Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO
n° 1/2018
CAI LECCO 1874
IN QUESTO NUMERO
3 Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 1/2018
Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto
Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 28/5/2018
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La luce del tramonto illumina l’igloo sulla cima della Grignetta, Foto di Marco Giuvanazzi.
Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.
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EDITORIALE
LA MONTAGNA DEI LECCHESI
Sessant’anni fa, con Cassin, Mauri e Bonatti, la “prima” al Gasherbrum IV di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco
SENTIERI E PAROLE
UN’ICONA PER BIVACCO IGLOO D’ARTISTA
Il bivacco è stato realizzato su progetto del razionalista Mario Cereghini di Giulia Faccinetto
ALPINISTA FORTE E MODESTO
Un nipote ricorda il ragno di Bellagio Angelo Longoni
di Carlo Colombo
LA FALESIA CHE NON C’È
Riflessioni sulla nuova iniziativa dei Ragni al Corno di Canzo occidentale di Sergio Poli
SCATTI UFFICIALI
Le cartoline delle spedizioni alpinistiche lecchesi
di Annibale Rota
IN MONTAGNA PER STAR BENE
Considerazioni di due medici in merito a un convegno di montagnaterapia di Marco Pedeferri e Adriana Baruffini
ALPINISMO e ARRAMPICATA IN CULO AL MONDO
Sulla Ovest del Cerro Riso Patron. La salita dedicata a Daniele Chiappa di Matteo Della Bordella
EFFETTO LAVATRICE IN PATAGONIA
Fra maltempo e strani fenomeni una nuova via al Cerro Pollone di Luca Schiera
ALPINISMO GIOVANILE
NOTTURNA AL CIMONE
Gita con le ciaspole per i ragazzi dell’Alpinismo giovanile
L’INTERVISTA
di Alessia Losa
DAL RESEGONE AL MONT MAUDIT
Il ragno Giulio Tavola racconta le sue montagne
ESCURSIONISMO
di Adriana Baruffini
UN MIRACOLO AL GIORNO
Storia di una “gita” in bicicletta da Catania a Capo Nord /1 di Stefania Valsecchi (Steppo)
CAMMINARE IN COMPAGNIA
Il programma delle gite sociali 2018 di Giuseppe Ferrario, Giuliano Mantovani e Domenico Pullano
SCI ALPINISMO
ALLA MODA DEI FONDATORI
GEO
Un mini-rally a Paglio per il cinquantesimo corso della Scuola di scialpinismo di Silvia Favaro
SEI GIORNI IN TRENTINO
La settimana bianca del GEO sulle Dolomiti del Brenta
SCI DI FONDO
di Claudio Santoro
... E SONO TRENTACINQUE
L’attività 2017-2018 del Gruppo Sci di fondo escursionismo di Stefano Vimercati
LA DUE GIORNI DELLA SCUOLA
3-4 febbraio, la Valtellina ci aspetta
SOTTO LA NEVE
La “tre giorni” di fondo in Val d’Aosta
LE MIE MARATONE IN ROSA
“Amarcord” di lunghe corse sugli sci
IERI E OGGI
di Giusi Negri di Francesca Colombo di M.Chiara Spinelli
Si riaccende la passione per le maratone
SPELEOLOGIA
TRIDENTE D’ORO
A Luigi Casati il prestigioso riconoscimento alla carriera
APPUNTAMENTI
di Beatrice Dell’Oro
MONTI SORGENTI ALL’OTTAVA EDIZIONE
Grande partecipazione di pubblico alla rassegna 2018
COME LUMINOSI VENTAGLI
di Sara Sottocornola
Il Panorama di natura di Giansisto Gasparini donato alla città di Lecco di Tiziana Rota
RECENSIONI
VITA DI SEZIONE
LA MONTAGNA DEI LECCHESI di Alberto Pirovano*
C
on la storia alpinistica lecchese così ricca di successi ed imprese memorabili non passa
anno in cui non ci sia qualcosa da ricordare, se non addirittura da celebrare. Quest’anno ci sono almeno tre salite meritevoli di essere ricordate: la Walker alle Jorasses del 1938, il Gasherbrum IV di vent’anni dopo ed il
degli 8000 e che la preservano dalla
Una salita raccontata mirabilmente
banalità della quota costringendo gli
da Fosco Maraini con le sue immagi-
alpinisti a prendere atto della difficoltà
ni – fotografiche e cinematografiche
tecnica della sua salita.
– ed il prezioso libro che rappresenta
Una montagna scalata da personaggi lecchesi – anche Walter lo
Alcuni eventi, nella loro casualità, ci fanno ricordare in particolare il G IV. Il Gasherbrum IV, una montagna iconica che deve la sua fama alla sua bellezza. Bellezza della forma, quella mostrata dal suo versante più famoso rivolto al circolo Concordia, e bellezza materica con il marmo di cui è costituita a renderla lucente. Una montagna scultorea la cui fama è esaltata da quei pochi metri che la separano dal club I componenti della spedizione
psicologia, ma anche cronaca fedele.
dobbiamo, alpinisticamente, conside-
Proprio il ritrovamento negli archivi
rare lecchese - ormai leggenda. Wal-
del CAI di una cassetta contenente gli
ter Bonatti, Carlo Mauri ed il “Grande
originali di Fosco ha fornito l’occa-
Vecchio”, Riccardo Cassin.
sione per la riscoperta di questa avventura, ricostruita ora in una mostra
primo ottomila dei Ragni e della collezione di Mario Panzeri, del 1988.
un misto di antropologia, sociologia e
Mostra e ripetizione
visitabile a Palazzo delle Paure.
Quella spedizione è ricca di aned-
Quasi casualmente l’avventura avrà
doti, a cominciare dalla scelta della via
presto un ulteriore capitolo. Daniele
di salita suggerita da Kurt Diemberger
Bernasconi, già presidente dei Ragni, è
dopo averla intravista salendo il di-
in partenza proprio per quella monta-
rimpettaio Broad Peak con Hermann
gna. Anzi, per quella via di salita. Oggi
Buhl l’anno precedente. Una salita ri-
come allora, sul Gasherbrum IV, non
sarcitoria per Cassin, escluso dal K2, e
mancherà l’appoggio del nostro club
per Bonatti, non ancora coinvolto dalle
e, auspichiamo, dell’intero alpinismo
polemiche sul K2, ma comunque alla
lecchese.
ricerca della consacrazione sulle alte quote.
* Presidente CAI Lecco
UN’ICONA PER BIVACCO di Alberto Pirovano
S
iamo ormai prossimi ai cinquant’anni dell’igloo in vetta alla Grignetta e l’occasione
sembra propizia per ricordare le vicende che hanno portato alla realizzazione di un manufatto ormai icona delle nostre montagne e non solo. Si tratta infatti dell’unico esempio di avanguardia architettonica applicata ad un “bivacco” presente in Italia. In realtà la stessa definizione di “bivacco” è azzardata. L‘architetto Mario Cereghini ha diffi-
L’igloo si staglia nella nebbia su uno sfondo di cime evanescenti. Foto di Simone Giovanni Colombo
coltà a definire questo “qualchecosa”
di cui ha avuto l’incarico progettuale. Lui stesso inventa una nuova destinazione coniando il termine di “igloo sacro”, termine che verrà declinato in “cappelletta votiva” e addirittura, dalla stampa, in “chiesetta” provocando qualche turbamento alla sovrintendenza ai beni monumentali preoccupata dall’eventualità di vedere sorgere una chiesa in cima alla Grigna. La costruzione di questo igloo è anche emblematica della caparbietà e creatività dei lecchesi, a cominciare dai suoi rappresentanti nel mondo alpinistico. Delle vicissitudini del trasporto parleremo in un prossimo articolo, concentrandoci qui sull’ideazione e la costruzione. Il ricordo di Bruno Ferrario Non è dato sapere se fu Riccardo Cassin, deus ex machina della vicenda, il promotore della costruzione di un riparo per il soccorso, oppure se egli abbia raccolto l’idea della signora Giannina De Ponti Ferrario, vedova del pellicciaio Bruno Ferrario scomparso nel 1964 con Arnaldo Tizzoni, ragno, precipitando dal pizzo Cassandra. Probabilmente ci fu un interesse reciproco a realizzare “qualche cosa che potesse eternare il ricordo” del congiunto, nelle
L’elicottero tenta di posizionare l’igloo sul basamento predisposto
parole della vedova Ferrario, e a co-
Mario Cereghini, già noto per le sue
liminare ed un modellino sono pronti.
struire un riparo e deposito per i soc-
opere alpine, ma anche per le capacità
Mancano ancora i dettagli, ma Cere-
corritori, nel pensiero di Riccardo.
innovative, e grande amico di Cassin.
ghini descrive a Cassin la sua idea: “…
La vedova Ferrario stanzia quattro
Da un’idea originaria di una costru-
una cappelletta a forma di igloo rea-
milioni di lire “con grande dolore per-
zione tradizionale in pietra e legno a
lizzabile in struttura di legno o di me-
ché mio marito valeva moltissimo ed
pianta circolare si passa alla proposta
tallo, facilmente trasportabile a dorso
il suo ricordo vorrei poterlo eternare
di un prefabbricato trasportabile ap-
di mulo o con elicottero eccetera: è
in qual cosa anche superiore a quel-
poggiato su una basamento in pietra,
prefabbricata e con pezzi di poco in-
lo che stiamo facendo”, mentre del
questo anche per dare all’edificio un
gombro. (…) Tutti i particolari verranno
progetto viene incaricato l’architetto
senso di precarietà e tranquillizzare la
alla luce se sapremo che si potrà co-
sovrintendenza circa le modeste di-
struirla”.
Sentieri e Parole
mensioni.
Avuta conferma dalla vedova Fer-
Nel giugno 1965, un anno dopo la
rario si acquisisce la disponibilità del
scomparsa di Ferrario, il progetto pre-
terreno di proprietà del CAI Milano, e
tenute nelle missive. Questo non deve meravigliare. Fino al 1993 il gruppo Ragni era completamente interno al CAI Lecco, che era quindi il detentore del patrimonio, e gli altri componenti del gruppo erano più interessati all’alpinismo praticato. Riccardo ha invece sempre dimostrato una grande capacità di gestire relazioni in tutto il mondo il più delle volte proprio attraverso un’intensa attività epistolare. L’idea di Cereghini Ritorniamo al nostro bivacco la cui realizzazione è affidata alla società anonima A. Badoni di Lecco, una delle più grandi ed avanzate industrie di carpenteria e meccanica pesante al mondo. Capo commessa per la Badoni, come è sempre stata chiamata dai lecchesi, è l’ingegner Stabilini e la proposta finale di Cereghini è la realizzazione di un monoblocco in lamiera di acciaio saldato. Il progetto ha ormai preso la forma che conosciamo e l’idea, abbandonata anche l’ultima parte in edilizia tradizionale, il basamento in pietra, è quella di una sorta di navicella spaziale appoggiata su quattro gambe. Spesso l’igloo Ferrario è soprannominato lunatak, riferendosi L’igloo precipitato in un canale
ai moduli lunari, e negli anni settanta
onde evitare complicazioni burocrati-
dell’epoca, Dino Piazza, interverrà più
che si stabilisce l’impegno del gruppo
avanti in occasione dell’inaugurazio-
Ragni del CAI Lecco a curarne la re-
ne, mentre, laddove serviva una firma
alizzazione e la manutenzione, men-
ufficiale o una presa di posizione for-
tre la proprietà passerà al CAI Milano
male, interveniva Dino Maroni, presi-
proprietario del terreno.
dente del CAI Lecco. E’ curioso leg-
Qui occorre un approfondimento
gere le medesime lettere, ad esempio
circa i rapporti tra i gruppi e le perso-
durante la ricerca di un elicottero per
ne coinvolte. Si è visto che il motore
il trasporto, in versioni a firma diver-
di questo progetto è Riccardo Cassin,
sa: Riccardo Cassin o Mario Cereghini
egli si occupa di quasi tutto firman-
scrivono bozze di lettere che poi ven-
do a nome del gruppo Ragni ogni
gono inviate a nome dei Ragni o del
corrispondenza, pur non avendo al-
CAI Lecco in base alla maggiore pos-
cun incarico nel gruppo. Il presidente
sibilità di soddisfare le richieste con-
diversi bivacchi in Europa sono stati ispirati da queste macchine spaziali, ma non bisogna dimenticare come il progetto di Cereghini preceda di ben quattro anni la rivelazione al mondo della forma di questi moduli spaziali. In questo senso si può vedere la grande capacità dell’architetto lecchese di anticipare le tendenze e di sfruttare al meglio le tecnologie ed i nuovi
Sentieri e Parole
spessore di 4 mm. La Badoni conosce questo materiale, probabilmente utilizzato nelle cabine delle funivie e nelle sovrastrutture leggere, ma per seguire il progetto dovrà addestrare alcuni operai alla saldatura di questa lega. Cereghini vuole infatti che il manufatto appaia come un monoblocco, una sorta di cristallo che così descrive: “…l’involucro autoportante realizzato in tre anelli sovrapposti formanti tronchi di piramide ottagonale con sovrastante cuspide terminale (…). Il tutto idealmente racchiudibile in un cubo di tre mt. di lato”. Grande attenzione è posta nella definizione dei dettagli per garantire quella durata idealmente eterna voluta dalla vedova Ferrario e da Riccardo Cassin. Così si studiano i rivestimenti interni, distanziati per permettere il defluire della condensa, in compensato marino di mogano, il pavimento diviso in paglioli con scarico al centro, fino al dettaglio delle guarnizioni in politene per separare elettricamente la struttura in lega dalla parte in acciaio scongiurando le corrosioni galvaniche. Mario Cereghini scompare a 63 anni nel 1966, non potrà vedere quindi la sua opera posta in cima alla Grignetta, ma non vedrà neanche il disastro del primo tentativo di trasporto in elicottero. Il 24 ottobre del 1967 il trasporto della parte principale si risolve in un Dall’alto: il trasporto dei pezzi del secondo igloo con la teleferica di Giovanni Zucchi. Il trasporto a piedi nella seconda parte della salita
materiali che compaiono sul mercato,
Proprio l’ing. Stabilini, incaricato di
ma più probabilmente la forma è stata
ingegnerizzare
concepita nella sua mente come una
propone il cambio di materiale. Serve
sorta di cristallo.
