Notiziario 01/2017

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MAI MOLLARE

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BELLI E IMPOSSIBILI

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NEL GORGAZZO

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TRAVERSATA D’ITALIA

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ZINGARANDO TRA MONTI E MARI

IL CIBO DEGLI SHERPA

FUORI DAL MONDO


IN QUESTO NUMERO

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EDITORIALE

PORTE APERTE

La nostra sezione punto di riferimento per i sodalizi più piccoli di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco

SENTIERI E PAROLE

IL CIBO DEGLI SHERPA

Insegnamenti per affrontare l’alta montagna. Parla Mingma Gyalie di Donatella Polvara

N° 1/2017

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E PER BARELLA UN LETTO A CASTELLO Quando i Ragni erano di guardia alla Grignetta

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UOMINI, MONTAGNE E BALENE La prima spedizione italiana a Baffin, 1972

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DI REMO E DI CORDA Le imprese in Grignetta di Carlo Castelli ed Erminio Dones di Adriana Baruffini

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BELLI E IMPOSSIBILI Piante e fiori velenosi delle nostre montagne

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di Dino Piazza

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto

di Dino Piazza

Direttore responsabile: Angelo Faccinetto

di Annibale Rota

L’INTERVISTA

ZINGARANDO TRA MONTI E MARI Il racconto di Luigino Airoldi, alpinista esploratore del mondo di Adriana Baruffini

ALPINISMO e ARRAMPICATA

ATOMICA La nuova via sul Sasso dei Carbonari dedicata a Marco Butch Anghileri di Michele Mandelli e Claudio Cendali

ESCURSIONISMO

TRAVERSATA D’ITALIA Duemila chilometri in bicicletta dal Gran San Bernardo all’Etna di Stefania Valsecchi “Steppo“

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IL FIUME DI LATTE Lungo l’antica strada Morterone – Vedeseta

56

FUORI DAL MONDO Un viaggio in Eritrea, a piedi e in bicicletta

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IN MONTAGNA MA SICURI Il programma delle gite sociali 2017 di Giuseppe Ferrario, Domenico Pullano e Giuliano Mantovani

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82 85

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano

Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2700 copie Chiuso in redazione 08/03/2017

di Sergio Poli

di Luca Pedeferri

SCI ALPINISMO

MAI MOLLARE La fatica e la gioia di essere Insa

GEO

di Sara Pozzetti

IL GEO SULLO SPERONE Gite e “assaggi”: la settimana al Gargano del Gruppo Età d’Oro di Claudio Santoro

Lo sherpa Mingma Gyalie sul Manaslu con un gruppo di clienti. Foto di Mingma Gyalie

SPELEOLOGIA

NEL GORGAZZO Esplorazione a Polcenigo, nella sorgente dei ricordi

di Gigi Casati

APPUNTAMENTI

L’ACQUA E LA MONTAGNA Dal 13 al 28 maggio l’edizione 2017 di Monti Sorgenti

di Emilio Aldeghi

TESORI DI CRISTALLO Le ragioni di una mostra sui carbonati di Pier Luigi Grammatica e Alessandro Guastoni

RECENSIONI VITA DI SEZIONE

Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.

ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.


PORTE APERTE

La nostra sezione punto di riferimento per i sodalizi più piccoli di Alberto Pirovano*

C

ari Soci, in una recente visita ad una

sezione del CAI fuori provin-

cia, ma legata al CAI Lecco da vecchia data, venivamo sollecitati a riprendere il ruolo di punto di riferimento, in quell’occasione per l’alpinismo. Nello scorso editoriale vi ho parlato della nascita della Conferenza stabile provinciale, proprio su invito di alcune sezioni più piccole. Da questi fatti, ma anche da molte altre sollecitazioni che non sto qui ad elencare, si comprende come la nostra sezione abbia un ruolo importante, non solo per il numero di soci che esprime, ma anche per l’autorevolezza che i miei predecessori hanno costruito e saputo conservare fino ad oggi. Quella che ci viene chiesta è una sfida importante e faticosa, e proprio la fatica potrebbe portarci ad evitare di assumere questo ruolo guida. In fondo sarebbe ben più comodo occuparci del solo nostro ambito territoriale e sociale lasciando che il resto sia fatto da qualcun altro. Questo significherebbe diventare autoreferenziali e, poco alla volta, porterebbe all’inaridimento di ogni nostra attività. Queste sollecitazioni devono inve-

ce diventare stimoli ad aprirci ancor di più, a lasciarci coinvolgere anche in iniziative pensate o ideate da altri. Non è limitandoci a realizzare ciò che nasce al nostro interno che cresceremo,

4

Editoriale

ma lo faremo sicuramente diventando

gravosi, ma fondamentali per tutto il

punto di riferimento per chi volesse

sodalizio. Emilio Aldeghi è divenuto

provare a realizzare, collaborando, una

Consigliere regionale, Matteo Sprea-

propria idea.

fico è stato promosso alla Commis-

Per questo penso ad un CAI dalla

sione centrale di Alpinismo Giovanile,

porta sempre aperta, pronto ad ascol-

Silvano Arrigoni è entrato a far parte

tare le proposte, a discuterle ed even-

dello staff della Scuola regionale di al-

tualmente a supportarle. Gli esempi,

pinismo e ben due socie sono state

oltre a quanto già citato, non man-

nominate al Centro cinematografico

cano. La collaborazione con il Liceo

nazionale: Nicoletta Favaron e Anna

Scientifico “Grassi” sulla sentieristica,

Masciadri, quest’ultima eletta tra l’altro

con il Comune di Lecco sui totem in-

vice-presidente. Per solo dovere di

formativi, con il Politecnico sulla for-

rendicontazione il sottoscritto è at-

mazione degli addetti ai sentieri, ma

tualmente segretario della Commis-

anche con singoli soci ricchi di idee

sione nazionale rifugi ed opere alpine.

e proposte, sono altri casi di lavori in

Nelle prossime assemblee regiona-

corso.

li e nazionali dovranno essere eletti

Per svolgere al meglio questo ruo-

molti componenti e rinnovo quin-

lo di guida, o meglio di riferimento, è

di l’invito a mettersi a disposizione.

però importante anche esser presen-

L’augurio è che giungano candidature

ti nel CAI ai livelli “superiori”, dove le

autorevoli anche dalle sezioni limitro-

decisioni vengono prese su scale re-

fe, le appoggeremo con gioia convinti

gionale o addirittura nazionale.

che la grandezza di un’associazione

E allora non posso non ringrazia-

sta anche, conscia del proprio ruolo,

re chi ha raccolto l’invito a lasciarsi

nell’aiutare a crescere chi condivide i

coinvolgere ed oggi ha assunto ruoli

suoi medesimi ideali.

in organi tecnici e organi regionali e nazionali, facendosi carico di impegni

* Presidente CAI Lecco

L’intervento di Alberto Pirovano al convegno “Attività e prospettive dei rifugi alpini” organizzato dalla Commissione regionale lombarda Rifugi e opere alpine nell’ambito di Monti Sorgenti 2016. Foto di Danilo Villa


Lavori della Commissione sentieri sul Resegone, sul Regismondo e sul sentiero Rotary.



IL CIBO DEGLI SHERPA Insegnamenti per affrontare l’alta montagna. Parla Mingma Gyalie

H

o voluto regalare a voi cari

puntando sui principi nutrizionali va-

ta per l’alta quota prendendo spunto

amici lettori di questa amata

lidi che permettono di mantenere le

dal cibo utilizzato dagli sherpa. Con la

rivista, che parla di montagna

performance raggiunte con la prepa-

convinzione che siamo ciò che man-

razione fisica.

giamo e che ogni luogo della terra

con tanta passione, qualche pagina del libro che sto scrivendo dal titolo:

Viene proposta la tipologia dei vi-

offre i principi nutrizionali validi ed

Alimentazione in ambiente estremo.

veri più adeguata da consumare a se-

indispensabili per la sopravvivenza e

L’intento è quello di far conosce-

conda del tipo di ambiente da esplo-

l’insediamento dell’uomo; ma anche

re come si nutrono i popoli nei vari

rare: dall’alta quota, agli ambienti più

che ogni popolo ha sviluppato delle

ambienti della terra e, fra le righe,

freddi del grande nord, alle aride zone

capacità intrinseche per poter utiliz-

descrivere l’alimentazione più ade-

desertiche fino alla profondità degli

zare al meglio le ricchezze nutrizionali

guata per intraprendere un’impresa,

abissi. In questo breve stralcio viene

offerte dalla natura.

un’”avventura” in ambiente estremo,

raccontata l’alimentazione più indica-

Mingma in vetta al K2, 2014

di Donatella Polvara


Le “Tigri delle nevi” Gli sherpa appartengono a un popolo che vive sui versanti delle montagne del Nepal. Le loro origini sono racchiuse nel loro nome (sher – pa = uomini dell’est) . I loro antenati migrarono dalle vallate del Tibet per insediarsi a sud dell’Everest, ai piedi delle alte montagne himalayane. In questi luoghi isolati dal resto del mondo, il loro fisico si adattò bene alle rigide temperature, alla scarsità di ossigeno e alla vita in alta quota. Questi popoli, per intere generazioni, fino ai tempi attuali, si tramandarono la cultura e le tradizioni fondate sulla salvaguardia della natura, sul rispetto e la cura dell’uomo e sulla devozione alle divinità per loro sacre racchiuse nella forza della montagna. La posizione strategica dei loro insediamenti, ubicati sulla via delle spedizioni per raggiungere le vette himalayane, la capacità di adattamento alla vita in alta quota, contribuirono a trasformarli, da allevatori e coltivatori, a portatori scelti per le imprese alpinistiche sulla catena montuosa dell’Himalaya. All’inizio

del

ventesimo

secolo,

quando i primi esploratori, per lo più inglesi, si avventurarono alla scoper-

Mingma in vetta all’Everest, 2012 Sotto: I cibi al Campo Base del Manaslu

ta delle catene montuose del Nepal,

peso, con passo lento e cadenzato ad

guerra mondiale, quando le risorse

si servivano del supporto di questi

arrivare dove non arrivavano nemme-

economiche e alimentari iniziavano a

uomini per portare i carichi fino al

no gli yak.

scarseggiare, gli sherpa avevano già

campo base. Sulle spalle degli sherpa

Gli alpinisti di un tempo, si accorsero

una bella esperienza come scalato-

prendevano posto: gli effetti personali

ben presto che questo popolo era mite,

ri; organizzavano i viveri, cucinava-

degli alpinisti, le stoviglie, il pentolame, i

con sviluppate doti per sopportare

no e portavano conforto agli alpinisti

viveri, la legna da ardere, stufe in ghisa,

l’impegno fisico e mentale, forte nel-

che tornavano dalle scalate al campo

e tutto ciò che serviva per le scala-

lo spirito e nel carattere. La presenza

base con tè caldo e biscotti. Durante

te. Il carico era così pesante che alle

degli sherpa divenne importante nelle

la notte, quando le temperature scen-

volte gli yak si rifiutavano di avanzare,

spedizioni, considerati dei veri e propri

devano anche a -50 C°, li tenevano

ma gli sherpa riuscivano, nonostante il

compagni di cordata, e il loro contri-

svegli per evitare che subentrassero

buto divenne fondamentale: aprivano

il congelamento e la morte, incorag-

le vie, battevano la neve, mettevano

giandoli a bere cioccolata calda mol-

in sicurezza i percorsi per arrivare ai

to zuccherata. Durante le scalate il tè

campi alti. Nel periodo della seconda

nero con l’aggiunta di burro di yak,

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Sentieri e Parole


lebile nella storia dell’alpinismo himalayano. L’alimentazione degli sherpa E’ passato un secolo dalle prime imprese come portatori nelle spedizioni himalayane, ma la tradizione e l’esperienza degli sherpa sono state tramandate di generazione in generazione fino ai tempi attuali. Alla base dell’ alimentazione vi è il consumo di grano saraceno, riso, miglio, orzo, patate, legumi, carne di pecora, carne essiccata di yak, uova e formaggi. Le spezie come la paprica, la curcuma, il peperoncino, il cumino, non mancano mai, cosi come l’aglio. Prodotti poveri, provenienti dalle terre che coltivano e dagli animali che allevano, ma molto energetici e utili per affrontare il dislivello delle alte quote. Percorrendo le vallate che circondano i monti himalayani si notano le coltivazioni di miglio e riso che si estendono oltre i duemila metri di quota e arricchiscono i pendii ben lavorati e terrazzati. Dopo la raccolta, questi prodotti, vengono fatti essiccaPreparazione del pranzo al Campo Base del Manaslu Sotto: Un gruppo di clienti dello sherpa accompagnati in alta quota

re in ampi spazi aperti e soleggiati, e conservati in sacchi di cotone. Oltre i

servito caldo e ben zuccherato, era un

Tsering, Gaylay, Dakshi e Nima Norbu

2500 metri si possono notare le colti-

toccasana per rifocillarli. Anche il pane

che, ingaggiati come portatori per la

vazioni di patate, orzo e altri tuberi dal

impastato e cotto sulla brace in appo-

spedizione tedesca del 1934 al Nanga

sapore delle castagne che, una volta

site pentole, e la carne essiccata non

Parbat, vennero abbandonati ad alta

raccolti, vengono conservati per tutto

mancavano mai, così come il pollame

quota senza cibo e sostentamento, ri-

l’inverno sottoterra per evitare che le

per le uova e per la carne fresca.

uscirono a sopravvivere per più gior-

basse temperature li congelino.

Gli sherpa percepivano un salario,

ni alla tempesta mangiando la neve.

La farina è mischiata al sale e all’ac-

ma rischiavano la vita per sostene-

Con le uniche loro forze riuscirono

qua, viene fatto un impasto denso ma

re fatiche estreme, poco attrezzati e

a tornare al campo base; per questa

ben lavorabile, che è modellato e steso

con un abbigliamento protettivo non

ed altre vicende simili vennero so-

molto sottile. Non viene aggiunto lie-

adeguato per fronteggiare il freddo e

prannominati le “Tigri delle Nevi”. Fu

vito e l’impasto è cotto subito in pen-

resistere al vento tipico di un 8000.

un esempio di coraggio Tenzing Nor-

Molti di loro morivano, altri subiva-

gay che nel 1953 a fianco dell’alpini-

no danni da congelamento come si

sta Edmund Hillary raggiunse la vetta

racconta nella tragica storia di Ang

dell’Everest lasciando un segno inde-

Sentieri e Parole

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Mingma in vetta al Manaslu.

tole con coperchio ricoperto di brace

mangono un toccasana per gli alpinisti

e biscotti, tè caldo con latte di yak e

per mantenere la temperatura. La fa-

impegnati nelle scalate alle alte quote.

erbe aromatiche servito molto zuc-

rina d’orzo viene cotta con l’acqua,

Non c’è dubbio, al campo base, la loro

cherato, caffè e cioccolata. Al campo

il sale e il burro e dà origine ad una

cucina è l’ideale per rifocillare gli sca-

base non fa mai mancar le uova ben

pietanza simile alla polenta di grano

latori provenienti da tutte le parti del

cotte, così come il latte e il formaggio

saraceno; viene servita con stufato di

mondo.

di yak. Ottime sono le sue zuppe fatte

carne di pecora e verdure. Il tè è un rito sempre presente alla

con verdura, legumi e patate, con l’agUno sherpa moderno

giunta di spezie, come la curcuma, il

tavola degli sherpa, viene bevuto cal-

Mingma Gyalie è uno sherpa mo-

cumino, l’aglio e il peperoncino. Cuoce

do sia prima che dopo il pasto. Spesso

derno, titolare di una vera e propria

il riso con una quantità di acqua ben

è servito con l’aggiunta di burro di yak

agenzia per spedizioni in alta quota,

dosata per non perderne la ricchezza

e sale. Vari tipi di tè ampiamente col-

porta i suoi clienti sui più importanti

in amido e gli aggiunge la carne fa-

tivati nelle regioni sub himalayane tra

8000 dell’Himalaya. Mi racconta dei

cendo degli ottimi stufati.

cui il tè verde, il tè agli aromi floreali

suoi preziosi pasti preparati caldi per

con germogli di erbe, e il famoso tè

supportare gli alpinisti durante le soste

nero della regione indiana del Darije-

fra una scalata e l’altra: minestre già

Da una analisi dei principi nutri-

eling, serviti caldi e ben zuccherati ri-

pronte a base di riso e verdura, ser-

zionali contenuti negli alimenti degli

vite molto calde, preparati liofilizzati e

sherpa emerge tutta l’importanza di

cibi precotti facili e veloci da scaldare

questi cibi utilizzati in alta quota.

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Sentieri e Parole

I principi nutrizionali

e cucinare come i noodles. Per la pri-

La pasta, il pane, il riso, i cereali in-

ma colazione si avvale di muesli, frut-

tegrali in genere, il mais, la tapioca,

ta secca, albicocche essiccate, avena

le patate, la frutta essiccata, la frutta


secca, i dolci in genere, sono i miglio-

azione stimolante e diuretica. La caf-

to, il doppio rispetto al latte vaccino.

ri alimenti da utilizzare in alta quota

feina in particolare abbassa la soglia di

Questa composizione lo rende un’ot-

durante i campi medio-alti, nella fase

affaticamento e alza il limite minimo di

tima fonte di calorie per tutte quelle

di recupero dopo una giornata intensa

attenzione potenziando la capacità di

popolazioni che vivono in ambienti

al freddo. Tutti i carboidrati e gli ami-

reazione allo stimolo.

dal clima rigido e in alta quota come

di se non utilizzati immediatamente

In una tazza di caffè ci sono circa

Nepal, Bhutan e Tibet. E’ un alimento

vengono immagazzinati come glico-

100 milligrammi di caffeina. Gli effet-

completo di vitamine liposolubili cioè

geno, in parte a livello muscolare ed

ti della caffeina assunta in alta quota

quelle che si sciolgono molto bene

in parte a livello del fegato, per avere

sono stati studiati da molti autori, in-

nei grassi come la D, la A e la E. L’alta

delle fonti di energia disponibili in caso

nanzitutto il tempo di dimezzamento

percentuale di grassi saturi ed insaturi

di necessità.

di tale sostanza in alta quota è della

e di trigliceridi gli dà un sapore parti-

Studi clinici dimostrano che l’aglio

metà rispetto che a livello del mare

colarmente forte detto rancido, ma è

ha un potente effetto anticoagulante,

e viene eliminata prima dai reni. Tutti

grazie proprio a questa composizione

inibisce la funzione degli enzimi che

sono concordi nell’affermare che un

che questo latte è ideale per la pre-

favoriscono l’aggregazione piastrinica;

alpinista che fa uso abituale di caf-

parazione di formaggi e burro.

queste proprietà sono dovute ad una

fè non dovrebbe sospenderlo in alta

Il burro di yak è tradizionalmente

molecola oleosa chiamata ajoene, pre-

quota in quanto rischierebbe di avere i

consumato da ogni famiglia nella re-

sente in maggiore quantità nell’aglio

sintomi dell’astinenza. In più molti au-

gione himalayana, viene spesso usato

fresco, che deriva dalla fermentazio-

tori hanno condotto studi di rilevanza

nelle bevande, una miscela tipica è il tè

ne dell’allicina. Per questo, se assunto

scientifica che mostrano chiaramente

con il burro che diventa di consistenza

a dosi terapeutiche, può prevenire la

l’importanza dell’utilizzo della caffei-

molto viscosa, viene arricchito anche

formazioni di trombi. Questo alimento

na e dei suoi derivati per migliorare

con sale e bicarbonato. Viene consu-

non può sostituire i farmaci anticoa-

molte risposte fisiologiche di adatta-

mato molto caldo e ben zuccherato, è

gulanti o l’aspirina in caso di patolo-

mento dell’organismo in alta quota.

un’importante fonte di calorie, vitami-

gie accertate in cui si necessiti di una

Risulta che oltre ad essere un ottimo

ne e sali minerali.

dose terapeutica stabilita. Può però

stimolante del cervello e dell’apparato

Le proteine contenute nel latte di

interferire con gli effetti di tali farma-

cardio-circolatorio, la caffeina rilassa

yak sono circa il 4,6 per cento sul to-

ci andando a potenziarne l’attività. La

la muscolatura liscia dei bronchi e sti-

tale della parte secca, rispetto al latte

sua assunzione è consigliata in tutti

mola la risposta ventilatoria. Utile anti-

vaccino sono leggermente superiori

quei casi in cui non si hanno patolo-

doto quando la stanchezza e il calo di

come quantità e contengono tutti gli

gie in atto ma si vuole mantenere una

concentrazione si fanno sentire dopo

amminoacidi essenziali che l’organi-

buona fluidificazione del sangue per

ore di scalata. Tuttavia, per attribuire

smo non è in grado di produrre au-

raggiungere le alte quote. Basterebbe

alla caffeina effetti preventivi contro il

tonomamente.

assumerne due spicchi al giorno.

male acuto di montagna, si dovranno

Nelle terre dove la vita è scandita

fare ulteriori studi e approfondimenti

dai ritmi delle stagioni e della natura,

sul campo.

come in Tibet ed in Himalaya, questi

Le albicocche hanno un alto contenuto di acqua, un etto di albicocche fresche è composto per l’86 per cento

Il tè tipico della regione Darijeeling,

cibi sono una fonte di sostentamento,

d’acqua, sono ricche in zuccheri, sali

grazie al contenuto in erbe e pian-

ma per chi si reca in queste zone per

minerali come potassio, fosforo, ferro

te aromatiche, ha notevoli proprietà

fare alpinismo sono un utile supporto

e calcio. Hanno un alto contenuto in

energetiche, è ricco in vitamina C, ha

nutrizionale di inestimabile ricchezza.

vitamine idrosolubili come la vitami-

effetti antiossidanti, aiuta il sistema di-

na C e liposolubili come la vitamina A

gestivo e immunitario.

(potenti antiossidanti) utili a queste quote.

Foto di Mingma Gyalie.

Il latte di yak è composto da grassi e proteine, utili ed indispensabili in

La caffeina, così come la teobromi-

ambiente freddo. La sua percentuale

na e la teofillina, sono sostanze con

di lipidi si aggira intorno al 6 per cen-

Sentieri e Parole

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E PER BARELLA UN LETTO A CASTELLO Quando i Ragni erano di guardia alla Grignetta

S

di Dino Piazza

e si vedeva una persona scendere di corsa dalla cresta Cermenati, il soccorso era sui Ma-

gnaghi, mentre se lo vedevi scendere dalla direttissima l’incidente era successo o al Fungo o in Angelina. Il primo capo del soccorso era Giulio Bartesaghi e uno dei suoi compiti era di raccogliere i nomi dei soccorritori e assicurarli a una compagnia svizzera. Si partiva con una cassetta di legno contenente delle bende, delle punture dove sulla scatole c’era scritto a cosa servivano, e qualche stecca di legno per le fratture delle gambe. La barella era un letto a castello preso dalla sig.ra Cuera, ancora prima si usava una scala. La prima cosa che abbiamo capi-

to che non funzionava nel soccorso era la barella, era troppo larga e quando si montavano i traversi bisognava portarla in quattro persone e percorrendo i sentieri della Grigna diventava pericolosa. Un giorno ci troviamo ai Resinelli, al Rifugio SEM, ero con Battista Corti e Renzo Battiston e, mentre parlavamo del problema della barella, il custode del rifugio ci ha mostrato il disegno di una barella francese. Il Battista si è subito interessato perché poteva risolvere il nostro importante problema. Il custode era un milanese simpatico, Romano Merendi. Per evitare di partire con troppo

12

peso per il soccorso, sono state costruite due piccole cassette di lamiera e sono state collocate una vicino al Sigaro Dones verso i Magnaghi e l’altra è stata messa all’inizio del canale sotto la Guglia Angelina. Questi lavori sono stati fatti dal gruppo Ragni perché negli anni cinquanta il soccorso alpino era completamente in mano ai Ragni. I due contenitori posti in Grigna sono stati riempiti di materiale per il soccorso in modo da poter partire dai Resinelli con il minor peso possibile sulle spalle ed essere più veloci. Non avevamo competenze nel trattare i feriti, così il dottor Vasco Cocchi, allora presidente dei Ragni, ci ha istruito sull’intervento di primo soccorso. Ora vi spiego la tempistica: quando accadeva un incidente si sentiva gridare e il giovane più veloce che si trovava nei paraggi partiva di corsa e scendeva ai piani dei Resinelli, ci metteva circa 30 minuti, si recava all’Ente del Turismo dove si trovava un Ragno di turno, e quest’ultimo radunava sei o otto Ragni più qualche volontario, consegnava loro il materiale e la squadra partiva. Per questa operazione occorrevano venti minuti e per risalire e raggiungere il ferito altri sessanta minuti, quindi raggiungevamo la persona da soccorrere dopo circa due ore; se andava bene trovavamo il ferito che gridava dal dolore, ma il più delle volte lo trovavamo morto. Sistema di chiamata

Sentieri e Parole

Sono passati 20 giorni da quando abbiamo parlato della barella e il Battista Corti arriva ai Resinelli con una


barella che si poteva portare in due

senza casco e quindi di teste rotte

persone e si fissava con delle corde

ce n’erano tante, lo testimoniano i

sulle spalle in modo da lasciare libere

nomi nella chiesa dei Resinelli.

le mani. Sul Medale

Sigaro e Magnaghi dalla Cresta Sinigaglia. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco

I soccorsi che ci impegnavano di più erano quelli che succedevano

Un giorno mi chiamano per un

sulla cresta Segantini. Era il posto

soccorso alla Corna del Medale. Arri-

più lontano da raggiungere e quan-

vo sotto il Medale e guardo la parete,

do riuscivamo a mettere il ferito sulla

mi accorgo che il soccorso è mol-

barella era già buio e dovevamo an-

to in alto e allora decido di salire da

cora salire fino in cima arrampican-

dietro e scendere dalla cima. Ad un

do per poi scendere per il sentiero

tiro sopra il traverso trovo un ragaz-

Cermenati. Quando raggiungevamo i

zo tutto spaventato con una corda in

Resinelli era l’alba e lì ci aspettava-

mano e gli chiedo casa sia successo,

no i parenti con la Croce Rossa per

mi risponde che il suo compagno di

recarsi all’ospedale, mentre noi stan-

cordata è volato e si è rotto le gam-

chi ed affamati passavamo dal ne-

be.

gozio di alimentari del Duilio Berera

Dopo un attimo sento una voce in

che ci dava un panino e un bicchiere

dialetto bergamasco che dice : “Pota,

di vino, poi prendevamo la moto e

tira!”.

passavamo da casa a cambiarci per andare al lavoro.

Mariolino Conti, abbiamo appoggia-

Ogni domenica c’era un soccorso

to la barella su una cengia mentre

e noi pian piano ci siamo affiata-

il bergamasco continuava a gridare

ti, la nuova barella funzionava e per

“Tira!”, ma noi non lo vedevamo per-

quanto riguarda la sicurezza ave-

ché era sotto con il ferito sulle spalle.

vamo piantato dei chiodi nei punti

Abbiamo incominciato a tirare la

strategici dove bisognava stare con

corda tesa ma non si vedeva ancora

la barella sul verticale, e anche sul

nessuno, e dalla parete, prendendo

sentiero Cermenati avevamo messo

una corrente d’aria ascensionale, sale

un chiodo ogni 30 metri.

un 10mila lire e lo prendo al volo.

Il ferito veniva scosso sulla barella e se era grave era un problema. Una volta abbiamo soccorso un ragazzo di vent’anni e quando siamo arrivati ai Resinelli era morto. Il gruppo del Fungo. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco

Era sceso con me e con la barella

Poi sentiamo ancora dei lamenti e il bergamasco che grida “Tira più che puoi!”, intanto arriva un’altro 10mila lire e prendo anche questo al volo. Finalmente vedo due facce che

Lo abbiamo messo in un locale

spuntano fuori dalla verticale, il ber-

sotto i gradini della chiesa e quando

gamasco lo conosco e sulle spalle

sono arrivati i parenti, la mamma era

porta il ferito che aveva fatto il volo e

così addolorata e disperata che ha

andando a sbattere sulla cengia con

dato la colpa a noi della sua morte e

le gambe si è spaccato tutti e due i

forse aveva ragione.

femori.

Portare la barella in parete era

Lo mettiamo sulla barella, gli faccio

molto pericoloso; se il ferito aveva un

una puntura di antidolorifico e non si

trauma cranico quello che potevamo fare era mettergli della neve sulla testa e fargli una puntura di canfora per togliergli il dolore. Si arrampicava spesso al buio e

Sentieri e Parole

13


lamenta più. Al bergamasco ab-

canica perché mi serviva una nuova

biamo dato da bere,

trancia svizzera, vado nel padiglione

ha fatto una grande

delle trance e vedo un signore se-

fatica e dopo un at-

duto su una sedia con due stampelle,

timo mi dice che ha

si alza mi si avvicina, mi guarda e mi

perso il portafoglio e

dice: “Ma lei è quello che mi ha tirato

io gli do i due dieci-

su dalla Medale!”.

mila lire che ho ancora

Mi ha abbracciato ed è stato un

in mano e che sono

momento di grande emozione. Que-

volati su per la parete.

sto è il premio che si riceve dopo

Il bergamasco si toc-

rischi e fatiche e anche la soddisfa-

ca la tasca dove c’e-

zione di vedere una persona grave-

ra il portafoglio ed è

mente ferita, sì con le stampelle, ma

strappata, il portafoglio

con tanta gioia di vivere.

