizzoni e Giovanni Carcianiga.
fornimenti, ho incontrato due giovani
perdere di vista l’interesse del gruppo
Con Giovanni Ratti e il conte Bona-
sui 30 anni che stavano scendendo.
che ha bisogno dell’apporto di tutti per
cossa nei primi anni ’70 Davide apre
Avevano un bel viso aperto. Dopo ho
mantenersi vitale e crescere”.
una via nuova nel gruppo del Monte
saputo che alla fine del sentiero erano
Il suo sentirsi profondamente Ra-
Rosa.
stati freddati dai fascisti. Non ho mai
gno fa sì che Davide si occupi con
potuto dimenticare quell’episodio”.
dedizione dei compagni che hanno
Ma gli anni ’70 segnano anche la
problemi di salute e anche di quelli che
fine della sua attività alpinistica a seguito di vicende famigliari che assor-
Il senso di appartenenza al gruppo
sono andati avanti. E’ lui che all’inizio
bono tutte le sue energie.
Nonostante l’età Davide continua
di ogni novembre porta un mazzo di
“Mi è cambiata la vita, ho dovu-
a camminare in montagna, si muove
ciclamini sulla tomba dei Ragni defunti,
to mettere un freno a tutto. Mi sono
ancora molto bene a piedi e in bici-
coinvolgendo nel ricordo anche chi ha
dedicato completamente alla famiglia
cletta, e si occupa di attività di volon-
desiderato affidare le proprie ceneri
e al lavoro e per sette anni non ho
tariato. In particolare, dopo aver col-
semplicemente alla montagna.
neppure rinnovato la tessera del CAI.
laborato alla conduzione della palestra
Mi accontentavo di brevi escursioni
di arrampicata di Lecco, da 4-5 anni
in montagna la domenica mattina, per
con alcuni amici, dedica un giorno alla
rientrare in famiglia all’ora di pranzo.
settimana a tre gruppi di adulti con
Devo dire che il lavoro mi ha dato
handicap provenienti da zone diver-
grandi soddisfazioni, 64 anni con la
se del lecchese: li raggiunge all’Al-
stessa azienda, prima come dipen-
pe del Vicerè, sopra Erba, dove c’è il
dente, poi come consulente.
loro punto di accoglienza, e li guida
Nella foto di apertura: la chiesetta dei Resinelli quasi ultimata e in primo piano la trattoria Cuera nel 1917. Foto archivio G.Comi, CAI Lecco
L’intervista
31
NELLA TERRA DI BAFFIN
Otto nuove vie sulle grandi pareti di granito dell’isola canadese
di Luca Schiera paese per un paio di giorni per pre-
posto che sarebbe diventato il nostro
volta tutti insieme all’inizio di
parare le slitte con il materiale neces-
campo, ancora ricoperto dalla neve.
giugno direttamente in Cana-
sario a raggiungere la riva di un fiordo
Dopo un giorno di riposo ci siamo di-
ghiacciato distante 180 chilometri.
visi in cordate diverse per salire due
da, per organizzare il materiale e fare un (bel) po’ di spesa per i due mesi
Siamo partiti con il brutto tempo, poi
vie lungo la parete nord del Walker
successivi completamente isolati. Il
andando avanti il tempo e la visibilità
Citadel. Il cielo era coperto, il fiordo
gruppo messo insieme da Matteo era
sono diventati sempre migliori fino a
che avevamo attraversato solo due
formato da noi tre italiani (Luca e due
quando, dopo quattro giorni sugli sci,
giorni prima si stava ricoprendo di ac-
Matteo) e i due belgi Nico e Sean.
abbiamo raggiunto il Sam Ford Fiord.
qua dando l’impressione di cammina-
Esaurita questa ultima parte organiz-
Il paesaggio era completamente
re direttamente sul mare. Da qui siamo
zativa abbiamo potuto prendere il volo
cambiato: dopo la distesa piatta di
partiti per arrampicare i mille metri di
per l’isola di Baffin.
ghiaccio del mare siamo entrati nel
parete. Io, Sean e Nico da una parte,
Appena scesi dall’aereo abbiamo
fiordo circondato da alcune delle pa-
Teo e Giga poco distanti.
scoperto che, nonostante fosse già
reti di granito più grandi al mondo. Per
Sono partito più o meno con lo
estate con luce per ventiquattro ore di
altri due giorni ci siamo spinti verso
stesso cibo e con lo stesso abbiglia-
fila e con i bambini a giocare per stra-
l’interno, intorno a noi, a perdita d’oc-
mento per una giornata in falesia. Una
da in maglietta, c’era ancora un sacco
chio, solo ghiaccio e roccia.
scelta ottimistica che ho rimpianto più
di neve in giro. Ci siamo sistemati in
Il sesto giorno abbiamo raggiunto il
volte: abbiamo fatto ritorno al cam-
Ritorno sul ghiaccio nel Sam Ford fjord
C
i siamo trovati per la prima
Matteo De Zaiacomo (Giga) suona il violino sul Great Sail peak
po solo trentadue ore dopo, proprio quando il tempo era migliorato. Nella Stewart Valley
Great Sail peak visto dal campo base nella Stewart Valley
Siamo quindi partiti con tutto il ma-
nevicava. Una volta asciugata la roc-
teriale per scalare e cibo per dodici
cia siamo partiti leggeri verso la cima
giorni. Abbiamo aperto con i primi tiri
della montagna, arrampicando nella
per poi scendere a riposare sulla gros-
luce della notte artica.
Dopo qualche giorno di riposo ab-
sa cengia che divide la parete ad un
Fatto ritorno alla grande cengia
biamo iniziato a trasportare il ma-
terzo della sua altezza. Poi è arriva-
dopo otto giorni, abbiamo deciso di
teriale verso le pareti nella Stewart
to il momento di spostarci tutti verso
tentare di salire in giornata le altre due
Valley, il posto scelto come obiettivo
l’alto, impiegando una giornata intera
linee logiche della parete. Ci siamo
della spedizione. Finalmente, verso
a tirare il materiale duecento metri
divisi quindi in: io-Teo e Nico-Sean.
metà giugno ci siamo quindi sistemati
più su e a sistemarci nelle portaledge.
Ancora una volta ci ha accompagnato
sulla riva del lago ancora ghiacciato
Abbiamo passato il tempo chiusi nel-
una leggera perturbazione. Nonostan-
sotto il muro del Great Sail Peak, la più
le portaledge aspettando mentre fuori
te la roccia bagnata siamo riusciti a
imponente parete della valle. Matteo Della Bordella in arrampicata sugli ultimi tiri di Coconut Connection.
salire una lunga serie di diedri fino alla Arrivo a Clyde River
BAFFIN 1972
La prima spedizione italiana alla penisola di Cumberland Da “CAI LECCO 120 anni”
Portaledge in parete sul Great Sail peak
cresta finale, ripassare dalla cima (solo
due vie dall’altro lato
poco tempo dopo la volta preceden-
della valle. Per rag-
te) e fare ritorno alla cengia esatta-
giungerle però abbia-
mente ventiquattro ore dopo essere
mo dovuto attraversa-
partiti. Poco dopo ci hanno raggiunti
re il lago in piena fase
anche Nico e Sean.
di fusione, strisciando
Siamo tornati al campo sulla riva del
sul ghiaccio sottile.
lago undici giorni più tardi. Nel frat-
In un giorno pieno io
tempo molto ghiaccio si era sciolto e
e Nico abbiamo salito
i primi fiori primaverili erano spuntati
uno spigolo con roccia
nei prati.
molto bella, mentre Teo
Prima di partire per il lungo ritorno abbiamo fatto in tempo a salire ancora In cima al Great Sail peak
e Sean ha percorso
Durante la primavera del 1972 una grossa spedizione alpinistico-scientifica, patrocinata dalla sezione Tortona del CAI, si reca in Canada, al Circolo polare artico, nella “Terra delle Rocce Lisce”, la mitica Helluland di Leif Eiriksson, figlio di Erik “il Rosso”: la Terra di Baffin, penisola di Cumberland. Tra geologi, naturalisti, medici, personaggi di alta estrazione sociale, ci sono anche tre Ragni, tre alpinisti di Lecco. Dino Piazza, Luigino Airoldi e Alberto Dalla Rosa saranno i protagonisti di un’esperienza unica nel suo genere: l’incontro di due culture, di due modi di vivere la montagna e le terre generalmente indicate come “inospitali”. Gli uni che vivono questi ambienti naturali per il piacere in sé di essere lì e non altrove, per la gioia dello sforzo fisico che viene esaltato; gli altri mossi dall’interesse scientifico, per conoscere le segrete origini e motivarne l’esistenza. Due modi diversi di interpretare e vivere la medesima avventura, che inevitabilmente si incrociano arricchendosi l’un l’altro. Le montagne che circondano la Weasel Walley probabilmente sono le più antiche formatesi sulla terra e, tranne rare eccezioni, non sono mai state calcate da piedi umani. Così l’alpinista, per proprio piacere oltre che per “spiare”il lavoro dello scienziato, e questi, per desiderio di arricchire la propria conoscenza oltre che per non essere da meno del compagno, salgonoinsieme il Monte Volpedo, il Baldur, l’anticima Tyr, la Cima Marta ed il Sigurd. Tornati in patria, le esperienze umane vissute sono state raccolte nel bel volume di M.A. Sironi “La terra di Baffin”.
Alpinismo e arrampicata
35
Pausa sul ghiaccio durante l’avvicinamento al Sam Ford fjord
una linea di fessure e camini su di una montagna probabilmente mai salita. A metà luglio il tempo per noi italiani era scaduto, dovevamo iniziare a pensare al lungo rientro a piedi. Dopo esserci salutati sulla riva del fiordo senza più ghiaccio, ci siamo avviati con i nostri piccoli gommoni verso il paese di Clyde River, mentre i belgi hanno aspettato un passaggio in barca a vela. Il nostro rientro, pagaiando attraverso i fiordi e camminando nella tundra, è durato otto giorni, immersi in un paesaggio completamente differente da quello che avevamo lasciato due mesi prima. Le foto appartengono all’archivio del Gruppo Ragni
36 Alpinismo e arrampicata
VIE SALITE - "Down the slope without a ski" 5.12a/7a+ 1000m, parete nordovest del Walker Citadel in 32 ore dal campo, discesa dal versante opposto Sean Villanueva, Nicolas Favresse, Luca Schiera - "E poi boh" 5.11d/7a 800m, parete nordovest del Walker Citadel Matteo De Zaiacomo, Matteo Della Bordella - "Coconut connection" 5-12d/7c 700m + 350m, parete nord del Great Sail peak in otto giorni stile capsula, connessione tra via americana e russa in arrampicata libera Matteo Della Bordella, Sean Villanueva, Nicolas Favresse, Matteo De Zaiacomo, Luca Schiera -"Mascalzone Latino" 5.12b/7b & A0 (pendolo) 600m + cresta, parete nord del Great Sail Peak in 24 ore dalla grande cengia Luca Schiera, Matteo Della Bordella - "The Northwest passage" 5-12a/7a+ 700m + 350m in 36 ore dalla grande cengia, Great Sail Pea Nicolas Favresse, Sean Villanueva - "The seed of madness" 5.11c/6c+ & A0 (pendolo) in 24 h dal campo, the tree of wisdom. Sean Villanueva , Matteo Della Bordella - "24 h round trip camp to camp" 5-11d / 7a 600m, spigolo est del Copier Pinnacle in 25 ore dal campo Luca Schiera, Nicolas Favresse - “Catacomb" 5-12a 900m in 32 ore dal campo, Citadel, Stewart Valley. Sean Villanueva, Nicolas Favresse
COSA HO IMPARATO DALLA MONTAGNA
Un’allieva al corso di roccia: parolacce, autocontrollo e “Vecchie beline”
I
di Alessandra Selmi*
o e Stefano siamo sulla A7, direzione Milano. Piove, sulla carrozzeria la pioggia fa rumore, le nu-
vole sono basse, l’asfalto è scivoloso, i tergicristalli non funzionano bene. Stefano guida tenendo una gamba piegata, un piede sotto al sedere, intanto manda messaggi con Whatsapp. Penso che alla prima curva moriremo. Anzi no: non sono morta neanche ieri su “Vecchie beline”, nonostante sia stata molto vicina a Dio, perché l’ho chiamato così tante volte che non può non avermi sentito. Tutta la Liguria mi ha sentita mentre lo invocavo a gran voce. Su “Vecchie beline” ho lasciato una parte di me: epidermide, unghie, sudore. È l’ultimo giorno del corso AR1 e sto tornando a casa. Ho così tanti lividi addosso che sembro Peggy della “Carica dei 101”: praticamente un dalmata. Ho un livido, in particolare, con su scritto “Welcome to Finale Ligure”. Le mani sono tagliuzzate, penso alle
Alessandra e Pier
mie amiche che hanno sempre la ma-
imparato a fare la bambola, quella di
nicure a posto e mi sento una cacca.
corda intendo, l’altra la sapevo già fare.
Un tempo avevo piedi bellissimi, ne-
Ho imparato che “azzerare” significa
anche un callo. Adesso sembra siano
aggrapparsi a un rinvio, e che ho az-
stati calpestati da un elefante maschio
zerato un sacco di volte. Ho impara-
adulto che balla il tip tap. Ho un graf-
to tutto un gergo che mi fa sentire
fio sul gomito tipo reduce dalla gabbia
proprio ganza. Ho imparato che i fiori
del leone e dolori a muscoli che ne-
della ruta a contatto con la pelle pro-
anche sapevo di avere: i muscoli del
vocano delle bolle tipo peste manzo-
collo, per esempio. Io pensavo che il
niana e che continuo a preferire que-
collo fosse fatto solo di ossa, vene e
sta pianta affogata nella grappa.
un tubo per l’aria, il tutto coperto da
Ho imparato che, per arrampicare
pelle, e invece pare ci siano anche dei
una parete, prima delle braccia e delle
muscoli, che fanno male quando li usi.
gambe, serve il cervello. Non si ar-
È solo una delle cose che ho impa-
rampica con i muscoli, ma con la testa.
rato al corso, neanche la più impor-
Perché è il cervello che stabilisce quale
tante. Certo, ci sono le cose tecniche.
via seguire e soprattutto ti impedisce
Ho imparato a fare il nodo delle gui-
di dare di matto quando hai 50 metri
de e il barcaiolo e il mezzo barcaiolo,
di vuoto sotto i piedi e non sai cosa
anche se non consiglierei a nessuno
fare. La montagna mi ha insegnato la
dei miei amici di farsi fare sicura da
concentrazione, la calma e l’autocon-
me. Ho imparato a calarmi in corda
trollo. Sono certa che il mio istruttore
doppia e finalmente so cosa sono un
che ieri mi ha sentita imprecare come
diedro, un friend, un nut, una sosta e
una camionista indemoniata non sarà
un paranco. Ho imparato che se cal-
del tutto d’accordo, ma se mi avesse
pesti la corda l’istruttore s’incazza. Ho
conosciuto prima, oggi mi assegne-
Sosta
rebbe il premio “sangue polare”. Meditazione Ho imparato che arrampicare è molto simile alla meditazione. Tutti i tuoi
e ho imparato che in quel momento
quando ci si è sopra. La montagna in-
gli vuoi bene come a un fratello. Ho
segna a non giudicare mai quello che
imparato che, quando il tuo compa-
non si è provato di persona. Ma ho
gno ce la fa, sei contenta come se ce
anche imparato che, troppo da vicino,
l’avessi fatta tu.
non si vedono prese che al compagno
pensieri sono concentrati nel metro
Ho imparato che, mentre arrampichi
risultano evidenti. Così la montagna
quadrato di roccia a cui sei precaria-
sei solo tu, le tue gambe, le tue braccia
insegna anche a guardare le cose dalla
mente attaccato, e in quel momento
e il tuo cervello (e le tue ascelle pic-
giusta distanza.