qualcosa di più leggero per garantire il
la
prefabbricazione,
trasporto in elicottero, ma anche con
Sentieri e Parole
minori esigenze manutentive e resistenza alle forti dilatazioni termiche. Viene proposto il peraluman 35, una lega aeronautica dell’alluminio, nello
volo del bivacco dalla cima della Grignetta. Per errori di comunicazione, o mancanza di accordi precedenti (i trasporti di materiali in elicottero non erano così usuali), lo sbracciarsi dei Ragni a terra che indicavano al pilota di abbassarsi sono mal interpretati ed il tecnico di bordo sgancia il manufatto quando è ancora due metri sopra la base. Il bivacco cade, fuori asse, sulla base in acciaio e vani sono i tentati-
vi dei Ragni di trattenerlo usando le funi guida. La ricognizione del giorno dopo conferma l’impossibilità di recuperare la struttura. La caparbietà di Cassin Ovviamente non ci si arrende, Cassin cerca di minimizzare, compare sulla stampa anche una fantomatica polizza assicurativa che dovrebbe coprire il danno, ma l’orgoglio è ferito ed il rischio dell’abbandono sembra prossimo. L’ingegner Stabilini, in accordo con Giacomo, figlio di Mario Cereghini ed anch’egli architetto, ridefinisce il progetto dividendo la struttura in settori trasportabili con la teleferica di Giovanni Zucchi, il personaggio che in cima alla Grignetta vende bibite e panini. La Badoni si rende dapprima disponibile a far pagare i soli costi, sostenuti ancora dalla vedova Ferrario, e poi a coprire i costi di trasporto e le varie spese, che, in base all’accordo tra Cassin e la signora Ferrario, sarebbero stati in capo ai Ragni. Trasportati i pezzi in vetta si deve procedere all’assemblaggio utilizzando la tecnica dei ribattini a freddo. Sono mille e quattrocento i ribattini che a mano devono essere sapientemente ribattuti. Alla ribattuta si alternano i Ragni, ma il lavoro di fino tocca quasi completamente a Renzo Battiston, di professione carrozziere e dotato della tecnica corretta. A fine ottobre 1968 l’igloo sacro è al suo posto, pronto per l’inaugurazione nella giornata nevosa del 4 novembre 1968. Al suo interno viene aggiunta una piccola targa a ricordo del progettista Mario Cereghini. Nel prossimo numero racconteremo la storia del trasporto del bivacco, una storia nella storia ricca di aneddoti e sorprese.
Dall’alto: inizia l’assemblaggio del nuovo manufatto. La vedova Ferrario nel giorno dell’inaugurazione dell’igloo, 4 novembre 1968.
IGLOO D’ARTISTA di Giulia Faccinetto
N
on è un manufatto qualunque l’igloo posizionato sulla vetta della Grignetta,. Alle sue spal-
le ha una storia lunga e importante, a cominciare dal nome del suo progettista: l’architetto lecchese Mario Cereghini. Posizionato a 2.184 m, il bivacco Ferrario, proprietà del CAI Milano ma gestito dal CAI Lecco, era stato donato come cappella in memoriam dalla vedova dell’alpinista Bruno Ferrario, scomparso sul Pizzo Cassandra. Realizzato, come ricordato, su progetto di Mario Cereghini, venne costruito e assemblato a Lecco nel 1968. Detto anche l’Ufo, o il Lem, per la somiglianza
con il modulo lunare famoso in quegli anni, l’igloo è di forma ottagonale ed ha un diametro di circa tre metri e mezzo. Esternamente in lamiera metallica, il bivacco è rivestito all’interno in legno ed è coibentato in sughero, per una ottimale tenuta termica. Internamente l’igloo era arredato con due panche e un tavolo. Rocambolesco fu il trasporto. L’igloo doveva infatti essere trasportato in cima alla Grignetta con un elicottero, ma le avverse condizioni meteo, oltre a problemi tecnici, facevano ritardare le operazioni. Quando finalmente arrivò il giorno tanto atteso, in fase di posizionamento un’improvvisa raffica di vento fece rotolare il bivacco nel canalone sottostante. Si decise allora,
Sentieri e Parole
Autoritratto di Mario Cereghini Nella pagina a fronte: Chiesa della Madonna degli Alpini al Pian delle Betulle, ex voto del 5° Alpini Morbegno dall’Albania. Foto Giancarlo Airoldi
su iniziativa di Riccardo Cassin e Dino
mente ai rami di questa disciplina più
Piazza, come viene ricordato in CAI
strettamente considerati artistici, fu al
sezione di Lecco – Un secolo di sto-
centro dei suoi numerosi studi, pro-
ria 1874-1974 - di trasportare i vari
getti e realizzazioni, molte delle quali
pezzi prefabbricati in vetta, per mez-
si possono ammirare proprio ai piedi
zo di una rudimentale teleferica, e di
della Grigna.
assemblare il bivacco direttamente sul
Nato nel 1903, Cereghini aveva una
posto. Così fu fatto e il bivacco venne
formazione di stampo umanistico,
finalmente inaugurato il 4 novembre
come avveniva nelle facoltà di ar-
1968.
chitettura dei tempi e i suoi interessi in ambito artistico erano molteplici e L’architetto
Autore del progetto dell’igloo, Ma-
spaziavano dalla pittura, alla fotografia, dalla poesia alla saggistica.
rio Cereghini fu una figura di spicco
Aderì con entusiasmo al movimento
nel panorama dell‘architettura razio-
razionalista sviluppatosi in Europa nel
nalista del tempo, ma non solo. L’in-
primo dopoguerra e nel 1928 si av-
teresse per l’architettura alpina, a cui
vicinò al Movimento Italiano per l’Ar-
egli voleva che venisse riconosciuta la
chitettura Razionalista, formando con
stessa dignità che si attribuisce solita-
Terragni, Dell’Acqua, Giussani, Lingeri,
Mantero, Ortelli e Ponci il sottogruppo
avere fede nel binomio progresso e
rienza razionalista, Cereghini dedicò
comasco, con cui partecipò anche alla
modernità: “le costruzioni si plasmano
molta parte del suo impegno profes-
V Triennale di Milano.
ai tempi”.
sionale agli studi sull’architettura al-
Durante il periodo fascista, infat-
Tra le opere di questo periodo ri-
pina. La passione per la montagna fu
ti, le numerose commesse pubbliche
cordiamo l’abitazione personale del
una costante della vita di Cereghini e
permettevano agli architetti di questa
Cereghini, in Via Cairoli, la chiesa degli
influenzò moltissime delle sue opere,
generazione di esprimere e realizzare,
Istituiti Riuniti Airoldi e Muzzi, il Palaz-
sia da un punto di vista teorico, con
nei loro progetti, le nuove istanze di
zo di Giustizia di Lecco, il complesso
la stesura di diversi saggi e trattati
modernità, funzionalismo e progresso.
“Cedro del Libano” in via Volta. Curio-
sull’argomento, sia da un punto di vi-
Sono diversi i progetti sul territorio
so è anche il distributore di benzina in
sta pratico, attraverso la realizzazione
lecchese che possono essere ascritti
località Caviate. Spesso infatti gli ar-
di numerosi progetti in diverse locali-
al periodo razionalista del Cereghini.
chitetti razionalisti si cimentavano in
tà, da Cervinia a Madesimo alle vallate
Gli edifici realizzati in questo perio-
questo tipo di progetti per noi oggi
lecchesi.
do sono testimonianza, come ebbe a
privi di significati particolari, ma con-
Inoltre a partire dagli anni Cinquan-
dire lo stesso architetto, della “conti-
siderati, nel clima artistico del tempo,
ta l’importanza e lo sfruttamento del-
nua lotta tra sogno e realtà”. I principi
progetti di avanguardia, volti a cele-
le montagne crescevano sempre più:
teorici del “movimento novatore” si
brare il progresso e a soddisfare le
proprio in questi anni iniziarono a svi-
scontrano spesso con esigenze pra-
esigenze funzionali.
tiche, come i problemi esecutivi e le interferenze dei committenti, ma accettare questi compromessi significa
Architettura alpina Come accennato, accanto all’espe-
Sentieri e Parole
Immagine recente dell’igloo. Foto di Francesca Cantaluppi
lupparsi luoghi di villeggiatura, impian-
questa tipologia di edifici. Per quanto
grosso camino a sezione di cono ro-
ti sciistici, vennero realizzati i grandi
riguarda i materiali, raccomanda l’im-
vesciato e l’ingresso del Parco del Va-
trafori: il crescente interesse per que-
piego di quelli reperibili in loco: il legno
lentino che con la sua forma curvilinea
sto tipo di architettura fu conseguen-
e la pietra sono da preferire ai lateri-
ricoperta di piastrelle verdi, ricorda le
za di questi fenomeni.
zi. Da un punto di vista estetico, ca-
montagne che lo circondano.
Dall’esperienza razionalista Cere-
ratteristiche tecniche di questi edifici
Ben nota è anche la chiesa votiva
ghini riprende gli elementi tipici della
sono: il tetto a falde, tanto più inclinate
del “Morbegno” al Pian delle Betulle,
modernizzazione e li applica ai pro-
quanto più sono abbondanti le pre-
realizzata per onorare un voto fatto
getti per gli edifici montani in modo
cipitazioni nella zona, le gronde am-
alla Madonna dal battaglione alpino
che rispettino i principi dell’autarchia
pie, a sporto, che riparino i ballatoi e
durante la seconda guerra mondiale.
dei materiali e si inseriscano armoni-
le facciate dalla pioggia e dalla neve, i
L’edificio, caratterizzato da un tetto
camente nel paesaggio, rispettando le
serramenti di facile manutenzione, ro-
a due falde che arrivano quasi fino a
tradizioni locali.
busti e comodi da manovrare e per-
terra, ricorda una tenda da campo e
Nei suoi saggi, Cereghini (tra l’altro
siane per proteggere le finestre. Soffi
il campanile a sezione circolare che
autore di una storia dello sci lecche-
di modernismo vengono inseriti anche
termina bruscamente con un piano
se) teorizza che le architetture alpi-
in questo genere di costruzioni: Cere-
obliquo ricorda le penne mozze degli
ne debbano rispondere al criterio di
ghini promuove l’utilizzo di finestre a
alpini.
semplicità, funzionalità e resistere alle
ghigliottina, perché poco ingombranti,
Il bivacco della Grignetta si inserisce
intemperie a cui sono sottoposte e
e non è impossibile trovare, nelle sue
dunque all’interno di questo impor-
formula una serie di suggerimenti che
realizzazioni, tetti a una falda sola.
tante ed originale percorso artistico
riguardano gli aspetti pratici e tecnici
Ai Piani Resinelli Cereghini realiz-
ed architettonico. Qualunque decisio-
da considerare nella realizzazione di
za, oltre ad una abitazione privata, la
ne si prenda riguardo il suo futuro non
conosciuta sede della Pro Loco, dove
potrà che tenerne conto, valorizzan-
sono evidenti le influenze del mo-
do la sua unicità. E la sua originalità.
dernismo nelle finestre allungate, nel
Un’originalità saldamente ancorata a
tetto che sembra a una sola falda, nel
quota 2184.
Sentieri e Parole
ALPINISTA FORTE E MODESTO di Carlo Colombo
A
in lui una forte passione per l’alpini-
Gianni Todeschini, Antonio Piloni, Ma-
a
smo. Ogni domenica prende il treno
rio Dell’Oro, Giovanni Giudici, Battista
Bellagio il 3 luglio 1908.
per Lecco, poi sale ai Piani Resinelli
Airoldi, Felice Butti e altri.
Nel 1933 si trasferisce a Milano (zona
dove inizia ad arrampicare in Grigna
Rogoredo) dove lavora all’acciaieria
con alcuni degli alpinisti più noti del
Redaelli. E’ in questi anni che nasce
momento: Gigi Vitali, Augusto Corti,
ngelo
(all’anagrafe
giolo)
Longoni
An-
nasce
Attività In Grignetta compie numerose scalate importanti, tra queste lo spigolo Sud dell’Ago Teresita, salito per la via APE, con Gianni Todeschini, nel 1936. Partecipa anche all’apertura di alcune nuove vie sia in Grigna che su altre montagne del territorio lecchese: 1936 - Punta Ginetta, parete Nord-Ovest, Grignetta, con Augusto Corti e L. Pozzi - Monte Spedone, bastionata SudOvest, Resegone, con Augusto Corti - Pizzo d’Erna, parete Ovest, Resegone, con Augusto Corti e V. Pigger 1937 - Torrione Clerici, parete Ovest-SudOvest, Grignetta, con Battista Airoldi e G. Fiorelli 1941 - Monte San Martino, parete Ovest, con Gigi Vitali - Torrione Vaghi, parete Nord, Grignetta, con Felice Butti 1942 - Torrione Magnaghi, parete SudOvest, Grignetta, con Gigi Vitali Nel 1935, durante il campeggio dei
Sopra: Cervino 1937: A. Longoni è dietra a destra della croce. Accovacciati da sinistra: il primo è Ugo Tizzoni, il terzo Boga, l’ultimo Ginetto Esposito. Sotto: 1938, in vetta al Sigaro. Angelo Longoni è a sinistra vicino alla croce, sotto di lui Gianni Todeschini
Sentieri e Parole
rocciatori del CAI Lecco in Dolomiti, nell’area del Civetta, compie con Mario Dell’Oro e Giovanni Giudici la prima salita della parete Sud-Ovest della Torre Trieste, una via difficilissima di sesto grado superiore. Riccardo Cassin nella stessa occasione aveva effettuato con Vittorio Ratti l’epica salita dello spigolo Sud-Sud-Est. Nel 1943 Angelo si sposa con una sorella di mio padre, si trasferisce a Lecco, rione Castello, e trova lavoro all’Acciaieria del Caleotto, in reparto fonderia, come serpentatore. La mansione è faticosa e rischiosa, richiede molta concentrazione: l’addetto, munito di una pinza afferra al volo le barre incandescenti in uscita dai cilindri di laminazione, fa loro descrivere un semicerchio attorno al proprio corpo e le introduce nei cilindri del canale di laminazione successivo dove subiranno un ulteriore allungamento e assottigliamento. Nel tempo libero dal lavoro Angelo continua a frequentare le montagne di Lecco e nel 1944 lo vediamo aprire una nuova via sulla parete Nord-Est del Corno gruppo, lo ricordano come una perso-
di Canzo centrale, con Augusto 1938
na modesta e schiva, pur se ben dota-
- Monte Bianco per la via normale
ta dal punto di vista alpinistico, forte e
che ascensione “fuori zona”, e
italiana
resistente alla fatica.
il suo nome figura fra le prime
- Monte Bianco, Dente del Gigante
Corti. Riesce anche a compiere qual-
Scuola di alpinismo del CAI Lecco, ha
cordate lecchesi al Cervino e al Monte Bianco: 1937 - Monte Cervino per la via nor-
Nel 1952, con Emilio Valsecchi,
collaborato con il Soccorso Alpino ed
compie la prima salita della parete
è stato accompagnatore del gruppo di
Sud-Ovest dei Denti della Vecchia,
Alpinismo Giovanile negli anni di avvio
nelle Prealpi Ticinesi.
di questa attività.
