64
MAI MOLLARE
25
BELLI E IMPOSSIBILI
28
70
NEL GORGAZZO
44
TRAVERSATA D’ITALIA
6
56
ZINGARANDO TRA MONTI E MARI
IL CIBO DEGLI SHERPA
FUORI DAL MONDO
IN QUESTO NUMERO
4 6
EDITORIALE
PORTE APERTE
La nostra sezione punto di riferimento per i sodalizi più piccoli di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco
SENTIERI E PAROLE
IL CIBO DEGLI SHERPA
Insegnamenti per affrontare l’alta montagna. Parla Mingma Gyalie di Donatella Polvara
N° 1/2017
12
E PER BARELLA UN LETTO A CASTELLO Quando i Ragni erano di guardia alla Grignetta
15
UOMINI, MONTAGNE E BALENE La prima spedizione italiana a Baffin, 1972
20
DI REMO E DI CORDA Le imprese in Grignetta di Carlo Castelli ed Erminio Dones di Adriana Baruffini
25
BELLI E IMPOSSIBILI Piante e fiori velenosi delle nostre montagne
28 38 44
di Dino Piazza
Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto
di Dino Piazza
Direttore responsabile: Angelo Faccinetto
di Annibale Rota
L’INTERVISTA
ZINGARANDO TRA MONTI E MARI Il racconto di Luigino Airoldi, alpinista esploratore del mondo di Adriana Baruffini
ALPINISMO e ARRAMPICATA
ATOMICA La nuova via sul Sasso dei Carbonari dedicata a Marco Butch Anghileri di Michele Mandelli e Claudio Cendali
ESCURSIONISMO
TRAVERSATA D’ITALIA Duemila chilometri in bicicletta dal Gran San Bernardo all’Etna di Stefania Valsecchi “Steppo“
53
IL FIUME DI LATTE Lungo l’antica strada Morterone – Vedeseta
56
FUORI DAL MONDO Un viaggio in Eritrea, a piedi e in bicicletta
60
IN MONTAGNA MA SICURI Il programma delle gite sociali 2017 di Giuseppe Ferrario, Domenico Pullano e Giuliano Mantovani
64 69 70 76 78
82 85
Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano
Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2700 copie Chiuso in redazione 08/03/2017
di Sergio Poli
di Luca Pedeferri
SCI ALPINISMO
MAI MOLLARE La fatica e la gioia di essere Insa
GEO
di Sara Pozzetti
IL GEO SULLO SPERONE Gite e “assaggi”: la settimana al Gargano del Gruppo Età d’Oro di Claudio Santoro
Lo sherpa Mingma Gyalie sul Manaslu con un gruppo di clienti. Foto di Mingma Gyalie
SPELEOLOGIA
NEL GORGAZZO Esplorazione a Polcenigo, nella sorgente dei ricordi
di Gigi Casati
APPUNTAMENTI
L’ACQUA E LA MONTAGNA Dal 13 al 28 maggio l’edizione 2017 di Monti Sorgenti
di Emilio Aldeghi
TESORI DI CRISTALLO Le ragioni di una mostra sui carbonati di Pier Luigi Grammatica e Alessandro Guastoni
RECENSIONI VITA DI SEZIONE
Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.
ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.
PORTE APERTE
La nostra sezione punto di riferimento per i sodalizi più piccoli di Alberto Pirovano*
C
ari Soci, in una recente visita ad una
sezione del CAI fuori provin-
cia, ma legata al CAI Lecco da vecchia data, venivamo sollecitati a riprendere il ruolo di punto di riferimento, in quell’occasione per l’alpinismo. Nello scorso editoriale vi ho parlato della nascita della Conferenza stabile provinciale, proprio su invito di alcune sezioni più piccole. Da questi fatti, ma anche da molte altre sollecitazioni che non sto qui ad elencare, si comprende come la nostra sezione abbia un ruolo importante, non solo per il numero di soci che esprime, ma anche per l’autorevolezza che i miei predecessori hanno costruito e saputo conservare fino ad oggi. Quella che ci viene chiesta è una sfida importante e faticosa, e proprio la fatica potrebbe portarci ad evitare di assumere questo ruolo guida. In fondo sarebbe ben più comodo occuparci del solo nostro ambito territoriale e sociale lasciando che il resto sia fatto da qualcun altro. Questo significherebbe diventare autoreferenziali e, poco alla volta, porterebbe all’inaridimento di ogni nostra attività. Queste sollecitazioni devono inve-
ce diventare stimoli ad aprirci ancor di più, a lasciarci coinvolgere anche in iniziative pensate o ideate da altri. Non è limitandoci a realizzare ciò che nasce al nostro interno che cresceremo,
4
Editoriale
ma lo faremo sicuramente diventando
gravosi, ma fondamentali per tutto il
punto di riferimento per chi volesse
sodalizio. Emilio Aldeghi è divenuto
provare a realizzare, collaborando, una
Consigliere regionale, Matteo Sprea-
propria idea.
fico è stato promosso alla Commis-
Per questo penso ad un CAI dalla
sione centrale di Alpinismo Giovanile,
porta sempre aperta, pronto ad ascol-
Silvano Arrigoni è entrato a far parte
tare le proposte, a discuterle ed even-
dello staff della Scuola regionale di al-
tualmente a supportarle. Gli esempi,
pinismo e ben due socie sono state
oltre a quanto già citato, non man-
nominate al Centro cinematografico
cano. La collaborazione con il Liceo
nazionale: Nicoletta Favaron e Anna
Scientifico “Grassi” sulla sentieristica,
Masciadri, quest’ultima eletta tra l’altro
con il Comune di Lecco sui totem in-
vice-presidente. Per solo dovere di
formativi, con il Politecnico sulla for-
rendicontazione il sottoscritto è at-
mazione degli addetti ai sentieri, ma
tualmente segretario della Commis-
anche con singoli soci ricchi di idee
sione nazionale rifugi ed opere alpine.
e proposte, sono altri casi di lavori in
Nelle prossime assemblee regiona-
corso.
li e nazionali dovranno essere eletti
Per svolgere al meglio questo ruo-
molti componenti e rinnovo quin-
lo di guida, o meglio di riferimento, è
di l’invito a mettersi a disposizione.
però importante anche esser presen-
L’augurio è che giungano candidature
ti nel CAI ai livelli “superiori”, dove le
autorevoli anche dalle sezioni limitro-
decisioni vengono prese su scale re-
fe, le appoggeremo con gioia convinti
gionale o addirittura nazionale.
che la grandezza di un’associazione
E allora non posso non ringrazia-
sta anche, conscia del proprio ruolo,
re chi ha raccolto l’invito a lasciarsi
nell’aiutare a crescere chi condivide i
coinvolgere ed oggi ha assunto ruoli
suoi medesimi ideali.
in organi tecnici e organi regionali e nazionali, facendosi carico di impegni
* Presidente CAI Lecco
L’intervento di Alberto Pirovano al convegno “Attività e prospettive dei rifugi alpini” organizzato dalla Commissione regionale lombarda Rifugi e opere alpine nell’ambito di Monti Sorgenti 2016. Foto di Danilo Villa
Lavori della Commissione sentieri sul Resegone, sul Regismondo e sul sentiero Rotary.
IL CIBO DEGLI SHERPA Insegnamenti per affrontare l’alta montagna. Parla Mingma Gyalie
H
o voluto regalare a voi cari
puntando sui principi nutrizionali va-
ta per l’alta quota prendendo spunto
amici lettori di questa amata
lidi che permettono di mantenere le
dal cibo utilizzato dagli sherpa. Con la
rivista, che parla di montagna
performance raggiunte con la prepa-
convinzione che siamo ciò che man-
razione fisica.
giamo e che ogni luogo della terra
con tanta passione, qualche pagina del libro che sto scrivendo dal titolo:
Viene proposta la tipologia dei vi-
offre i principi nutrizionali validi ed
Alimentazione in ambiente estremo.
veri più adeguata da consumare a se-
indispensabili per la sopravvivenza e
L’intento è quello di far conosce-
conda del tipo di ambiente da esplo-
l’insediamento dell’uomo; ma anche
re come si nutrono i popoli nei vari
rare: dall’alta quota, agli ambienti più
che ogni popolo ha sviluppato delle
ambienti della terra e, fra le righe,
freddi del grande nord, alle aride zone
capacità intrinseche per poter utiliz-
descrivere l’alimentazione più ade-
desertiche fino alla profondità degli
zare al meglio le ricchezze nutrizionali
guata per intraprendere un’impresa,
abissi. In questo breve stralcio viene
offerte dalla natura.
un’”avventura” in ambiente estremo,
raccontata l’alimentazione più indica-
Mingma in vetta al K2, 2014
di Donatella Polvara
Le “Tigri delle nevi” Gli sherpa appartengono a un popolo che vive sui versanti delle montagne del Nepal. Le loro origini sono racchiuse nel loro nome (sher – pa = uomini dell’est) . I loro antenati migrarono dalle vallate del Tibet per insediarsi a sud dell’Everest, ai piedi delle alte montagne himalayane. In questi luoghi isolati dal resto del mondo, il loro fisico si adattò bene alle rigide temperature, alla scarsità di ossigeno e alla vita in alta quota. Questi popoli, per intere generazioni, fino ai tempi attuali, si tramandarono la cultura e le tradizioni fondate sulla salvaguardia della natura, sul rispetto e la cura dell’uomo e sulla devozione alle divinità per loro sacre racchiuse nella forza della montagna. La posizione strategica dei loro insediamenti, ubicati sulla via delle spedizioni per raggiungere le vette himalayane, la capacità di adattamento alla vita in alta quota, contribuirono a trasformarli, da allevatori e coltivatori, a portatori scelti per le imprese alpinistiche sulla catena montuosa dell’Himalaya. All’inizio
del
ventesimo
secolo,
quando i primi esploratori, per lo più inglesi, si avventurarono alla scoper-
Mingma in vetta all’Everest, 2012 Sotto: I cibi al Campo Base del Manaslu
ta delle catene montuose del Nepal,
peso, con passo lento e cadenzato ad
guerra mondiale, quando le risorse
si servivano del supporto di questi
arrivare dove non arrivavano nemme-
economiche e alimentari iniziavano a
uomini per portare i carichi fino al
no gli yak.
scarseggiare, gli sherpa avevano già
campo base. Sulle spalle degli sherpa
Gli alpinisti di un tempo, si accorsero
una bella esperienza come scalato-
prendevano posto: gli effetti personali
ben presto che questo popolo era mite,
ri; organizzavano i viveri, cucinava-
degli alpinisti, le stoviglie, il pentolame, i
con sviluppate doti per sopportare
no e portavano conforto agli alpinisti
viveri, la legna da ardere, stufe in ghisa,
l’impegno fisico e mentale, forte nel-
che tornavano dalle scalate al campo
e tutto ciò che serviva per le scala-
lo spirito e nel carattere. La presenza
base con tè caldo e biscotti. Durante
te. Il carico era così pesante che alle
degli sherpa divenne importante nelle
la notte, quando le temperature scen-
volte gli yak si rifiutavano di avanzare,
spedizioni, considerati dei veri e propri
devano anche a -50 C°, li tenevano
ma gli sherpa riuscivano, nonostante il
compagni di cordata, e il loro contri-
svegli per evitare che subentrassero
buto divenne fondamentale: aprivano
il congelamento e la morte, incorag-
le vie, battevano la neve, mettevano
giandoli a bere cioccolata calda mol-
in sicurezza i percorsi per arrivare ai
to zuccherata. Durante le scalate il tè
campi alti. Nel periodo della seconda
nero con l’aggiunta di burro di yak,
8
Sentieri e Parole
lebile nella storia dell’alpinismo himalayano. L’alimentazione degli sherpa E’ passato un secolo dalle prime imprese come portatori nelle spedizioni himalayane, ma la tradizione e l’esperienza degli sherpa sono state tramandate di generazione in generazione fino ai tempi attuali. Alla base dell’ alimentazione vi è il consumo di grano saraceno, riso, miglio, orzo, patate, legumi, carne di pecora, carne essiccata di yak, uova e formaggi. Le spezie come la paprica, la curcuma, il peperoncino, il cumino, non mancano mai, cosi come l’aglio. Prodotti poveri, provenienti dalle terre che coltivano e dagli animali che allevano, ma molto energetici e utili per affrontare il dislivello delle alte quote. Percorrendo le vallate che circondano i monti himalayani si notano le coltivazioni di miglio e riso che si estendono oltre i duemila metri di quota e arricchiscono i pendii ben lavorati e terrazzati. Dopo la raccolta, questi prodotti, vengono fatti essiccaPreparazione del pranzo al Campo Base del Manaslu Sotto: Un gruppo di clienti dello sherpa accompagnati in alta quota
re in ampi spazi aperti e soleggiati, e conservati in sacchi di cotone. Oltre i
servito caldo e ben zuccherato, era un
Tsering, Gaylay, Dakshi e Nima Norbu
2500 metri si possono notare le colti-
toccasana per rifocillarli. Anche il pane
che, ingaggiati come portatori per la
vazioni di patate, orzo e altri tuberi dal
impastato e cotto sulla brace in appo-
spedizione tedesca del 1934 al Nanga
sapore delle castagne che, una volta
site pentole, e la carne essiccata non
Parbat, vennero abbandonati ad alta
raccolti, vengono conservati per tutto
mancavano mai, così come il pollame
quota senza cibo e sostentamento, ri-
l’inverno sottoterra per evitare che le
per le uova e per la carne fresca.
uscirono a sopravvivere per più gior-
basse temperature li congelino.
Gli sherpa percepivano un salario,
ni alla tempesta mangiando la neve.
La farina è mischiata al sale e all’ac-
ma rischiavano la vita per sostene-
Con le uniche loro forze riuscirono
qua, viene fatto un impasto denso ma
re fatiche estreme, poco attrezzati e
a tornare al campo base; per questa
ben lavorabile, che è modellato e steso
con un abbigliamento protettivo non
ed altre vicende simili vennero so-
molto sottile. Non viene aggiunto lie-
adeguato per fronteggiare il freddo e
prannominati le “Tigri delle Nevi”. Fu
vito e l’impasto è cotto subito in pen-
resistere al vento tipico di un 8000.
un esempio di coraggio Tenzing Nor-
Molti di loro morivano, altri subiva-
gay che nel 1953 a fianco dell’alpini-
no danni da congelamento come si
sta Edmund Hillary raggiunse la vetta
racconta nella tragica storia di Ang
dell’Everest lasciando un segno inde-
Sentieri e Parole
9
Mingma in vetta al Manaslu.
tole con coperchio ricoperto di brace
mangono un toccasana per gli alpinisti
e biscotti, tè caldo con latte di yak e
per mantenere la temperatura. La fa-
impegnati nelle scalate alle alte quote.
erbe aromatiche servito molto zuc-
rina d’orzo viene cotta con l’acqua,
Non c’è dubbio, al campo base, la loro
cherato, caffè e cioccolata. Al campo
il sale e il burro e dà origine ad una
cucina è l’ideale per rifocillare gli sca-
base non fa mai mancar le uova ben
pietanza simile alla polenta di grano
latori provenienti da tutte le parti del
cotte, così come il latte e il formaggio
saraceno; viene servita con stufato di
mondo.
di yak. Ottime sono le sue zuppe fatte
carne di pecora e verdure. Il tè è un rito sempre presente alla
con verdura, legumi e patate, con l’agUno sherpa moderno
giunta di spezie, come la curcuma, il
tavola degli sherpa, viene bevuto cal-
Mingma Gyalie è uno sherpa mo-
cumino, l’aglio e il peperoncino. Cuoce
do sia prima che dopo il pasto. Spesso
derno, titolare di una vera e propria
il riso con una quantità di acqua ben
è servito con l’aggiunta di burro di yak
agenzia per spedizioni in alta quota,
dosata per non perderne la ricchezza
e sale. Vari tipi di tè ampiamente col-
porta i suoi clienti sui più importanti
in amido e gli aggiunge la carne fa-
tivati nelle regioni sub himalayane tra
8000 dell’Himalaya. Mi racconta dei
cendo degli ottimi stufati.
cui il tè verde, il tè agli aromi floreali
suoi preziosi pasti preparati caldi per
con germogli di erbe, e il famoso tè
supportare gli alpinisti durante le soste
nero della regione indiana del Darije-
fra una scalata e l’altra: minestre già
Da una analisi dei principi nutri-
eling, serviti caldi e ben zuccherati ri-
pronte a base di riso e verdura, ser-
zionali contenuti negli alimenti degli
vite molto calde, preparati liofilizzati e
sherpa emerge tutta l’importanza di
cibi precotti facili e veloci da scaldare
questi cibi utilizzati in alta quota.
10
Sentieri e Parole
I principi nutrizionali
e cucinare come i noodles. Per la pri-
La pasta, il pane, il riso, i cereali in-
ma colazione si avvale di muesli, frut-
tegrali in genere, il mais, la tapioca,
ta secca, albicocche essiccate, avena
le patate, la frutta essiccata, la frutta
secca, i dolci in genere, sono i miglio-
azione stimolante e diuretica. La caf-
to, il doppio rispetto al latte vaccino.
ri alimenti da utilizzare in alta quota
feina in particolare abbassa la soglia di
Questa composizione lo rende un’ot-
durante i campi medio-alti, nella fase
affaticamento e alza il limite minimo di
tima fonte di calorie per tutte quelle
di recupero dopo una giornata intensa
attenzione potenziando la capacità di
popolazioni che vivono in ambienti
al freddo. Tutti i carboidrati e gli ami-
reazione allo stimolo.
dal clima rigido e in alta quota come
di se non utilizzati immediatamente
In una tazza di caffè ci sono circa
Nepal, Bhutan e Tibet. E’ un alimento
vengono immagazzinati come glico-
100 milligrammi di caffeina. Gli effet-
completo di vitamine liposolubili cioè
geno, in parte a livello muscolare ed
ti della caffeina assunta in alta quota
quelle che si sciolgono molto bene
in parte a livello del fegato, per avere
sono stati studiati da molti autori, in-
nei grassi come la D, la A e la E. L’alta
delle fonti di energia disponibili in caso
nanzitutto il tempo di dimezzamento
percentuale di grassi saturi ed insaturi
di necessità.
di tale sostanza in alta quota è della
e di trigliceridi gli dà un sapore parti-
Studi clinici dimostrano che l’aglio
metà rispetto che a livello del mare
colarmente forte detto rancido, ma è
ha un potente effetto anticoagulante,
e viene eliminata prima dai reni. Tutti
grazie proprio a questa composizione
inibisce la funzione degli enzimi che
sono concordi nell’affermare che un
che questo latte è ideale per la pre-
favoriscono l’aggregazione piastrinica;
alpinista che fa uso abituale di caf-
parazione di formaggi e burro.
queste proprietà sono dovute ad una
fè non dovrebbe sospenderlo in alta
Il burro di yak è tradizionalmente
molecola oleosa chiamata ajoene, pre-
quota in quanto rischierebbe di avere i
consumato da ogni famiglia nella re-
sente in maggiore quantità nell’aglio
sintomi dell’astinenza. In più molti au-
gione himalayana, viene spesso usato
fresco, che deriva dalla fermentazio-
tori hanno condotto studi di rilevanza
nelle bevande, una miscela tipica è il tè
ne dell’allicina. Per questo, se assunto
scientifica che mostrano chiaramente
con il burro che diventa di consistenza
a dosi terapeutiche, può prevenire la
l’importanza dell’utilizzo della caffei-
molto viscosa, viene arricchito anche
formazioni di trombi. Questo alimento
na e dei suoi derivati per migliorare
con sale e bicarbonato. Viene consu-
non può sostituire i farmaci anticoa-
molte risposte fisiologiche di adatta-
mato molto caldo e ben zuccherato, è
gulanti o l’aspirina in caso di patolo-
mento dell’organismo in alta quota.
un’importante fonte di calorie, vitami-
gie accertate in cui si necessiti di una
Risulta che oltre ad essere un ottimo
ne e sali minerali.
dose terapeutica stabilita. Può però
stimolante del cervello e dell’apparato
Le proteine contenute nel latte di
interferire con gli effetti di tali farma-
cardio-circolatorio, la caffeina rilassa
yak sono circa il 4,6 per cento sul to-
ci andando a potenziarne l’attività. La
la muscolatura liscia dei bronchi e sti-
tale della parte secca, rispetto al latte
sua assunzione è consigliata in tutti
mola la risposta ventilatoria. Utile anti-
vaccino sono leggermente superiori
quei casi in cui non si hanno patolo-
doto quando la stanchezza e il calo di
come quantità e contengono tutti gli
gie in atto ma si vuole mantenere una
concentrazione si fanno sentire dopo
amminoacidi essenziali che l’organi-
buona fluidificazione del sangue per
ore di scalata. Tuttavia, per attribuire
smo non è in grado di produrre au-
raggiungere le alte quote. Basterebbe
alla caffeina effetti preventivi contro il
tonomamente.
assumerne due spicchi al giorno.
male acuto di montagna, si dovranno
Nelle terre dove la vita è scandita
fare ulteriori studi e approfondimenti
dai ritmi delle stagioni e della natura,
sul campo.
come in Tibet ed in Himalaya, questi
Le albicocche hanno un alto contenuto di acqua, un etto di albicocche fresche è composto per l’86 per cento
Il tè tipico della regione Darijeeling,
cibi sono una fonte di sostentamento,
d’acqua, sono ricche in zuccheri, sali
grazie al contenuto in erbe e pian-
ma per chi si reca in queste zone per
minerali come potassio, fosforo, ferro
te aromatiche, ha notevoli proprietà
fare alpinismo sono un utile supporto
e calcio. Hanno un alto contenuto in
energetiche, è ricco in vitamina C, ha
nutrizionale di inestimabile ricchezza.
vitamine idrosolubili come la vitami-
effetti antiossidanti, aiuta il sistema di-
na C e liposolubili come la vitamina A
gestivo e immunitario.
(potenti antiossidanti) utili a queste quote.
Foto di Mingma Gyalie.
Il latte di yak è composto da grassi e proteine, utili ed indispensabili in
La caffeina, così come la teobromi-
ambiente freddo. La sua percentuale
na e la teofillina, sono sostanze con
di lipidi si aggira intorno al 6 per cen-
Sentieri e Parole
11
E PER BARELLA UN LETTO A CASTELLO Quando i Ragni erano di guardia alla Grignetta
S
di Dino Piazza
e si vedeva una persona scendere di corsa dalla cresta Cermenati, il soccorso era sui Ma-
gnaghi, mentre se lo vedevi scendere dalla direttissima l’incidente era successo o al Fungo o in Angelina. Il primo capo del soccorso era Giulio Bartesaghi e uno dei suoi compiti era di raccogliere i nomi dei soccorritori e assicurarli a una compagnia svizzera. Si partiva con una cassetta di legno contenente delle bende, delle punture dove sulla scatole c’era scritto a cosa servivano, e qualche stecca di legno per le fratture delle gambe. La barella era un letto a castello preso dalla sig.ra Cuera, ancora prima si usava una scala. La prima cosa che abbiamo capi-
to che non funzionava nel soccorso era la barella, era troppo larga e quando si montavano i traversi bisognava portarla in quattro persone e percorrendo i sentieri della Grigna diventava pericolosa. Un giorno ci troviamo ai Resinelli, al Rifugio SEM, ero con Battista Corti e Renzo Battiston e, mentre parlavamo del problema della barella, il custode del rifugio ci ha mostrato il disegno di una barella francese. Il Battista si è subito interessato perché poteva risolvere il nostro importante problema. Il custode era un milanese simpatico, Romano Merendi. Per evitare di partire con troppo
12
peso per il soccorso, sono state costruite due piccole cassette di lamiera e sono state collocate una vicino al Sigaro Dones verso i Magnaghi e l’altra è stata messa all’inizio del canale sotto la Guglia Angelina. Questi lavori sono stati fatti dal gruppo Ragni perché negli anni cinquanta il soccorso alpino era completamente in mano ai Ragni. I due contenitori posti in Grigna sono stati riempiti di materiale per il soccorso in modo da poter partire dai Resinelli con il minor peso possibile sulle spalle ed essere più veloci. Non avevamo competenze nel trattare i feriti, così il dottor Vasco Cocchi, allora presidente dei Ragni, ci ha istruito sull’intervento di primo soccorso. Ora vi spiego la tempistica: quando accadeva un incidente si sentiva gridare e il giovane più veloce che si trovava nei paraggi partiva di corsa e scendeva ai piani dei Resinelli, ci metteva circa 30 minuti, si recava all’Ente del Turismo dove si trovava un Ragno di turno, e quest’ultimo radunava sei o otto Ragni più qualche volontario, consegnava loro il materiale e la squadra partiva. Per questa operazione occorrevano venti minuti e per risalire e raggiungere il ferito altri sessanta minuti, quindi raggiungevamo la persona da soccorrere dopo circa due ore; se andava bene trovavamo il ferito che gridava dal dolore, ma il più delle volte lo trovavamo morto. Sistema di chiamata
Sentieri e Parole
Sono passati 20 giorni da quando abbiamo parlato della barella e il Battista Corti arriva ai Resinelli con una
barella che si poteva portare in due
senza casco e quindi di teste rotte
persone e si fissava con delle corde
ce n’erano tante, lo testimoniano i
sulle spalle in modo da lasciare libere
nomi nella chiesa dei Resinelli.
le mani. Sul Medale
Sigaro e Magnaghi dalla Cresta Sinigaglia. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco
I soccorsi che ci impegnavano di più erano quelli che succedevano
Un giorno mi chiamano per un
sulla cresta Segantini. Era il posto
soccorso alla Corna del Medale. Arri-
più lontano da raggiungere e quan-
vo sotto il Medale e guardo la parete,
do riuscivamo a mettere il ferito sulla
mi accorgo che il soccorso è mol-
barella era già buio e dovevamo an-
to in alto e allora decido di salire da
cora salire fino in cima arrampican-
dietro e scendere dalla cima. Ad un
do per poi scendere per il sentiero
tiro sopra il traverso trovo un ragaz-
Cermenati. Quando raggiungevamo i
zo tutto spaventato con una corda in
Resinelli era l’alba e lì ci aspettava-
mano e gli chiedo casa sia successo,
no i parenti con la Croce Rossa per
mi risponde che il suo compagno di
recarsi all’ospedale, mentre noi stan-
cordata è volato e si è rotto le gam-
chi ed affamati passavamo dal ne-
be.
gozio di alimentari del Duilio Berera
Dopo un attimo sento una voce in
che ci dava un panino e un bicchiere
dialetto bergamasco che dice : “Pota,
di vino, poi prendevamo la moto e
tira!”.
passavamo da casa a cambiarci per andare al lavoro.
Mariolino Conti, abbiamo appoggia-
Ogni domenica c’era un soccorso
to la barella su una cengia mentre
e noi pian piano ci siamo affiata-
il bergamasco continuava a gridare
ti, la nuova barella funzionava e per
“Tira!”, ma noi non lo vedevamo per-
quanto riguarda la sicurezza ave-
ché era sotto con il ferito sulle spalle.
vamo piantato dei chiodi nei punti
Abbiamo incominciato a tirare la
strategici dove bisognava stare con
corda tesa ma non si vedeva ancora
la barella sul verticale, e anche sul
nessuno, e dalla parete, prendendo
sentiero Cermenati avevamo messo
una corrente d’aria ascensionale, sale
un chiodo ogni 30 metri.
un 10mila lire e lo prendo al volo.
Il ferito veniva scosso sulla barella e se era grave era un problema. Una volta abbiamo soccorso un ragazzo di vent’anni e quando siamo arrivati ai Resinelli era morto. Il gruppo del Fungo. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco
Era sceso con me e con la barella
Poi sentiamo ancora dei lamenti e il bergamasco che grida “Tira più che puoi!”, intanto arriva un’altro 10mila lire e prendo anche questo al volo. Finalmente vedo due facce che
Lo abbiamo messo in un locale
spuntano fuori dalla verticale, il ber-
sotto i gradini della chiesa e quando
gamasco lo conosco e sulle spalle
sono arrivati i parenti, la mamma era
porta il ferito che aveva fatto il volo e
così addolorata e disperata che ha
andando a sbattere sulla cengia con
dato la colpa a noi della sua morte e
le gambe si è spaccato tutti e due i
forse aveva ragione.
femori.
Portare la barella in parete era
Lo mettiamo sulla barella, gli faccio
molto pericoloso; se il ferito aveva un
una puntura di antidolorifico e non si
trauma cranico quello che potevamo fare era mettergli della neve sulla testa e fargli una puntura di canfora per togliergli il dolore. Si arrampicava spesso al buio e
Sentieri e Parole
13
lamenta più. Al bergamasco ab-
canica perché mi serviva una nuova
biamo dato da bere,
trancia svizzera, vado nel padiglione
ha fatto una grande
delle trance e vedo un signore se-
fatica e dopo un at-
duto su una sedia con due stampelle,
timo mi dice che ha
si alza mi si avvicina, mi guarda e mi
perso il portafoglio e
dice: “Ma lei è quello che mi ha tirato
io gli do i due dieci-
su dalla Medale!”.
mila lire che ho ancora
Mi ha abbracciato ed è stato un
in mano e che sono
momento di grande emozione. Que-
volati su per la parete.
sto è il premio che si riceve dopo
Il bergamasco si toc-
rischi e fatiche e anche la soddisfa-
ca la tasca dove c’e-
zione di vedere una persona grave-
ra il portafoglio ed è
mente ferita, sì con le stampelle, ma
strappata, il portafoglio
con tanta gioia di vivere.