– per quanto difficile sia la vita – non
canti), ma non sei mai davvero solo:
Ho imparato che, quando pensi che
riesci a pensare a nient’altro: non ci
dall’altra parte della corda c’è una per-
proprio stavolta non ce la farai, se
sono le tasse, non ci sono i problemi,
sona con cui dividi tutto. Ho imparato
guardi bene c’è un appiglio che non
non c’è il lavoro. Ci sei solo tu, due
che in montagna si condivide il mate-
avevi considerato e che risolve tut-
mani, due piedi, un cuore che pompa
riale, l’acqua, il cibo, la fatica, la paura
to. Ho imparato che, per quanto una
da matti e due ascelle puzzolenti. Ci
e la soddisfazione, e che il risultato
presa è lontana, se vuoi davvero arri-
sono momenti in cui sei così concen-
di questa divisione è una moltiplica-
varci, in un modo o nell’altro ci arrivi.
trato che le ascelle neanche le senti.
zione: di amicizia, di gioia. Questa è
Ho imparato che non importa quanto
La montagna, dunque, mi ha regalato
la magia della montagna, che abbat-
è alta una parete, di quanti tiri è fatta
la pace vera, quella specie di vuoto
te tutte le barriere, spoglia le perso-
e qual è la difficoltà: si affronta sempre
che alleggerisce la testa e il cuore.
ne delle etichette e dei pregiudizi e le
un passo per volta.
Ho imparato che il suono più bello
unisce in un vincolo genuino.
Ho imparato che la volontà è più
del mondo è quando il tuo compa-
Ho imparato che una via, quando
forte di ogni limite, ma che, alla fine, è
gno ti dice: «Dai, che ci sei quasi!»
la si guarda da lontano, è più facile di
la montagna che decide se ce la farai
Vortice di fiabe, Val di Mello
Arco di stella marina, Val di Mello
o no. Ho imparato la perseveranza e
solo una nuova borsa di Hermès!), co-
tempo. Se piove, ti spari maratone di
l’umiltà.
nosci a memoria tutti i prezzi di listi-
video di tizi che arrampicano come
Ho imparato che, quando arrivi in
no, fissi le pareti immaginandoti dove
l’uomo ragno: da bambina volevi fare
cima, sei solo a metà strada. Che poi ti
possa passare una via, domandandoti
la ballerina col tutù, e adesso il tuo
aspetta una calata in corda doppia, col
se magari già esiste, cercando il bril-
idolo è uno che riesce a sollevare il
vento che si insinua sotto la maglietta
lio degli spit al sole. Quando vedi un
proprio corpo con due dita appena. La
e il cervello che ti domanda osses-
altro che arrampica e tu non hai l’at-
mamma pensa che sei diventata le-
sivamente: «Sei sicura che questo
trezzatura, ti vengono le convulsioni.
sbica. Poi finisci col frequentare gen-
imbrago, acquistato in saldo, reggerà
Allora non vai neanche al supermer-
te malata come te, nei vostri incontri
tutto il tuo peso?».
cato senza un kit di base – imbrago,
al pub parlate solo di Dulfer, diedri,
scarpette, casco, un paio di cordini, tre
boulder, fittoni e kevlar, ed è tutta una
moschettoni a pera – nel baule della
gara a chi ha il moschettone più bel-
Ho imparato che la montagna crea
macchina. Pensi di montarti una pa-
lo, mentre quelli del tavolo accanto vi
dipendenza più dell’eroina e che, una
lestra di roccia in soggiorno, al posto
guardano male. Nelle foto hai sempre
volta che cominci, non puoi più smet-
del televisore. Vorresti portare pure
le mani sporche di magnesite, spesso
tere. E come tutte le droghe che si
la nonna ad arrampicare («perché, ti
anche il naso. E quando vai al Brico
rispettano, non si può tenere a lungo
giuro, nonna, ti farebbe proprio ringio-
per comprare due chiodi, ogni volta ti
nascosta: presto ti trovi a parlare solo
vanire!»). Il venerdì sera scruti il cielo
di quello, diventi pedante con gli amici
domandandoti: domani potrò uscire in
e loro alla fine ti evitano, leggi riviste
falesia? Così diventi un’esperta di me-
specializzate, sbavi davanti a un set di
teo, consulti tutti i siti regionali, nazio-
rinvii (bei tempi, quando desideravo
nali, mondiali e pure il galletto segna
Come una droga
Alpinismo e arrampicata
39
Uscita floreale a Finale
ritrovi nel reparto dei cavi venduti al
mi ha cambiata dentro. Mi ha resa più
della montagna: tutte le cose che ho
metro a fare il nodo delle guide, così,
forte, migliore di prima, più consape-
imparato in questo corso le sapevano
solo per non perdere la mano.
vole, più serena e più felice.
già da un pezzo e hanno avuto la ge-
Ho imparato a fare una cosa per
Il merito è in parte mio, in par-
nerosità e la pazienza di insegnarmele.
volta, a finire un’operazione prima di
te delle persone che ho incontrato a
Credo però di aver insegnato anche
iniziarne un’altra: che per un maschio
questo corso. Non dimenticherò mai i
io qualcosa a loro. Perché le parolacce
è normale, ma per le femminucce
volti delle persone che erano con me
che ho detto ieri non le avevano sen-
come me, abituate al multitasking, è
al corso, né quelli degli istruttori. In
tite prima da nessuna parte. Non da
una grande conquista.
particolare quello di Pino, che nei pas-
una signora, almeno.
Ho imparato tantissime cose sull’ar-
saggi più difficili di “Vecchie beline” mi
rampicata e sulla montagna, che non
guardava con un sorriso da Stregatto,
hanno niente a che vedere con l’ar-
decisamente sadico.
rampicata e la montagna. Per questo è
Un branco di pazzi invasati, con cui
probabile che presto dimentichi com’è
non a caso mi sono trovata subito a
fatto un nodo barcaiolo o come ci si
mio agio. Dei pazzi preparatissimi, seri
cala in corda doppia, ma non dimen-
fino a essere pedanti quando è ne-
ticherò mai questa esperienza, che
cessario essere seri («Fai una cosa per volta! Ricontrolla il nodo! Guar-
40 Alpinismo e arrampicata
da che il tuo compagno sia a posto! Verifica che il moschettone sia chiuso!»). Grandi conoscitori e rispettosi
*Alessandra Selmi è editor freelance e scrittrice. Foto di Stefano Rimoldi, Roberta Nobili, Matteo Zoia, Alessandra Selmi.
A SIMON GIETL IL “GRIGNETTA D’ORO 2016”
Il premio conferma Lecco capitale dell’alpinismo
Simon Gietl in arrampicata. Foto archivio Simon Gietl
di Sara Sottocornola
N
omi celebri, che hanno scritto la storia dell’alpinismo, e talenti emergenti, che ne rap-
presentano il futuro. Il Grignetta d’oro, ancora una volta, ha riportato Lecco sotto i riflettori come capitale dell’alpinismo: venerdì 21 maggio il premio alpinistico nazionale è stato assegnato all’alpinista altoatesino Simon Gietl nel corso di una serata che ha raccolto al Teatro della Società personaggi noti, giornalisti, e appassionati di montagna provenienti da ogni parte d’Italia. Gietl, classe 1984, è stato ritenuto il “migliore” per “la completezza del curriculum, avendo salito vie di elevata difficoltà su tutti i tipi di terreni. Ha raggiunto un altissimo livello in ogni
42
stile di scalata spaziando sulle mon-
Alberto Pirovano, Presidente del CAI
tagne di tutto il mondo, dall’Alaska,
di Lecco, con il prestigioso accompa-
al Sud America, alle Alpi. Negli ultimi
gnamento “live” del pianista jazz Mar-
due anni ha aperto nuove vie su pa-
co Detto. Tutti i finalisti hanno rice-
reti mitiche come la nord dell’Eiger, poi
vuto in dono una piccozza forgiata e
liberata nei singoli tiri, e su altre meno
incisa da Grivel Mont Blanc e il vinci-
note in particolare in Dolomiti, mo-
tore un calco della Grignetta realizzato
strando attenzione alla ricerca di linee
da Guido Cassin.
vergini con uno stile pulito”.
“E’ un grandissimo onore per me
La scelta è stata compiuta all’una-
essere qui e ricevere questo premio –
nimità dalla giuria, composta dagli al-
ha detto Gietl, guida alpina originario
pinisti di chiara fama Anna Torretta,
della Valle Aurina -. I riconoscimen-
Silvio “Gnaro” Mondinelli, Mario Conti,
ti sono importanti ma è l’alpinismo la
Matteo della Bordella e dal giornali-
mia vita. Le montagne mi hanno atti-
sta Andrea Gennari Daneri. I giurati
rato nel loro incantesimo”.
hanno valutato la “visione alpinistica” dimostrata nell’ultimo biennio da Gietl
L’albo del Grignetta d’oro compren-
e dagli altri finalisti: Jacopo Larcher,
de alpinisti di fama mondiale. Il premio
Alessandro Baù, Alex Walpoth e Luca
è nato in seno alla sottosezione CAI
Schiera.
Belledo negli anni ‘70 come riconosci-
Tutti erano presenti alla serata di
mento per i giovani: dopo un periodo
premiazione, presentata dallo scrittore
di interruzione è stato riproposto con
e giornalista Marco Albino Ferrari e da
successo lo scorso anno all’interno
della manifestazione Monti Sorgenti, rassegna nazionale dedicata alla montagna, organizzata dal Club Alpino Italiano Sezione di Lecco e dalla Fondazione “Riccardo Cassin” che si tiene ogni anno nel mese di maggio. Nel 2015 è stato assegnato dal Ragno di Lecco Matteo della Bordella. Alberto Pirovano, presidente del Cai Lecco, ha sottolineato il “ruolo di Lecco come capitale dell’alpinismo: un ruolo che ci è stato dato dalla storia e che dobbiamo portare avanti per la città, per il turismo e per il futuro”. E’ questa la direzione in cui lavorano, investono e si inseriscono eventi come Monti Sorgenti e il Premio Grignetta d’Oro. L’Assessore regionale allo sport Antonio Rossi ha dichiarato, in occasione della conferenza stampa di presentazione di Monti Sorgenti, che “la Simon Gietl mostra il trofeo del Grignetta d’oro. Foto archivio Simon Gietl
montagna è senza dubbio una risorsa preziosa, un bene su cui investire. E il Grignetta d’oro è progetto grande e ambizioso, in cui Regione Lombardia ci vuole essere”. Il Grignetta d’oro sogna quindi di crescere, e allargare i propri confini, nel nome di Riccardo Cassin, portabandiera dell’alpinismo lecchese e riconosciuto a livello mondiale, insieme ai suoi compagni, come padre fondatore dell’alpinismo moderno.
Di fianco due momenti della premiazione al Teatro della Società.
ALL’OMBRA DELLA LEGGENDA
Una mostra per ricordare Gino Esposito e Ugo Tizzoni di Matteo Manente
A
nche quest’anno, all’interno della rassegna “Monti Sorgenti”, c’è stato spazio per
una mostra storico-fotografica dedicata al ricordo e alla riscoperta di alcuni personaggi che hanno scritto, con le loro imprese, la storia dell’alpinismo lecchese e non solo: protagonisti della mostra “All’ombra della leggenda”, questa volta sono stati Gino Esposito e Ugo Tizzoni, punte d’eccellenza dell’alpinismo nostrano, le cui ascensioni più importanti – tra tutte si ricordano la parete nord-est al Pizzo Badile (1937), la Punta Walker alle Grandes Jorasses (1938) e la Nord dell’Aiguille de Leschaux (1939) – sono sempre state condotte insieme a Riccardo Cassin.
quattordici pannelli che compongo-
alle Grandes Jorasses che nell’estate
no questa nuova mostra targata CAI
del 1938 rappresentava l’ultimo vero
Lecco e Fondazione Riccardo Cassin.
grande problema da risolvere nelle
Dopo alcuni cenni biografici rela-
Alpi; infine la parete nord dell’Aiguille
tivi a ciascuno dei due protagonisti,
de Leschaux, conquistata da Cassin in
la mostra procede per piccoli foto-
compagnia di Ugo Tizzoni.
grammi, come se si stesse sfogliando
Impossibile naturalmente conden-
un ipotetico album dei ricordi: ecco
sare in poche righe le vicende alpi-
quindi alternarsi molte fotografie sto-
nistiche di due giganti come Esposito
riche conservate nell’archivio della
e Tizzoni, due tra i più forti alpinisti
Fondazione Cassin con le parole dello
lecchesi di quell’epoca; per questo la
stesso Riccardo, riferite ai due com-
mostra si è concentrata e focaliz-
pagni di cordata morti entrambi nel
zata solo sulle imprese più rilevanti
1994 a distanza di pochi mesi l’uno
compiute da Esposito e Tizzoni, due
dall’altro. Prima l’impresa mitica sulla
rocciatori che hanno indissolubilmente
parete nord-est del Pizzo Badile, salita
legato il proprio nome a quello di Cas-
da Gino Esposito con Riccardo Cassin
sin, nonostante il fatto che l’unica delle
e Vittorio Ratti; poi spazio al capo-
grandi imprese realizzate contempo-
lavoro della cordata Cassin-Esposito-
raneamente dai tre alpinisti e prota-
Tizzoni, ovvero quella Punta Walker
gonisti della mostra sia stata quella
A partire dagli anni Trenta, infatti, con il “grande vecchio” dell’alpinismo italiano Esposito e Tizzoni hanno scritto pagine di alpinismo divenute poi leggendarie, contribuendo a rendere ancora più grande la stella di Cassin ma, allo stesso tempo, ritagliandosi un posto d’onore nel gotha del mondo alpinistico che conta. Esposito e Tizzoni hanno arrampicato per anni, sia insieme che singolarmente, “all’ombra della leggenda” di Cassin – da qui nasce l’idea del titolo della mostra – e proprio queste scalate hanno scandito il racconto della loro attività alpinistica, presentata molto sinteticamente nei
44
Un momento dell’inaugurazione della mostra in Piazza Garibaldi. Foto di Danilo Villa.