Nel frattempo, 1948, era stato am-
male italiana.
messo a far parte del gruppo Ragni.
Sentieri e Parole
E’ stato istruttore sezionale nella
Tanti elementi positivi nella sua carriera di uomo profondamente legato
Gli alpinisti che lo hanno frequen-
alla montagna e l’ombra del dispiacere
tato, come Gianfranco Anghileri ed
che lo accompagnerà per tutta la vita
Emilio Valsecchi, membri dello stesso
per una vicenda vissuta come un’in-
giustizia: non essere stato giudicato idoneo al percorso formativo per diventare guida alpina. E’ venuto a mancare nel 1979, all’età di 71 anni. Ricordi di famiglia Mio nonno materno viveva con la famiglia dello zio Angelo. Per questo motivo nella mia infanzia e giovinezza ho trascorso molto tempo in casa sua, giocando con mio cugino Renato, e ho avuto modo di conoscere bene questo zio. Aveva un grande cuore e si rendeva disponibile ad aiutare tutti. Oltre alla montagna, aveva la passione della pesca che praticava nel lago di Lecco. In estate andava a fiocina di notte insieme a mio papà. Memorabile fu la costruzione della barca, all’interno della casa: quando l’ebbe ultimata, dovette abbattere un pezzo di muro per portarla fuori perché non passava dalla porta. Un ricordo particolarmente caro risale al 1961, quando ebbi l’opportunità di passare con lui otto giorni al rifugio Porro in Valmalenco, e di essere accompagnato su diverse cime, fra cui il pizzo Cassandra. Ricordo sempre questo mio zio con tanto affetto. Foto Archivio Angelo Longoni
Nella pagina a lato, dall’alto: Angelo sullo spuntone Terramatta, Grignetta Val Tesa. Foto G. Comi, Cai Lecco. Campeggio Ragni 1937. Da sinistra A. Longoni, F. Butti, G. Todeschini, U. Tizzoni, G. Esposito. In questa pagina dall’alto: Gruppo Ragni in posa. Angelo Longoni è il quinto in piedi da sinistra In centro da sinistra: Angelo in Grignetta nel 1960; ad Asiago nel 1956 In basso: 1961, al Pizzo Cassandra.
Sentieri e Parole
LA FALESIA CHE NON C’È
N
di Sergio Poli
egli ultimi mesi del 2017 sono
tanto salta fuori qualche sorpresa,
di tutte le difficoltà, sia classiche che
apparsi sulla stampa locale
come questa.
moderne e sportive, e quel gruppo
diversi articoli che parlavano
Infatti, sorpresa è stata: proprio sulla
montuoso ancor oggi è un banco di
di una “nuova falesia sui Corni di Can-
conosciutissima parete sud del Corno
prova di tutto rispetto per chi vuole
zo” in via di realizzazione da parte dei
Occidentale, una struttura in magnifica
confrontarsi con le proprie capaci-
Ragni di Lecco. La falesia si sarebbe
dolomia, già attraversata dalla “Ferrata
tà arrampicatorie. Basti sfogliare il bel
chiamata “K90”, in onore dei 90 anni
del Venticinquennale”, i Ragni hanno
volume “L’Isola senza nome” uscito
di fondazione dell’industria lecche-
visto la possibilità di realizzare una
nel 2005 a cura delle Sezioni CAI di
se Kapriol, leader nella produzione e
serie di vie d’arrampicata di grande
Oggiono e Valmadrera, ripubblicato e
commercializzazione di attrezzature e
difficoltà, che nell’insieme avrebbero
aggiornato nel 2015 con le nuove vie,
abbigliamento da lavoro, che sponso-
formato una falesia di tutto rispetto
per rendersene conto.
rizza l’attività di alcuni Ragni.
anche in un territorio già quasi saturo
Sembra impossibile che ci siano pa-
come il nostro.
Dicevamo anche della Via Ferrata del Venticinquennale: realizzata dal
reti, o almeno porzioni di esse, ancora
I Corni di Canzo rappresentano
CAI Canzo nel 1972 sul Corno Occi-
non vergini sulle montagne attorno a
di per sé un pezzo di storia dell’al-
dentale per celebrare i 25 anni della
Lecco, dopo decenni di sistematiche
pinismo lecchese, e più propriamen-
fondazione della locale sezione, viene
esplorazioni di ogni struttura rocciosa
te valmadrerese: sulle pareti dei Tre
percorsa da centinaia di appassionati
e di apertura di vie sempre più difficili,
Corni – che in realtà sono quattro,
ogni settimana e rappresenta una delle
in luoghi dove un tempo nemmeno si
comprendendo a pieno titolo il Corno
vie ferrate più frequentate di Lombar-
pensava di poter passare. Eppure, ogni
Ratt – sono state aperte decine di vie
Il traverso in piena parete
dia. La ferrata è stata quasi completamente ridisegnata nel 2008: il tracciato originale percorreva, nel tratto intermedio, l’ampio zoccolo che taglia orizzontalmente il Corno, mentre nella nuova versione compie un lungo traverso in piena parete, aggiungendo notevole difficoltà tecnica, e interesse alpinistico, all’itinerario. Fin qui la storia. Libertà e tutele Tornando alla “falesia”, le cronache raccontano di una scoperta quasi casuale di quel settore di parete, grazie al rinvenimento di chiodi lasciati da qualcuno durante precedenti tentativi di apertura delle vie. Ma questo è alla base del gioco dell’arrampicata: da sempre, come diceva qualcuno, “le montagne sono lì”, è l’uomo che le vede con occhi diversi, non più come grossi sassi inerti ma come mondi inesplorati da conoscere e sui quali provare a divertirsi. Logico quindi che qualcuno abbia pensato di salirci senza farsi troppe domande, tanto più che su quel sasso in particolare c’era già una via ferrata molto conosciuta. E’ così che ha sempre funzionato l’arrampicata in ambiente: si trova una bella parete e ci si prova a salire, esprimendo così la propria libertà creativa. Semplice. Detto fatto, i Ragni hanno iniziato ad attrezzare una via lungo la parete (vedi foto), proprio sopra la via ferrata, come primo itinerario della futura falesia, che stando ai programmi avrebbe dovuto arrivare a 15-17 tiri in totale, di difficoltà crescente. Fin qui, niente di diverso dal solito, si è sempre fatto così. Invece, qualcosa di diverso c’è: ci sono delle tutele che riguardano l’interesse di tutti. Anzitutto, c’è una considerazione da
Dall’alto: Corno occidentale; viole sul Corno
fare sulla proprietà: un conto è aprire una via come libera espressione della propria libertà, un “atto unico” conseguenza di un momento di creatività, un altro è pianificare e realizzare una serie di vie, magari attrezzandole dall’alto, creando una struttura permanente destinata ad un uso collettivo. E’ la stessa differenza che c’è fra salire un giorno su un albero e realizzare nel bosco un jungle-rider park… In questo secondo caso, è difficile pensare di non dover chiedere il permesso al proprietario dell’albero. Specialmente se l’albero, pardon, la parete, come tutto il versante sud del Corno occidentale, è proprietà di Regione Lombardia, cioè di tutti noi. Altra considerazione: l’intera foresta regionale, compresa quindi la parete del Corno, appartiene alla rete europea Natura 2000 in quanto ZPS – Zona di Protezione Speciale – “Triangolo lariano”, cioè è tutelata come zona importante per l’avifauna. Nella vicina foresta e sulle pareti sono infatti stati segnalati falco pecchiaiolo e pellegrino, nibbio bruno, allocco e picchio muraiolo, oltre al rarissimo succiacapre. E sicuramente la frequentazione della parete da parte degli alpinisti, compresi i fruitori della ferrata, può dar fastidio ai rapaci e agli altri uccelli che vivono nell’area. Gli alpinisti sanno che su un’altra parete della zona, quella del Buco del Piombo sopra Erba, l’arrampicata viene vietata nel periodo di nidificazione del falco pellegrino. Ancora: le rocce calcaree ospitano un tipo di vegetazione particolare, ricca di specie rare ed endemiche quali la peonia, la primula di Lombardia, l’erba regina, che nel loro insieme costituiscono un habitat piuttosto delicato e raro, che va giustamente tutelato e
Sopra: L’ultimo tratto Sotto: Ospiti sul Corno
protetto. E ancora una volta, il ripe-
Chi arriva prima
ferrate, imponendo un’attenta manu-
tuto passaggio di persone in ambienti
Tutte le considerazioni esposte so-
tenzione di quelle già esistenti, sia in
così fragili può rappresentare una se-
pra valgono anche per la ferrata, che
termini di sicurezza che di inserimento
ria minaccia per la sopravvivenza di
anzi porta in parete molte più perso-
ambientale. Insomma, le ferrate sono
queste specie.
ne all’anno rispetto alle poche decine
tollerate, ma non certo caldeggiate. E
Infine, esiste un’imprescindibile tu-
in grado di salire le difficilissime vie
non si può che essere d’accordo con
tela, quella della sicurezza e incolu-
d’arrampicata. Ma la ferrata c’è dal
questa visione: forse le ferrate hanno
mità delle persone che frequentano la
1972, esisteva già da trent’anni quan-
fatto il loro tempo.
montagna: le vie in progetto dovreb-
do la foresta venne dichiarata ZPS nei
bero tutte attraversare – e letteral-
primi anni 2000, quindi non si può
mente incrociano – l’esistente traver-
pensare di chiuderla: è arrivata pri-
La vicenda della ipotizzata falesia sul
so della via ferrata, creando potenziale
ma della tutela … Al limite, si potrebbe
Corno offre lo spunto per una rifles-
pericolo per caduta di sassi, oggetti
pensare ad una sua regolamentazione,
sione moderna sul rapporto uomo/
- e magari persone - che … volano
almeno nel periodo di nidificazione –
montagna, alla luce di un nuovo modo
sulla testa dei passanti, ma soprattut-
tipo Buco del Piombo – non certo ad
di vedere il territorio montano: non
to inediti grovigli fra corde di alpinisti
una chiusura. Sembra corretto dunque
più esclusivo terreno di gioco per po-
e imbraghi di ferratisti, con conse-
non aggiungere disturbo a disturbo,
chi, ma prezioso angolo di tutela della
guenze facili da immaginare. Una cosa
evitando di realizzare una nuova fa-
natura per tutti. Ci auguriamo che i
tecnicamente improponibile, mai vista
lesia che fatalmente aumenterebbe la
Ragni di Lecco, con il grande presti-
finora su nessuna parete, e vista come
frequentazione dell’area.
gio e autorità di cui sono eredi, siano
molto negativa dalle scuole di arrampicata delle sezioni CAI della zona.
Anche il CAI nazionale in diver-
E PER UN SEMPRE EFFICIENTE DA NOI TROVI
i primi a rendersene conto.
si documenti (dal Bidecalogo in poi) scoraggia la proliferazione delle vie
VALMADRERA LC via Cantoni, 12 tel. 0341 1582495 officina@pelizzarilecco.it www.pelizzarilecco.it
Conclusioni
orari di apertura da lunedì a venerdì 8.30 - 12.30 14.00 - 18.30 sabato chiuso
Foto di Sergio Poli
20% SUI RICAMBI
SCATTI UFFICIALI di Annibale Rota
D
a una quarantina d’anni a
La prima cartolina nota è quella del-
Non facile da trovare è anche quel-
questa parte quasi tutte le
la spedizione inglese all’Everest del
la della spedizione nazionale del 1958,
spedizioni alpinistiche extra-
1924, durante la quale Irvine e Mal-
guidata da Riccardo Cassin, che con
europee predispongono delle cartoline
lory, uomini di punta della spedizione,
Walter Bonatti e Carlo Mauri salì il
ricordo, che vengono messe in vendi-
scomparvero tra le nuvole a 250 metri
Gasherbrum IV un difficile quasi ot-
ta prima della partenza per raccogliere
dalla cima e non è stato mai possibile
tomila.
fondi e successivamente spedite, con
stabilire se avessero raggiunto la vet-
Le cartoline riportano in genere
le firme di tutti i partecipanti, dal paese
ta. E’ stato ritrovato qualche anno fa il
al recto la fotografia della montagna
in cui si svolge la salita alpinistica. Ci
corpo di Mallory, ma non la macchina
“obiettivo” della spedizione: le più da-
sono appassionati che le collezionano
fotografica, che forse avrebbe potu-
tate in bianco e nero, poi dagli anni
e che da un po’ di anni incontrano
to chiarire l’eventuale conquista della
settanta quasi sempre a colori.
notevoli difficoltà a venire a cono-
cima. Queste cartoline, con una tar-
scenza anche solo delle spedizioni
ghetta erinnofila riproducente l’Everest
italiane (sono ormai più di dieci ogni
e un cachet della spedizione, venne-
Personalmente ho collezionato so-
anno) e a ottenere poi le relative car-
ro spedite dall’India. Non riportano le
prattutto le cartoline delle spedizioni
toline, scrivendo in tutta Italia.
firme autografe dei componenti della
lecchesi e le ho praticamente tutte
Un tempo non era così. Solo le spe-
spedizione, ma, a stampa, solo quel-
fino al 2000. Ho trovato anche alcune
dizioni importanti approntavano un
la del capo-spedizione, Capitano J.B.L.
cartoline relative alla presenza di alpi-
numero limitato di cartoline ricordo,
Noel. Oggi sono considerate rari og-
nisti lecchesi in spedizioni organizzate
che i componenti della spedizione
getti da collezione e talvolta compa-
da altre sezioni del CAI. Dopo il 2000
inviavano a parenti ed amici. Sono
iono anche nei cataloghi di case d’asta
ho rinunciato a questa ricerca per il
cartoline che possono trovare posto
inglesi a prezzi base attorno alle 100
proliferare di spedizioni più o meno
anche in una collezione filatelica te-
sterline.
private.
matica sulla storia dell’alpinismo e che sono oggi molto difficili da trovare.