è appoggiato su dei

La trancia l’ho presa e alla firma del

rami di una pianta, così

contratto mi ha detto che se aves-

lo caliamo a recupera-

se avuto i soldi me l’avrebbe regalata,

re il portafoglio e poi

ma i soldi non li aveva e l’ho dovuta

abbiamo portato giù il

pagare, però ho vissuto un momento

ferito e tutto è andato

di grande gioia e questo è stato un

bene.

grande regalo.

Dopo sei mesi mi Il Corno Medale con la via aperta da Cassin e Dell’Oro nel 1931. Foto archivio G. Comi, CAI Lecco

reco a Milano alla fiera della mec-


UOMINI, MONTAGNE E BALENE La prima spedizione italiana a Baffin, 1972

Giorno di festa, il rito della pastasciutta. Foto di Bruno Barabino

U

di Dino Piazza na telefonata del solito Alberto Dalla Rosa mi annunciò che il Cai di Tortona stava orga-

nizzando una spedizione nella Terra di Baffin, grande isola ricca di montagne e pareti a nord-est del Canada. Sarebbe stata una visita esplorativa di carattere scientifico-alpinistico ed accettai con entusiasmo (e coraggio, in quanto avrei dovuto lasciare per alcune settimane la famiglia e il lavoro) di prendervi parte. Tra i compagni di spedizione ci sarebbero stati l’amico Luigino Airoldi e Gianpaolo Guidobono, mentre, per quanto riguarda il materiale, avremmo utilizzato i ramponi senza cinturini concepiti e realizzati nella mia officina dopo l’esperienza del McKinley. La partenza era prevista nel mese di

maggio – era il 1972 – e pensando a

aria artica! Ma non è finita: mancavano

quei “famosi” e “fortunati” che pote-

pure i sedili e io e Luigino ci sedemmo

vano andarsene in montagna quando

in fondo, sul pavimento. Comunque,

lo desideravano, senza l’ossessione

dopo circa un’ora di volo, arrivam-

del lavoro, faticai non poco a trovare

mo a Pangnirtung e lì, mentre l’aereo

il tempo per allenarmi a puntino. Ma

stava atterrando, un tizio in motori-

anche questa volta non lasciai nulla al

no attraversò tranquillamente la pista:

caso con corse, camminate e scalate

“Qui - pensai – accadono cose incre-

a volontà.

dibili, mai viste!”. Scaricammo il ma-

E arrivò il giorno della parten-

teriale, ci sistemammo in una baracca

za per l’isola di Baffin. Milano, Parigi,

di legno che gli abitanti del posto, gli

Montreal: un buon viaggio a bordo di

Inuit, chiamavano albergo e cenammo

un moderno apparecchio Air France.

con salmone appena pescato e insa-

Da Montreal a Frobisher la situazio-

lata importata (quindi molto più co-

ne cambiò radicalmente: passammo

stosa del pesce…). I locali, malgrado la

alla Air Nord e ad un vecchio Fokker,

perenne compagnia del freddo, erano

piuttosto conciato, che ci convinceva

gente simpatica: piccoli di statura, con

poco. Ricordo che il portellone venne chiuso con del fil di ferro e che dovetti viaggiare con il cappello, perché uno dei finestrini era senza vetro: entrava

Sentieri e Parole

15


le gambe arcuate e sempre sorridenti.

dove Boatti, trasportato lì in avansco-

Barabino mi domandò cosa pensavo

Oltre al sottoscritto e ad altri due

perta con gran parte del materiale, ci

della sua decisione, risposi che Matteo

Ragni, Luigino Airoldi e Alberto Dal-

stava aspettando con trepidazione:

e Franco erano indubbiamente perso-

la Rosa, la squadra era composta da

ormai erano due giorni che parlava da

ne in gamba – Matteo sapeva cinque

una squadra di “dottori”, ossia laure-

solo. Fu felice di rivederci ma ci die-

lingue - , ma che sarebbe stato me-

ati: il capo spedizione Bruno Bara-

de anche una brutta notizia: nel carico

glio farli accompagnare da un alpini-

bino, Gianpaolo Guidobono, Franco

portato dall’Italia i viveri erano meno

sta esperto (quindi o il sottoscritto o

Baravalle, Matteo Visconti di Modro-

del previsto. E non solo scarseggiava-

Luigino). Interpellai allora Matteo che,

ne, Serena Sauli, Maria Antonia Sironi,

no pasta, carne in scatola, latte e caffè

visto che ci eravamo sempre allenati

Giorgio Gualco (il fotografo ufficia-

ma, cosa ben più grave, c’erano fornelli

insieme, disse che avrebbe preferito

le) e Patrick Baird. Non mancavano i

a benzina con bombole di gas! Per cui

scendere con me. In quel momento

professori Gian Camillo Cortemiglia e

la permanenza sull’isola sarebbe stata

Airoldi incominciò a ridere come un

Remo Terranova, dell’Università di Ge-

forzatamente breve.

matto e mi fece capire che, grazie

nova e il ragionier Carlo Boatti, segretario della spedizione. Colazioni d’emergenza

Il mattino dopo, consumata una

al mio abile discorso, mi ero appena

colazione d’emergenza, i “dottori” si

guadagnato un centinaio di chilometri

riunirono nell’apposita tenda e comin-

di scomoda camminata.

ciarono a discutere, visibilmente pre-

Dormimmo tutti abbastanza bene e

occupati. Io e Luigino eravamo fuori

il secondo giorno ci alzammo molto

ma sentivamo ogni cosa, cogliendo

Lasciammo il campo con pochi vi-

presto, pronti a iniziare le operazio-

nelle loro parole un’evidente carenza

veri e il primo giorno, dopo dieci ore

ni. Il fiordo era ghiacciato, impossibile

di senso pratico. Alla fine la “grande

di marcia, decisi che era arrivato il

da risalire in barca, per cui per il tra-

assemblea” stabilì che alcuni membri

momento di bivaccare. Ma Matteo non

sporto del materiale fummo costretti

della spedizione sarebbero tornati al

ne voleva sapere: secondo lui avrem-

ad utilizzare l’elicottero. Ci inoltrammo

villaggio per procurarsi il cibo e tutto

mo potuto raggiungere il villaggio

quindi all’interno dell’isola e ci fer-

ciò di cui avevamo bisogno: la scelta

senza fermarci. Cercai di convincerlo

mammo per il primo bivacco, circon-

cadde su Matteo Visconti di Modrone

della necessità di riposare ma non ci

dati da pareti granitiche davvero im-

e Franco Baravalle. Rimasi un po’ sor-

fu nulla da fare: “Io proseguo” mi disse

pressionanti. La marcia continuò fino

preso per non essere stato consulta-

categorico. Allora io piantai la tendi-

al luogo prescelto per il campo base

to e, quando il capospedizione Bruno

na, mi infilai nel sacco a pelo con gli

Disgelo nella tundra, muschi colorati e licheni. Foto di Bruno Barabino

Cibo

Guadare i torrenti è diventata un’arte familiare. Foto di Bruno Barabino


immancabili tappi nelle orecchie e la

vuto una fiammante Porche: una bella

te caldo, mi svegliai completamente

mascherina (indispensabile, in quan-

differenza!

sudato. La tensione di quei giorni si

to anche sull’isola di Baffin, come in

Dopo sedici ore arrivammo nei

era liberata nel sonno. Acquistammo

Alaska, c’era sempre luce) e in pochi

pressi del villaggio. Eravamo solo a

quindi cibo in abbondanza: non man-

minuti mi addormentai. Mi svegliai che

duecento metri dalle case quando un

cava nulla e, di fronte a tutta quella

erano soltanto le quattro e chi c’era al

fiume bloccò il nostro cammino. Più a

roba tra cui prugne, frutta sciroppata,

mio fianco? Matteo! Aveva incontrato

valle si vedevano i resti di un ponte,

marmellata e cioccolato, pensammo

un fiume in piena e non aveva osato

distrutto da una piena, per cui fummo

ai nostri compagni al campo base, si-

tentare di superarlo: meno male che,

costretti ad affrontare direttamente

curamente piuttosto affamati. Matteo

malgrado l’inesperienza, la prudenza

la corrente. Impiegammo parecchio

andò in cerca del pilota dell’elicotte-

non gli mancava. Quel giorno cammi-

tempo, con le giacche di piumino che

ro onde accordarsi per il trasporto e,

nammo dodici ore prima di trovare un

facevano da salvagente dove l’ac-

mentre stavo pagando, tutta la gen-

nuovo posto adatto per bivaccare. E

qua era particolarmente alta, ma con

te presente nel negozio si diresse di

per cena, dopo tanta fatica, dovemmo

grandi sforzi e concentrazione per

corsa verso l’uscita. Non capivo cosa

accontentarci di un pacchetto di cra-

non perdere l’equilibrio raggiungem-

stesse succedendo – la cassiera, ad-

ckers a testa.

mo la sponda opposta, osservati dai

dirittura, aveva lasciato la cassa aperta,

Quella notte sognai piatti colmi di

bambini Inuit che avevano seguito

con i soldi in bella vista – e allora uscii

pastasciutta, ma sapevo che ormai

ridendo tutta la scena. Quei simpati-

anch’io. Tutti guardavano in direzione

eravamo prossimi alla meta. Il terzo

ci monelli ci accompagnarono quindi

del fiordo, attratti da qualcosa di spet-

giorno, mentre facevamo “colazio-

fino alla nostra baracca, divertendosi

tacolare: era arrivata una balena!

ne” con qualche caramella, Matteo mi

un mondo nel vederci tanto concia-

Nel frattempo Matteo era riuscito a

disse che era il suo compleanno. Io

ti: eravamo in mutande, con la giacca

combinare per il trasporto in elicottero

avevo ancora da parte alcune pasti-

fradicia e un grosso sacco sulle spalle.

del cibo (e di noi due)

glie di vitamine e gliene offrii quattro:

Alla fine, osservandoci, ci mettemmo a

“Non sono un granché - gli dissi – ma

ridere pure noi.

fino al campo e poco più di due ore dopo eravamo già in volo. Osservam-

considerale il mio regalo”. Mi ringraziò

Fu una notte di incubi con fiumi,

mo il fiordo ormai libero dal ghiaccio

e capii che le sue parole erano since-

ghiacciai, morene da superare, fan-

e ad un tratto scorgemmo la nostra

re anche se l’anno precedente, come

go e muschio ovunque, e il mattino

meta. Gli amici ci stavano aspettando

venni a sapere in seguito, aveva rice-

dopo, anche se non faceva per nien-

con impazienza: un po’ per fame, un

Nell’Artide per salire una montagna può essere necessario saper guidare una barca fra i ghiacci. Foto di Serena Sauli

Le Torri dell’Asgard. Foto di Bruno Barabino


Sosta e meditazione al campo. Foto di Bruno Barabino

po’ perché erano preoccupati per noi.

mai tramontando per sorgere appena

montagne che ci circondavano fosse-

Finalmente si poteva mangiare e, con

due ore dopo. Dal cosiddetto Ghiac-

ro aguzze ed altre più arrotondate, ed

il cibo, tornarono l’allegria e la possi-

ciaio del Caribù notammo in seguito

egli, con grande semplicità, mi spiegò

bilità di compiere qualche bella scala-

una bellissima parete e decidemmo

che le seconde erano rimaste intrap-

ta. Anche se in realtà, durante la mia

di salirla. Ci andammo in quattro – io,

polate per più tempo sotto i ghiacci

assenza, Luigino aveva già salito una

Luigino, Matteo e Serena – e dopo

che, muovendosi come una lima gi-

cima posta proprio di fronte al campo.

dodici ore giungemmo in vetta, bat-

gantesca, in milioni di anni le avevano

tezzando la montagna appena scalata

smussate sempre più. In seguito notò

“Cima Marta”. Qualche giorno di mal-

che a causa dei cambiamenti di una

Grazie a trenta metri di cavo da cin-

tempo ci bloccò al campo base ma al

morena, che ora impediva all’acqua di

que millimetri realizzammo un ponte

primo raggio di sole tentammo un’al-

scendere verso il mare, un lago si era

sospeso sul grande fiume. Il collaudo

tra cima: il monte Friga. Purtroppo le

allungato di cinque chilometri rispetto

toccò proprio all’Airoldi che, aggancia-

nuvole ci avvolsero a circa metà via e

a quanto indicato sulla cartina. Allora

to al cavo stesso con due moschet-

ci costrinsero alla fuga.

lui, con un pastello azzurro, aggiornò

Scalate

toni e tirato con una corda, passò da

Mi capitò anche di compiere un’u-

una parte all’altra con grande facilità: il

scita con il professor Cortemiglia, un

ponte funzionava. Decidemmo quindi

tipo simpatico dal quale imparai un

Se in tanti anni avevo imparato ad

di salire il Baldur: una montagna dalla

sacco di cose. Mi disse ad esempio

andare in montagna, quel giorno ap-

forma curiosa, con un grosso basa-

che la terra, durante le sue orbite at-

presi molte notizie sulla formazione e

mento roccioso. Arrivammo in cima a

torno al sole, era stata colpita più vol-

l’evoluzione del mio “terreno di gioco”.

mezzanotte, quando il sole stava or-

te da delle gigantesche meteoriti, e

Ed era tutto molto interessante.

18

Sentieri e Parole

con cura la mappa, indicando le nuove dimensioni dello specchio d’acqua.

che agli impatti seguirono sconvol-

Ad un certo punto decidemmo

gimenti climatici a noi inimmaginabili.

di tornare sui nostri passi e duran-

Approfittando della sua disponibilità

te la marcia di rientro – alcune ore

gli chiesi poi come mai alcune delle

di camminata – lo scienziato si fer-


mò più volte a raccogliere dei sassi.

dela? Forse, ma loro sembravano del

e cosa avevamo fatto. Parlammo poi

Li sceglieva con attenzione, li ripone-

tutto estranei al problema, continuan-

con il direttore che era veneto e que-

va singolarmente in alcuni sacchet-

do a sorridere.

sti ci comunicò che la sera avrebbe

ti di plastica indicandovi la posizione

Io però, vedendo che la barca si

offerto un brindisi in nostro onore.

originaria e la quota, e quindi me li

stava dirigendo verso una riva roccio-

Dopo esserci lavati e avere assun-

consegnava affinché li portassi nello

sa, cominciai a preoccuparmi e a gesti

to nuovamente un aspetto civile, vi-

zaino. Alla fine mi ritrovai con dieci

feci capire a uno degli Inuit di toglie-

sitammo Montreal. Entrammo anche

pietroni da almeno un chilo l’uno ed

re la candela dal motore. Finalmente

in una chiesa ristrutturata e restaurata

ebbi l’impressione di essere stato vit-

mi diede retta e, dopo averla pulita e

da tecnici e artisti italiani e, con nostra

tima di uno scherzo. Ma non era così:

averne lucidato i contatti, gliela ricon-

grande sorpresa, notammo un affresco

Cortemiglia mi spiegò che i campioni

segnai. La montò con attenzione e, al

con delle figure a cavallo: in mezzo al

dovevano essere piuttosto consistenti

primo colpo della corda di accensione,

dipinto, su un destriero bianco, cam-

per poter essere sezionati. Effettuato

il motore riprese a funzionare. Ora sì

peggiava la figura di Benito Mussolini!

il taglio sarebbero poi stati osservati

che si poteva sorridere…

In serata vennero organizzati grandi

al microscopio e ne sarebbe stata stu-

Arrivammo al villaggio in meno di

festeggiamenti con musica, danze e

diata la grana, dalla quale era possibile

un’ora e, non appena tutto il mate-

vino, e quando fu il momento di rien-

ricavare importanti informazioni.

riale fu scaricato su un grosso masso

trare in camera io e Luigino dovem-

a poche decine di metri dalla costa, i

mo rivolgerci alla direzione: nessuno

due simpatici compagni ripresero ra-

dei due, infatti, ricordava più il numero

diciottesimo

pidamente il largo. Camminando sui

della stanza.

giorno di permanenza e, camminan-

numerosi massi, tutti vicini l’uno all’al-

Il giorno seguente era in program-

do quotidianamente, lo studioso aveva

tro, avremmo raggiunto facilmente

ma una visita al consolato italiano e

perso ben quindici chili: era un aman-

la terraferma sennonché dopo pochi

una conferenza stampa ma sotto il

te della buona tavola, ma nella selvag-

passi, purtroppo per noi, arrivò l’alta

caldo dei riflettori, per di più in giacca

gia terra di Baffin, dovette per forza

marea. In un baleno l’acqua coprì tutti

e cravatta, non resistetti a lungo. Così,

accontentarsi. E il ventesimo giorno,

i sassi più piccoli e ci rifugiammo di

pensando che quegli illustri professori

dopo un bagno di Luigino nell’acqua

corsa sul più alto. I due Inuit erano

ora se la sarebbero cavata benissi-

gelata – il ghiaccio sotto i suoi piedi

ancora nei paraggi e li richiamai con

mo anche senza di me feci un cenno

aveva improvvisamente ceduto e lui,

un fischio: ci raggiunsero in fretta e

al Luigino e mi avvicinai all’uscita. Ci

poveretto, si ritrovò a mollo comple-

non potei fare a meno di pensare che,

seguì anche Serena Sauli e, sfuggiti

tamente vestito -, i grandi capi deci-

sapendo dell’imminente innalzamento

a tutte quelle chiacchiere, ci sentim-

sero che era arrivato il momento di

del livello del mare, quei pazzerelloni

mo decisamente più rilassati: la lunga

tornare a casa.

colsero in pieno l’occasione per farci

esperienza artica era ormai conclusa.

Hotel 5 stelle Eravamo

ormai

al

Smontammo il campo, bruciam-

una burla.

mo i rifiuti e raggiungemmo il fior-

Eravamo abbastanza conciati – da

do, e quindi la barca, per spostarci a

più di venti giorni, per colpa del gran

Pangnirtung. Ma dopo una ventina di

freddo, nessuno di noi si era mai la-

chilometri il motore cominciò a per-

vato – e così, quando finalmente ar-

dere qualche colpo e, poco dopo tac-

rivammo a Montreal, con il caldo l’u-

que completamente. La piccola imbar-

nico desiderio era di cacciarsi sotto

cazione si muoveva in balia del vento,

una bella doccia. Ci dirigemmo verso

come una giostra, e gli Inuit che erano

l’albergo e, quando lo vidi, rimasi stu-

con noi ridevano divertiti. Allora Mat-

pito: era un cinque stelle, prenotato da

teo disse loro qualcosa, quelli cerca-

non so chi. Ma, vedendoci così spor-

rono di far ripartire il motore ma non

chi, il portiere ci bloccò sull’ingresso e

ci fu niente da fare. Che fosse la can-

Matteo dovette spiegargli chi eravamo

Dal libro: Dilettante per professione di Dino Piazza e Carlo Caccia Casa editrice: Novantiqua Multimedia, 2003 Le foto sono tratte dal libro: Terra di Baffin. Note e impressioni sulla prima spedizione italiana alla penisola di Cumberland di M. A. Sironi Casa Editrice Bietti, Milano, 1973

Sentieri e Parole

19


DI REMO E DI CORDA Le imprese in Grignetta di Carlo Castelli ed Erminio Dones di Adriana Baruffini Un quadretto ricordo

“ERMINIO DONES, il valoroso canottiere campione d’Europa, socio

preparare ed eseguire la spaventosa

prima nella casa dei nonni materni, poi

ascensione. All’esilissima vetta DONES

in quella dei genitori.

legò, in omaggio al suo amato sport, un remo.”

“Ago Teresita 1860 m. Spettacola-

della Sezione di Milano del Club Alpino Italiano, dopo aver varie volte studiato la possibilità di domare l’Ago Angelina – una vertiginosa punta dolomitica varie volte e invano tentata che si erge minacciosa lungo la Cresta Segantini della Grigna, di fianco alla Guglia Angelina, - compì la sensazionale ascensione in compagnia del giovane alpinista lecchese CARLO CASTELLI, che la nostra Fotografia riproduce con DONES alla sommità dell’Ago ed in medaglione. Fu il mattino del 13 Settembre che ERMINIO DONES riuscì a porre piede sulla vergine cima imponendole il nome di sua sorella Teresita. DONES seguì la via d’attacco nell’intaglio tra l’Ago e la Guglia; impiegando quattro giorni per

13 settembre 1914

Questo trafiletto, intitolato “Una

re ago roccioso fra i più slanciati ed

grande vittoria alpinistica di un cam-

estetici pinnacoli delle Grigne. E’ po-

pione di Europa di Canottaggio”, rita-

sto subito a S dello sperone SE del

gliato da un giornale e incollato su un

Torrione Clerici, da cui è diviso dalla

cartoncino color avorio a commento

Bocchetta dell’Ago, e immediatamen-

di una magnifica foto della Guglia An-

te a N della Guglia Angelina, da cui è

gelina, dell’Ago e dei protagonisti in

separato dalla Porta d’Inferno”. Così

medaglione, compone il quadretto-ri-

scrive Eugenio Pesci nella sua guida

cordo di una vicenda importante nella

Le Grigne (CAI - TCI, collana Guide ai

storia alpinistica della Grigna, la prima

Monti d’Italia, 1998).

ascensione all’Ago Angelina. Racchiu-

La prima salita è raccontata sulla Ri-

so da una cornice di legno scuro, il

vista mensile del CAI (1915, pag 57), in

quadretto è stato recentemente ri-

un articolo firmato da Erminio Dones,

trovato, con altre foto appartenute al

che riportiamo a fondo pagina: un’ac-

nonno materno, dalla nipote di Carlo

curata descrizione tecnica ne mette in

Castelli, la signora Daniela Butti, che ne

evidenza le difficoltà riconoscendo il

ha fatto dono alla sezione di Lecco del

valore “del compagno di cordata pre-

CAI, ricordando di averlo visto appeso

scelto, Carlo Castelli, un giovanissimo

SULL’AGO TERESITA “Chi, dalla vetta della Grigna meridionale, questa, che ben a ragione fu

splendide guglie, a sud della Cresta Segantini.

Non disperando perciò e dopo ripetuti assaggi, decisi la mia via sullo

chiamata un’ottima palestra di roccia

L’una, dall’aspetto meno severo, fu

spigolo Sud, tra l’Ago e la Guglia. La

delle Prealpi Lombarde, tanto simile

chiamata Guglia Angelina, l’altra, ardi-

prima parte dell’ascensione consiste in

alle Dolomiti lontane, percorre il sen-

tissima e fino a ieri incontaminata, fu

una spaccatura profonda e strapiom-

tiero Cecilia che porta alla Capanna

conosciuta quasi per parentela colla

bante, una vera e propria porta dell’in-

Rosalba, passeggiata piena di emozio-

vicina, sotto il nome di Ago Angelina.

ferno, che dà di primo colpo un’idea

ni per i neofiti dell’alpinismo, non può

Varie comitive di valorosi campio-

delle asperità che si incontreranno poi.

non rimanere colpito dalla vista di due

ni della roccia avevano assiduamen-

Per vincere questa prima difficoltà,

te cercato da tutte le parti una via

non vidi altro mezzo che, portando-

di ascensione, ma erano fin qui state

si sul primo pianerottolo della Guglia,

inesorabilmente respinte dalle enormi

lanciare una corda su un intaglio della

difficoltà tecniche.

parete dell’Ago, distante alcuni metri,

20

Sentieri e Parole


e promettente arrampicatore lecchese” dotato di “agilità e leggerezza”. Un commento sulla salita compare anche sul numero 1, anno 1°, del Bollettino della SEL uscito il 4 gennaio 1915. L’autore è Annibale Ravasi, direttore della pubblicazione, alpinista lecchese che nel 1925 succederà a Mario Cermenati nella carica di presidente del CAI Lecco. La prima parte dell’articolo è “l’esposizione della prima arrampicata al puntuto Ago Angelina, stesa in conformità ai dati rilevati di presenza il giorno della vittoria, ed alle informazioni tecniche del primo salitore, amico Castelli”. A Castelli è attribuito il ruolo di “capo ascensione (primo in salita, secondo in discesa)”. Dopo la cronaca alcune note fortemente polemiche. Annibale Ravasi, “coll’amico Carlo Castelli”, è fra coloro che avevano effettuato “arrischiati e caparbi tentativi (invaniti da 3 o 4 metri di parete inesorabilmente erta e liscia) di superare la porta della scalata con arrampicata ad impiego di chiodi di sicurezza, ritroso di ricorrere ad una Il quadretto-ricordo della prima salita all'Ago Angelina

e con opportuna manovra, sostituirla

tino seguente, insieme al compagno

valica penosamente lo scabrosissimo

con corda altra più grossa, ridiscen-

di cordata prescelto, Carlo Castelli, un

passaggio; la roccia strapiombante

dere per issarsi a forza di braccia fin

giovanissimo e promettente arrampi-

ci obbliga ad una nuova diversione

lassù.

catore lecchese, risalita la Cresta Cer-

a sinistra, lentissima, essendo il pun-

Questa, insieme ad altre ricognizio-

menati, cara ai tanti Tartarins domeni-

to grandemente esposto, e le nostre

ni del percorso, fu l’opera compiuta

cali, ci portammo all’attacco. Le corde

condizioni, di stabilità relativa. Altra

nelle feste di settembre. Assicurata

erano in perfetto ordine.

manovra di spalla, torniamo sulla no-

questa prima parte, e collocate altre

Compiuta la prima salita alla fune,

stra destra, e solo l’aiuto di altri chiodi,

corde coll’aiuto di chiodi piantati nelle

una trentina di metri, seguiamo lo

ci permette di continuare sulla parete

fessure, ridiscesi, ripromettendomi di

spigolo quasi

assolutamente avara di appigli.

compiere l’ascensione la successiva

per giunta, friabilissima. Oltrepassa-

La vetta è vicina, l’ansia di toccarla

domenica, 13 settembre.

tolo, dobbiamo compiere un difficile

e la mancanza di un punto qualsia-

verticale, dalla roccia,

Il sabato salii con alcuni amici, col

passaggio a destra, poiché un maci-

cuore in tumulto per l’ansia dell’attesa,

gno pericolante ci costringe a girarlo.

a pernottare al Rifugio Albergo Carlo

Con molte precauzioni, isso sulle spalle

Porta della nostra Sezione, e al mat-

il compagno, che pianta un chiodo e

Sentieri e Parole

21


manovra di corda”. Trova fuori luogo

pubblicata nel 1925, con testi di Gianni

Malpensata, poi in via Nino Bixio, ed è

il tono eccessivamente trionfalistico

Barberi e schizzi di Angelo Calega-

sepolto al cimitero monumentale. Ha

con cui viene annunciata la vittoria, e

ri. Qui non compare il nome di Carlo

lavorato a lungo come caporeparto

non gradisce il cambio di nome del-

Castelli, ma è prassi degli autori tra-

alla Fiocchi Bottoni, in un reparto che

la vetta. Dedica poi alcune righe alla

lasciare i nomi dei primi salitori; in

occupava quaranta donne.

“difesa del cuspidato Ago che, vinto

compenso c’è un’accurata relazione

colle funi e coi chiodi, colle mani e coi

tecnica, riportata da Alberto Benini

piedi, col mare e col naviglio, si volle

nel numero 2 dei Quaderni di Modi-

Era di idee socialiste e antifascista,

ribattezzare dimenticando che esso si

sca Silvio Saglio e le prime guide delle

pur non avendo partecipato attiva-

erge lassù in seno all’immensità della

Grigne, a pagina 11. E qui il nome di

mente alla guerra di liberazione. Suo

buona e generosa montagna, dove si

Carlo Castelli incomincia a comparire.

fratello Giovanni fu fucilato dai fascisti.

dovrebbe arrivare colla mente e col cuore sgombri dal fardello delle cit-

Ha partecipato alla prima guerra mondiale come alpino.

La moglie Maria Spreafico Castelli La nipote racconta

(1899-1987) lavorava come lavandaia,

tadine miseriole ed ambizioni. L’Ago

All’epoca della prima salita all’Ago

e la sua postazione di lavoro, condivi-

era Angelina e rimarrà tale non sola-

Angelina Carlo Castelli è poco più che

sa con diverse altre donne, era il lago

mente per chi primo lo scalò, ma per

un adolescente, come dimostrano i

di Lecco, zona Imbarcadero.

tutti quanti sapranno pensarlo estra-

tratti del volto nel medaglione.

neo, schivo ed offeso dall’apparato da piazza che ne circondò la resa”.