è appoggiato su dei
La trancia l’ho presa e alla firma del
rami di una pianta, così
contratto mi ha detto che se aves-
lo caliamo a recupera-
se avuto i soldi me l’avrebbe regalata,
re il portafoglio e poi
ma i soldi non li aveva e l’ho dovuta
abbiamo portato giù il
pagare, però ho vissuto un momento
ferito e tutto è andato
di grande gioia e questo è stato un
bene.
grande regalo.
Dopo sei mesi mi Il Corno Medale con la via aperta da Cassin e Dell’Oro nel 1931. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco
reco a Milano alla fiera della mec-
UOMINI, MONTAGNE E BALENE La prima spedizione italiana a Baffin, 1972
Giorno di festa, il rito della pastasciutta. Foto di Bruno Barabino
U
di Dino Piazza na telefonata del solito Alberto Dalla Rosa mi annunciò che il Cai di Tortona stava orga-
nizzando una spedizione nella Terra di Baffin, grande isola ricca di montagne e pareti a nord-est del Canada. Sarebbe stata una visita esplorativa di carattere scientifico-alpinistico ed accettai con entusiasmo (e coraggio, in quanto avrei dovuto lasciare per alcune settimane la famiglia e il lavoro) di prendervi parte. Tra i compagni di spedizione ci sarebbero stati l’amico Luigino Airoldi e Gianpaolo Guidobono, mentre, per quanto riguarda il materiale, avremmo utilizzato i ramponi senza cinturini concepiti e realizzati nella mia officina dopo l’esperienza del McKinley. La partenza era prevista nel mese di
maggio – era il 1972 – e pensando a
aria artica! Ma non è finita: mancavano
quei “famosi” e “fortunati” che pote-
pure i sedili e io e Luigino ci sedemmo
vano andarsene in montagna quando
in fondo, sul pavimento. Comunque,
lo desideravano, senza l’ossessione
dopo circa un’ora di volo, arrivam-
del lavoro, faticai non poco a trovare
mo a Pangnirtung e lì, mentre l’aereo
il tempo per allenarmi a puntino. Ma
stava atterrando, un tizio in motori-
anche questa volta non lasciai nulla al
no attraversò tranquillamente la pista:
caso con corse, camminate e scalate
“Qui - pensai – accadono cose incre-
a volontà.
dibili, mai viste!”. Scaricammo il ma-
E arrivò il giorno della parten-
teriale, ci sistemammo in una baracca
za per l’isola di Baffin. Milano, Parigi,
di legno che gli abitanti del posto, gli
Montreal: un buon viaggio a bordo di
Inuit, chiamavano albergo e cenammo
un moderno apparecchio Air France.
con salmone appena pescato e insa-
Da Montreal a Frobisher la situazio-
lata importata (quindi molto più co-
ne cambiò radicalmente: passammo
stosa del pesce…). I locali, malgrado la
alla Air Nord e ad un vecchio Fokker,
perenne compagnia del freddo, erano
piuttosto conciato, che ci convinceva
gente simpatica: piccoli di statura, con
poco. Ricordo che il portellone venne chiuso con del fil di ferro e che dovetti viaggiare con il cappello, perché uno dei finestrini era senza vetro: entrava
Sentieri e Parole
15
le gambe arcuate e sempre sorridenti.
dove Boatti, trasportato lì in avansco-
Barabino mi domandò cosa pensavo
Oltre al sottoscritto e ad altri due
perta con gran parte del materiale, ci
della sua decisione, risposi che Matteo
Ragni, Luigino Airoldi e Alberto Dal-
stava aspettando con trepidazione:
e Franco erano indubbiamente perso-
la Rosa, la squadra era composta da
ormai erano due giorni che parlava da
ne in gamba – Matteo sapeva cinque
una squadra di “dottori”, ossia laure-
solo. Fu felice di rivederci ma ci die-
lingue - , ma che sarebbe stato me-
ati: il capo spedizione Bruno Bara-
de anche una brutta notizia: nel carico
glio farli accompagnare da un alpini-
bino, Gianpaolo Guidobono, Franco
portato dall’Italia i viveri erano meno
sta esperto (quindi o il sottoscritto o
Baravalle, Matteo Visconti di Modro-
del previsto. E non solo scarseggiava-
Luigino). Interpellai allora Matteo che,
ne, Serena Sauli, Maria Antonia Sironi,
no pasta, carne in scatola, latte e caffè
visto che ci eravamo sempre allenati
Giorgio Gualco (il fotografo ufficia-
ma, cosa ben più grave, c’erano fornelli
insieme, disse che avrebbe preferito
le) e Patrick Baird. Non mancavano i
a benzina con bombole di gas! Per cui
scendere con me. In quel momento
professori Gian Camillo Cortemiglia e
la permanenza sull’isola sarebbe stata
Airoldi incominciò a ridere come un
Remo Terranova, dell’Università di Ge-
forzatamente breve.
matto e mi fece capire che, grazie
nova e il ragionier Carlo Boatti, segretario della spedizione. Colazioni d’emergenza
Il mattino dopo, consumata una
al mio abile discorso, mi ero appena
colazione d’emergenza, i “dottori” si
guadagnato un centinaio di chilometri
riunirono nell’apposita tenda e comin-
di scomoda camminata.
ciarono a discutere, visibilmente pre-
Dormimmo tutti abbastanza bene e
occupati. Io e Luigino eravamo fuori
il secondo giorno ci alzammo molto
ma sentivamo ogni cosa, cogliendo
Lasciammo il campo con pochi vi-
presto, pronti a iniziare le operazio-
nelle loro parole un’evidente carenza
veri e il primo giorno, dopo dieci ore
ni. Il fiordo era ghiacciato, impossibile
di senso pratico. Alla fine la “grande
di marcia, decisi che era arrivato il
da risalire in barca, per cui per il tra-
assemblea” stabilì che alcuni membri
momento di bivaccare. Ma Matteo non
sporto del materiale fummo costretti
della spedizione sarebbero tornati al
ne voleva sapere: secondo lui avrem-
ad utilizzare l’elicottero. Ci inoltrammo
villaggio per procurarsi il cibo e tutto
mo potuto raggiungere il villaggio
quindi all’interno dell’isola e ci fer-
ciò di cui avevamo bisogno: la scelta
senza fermarci. Cercai di convincerlo
mammo per il primo bivacco, circon-
cadde su Matteo Visconti di Modrone
della necessità di riposare ma non ci
dati da pareti granitiche davvero im-
e Franco Baravalle. Rimasi un po’ sor-
fu nulla da fare: “Io proseguo” mi disse
pressionanti. La marcia continuò fino
preso per non essere stato consulta-
categorico. Allora io piantai la tendi-
al luogo prescelto per il campo base
to e, quando il capospedizione Bruno
na, mi infilai nel sacco a pelo con gli
Disgelo nella tundra, muschi colorati e licheni. Foto di Bruno Barabino
Cibo
Guadare i torrenti è diventata un’arte familiare. Foto di Bruno Barabino
immancabili tappi nelle orecchie e la
vuto una fiammante Porche: una bella
te caldo, mi svegliai completamente
mascherina (indispensabile, in quan-
differenza!
sudato. La tensione di quei giorni si
to anche sull’isola di Baffin, come in
Dopo sedici ore arrivammo nei
era liberata nel sonno. Acquistammo
Alaska, c’era sempre luce) e in pochi
pressi del villaggio. Eravamo solo a
quindi cibo in abbondanza: non man-
minuti mi addormentai. Mi svegliai che
duecento metri dalle case quando un
cava nulla e, di fronte a tutta quella
erano soltanto le quattro e chi c’era al
fiume bloccò il nostro cammino. Più a
roba tra cui prugne, frutta sciroppata,
mio fianco? Matteo! Aveva incontrato
valle si vedevano i resti di un ponte,
marmellata e cioccolato, pensammo
un fiume in piena e non aveva osato
distrutto da una piena, per cui fummo
ai nostri compagni al campo base, si-
tentare di superarlo: meno male che,
costretti ad affrontare direttamente
curamente piuttosto affamati. Matteo
malgrado l’inesperienza, la prudenza
la corrente. Impiegammo parecchio
andò in cerca del pilota dell’elicotte-
non gli mancava. Quel giorno cammi-
tempo, con le giacche di piumino che
ro onde accordarsi per il trasporto e,
nammo dodici ore prima di trovare un
facevano da salvagente dove l’ac-
mentre stavo pagando, tutta la gen-
nuovo posto adatto per bivaccare. E
qua era particolarmente alta, ma con
te presente nel negozio si diresse di
per cena, dopo tanta fatica, dovemmo
grandi sforzi e concentrazione per
corsa verso l’uscita. Non capivo cosa
accontentarci di un pacchetto di cra-
non perdere l’equilibrio raggiungem-
stesse succedendo – la cassiera, ad-
ckers a testa.
mo la sponda opposta, osservati dai
dirittura, aveva lasciato la cassa aperta,
Quella notte sognai piatti colmi di
bambini Inuit che avevano seguito
con i soldi in bella vista – e allora uscii
pastasciutta, ma sapevo che ormai
ridendo tutta la scena. Quei simpati-
anch’io. Tutti guardavano in direzione
eravamo prossimi alla meta. Il terzo
ci monelli ci accompagnarono quindi
del fiordo, attratti da qualcosa di spet-
giorno, mentre facevamo “colazio-
fino alla nostra baracca, divertendosi
tacolare: era arrivata una balena!
ne” con qualche caramella, Matteo mi
un mondo nel vederci tanto concia-
Nel frattempo Matteo era riuscito a
disse che era il suo compleanno. Io
ti: eravamo in mutande, con la giacca
combinare per il trasporto in elicottero
avevo ancora da parte alcune pasti-
fradicia e un grosso sacco sulle spalle.
del cibo (e di noi due)
glie di vitamine e gliene offrii quattro:
Alla fine, osservandoci, ci mettemmo a
“Non sono un granché - gli dissi – ma
ridere pure noi.
fino al campo e poco più di due ore dopo eravamo già in volo. Osservam-
considerale il mio regalo”. Mi ringraziò
Fu una notte di incubi con fiumi,
mo il fiordo ormai libero dal ghiaccio
e capii che le sue parole erano since-
ghiacciai, morene da superare, fan-
e ad un tratto scorgemmo la nostra
re anche se l’anno precedente, come
go e muschio ovunque, e il mattino
meta. Gli amici ci stavano aspettando
venni a sapere in seguito, aveva rice-
dopo, anche se non faceva per nien-
con impazienza: un po’ per fame, un
Nell’Artide per salire una montagna può essere necessario saper guidare una barca fra i ghiacci. Foto di Serena Sauli
Le Torri dell’Asgard. Foto di Bruno Barabino
Sosta e meditazione al campo. Foto di Bruno Barabino
po’ perché erano preoccupati per noi.
mai tramontando per sorgere appena
montagne che ci circondavano fosse-
Finalmente si poteva mangiare e, con
due ore dopo. Dal cosiddetto Ghiac-
ro aguzze ed altre più arrotondate, ed
il cibo, tornarono l’allegria e la possi-
ciaio del Caribù notammo in seguito
egli, con grande semplicità, mi spiegò
bilità di compiere qualche bella scala-
una bellissima parete e decidemmo
che le seconde erano rimaste intrap-
ta. Anche se in realtà, durante la mia
di salirla. Ci andammo in quattro – io,
polate per più tempo sotto i ghiacci
assenza, Luigino aveva già salito una
Luigino, Matteo e Serena – e dopo
che, muovendosi come una lima gi-
cima posta proprio di fronte al campo.
dodici ore giungemmo in vetta, bat-
gantesca, in milioni di anni le avevano
tezzando la montagna appena scalata
smussate sempre più. In seguito notò
“Cima Marta”. Qualche giorno di mal-
che a causa dei cambiamenti di una
Grazie a trenta metri di cavo da cin-
tempo ci bloccò al campo base ma al
morena, che ora impediva all’acqua di
que millimetri realizzammo un ponte
primo raggio di sole tentammo un’al-
scendere verso il mare, un lago si era
sospeso sul grande fiume. Il collaudo
tra cima: il monte Friga. Purtroppo le
allungato di cinque chilometri rispetto
toccò proprio all’Airoldi che, aggancia-
nuvole ci avvolsero a circa metà via e
a quanto indicato sulla cartina. Allora
to al cavo stesso con due moschet-
ci costrinsero alla fuga.
lui, con un pastello azzurro, aggiornò
Scalate
toni e tirato con una corda, passò da
Mi capitò anche di compiere un’u-
una parte all’altra con grande facilità: il
scita con il professor Cortemiglia, un
ponte funzionava. Decidemmo quindi
tipo simpatico dal quale imparai un
Se in tanti anni avevo imparato ad
di salire il Baldur: una montagna dalla
sacco di cose. Mi disse ad esempio
andare in montagna, quel giorno ap-
forma curiosa, con un grosso basa-
che la terra, durante le sue orbite at-
presi molte notizie sulla formazione e
mento roccioso. Arrivammo in cima a
torno al sole, era stata colpita più vol-
l’evoluzione del mio “terreno di gioco”.
mezzanotte, quando il sole stava or-
te da delle gigantesche meteoriti, e
Ed era tutto molto interessante.
18
Sentieri e Parole
con cura la mappa, indicando le nuove dimensioni dello specchio d’acqua.
che agli impatti seguirono sconvol-
Ad un certo punto decidemmo
gimenti climatici a noi inimmaginabili.
di tornare sui nostri passi e duran-
Approfittando della sua disponibilità
te la marcia di rientro – alcune ore
gli chiesi poi come mai alcune delle
di camminata – lo scienziato si fer-
mò più volte a raccogliere dei sassi.
dela? Forse, ma loro sembravano del
e cosa avevamo fatto. Parlammo poi
Li sceglieva con attenzione, li ripone-
tutto estranei al problema, continuan-
con il direttore che era veneto e que-
va singolarmente in alcuni sacchet-
do a sorridere.
sti ci comunicò che la sera avrebbe
ti di plastica indicandovi la posizione
Io però, vedendo che la barca si
offerto un brindisi in nostro onore.
originaria e la quota, e quindi me li
stava dirigendo verso una riva roccio-
Dopo esserci lavati e avere assun-
consegnava affinché li portassi nello
sa, cominciai a preoccuparmi e a gesti
to nuovamente un aspetto civile, vi-
zaino. Alla fine mi ritrovai con dieci
feci capire a uno degli Inuit di toglie-
sitammo Montreal. Entrammo anche
pietroni da almeno un chilo l’uno ed
re la candela dal motore. Finalmente
in una chiesa ristrutturata e restaurata
ebbi l’impressione di essere stato vit-
mi diede retta e, dopo averla pulita e
da tecnici e artisti italiani e, con nostra
tima di uno scherzo. Ma non era così:
averne lucidato i contatti, gliela ricon-
grande sorpresa, notammo un affresco
Cortemiglia mi spiegò che i campioni
segnai. La montò con attenzione e, al
con delle figure a cavallo: in mezzo al
dovevano essere piuttosto consistenti
primo colpo della corda di accensione,
dipinto, su un destriero bianco, cam-
per poter essere sezionati. Effettuato
il motore riprese a funzionare. Ora sì
peggiava la figura di Benito Mussolini!
il taglio sarebbero poi stati osservati
che si poteva sorridere…
In serata vennero organizzati grandi
al microscopio e ne sarebbe stata stu-
Arrivammo al villaggio in meno di
festeggiamenti con musica, danze e
diata la grana, dalla quale era possibile
un’ora e, non appena tutto il mate-
vino, e quando fu il momento di rien-
ricavare importanti informazioni.
riale fu scaricato su un grosso masso
trare in camera io e Luigino dovem-
a poche decine di metri dalla costa, i
mo rivolgerci alla direzione: nessuno
due simpatici compagni ripresero ra-
dei due, infatti, ricordava più il numero
diciottesimo
pidamente il largo. Camminando sui
della stanza.
giorno di permanenza e, camminan-
numerosi massi, tutti vicini l’uno all’al-
Il giorno seguente era in program-
do quotidianamente, lo studioso aveva
tro, avremmo raggiunto facilmente
ma una visita al consolato italiano e
perso ben quindici chili: era un aman-
la terraferma sennonché dopo pochi
una conferenza stampa ma sotto il
te della buona tavola, ma nella selvag-
passi, purtroppo per noi, arrivò l’alta
caldo dei riflettori, per di più in giacca
gia terra di Baffin, dovette per forza
marea. In un baleno l’acqua coprì tutti
e cravatta, non resistetti a lungo. Così,
accontentarsi. E il ventesimo giorno,
i sassi più piccoli e ci rifugiammo di
pensando che quegli illustri professori
dopo un bagno di Luigino nell’acqua
corsa sul più alto. I due Inuit erano
ora se la sarebbero cavata benissi-
gelata – il ghiaccio sotto i suoi piedi
ancora nei paraggi e li richiamai con
mo anche senza di me feci un cenno
aveva improvvisamente ceduto e lui,
un fischio: ci raggiunsero in fretta e
al Luigino e mi avvicinai all’uscita. Ci
poveretto, si ritrovò a mollo comple-
non potei fare a meno di pensare che,
seguì anche Serena Sauli e, sfuggiti
tamente vestito -, i grandi capi deci-
sapendo dell’imminente innalzamento
a tutte quelle chiacchiere, ci sentim-
sero che era arrivato il momento di
del livello del mare, quei pazzerelloni
mo decisamente più rilassati: la lunga
tornare a casa.
colsero in pieno l’occasione per farci
esperienza artica era ormai conclusa.
Hotel 5 stelle Eravamo
ormai
al
Smontammo il campo, bruciam-
una burla.
mo i rifiuti e raggiungemmo il fior-
Eravamo abbastanza conciati – da
do, e quindi la barca, per spostarci a
più di venti giorni, per colpa del gran
Pangnirtung. Ma dopo una ventina di
freddo, nessuno di noi si era mai la-
chilometri il motore cominciò a per-
vato – e così, quando finalmente ar-
dere qualche colpo e, poco dopo tac-
rivammo a Montreal, con il caldo l’u-
que completamente. La piccola imbar-
nico desiderio era di cacciarsi sotto
cazione si muoveva in balia del vento,
una bella doccia. Ci dirigemmo verso
come una giostra, e gli Inuit che erano
l’albergo e, quando lo vidi, rimasi stu-
con noi ridevano divertiti. Allora Mat-
pito: era un cinque stelle, prenotato da
teo disse loro qualcosa, quelli cerca-
non so chi. Ma, vedendoci così spor-
rono di far ripartire il motore ma non
chi, il portiere ci bloccò sull’ingresso e
ci fu niente da fare. Che fosse la can-
Matteo dovette spiegargli chi eravamo
Dal libro: Dilettante per professione di Dino Piazza e Carlo Caccia Casa editrice: Novantiqua Multimedia, 2003 Le foto sono tratte dal libro: Terra di Baffin. Note e impressioni sulla prima spedizione italiana alla penisola di Cumberland di M. A. Sironi Casa Editrice Bietti, Milano, 1973
Sentieri e Parole
19
DI REMO E DI CORDA Le imprese in Grignetta di Carlo Castelli ed Erminio Dones di Adriana Baruffini Un quadretto ricordo
“ERMINIO DONES, il valoroso canottiere campione d’Europa, socio
preparare ed eseguire la spaventosa
prima nella casa dei nonni materni, poi
ascensione. All’esilissima vetta DONES
in quella dei genitori.
legò, in omaggio al suo amato sport, un remo.”
“Ago Teresita 1860 m. Spettacola-
della Sezione di Milano del Club Alpino Italiano, dopo aver varie volte studiato la possibilità di domare l’Ago Angelina – una vertiginosa punta dolomitica varie volte e invano tentata che si erge minacciosa lungo la Cresta Segantini della Grigna, di fianco alla Guglia Angelina, - compì la sensazionale ascensione in compagnia del giovane alpinista lecchese CARLO CASTELLI, che la nostra Fotografia riproduce con DONES alla sommità dell’Ago ed in medaglione. Fu il mattino del 13 Settembre che ERMINIO DONES riuscì a porre piede sulla vergine cima imponendole il nome di sua sorella Teresita. DONES seguì la via d’attacco nell’intaglio tra l’Ago e la Guglia; impiegando quattro giorni per
13 settembre 1914
Questo trafiletto, intitolato “Una
re ago roccioso fra i più slanciati ed
grande vittoria alpinistica di un cam-
estetici pinnacoli delle Grigne. E’ po-
pione di Europa di Canottaggio”, rita-
sto subito a S dello sperone SE del
gliato da un giornale e incollato su un
Torrione Clerici, da cui è diviso dalla
cartoncino color avorio a commento
Bocchetta dell’Ago, e immediatamen-
di una magnifica foto della Guglia An-
te a N della Guglia Angelina, da cui è
gelina, dell’Ago e dei protagonisti in
separato dalla Porta d’Inferno”. Così
medaglione, compone il quadretto-ri-
scrive Eugenio Pesci nella sua guida
cordo di una vicenda importante nella
Le Grigne (CAI - TCI, collana Guide ai
storia alpinistica della Grigna, la prima
Monti d’Italia, 1998).
ascensione all’Ago Angelina. Racchiu-
La prima salita è raccontata sulla Ri-
so da una cornice di legno scuro, il
vista mensile del CAI (1915, pag 57), in
quadretto è stato recentemente ri-
un articolo firmato da Erminio Dones,
trovato, con altre foto appartenute al
che riportiamo a fondo pagina: un’ac-
nonno materno, dalla nipote di Carlo
curata descrizione tecnica ne mette in
Castelli, la signora Daniela Butti, che ne
evidenza le difficoltà riconoscendo il
ha fatto dono alla sezione di Lecco del
valore “del compagno di cordata pre-
CAI, ricordando di averlo visto appeso
scelto, Carlo Castelli, un giovanissimo
SULL’AGO TERESITA “Chi, dalla vetta della Grigna meridionale, questa, che ben a ragione fu
splendide guglie, a sud della Cresta Segantini.
Non disperando perciò e dopo ripetuti assaggi, decisi la mia via sullo
chiamata un’ottima palestra di roccia
L’una, dall’aspetto meno severo, fu
spigolo Sud, tra l’Ago e la Guglia. La
delle Prealpi Lombarde, tanto simile
chiamata Guglia Angelina, l’altra, ardi-
prima parte dell’ascensione consiste in
alle Dolomiti lontane, percorre il sen-
tissima e fino a ieri incontaminata, fu
una spaccatura profonda e strapiom-
tiero Cecilia che porta alla Capanna
conosciuta quasi per parentela colla
bante, una vera e propria porta dell’in-
Rosalba, passeggiata piena di emozio-
vicina, sotto il nome di Ago Angelina.
ferno, che dà di primo colpo un’idea
ni per i neofiti dell’alpinismo, non può
Varie comitive di valorosi campio-
delle asperità che si incontreranno poi.
non rimanere colpito dalla vista di due
ni della roccia avevano assiduamen-
Per vincere questa prima difficoltà,
te cercato da tutte le parti una via
non vidi altro mezzo che, portando-
di ascensione, ma erano fin qui state
si sul primo pianerottolo della Guglia,
inesorabilmente respinte dalle enormi
lanciare una corda su un intaglio della
difficoltà tecniche.
parete dell’Ago, distante alcuni metri,
20
Sentieri e Parole
e promettente arrampicatore lecchese” dotato di “agilità e leggerezza”. Un commento sulla salita compare anche sul numero 1, anno 1°, del Bollettino della SEL uscito il 4 gennaio 1915. L’autore è Annibale Ravasi, direttore della pubblicazione, alpinista lecchese che nel 1925 succederà a Mario Cermenati nella carica di presidente del CAI Lecco. La prima parte dell’articolo è “l’esposizione della prima arrampicata al puntuto Ago Angelina, stesa in conformità ai dati rilevati di presenza il giorno della vittoria, ed alle informazioni tecniche del primo salitore, amico Castelli”. A Castelli è attribuito il ruolo di “capo ascensione (primo in salita, secondo in discesa)”. Dopo la cronaca alcune note fortemente polemiche. Annibale Ravasi, “coll’amico Carlo Castelli”, è fra coloro che avevano effettuato “arrischiati e caparbi tentativi (invaniti da 3 o 4 metri di parete inesorabilmente erta e liscia) di superare la porta della scalata con arrampicata ad impiego di chiodi di sicurezza, ritroso di ricorrere ad una Il quadretto-ricordo della prima salita all'Ago Angelina
e con opportuna manovra, sostituirla
tino seguente, insieme al compagno
valica penosamente lo scabrosissimo
con corda altra più grossa, ridiscen-
di cordata prescelto, Carlo Castelli, un
passaggio; la roccia strapiombante
dere per issarsi a forza di braccia fin
giovanissimo e promettente arrampi-
ci obbliga ad una nuova diversione
lassù.
catore lecchese, risalita la Cresta Cer-
a sinistra, lentissima, essendo il pun-
Questa, insieme ad altre ricognizio-
menati, cara ai tanti Tartarins domeni-
to grandemente esposto, e le nostre
ni del percorso, fu l’opera compiuta
cali, ci portammo all’attacco. Le corde
condizioni, di stabilità relativa. Altra
nelle feste di settembre. Assicurata
erano in perfetto ordine.
manovra di spalla, torniamo sulla no-
questa prima parte, e collocate altre
Compiuta la prima salita alla fune,
stra destra, e solo l’aiuto di altri chiodi,
corde coll’aiuto di chiodi piantati nelle
una trentina di metri, seguiamo lo
ci permette di continuare sulla parete
fessure, ridiscesi, ripromettendomi di
spigolo quasi
assolutamente avara di appigli.
compiere l’ascensione la successiva
per giunta, friabilissima. Oltrepassa-
La vetta è vicina, l’ansia di toccarla
domenica, 13 settembre.
tolo, dobbiamo compiere un difficile
e la mancanza di un punto qualsia-
verticale, dalla roccia,
Il sabato salii con alcuni amici, col
passaggio a destra, poiché un maci-
cuore in tumulto per l’ansia dell’attesa,
gno pericolante ci costringe a girarlo.
a pernottare al Rifugio Albergo Carlo
Con molte precauzioni, isso sulle spalle
Porta della nostra Sezione, e al mat-
il compagno, che pianta un chiodo e
Sentieri e Parole
21
manovra di corda”. Trova fuori luogo
pubblicata nel 1925, con testi di Gianni
Malpensata, poi in via Nino Bixio, ed è
il tono eccessivamente trionfalistico
Barberi e schizzi di Angelo Calega-
sepolto al cimitero monumentale. Ha
con cui viene annunciata la vittoria, e
ri. Qui non compare il nome di Carlo
lavorato a lungo come caporeparto
non gradisce il cambio di nome del-
Castelli, ma è prassi degli autori tra-
alla Fiocchi Bottoni, in un reparto che
la vetta. Dedica poi alcune righe alla
lasciare i nomi dei primi salitori; in
occupava quaranta donne.
“difesa del cuspidato Ago che, vinto
compenso c’è un’accurata relazione
colle funi e coi chiodi, colle mani e coi
tecnica, riportata da Alberto Benini
piedi, col mare e col naviglio, si volle
nel numero 2 dei Quaderni di Modi-
Era di idee socialiste e antifascista,
ribattezzare dimenticando che esso si
sca Silvio Saglio e le prime guide delle
pur non avendo partecipato attiva-
erge lassù in seno all’immensità della
Grigne, a pagina 11. E qui il nome di
mente alla guerra di liberazione. Suo
buona e generosa montagna, dove si
Carlo Castelli incomincia a comparire.
fratello Giovanni fu fucilato dai fascisti.
dovrebbe arrivare colla mente e col cuore sgombri dal fardello delle cit-
Ha partecipato alla prima guerra mondiale come alpino.
La moglie Maria Spreafico Castelli La nipote racconta
(1899-1987) lavorava come lavandaia,
tadine miseriole ed ambizioni. L’Ago
All’epoca della prima salita all’Ago
e la sua postazione di lavoro, condivi-
era Angelina e rimarrà tale non sola-
Angelina Carlo Castelli è poco più che
sa con diverse altre donne, era il lago
mente per chi primo lo scalò, ma per
un adolescente, come dimostrano i
di Lecco, zona Imbarcadero.
tutti quanti sapranno pensarlo estra-
tratti del volto nel medaglione.
neo, schivo ed offeso dall’apparato da piazza che ne circondò la resa”.
Di lui sappiamo molto poco. Le uni-
Carlo e la montagna
che testimonianze sono quelle for-
Negli anni che precedono lo scop-
In realtà, qualche anno più tardi, ci
nite dalla nipote, Daniela Butti, che di
pio della prima guerra mondiale, Carlo
sarà un nuovo battesimo, e lo spigo-
questo nonno ha solo lontani ricordi
Castelli è sicuramente attratto, come
lo sud dell’Ago Teresita, già Angeli-
d’infanzia legati forse più ai racconti di
tanti suoi coetanei, dalla Grigna e
na, si chiamerà spigolo APE, in onore
famiglia che non alla conoscenza di-
guarda con curiosità e ammirazione
dell’Associazione Proletari Escursioni-
retta. E non ci sono altri parenti in vita
ai brillanti alpinisti milanesi che in-
sti.
che possano ricordarsi di lui.
cominciano a salire su torri e guglie
La prima salita all’Ago Angelina è ri-
Nato a Lecco il 25 gennaio 1896
cordata nelle varie guide della Grigna,
e morto il 17 maggio 1963, è sem-
a cominciare da quella del S.U.C.A.I.,
pre vissuto nella nostra città, prima alla
dedicato il suo archivio fotografico.
si dove sostare, ci fanno continuare
nottaggio, la passione pel quale non è
più necessari, e solo per le precauzioni
senza tregua la faticosa ascensione.
in me seconda a quella per l’alpinismo.
usate, ci è stato possibile soddisfare a
Finalmente l’ultima parte dello spigo-
In mancanza di pietre per costruire il
questo nostro sogno. Provi, chi ama la
lo ha appigli discreti, e con un mini-
tradizionale ometto, lo assicuriamo
roccia per se stessa, a ripetere que-
mo sforzo raggiungiamo la vetta, che
alla cuspide dell’Ago a cui imponiamo
sta ascensione, e vi troverà come noi,
concede appena appena posto a tutti
il nome della sorella mia, Teresita.
molto filo da torcere e la soddisfazio-
e due.