Altre cartoline pregiate sono quelle delle prime salite agli ottomila.
Collezione
Le cartoline delle spedizioni più datate, cioè quelle anteriori ai primi anni settanta, mi sono state donate da alcuni amici, e in particolare da Giovanni Ratti, Ragno e guida alpina, e dal compianto Giancarlo Riva, presidente del CAI Lecco prima del sottoscritto e poi presidente nazionale del Corpo del Soccorso Alpino. Alcune, anche importanti, le ho trovate su bancarelle di libri usati a Milano (e mi sono sempre chiesto come avessero fatto a finire lì). Poi, entrato nel consiglio del CAI Lecco, sono diventato un destinatario diretto di queste cartoline.
La cartolina con l’annullo figurato del Cerro Torre. Pagina a lato: il foglio della spedizione alla Sud del Mc Kinley, come figura nella collezione di Annibale Rota
Alle cartoline delle spedizioni alpi-
nistiche in qualche caso si sono interessati commercianti filatelici, che si sono dati da fare per arricchirle con annulli speciali ed aumentarne il valore filatelico. Per la verità ne ho viste solo cinque, tra le centinaia in mio possesso, e tra queste spicca quella della spedizione “Città di Lecco” che, a cavallo della fine anno del 1973, salì la parete Ovest del Cerro Torre, forse la vetta più famosa della Patagonia. La cartolina ha uno splendido annullo figurato, il primo a me noto, ottenuto grazie al prestigio che i “Ragni della Grignetta” godevano, e godono tuttora, in Argentina. Un paio di anni fa ho deciso di “organizzare” la collezione delle cartoline della spedizioni lecchesi, dedicando ad ogni cartolina un foglio predisposto al computer per ricevere la cartolina, la fotocopia della fotografia al verso e un breve commento relativo alla spedizione ed ai componenti. Una volta completato questo lavoro, e non dovrebbe mancarmi molto tempo, sarebbe mia intenzione scannerizzare tutti i fogli e dare una copia del file all’archivio del CAI Lecco, mentre il raccoglitore con gli originali potrebbe finire al Museo della Montagna (sempre che trovi una collocazione definitiva).
In alto: verso e recto della cartolina Gasherbrum IV, 1958 In basso: recto e verso della cartolina Everest, 1924..
IN MONTAGNA PER STAR BENE di Marco Pedeferri e Adriana Baruffini
rienza spirituale e di conoscenza di sé,
ne degli individui portatori di differenti
come insegna, ci ha ricordato il primo
problematiche, patologie o disabilità;
ontagna
aiuta,
dei relatori al convegno di Bergamo,
esso è progettato per svolgersi, at-
esperienze a confron-
Paolo Di Benedetto, l’ascensione al
traverso il lavoro sulle dinamiche di
to” è il titolo del con-
Mont Ventoux di Francesco Petrarca
gruppo, nell’ambiente culturale, natu-
vegno regionale di montagnaterapia
con il fratello Gherardo nel 1336, dove
rale e artificiale della montagna”.
che si è svolto il 26 gennaio al Pa-
la salita, forse la prima narrata nella
Porsi una meta impegnativa, alle-
lamonti, organizzato dall’Associazione
storia dell’alpinismo, è in realtà un’al-
narsi per affrontarla, reggere la fatica,
socio-sanitaria territoriale di Berga-
legoria della crisi spirituale del poeta
misurare le proprie forze, scoprire i
mo est in collaborazione con il CAI di
e il raggiungimento della cima diventa
propri limiti, dare continuità alla propria
Bergamo. E’ l’ultimo di una ormai lunga
simbolo della salvezza.
motivazione arricchendola grazie alla
“M
che
serie di incontri che, a partire dal con-
Frequentare la montagna, poi, si-
relazione con gli altri, sono elementi
vegno nazionale del CAI “Montagna e
gnifica camminare, e il cammino è
che si acquisiscono durante l’espe-
solidarietà: esperienze a confronto”,
un atto antropologico, un movimento
rienza in montagna. Non c’è nessuna
Pinzolo 1999, fino al convegno na-
originario, pendolare e binario nello
performance sportiva da raggiungere,
zionale “Sentieri di Salute: lo sguardo
stesso tempo, come il battito del cuo-
ma l’atto del camminare “insieme”, se
oltre” svoltosi nel 2016 a Pordenone,
re e il respiro.
esercitato regolarmente, permette il
hanno cercato di mettere ordine nella
Suggestioni letterarie e filosofiche
raggiungimento della meta e dell’e-
complicata matassa di questa giovane
che possono dire molto sulle relazio-
quilibrio interiore che è fonte di plu-
disciplina.
ni fra montagna e benessere psico-
rimi benefici.
fisico. Suggestioni Che l’andare per monti faccia bene
Rilievi clinici Terapia
Entrando nel merito di questo re-
alla salute del corpo e della mente non
Negli ultimi vent’anni si è assistito
cente convegno, passiamo sintetica-
è un’acquisizione recente: da secoli la
a un progressivo intensificarsi del-
mente in rassegna i dati comunicati
montagna attrae per i suoi luoghi in-
le esperienze cliniche e degli scam-
dai vari relatori.
contaminati, gli spazi non antropizzati,
bi culturali sul tema dei rapporti fra
le bellezze naturali, le tracce di storia
montagna e salute ed è nato un mo-
lasciate dai suoi abitanti, e viene ri-
vimento nazionale di ricerca e di at-
tenuta dispensatrice di benessere sia
tività clinico assistenziale, che il CAI,
fisico che psicologico. In particolare
accogliendo le proposte e i suggeri-
la purezza dell’aria e la minore den-
menti delle sue Commissioni mediche,
sità che si realizzano in quota sono
ha fatto proprio.
unanimemente ritenuti fattori in gra-
Il termine di “montagnaterapia”, in-
do di stimolare positivamente le varie
trodotto da Giulio Scoppola (psichia-
funzioni dell’organismo. Se ne accor-
tra, psicoterapeuta e ideatore di que-
se già Marco Polo che, per riprendersi
sta disciplina in Italia) in uno scritto
dalle fatiche del viaggio in Cina, sog-
del 2007, sta ad indicare “un originale
giornò a lungo sull’altopiano del Pamir
approccio metodologico a carattere
a 5000 metri di quota.
terapeutico-riabilitativo e/o socio-
Ma l’andare in montagna può anche
educativo, finalizzato alla prevenzione
tradursi in una vera e propria espe-
secondaria, alla cura e alla riabilitazio-
Ampio spazio hanno avuto le malattie e i disagi della sfera psico-sociale. Abbiamo sentito parlare di un progetto di inserimento lavorativo di soggetti con disabilità psichica afferenti a centri diurni e comunità alloggio nella gestione di un rifugio di montagna; di montagnaterapia con ragazzi affetti da autismo; di cammino educativo per i sentieri di montagna nell’esperienza dei servizi per le dipendenze; di “terapia verticale” nella riabilitazione psichiatrica; di scrittura autobiografica con taccuino nello zaino come strumento di esplorazione del proprio mondo interiore, “un foglio bianco pieno di sentieri”, per usare le parole di Dino Buzzati. In un’altra sessione del convegno sono state invece messe a confronto le esperienze di montagnaterapia nel trattamento di alcune malattie organiche, a cominciare dalle cardiopatie, con l’indicazione di un possibile ruolo dell’escursionismo montano per il recupero delle performance e la prevenzione di nuovi eventi coronarici in soggetti sottoposti ad angioplastica in seguito a un episodio di ischemia. Senza dimenticare che il cammino aiuta a tenere sotto controllo alcuni fattori di rischio per lo sviluppo della cardiopatia ischemica, come ipertensione, obesità, diabete, dislipidemie. Nel campo delle malattie respiratorie è stata ricordata l’attività che il Centro Pio XII di Misurina conduce da anni trattando con successo bambini con asma grave: il beneficio derivan-
del lavoro aerobico.
Sentieri e Parole
volontari,
rappresentanti
Da menzionare infine l’esperienza
delle istituzioni) hanno dimostrato
di accompagnamento in montagna
che tutte le attività legate alla mon-
di soggetti non vedenti, illustrata da
tagna (escursionismo, alpinismo, ar-
volontari di un’associazione sportiva
rampicata, sci, speleologia) aiutano ad
bergamasca che si occupa di disabili
affrontare le realtà di disagio fisico o
visivi, e due progetti di nicchia riguar-
psichico; permettono di progredire nel
danti bambini leucemici e pazienti che
percorso verso la salute e l’autono-
hanno subito trapianti d’organo.
mia; danno tranquillità, soddisfazione, equilibrio interiore grazie anche al
te dall’assenza in quota di allergeni si combina in questo caso con l’efficacia
pagnatori,
Ipotesi di lavoro
clima di condivisione e di fiducia tra
Nell’ambito del convegno si è respi-
pazienti, operatori e accompagnatori
rato un clima di ottimismo e di entu-
che abitualmente si instaura; oltre che
siasmo.
nella cura, hanno un ruolo importante
I relatori (medici, infermieri, psico-
nella prevenzione delle malattie croni-
logi, educatori socio-sanitari, accom-
che, comprese le patologie muscolo-
l’adozione di appropriate metodologie che riguardano anche la specifica formazione degli operatori e la verifica degli esiti e vengono progettate e attuate prevalentemente nell’ambito del Sistema sanitario nazionale o in strutture socio-sanitarie accreditate con la fondamentale collaborazione del CAI (che ne riconosce ufficialmente le finalità e l’organizzazione nazionale) e di altri enti o associazioni del settore”. Anche a Lecco siamo al corrente di varie iniziative che potrebbero inserirsi nel filone della montagnaterapia, dai gruppi di cammino, a occasionali interventi su situazioni di fragilità in adolescenti e giovani adulti, a progetti riguardanti handicap di varia natura. Chissà che su alcuni obiettivi non si possa anche qui sperimentare in modo coordinato un tipo di lavoro che nel campo della prevenzione secondaria risponda ai criteri di scientificità auspicati dal convegno di Pordenone e sottolineati come imprescindibili al recente convegno di Bergamo.
scheletriche di tipo degenerativo e
lidazione non può che passare attra-
l’osteoporosi.
verso il confronto di molte esperienze
Di pari passo si riducono assunzio-
cliniche. Le diverse osservazioni, per
ne di farmaci e necessità di ricoveri in
essere confrontabili, devono essere
ospedale.
basate su progetti che in modo omo-
Non dimentichiamo però che la
geneo definiscano obiettivi generali
medicina è una scienza: al di là delle
e operativi, strategie, risorse, azioni,
impressioni e delle convinzioni indi-
tempistica, interventi e risultati atte-
viduali, ogni comportamento terapeu-
si, per rendere possibile il passaggio
tico deve essere validato dal punto
finale della verifica dei risultati. Così
di vista clinico a garanzia dell’appro-
sarà contenuto il rischio di cadere
priatezza delle indicazioni e dei me-
nell’improvvisazione, nello spontanei-
todi, dell’efficacia dei risultati e della
smo, nella casualità.
sicurezza. Per una disciplina giovane
Citando ancora Giulio Scoppola, “le
e dalle molteplici sfaccettature come
attività di montagnaterapia richiedo-
la montagnaterapia, il percorso di va-
no l’utilizzo di competenze cliniche e
Sentieri e Parole
IN CULO AL MONDO
Sulla Ovest del Cerro Riso Patron. La salita dedicata a Daniele Chiappa di Matteo Della Bordella
S
ono passati più di tre anni e
“hai voluto il kayak, ed ora ne paghi le
un kayaker” - continuavo e pensare
mi ritrovo ancora nella stes-
conseguenze!”.