Di lui sappiamo molto poco. Le uni-

Carlo e la montagna

che testimonianze sono quelle for-

Negli anni che precedono lo scop-

In realtà, qualche anno più tardi, ci

nite dalla nipote, Daniela Butti, che di

pio della prima guerra mondiale, Carlo

sarà un nuovo battesimo, e lo spigo-

questo nonno ha solo lontani ricordi

Castelli è sicuramente attratto, come

lo sud dell’Ago Teresita, già Angeli-

d’infanzia legati forse più ai racconti di

tanti suoi coetanei, dalla Grigna e

na, si chiamerà spigolo APE, in onore

famiglia che non alla conoscenza di-

guarda con curiosità e ammirazione

dell’Associazione Proletari Escursioni-

retta. E non ci sono altri parenti in vita

ai brillanti alpinisti milanesi che in-

sti.

che possano ricordarsi di lui.

cominciano a salire su torri e guglie

La prima salita all’Ago Angelina è ri-

Nato a Lecco il 25 gennaio 1896

cordata nelle varie guide della Grigna,

e morto il 17 maggio 1963, è sem-

a cominciare da quella del S.U.C.A.I.,

pre vissuto nella nostra città, prima alla

dedicato il suo archivio fotografico.

si dove sostare, ci fanno continuare

nottaggio, la passione pel quale non è

più necessari, e solo per le precauzioni

senza tregua la faticosa ascensione.

in me seconda a quella per l’alpinismo.

usate, ci è stato possibile soddisfare a

Finalmente l’ultima parte dello spigo-

In mancanza di pietre per costruire il

questo nostro sogno. Provi, chi ama la

lo ha appigli discreti, e con un mini-

tradizionale ometto, lo assicuriamo

roccia per se stessa, a ripetere que-

mo sforzo raggiungiamo la vetta, che

alla cuspide dell’Ago a cui imponiamo

sta ascensione, e vi troverà come noi,

concede appena appena posto a tutti

il nome della sorella mia, Teresita.

molto filo da torcere e la soddisfazio-

e due.

Laboriosissima è anche la discesa,

Gli urrah degli amici raccolti sul

dovendo man mano ritirare la corda

sentiero Cecilia, salutano la vittoria:

lasciata sul percorso e strappare il più

caliamo loro una lunghissima fune,

possibile dei chiodi piantati.

mediante la quale issiamo fino a noi

Tempo impiegato in salita, senza

un remo, simbolo dello sport del ca-

naturalmente contare i minuziosi preparativi dei giorni precedenti, 4 ore;

22

Sentieri e Parole

in discesa 2 ore. Grazie all’agilità e alla leggerezza del compagno, che mi permise di alzarlo a braccia nei punti

seguendo itinerari di roccia. E alla Grignetta

è principalmente

ne di avere sottoposto i propri muscoli ad una rude bisogna”. Erminio Dones


Erminio Dones Nato a Venezia il 14 aprile 1897, morto a Milano il 25 aprile 1945. Canottiere italiano, conquistò la medaglia d’argento nel due di coppia alle Olimpiadi di Anversa del 1920. Oltre che nella pratica del canottaggio, Dones si distinse precocemente in campo alpinistico, igurando fra i brillanti alpinisti milanesi, come Eugenio Fasana, Vitale Bramani, Gaetano e Antonio Polvara, Lucio Lucini, Arturo Andreoletti, Angelo Vassalli, Carlo Prochownick, che a cominciare dai primi anni del ’900 e ino allo scoppio della prima guerra mondiale, affrontarono le guglie della Grigna seguendo itinerari di roccia. Erminio Dones ha legato il suo nome ad alcune salite importanti. Oltre alla prima ascensione dell’Ago Teresita, di cui abbiamo diffusamente parlato nel testo, ricordiamo: la prima salita al Sigaro, campanile posto di fronte allo spigolo sud-ovest del Torrione Magnaghi meridionale, l’8 agosto 1915, in cordata con Angelo Vassalli ed Eugenio Fasana che lo ribattezzò Sigaro Dones in onore del compagno; la prima ascensione nel 1926 al Dito Dones, guglia posta poco più a est dello Zucco di Teral nell’abitato di Ballabio Superiore; la salita del Torrione Magnaghi meridionale per la fessura ovest, spaccatura Dones, nel 1915, con Angelo Vassalli.

Immagini di formazioni rocciose per

montagna, certamente al di fuori del-

lo più riprodotte in formato cartolina

la cerchia ristretta di parenti e amici,

postale, con stampata sul retro la di-

come si evince dal tono non partico-

dascalia (quasi sempre), il logo del CAI

larmente confidenziale dei messaggi.

Milano e il timbro dell’APE. Il soggetto

Carlo Castelli è socio della SEL, lo

più rappresentato è il Sigaro Dones, la

attesta Annibale Ravasi nel già citato

guglia che porta il nome dell’alpinista

articolo sul primo numero del Bolletti-

milanese col quale Castelli ha condivi-

no dell’associazione.

so la sua impresa alpinistica giovanile.

E’ anche iscritto al CAI Lecco, e il

Sul retro di una foto del Sigaro si leg-

suo nome figura insieme ad altri su un

ge una data scritta a mano in matita,

foglio di appunti, conservato nell’ar-

agosto 1923: ricordo di un’ascensio-

chivio sezionale, indirizzato nel 1930

ne compiuta dal nostro alpinista? Su

dal presidente Annibale Ravasi al te-

quella cima? Non è dato sapere.

soriere Ambrogio Carozzi perché sol-

Ci sono anche poche immagini dei

lecitasse il pagamento della tessera.

Piani di Bobbio, un Grignone carico

La nipote riferisce che Castelli è

di neve visto da sopra Esino e alcune

stato guida alpina locale. In particolare

foto di gruppo sullo sfondo delle no-

accompagnava spesso in Grigna alcu-

stre montagne. Una di queste, datata

ni componenti della famiglia Fiocchi:

1920, ritrae un gruppo piuttosto nu-

si faceva trovare nei pressi dello sta-

meroso di persone ai Piani di Bobbio

bilimento e in carrozza raggiungeva

innevati. Chissà che non si tratti di una

con loro i Resinelli, per poi guidarli in

gita sociale, una delle poche che, pro-

qualche escursione.

prio nel 1920, dopo i tempi bui della

E in montagna alla domenica por-

guerra, avevano segnato una timida

tava anche la moglie Maria. L’accom-

ripresa delle attività del CAI Lecco.

pagnò in Rosalba quando era gravida

Fra i ricordi, infine, qualche cartolina

al sesto mese, e la bambina che poi

dalle Dolomiti, con cenni ad ascensioni

nacque (madre di Daniela Butti) ebbe

effettuate intorno a Cortina, spedita

lo stesso nome del rifugio.

al nostro alpinista da persone che con lui condividevano la passione per la

Dall’alto: 1929. Grignetta, il Sigaro Dones. Grignetta, Torrione e Capanna Rosalba Passaggio della Direttissima, riprodotto su cartolina postale degli anni ‘20

Sentieri e Parole

23


In senso orario: gita ai Piani di Bobbio nel 1920. Esercizi di atletica. La squadra di soccorso del CAI Lecco in vetta al Resegone per la benedizione degli attrezzi nel 1932. Gruppo in Grignetta nel 1922: in piedi da destra il primo è Carlo Castelli, la terza è la moglie Maria.

La squadra di soccorso

suo valore storico, il trafiletto nel quale

solo con il cognome che, insieme a

Carlo Castelli faceva parte della

Carlo Castelli è citato nell’elenco dei

Ravasi, aveva partecipato al recupero

soccorritori:

dei cadaveri di un’altra sciagura av-

squadra di soccorso del CAI Lecco. Sul numero 3, maggio-giugno 1926,

“Il superstite raggiunto lo sventura-

venuta nel maggio 1914 sullo spigolo

della Rivista bimestrale della SEL, a

to compagno di corda cercò di riani-

Dorn, nei Magnaghi. Le vittime furono

pagina 11, sotto il titolo “Ancora scia-

marlo, ma il rantolo dell’agonia diceva

tre; unico superstite il capo cordata,

gure alpine” troviamo il racconto di un

imminente la fine che avvenne ver-

Eugenio Fasana, che aveva allora 22

incidente sul Sigaro Dones che coin-

so le 14. Nevischio, pioggia e nebbia

anni. La cronaca dettagliata sul Rese-

volse due abili rocciatori del CAI di

gravavano sulla funerea scena, fino a

gone del 22-23 maggio 1914.

Milano, provocando la morte di uno di

che, richiamati dalle grida, accorsero

La ”disgrazia dello spigolo Dorn”

loro, il ventitreenne Remo Camerini,

altri alpinisti. Lasciato il corpo esani-

ebbe ampia eco anche sulle principali

già prossimo alla cima. “Chiodo mal-

me si richiesero a Lecco aiuti, e questi,

testate nazionali come il Corriere della

fido”, caduta con “strappo violento” e

obbedendo a nobile impulso, partiro-

Sera e Il Secolo, mentre Achille Bel-

“rottura della corda” riassumono la di-

no nella notte stessa: Annibale Ravasi,

trame le dedicò una copertina della

namica dell’incidente. Quello che av-

l’ing. Ernesto Sala, Riccardo Redaelli,

Domenica del Corriere.

venne dopo è emblematico di come

Carlo Castelli, Domenico Fioretta, Be-

E non è un caso se tra le foto

si svolgevano all’epoca i soccorsi in

naglio Guido e l’ing. Ferruccio Grassi,

dell’archivio di Carlo Castelli si tro-

Grigna; trascrivo integralmente, per il

alle prime luci del mattino, erano già

va quella ormai classica del 1932 che

accanto al caduto. Verso le ore 8 era

rappresenta la squadra di soccorso del

raggiunta la Sinigallia, dove robusti

CAI Lecco in vetta al Resegone per la

montanari lo recarono fino a Ballabio”.

benedizione degli attrezzi.

24

Sentieri e Parole

E probabilmente è il nostro Carlo Castelli l’escursionista lecchese citato

Foto Archivio Carlo Castelli


BELLI E IMPOSSIBILI Piante e fiori velenosi delle nostre montagne

Le bacche del tamaro

di Annibale Rota

guito, possono risultare anche certe

animali al pascolo li evitano accurata-

ei fiori delle nostre montagne

radici, raccolte in questo caso dagli

mente ed è facile vederne ciuffi intatti

bellezza e tossicità convivo-

adulti per correggere le grappe o per

in prati per il resto brucati a zero. E

no spesso, come dimostra la

produrre degli amari.

pare che una sola pianta potrebbe es-

N

presenza nella nostra flora montana

Va anche detto che, come puntua-

sere letale per un cavallo o una muc-

delle specie più temibili tra quelle più

lizzerò poi in qualche caso, diverse di

ca. Il più comune da noi è il napello,

belle e vistose, come gli aconiti, gli el-

queste piante sono considerate “me-

Aconitum napellus, splendido a vedersi

lebori, le aquilegie, i narcisi, le pulsatil-

dicinali”, perché i loro veleni, in do-

con il suo grappolo di fiori blu-viola.

le, i colchici, i ranuncoli e molte altre

saggi rigorosamente controllati, sono

Meno comune è l’Aconitum vulparia

ancora.

utilizzati in medicina, e soprattutto in

dai fiori giallo-zolfini e quasi raro il

omeopatia e in erboristeria, per il trat-

giallo Aconitum anthora, che ho visto

tamento di varie disfunzioni.

solo due volte al Pialeral.

Il pericolo per l’uomo non è certamente rappresentato dai fiori, ma se è difficile pensare che qualcuno possa

La famiglia con il maggior numero

Tutti però contengono l’aconitina,

essere invogliato a raccogliere questi

di piante velenose è quella dei ra-

un potentissimo veleno che anche in

fiori per farne delle insalate, più pe-

nuncoli: praticamente tutte le specie

piccola quantità può provocare una

ricolosi, specie per i bambini, sono i

di questa famiglia sono più o meno

paralisi generale con arresto della re-

frutti, in molti casi costituiti da bacche

tossiche, alcune addirittura potenzial-

spirazione.

molto attraenti, come è il caso dell’uva

mente mortali.

di volpe, dei corallini, del tamaro, del

E’ questo il caso degli aconiti, il cui

sigillo di Salomone e di altre specie

nome pare derivi da una pianta, l’ako-

ancora.

niton, usata dai Greci per avvelenare

Pericolose, come vedremo in se-

i lupi! Sono talmente tossici che gli

Meno appariscente, ma altrettanto

Sentieri e Parole

25


Una spettacolare fioritura di aconito napello sulla riva del lago Zancone (alta Val Gerola)

tossico, è il Ranunculus thora, un fio-

Clematis recta e C. alpina, piante que-

Il colchico, Colchicum autumnale,

rellino giallo facile da vedere nei prati

ste che si “arrampicano” sui cespugli

un fiore roseo-lilla simile ad un gran-

montani, perché è anch’esso evitato

rivestendoli di fiori singolari; l’erba

de croco, che segna praticamente la

dagli animali al pascolo. E’ talmente

trinità, Hepatica nobilis, che rallegra i

fine dell’estate. Già il suo nome è un

velenoso che dalle sue radici gli anti-

boschi invernali con i suoi ciuffi di fiori

programma: deriva da Colchide, patria

chi Galli ricavavano un succo per av-

azzurri o violetti; le belle primaveri-

della mitologica maga Medea famosa

velenare le frecce.

li pulsatille, Pulsatilla alpina e la rara P.

esperta di veleni. Tutta la pianta, che

Continuando con le Ranuncolacee

montana, simbolo del Parco del Monte

spunta nella primavera successiva, è

ricordo gli ellebori, Helleborus niger, (il

Barro; alcuni anemoni, Anemone ne-

velenosa per la presenza della colchi-

nostro “bucaneve”), H. viridis e H. foe-

morosa e A. ranuncoloides, che pun-

cina, un alcaloide usato in medicina

tidus, tutti molto tossici e vescicanti, e

teggiano le radure boschive in prima-

per il trattamento dei reumatismi e

a seguire una serie di altre piante, un

vera. E con i ranuncoli mi fermo qui,

della gotta. La sua somministrazione

po’ meno velenose delle preceden-

anche se ce ne sarebbero altri.

deve avvenire con grande precauzio-

ti, ma che possono tutte provocare

ne e per brevi periodi, perché il suo

vesciche e irritazioni cutanee o di-

Radici pericolose

accumulo potrebbe portare all’avvele-

sturbi intestinali: le aquilegie, Aquilegia

Passando alle altre famiglie, non c’è

atrata, A. alpina e A. vulgaris; il botton

che l’imbarazzo della scelta, perché in

I veratri, Veratrum album e V. ni-

d’oro, Trollius europaeus; le clematidi,

quasi tutte ci sono specie più o meno

grum, sono molto velenosi e perico-

tossiche.

losi, perché la loro radice, scambiata

26

Sentieri e Parole

namento.

Tra le Liliacee, la famiglia dei gigli,

dai non esperti con quella della gen-

troviamo, molto velenosi, il colchico e

ziana e raccolta per unirla alla grappa

i veratri.

o all’alcool, può provocare avvelena-


zereum. Maturano verso la fine dell’e-

sulla lingua con pericolo di soffoca-

La radice della genziana viene infatti

state e sono di sapore acre. Provocano

mento. In primavera i germogli, bolliti

raccolta in autunno quando le piante

ulcerazioni nella bocca e, se ingerite,

per qualche minuto, sono consumati

non hanno più i fiori e, in assenza dei

possono danneggiare tutto l’apparato

come “asparagi” selvatici senza pro-

fiori, la genziana è abbastanza simile

digerente.

blemi. Li ho raccolti e mangiati anch’io

menti anche mortali.

al veratro. Va poi anche detto che la

Tossici sono due alberi comuni sulle

raccolta delle radici delle genziane è

nostre montagne. Il maggiociondolo,

Meno conosciuti e meno raccolti

proibita, ma sono in molti a non tener

eghen in dialetto, Laburnum alpinum,

sono i germogli della vitalba, Clema-

conto del divieto.

adorna in primavera i boschi con una

tis vitalba, una liana infestante che

Bisogna fare attenzione anche alla

cascata di grappoli giallo-oro, ma può

in autunno riveste le siepi di vistose

splendida frassinella, Dictamnus albus,

provocare bruciori di gola, sudorazio-

infiorescenze, perché i suoi frut-

perché il contatto con le sue foglie

ni e mal di testa. Per questo motivo il

ti sono degli acheni dotati di una

può provocare sulla pelle fastidiose

suo legno non viene bruciato nei ca-

lunga coda piumosa. Questa pianta

vesciche, macchie rosse e prurito.

mini, essendo anche maleodorante.

Ai gigli appartengono tre specie

Pianta dalle sgargianti bacche ros-

pericolose soprattutto per la tossicità

se, che lo rendono anche oggetto di

delle loro bacche.

frequenti “potature” natalizie, è l’agri-

Sono il sigillo di Salomone, Polygo-

foglio, Ilex aquifolium: le sue bacche

natum odoratum, dalle invitanti bacche

possono causare dolori di stomaco,

blu, che possono provocare vomito e

vomito e diarrea.

diarrea; l’uva di volpe, Paris quadrifolia,

Concludo con due specie “con-

che porta una sola bacca blu-nerastra,

troverse”, due specie cioè che per la

tanto attraente quanto tossica, parti-

maggior parte dei botanici sono tos-

colarmente per i bambini per i quali tre

siche in tutte le loro parti, ma i cui

o quattro bacche potrebbero risultare

germogli sono regolarmente raccol-

mortali, e il comune mughetto, Con-

ti e mangiati nel territorio lecchese.

vallaria majalis, le cui bacche rossastre

Sono il tamaro (tam in dialetto), Ta-

agiscono sul cuore e possono risultare

mus communis, un sottile rampicante

letali per i bambini.

che in autunno adorna i cespugli con

Pericolose sono anche le bacche

festoni di bacche rosse, che sono irri-

rosse del fior di stecco, Daphne me-

tanti per la pelle e provocano gonfiori

Elleboro verde

più di una volta.

contiene una pericolosa tossina, la protoanemonina, la cui concentrazione è però molto bassa nelle parti più giovani e pertanto i germogli, in modiche quantità, possono essere consumati. Le altre parti della pianta sono tutte tossiche e, se ingerite, possono causare seri disturbi, mentre le foglie più vecchie al contatto con la pelle provocano irritazioni e ulcerazioni. Foto di Annibale Rota

L’invitante bacca dell’uva di volpe


ZINGARANDO TRA MONTI E MARI Il racconto di Luigino Airoldi, alpinista esploratore del mondo

1977, Monte Tikkaracho, Cordillera Blanca Perù

di Adriana Baruffini

V

ado a trovare il nostro alpi-

vista su binari preventivamente trac-

Ci accoglie col suo sorriso da eter-

nista in un freddo pomerig-

ciati, perché Luigino è così: offre una

no fanciullo e ci introduce nel suo re-

gio di gennaio, nella villetta di

narrazione fatta di aneddoti, schizzi

gno: una specie di casa-museo dove,

Ballabio dove vive dal 1974. Con me

di persone e di luoghi, sentimenti ed

appese alle pareti o appoggiate sulle

c’è Angelo Faccinetto che scatta al-

emozioni che ogni volta si rinnovano,

superfici disponibili, sono raccolte le

cune fotografie e mi aiuta a contenere

quasi sempre all’insegna della legge-

testimonianze di una vita dedicata

il fiume in piena dei ricordi di Luigi-

rezza e dell’ironia; solo ogni tanto si

all’alpinismo.

no. Credevo di essermi documentata

ricorda di sottolineare anche il valore

Sul tavolone all’ingresso del salotto

prima di andare da lui, ma non riesco

alpinistico ed esplorativo delle avven-

colpisce una serie ordinata di gran-

in nessun modo a far scorrere l’inter-

ture che lo hanno reso famoso.

di buste bianche, piene di ritagli di



giornale: Alaska, Terra del Fuoco, Perù,

Luigino e Pinuccia si sposarono nel

da. E continua con il racconto della

Afghanistan, Groenlandia, Lapponia…

1955 ed ebbero un figlio e una figlia.

sua infanzia: “Sono cresciuto sotto il

commenti alle spedizioni di Luigino in

Fu lei, sua moglie, l’anello forte della

marciapiede. Mio padre morì d’infarto

giro per il mondo su giornali locali, ma

famiglia, lei principalmente si occupò

quando avevo sei anni e mezzo; era

anche su importanti testate nazionali

dei figli e della suocera malata, men-

stato in guerra e aveva una scheg-

o estere. Ad avviare questa archivia-

tre Luigino svolgeva il suo lavoro di

gia vicino al cuore, però la sua morte

zione fu la moglie Pinuccia, scompar-

meccanico e si ritagliava il tempo per

non è stata riconosciuta come con-

sa 25 anni fa. Luigino la ricorda con

assecondare la sua passione per la

seguenza della ferita di guerra. Mia

tenerezza e stima. Si erano cono-

montagna scorrazzando da un con-

madre, rimasta vedova a 36 anni sen-

sciuti giovanissimi a Malavedo, al bar

tinente all’altro. Non mancarono certo

za pensione, dovette vendere tutto

del Sole gestito dalla famiglia di lei e

a questa donna momenti di ansia e

quello che aveva a Laorca e si spostò

dove lei avrebbe lavorato per 70 anni.

di paura per le sorti del marito, come

a Malavedo.”

Un bar chiuso di recente, che fa da

quando nel 1970 prima lo credette

La residenza di Luigino sarà Mala-

sfondo a incontri e personaggi, come

disperso in Alaska, poi naufrago nel

vedo fino al 1974, quando si trasferi-

il Casimiro Ferrari che arrivava pun-

canale di Drake.

sce a Ballabio.

tualmente a bere il caffè al mattino presto, o padre Gianola che passava di

A 16-17 anni incomincia ad andare L’incontro con la montagna

in Grigna e incontra i monzesi: Wal-

lì con i suoi Cent pè quando andava in

Luigino (Pierluigi) nasce il 7 dicem-

ter Bonatti, Nando Nusdeo, Carluccio

Grigna: “Erano sempre senza soldi e

bre 1931 a Lecco, in Crogno, nel quar-

Casati, Andrea Oggioni…tutto il grup-

mia moglie non li faceva pagare, rac-

tiere di Laorca, ai piedi del Medale.

po dei Pell e Oss. “Andavo su, sentivo

comandando loro di non dire niente a suo papà”. Cassin e Airoldi all’ultimo campo del Mc Kinley

“Ho imparato ad arrampicare ta-

dove avevano in mente di arrampicare

gliando legna sotto il Medale”- ricor-

e da solo seguivo le cordate perché


Groenlandia 1966, in vetta alla cima battezzata Lecco

non volevo chiedere agli altri”. La pri-

biamo deciso che devi andare avanti

avevo arrampicato tutto l’anno con

ma scalata fu il Canalino Albertini al

tu -. Io mi sentivo forte perché avevo

Stefano Longhi e Vittorio Buttironi -

Torrione Magnaghi Meridionale.

appena fatto la nord-est del Badile, e

racconta -, poi cadendo in moto mi

ho accettato”.

sono rotto tibia e perone e ho dovuto

Nel 1954, la prima montagna im-

rinunciare”.

portante, il Badile parete nord-est, che

Luigino diventa amico di Dino Piaz-

allora aveva avuto pochissime ripe-

za: “Era bravo il Dino. Non sempre

Luigino Airoldi entrerà a far parte

tizioni. Compagno di cordata Rinaldo

poteva venire ad arrampicare per-

del gruppo Ragni nel 1954. Nei primi

Amigoni, un calolziese trasferito a Se-

ché aveva due ditte di cui occuparsi,

anni Sessanta diventa Accademico

sto San Giovanni. Poi il Monte Bianco,

messe in piedi da lui, una qui e una

del CAI e ha l’opportunità di cono-

le cime di Lavaredo, numerose altre

in Brasile”.

scere personaggi di spicco non solo

salite sulle Alpi e nelle Dolomiti, sem-

Una settimana dopo il Badile, altra

dal punto di vista alpinistico, ma an-

arrampicata importante sulla via Nie-

che culturale, come il conte Bona-

dermann al Salbitschijn, nella Svizzera

cossa, Ugo da Vallepiana, Carlo Negri,

centrale. “Ero d’accordo col Giovanni

Nino Oppio, e arrampica con loro. Con

Negli stessi anni la prima arram-

Ratti che non si è presentato, forse

il conte Bonacossa e Giovanni Rat-

picata con i Ragni: “Ero alla Gianetti

non si fidava…La salita l’ho fatta con

ti partecipa all’esplorazione di alcune

e aspettavo i monzesi, ma era brutto

Snapitus e Arnaldo Tizzoni: due ragni,

montagne della Val d’Ossola; di Nino

tempo e non sono arrivati. Lì ho tro-

un accademico e una guida!”.

pre con il gruppo dei monzesi. Ragno e accademico

vato Giovanni Ratti, Oddone Rossetti e

In quegli anni, l’obiettivo di molti al-

Dino Piazza che andavano a fare la via

pinisti era la Nord dell’Eiger. “Claudio

Molteni sul Badile e mi sono unito a

Corti per l’Eiger aveva chiesto a me e

loro. All’attacco mi hanno detto: -Ab-

ad Annibale Zucchi, e per prepararmi

L’intervista

31


via Oppio alla Punta della Sfinge… Mi

di San Nicolò, neanche troppo leggera,

ricordo una volta sulla Niedermann

che aveva deposto in vetta all’arrivo,

abbiamo incontrato quattro tedeschi

pensando di lasciarla lì; iniziò la disce-

Negli anni fra il 1957 e il 1960 Luigino

che si erano persi. Riccardo aveva due

sa, ma dopo una mezz’ora di cammi-

arrampica spesso con Riccardo Cassin.

mele, unica riserva di cibo, e le ha di-

no, non sentendosi tranquillo, decise

“Il Riccardo mi aveva visto arrampica-

vise fra tutti. Riccardo era così…”

di tornare indietro a recuperare il san-

Oppio ripete tutte le vie. Quella volta in Albigna

re la settimana prima sul Costanza. Mi ha convocato nel suo negozio che al-

to protettore della città per riportarlo Sul McKinley con San Nicolò

nella basilica da cui era partito.

lora era in piazza XX Settembre, sotto

Nel 1961 Luigino è fra i componenti

Luigino racconta l’impresa del Mc

la sede del CAI Lecco, e mi ha detto:

della spedizione Città di Lecco alla Sud

Kinley con leggerezza mista a orgo-

Domenica andiamo a fare un giretto in

del Mc Kinley, “unico lecchese puro

glio, lasciando solo trapelare le paure

Albigna. Aveva in mente di fare la pri-

sangue e unico sposato. Ho rischiato

e le preoccupazioni di allora: “Appena

ma ripetizione di una via sopra la diga

di essere lasciato a casa per il fatto

arrivato con Annibale al campo base,

aperta da alpinisti tedeschi. Quando il

di avere famiglia, perché allora nelle

una schiarita improvvisa ci ha mostra-

Riccardo chiamava ci si metteva tutti

spedizioni ad alto rischio si tendeva a

to quei paurosi 3200 metri di spigo-

sull’attenti! In quei giorni non ho dor-

privilegiare gli scapoli. Ho in mente le

lo, veniva voglia di tornare indietro!”.

mito. Alla partenza, ero lì impalato con

fotografie spettacolari del Mc Kinley

Riccardo, decisamente più anziano ed

la corda, sento la voce del Riccardo -

che giravano nel ’61 in sede CAI, io

esperto dei compagni, preparava loro

Se specet a ‘nvias?.- Per l’agitazione

allora ero il più giovane dei consiglieri”.

il cibo energetico che dovevano ob-

sono partito come un razzo in libera

Luigino ricorda con affetto i compa-

bligatoriamente mangiare al mattino

senza sicurezze e ne ho sentite un

gni di allora, arrivati tutti in vetta: Gigi

prima di partire: pezzetti di lardo, di

sacco al primo tiro. Da quel momento

Alippi e Jack Canali che erano amici

pancetta o di salame che ingurgita-

siamo diventati amici e insieme ab-

ed erano in cordata insieme, Romano

vano controvoglia. “La montagna l’ab-

biamo fatto moltissime arrampicate

Perego che non conosceva nessuno

biamo fatta tra tutti, ma Riccardo ci ha

sulle Alpi, come una delle prime ripe-

e si era legato con Annibale Zucchi,

dato la spinta”.

tizioni della Via delle Guide al Crozzon

e lui, Luigino, in cordata con Riccar-

Luigino è già tornato una volta in

di Brenta, o la Nord-ovest del Badile,

do Cassin fino a 300 metri dalla vetta,

Alaska nel 1970, quando ha scalato

una via dura che aveva avuto poche

poi con Annibale. Nello zaino Luigino

l’Hubbard in solitaria, e vorrebbe an-

ripetizioni, o la prima ripetizione della

si era portato una statuetta di bronzo

darci ancora, salute permettendo, la

1977, traversata del deserto del Sahara

Baffin 1972, da sinistra Dino Piazza, Luigino Airoldi e Alberto Dalla Rosa


prossima primavera. Mostra con or-

ne, alcune note in ambiente alpinistico,

Campanil Basso, e lui quando siamo

goglio una mail inviatagli nel maggio

altre frutto di incontri occasionali: la

rientrati a notte fonda ha commentato

2011 da Roger Robinson, ranger di al-

ricercatrice inglese che, raggiunta l’e-

come al solito che la Provvidenza è

pinismo della stazione di Talkeetna del

tà della pensione, girava da sola per

sempre arrivata!”