Laboriosissima è anche la discesa,
Gli urrah degli amici raccolti sul
dovendo man mano ritirare la corda
sentiero Cecilia, salutano la vittoria:
lasciata sul percorso e strappare il più
caliamo loro una lunghissima fune,
possibile dei chiodi piantati.
mediante la quale issiamo fino a noi
Tempo impiegato in salita, senza
un remo, simbolo dello sport del ca-
naturalmente contare i minuziosi preparativi dei giorni precedenti, 4 ore;
22
Sentieri e Parole
in discesa 2 ore. Grazie all’agilità e alla leggerezza del compagno, che mi permise di alzarlo a braccia nei punti
seguendo itinerari di roccia. E alla Grignetta
è principalmente
ne di avere sottoposto i propri muscoli ad una rude bisogna”. Erminio Dones
Erminio Dones Nato a Venezia il 14 aprile 1897, morto a Milano il 25 aprile 1945. Canottiere italiano, conquistò la medaglia d’argento nel due di coppia alle Olimpiadi di Anversa del 1920. Oltre che nella pratica del canottaggio, Dones si distinse precocemente in campo alpinistico, igurando fra i brillanti alpinisti milanesi, come Eugenio Fasana, Vitale Bramani, Gaetano e Antonio Polvara, Lucio Lucini, Arturo Andreoletti, Angelo Vassalli, Carlo Prochownick, che a cominciare dai primi anni del ’900 e ino allo scoppio della prima guerra mondiale, affrontarono le guglie della Grigna seguendo itinerari di roccia. Erminio Dones ha legato il suo nome ad alcune salite importanti. Oltre alla prima ascensione dell’Ago Teresita, di cui abbiamo diffusamente parlato nel testo, ricordiamo: la prima salita al Sigaro, campanile posto di fronte allo spigolo sud-ovest del Torrione Magnaghi meridionale, l’8 agosto 1915, in cordata con Angelo Vassalli ed Eugenio Fasana che lo ribattezzò Sigaro Dones in onore del compagno; la prima ascensione nel 1926 al Dito Dones, guglia posta poco più a est dello Zucco di Teral nell’abitato di Ballabio Superiore; la salita del Torrione Magnaghi meridionale per la fessura ovest, spaccatura Dones, nel 1915, con Angelo Vassalli.
Immagini di formazioni rocciose per
montagna, certamente al di fuori del-
lo più riprodotte in formato cartolina
la cerchia ristretta di parenti e amici,
postale, con stampata sul retro la di-
come si evince dal tono non partico-
dascalia (quasi sempre), il logo del CAI
larmente confidenziale dei messaggi.
Milano e il timbro dell’APE. Il soggetto
Carlo Castelli è socio della SEL, lo
più rappresentato è il Sigaro Dones, la
attesta Annibale Ravasi nel già citato
guglia che porta il nome dell’alpinista
articolo sul primo numero del Bolletti-
milanese col quale Castelli ha condivi-
no dell’associazione.
so la sua impresa alpinistica giovanile.
E’ anche iscritto al CAI Lecco, e il
Sul retro di una foto del Sigaro si leg-
suo nome figura insieme ad altri su un
ge una data scritta a mano in matita,
foglio di appunti, conservato nell’ar-
agosto 1923: ricordo di un’ascensio-
chivio sezionale, indirizzato nel 1930
ne compiuta dal nostro alpinista? Su
dal presidente Annibale Ravasi al te-
quella cima? Non è dato sapere.
soriere Ambrogio Carozzi perché sol-
Ci sono anche poche immagini dei
lecitasse il pagamento della tessera.
Piani di Bobbio, un Grignone carico
La nipote riferisce che Castelli è
di neve visto da sopra Esino e alcune
stato guida alpina locale. In particolare
foto di gruppo sullo sfondo delle no-
accompagnava spesso in Grigna alcu-
stre montagne. Una di queste, datata
ni componenti della famiglia Fiocchi:
1920, ritrae un gruppo piuttosto nu-
si faceva trovare nei pressi dello sta-
meroso di persone ai Piani di Bobbio
bilimento e in carrozza raggiungeva
innevati. Chissà che non si tratti di una
con loro i Resinelli, per poi guidarli in
gita sociale, una delle poche che, pro-
qualche escursione.
prio nel 1920, dopo i tempi bui della
E in montagna alla domenica por-
guerra, avevano segnato una timida
tava anche la moglie Maria. L’accom-
ripresa delle attività del CAI Lecco.
pagnò in Rosalba quando era gravida
Fra i ricordi, infine, qualche cartolina
al sesto mese, e la bambina che poi
dalle Dolomiti, con cenni ad ascensioni
nacque (madre di Daniela Butti) ebbe
effettuate intorno a Cortina, spedita
lo stesso nome del rifugio.
al nostro alpinista da persone che con lui condividevano la passione per la
Dall’alto: 1929. Grignetta, il Sigaro Dones. Grignetta, Torrione e Capanna Rosalba Passaggio della Direttissima, riprodotto su cartolina postale degli anni ‘20
Sentieri e Parole
23
In senso orario: gita ai Piani di Bobbio nel 1920. Esercizi di atletica. La squadra di soccorso del CAI Lecco in vetta al Resegone per la benedizione degli attrezzi nel 1932. Gruppo in Grignetta nel 1922: in piedi da destra il primo è Carlo Castelli, la terza è la moglie Maria.
La squadra di soccorso
suo valore storico, il trafiletto nel quale
solo con il cognome che, insieme a
Carlo Castelli faceva parte della
Carlo Castelli è citato nell’elenco dei
Ravasi, aveva partecipato al recupero
soccorritori:
dei cadaveri di un’altra sciagura av-
squadra di soccorso del CAI Lecco. Sul numero 3, maggio-giugno 1926,
“Il superstite raggiunto lo sventura-
venuta nel maggio 1914 sullo spigolo
della Rivista bimestrale della SEL, a
to compagno di corda cercò di riani-
Dorn, nei Magnaghi. Le vittime furono
pagina 11, sotto il titolo “Ancora scia-
marlo, ma il rantolo dell’agonia diceva
tre; unico superstite il capo cordata,
gure alpine” troviamo il racconto di un
imminente la fine che avvenne ver-
Eugenio Fasana, che aveva allora 22
incidente sul Sigaro Dones che coin-
so le 14. Nevischio, pioggia e nebbia
anni. La cronaca dettagliata sul Rese-
volse due abili rocciatori del CAI di
gravavano sulla funerea scena, fino a
gone del 22-23 maggio 1914.
Milano, provocando la morte di uno di
che, richiamati dalle grida, accorsero
La ”disgrazia dello spigolo Dorn”
loro, il ventitreenne Remo Camerini,
altri alpinisti. Lasciato il corpo esani-
ebbe ampia eco anche sulle principali
già prossimo alla cima. “Chiodo mal-
me si richiesero a Lecco aiuti, e questi,
testate nazionali come il Corriere della
fido”, caduta con “strappo violento” e
obbedendo a nobile impulso, partiro-
Sera e Il Secolo, mentre Achille Bel-
“rottura della corda” riassumono la di-
no nella notte stessa: Annibale Ravasi,
trame le dedicò una copertina della
namica dell’incidente. Quello che av-
l’ing. Ernesto Sala, Riccardo Redaelli,
Domenica del Corriere.
venne dopo è emblematico di come
Carlo Castelli, Domenico Fioretta, Be-
E non è un caso se tra le foto
si svolgevano all’epoca i soccorsi in
naglio Guido e l’ing. Ferruccio Grassi,
dell’archivio di Carlo Castelli si tro-
Grigna; trascrivo integralmente, per il
alle prime luci del mattino, erano già
va quella ormai classica del 1932 che
accanto al caduto. Verso le ore 8 era
rappresenta la squadra di soccorso del
raggiunta la Sinigallia, dove robusti
CAI Lecco in vetta al Resegone per la
montanari lo recarono fino a Ballabio”.
benedizione degli attrezzi.
24
Sentieri e Parole
E probabilmente è il nostro Carlo Castelli l’escursionista lecchese citato
Foto Archivio Carlo Castelli
BELLI E IMPOSSIBILI Piante e fiori velenosi delle nostre montagne
Le bacche del tamaro
di Annibale Rota
guito, possono risultare anche certe
animali al pascolo li evitano accurata-
ei fiori delle nostre montagne
radici, raccolte in questo caso dagli
mente ed è facile vederne ciuffi intatti
bellezza e tossicità convivo-
adulti per correggere le grappe o per
in prati per il resto brucati a zero. E
no spesso, come dimostra la
produrre degli amari.
pare che una sola pianta potrebbe es-
N
presenza nella nostra flora montana
Va anche detto che, come puntua-
sere letale per un cavallo o una muc-
delle specie più temibili tra quelle più
lizzerò poi in qualche caso, diverse di
ca. Il più comune da noi è il napello,
belle e vistose, come gli aconiti, gli el-
queste piante sono considerate “me-
Aconitum napellus, splendido a vedersi
lebori, le aquilegie, i narcisi, le pulsatil-
dicinali”, perché i loro veleni, in do-
con il suo grappolo di fiori blu-viola.
le, i colchici, i ranuncoli e molte altre
saggi rigorosamente controllati, sono
Meno comune è l’Aconitum vulparia
ancora.
utilizzati in medicina, e soprattutto in
dai fiori giallo-zolfini e quasi raro il
omeopatia e in erboristeria, per il trat-
giallo Aconitum anthora, che ho visto
tamento di varie disfunzioni.
solo due volte al Pialeral.
Il pericolo per l’uomo non è certamente rappresentato dai fiori, ma se è difficile pensare che qualcuno possa
La famiglia con il maggior numero
Tutti però contengono l’aconitina,
essere invogliato a raccogliere questi
di piante velenose è quella dei ra-
un potentissimo veleno che anche in
fiori per farne delle insalate, più pe-
nuncoli: praticamente tutte le specie
piccola quantità può provocare una
ricolosi, specie per i bambini, sono i
di questa famiglia sono più o meno
paralisi generale con arresto della re-
frutti, in molti casi costituiti da bacche
tossiche, alcune addirittura potenzial-
spirazione.
molto attraenti, come è il caso dell’uva
mente mortali.
di volpe, dei corallini, del tamaro, del
E’ questo il caso degli aconiti, il cui
sigillo di Salomone e di altre specie
nome pare derivi da una pianta, l’ako-
ancora.
niton, usata dai Greci per avvelenare
Pericolose, come vedremo in se-
i lupi! Sono talmente tossici che gli
Meno appariscente, ma altrettanto
Sentieri e Parole
25
Una spettacolare fioritura di aconito napello sulla riva del lago Zancone (alta Val Gerola)
tossico, è il Ranunculus thora, un fio-
Clematis recta e C. alpina, piante que-
Il colchico, Colchicum autumnale,
rellino giallo facile da vedere nei prati
ste che si “arrampicano” sui cespugli
un fiore roseo-lilla simile ad un gran-
montani, perché è anch’esso evitato
rivestendoli di fiori singolari; l’erba
de croco, che segna praticamente la
dagli animali al pascolo. E’ talmente
trinità, Hepatica nobilis, che rallegra i
fine dell’estate. Già il suo nome è un
velenoso che dalle sue radici gli anti-
boschi invernali con i suoi ciuffi di fiori
programma: deriva da Colchide, patria
chi Galli ricavavano un succo per av-
azzurri o violetti; le belle primaveri-
della mitologica maga Medea famosa
velenare le frecce.
li pulsatille, Pulsatilla alpina e la rara P.
esperta di veleni. Tutta la pianta, che
Continuando con le Ranuncolacee
montana, simbolo del Parco del Monte
spunta nella primavera successiva, è
ricordo gli ellebori, Helleborus niger, (il
Barro; alcuni anemoni, Anemone ne-
velenosa per la presenza della colchi-
nostro “bucaneve”), H. viridis e H. foe-
morosa e A. ranuncoloides, che pun-
cina, un alcaloide usato in medicina
tidus, tutti molto tossici e vescicanti, e
teggiano le radure boschive in prima-
per il trattamento dei reumatismi e
a seguire una serie di altre piante, un
vera. E con i ranuncoli mi fermo qui,
della gotta. La sua somministrazione
po’ meno velenose delle preceden-
anche se ce ne sarebbero altri.
deve avvenire con grande precauzio-
ti, ma che possono tutte provocare
ne e per brevi periodi, perché il suo
vesciche e irritazioni cutanee o di-
Radici pericolose
accumulo potrebbe portare all’avvele-
sturbi intestinali: le aquilegie, Aquilegia
Passando alle altre famiglie, non c’è
atrata, A. alpina e A. vulgaris; il botton
che l’imbarazzo della scelta, perché in
I veratri, Veratrum album e V. ni-
d’oro, Trollius europaeus; le clematidi,
quasi tutte ci sono specie più o meno
grum, sono molto velenosi e perico-
tossiche.
losi, perché la loro radice, scambiata
26
Sentieri e Parole
namento.
Tra le Liliacee, la famiglia dei gigli,
dai non esperti con quella della gen-
troviamo, molto velenosi, il colchico e
ziana e raccolta per unirla alla grappa
i veratri.
o all’alcool, può provocare avvelena-
zereum. Maturano verso la fine dell’e-
sulla lingua con pericolo di soffoca-
La radice della genziana viene infatti
state e sono di sapore acre. Provocano
mento. In primavera i germogli, bolliti
raccolta in autunno quando le piante
ulcerazioni nella bocca e, se ingerite,
per qualche minuto, sono consumati
non hanno più i fiori e, in assenza dei
possono danneggiare tutto l’apparato
come “asparagi” selvatici senza pro-
fiori, la genziana è abbastanza simile
digerente.
blemi. Li ho raccolti e mangiati anch’io
menti anche mortali.
al veratro. Va poi anche detto che la
Tossici sono due alberi comuni sulle
raccolta delle radici delle genziane è
nostre montagne. Il maggiociondolo,
Meno conosciuti e meno raccolti
proibita, ma sono in molti a non tener
eghen in dialetto, Laburnum alpinum,
sono i germogli della vitalba, Clema-
conto del divieto.
adorna in primavera i boschi con una
tis vitalba, una liana infestante che
Bisogna fare attenzione anche alla
cascata di grappoli giallo-oro, ma può
in autunno riveste le siepi di vistose
splendida frassinella, Dictamnus albus,
provocare bruciori di gola, sudorazio-
infiorescenze, perché i suoi frut-
perché il contatto con le sue foglie
ni e mal di testa. Per questo motivo il
ti sono degli acheni dotati di una
può provocare sulla pelle fastidiose
suo legno non viene bruciato nei ca-
lunga coda piumosa. Questa pianta
vesciche, macchie rosse e prurito.
mini, essendo anche maleodorante.
Ai gigli appartengono tre specie
Pianta dalle sgargianti bacche ros-
pericolose soprattutto per la tossicità
se, che lo rendono anche oggetto di
delle loro bacche.
frequenti “potature” natalizie, è l’agri-
Sono il sigillo di Salomone, Polygo-
foglio, Ilex aquifolium: le sue bacche
natum odoratum, dalle invitanti bacche
possono causare dolori di stomaco,
blu, che possono provocare vomito e
vomito e diarrea.
diarrea; l’uva di volpe, Paris quadrifolia,
Concludo con due specie “con-
che porta una sola bacca blu-nerastra,
troverse”, due specie cioè che per la
tanto attraente quanto tossica, parti-
maggior parte dei botanici sono tos-
colarmente per i bambini per i quali tre
siche in tutte le loro parti, ma i cui
o quattro bacche potrebbero risultare
germogli sono regolarmente raccol-
mortali, e il comune mughetto, Con-
ti e mangiati nel territorio lecchese.
vallaria majalis, le cui bacche rossastre
Sono il tamaro (tam in dialetto), Ta-
agiscono sul cuore e possono risultare
mus communis, un sottile rampicante
letali per i bambini.
che in autunno adorna i cespugli con
Pericolose sono anche le bacche
festoni di bacche rosse, che sono irri-
rosse del fior di stecco, Daphne me-
tanti per la pelle e provocano gonfiori
Elleboro verde
più di una volta.
contiene una pericolosa tossina, la protoanemonina, la cui concentrazione è però molto bassa nelle parti più giovani e pertanto i germogli, in modiche quantità, possono essere consumati. Le altre parti della pianta sono tutte tossiche e, se ingerite, possono causare seri disturbi, mentre le foglie più vecchie al contatto con la pelle provocano irritazioni e ulcerazioni. Foto di Annibale Rota
L’invitante bacca dell’uva di volpe
ZINGARANDO TRA MONTI E MARI Il racconto di Luigino Airoldi, alpinista esploratore del mondo
1977, Monte Tikkaracho, Cordillera Blanca Perù
di Adriana Baruffini
V
ado a trovare il nostro alpi-
vista su binari preventivamente trac-
Ci accoglie col suo sorriso da eter-
nista in un freddo pomerig-
ciati, perché Luigino è così: offre una
no fanciullo e ci introduce nel suo re-
gio di gennaio, nella villetta di
narrazione fatta di aneddoti, schizzi
gno: una specie di casa-museo dove,
Ballabio dove vive dal 1974. Con me
di persone e di luoghi, sentimenti ed
appese alle pareti o appoggiate sulle
c’è Angelo Faccinetto che scatta al-
emozioni che ogni volta si rinnovano,
superfici disponibili, sono raccolte le
cune fotografie e mi aiuta a contenere
quasi sempre all’insegna della legge-
testimonianze di una vita dedicata
il fiume in piena dei ricordi di Luigi-
rezza e dell’ironia; solo ogni tanto si
all’alpinismo.
no. Credevo di essermi documentata
ricorda di sottolineare anche il valore
Sul tavolone all’ingresso del salotto
prima di andare da lui, ma non riesco
alpinistico ed esplorativo delle avven-
colpisce una serie ordinata di gran-
in nessun modo a far scorrere l’inter-
ture che lo hanno reso famoso.
di buste bianche, piene di ritagli di
giornale: Alaska, Terra del Fuoco, Perù,
Luigino e Pinuccia si sposarono nel
da. E continua con il racconto della
Afghanistan, Groenlandia, Lapponia…
1955 ed ebbero un figlio e una figlia.
sua infanzia: “Sono cresciuto sotto il
commenti alle spedizioni di Luigino in
Fu lei, sua moglie, l’anello forte della
marciapiede. Mio padre morì d’infarto
giro per il mondo su giornali locali, ma
famiglia, lei principalmente si occupò
quando avevo sei anni e mezzo; era
anche su importanti testate nazionali
dei figli e della suocera malata, men-
stato in guerra e aveva una scheg-
o estere. Ad avviare questa archivia-
tre Luigino svolgeva il suo lavoro di
gia vicino al cuore, però la sua morte
zione fu la moglie Pinuccia, scompar-
meccanico e si ritagliava il tempo per
non è stata riconosciuta come con-
sa 25 anni fa. Luigino la ricorda con
assecondare la sua passione per la
seguenza della ferita di guerra. Mia
tenerezza e stima. Si erano cono-
montagna scorrazzando da un con-
madre, rimasta vedova a 36 anni sen-
sciuti giovanissimi a Malavedo, al bar
tinente all’altro. Non mancarono certo
za pensione, dovette vendere tutto
del Sole gestito dalla famiglia di lei e
a questa donna momenti di ansia e
quello che aveva a Laorca e si spostò
dove lei avrebbe lavorato per 70 anni.
di paura per le sorti del marito, come
a Malavedo.”
Un bar chiuso di recente, che fa da
quando nel 1970 prima lo credette
La residenza di Luigino sarà Mala-
sfondo a incontri e personaggi, come
disperso in Alaska, poi naufrago nel
vedo fino al 1974, quando si trasferi-
il Casimiro Ferrari che arrivava pun-
canale di Drake.
sce a Ballabio.
tualmente a bere il caffè al mattino presto, o padre Gianola che passava di
A 16-17 anni incomincia ad andare L’incontro con la montagna
in Grigna e incontra i monzesi: Wal-
lì con i suoi Cent pè quando andava in
Luigino (Pierluigi) nasce il 7 dicem-
ter Bonatti, Nando Nusdeo, Carluccio
Grigna: “Erano sempre senza soldi e
bre 1931 a Lecco, in Crogno, nel quar-
Casati, Andrea Oggioni…tutto il grup-
mia moglie non li faceva pagare, rac-
tiere di Laorca, ai piedi del Medale.
po dei Pell e Oss. “Andavo su, sentivo
comandando loro di non dire niente a suo papà”. Cassin e Airoldi all’ultimo campo del Mc Kinley
“Ho imparato ad arrampicare ta-
dove avevano in mente di arrampicare
gliando legna sotto il Medale”- ricor-
e da solo seguivo le cordate perché
Groenlandia 1966, in vetta alla cima battezzata Lecco
non volevo chiedere agli altri”. La pri-
biamo deciso che devi andare avanti
avevo arrampicato tutto l’anno con
ma scalata fu il Canalino Albertini al
tu -. Io mi sentivo forte perché avevo
Stefano Longhi e Vittorio Buttironi -
Torrione Magnaghi Meridionale.
appena fatto la nord-est del Badile, e
racconta -, poi cadendo in moto mi
ho accettato”.
sono rotto tibia e perone e ho dovuto
Nel 1954, la prima montagna im-
rinunciare”.
portante, il Badile parete nord-est, che
Luigino diventa amico di Dino Piaz-
allora aveva avuto pochissime ripe-
za: “Era bravo il Dino. Non sempre
Luigino Airoldi entrerà a far parte
tizioni. Compagno di cordata Rinaldo
poteva venire ad arrampicare per-
del gruppo Ragni nel 1954. Nei primi
Amigoni, un calolziese trasferito a Se-
ché aveva due ditte di cui occuparsi,
anni Sessanta diventa Accademico
sto San Giovanni. Poi il Monte Bianco,
messe in piedi da lui, una qui e una
del CAI e ha l’opportunità di cono-
le cime di Lavaredo, numerose altre
in Brasile”.
scere personaggi di spicco non solo
salite sulle Alpi e nelle Dolomiti, sem-
Una settimana dopo il Badile, altra
dal punto di vista alpinistico, ma an-
arrampicata importante sulla via Nie-
che culturale, come il conte Bona-
dermann al Salbitschijn, nella Svizzera
cossa, Ugo da Vallepiana, Carlo Negri,
centrale. “Ero d’accordo col Giovanni
Nino Oppio, e arrampica con loro. Con
Negli stessi anni la prima arram-
Ratti che non si è presentato, forse
il conte Bonacossa e Giovanni Rat-
picata con i Ragni: “Ero alla Gianetti
non si fidava…La salita l’ho fatta con
ti partecipa all’esplorazione di alcune
e aspettavo i monzesi, ma era brutto
Snapitus e Arnaldo Tizzoni: due ragni,
montagne della Val d’Ossola; di Nino
tempo e non sono arrivati. Lì ho tro-
un accademico e una guida!”.
pre con il gruppo dei monzesi. Ragno e accademico
vato Giovanni Ratti, Oddone Rossetti e
In quegli anni, l’obiettivo di molti al-
Dino Piazza che andavano a fare la via
pinisti era la Nord dell’Eiger. “Claudio
Molteni sul Badile e mi sono unito a
Corti per l’Eiger aveva chiesto a me e
loro. All’attacco mi hanno detto: -Ab-
ad Annibale Zucchi, e per prepararmi
L’intervista
31
via Oppio alla Punta della Sfinge… Mi
di San Nicolò, neanche troppo leggera,
ricordo una volta sulla Niedermann
che aveva deposto in vetta all’arrivo,
abbiamo incontrato quattro tedeschi
pensando di lasciarla lì; iniziò la disce-
Negli anni fra il 1957 e il 1960 Luigino
che si erano persi. Riccardo aveva due
sa, ma dopo una mezz’ora di cammi-
arrampica spesso con Riccardo Cassin.
mele, unica riserva di cibo, e le ha di-
no, non sentendosi tranquillo, decise
“Il Riccardo mi aveva visto arrampica-
vise fra tutti. Riccardo era così…”
di tornare indietro a recuperare il san-
Oppio ripete tutte le vie. Quella volta in Albigna
re la settimana prima sul Costanza. Mi ha convocato nel suo negozio che al-
to protettore della città per riportarlo Sul McKinley con San Nicolò
nella basilica da cui era partito.
lora era in piazza XX Settembre, sotto
Nel 1961 Luigino è fra i componenti
Luigino racconta l’impresa del Mc
la sede del CAI Lecco, e mi ha detto:
della spedizione Città di Lecco alla Sud
Kinley con leggerezza mista a orgo-
Domenica andiamo a fare un giretto in
del Mc Kinley, “unico lecchese puro
glio, lasciando solo trapelare le paure
Albigna. Aveva in mente di fare la pri-
sangue e unico sposato. Ho rischiato
e le preoccupazioni di allora: “Appena
ma ripetizione di una via sopra la diga
di essere lasciato a casa per il fatto
arrivato con Annibale al campo base,
aperta da alpinisti tedeschi. Quando il
di avere famiglia, perché allora nelle
una schiarita improvvisa ci ha mostra-
Riccardo chiamava ci si metteva tutti
spedizioni ad alto rischio si tendeva a
to quei paurosi 3200 metri di spigo-
sull’attenti! In quei giorni non ho dor-
privilegiare gli scapoli. Ho in mente le
lo, veniva voglia di tornare indietro!”.
mito. Alla partenza, ero lì impalato con
fotografie spettacolari del Mc Kinley
Riccardo, decisamente più anziano ed
la corda, sento la voce del Riccardo -
che giravano nel ’61 in sede CAI, io
esperto dei compagni, preparava loro
Se specet a ‘nvias?.- Per l’agitazione
allora ero il più giovane dei consiglieri”.
il cibo energetico che dovevano ob-
sono partito come un razzo in libera
Luigino ricorda con affetto i compa-
bligatoriamente mangiare al mattino
senza sicurezze e ne ho sentite un
gni di allora, arrivati tutti in vetta: Gigi
prima di partire: pezzetti di lardo, di
sacco al primo tiro. Da quel momento
Alippi e Jack Canali che erano amici
pancetta o di salame che ingurgita-
siamo diventati amici e insieme ab-
ed erano in cordata insieme, Romano
vano controvoglia. “La montagna l’ab-
biamo fatto moltissime arrampicate
Perego che non conosceva nessuno
biamo fatta tra tutti, ma Riccardo ci ha
sulle Alpi, come una delle prime ripe-
e si era legato con Annibale Zucchi,
dato la spinta”.
tizioni della Via delle Guide al Crozzon
e lui, Luigino, in cordata con Riccar-
Luigino è già tornato una volta in
di Brenta, o la Nord-ovest del Badile,
do Cassin fino a 300 metri dalla vetta,
Alaska nel 1970, quando ha scalato
una via dura che aveva avuto poche
poi con Annibale. Nello zaino Luigino
l’Hubbard in solitaria, e vorrebbe an-
ripetizioni, o la prima ripetizione della
si era portato una statuetta di bronzo
darci ancora, salute permettendo, la
1977, traversata del deserto del Sahara
Baffin 1972, da sinistra Dino Piazza, Luigino Airoldi e Alberto Dalla Rosa
prossima primavera. Mostra con or-
ne, alcune note in ambiente alpinistico,
Campanil Basso, e lui quando siamo
goglio una mail inviatagli nel maggio
altre frutto di incontri occasionali: la
rientrati a notte fonda ha commentato
2011 da Roger Robinson, ranger di al-
ricercatrice inglese che, raggiunta l’e-
come al solito che la Provvidenza è
pinismo della stazione di Talkeetna del
tà della pensione, girava da sola per
sempre arrivata!”
Denali (nome dato dai nativi a questa
il Kashmir; il russo Leonid, conosciuto
A volte le vicende personali si inne-
montagna): “Caro Pierluigi Airoldi, la
in Antartide, col quale Luigino scalò
stano su situazioni storiche particolari,
seconda ascesa della parete sud, che
un paio di montagne battezzate con
come nel 1981, quando il nostro alpi-
ora si chiama Cassin, fu completata nel
nomi italiani e che continua a scriver-
nista, reduce da una salita all’Illimani,
1967 da una spedizione giapponese;
gli due volte all’anno; gli alpinisti ne-
dovette scappare dalla Bolivia dove si
degli otto partecipanti due raggiunse-
ozelandesi compagni di arrampicate
era appena verificato un colpo di stato
ro la cima il 26 maggio. La tua sca-
in Argentina nel 1970 durante il tra-
militare: “Avevo il passaporto pieno di
lata nel 1961 fu certamente una dura
sferimento dall’Artide all’Antartide; il
visti russi e mi hanno messo in prigio-
battaglia e una delle conquiste più no-
solitario cercatore d’oro incontrato in
ne per 4 o 5 giorni”.
tevoli a livello mondiale per quei tempi,
Alaska; padre Panigatti, missionario in
congratulazioni”.