sulla Punta Walker.
co, Alberto Pirovano. I pannelli, affissi in
Una storia, quella che coinvolge
piazza Garibaldi lungo il lato dell’edificio
Esposito, Tizzoni e Cassin, che non è
che una volta ospitava la banca, sono ri-
fatta però solo di grandi imprese in
masti esposti all’aperto fino a mercoledì
montagna: dai ricordi di Cassin ripor-
1 giugno; obiettivo di questa location,
tati fedelmente sui pannelli della mo-
come negli anni passati, è stato quel-
stra emerge infatti il grande rapporto
lo di raggiungere il maggior numero di
di stima e di amicizia che c’era fra i
persone possibili, amanti dell’alpinismo o
tre rocciatori, una legame fortissimo
semplici passanti che fossero: un even-
sul quale hanno potuto poi costruire
to, quello della mostra itinerante, che
quelle imprese alpinistiche tanto im-
anche quest’anno ha dimostrato l’ap-
portanti da proiettarli fra le cordate
prezzamento di tanti lecchesi e che ha
più forti e rispettate dell’alpinismo di
saputo ancora una volta dare luce alle
quegli anni, non solo a livello lecchese.
vicende di alpinisti più o meno noti al
Evento presente già fin dalla prima
grande pubblico che attraverso le loro
edizione di “Monti Sorgenti” - negli
imprese in parete hanno dato risalto e
anni precedenti le mostre avevano ri-
lustro non solo al mondo dell’alpinismo
guardato Luigi Castagna, Gigi Vitali, Ma-
lecchese, ma a tutta la città, diventando
rio “Boga” Dell’Oro, Vittorio Ratti e Gio-
a loro volta ambasciatori di Lecco e del
vanni Gandin - la mostra di quest’anno
suo territorio in tutto il mondo.
relativa ad Esposito e Tizzoni è stata inaugurata lunedì 16 maggio, alla presenza del sindaco Virginio Brivio, dell’assessore Francesca Bonacina e del neoeletto presidente del CAI LecTizzoni, Cassin ed Esposito dopo le imprese di fine anni Trenta. Foto archivio Fondazione Cassin
FRA ROVI E LISCIONI, ALLA SCOPERTA DI MONTECRISTO
L’esperienza sull’isola di Marco Albino Ferrari
di Adriana Baruffini
L
o spazio letterario di Monti Sorgenti è stato occupato quest’anno da Marco Albino Ferrari che
il 20 maggio, nella sala conferenze di Confcommercio, a Lecco, ha presentato il suo libro “Montecristo. Dentro
i segreti della natura selvaggia”, edito nel 2015 da Laterza. Con un’esposizione vivace e documentata che ha tenuto costantemente viva l’attenzione del pubblico, l’autore ha raccontato la sua singolare esperienza di soggiorno su quello “scoglio
ellissoidale di granito rosa-arancio
ne, con limitate aree di spostamento e
cosparso di enormi e luminosi cristalli
tempi d’attesa di tre anni.
di ortoclasio” che merita un viaggio e
Marco Albino Ferrari è il primo os-
un racconto perché “di fatto è l’unico
servatore non coinvolto in ricerche
luogo inavvicinabile nel mar Tirreno,
scientifiche a cui sia stato concesso
oasi di natura sottratta all’uomo”, una
di permanere e muoversi liberamente
delle isole più suggestive e misteriose
sull’isola per un periodo consecutivo
di tutto il Mediterraneo, ambientazio-
di due settimane durante le secche di
ne metaforica del celebre romanzo di
gennaio.
Alexandre Dumas Il Conte di Monte-
cristo.
Il risultato è questo libro nel quale la leggerezza e il pathos delle descrizio-
Da quando nel 1971 è diventata ri-
ni di paesaggi scoperti in un assoluto
serva naturale dello stato con regime
e quasi inquietante silenzio “vagando
di riserva integrale, l’accesso alle sue
senza sentiero tra rovi e ripidi liscioni”,
coste è riservato a pochissime perso-
convivono con il carattere divulgativo
Alcuni dei disegni di Giancarlo Caligaris che illustrano il libro
ma rigoroso dei contenuti scientifici e
la vicenda della guerra alle capre in-
storici.
trapresa dal fascismo su tutto il ter-
Un cenno meritano infine le pagine
E la narrazione della permanenza
ritorio nazionale, che per Montecristo
dedicate ai pochissimi contatti umani
sull’isola diventa lo spunto per appro-
significò la decimazione di una specie
che si presentano allo scrittore durante
fondire la questione del rapporto fra
endemica dalle corna a scimitarra im-
il suo soggiorno, primi fra tutti Giorgio
uomo e natura con ampie digressioni
portata da qualche comunità pioniera
e Luciana, custodi dell’isola in servizio
su alcune delle questioni più dibattu-
all’età di Omero. E proprio con questa
permanente da una decina d’anni. La
te, come il tema della natura selvaggia
remota e ipotetica colonizzazione ini-
loro scelta di solitudine si esprime nel-
caro al romanticismo ottocentesco e
zia la storia dell’isola nel cui prosieguo
le parole con le quali accompagnano
fatto proprio con diverse declinazioni
troviamo i monaci seguaci di San Ma-
l’allontanarsi della motovedetta della
dalla cultura ecologista del XX secolo
miliano e i personaggi che nel corso
Guardia forestale che periodicamente
e dall’ambientalismo post-moderno, o
dell’Ottocento hanno lasciato traccia
fa loro visita: “E’ questo l’istante in cui
quello della biodiversità e della con-
del proprio passaggio in sontuose di-
ci si sente più soli. Non di notte, ma-
servazione dei vari habitat, ai qua-
more, fino all’arrivo dei Savoia, e poi,
gari sotto un temporale. Non quando
li l’introduzione di nuove specie può
con la caduta della monarchia, la ces-
col binocolo scruti l’orizzonte vuoto
provocare danni irreparabili come è
sione al demanio dello stato italiano.
del mare. No, è adesso che percepi-
avvenuto, nel caso di Montecristo, con
ricerche.
Chi desidera approfondire i vari temi
sci la vera solitudine. Ed è bellissimo.
trova alla fine del libro una breve bi-
Quando ancora vedi qualcuno che si
Ci sono poi i temi storici, spesso
bliografia ragionata con alcuni dei titoli
allontana, e sai che tra qualche istante
intrecciati con quelli ambientali, come
che hanno guidato l’autore nelle sue
non lo vedrai per lungo tempo”.
il ratto e l’ailanto.
In basso Marco Albino Ferrari con il presidente del CAI Lecco
QUOTA 3738
Luglio 2016, gita sociale al Palla Bianca
di Giorgio Mandarano
S
i è ormai consolidato l’appun-
di livello medio facile, ma pur sempre
Il Palla Bianca con i suoi 3.738 metri
tamento alpinistico con la gita
alpinistica, e poter anche incontrare
di altezza si trova sulle Alpi Venoste al
sociale della nostra sezione da
amici e persone che magari non si ha
confine tra l’Italia (provincia di Bolza-
effettuarsi (sempre compatibilmen-
occasione di vedere durante il resto
no) e l’Austria di cui è la terza cima
te con le condizioni metereologiche)
dell’anno. Anche questa volta come
più alta. Si può raggiungere da più
nel primo fine settimana di luglio. Una
lo scorso anno si è unito il gruppo
versanti, per alcuni è più nota come
bella occasione per fare un’ascensione
dell’Alpinismo Giovanile.
classica meta scialpinistica da fare in
Ampi pascoli dopo Melago 1915 m
primavera risalendo la Val Senales,
Melago si risale dunque la lunga val-
tuttavia rappresenta anche un’interes-
lata, tra l’altro interessante anche per
E’ proprio questo uno dei principa-
sante ascensione di due giorni da fare
la presenza del sentiero didattico gla-
li argomenti della serata. Cellulari alla
durante il periodo estivo risalendo il
ciologico, dove i pannelli informativi
mano, cerchiamo con difficoltà, per
ghiacciaio di Vallunga, anzi, conside-
mostrano il mutamento dello stato dei
la presenza di segnale molto debole,
rato lo sviluppo e le sue caratteristi-
ghiacciai e, ahimè, in particolare l’ine-
di rimanere aggiornati sulle previsio-
che, non ha nulla da invidiare ad altre
sorabile loro ritiro sintomo dei muta-
ni metereologiche. La perturbazione
salite verso vette più “blasonate” delle
menti climatici in essere.
prevista sembra arrivare con qualche
Alpi.
L’avvicinamento al rifugio si svilup-
Il programma della gita prevedeva di
pa su larghi sentieri mai troppo ripidi
incontrarsi tutti la mattina del primo
o particolarmente esposti e il gruppo,
giorno a Lecco per poi dirigersi con
compatto all’inizio, si sfilaccia in sot-
le auto verso Melago dove sarebbero
togruppi che proseguono ognuno col
state parcheggiate per poi proseguire
proprio ritmo per avere la tranquillità
l’avvicinamento a piedi sino al rifugio
di scattare delle foto o semplicemen-
Pio XI. Così è stato. Lasciate le auto,
te per godersi il rilassante panorama.
dopo un breve briefing per controllare
Nonostante l’incombenza di qual-
tutto l’equipaggiamento e i materia-
che nuvola, in circa due ore e mezza
li del gruppo, ci siamo diretti verso il
siamo arrivati tutti al rifugio Pio XI a
rifugio. Questa prima parte dell’escur-
quota 2.544 senza aver preso acqua.
sione si svolge in ambiente di mez-
Infatti le previsioni, purtroppo per noi,
za montagna tra i prati e i pascoli. Da
indicavano una perturbazione in arrivo e la salita del giorno successivo
50
Escursionismo
si sarebbe dovuta svolgere proprio in una prima finestra di sole in questa fase di brutto tempo.
Interrogando il meteo
ora di ritardo e la preoccupazione
Verso la sella del Palla Bianca
Ultimo tratto in cresta
è che la finestra di bel tempo arrivi
tendere speranzosi per il giorno dopo.
cambierà molto e questo fatto ci co-
il giorno successivo, ma fuori tempo
Alle quattro del mattino, guardando
stringe a tenere un passo sostenuto
utile per arrivare in vetta in tutta si-
fuori dalla finestra, il tempo non pro-
pensando alla via del ritorno.
curezza.
mette nulla di buono e la sensazione è
Il tempo nonostante qualche nuvola
La perturbazione arriva e in tar-
quella di essere in un bicchiere di lat-
passeggera sembra tenere e la visibi-
da serata il rifugio è immerso nelle
te. Decidiamo così di attendere prima
lità è quasi sempre buona, tuttavia con
nuvole con pioggia intermittente e
di decidere se abbandonare o meno
il passare delle ore e l’arrivo del sole,
la visibilità è molto bassa. Ora non ci
la salita. Rimaniamo così in stand-by
nonostante si salga notevolmente di
rimane che andare a riposare e at-
per un po’ quando ad un certo punto
quota, la progressione si fa abbastanza
alle primissime luci dell’alba le nuvole
impegnativa dal punto di vista fisico a
sembrano aprirsi e le vette intorno a
causa della neve che diventa sempre
noi iniziano a mostrarsi. E’ il momento
più molle.
che tutti attendavamo.
Il gruppo di Alpinismo Giovanile ne
Senza perdere altro tempo ci pre-
approfitta per fermarsi a circa metà
pariamo, e ci mettiamo subito in cam-
strada per fare esercitazioni di mano-
mino con le luci frontali. Dopo pochi
vre di soccorso su ghiacciaio prima di
minuti, all’inizio del ghiacciaio, la parte
rientrare al Pio XI. Noi proseguiamo
alpinistica dell’ascensione. Dopo aver
e giungiamo a sole ormai già alto alla
formato le cordate come da pro-
Sella della Palla Bianca a 3.362 metri.
gramma iniziamo la lunga risalita del
In questo punto alcuni di noi volgendo
ghiacciaio. Dapprima su ghiaccio vivo
il pensiero alle tempistiche per il ritor-
e poco dopo su neve ghiacciata. Ci
no e al proprio livello di stanchezza
rendiamo subito conto che il rigelo notturno, proprio a causa della nuvolosità, è stato scarso, e nonostante la neve “tenga” siamo consapevoli che con il passare delle ore la situazione
Escursionismo
51
In senso orario: briefing con Silvano Arrigoni; rifugio Pio XI 2544 m; finestra di bel tempo; scendendo dalla vetta;
decidono di non proseguire oltre e
condo grado in vetta a 3738 metri di
salita, questo solo perché, scendendo
rientrare subito al rifugio. D’altronde il
quota. In questo ultimo tratto incon-
con la soddisfazione della vetta rag-
panorama dalla Sella è già grandioso
triamo numerose cordate che pro-
giunta, il desiderio è solo quello di una
e soddisfacente, fermarsi qui significa
vengono dalla Val Senales ed è così
birra con i propri compagni di cordata.
comunque aver fatto una bella escur-
che sulla cresta finale l’affollamento
Giungiamo finalmente al rifugio dove
sione.
è tale da costringere alcuni di noi a
ci ricongiungiamo con tutti gli altri del
fermarsi qualche metro sotto la vetta
gruppo e approfittiamo per rifocillarci
per non rischiare di perdere ulteriore
e riprendere poco dopo la facile di-
Consapevoli del tempo a disposi-
tempo. In ogni caso panorama incre-
scesa fino a Melago.
zione riformiamo le cordate con chi
dibile e grande soddisfazione di tutti
ha deciso di proseguire e con passo
noi per la salita.
Verso la vetta
Anche quest’anno la gita sociale è stata un’occasione per stare in
deciso traversiamo il versante e ci di-
Ora però inizia la discesa che come
compagnia di amici vecchi e nuovi
rigiamo dapprima con dei morbidi sa-
previsto sarà altrettanto faticosa sia
e, soprattutto, per fare un’escursione
liscendi sino agli ultimi tratti ripidi che
per le caratteristiche del manto nevo-
alpinistica interessante in zone che di
ci portano verso l’anticima sud e infine
so sopra il ghiacciaio sia per il sole che
solito non si ha tempo di raggiungere.
con una breve e facile cresta di se-
inizia a farsi sentire. Così dopo qualche
52
fotografia per immortalare il momento
Escursionismo
ci accingiamo a scendere senza esitazione. La via del ritorno come spesso accade appare sempre più lunga della
Foto in apertura: verso la vetta, sprofondando nella neve. Foto di Giorgio Mandarano.