Denali (nome dato dai nativi a questa

il Kashmir; il russo Leonid, conosciuto

A volte le vicende personali si inne-

montagna): “Caro Pierluigi Airoldi, la

in Antartide, col quale Luigino scalò

stano su situazioni storiche particolari,

seconda ascesa della parete sud, che

un paio di montagne battezzate con

come nel 1981, quando il nostro alpi-

ora si chiama Cassin, fu completata nel

nomi italiani e che continua a scriver-

nista, reduce da una salita all’Illimani,

1967 da una spedizione giapponese;

gli due volte all’anno; gli alpinisti ne-

dovette scappare dalla Bolivia dove si

degli otto partecipanti due raggiunse-

ozelandesi compagni di arrampicate

era appena verificato un colpo di stato

ro la cima il 26 maggio. La tua sca-

in Argentina nel 1970 durante il tra-

militare: “Avevo il passaporto pieno di

lata nel 1961 fu certamente una dura

sferimento dall’Artide all’Antartide; il

visti russi e mi hanno messo in prigio-

battaglia e una delle conquiste più no-

solitario cercatore d’oro incontrato in

ne per 4 o 5 giorni”.

tevoli a livello mondiale per quei tempi,

Alaska; padre Panigatti, missionario in

congratulazioni”.

Afghanistan...

La narrazione di Luigino lascia trapelare un’inesauribile curiosità per i

Un incontro mancato fu quello con

luoghi e le culture, un’istintiva capacità

padre Augusto Gianola. Per raggiun-

di accogliere il diverso e di adattarsi a

Luigino ha al suo attivo 42 prime

gerlo Luigino affrontò con quattro ri-

costumi inconsueti senza pregiudizi o

salite extraeuropee, 12 in Perù, le altre

cercatori francesi una lunga discesa in

atteggiamenti di superiorità: “Mi piace

in Equador, Cile, Argentina, Columbia,

canoa sul fiume Napo, da Quito a Ma-

proprio conoscere la gente”. L’istinto

Bolivia, Antartide, Baffin, Africa, Kash-

naus, in Amazzonia, ma il missionario-

dell’esploratore è particolarmente evi-

mir e Ladhak, Groenlandia, Afghani-

alpinista-esploratore era nel bel mez-

dente nel resoconto di alcune spedi-

stan…in giro per il mondo a 360 gradi,

zo della foresta. Luigino ricorda con

zioni, come quella del 1972 in Canada,

da un continente all’altro, senza aver

affetto l’amico d’infanzia: “Eravamo

che vide i primi italiani penetrare nella

mai avuto incidenti o seri problemi di

cresciuti insieme nello stesso quartie-

baia di Baffin, o l’Afghanistan del 1974,

salute. Nel suo racconto sfilano le tante

re, uno di qua e uno di là dal ponte”

per non parlare di alcune avventure

montagne sulle quali ha regolarmente

e non può fare a meno di ricorda-

africane.

piantato il gagliardetto del CAI Lecco,

re “quella volta che insieme al Dino

In Africa Luigino è stato 17 vol-

ma trovano posto anche molte perso-

Piazza l’ho tirato fuori dalle rogne al

te, con quattro salite al Ruwenzori: a

Alpinista ed esploratore

In vetta al Kilimangiaro con il gagliardetto del CAI Lecco

A un Festival di Trento di molti anni fa, foto di gruppo con i fuoriclasse dell’alpinismo.


metà degli anni ’70 ci fu la ripetizione

volo fosse il Perù via Francoforte-San

partenza per la traversata del canale di

della via aperta nel 1906 dal Duca de-

Francisco. “A San Francisco, unico dei

Drake da Capo Horn all’isola di Decep-

gli Abruzzi (“immerso nel fango per i

passeggeri, sono saltato giù dall’ae-

tion in Antartide. Raggiunge la Terra

primi dieci o venti giorni volevo quasi

reo e ho cercato un volo per Karachi.

del Fuoco, si imbarca come mozzo,

tornare indietro”); nel 1979, l’apertura

Non so come ho fatto a farmi passa-

e nonostante una terribile tempesta,

di una via nuova sullo spigolo est. Nel

re per studente, avevo più di 40 anni,

arriva a destinazione. Le vele di dai-

1977 fu la volta del Kenia, dove aprì

e ho capito che il controllore non era

no, distrutte dal vento, devono essere

una via nuova con Casimiro Ferrari, e

convinto, però mi ha lasciato andare,

sostituite con vele di cotone grosso.

del Kilimangiaro; e poi le traversate nel

commentando che come studente

I turni a bordo sono faticosi: due ore

deserto del Sahara e del Teneré, 1977

dovevo essere un po’ fuori corso. In

al timone, due ore di guardia. Luigino

e 1983, con diverse scalate e apertura

quei paesi ho visitato i monasteri più

ci mostra le pagine intere, e spesso

di vie probabilmente nuove. In Africa

belli del mondo, girando con i mezzi

le prime pagine, dedicate dal Tempo

Luigino si è recato spesso anche per

loro e mangiando dal piatto di legno”.

di Roma all’avventura del veliero in

missioni umanitarie collaborando con

Antartide, con titoli ad effetto e fo-

l’associazione Mondo Giusto. Ha con-

Zingarando dall’Artide all’Antartide

tografie. In una immagine compare in

diviso alcuni di questi viaggi con Dino

Nel 1970 Luigino torna in Alaska con

primo piano un piede nudo : “E’ mio

Piazza che una volta si è ammalato di

quattro compagni, obiettivo l’inviolata

quel piede, un freddo della madonna!”

malaria: “Al terzo giorno, bolliva già;

parete ovest del monte Hubbard, 4557

Ricorda di avere avuto un momento

dicono che sono le zanzare femmine

metri. La spedizione è perseguitata dal

di tristezza il giorno di Natale, appena

a trasmettere la malaria, e a lui le fem-

maltempo che ostacola i trasferimenti

passato capo Horn. Sulla via del ritor-

mine correvano dietro tutte…”

aerei alla base della parete e i cinque

no passa per le Falkland. Quando dalla

A volte Luigino è partito da solo,

alpinisti non riescono a stare insieme.

Terra del Fuoco è pronto a partire per

come alla fine degli anni ’70, destina-

Luigino raggiunge da solo la cresta

l’Italia, il capitano del veliero gli co-

zione Kashmir e Ladhak. Quella volta

sommitale poi si perde nella neve e

munica che la Marina militare italiana

sfruttò un’occasione offertagli dal ti-

viene ritrovato dopo 14 giorni. Per

(Luigino aveva scoperto solo dopo

tolare dell’agenzia Il Ventaglio, un volo

Luigino però, l’avventura non finisce

l’imbarco di essere al servizio della

per studenti acquistato da un giova-

qui. Al consolato italiano di New York

Marina!) ha autorizzato la continua-

ne tedesco che non l’avrebbe utiliz-

scopre la possibilità di imbarcarsi sul

zione del viaggio fino all’isola di Pa-

zato. Peccato che la destinazione del

piccolo veliero “San Giuseppe Due” in

squa. La tentazione è forte, ma dopo

Monte Hubbard, Alaska,1970

Monte Rasac, 6292 m, Cordillera Huayhuash, Perù


otto mesi e mezzo di assenza è pro-

to una montagna bellissima, il Tirisbir,

pinismo, scialpinismo e roccia. Ha al

prio ora di tornare a casa. “Il veliero è

vicina al Pik Lenin e ho percorso per

suo attivo 25 anni come istruttore

esposto a Roma nel Museo della Ma-

venti giorni una lingua di ghiacciaio

alla scuola di roccia di Carate, dove

rina e c’è anche il mio nome, Luigino

che sconfina in Cina. Non avevo il vi-

ha conosciuto monsignor Busti, futuro

Airoldi, alpinista (‘mozzo’) dice con un

sto, ma neanche il passaporto che era

prevosto di Lecco, e 20 anni a quella

certo orgoglio. Le avventure di questo

rimasto a Kabul. I cinesi però non mi

di Bovisio Masciago, dove ha collabo-

viaggio sono narrate nel libro di Fran-

hanno trattato male, mi hanno anche

rato con il padre di Gabriele Bianchi,

co Giovannini Zingarando, dai diari di

fatto vedere la Grande Muraglia, poi a

futuro presidente del CAI nazionale.

viaggio di Luigino Airoldi pubblicato

Pechino mi hanno messo su un aereo

A Lecco ha diretto la scuola di roccia

nell’aprile 2015.

e mi hanno spedito in Italia”.

per 5 anni.

Sul viaggio in Afghanistan sarà 1974, Afghanistan

pubblicato un libro scritto a più mani.

Nel dopoguerra è stato tra i fondatori della squadra di soccorso del CAI

“Sono stato in giro per l’Afghanistan

Mentre Luigino era a zonzo per l’A-

per cinque mesi e mezzo, a cavallo e

sia, dall’altra parte del mondo la spe-

Negli anni ’60-’70 ha partecipa-

in cammello. Poi una volta sono ca-

dizione italiana guidata da Casimiro

to a numerosi rally di scialpinismo:

duto e il cammello l’ho abbandonato,

Ferrari, nel centenario della fondazio-

rally delle Tre Funivie in Valsassina,

meglio andare a piedi”. Era partito con

ne del CAI Lecco, arrivava in vetta al

rally delle Dolomiti (Marmolada-Sas-

una spedizione alpinistico-esplorativa

Cerro Torre per la parete Ovest. Non

so Lungo), e poi Val d’Isère, Pirenei,

del CAI di Bovisio Masciago, desti-

so se ci sia rimpianto per l’occasio-

Innsbruck. Compagni di squadra abi-

nazione Hindukush afgano, una delle

ne mancata, “Magari non mi avrebbe-

tuali erano Dino Piazza, Cesare Giu-

zone più sconosciute del mondo al

ro voluto lo stesso” dice Luigino. Con

dici, Felice Anghileri, Giulio Bartesaghi;

confine con Russia, Cina e Pakistan.

Casimiro già ammalato, pochi anni

ottimi i risultati, con quattro vittorie e

Lì compie varie nuove ascensioni. “I

prima della sua morte avvenuta nel

secondo o terzo posto nelle gare non

russi mi hanno trattato da re. Avevo

2001, il nostro alpinista compirà un

vinte.

portato con me una scorta di botti-

tentativo di salita invernale al Cerro

gliette di whisky collezionate sull’ae-

Grande in Patagonia.

un’avventura rocambolesca: “Ho sali-

L’attività alpinistica di Luigino ha avuto moltissimi riconoscimenti. Di

reo e ne regalavo loro una al giorno, in cambio mi offrivano vino”. Anche qui

Lecco.

alcuni è particolarmente orgoglioso, La scuola, i rally, il soccorso Luigino è istruttore nazionale di al-

Nella casa di Ballabio durante l’intervista. Foto di Angelo Faccinetto

come l’ammissione al Group Haute Montagne francese, nel 2006, su pre-

Luigino nella sua casa di Ballabio il 17 gennaio 2017. Foto di A. Faccinetto


sentazione del grande Pier Mazeaud,

ormai la frequenta solo da escursio-

sito abilità informatiche che gli con-

o i tre premi ricevuti in anni diversi al

nista.

sentono di inserire nei suoi computer dati e foto: “Senza computer sono un

Trento film festival (del primo conser-

In anni relativamente recenti ha fat-

va una foto ritagliata da un giornale

to dei trekking in Pakistan, Nepal, Ti-

che lo mostra insieme a una ventina di

bet. Nella valle del Combo in cammino

Consapevole di aver fatto delle cose

fuoriclasse dell’alpinismo internazio-

verso il campo base dell’Everest ha

straordinarie, sente il bisogno di la-

nale). E’membro onorario del Grup-

trovato sette spedizioni, un migliaio di

sciare un ricordo della sua vita così

po Alpino di Lima, cittadino onorario

persone in movimento, niente a che

profondamente legata alla montagna e

della Città di Anchorage, Azzurro d’I-

vedere con la sua idea di andare in

intrecciata con la storia dell’alpinismo

talia. Ha avuto la nomina di Cavaliere

montagna e di esplorare.

lecchese e del CAI Lecco “uno dei più

uomo morto” – commenta.

conosciuti al mondo”.

e Grand’ufficiale della repubblica. Nel

Ha sempre avuto attenzione per il

2009 è stato invitato in Parlamento

mondo del volontariato, tanto che uno

E qui affiorano note amare: “Lecco,

e ha presentato due film sulle sue im-

dei premi al Trento film festival gli fu

la città alpinisticamente più importante

prese; ricorda con emozione il minuto

conferito a riconoscimento della sua

d’Europa, non è stata capace di rac-

di silenzio proposto in onore dei Ragni

attività di volontario oltre che di al-

cogliere in un museo le testimonianze

di Lecco.

pinista.

degli uomini che l’hanno resa famosa.

E’ stato chiamato in ogni parte d’I-

E’ stato tra i fondatori del gruppo

Il mio materiale, contro ogni mio de-

talia per raccontare le sue avventure,

“Jack Canali” con sede a Erba, e da

siderio, finirà al Museo della Montagna

ospite di sedi CAI prestigiose come

26 anni dedica almeno un giorno alla

di Torino”.

quella di Torino.

settimana a una comunità di portatori

A 85 anni conserva una buona for-

di handicap.

ma fisica, appare sereno, non ha perso

Da qualche tempo poi sta metten-

la sua capacità innata di pensare po-

do mano in modo sistematico alle sue

sitivo e di fare progetti. La montagna

memorie e a questo scopo ha acqui-

Attestati e cimeli nella casa di Luigino. Foto di A. Faccinetto

Foto Archivio Luigino Airoldi



ATOMICA

La nuova via sul Sasso dei Carbonari dedicata a Marco Butch Anghileri


di Michele Mandelli e Claudio Cendali la notte per attaccare la parete alle

conduce al rifugio Elisa dalla

prime luci dell’alba.

Lo scorso inverno mi ero più volte seduto su questo stesso sentiero

piccola frazione di Rongio è

Domani sarà ferragosto e più di ogni

con binocolo, macchina fotografica

illuminata da tre luci frontali. Riccardo

altra cosa vogliamo portare a termi-

e un taccuino per annotare qualche

Colombo “Camel” si è offerto gentil-

ne la linea che da tempo inseguo con

appunto. Con me Marta, compagna

mente di trasportarci il carico pesante

lo sguardo sulla parete sud-ovest dei

paziente di questi lunghi silenzi in cui

di uno zaino sino al posto in cui io e

Carbonari, desideroso di toccare con

con lo sguardo e il pensiero si comin-

Claudio avremmo deciso di bivaccare

mano quell’idea.

cia a tracciare la via.

Michele su L4

Q

uesta sera la mulattiera che


Continuiamo a salire lungo il ripido sentiero, ma con le parole siamo già in parete. Ci preoccupa la lunga spaccatura che taglia orizzontalmente il secondo pilastro, tuttavia resta forte il desiderio di realizzare una salita piacevole e non troppo forzata. Quando le parole si interrompono per prendere fiato, a differenza di altre salite compiute insieme, un pensiero diverso ci accompagna questa sera. Quello di un amico scomparso, che ci ha lasciato senza un saluto, ma con il ricordo di tanti progetti condivisi e di fughe notturne in Grigna. E’ in questi spazi, che più di ogni altro luogo, la memoria si fa vivida, perché qui ci siamo legati per l’ultima volta. Giungiamo a tarda sera al punto individuato per il bivacco. Salutiamo e ringraziamo “Camel” che ritorna verso casa, leggero del nostro materiale. La notte passa veloce e alle prime luci risaliamo il canale sino all’attacco della via. Il primo pilastro lo conosciamo già. Un decina di giorni prima con noi c’era anche Pietro e assieme avevamo realizzato i primi sei tiri lungo 280 metri di roccia compatta, caratterizzata da placche e leggeri strapiombi. Saliamo quindi veloci usando i chiodi di salita e le soste attrezzate lasciate in parete. Siamo all’attacco del secondo pilastro e ancora una volta la concentrazione aumenta per seguire sulla roccia l’idea pensata da lontano durante le osservazioni invernali. In questo punto nel 1980 i Gamma Mario Valsecchi e Luca Borghetti attaccavano la fessura che dalla base del

40 Alpinismo e arrampicata

SCHEDA TECNICA Via aperta il 4 agosto 2016 da Michele Mandelli, Claudio Cendali e Pietro Bonaiti Pedroni e conclusa il 15 agosto 2016 da Michele Mandelli e Claudio Cendali. Sviluppo: 680 m (di cui circa 90 di canale) Difficoltà: VI+ (alcuni tratti A0 e A1-A2) Materiale: mezze corde da 60 m, dadi, friends (fino a 2BD), staffa, una scelta di chiodi (utili lama e foglia), cordini per le numerose clessidre. Soste: parzialmente attrezzate (si veda relazione) Accesso: da Rongio (Mandello del Lario - Lecco) prendere il sentiero per il Rifugio Elisa. Dal rifugio portarsi sotto i ripidi prati della parete sud e risalire il terzo canale fino alla base della parete dei Carbonari. L’attacco della via resta a destra del canale che separa il Sasso di Seng dal Sasso dei Carbonari in corrispondenza di un pilastro (i primi metri sono in comune con la via Danilo Mason) Discesa: dalla cima lungo il sentiero in direzione della ferrata C.A.I. Mandello. Scendere per la stessa lungo la cresta nord-est fino alla Bocchetta della Val Cassina. Scendere il canalone e riportarsi alla base della parete. RELAZIONE L1) salire il facile canale diedro a destra del pilastro per circa 20 metri, procedere dritto (la Via Danilo Mason piega a destra) sino alla sosta in corrispondenza di una placca (III, 60 m. Sosta su clessidra e un chiodo); L2) spostarsi qualche metro a sinistra risalendo un facile diedro, poi continuare verso sinistra raggiungendo una comoda cengia con sosta attrezzata su due chiodi (III, IV, 50 m); L3) risalire lo spigolo e la successiva fessura, poi piegare a destra affrontando alcune placche in direzione di un diedro dove si trova la sosta (V, V+, 30 m. Sosta su due chiodi); L4) affrontare la placca e il successivo strapiombo (A0). Continuare dritto (V+) in direzione di una nicchia con grossa clessidra; affrontare la placca di sinistra (V) e continuare verso un’altra nicchia raggiungendo la sosta su clessidra (A0, V+, V, 50 m); L5) superare lo strapiombo (A0) e proseguire su placche (V) in obliquo verso destra (clessidre) mantenendosi a destra di alcuni strapiombi . La sosta si trova in corrispondenza di un diedro (A0, V, 50 m. Sosta su due chiodi); L6) proseguire dritto su roccia compatta seguendo i numerosi chiodi (A0, A1) per circa 20 metri, poi piegare decisamente a sinistra e più facilmente raggiungere la sommità della struttura (A0, A1, VI+, IV, 40 m. Lasciato un chiodo di sosta); L7) salire il diedro ed uscire a sinistra, superare uno strapiombo e continuare verso destra su roccia delicata. Affrontare una placca traversando ancora verso destra e proseguire alla sosta in corrispondenza di uno spuntone di roccia (V, V+ 30 m. Sosta su tre chiodi); L8) affrontare la placca, poi un diedro su roccia friabile (tiro in comune con vecchia via non relazionata che sale dal canale del Sasso di Seng) V, 30 m. Sosta su due chiodi; L9) dalla sosta proseguire verso destra in placca, poi seguire una fessura ed uscirne a destra su cengia (V, 30 m. Sosta da attrezzare, tiro in comune con vecchia via non relazionata che sale dal sasso di Seng); L10) L11) raggiungere la cima del primo pilastro del Sasso Carbonari e procedere per circa 100 metri lungo il canale giungendo la base del secondo pilastro (soste da attrezzare); L12) dalla sella proseguire dritti lungo una serie di placche in direzione di uno strapiombo staccato dalla parete. Affrontare la placca (A2) a sinistra dello strapiombo e continuare per fessure sino alla cengia su due chiodi (VI+, A2, VI, 40 m); L13) affrontare il lungo traverso con arrampicata esposta sino al suo termine (VI, 40m. Sosta su due chiodi); L14) procedere su roccia delicata in direzione della evidente nicchia, uscire a sinistra e continuare dritto su roccia lavorata a buchi (VI+, V, 40 m. Un chiodo di sosta); L15) continuare facilmente sino ad una zona di pini mughi (III, 60 m.) L16) scendere in direzione del canale sottostante e affrontato un facile camino si raggiunge la cima ( III, 30 m)


Disegno e tracciato della via


pilastro va obliqua verso destra completando la nuova via Danilo Mason. Dieci anni dopo Manuele Panzeri e Riccardo Milani completarono la via del Cipo, sempre su questo pilastro restando più a destra rispetto alla Danilo Mason. Noi oggi invece procederemo dritti, mantenendoci a sinistra rispetto alla via di Mario Valsecchi e Luca Borghetti. Superata una difficile placca, raggiungiamo il punto in cui la parete è tagliata da una fessura dove la logica prosecuzione è un lungo traverso verso sinistra. Affronto la spaccatura, immerso in dense nuvole grigie, incoraggiato da Claudio. Dopo circa 20 metri mi trovo a metà del traverso, il vento soffia e le nuvole si diradano, lasciando il posto all’esposizione. Fantastico, stupendo, ATOMICO… avrebbe detto il Butch! Ancora un tiro su roccia lavorata e poi la parete si fa più appoggiata e le difficoltà diminuiscono. La tensione

Nel ricordo di Marco Anghileri di Renato Frigerio

Bravi, anzi doppiamente bravi, è la minima espressione dell’apprezzamento che si può rivolgere ai due giovani lecchesi che lo scorso 15 agosto hanno aperto una nuova via classica al Sasso dei Carbonari, sulla Grigna Settentrionale. Bravi, una prima volta, per come in 13 ore è stata portata a termine l’impegnativa arrampicata sulla parete sudovest dell’imponente monolite, che si è sviluppata per 680 metri, di cui 380 sulla parte bassa del primo pilastro, per 90 metri su canale e per 210 metri sulla parte alta del secondo pilastro. Sono stati effettuati complessivamente 16 tiri, su dificoltà di VI+, con tratti in AO, A1, A2, con 14 soste attrezzate, lasciando in parete 30 chiodi. L’idea per questa arrampicata era partita da Michele Mandelli, una volta che si era trovato a ripetere la via Danilo Mason (dificoltà V+ e A2), che era stata aperta nel 1980 dai Gamma Mario Valsecchi e Luca Borghetti: una via di arrampicata mista, ma prevalentemente in libera. Bravi ancora, per aver scelto, tra tante altre alternative, di ritornare su una montagna lecchese, che valorizza il territorio per la sua notevole importanza sotto l’aspetto alpinistico e che già a partire dagli anni ’30 è stata teatro delle gesta dei nomi più prestigiosi dell’alpinismo nostrano, Riccardo Cassin, Mario “Boga” Dell’Oro, Gigi Vitali. Ma vorremmo dire bravi una terza volta, perché i due alpinisti che frequentano il gruppo Gamma, Michele Mandelli di Ballabio e Claudio Cendali di Lecco, quartiere Germanedo, questa via l’hanno realizzata portando nel cuore un preciso riferimento ideale, Marco Anghileri, al quale l’hanno poi dedicata attraverso il nome che le hanno dato, “Via Atomica”, che era appunto il termine con cui il “Butch” indicava ogni cosa che era riuscito a portare a buon ine in modo bello e soddisfacente. Del resto è questa una decisione che non dovrebbe sorprendere sapendo che loro stessi, come pure Pietro Bonaiti Pedroni, di Lecco quartiere Castello, con cui insieme avevano affrontato il 4 agosto un primo tentativo, poi interrotto a causa dell’intensità della pioggia, a Marco Anghileri si erano ispirati in dai primi anni in cui si erano avvicinati all’alpinismo. A loro Marco ha trasmesso, con l’esempio e con l’entusiasmo della sua ardente passione, il senso e il valore dell’alpinismo: una lezione che è risultata determinante per la loro formazione e che continua a trasmettere tanti positivi impulsi con un ricordo che rimane sempre vivo.

accumulata durante la salita svanisce e ha il sopravvento l’emozione. Siamo riusciti a portare a termine un progetto sognato a lungo che ha il nome di un’espressione che descrive appieno la passione per la montagna del nostro amico. Volevamo vivere un’avventura sulle sue Grigne, fatta di amicizia e divertimento, perché questo è quello che facevamo assieme. Foto di Michele Mandelli e Claudio Cendali

42 Alpinismo e arrampicata

Claudio e Michele in cima al Sasso dei Carbonari. Nella pagina a fianco: in alto Michele su L12; sotto Pietro osserva la parete.



TRAVERSATA D’ITALIA

Sul cratere centrale dell’Etna

Duemila chilometri in bicicletta dal Gran San Bernardo all’Etna


di Stefania Valsecchi “Steppo” 6 luglio: si parte.

mila km mi tufferà nel mare di Sicilia

Appennini ed il centro, le Isole ed il

Sotto un cielo blu oltremare assai

passando sulle cime del Gran Sasso

Sud. Ma cattivo tempo e pericolo va-

lustro, inizia la nuova avventura che mi

e dell’Etna. Quest’ultime salite a piedi,

langhe non mi hanno concesso la sa-

porterà dall’estremo nord al profondo

ovviamente. Avrei voluto salire anche

lita al Bianco.

sud: dal Colle del Gran San Bernardo

in vetta al Monte Bianco e partire da

Non importa, si parte.

(Valle d’Aosta confine svizzero), un’u-

lassù per unire le cime più alte dei 3

Duemila km (1992 per la precisione)

nica lunghissima pedalata che in due-

settori dell’Italia: le Alpi e il nord, gli

di incontri, accoglienza, famigliarità,


Partenza dal colle del Gran San Bernardo

condivisione, ospitalità, buon cibo, ot-

più svariati motivi con le quali è bello

starà con me anche domani. Domani?

timi vini e tanta allegria.

fermarsi a chiacchierare.

quindi anche stanotte? Ohssignur…

Dislivello totale? Provate a dire …

Santhià, mattina del secondo giorno

Tuttavia Manuel il giovane resi-

23900 m: come il CAP di Lecco, vedi

di pedalata e Monia, che non cono-

ste solo 30 chilometri, poi telefona

le coincidenze!

sco ma mi sta seguendo in facebook,

a mamma Monia perché lo venga a

si presenta alle 7,30 fuori dall’ostello

prendere: felicissimo ha partecipato

con i suoi tre figli e mi affida il mag-

a un pezzetto di traversata; facciamo

Dal Colle del Gran San Bernardo fino

giore, Manuel. Già in sella alla bicicletta

foto, ci abbracciamo poi lui riparte in

al Lago di Bolsena (a nord di Roma)

mentre io faccio colazione. Il giova-

auto con la mamma, salutandomi fiero

sfrutto la via Francigena, antico per-

notto ha 13 anni, è poco più alto di

dal finestrino col pollice in alto!

corso di pellegrinaggio che da Can-

me, ben piazzato, ama la bici e mi te-

Sto arrivando a Orio Litta, bassa Lo-

terbury giunge a Roma, puntellato di

lefona da diversi giorni dicendomi che

digiana tra Lambro e Po quando scor-

accoglienti ostelli nei quali con 20-25

vuole pedalare con me lungo l’Italia. Io

go in lontananza un uomo in bici in

euro ceni, dormi e fai colazione; alcuni

sempre perplessissima tento in mille

senso opposto al mio; ci avviciniamo

ostelli sono ad offerta libera. E ci in-

modi di persuadere lui e mamma, ma

e sento:”Ehi! Te ciao pellegrina, tutto

contri persone particolari, provenienti

non sentono ragioni. E oggi Manuel è

bene? Vieni, è di qui la strada!”. Oh

da nazioni diverse, in cammino per i

davvero qui a seguire la mia ruota e

mamma, lo stordito del paese mi ha

pedala sbuffando all’entrata della Pia-

beccato in pieno, penso. Invece lui

nura Padana a oltre 40 gradi di calura.