Afghanistan...
La narrazione di Luigino lascia trapelare un’inesauribile curiosità per i
Un incontro mancato fu quello con
luoghi e le culture, un’istintiva capacità
padre Augusto Gianola. Per raggiun-
di accogliere il diverso e di adattarsi a
Luigino ha al suo attivo 42 prime
gerlo Luigino affrontò con quattro ri-
costumi inconsueti senza pregiudizi o
salite extraeuropee, 12 in Perù, le altre
cercatori francesi una lunga discesa in
atteggiamenti di superiorità: “Mi piace
in Equador, Cile, Argentina, Columbia,
canoa sul fiume Napo, da Quito a Ma-
proprio conoscere la gente”. L’istinto
Bolivia, Antartide, Baffin, Africa, Kash-
naus, in Amazzonia, ma il missionario-
dell’esploratore è particolarmente evi-
mir e Ladhak, Groenlandia, Afghani-
alpinista-esploratore era nel bel mez-
dente nel resoconto di alcune spedi-
stan…in giro per il mondo a 360 gradi,
zo della foresta. Luigino ricorda con
zioni, come quella del 1972 in Canada,
da un continente all’altro, senza aver
affetto l’amico d’infanzia: “Eravamo
che vide i primi italiani penetrare nella
mai avuto incidenti o seri problemi di
cresciuti insieme nello stesso quartie-
baia di Baffin, o l’Afghanistan del 1974,
salute. Nel suo racconto sfilano le tante
re, uno di qua e uno di là dal ponte”
per non parlare di alcune avventure
montagne sulle quali ha regolarmente
e non può fare a meno di ricorda-
africane.
piantato il gagliardetto del CAI Lecco,
re “quella volta che insieme al Dino
In Africa Luigino è stato 17 vol-
ma trovano posto anche molte perso-
Piazza l’ho tirato fuori dalle rogne al
te, con quattro salite al Ruwenzori: a
Alpinista ed esploratore
In vetta al Kilimangiaro con il gagliardetto del CAI Lecco
A un Festival di Trento di molti anni fa, foto di gruppo con i fuoriclasse dell’alpinismo.
metà degli anni ’70 ci fu la ripetizione
volo fosse il Perù via Francoforte-San
partenza per la traversata del canale di
della via aperta nel 1906 dal Duca de-
Francisco. “A San Francisco, unico dei
Drake da Capo Horn all’isola di Decep-
gli Abruzzi (“immerso nel fango per i
passeggeri, sono saltato giù dall’ae-
tion in Antartide. Raggiunge la Terra
primi dieci o venti giorni volevo quasi
reo e ho cercato un volo per Karachi.
del Fuoco, si imbarca come mozzo,
tornare indietro”); nel 1979, l’apertura
Non so come ho fatto a farmi passa-
e nonostante una terribile tempesta,
di una via nuova sullo spigolo est. Nel
re per studente, avevo più di 40 anni,
arriva a destinazione. Le vele di dai-
1977 fu la volta del Kenia, dove aprì
e ho capito che il controllore non era
no, distrutte dal vento, devono essere
una via nuova con Casimiro Ferrari, e
convinto, però mi ha lasciato andare,
sostituite con vele di cotone grosso.
del Kilimangiaro; e poi le traversate nel
commentando che come studente
I turni a bordo sono faticosi: due ore
deserto del Sahara e del Teneré, 1977
dovevo essere un po’ fuori corso. In
al timone, due ore di guardia. Luigino
e 1983, con diverse scalate e apertura
quei paesi ho visitato i monasteri più
ci mostra le pagine intere, e spesso
di vie probabilmente nuove. In Africa
belli del mondo, girando con i mezzi
le prime pagine, dedicate dal Tempo
Luigino si è recato spesso anche per
loro e mangiando dal piatto di legno”.
di Roma all’avventura del veliero in
missioni umanitarie collaborando con
Antartide, con titoli ad effetto e fo-
l’associazione Mondo Giusto. Ha con-
Zingarando dall’Artide all’Antartide
tografie. In una immagine compare in
diviso alcuni di questi viaggi con Dino
Nel 1970 Luigino torna in Alaska con
primo piano un piede nudo : “E’ mio
Piazza che una volta si è ammalato di
quattro compagni, obiettivo l’inviolata
quel piede, un freddo della madonna!”
malaria: “Al terzo giorno, bolliva già;
parete ovest del monte Hubbard, 4557
Ricorda di avere avuto un momento
dicono che sono le zanzare femmine
metri. La spedizione è perseguitata dal
di tristezza il giorno di Natale, appena
a trasmettere la malaria, e a lui le fem-
maltempo che ostacola i trasferimenti
passato capo Horn. Sulla via del ritor-
mine correvano dietro tutte…”
aerei alla base della parete e i cinque
no passa per le Falkland. Quando dalla
A volte Luigino è partito da solo,
alpinisti non riescono a stare insieme.
Terra del Fuoco è pronto a partire per
come alla fine degli anni ’70, destina-
Luigino raggiunge da solo la cresta
l’Italia, il capitano del veliero gli co-
zione Kashmir e Ladhak. Quella volta
sommitale poi si perde nella neve e
munica che la Marina militare italiana
sfruttò un’occasione offertagli dal ti-
viene ritrovato dopo 14 giorni. Per
(Luigino aveva scoperto solo dopo
tolare dell’agenzia Il Ventaglio, un volo
Luigino però, l’avventura non finisce
l’imbarco di essere al servizio della
per studenti acquistato da un giova-
qui. Al consolato italiano di New York
Marina!) ha autorizzato la continua-
ne tedesco che non l’avrebbe utiliz-
scopre la possibilità di imbarcarsi sul
zione del viaggio fino all’isola di Pa-
zato. Peccato che la destinazione del
piccolo veliero “San Giuseppe Due” in
squa. La tentazione è forte, ma dopo
Monte Hubbard, Alaska,1970
Monte Rasac, 6292 m, Cordillera Huayhuash, Perù
otto mesi e mezzo di assenza è pro-
to una montagna bellissima, il Tirisbir,
pinismo, scialpinismo e roccia. Ha al
prio ora di tornare a casa. “Il veliero è
vicina al Pik Lenin e ho percorso per
suo attivo 25 anni come istruttore
esposto a Roma nel Museo della Ma-
venti giorni una lingua di ghiacciaio
alla scuola di roccia di Carate, dove
rina e c’è anche il mio nome, Luigino
che sconfina in Cina. Non avevo il vi-
ha conosciuto monsignor Busti, futuro
Airoldi, alpinista (‘mozzo’) dice con un
sto, ma neanche il passaporto che era
prevosto di Lecco, e 20 anni a quella
certo orgoglio. Le avventure di questo
rimasto a Kabul. I cinesi però non mi
di Bovisio Masciago, dove ha collabo-
viaggio sono narrate nel libro di Fran-
hanno trattato male, mi hanno anche
rato con il padre di Gabriele Bianchi,
co Giovannini Zingarando, dai diari di
fatto vedere la Grande Muraglia, poi a
futuro presidente del CAI nazionale.
viaggio di Luigino Airoldi pubblicato
Pechino mi hanno messo su un aereo
A Lecco ha diretto la scuola di roccia
nell’aprile 2015.
e mi hanno spedito in Italia”.
per 5 anni.
Sul viaggio in Afghanistan sarà 1974, Afghanistan
pubblicato un libro scritto a più mani.
Nel dopoguerra è stato tra i fondatori della squadra di soccorso del CAI
“Sono stato in giro per l’Afghanistan
Mentre Luigino era a zonzo per l’A-
per cinque mesi e mezzo, a cavallo e
sia, dall’altra parte del mondo la spe-
Negli anni ’60-’70 ha partecipa-
in cammello. Poi una volta sono ca-
dizione italiana guidata da Casimiro
to a numerosi rally di scialpinismo:
duto e il cammello l’ho abbandonato,
Ferrari, nel centenario della fondazio-
rally delle Tre Funivie in Valsassina,
meglio andare a piedi”. Era partito con
ne del CAI Lecco, arrivava in vetta al
rally delle Dolomiti (Marmolada-Sas-
una spedizione alpinistico-esplorativa
Cerro Torre per la parete Ovest. Non
so Lungo), e poi Val d’Isère, Pirenei,
del CAI di Bovisio Masciago, desti-
so se ci sia rimpianto per l’occasio-
Innsbruck. Compagni di squadra abi-
nazione Hindukush afgano, una delle
ne mancata, “Magari non mi avrebbe-
tuali erano Dino Piazza, Cesare Giu-
zone più sconosciute del mondo al
ro voluto lo stesso” dice Luigino. Con
dici, Felice Anghileri, Giulio Bartesaghi;
confine con Russia, Cina e Pakistan.
Casimiro già ammalato, pochi anni
ottimi i risultati, con quattro vittorie e
Lì compie varie nuove ascensioni. “I
prima della sua morte avvenuta nel
secondo o terzo posto nelle gare non
russi mi hanno trattato da re. Avevo
2001, il nostro alpinista compirà un
vinte.
portato con me una scorta di botti-
tentativo di salita invernale al Cerro
gliette di whisky collezionate sull’ae-
Grande in Patagonia.
un’avventura rocambolesca: “Ho sali-
L’attività alpinistica di Luigino ha avuto moltissimi riconoscimenti. Di
reo e ne regalavo loro una al giorno, in cambio mi offrivano vino”. Anche qui
Lecco.
alcuni è particolarmente orgoglioso, La scuola, i rally, il soccorso Luigino è istruttore nazionale di al-
Nella casa di Ballabio durante l’intervista. Foto di Angelo Faccinetto
come l’ammissione al Group Haute Montagne francese, nel 2006, su pre-
Luigino nella sua casa di Ballabio il 17 gennaio 2017. Foto di A. Faccinetto
sentazione del grande Pier Mazeaud,
ormai la frequenta solo da escursio-
sito abilità informatiche che gli con-
o i tre premi ricevuti in anni diversi al
nista.
sentono di inserire nei suoi computer dati e foto: “Senza computer sono un
Trento film festival (del primo conser-
In anni relativamente recenti ha fat-
va una foto ritagliata da un giornale
to dei trekking in Pakistan, Nepal, Ti-
che lo mostra insieme a una ventina di
bet. Nella valle del Combo in cammino
Consapevole di aver fatto delle cose
fuoriclasse dell’alpinismo internazio-
verso il campo base dell’Everest ha
straordinarie, sente il bisogno di la-
nale). E’membro onorario del Grup-
trovato sette spedizioni, un migliaio di
sciare un ricordo della sua vita così
po Alpino di Lima, cittadino onorario
persone in movimento, niente a che
profondamente legata alla montagna e
della Città di Anchorage, Azzurro d’I-
vedere con la sua idea di andare in
intrecciata con la storia dell’alpinismo
talia. Ha avuto la nomina di Cavaliere
montagna e di esplorare.
lecchese e del CAI Lecco “uno dei più
uomo morto” – commenta.
conosciuti al mondo”.
e Grand’ufficiale della repubblica. Nel
Ha sempre avuto attenzione per il
2009 è stato invitato in Parlamento
mondo del volontariato, tanto che uno
E qui affiorano note amare: “Lecco,
e ha presentato due film sulle sue im-
dei premi al Trento film festival gli fu
la città alpinisticamente più importante
prese; ricorda con emozione il minuto
conferito a riconoscimento della sua
d’Europa, non è stata capace di rac-
di silenzio proposto in onore dei Ragni
attività di volontario oltre che di al-
cogliere in un museo le testimonianze
di Lecco.
pinista.
degli uomini che l’hanno resa famosa.
E’ stato chiamato in ogni parte d’I-
E’ stato tra i fondatori del gruppo
Il mio materiale, contro ogni mio de-
talia per raccontare le sue avventure,
“Jack Canali” con sede a Erba, e da
siderio, finirà al Museo della Montagna
ospite di sedi CAI prestigiose come
26 anni dedica almeno un giorno alla
di Torino”.
quella di Torino.
settimana a una comunità di portatori
A 85 anni conserva una buona for-
di handicap.
ma fisica, appare sereno, non ha perso
Da qualche tempo poi sta metten-
la sua capacità innata di pensare po-
do mano in modo sistematico alle sue
sitivo e di fare progetti. La montagna
memorie e a questo scopo ha acqui-
Attestati e cimeli nella casa di Luigino. Foto di A. Faccinetto
Foto Archivio Luigino Airoldi
ATOMICA
La nuova via sul Sasso dei Carbonari dedicata a Marco Butch Anghileri
di Michele Mandelli e Claudio Cendali la notte per attaccare la parete alle
conduce al rifugio Elisa dalla
prime luci dell’alba.
Lo scorso inverno mi ero più volte seduto su questo stesso sentiero
piccola frazione di Rongio è
Domani sarà ferragosto e più di ogni
con binocolo, macchina fotografica
illuminata da tre luci frontali. Riccardo
altra cosa vogliamo portare a termi-
e un taccuino per annotare qualche
Colombo “Camel” si è offerto gentil-
ne la linea che da tempo inseguo con
appunto. Con me Marta, compagna
mente di trasportarci il carico pesante
lo sguardo sulla parete sud-ovest dei
paziente di questi lunghi silenzi in cui
di uno zaino sino al posto in cui io e
Carbonari, desideroso di toccare con
con lo sguardo e il pensiero si comin-
Claudio avremmo deciso di bivaccare
mano quell’idea.
cia a tracciare la via.
Michele su L4
Q
uesta sera la mulattiera che
Continuiamo a salire lungo il ripido sentiero, ma con le parole siamo già in parete. Ci preoccupa la lunga spaccatura che taglia orizzontalmente il secondo pilastro, tuttavia resta forte il desiderio di realizzare una salita piacevole e non troppo forzata. Quando le parole si interrompono per prendere fiato, a differenza di altre salite compiute insieme, un pensiero diverso ci accompagna questa sera. Quello di un amico scomparso, che ci ha lasciato senza un saluto, ma con il ricordo di tanti progetti condivisi e di fughe notturne in Grigna. E’ in questi spazi, che più di ogni altro luogo, la memoria si fa vivida, perché qui ci siamo legati per l’ultima volta. Giungiamo a tarda sera al punto individuato per il bivacco. Salutiamo e ringraziamo “Camel” che ritorna verso casa, leggero del nostro materiale. La notte passa veloce e alle prime luci risaliamo il canale sino all’attacco della via. Il primo pilastro lo conosciamo già. Un decina di giorni prima con noi c’era anche Pietro e assieme avevamo realizzato i primi sei tiri lungo 280 metri di roccia compatta, caratterizzata da placche e leggeri strapiombi. Saliamo quindi veloci usando i chiodi di salita e le soste attrezzate lasciate in parete. Siamo all’attacco del secondo pilastro e ancora una volta la concentrazione aumenta per seguire sulla roccia l’idea pensata da lontano durante le osservazioni invernali. In questo punto nel 1980 i Gamma Mario Valsecchi e Luca Borghetti attaccavano la fessura che dalla base del
40 Alpinismo e arrampicata
SCHEDA TECNICA Via aperta il 4 agosto 2016 da Michele Mandelli, Claudio Cendali e Pietro Bonaiti Pedroni e conclusa il 15 agosto 2016 da Michele Mandelli e Claudio Cendali. Sviluppo: 680 m (di cui circa 90 di canale) Difficoltà: VI+ (alcuni tratti A0 e A1-A2) Materiale: mezze corde da 60 m, dadi, friends (fino a 2BD), staffa, una scelta di chiodi (utili lama e foglia), cordini per le numerose clessidre. Soste: parzialmente attrezzate (si veda relazione) Accesso: da Rongio (Mandello del Lario - Lecco) prendere il sentiero per il Rifugio Elisa. Dal rifugio portarsi sotto i ripidi prati della parete sud e risalire il terzo canale fino alla base della parete dei Carbonari. L’attacco della via resta a destra del canale che separa il Sasso di Seng dal Sasso dei Carbonari in corrispondenza di un pilastro (i primi metri sono in comune con la via Danilo Mason) Discesa: dalla cima lungo il sentiero in direzione della ferrata C.A.I. Mandello. Scendere per la stessa lungo la cresta nord-est fino alla Bocchetta della Val Cassina. Scendere il canalone e riportarsi alla base della parete. RELAZIONE L1) salire il facile canale diedro a destra del pilastro per circa 20 metri, procedere dritto (la Via Danilo Mason piega a destra) sino alla sosta in corrispondenza di una placca (III, 60 m. Sosta su clessidra e un chiodo); L2) spostarsi qualche metro a sinistra risalendo un facile diedro, poi continuare verso sinistra raggiungendo una comoda cengia con sosta attrezzata su due chiodi (III, IV, 50 m); L3) risalire lo spigolo e la successiva fessura, poi piegare a destra affrontando alcune placche in direzione di un diedro dove si trova la sosta (V, V+, 30 m. Sosta su due chiodi); L4) affrontare la placca e il successivo strapiombo (A0). Continuare dritto (V+) in direzione di una nicchia con grossa clessidra; affrontare la placca di sinistra (V) e continuare verso un’altra nicchia raggiungendo la sosta su clessidra (A0, V+, V, 50 m); L5) superare lo strapiombo (A0) e proseguire su placche (V) in obliquo verso destra (clessidre) mantenendosi a destra di alcuni strapiombi . La sosta si trova in corrispondenza di un diedro (A0, V, 50 m. Sosta su due chiodi); L6) proseguire dritto su roccia compatta seguendo i numerosi chiodi (A0, A1) per circa 20 metri, poi piegare decisamente a sinistra e più facilmente raggiungere la sommità della struttura (A0, A1, VI+, IV, 40 m. Lasciato un chiodo di sosta); L7) salire il diedro ed uscire a sinistra, superare uno strapiombo e continuare verso destra su roccia delicata. Affrontare una placca traversando ancora verso destra e proseguire alla sosta in corrispondenza di uno spuntone di roccia (V, V+ 30 m. Sosta su tre chiodi); L8) affrontare la placca, poi un diedro su roccia friabile (tiro in comune con vecchia via non relazionata che sale dal canale del Sasso di Seng) V, 30 m. Sosta su due chiodi; L9) dalla sosta proseguire verso destra in placca, poi seguire una fessura ed uscirne a destra su cengia (V, 30 m. Sosta da attrezzare, tiro in comune con vecchia via non relazionata che sale dal sasso di Seng); L10) L11) raggiungere la cima del primo pilastro del Sasso Carbonari e procedere per circa 100 metri lungo il canale giungendo la base del secondo pilastro (soste da attrezzare); L12) dalla sella proseguire dritti lungo una serie di placche in direzione di uno strapiombo staccato dalla parete. Affrontare la placca (A2) a sinistra dello strapiombo e continuare per fessure sino alla cengia su due chiodi (VI+, A2, VI, 40 m); L13) affrontare il lungo traverso con arrampicata esposta sino al suo termine (VI, 40m. Sosta su due chiodi); L14) procedere su roccia delicata in direzione della evidente nicchia, uscire a sinistra e continuare dritto su roccia lavorata a buchi (VI+, V, 40 m. Un chiodo di sosta); L15) continuare facilmente sino ad una zona di pini mughi (III, 60 m.) L16) scendere in direzione del canale sottostante e affrontato un facile camino si raggiunge la cima ( III, 30 m)
Disegno e tracciato della via
pilastro va obliqua verso destra completando la nuova via Danilo Mason. Dieci anni dopo Manuele Panzeri e Riccardo Milani completarono la via del Cipo, sempre su questo pilastro restando più a destra rispetto alla Danilo Mason. Noi oggi invece procederemo dritti, mantenendoci a sinistra rispetto alla via di Mario Valsecchi e Luca Borghetti. Superata una difficile placca, raggiungiamo il punto in cui la parete è tagliata da una fessura dove la logica prosecuzione è un lungo traverso verso sinistra. Affronto la spaccatura, immerso in dense nuvole grigie, incoraggiato da Claudio. Dopo circa 20 metri mi trovo a metà del traverso, il vento soffia e le nuvole si diradano, lasciando il posto all’esposizione. Fantastico, stupendo, ATOMICO… avrebbe detto il Butch! Ancora un tiro su roccia lavorata e poi la parete si fa più appoggiata e le difficoltà diminuiscono. La tensione
Nel ricordo di Marco Anghileri di Renato Frigerio
Bravi, anzi doppiamente bravi, è la minima espressione dell’apprezzamento che si può rivolgere ai due giovani lecchesi che lo scorso 15 agosto hanno aperto una nuova via classica al Sasso dei Carbonari, sulla Grigna Settentrionale. Bravi, una prima volta, per come in 13 ore è stata portata a termine l’impegnativa arrampicata sulla parete sudovest dell’imponente monolite, che si è sviluppata per 680 metri, di cui 380 sulla parte bassa del primo pilastro, per 90 metri su canale e per 210 metri sulla parte alta del secondo pilastro. Sono stati effettuati complessivamente 16 tiri, su dificoltà di VI+, con tratti in AO, A1, A2, con 14 soste attrezzate, lasciando in parete 30 chiodi. L’idea per questa arrampicata era partita da Michele Mandelli, una volta che si era trovato a ripetere la via Danilo Mason (dificoltà V+ e A2), che era stata aperta nel 1980 dai Gamma Mario Valsecchi e Luca Borghetti: una via di arrampicata mista, ma prevalentemente in libera. Bravi ancora, per aver scelto, tra tante altre alternative, di ritornare su una montagna lecchese, che valorizza il territorio per la sua notevole importanza sotto l’aspetto alpinistico e che già a partire dagli anni ’30 è stata teatro delle gesta dei nomi più prestigiosi dell’alpinismo nostrano, Riccardo Cassin, Mario “Boga” Dell’Oro, Gigi Vitali. Ma vorremmo dire bravi una terza volta, perché i due alpinisti che frequentano il gruppo Gamma, Michele Mandelli di Ballabio e Claudio Cendali di Lecco, quartiere Germanedo, questa via l’hanno realizzata portando nel cuore un preciso riferimento ideale, Marco Anghileri, al quale l’hanno poi dedicata attraverso il nome che le hanno dato, “Via Atomica”, che era appunto il termine con cui il “Butch” indicava ogni cosa che era riuscito a portare a buon ine in modo bello e soddisfacente. Del resto è questa una decisione che non dovrebbe sorprendere sapendo che loro stessi, come pure Pietro Bonaiti Pedroni, di Lecco quartiere Castello, con cui insieme avevano affrontato il 4 agosto un primo tentativo, poi interrotto a causa dell’intensità della pioggia, a Marco Anghileri si erano ispirati in dai primi anni in cui si erano avvicinati all’alpinismo. A loro Marco ha trasmesso, con l’esempio e con l’entusiasmo della sua ardente passione, il senso e il valore dell’alpinismo: una lezione che è risultata determinante per la loro formazione e che continua a trasmettere tanti positivi impulsi con un ricordo che rimane sempre vivo.
accumulata durante la salita svanisce e ha il sopravvento l’emozione. Siamo riusciti a portare a termine un progetto sognato a lungo che ha il nome di un’espressione che descrive appieno la passione per la montagna del nostro amico. Volevamo vivere un’avventura sulle sue Grigne, fatta di amicizia e divertimento, perché questo è quello che facevamo assieme. Foto di Michele Mandelli e Claudio Cendali
42 Alpinismo e arrampicata
Claudio e Michele in cima al Sasso dei Carbonari. Nella pagina a fianco: in alto Michele su L12; sotto Pietro osserva la parete.
TRAVERSATA D’ITALIA
Sul cratere centrale dell’Etna
Duemila chilometri in bicicletta dal Gran San Bernardo all’Etna
di Stefania Valsecchi “Steppo” 6 luglio: si parte.
mila km mi tufferà nel mare di Sicilia
Appennini ed il centro, le Isole ed il
Sotto un cielo blu oltremare assai
passando sulle cime del Gran Sasso
Sud. Ma cattivo tempo e pericolo va-
lustro, inizia la nuova avventura che mi
e dell’Etna. Quest’ultime salite a piedi,
langhe non mi hanno concesso la sa-
porterà dall’estremo nord al profondo
ovviamente. Avrei voluto salire anche
lita al Bianco.
sud: dal Colle del Gran San Bernardo
in vetta al Monte Bianco e partire da
Non importa, si parte.
(Valle d’Aosta confine svizzero), un’u-
lassù per unire le cime più alte dei 3
Duemila km (1992 per la precisione)
nica lunghissima pedalata che in due-
settori dell’Italia: le Alpi e il nord, gli
di incontri, accoglienza, famigliarità,
Partenza dal colle del Gran San Bernardo
condivisione, ospitalità, buon cibo, ot-
più svariati motivi con le quali è bello
starà con me anche domani. Domani?
timi vini e tanta allegria.
fermarsi a chiacchierare.
quindi anche stanotte? Ohssignur…
Dislivello totale? Provate a dire …
Santhià, mattina del secondo giorno
Tuttavia Manuel il giovane resi-
23900 m: come il CAP di Lecco, vedi
di pedalata e Monia, che non cono-
ste solo 30 chilometri, poi telefona
le coincidenze!
sco ma mi sta seguendo in facebook,
a mamma Monia perché lo venga a
si presenta alle 7,30 fuori dall’ostello
prendere: felicissimo ha partecipato
con i suoi tre figli e mi affida il mag-
a un pezzetto di traversata; facciamo
Dal Colle del Gran San Bernardo fino
giore, Manuel. Già in sella alla bicicletta
foto, ci abbracciamo poi lui riparte in
al Lago di Bolsena (a nord di Roma)
mentre io faccio colazione. Il giova-
auto con la mamma, salutandomi fiero
sfrutto la via Francigena, antico per-
notto ha 13 anni, è poco più alto di
dal finestrino col pollice in alto!
corso di pellegrinaggio che da Can-
me, ben piazzato, ama la bici e mi te-
Sto arrivando a Orio Litta, bassa Lo-
terbury giunge a Roma, puntellato di
lefona da diversi giorni dicendomi che
digiana tra Lambro e Po quando scor-
accoglienti ostelli nei quali con 20-25
vuole pedalare con me lungo l’Italia. Io
go in lontananza un uomo in bici in
euro ceni, dormi e fai colazione; alcuni
sempre perplessissima tento in mille
senso opposto al mio; ci avviciniamo
ostelli sono ad offerta libera. E ci in-
modi di persuadere lui e mamma, ma
e sento:”Ehi! Te ciao pellegrina, tutto
contri persone particolari, provenienti
non sentono ragioni. E oggi Manuel è
bene? Vieni, è di qui la strada!”. Oh
da nazioni diverse, in cammino per i
davvero qui a seguire la mia ruota e
mamma, lo stordito del paese mi ha
pedala sbuffando all’entrata della Pia-
beccato in pieno, penso. Invece lui
nura Padana a oltre 40 gradi di calura.