IL SENTIERO SEGRETO
L’antica strada comunale Lecco-Morterone
Sapiente tracciato
I
di Sergio Poli
l FAI – Fondo Ambiente Italiano – indice ogni anno la campagna “I Luoghi del cuore”, grazie alla quale
è possibile segnalare un monumento, un sito, un luogo magari in stato di abbandono o di degrado, ma che meriterebbe invece di essere restaurato e valorizzato. E qualcuno in effetti, proprio grazie a quelle segnalazioni, viene riportato in vita. Ebbene, l’antica strada comunale che da Lecco conduceva - e conduce tuttora - a Morterone meriterebbe senz’altro di entrare a far parte di quella categoria di beni. Si tratta di un tracciato che ormai non percorre quasi più nessuno, tranne rari escursionisti e qualche mountain-biker che,
magari indirizzato da un “collega”, ne ha scoperto l’incanto e la suggestione.
Il tracciato da trovare
Rispetto all’attuale Strada Provinciale
Il percorso, almeno nel primo tratto,
63 che sale da Ballabio, famosa per la
non è segnalato in alcun modo, per cui
sua tortuosità e lunghezza, il tracciato
occorre fare un po’ di attenzione per
storico è molto più breve e logico e
non ritrovarsi a vagare fra proprie-
porta quasi senza accorgersi (si fa per
tà private e bosco; tuttavia, una vol-
dire…) alla Forcella di Olino, passaggio
ta imparato, sarà uno di quei giri che
obbligato per scendere nella conca di
vien voglia di ripetere nelle diverse
Morterone. Si potrebbe dire che que-
stagioni, per apprezzarne tutti i mu-
sto tracciato sta a Morterone come
tevoli aspetti.
la Val Calolden sta ai Piani Resinelli:
L’inizio logico dell’itinerario è la
entrambi i percorsi antichi sono sta-
località Sant’Egidio, sopra Bonaci-
ti praticamente abbandonati dopo la
na – dove si può dare un’occhiata
costruzione delle strade carrozzabili,
all’antichissima chiesa che dà il nome
ma rappresentano ancora interessanti
al luogo, forse l’unico esempio ancora
itinerari alle porte di casa, valide opportunità per gite di mezza stagione che possono riservare piacevoli sorprese.
Escursionismo
53
La cappelletta che ricorda un’antica tragedia
Una seriola lungo il torrente Caldone
leggibile di edificio romanico a Lecco.
Caldone riceve il torrente Grigna, che
fa più morbida e regolare: ricompare
D’ora in avanti, superata la sbarra d’i-
porta le acque di scarico del depura-
finalmente l’antico tracciato, subito ri-
nizio della stradina sterrata si segue
tore di Ballabio. Ma nei periodi tran-
conoscibile per la pendenza costante
costantemente la valle del torrente
quilli, lontani dai pericolosi picchi di
e per qualche muretto di sostegno in
Caldone, che ci accompagnerà con il
piena, l’acqua brulica di trote e si può
pietra. Un ultimo strappo porta su una
suo più o meno fragoroso mormo-
veder saltellare sul greto il raro merlo
larga sterrata: è la strada di servizio
rio per quasi tutto il viaggio. Lungo
acquaiolo.
che arriva da Ballabio, primo tracciato
il primo tratto del torrente si possono
La strada sterrata termina in corri-
individuare alcune vecchie captazioni
spondenza di un guado del torrente,
che servivano ad alimentare le fab-
oltre il quale inizia un tratto ripido; si
Percorsi pochi metri verso destra si
briche disseminate nella valle; in scala
prende decisamente a sinistra (se-
ritrova il sentiero storico, segnato da
minore rispetto al torrente Gerenzone,
gnale su un sasso) una traccia ri-
sporadici bolli color minio, vecchi di
anche questa è stata una delle culle
cavata nel ghiaione che occupa per
decenni. Si riprende a salire nella rada
dell’industria lecchese. L’acqua non è
intero questo tratto della valle. Dopo
boscaglia fino a trovare alcuni rude-
sempre limpida: poco a monte infatti il
qualche stretto tornantino la salita si
ri di cascine, abitate fino agli anni ’60
L’antica chiesa di Sant’Egidio
della nuova Lecco-Ballabio, più tardi realizzata in galleria.
Uno dei 4 ponti ad arco in val Boazzo
da un pastore: siamo al Térmen, nome
raggioso allevatore portava ancora qui
da qui parte uno dei più frequentati
forse dovuto al fatto che qui termina-
le sue vacche per la stagione estiva,
sentieri per la vetta del Resegone, lun-
no i territori di Lecco e Ballabio. Poco
e sorrideva bonario ai ragazzini che
go ma meno ripido rispetto alla “nor-
sopra, seguendo la linea elettrica si
razzolavano nel prato e sguazzavano
male” da Morterone centro. Il nostro
arriva al primo incontro con la SP63,
nelle pozze. Il buon uomo ora non c’è
itinerario invece, passata la galleria (la
che si segue a destra per circa 200
più, ma è rimasto l’incanto del quadro
vecchia Forcella è ormai impraticabi-
metri fino al primo tornante. Qui un
naturale: Boazzo è davvero un gioiel-
le…) abbandona subito la provinciale
vecchio
per scendere ver-
cartello
in legno segnala il sentiero “M1”, che risale con pendenza sapiente tutto il versante del Monte Due Mani, incrociando di nuovo la provinciale in corrispondenza della
so destra e portare
SCHEDA TECNICA
finalmente
Partenza: Bonacina di Lecco, località sant’Egidio, m 360 Quota massima: forcella di Olino, m 1.158 Arrivo: Morterone (chiesa), m 1050 Dislivello totale m 900 (compresi i saliscendi per Boazzo e Morterone) Sviluppo: ca. 11 km Tempo di percorrenza: 4 ore Difficoltà: elementare
Morterone. Ultime sorprese sono una cappellina dedicata alla memoria di un pover’uomo “arestato e soffocato dalla neve” nel 1827, e una vec-
cosiddetta
“Forcola”.
verso
chia palina segna-
Questo
è già un tratto solitario e suggestivo,
lo nascosto, da vedere con rispetto e
letica collocata su un bivio, che con
dominato dalle imponenti pareti do-
quasi con raccoglimento.
elegantissima calligrafia indica la dire-
lomitiche del Due Mani,e dove si pos-
A destra si dirama il sentiero verso i
zione da prendere per raggiungere le
sono facilmente incontrare caprioli e
Piani d’Erna, mentre scendendo lungo
varie località del Comune. Se si prende
camosci.
il fiume si arriva all’attacco della “ca-
a destra, incontrando di nuovo la pro-
scata di Boazzo”, banco di prova per
vinciale e arrendendosi a percorrerla
tutti i cascatisti; la nostra strada in-
nell’ultimo tratto si arriva finalmente
Alla Forcola il percorso entra deci-
vece prosegue dritta lungo il torrente,
alla chiesa parrocchiale, dove si può
samente nella valle e, dopo poche de-
dove inizia il tratto più nobile dell’inte-
considerare concluso il viaggio.
cine di metri sovrapposti alla provin-
ro percorso. Si procede costantemen-
ciale, poco oltre l’attacco per la ferrata
te alti sul fiume, superando ben quat-
Ci sarebbe da prendere lo splendido
del Due Mani, la abbandona per inizia-
tro ponti in pietra di squisita fattura, ad
sentiero per Vedeseta, in val Taleggio,
re a destra la discesa verso Boazzo. E’
arco, che danno l’idea dell’importanza
che supera l’orrido della Rèmola sul
la frazione più bassa di Morterone, il
che aveva un tempo questo itinera-
cosiddetto ponte di corda e porta alle
comune meno abitato d’Italia (35 re-
rio. Non si incontra nessuno, l’unico
cascate del Fümm làcc, la spumeg-
sidenti). Strano che per salire occorra
rumore è lo scroscio dell’acqua, dato
giante sorgente del torrente Enna, ma
scendere, ma questa è l’orografia ca-
che la strada carrozzabile corre cen-
magari se ne parlerà un’altra volta.
pricciosa della valle, unico modo per
tinaia di metri più su.
Il gioiello nascosto
superare le barre rocciose di questo
Dopo aver superato l’ultimo ponte la
tratto. In una decina di minuti di ripi-
strada inizia finalmente a salire, sem-
da strada cementata si arriva di nuo-
pre a saggi e misurati tornanti, per in-
vo sul fondovalle, ritrovando il vec-
contrare di nuovo la carrozzabile po-
chio amico Caldone nel suo punto più
chi metri prima della galleria di Olino.
suggestivo: un’idilliaca conca di prati
Osservando attentamente si intuisce
e cascine dove si può fare il bagno
ancora, sopra la strada, il vecchio trac-
nelle fresche (freschissime!) acque del
ciato che scavalca il crinale in corri-
torrente. Fino a pochi anni fa un co-
spondenza della vera Forcella. Proprio
E poi c’è anche da tornare a casa. Foto di Sergio Poli
Escursionismo
55
A PASSI DI BIMBO
Per il Family CAI un’altra stagione intensa di Alberto Pirovano e Andrea Spreafico
A
nno dopo anno, la nostra prima gita ci regala sempre emozioni simili ad un primo giorno di scuola: bambini e genitori si ritrovano dopo qualche mese di “lontananza”, i primi visibilmente cresciuti ed i secondi decisamente più esperti. Il Family è sempre più come una famiglia, allargata ovviamente: fatta dai tanti visi, vecchi e nuovi, dei partecipanti; dai colori variopinti degli zaini e dei vestiti; dalle mille voci dei bambini. Ed anche quest’anno nessuna eccezione: alla prima gita di aprile, la pista ciclabile del Lago di Garlate ed il Parco del Monte Barro con la chiesa incompiuta di San Michele sono stati lo scenario nel quale abbiamo avuto il piacere di ritrovarci e trascorrere la giornata insieme ai nostri bambini, godendoci l’ospitalità del direttore del parco. Tradizione per tradizione, l’8 maggio siamo saliti in treno sino a Dorio per poi raggiungere i piccoli dell’Alpinismo Giovanile a Corenno Plinio e visitare con loro una tratta della Linea Cadorna accompagnati dai racconti dell’amico Ivan Piazza. Il 29 maggio un forte temporale ci ha costretti a rinunciare alla giornata sui monti del Triangolo Lariano. Il maltempo non ci ha invece impedito di partecipare al raduno sezionale, durante il quale tutti i piccoli hanno dato prova di coraggio, arrampicando sulle placche nei pressi del Rifugio Lecco. A ricompensare i loro grandi sforzi ci ha pensato Eugenia, sfamandoli a dovere.
56
Escursionismo
L’11 settembre sarà ricordato per il nostro esordio come “minicicloturisti” sul Sentiero Valtellina, da Colico a Mantello: dove i piccoli hanno visitato una fattoria ed imparato a mungere le capre. Quante emozioni in una sola giornata!
Adesso speriamo in un autunno mite, che ci consenta di terminare il nostro programma annuale e salutare i soci della sezione in occasione della castagnata sociale al rifugio Stoppani: che raggiungeremo naturalmente a passi di bimbo.
Dall’alto: Affacci lungo la Linea Cadorna; Amici in visita a San Michele (Monte Barro); La gioia dell’arrampicata (Piani di Bobbio). Foto di Andrea Spreafico
IN GIRO PER L’ORSIERA
Riflessi nell’acqua sopra il rifugio Balma
In Piemonte il trekking 2016 del corso di alpinismo giovanile
di Elisa, Francesca e Serena (con il contributo spirituale di Veronica, Clotilde e Aurora)
Q
uest’anno, come i tredici
vero cinque giorni di pura montagna,
ovviamente non ci siamo trattenuti
precedenti, il corso di alpi-
spersi tra cime, rocce, stambecchi ed
alla voglia di fare un bel tuffo). La fatica
nismo giovanile del CAI di
altri animali selvatici, prati, rigagno-
c’è stata, ovviamente, ma anche l’otti-
Lecco ha organizzato un trekking, ov-
li azzurrati e laghetti cristallini (dove
mo cibo dei rifugi non è scarseggiato.
Al rifugio Toesca
Bivacco con annessa una chiesetta a Cima Robinet
Tra accompagnatori e ragazzi, erava-
rifugi in cui fare tappa. Noi però non
co, qui abbiamo caricato scarpe e zai-
mo una ventina e il trekking si è svolto
abbiamo seguito alla lettera questo
ni sulle macchine e siamo partiti alla
dal 13 al 17 di luglio. Il tutto all’interno
itinerario. Abbiamo situato la nostra
volta della montagna.
dei suggestivi - a dir poco - scenari
partenza a tre ore di cammino dalla
Dopo qualche ora in auto, spez-
del parco dell’Orsiera - Rocciavrè nelle
partenza usuale e nelle nostre tappe -
zata da una breve pausa in autogrill,
Alpi Cozie, in Piemonte.
quattro e non cinque – abbiamo per-
siamo arrivati al termine della strada
corso sentieri diversi, con una puntata,
dove gli accompagnatori, in veste di
l’ultimo giorno, alla Certosa.
autisti, hanno parcheggiato le auto
Il nostro itinerario era denominato “Giro dell’Orsiera” e come si intuisce si
con un po’ di fatica. Indossati gli zai-
è trattato del giro del gruppo dell’Orsiera; un percorso ad anello piuttosto
Saliscendi strazianti
ni, siamo partititi. Speravamo, anzi ne
conosciuto, dove coincidono partenza
Dopo la levataccia del 13 di luglio ci
eravamo convinti, che la salita sarebbe
e arrivo e dove sono dislocati cinque
siamo trovati alla sede del CAI a Lec-
stata dura, sì, ma non eccessivamen-
Serata in rifugio
Verso il rifugio Toesca
Le autrici dell’articolo
Scendendo verso il rifugio Valgravio
te impegnativa. Invece no. La nostra
anche se rapida, alla quale nessu-
convinzione si è rivelata un mirag-
no di noi ha rinunciato. Il rifugio era
Il secondo giorno dopo un’altra le-
gio. Sono state sei ore di cammino
piccolo e dall’aria familiare. A cena ci
vataccia e una colazione abbondante
tra sentieri ripidi e rocciosi, saliscendi
hanno servito pizza come antipasto
ci siamo incamminati alla volta… di una
strazianti e false speranze di essere
e ci hanno deliziato con la pasta e la
vetta. Il sentiero era privo di alberi,
vicini alla meta. Ma anche paesag-
seconda portata, per non parlare del
soltanto erba, qualche rado arbusto e
gi suggestivi e scorci spettacolari tra
gran finale: il gelato. Ma le sorprese
scoscesi pendii rocciosi dal partico-
montagna e cielo, che la fatica non ci
non erano finite. Siamo usciti, sfidan-
lare colore rosso scuro. Dopo sali e
ha impedito di ammirare.
do il freddo, per gustare la vista che il
scendi, e dopo aver guadato due o tre
paesaggio ci offriva: nuvole rosacee e
torrentelli limpidi e gelidi e aver visto
Fortunatamente
in fondo Torino. Nessuno si è tratte-
un cristallino laghetto alpino a forma
c’era la possibilità di fare una doccia,
nuto dallo scattare fotografie al mera-
di cuore, siamo arrivati ai piedi della
Siamo arrivati al rifugio Balma nel tardo
pomeriggio.