è nientemeno che Pierluigi, gioviale

Sua mamma, pur non sapendo chi io

sindaco di Orio Litta che ogni po-

sia, me lo lascia dicendomi che magari

meriggio dopo le 17.00 molla penna

La via Francigena

46

Escursionismo


e impegni comunali, si mette in sella

mo goccio con succulente fiorentine,

zata per salirla in queste condizioni…

lungo gli argini del fiume e va in cerca

scioglievole lardo di Colonnata, golosi

che faccio? Ma che domande! Da fa-

dei viandanti: si avvicina così ridente,

maltagliati all’aglione e più ce n’è, viva

cebook si fa vivo Gianluigi: mio coe-

senza conoscerti e ti scorta allegro al

il re!

taneo con 24 anni di esperienza nel

meraviglioso ex convento benedettino che ora funge da Ostello, ti mo-

soccorso alpino e pilota di elicotteri di Sul Gran Sasso

professione, et voilà!

stra dove ripulirti e dove dormire, poi

Rina e Giuliano mi lasciano, ma sot-

No, ma avete capito chi mi trovo

ti fa compagnia la sera raccontandoti

to un gelato acquazzone mi attende

accanto ogni volta che apro internet?

aneddoti e storie della Via Francigena,

Ivana di Terni desiderosa di materia-

Gegé (Gianluigi) mi chiede che nu-

senza dimenticare che sua moglie è di

lizzarmi dopo avermi visto in face-

mero ho di scarpe e il mattino dopo

Erve. Bellissimo.

book e di pedalare con me: mi por-

è lì a Campo Imperatore con: scarpo-

Il caldo veramente terribile della

ta a casa sua a dormire dopo avermi

ni, piccozza, ramponi, guanti, berretta,

Pianura Padana mi sbatte a terra più

offerto una cena da leccarsi i baffi a

sciarpa della cognata. 18 luglio e in

suonata di un gong; passo una notte

base di pecora e innaffiata dal Mon-

una giornata di incantevole luccicore

da incubo vomitando tra letto e ba-

tefalco Sagrantino. Il giorno dopo l’e-

dove il blu del cielo fa risaltare il bian-

gno, ma per fortuna nelle tappe ver-

nergica Ivana riparte con me e si uni-

co della neve, il grigio delle rocce, il

so il Passo della Cisa si fanno avanti

scono a noi anche Lorenzo e Alberto

verde smeraldo dei pascoli, eccomi in

– sempre da facebook – Massimiliano

(pure questi da facebook) nella tappa

vetta, con e grazie a Gianluigi.

e Roberto. Quest’ultimo mi raggiunge

verso L’Aquila: partita da sola dalle

Ma non è tutto. Ridiscesi a Campo

col proprio furgone attrezzato come

Valle d’Aosta e senza conoscere nes-

Imperatore, mi carica in auto, chiama

una vera rimessa meccanica e mi si-

suno, sapevo che non lo sarei rimasta

Valentina di L’Aquila e ci porta en-

stema uno sfrigolio della bici: grazie

a lungo, perché questi sono gli italiani.

trambe sul lungomare di Giulianova a

La temperatura si è abbassata tan-

brindare e cenare con grigliata di pe-

In cima alla Cisa ad attendermi ecco

tissimo, staziona una brutta perturba-

sce. Dai 2912 m della vetta agli zero

Rina e Giuliano, una coppia emiliana,

zione in quota e il Gran Sasso è ab-

metri sul mare in cavalleresca compa-

battuta sempre pronta, risata sonora

bondantemente incappucciato di neve.

gnia: non sto inventando, è veramen-

in continua esplosione, conosciuti in

Beh, qual è il problema? Arriva Valen-

te ciò che ho vissuto. Ma tranquilli, c’è

Ladakh (Himalaya) la scorsa estate:

tina (facebook), aquilana doc, che mi

molto altro…

bellissimo che siano con me. Ci re-

porta decisa a casa sua e mi ospita

Da L’Aquila, tra gli abbracci e i sa-

stano per 4 giorni: Rina pedala con

due giorni in attesa che il bel tempo

luti di Valentina, riparto sola: dire-

me, mentre Giuliano segue in auto o

torni anche sul Gran Sasso. Sì, perché

zione Castel di Sangro. Non è facile

ci anticipa per cercare dove dormi-

giù, verso il mare, il tempo è già per-

raggiungere questo bel paesino su-

re quando noi ci attardiamo sui pe-

fetto e caldo: ecco che Valentina mi

gli altipiani appenninici delle Cinque

dali fino a sera. Con loro faccio tappa

scorrazza per 350 km fino al mare di

Miglia, nel cuore del Parco nazionale

a Massa Carrara da Agostino e Piera,

Tortoreto Lido, poi mi scorta a visi-

d’Abruzzo, Lazio e Molise. Le stradi-

una coppia di amici qui in vacanza, e

tare l’incantevole Ascoli e non manca

ne si inerpicano per lunghi affannosi

dopo una bella giornata di mare pro-

di farmi rabbrividire nell’attraversare

chilometri, poi scendono in picchiata

cediamo lungo l’Italia: Forte dei Marmi,

passo a passo le rovine di L’Aquila che

poi salgono più in alto di prima come

Pontremoli, Pietrasanta, Lucca, San Mi-

dal terremoto del 2009 giace spenta,

un otto volante: ragazzi ma quanto

niato, San Giminiano, Siena, San Qui-

silenziosa, senz’anima, con i pezzi di

è in salita scendere al sud!? Fortuna

rico… un borgo più magnifico dell’altro

case rimasti in piedi puntellati fra loro

mi circondano splendidi monti, ampi

fino alla splendida e signorile Bolsena,

per non rovinare a terra.

pascoli, villaggi abbarbicati in cima al

Robi!

affacciata sul lucente lago. Giornate

Tornando invece al tour, dai 2500

intense, ricche, profumate dalle viti del

metri ai 2912 m della vetta del Gran

Brunello di Montalcino e del Nobile di

Sasso, è tutta neve che arriva fino alle

Montepulciano, assaporati fino all’ulti-

ginocchia: cavoli io non sono attrez-

Escursionismo

47


colle, piste da sci a catinelle … belli ’sti

digita il mio nome in internet. “Ahoo!

Agropoli verso Ascea, Pisciotta...

Appennini. E noi nordici che pensiamo

questa è ’na campionessa mondiale!”

Gira gira la ruota giungo a Marina di

che le montagne stiano solo in alto

e Alfonso, Pino, Ciro, Vittorio girano

Camerota, dove trovo ad attendermi

alla cartina d’Italia. Roccaraso, con si-

la bici, invertono la direzione e si ac-

Antonietta, moglie di Alfonso, uno dei

gnorili negozi, le vie in porfido chiuse

compagnano a me. Quando giungo a

4 ciclisti che, nei giorni scorsi in zona

al traffico e i gerani ai balconi, pare

destinazione si prodigano per trovar-

Avellino, han girato la bici per venire

Cortina.

mi da dormire: non mi lasciano finché

con me. Antonietta è una simpaticis-

Quando cominciavo a disperare di

non mi hanno depositata nel luogo

sima, biondina, effervescente, sempre

arrivare alla meta, DRIIINN… “Sì pron-

giusto, portandomi in camera zaino e

allegra e ottima ciclista: sta con me

to?”. “Ciao Ste, so’ Alessio…”. Anche lui

bicicletta.

nel pomeriggio e insieme attendiamo

apparso da facebook, mi sta venendo

Il mio viaggio continua fino alla bel-

l’arrivo di Alfonso per la cena cilenta-

incontro con Salvatore e mi beccano

lissima Benevento attraverso lo splen-

na con acciughe ripiene, aglianico… E

accartocciata sul manubrio, stanca e

dido Arco di Traiano e nel procedere

la mattina dopo entrambi sono in sella

sbuffante sull’ennesima inclinata salita,

verso Salerno è sempre così: i ciclisti

con me, ridenti e allegri, su e giù per le

ridandomi sorriso ed entusiasmo.

a cui chiedo indicazioni, abbandona-

colline lungo il mare dove gli ulivi han-

Loro due sono di Castel di Sangro,

no il loro percorso e si mettono sul

no una circonferenza di qualche me-

e Salvo possiede un ristorante: cena

mio, standomi davanti per fendere l’a-

tro e la chioma più grossa che quella

di nuovo gratis con loro, specialità al

ria, fermandosi per farmi assaggiare le

dei faggi secolari. Il profumo d’oliva è

cinghiale, vini corposi e mi presentano

loro prelibatezze. Ma tutto questo non

così intenso che penetra e resta nelle

Enzo che invece possiede uno stu-

è molto oltre qualsiasi più bel sogno?

narici anche quando ne siamo lon-

pendo B&B. Vado da lui a dormire e la

E così avanzo lungo la costa del

tani. Intanto incontriamo Giuseppe di

mattina dopo quando chiedo il conto

mare: tra una pedalata e un bagno

Trento che pedala in MTB, facciamo

mi dice che per me è gratis. Come?

ci sta un pranzo offerto da NinoBi-

amicizia e sta con noi. Quando inve-

“Ma sì Steppina, ho visto in internet

ke che da facebook attendeva che io

ce ci fermiamo per salutarci, passa di

chi sei e cosa stai facendo: ti stimo

giungessi nella sua terra per offrirmi

lì un ciclista e Alfonso gli urla:”Oohh

e siccome non posso venire con te,

le gustosità della Campania. Procedo

fermate, vie-qqua che Stefania c’ha-

concedimi almeno di ospitarti. E’ il mio

lungo la costa, immersa sola nei miei

bbisogno!!”. Il ciclista anonimo si fer-

modo di partecipare all’attraversata

pensieri prima di Paestum e mi supe-

ma, Alfonso e Antonietta lo tempe-

d’Italia”. E anche con Enzo nasce una

ra un grosso suv nero con vetri scuri;

stano di parole, lui non capisce, ma si

stringente grata amicizia.

immediatamente davanti a me inchio-

adegua e si ritrova a pedalarmi accan-

da, accosta a destra lì davanti, apre la

to nel riverbero del Golfo di Policastro.

portiera e cerca di fermarmi: oddio!

Si chiama Roberto, è un gran chiac-

Mi aspettano Isernia poi Beneven-

Io lo dribblo al cardiopalmo meglio che

chierone assai piacevole e mi porta a

to: son sola, ma pensate che duri?

Maradona ai mondiali pensando sia un

vedere il Cristo Redentore che domina

Ma va làaa! Zona Avellino, mi metto

malintenzionato: mannaggia, femmi-

Maratea più bello e ieratico che il Cri-

in mezzo alla strada e fermo 4 cicli-

nicidio, ci siamo!, penso spaventata, e

sto su Rio de Janeiro. Mi si spalanca la

sti che vengono in senso opposto al

lui urla, ma io passo oltre spingendo

Calabria davanti e mentre mi riposo a

mio:”Scusate, scusate! Mi mettete in

dura sui pedali, impugnando il manu-

Paola mi chiama Enzo di Catanzaro:

direzione Benevento?”. Perché- dove

brio più forte che una scimitarra; lui

mi segue su facebook (ma va?!) già

vai-cosa fai con quello zainone-come

urla ancora e finalmente sento: “Stefá

dalla traversata delle Alpi e domani

ti chiami-fai gare…? Un fuoco incro-

so Attilio, te seguo in facebook fer-

pedaleremo insieme. Lui si alza alle 5

ciato di domande e intanto uno di loro

mateeeee!!!”. Fihuuuu, femminicidio

del mattino per arrivare da me a Pa-

oggi no grazie, anzi, l’ennesimo amico

ola alle 7, pedalerà davanti a me per

che pedalerà con me.

184 km offrendomi arancini, tartufo e

Al Sud

48

Escursionismo

E così è: l’indomani lui e Costabile mi

un gigantesco gelato a Villa San Gio-

sono accanto per accompagnarmi da

vanni, punto estremo della Calabria da


Il gagliardetto del comune di Lecco sul cratere centrale dell'Etna

cui ci si imbarca per Messina. Da lì lui

la notte e l’indomani mi imbarco per

E in mezzora non ho più una goccia

prenderà il treno, tornerà a Paola poi si

Messina. Caotica, ma ricca di storia,

con me né fuori di me. Mannaggia a

farà 2 ore di macchina per tornare a

sarebbe da visitare, ma io ormai qui

tutte le indicazioni dei locali sempre,

Catanzaro. Nascenti amicizie così ric-

son tutta proiettata alla meta: sono ri-

ma proprio sempre, sbagliate… Sono

che di forza quando la positività di un

uscita ad arrivare in Sicilia. Dalla Valle

32 km e duemila metri di salita dal

sentimento buono e bello unisce.

d’Aosta… anzi era ancora Svizzera il

mare al rifugio Sapienza sulle pendici

Con lui alcune lacrime, battito a mille

punto da cui son partita. I pedali rote-

dell’Etna ed è luglio e siamo in Sici-

e tanta commozione quando la Sicilia

ano, la gioia lievita meglio che le torte

lia. Potete immaginare lo scioglimen-

mi appare davanti, proprio lì, a un tiro

di nonna Papera: giusto il tempo per

to? Ok, pensatelo… Bene. A più riprese

di schioppo dopo quasi duemila chi-

un tuffo a Taormina seguito da una

mi piazzo in mezzo alla carreggiata,

lometri… Di qui Scilla, di là Cariddi. Lo

granita al pistacchio inspiegabilmente

fermo le auto che scendono, sempre

Stretto di Messina nel mezzo, molto

morbida spalmata sulla brioche, e via.

straniere, e chiedo da bere: fortunata-

più breve di quanto mi aspettassi. Oh

Nell’entusiasmo, Steppina, ricordati che

mente tutti partecipano col loro goc-

mamma…. Tra tutti questi incontri, in

a Giarre devi svoltar fuori e salire. E

cio di liquidi. La valle è nera di lava,

un battibaleno mi è terminata l’Italia

così incontro Zafferana Etnea, dal sa-

ma proprio nera; la parte più chiara è

continentale sotto le ruote: Isola di

pore assai borbonico-spagnoleggian-

la striscia di asfalto che la percorre. La

Sicilia arrivo!

te, mi rifocillo, ma soprattutto bevo e

salita mi sembra interminabile: mi sor-

compro da bere che mi sento disidraSicilia

tata come l’Otzi, la mummia del Simi-

Ringrazio Enzo con profonda ri-

laun. Al bar comunque mi rassicurano

conoscente gratitudine; felice passo

che salendo c’è acqua: ooh ha-voglia!

Escursionismo

49


Lungo la costa calabra

Cascate delle Marmore

La gioia in poppa

gono dubbi, posso aver sbagliato? Ma

nome cognome e... ma nooooo!! Una

no, c’è una sola strada che sale, poi

mia vicina di casa! Non ci credete?

Ma non è finita. Scendo dai 3329

di là ce n’è una sola che scende, ma

Giuro! Era già tutto così stupefacente,

metri della “cima”, ripiglio la mia bici e

prima devo arrivare su per imboccarla.

ci mancava giusto la love-story Lec-

mi fiondo verso Catania passando per

Ok allora è giusto: pedala! Dentro un

co-Catania.

Nicolosi. Il mare si avvicina di nuo-

vento freddo e forte arrivo ai 2000

Intanto pian piano ci avviciniamo al

vo rapido rapido e quando giungo al

metri del rifugio Sapienza: sia lodato

cratere centrale; i fumi ci investono

centro di Catania chiedo informazioni

Dio! Rifugio? È un grandhotel questo,

quando il vento cambia, il respiro si

per dormire: “Sì, sì - mi dicono - può

televisione e doccia con cristalli in

stoppa in gola, brucia, c’è un gran tos-

dormire in piazza Abbicolino…”, “Scu-

ogni camera, sala da pranzo immensa

sire di tutti, bruciano anche gli occhi. E’

si?” chiedo io. “Abbicolino”. Lo scrivo

e portate da matrimoni.

in dubbio la possibilità di raggiungere

sul cellulare in internet per vedere...

Il giorno dopo, poiché non si può

il cratere; ci fermiamo. Antonio si ri-

gira il cerchiolino, gira-gira, ma non

salire in vetta all’Etna senza guide, mi

unisce ad un’altra guida con un grup-

esce nulla. Chiedo di nuovo e il sim-

metto in un gruppo di francesi e con

po inglese; attendiamo. Cala un poco

patico tizio mi aiuta a digitare “Abbi-

loro attendo Antonio, la guida: bravo,

il vento… sì dai, si va! Lassù in effetti

colino”. Nulla. Allora, non so come, ma

sapiente e simpatico. Essendo l’u-

lo zolfo infiamma i polmoni, ma il ga-

mi sovviene l’intuizione:”Scusi, ma non

nica italiana mi si avvicina: “Di dove

gliardetto di Lecco finalmente svento-

è che magari è Abramo Lincoln?”. “E si

sei Stefania?”. “Di Lecco”. “A bella. Ho

la nelle mie mani al bordo del cratere

proppri’a-qquella, Abbicolino, si, c’ho-

avuto una morosa di Lecco...”. Mi dice

centrale. E’ fatta, son qui… ce l’ho fatta:

ddetto?”. E intendeva Abramo Lincoln.

ho attraversato tutta l’Italia dal pro-

Mi viene un colpo di tosse potente e

fondo nord all’estremo sud. Davvero

sputacchioso nel tentativo di soffoca-

oh! Che felicità, che felicità!

re una risata, lo ringrazio, mi allontano,

50

Escursionismo

giro l’angolo e mi scompiscio da sola


In cima al Gran Sasso

Piazza del Campo a Siena Sotto: Paestum

dalle risate che devo scendere dalla

accanto che è uno spedizioniere e la

intenso bisogno di cose buone, belle,

bici e sedermi in terra. Per carità, chis-

mia bici parte per Lecco. Graziella poi

giuste, vere; gente amabile che brama

sà quante volte io storpio i nomi e pi-

mi dà una sua bicicletta, andiamo al

sorrisi ed è pronta a sorridere con di-

glio strafalcioni, ma questo mi ha fatto

mare a pranzare inebriandoci di Nero

sponibilità, voglia di famigliarità, di co-

proprio ridere. Bello Abbicolino, me lo

d’Avola e dopo un rinfrescante tuffo in

noscersi e condividere. Bellezza, bene,

ricorderò sempre. E magari ora, se lo

mare mi accompagna all’aeroporto di

gratuità, richiamano e creano bellezza,

digitate in internet qualcosa esce…

Catania da cui in due ore sono a casa.

bene e gratuità: si tratta di partire con

Ma allo stupore di questo viaggio

Non c’è nulla di inventato, è inte-

la gioia in poppa ed io che così son

tra mari e monti nel paese più bello

ramente quotidianità accaduta. Acco-

partita, ora ho casa e famiglia in tut-

del mondo, manca ancora una chicca.

glienza, disponibilità, famigliarità non

ta Italia e ognuno di loro sa di avere

Mi sistemo nel B&B di Catania e mi

come caso eccezionale, accaduta un

una casa e una sorella a Lecco. Non

contatta attraverso facebook Graziella,

giorno o un’ora per caso. No no. Si

servono altre parole: è semplicemente

che mi dice di non preoccuparmi di

è ripetuta per 20 giorni, consecuti-

meraviglioso.

nulla che c’è lei. E ha ragione. Graziella

vamente, un incontro dopo l’altro, un

Alessi, neanche a metterci d’accor-

sorriso dopo l’altro, un abbraccio dopo

do, ha un negozio proprio 100 metri

l’altro. Loro stupiti di ciò che stavo fa-

distante dal mio B&B e il suo è un

cendo, io stupita del bene che mi vo-

negozio... di bici… e lei è meccanico ci-

gliono.

clista. La prima donna meccanico ci-

Diversamente da tutto ciò che si

clista che io abbia mai incontrato e la

sente, la realtà umana non è fatta di

trovo adesso qui a Catania che mi sta

soli farabutti e assassini. Fortunata-

smontando la bici, la adagia con cura

mente è ricca di gente come me, di

in uno scatolone, la porta nell’esercizio

persone come me e voi, che hanno

Foto di Stefania Valsecchi

Escursionismo

51


Morterone la partenza


IL FIUME DI LATTE

Lungo l’antica strada Morterone – Vedeseta di Sergio Poli

N

ello scorso numero del no-

strativamente alla provincia di Lecco,

a Lecco. Insomma, il paese era quasi

stro notiziario eravamo arri-

ma fisicamente è in val Taleggio, cioè

isolato, eppure le persone trovavano

vati a piedi da Lecco a Mor-

in bergamasca. Infatti la conca su cui

il modo di camparci, anche se a fa-

terone; si era detto che era possibile

giace, alla base del Resegone, versa le

tica. Come quasi sempre, però, c’è un

proseguire per Vedeseta lungo l’antico

proprie acque nel torrente Enna, af-

punto di debolezza in quelle barriere

sentiero del “Ponte di corda”, riman-

fluente del Brembo.

naturali, ed è proprio attraverso quel

dando la descrizione dell’itinerario ad

Per storia, cultura, economia, Morte-

punto che, a loro rischio e pericolo,

un’altra occasione. Ebbene, ogni pro-

rone è però da sempre legato a Lec-

passavano i montanari per i loro com-

messa è debito, quindi eccoci qui a

co e al suo territorio per un motivo

merci, soprattutto per portare taleggi a

raccontarlo.

prevalentemente orografico: scendere

Vedeseta.

nei vicini paesi della val Taleggio è in-

E attraverso quel punto di debolez-

fatti molto complesso, in quanto sot-

za passeremo anche noi: mettiamoci

Morterone, fra le varie caratteristi-

to la conca si aprono baratri rocciosi

in cammino.

che che lo rendono particolare – rag-

scavati dalle acque e superabili solo

giungibile con strada molto faticosa;

grazie a lunghi giri dall’alto, cioè dal-

comune d’Italia meno popolato; più

la Culmine di San Pietro o dalla Costa

Diciamo subito che il percorso non

case che abitanti, etc. – ne ha anche

del Palio. Decisamente è sempre stato

è per amanti dei grandi panorami e

una geografica: appartiene ammini-

meno scomodo scendere a Ballabio o

degli spazi aperti: si scende infatti in

Una geografia capricciosa

Il ponte di corda


Il punt de corda

La grotta della sorgente

una profonda forra, costantemente

strada una profonda dolina, semina-

to di una discreta mulattiera, a tratti

dominati da alte pareti di roccia, ma

scosta dalla vegetazione, primo avviso

malridotta a causa di qualche frana-

proprio questo è il suo fascino. Si è in

della natura profondamente (nel vero

mento. Il tracciato costeggia ora il

un ambiente naturale molto selvaggio,

senso della parola) carsica dell’inte-

greto ghiaioso del vallone che scende

quasi primordiale… a pochi chilometri

ra zona. Infatti sono numerosissime

dal paese e supera un altro greto con

da casa.

le grotte in quest’area, tutte piuttosto

un guado quasi sempre asciutto per

Per andare da Morterone a Vede-

impegnative e riservate agli speleo più

iniziare una breve risalita sul versan-

seta si parte dalla chiesa parrocchiale,

esperti. Per gli escursionisti viene più

te opposto. Si prosegue poi in piano

o dalla frazione Medalunga, dove c’è

spontaneo esplorare la stalla-caseifi-

lungo un tratto decisamente grade-

l’unico bar-ristoro del paese; lì si può

cio comunale, accanto al quale passa

vole, segnato da un filare di antichi

anche parcheggiare l’auto - se non si

la strada, dove si possono acquistare

faggi sui quali ogni tanto compare la

è arrivati a piedi da Lecco. Ricordiamo

ottimi formaggi prodotti a metro zero

bandierina bianco-rossa del nostro

che qui non arrivano mezzi pubblici...

(meglio prenderli al ritorno…).

sentiero, con numerazione varia: M3,

Si comincia a scendere verso Ca-

Superate le poche case della fra-

20, 54, ma non c’è pericolo di sba-

rigone, un’altra delle innumerevoli lo-

zione il sentiero, parcamente segnato,

gliarsi, il tracciato è unico. Da sinistra

calità del comune, sfiorando con la

scende nel bosco e acquista l’aspet-

(monte) arriva la variante che scen-

Lo scivolo sotto il fümm làcc

Rustico sotto Vedeseta


de dalla frazione Bruga: per arrivare

reti verticali - dove vive abbarbicata

entrare a Morterone, prendendo subi-

fin qui sarebbe anche più corta ma il

la rara Campanula elatinoides - in-

to la salita verso il ponte di corda. Chi

tracciato è un po’ da cercare, meglio

combono sopra le nostre teste, ma il

invece ha ancora velleità esplorative

quindi arrivarci con il sentiero princi-

tracciato le supera con qualche abile

può proseguire lungo il fondovalle, su-

pale che parte dal centro. Il percorso

giravolta, raggiungendo finalmente il

perando qualche ponte che scavalca il

in leggera discesa segue alcuni tralic-

fondovalle.

torrente fino ad arrivare ad una bella

ci in ferro, installati a suo tempo dalla società Orobia per portare l’elettricità.

radura attrezzata con tavoli. Poco sotIl fiume di latte

to, si abbandona la strada in piano, che

Comincia il tratto più eroico dell’itine-

Le sorprese però non sono fini-

prosegue verso il punt de la laina, e

rario: una croce in pietra per la povera

te, anzi siamo proprio di fronte alla

si prende a sinistra la mulattiera che

Maddalena Man-

risale verso Ve-

zoni ci ricorda che

deseta, in mezzo

SCHEDA TECNICA

questo è anche un tratto insidioso. In alto a sinistra dominano

bel-

le pareti calcaree, sotto a destra il

a boschi ora am-

Partenza: Morterone, fraz. Medalunga - m 1050 Mete intermedie: Fumm lacc m 818, fondovalle Enna m 680 Arrivo: Vedeseta m 820 Dislivello totale m 500 + 500 (370 discesa + 140 salita e viceversa) Tempo di percorrenza: 45’ ino alle sorgenti dell’Enna, un’altra ora per arrivare a Vedeseta (tot. 1h 45’). Per il ritorno, 2 ore.

piamente

tagliati.

Dopo tanta natura, si ricomincia ad incontrare qualche segno della pre-

burrone sprofonda

senza

dell’uomo:

sempre più, men-

belle case tutte in

tre il sentiero prosegue sapientemente

principale attrattiva della gita, un vero

pietra, terrazzi e prati coltivati, casta-

in leggera discesa fino a giungere al

spettacolo della natura: le sorgenti

gni secolari, e finalmente si arriva ad

vertice del lunghissimo sperone su cui

dell’Enna. Occorre guadare il torrente,

un ampio prato sopra il quale c’è il

sorge la Bruga; qui si gira seccamente

cosa non facile in periodi di piena, ri-

paese. Occorre ricordare che l’alta Val

a sinistra, e scendendo di poche deci-

salire un sentierino per qualche decina

Taleggio è sempre stata una terra di

ne di metri si arriva sull’orlo del pro-

di metri e arrivare infine all’imbocco

frontiera fra Venezia e Milano, tanto

fondissimo canyon della Remola. Qui

della grotta dalla quale esce l’acqua,

che per secoli (fino al 1995!) è appar-

sorge il vertiginoso punt de corda, che

che poi fragorosamente spumeg-

tenuta alla diocesi ambrosiana; poco a

per l’appunto è… in ferro! Si sa che la

gia creando una cascata e un lungo

valle di Vedeseta, accanto alla chiesa

toponomastica rivela molto dell’anima

scivolo prima di gettarsi nell’alveo

di San Bartolomeo passava il confine

dei luoghi, e soprattutto della loro sto-

principale. L’insieme è lussureggiante,

fra Serenissima e Ducato, e ancora ci

ria; ebbene, se il sentiero è chiamato

muschioso e selvaggio, ed evoca am-

sono i cippi. Ecco un altro legame sto-

“del ponte di corda” vuol dire che un

bienti amazzonici.

rico con Morterone.

tempo ci doveva appunto essere una

La sorgente è chiamata in dialetto

Attraversata la Strada Provinciale

passerella fatta con canapi. In effetti

fümm làcc, e come sempre il nome si

“Prealpina Orobica” che scende dalla

la Società Orobia, nel secondo dopo-

presta a diverse interpretazioni: po-

Culmine di San Pietro, si può fare una

guerra sostituì l’antico traballante ma-

trebbe significare “fumo di latte”, per-

breve visita al bel borgo d’impianto

nufatto con l’attuale ponte in ferro e

ché l’acqua crea una sorta di fumo

antico, prima di riprendere il sentiero

legno, certo meno affascinante ma più

con i propri schizzi, oppure proprio

per Morterone: il formaggio ci aspet-

sicuro. Comunque ancora oggi dare

fiume di latte per il colore bianco delle

ta!

un’occhiata ai 60-70 metri di vuoto

cascate. E trovandoci nella patria del

sotto i nostri piedi è sempre un’espe-

Taleggio, questa seconda ipotesi è

rienza stimolante.

decisamente evocativa.

Il sentiero, approdato sul versan-

A questo punto, tornati sul sicuro

te opposto della forra, riprende la sua

sentiero, con gli occhi (e le orecchie)

discesa in ambiente dantesco; pa-

pieni di questa meraviglia si può ri-

Foto di Sergio Poli

Escursionismo

55


FUORI DAL MONDO

Un viaggio in Eritrea, a piedi e in bicicletta

di Luca Pedeferri

Quella terra racchiude in sé tali possibilità da alimentare le più ardi-

te speranze e da permettere le più

audaci previsioni. […] L’eccellenza del clima, la perfezione della rete stradale, e quindi lo sviluppo dell’automobilismo, i vasti panorami, la fauna, la flora, i caratteri e i costumi delle popolazioni diverse per razza, per religione, per lingua, le risorse economiche potenziali, fanno di gran parte dell’ Africa Orientale Italiana un paese destinato a un brillante avvenire turistico.” Così farneticava, nel 1938, la guida del Touring Club Italiano (italianizzato proprio quell’anno in “Consociazione turistica italiana”) alle nostre colonie del Corno d’Africa. Una guida che in primo luogo si proponeva come omaggio “alla Maestà del Re Imperatore, al Duce fondatore dell’Impero, ai grandi Capi che lo hanno coadiuvato nella realizzazione della titanica impresa”, a eroi, soldati, marinai, com-

battenti tutti, “alle fedelissime Camicie Nere”, agli operai; a tutto il popolo italiano, insomma, “risoluto a trovare il proprio posto al sole”. Sono passati ottanta anni quando, a metà dello scorso dicembre, sbarco nel minuscolo aeroporto dell’Asmara che, con i suoi due voli al giorno, rappresenta l’unico ponte fra l’Eritrea e il resto del mondo. Siamo in tre, vecchi amici dell’università: Naza abita lì da due anni, lavora come insegnante nella scuola dell’ambasciata italiana e da qualche mese è stato raggiunto dalla moglie Alla; Giovanni era andato a trovarlo già a Pasqua per due o tre settimane, giusto il tempo per innamorarsi di una bellissima ragazza del posto che ora intende sposare. Io dei tre sono l’unico senza uno scopo preciso, se non quello di esplorare un paese e staccare per un po’ da tutto, attirato dal “fascino d’una vasta terra tuttora poco conosciuta e selvaggia”.