è nientemeno che Pierluigi, gioviale
Sua mamma, pur non sapendo chi io
sindaco di Orio Litta che ogni po-
sia, me lo lascia dicendomi che magari
meriggio dopo le 17.00 molla penna
La via Francigena
46
Escursionismo
e impegni comunali, si mette in sella
mo goccio con succulente fiorentine,
zata per salirla in queste condizioni…
lungo gli argini del fiume e va in cerca
scioglievole lardo di Colonnata, golosi
che faccio? Ma che domande! Da fa-
dei viandanti: si avvicina così ridente,
maltagliati all’aglione e più ce n’è, viva
cebook si fa vivo Gianluigi: mio coe-
senza conoscerti e ti scorta allegro al
il re!
taneo con 24 anni di esperienza nel
meraviglioso ex convento benedettino che ora funge da Ostello, ti mo-
soccorso alpino e pilota di elicotteri di Sul Gran Sasso
professione, et voilà!
stra dove ripulirti e dove dormire, poi
Rina e Giuliano mi lasciano, ma sot-
No, ma avete capito chi mi trovo
ti fa compagnia la sera raccontandoti
to un gelato acquazzone mi attende
accanto ogni volta che apro internet?
aneddoti e storie della Via Francigena,
Ivana di Terni desiderosa di materia-
Gegé (Gianluigi) mi chiede che nu-
senza dimenticare che sua moglie è di
lizzarmi dopo avermi visto in face-
mero ho di scarpe e il mattino dopo
Erve. Bellissimo.
book e di pedalare con me: mi por-
è lì a Campo Imperatore con: scarpo-
Il caldo veramente terribile della
ta a casa sua a dormire dopo avermi
ni, piccozza, ramponi, guanti, berretta,
Pianura Padana mi sbatte a terra più
offerto una cena da leccarsi i baffi a
sciarpa della cognata. 18 luglio e in
suonata di un gong; passo una notte
base di pecora e innaffiata dal Mon-
una giornata di incantevole luccicore
da incubo vomitando tra letto e ba-
tefalco Sagrantino. Il giorno dopo l’e-
dove il blu del cielo fa risaltare il bian-
gno, ma per fortuna nelle tappe ver-
nergica Ivana riparte con me e si uni-
co della neve, il grigio delle rocce, il
so il Passo della Cisa si fanno avanti
scono a noi anche Lorenzo e Alberto
verde smeraldo dei pascoli, eccomi in
– sempre da facebook – Massimiliano
(pure questi da facebook) nella tappa
vetta, con e grazie a Gianluigi.
e Roberto. Quest’ultimo mi raggiunge
verso L’Aquila: partita da sola dalle
Ma non è tutto. Ridiscesi a Campo
col proprio furgone attrezzato come
Valle d’Aosta e senza conoscere nes-
Imperatore, mi carica in auto, chiama
una vera rimessa meccanica e mi si-
suno, sapevo che non lo sarei rimasta
Valentina di L’Aquila e ci porta en-
stema uno sfrigolio della bici: grazie
a lungo, perché questi sono gli italiani.
trambe sul lungomare di Giulianova a
La temperatura si è abbassata tan-
brindare e cenare con grigliata di pe-
In cima alla Cisa ad attendermi ecco
tissimo, staziona una brutta perturba-
sce. Dai 2912 m della vetta agli zero
Rina e Giuliano, una coppia emiliana,
zione in quota e il Gran Sasso è ab-
metri sul mare in cavalleresca compa-
battuta sempre pronta, risata sonora
bondantemente incappucciato di neve.
gnia: non sto inventando, è veramen-
in continua esplosione, conosciuti in
Beh, qual è il problema? Arriva Valen-
te ciò che ho vissuto. Ma tranquilli, c’è
Ladakh (Himalaya) la scorsa estate:
tina (facebook), aquilana doc, che mi
molto altro…
bellissimo che siano con me. Ci re-
porta decisa a casa sua e mi ospita
Da L’Aquila, tra gli abbracci e i sa-
stano per 4 giorni: Rina pedala con
due giorni in attesa che il bel tempo
luti di Valentina, riparto sola: dire-
me, mentre Giuliano segue in auto o
torni anche sul Gran Sasso. Sì, perché
zione Castel di Sangro. Non è facile
ci anticipa per cercare dove dormi-
giù, verso il mare, il tempo è già per-
raggiungere questo bel paesino su-
re quando noi ci attardiamo sui pe-
fetto e caldo: ecco che Valentina mi
gli altipiani appenninici delle Cinque
dali fino a sera. Con loro faccio tappa
scorrazza per 350 km fino al mare di
Miglia, nel cuore del Parco nazionale
a Massa Carrara da Agostino e Piera,
Tortoreto Lido, poi mi scorta a visi-
d’Abruzzo, Lazio e Molise. Le stradi-
una coppia di amici qui in vacanza, e
tare l’incantevole Ascoli e non manca
ne si inerpicano per lunghi affannosi
dopo una bella giornata di mare pro-
di farmi rabbrividire nell’attraversare
chilometri, poi scendono in picchiata
cediamo lungo l’Italia: Forte dei Marmi,
passo a passo le rovine di L’Aquila che
poi salgono più in alto di prima come
Pontremoli, Pietrasanta, Lucca, San Mi-
dal terremoto del 2009 giace spenta,
un otto volante: ragazzi ma quanto
niato, San Giminiano, Siena, San Qui-
silenziosa, senz’anima, con i pezzi di
è in salita scendere al sud!? Fortuna
rico… un borgo più magnifico dell’altro
case rimasti in piedi puntellati fra loro
mi circondano splendidi monti, ampi
fino alla splendida e signorile Bolsena,
per non rovinare a terra.
pascoli, villaggi abbarbicati in cima al
Robi!
affacciata sul lucente lago. Giornate
Tornando invece al tour, dai 2500
intense, ricche, profumate dalle viti del
metri ai 2912 m della vetta del Gran
Brunello di Montalcino e del Nobile di
Sasso, è tutta neve che arriva fino alle
Montepulciano, assaporati fino all’ulti-
ginocchia: cavoli io non sono attrez-
Escursionismo
47
colle, piste da sci a catinelle … belli ’sti
digita il mio nome in internet. “Ahoo!
Agropoli verso Ascea, Pisciotta...
Appennini. E noi nordici che pensiamo
questa è ’na campionessa mondiale!”
Gira gira la ruota giungo a Marina di
che le montagne stiano solo in alto
e Alfonso, Pino, Ciro, Vittorio girano
Camerota, dove trovo ad attendermi
alla cartina d’Italia. Roccaraso, con si-
la bici, invertono la direzione e si ac-
Antonietta, moglie di Alfonso, uno dei
gnorili negozi, le vie in porfido chiuse
compagnano a me. Quando giungo a
4 ciclisti che, nei giorni scorsi in zona
al traffico e i gerani ai balconi, pare
destinazione si prodigano per trovar-
Avellino, han girato la bici per venire
Cortina.
mi da dormire: non mi lasciano finché
con me. Antonietta è una simpaticis-
Quando cominciavo a disperare di
non mi hanno depositata nel luogo
sima, biondina, effervescente, sempre
arrivare alla meta, DRIIINN… “Sì pron-
giusto, portandomi in camera zaino e
allegra e ottima ciclista: sta con me
to?”. “Ciao Ste, so’ Alessio…”. Anche lui
bicicletta.
nel pomeriggio e insieme attendiamo
apparso da facebook, mi sta venendo
Il mio viaggio continua fino alla bel-
l’arrivo di Alfonso per la cena cilenta-
incontro con Salvatore e mi beccano
lissima Benevento attraverso lo splen-
na con acciughe ripiene, aglianico… E
accartocciata sul manubrio, stanca e
dido Arco di Traiano e nel procedere
la mattina dopo entrambi sono in sella
sbuffante sull’ennesima inclinata salita,
verso Salerno è sempre così: i ciclisti
con me, ridenti e allegri, su e giù per le
ridandomi sorriso ed entusiasmo.
a cui chiedo indicazioni, abbandona-
colline lungo il mare dove gli ulivi han-
Loro due sono di Castel di Sangro,
no il loro percorso e si mettono sul
no una circonferenza di qualche me-
e Salvo possiede un ristorante: cena
mio, standomi davanti per fendere l’a-
tro e la chioma più grossa che quella
di nuovo gratis con loro, specialità al
ria, fermandosi per farmi assaggiare le
dei faggi secolari. Il profumo d’oliva è
cinghiale, vini corposi e mi presentano
loro prelibatezze. Ma tutto questo non
così intenso che penetra e resta nelle
Enzo che invece possiede uno stu-
è molto oltre qualsiasi più bel sogno?
narici anche quando ne siamo lon-
pendo B&B. Vado da lui a dormire e la
E così avanzo lungo la costa del
tani. Intanto incontriamo Giuseppe di
mattina dopo quando chiedo il conto
mare: tra una pedalata e un bagno
Trento che pedala in MTB, facciamo
mi dice che per me è gratis. Come?
ci sta un pranzo offerto da NinoBi-
amicizia e sta con noi. Quando inve-
“Ma sì Steppina, ho visto in internet
ke che da facebook attendeva che io
ce ci fermiamo per salutarci, passa di
chi sei e cosa stai facendo: ti stimo
giungessi nella sua terra per offrirmi
lì un ciclista e Alfonso gli urla:”Oohh
e siccome non posso venire con te,
le gustosità della Campania. Procedo
fermate, vie-qqua che Stefania c’ha-
concedimi almeno di ospitarti. E’ il mio
lungo la costa, immersa sola nei miei
bbisogno!!”. Il ciclista anonimo si fer-
modo di partecipare all’attraversata
pensieri prima di Paestum e mi supe-
ma, Alfonso e Antonietta lo tempe-
d’Italia”. E anche con Enzo nasce una
ra un grosso suv nero con vetri scuri;
stano di parole, lui non capisce, ma si
stringente grata amicizia.
immediatamente davanti a me inchio-
adegua e si ritrova a pedalarmi accan-
da, accosta a destra lì davanti, apre la
to nel riverbero del Golfo di Policastro.
portiera e cerca di fermarmi: oddio!
Si chiama Roberto, è un gran chiac-
Mi aspettano Isernia poi Beneven-
Io lo dribblo al cardiopalmo meglio che
chierone assai piacevole e mi porta a
to: son sola, ma pensate che duri?
Maradona ai mondiali pensando sia un
vedere il Cristo Redentore che domina
Ma va làaa! Zona Avellino, mi metto
malintenzionato: mannaggia, femmi-
Maratea più bello e ieratico che il Cri-
in mezzo alla strada e fermo 4 cicli-
nicidio, ci siamo!, penso spaventata, e
sto su Rio de Janeiro. Mi si spalanca la
sti che vengono in senso opposto al
lui urla, ma io passo oltre spingendo
Calabria davanti e mentre mi riposo a
mio:”Scusate, scusate! Mi mettete in
dura sui pedali, impugnando il manu-
Paola mi chiama Enzo di Catanzaro:
direzione Benevento?”. Perché- dove
brio più forte che una scimitarra; lui
mi segue su facebook (ma va?!) già
vai-cosa fai con quello zainone-come
urla ancora e finalmente sento: “Stefá
dalla traversata delle Alpi e domani
ti chiami-fai gare…? Un fuoco incro-
so Attilio, te seguo in facebook fer-
pedaleremo insieme. Lui si alza alle 5
ciato di domande e intanto uno di loro
mateeeee!!!”. Fihuuuu, femminicidio
del mattino per arrivare da me a Pa-
oggi no grazie, anzi, l’ennesimo amico
ola alle 7, pedalerà davanti a me per
che pedalerà con me.
184 km offrendomi arancini, tartufo e
Al Sud
48
Escursionismo
E così è: l’indomani lui e Costabile mi
un gigantesco gelato a Villa San Gio-
sono accanto per accompagnarmi da
vanni, punto estremo della Calabria da
Il gagliardetto del comune di Lecco sul cratere centrale dell'Etna
cui ci si imbarca per Messina. Da lì lui
la notte e l’indomani mi imbarco per
E in mezzora non ho più una goccia
prenderà il treno, tornerà a Paola poi si
Messina. Caotica, ma ricca di storia,
con me né fuori di me. Mannaggia a
farà 2 ore di macchina per tornare a
sarebbe da visitare, ma io ormai qui
tutte le indicazioni dei locali sempre,
Catanzaro. Nascenti amicizie così ric-
son tutta proiettata alla meta: sono ri-
ma proprio sempre, sbagliate… Sono
che di forza quando la positività di un
uscita ad arrivare in Sicilia. Dalla Valle
32 km e duemila metri di salita dal
sentimento buono e bello unisce.
d’Aosta… anzi era ancora Svizzera il
mare al rifugio Sapienza sulle pendici
Con lui alcune lacrime, battito a mille
punto da cui son partita. I pedali rote-
dell’Etna ed è luglio e siamo in Sici-
e tanta commozione quando la Sicilia
ano, la gioia lievita meglio che le torte
lia. Potete immaginare lo scioglimen-
mi appare davanti, proprio lì, a un tiro
di nonna Papera: giusto il tempo per
to? Ok, pensatelo… Bene. A più riprese
di schioppo dopo quasi duemila chi-
un tuffo a Taormina seguito da una
mi piazzo in mezzo alla carreggiata,
lometri… Di qui Scilla, di là Cariddi. Lo
granita al pistacchio inspiegabilmente
fermo le auto che scendono, sempre
Stretto di Messina nel mezzo, molto
morbida spalmata sulla brioche, e via.
straniere, e chiedo da bere: fortunata-
più breve di quanto mi aspettassi. Oh
Nell’entusiasmo, Steppina, ricordati che
mente tutti partecipano col loro goc-
mamma…. Tra tutti questi incontri, in
a Giarre devi svoltar fuori e salire. E
cio di liquidi. La valle è nera di lava,
un battibaleno mi è terminata l’Italia
così incontro Zafferana Etnea, dal sa-
ma proprio nera; la parte più chiara è
continentale sotto le ruote: Isola di
pore assai borbonico-spagnoleggian-
la striscia di asfalto che la percorre. La
Sicilia arrivo!
te, mi rifocillo, ma soprattutto bevo e
salita mi sembra interminabile: mi sor-
compro da bere che mi sento disidraSicilia
tata come l’Otzi, la mummia del Simi-
Ringrazio Enzo con profonda ri-
laun. Al bar comunque mi rassicurano
conoscente gratitudine; felice passo
che salendo c’è acqua: ooh ha-voglia!
Escursionismo
49
Lungo la costa calabra
Cascate delle Marmore
La gioia in poppa
gono dubbi, posso aver sbagliato? Ma
nome cognome e... ma nooooo!! Una
no, c’è una sola strada che sale, poi
mia vicina di casa! Non ci credete?
Ma non è finita. Scendo dai 3329
di là ce n’è una sola che scende, ma
Giuro! Era già tutto così stupefacente,
metri della “cima”, ripiglio la mia bici e
prima devo arrivare su per imboccarla.
ci mancava giusto la love-story Lec-
mi fiondo verso Catania passando per
Ok allora è giusto: pedala! Dentro un
co-Catania.
Nicolosi. Il mare si avvicina di nuo-
vento freddo e forte arrivo ai 2000
Intanto pian piano ci avviciniamo al
vo rapido rapido e quando giungo al
metri del rifugio Sapienza: sia lodato
cratere centrale; i fumi ci investono
centro di Catania chiedo informazioni
Dio! Rifugio? È un grandhotel questo,
quando il vento cambia, il respiro si
per dormire: “Sì, sì - mi dicono - può
televisione e doccia con cristalli in
stoppa in gola, brucia, c’è un gran tos-
dormire in piazza Abbicolino…”, “Scu-
ogni camera, sala da pranzo immensa
sire di tutti, bruciano anche gli occhi. E’
si?” chiedo io. “Abbicolino”. Lo scrivo
e portate da matrimoni.
in dubbio la possibilità di raggiungere
sul cellulare in internet per vedere...
Il giorno dopo, poiché non si può
il cratere; ci fermiamo. Antonio si ri-
gira il cerchiolino, gira-gira, ma non
salire in vetta all’Etna senza guide, mi
unisce ad un’altra guida con un grup-
esce nulla. Chiedo di nuovo e il sim-
metto in un gruppo di francesi e con
po inglese; attendiamo. Cala un poco
patico tizio mi aiuta a digitare “Abbi-
loro attendo Antonio, la guida: bravo,
il vento… sì dai, si va! Lassù in effetti
colino”. Nulla. Allora, non so come, ma
sapiente e simpatico. Essendo l’u-
lo zolfo infiamma i polmoni, ma il ga-
mi sovviene l’intuizione:”Scusi, ma non
nica italiana mi si avvicina: “Di dove
gliardetto di Lecco finalmente svento-
è che magari è Abramo Lincoln?”. “E si
sei Stefania?”. “Di Lecco”. “A bella. Ho
la nelle mie mani al bordo del cratere
proppri’a-qquella, Abbicolino, si, c’ho-
avuto una morosa di Lecco...”. Mi dice
centrale. E’ fatta, son qui… ce l’ho fatta:
ddetto?”. E intendeva Abramo Lincoln.
ho attraversato tutta l’Italia dal pro-
Mi viene un colpo di tosse potente e
fondo nord all’estremo sud. Davvero
sputacchioso nel tentativo di soffoca-
oh! Che felicità, che felicità!
re una risata, lo ringrazio, mi allontano,
50
Escursionismo
giro l’angolo e mi scompiscio da sola
In cima al Gran Sasso
Piazza del Campo a Siena Sotto: Paestum
dalle risate che devo scendere dalla
accanto che è uno spedizioniere e la
intenso bisogno di cose buone, belle,
bici e sedermi in terra. Per carità, chis-
mia bici parte per Lecco. Graziella poi
giuste, vere; gente amabile che brama
sà quante volte io storpio i nomi e pi-
mi dà una sua bicicletta, andiamo al
sorrisi ed è pronta a sorridere con di-
glio strafalcioni, ma questo mi ha fatto
mare a pranzare inebriandoci di Nero
sponibilità, voglia di famigliarità, di co-
proprio ridere. Bello Abbicolino, me lo
d’Avola e dopo un rinfrescante tuffo in
noscersi e condividere. Bellezza, bene,
ricorderò sempre. E magari ora, se lo
mare mi accompagna all’aeroporto di
gratuità, richiamano e creano bellezza,
digitate in internet qualcosa esce…
Catania da cui in due ore sono a casa.
bene e gratuità: si tratta di partire con
Ma allo stupore di questo viaggio
Non c’è nulla di inventato, è inte-
la gioia in poppa ed io che così son
tra mari e monti nel paese più bello
ramente quotidianità accaduta. Acco-
partita, ora ho casa e famiglia in tut-
del mondo, manca ancora una chicca.
glienza, disponibilità, famigliarità non
ta Italia e ognuno di loro sa di avere
Mi sistemo nel B&B di Catania e mi
come caso eccezionale, accaduta un
una casa e una sorella a Lecco. Non
contatta attraverso facebook Graziella,
giorno o un’ora per caso. No no. Si
servono altre parole: è semplicemente
che mi dice di non preoccuparmi di
è ripetuta per 20 giorni, consecuti-
meraviglioso.
nulla che c’è lei. E ha ragione. Graziella
vamente, un incontro dopo l’altro, un
Alessi, neanche a metterci d’accor-
sorriso dopo l’altro, un abbraccio dopo
do, ha un negozio proprio 100 metri
l’altro. Loro stupiti di ciò che stavo fa-
distante dal mio B&B e il suo è un
cendo, io stupita del bene che mi vo-
negozio... di bici… e lei è meccanico ci-
gliono.
clista. La prima donna meccanico ci-
Diversamente da tutto ciò che si
clista che io abbia mai incontrato e la
sente, la realtà umana non è fatta di
trovo adesso qui a Catania che mi sta
soli farabutti e assassini. Fortunata-
smontando la bici, la adagia con cura
mente è ricca di gente come me, di
in uno scatolone, la porta nell’esercizio
persone come me e voi, che hanno
Foto di Stefania Valsecchi
Escursionismo
51
Morterone la partenza
IL FIUME DI LATTE
Lungo l’antica strada Morterone – Vedeseta di Sergio Poli
N
ello scorso numero del no-
strativamente alla provincia di Lecco,
a Lecco. Insomma, il paese era quasi
stro notiziario eravamo arri-
ma fisicamente è in val Taleggio, cioè
isolato, eppure le persone trovavano
vati a piedi da Lecco a Mor-
in bergamasca. Infatti la conca su cui
il modo di camparci, anche se a fa-
terone; si era detto che era possibile
giace, alla base del Resegone, versa le
tica. Come quasi sempre, però, c’è un
proseguire per Vedeseta lungo l’antico
proprie acque nel torrente Enna, af-
punto di debolezza in quelle barriere
sentiero del “Ponte di corda”, riman-
fluente del Brembo.
naturali, ed è proprio attraverso quel
dando la descrizione dell’itinerario ad
Per storia, cultura, economia, Morte-
punto che, a loro rischio e pericolo,
un’altra occasione. Ebbene, ogni pro-
rone è però da sempre legato a Lec-
passavano i montanari per i loro com-
messa è debito, quindi eccoci qui a
co e al suo territorio per un motivo
merci, soprattutto per portare taleggi a
raccontarlo.
prevalentemente orografico: scendere
Vedeseta.
nei vicini paesi della val Taleggio è in-
E attraverso quel punto di debolez-
fatti molto complesso, in quanto sot-
za passeremo anche noi: mettiamoci
Morterone, fra le varie caratteristi-
to la conca si aprono baratri rocciosi
in cammino.
che che lo rendono particolare – rag-
scavati dalle acque e superabili solo
giungibile con strada molto faticosa;
grazie a lunghi giri dall’alto, cioè dal-
comune d’Italia meno popolato; più
la Culmine di San Pietro o dalla Costa
Diciamo subito che il percorso non
case che abitanti, etc. – ne ha anche
del Palio. Decisamente è sempre stato
è per amanti dei grandi panorami e
una geografica: appartiene ammini-
meno scomodo scendere a Ballabio o
degli spazi aperti: si scende infatti in
Una geografia capricciosa
Il ponte di corda
Il punt de corda
La grotta della sorgente
una profonda forra, costantemente
strada una profonda dolina, semina-
to di una discreta mulattiera, a tratti
dominati da alte pareti di roccia, ma
scosta dalla vegetazione, primo avviso
malridotta a causa di qualche frana-
proprio questo è il suo fascino. Si è in
della natura profondamente (nel vero
mento. Il tracciato costeggia ora il
un ambiente naturale molto selvaggio,
senso della parola) carsica dell’inte-
greto ghiaioso del vallone che scende
quasi primordiale… a pochi chilometri
ra zona. Infatti sono numerosissime
dal paese e supera un altro greto con
da casa.
le grotte in quest’area, tutte piuttosto
un guado quasi sempre asciutto per
Per andare da Morterone a Vede-
impegnative e riservate agli speleo più
iniziare una breve risalita sul versan-
seta si parte dalla chiesa parrocchiale,
esperti. Per gli escursionisti viene più
te opposto. Si prosegue poi in piano
o dalla frazione Medalunga, dove c’è
spontaneo esplorare la stalla-caseifi-
lungo un tratto decisamente grade-
l’unico bar-ristoro del paese; lì si può
cio comunale, accanto al quale passa
vole, segnato da un filare di antichi
anche parcheggiare l’auto - se non si
la strada, dove si possono acquistare
faggi sui quali ogni tanto compare la
è arrivati a piedi da Lecco. Ricordiamo
ottimi formaggi prodotti a metro zero
bandierina bianco-rossa del nostro
che qui non arrivano mezzi pubblici...
(meglio prenderli al ritorno…).
sentiero, con numerazione varia: M3,
Si comincia a scendere verso Ca-
Superate le poche case della fra-
20, 54, ma non c’è pericolo di sba-
rigone, un’altra delle innumerevoli lo-
zione il sentiero, parcamente segnato,
gliarsi, il tracciato è unico. Da sinistra
calità del comune, sfiorando con la
scende nel bosco e acquista l’aspet-
(monte) arriva la variante che scen-
Lo scivolo sotto il fümm làcc
Rustico sotto Vedeseta
de dalla frazione Bruga: per arrivare
reti verticali - dove vive abbarbicata
entrare a Morterone, prendendo subi-
fin qui sarebbe anche più corta ma il
la rara Campanula elatinoides - in-
to la salita verso il ponte di corda. Chi
tracciato è un po’ da cercare, meglio
combono sopra le nostre teste, ma il
invece ha ancora velleità esplorative
quindi arrivarci con il sentiero princi-
tracciato le supera con qualche abile
può proseguire lungo il fondovalle, su-
pale che parte dal centro. Il percorso
giravolta, raggiungendo finalmente il
perando qualche ponte che scavalca il
in leggera discesa segue alcuni tralic-
fondovalle.
torrente fino ad arrivare ad una bella
ci in ferro, installati a suo tempo dalla società Orobia per portare l’elettricità.
radura attrezzata con tavoli. Poco sotIl fiume di latte
to, si abbandona la strada in piano, che
Comincia il tratto più eroico dell’itine-
Le sorprese però non sono fini-
prosegue verso il punt de la laina, e
rario: una croce in pietra per la povera
te, anzi siamo proprio di fronte alla
si prende a sinistra la mulattiera che
Maddalena Man-
risale verso Ve-
zoni ci ricorda che
deseta, in mezzo
SCHEDA TECNICA
questo è anche un tratto insidioso. In alto a sinistra dominano
bel-
le pareti calcaree, sotto a destra il
a boschi ora am-
Partenza: Morterone, fraz. Medalunga - m 1050 Mete intermedie: Fumm lacc m 818, fondovalle Enna m 680 Arrivo: Vedeseta m 820 Dislivello totale m 500 + 500 (370 discesa + 140 salita e viceversa) Tempo di percorrenza: 45’ ino alle sorgenti dell’Enna, un’altra ora per arrivare a Vedeseta (tot. 1h 45’). Per il ritorno, 2 ore.
piamente
tagliati.
Dopo tanta natura, si ricomincia ad incontrare qualche segno della pre-
burrone sprofonda
senza
dell’uomo:
sempre più, men-
belle case tutte in
tre il sentiero prosegue sapientemente
principale attrattiva della gita, un vero
pietra, terrazzi e prati coltivati, casta-
in leggera discesa fino a giungere al
spettacolo della natura: le sorgenti
gni secolari, e finalmente si arriva ad
vertice del lunghissimo sperone su cui
dell’Enna. Occorre guadare il torrente,
un ampio prato sopra il quale c’è il
sorge la Bruga; qui si gira seccamente
cosa non facile in periodi di piena, ri-
paese. Occorre ricordare che l’alta Val
a sinistra, e scendendo di poche deci-
salire un sentierino per qualche decina
Taleggio è sempre stata una terra di
ne di metri si arriva sull’orlo del pro-
di metri e arrivare infine all’imbocco
frontiera fra Venezia e Milano, tanto
fondissimo canyon della Remola. Qui
della grotta dalla quale esce l’acqua,
che per secoli (fino al 1995!) è appar-
sorge il vertiginoso punt de corda, che
che poi fragorosamente spumeg-
tenuta alla diocesi ambrosiana; poco a
per l’appunto è… in ferro! Si sa che la
gia creando una cascata e un lungo
valle di Vedeseta, accanto alla chiesa
toponomastica rivela molto dell’anima
scivolo prima di gettarsi nell’alveo
di San Bartolomeo passava il confine
dei luoghi, e soprattutto della loro sto-
principale. L’insieme è lussureggiante,
fra Serenissima e Ducato, e ancora ci
ria; ebbene, se il sentiero è chiamato
muschioso e selvaggio, ed evoca am-
sono i cippi. Ecco un altro legame sto-
“del ponte di corda” vuol dire che un
bienti amazzonici.
rico con Morterone.
tempo ci doveva appunto essere una
La sorgente è chiamata in dialetto
Attraversata la Strada Provinciale
passerella fatta con canapi. In effetti
fümm làcc, e come sempre il nome si
“Prealpina Orobica” che scende dalla
la Società Orobia, nel secondo dopo-
presta a diverse interpretazioni: po-
Culmine di San Pietro, si può fare una
guerra sostituì l’antico traballante ma-
trebbe significare “fumo di latte”, per-
breve visita al bel borgo d’impianto
nufatto con l’attuale ponte in ferro e
ché l’acqua crea una sorta di fumo
antico, prima di riprendere il sentiero
legno, certo meno affascinante ma più
con i propri schizzi, oppure proprio
per Morterone: il formaggio ci aspet-
sicuro. Comunque ancora oggi dare
fiume di latte per il colore bianco delle
ta!
un’occhiata ai 60-70 metri di vuoto
cascate. E trovandoci nella patria del
sotto i nostri piedi è sempre un’espe-
Taleggio, questa seconda ipotesi è
rienza stimolante.
decisamente evocativa.
Il sentiero, approdato sul versan-
A questo punto, tornati sul sicuro
te opposto della forra, riprende la sua
sentiero, con gli occhi (e le orecchie)
discesa in ambiente dantesco; pa-
pieni di questa meraviglia si può ri-
Foto di Sergio Poli
Escursionismo
55
FUORI DAL MONDO
Un viaggio in Eritrea, a piedi e in bicicletta
“
di Luca Pedeferri
Quella terra racchiude in sé tali possibilità da alimentare le più ardi-
te speranze e da permettere le più
audaci previsioni. […] L’eccellenza del clima, la perfezione della rete stradale, e quindi lo sviluppo dell’automobilismo, i vasti panorami, la fauna, la flora, i caratteri e i costumi delle popolazioni diverse per razza, per religione, per lingua, le risorse economiche potenziali, fanno di gran parte dell’ Africa Orientale Italiana un paese destinato a un brillante avvenire turistico.” Così farneticava, nel 1938, la guida del Touring Club Italiano (italianizzato proprio quell’anno in “Consociazione turistica italiana”) alle nostre colonie del Corno d’Africa. Una guida che in primo luogo si proponeva come omaggio “alla Maestà del Re Imperatore, al Duce fondatore dell’Impero, ai grandi Capi che lo hanno coadiuvato nella realizzazione della titanica impresa”, a eroi, soldati, marinai, com-
battenti tutti, “alle fedelissime Camicie Nere”, agli operai; a tutto il popolo italiano, insomma, “risoluto a trovare il proprio posto al sole”. Sono passati ottanta anni quando, a metà dello scorso dicembre, sbarco nel minuscolo aeroporto dell’Asmara che, con i suoi due voli al giorno, rappresenta l’unico ponte fra l’Eritrea e il resto del mondo. Siamo in tre, vecchi amici dell’università: Naza abita lì da due anni, lavora come insegnante nella scuola dell’ambasciata italiana e da qualche mese è stato raggiunto dalla moglie Alla; Giovanni era andato a trovarlo già a Pasqua per due o tre settimane, giusto il tempo per innamorarsi di una bellissima ragazza del posto che ora intende sposare. Io dei tre sono l’unico senza uno scopo preciso, se non quello di esplorare un paese e staccare per un po’ da tutto, attirato dal “fascino d’una vasta terra tuttora poco conosciuta e selvaggia”.
La strada e la ferrovia che scendono dall’altipiano di Asmara verso Massawa.