– “e sono qui per scalare le monta-
sa situazione: sballottato su e
Tre anni fa, ero sempre insieme al
gne, non per rischiare di annegare nel
giù dalle onde e chiuso dentro il mio
mio amico Silvan Schupbach, in Gro-
kayak, lottando per stare a galla ed
enlandia, quando al termine della no-
Ma d’altronde si sa che noi alpinisti
andare avanti, col vento che mi arri-
stra spedizione promisi a me stesso
abbiamo la memoria breve e che ciò
va dritto in faccia, e sembra anche lui
che non avrei mai e poi mai più paga-
che sul momento ci provoca soffe-
prendersi gioco di me, e sussurrarmi
iato così tanto. “Sono un alpinista, non
renze, preoccupazioni, fatiche e timori,
mezzo dell’oceano!”.
col tempo si trasforma nel ricordo di
che avevamo fatto solo poco tempo
qualcosa di importante ed appagan-
prima, quando avevamo detto a noi
te per noi stessi. Quando torniamo a
stessi “Mai mai più!”.
casa dentro di noi poi pensiamo già Sulle orme del Miro
fare qualcosina in più della volta pre-
Questo è proprio quello che è suc-
cedente, dimenticandoci di tutte le
cesso (anche) con questa spedizione.
sofferenze, imprecazioni e promesse
Quando i ricordi dei 400 km in kayak
In kayak
alla prossima sfida e pensiamo già a
nel 2014 in Groenlandia, dell’incontro
di andare al Riso Patron è nata grazie a
del mundo, avvicinamento comples-
con l’orso polare e del ribaltamento
tutte le informazioni messe a disposi-
so”, rimbombavano nella mia testa ed
col kayak erano abbastanza sbiaditi,
zione gratuitamente da Rolando Gari-
ormai mi ero convinto che questo
ecco, era giunto il momento di par-
botti sul suo sito www.pataclimb.com.
sarebbe stato il posto giusto per vi-
tire per una nuova avventura, possi-
Fin da subito sono stato colpito dalle
vere un’altra grande avventura by fair
bilmente ancora più impegnativa ed
prime parole che descrivono questa
means. Con lo stesso stile del 2014
incerta di quella precedente.
montagna: “The Cerro Riso Patrón is
in Groenlandia, e possibilmente con
located en el culo del mundo” (cit.) –
gli stessi amici, ma nell’ambiente della
e se lo dice uno con l’esperienza di
Patagonia e con tante incognite in più
Rolo c’è veramente da crederci!
da affrontare.
Questa nuova avventura aveva già un nome, ovvero Cerro Riso Patron. Il Cerro Riso Patron, balzò agli occhi delle cronache alpinistiche nel 2015,
Sempre grazie al sito Pataclimb,
Il 9 febbraio arriva il momento tanto
quando un team franco- argentino
sono venuto a conoscenza del fatto
atteso. Il luogo di partenza della spe-
si aggiudicò il prestigioso Piolet d’Or
che la cima Sud di questa montagna
dizione è il villaggio di Puerto Eden
per la prima salita dello sperone Nord-
era ancora inviolata e che sul versante
– un piccolo villaggio di pescatori nei
Est della cima centrale. Personalmen-
Ovest presentava una parete vergine
fiordi Cileni, 400 km a Nord del più
te, conoscevo già questa montagna,
di oltre 1000 metri, dove già l’avvi-
celebre Puerto Natales e raggiungi-
grazie ad alcuni racconti dei vecchi
cinamento era una vera e propria av-
bile solo via mare. Il piccolo villaggio
“Ragni di Lecco”. Infatti, la prima salita
ventura ed aveva messo duramente
conta una cinquantina di abitanti, non
del Riso Patron fu del grande Casimiro
alla prova i pochi che avevano tentato
molto abituati alla presenza di turisti.
Ferrari (insieme a Bruno Lombardini
questa montagna in precedenza.
Mentre un piccolo gruppetto di curiosi
ed Egidio Spreafico), nel 1988. Tuttavia devo ammettere che l’idea
Era ormai da più di un anno che
ci osserva, io e Silvan infiliamo, non
le parole “parete inviolata, en el culo
senza difficoltà, nei nostri kayak circa
Inizia la scalata
60 o 70 kg di materiale suddiviso tra
scettico, poiché volevamo fare tutto in
In kayak e a nuoto
attrezzatura, cibo, vestiti e quant’altro
solitaria. E allora abbiamo trovato un
Il mare è liscio come l’olio ed i pen-
ci possa servire per 30 giorni di spe-
compromesso: “Se volete venire, deve
sieri si accavallano nella testa; con
dizione in autonomia. (È sempre stu-
essere tutto indipendente”, abbiamo
queste condizioni perfette in real-
pefacente quante cose si riescano ad
spiegato. E così è stato. Fulvio e Seba
tà non c’è molto da pensare, si tratta
infilare nei kayak!)
sono arrivati un giorno dopo di noi,
solo di “staccare la spina dal cervello”
La mattina del 10 febbraio i nostri
e il loro campo base era a dieci mi-
e pagaiare, in modo costante per in-
amici Fulvio Mariani e Sebastian De
nuti di distanza da nostro. Anche per
terminabili ore ed ore, guadagnando in
La Cruz ci salutano dal molo di Puerto
quanto riguarda l’avvicinamento alla
modo lento ma inesorabile i preziosi
Eden – li rincontreremo 4 giorni più
parete si sono mossi in maniera del
kilometri che ci separano dalla nostra
tardi nel fiordo Falcon*.
tutto autonoma e lo stesso vale per il
meta.
rientro con i kayak. Gli unici momenti
Sono ormai le 8 di sera quando
che abbiamo davvero condiviso insie-
mi affianco al kayak di Silvan. Mi giro
Fulvio Mariani è un famoso cinea-
me sono stati i giorni di riposo, dove
verso di lui e mi sembra di guardarmi
sta svizzero (autore per esempio del
abbiamo assaggiato un paio di bic-
allo specchio e vedere disegnata sul
mitico film “Cumbre” sulla prima so-
chieri (o forse anche qualcuno in più)
suo volto la mia stessa espressione.
litaria al Cerro Torre del 1986) ed in-
del vino che loro avevano portato in
Sono 13 ore che pagaiamo, interrot-
sieme stiamo realizzando un film che
barca… Diciamo che per essere precisi
racconti le salite di Casimiro Ferra-
e sinceri possiamo dire che questa è
ri in Patagonia. Quando Fulvio mi ha
stata una spedizione “by-fair-means”,
chiesto di venire per filmare la nostra
ma non integralista.
Fulvio Mariani
spedizione ammetto che ero un po’
Alpinismo e arrampicata
29
Il tracciato della via e il percorso di avvicinamento tra foreste, paludi e prati verticali
te solamente da 3 pause: è vero che
una giornata tranquilla e poi termina-
distruzione. Non sappiamo bene cosa
giornate con un mare così piatto sono
re l’avvicinamento coi kayak il giorno
possa essere successo, ma ipotizzia-
rare in Patagonia, ma è ora di fermar-
successivo.
mo che una sorta di “tsunami”, avve-
ci perché siamo esausti. Piantiamo la
Infatti, è proprio quello che faccia-
nuto presumibilmente non molti giorni
tenda e diamo uno sguardo alla no-
mo, e raggiungiamo il luogo prefissato
prima del nostro arrivo, abbia distrutto
stra cartina. Non abbiamo gps o dia-
per il nostro campo base la sera del
qualsiasi cosa nel raggio di un kilome-
volerie varie che ti dicono quanti km
terzo giorno dopo essere partiti da
tro e mezzo di distanza. Solo ad im-
esattamente abbiamo percorso, ma le
Puerto Eden.
maginare la scena ci vengono i brividi.
nostre misurazioni fatte a spanne par-
Appena arrivati a destinazione no-
Dopo aver stabilito un campo base
lano chiaro: abbiamo fatto almeno 50
tiamo subito che c’è qualcosa di mol-
nella zona che ci sembrava più ripa-
km, ovvero circa la metà della distanza
to molto strano: al posto della classica
rata da eventuali altre inondazioni ci
totale.
foresta verde, rigogliosa e fitta, ricca di
mettiamo subito all’opera per esplora-
Il giorno dopo ci svegliamo di
vita, di suoni e di uccelli che ci aveva
re la zona e decidere la strada da se-
buon’ora con i muscoli tutti indolen-
accompagnato fino ad ora troviamo
guire per avvicinarci alla parete Ovest
ziti; le 13 ore del giorno prima si fanno
una distesa marrone di sabbia, terra
del Riso Patron.
sentire ed è dura rimettersi nei kayak
ed alberi sradicati, cosparsa qua e là
La sensazione di essere tra i primi
a pagaiare, ma il morale è alto per-
di blocchi di ghiaccio, pesci morti e
ad esplorare questo piccolo angolo
ché sappiamo che possiamo prenderci
conchiglie. È uno spettacolo desolante
di mondo è fantastica e lascia libero
ed allo stesso tempo terrificante. Se
spazio alla fantasia e all’immaginazio-
fino a quel momento la natura ci ave-
ne: non c’è un sentiero o una rotta
va trasmesso vitalità ed armonia, ora
tracciata da altri che dobbiamo segui-
invece non vediamo altro che morte e
re, quello su cui fare affidamento per
30 Alpinismo e arrampicata
raggiungere la parete è solo il nostro
tutti gli scenari e le linee di salita pos-
puoi permettere errori e dove non sei
istinto…è un’esplorazione orizzontale e
sibili: eravamo pronti per una finestra
tranquillo come a casa, diciamo che
non verticale (come siamo abituati),
di bel tempo lunga, per una breve, per
il grado di M7+ ci sembra la valuta-
ma per un momento mi pare di essere
condizioni secche, per il caldo, per il
zione oggettivamente più appropriata,
un bambino che gioca a guardie e la-
freddo e per il vento. Insomma, con
anche se sul momento per entrambi
dri e deve trovare il modo di arrivare
la fantasia avevamo già scalato questa
sembrava fosse molto più duro.
alla fortezza.
montagna diverse volte, ora non re-
Tuttavia, come spesso accade, sul-
stava che cogliere l’occasione giusta
le vie di arrampicata, in montagna ed
per scalarla anche nella realtà.
anche più in generale nella vita, non
Ed è proprio grazie ad un pizzico di fantasia ed immaginazione che ci viene in mente la soluzione vincente per raggiungere la parete nel modo più
è dove la difficoltà tecnica è elevata Dodici ore di scalata
che il rischio di farsi male è più alto.
rapido ed efficiente possibile. Laddo-
Il 22 febbraio, dopo circa una set-
Spesso infatti capita di inciampare, e
ve un grosso fiume ci sbarra la strada
timana di attesa e dopo aver passato
di farsi male, nel momento e nel luogo
più agevole, decidiamo di attraversare
una giornata nella nostra tendina al
in cui meno te lo aspetteresti.
a nuoto il lago a monte di quest’ulti-
campo avanzato con la tempesta che
Sono da capocordata su un tiro fa-
mo, e quindi di attrezzare una “tirole-
infuriava, arriva il momento a lungo
cile (forse M4?) e sto pensando che
se”. Mi lego quindi un cordino in vita
sognato di fare un tentativo.
su questo terreno devo cercare di
e nuoto sulla sponda opposta del lago,
Come spesso accade dopo tan-
essere veloce ed efficiente se voglia-
lego il cordino a una pianta e Silvan fa
ti giorni di brutto tempo, la parete è
mo arrivare in cima prima che faccia
lo stesso con l’altro capo, lo tensiona
completamente incrostata di neve e
buio. Sono totalmente immerso nei
e così otteniamo una “tirolese” lunga
ghiaccio, così scegliamo una linea di
miei pensieri e nel mio falso senso di
circa 80 metri, ad una decina di metri
salita adatta alla scalata su misto, con
sicurezza: mi muovo spedito e sen-
dall’acqua, che ci permette di passare
piccozze e ramponi.
za esitazioni… poi in un attimo tutto
da una parte all’altra del fiume senza
Nei primi 300 metri le difficoltà
cambia. Sento un rampone scivolare
bagnarci. Per il resto, il percorso era
sono modeste, e saliamo slegati su
sulla placca di granito sottostante; mi
“ordinaria amministrazione”: tra paludi,
terreno di terzo, forse quarto, grado,
sbilancio e sento anche l’altro ram-
boschi e prati verticali. Grazie a que-
finché non ci troviamo davanti a 25
pone che gratta sulla roccia. Convin-
sta soluzione in circa 6 ore continue
metri di roccia verticale e compatta.
to di avere un buon aggancio con la
di marcia riusciamo ad arrivare, dal
Non essendoci alcun modo di aggi-
piccozza, la afferro con la mia mano
nostro campo base in prossimità del
rarli decidiamo di provare a superarli
destra; sento la lama della piccozza
mare, al campo avanzato, che stabi-
direttamente in dry tooling. Parte Sil-
grattare sul granito e cerco dispe-
liamo a poco più di un’ora dalla parete
van, che è un vero maestro in questo
ratamente di aggrapparmi alla roccia
Ovest del Cerro Riso Patron.
genere di arrampicata; gli incastri delle
con la sinistra, ma il verglas mi scivola
Ancora una volta, avere una parete
piccozze non sono facili da trovare e
lungo il guanto. A quel punto vengo
vergine alta circa 1200 metri e larga
non è nemmeno facile piazzare del-
risucchiato senza controllo verso il
più del doppio, lasciava grandissimo
le protezioni affidabili dal momento
basso e sono pronto al peggio. Sono
spazio alla nostra creatività e fanta-
che la roccia è ricoperta da un sottile
terrorizzato quando senza nemmeno
sia. Io e Silvan giocavamo ad ipotiz-
strato di ghiaccio. Arriva in sosta dopo
rendermene conto mi ritrovo nuova-
zare le più svariate possibilità di salita,
una lunga lotta; poi arriva il mio tur-
mente fermo 3-4 metri più in basso.