La strada e la ferrovia che scendono dall’altipiano di Asmara verso Massawa.

Debre Bizen Tre o quattro giorni a rilassarsi e gironzolare per la capitale poi partiamo per una prima escursione: destinazione Debre Bizen, montagna sacra per la chiesa ortodossa eritrea (copta) sulla cui sommità a partire dal 1300 venne edificato un complesso monastico con diverse chiese e abitazioni per centinaia di monaci. Partiamo all’alba in bicicletta da Asmara (2325 m) e raggiungiamo in 25 km perlopiù di discesa Nefasit, il villaggio ai piedi del monte sacro dove finisce la strada. La salita a piedi, vietata alle donne e perfino ad animali di sesso femminile, si snoda lungo una mulattiera battuta dal sole che risale pendii brulli e rocciosi, disseminati di fichi d’india. Furono gli italiani a introdurli e oggi sono proliferati ovunque, in Eritrea; in tigrino vengono chiamati beles e lo stesso appellativo è riservato ai moltissimi connazionali emigrati: tornano in patria per qualche settimana ogni anno, nel periodo di fioritura del fico. Raggiunta la sommità (2400 m) si


arriva a un piccolo pianoro, delimitato a nord da una serie di pareti a strapiombo verso Nefasit e a sud da un pendio terrazzato dove i monaci coltivano e lasciano qualche bestia al pascolo. Il villaggio, qualche decina di case di sasso, oggi è abitato da circa 200 monaci (70 fissi e 150 studenti), è circondato da mura e ha un’unica porta d’accesso, oltre la quale non sono ammesse calzature. Veniamo presi in consegna da due giovani seminaristi che senza dire una parola fanno strada verso gli edifici centrali e ci invitano a sedere su una panca di sasso; sempre in silenzio calano un secchiello nel pozzo per lavarci i piedi: l’acqua è fredda e il lavaggio molto energico. La tappa successiva è una tettoia di frasche: seduti all’ombra, dopo averci lavato anche le mani, i giovani monaci ci offrono suya (una bevanda alcoolica fermentata, simile alla birra), tè e injera, un pane spugnoso dal sapore acidulo: non parlano e pur solerti si muovono senza fretta. Infine veniamo affidati a un terzo confratello per una visita alle varie chiese, da quelle più antiche che conservano un leggendario vangelo gigante, alla più recente voluta negli anni Sessanta dal Negus Haile Selassiè; purtroppo le vediamo solo da fuori perché l’accesso è riser-

vato ai monaci. Il villaggio è immerso in un isolato distacco che oscilla fra il mistico e il bucolico: vecchi monaci intonano preghiere ipnotiche mentre altri caricano la soma sui muli, alcuni fanno legna o lavorano nei campi, altri passeggiano con le mani intrecciate dietro la schiena soffermandosi ad ammirare i fiori e le piante. Così da secoli. Asmara - Massaua La discesa Asmara-Massaua ha un respiro epico, a maggior ragione percorrendola in bicicletta: si parte dalla capitale e, raggiunto in pochi chilometri il ciglio dell’altipiano, la vista spazia su una serie di vallate selvagge e immense che si lanciano verso la pianura e il mare. La strada, costruita dagli italiani colonizzatori, scende per quasi 60 chilometri con qualche tornante e una serie di curve dolci attraverso un paesaggio che cambia in continuazione; come sostiene lo slogan turistico nazionale, “tre stagioni in due ore”. E’ vero: l’altopiano è roccioso e brullo, la fascia attorno ai mille metri di quota diventa verde e lussureggiante di coltivazioni tropicali, e infine gli ultimi 50 chilometri attraversano una pianura semi-desertica di rocce ros-

sastre, dove il caldo si fa opprimente e i piccoli asini di montagna vengono sostituiti da carovane di dromedari. In quest’ultimo tratto si trova Dogali, dove le velleità coloniali italiane subirono un pesante sconfitta nel 1887: un ponte in cemento che riporta il celebre motto in piemontese del generale Menabrea “ca custa lon ca custa” (costi quello che costi), e un cimitero di guerra su una collina sassosa, dove riposano fianco a fianco i cinquecento caduti italiani e i “nemici” eritrei. Massaua, “la porta dell’Impero, [..] il

porto più vasto e sicuro del Mar Rosso”, è oggi una sorta di città-fantasma, la più decadente fra le decadenti città eritree, eppure (o forse proprio per questo) molto affascinante. Bombardata pesantemente dagli etiopi negli anni Novanta non è più stata ricostruita, né sgombrata dalle macerie. Lo splendido centro, dove illuminati architetti italiani si cimentarono in una felice sintesi fra le loro istanze e le forme arabeggianti della tradizione, è in buona parte spopolato e pericolante. Restano numerosi caffè dai nomi italiani che si animano al calar del sole (il mio preferito è il “Savoya”) , alcuni palazzi in mattoni di corallo bianco, diverse moschee, dei porticati sconnessi, e una serie di viuzze pittoresche


e sterrate dove chi è rimasto dorme spesso su letti di corda all’aperto o ha riadattato in qualche modo alcuni spazi di palazzi un tempo signorili. Camionisti, pescatori e prostitute. Una grande salina ormai secca e un porto senza navi, mentre poco al largo i rottami arrugginiti di altre navi affiorano dal mare caldo e trasparente. Con gli amici, poi da solo, rimango qualche giorno. Riparto all’alba in sella a una vecchia Legnano verde: questa volta i cento chilometri saranno di salita. Mentre pedalo senza soste un pensiero va al mio bisnonno, costretto come molti a emigrare in Eritrea negli anni ‘30, per sfuggire alla miseria italiana. Fu inserito tra le file di operai addetti alla costruzione strade; non sappiamo esattamente dove fu impiegato ma mi piace pensarlo al lavoro, ottanta anni fa, proprio sulla striscia d’asfalto che ora sto risalendo; durante la stagione delle piogge finì isolato con la sua squadra in mezzo a terre allagate e contrasse la malaria e la pleurite. In qualche modo, sopravvisse. Dekemhare Sono in Eritrea da due settimane ormai e ho preso una certa confidenza. L’atmosfera è apparentemente molto tranquilla, le persone gentili e sorridenti, gli italiani ben visti in generale; ci si dimentica facilmente del regime militare, della dittatura e dell’obbligo per gli stranieri di chiedere sempre un permesso per allontanarsi dalla capitale. Così un bel mattino prendo la bici e parto, senza dire niente a nessuno, con l’idea di raggiungere Dekemhare, una cinquantina di chilometri da Asmara. Lasciato l’altopiano la strada scende e poi risale attraverso due grandi vallate, separate da un passo: la prima è

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Escursionismo

contornata da alture brulle e arrotondate, coltivata a mais e piena di bambini che a piedi o in bicicletta vanno a scuola; dopo il passo si apre una distesa di qualche chilometro, i piani di Ala, percorsa da mandrie di vacche magre e cammelli. A bordo strada su un casotto di cemento è la scritta a vernice, un po’ sbiadita, “w il duce”; nella solitudine lunare del posto più che alla retorica e all’aggressività fascista fa pensare al soldato dell’epoca messo di stanza in mezzo al nulla, a cucinare pastasciutta e struggersi di malinconia. Un’ultima salita sotto il sole e, alle porte di Dekemhare, vengo fermato a un posto di blocco da un anziano signore molto gentile ma pur sempre armato di kalashnikov: capisco, troppo tardi, di aver fatto una stupidata. Mi conduce alla stazione di polizia raccontandomi l’edificazione delle città da parte italiana, quando questo paesino sperduto aveva assunto un’improvvisa importanza come base logistica e di produzione industriale per preparare l’invasione dell’Etiopia. Vengo preso in carica dal capo della polizia locale nel suo ufficio tappezzato da manifesti propagandistici; uno in particolare mi colpisce: inneggia all’emancipazione femminile portata dalla rivoluzione eritrea e raffigura, fianco a fianco, una guerrigliera e una studentessa. Il poliziotto è una persona scrupolosa ma gentile e, dopo avermi sequestrato la bicicletta e ritirato il passaporto, mi offre un tè al bar della piazza; chiede la mia età e mi rimprovera: a trentaquattro anni si dovrebbe pensare alle conseguenze delle proprie azioni…come dargli torto! Dopo una serie di telefonate con i suoi superiori mi annuncia che verrò trattenuto fino al pomeriggio seguente e dovrò dormire in una pensione di fianco alla stazione di polizia (veramente sudicia, ma viste le circostanze mi è andata di lusso); nel mentre sono libero di girare per la cittadina. “Le migliaia di baracche e costruzioni di ventura, improvvisate


nel 1935-36 dall’Intendenza Africa Orientale, da ditte di autotrasporti e di officine di riparazioni di autoveicoli, da rappresentanze delle principali industrie italiane e da commercianti di ogni ramo, sono state trasformate in edifizi generalmente di architettura modernissima”, così la guida del 1938. Oggi la cittadina è polverosa e sonnolenta, lontana dal fervore che l’aveva costruita e animata; gli edifici ci sono ancora però, alcuni grandi e monumentali, e tante casette nelle vie geometriche attorno alla piazza principale, con le pareti gialle sbiadite e dei giardinetti un po’ rinsecchiti. In piazza il bar Castello, dove trascorro la maggior parte del tempo, e il vecchio cinema Impero, una grande sala gestita oggi da un anziano signore e da un bambino, il bigliettaio, che sbircia le proiezioni scostando i tendoni di velluto rivolti alla platea. E’ una “prigionia” piacevole, non c’è che dire. Dopo qualche ora che mi aggiro per il paese in tutina da ciclista; sono in molti a riconoscermi e le cameriere del bar ridono appena entro, mimando le manette. L’indomani pomeriggio vengo caricato dal poliziotto, senza bici e senza passaporto (ma senza attendere la lunga coda di persone!), su un autobus diretto alla capitale. Percorriamo una strada diversa rispetto a quella del mio arrivo, che non scende alle valli ma resta sul ciglione dell’altopiano: molto bella, peccato non farla in bici… Durfo Dopo un po’ di giorni di festa tra capodanno e matrimoni (lo sposo è sempre Giovanni ma i matrimoni sono ben tre, in altrettante giornate: tradizionale, civile e religioso), si avvicina il momento di tornare in Italia, e già so che l’Eritrea mi mancherà insieme a questo periodo trascorso con gli amici, fuori dal tempo. Ancora pochi giorni per scolpire a fondo nella memoria alcune immagini e sensazioni, sperando che il tempo non le cancelli.

Domenica partiamo con calma dalla stazione di Asmara, io, Naza e Alla, fra vecchi vagoni arrugginiti. La ferrovia Massaua-Asmara, frutto della prima colonizzazione italiana, fu inaugurata nel 1911 e, con i suoi 2400 metri dislivello da risalire, rappresentò un’impresa ingegneristica straordinaria. I treni non passano ormai da tempo ma binari, ponti e gallerie sono ancora in ottimo stato. Ci incamminiamo e seguendo le rotaie lasciamo alle spalle la conca di Asmara e ci avviciniamo al bordo dell’altipiano. Lo raggiungiamo all’improvviso, dopo l’ennesima curva, e la vista di colpo si apre immensa sulle valli sottostanti e verso la pianura; una vista che ormai conosco bene ma ancora mi lascia senza fiato come il primo giorno. Una galleria stretta e buia, una curva ampia dei binari aggrappata in qualche modo alla parete rocciosa e raggiungiamo la valle del Durfo. La prospettiva è rovesciata, come per tutte le valli partendo da Asmara: scendono anziché salire. Al fondovalle si accede solo a piedi, con una mulattiera dai mille tornanti risalita da dromedari carichi di frutta e ortaggi; sulla lunga cresta che costeggia la valle qualche gruppetto di capanne, con piccoli recinti per gli animali e alcuni campi terrazzati attorno. Una casetta all’imboccatura della valle vende da bere e ha due tavoli su una terrazza di terra panoramica, all’ombra di un rarissimo albero: è un momento magico, che sarebbe bello prolungare all’infinito. Dopo qualche birra arriva il tramonto: ora di tornare sui nostri passi. Dall’alto: Luca, Giovanni e Nazareno in bici verso Massawa. I tetti di Massawa. La strada che scende dall’altopiano di Asmara, vista dal Monastero di Debre Bizen. Asmara in fiore. Foto di Giovanni Mason e Alla Adamyan

Escursionismo

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IN MONTAGNA MA SICURI

Il programma delle gite sociali 2017 di Giuseppe Ferrario*, Domenico Pullano* e Giuliano Mantovani*

U

na gita in montagna dovrebbe rappresentare essenzialmente un piacere, e perché lo sia,

deve svolgersi in condizioni di sicu-

rezza. E’ perciò importante valutare realisticamente le proprie capacità, condizioni fisiche e psichiche, forza, esperienza, assenza di vertigini, capacità di orientamento. Chi non avesse familiarità con la valutazione delle difficoltà citate dovrebbe affrontare con cautela

Salita alla cime dell’Alta Luce, Monte Rosa, gita sociale 2016. Foto di Chiara Spinelli

gli itinerari più difficili. E’ meglio ini-

escursionisti, alle persone del luogo o

buona protezione contro il vento e

ziare la stagione con escursioni bre-

ai guardiani, senza però affidarsi cie-

pioggia, un maglione caldo tipo “pile”,

vi e allungarle progressivamente. Ed

camente a queste indicazioni. Anche

guanti e berretto: anche d’estate, ad

è utile partire di mattina il più presto

delle tracce nella neve possono essere

esempio in seguito a un temporale, la

possibile, in modo da avere sempre

ingannevoli in determinate circostan-

temperatura può abbassarsi in modo

una riserva di tempo sufficiente per le

ze. E mai lasciarsi indurre a percor-

sensibile. I colori forti e sgargianti dei

pause. E’ importante disporre in ogni

rere passaggi che superano le nostre

capi d’abbigliamento da montagna non

momento di riserve mentali e fisiche

capacità fisiche e mentali. Per quanto

sono soltanto un capriccio della moda,

così da essere in grado di accelerare

possibile, in montagna non si dovreb-

ma sono individuabili meglio dai soc-

la marcia, se la situazione lo richiede

be mai andare da soli, ma insieme a

corritori e dai cacciatori. I bastoni te-

(cattivo tempo, eventuali emergenze).

compagni sperimentati, o unirsi a un

lescopici risparmiano le articolazioni

Se le proprie capacità non bastano

gruppo. Prima di uscire sul terreno,

e aiutano l’equilibrio. Su brevi tratti,

più per percorrere con la necessaria

studiare meticolosamente la carta e la

consentono di incidere degli scalini

sicurezza un itinerario, o se si è in

guida, prendere familiarità con l’am-

nella neve dura, ma non permettono di

dubbio circa la via da seguire, meglio

biente.

arrestare una caduta. Non dimenticare

fare dietro-front. In caso d’incertezza,

Gli itinerari proposti nel programma

occhiali da sole e cappello. In caso di

la prudenza impone di tornare lungo

2017 richiedono un buon equipaggia-

emergenza, si rilevano utili anche una

la via conosciuta, piuttosto che pro-

mento escursionistico, ma in generale

piccola farmacia e una torcia elettrica,

seguire verso l’ignoto. Mai prendere

non è richiesta attrezzatura alpinistica.

eventualmente frontale.

presunte scorciatoie sconosciute, ma

Le eventuali eccezioni sono sempre

La montagna ha le sue leggi. Siamo

rimanere sempre sulla via indicata. Nel

indicate. Sono per contro indispen-

noi a doverci adeguare a essa, e non

dubbio, chiedere informazioni ad altri

sabili degli scarponi da montagna o

viceversa.

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Escursionismo

da trekking affidabili e collaudati, con

La maggior parte delle escursioni

una suola di buona presa. L’abbiglia-

è organizzata, tenendo conto dello

mento deve essere di tipo resisten-

spirito di condivisione associativa del

te all’usura e dovrà comprendere una

CAI e della comodità logistica, con


l’utilizzo dell’autobus, con partenza dal

va o soggettiva, quali a solo titolo di

piazzale Eurospin-Ezio Galli, tra via

esempio, la caduta di massi, alberi o

Caduti Lecchesi a Fossoli e via Beson-

fulmini, le frane, il mutamento delle

da Inferiore. Alle escursioni possono

condizioni meteorologiche, le condi-

partecipare anche non soci, previa

zioni psico-fisiche personali, le cadute

comunicazione dei propri dati ana-

o le scivolate involontarie, la presenza

grafici, ai fini della copertura assicu-

di patologie anche non manifeste, non

rativa, entro il venerdì precedente l’ef-

sono completamente eliminabili, nep-

fettuazione della gita. Il ritrovo per la

pure con una corretta condotta dei

partenza avviene con qualsiasi tempo,

partecipanti e degli organizzatori.

salvo comunicazione contraria agli

- Ogni iscritto alle singole escursioni

iscritti. I trasferimenti saranno inizia-

è tenuto prima dell’iscrizione e dell’ef-

ti con un ritardo massimo di quindici

fettiva partecipazione a una completa

minuti rispetto all’orario prestabilito

e corretta autovalutazione in merito

qualunque sia il numero dei parteci-

alle proprie condizioni psico-fisiche, al

panti presenti. Per tutte le escursio-

percorso, alla quota prevista, alle diffi-

ni il pranzo è al sacco, salvo diversa

coltà tecniche, nonché alle attrezzatu-

comunicazione all’atto dell’iscrizione.

re e all’abbigliamento necessari.

Coloro che intendono partecipare, sulla base della preparazione fisica e tecnica e degli eventuali chiarimenti avuti, decideranno di iscriversi o no all’escursione. I dislivelli riportati nel programma si riferiscono alla salita e discesa e sono calcolati sulla base di rilevazioni cartografiche; quindi una volta sul terreno, è possibile imbattersi anche in variazioni sensibili. Le ore di cammino sono calcolate senza tener conto delle soste; i tempi di percorrenza e le difficoltà dichiarate nel programma devono intendersi come indicativi; gli itinerari descritti potranno essere modificati sul momento in relazione alle condizioni metereologiche. *Commissione gite sociali CAI Lecco

Il programma di ogni escursione con i relativi orari è esposto in sede, riportato sul Notiziario sezionale, sul sito internet della sezione, in bacheca di Piazza Garibaldi. Nel programma sono indicate le difficoltà tecniche e l’attrezzatura necessaria per la partecipazione all’escursione; chiarimenti possono essere chiesti ai membri del direttivo del Gruppo gite sociali e ai responsabili di ogni singola gita. Ogni escursione è condotta da uno o più responsabili che rappresentano la sezione nel corso dell’escursione stessa. Il responsabile ha la facoltà di variare,

Classiicazione delle dificoltà Fa riferimento alla scala CAI basata su tre fondamentali ed oggettivi parametri: il dislivello, il modo in cui è segnalato il sentiero e la distanza. T - Turistica: facile, poco impegnativa, alla portata di tutti. E' un itinerario non lungo su stradine o larghi sentieri sempre evidenti e segnalati che non necessita di capacità di orientamento. Non tocca mai quote elevate e i dislivelli sono di solito inferiori ai 500 metri. Richiede una normale preparazione isica alla camminata. E - Escursionistica: richiede un certo allenamento per la lunghezza del percorso e/o dei dislivelli da superare che normalmente è compreso tra i 500 e 1000 metri. E' un itinerario che si snoda su sentieri di ogni genere quasi sempre segnalati, su tracce evidenti, ma anche su pascoli e non presenta di norma tratti esposti o, nel caso di brevi passaggi o traversate su ripidi pendii, con protezioni come barriere o cavi. Può richiedere un certo senso di orientamento e conoscenza del terreno montagnoso e necessita di un allenamento alla camminata e di calzature ed equipaggiamento adeguato.

sopprimere o sostituire gli itinerari totalmente o parzialmente; ha la facoltà di escludere da determinati itinerari persone non adeguatamente dotate di preparazione fisica oppure sprovviste di attrezzatura tecnica, di decidere le soste durante il percorso di trasferimento.

EE - Escursione per Esperti: impegnativa, richiede un buon allenamento e sicurezza nel superare tratti di sentiero esposto. E' un itinerario che per la lunghezza ed il tipo di terreno implica buona capacità di approccio ai vari tipi di fondo ed ottima forma isica. Si snoda su sentieri o tracce su terreno impervio e/o inido; raggiunge di norma anche quote elevate e può attraversare pietraie, brevi nevai non ripidi, pendii senza punti di riferimento e tratti rocciosi con livelli di dificoltà tecniche. Necessita di buona esperienza di montagna e dell'ambiente alpino, passo sicuro e assenza di vertigini, nonchè di attrezzatura adeguata e conoscenza delle tecniche di orientamento. Il dislivello da superare è superiore ai 1000 metri.

Si ricorda che: - La frequentazione dell’ambiente montano e naturale è per se stessa potenzialmente pericolosa. I rischi che ne derivano, di natura oggetti-

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PROGRAMMA 20 1 7 Per informazioni e iscrizioni contattare Beppe Ferrario tel 333 2915604 - e-mail: giuseppe.ferrario@virgilio.it - Domenico Pullano tel 333 8146697

DOMENICA 2 APRILE 2017 Con il CAI al mare nel Levante Ligure: “Il sentiero verde azzurro” da Deiva a Levanto. L’itinerario consiste in uno spettacolare balcone tutto vista mare, nella costa a ovest delle Cinque Terre. Continua la nostra esplorazione della Riviera Ligure del Levante. Paesaggi con natura abbastanza intatta e a strapiombo sul mare. Il nome “Verdazzuro”è stato scelto per ricordare il verde dei boschi e l’azzurro del mare che accompagnano per tutto il percorso. I paesi di Framura e Bonassola offrono quanto di più intatto e tradizionale possa offrire la Riviera.

Partenza: da Lecco ore 6,00 con pullman da cinquanta posti. Tempo Di Percorrenza: circa 4 ore e 30 minuti circa di cammino effettivo Dislivello: Devia – Framura m 290 salita; Framura – Bonassola m 150 discesa; Bonassola – Levanto m 185 in salita e discesa. Dificolta’: T/E Attrezzatura: normale da escursionismo leggero, consigliati i bastoncini telescopici.

DOMENICA 14 MAGGIO 2017 Canton Ticino (Svizzera) Traversata Monte Tamaro (Alpe Foppa) – Monte Lema

La traversata prealpina Tamaro– Lema è una delle più belle escursioni delle prealpi svizzere, a cavallo fra Ticino e Italia. Lo spettacolare panorama di cui si gode lungo questa cresta spazia su Lago Maggiore, Centovalli, Valle Maggia, Val Verzasca, Locarno e Bellinzona a nord, mentre a sud la vista si apre su Lugano, le sue valli e il suo lago. Poi, lo sfondo delle Alpi, con il Monte Rosa e il Cervino. Partenza: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti. Più funivie. Tempo di percorrenza: circa 4,30 - 5 ore Dislivello: 452 m Località di partenza: Alpe Foppa Località di arrivo: Capanna monte Lema Altitudine massima: 1930 m Dificoltà: E Attrezzatura: abbigliamento e scarpe da montagna, portare acqua a suficienza.

DOMENICA 21 MAGGIO 2017. SEL E CAI insieme al mare: San Fruttuoso.

Tradizionale gita che puntualmente torna. Organizzazione logistica a cura dei sellini. Passeggiata lungo uno dei più famosi borghi tipici liguri e su uno splendido tratto costiero, con le rocce che s’immergono direttamente nel mare ino a grandi profondità, con grande variegata popolazione di pesce. DIFFICOLTA’: T/E attenzione per qualche tratto scivoloso dopo eventuali piogge. DISLIVELLO: 425/460 m più 155 m se si parte dal Passo della Ruta. ATTREZZATURA: da escursionismo, utili i bastoncini da escursione. PARTENZA: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti. Colazione al sacco.

DOMENICA 18 GIUGNO 2017. Raduno sezionale ai Piani di Bobbio (Barzio) presso il nostro Rifugio Lecco.

Per essere originale la Commissione propone l’escursione: Moggio – Piani d’Artavaggio – Casera Campelli – Sentiero degli Stradini – Bocchetta della Pesciola – Rifugio Lecco. Per chi vuol camminare ritrovo presso Comune di Moggio alle ore 7,30. Dificoltà: E Attrezzatura da media montagna, bastoncini da escursione. Colazione al sacco o nel nostro rifugio, Santa Messa. Se trovate la proposta … noiosa … aspettiamo suggerimenti, proposte.

DOMENICA 25 GIUGNO 2017. Ticino Occidentale (Svizzera). Da Dalpe 1192 m alla Capanna Campo Tencia 2140 m

La Val Piumogna è un bel solco glaciale che penetra da est nel massiccio del Pizzo Campo Tencia, che con i suoi 3072 m è la cima più alta della Val Leventina. Questa escursione, non faticosa nonostante il discreto dislivello, risale la valle ino all’aniteatro terminale occupato dal laghetto Morghirolo, regalando paesaggi da favola, dai magniici boschi di larice ai giochi d’acqua sulle pareti che degradano dal Pizzo Tencia. PARTENZA: da Lecco alle ore 7,00 con pullman da 50 posti. DISLIVELLO: 1070 m. TEMPO DI SALITA: CIRCA 3 ore e 20 minuti circa. Tempo di percorrenza totale circa 5 ore. ATTREZZATURA: Non servono attrezzature particolari. La quota …. raccomanda comunque buoni scarponi e vestiario adeguato.

DOMENICA 2 LUGLIO 2017. Tradizionale “Assalto al Resegone”, storico avvenimento sempre organizzato alla perfezione dalla SEL.

Partenza da diverse località: Versasio, Piani d’Erna, Forcella di Olino, Morterone, Brumano ecc. Arrivo al rifugio Azzoni (1860 m) e alla vicina Punta Cermenati, sotto la grande croce di vetta (1875 m).

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Escursionismo

DOMENICA 23 LUGLIO 2017. Rifugio Vittorio Sella – Alpe Lauson 2588 metri – Parco nazionale del Gran Paradiso.

Il Rifugio Vittorio Sella al Lauson è la meta escursionistica più frequentata della Valle di


Cogne, offendo uno splendido colpo d’occhio sui ghiacciai della Valnontey. Lungo il percorso si possono osservare stambecchi, camosci, marmotte della tipica fauna del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Il percorso è agevole e con ampi tornanti s’innalza ino a ridosso di una parete rocciosa in vista di una cascata. Fuori dal bosco lunga traversata in diagonale per portarsi a ridosso degli ultimi pendii che difendono l’accesso alla conca dove sorge il rifugio. Con alcuni tornanti si supera il tratto ripido e si giunge nei pressi della casa del parco. Più avanti s’incontrano le costruzioni del rifugio. PARTENZA: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti. PARTENZA ESCURSIONE: Valnontey 1666 metri DISLIVELLO: 922 metri. TEMPO DI SALITA: circa 3,00 ore TEMPO DI DISCESA: circa 2 ore e 20 minuti DIFFICOLTA’: E. ATTREZZATURA: Non servono attrezzature particolari. La quota …. raccomanda comunque buoni scarponi e vestiario adeguato.

DOMENICA 10 SETTEMBRE 2017 Trekking in Svizzera Cantone di Uri – Lago di Goscheneralpsee 1792 m – Rifugio Dammahutte SAC.

Si parte dalla diga del lago e subito un panorama incantevole si svela seguendo il bel sentiero che sale verso la Chelenalp Hutte e si prosegue costeggiando il lago ino alla ine con sempre davanti agli occhi le bellissime catene dei ghiacciai del Tiefenstock e Dammastock. Il sentiero si abbassa ino a livello del lago e poi si addentra nella Chelenalptal con scarsa pendenza per poi verso la testata della valle innalzarsi sulla destra e salire un costone con notevoli punti panoramici sul ghiacciaio Chelengletscher che chiude la testata della valle. Ambiente alpino stupendo! E’ circondato da alte vette e ghiacciai, pieno di ruscelli, iori e piccoli nevai. Si ritorna verso la diga dal lato opposto risalendo la costa su un sentiero che con vari saliscendi ci riporta al punto di partenza. PARTENZA: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti. QUOTA DI PARTENZA: circa 1750 metri. ALTITUDINE MASSIMA: 2439 metri. DISLIVELLO: circa 689 metri. TEMPI DI PERCORRENZA: 4,00 ore e mezzo. DIFFICOLTA’: E ATTREZZATURA: abbigliamento da escursione in quota, bastoncini e buoni scarponi da trekking. Passo sicuro. Presenza di acqua. SEGNAVIA: bianco – rosso – bianco.

DOMENICA 8 OTTOBRE 2017 Chiusura della stagione 2017 in Liguria con gli amici sellini – SEL Lecco. L’itinerario Storico Colombiano primo tratto da Colle Caprile (Uscio) – Nervi.