Debre Bizen Tre o quattro giorni a rilassarsi e gironzolare per la capitale poi partiamo per una prima escursione: destinazione Debre Bizen, montagna sacra per la chiesa ortodossa eritrea (copta) sulla cui sommità a partire dal 1300 venne edificato un complesso monastico con diverse chiese e abitazioni per centinaia di monaci. Partiamo all’alba in bicicletta da Asmara (2325 m) e raggiungiamo in 25 km perlopiù di discesa Nefasit, il villaggio ai piedi del monte sacro dove finisce la strada. La salita a piedi, vietata alle donne e perfino ad animali di sesso femminile, si snoda lungo una mulattiera battuta dal sole che risale pendii brulli e rocciosi, disseminati di fichi d’india. Furono gli italiani a introdurli e oggi sono proliferati ovunque, in Eritrea; in tigrino vengono chiamati beles e lo stesso appellativo è riservato ai moltissimi connazionali emigrati: tornano in patria per qualche settimana ogni anno, nel periodo di fioritura del fico. Raggiunta la sommità (2400 m) si
arriva a un piccolo pianoro, delimitato a nord da una serie di pareti a strapiombo verso Nefasit e a sud da un pendio terrazzato dove i monaci coltivano e lasciano qualche bestia al pascolo. Il villaggio, qualche decina di case di sasso, oggi è abitato da circa 200 monaci (70 fissi e 150 studenti), è circondato da mura e ha un’unica porta d’accesso, oltre la quale non sono ammesse calzature. Veniamo presi in consegna da due giovani seminaristi che senza dire una parola fanno strada verso gli edifici centrali e ci invitano a sedere su una panca di sasso; sempre in silenzio calano un secchiello nel pozzo per lavarci i piedi: l’acqua è fredda e il lavaggio molto energico. La tappa successiva è una tettoia di frasche: seduti all’ombra, dopo averci lavato anche le mani, i giovani monaci ci offrono suya (una bevanda alcoolica fermentata, simile alla birra), tè e injera, un pane spugnoso dal sapore acidulo: non parlano e pur solerti si muovono senza fretta. Infine veniamo affidati a un terzo confratello per una visita alle varie chiese, da quelle più antiche che conservano un leggendario vangelo gigante, alla più recente voluta negli anni Sessanta dal Negus Haile Selassiè; purtroppo le vediamo solo da fuori perché l’accesso è riser-
vato ai monaci. Il villaggio è immerso in un isolato distacco che oscilla fra il mistico e il bucolico: vecchi monaci intonano preghiere ipnotiche mentre altri caricano la soma sui muli, alcuni fanno legna o lavorano nei campi, altri passeggiano con le mani intrecciate dietro la schiena soffermandosi ad ammirare i fiori e le piante. Così da secoli. Asmara - Massaua La discesa Asmara-Massaua ha un respiro epico, a maggior ragione percorrendola in bicicletta: si parte dalla capitale e, raggiunto in pochi chilometri il ciglio dell’altipiano, la vista spazia su una serie di vallate selvagge e immense che si lanciano verso la pianura e il mare. La strada, costruita dagli italiani colonizzatori, scende per quasi 60 chilometri con qualche tornante e una serie di curve dolci attraverso un paesaggio che cambia in continuazione; come sostiene lo slogan turistico nazionale, “tre stagioni in due ore”. E’ vero: l’altopiano è roccioso e brullo, la fascia attorno ai mille metri di quota diventa verde e lussureggiante di coltivazioni tropicali, e infine gli ultimi 50 chilometri attraversano una pianura semi-desertica di rocce ros-
sastre, dove il caldo si fa opprimente e i piccoli asini di montagna vengono sostituiti da carovane di dromedari. In quest’ultimo tratto si trova Dogali, dove le velleità coloniali italiane subirono un pesante sconfitta nel 1887: un ponte in cemento che riporta il celebre motto in piemontese del generale Menabrea “ca custa lon ca custa” (costi quello che costi), e un cimitero di guerra su una collina sassosa, dove riposano fianco a fianco i cinquecento caduti italiani e i “nemici” eritrei. Massaua, “la porta dell’Impero, [..] il
porto più vasto e sicuro del Mar Rosso”, è oggi una sorta di città-fantasma, la più decadente fra le decadenti città eritree, eppure (o forse proprio per questo) molto affascinante. Bombardata pesantemente dagli etiopi negli anni Novanta non è più stata ricostruita, né sgombrata dalle macerie. Lo splendido centro, dove illuminati architetti italiani si cimentarono in una felice sintesi fra le loro istanze e le forme arabeggianti della tradizione, è in buona parte spopolato e pericolante. Restano numerosi caffè dai nomi italiani che si animano al calar del sole (il mio preferito è il “Savoya”) , alcuni palazzi in mattoni di corallo bianco, diverse moschee, dei porticati sconnessi, e una serie di viuzze pittoresche
e sterrate dove chi è rimasto dorme spesso su letti di corda all’aperto o ha riadattato in qualche modo alcuni spazi di palazzi un tempo signorili. Camionisti, pescatori e prostitute. Una grande salina ormai secca e un porto senza navi, mentre poco al largo i rottami arrugginiti di altre navi affiorano dal mare caldo e trasparente. Con gli amici, poi da solo, rimango qualche giorno. Riparto all’alba in sella a una vecchia Legnano verde: questa volta i cento chilometri saranno di salita. Mentre pedalo senza soste un pensiero va al mio bisnonno, costretto come molti a emigrare in Eritrea negli anni ‘30, per sfuggire alla miseria italiana. Fu inserito tra le file di operai addetti alla costruzione strade; non sappiamo esattamente dove fu impiegato ma mi piace pensarlo al lavoro, ottanta anni fa, proprio sulla striscia d’asfalto che ora sto risalendo; durante la stagione delle piogge finì isolato con la sua squadra in mezzo a terre allagate e contrasse la malaria e la pleurite. In qualche modo, sopravvisse. Dekemhare Sono in Eritrea da due settimane ormai e ho preso una certa confidenza. L’atmosfera è apparentemente molto tranquilla, le persone gentili e sorridenti, gli italiani ben visti in generale; ci si dimentica facilmente del regime militare, della dittatura e dell’obbligo per gli stranieri di chiedere sempre un permesso per allontanarsi dalla capitale. Così un bel mattino prendo la bici e parto, senza dire niente a nessuno, con l’idea di raggiungere Dekemhare, una cinquantina di chilometri da Asmara. Lasciato l’altopiano la strada scende e poi risale attraverso due grandi vallate, separate da un passo: la prima è
58
Escursionismo
contornata da alture brulle e arrotondate, coltivata a mais e piena di bambini che a piedi o in bicicletta vanno a scuola; dopo il passo si apre una distesa di qualche chilometro, i piani di Ala, percorsa da mandrie di vacche magre e cammelli. A bordo strada su un casotto di cemento è la scritta a vernice, un po’ sbiadita, “w il duce”; nella solitudine lunare del posto più che alla retorica e all’aggressività fascista fa pensare al soldato dell’epoca messo di stanza in mezzo al nulla, a cucinare pastasciutta e struggersi di malinconia. Un’ultima salita sotto il sole e, alle porte di Dekemhare, vengo fermato a un posto di blocco da un anziano signore molto gentile ma pur sempre armato di kalashnikov: capisco, troppo tardi, di aver fatto una stupidata. Mi conduce alla stazione di polizia raccontandomi l’edificazione delle città da parte italiana, quando questo paesino sperduto aveva assunto un’improvvisa importanza come base logistica e di produzione industriale per preparare l’invasione dell’Etiopia. Vengo preso in carica dal capo della polizia locale nel suo ufficio tappezzato da manifesti propagandistici; uno in particolare mi colpisce: inneggia all’emancipazione femminile portata dalla rivoluzione eritrea e raffigura, fianco a fianco, una guerrigliera e una studentessa. Il poliziotto è una persona scrupolosa ma gentile e, dopo avermi sequestrato la bicicletta e ritirato il passaporto, mi offre un tè al bar della piazza; chiede la mia età e mi rimprovera: a trentaquattro anni si dovrebbe pensare alle conseguenze delle proprie azioni…come dargli torto! Dopo una serie di telefonate con i suoi superiori mi annuncia che verrò trattenuto fino al pomeriggio seguente e dovrò dormire in una pensione di fianco alla stazione di polizia (veramente sudicia, ma viste le circostanze mi è andata di lusso); nel mentre sono libero di girare per la cittadina. “Le migliaia di baracche e costruzioni di ventura, improvvisate
nel 1935-36 dall’Intendenza Africa Orientale, da ditte di autotrasporti e di officine di riparazioni di autoveicoli, da rappresentanze delle principali industrie italiane e da commercianti di ogni ramo, sono state trasformate in edifizi generalmente di architettura modernissima”, così la guida del 1938. Oggi la cittadina è polverosa e sonnolenta, lontana dal fervore che l’aveva costruita e animata; gli edifici ci sono ancora però, alcuni grandi e monumentali, e tante casette nelle vie geometriche attorno alla piazza principale, con le pareti gialle sbiadite e dei giardinetti un po’ rinsecchiti. In piazza il bar Castello, dove trascorro la maggior parte del tempo, e il vecchio cinema Impero, una grande sala gestita oggi da un anziano signore e da un bambino, il bigliettaio, che sbircia le proiezioni scostando i tendoni di velluto rivolti alla platea. E’ una “prigionia” piacevole, non c’è che dire. Dopo qualche ora che mi aggiro per il paese in tutina da ciclista; sono in molti a riconoscermi e le cameriere del bar ridono appena entro, mimando le manette. L’indomani pomeriggio vengo caricato dal poliziotto, senza bici e senza passaporto (ma senza attendere la lunga coda di persone!), su un autobus diretto alla capitale. Percorriamo una strada diversa rispetto a quella del mio arrivo, che non scende alle valli ma resta sul ciglione dell’altopiano: molto bella, peccato non farla in bici… Durfo Dopo un po’ di giorni di festa tra capodanno e matrimoni (lo sposo è sempre Giovanni ma i matrimoni sono ben tre, in altrettante giornate: tradizionale, civile e religioso), si avvicina il momento di tornare in Italia, e già so che l’Eritrea mi mancherà insieme a questo periodo trascorso con gli amici, fuori dal tempo. Ancora pochi giorni per scolpire a fondo nella memoria alcune immagini e sensazioni, sperando che il tempo non le cancelli.
Domenica partiamo con calma dalla stazione di Asmara, io, Naza e Alla, fra vecchi vagoni arrugginiti. La ferrovia Massaua-Asmara, frutto della prima colonizzazione italiana, fu inaugurata nel 1911 e, con i suoi 2400 metri dislivello da risalire, rappresentò un’impresa ingegneristica straordinaria. I treni non passano ormai da tempo ma binari, ponti e gallerie sono ancora in ottimo stato. Ci incamminiamo e seguendo le rotaie lasciamo alle spalle la conca di Asmara e ci avviciniamo al bordo dell’altipiano. Lo raggiungiamo all’improvviso, dopo l’ennesima curva, e la vista di colpo si apre immensa sulle valli sottostanti e verso la pianura; una vista che ormai conosco bene ma ancora mi lascia senza fiato come il primo giorno. Una galleria stretta e buia, una curva ampia dei binari aggrappata in qualche modo alla parete rocciosa e raggiungiamo la valle del Durfo. La prospettiva è rovesciata, come per tutte le valli partendo da Asmara: scendono anziché salire. Al fondovalle si accede solo a piedi, con una mulattiera dai mille tornanti risalita da dromedari carichi di frutta e ortaggi; sulla lunga cresta che costeggia la valle qualche gruppetto di capanne, con piccoli recinti per gli animali e alcuni campi terrazzati attorno. Una casetta all’imboccatura della valle vende da bere e ha due tavoli su una terrazza di terra panoramica, all’ombra di un rarissimo albero: è un momento magico, che sarebbe bello prolungare all’infinito. Dopo qualche birra arriva il tramonto: ora di tornare sui nostri passi. Dall’alto: Luca, Giovanni e Nazareno in bici verso Massawa. I tetti di Massawa. La strada che scende dall’altopiano di Asmara, vista dal Monastero di Debre Bizen. Asmara in fiore. Foto di Giovanni Mason e Alla Adamyan
Escursionismo
59
IN MONTAGNA MA SICURI
Il programma delle gite sociali 2017 di Giuseppe Ferrario*, Domenico Pullano* e Giuliano Mantovani*
U
na gita in montagna dovrebbe rappresentare essenzialmente un piacere, e perché lo sia,
deve svolgersi in condizioni di sicu-
rezza. E’ perciò importante valutare realisticamente le proprie capacità, condizioni fisiche e psichiche, forza, esperienza, assenza di vertigini, capacità di orientamento. Chi non avesse familiarità con la valutazione delle difficoltà citate dovrebbe affrontare con cautela
Salita alla cime dell’Alta Luce, Monte Rosa, gita sociale 2016. Foto di Chiara Spinelli
gli itinerari più difficili. E’ meglio ini-
escursionisti, alle persone del luogo o
buona protezione contro il vento e
ziare la stagione con escursioni bre-
ai guardiani, senza però affidarsi cie-
pioggia, un maglione caldo tipo “pile”,
vi e allungarle progressivamente. Ed
camente a queste indicazioni. Anche
guanti e berretto: anche d’estate, ad
è utile partire di mattina il più presto
delle tracce nella neve possono essere
esempio in seguito a un temporale, la
possibile, in modo da avere sempre
ingannevoli in determinate circostan-
temperatura può abbassarsi in modo
una riserva di tempo sufficiente per le
ze. E mai lasciarsi indurre a percor-
sensibile. I colori forti e sgargianti dei
pause. E’ importante disporre in ogni
rere passaggi che superano le nostre
capi d’abbigliamento da montagna non
momento di riserve mentali e fisiche
capacità fisiche e mentali. Per quanto
sono soltanto un capriccio della moda,
così da essere in grado di accelerare
possibile, in montagna non si dovreb-
ma sono individuabili meglio dai soc-
la marcia, se la situazione lo richiede
be mai andare da soli, ma insieme a
corritori e dai cacciatori. I bastoni te-
(cattivo tempo, eventuali emergenze).
compagni sperimentati, o unirsi a un
lescopici risparmiano le articolazioni
Se le proprie capacità non bastano
gruppo. Prima di uscire sul terreno,
e aiutano l’equilibrio. Su brevi tratti,
più per percorrere con la necessaria
studiare meticolosamente la carta e la
consentono di incidere degli scalini
sicurezza un itinerario, o se si è in
guida, prendere familiarità con l’am-
nella neve dura, ma non permettono di
dubbio circa la via da seguire, meglio
biente.
arrestare una caduta. Non dimenticare
fare dietro-front. In caso d’incertezza,
Gli itinerari proposti nel programma
occhiali da sole e cappello. In caso di
la prudenza impone di tornare lungo
2017 richiedono un buon equipaggia-
emergenza, si rilevano utili anche una
la via conosciuta, piuttosto che pro-
mento escursionistico, ma in generale
piccola farmacia e una torcia elettrica,
seguire verso l’ignoto. Mai prendere
non è richiesta attrezzatura alpinistica.
eventualmente frontale.
presunte scorciatoie sconosciute, ma
Le eventuali eccezioni sono sempre
La montagna ha le sue leggi. Siamo
rimanere sempre sulla via indicata. Nel
indicate. Sono per contro indispen-
noi a doverci adeguare a essa, e non
dubbio, chiedere informazioni ad altri
sabili degli scarponi da montagna o
viceversa.
60
Escursionismo
da trekking affidabili e collaudati, con
La maggior parte delle escursioni
una suola di buona presa. L’abbiglia-
è organizzata, tenendo conto dello
mento deve essere di tipo resisten-
spirito di condivisione associativa del
te all’usura e dovrà comprendere una
CAI e della comodità logistica, con
l’utilizzo dell’autobus, con partenza dal
va o soggettiva, quali a solo titolo di
piazzale Eurospin-Ezio Galli, tra via
esempio, la caduta di massi, alberi o
Caduti Lecchesi a Fossoli e via Beson-
fulmini, le frane, il mutamento delle
da Inferiore. Alle escursioni possono
condizioni meteorologiche, le condi-
partecipare anche non soci, previa
zioni psico-fisiche personali, le cadute
comunicazione dei propri dati ana-
o le scivolate involontarie, la presenza
grafici, ai fini della copertura assicu-
di patologie anche non manifeste, non
rativa, entro il venerdì precedente l’ef-
sono completamente eliminabili, nep-
fettuazione della gita. Il ritrovo per la
pure con una corretta condotta dei
partenza avviene con qualsiasi tempo,
partecipanti e degli organizzatori.
salvo comunicazione contraria agli
- Ogni iscritto alle singole escursioni
iscritti. I trasferimenti saranno inizia-
è tenuto prima dell’iscrizione e dell’ef-
ti con un ritardo massimo di quindici
fettiva partecipazione a una completa
minuti rispetto all’orario prestabilito
e corretta autovalutazione in merito
qualunque sia il numero dei parteci-
alle proprie condizioni psico-fisiche, al
panti presenti. Per tutte le escursio-
percorso, alla quota prevista, alle diffi-
ni il pranzo è al sacco, salvo diversa
coltà tecniche, nonché alle attrezzatu-
comunicazione all’atto dell’iscrizione.
re e all’abbigliamento necessari.
Coloro che intendono partecipare, sulla base della preparazione fisica e tecnica e degli eventuali chiarimenti avuti, decideranno di iscriversi o no all’escursione. I dislivelli riportati nel programma si riferiscono alla salita e discesa e sono calcolati sulla base di rilevazioni cartografiche; quindi una volta sul terreno, è possibile imbattersi anche in variazioni sensibili. Le ore di cammino sono calcolate senza tener conto delle soste; i tempi di percorrenza e le difficoltà dichiarate nel programma devono intendersi come indicativi; gli itinerari descritti potranno essere modificati sul momento in relazione alle condizioni metereologiche. *Commissione gite sociali CAI Lecco
Il programma di ogni escursione con i relativi orari è esposto in sede, riportato sul Notiziario sezionale, sul sito internet della sezione, in bacheca di Piazza Garibaldi. Nel programma sono indicate le difficoltà tecniche e l’attrezzatura necessaria per la partecipazione all’escursione; chiarimenti possono essere chiesti ai membri del direttivo del Gruppo gite sociali e ai responsabili di ogni singola gita. Ogni escursione è condotta da uno o più responsabili che rappresentano la sezione nel corso dell’escursione stessa. Il responsabile ha la facoltà di variare,
Classiicazione delle dificoltà Fa riferimento alla scala CAI basata su tre fondamentali ed oggettivi parametri: il dislivello, il modo in cui è segnalato il sentiero e la distanza. T - Turistica: facile, poco impegnativa, alla portata di tutti. E' un itinerario non lungo su stradine o larghi sentieri sempre evidenti e segnalati che non necessita di capacità di orientamento. Non tocca mai quote elevate e i dislivelli sono di solito inferiori ai 500 metri. Richiede una normale preparazione isica alla camminata. E - Escursionistica: richiede un certo allenamento per la lunghezza del percorso e/o dei dislivelli da superare che normalmente è compreso tra i 500 e 1000 metri. E' un itinerario che si snoda su sentieri di ogni genere quasi sempre segnalati, su tracce evidenti, ma anche su pascoli e non presenta di norma tratti esposti o, nel caso di brevi passaggi o traversate su ripidi pendii, con protezioni come barriere o cavi. Può richiedere un certo senso di orientamento e conoscenza del terreno montagnoso e necessita di un allenamento alla camminata e di calzature ed equipaggiamento adeguato.
sopprimere o sostituire gli itinerari totalmente o parzialmente; ha la facoltà di escludere da determinati itinerari persone non adeguatamente dotate di preparazione fisica oppure sprovviste di attrezzatura tecnica, di decidere le soste durante il percorso di trasferimento.
EE - Escursione per Esperti: impegnativa, richiede un buon allenamento e sicurezza nel superare tratti di sentiero esposto. E' un itinerario che per la lunghezza ed il tipo di terreno implica buona capacità di approccio ai vari tipi di fondo ed ottima forma isica. Si snoda su sentieri o tracce su terreno impervio e/o inido; raggiunge di norma anche quote elevate e può attraversare pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii senza punti di riferimento e tratti rocciosi con livelli di dificoltà tecniche. Necessita di buona esperienza di montagna e dell'ambiente alpino, passo sicuro e assenza di vertigini, nonchè di attrezzatura adeguata e conoscenza delle tecniche di orientamento. Il dislivello da superare è superiore ai 1000 metri.
Si ricorda che: - La frequentazione dell’ambiente montano e naturale è per se stessa potenzialmente pericolosa. I rischi che ne derivano, di natura oggetti-
Escursionismo
61
PROGRAMMA 20 1 7 Per informazioni e iscrizioni contattare Beppe Ferrario tel 333 2915604 - e-mail: giuseppe.ferrario@virgilio.it - Domenico Pullano tel 333 8146697
DOMENICA 2 APRILE 2017 Con il CAI al mare nel Levante Ligure: “Il sentiero verde azzurro” da Deiva a Levanto. L’itinerario consiste in uno spettacolare balcone tutto vista mare, nella costa a ovest delle Cinque Terre. Continua la nostra esplorazione della Riviera Ligure del Levante. Paesaggi con natura abbastanza intatta e a strapiombo sul mare. Il nome “Verdazzuro”è stato scelto per ricordare il verde dei boschi e l’azzurro del mare che accompagnano per tutto il percorso. I paesi di Framura e Bonassola offrono quanto di più intatto e tradizionale possa offrire la Riviera.
Partenza: da Lecco ore 6,00 con pullman da cinquanta posti. Tempo Di Percorrenza: circa 4 ore e 30 minuti circa di cammino effettivo Dislivello: Devia – Framura m 290 salita; Framura – Bonassola m 150 discesa; Bonassola – Levanto m 185 in salita e discesa. Dificolta’: T/E Attrezzatura: normale da escursionismo leggero, consigliati i bastoncini telescopici.
DOMENICA 14 MAGGIO 2017 Canton Ticino (Svizzera) Traversata Monte Tamaro (Alpe Foppa) – Monte Lema
La traversata prealpina Tamaro– Lema è una delle più belle escursioni delle prealpi svizzere, a cavallo fra Ticino e Italia. Lo spettacolare panorama di cui si gode lungo questa cresta spazia su Lago Maggiore, Centovalli, Valle Maggia, Val Verzasca, Locarno e Bellinzona a nord, mentre a sud la vista si apre su Lugano, le sue valli e il suo lago. Poi, lo sfondo delle Alpi, con il Monte Rosa e il Cervino. Partenza: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti. Più funivie. Tempo di percorrenza: circa 4,30 - 5 ore Dislivello: 452 m Località di partenza: Alpe Foppa Località di arrivo: Capanna monte Lema Altitudine massima: 1930 m Dificoltà: E Attrezzatura: abbigliamento e scarpe da montagna, portare acqua a suficienza.
DOMENICA 21 MAGGIO 2017. SEL E CAI insieme al mare: San Fruttuoso.
Tradizionale gita che puntualmente torna. Organizzazione logistica a cura dei sellini. Passeggiata lungo uno dei più famosi borghi tipici liguri e su uno splendido tratto costiero, con le rocce che s’immergono direttamente nel mare ino a grandi profondità, con grande variegata popolazione di pesce. DIFFICOLTA’: T/E attenzione per qualche tratto scivoloso dopo eventuali piogge. DISLIVELLO: 425/460 m più 155 m se si parte dal Passo della Ruta. ATTREZZATURA: da escursionismo, utili i bastoncini da escursione. PARTENZA: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti. Colazione al sacco.
DOMENICA 18 GIUGNO 2017. Raduno sezionale ai Piani di Bobbio (Barzio) presso il nostro Rifugio Lecco.
Per essere originale la Commissione propone l’escursione: Moggio – Piani d’Artavaggio – Casera Campelli – Sentiero degli Stradini – Bocchetta della Pesciola – Rifugio Lecco. Per chi vuol camminare ritrovo presso Comune di Moggio alle ore 7,30. Dificoltà: E Attrezzatura da media montagna, bastoncini da escursione. Colazione al sacco o nel nostro rifugio, Santa Messa. Se trovate la proposta … noiosa … aspettiamo suggerimenti, proposte.
DOMENICA 25 GIUGNO 2017. Ticino Occidentale (Svizzera). Da Dalpe 1192 m alla Capanna Campo Tencia 2140 m
La Val Piumogna è un bel solco glaciale che penetra da est nel massiccio del Pizzo Campo Tencia, che con i suoi 3072 m è la cima più alta della Val Leventina. Questa escursione, non faticosa nonostante il discreto dislivello, risale la valle ino all’aniteatro terminale occupato dal laghetto Morghirolo, regalando paesaggi da favola, dai magniici boschi di larice ai giochi d’acqua sulle pareti che degradano dal Pizzo Tencia. PARTENZA: da Lecco alle ore 7,00 con pullman da 50 posti. DISLIVELLO: 1070 m. TEMPO DI SALITA: CIRCA 3 ore e 20 minuti circa. Tempo di percorrenza totale circa 5 ore. ATTREZZATURA: Non servono attrezzature particolari. La quota …. raccomanda comunque buoni scarponi e vestiario adeguato.
DOMENICA 2 LUGLIO 2017. Tradizionale “Assalto al Resegone”, storico avvenimento sempre organizzato alla perfezione dalla SEL.
Partenza da diverse località: Versasio, Piani d’Erna, Forcella di Olino, Morterone, Brumano ecc. Arrivo al rifugio Azzoni (1860 m) e alla vicina Punta Cermenati, sotto la grande croce di vetta (1875 m).
62
Escursionismo
DOMENICA 23 LUGLIO 2017. Rifugio Vittorio Sella – Alpe Lauson 2588 metri – Parco nazionale del Gran Paradiso.
Il Rifugio Vittorio Sella al Lauson è la meta escursionistica più frequentata della Valle di
Cogne, offendo uno splendido colpo d’occhio sui ghiacciai della Valnontey. Lungo il percorso si possono osservare stambecchi, camosci, marmotte della tipica fauna del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il percorso è agevole e con ampi tornanti s’innalza ino a ridosso di una parete rocciosa in vista di una cascata. Fuori dal bosco lunga traversata in diagonale per portarsi a ridosso degli ultimi pendii che difendono l’accesso alla conca dove sorge il rifugio. Con alcuni tornanti si supera il tratto ripido e si giunge nei pressi della casa del parco. Più avanti s’incontrano le costruzioni del rifugio. PARTENZA: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti. PARTENZA ESCURSIONE: Valnontey 1666 metri DISLIVELLO: 922 metri. TEMPO DI SALITA: circa 3,00 ore TEMPO DI DISCESA: circa 2 ore e 20 minuti DIFFICOLTA’: E. ATTREZZATURA: Non servono attrezzature particolari. La quota …. raccomanda comunque buoni scarponi e vestiario adeguato.
DOMENICA 10 SETTEMBRE 2017 Trekking in Svizzera Cantone di Uri – Lago di Goscheneralpsee 1792 m – Rifugio Dammahutte SAC.
Si parte dalla diga del lago e subito un panorama incantevole si svela seguendo il bel sentiero che sale verso la Chelenalp Hutte e si prosegue costeggiando il lago ino alla ine con sempre davanti agli occhi le bellissime catene dei ghiacciai del Tiefenstock e Dammastock. Il sentiero si abbassa ino a livello del lago e poi si addentra nella Chelenalptal con scarsa pendenza per poi verso la testata della valle innalzarsi sulla destra e salire un costone con notevoli punti panoramici sul ghiacciaio Chelengletscher che chiude la testata della valle. Ambiente alpino stupendo! E’ circondato da alte vette e ghiacciai, pieno di ruscelli, iori e piccoli nevai. Si ritorna verso la diga dal lato opposto risalendo la costa su un sentiero che con vari saliscendi ci riporta al punto di partenza. PARTENZA: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti. QUOTA DI PARTENZA: circa 1750 metri. ALTITUDINE MASSIMA: 2439 metri. DISLIVELLO: circa 689 metri. TEMPI DI PERCORRENZA: 4,00 ore e mezzo. DIFFICOLTA’: E ATTREZZATURA: abbigliamento da escursione in quota, bastoncini e buoni scarponi da trekking. Passo sicuro. Presenza di acqua. SEGNAVIA: bianco – rosso – bianco.
DOMENICA 8 OTTOBRE 2017 Chiusura della stagione 2017 in Liguria con gli amici sellini – SEL Lecco. L’itinerario Storico Colombiano primo tratto da Colle Caprile (Uscio) – Nervi.
Una bella passeggiata lungo le terre di provenienza di Cristoforo Colombo. Conosciuto un tempo anche come via “dell’ardesia” o via “del pane”, questo è il percorso seguito dalla famiglia Colombo nel suo trasferimento da Moconesi a Quinto e preparato per il quinto centenario della scoperta dell’America. L’itinerario può essere considerato come un insieme di passeggiate che fanno “comprendere” il percorso fatto anticamente dai monti al mare. PARTENZA: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti QUOTA DI PARTENZA: Nervi porticciolo 3 metri DISLIVELLO: 736 m; quota massima Sella di Monte Rotondo 739 m TEMPI DI PERCORRENZA: 4 ore 25 minuti. DIFFICOLTA’: E. Tratti un poco ripidi e scivolosi in caso di pioggia nell’area delle ex cave. ATTREZZATURA: da trekking, consigliati i bastoncini telescopici. Acqua nei pressi della Crocetta di Monte Giugo 486 m, rubinetto con acqua potabile. SEGNAVIA: quadrato bianco rosso; due triangoli rossi; due cerchi con bordo rosso e interno bianco; cartelli segnaletici e descrittivi.
DOMENICA 22 OTTOBRE 2017. “BUROLATA SEZIONALE” presso la “nostra” Capanna Antonio Stoppani in località Costa.