cercando di mettere insieme tutti gli
no, da secondo di cordata, e quando
Vedo la seconda piccozza – che in
angoli di questo enorme muro e cer-
arrivo in sosta mi accorgo che è pas-
quel momento non stavo utilizzan-
cando di capire quali difficoltà, peri-
sata più di un’ora da quando abbiamo
do ed avevo lasciato all’altezza dello
coli e condizioni potessero aspettarci
attaccato questi 25 metri! È sempre
una volta in parete. Ancora prima di
difficile valutare in modo oggettivo la
attaccare la montagna nella nostra te-
difficoltà tecnica, specialmente in un
sta avevamo già ipotizzato e discusso
ambiente come questo, dove non ti
Alpinismo e arrampicata
31
scarpone – sopra di me, incastrata nella roccia e mi ritrovo appeso al laccio che collega la piccozza all’anello dell’imbrago. Sono incredulo e lo è pure il mio compagno Silvan. Recupero una posizione stabile ed estraendo la piccozza dalla roccia vedo che la sua anima in legno si è completamente stortata, assorbendo una parte considerevole dell’impatto della caduta. Ho una picca che guarda a sinistra, ma sono incredibilmente illeso. Sono ancora scosso dall’adrenalina, ma prendo coraggio e ripeto a me stesso “tutto ciò che non uccide, ti rende più forte”. Non c’è modo migliore per mettersi alle spalle questo brutto episodio che ripartire verso l’alto, cercando di mantenere la concentrazione al massimo. Verso le prime ore del pomeriggio raggiungiamo il nevaio a metà parete e vediamo la parte alta della via che vorremmo seguire. Una nebbiolina strana ci avvolge e conferisce un tocco mistico a questo ambiente: non sono mai stato a scalare in Scozia, ma mi sono sempre immaginato un ambiente del genere: roccia ricoperta di brina, verglas, e nebbia che ti impedisce di vedere lontano. Pian piano la roccia lascia il posto al ghiaccio puro e la scalata si fa veramente entusiasmante e divertente: non vi è più la preoccupazione di scivolare sulle placche di roccia ghiacciate e la piccozza affonda bene nel tipo mix di ghiaccio e neve patagonico. Dopo aver superato svariati risalti di ghiaccio più o meno lunghi, con pendenze fino a 90 gradi, iniziamo a ve-
32 Alpinismo e arrampicata
Matteo attraversa a nuoto il lago a monte di un fiume impetuoso per attrezzare una tirolese Sotto: Roccia ricoperta di brina, verglas e nebbia che impedisce di vedere lontano
dere chiaramente la vetta ed il fungo
piccolo piccolo al cospetto della gran-
di neve finale. Decidiamo di provare ad
dezza della natura e del panorama
aggirare il fungo verso sinistra, spe-
mozzafiato che ho di fronte.
rando di trovare difficoltà contenute,
Davanti a noi c’è una distesa pres-
ed infatti in breve ci ritroviamo appe-
soché infinita di ghiaccio e pareti da
na sotto la vetta del Cerro Riso Patron
scalare. Vediamo in lontananza la for-
Sud. Passiamo uno alla volta sul punto
tezza di roccia e ghiaccio del Cerro
più alto della montagna ed infine alle
Murallon e mi viene da sorridere al
8.30 di sera, dopo 12 ore di scalata
pensiero che solo un anno prima mi
e con il tramonto alle spalle, ci strin-
trovavo in cima a vagare nel brutto
giamo la mano ed abbracciamo sul
tempo, mentre ora sono qua a goder-
pianoro sommitale a pochi metri dalla
mi questo spettacolo della natura. Mi
cima vera e propria. La sensazione di
sento una persona fortunata a poter
essere i primi uomini a mettere i pie-
vivere queste grandi avventure ed a
di su questa montagna, mi fa sentire
condividerle con i miei amici e do-
gio e così, dopo aver recuperato tutto il materiale al campo avanzato, ci dobbiamo rimettere nei nostri amati ed odiati kayak. Il rientro via mare è stata la degna conclusione di questa avventura impegnativa: il vento contrario ci ha tenuto compagnia per buona parte del tempo, tanto che mi sentivo come i ciclisti in un “tappone dolomitico” del giro d’Italia: pagaia stretta e testa bassa, a combattere contro i crampi e la fatica. Quello che all’andata avevamo percorso in una giornata di 13 ore, ha richiesto al ritorno ben tre giorni di sforzi. Solamente l’ultimo giorno ci ha concesso un regalo: il vento a favore, per un arrivo trionfale nella ridente Puerto Eden! Oltre a ringraziare tutte le persone che hanno creduto in noi e ci hanno aiutato con questa spedizione, io e Silvan vorremmo dedicare questa salita ad una persona in particolare: Daniele Chiappa, uno dei mitici quattro primi salitori del Cerro Torre nel 1974, aveva a lungo sognato e progettato una salita simile alla nostra su questa montagna. Sebbene né io né Silvan avessimo mai avuto la fortuna di co-
Il fungo terminale. Foto di Fulvio Mariani. Sotto: Matteo e Silvan in prossimità della vetta
noscerlo, per questo suo sogno e per
mando a me stesso dove la vita potrà
della montagna scorre tuttavia veloce,
condurmi il prossimo anno.
senza nessun inconveniente, e così la
Eh si, la fortuna questa volta è proprio dalla nostra parte; infatti dopo
sera stessa ci ritroviamo a festeggiare al nostro campo base in riva al mare.
tutto quello che ha fatto per l’alpinismo a Lecco e non solo, questa salita vorremmo dedicarla a lui. Foto archivio Matteo Della Bordella
aver attrezzato una prima calata dal fungo sommitale, abbiamo giusto il
Controvento
tempo di accendere le nostre lampade
Una volta tornati al campo base ed
frontali, quando troviamo un perfet-
aver recuperato le energie spese la
to posto da bivacco piano e riparato
voglia di tornare su queste montagne
dove passare la notte.
per un’altra salita è grande: pensiamo
La mattina successiva ci svegliamo,
che l’occasione di poter scalare in un
il vento inizia a soffiare e le classiche
posto simile non capita molto spesso
nuvole alte che preannunciano l’arrivo
nella vita e vogliamo sfruttarla al me-
del brutto tempo in breve coprono il
glio. Nostro malgrado, però, il tempo
cielo. La nostra discesa per il lato Sud
sta definitivamente volgendo al peg-
Alpinismo e arrampicata
33
EFFETTO LAVATRICE IN PATAGONIA
Fra maltempo e strani fenomeni una nuova via al Cerro Pollone
di Luca Schiera
S
iamo andati in Patagonia io e
Matteo per arrampicare insieme tre settimane nella zona
di Chaltén, e poi dividerci verso altri obiettivi: io sarei stato raggiunto da Paolo Marazzi e saremmo andati a
provare in libera una via sulla parete ovest della torre Centrale del Paine, mentre Teo e Silvan dall’altra parte dello Hielo Continental avrebbero puntato al Cerro Riso Patron.
Luca sulla nuova via Maracaibo aperta sul cerro Pollone
Appena arrivati a Chaltén capiamo
Tappa di avvicinamento nella valle del Cerro Piergiorgio
che la stagione non è delle migliori,
Nord-ovest del cerro Pollone. Ha un
Non ha un bell’aspetto, nello stesso
ci accontentiamo di un paio di giorni
bell’aspetto e sembra offrire alcune
tempo vediamo staccarsi senza mo-
meno brutti per depositare del mate-
possibili linee di salita. Scegliamo una
tivo apparente dei blocchi che rimbal-
riale sotto il Cerro Piergiorgio e stu-
via dritta che dovrebbe arrivare fino
zano tipo flipper nello stretto canale.
diare le pareti in quella zona. Torniamo
alla cresta finale e partiamo a scalare
Ci togliamo dalla testa l’idea della di-
in paese ad aspettare una buona fine-
al freddo della mattina, più tardi il sole
scesa rapida e ci incamminiamo fra i
stra per provare a scalare.
ci raggiunge mentre qualche prima
seracchi che scendono nella valle del
L’occasione arriva verso la fine
raffica di vento inizia a farsi sentire.
Torre, un po’ incerti sulla via da segui-
di gennaio, ci prepariamo a passare
Con qualche intoppo finale e una bella
re. Prima che cali la notte troviamo la
qualche giorno in autonomia e lascia-
arrampicata arriviamo sulla cresta nel
traccia che porta sotto la parete ovest
mo Chaltén, dormiamo sotto le pare-
tardo pomeriggio, con la prospettiva
del Fitz Roy e la seguiamo fino al pa-
ti. Le previsioni erano giuste, arriva il
di una veloce discesa dall’altro ver-
ese che raggiungiamo in tarda notte.
bello ed è anche molto caldo, unico
sante fino alla tenda.
problema è tutto bagnato ed espo-
Scendiamo sul ghiacciaio con una
“Maracaibo”
sto alle scariche di ghiaccio che si è
doppia e ci prepariamo a calarci nel
La nuova via si chiama “Maracai-
formato nelle ultime settimane. Pas-
canale di scisto che fiancheggia la pa-
bo”, ha uno sviluppo di 300 metri e
siamo la giornata intorno alla tenda e
rete. Già prima di vederlo capiamo che
affronta una parete dove, stando alle
prepariamo un piano alternativo per
c’è qualcosa di strano. Da alcuni metri
il giorno dopo, che dovrebbe essere
di distanza si sente un forte rumore
bello almeno fino alla sera. Partiamo
tipo lavatrice, il vento spara l’acqua di
di notte per arrivare all’alba, dopo un
fusione verso l’alto e quando ci affac-
lungo avvicinamento, sotto la parete
ciamo veniamo lavati completamente.
Alpinismo e arrampicata
35
Versante ovest delle Torri del Paine; a destra sopra: Luca sulla torre Nord; sotto: Luca e Matteo in cima al Cerro Pollone.
informazioni a nostra disposizione,
van per fare la spesa per il mese suc-
aspettare, anche in artificiale non pos-
non ci sono altri itinerari ad eccezione
cessivo al Riso Patron.
siamo salire così. Passiamo sette ore a
di quello che percorre lo spigolo che
In base alle previsioni decidiamo il
tremare e a guardare il sole fare il giro
divide l’ampia parete nordovest dalla
materiale da portare e la strategia. Sa-
della montagna fino a che ci raggiun-
ovest, aperto nel 1999 dagli statu-
liamo il più leggeri possibile e dormia-
ge nel pomeriggio. Iniziamo a scalare
nitensi Jim Donini e Gregory Crouch
mo al campo giapponese, nel fondo
decisamente fuori tempo, ma almeno
e ripreso nel 2011 da Scott Bennett
della valle. Alla mattina nevica. Saliamo
è diventato caldo. Saliamo alcuni tiri
e Blake Herrington. Abbiamo ancora
nella valle del Silenzio, dove conti-
sulla torre nord, l’arrampicata è fanta-
pochi giorni ma speriamo in un altro
nua a esserci brutto tempo e trovia-
stica ma non ci rimane che scendere
tentativo, che non ci sarà. Riusciamo
mo un buon riparo per la notte sotto
dopo questo breve tentativo. Il tempo
a recuperare la tenda lasciata la set-
ad un sasso. Il giorno dopo saliamo
torna brutto e le previsioni non danno
timana prima piena d’acqua, prima di
lo zoccolo con le frontali e arriviamo
la minima speranza per i giorni suc-
dividerci.
alla base della torre Nord con le pri-
cessivi.
Ci ritroviamo quasi per caso alcuni
me luci. Appena posiamo lo zaino e
Finisce qui il mio giro, pochi giorni
giorni più tardi a Puerto Natales: io e
ci fermiamo ci rendiamo conto che fa
dopo prendo il volo per l’Italia mentre
Paolino per andare alle torri del Paine
un freddo inaspettato. La bottiglia di
Paolino torna a Chaltèn e sale l’Aguja
a prendere quello che sembra l’unico
acqua calda che abbiamo portato per
de la S nel gruppo del Fitz Roy. Teo e
giorno bello della stagione, Teo e Sil-
due ore nello zaino è completamente
Silvan un paio di settimane più tardi
congelata e se togliamo i guanti per
riescono ad aprire una nuova via sul
pochi secondi perdiamo sensibilità
Riso Patron in una breve finestra di
alle mani, impossibile scalare in que-
tempo buono.
36 Alpinismo e arrampicata
ste condizioni. L’unica cosa sensata è
Foto archivio Gruppo Ragni
NOTTURNA AL CIMONE
Gita con le ciaspole per i ragazzi dell’Alpinismo giovanile
di Alessia Losa
B
ip bip bip bip bip bip … Cosa sarà mai questo suono
continuo, che piano piano un
passo dopo l’altro intensifica sempre più il suo segnale? Per caso i ragazzi dell’Alpinismo giovanile stanno giocando ad acqua, acqua, fuoco, fuoco, fuochino, fuochino …
Si incomincia a salire
Stanno cercando qualcosa che è stato nascosto! Si stanno divertendo con il semplice gioco noto a tutti, dai più piccini ai più grandi? Ma vi è qualcosa di diverso,
Preparativi per la partenza. Foto di Samuele Sassi
Sulla via del ritorno. Foto di Samuele Sassi
una formula sonora che rende il gioco
mula, iniziata quest’anno a gennaio.
Questa escursione ha avuto la finalità
più moderno?
E’rivolta ai ragazzi che negli anni pas-
di fare comprendere ai giovani alpinisti
In realtà i ragazzi di AG non stanno
sati partecipavano al corso alpinistico
che la montagna anche in veste bian-
giocando, ma stanno simulando una
(noto come terzo corso, dai 14 ai 17
ca presenta diversi gradi di difficoltà e
precisa situazione che in montagna
anni), però da quest’anno non si chia-
quando si organizza una gita bisogna
si potrebbe manifestare durante una
ma più corso alpinistico, ma “Attività
valutare quale abbigliamento ed at-
gita invernale. E’avvenuta una valan-
over 14”. Questa particolare program-
trezzatura è necessario mettere nello
ga e stanno scandagliando la zona
mazione, con frequenza mensile, si
zaino e indossare.
coinvolta per cercare di salvare e tro-
articola in specifiche gite a tema e in
vare i compagni travolti. La ricerca è
ambiente, rese peculiari dalla stagione
facilitata e resa più celere dall’uso di
nella quale si svolgono.