Verso il rifugio Selleris, val Chisone
Il rifugio Balma
viglioso scenario.
Scendendo verso il rifugio Valgravio
vetta, ci siamo liberati del peso de-
pestare sempre la testa. In compen-
mo sostato per mangiare vicino a una
gli zaini e abbiamo preso d’assalto la
so avevamo la doccia e un bagno
montagnetta rocciosa e all’improvviso
cima distante pochi metri. Dalla vetta
spazioso, un grande salone dove si
sono spuntati tanti stambecchi curiosi
abbiamo visto paesaggi mozzafiato.
pranzava e dove noi, per ammazzare
e buffi a cui abbiamo fatto una sorta di
Da un lato si vedeva Torino, dall’altro,
il tempo, abbiamo fatto una partitina a
servizio fotografico. Abbiamo potuto
in lontananza, tra la nebbia, spiccava il
carte mentre altre persone, non ap-
ammirarli in tutto il loro splendore e
Monviso, mentre dall’altra parte si er-
partenenti al nostro gruppo, stavano
alcuni di noi sono andati sulla mon-
gevano le maestose montagne della
seguendo una lezione sulla flora e la
tagnetta per poterli vedere ancor più
Svizzera.
fauna del parco. La cena è stata de-
da vicino.
E’ poi iniziata la discesa, lunga, ma
gna di un albergo: ci hanno servito
Dopo pranzo una parte di noi è
mai quanto la salita. Ovviamente que-
un particolare antipasto a base di spi-
scesa direttamente al rifugio, mentre
sto non ci ha intimiditi, siamo degli
naci per poi deliziarci con un risotto
gli altri hanno deviato per salire su una
escursionisti provetti ormai. Alla fine
ai funghi, carne e patate e, per finire,
piccola vetta allungando la strada.
siamo arrivati al rifugio Selliers, qua-
un’ampia scelta di dessert.
si un albergo. Unico difetto, i letti a castello troppo bassi: finivamo per
62
non era finita e ci siamo divertiti a Stambecchi curiosi Il terzo giorno, dopo un’abbondante
Alpinismo Giovanile
Arrivati al rifugio Toesca l’energia giocare sulla slackline, senza troppi risultati però.
colazione a buffet, siamo partiti lun-
La sera, dopo aver mangiato piatti
go un sentiero tipico di montagna.
particolari, alcuni di noi sono andati a
Dopo qualche ora di cammino abbia-
letto stanchi per la camminata, mentre
Foto di gruppo davanti al rifugio Balma
altri sono rimasti a chiacchierare e a
A cena il rifugista, originario della
Nel primo pomeriggio siamo pur-
zona, ci ha raccontato dell’evoluzione
troppo dovuti andar via e ci siamo
Il giorno seguente dopo una so-
dei piatti dal periodo precedente alla
avviati alle macchine.
stanziosa colazione ci siamo incam-
scoperta dell’America fino al secolo
Una volta arrivati eravamo tutti
minati lungo un ripido sentiero spoglio
scorso e ci ha portato da mangiare
malinconici, ma felici e soddisfatti di
e ghiaioso, abbiamo anche passato un
dei cibi preparati con ingredienti tipici
questa avventura fatta insieme, è sta-
valico. Verso l’ora di pranzo ci siamo
di quella zona.
to tutto bellissimo, a partire dal tempo
gustarsi il meraviglioso cielo stellato.
fermati in un grande prato vicino ad
La sera, visto che era l’ultima, siamo
che ci regalato cinque giorni di sole
un lago dal fondo fangoso e rossastro
stati fuori dal rifugio in compagnia a
splendente e cielo azzurrissimo. Certo,
dove i più coraggiosi - ovvero tutti -
guardare il cielo stellato.
sono cinque giorni di fatica, ma senza
hanno fatto il bagno, o meglio, hanno tentato, vista l’acqua gelida.
La domenica - ultimo giorno - ci
fatica che trekking sarebbe?
siamo incamminati verso la Certosa
Ci vediamo l’anno prossimo, con
Successivamente abbiamo ripre-
dei frati cappuccini, mentre i nostri
tanta allegria, voglia di fare casino e
so il nostro cammino verso il rifugio
autisti nonché accompagnatori sono
con un po’ d’impazienza.
Val Gravio. A cinque minuti dal rifugio
andati a prendere le macchine.
c’era una grande pozza con una ca-
Vicino alla chiesa scorreva un fiu-
scata. Tutti abbiamo fatto un irrinun-
miciattolo dove ci siamo divertiti a
ciabile bagno, cioè ci siamo congelati
costruire una diga, completa di turbina,
a turno per poi riscaldarci con una
ed una finta cascata alla quale abbia-
bella doccia calda.
mo fatto numerose fotografie.
P.S. Noi ci siamo! Foto di Tiziano Riva
Alpinismo Giovanile
63
A SCUOLA DI MONTAGNA
Fatti e riflessioni sull’attenzione del CAI verso i giovani e i giovanissimi
Le classi 4° e 5° delle scuole di Acquate e Belledo ai Piani D’Erna, Foto di Raimondo Brivio.
sidenza di Mario Cermenati, il quale,
tività svolta dal CAI Lecco a favore
’attenzione del CAI per i giovani
profondamente convinto del valore
della scuola, grazie all’impegno di uno
e i giovanissimi viene da molto
educativo dell’andare in montagna, si
zoccolo duro di “giovani pensionati”
lontano e la scuola è stata indi-
adoperò a livello istituzionale e politi-
(Giuseppe Ferrario, Giuliano Manto-
viduata fin dalle origini come terreno
co per far rientrare la pratica dell’alpi-
vani, Domenico Sesana, Luca Aldeghi)
privilegiato su cui lavorare per diffon-
nismo fra le attività scolastiche.
ai quali talvolta si aggiungono nuove
di Giuseppe Ferrario
L
dere nelle nuove generazioni l’amore per la montagna.
Questa impostazione si è conso-
leve.
lidata dopo la nascita del Gruppo di Gli anni recenti
Come ben raccontato nel volumetto
Alpinismo Giovanile nel 1964: i cor-
25 anni di Alpinismo giovanile, edito
si pratici di addestramento all’attivi-
Negli anni scolastici 2014-2015 e
dal CAI Lecco nel 1989, la nostra se-
tà escursionistica sono sempre stati
2015-2016 sono state svolte svaria-
zione è stata all’avanguardia nel pro-
affiancati da momenti di formazione
te lezioni in classe, numerose uscite
muovere gite scolastiche in montagna.
su temi culturali come la natura, l’am-
su sentieri di interesse naturalistico o
Le prime “carovane scolastiche” si
biente, la storia e le tradizioni delle
storico, una quindicina di visite gui-
svolsero già nel 1894 durante la pre-
terre alte, e la scuola in questo per-
date alla collezione museale del CAI
corso ha continuato ad essere il part-
Lecco presso la Torre Viscontea. Da
ner di elezione.
ricordare anche l’attività con i bam-
64
Alpinismo Giovanile
Ma veniamo ai nostri giorni, con
bini più piccoli (scuola materna e pri-
pochi dati essenziali riguardanti l’at-
ma elementare) richiesta da “Spazio
di Bea” di Ballabio, quattro uscite per
Cassin”, per seguire ancora meglio la
getti presenti, testimonianza di grandi
anno.
lezione. Abbiamo capito che nella no-
imprese, di gioie, di pericoli scampa-
La meta escursionistica più fre-
stra città, circondata dalle montagne,
ti, di salvataggi (piccozze artigianali
quentata è stata sicuramente il sen-
l’alpinismo è diventato, quasi sponta-
di ogni tipo, scarponi chiodati, trofei,
tiero didattico dell’Alpinismo Giovanile
neamente, un’attività molto diffusa. I
fotografie, mappe, moschettoni, tende
alle pendici del Magnodeno: osserva-
ragazzi dopo i loro impegni di lavoro,
da campo, scale di corda, zaini storici,
zione dal vivo di alberi e fiori, pannelli
con attrezzature molto semplici, co-
occhiali da sci, sci di legno, ciaspole,
illustrativi frequentemente rinnovati
minciarono a salire sulle vette che si
borracce, carrucole, barelle, corde, di-
su temi riguardanti l’ambiente natu-
trovano intorno alla nostra città.
versi tipi di chiodi, uno quasi a forma
rale delle aree montuose, proposta di
Le montagne, se osservate e stu-
di flauto…).
attività pratiche capaci di stimolare
diate “parlano”, raccontano che qui
Un grande grazie ai responsabili del
l’interesse dei ragazzi per la conser-
prima c’era il mare; la vegetazione era
CAI Lecco che hanno reso possibili
vazione del bosco e dei suoi abitanti
diversa, poiché il clima era diverso.
questi incontri, agli accompagnatori,
E’ stato trovato un fossile senza la
a tutti quei ragazzi che hanno parte-
testa; sono state contate le ossa, e,
cipato con interesse e hanno saputo
Ma anche luoghi di interesse storico
dopo confronti e ricerche, si è potuto
usare bene il materiale fornito!”
come i Piani D’Erna: teatro di impor-
affermare che si trattasse di un “La-
tanti eventi nel 1943, sono stati recen-
riosauro”.
o la manutenzione dei sentieri e dei muri a secco.
Lavoro eseguito in classe con i ricordi di tutti
temente visitati da scolaresche grazie
Ci hanno molto colpito il coraggio,
4° B Scuola primaria “G. Carducci”
a un’iniziativa curata dall’ANPI e so-
la volontà, il sacrificio di alcuni gio-
4° A Scuola primaria “G. Carducci”
stenuta dal CAI di Lecco.
vani alpinisti che negli anni del Dopo-
Testimonianze
guerra hanno affrontato imprese quasi
Uno sguardo al passato
Altrettanto gradite alle scolaresche
impossibili, per riscattare l’immagine
Testimonianze simili possono essere
sono risultate le visite alla collezione
dell’Italia agli occhi del mondo. Dopo
rintracciate sfogliando numeri ormai
museale del CAI, come attestano i
essersi “esercitati” sulle vette di casa
vecchi del Notiziario sezionale che,
commenti dei ragazzi espressi attra-
nostra (dal Nibbio in poi…) hanno or-
superando momenti difficili grazie
verso disegni o testi. Ne pubblichiamo
ganizzato e realizzato spedizioni im-
all’opera appassionata dei soci e delle
uno a titolo di esempio, l’ultimo per-
portanti. Rimane nella memoria di tutti,
redazioni, nello spirito di collaborazio-
venuto in sede CAI:
ad esempio, l’impresa storica del Mc
ne volontaristica proprio del sodalizio,
Kinley”.
ha mantenuto nel tempo la continui-
Incontro col CAI “Con grande piacere mercoledì 13
tà della pubblicazione e la qualità dei
In visita alla Torre Viscontea
contenuti, fino a costituire un patri-
gennaio 2016 abbiamo ricevuto la
“Il giorno 27-01-2016 abbiamo
monio culturale nell’ambito di “co-
visita di due esperti del CAI di Lec-
raggiunto la Torre Viscontea per visi-
municare la montagna” nel senso più
co, Giuseppe e Giuliano. Con mol-
tare il Museo della Montagna.
ampio del termine. Grazie a tali con-
ta competenza e passione Giuseppe
Al primo piano le nostre classi
tributi alcuni articoli meritano a pieno
ha iniziato a presentarci la storia del
quarte sono state accolte dalla dott.
titolo di essere riportati all’attenzione
Club Alpino Italiano, dalle sue origini
Adriana, da Giuseppe, da Giuliano, da
dei Soci come documento che dà
nazionali (Torino 1863) e locali (Lec-
Domenico, volontari CAI, per intro-
una particolare chiave di lettura degli
co 1874). Mentre Giuseppe spiegava ,
durre le ricerche effettuate sulle no-
eventi, anche odierni.
Giuliano scriveva alla lavagna lo sche-
stre montagne, anche nei tempi pas-
ma di ciò che via via veniva esposto.
sati. Abbiamo imparato a conoscere
La maestra intanto ci ha invitato a guardare i diversi numeri del Notiziario del CAI sezione di Lecco “Riccardo
un grande personaggio di Lecco, nato proprio qui: Antonio Stoppani. Ci hanno molto incuriosito gli og-
Un esempio a proposito delle scuole,
Alpinismo Giovanile
65
I ragazzi di 4° della scuola primaria Carducci di Lecco hanno illustrato con disegni la visita alla collezione museale del CAI Lecco presso la Torre Viscontea
dal Notiziario 1/2001:
Il museo della montagna
cumenti storici, con materiali alpinisti-
“Carissimi Amici del CAI Lecco,
ci d’epoca e con moltissimi cimeli di
Vi ringraziamo per averci invitati al
varie spedizioni extraeuropee lecchesi.
vostro museo della montagna.
Non se ne parla molto, ma l’allesti-
Il Museo che sarà aperto nelle do-
E’ stato interessante ascoltare la sto-
mento del “Museo della Montagna”, un
meniche del “Giugno Lecchese”, è
ria del CAI dalla sua fondazione a oggi,
progetto messo in cantiere dalla Se-
sempre visitabile da parte di scolare-
soprattutto le fotografie degli scalatori
zione diversi anni fa, prosegue e, com-
sche, telefonando in Sezione per i re-
nelle loro diverse imprese, in partico-
patibilmente con i fondi a disposizione,
lativi accordi.
lare la vicenda di Lorenzo Mazzoleni
sono stati conseguiti risultati già ab-
Recentemente ha accolto una sco-
in Nepal.
bastanza validi ed interessanti, grazie
laresca di Calco, cui hanno fatto da
Ci ha affascinati molto la sala degli
al lavoro di Sofia Manzoni, responsa-
“guide” il Ragno Luigino Airoldi (mol-
attrezzi utilizzati in passato, maggior-
bile di questo progetto, che ha potuto
ti i suoi cimeli esposti) e il consigliere
mente le prime barelle del soccor-
contare sulla consulenza del Dr. Pier-
Giuliano Mantovani:
so alpino, che sembravano barchette.
luigi Daccò, Sovrintendente dei Mu-
I ragazzi, ai quali sono stati anche
Guardando le attrezzature abbiamo
sei Civici lecchesi, e sull’assistenza di
dati dei piccoli moschettoni, hanno poi
pensato a quanto fosse faticoso sca-
Annibale Rota, per la realizzazione dei
scritto una simpatica letterina che ri-
lare montagne cosi alte con quei mi-
pannelli che illustrano la storia dell’al-
portiamo di seguito:
seri strumenti, rudimentali rispetto alla
pinismo lecchese, e di Vittorio Abate e
tecnologia moderna.