Una bella passeggiata lungo le terre di provenienza di Cristoforo Colombo. Conosciuto un tempo anche come via “dell’ardesia” o via “del pane”, questo è il percorso seguito dalla famiglia Colombo nel suo trasferimento da Moconesi a Quinto e preparato per il quinto centenario della scoperta dell’America. L’itinerario può essere considerato come un insieme di passeggiate che fanno “comprendere” il percorso fatto anticamente dai monti al mare. PARTENZA: da Lecco ore 6,00 con pullman da 50 posti QUOTA DI PARTENZA: Nervi porticciolo 3 metri DISLIVELLO: 736 m; quota massima Sella di Monte Rotondo 739 m TEMPI DI PERCORRENZA: 4 ore 25 minuti. DIFFICOLTA’: E. Tratti un poco ripidi e scivolosi in caso di pioggia nell’area delle ex cave. ATTREZZATURA: da trekking, consigliati i bastoncini telescopici. Acqua nei pressi della Crocetta di Monte Giugo 486 m, rubinetto con acqua potabile. SEGNAVIA: quadrato bianco rosso; due triangoli rossi; due cerchi con bordo rosso e interno bianco; cartelli segnaletici e descrittivi.

DOMENICA 22 OTTOBRE 2017. “BUROLATA SEZIONALE” presso la “nostra” Capanna Antonio Stoppani in località Costa.

Passo dopo passo: in occasione della castagnata sociale si organizza una salita al ine di potersi congiungere con il resto del gruppo alla Stoppani con un giro sul versante nord del Monte Magnodeno. Il Monte Magnodeno, panoramico promontorio occidentale del Resegone, è una piacevole meta per un’escursione di medio impegno, come questa che risale il versante nordovest del gruppo, boscoso e ricco di acque. Partiti dal piazzale della funivia di Versasio ci s’inoltra sulle pendici del Resegone scoprendo gli interessanti aspetti ambientali ed etnograici di questa zona un po’ trascurata, per arrivare sulle creste terminali a godersi il magniico panorama dei laghi e della Brianza. ITINERARIO: Versasio piazzale della funivia 602 m, Campo de’ Boi 692 m, sentiero 26 alla chiesa, Magnodeno Pizzo 1236 m, per la discesa si utilizza il sentiero 25a che porta alla bella Radura dei Grassi (0,40/0,50 ore dalla vetta). Dai Grassi si percorre il Sentiero Didattico allestito dalla nostra sezione. Colazione al sacco presso la Baita AG “Tre amiss” e ci ricongiungiamo con gli amici caini alla capanna per le burolle. DISLIVELLO: 740 m. DIFFICOLTA’: E. TEMPI DI PERCORRENZA: 2,30/3 ore. ATTREZZATURA: da trekking, consigliati i bastoncini telescopici. PARTENZA: appuntamento sul piazzale della funivia di Versasio alle ore 7,30.

Nel calendario delle gite segnaliamo inine questi due appuntamenti:

18 marzo – Ciaspolata notturna in Val Biandino 1 e 2 luglio – Gita alpinistica all’Allalinhorn (Svizzera) Con i migliori auspici per una stagione di camminate e di escursioni collettive alla scoperta di nuovi itinerari e di conoscenza culturale del territorio alpino, vi aspettiamo numerosi, allegri e simpatici come sempre. Grazie a tutti e … zaino in spalla!

Escursionismo

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MAI MOLLARE

Verso la Zumstein

La fatica e la gioia di essere Insa


di Sara Pozzetti Luglio 2015. Rimandata al modulo di ghiaccio. Non ci posso o voglio credere, ma è così.

Piango per giorni, senza limite, al-

fronto, non la cerco, non la chiedo.

ternando delusione personale, rabbia e

Deglutisco amaro, e rivedo il mio pen-

persino amarezza per l’Istituzione.

siero in quel momento. Perdo fiducia

Non apro alcuna possibilità di con-

nel sistema.


Salendo allo Shilthorn

Non ne vale la pena e decido di

persone meravigliose durante que-

alpinismo SA1, e quello base di alpini-

chiudere il percorso iniziato, non par-

sti anni di cammino, amici con cui ho

smo A1. Incorriamo in due bellissimi

tecipando al modulo roccia di set-

condiviso giornate intere di fatiche,

gruppi, e con piacere appuriamo poco

tembre. Rifiuto l’Associazione.

divertimento, soddisfazioni di obiet-

dopo il loro termine, essersi formata

Passano mesi, pochi, pochissimi in

tivi raggiunti; ho avuto la ricchezza

una grande “cricca”, che organizza

verità, il dispiacere non cala ma cresce

di incontrare decine di allievi a cui ho

uscite autonome. Tu istruttore diven-

il mio modo di essere.

trasmesso la grande passione della

ti cornplice e ammiri cosa succede

Mai mollare, mai lasciare a metà;

montagna. Non vale la pena smettere,

all’interno del nuovo quadro. Vieni in-

sentimento in quel momento legato

anzi la nuova stagione è alle porte, e le

terpellato per pareri, confronti e addi-

solo a una questione personale. Even-

batterie sono ricaricate.

rittura invitato a partecipare a uscite.

to negativo, ma che ha ulteriormen-

Anche la scuola è cambiata nel frat-

Tra le più grandi soddisfazioni. E sì,

te rafforzato la mia forza di volontà

tempo. Nel 2015 la scuola ha soffer-

ebbene sì, spii su facebook per seguirli

e permesso di incontrare, conoscere

to; a luglio durante la riunione di fine

e vedere cosa “combinano”, tenendo

e frequentare tante persone davvero

stagione corsi, il presidente ci porta

sempre vivo e aperto il tuo parere così

speciali.

le dimissioni di quattro istruttori, che

che sia anche di stimolo a proseguire.

decidono di prendere strade differenti

In autunno 2015 organizziamo

e di lasciare l’organico. Personalmente

come ogni anno il nostro evento, Una

Concludo con enorme soddisfazio-

vivo l’accaduto come un vero pecca-

Montagna di Emozioni, che ormai è

ne i moduli di ghiaccio e roccia. Finito,

to, perché quando un gruppo si scinde

diventato un appuntamento fisso per

sono INSA, a livello personale sono

è sempre e comunque un dispiacere,

tutti i nostri ospiti.

appagata, e ora? Rivedo il mio pensie-

indipendentemente dalle motivazioni.

Luglio 2016.

ro in quel momento. Ho avuto la fortuna di conoscere

66

Tre serate, tre ospiti grandiosi, Emi-

Affrontiamo la stagione successiva

lio Previtali, Giuliano Bordoni e Giaco-

zoppicando, ma la volontà non cam-

mo Meneghello, che riempiono la Sala

bia perché teniamo a garantire sem-

Sci Alpinismo

pre un ottimo livello, e l’impegno di chi dà la disponibilità viene premiato con un buon esito per il corso base di sci

Nella pagina a fianco, dall’alto: Al Dome de Neige Verso la Zumstein Verso il monte Bardan



Salendo al Lyskam

Don Ticozzi come non mai. Pubblico

impegnati nei due corsi, il base e l’a-

lendario c’è previsto il Sentiero At-

entusiasta, scuola soddisfatta.

vanzato. Nel frattempo, come sempre,

trezzato, la settimana successiva sei

Replichiamo durante l’autunno ap-

ci preoccupiamo di tenerci aggiornati

libero dalla scuola e il meteo è orren-

pena passato, ed è ancora un grande

tramite le scuole regionali e centrali, e

do.

successo, vi aspettiamo alla prossima

a nostra volta di trasportare le novità

rassegna, non potete mancare.

a chi partecipa ai nostri corsi.

Fa parte del gioco, variabili non prevedibili e calcolabili. Nel giorno di

Con la riunione di settembre 2016

Invito tutti a valutare la possibilità di

brutto tempo ti accontenti di una pel-

ci ritroviamo, carichi e fiduciosi, an-

crescere, sia per una questione perso-

lata sotto la neve e pensi alla setti-

che se placati purtroppo da un paio di

nale che eventualmente per distribuire

mana prima, all’espressione degli allievi

notizie, quelle che trapassano qualsi-

la propria conoscenza, ed a condivi-

che brindavano al termine dell’uscita

asi cosa, quelle che ti fan pensare che

dere le esperienze, così che servano

e che ringraziavano entusiasti per la

tutto il resto sia solo pubblicità. Siamo

per un confronto e siano motivo di

bella giornata.

fiduciosi che siano solo di passaggio,

sviluppo. La scuola comporta sacrifici,

Va bene così.

basta pazientare e tutto si sistemerà.

è vero, tanti e oserei dire a 360 gradi,

Non è l’entità della prestazione, ri-

Solo una perturbazione intensa non

non certamente da sottovalutare, ma

mane la qualità il più bel dettaglio da

annunciata da alcun bollettino che si

restituisce pienamente quello che ti

ricordare.

dissolverà presto. Non può essere al-

chiede.

trimenti.

Non c’è gioia più bella che vedere

La nuova stagione è alle porte, sti-

il tuo operato applicato con piacere e

liamo il nuovo calendario, che ci vedrà

soddisfazione da chi ha voglia di coglierlo.

68

Sci Alpinismo

Se c’è interesse, se alla base c’è la passione dell’insegnamento, passa in secondo piano anche quando a ca-

Sempre convinta che al meglio non ci sia alternativa, la scuola vi aspetta! Foto di Sara Pozzetti


IL GEO SULLO SPERONE Gite e “assaggi”: la settimana al Gargano del Gruppo Età d’Oro

Il Bosco della Folicara. Foto di Claudio Santoro

I

di Claudio Santoro

tempo, l’indomani è stata la fitta Fo-

cicoria, ai gamberi di lago, ai troccoli

l Gargano è stata la meta del GEO

resta Umbra la meta della camminata,

al sugo e a varie portate di antipasto,

(Gruppo Età d’Oro), nella settima-

con una benefica sosta al rifugio Sfilzi

ha reso dopo necessaria una passeg-

na dal 18 al 25 settembre 2016.

per il pranzo a cui ha fatto seguito una

giata lungo la spiaggia delle Dune che

rapida visita di Vieste.

ha aiutato i componenti del gruppo a

Confortati da condizioni meteo

complessivamente buone, i 45 escur-

La giornata successiva è stata in-

sionisti hanno avuto modo di apprez-

teramente dedicata alle Isole Tremiti,

L’ultimo giorno, infine, è stato de-

zare lo “sperone” d’Italia in tutta la sua

con partenza in motobarca da Pe-

dicato a Peschici, alla visita di alcuni

pienezza: spiagge, mare, boschi e, per-

schici. San Nicola, San Domino, le isole

“trabucchi” (reti utilizzate per la pesca

ché no, prelibatezze gastronomiche.

principali dello splendido arcipelago

in mare) e a un ultimo bagno presso

dove, chi ha voluto, ha potuto anche

la spiaggia di Santa Maria del Merino.

Condizionata dal maltempo, la prima giornata è stata dedicata a visite

bagnarsi nell’Adriatico.

smaltire il lauto pranzo.

Alla fine è arrivato anche il momen-

di tenore religioso/culturale raggiun-

L’indomani escursione da Ischitella

to di tornare a casa per il gruppo, ca-

gendo Monte Sant’Angelo, tappa fina-

e visita alla necropoli e alla Faggeta

pitanato con tanta sapienza e pazien-

le del cammino micaelico che parte

Depressa, così chiamata perché in ge-

za dal vicepresidente, Agostino Riva,

da Mont Saint Michel, passando per

nere faggete di tali dimensioni si tro-

assistito da Ambrogina Farina.

la Sacra torinese. Successivamente

vano ad altitudini superiori, con lungo

Ma sul bus guidato dall’esperto

è stata raggiunta la splendida chiesa

ritorno nel letto asciutto che taglia il

Massimo, già c’era chi ragionava sulla

rupestre di Santa Maria del Pulsano

Bosco della Folicara.

prossima destinazione.

da dove si è potuto godere della vista

Il lago di Varano è stata la meta del-

sul golfo di Manfredonia. La giornata è

la giornata successiva con una cam-

stata conclusa con una puntata a San

minata tra ulivi secolari e un pranzo

Giovanni Rotondo, il paese celebre in

da ricordare presso l’agriturismo “il

tutto il mondo perché vi è nato e vi

Piccolo Principe”, allietato dalla musica

riposa Padre Pio.

e dai canti di Maria. Una carrellata sulla

Con il meteo che volgeva al bel

cucina pugliese, dalla purea di fave e

GEO

69


NEL GORGAZZO

-85 m alla base del pozzo

Esplorazione a Polcenigo, nella sorgente dei ricordi


di Gigi Casati

I

l Gorgazzo è presente nei miei

risentito di formicolii alle gambe, ma

pensieri anche quest’anno e la

avevo imputato il disagio alle mie er-

sfida pure. Organizzo di andarci a

nie pronte sempre a qualche scherzo.

gennaio con l’obiettivo naturalmente

Prima di partire, provo qualche im-

di proseguire oltre il mio precedente

mersione a -100 m: tutto fila liscio e

limite a -212m. Sono consapevole che

sono fiducioso.

le condizioni della mia schiena po-

Polcenigo, il paese dove sgorga la

trebbero riservarmi sorprese come nel

“mia” sorgente alla quale sono lega-

2016 quando un forte dolore mi ave-

to da un robusto filo affettivo, mi ac-

va piegato in due e mi aveva costretto

coglie a braccia aperte: con i ragaz-

a rinunciare. Nell’estate seguente però,

zi della mia équipe sistemo il nostro

a Vrelo Une, ero poi sceso a -250 m

campo base al Parco San Floriano, in

e la schiena si era comportata bene.

mezzo a boschi cedui, prati ondulati,

Vero è che nei giorni successivi avevo

dove Meru tenta di fare amicizia con


gli asinelli residenti. Il livello dell’acqua della sorgente è, a causa della siccità, molto basso, quindi addio alle solite immagini della super trasparenza dell’acqua che in superficie mostra piuttosto uno strato giallo fango. Appena sotto invece, la visibilità è cristallina, adatta a essere immortalata nelle immagini del documentario che stiamo girando. L’anno precedente, la visibilità non era per niente buona, era paragonabile al nebbione che si trova in montagna quando il tempo è uggioso. Quest’anno viviamo la gioia che apre lo spirito quando il sole è splendente. Le previsioni meteorologiche sono favorevoli, non siamo in gara con il tempo e possiamo dedicarci serenamente a collocare il filo di Arianna nella parte profonda, a portare le bombole di emergenza alle quote previste e dedicarci alle riprese. Action camera Siamo in acqua in tre con un apparecchio reflex professionale gestito da Andrea Mescalchin che, non solo è un operatore in gamba, ma anche un ottimo subacqueo. Davide Corengia ed io teniamo tre action camera montate a rotazione o sui propulsori

Il laghetto d’ingresso Sotto: Controllo funzionamento rebreather pre-immersione

o sul casco. Il terzo giorno le immer-

di distanza rimbalzando sulle pieghe

sioni diventano più impegnative: il no-

rocciose, talvolta rugose per la pre-

Stiamo risalendo ma ci fermiamo

stro obiettivo è quello di raggiungere i

senza di fossili (Rudiste). Questa è

per dare una sbirciata in una galle-

-145 m dove lasceremo una bombola

per Davide l’immersione più profonda

ria laterale che avevo già notato in

e uno scooter di emergenza. Davide

dopo le precedenti a -100 m: come

altre occasioni ma trascurato. Entro

mi sta dietro: la potenza dei nostri fari

maestro ne sono orgoglioso.

un pezzettino, osservo che promette

reliquia.

illumina totalmente la galleria. Ai colpi

Sulla via del ritorno, in un angolo,

di proseguire e me la segno in testa.

di luce si alternano zone più scure e

probabilmente spostato dalla corren-

A -60 m avverto che i formicolii alle

il loro intervallarsi aumenta il magico

te, un’emozione inaspettata mi per-

gambe, con i quali convivo da qual-

effetto di profondità. Lo sguardo pe-

cuote. Riconosco lo svolgisagola che

che mese stanno aumentando e que-

netra agevolmente fino a 20-30 m

Jean Jacques Bolanz mio amico e,

sto mi preoccupa un po’. Rallento la

a sua volta mio maestro, aveva uti-

risalita tenendo controllato il proble-

lizzato esattamente 30 anni fa, per

ma. Quando sono fuori ho solo un po’

raggiungere la profondità di -117m.

di infiammazione in più e molti dubbi

Lo raccolgo come fosse una preziosa

nella testa.

72

Speleologia


Realisticamente inizio a calcolarmi con grande attenzione i tempi di decompressione e le velocità di risalita, fasi critiche per qualsiasi immersione. A -102 m ritrovo Davide che esce dalla galleria: ci facciamo compagnia per una parte di decompressione e leggo con piacere sulla sua tavoletta, che la galleria continua con dimensioni ragguardevoli. Mi concentro e analizzo il comportamento dei formicolii. I minuti scorrono lentamente, ma nel complesso sto bene e a ogni cambio di quota tutto procede normalmente. Sono consapevole, tristemente rassegnato alla grande rinuncia della parte profonda, ma la nuova galleria è uno stuzzichino appetitoso da assaggiare. Galleria dell’Ernia Lo stuzzichino viene battezzato “Galleria dell’Ernia” per ovvie ragioni e l’assaggio lo cedo volentieri a Davide. Va tutto bene. L’imbocco risale fino a -90m e continua in orizzontale: sono in tutto 80 nuovi metri ed egli può segnare il suo nome al terzo posto tra gli esploratori della sorgente del Gorgazzo per i metri lineari scoperti dopo Jean Jacques Bolanz e il sottoscritto.

Rientro da -150 m Sotto: Galleria a -100 m

Per lui è certamente una grande sod-

Fra le cure sperimentate in prece-

che avverto il maledetto formicolio

disfazione, ma anche per me di rifles-

denza un margine di miglioramento mi

alle gambe aumentare, mentre prose-

so, perché ho seguito e incoraggiato

sembra di averlo avuto con le punture

guo la discesa. Il desiderio sconfinato

la sua crescita. Nelle mie spedizioni,

di ozono per cui mi organizzo per ri-

di continuare retrocede lentamente

non ci sono solo persone che esplo-

entrare a casa, correre dal medico che

cedendo spazio alla sacrosanta sag-

rano, ma principalmente amici, che

mi sta seguendo, il dottor Luca Morelli,

gezza della prudenza. A -150 m in-

dedicano le loro vacanze alla semplice

e sottopormi a un trattamento.

terrompo la discesa proprio a malin-

collaborazione, dando una mano nel

Il giorno seguente sono di nuovo a

cuore. Il formicolio credo sia dovuto

preparare e assistere gli speleo sub di

Polcenigo per preparare le attrezza-

alla compressione dell’ernia dovuta

punta: lavoro meno gratificante forse,

ture per un’altra immersione profonda,

alla profondità, anche se, teoricamente,

ma che permette di crescere guar-

mentre lascerò che Davide si prenda il

non c’è niente che possa confermare

dando, valutando, facendo proprie le

gusto di penetrare nella galleria nuo-

questo o il suo contrario. Preferisco

va. Scendiamo insieme fino a essa: lui

non verificare personalmente gli ef-

entra a esplorarla, io me ne vado ver-

fetti di una ipotesi, incerta anche per

so il fondo. Raggiunti i -130 m, ecco

i medici, e sperimentare una paralisi.

Speleologia

73


Galleria a -115 m

esperienze altrui fino a raggiungere la

limitate, lascio il propulsore a -95m e

tempi. La soddisfazione di avere dati

pura esplorazione.

vado giù. Il pozzo che scendo, ha un

esatti di questo tratto mi addolcisce

Meditando sulle informazioni di

diametro di poco più di un metro e

l’attesa, un po’ noiosa, prima di tornare

Davide, scendo anch’io per vedere

la mia attrezzatura non è adatta a un

in superficie.

la nuova parte. Visualizzo il percor-

ambiente così imprevisto. Abbassan-

Nonostante il problema fisico che mi

so che osservo, confrontandolo con

domi tra fossili e nuvoloni di un’argilla

ha limitato nella profondità esplorativa,

la descrizione di Davide. Superato un

che velocemente si mette in sospen-

il bilancio della spedizione è positivo: i

passaggio basso, si vede la galleria

sione, raggiungo i -115m. Sotto, la

100 metri di nuove gallerie portano lo

assumere una sezione circolare e ri-

galleria continua in verticale e sem-

sviluppo totale della sorgente da 603

salire decisa dai -104m a -92m con

bra allargarsi, ma per oggi basta così:

m a 703 m, e una nuova via verso l’i-

un’inclinazione di circa 75° ritornando

ho percorso altri 20 metri di nuova

gnoto si è aperta.

di nuovo orizzontale. Le dimensioni

galleria e ho verificato le possibilità di

A me personalmente tocca la com-

sono una larghezza di 5 m e altezza

prosecuzione in ambienti interessanti

mozione di avere casualmente trovato

di 2; il fondo è ricoperto di argilla e

la cui profondità è tutta da verificare.

lo svolgi-sagola di Jean Jacques Bo-

le pareti, come in tutta la grotta, sono

Abbiamo il tempo per riprendere i la-

lanz, usato da lui nel 1987. E’ un tuffo

incrostate di fossili di Rudiste. Rag-

vori di topografia dalla base del pozzo

nei ricordi del rapporto speciale fra

giungendo la sala descritta da Davi-

a -85m, fino alla partenza della nuova

noi, quando, agli inizi della mia carrie-

de, scorgo il passaggio in alto che è

galleria a -102m, poi saremo costretti

ra di speleo sub, scalpitavo impaziente

veramente angusto e probabilmente

a interrompere le immersioni perché

mentre lui saggiamente mi teneva a

poco interessante. Al centro della sala

le previsioni annunciano l’arrivo della

freno perché, ora lo so: presto e bene

c’è una specie d’imbuto dove potrei

pioggia che manca da mesi nel Nord

non vanno assieme.

scendere. Poiché le dimensioni sono

Italia e sicuramente la sorgente andrà in piena. Dopo la topografia di nuo-

74

vi 76 m di galleria, ho bisogno di fare

Speleologia

due ore di decompressione, perché ogni minuto trascorso a queste quote allunga in maniera considerevole i

Hanno partecipato alla spedizione: Adriano Ballarin, Alessandro Giobbe, Carlo Venezia, Cristina Rainero, Davide Corengia, Davide Massarenti, Simone Montani. Le foto sono di Digitalmovie



L’ACQUA E LA MONTAGNA

Dal 13 al 28 maggio l’edizione 2017 di Monti Sorgenti regia di Nicoletta Favaron colorando la

della proposta di formazione culturale

trasparenza dell’acqua con tinte for-

attorno alla montagna. Un convegno

ti e mozzafiato. Una goccia d’acqua

sui sentieri in collaborazione con la

maliziosa ci accompagnerà in que-

SOSEC (Struttura Operativa Sentieri e

sto viaggio e con lei i grandi alpinisti

Cartografia) e l’università di Lecco sarà

protagonisti: Luigi Casati (speleonauta

l’occasione per presentare il lavoro di

che ha al suo attivo numerosissime

riordino dei sentieri che sta svolgen-

gni edizione di monti Sor-

esplorazioni in cavità ipogee di tutto

do il CAI a livello nazionale, regionale

genti è sempre stata carat-

il mondo e diversi record di profondità

e locale così come sarà l’occasione

terizzata da un tema cen-

e/o di lunghezza dell’esplorazione),

per approfondire la legge sui sentieri

trale che funge da filo conduttore

Angelica Rainer (alpinista che a livel-

attualmente approvata dalla Regione

della manifestazione. Quest’anno il

lo internazionale ha vinto tre edizioni

Lombardia. Ospiti d’eccezione porte-

tema centrale è l’acqua. Apparente-

consecutive del Campionato del mon-

ranno la concretezza di chi sta lavo-

mente è un soggetto strano per una

do di arrampicata su ghiaccio), Tama-

rando su questo tema sapendo che i

manifestazione che parla di montagna

ra Lunger ( nel 2010 divenne la donna

sentieri sono i nervi, purtroppo molte

e di alpinismo. In realtà l’acqua lega i

più giovane a raggiungere la vetta del

volte scoperti, del nostro camminare.

due argomenti più di quanto si po-

Lhotse ed è la seconda donna italiana

Potranno nascere idee da lanciare alle

trebbe pensare.

ad aver raggiunto la cima del K2) e

istituzioni nella fase di stesura dei re-

Parleremo di acqua attraverso quel-

Stefania Valsecchi “Steppo” (vincitrice

golamenti che daranno concretezza

le imprese che gli alpinisti hanno fatto

nel 2013 del Campionato del Mondo

alla legge stessa.

raggiungendo i loro obbiettivi dopo

di Triathlon Invernale a Cogne e nel

percorsi non facili lungo rotte marine.

2010 del MongoliaBikeChallenge).

di Emilio Aldeghi

O

In collaborazione con la TAM (Tutela ambiente montano) che è una

Grazie ad Alberto Benini arricchiremo

Inviteremo i giovani a confrontarsi

commissione del CAI sorta nel 1984,

così un lato della storia del nostro al-

su questo tema dell’acqua e dell’av-

presenteremo il “Bidecalogo”, lo stru-

pinismo che ancora non è stato og-

ventura con l’ausilio delle riprese ci-

mento di indirizzo del CAI per la pre-

getto di ricerca ma che è parte viva di

nematografiche

nella

servazione dell’ambiente alpino. Sarà

avventure culminate con la conquista

terza edizione dell’Extra corti contest,

un modo per conoscere più da vicino

di cime molte volte inviolate.

un concorso ancora una volta con una

i fondamenti ideali e le azioni concrete

Esploreremo il ciclo dell’acqua nei

giuria di alto livello presieduta dal cre-

portate avanti con forza e con coe-

tipici sport alpini che direttamente si

ativo Daniele Lorenzo Fumagalli. Sarà

renza dalla nostra associazione.

confrontano con questo elemento. Le

bello vedere la follia, l’ironia, la tena-

Non potevamo dimenticare il 40° di

cascate di ghiaccio, lo sci alpinismo, le

cia dei protagonisti e la bellezza dei

fondazione della sottosezione del CAI

grandi salite sui pendii nevosi, le for-

paesaggi elaborati dall’immaginario di

Ballabio. Sposeremo questo avveni-

re e poi giù nelle grotte mettendo in

futuri registi. Poi divagheremo con altri

mento con il ricordo del 20° di salita

luce quel mondo segreto e riservato

temi coinvolgenti per chi ha a cuore la

allo Shivling ad opera di alpinisti della

a pochi che è la speleologia subac-

montagna e la sua frequentazione.

sottosezione. Oltre a farci rivivere le

affrontandosi

quea. Trasporteremo il tutto in un film di produzione del CAI Lecco con la

76

Appuntamenti

immagini della salita questo appuntaFilm e conferenze

mento sarà l’occasione per donare alla

Dopo il lusinghiero risultato dello

sottosezione l’incisione che l’artista

scorso anno e l’interesse suscitato dal

Bruno Biffi ha realizzato con soggetto

convegno sui rifugi, abbiamo ritenu-

questa montagna di 6543 metri posta

to importante continuare sulla strada

nello stato indiano nella catena Hima-


Il gruppo di Alpinismo Giovanile partecipa a Monti Sorgenti 2017 organizzando il raduno regionale di AG. Nella foto un’immagine del corso di perfezionamento 2016.

Tutte le sezioni Lombarde del CAI, che

con salutari escursioni lungo i boschi

Ancora un tuffo nelle grandi impre-

curano la crescita dell’andare in mon-

o sulle cime dei monti.

se alpinistiche con il film “Badile 87”

tagna con i ragazzi, percorreranno il

Ancora una volta, per il settimo

presenti alla proiezione gli alpinisti

nostro territorio e in particolare sali-

anno consecutivo, abbiamo voluto, at-

protagonisti della salita sulla nord-est.

ranno ai Piani D’Erna con un percorso

traverso non poche difficoltà, proporre

Da sempre attivi nella manifestazio-

che permetterà, attraverso momenti di

una rassegna ricca di eventi che at-

ne Monti Sorgenti i ragazzi del Gruppo

gioco, di riscoprire non solo la bellezza

traversano diverse sensibilità e forme

di Alpinismo Giovanile organizzeranno

dell’ambiente ma il senso importante

d’arte. Ancora una volta ci abbiamo

quest’anno il raduno regionale di AG.

dell’amicizia che facilmente si coltiva

creduto.

layana del Garhwal.

La nostre materie prime sono la base della nostra qualità.