Alla luce della frontale L’attività over 14 non si arresta e
tre strumenti indispensabili, che nello
Le due escursioni svolte in pie-
così nel primo sabato di primave-
zaino di ogni componente del grup-
no inverno, gennaio e febbraio, sono
ra si è svolta la terza gita ancora su
po devono essere presenti. Non uno,
state condotte su tracciati innevati. La
tracciato innevato. In questa uscita
o l’altro o l’altro ancora, ma tutti e tre
tematica della prima gita alpinistica è
due aspetti l’hanno diversificata dalle
devono esserci. Sono l’ARTVA: la ri-
stata: “Utilizzo di piccozza e rampo-
precedenti escursioni: una l’utilizzo di
cetrasmittente che trasmette e riceve
ni”. I ragazzi, partendo da Morterone
altra attrezzatura (artva, sonda, pala,
il segnale emettendo il suono quando
(1035 m), hanno raggiunto la cima
ciaspole e frontalino), necessaria in
si è nella zona del trovato, la sonda,
del Resegone (1860 m) impugnan-
una gita su neve, differente da quel-
cioè il bastone che entra in profondi-
do la piccozza e calzando i ramponi
la usata per raggiungere la cima del
tà nello spessore della neve, e la pala
ai piedi. In questa salita hanno potuto
Resegone (piccozza e ramponi); l’altra
fondamentale per scavare più velo-
conoscere e prendere confidenza con
l’orario della gita (partenza nel pome-
cemente così da estrarre la persona
questa particolare attrezzatura che
riggio e ritorno in notturna). Dopo la
sommersa.
non deve mai mancare nello zaino in
lezione sull’uso di artva, sonda e pala e
Sabato 24 marzo i ragazzi dell’Al-
gite condotte in condizioni ambien-
la simulazione di una valanga, i ragazzi
pinismo Giovanile si sono dati appun-
tali e stagionali ben precise. Nella se-
hanno indossato le ciaspole ai piedi e il
tamento alle 15.30 al piazzale di via
conda gita, sempre su neve, i ragazzi
Fiandra, davanti all’Ezio Galli, per par-
hanno percorso il paesaggistico ed
tire alla volta di una nuova avventura
ampio sentiero della costa del Paglio.
in ambiente montano.
Tracciato più semplice di quello salito
L’attività fa parte della nuova for-
per giungere alla cima del Resegone.
Alpinismo Giovanile
39
Qualcuno ha rinunciato alle ciaspole... Foto di Samuele Sassi
frontalino in testa.
Divertiti alzano un piede e poi l’altro,
accompagnatori con gli sci tolgono le
Alle 18, con l’ultima ora di luce del
inizialmente l’andatura è goffa e poco
pelli e giù per i bei pendii. I ragazzi
giorno, l’allegro gruppo si è messo in
agile, ma molto velocemente i ragazzi
con gli altri accompagnatori devono
marcia dalla base della pista di Paglio
comprendono il meccanismo dive-
affrontare il ripido pendio sempre con
(1358 m) alla volta della vetta del Ci-
nendo più sciolti. La parte iniziale del
le ciaspole ai piedi, devono cercare di
mone di Margno (1800 m) salendo
tracciato è pianeggiante, un cagnolino
mantenere il precario equilibrio un po’
dalla Val Marcia. Il dislivello che de-
entra a far parte del nostro gruppo e
per la pendenza, un po’ per la stan-
vono percorrere è poco meno di 500
non ci lascerà fino al termine dell’e-
chezza, ma anche per la fame. E’facile
metri, il tracciato è caratterizzato da
scursione. Ormai la giornata è al ter-
trovarsi con il sedere per terra.
un manto nevoso soffice, abbondante
mine, le luci del giorno sono sostituite
Tutto il gruppo, soddisfatto per la
e nel quale si affonda. In questa parti-
dall’oscurità della notte, si accendono
bella gita, si riunisce al Baretto dei
colare condizione i ramponi non sono
i frontalini e il tracciato diventa più ri-
piani delle Betulle e prosegue la sera-
necessari, ma è utile indossare ai piedi,
pido, si sale a zig zag giungendo in
ta gustando pizzocheri e spezzatino.
per facilitare il progredire della salita,
cresta dove si avvistano le luci della
Terminata la cena un ultimo sforzo per
le ciaspole o gli sci con le pelli di foca.
valle. La serata è nuvolosa raggiun-
tornare a Paglio e una volta rientrati a
Per la maggior parte dei ragazzi è la
giamo la vetta alle 19.30, un leggero
casa i ragazzi possono immergersi nei
prima volta camminare con le ciaspole.
nevischio crea una spettacolare at-
mondo dei sogni pensando alla gita
mosfera, ma non fa freddo. Tutti siamo
trascorsa.
40
Alpinismo Giovanile
contenti, sia i ragazzi sia gli accompa-
Dopo le escursioni invernali cosa ci
gnatori. Ora non ci resta che scendere
riserveranno quelle primaverili, estive
lungo le piste dei piani delle Betulle, gli
ed autunnali?
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DAL RESEGONE AL MONT MAUDIT
1966, Giullio Tavola sale la via Bonatti al Grand Capucin
Il ragno Giulio Tavola racconta le sue montagne
di Adriana Baruffini
G
iulio Tavola, classe 1936, socio del CAI Lecco dal 1956, membro del Gruppo Ragni dal 1959.
Lo incontro nella sua casa di Ca-
stello: sul tavolo alcuni appunti scritti a mano e una selezione di fotografie e di vecchie cartoline spedite da rifugi di alta montagna. Fra queste una, datata 6 luglio 1953, indirizzata a Battista Corti, Acquate, inviata dal rifugio Sciora con varie firme di alpinisti.
Vogliamo iniziare da questa cartolina che ci porta ad Acquate?
Fronte della cartolina spedita nel 1953 dal rifugio Sciora con Cengalo e Badile
Retro della stessa cartolina indirizzata a Battista Corti con varie firme di alpinisti
Acquate è il mio quartiere di ori-
ma con la sua simpatia e vitalità era
stato il passaggio alla Grignetta. Non
gine dove ho vissuto fino a 17 anni,
un riferimento importante per i gio-
avevo un compagno fisso. Ricordo di
quando la mia famiglia si è trasferita al
vani come me che incominciavano ad
essermi legato con Antonio Invernizzi
Caleotto. La mia casa era nella piaz-
essere attratti dalle montagne die-
(Pioppo), Giulio Milani, Renzo Batti-
zetta dove abitava anche Gigi Vitali e
tro casa, i Piani d’Erna e il Resegone.
ston, Dino Piazza, dei “vecchi”, Giu-
dove si trovava il bar gestito dalla mo-
Montagne alle quali peraltro mi ero già
seppe Spreafico (Pepetto) e vari altri.
glie di Ugo Tizzoni, prima noto come
avvicinato da bambino, negli anni duri
Nel ’56 le prime uscite al di là dei
bar della Ceca del Natal e successi-
della guerra e del primo dopoguerra,
confini di Lecco: Val Masino, Bonda-
vamente diventato bar Vitali quando
per dare il mio contributo alle neces-
sca, Dolomiti. Mi ero procurato una
la gestione passò a omonimi e forse
sità della famiglia facendo legna nei
Lambretta; si partiva in due, uno zaino
lontani parenti del Gigi Vitali. Il bar era
boschi scoscesi sotto Erna.
davanti e uno dietro per trasportare
punto di incontro di molta gente di
attrezzature e cibo, gli indumenti di
montagna. Gli alpinisti che andavano in
Quindi le tue prime arrampicate
ricambio allora non erano contemplati.
giro scrivevano delle cartoline al bar
hanno avuto come meta il Resegone?
Fra il ’56 e il ’57, prima di partire
dell’Ugo e lui si incaricava di mostrarle
E poi?
a tutti e di smistarle, così qualcuna è
per il servizio militare, che ho prestato
Sì, sulle bastionate del Resegone -
come alpino a Malles in Val Venosta,
Torre CAI, Torre Elisabetta - ho fatto
ho messo insieme un bel numero di
Ugo Tizzoni lavorava alla SAE ed
le mie prime arrampicate con Batti-
salite avendo spesso come compagni
era presente nel locale solo alla sera,
sta Corti, Renzo Battiston e altri fre-
Renzo Battiston e Pioppo. Con Renzo
quentatori del bar dell’Ugo, fra cui Pio
ho scalato lo spigolo Vinci al Cenga-
Aldeghi che era il meteorologo della
lo e lo spigolo Parravicini alla Cima di
compagnia e faceva le previsioni os-
Zocca in Valmasino. Lo spigolo Vinci
servando il sale: sale umido brutto
si accompagna a un ricordo doloroso.
tempo, sale asciutto, bel tempo. Poi c’è
Oltre a Renzo Battiston raggiunsero
arrivata anche a me.
44
L’intervista
Rally delle Tre Funivie 1966. Da sinistra Gianni Stefanoni, Dario Granata, Giulio Tavola
con me la vetta Walter Riva e Elvezio
Indimenticabili poi le ascensioni al
Dell’Oro che l’anno dopo moriranno
Disgrazia e al Bernina, e a questo pro-
sulla via Cassin alla Torre Trieste in
posito ho un aneddoto da raccontare.
Civetta; io stavo prestando il servizio
Era il 1956, con un amico decidem-
militare e questa fu la prima notizia
mo di fare un’escursione alla capanna
Nel ’59, finito il servizio militare di
che mia madre mi diede al rientro da
Marinelli con l’idea di fare poi un giro
leva, ho ripreso l’attività alpinistica su
una licenza.
verso la Marco e Rosa. Alla sera, du-
tutto l’arco alpino e sono diventato
Tra le ascensioni di quegli anni ri-
rante la cena, ci trovammo al tavolo
ragno. Con me sono stati ammessi al
cordo lo spigolo Nord e la Molteni-
con un ragazzo di Sondrio che, sapute
gruppo Antonio Invernizzi (Pioppo) e
Valsecchi al Badile, il Campanil Basso
le nostre intenzioni per il giorno dopo,
Casimiro Ferrari. Allora, dall’età di 12
nelle Dolomiti di Brenta per la via nor-
ci chiese di unirsi a noi magari per
anni, lavoravo alla SAE e avevo libera
male, tutte le vie della Grignetta. Del
salire insieme in vetta al Bernina. Ri-
solo la domenica, ogni tanto d’estate
Campanil Basso conservo ancora ge-
spondemmo di sì, ma non avevamo la
riuscivo a strappare anche il sabato,
losamente una cartolina-ricordo, con
corda; lui disse che l’avrebbe procurata
almeno il pomeriggio. Durante il mese
il timbro del rifugio Brentei. All’età di
parlando con il custode. Questi mise
di agosto avevo alcuni giorni di ferie
20 anni credo di essere stato il primo
a disposizione la corda, però in cam-
che sfruttavo per partecipare al cam-
ad accompagnare in Grignetta monsi-
bio ci chiese di portare una botticella
peggio dei Ragni in Dolomiti. Qualche
gnor Gandini, conosciuto tramite Bat-
di vino fino al rifugio. Ci accorgem-
volta mi sono invece aggregato al CAI
tista Corti. Un giorno l’avevo portato
mo dopo che la corda non era nelle
di Calolziocorte che campeggiava
sullo spigolo del Fungo, mettendolo
migliori condizioni, forse l’aveva usata
seriamente in difficoltà, non ce la fa-
per stendere la biancheria. Comunque
ceva più e ho dovuto tirarlo su con la
il vino arrivò al rifugio e noi in vetta
corda: quella volta ho rischiato di far
al Bernina.
bestemmiare anche un prete!
Rincontrai poi quel ragazzo durante
il servizio militare.
Arriviamo al 1959, anno in cui sei stato ammesso al Gruppo Ragni.
L’intervista
45
nella zona del Monte Bianco. Nel 1963, lasciata la SAE, ho incominciato a lavorare con mio padre che aveva una piccola azienda artigianale, un catenificio. Sarà questo il lavoro che svolgerò fino al 2004 quando sono andato in pensione.
Dal punto di vista del
tempo libero, il lavoro autonomo non fu però un vantaggio, c’erano debiti da pagare e bisognava lavorare sodo.
Gli anni Sessanta sono comunque stati importanti nella tua carriera alpinistica. Vogliamo ricordare le ascensioni più significative? Anche se il tempo a disposizione è stato purtroppo sempre molto limitato, le Alpi le ho girate tutte, dal Monviso al Grossglockner, salendo una cinquantina di cime oltre i 4000 metri nel Delfinato, Oberland Bernese, Vallese, Monte Bianco, Monte Rosa, Cervino, Bernina, Valle Aurina, Alta Val Venosta, Stubaital e naturalmente Dolomiti. Mi limiterò a ricordare le scalate più interessanti, prima fra queste la via Bonatti al Grand Capucin, Monte Bianco, con Giuseppe Fumagalli “Camillo” e Mario Burini, entrambi splendidi compagni di cordata. Con Camillo, ragno e accademico, morto l’anno scorso, ho fatto molte scalate; era un alpinista fortissimo, con un grande senso dell’umorismo, sapeva essere allegro e divertente anche nei momenti di difficoltà, ma sempre misurato nei toni. Mario Burini, del CAI di Calolziocorte, anche lui accademico, anche lui molto forte, anche lui capace di scherzare e di alleggerire le situazioni difficili, ma in modo diverso da Camillo, parlava
In alto: 1957, in vetta al Cengalo con Walter Riva, a sinistra, e Elvezio Dell’Oro al centro. Foto scattata da Renzo Battiston Sotto: i vincitori del premio Confindustria 1967 a Roma. Da sinistra: Da Pozzo, Sironi, Angelino di Meda, un organizzatore, Barbaceto di Bolzano e Giulio Tavola
a voce alta, di solito in dialetto bergamasco, ed era incontenibile nella sua vivacità e spontaneità di linguaggio. Mi sembra ancora di sentire le sue benevole invettive nei confronti di una cordata di inglesi che avevano bivaccato in grotta insieme a una seconda cordata all’attacco del Capucin. Noi eravamo partiti dal rifugio Torino. Vedendoci arrivare, gli inglesi si mossero di corsa per essere davanti e trascurarono le necessarie funzioni fisiologiche. Dopo il primo tiro, uno di loro ebbe una necessità impellente e noi che stavamo sotto ne facemmo le spese. Mi sembra ancora di sentire il commento colorito e solo apparentemente iroso del Burini! Con gli stessi compagni feci un’altra scalata importante, la Ovest all’Aiguille Noire de Peutérey, Monte Bianco; fummo sorpresi dalla neve e costretti a un secondo imprevisto bivacco, mangiando un avanzo di prugne secche. Altre vie che ricordo come di grande soddisfazione sono la Carlesso alla Torre Trieste e la Ratti-Vitali alla Su Alto nel gruppo del Civetta, la Cassin e lo spigolo degli Scoiattoli alla Torre Ovest di Lavaredo.