Giuliano Mantovani per i lavori pratici di messa in esposizione. Attualmente si possono visitare due sale, una allestita in modo definitivo e basata su una serie di pannelli che illustrano, con testi e fotografie, i momenti salienti dell’alpinismo lecchese, l’altra, allestita in forma provvisoria in attesa di poter disporre della terza sala prevista dal progetto, arredata con do-
66
Alpinismo Giovanile
Una carovana scolastica del 1902. Foto Archivio G. Comi, CAI Lecco.
Le vostre testimonianze ci hanno
Quale futuro
Poi furono gli sguardi di curiosi viag-
toccati così tanto che a scuola ne ab-
L’esperienza di lavoro con i ragazzi
giatori a farci cogliere una bellezza fino
biamo parlato per tutto il pomeriggio.
ci incoraggia a continuare in questo
a quel momento ignorata. Vorremmo
Tutte le imprese che ci avete raccon-
programma che riguarda la montagna
sempre poter raccontare l’evolversi
tato ci hanno emozionato tantissimo.
in tutte le sue componenti e si prefig-
dell’alpinismo che ha visto trascorrere
Ci piacerebbe tanto che voi veniste
ge di far cogliere ai giovani la bellezza
le diverse stagioni delle prime esplora-
nella nostra scuola a raccontarci altre
anche nell’orrido delle temute altitudini.
zioni, delle cime maggiori, dell’attacco
imprese, magari abbinate a diapositive,
Il nostro intento è quello di racconta-
alle cime più difficili, dell’arrampicata
foto, filmati.
re che nel tempo, naturalmente, molte
fine a se stessa su pareti ogni vol-
Sarebbe bellissimo per noi poter fare
cose sono mutate: sono cambiate le
ta più lontane o impegnative. Siamo
un’escursione in montagna con voi.
persone, gli scenari, i mezzi, le modalità.
in un’epoca in cui si è scoperto forse
Magari ci pensiamo e qualcuno di noi
Ancora fino all’800 andare verso l’alta
tutto, almeno sulle nostre montagne, si
si iscriverà al CAI di Calco visto che …
montagna significava sfidare un mon-
sente parlare di obiettivi, di sicurezza,
abbiamo già i moschettoni!”
do in gran parte ignoto, insensato era
di certezze, di prestazioni, l’imperfe-
inoltrarsi in un territorio tanto selvag-
zione è bandita, l’insuccesso malvisto.
gio quanto improduttivo, di cui solo i
Una cosa, però, è rimasta immutata e
valligiani più arditi custodivano alcuni
si propone come costante del nostro
segreti carpiti sulle tracce dei camosci.
andare in montagna: è la meta. Que-
Gli alunni della quinta elementare di Calco Calco, 29 marzo 2001
sto cerchiamo di spiegare ai ragazzi, La presidente dell’ANPI Lecco racconta gli eventi del 1943 in Erna. Foto di Raimondo Brivio.
diciamo loro che lo stimolo è sempre quello di guardare in alto, oltre. E in questo ci aiutano gli oggetti custoditi alla Torre Viscontea; pazientemente raccolti negli anni, narrano di fatica, paure, dolori, di grandi personaggi, di grandi avventure, di lavoro nelle fucine della vallata del Gerenzone, e il cerchio si chiude.
Alpinismo Giovanile
67
PICCOLI SKIALPER CRESCONO
In discesa dal Piz Lagrev, JĂźlier Pass, Svizzera.
48esimo corso base di scialpinismo: trenta partecipanti, poca neve, tanto entusiasmo
di Anna Masciadri
L
a domanda ti viene fatta alla
sposta, altrimenti non ti troveresti lì.
oramai la pista, gli impianti e il caos
prima lezione teorica. Ma in
“Perché hai deciso di fare scialpini-
mi andavano stretti. Arrivi a un cer-
realtà te la sei già fatta da sola
smo?”. Nel mio caso, ma anche se-
to punto che dopo decenni di piste
mesi prima. E ti sei data anche la ri-
condo molti altri, la risposta è: perché
battute, di piattelli, di seggiovie e di
Verso il Col Serena al Colle del Gran San Bernardo
funivie non ne puoi più, hai voglia di
fresca imparando soprattutto a cono-
valanghe, meteorologia, apparecchia-
provare ad alzare il livello e cimentarti
scere la montagna: la sua bellezza, ma
tura Artva, alimentazione, allenamento,
con una nuova esperienza più appa-
anche la sua pericolosità.
cartografia, bollettino valanghe e soc-
gante. Hai voglia di stare in mezzo alla
La stagione invernale scorsa, però,
corso.
natura, lontano anni luce dal ciarpame
non è stata di quelle da ricordare in
del “tutto pronto e subito”. Certo, ci
senso positivo, anzi. Il 48esimo corso
sarà da faticare e non poco, ma se ti
è partito il 21 gennaio, ma in realtà era
L’ultimo fine settimana di gennaio ci
piace stringere i denti per arrivare in
ancora ottobre. Un inverno così mite
siamo diretti in Valmalenco dove da
cima con gli sci ai piedi e poi goder-
e scarso di precipitazioni non si regi-
San Giuseppe siamo saliti nel bosco
ti una discesa che toglie il fiato allora
strava da anni e i nostri trenta piccoli
vicino alle piste per effettuare il “test
la strada da percorrere è solo quella
eroi hanno dovuto fare la danza della
d’ingresso” e capire il nostro livello di
dello scialpinismo. Lo abbiamo provato
neve per sperare di mettere gli sci ai
resistenza in salita e livello di sciata in
sulle nostre gambe: scendere da una
piedi. Il corso è durato circa due mesi
discesa. Chiesa era l’unica soluzione,
montagna che ti sei guadagnato con
con lezioni teoriche il giovedì sera in
anche la vicina Engadina, che di so-
le tue forze dà tutt’altro senso di sod-
sede e poi nel fine settimana abbiamo
lito è una sicurezza, piangeva misera
disfazione.
svolto le uscite pratiche che, proprio
di neve. Così abbiamo effettuato una
Con questo spirito lo scorso genna-
a causa dell’assenza di neve, all’inizio
salita di circa 500 metri di dislivello
io io e altri 29 ragazzi ci siamo iscritti
ci hanno costretto a emigrare fino in
divisi per gruppi di 3-4 corsisti con
al corso base della Scuola nazionale
Valle d’Aosta.
istruttore, poi in pista ci hanno osser-
Prima uscita: Chiesa Valmalenco
di scialpinismo del CAI Lecco. Trenta
Direttore del corso di quest’an-
persone dai 15 ai 50 anni con mo-
no è stato Luca Guanziroli, vice Sil-
tivazioni, livelli e obiettivi differenti,
via Favaro, che insieme a una decina
Seconda uscita: Roccabella, Jülierpass,
uniti però dalla voglia di stare in neve
di istruttori ci hanno trasmesso l’arte
Svizzera.
70
dello scialpinismo o almeno ci hanno
Sci Alpinismo
provato.
vato scendere.
Questa è stata la prima vera gita del corso. Giornata stupenda anche
Le lezioni teoriche hanno riguardato
se freddina. Ma è bastato fare qual-
questi argomenti: attrezzatura, neve e
che metro in salita per sentire subito
Si sale l’ultimo tratto prima della cima del Roccabella, Jülier Pass, Svizzera.
1300 metri di dislivello, la maggioran-
caldo. E’ una gita che parte da Blivio e si sviluppa inizialmente su di un pia-
Terza uscita: due giorni al Colle del
za si ferma al colle, alcuni alle baite più
none lungo e poi si sale sul dorso della
Gran San Bernardo.
sotto. E’ una giornata stupenda, prati-
montagna. Sono 960 metri di dislivel-
Una due giorni in Valle d’Aosta per
camente primaverile. La neve in alto è
lo, la cima è a 2.730 metri di quota.
cercare neve, in Lombardia (e siamo a
ventata e difficile da sciare, più sotto
Mentre salivamo l’ultimo tratto prima
febbraio) latita ancora. Quindi ci diri-
è addirittura marcia per il gran caldo.
della cima soffiava il vento forte; arri-
giamo verso il Colle del Gran San Ber-
Verso meta-fine febbraio finalmen-
vati in vetta ci siamo cambiati in fret-
nardo. Il sabato siamo a Saint Rhemy
te arriva il brutto tempo sul Nord Italia
ta e siamo subito scesi. Eravamo tutti
da dove partiamo per salire al Col
e così anche le attesissime nevicate
provati dalla prima salita; nella discesa
Serena (2.544 metri), sono circa 900
in montagna: in pochi giorni scende
molti di noi, compresa chi scrive, che
metri di dislivello. Quando partiamo il
tanta neve come non ne era arrivata
aveva dimenticato addirittura di met-
tempo è nuvoloso, peggiora nel cor-
in tutto l’inverno. Infatti l’allerta valan-
tere la leva degli scarponi in modalità
so della mattinata fino a nevischiare.
ghe arriva una domenica addirittura
“discesa”, cadono spesso come birilli.
Gli istruttori mentre saliamo, come in
a livello 4 e ci costringe a rimandare
Sciare in neve fresca è molto diverso
ogni gita, ci spiegano le condizioni del
un’uscita in Valchiavenna, ma, come ci
che farlo in pista. Ce ne accorgiamo
manto nevoso, rischi, pericoli e come
hanno insegnato, la sicurezza viene
in fretta: bisogna prendere le misu-
evitarli. Arriviamo al colle mentre ne-
prima di tutto. E aggiungo personal-
re e soprattutto si fa molta più fatica.
vica, ci cambiamo in fretta e riscen-
mente: le montagne non si spostano
Mentre scendiamo avviene anche il
diamo in neve fresca. Prima di tornare
da dove sono e ci si può tornare la
gran mistero della “sparizione dello sci
alla macchina facciamo delle eserci-
domenica successiva o quella dopo
di Ilaria”. Ovvero: prima del pianone,
tazioni di soccorso con prova ricerca
ancora.
sull’ultima discesa, la ragazza cade e
Artva e scavo.
uno dei suoi sci, nonostante le ricer-
Il secondo giorno, già abbastanza
che e gli scavi prolungati, non è più
provati per l’uscita di sabato, ci diri-
stato trovato. Così per ritornare alla
giamo al Mont Flassin (2.772 metri)
macchina Ilaria sale sulle code degli
la cui cima la raggiungono solo i più
sci di Sara, una delle istruttrici.
allenati di noi che riescono a farsi ben
Sci Alpinismo
71
Allievi e istruttori in cima al Piz Lagrev, Jülier Pass, Svizzera.
Weekend in trasferta Quarta uscita – Due giorni in Ada-
Artva.
dell’Engadina. Giornata in cui splende
La domenica puntiamo al Pisganino,
il sole. Ci aspetta il Piz Lagrev (3.164
ci dicono essere breve la salita mentre
metri), una classica dello scialpinismo.
Ed eccoci al secondo fine settima-
la discesa lunga e molto spettacolare.
Sono circa mille i metri di dislivello da
na di scialpinismo con il corso. Ricor-
Infatti sono solo 400 metri di disli-
affrontare. La neve è un po’ dura sul-
dandoci in che stato siamo tornati dal
vello in salita da affrontare per qua-
la prima salita, il versante è in ombra,
primo weekend (a pezzi) ci dirigiamo
si 2mila metri di dislivello in discesa.
poi si esce su di un piano assolato e
verso l’Adamello un po’ timorosi. Il
Prendiamo gli impianti al Tonale e ar-
si continua a salire fino alla cima da
primo giorno, sabato, saliamo verso la
riviamo fino a 2500 metri. Purtroppo il
dove si gode una vista magnifica sulle
cima Presena (3.069 metri), la giorna-
tempo peggiora e inizia a nevischiare,
Alpi. In vetta facciamo la foto ricordo
ta è fresca e limpida, il sole ci accom-
anche la visibilità non è delle migliori.
tutti insieme e poi scendiamo: grazie
pagna tutto il giorno. E’ una salita varia
Dopo aver raggiunto la vetta a 2933
alle ottime condizioni della neve ci di-
che alterna pendii ripidi ad altri meno
metri togliamo le pelli, ci vestiamo e
vertiamo anche questa volta.
ripidi e alcuni piani. La maggior parte
iniziamo una discesa senza fine di-
La settimana seguente gran finale
di noi arriva fino alla cima coprendo
vertentissima con una neve polverosa
con cena di fine corso in cui ci ven-
un dislivello di 1200 metri circa, altri
e soffice che fa impazzire di gioia tut-
gono consegnati gli attestati di par-
si fermano poco più sotto. La discesa
ti. Tornati al Tonale siamo distrutti, ma
tecipazione, a qualcuno viene data
è veramente divertente, le condizio-
felicissimi. Qualcuno dalla felicità cade
la “lode” con l’implicito messaggio di
ni della neve sono ottimali. Al termi-
da fermo prima di togliere gli sci.
iscriversi al corso avanzato che si do-
mello: Presena e Pisganino.
ne facciamo le esercitazioni di ricerca
72
Sci Alpinismo
vrebbe tenere il prossimo inverno. Gli Quinta uscita: Piz Lagrev, Jülierpass,
altri è meglio che si allenino ancora
Svizzera.
un po’ prima di tentare l’impegnativo
Terminiamo il corso a due passi da dove lo abbiamo iniziato: tra le nevi
SA2. Foto di Giacomo Perucchini
Si sale verso il Presena in Adamello.
SULLA NEVE DELLE DOLOMITI
La settimana bianca del GEO all’Alpe di Siusi
di Agostino Riva
D
al 6 al 12 marzo di quest’anno
cidere di molte circostanze, è stata
voriti dalla neve che, in un inverno
noi del Geo di Lecco abbia-
certamente una delle migliori della pur
particolarmente avaro di precipitazio-
mo ancora una volta vissuto
pregevole serie.
ni, era caduta abbondante poco prima
presso l’Alpe di Siusi l’entusiasmante
Dato per scontato l’usuale accura-
del nostro arrivo.
esperienza di una piacevole “settima-
to lavoro organizzativo da parte del
Il tempo poi è stato prevalentemen-
na bianca” che, per il fortunato coin-
consiglio siamo stati innanzitutto fa-
te bello e solatio consentendoci di
ammirare le stupende montagne che
I circa cinquanta partecipanti si
dell’Alpe Bullacia con sosta alla baita
circondano l’altopiano: Sasso Lungo e
sono divisi tra escursionisti (il grup-
Arnica, il percorso dall’albergo Pano-
Sasso Piatto, Gruppi del Sella e dello
po più numeroso), sciatori fondisti e
rama attraverso pianeggianti distese
Sciliar solo per ricordarne alcuni.
discesisti.
nevose sino all’isolato Rifugio Moli-
La località di Compatsch in cui
Anche coloro che per l’età o la sa-
gnon per poi scendere all’abitato di
eravamo alloggiati durante il gior-
lute non hanno potuto cimentarsi in
Saltria, la passeggiata al rifugio Zallin-
no è chiusa al traffico individuale, ci
percorsi più impegnativi hanno avu-
ger che per molti del gruppo ha signi-
si muove solo con un bus-navetta e
to l’opportunità di fruire di impianti di
ficato anche l’emozione di riandare
quindi è un paradiso per escursionisti
risalita e comodi sentieri per passare
colla memoria alle lunghe vacanze
e sciatori.
bellissime giornate a contatto con una
estive passate lì col Geo.