Passo dopo passo: in occasione della castagnata sociale si organizza una salita al ine di potersi congiungere con il resto del gruppo alla Stoppani con un giro sul versante nord del Monte Magnodeno. Il Monte Magnodeno, panoramico promontorio occidentale del Resegone, è una piacevole meta per un’escursione di medio impegno, come questa che risale il versante nordovest del gruppo, boscoso e ricco di acque. Partiti dal piazzale della funivia di Versasio ci s’inoltra sulle pendici del Resegone scoprendo gli interessanti aspetti ambientali ed etnograici di questa zona un po’ trascurata, per arrivare sulle creste terminali a godersi il magniico panorama dei laghi e della Brianza. ITINERARIO: Versasio piazzale della funivia 602 m, Campo de’ Boi 692 m, sentiero 26 alla chiesa, Magnodeno Pizzo 1236 m, per la discesa si utilizza il sentiero 25a che porta alla bella Radura dei Grassi (0,40/0,50 ore dalla vetta). Dai Grassi si percorre il Sentiero Didattico allestito dalla nostra sezione. Colazione al sacco presso la Baita AG “Tre amiss” e ci ricongiungiamo con gli amici caini alla capanna per le burolle. DISLIVELLO: 740 m. DIFFICOLTA’: E. TEMPI DI PERCORRENZA: 2,30/3 ore. ATTREZZATURA: da trekking, consigliati i bastoncini telescopici. PARTENZA: appuntamento sul piazzale della funivia di Versasio alle ore 7,30.
Nel calendario delle gite segnaliamo inine questi due appuntamenti:
18 marzo – Ciaspolata notturna in Val Biandino 1 e 2 luglio – Gita alpinistica all’Allalinhorn (Svizzera) Con i migliori auspici per una stagione di camminate e di escursioni collettive alla scoperta di nuovi itinerari e di conoscenza culturale del territorio alpino, vi aspettiamo numerosi, allegri e simpatici come sempre. Grazie a tutti e … zaino in spalla!
Escursionismo
63
MAI MOLLARE
Verso la Zumstein
La fatica e la gioia di essere Insa
di Sara Pozzetti Luglio 2015. Rimandata al modulo di ghiaccio. Non ci posso o voglio credere, ma è così.
Piango per giorni, senza limite, al-
fronto, non la cerco, non la chiedo.
ternando delusione personale, rabbia e
Deglutisco amaro, e rivedo il mio pen-
persino amarezza per l’Istituzione.
siero in quel momento. Perdo fiducia
Non apro alcuna possibilità di con-
nel sistema.
Salendo allo Shilthorn
Non ne vale la pena e decido di
persone meravigliose durante que-
alpinismo SA1, e quello base di alpini-
chiudere il percorso iniziato, non par-
sti anni di cammino, amici con cui ho
smo A1. Incorriamo in due bellissimi
tecipando al modulo roccia di set-
condiviso giornate intere di fatiche,
gruppi, e con piacere appuriamo poco
tembre. Rifiuto l’Associazione.
divertimento, soddisfazioni di obiet-
dopo il loro termine, essersi formata
Passano mesi, pochi, pochissimi in
tivi raggiunti; ho avuto la ricchezza
una grande “cricca”, che organizza
verità, il dispiacere non cala ma cresce
di incontrare decine di allievi a cui ho
uscite autonome. Tu istruttore diven-
il mio modo di essere.
trasmesso la grande passione della
ti cornplice e ammiri cosa succede
Mai mollare, mai lasciare a metà;
montagna. Non vale la pena smettere,
all’interno del nuovo quadro. Vieni in-
sentimento in quel momento legato
anzi la nuova stagione è alle porte, e le
terpellato per pareri, confronti e addi-
solo a una questione personale. Even-
batterie sono ricaricate.
rittura invitato a partecipare a uscite.
to negativo, ma che ha ulteriormen-
Anche la scuola è cambiata nel frat-
Tra le più grandi soddisfazioni. E sì,
te rafforzato la mia forza di volontà
tempo. Nel 2015 la scuola ha soffer-
ebbene sì, spii su facebook per seguirli
e permesso di incontrare, conoscere
to; a luglio durante la riunione di fine
e vedere cosa “combinano”, tenendo
e frequentare tante persone davvero
stagione corsi, il presidente ci porta
sempre vivo e aperto il tuo parere così
speciali.
le dimissioni di quattro istruttori, che
che sia anche di stimolo a proseguire.
decidono di prendere strade differenti
In autunno 2015 organizziamo
e di lasciare l’organico. Personalmente
come ogni anno il nostro evento, Una
Concludo con enorme soddisfazio-
vivo l’accaduto come un vero pecca-
Montagna di Emozioni, che ormai è
ne i moduli di ghiaccio e roccia. Finito,
to, perché quando un gruppo si scinde
diventato un appuntamento fisso per
sono INSA, a livello personale sono
è sempre e comunque un dispiacere,
tutti i nostri ospiti.
appagata, e ora? Rivedo il mio pensie-
indipendentemente dalle motivazioni.
Luglio 2016.
ro in quel momento. Ho avuto la fortuna di conoscere
66
Tre serate, tre ospiti grandiosi, Emi-
Affrontiamo la stagione successiva
lio Previtali, Giuliano Bordoni e Giaco-
zoppicando, ma la volontà non cam-
mo Meneghello, che riempiono la Sala
bia perché teniamo a garantire sem-
Sci Alpinismo
pre un ottimo livello, e l’impegno di chi dà la disponibilità viene premiato con un buon esito per il corso base di sci
Nella pagina a fianco, dall’alto: Al Dome de Neige Verso la Zumstein Verso il monte Bardan
Salendo al Lyskam
Don Ticozzi come non mai. Pubblico
impegnati nei due corsi, il base e l’a-
lendario c’è previsto il Sentiero At-
entusiasta, scuola soddisfatta.
vanzato. Nel frattempo, come sempre,
trezzato, la settimana successiva sei
Replichiamo durante l’autunno ap-
ci preoccupiamo di tenerci aggiornati
libero dalla scuola e il meteo è orren-
pena passato, ed è ancora un grande
tramite le scuole regionali e centrali, e
do.
successo, vi aspettiamo alla prossima
a nostra volta di trasportare le novità
rassegna, non potete mancare.
a chi partecipa ai nostri corsi.
Fa parte del gioco, variabili non prevedibili e calcolabili. Nel giorno di
Con la riunione di settembre 2016
Invito tutti a valutare la possibilità di
brutto tempo ti accontenti di una pel-
ci ritroviamo, carichi e fiduciosi, an-
crescere, sia per una questione perso-
lata sotto la neve e pensi alla setti-
che se placati purtroppo da un paio di
nale che eventualmente per distribuire
mana prima, all’espressione degli allievi
notizie, quelle che trapassano qualsi-
la propria conoscenza, ed a condivi-
che brindavano al termine dell’uscita
asi cosa, quelle che ti fan pensare che
dere le esperienze, così che servano
e che ringraziavano entusiasti per la
tutto il resto sia solo pubblicità. Siamo
per un confronto e siano motivo di
bella giornata.
fiduciosi che siano solo di passaggio,
sviluppo. La scuola comporta sacrifici,
Va bene così.
basta pazientare e tutto si sistemerà.
è vero, tanti e oserei dire a 360 gradi,
Non è l’entità della prestazione, ri-
Solo una perturbazione intensa non
non certamente da sottovalutare, ma
mane la qualità il più bel dettaglio da
annunciata da alcun bollettino che si
restituisce pienamente quello che ti
ricordare.
dissolverà presto. Non può essere al-
chiede.
trimenti.
Non c’è gioia più bella che vedere
La nuova stagione è alle porte, sti-
il tuo operato applicato con piacere e
liamo il nuovo calendario, che ci vedrà
soddisfazione da chi ha voglia di coglierlo.
68
Sci Alpinismo
Se c’è interesse, se alla base c’è la passione dell’insegnamento, passa in secondo piano anche quando a ca-
Sempre convinta che al meglio non ci sia alternativa, la scuola vi aspetta! Foto di Sara Pozzetti
IL GEO SULLO SPERONE Gite e “assaggi”: la settimana al Gargano del Gruppo Età d’Oro
Il Bosco della Folicara. Foto di Claudio Santoro
I
di Claudio Santoro
tempo, l’indomani è stata la fitta Fo-
cicoria, ai gamberi di lago, ai troccoli
l Gargano è stata la meta del GEO
resta Umbra la meta della camminata,
al sugo e a varie portate di antipasto,
(Gruppo Età d’Oro), nella settima-
con una benefica sosta al rifugio Sfilzi
ha reso dopo necessaria una passeg-
na dal 18 al 25 settembre 2016.
per il pranzo a cui ha fatto seguito una
giata lungo la spiaggia delle Dune che
rapida visita di Vieste.
ha aiutato i componenti del gruppo a
Confortati da condizioni meteo
complessivamente buone, i 45 escur-
La giornata successiva è stata in-
sionisti hanno avuto modo di apprez-
teramente dedicata alle Isole Tremiti,
L’ultimo giorno, infine, è stato de-
zare lo “sperone” d’Italia in tutta la sua
con partenza in motobarca da Pe-
dicato a Peschici, alla visita di alcuni
pienezza: spiagge, mare, boschi e, per-
schici. San Nicola, San Domino, le isole
“trabucchi” (reti utilizzate per la pesca
ché no, prelibatezze gastronomiche.
principali dello splendido arcipelago
in mare) e a un ultimo bagno presso
dove, chi ha voluto, ha potuto anche
la spiaggia di Santa Maria del Merino.
Condizionata dal maltempo, la prima giornata è stata dedicata a visite
bagnarsi nell’Adriatico.
smaltire il lauto pranzo.
Alla fine è arrivato anche il momen-
di tenore religioso/culturale raggiun-
L’indomani escursione da Ischitella
to di tornare a casa per il gruppo, ca-
gendo Monte Sant’Angelo, tappa fina-
e visita alla necropoli e alla Faggeta
pitanato con tanta sapienza e pazien-
le del cammino micaelico che parte
Depressa, così chiamata perché in ge-
za dal vicepresidente, Agostino Riva,
da Mont Saint Michel, passando per
nere faggete di tali dimensioni si tro-
assistito da Ambrogina Farina.
la Sacra torinese. Successivamente
vano ad altitudini superiori, con lungo
Ma sul bus guidato dall’esperto
è stata raggiunta la splendida chiesa
ritorno nel letto asciutto che taglia il
Massimo, già c’era chi ragionava sulla
rupestre di Santa Maria del Pulsano
Bosco della Folicara.
prossima destinazione.
da dove si è potuto godere della vista
Il lago di Varano è stata la meta del-
sul golfo di Manfredonia. La giornata è
la giornata successiva con una cam-
stata conclusa con una puntata a San
minata tra ulivi secolari e un pranzo
Giovanni Rotondo, il paese celebre in
da ricordare presso l’agriturismo “il
tutto il mondo perché vi è nato e vi
Piccolo Principe”, allietato dalla musica
riposa Padre Pio.
e dai canti di Maria. Una carrellata sulla
Con il meteo che volgeva al bel
cucina pugliese, dalla purea di fave e
GEO
69
NEL GORGAZZO
-85 m alla base del pozzo
Esplorazione a Polcenigo, nella sorgente dei ricordi
di Gigi Casati
I
l Gorgazzo è presente nei miei
risentito di formicolii alle gambe, ma
pensieri anche quest’anno e la
avevo imputato il disagio alle mie er-
sfida pure. Organizzo di andarci a
nie pronte sempre a qualche scherzo.
gennaio con l’obiettivo naturalmente
Prima di partire, provo qualche im-
di proseguire oltre il mio precedente
mersione a -100 m: tutto fila liscio e
limite a -212m. Sono consapevole che
sono fiducioso.
le condizioni della mia schiena po-
Polcenigo, il paese dove sgorga la
trebbero riservarmi sorprese come nel
“mia” sorgente alla quale sono lega-
2016 quando un forte dolore mi ave-
to da un robusto filo affettivo, mi ac-
va piegato in due e mi aveva costretto
coglie a braccia aperte: con i ragaz-
a rinunciare. Nell’estate seguente però,
zi della mia équipe sistemo il nostro
a Vrelo Une, ero poi sceso a -250 m
campo base al Parco San Floriano, in
e la schiena si era comportata bene.
mezzo a boschi cedui, prati ondulati,
Vero è che nei giorni successivi avevo
dove Meru tenta di fare amicizia con
gli asinelli residenti. Il livello dell’acqua della sorgente è, a causa della siccità, molto basso, quindi addio alle solite immagini della super trasparenza dell’acqua che in superficie mostra piuttosto uno strato giallo fango. Appena sotto invece, la visibilità è cristallina, adatta a essere immortalata nelle immagini del documentario che stiamo girando. L’anno precedente, la visibilità non era per niente buona, era paragonabile al nebbione che si trova in montagna quando il tempo è uggioso. Quest’anno viviamo la gioia che apre lo spirito quando il sole è splendente. Le previsioni meteorologiche sono favorevoli, non siamo in gara con il tempo e possiamo dedicarci serenamente a collocare il filo di Arianna nella parte profonda, a portare le bombole di emergenza alle quote previste e dedicarci alle riprese. Action camera Siamo in acqua in tre con un apparecchio reflex professionale gestito da Andrea Mescalchin che, non solo è un operatore in gamba, ma anche un ottimo subacqueo. Davide Corengia ed io teniamo tre action camera montate a rotazione o sui propulsori
Il laghetto d’ingresso Sotto: Controllo funzionamento rebreather pre-immersione
o sul casco. Il terzo giorno le immer-
di distanza rimbalzando sulle pieghe
sioni diventano più impegnative: il no-
rocciose, talvolta rugose per la pre-
Stiamo risalendo ma ci fermiamo
stro obiettivo è quello di raggiungere i
senza di fossili (Rudiste). Questa è
per dare una sbirciata in una galle-
-145 m dove lasceremo una bombola
per Davide l’immersione più profonda
ria laterale che avevo già notato in
e uno scooter di emergenza. Davide
dopo le precedenti a -100 m: come
altre occasioni ma trascurato. Entro
mi sta dietro: la potenza dei nostri fari
maestro ne sono orgoglioso.
un pezzettino, osservo che promette
reliquia.
illumina totalmente la galleria. Ai colpi
Sulla via del ritorno, in un angolo,
di proseguire e me la segno in testa.
di luce si alternano zone più scure e
probabilmente spostato dalla corren-
A -60 m avverto che i formicolii alle
il loro intervallarsi aumenta il magico
te, un’emozione inaspettata mi per-
gambe, con i quali convivo da qual-
effetto di profondità. Lo sguardo pe-
cuote. Riconosco lo svolgisagola che
che mese stanno aumentando e que-
netra agevolmente fino a 20-30 m
Jean Jacques Bolanz mio amico e,
sto mi preoccupa un po’. Rallento la
a sua volta mio maestro, aveva uti-
risalita tenendo controllato il proble-
lizzato esattamente 30 anni fa, per
ma. Quando sono fuori ho solo un po’
raggiungere la profondità di -117m.
di infiammazione in più e molti dubbi
Lo raccolgo come fosse una preziosa
nella testa.
72
Speleologia
Realisticamente inizio a calcolarmi con grande attenzione i tempi di decompressione e le velocità di risalita, fasi critiche per qualsiasi immersione. A -102 m ritrovo Davide che esce dalla galleria: ci facciamo compagnia per una parte di decompressione e leggo con piacere sulla sua tavoletta, che la galleria continua con dimensioni ragguardevoli. Mi concentro e analizzo il comportamento dei formicolii. I minuti scorrono lentamente, ma nel complesso sto bene e a ogni cambio di quota tutto procede normalmente. Sono consapevole, tristemente rassegnato alla grande rinuncia della parte profonda, ma la nuova galleria è uno stuzzichino appetitoso da assaggiare. Galleria dell’Ernia Lo stuzzichino viene battezzato “Galleria dell’Ernia” per ovvie ragioni e l’assaggio lo cedo volentieri a Davide. Va tutto bene. L’imbocco risale fino a -90m e continua in orizzontale: sono in tutto 80 nuovi metri ed egli può segnare il suo nome al terzo posto tra gli esploratori della sorgente del Gorgazzo per i metri lineari scoperti dopo Jean Jacques Bolanz e il sottoscritto.
Rientro da -150 m Sotto: Galleria a -100 m
Per lui è certamente una grande sod-
Fra le cure sperimentate in prece-
che avverto il maledetto formicolio
disfazione, ma anche per me di rifles-
denza un margine di miglioramento mi
alle gambe aumentare, mentre prose-
so, perché ho seguito e incoraggiato
sembra di averlo avuto con le punture
guo la discesa. Il desiderio sconfinato
la sua crescita. Nelle mie spedizioni,
di ozono per cui mi organizzo per ri-
di continuare retrocede lentamente
non ci sono solo persone che esplo-
entrare a casa, correre dal medico che
cedendo spazio alla sacrosanta sag-
rano, ma principalmente amici, che
mi sta seguendo, il dottor Luca Morelli,
gezza della prudenza. A -150 m in-
dedicano le loro vacanze alla semplice
e sottopormi a un trattamento.
terrompo la discesa proprio a malin-
collaborazione, dando una mano nel
Il giorno seguente sono di nuovo a
cuore. Il formicolio credo sia dovuto
preparare e assistere gli speleo sub di
Polcenigo per preparare le attrezza-
alla compressione dell’ernia dovuta
punta: lavoro meno gratificante forse,
ture per un’altra immersione profonda,
alla profondità, anche se, teoricamente,
ma che permette di crescere guar-
mentre lascerò che Davide si prenda il
non c’è niente che possa confermare
dando, valutando, facendo proprie le
gusto di penetrare nella galleria nuo-
questo o il suo contrario. Preferisco
va. Scendiamo insieme fino a essa: lui
non verificare personalmente gli ef-
entra a esplorarla, io me ne vado ver-
fetti di una ipotesi, incerta anche per
so il fondo. Raggiunti i -130 m, ecco
i medici, e sperimentare una paralisi.
Speleologia
73
Galleria a -115 m
esperienze altrui fino a raggiungere la
limitate, lascio il propulsore a -95m e
tempi. La soddisfazione di avere dati
pura esplorazione.
vado giù. Il pozzo che scendo, ha un
esatti di questo tratto mi addolcisce
Meditando sulle informazioni di
diametro di poco più di un metro e
l’attesa, un po’ noiosa, prima di tornare
Davide, scendo anch’io per vedere
la mia attrezzatura non è adatta a un
in superficie.
la nuova parte. Visualizzo il percor-
ambiente così imprevisto. Abbassan-
Nonostante il problema fisico che mi
so che osservo, confrontandolo con
domi tra fossili e nuvoloni di un’argilla
ha limitato nella profondità esplorativa,
la descrizione di Davide. Superato un
che velocemente si mette in sospen-
il bilancio della spedizione è positivo: i
passaggio basso, si vede la galleria
sione, raggiungo i -115m. Sotto, la
100 metri di nuove gallerie portano lo
assumere una sezione circolare e ri-
galleria continua in verticale e sem-
sviluppo totale della sorgente da 603
salire decisa dai -104m a -92m con
bra allargarsi, ma per oggi basta così:
m a 703 m, e una nuova via verso l’i-
un’inclinazione di circa 75° ritornando
ho percorso altri 20 metri di nuova
gnoto si è aperta.
di nuovo orizzontale. Le dimensioni
galleria e ho verificato le possibilità di
A me personalmente tocca la com-
sono una larghezza di 5 m e altezza
prosecuzione in ambienti interessanti
mozione di avere casualmente trovato
di 2; il fondo è ricoperto di argilla e
la cui profondità è tutta da verificare.
lo svolgi-sagola di Jean Jacques Bo-
le pareti, come in tutta la grotta, sono
Abbiamo il tempo per riprendere i la-
lanz, usato da lui nel 1987. E’ un tuffo
incrostate di fossili di Rudiste. Rag-
vori di topografia dalla base del pozzo
nei ricordi del rapporto speciale fra
giungendo la sala descritta da Davi-
a -85m, fino alla partenza della nuova
noi, quando, agli inizi della mia carrie-
de, scorgo il passaggio in alto che è
galleria a -102m, poi saremo costretti
ra di speleo sub, scalpitavo impaziente
veramente angusto e probabilmente
a interrompere le immersioni perché
mentre lui saggiamente mi teneva a
poco interessante. Al centro della sala
le previsioni annunciano l’arrivo della
freno perché, ora lo so: presto e bene
c’è una specie d’imbuto dove potrei
pioggia che manca da mesi nel Nord
non vanno assieme.
scendere. Poiché le dimensioni sono
Italia e sicuramente la sorgente andrà in piena. Dopo la topografia di nuo-
74
vi 76 m di galleria, ho bisogno di fare
Speleologia
due ore di decompressione, perché ogni minuto trascorso a queste quote allunga in maniera considerevole i
Hanno partecipato alla spedizione: Adriano Ballarin, Alessandro Giobbe, Carlo Venezia, Cristina Rainero, Davide Corengia, Davide Massarenti, Simone Montani. Le foto sono di Digitalmovie
L’ACQUA E LA MONTAGNA
Dal 13 al 28 maggio l’edizione 2017 di Monti Sorgenti regia di Nicoletta Favaron colorando la
della proposta di formazione culturale
trasparenza dell’acqua con tinte for-
attorno alla montagna. Un convegno
ti e mozzafiato. Una goccia d’acqua
sui sentieri in collaborazione con la
maliziosa ci accompagnerà in que-
SOSEC (Struttura Operativa Sentieri e
sto viaggio e con lei i grandi alpinisti
Cartografia) e l’università di Lecco sarà
protagonisti: Luigi Casati (speleonauta
l’occasione per presentare il lavoro di
che ha al suo attivo numerosissime
riordino dei sentieri che sta svolgen-
gni edizione di monti Sor-
esplorazioni in cavità ipogee di tutto
do il CAI a livello nazionale, regionale
genti è sempre stata carat-
il mondo e diversi record di profondità
e locale così come sarà l’occasione
terizzata da un tema cen-
e/o di lunghezza dell’esplorazione),
per approfondire la legge sui sentieri
trale che funge da filo conduttore
Angelica Rainer (alpinista che a livel-
attualmente approvata dalla Regione
della manifestazione. Quest’anno il
lo internazionale ha vinto tre edizioni
Lombardia. Ospiti d’eccezione porte-
tema centrale è l’acqua. Apparente-
consecutive del Campionato del mon-
ranno la concretezza di chi sta lavo-
mente è un soggetto strano per una
do di arrampicata su ghiaccio), Tama-
rando su questo tema sapendo che i
manifestazione che parla di montagna
ra Lunger ( nel 2010 divenne la donna
sentieri sono i nervi, purtroppo molte
e di alpinismo. In realtà l’acqua lega i
più giovane a raggiungere la vetta del
volte scoperti, del nostro camminare.
due argomenti più di quanto si po-
Lhotse ed è la seconda donna italiana
Potranno nascere idee da lanciare alle
trebbe pensare.
ad aver raggiunto la cima del K2) e
istituzioni nella fase di stesura dei re-
Parleremo di acqua attraverso quel-
Stefania Valsecchi “Steppo” (vincitrice
golamenti che daranno concretezza
le imprese che gli alpinisti hanno fatto
nel 2013 del Campionato del Mondo
alla legge stessa.
raggiungendo i loro obbiettivi dopo
di Triathlon Invernale a Cogne e nel
percorsi non facili lungo rotte marine.
2010 del MongoliaBikeChallenge).
di Emilio Aldeghi
O
In collaborazione con la TAM (Tutela ambiente montano) che è una
Grazie ad Alberto Benini arricchiremo
Inviteremo i giovani a confrontarsi
commissione del CAI sorta nel 1984,
così un lato della storia del nostro al-
su questo tema dell’acqua e dell’av-
presenteremo il “Bidecalogo”, lo stru-
pinismo che ancora non è stato og-
ventura con l’ausilio delle riprese ci-
mento di indirizzo del CAI per la pre-
getto di ricerca ma che è parte viva di
nematografiche
nella
servazione dell’ambiente alpino. Sarà
avventure culminate con la conquista
terza edizione dell’Extra corti contest,
un modo per conoscere più da vicino
di cime molte volte inviolate.
un concorso ancora una volta con una
i fondamenti ideali e le azioni concrete
Esploreremo il ciclo dell’acqua nei
giuria di alto livello presieduta dal cre-
portate avanti con forza e con coe-
tipici sport alpini che direttamente si
ativo Daniele Lorenzo Fumagalli. Sarà
renza dalla nostra associazione.
confrontano con questo elemento. Le
bello vedere la follia, l’ironia, la tena-
Non potevamo dimenticare il 40° di
cascate di ghiaccio, lo sci alpinismo, le
cia dei protagonisti e la bellezza dei
fondazione della sottosezione del CAI
grandi salite sui pendii nevosi, le for-
paesaggi elaborati dall’immaginario di
Ballabio. Sposeremo questo avveni-
re e poi giù nelle grotte mettendo in
futuri registi. Poi divagheremo con altri
mento con il ricordo del 20° di salita
luce quel mondo segreto e riservato
temi coinvolgenti per chi ha a cuore la
allo Shivling ad opera di alpinisti della
a pochi che è la speleologia subac-
montagna e la sua frequentazione.
sottosezione. Oltre a farci rivivere le
affrontandosi
quea. Trasporteremo il tutto in un film di produzione del CAI Lecco con la
76
Appuntamenti
immagini della salita questo appuntaFilm e conferenze
mento sarà l’occasione per donare alla
Dopo il lusinghiero risultato dello
sottosezione l’incisione che l’artista
scorso anno e l’interesse suscitato dal
Bruno Biffi ha realizzato con soggetto
convegno sui rifugi, abbiamo ritenu-
questa montagna di 6543 metri posta
to importante continuare sulla strada
nello stato indiano nella catena Hima-
Il gruppo di Alpinismo Giovanile partecipa a Monti Sorgenti 2017 organizzando il raduno regionale di AG. Nella foto un’immagine del corso di perfezionamento 2016.
Tutte le sezioni Lombarde del CAI, che
con salutari escursioni lungo i boschi
Ancora un tuffo nelle grandi impre-
curano la crescita dell’andare in mon-
o sulle cime dei monti.
se alpinistiche con il film “Badile 87”
tagna con i ragazzi, percorreranno il
Ancora una volta, per il settimo
presenti alla proiezione gli alpinisti
nostro territorio e in particolare sali-
anno consecutivo, abbiamo voluto, at-
protagonisti della salita sulla nord-est.
ranno ai Piani D’Erna con un percorso
traverso non poche difficoltà, proporre
Da sempre attivi nella manifestazio-
che permetterà, attraverso momenti di
una rassegna ricca di eventi che at-
ne Monti Sorgenti i ragazzi del Gruppo
gioco, di riscoprire non solo la bellezza
traversano diverse sensibilità e forme
di Alpinismo Giovanile organizzeranno
dell’ambiente ma il senso importante
d’arte. Ancora una volta ci abbiamo
quest’anno il raduno regionale di AG.
dell’amicizia che facilmente si coltiva
creduto.
layana del Garhwal.
La nostre materie prime sono la base della nostra qualità.
A.G. Bellavite Missaglia (Lc) Via I° Maggio, 41 T. 0399200686 commerciale@bellavite.it
EDITORE
www.bellavite.it
#nutriamolamente
TESORI DI CRISTALLO
Le ragioni di una mostra sui carbonati di Pier Luigi Grammatica* e Alessandro Guastoni**
D
al 18 dicembre 2016 al 5 febbraio 2017, a Lecco, presso la Torre Viscontea, si è svolta la
mostra “Cristalli tesori del territorio. I carbonati in natura e scienza, nell’industria e nella tecnologia”, organizzata dal Gruppo Mineralogico Paleontologico Lariano, in collaborazione con il SIMUL. Pubblichiamo volentieri questo breve saggio dal taglio volutamente didattico, certi di fare cosa gradita a coloro che, colpiti dalla valenza estetica dei materiali esposti e impressionati dalla ricchezza di forme, colori e trasparenze, hanno sentito il bisogno di approfondire l’argomento dal pun-
to di vista scientifico, aggiungendo un importante tassello alla conoscenza del nostro territorio. Le rocce sedimentarie Si formano per accumulo di particelle o di materiali preesistenti di varia origine (sia organica che inorganica), trasportati e sedimentati dagli agenti esogeni (acqua, aria, ghiaccio), o per precipitazione chimica di sali da soluzioni (carbonati e solfati ecc.). I sedimenti sciolti o incoerenti si trasformano in rocce grazie alla diagenesi, ovvero l’insieme dei processi, come la compattazione e la cementazione, che portano al consolidamento dei sedimenti stessi. Queste formazioni geologiche sono
78
Appuntamenti
state suddivise in piani stratigrafici. La
partengono, senza saperlo, le ritrovia-
scienza è nata verso la metà dell’Ot-
mo nel vissuto quotidiano.
tocento, con lo scopo di studiare la
A questa classe appartengono circa
datazione delle rocce, ordinandole
200 specie, tra cui la calcite, uno dei
secondo una progressione temporale.
minerali più diffusi al mondo, ma an-
Da qui, la datazione degli strati, usan-
che numerose altre specie, molte delle
do un sistema di classificazione im-
quali di sicuro interesse sia collezioni-
prontato su resti di fossili presenti in
stico che scientifico e tecnico.
quel dato periodo (fossili guida). L’u-
L’interesse collezionistico è legato
tilità di questo sistema deriva dal fatto
essenzialmente alla bellezza dei cri-
che le specie presenti, oltre ad essere
stalli e alla varietà di colori con cui si
uniche e irripetibili, hanno una durata
presentano i minerali appartenenti a
di vita delimitata nel tempo, condizio-
questa classe, cosa che ne fa splendi-
nata da apparizioni e scomparse do-
di oggetti da collezionare. L’interesse
vute ad intervalli di tempo geologico
scientifico e tecnico è invece dovu-
corrispondente a vita permanente di
to alle caratteristiche chimico-fisiche
quella specie, in parole povere, ogni
degli stessi, cosa che li ha resi molto
stratificazione porta con sé, specie
ricercati e sfruttati fin dai tempi antichi
marine vissute in quel dato periodo e
per le loro proprietà. Infatti i carbona-
poi scomparse, lasciando delle tracce
ti, sia in forma di minerale finemen-
preservate in tali rocce (rocce carbo-
te macinato, sia di roccia costituita
natiche appunto).
prevalentemente dagli stessi minerali
Questi importanti sedimenti marini,
(calcare, marmo, ecc.), sono parte del-
presenti sul territorio lecchese, (Gri-
la composizione di moltissimi prodotti
gna, Resegone, Barro, Cornizzolo, Mo-
di uso comune, quali farmaci, ottica,
regallo, ecc.) sono emersi dalla spinta
dentifrici, vernici, cemento, ecc.; pos-
o, “per lo scontro” tra i due continenti,
siamo quindi affermare che entrano
o placche, Afro – Europeo, portando
inconsapevolmente nella nostra vita
all’affioramento delle Prealpi lombarde.
attraverso l’utilizzo di numerosissimi
Le formazioni calcareo stratigrafiche
prodotti.
che incontriamo nelle escursioni in
Quindi una mostra che non ci illu-
montagna o a livello alpinistico, non
stra solo la bellezza dei carbonati nel
sono altro che momenti geologici da-
loro aspetto naturale, ma che ci guida
tati da 40 milioni fino a 220 milioni
anche ad una conoscenza ragionata
di anni fa.
e più profonda degli stessi, aiutandoci
I carbonati sono una classe di minerali molto nota e diffusa in natu-
a comprenderne l’importanza e l’uso nella vita di tutti i giorni.
ra, ma altrettanto poco conosciuta al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, nonostante il fatto che alcune delle specie mineralogiche che vi ap-
Natura e scienza I carbonati, che cosa sono e come si classificano.