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TESORI DI CRISTALLO

Le ragioni di una mostra sui carbonati di Pier Luigi Grammatica* e Alessandro Guastoni**

D

al 18 dicembre 2016 al 5 febbraio 2017, a Lecco, presso la Torre Viscontea, si è svolta la

mostra “Cristalli tesori del territorio. I carbonati in natura e scienza, nell’industria e nella tecnologia”, organizzata dal Gruppo Mineralogico Paleontologico Lariano, in collaborazione con il SIMUL. Pubblichiamo volentieri questo breve saggio dal taglio volutamente didattico, certi di fare cosa gradita a coloro che, colpiti dalla valenza estetica dei materiali esposti e impressionati dalla ricchezza di forme, colori e trasparenze, hanno sentito il bisogno di approfondire l’argomento dal pun-

to di vista scientifico, aggiungendo un importante tassello alla conoscenza del nostro territorio. Le rocce sedimentarie Si formano per accumulo di particelle o di materiali preesistenti di varia origine (sia organica che inorganica), trasportati e sedimentati dagli agenti esogeni (acqua, aria, ghiaccio), o per precipitazione chimica di sali da soluzioni (carbonati e solfati ecc.). I sedimenti sciolti o incoerenti si trasformano in rocce grazie alla diagenesi, ovvero l’insieme dei processi, come la compattazione e la cementazione, che portano al consolidamento dei sedimenti stessi. Queste formazioni geologiche sono

78

Appuntamenti

state suddivise in piani stratigrafici. La

partengono, senza saperlo, le ritrovia-

scienza è nata verso la metà dell’Ot-

mo nel vissuto quotidiano.

tocento, con lo scopo di studiare la

A questa classe appartengono circa

datazione delle rocce, ordinandole

200 specie, tra cui la calcite, uno dei

secondo una progressione temporale.

minerali più diffusi al mondo, ma an-

Da qui, la datazione degli strati, usan-

che numerose altre specie, molte delle

do un sistema di classificazione im-

quali di sicuro interesse sia collezioni-

prontato su resti di fossili presenti in

stico che scientifico e tecnico.

quel dato periodo (fossili guida). L’u-

L’interesse collezionistico è legato

tilità di questo sistema deriva dal fatto

essenzialmente alla bellezza dei cri-

che le specie presenti, oltre ad essere

stalli e alla varietà di colori con cui si

uniche e irripetibili, hanno una durata

presentano i minerali appartenenti a

di vita delimitata nel tempo, condizio-

questa classe, cosa che ne fa splendi-

nata da apparizioni e scomparse do-

di oggetti da collezionare. L’interesse

vute ad intervalli di tempo geologico

scientifico e tecnico è invece dovu-

corrispondente a vita permanente di

to alle caratteristiche chimico-fisiche

quella specie, in parole povere, ogni

degli stessi, cosa che li ha resi molto

stratificazione porta con sé, specie

ricercati e sfruttati fin dai tempi antichi

marine vissute in quel dato periodo e

per le loro proprietà. Infatti i carbona-

poi scomparse, lasciando delle tracce

ti, sia in forma di minerale finemen-

preservate in tali rocce (rocce carbo-

te macinato, sia di roccia costituita

natiche appunto).

prevalentemente dagli stessi minerali

Questi importanti sedimenti marini,

(calcare, marmo, ecc.), sono parte del-

presenti sul territorio lecchese, (Gri-

la composizione di moltissimi prodotti

gna, Resegone, Barro, Cornizzolo, Mo-

di uso comune, quali farmaci, ottica,

regallo, ecc.) sono emersi dalla spinta

dentifrici, vernici, cemento, ecc.; pos-

o, “per lo scontro” tra i due continenti,

siamo quindi affermare che entrano

o placche, Afro – Europeo, portando

inconsapevolmente nella nostra vita

all’affioramento delle Prealpi lombarde.

attraverso l’utilizzo di numerosissimi

Le formazioni calcareo stratigrafiche

prodotti.

che incontriamo nelle escursioni in

Quindi una mostra che non ci illu-

montagna o a livello alpinistico, non

stra solo la bellezza dei carbonati nel

sono altro che momenti geologici da-

loro aspetto naturale, ma che ci guida

tati da 40 milioni fino a 220 milioni

anche ad una conoscenza ragionata

di anni fa.

e più profonda degli stessi, aiutandoci

I carbonati sono una classe di minerali molto nota e diffusa in natu-

a comprenderne l’importanza e l’uso nella vita di tutti i giorni.

ra, ma altrettanto poco conosciuta al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, nonostante il fatto che alcune delle specie mineralogiche che vi ap-

Natura e scienza I carbonati, che cosa sono e come si classificano.


I carbonati sono delle rocce sedimentarie i cui costituenti sono i minerali, principalmente la calcite e l’aragonite, più raramente la witherite, un carbonato poco comune di bario. I minerali che appartengono al gruppo hanno una formula generale del tipo ACO3 dove con A possono trovarsi elementi chimici quali calcio, bario, piombo e stronzio e presentano una simmetria cristallina ortorombica. Frequentemente questi minerali si presentano in cristalli geminati assai caratteristici a simulare una simmetria di tipo esagonale. Altri carbonati appartenenti a questo gruppo, invece, sono caratterizzati da una simmetria trigonale ed hanno una formula generale del tipo AB(CO3)2 (dove A = Ba, Ca; B = Fe, Mn, Mg, Zn). La dolomite e l’ankerite, carbonati di magnesio e ferro, assai diffusi sul nostro pianeta, sono componenti fondamentali di molte rocce carbonatiche e possono formare miscele isomorfe. I colori dei carbonati Molti minerali che appartengono alla famiglia dei carbonati possono presentare vivaci colorazioni con diverse tonalità di rosso, giallo, verde e blu, dovute alla presenza di elementi chimici definiti cromofori. Tra i più comuni vi sono la rodocrosite, il cui colore rosso è dato dal manganese, la smithsonite di colore giallo per la presenza di cadmio, la malachite di colore verde per la presenza di rame e l’azzurrite di colore blu, colore anch’esso dovuto al contenuto in rame del minerale. Il colore è determinato dalla risposta dei nostri occhi rispetto alle lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico Dall’alto: Pseudomorfosi di calcite ricoperta da quarzo ematoide Calcite scalenoedrica Aragonite


emesse nel campo della luce visibile

e viene impiegata nella produzione di

(tra 750 e 350 nanometri). Quando

equipaggiamenti ottici, tra cui le lenti

la luce colpisce un minerale essa può

a luce polarizzata.

venire assorbita, dispersa, riflessa, rifratta, riemessa o trasmessa. Il colore

Industria

è determinato dall’assorbimento se-

Aragonite e calcite come compo-

lettivo della luce causato dalla intera-

nenti del cemento industriale: le roc-

zione con la materia di cui sono com-

ce che sono composte da carbonato

posti i minerali (atomi, ioni, molecole,

di calcio, come il calcare e la marna

legami ed eventuali difetti strutturali).

entrambi di origine sedimentaria, ed il marmo che invece è una roccia di

I carbonati fluorescenti

origine metamorfica, hanno come

I carbonati che emettono lumine-

componente fondamentale aragonite

scenza, se attivati da una sorgente

e calcite. Questi polimorfi della calci-

di luce ultravioletta, vengono definiti

te sono comunemente impiegati nella

fluorescenti.

produzione del cemento per l’edilizia.

Cobaltocalcite

La luce ultravioletta appartiene a

Ad esempio il cemento di tipo Port-

particolari lunghezze d’onda presenti

land può contenere dal 5 al 35% di

portanza strategica, appartenenti al

nel campo dello spettro elettroma-

carbonato di calcio. Difatti maggiore

gruppo delle terre rare. Trovano difatti

gnetico della luce. La fluorescenza nei

sarà la purezza del carbonato di calcio

largo impiego come catalizzatori nei

carbonati, come accade per il colore,

“CaCO3”, migliore risulterà la qualità

settori automobilistico, petrolifero e

è determinata da particolari elemen-

del cemento.

bellico, negli ambiti dei refrattari cera-

ti chimici legati tra di loro e presenti

Calcari contenenti zolfo, fosforo o

mici e dell’elettronica, oltre ad essere

nella struttura cristallina del minerale.

magnesio, sotto forma di solfuri, sol-

utilizzati come additivi in campo me-

Queste entità molecolari, dette ioni

fati, fosfati o silicati, quali ad esempio

tallurgico e nelle leghe speciali.

metallici, fungono da attivatori di que-

gesso o thaumasite, possono decre-

sto particolare fenomeno ottico.

tare una qualità scadente del cemento

Le proprietà della calcite Nella scala delle durezze, da 1 a 10 secondo Mohs, la calcite occupa la

peggiorando così le sue caratteristi-

Un minerale è un solido omogeneo

che fisico-chimico-meccaniche ren-

naturale con una formula chimica de-

dendolo meno prestante all’impiego

finita ed una struttura atomica ordina-

nell’edilizia.

ta e periodica. I minerali generalmente si formano in condizioni naturali a

terza posizione per cui essa risulta un minerale piuttosto tenero e, trattan-

Che cos’è un minerale

Tecnologia

seguito di processi inorganici, tranne

dosi di un carbonato di calcio, è anche

I carbonati delle terre rare sono

eccezioni: un esempio sono i minerali

facilmente attaccabile dagli acidi. Le

risorse di importanza strategica. Le

di neoformazione all’interno di scorie

proprietà ottiche della calcite rombo-

terre rare sono una serie di elementi

di fusione prodotte dall’uomo.

edrica, nella varietà nota come Spato

della tavola periodica che compren-

d’Islanda, sono ben osservabili. Infatti,

dono i lantanidi, elementi dal lantanio

posizionando un cristallo sopra una

all’europio e gli attinidi, elementi dal

L’abito di un minerale, ovvero la

stampa cartacea, la scritta si sdoppierà.

gadolinio al lutezio; l’ittrio, sebbene

forma che predomina in un cristal-

Tale proprietà ottica trova applicazioni

non appartenga a questo gruppo tut-

lo, come pure gli aggregati cristallini,

grazie al principio del Prisma di Nicol

tavia possiede caratteristiche chimiche

possono essere ottimi strumenti visivi

analoghe. I minerali come bastnasite e

e di grande aiuto nel riconoscimento

parisite-(Ce) sono due carbonati di

di un minerale. In genere i minerali si

terre rare (Rare Earth Elements) dai

presentano in cristalli distinti o in ag-

quali si estraggono elementi di im-

gregati, e per designarli vengono co-

80

Appuntamenti

L’abito dei minerali


i cui cristalli si riuniscono in aggregati

I geminati

a forma di cilindri, colonne o coni, ca-

Tra i carbonati comuni sono i cri-

ratteristici di minerali quali aragonite,

stalli geminati, i quali rappresentano

calcite e rodocrosite.

particolari forme cristalline, composte da concrescimenti simmetrici di due

La sfaldatura

o più cristalli di una stessa specie mi-

Con il termine di sfaldatura si indica

neralogica. Caratteristici geminati per

la tendenza di un minerale a romper-

contatto sono tipici nella calcite, men-

si secondo piani fra loro paralleli, che

tre nella aragonite e nella cerussite si

imitino le facce che appartengano alla

osservano frequentemente geminati

forma del cristallo medesimo. E’ una

ciclici, a simulare un unico cristallo che

proprietà ben sviluppata in alcuni mi-

mostri un evidente aspetto ad ingra-

nerali, come nel caso della calcite. La

naggio o a ruota.

direzione lungo cui avviene la sfaldatura, ovvero la rottura lungo una superficie planare.

Le pseudomorfosi dei minerali Con il termine di pseudomorfosi si

E’ una proprietà che dipende di-

indica un particolare processo natu-

munemente adottati termini di facile

rettamente dalla struttura e dal tipo

rale in cui la struttura di un minerale

comprensione come nei seguenti casi:

di legame esistente tra gli atomi. La

viene parzialmente o completamen-

Aciculare: termine riferito a cristalli

qualità della sfaldatura, viene espressa

te sostituita da un nuovo composto

isolati con aspetto aghiforme, carat-

da aggettivi come perfetta, buona, im-

chimico senza tuttavia alterare l’ori-

teristici di minerali come aragonite,

perfetta o assente.

ginaria forma cristallina del minerale

artinite, auricalcite, malachite.

Mentre la direzione lungo cui av-

stesso. La sostituzione avviene atomo

Fibroso e raggiato: riferito a cristalli

viene la rottura viene definita con il

per atomo rispettando però la morfo-

riuniti in fibre, frequentemente a for-

nome della forma caratteristica che

logia cristallina del minerale sostituito.

mare aggregati divergenti e raggiati

si ottiene e quindi può essere cubica,

Nei campioni esposti nella vetrina si

come aragonite e malachite

ottaedrica, dodecaedrica, prismatica

osservano le forme geometriche de-

ecc…

gli originali cristalli che sono rimaste

Globulare, mammellonare e sferoidale: questi tre termini sono assai simili fra loro ed indicano quei caratte-

inalterate sebbene sostituite da altri La birifrangenza

ristici aggregati con aspetto globulare,

Christian Huygens, verso la fine del

sferoidale se sferici o mammellonari

diciassettesimo secolo fu tra i primi

se simili a mammelle, formati da cri-

a descrivere il fenomeno ottico della

stalli raggiati e addensati che divergo-

birifrangenza E’ una proprietà ottica

no da una base comune.

caratteristica dello spato d’Islanda, una

Massivo: il riferimento è relativo a

varietà trasparente di calcite. Posizio-

minerali compatti senza alcuna forma

nando il cristallo trasparente sopra la

o altre peculiari caratteristiche

scritta di un foglio di carta e facendo-

Microcristallino: molti minerali possono

formare

sottili

Tale effetto rappresenta la fondamen-

su roccia o su altri minerali, in realtà

tale proprietà di questo minerale, e

costituti da aggregati di microcristalli

di molti altri, di sdoppiare il percorso

distinguibili solo se osservati a forti

della luce lungo due direzioni, fra loro

ingrandimenti

perpendicolari.

mili con cui vengono indicati minerali

diverse. Foto di Matteo Possenti *Gruppo Mineralogico Paleontologico Lariano **Museo di Mineralogia Università di Padova

lo ruotare essa tenderà a sdoppiarsi.

incrostazioni

Stalattitico e colonnare: termini si-

minerali con composizioni chimiche

Appuntamenti

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RECENSIONI “PRIMA IL DOVERE”: L’ETÀ D’ORO DELL’ALPINISMO di Sara Sottocornola Lecco, luglio 1961. L’alpinismo e la montagna occupano le pagine principali dei quotidiani, con quello che è stato definito il “soccorso” più drammatico delle Alpi: sette scalatori, due cordate guidate da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud, sono travolte da una bufera sul Pilone centrale del Freney, nel massiccio del Monte Bianco. Per una settimana le squadre di soccorso tentano di raggiungerli, ma sopravvivono solo in tre: Bonatti, Mazeaud e Roberto Gallieni. Pochi sanno che a Lecco, un uomo conosceva la via di fuga che avevano pianificato Bonatti e compagni. Avvertito dal padre di Gallieni, partì con una squadra di Lecco verso Courmayeur, per raggiungerli, dare una mano ai soccorsi, ma non fu ascoltato. Arrivò al bivacco Gamba che Bonatti e Gallieni raggiunsero sfiniti nel cuore della notte, prima che ripartisse la squadra di soccorso locale. E fu lui a recuperare, purtroppo ormai privo di vita, il corpo di Andrea Oggioni. Quest’uomo è Dino Piazza, il protagonista del film “Prima il dovere” di Nicoletta Favaron, prodotto dal Cai Lecco, proiettato per la prima volta a Lecco nel maggio 2016 nell’ambito della rassegna Monti Sorgenti. Alpinista, Ragno della Grignetta, precursore del soccorso alpino e imprenditore. Classe 1932, grande energia e spirito innovatore, come alpinista fu autore di vie nuove (come la Direttissima alla Torre Cecilia del 1959 aperta con Tizzoni e Colombo) e salite celebri come la nord-ovest del Civetta lungo la celebre via Solleder e la ripetizione della via Bonatti al Petit Dru sul massiccio del Monte Bianco. Ma questo non è un film che racconta exploit e salite record. E’ il racconto di una vita, guidato dalla straordinaria voce narrante del giornalista e scrittore Marco Albino Ferrari. La pellicola ripercorre la storia del protagonista e della sua epoca, attraverso ricostruzioni, documenti e testimonianze dirette. Piazza, a 84 anni, torna perfino sul Monte Bianco, dove ripercorre i luoghi della tragedia del 1961 raccontandoli con gli occhi di un testimone. La vita di un alpinista, in quegli anni, non poteva essere svincolata dal lavoro. L’opera pone infatti l’accento sul legame fra territorio, impresa e alpinismo, che ha caratterizzato la storia della città di Lecco. Gli alpinisti come Riccardo Cassin e Dino Piazza hanno avuto un ruolo di primo piano nell’evoluzione dei materiali, come chiodi e ramponi, grazie alla loro esperienza nella lavorazione del ferro. “C’è tanto lavoro dentro questo film - racconta la regista Nicoletta Favaron -. Il titolo Prima il dovere spiega inequivocabilmente la visione di Dino dell’alpinismo e della vita. Lui stesso afferma che la più grande impresa è stata fondare un’azienda più che scalare. Le difficoltà del lavoro rendevano quasi facile il superamento degli ostacoli in parete. Attraverso le immagini, i racconti e le illustrazioni di Elisabetta Bianchi, nonno Dino vuole trasmettere al nipote Nicolò ed in genere alle nuove generazioni quanto la vita gli abbia insegnato”. Storie di esperienze e di legami, come quelli con Lorenzo Mazzoleni e Marco Anghileri, due giovani alpinisti lecchesi che hanno lasciato un’impronta indelebile non solo nell’alpinismo ma nel cuore di Lecco e dello stesso Dino. Attraverso incontri con personaggi come Luigino Airoldi, Dario Spreafico, Bruno Lombardini, Mario Conti, Emilio “Lupetto” Valsecchi, Mario “Il Pescatore”, Dino Piazza racconta, con un filo di costruttiva provocazione, la sua visione sul contrastato mondo dell’alpinismo lecchese, sempre preso fra polemiche e battibecchi, e riflette sulla direzione che sta prendendo l’alpinismo moderno. “Questo film mi sta particolarmente a cuore perché racconta l’età d’oro dell’alpinismo - afferma Alberto Pirovano, presidente del Cai Lecco -. La storia di Dino Piazza è un esempio del periodo più fulgido delle cordate lecchesi, gli anni ‘60, che rappresentavano il top dell’alpinismo mondiale”. Dopo la “prima” durante Monti Sorgenti, il film “Prima il dovere” è stato proiettato diverse volte in provincia di Lecco e ha partecipato all’11a edizione dell’Off-Orobie Film Festival di Bergamo.

Regia di Nicoletta Favaron “PRIMA IL DOVERE” - DOCUMENTARIO STORICO Durata: 50 minuti - Anno 2016 - Prodotto da: CAI Lecco Con: Dino Piazza, Emilio “Lupetto” Valsecchi, Mario Conti, Luigino Airoldi, Bruno Lombardini, Mario “il Pescatore” e Dario Spreafico. I figli di Dino: Daria ed Arnaldo, la moglie Mari e il nipote Nicolò; e con: Gabriele Pirovano (Dino dodicenne), Maurizio Panzeri (Dino quarantenne) e Pietro Tentori (Emilio Ratti “Topo”) Voce narrante e ricostruzione storica: Marco Albino Ferrari

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Recensioni

Fotografie scaricabili al link: https://cl.ly/jRxC


L’ALPINISMO DIFFICILE E ONESTO DEL DET di Ivo Ferrari Che bello avere l’opportunità di scrivere riguardo a qualcosa di bello. Il libro di Giovanni Capra sulla vita del Grande Det … bello sì ma per niente facile. Potrei iniziare col solito “Difficile via, che forza, che tempi, ecc ecc, ma la cosa che mi ha colpito è il suo tipo d’alpinismo, difficile e onesto, un alpinismo che viene dopo e non prima del “dovere”, un alpinismo vero, dove l’opportunità di vivere completamente per la montagna non è mancata, ma l’amore per la terra, per i profumi del fieno e per la famiglia passa in primo piano. Il libro scorre velocemente e non perché sia privo di storie e aneddoti avvincenti, ma perché chi legge, rapidamente viene catturato dalla narrazione. Io credo che se durante un racconto sul freddo si prova freddo, sul caldo si suda, allora il libro diventa automaticamente un buon libro. Nelle pagine de Il grande Det si è obbligati ad entrare e pensare al tempo di allora, alle rinunce ed alla fatica, al non facile essere e fare l’alpinista. Non mi ero mai soffermato a pensare come profumi l’erba dopo il taglio, a come il fisico possa stancarsi appeso ad un paio di staffe cercando di piantare il chiodo giusto… La velocità del moderno andare mi aveva fatto dimenticare la cornice dell’andare, e grazie a questo libro genuino nel contenuto, nel personaggio e nella narrazione, sono tornato a percepire. L’austera e vera copertina mi ha ricordato subito l’energica stretta di mano del protagonista, anche se l’aggiunta della nota “Autore di due cordate per una parete” mi è parsa quasi fuori luogo, ma questa è l’editoria. Buona lettura.

Giovanni Capra IL GRANDE DET Corbaccio 2016

IN MONTAGNA CON LA SCUOLA di Adriana Barufini Il libro racconta un’esperienza straordinaria di relazione fra giovani e montagna, non affidata a scampoli di tempo libero, ma inserita nel progetto educativo della scuola. L’autore, insegnante di filosofia e storia, musicista e musicologo, oltre che camminatore, offre lo spunto per una riflessione ad ampio raggio sulla valenza educativa dell’istituzione scuola del nostro paese. Riportiamo alcuni stralci dalla presentazione che del libro viene fatta su internet al sito www. studentinquota.it: “Otto anni di avventure, di piccole e grandi imprese, di momenti indimenticabili, di intense emozioni. Vissute da un professore di liceo e da un folto gruppo di suoi studenti che, stanchi di sottostare inermi alle decisioni irrazionali di chi ha voce in capitolo nella stanza dei bottoni, hanno cercato altrove – sull’Alta Via dei Monti Liguri piuttosto che in Islanda, in Corsica piuttosto che sul Monte Rosa – un senso da poter attribuire alla propria condizione. Già: andare in montagna con i propri alunni consente di restituire pregnanza di significato all’etimologia – che tanto sorprende i ragazzi – della parola scuola (dal greco scholé = “tempo libero”). Un’altra scuola, dunque, tanto più opportuna quanto più quella istituzionale sembra aver da tempo abdicato alla propria responsabilità educativa, così presa dall’assurdo desiderio di conformarsi al sistema”. I proventi dei diritti d’autore del libro verranno destinati all’associazione www.oskarforlangtang.it, che raccoglie fondi in favore delle popolazioni del Nepal pesantemente colpite dal terremoto del 25 aprile 2015.

Roberto G. Colombo DAI BANCHI DI SCUOLA AI SENTIERI DI MONTAGNA 150 giorni di straordinarie camminate con i miei studenti Erga Edizioni, ottobre 2016 416 pagine- foto e disegni a colori – copertina a 2 ante – formato cm. 15x21 – Euro 33,00

Recensioni


PARADISI ALPINI DELLE ALPI OCCIDENTALI di Adriana Barufini

La guida propone 16 itinerari di trekking facile ad anello sulle Alpi occidentali, dai ghiacciai al mare, per scoprire alcuni fra i più suggestivi paradisi alpini percorrendo gli itinerari internazionali che toccano fra l’altro i giganti, Cervino, Monte Bianco e Grand Combin. Di rifugio in rifugio, ricalcando gli antichi sentieri transfontalieri di contrabbandieri e pastori, un cammino alla scoperta di meravigliosi laghi e colli panoramici, attraversando i parchi nazionali del Gran Paradiso, della Vanoise fino alle incisioni rupestri del Mercantour. Itinerari descritti con precisione e corredati di mappe dettagliate; 16 schede comode da portare nello zaino, con le informazioni fondamentali per ogni itinerario e utili suggerimenti su clima, equipaggiamento, alimentazione, segnaletica, contatti dei punti di appoggio e di ristoro, dei rifugi e dei trasporti pubblici. Il tutto supportato da meravigliose fotografie a colori eseguite dall’autore che è fotografo professionista.

Gian Luca Boetti I GRANDI TOUR DELLE ALPI OCCIDENTALI 16 itinerari da non perdere Gribaudo editore, giugno 2016


LUTTI Il 23 dicembre 2016 ci ha lasciato Gina Toselli, fedele e assidua frequentatrice del gruppo sezionale di Sci di fondo. Gli amici del gruppo la ricordano sorridente, abbronzata e piena di vita sulle tante piste che negli anni hanno percorso insieme.

Ai famigliari della scomparsa la partecipazione affettuosa di tutta la sezione

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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.

Vita di Sezione

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GEORESQ GRATIS PER I SOCI C.A.I.

Dal 1° gennaio 2017 il servizio di geolocalizzazione e invio di richiesta di aiuto tramite smartphone è compreso nella quota associativa annuale CAI. Basta installare la APP e registrarsi per tenere traccia della propria escursione e chiedere soccorso alla centrale operativa attiva 24 ore su 24 Il servizio GeoResQ, gestito dal Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) e promosso dal Club Alpino Italiano, consente di determinare la propria posizione geografica, di effettuare il tracciamento in tempo reale delle proprie escursioni, garantisce l’archiviazione dei propri percorsi sul portale dedicato, ed in caso di necessità l’inoltro degli allarmi e delle richieste di soccorso attraverso una centrale operativa attiva sette giorni su sette e 24 ore su 24, collegata con i servizi regionali del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico e del 118/112. GeoResQ vuole essere un valido aiuto per incrementare la sicurezza delle escursioni e per il rapido inoltro delle richieste d'aiuto in caso di emergenza GeoResQ mette a disposizione il portale www.georesq.it per la gestione dei propri dati personali, della cartografia e dei propri percorsi, un APP da installare sul proprio smartphone (disponibile per tutti i principali sistemi operativi: Android, iPhone e Windows Phone) che consente di avviare le varie funzioni del servizio, ed una centrale operativa per la ricezione e l’inoltro delle richieste d’aiuto. I soci CAI dal 1° gennaio 2017 potranno utilizzare GeoResQ senza pagare il canone annuale (20€+IVA). Il servizio è compreso nella quota associativa annuale. Per installare gratuitamente l’APP, il Socio dovrà semplicemente registrarsi sul sito www.georesq.it e sull’APP, scaricandola dallo store corrispondente al sistema operativo del proprio smartphone, da qui una funzionalità appositamente realizzata verificherà automaticamente - tramite l’inserimento del proprio Codice Fiscale – l’avvenuta iscrizione al Sodalizio e quindi la possibilità di attivazione gratuita del servizio. Ricorda che con i normali telefoni, se non c'è copertura telefonica, l'allarme non può partire. L'invio avviene tramite la trasmissione dati che è necessariamente subordinata alla presenza di copertura telefonica. Per maggiori informazioni: www.georesq.it

PIATTAFORMA TESSERAMENTO ONLINE Circolare CAI n. 4/2017

Si comunica che a partire dal 6 marzo 2017 è possibile utilizzare la nuova funzione “Profilo OnLine del Socio” sulla piattaforma di Tesseramento.Tale funzionalità consente ai soci che la utilizzeranno di modificare in autonomia alcuni dati personali, sollevando quindi gli operatori delle sezioni da tale attività. Il servizio è rivolto ai soli soci maggiorenni, indipendentemente dalla categoria associativa di appartenenza. I dati, modificabili anche per i soci minorenni appartenenti allo stesso nucleo famigliare, sono quelli che non comportano variazioni rispetto alle categorie associative quali ad esempio: l’indirizzo di posta elettronica, il numero di telefono e l’indirizzo di spedizione delle pubblicazioni. Nella piattaforma di supporto è disponibile la documentazione relativa alla nuova funzionalità al seguente link: http://supporto.cai.it/documents/6

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Vita di Sezione

ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEI SOCI I soci della sezione di Lecco del Club Alpino Italiano “Riccardo Cassin” sono convocati in Assemblea generale ordinaria presso la sede di via Papa Giovanni XXIII 11 a Lecco, in data 24 marzo 2017 alle ore 20.30, con apertura verifica poteri alle ore 20, per discutere e deliberare sul seguente ordine del giorno: 1) Elezione del presidente dell’Assemblea, di un segretario e degli scrutatori 2) Relazione morale del presidente di sezione per l’anno 2016; discussione e votazione 3) Relazione finanziaria: presentazione del bilancio consuntivo 2016 e del bilancio preventivo 2017; relazione dei revisori dei Conti; discussione e votazione 4) Relazione dei responsabili di settore sulle attività svolte nell’anno 2016 5) Approvazione delle quote associative per l’anno 2017 6) Varie ed eventuali La documentazione relativa ai punti indicati nell’Ordine del Giorno sarà messa a disposizione dei Soci presso la Segreteria della Sezione e sarà pubblicata sul sito www.cai.lecco.it, dove è altresì consultabile il vigente statuto sezionale. Si ricorda che, a norma dell’art. 19 dello statuto sezionale, hanno diritto di intervenire all’assemblea tutti i soci in regola con il pagamento della quota associativa e che i minori di anni 18 non hanno diritto al voto; è ammessa la partecipazione all’Assemblea per delega ed ogni socio maggiorenne può essere portatore di una sola delega sulla quale oltre alla firma leggibile del delegante deve risultare il suo numero della tessera di iscrizione.


INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2017

AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI

Le quote sociali per il 2017 sono le seguenti: Socio Ordinario Socio Ordinario*

€46,00 €24,00

(nati dal 1992 al 1999)

Socio Familiare** Socio Giovane***

€24,00 €16,00

(nati nel 2000 e anni seguenti)

Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera

€20,00 € 5,00 € 2,00

*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. ** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento. ***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione. Ricordiamo che per non perdere i benefici dell’iscrizione al CAI il rinnovo deve essere effettuato entro il 31 marzo dell’anno in corso.

IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco IBAN IT07 J056 9622 9020 0000 2154 X06. Ricordiamo che il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera.

Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. - I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. - Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. - Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. - Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.

DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.

CALENDARIO CHIUSURA SEDE venerdì 14 aprile 2017 (Venerdì Santo)

Vita di Sezione

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