Ottima è stata anche l’accoglienza che ci ha riservato l’Hotel Seiser Alm
incantevole natura. Tutti in
Il tempo della settimana bianca è
occasione delle soste-
così rapidamente volato via e non
Plaz sia per il confort delle camere che
pranzo presso i caratteristici ed ac-
avremmo più voluto ripartire ma ci ha
per la qualità del ristorante e per la
coglienti rifugi della zona abbiamo
consolato la speranza di potere tra
disponibilità ed efficienza della recep-
gustato a prezzi equi le stuzzicanti
non molto forse ritornare.
tion.
specialità locali. Alcune escursioni sono state par-
76
GEO
ticolarmente belle ed emozionanti: ci rimarranno così nel cuore l’eccezionale panorama circolare del giro
Sciatori e camminatori tra panorami mozzafiato nelle immagini di Agostino Riva
OSSERVATORIO ALPINISTICO LECCHESE
Viaggio virtuale nella storia dell’alpinismo lecchese di Adriana Baruffini
“Libreria dell’alpinista”offre resoconti
l’impressione che ho ricavato da un
omenica 26 giugno, presso il
di imprese, fatti di cronaca, ritratti di
esame non ancora sufficientemente
Palazzo delle Paure, si è svolta
personaggi come vengono interpretati
approfondito, abbracciano tutti i temi
la cerimonia di inaugurazione
da quotidiani, riviste, documenti del-
principali e offrono un livello di ap-
dell’Osservatorio alpinistico lecche-
le diverse epoche. A conclusione del
profondimento che può soddisfare la
se, progetto realizzato dal Comune di
percorso, una paretina di arrampicata,
curiosità del visitatore medio; la mul-
Lecco in collaborazione con la Co-
particolarmente gradita ai visitatori più
timedialità va senz’altro incontro alle
munità montana del Lario orientale e
giovani, e un totem info point con idee
esigenze del pubblico più giovane; i
della Valle San Martino.
e suggerimenti turistici per andare alla
suggerimenti dell’info point per cono-
scoperta delle montagne raccontate
scere concretamente le montagne del
nell’Osservatorio.
territorio andando a visitarle possono
D
L’intento, leggiamo nella brochure di presentazione, è “raccontare la grande tradizione alpinistica di Lecco e din-
Il pannello che divide in due settori
avere un’auspicabile ricaduta sul turi-
torni e far capire perché essa sia nata
la parte della sala espositiva più vici-
e si sia sviluppata proprio qui, metten-
na all’ingresso è tappezzato da grandi
Certo, senza voler fare troppa die-
do in risalto il legame inscindibile fra
foto storiche in bianco e nero di alpi-
trologia, siamo piuttosto lontani dall’i-
l’alpinismo e il contesto sociale, cultu-
nisti in parete con le loro attrezzature,
dea di museo dell’alpinismo (allora si
rale, economico e ambientale”.
una nota di calore nell’atmosfera un
parlava anzi di museo della montagna)
L’allestimento, posto all’ultimo piano
po’fredda generata nel buio della sala
che il CAI Lecco aveva fatto propria
del palazzo, è composto da sei posta-
dalla luce di monitor e proiettori. Così
fin dai primi anni ’90. Idea condivisa
zioni a tema.
come hanno un che di rassicurante i
con entusiasmo da tanti alpinisti e loro
Il visitatore è introdotto da un pla-
pochissimi oggetti “simbolo” in espo-
famigliari che nel tempo hanno fatto a
stico interattivo e da un monitor
sizione: il chiodo della salita di Riccar-
gara nel donare con generosità og-
touch-screen che lo accompagnano
do Cassin sulla via Littorio e le pro-
getti legati alla storia personale o dei
alla scoperta del territorio nel quale si
tezioni veloci dell’arrampicata sportiva,
propri cari.
collocano le vicende narrate.
gli scarponi che con Gigi Alippi hanno
A onor del vero, in linea con l’evo-
La visita prosegue con la sezione
scalato il Mc Kinley e le scarpette a
luzione dei tempi e della concezione
“Storia e personaggi” che su cinque
suola liscia in uso negli anni ’80, un
stessa di museo, l’idea di inserire in
monitor ricostruisce la storia dell’alpi-
vecchio maglione dei Ragni e la tuta
un futuro allestimento museale ele-
nismo lecchese dalle origini all’epoca
che ha accompagnato Mario Panzeri
menti virtuali si era fatta strada anche
contemporanea attraverso schede vi-
nella scalata dei 14 Ottomila.
all’interno del CAI Lecco, e nel 2007,
smo.
deo, interviste ai protagonisti e filma-
In effetti, quello che propone l’Os-
compatibilmente con la disponibili-
ti storici. E poi il tema dell’evoluzione
servatorio è un viaggio puramente
tà di risorse della sezione, era stato
dei materiali, affidato a una serie di
virtuale, e i grandi assenti in questo
avviato un processo di catalogazione
gigantografie, e le grandi spedizio-
allestimento che ha dovuto fare i conti
digitale di tutti gli elementi raccolti. Si
ni degli alpinisti lecchesi sulle princi-
con la ristrettezza degli spazi sono
auspicava per il futuro una sede dove
pali montagne del mondo narrate da
proprio gli oggetti, il cui potere evo-
oggetti, documenti e strumenti multi-
un monitor interattivo. La postazione
cativo non può essere eguagliato da
mediali potessero essere compresenti
nessuno strumento multimediale.
e costituire un vero e proprio centro
78
Appuntamenti
Non vuole essere questo un giudi-
di documentazione.
zio negativo su quanto è stato rea-
Quanto di fatto il CAI ha potuto fi-
lizzato: l’allestimento è esteticamente
nora realizzare, oltre a un archivio di-
gradevole e raffinato; i contenuti, per
gitale di documenti, è la collezione di
La copertina del pieghevole che illustra il percorso di visita e sguardo sull’allestimento.
oggetti custodita presso la Torre Vi-
e la loro implementazione. E questo
gimento delle associazioni alpinistiche
scontea e fruibile in versione digitale
non potrà avvenire senza il coinvol-
del territorio.
in un totem. La speranza è che anche questa componente materiale, così importante dal punto di vista sia documentale che emozionale, possa trovare la strada per essere offerta al pubblico. In occasione dell’inaugurazione, le autorità comunali hanno lasciato intendere che l’Osservatorio si amplierà acquisendo uno spazio adiacente più o meno delle stesse dimensioni dell’attuale; l’allestimento potrebbe così completarsi con l’inserimento di una parte della collezione museale del CAI attraverso esposizioni temporanee, a tema, che rendano visibili a rotazione tutti i pezzi. E in quel contesto, il totem già disponibile potrebbe essere fruito come guida al percorso espositivo. Mi pare che questo rappresenti per l’Osservatorio un irrinunciabile valore aggiunto e una garanzia di continuità e di sviluppo futuro. Allo stesso modo, per evitare che il percorso virtuale perda di interesse con il passare del tempo e l’avvicendarsi dei visitatori, dovrà essere garantito l’aggiornamento dei contenuti
IL COMPLEANNO DEI RAGNI
D
ue eventi espositivi si sono
avevano, ma anche semplicemente alla
titolo “Ragni di Lecco. 70 anni di im-
svolti a Lecco nell’ambito dei
loro bellezza, ai colori, alle sensazioni
prese alpinistiche nella stampa italiana
festeggiamenti per i 70 anni
che riuscivano a trasmetterci come
e straniera”.
del Gruppo Ragni.
arrampicatori e come eredi di que-
Alcune bacheche collocate nell’in-
Il primo è la mostra fotografica
sta avventura straordinaria. Abbiamo
gresso della sede di via Bovara han-
inaugurata il 25 maggio alla Quadre-
spaziato dai primi anni ai giorni nostri
no offerto al pubblico uno spaccato di
ria Bovara di Malgrate e poi replicata
senza un filo conduttore ben preciso,
momenti particolarmente significativi
presso il Comune di Lecco.
ma affidandoci più che altro all’istinto,
nella storia del gruppo, come rac-
Organizzata dal Gruppo e curata da
selezionando foto di montagne, vol-
contati e illustrati su riviste e giornali
Paolo Spreafico e Adriano Carnati, la
ti, luoghi che hanno costruito, passo
locali, nazionali e internazionali, o su
mostra ha offerto una sequenza di 40
dopo passo, la nostra storia”.
pubblicazioni del CAI.
immagini, in prevalenza gigantografie
Risultato: un vero piacere per gli
Si parte dal 1958, con il Gasherbrum
a colori, pescate dall’archivio dei Ra-
occhi, amplificato dalla suggestione
4, poi gli anni ’60 (Mc Kinley, Terra del
gni con criterio forse più estetico che
degli incantevoli spazi espositivi della
Fuoco, Antartide,), la Patagonia degli
storico: “Nella scelta delle immagini-
quadreria.
anni ’70 e ’80, l’Everest e il K2, fino
ha spiegato Paolo Spreafico al mo-
Una seconda piccola mostra è quel-
alle avventure più recenti dei Ragni
mento dell’inaugurazione- ci siamo
la di tipo documentario, organizzata
di ultima generazione in Patagonia e
affidati al valore storico che queste
dalla Biblioteca Civica di Lecco con il
Groenlandia.
teca di Lecco
a.b.
“LORENZO UNO DI NOI”
C
on questo titolo si è svol-
Quindici immagini commentate da
ta a Lecco dal 15 luglio al 17
sintetiche didascalie e pochi pannelli
agosto presso il Palazzo delle
esplicativi hanno condotto i visitato-
Paure una mostra fotografica pro-
ri attraverso le tappe più significative
mossa dall’Associazione Amici di Lo-
della carriera alpinistica di Lorenzo
renzo Onlus, dall’Associazione Nama-
che a soli 30 anni aveva già scala-
ste onlus di Bulgiago e dalla Sezione
to Everest, Cho Oyu, Aconcagua,
CAI di Lecco “Riccardo Cassin”, curata
McKinley ed era accademico del Cai. Il
da Domenico Chindamo, Paolo Nacio
suo sorriso, componente fondamen-
Galeazzi, Anna Masciadri e Mariangela
tale del ricordo che conserviamo di lui,
Tentori. Obiettivo: ricordare Lorenzo
accompagna la sequenza dei pannelli,
Mazzoleni a 20 anni dalla sua scom-
dalle prime esperienze nell’alpinismo
parsa durante la spedizione per i 50
giovanile del Cai Lecco fino all’inci-
anni dei Ragni di Lecco al K2.
dente mortale del 1996.
U
a.b.
WIKIMANIA A ESINO LARIO
n appuntamento speciale a
come Milano, Torino e Napoli.
in collaborazione con il CAI di Esino
Esino Lario dal 21 al 27 giu-
Wikipedia, come tutti sanno, è
L’intero paese è stato coinvolto
gno 2016: le strade si sono
un’enciclopedia online fondata nel
per offrire il meglio dell’accoglienza,
riempite di gente di ogni età e di ogni
2001, gratuita, multilingue, a contenu-
nell’ambito di una manifestazione in-
colore, la lingua dominante è diventa-
to aperto, la maggiore e più visitata
ternazionale destinata, negli obiettivi
to l’inglese, e un nutrito staff di volon-
opera di riferimento generalista di In-
di chi l’ha voluta, a portare visibilità
tari sparsi per il paese ha provveduto
ternet.
all’intera provincia di Lecco e ricadute
a smistare e indirizzare il flusso degli
Quelle di Esino sono state cinque
positive sul turismo locale. Parallela-
giornate di seminari e convegni fi-
mente a Wikimania si è infatti svilup-
Tutto questo per Wikimania, il ritro-
nalizzati a produrre nuovi contenuti,
pato il progetto “Adotta un comune”,
vo annuale dei volontari di Wikipedia
sviluppare software, condividere idee
un concorso rivolto agli utenti di Wi-
che quest’anno è stato organizzato
ed esperienze utili alla diffusione del-
kipedia per stimolare la conoscenza
per la prima volta in Italia, appunto a
la conoscenza libera e gratuita. Molti
diretta e la promozione del territorio
Esino Lario, dopo che in passato si
gli eventi collaterali: mostre, concerti,
attraverso l’incentivazione di un turi-
erano candidate per ospitarlo città
degustazioni, escursioni organizzate
smo di qualità, attento alle specificità e
ospiti e dei visitatori.
alla riscoperta del patrimonio culturale, storico, artistico e naturalistico.
a.b.
Congressisti e visitatori davanti al museo delle Grigne
Appuntamenti
81
RECENSIONI BEN MOON di Renato Frigerio Raccontata dalla penna esperta di uno scrittore accattivante come Ed Douglas, la biografia del fenomeno britannico del’arrampicata diventa un libro documentario che va a fondo nella ricerca di tutto ciò che lo può spiegare. Del resto l’autore di questo libro può vantarsi di sapere meglio di tanti altri che cosa comporta parlare di montagna, dopo che ha dedicato all’argomento già ben otto dei volumi che ha scritto. E per fare piena luce sul protagonista, prima di arrivare a Ben, scandaglia le origini particolari in certo senso ereditate da lui sotto l’aspetto delle sue inclinazioni e delle sue doti nell’ambito delle due generazioni che lo hanno preceduto. Anche questo approfondimento risulta molto interessante e spiega diverse cose che hanno contribuito a renderlo quel climber dalla genialità incantevole e dallo stile elegante e inimitabile. Per conoscere questo caposcuola dell’arrampicata pura bisogna partire dalla sua precocissima attrazione per la montagna, come lui la descrive più tardi: “Fin dall’esatto momento in cui per la prima volta misi piede su roccia, alla tenera età di sette anni, l’arrampicata è stata la cosa più importante della mia vita”. Da quel giorno Ben Moon iniziò a crescere rapidamente e incessantemente: non come alpinista come forse lui intendeva, bensì come top climber, al quale bastavano i pochi metri di un boulder o di una breve salita per far pensare inverosimile quello che aveva realizzato. Come quando, nel 1990, su quel sasso di Raven Tor, nel Peak District, un muro strapiombante di calcare zebrato, a 24 anni face sua una cosa impossibile: gli bastarono due impressionanti minuti per accreditarsi la prima di “Hubbe”, riconosciuta come la prima via al mondo di grado 9a. Per riuscire nell’impresa, era certo indispensabile essere già ben oltre la bravura degli altri e avere a disposizione la sua fantastica forza naturale. Ma qui si trattava di Ben Moon, un climber che arrampicava sempre al limite: anzi, che arrampica, perché, a cinquant’anni è tuttora sulla breccia con la sua inesausta forza e immaginazione. Si comprende allora perché il libro che lo presenta possa tenere in apprensione e tensione fino all’ultima pagina, per riprenderlo poi nuovamente in mano appena terminato per gustarselo con rinnovato piacere.