I carbonati sono delle rocce sedimentarie i cui costituenti sono i minerali, principalmente la calcite e l’aragonite, più raramente la witherite, un carbonato poco comune di bario. I minerali che appartengono al gruppo hanno una formula generale del tipo ACO3 dove con A possono trovarsi elementi chimici quali calcio, bario, piombo e stronzio e presentano una simmetria cristallina ortorombica. Frequentemente questi minerali si presentano in cristalli geminati assai caratteristici a simulare una simmetria di tipo esagonale. Altri carbonati appartenenti a questo gruppo, invece, sono caratterizzati da una simmetria trigonale ed hanno una formula generale del tipo AB(CO3)2 (dove A = Ba, Ca; B = Fe, Mn, Mg, Zn). La dolomite e l’ankerite, carbonati di magnesio e ferro, assai diffusi sul nostro pianeta, sono componenti fondamentali di molte rocce carbonatiche e possono formare miscele isomorfe. I colori dei carbonati Molti minerali che appartengono alla famiglia dei carbonati possono presentare vivaci colorazioni con diverse tonalità di rosso, giallo, verde e blu, dovute alla presenza di elementi chimici definiti cromofori. Tra i più comuni vi sono la rodocrosite, il cui colore rosso è dato dal manganese, la smithsonite di colore giallo per la presenza di cadmio, la malachite di colore verde per la presenza di rame e l’azzurrite di colore blu, colore anch’esso dovuto al contenuto in rame del minerale. Il colore è determinato dalla risposta dei nostri occhi rispetto alle lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico Dall’alto: Pseudomorfosi di calcite ricoperta da quarzo ematoide Calcite scalenoedrica Aragonite
emesse nel campo della luce visibile
e viene impiegata nella produzione di
(tra 750 e 350 nanometri). Quando
equipaggiamenti ottici, tra cui le lenti
la luce colpisce un minerale essa può
a luce polarizzata.
venire assorbita, dispersa, riflessa, rifratta, riemessa o trasmessa. Il colore
Industria
è determinato dall’assorbimento se-
Aragonite e calcite come compo-
lettivo della luce causato dalla intera-
nenti del cemento industriale: le roc-
zione con la materia di cui sono com-
ce che sono composte da carbonato
posti i minerali (atomi, ioni, molecole,
di calcio, come il calcare e la marna
legami ed eventuali difetti strutturali).
entrambi di origine sedimentaria, ed il marmo che invece è una roccia di
I carbonati fluorescenti
origine metamorfica, hanno come
I carbonati che emettono lumine-
componente fondamentale aragonite
scenza, se attivati da una sorgente
e calcite. Questi polimorfi della calci-
di luce ultravioletta, vengono definiti
te sono comunemente impiegati nella
fluorescenti.
produzione del cemento per l’edilizia.
Cobaltocalcite
La luce ultravioletta appartiene a
Ad esempio il cemento di tipo Port-
particolari lunghezze d’onda presenti
land può contenere dal 5 al 35% di
portanza strategica, appartenenti al
nel campo dello spettro elettroma-
carbonato di calcio. Difatti maggiore
gruppo delle terre rare. Trovano difatti
gnetico della luce. La fluorescenza nei
sarà la purezza del carbonato di calcio
largo impiego come catalizzatori nei
carbonati, come accade per il colore,
“CaCO3”, migliore risulterà la qualità
settori automobilistico, petrolifero e
è determinata da particolari elemen-
del cemento.
bellico, negli ambiti dei refrattari cera-
ti chimici legati tra di loro e presenti
Calcari contenenti zolfo, fosforo o
mici e dell’elettronica, oltre ad essere
nella struttura cristallina del minerale.
magnesio, sotto forma di solfuri, sol-
utilizzati come additivi in campo me-
Queste entità molecolari, dette ioni
fati, fosfati o silicati, quali ad esempio
tallurgico e nelle leghe speciali.
metallici, fungono da attivatori di que-
gesso o thaumasite, possono decre-
sto particolare fenomeno ottico.
tare una qualità scadente del cemento
Le proprietà della calcite Nella scala delle durezze, da 1 a 10 secondo Mohs, la calcite occupa la
peggiorando così le sue caratteristi-
Un minerale è un solido omogeneo
che fisico-chimico-meccaniche ren-
naturale con una formula chimica de-
dendolo meno prestante all’impiego
finita ed una struttura atomica ordina-
nell’edilizia.
ta e periodica. I minerali generalmente si formano in condizioni naturali a
terza posizione per cui essa risulta un minerale piuttosto tenero e, trattan-
Che cos’è un minerale
Tecnologia
seguito di processi inorganici, tranne
dosi di un carbonato di calcio, è anche
I carbonati delle terre rare sono
eccezioni: un esempio sono i minerali
facilmente attaccabile dagli acidi. Le
risorse di importanza strategica. Le
di neoformazione all’interno di scorie
proprietà ottiche della calcite rombo-
terre rare sono una serie di elementi
di fusione prodotte dall’uomo.
edrica, nella varietà nota come Spato
della tavola periodica che compren-
d’Islanda, sono ben osservabili. Infatti,
dono i lantanidi, elementi dal lantanio
posizionando un cristallo sopra una
all’europio e gli attinidi, elementi dal
L’abito di un minerale, ovvero la
stampa cartacea, la scritta si sdoppierà.
gadolinio al lutezio; l’ittrio, sebbene
forma che predomina in un cristal-
Tale proprietà ottica trova applicazioni
non appartenga a questo gruppo tut-
lo, come pure gli aggregati cristallini,
grazie al principio del Prisma di Nicol
tavia possiede caratteristiche chimiche
possono essere ottimi strumenti visivi
analoghe. I minerali come bastnasite e
e di grande aiuto nel riconoscimento
parisite-(Ce) sono due carbonati di
di un minerale. In genere i minerali si
terre rare (Rare Earth Elements) dai
presentano in cristalli distinti o in ag-
quali si estraggono elementi di im-
gregati, e per designarli vengono co-
80
Appuntamenti
L’abito dei minerali
i cui cristalli si riuniscono in aggregati
I geminati
a forma di cilindri, colonne o coni, ca-
Tra i carbonati comuni sono i cri-
ratteristici di minerali quali aragonite,
stalli geminati, i quali rappresentano
calcite e rodocrosite.
particolari forme cristalline, composte da concrescimenti simmetrici di due
La sfaldatura
o più cristalli di una stessa specie mi-
Con il termine di sfaldatura si indica
neralogica. Caratteristici geminati per
la tendenza di un minerale a romper-
contatto sono tipici nella calcite, men-
si secondo piani fra loro paralleli, che
tre nella aragonite e nella cerussite si
imitino le facce che appartengano alla
osservano frequentemente geminati
forma del cristallo medesimo. E’ una
ciclici, a simulare un unico cristallo che
proprietà ben sviluppata in alcuni mi-
mostri un evidente aspetto ad ingra-
nerali, come nel caso della calcite. La
naggio o a ruota.
direzione lungo cui avviene la sfaldatura, ovvero la rottura lungo una superficie planare.
Le pseudomorfosi dei minerali Con il termine di pseudomorfosi si
E’ una proprietà che dipende di-
indica un particolare processo natu-
munemente adottati termini di facile
rettamente dalla struttura e dal tipo
rale in cui la struttura di un minerale
comprensione come nei seguenti casi:
di legame esistente tra gli atomi. La
viene parzialmente o completamen-
Aciculare: termine riferito a cristalli
qualità della sfaldatura, viene espressa
te sostituita da un nuovo composto
isolati con aspetto aghiforme, carat-
da aggettivi come perfetta, buona, im-
chimico senza tuttavia alterare l’ori-
teristici di minerali come aragonite,
perfetta o assente.
ginaria forma cristallina del minerale
artinite, auricalcite, malachite.
Mentre la direzione lungo cui av-
stesso. La sostituzione avviene atomo
Fibroso e raggiato: riferito a cristalli
viene la rottura viene definita con il
per atomo rispettando però la morfo-
riuniti in fibre, frequentemente a for-
nome della forma caratteristica che
logia cristallina del minerale sostituito.
mare aggregati divergenti e raggiati
si ottiene e quindi può essere cubica,
Nei campioni esposti nella vetrina si
come aragonite e malachite
ottaedrica, dodecaedrica, prismatica
osservano le forme geometriche de-
ecc…
gli originali cristalli che sono rimaste
Globulare, mammellonare e sferoidale: questi tre termini sono assai simili fra loro ed indicano quei caratte-
inalterate sebbene sostituite da altri La birifrangenza
ristici aggregati con aspetto globulare,
Christian Huygens, verso la fine del
sferoidale se sferici o mammellonari
diciassettesimo secolo fu tra i primi
se simili a mammelle, formati da cri-
a descrivere il fenomeno ottico della
stalli raggiati e addensati che divergo-
birifrangenza E’ una proprietà ottica
no da una base comune.
caratteristica dello spato d’Islanda, una
Massivo: il riferimento è relativo a
varietà trasparente di calcite. Posizio-
minerali compatti senza alcuna forma
nando il cristallo trasparente sopra la
o altre peculiari caratteristiche
scritta di un foglio di carta e facendo-
Microcristallino: molti minerali possono
formare
sottili
Tale effetto rappresenta la fondamen-
su roccia o su altri minerali, in realtà
tale proprietà di questo minerale, e
costituti da aggregati di microcristalli
di molti altri, di sdoppiare il percorso
distinguibili solo se osservati a forti
della luce lungo due direzioni, fra loro
ingrandimenti
perpendicolari.
mili con cui vengono indicati minerali
diverse. Foto di Matteo Possenti *Gruppo Mineralogico Paleontologico Lariano **Museo di Mineralogia Università di Padova
lo ruotare essa tenderà a sdoppiarsi.
incrostazioni
Stalattitico e colonnare: termini si-
minerali con composizioni chimiche
Appuntamenti
81
RECENSIONI “PRIMA IL DOVERE”: L’ETÀ D’ORO DELL’ALPINISMO di Sara Sottocornola Lecco, luglio 1961. L’alpinismo e la montagna occupano le pagine principali dei quotidiani, con quello che è stato definito il “soccorso” più drammatico delle Alpi: sette scalatori, due cordate guidate da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud, sono travolte da una bufera sul Pilone centrale del Freney, nel massiccio del Monte Bianco. Per una settimana le squadre di soccorso tentano di raggiungerli, ma sopravvivono solo in tre: Bonatti, Mazeaud e Roberto Gallieni. Pochi sanno che a Lecco, un uomo conosceva la via di fuga che avevano pianificato Bonatti e compagni. Avvertito dal padre di Gallieni, partì con una squadra di Lecco verso Courmayeur, per raggiungerli, dare una mano ai soccorsi, ma non fu ascoltato. Arrivò al bivacco Gamba che Bonatti e Gallieni raggiunsero sfiniti nel cuore della notte, prima che ripartisse la squadra di soccorso locale. E fu lui a recuperare, purtroppo ormai privo di vita, il corpo di Andrea Oggioni. Quest’uomo è Dino Piazza, il protagonista del film “Prima il dovere” di Nicoletta Favaron, prodotto dal Cai Lecco, proiettato per la prima volta a Lecco nel maggio 2016 nell’ambito della rassegna Monti Sorgenti. Alpinista, Ragno della Grignetta, precursore del soccorso alpino e imprenditore. Classe 1932, grande energia e spirito innovatore, come alpinista fu autore di vie nuove (come la Direttissima alla Torre Cecilia del 1959 aperta con Tizzoni e Colombo) e salite celebri come la nord-ovest del Civetta lungo la celebre via Solleder e la ripetizione della via Bonatti al Petit Dru sul massiccio del Monte Bianco. Ma questo non è un film che racconta exploit e salite record. E’ il racconto di una vita, guidato dalla straordinaria voce narrante del giornalista e scrittore Marco Albino Ferrari. La pellicola ripercorre la storia del protagonista e della sua epoca, attraverso ricostruzioni, documenti e testimonianze dirette. Piazza, a 84 anni, torna perfino sul Monte Bianco, dove ripercorre i luoghi della tragedia del 1961 raccontandoli con gli occhi di un testimone. La vita di un alpinista, in quegli anni, non poteva essere svincolata dal lavoro. L’opera pone infatti l’accento sul legame fra territorio, impresa e alpinismo, che ha caratterizzato la storia della città di Lecco. Gli alpinisti come Riccardo Cassin e Dino Piazza hanno avuto un ruolo di primo piano nell’evoluzione dei materiali, come chiodi e ramponi, grazie alla loro esperienza nella lavorazione del ferro. “C’è tanto lavoro dentro questo film - racconta la regista Nicoletta Favaron -. Il titolo Prima il dovere spiega inequivocabilmente la visione di Dino dell’alpinismo e della vita. Lui stesso afferma che la più grande impresa è stata fondare un’azienda più che scalare. Le difficoltà del lavoro rendevano quasi facile il superamento degli ostacoli in parete. Attraverso le immagini, i racconti e le illustrazioni di Elisabetta Bianchi, nonno Dino vuole trasmettere al nipote Nicolò ed in genere alle nuove generazioni quanto la vita gli abbia insegnato”. Storie di esperienze e di legami, come quelli con Lorenzo Mazzoleni e Marco Anghileri, due giovani alpinisti lecchesi che hanno lasciato un’impronta indelebile non solo nell’alpinismo ma nel cuore di Lecco e dello stesso Dino. Attraverso incontri con personaggi come Luigino Airoldi, Dario Spreafico, Bruno Lombardini, Mario Conti, Emilio “Lupetto” Valsecchi, Mario “Il Pescatore”, Dino Piazza racconta, con un filo di costruttiva provocazione, la sua visione sul contrastato mondo dell’alpinismo lecchese, sempre preso fra polemiche e battibecchi, e riflette sulla direzione che sta prendendo l’alpinismo moderno. “Questo film mi sta particolarmente a cuore perché racconta l’età d’oro dell’alpinismo - afferma Alberto Pirovano, presidente del Cai Lecco -. La storia di Dino Piazza è un esempio del periodo più fulgido delle cordate lecchesi, gli anni ‘60, che rappresentavano il top dell’alpinismo mondiale”. Dopo la “prima” durante Monti Sorgenti, il film “Prima il dovere” è stato proiettato diverse volte in provincia di Lecco e ha partecipato all’11a edizione dell’Off-Orobie Film Festival di Bergamo.
Regia di Nicoletta Favaron “PRIMA IL DOVERE” - DOCUMENTARIO STORICO Durata: 50 minuti - Anno 2016 - Prodotto da: CAI Lecco Con: Dino Piazza, Emilio “Lupetto” Valsecchi, Mario Conti, Luigino Airoldi, Bruno Lombardini, Mario “il Pescatore” e Dario Spreafico. I figli di Dino: Daria ed Arnaldo, la moglie Mari e il nipote Nicolò; e con: Gabriele Pirovano (Dino dodicenne), Maurizio Panzeri (Dino quarantenne) e Pietro Tentori (Emilio Ratti “Topo”) Voce narrante e ricostruzione storica: Marco Albino Ferrari
82
Recensioni
Fotografie scaricabili al link: https://cl.ly/jRxC
L’ALPINISMO DIFFICILE E ONESTO DEL DET di Ivo Ferrari Che bello avere l’opportunità di scrivere riguardo a qualcosa di bello. Il libro di Giovanni Capra sulla vita del Grande Det … bello sì ma per niente facile. Potrei iniziare col solito “Difficile via, che forza, che tempi, ecc ecc, ma la cosa che mi ha colpito è il suo tipo d’alpinismo, difficile e onesto, un alpinismo che viene dopo e non prima del “dovere”, un alpinismo vero, dove l’opportunità di vivere completamente per la montagna non è mancata, ma l’amore per la terra, per i profumi del fieno e per la famiglia passa in primo piano. Il libro scorre velocemente e non perché sia privo di storie e aneddoti avvincenti, ma perché chi legge, rapidamente viene catturato dalla narrazione. Io credo che se durante un racconto sul freddo si prova freddo, sul caldo si suda, allora il libro diventa automaticamente un buon libro. Nelle pagine de Il grande Det si è obbligati ad entrare e pensare al tempo di allora, alle rinunce ed alla fatica, al non facile essere e fare l’alpinista. Non mi ero mai soffermato a pensare come profumi l’erba dopo il taglio, a come il fisico possa stancarsi appeso ad un paio di staffe cercando di piantare il chiodo giusto… La velocità del moderno andare mi aveva fatto dimenticare la cornice dell’andare, e grazie a questo libro genuino nel contenuto, nel personaggio e nella narrazione, sono tornato a percepire. L’austera e vera copertina mi ha ricordato subito l’energica stretta di mano del protagonista, anche se l’aggiunta della nota “Autore di due cordate per una parete” mi è parsa quasi fuori luogo, ma questa è l’editoria. Buona lettura.
Giovanni Capra IL GRANDE DET Corbaccio 2016
IN MONTAGNA CON LA SCUOLA di Adriana Barufini Il libro racconta un’esperienza straordinaria di relazione fra giovani e montagna, non affidata a scampoli di tempo libero, ma inserita nel progetto educativo della scuola. L’autore, insegnante di filosofia e storia, musicista e musicologo, oltre che camminatore, offre lo spunto per una riflessione ad ampio raggio sulla valenza educativa dell’istituzione scuola del nostro paese. Riportiamo alcuni stralci dalla presentazione che del libro viene fatta su internet al sito www. studentinquota.it: “Otto anni di avventure, di piccole e grandi imprese, di momenti indimenticabili, di intense emozioni. Vissute da un professore di liceo e da un folto gruppo di suoi studenti che, stanchi di sottostare inermi alle decisioni irrazionali di chi ha voce in capitolo nella stanza dei bottoni, hanno cercato altrove – sull’Alta Via dei Monti Liguri piuttosto che in Islanda, in Corsica piuttosto che sul Monte Rosa – un senso da poter attribuire alla propria condizione. Già: andare in montagna con i propri alunni consente di restituire pregnanza di significato all’etimologia – che tanto sorprende i ragazzi – della parola scuola (dal greco scholé = “tempo libero”). Un’altra scuola, dunque, tanto più opportuna quanto più quella istituzionale sembra aver da tempo abdicato alla propria responsabilità educativa, così presa dall’assurdo desiderio di conformarsi al sistema”. I proventi dei diritti d’autore del libro verranno destinati all’associazione www.oskarforlangtang.it, che raccoglie fondi in favore delle popolazioni del Nepal pesantemente colpite dal terremoto del 25 aprile 2015.
Roberto G. Colombo DAI BANCHI DI SCUOLA AI SENTIERI DI MONTAGNA 150 giorni di straordinarie camminate con i miei studenti Erga Edizioni, ottobre 2016 416 pagine- foto e disegni a colori – copertina a 2 ante – formato cm. 15x21 – Euro 33,00
Recensioni
PARADISI ALPINI DELLE ALPI OCCIDENTALI di Adriana Barufini
La guida propone 16 itinerari di trekking facile ad anello sulle Alpi occidentali, dai ghiacciai al mare, per scoprire alcuni fra i più suggestivi paradisi alpini percorrendo gli itinerari internazionali che toccano fra l’altro i giganti, Cervino, Monte Bianco e Grand Combin. Di rifugio in rifugio, ricalcando gli antichi sentieri transfontalieri di contrabbandieri e pastori, un cammino alla scoperta di meravigliosi laghi e colli panoramici, attraversando i parchi nazionali del Gran Paradiso, della Vanoise fino alle incisioni rupestri del Mercantour. Itinerari descritti con precisione e corredati di mappe dettagliate; 16 schede comode da portare nello zaino, con le informazioni fondamentali per ogni itinerario e utili suggerimenti su clima, equipaggiamento, alimentazione, segnaletica, contatti dei punti di appoggio e di ristoro, dei rifugi e dei trasporti pubblici. Il tutto supportato da meravigliose fotografie a colori eseguite dall’autore che è fotografo professionista.
Gian Luca Boetti I GRANDI TOUR DELLE ALPI OCCIDENTALI 16 itinerari da non perdere Gribaudo editore, giugno 2016
LUTTI Il 23 dicembre 2016 ci ha lasciato Gina Toselli, fedele e assidua frequentatrice del gruppo sezionale di Sci di fondo. Gli amici del gruppo la ricordano sorridente, abbronzata e piena di vita sulle tante piste che negli anni hanno percorso insieme.
Ai famigliari della scomparsa la partecipazione affettuosa di tutta la sezione
CONVENZIONI PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD te. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto del 5% sugli abbonamenti stagionali. Sconto del 10% sui corsi di arrampicata sportiva STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 333-7291740; 333-4317764; Internet: www.studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici. E-TRE srl Show-room a Olgiate Molgora, Via Como1/3 (Statale briantea ) Fornitura e posa di prodotti per l’efficienza energetica, come serramenti altamente isolanti, sistemi di riscaldamento ecologici, impianti fotovoltaici, stufe e inserti a pellet, pellet austriaco di prima qualità. Ad ogni iscritto CAI sconto minimo del 10% che a discrezione del cliente potrà essere devoluto alla sezione CAI “Riccardo Cassin” di LECCO. SPORT SPECIALIST SPA- SPORT, ABBIGLIAMENTO, CALZATURE via Figliodoni 14 Barzanò (LC) Presso tutti i punti vendita sconto del 15% ai soci CAI, con esclusione degli articoli in promozione o già scontati STUDIO OSTEOPATICO COPPI via Lucia 10 Lecco (LC) - tel. 393.1646699 Sconto del 20% per trattamenti osteopatici. STUDIO DI PSICOLOGIA E RISORSE UMANE - SVILUPPO E FORMAZIONE STUDIO DI PSICOLOGIA E SESSUOLOGIA - DR SILVANO SALA Lecco, Lungo Lario Cadorna 10 - tel. 0341 1761009 - 3478773720 Incontro di consulenza gratuita e sconto del 20% sugli appuntamenti successivi CLINICA SAN MARTINO - MALGRATE Malgrate, Lecco. Via Selvetta angolo via Paradiso - tel. 0341 1695111 Prezzi convenzionati sulle prestazioni concordate (vedi www.cai.lecco.it). Garanzia delle prestazioni di diagnostica per immagini in 12/24 h dalla richiesta.
Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.
Vita di Sezione
85
GEORESQ GRATIS PER I SOCI C.A.I.
Dal 1° gennaio 2017 il servizio di geolocalizzazione e invio di richiesta di aiuto tramite smartphone è compreso nella quota associativa annuale CAI. Basta installare la APP e registrarsi per tenere traccia della propria escursione e chiedere soccorso alla centrale operativa attiva 24 ore su 24 Il servizio GeoResQ, gestito dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) e promosso dal Club Alpino Italiano, consente di determinare la propria posizione geografica, di effettuare il tracciamento in tempo reale delle proprie escursioni, garantisce l’archiviazione dei propri percorsi sul portale dedicato, ed in caso di necessità l’inoltro degli allarmi e delle richieste di soccorso attraverso una centrale operativa attiva sette giorni su sette e 24 ore su 24, collegata con i servizi regionali del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e del 118/112. GeoResQ vuole essere un valido aiuto per incrementare la sicurezza delle escursioni e per il rapido inoltro delle richieste d'aiuto in caso di emergenza GeoResQ mette a disposizione il portale www.georesq.it per la gestione dei propri dati personali, della cartografia e dei propri percorsi, un APP da installare sul proprio smartphone (disponibile per tutti i principali sistemi operativi: Android, iPhone e Windows Phone) che consente di avviare le varie funzioni del servizio, ed una centrale operativa per la ricezione e l’inoltro delle richieste d’aiuto. I soci CAI dal 1° gennaio 2017 potranno utilizzare GeoResQ senza pagare il canone annuale (20€+IVA). Il servizio è compreso nella quota associativa annuale. Per installare gratuitamente l’APP, il Socio dovrà semplicemente registrarsi sul sito www.georesq.it e sull’APP, scaricandola dallo store corrispondente al sistema operativo del proprio smartphone, da qui una funzionalità appositamente realizzata verificherà automaticamente - tramite l’inserimento del proprio Codice Fiscale – l’avvenuta iscrizione al Sodalizio e quindi la possibilità di attivazione gratuita del servizio. Ricorda che con i normali telefoni, se non c'è copertura telefonica, l'allarme non può partire. L'invio avviene tramite la trasmissione dati che è necessariamente subordinata alla presenza di copertura telefonica. Per maggiori informazioni: www.georesq.it
PIATTAFORMA TESSERAMENTO ONLINE Circolare CAI n. 4/2017
Si comunica che a partire dal 6 marzo 2017 è possibile utilizzare la nuova funzione “Profilo OnLine del Socio” sulla piattaforma di Tesseramento.Tale funzionalità consente ai soci che la utilizzeranno di modificare in autonomia alcuni dati personali, sollevando quindi gli operatori delle sezioni da tale attività. Il servizio è rivolto ai soli soci maggiorenni, indipendentemente dalla categoria associativa di appartenenza. I dati, modificabili anche per i soci minorenni appartenenti allo stesso nucleo famigliare, sono quelli che non comportano variazioni rispetto alle categorie associative quali ad esempio: l’indirizzo di posta elettronica, il numero di telefono e l’indirizzo di spedizione delle pubblicazioni. Nella piattaforma di supporto è disponibile la documentazione relativa alla nuova funzionalità al seguente link: http://supporto.cai.it/documents/6
86
Vita di Sezione
ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI SOCI I soci della sezione di Lecco del Club Alpino Italiano “Riccardo Cassin” sono convocati in Assemblea generale ordinaria presso la sede di via Papa Giovanni XXIII 11 a Lecco, in data 24 marzo 2017 alle ore 20.30, con apertura verifica poteri alle ore 20, per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno: 1) Elezione del presidente dell’Assemblea, di un segretario e degli scrutatori 2) Relazione morale del presidente di sezione per l’anno 2016; discussione e votazione 3) Relazione finanziaria: presentazione del bilancio consuntivo 2016 e del bilancio preventivo 2017; relazione dei revisori dei Conti; discussione e votazione 4) Relazione dei responsabili di settore sulle attività svolte nell’anno 2016 5) Approvazione delle quote associative per l’anno 2017 6) Varie ed eventuali La documentazione relativa ai punti indicati nell’Ordine del Giorno sarà messa a disposizione dei Soci presso la Segreteria della Sezione e sarà pubblicata sul sito www.cai.lecco.it, dove è altresì consultabile il vigente statuto sezionale. Si ricorda che, a norma dell’art. 19 dello statuto sezionale, hanno diritto di intervenire all’assemblea tutti i soci in regola con il pagamento della quota associativa e che i minori di anni 18 non hanno diritto al voto; è ammessa la partecipazione all’Assemblea per delega ed ogni socio maggiorenne può essere portatore di una sola delega sulla quale oltre alla firma leggibile del delegante deve risultare il suo numero della tessera di iscrizione.
INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2017
AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI
Le quote sociali per il 2017 sono le seguenti: Socio Ordinario Socio Ordinario*
€46,00 €24,00
(nati dal 1992 al 1999)
Socio Familiare** Socio Giovane***
€24,00 €16,00
(nati nel 2000 e anni seguenti)
Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera
€20,00 € 5,00 € 2,00
*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. ** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento. ***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione. Ricordiamo che per non perdere i benefici dell’iscrizione al CAI il rinnovo deve essere effettuato entro il 31 marzo dell’anno in corso.
IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco IBAN IT07 J056 9622 9020 0000 2154 X06. Ricordiamo che il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera.
Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. - I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. - Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. - Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. - Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.
DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.
CALENDARIO CHIUSURA SEDE venerdì 14 aprile 2017 (Venerdì Santo)
Vita di Sezione
87