Ed Douglas BEN MOON – dal punk al futuro dell’arrampicata 312 pagine – 32 tavole di foto b/n e a colori – copertina con 2 alette – Formato cm. 20x12,5 – Euro 19,90 – Collana “I Rampicanti” – Edizioni Versante Sud
SULLE FALESIE BERGAMASCHE di Renato Frigerio È la quarta volta che le numerose valli bergamasche – Val Imagna, Val Brembana, Val Seriana, Val di Scalve, Lago d’Iseo – vengono analizzate con lo scopo di proporne l’attenzione, su apposite guide, agli amanti dell’arrampicata. Vengono così scoperte stupende vie, accuratamente descritte, come sono state disegnate ed attrezzate per offrire gratificanti ascensioni che potranno essere affrontate divertendosi, ma sentendosi pure tranquilli per la sicurezza che deriva da una conoscenza affidabile. Se l’ultima edizione di tali guide risaliva al 2009, a distanza di sette anni gli stessi autori, Yuri Parimbelli e Maurizo Panseri, hanno ritenuto fosse ormai tempo di provvedere ad un aggiornamento sostanziale, indispensabile per illustrare quanto qui è stato realizzato dalle nuove generazioni, che hanno cercato e scoperto tante nuove falesie da attrezzare e nuove vie da salire. Così, di fronte a siti completamente nuovi, altri sono stati decisamente ampliati: e questo vale insieme per le vie di più tiri, dove il panorama si è notevolmente esteso, soprattutto con nuove vie di alta difficoltà, chiodate dal basso con stile rigoroso. Questa nuova edizione della guida risulterà particolarmente gradita ai numerosi climber che hanno di mira un piacevole ambiente montano come quello bergamasco, dove l’arrampicata offre inoltre una straordinaria varietà di salite, alla portata di ogni gusto e di ogni diversa attitudine e preparazione..
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Recensioni
Yuri Parimbelli e Maurizio Panseri Valli bergamasche. Falesie e vie moderne Collana LUOGHI VERTICALI – Edizioni VERSANTE SUD 416 pagine- foto e disegni a colori – copertina a 2 ante – formato cm. 15x21 – Euro 33,00
VITA E OPERE DI MARIO RIGONI STERN RACCONTATE DA UN AMICO di Adriana Baruffini Mario Rigoni Stern, classe 1921, scomparso nel 2008, è a ragione considerato uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento. Nato ad Asiago e sempre vissuto sull’altopiano, ha combattuto come alpino durante la seconda guerra mondiale ed è stato internato in un lager tedesco per il rifiuto di aderire alla Repubblica di Salò. Nei suoi libri la testimonianza diretta delle tragedie della guerra, raccontate, anche a nome dei tanti che non hanno potuto farlo, con l’urgenza di chi non vuole lasciarle cadere nell’oblio. E poi la presenza costante della montagna, con i ritmi e le leggi della natura, l’incanto dei boschi e delle malghe, il fascino degli alberi prediletti larice e betulla, l’incontro con gli animali. Giuseppe Mendicino, diventato amico dello scrittore e in sintonia con il suo pensiero e il suo stile di vita nonché già autore di scritti che lo riguardano, ottiene dalla famiglia l’incarico di comporre questa biografia. Il risultato è un volume di 345 pagine che ripercorre in modo documentato e con un buon corredo di fotografie la vita di Mario Rigoni Stern: l’infanzia e la giovinezza, la guerra, la prigionia, la famiglia, le amicizie, i libri, da Il sergente nella neve che l’autore considerava “il più importante”, a Storia di Tönle, “il più bello”, a tutti gli altri. Il capitolo conclusivo contiene, annunciato dal titolo e condensato nelle righe di seguito riportate, “l’ultimo dono di Mario Rigoni Stern”: Quando ci fermiamo a guardare una meraviglia della natura o un suo piccolo, fuggevole dettaglio, quando siamo incerti su una decisione che mette in gioco il nostro codice etico, quando ci chiediamo quale sia davvero il senso del nostro vivere inquieto, ricordarlo, rileggere le sue pagine, può farci sentire meno soli. E’ questo il suo ultimo dono.
Giuseppe Mendicino MARIO RIGONI STERN Vita, guerre, libri Collana Paradigma Priuli & Verlucca editori, 2016 Progetto editoriale a cura di Angelo Sala e Giacomo Camozzini
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più importanti. Riconoscere un la luogo per le sue eccellenze,le sue caratteristiche Quattro volumi per raccontare Valsassina attraverso Quattro Quattro volumi volumi per per raccontare raccontare la Valsassina la Valsassina attraverso attraverso le sue le sue caratteristiche caratteristiche fatte di leggende, di uomini e amore per la terra. più importanti e riconoscere luogo grazie alle sue eccellenze, piùpiù importanti. importanti. Riconoscere Riconoscere unun un luogo luogo perper le sue le sue eccellenze, eccellenze, fattefatte difatte leggende, didi uomini per terra. di leggende, di leggende, uomini di uomini e eamore eamore amore perper la terra. lala terra.
SONO ANDATI AVANTI due e la scelta di accettare la propo-
e prove di percorso. Lo raggiunsi: “Ma
ei mesi scorsi ci hanno la-
sta della Comunità Montana fu presa
allora non è un gioco, è una cosa seria
sciato quattro soci del CAI e
a maggioranza con un solo voto di
anche questa cosa qui…” mi disse, e la
componenti del gruppo Ragni
differenza. Lui votò contro. Presa la
sua espressione si rasserenò.
noti a tutti. Tre personaggi estrema-
decisione disse: “Bene adesso che è
mente diversi accomunati dalla pas-
stato deciso di prendere in gestione
sione per il verticale e per la montagna
la palestra, mi offro per seguirla di-
Abitava a Laorca come me e co-
in generale. Porto il mio breve ricordo,
rettamente”. Compito che ha portato
noscevo bene il figlio di qualche anno
consapevole di quanto ognuno di loro
avanti fino all’ultimo. Quanti avrebbe-
più giovane di me. Vittorio era sem-
abbia segnato la vita del CAI Lecco e
ro invece gufato sperando di vedere
pre cordiale, modesto, all’apparenza
dei Ragni, ma anche la mia.
confermata la propria opinione? Dario
impossibile da accostare alle imprese
era così, l’interesse del gruppo veniva
condivise con il cugino Casimiro Fer-
sempre prima delle piccole soddisfa-
rari. La mia sorpresa fu grande quando
zioni personali. Ci mancherà.
capii che quel Vittorio era il medesi-
di Alberto Pirovano
N
Dario Cecchini Era un gentiluomo, è questa la pri-
mo del Fitz Roy, di quella salita in cui
ma immagine che mi viene in mente. Di cultura pari alla suo spigolosità,
Vittorio Meles
Gigi Alippi
la tenacia (meglio per un laorchese
penso sia una delle persone con il più
Al funerale di Pino Negri dissi che
la proverbiale testardaggine) fu il se-
alto senso del dovere e del rispetto
da piccolo quando pensavo al gruppo
gno distintivo. Aveva abbandonato da
che abbia conosciuto. Lo cercai come
Ragni mi si materializzava l’immagine
tempo l’alpinismo praticato e la vita di
consigliere al mio primo mandato di
di Pino e, appunto, di Gigi. Gigi divenne
gruppo, ma ci teneva a ricevere tut-
presidente dei Ragni; conoscendo la
socio del CAI Lecco prima che ragno,
te le informazioni su cosa facevano i
mia tendenza a partire “per la tangen-
fu infatti Bigio Mauri a convincerlo ad
giovani. Quando lo incontravo in quel
te” volevo qualcuno con i piedi sal-
iscriversi a Lecco per poterlo inserire
di Pomedo puntualmente commenta-
damente a terra e mai scelta fu più
nella lista degli alpinisti per la spedi-
va questa o quella salita, sempre senza
felice. Sempre schietto e diretto fino
zione che il CAI stava organizzando
giudicare.
ad apparire scostante, aveva sempre
alla volta del Mc Kinley. Gigi l’ho co-
presenti gli obiettivi che raggiunge-
nosciuto dopo essere diventato pre-
va con un raro equilibrio di pruden-
sidente dei Ragni, aveva già smesso di
Angelo è stato il maestro di genera-
za ed arditezza. Da lui ho imparato
arrampicare, ma non di interessarsi a
zioni di alpinisti. Direttore per anni della
tantissimo, soprattutto nei momenti
quanto succedeva nell’ambiente alpi-
scuola dei Ragni, appariva sempre cal-
di maggiore difficoltà. Un riferimento
nistico. Ho passato ore a parlare con
mo e, per certi versi, filosofico. A di-
saldo e sempre trasparente. Mi die-
Gigi di come andavano loro in mon-
spetto del suo fisico, minuto e leggero,
de anche una lezione di democrazia
tagna, ma soprattutto della scelta di
aveva una tempra e una volontà fuori
(cui teneva particolarmente diffidando
Stefano, suo figlio, di dedicarsi all’ar-
dal comune, quasi volesse sempre sfi-
sempre dell’uomo solo al comando)
rampicata sportiva e non all’alpinismo.
dare quei limiti che la natura sembrava
quando dovemmo decidere se pren-
Neanche l’ingresso di Stefano nel
imporgli. Non amava solo la monta-
dere o meno in gestione la palestra.
gruppo Ragni, dopo la modifica dello
gna, vissuta in ogni aspetto, dall’ar-
Dopo aver elaborato un approfondi-
statuto che apriva agli arrampicato-
rampicata allo sci, ma anche il volo a
to business plan mettemmo ai voti
ri sportivi, sembrava rasserenarlo. Poi
vela con il deltaplano e ed il windsurf.
la decisione. Il Consiglio si spaccò in
venne la Coppa del Mondo a Lecco e
Tutte attività svolte al massimo livello.
Stefano fu coinvolto come tracciatore.
Angelo lascia un vuoto enorme ed
In quei giorni convulsi in piazza Cer-
un’eredità, quella della trasmissione
menati vidi materializzarsi il Gigi. Quasi
alle nuove generazioni della passione,
di nascosto stette a guardare per un
ma soprattutto della sua filosofia di
po’ il lavoro di Stefano tra piattaforme
fare alpinismo.
84
Vita di Sezione
Angelo Zoia
Negli ultimi mesi ci hanno lasciato: Ausilia Bodega, socia dal 2011 Luciano Marelli, socio dal 1981 Carla Cavallini, iscritta al CAI dal 1950 Lodovico Pirovano, socio CAI dal 2006 e assiduo frequentatore del gruppo Sci di fondo escursionismo Giuseppe Faccinetto, medaglia d’argento al valor militare, iscritto al CAI dal 1946, appassionato di montagna e in particolare di sci, è stato fra gli ideatori e realizzatori delle sciovie del Pialeral. Questa sua avventura è raccontata nell’articolo di pagina 15 firmato dal figlio Angelo Faccinetto, direttore responsabile della nostra rivista. Dario Cecchini - Vittorio Meles - Angelo Zoia, soci CAI e componenti del gruppo Ragni, affidati al ricordo personale del presidente Alberto Pirovano.
Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione
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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.
Vita di Sezione
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NUOVA COMMISSIONE SENTIERI
Si occuperà di manutenzione e di tutti i problemi connessi alla sentieristica
I “Beck” al lavoro.
di Andrea Spreafico In questi ultimi anni, anche grazie all’aumento del numero dei nuovi frequentatori della montagna (in gran parte escursionisti), il tema dei sentieri è tornato d’interesse. Sono nate iniziative di associazioni, sono stati emessi bandi pubblici, alcune amministrazioni hanno cercato di intervenire direttamente sui sentieri esistenti sul proprio territorio. Spesso, pur a fronte di interesse e di impegno, le singole iniziative non si sono risolte in interventi adeguati. Per questo motivo, nel corso del-
la primavera di quest’anno il consiglio
nell’organizzazione di escursioni in
direttivo ha ritenuto opportuno creare
montagna ed eventi di diverso tipo,
una Commissione Sentieri alla quale
nella manutenzione di sentieri e nelle
ha affidato il compito di occuparsi at-
attività di raccolta fondi per varie ini-
tivamente della risoluzione delle pro-
ziative di beneficienza.
blematiche connesse alla sentieristica.
Nel prossimo futuro, uno dei compiti
Ne fanno parte i soci Tiziano Riva, An-
della Commissione Sentieri sarà quel-
drea Spreafico, Sergio Poli, Luca Pirola
lo di incrementare il numero dei soci
(Sottosez. Barzio) ed Amedeo Lodetti
interessati a far parte del gruppo di la-
(Sottosez. Strada Storta).
voro, in modo tale da poter programmare le manutenzioni di alcuni dei
Il ruolo dei “Beck” Per quanto invece riguarda le opere
supporto ad analoghe iniziative nel
di manutenzione dei sentieri, il con-
territorio provinciale. Chi fosse inte-
siglio ha accolto con favore la crea-
ressato, contatti il segretario sezionale.
zione di un gruppo sezionale di lavoro denominato “i Beck”. Il gruppo è
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Vita di Sezione
sentieri della zona di Lecco ed offrire
formato da alcuni dei membri dell’omonimo gruppo “i Beck” formatosi nel 2004 e da allora molto attivo
INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2017 L’Assemblea Generale dei Delegati tenutasi a Saint Vincent lo scorso maggio ha deliberato, su proposta del Comitato Centrale, le quote associative per il 2017 mantenendole invariate rispetto al 2016 Nella riunione del 10 settembre scorso anche il Consiglio Direttivo della nostra Sezione ha ritenuto di non apportare nessuna modifica. Riportiamo qui di seguito le quote sociali per il 2017 Socio Ordinario Socio Ordinario*
Da mercoledì 21 dicembre 2016 a lunedì 9 gennaio 2017 per le vacanze natalizie. Venerdì 14 aprile 2017 (Venerdì Santo).
AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI
€24,00 €16,00
Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali.
(nati nel 1999 e anni seguenti)
Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera
CALENDARIO CHIUSURA SEDE
€46,00 €24,00
(nati dal 1990 al 1998)
Socio Familiare** Socio Giovane***
- Il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera.
€20,00 € 5,00 € 2,00
*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. ** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento. ***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.
IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. c) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150.
- I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. - Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. - Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. - Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.
DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.
Ricordiamo due facilitazioni per il rinnovo: - La segreteria, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, sarà aperta anche sabato dalle ore 15:00 alle 17:00 a partire da sabato 14 gennaio 2017.
Vita di Sezione