La salita più bella, quella che ti ha dato più soddisfazione? Globalmente direi la Bonatti al Grand Capucin. Da un punto di vista atletico, lo Spigolo degli Scoiattoli alla Ovest di Lavaredo, perché richiede molta forza e una grande resistenza al senso del vuoto. Come arrampicata classica senz’altro la Nord-Est del Badile.
E la salita più emozionante?
In alto: Giulio nella sua casa al momento dell’intervista. Foto di A. Baruffini Sotto: 1967, sullo Spigolo degli Scoiattoli alle cime di Lavaredo
di pubblicazioni e informazioni su itinerari nuovi. Così potei sperimentare percorsi di scialpinismo su tutto l’arco alpino.
Hai già parlato della difficoltà di conciliare la passione per la montagna con il lavoro. E la famiglia? Mi sono sposato nel 1969 e, con l’arrivo di due figli, sono stato costretto a prendere una pausa. Appena normalizzata la situazione famigliare, grazie anche alla comprensione e alla pazienza di mia moglie Giusi, ho potuto però riprendere ad andare in montagna, privilegiando a questo punto le salite classiche di alta montagna, non specificamente di arrampicata, e lo scialpinismo.
Nella carriera di ogni alpinista ci sono delle rinunce dettate da difficoltà oggettive, da imprevisti, ma anche dal buon senso e dalla prudenza. Ne ricordi qualcuna che ti è costata più di altre? Ne ho presenti due. La prima e più importante, fu la salita al Grossglockner, la montagna più alta dell’Austria con i suoi 3800 metri. Ero con due compagni. A 50-70 metri dalla cima ci trovammo immersi in una nebbia umida e gelata e avremmo dovuto affron-
In Val Gerola nel 2013
tare una cresta sulla parete nord con
La Kuffner al Mont Maudit, aerea e
uno sciatore di ottimo livello.
un precipizio sottostante di 700-800
spaziosa, tutta in cresta con davanti lo
Ho incominciato a sciare alla fine
metri. Decidemmo di non rischiare e
spettacolo del Monte Bianco. Emozio-
degli anni ’50. Durante l’inverno qual-
di tornare indietro. Nella discesa fum-
ni di segno opposto me le ha date la
che sciata in pista e in primavera
mo sfiorati tutti e tre da una slavina e
salita alla Ovest dell’Aiguille Noire che
scialpinismo, com’era la consuetudine
facemmo appena in tempo a spostarci,
si svolge invece in un ambiente cupo
di allora. Per lo scialpinismo si recupe-
a conferma delle condizioni proibitive
e severo.
ravano vecchi sci da pista e si cercava
della montagna. La decisione di non
di modificare gli attacchi; gli scarpo-
andare in vetta fu però difficile da
ni erano quelli usati per la discesa.
prendere, perché mancava veramente
Gli itinerari erano sempre gli stessi:
poco e oltre tutto, per arrivare all’at-
Valsassina, qualche volta Engadina o
tacco, avevamo dovuto affrontare un
Valtellina. Solo verso gli anni Settanta
viaggio in auto di 550 Km.
Oltre che alpinista, sei stato anche
48
L’intervista
cominciarono a migliorare i materia-
Un’altra rinuncia che “mi è rima-
li e le attrezzature e si poté disporre
sta sul gozzo” è la discesa con gli sci
dal Monte Bianco per la parete nord, nel giugno del 1985. Eravamo saliti in quattro, con condizioni di neve ideali, fino alla Capanna Vallot, 4362 metri di quota; all’arrivo incominciavamo a sentire la stanchezza. Il più giovane, Carlo Ferrari (18-19 anni) decise di proseguire comunque verso la vetta con gli sci, mentre io e gli altri due compagni tememmo di non farcela e raggiungemmo la cima a piedi, precludendoci così l’opportunità di una magnifica discesa con gli sci dalla parete nord. Magari sarebbe bastato riposare un po’ per riprendere le forze e affrontare l’ultima fatica, invece prevalsero il buon senso e l’esperienza a ricordarci che nello scialpinismo è buona norma non arrivare mai in cima troppo stanchi perché alle volte la discesa con neve brutta può essere più faticosa della salita. Purtroppo l’occasione per quell’avventura non mi si è mai più presentata.
Dopo l’ammissione al Gruppo Ragni hai avuto qualche altro riconoscimento per la tua carriera alpinistica? Negli anni Sessanta-Settanta la Confindustria bandiva annualmente un concorso per giovani lavoratori praticanti attività sportive fra cui l’alpinismo. Io partecipai nel 1967 e fui premiato con altri quattro alpinisti italiani
1967, Aiguille Noire de Peutérey, Giulio, a sinistra, è con Mario Burini
per l’attività svolta. Il premio consisteva
Negli anni Sessanta-Settanta ho
acciacchi incominciano a farsi sentire,
in un viaggio a Roma con permanenza
dato il mio contributo alle attività di
le ginocchia reclamano e, come si suol
di tre giorni nel corso dei quali visi-
soccorso in montagna e alla condu-
dire, “si tira il freno a mano”.
tammo il Campidoglio, fummo ricevuti
zione della Scuola nazionale di Alpini-
in udienza privata da papa Monti-
smo “Ragni della Grignetta”.
ni, e partecipammo alla cerimonia di
In anni più recenti, nella fase di av-
premiazione nella sede della Confin-
vio della palestra di arrampicata di via
dustria dove ci fu consegnato un si-
Carlo Mauri guidata da Dario Cecchini,
gnificativo premio in denaro (100mila
mi sono reso disponibile per turni di
lire che all’epoca equivalevano a una
presenza e vendita biglietti.
Non vado più fisicamente in montagna ma coltivo dei ricordi bellissimi che mi sono di conforto e che mi fa piacere raccontare. Foto archivio Giulio Tavola
settimana di lavoro).
Attualmente frequenti ancora la Attività svolte a favore del Gruppo Ragni o della sezione CAI di Lecco?
montagna? Purtroppo con l’avanzare dell’età gli
L’intervista
49
UN MIRACOLO AL GIORNO
La mia ombra nel golfo di Policastro
Storia di una “gita” in bicicletta da Catania a Capo Nord /1
di Stefania Valsecchi (Steppo)
A
rriva l’estate 2018: che? mi
nord del nostro caro vecchio conti-
Monte Bianco, passando su quella del
faccio trovare impreparata?
nente. Bello no? Profluvio di natura,
Gran Sasso per toccare infine la cima
Ma no certo!
vichinghi e vichinghesse qua e là, tut-
all’Etna. Discesa in picchiata a Catania
Prontissima e gasata più della Peroni,
ti biondi e coi denti bianchi, alito allo
dove l’avventura ha avuto il suo lieto
stavolta si parte con la bici da strada e
nxilitolo, aria più fresca delle Mentos,
coronamento.
non con la mtb come di solito. Scelta
tutto pulito, nitido lassù, dove in que-
Si, e quindi? Cosa c’entra con Capo-
tattica dovuta al fatto che la meta di
sto periodo estivo le giornate perdu-
Nord? Ma come?! Riparto da dove ho
quest’anno è ... Capo Nord.
rano quasi senza limiti: che “gasatura”
interrotto, riprendo il racconto, voglio
andarci in bici!
continuare la narrazione, anzi devo:
Si, deciso, si va su; diretti all’estremo
Ottimo, ottimo si: bella scelta. E il punto di partenza? Lecco?
è quasi un imperativo morale. E una volta che una bella idea fa ciao-ciao
Mmm no, no direi. Lecco no, mi
al mio cervellino, vi si accomoda, inizia
sembrerebbe un po’ - come dire -
ad arredarlo, lo abita e diventa proprio
abusato. Partire da casa per andare a
un radioso imperativo categorico che
Capo Nord è scontato. Mi serve qual-
necessita di esser tradotto in espe-
cosa di più significativamente bello,
rienza di gioia e vitalità. Catania sarà il
che abbia un’originalità, più personalità,
bel punto di partenza.
che sia più sostanzioso, più corposo. Ah ecco, si, si, ci sono, ci sono!
No, ma che bello raga! Catania-Capo Nord: l’Europa, tutta, da giù a su;
Dunque: l’anno scorso ho attraver-
estremo giù, estremo su; un’unica pe-
sato l’Italia partendo dalla vetta del
dalata. E che la “C” di Catania divenga la “C” di Capo-Nod. Ma si può fare? mi chiedono. Eh, qual è il problema? Parto e vedo. Se arrivo su, posso farlo, semplice. Se non ci arrivo, almeno ci ho provato. Tanto siamo certi di “fallire” il 100 per cento delle volte che neanche proviamo; se invece proviamo, possiamo anche ottenere il successo: categoria della possibilità sempre aperta. Cartine Come ogni anno impegno oregiorni-settimane-mesi,
ma
anche
decimi di vista, sulle mappe geografiche; chiedo informazioni riguardo i percorsi, cerco chiarimenti, faccio domande, provo ad erudirmi, ma come al solito non mi resta in mente granché della pura teoria. Anzi, rende le cose un po’ più nebulose: devo partire e poi la matassa si dipanerà da sola; tanto
La traccia del mio percorso
come dice il buon caro amico Varni:
Maria. Ahah: bellissimo no? Partenza
commossi assai. La pedalata va molto
non ci sono strade giuste o sbagliate,
in totale sicurezza: la Sacra Famiglia
oltre, lungo la zona di Palmi e la Pia-
ci sono solo strade diverse.
veglia sulla mia pedalata. Ottimo, anzi
na di Gioia Tauro. Ad una trentina di
”ottimissimo”, auspicio che si rivelerà
km prima dell’arrivo, che sarà a Vibo
davvero vincente.
Valentia, ci raggiunge anche Domenica
Una settimana prima della partenza pubblico in facebook le foto del lecchesissimo “Assalto al Resegone” e
Davanti Giuseppe mi taglia il vento
Mazzeo, mentre una quindicina di km
un certo Giuseppe Pino La Rocca mi
della costa siciliana, io in mezzo, Maria
prima dell’arrivo mi abbandonano... le
risponde:”Belli i tuoi posti, ma vieni da
non mi perde di vista alle spalle e in
gambe. Oramai son 190 km che sono
me che ti faccio vedere il Paradiso”.
un amen (qui è proprio il caso di dir-
in sella e ho fatto 2300 m di dislivello
lo) percorriamo i primi 105 km fino a
(perché il sud è piatto, le montagne le
Messina. Granita siciliana con brioche
abbiamo solo noi al nord) con il mio
“Ottimo Giuseppe Pino La Rocca:
di rito, li saluto e monto sul traghet-
piccolo carico di 4 kg che mi deve
lunedì prossimo son lì. Vai in bici per
to che mi porta a Villa San Giovanni,
servire fino a Capo Nord; le mie gam-
caso?”
Calabria.
be non ne vogliono più sapere: prima
“Di dove sei?” chiedo io. “Catania” risponde lui.
“Altroché: faccio gare”. “Ma va dai,
Precisi meglio che orologi svizzeri
si piombano diventando pesanti più
che storia: mi accompagni da Catania
mi attendono allo sbarco Enzo Diaco,
della ghisa; poi si smollano riducen-
a Messina in bici?”.
che già lo scorso anno pedalò con me
dosi in budini tremolanti. Come faccio
Detto fatto: lunedì 17 luglio alle 7
nella sua bella regione, Saro di Renzo
ad arrivare a Vibo? Renato estrae dal-
della mattina, fuori dalla porta del B&B
e Renato Daniele, due atleti-ciclisti di
lo zaino sostanze stupefacenti e si-
catanese dove ho dormito, mi si pale-
cui sono amica in facebook.
curamente dopanti: pane fatto in casa
sa Giuseppe e mi presenta la giovane
Evviva, baci e abbracci, ciao in carne
bello spesso, croccante fuori, morbido
ed ossa anziché i soliti “pollicini su” di
dentro, imbottito di vera e “corpu-
Ma no, mi prendete in giro? Giusep-
facebook e partiamo in allegria lun-
lenta” soppressata calabrese. Ma cosa
pe e Maria davvero? Si, Giuseppe e
go la costa per poi salire ai 600 m
vuoi di più dalla vita? E ricaricata non
del Colle di Sant’Elia dove, lo ricordo
solo dal buon cibo, ma pure da tutte
come fosse ora, l’estate precedente in
le battute dei miei soci, arrivo a Vibo.
moglie, pedalatrice pure lei: Maria.
52
Escursionismo
senso di marcia opposto mi appar-
Mentre Saro e Renato tornano alla
ve la Sicilia come un miraggio e mi
loro quotidianità, l’indomani resta con
me Enzo col quale passiamo tutta la Calabria in cui il blu del mare è un tutt’uno col blu “oltremare” del cielo, le rocce degli scogli spiccano, i silenziosi porti incantano, i paesini abbarbicati chiamano foto ed approdiamo in Campania dove tanti altri amici mi attendono via via. Giuseppe Corghi simpatico giovanotto di Merano, conosciuto sempre l’anno precedente mentre pedalava nel Golfo di Policastro durante le sue ferie, ora me lo ritrovo qui in ferie, praticamente nello stesso punto. Ma che bellissimo, no?
Studio serale delle mappe per scegliere i percorsi migliori
Poi Angelo, Francesco, Antonio, Costabile, Adrian, Attilio, Antonietta, Al-
grande storia giungo nel cuore del
c’è solo una serie di sconfinate pianu-
fonso, Guglielmo, Giuseppe, Conny.
Vaticano: Piazza San Pietro, smaglian-
re dove il “piattume” si chiama: Sette
Dopo tre giorni che pedala con me,
te, imponente, bella. Ma Papa France-
Colli di Roma, Monte Fiascone, Monte
Enzo il Cavalier Pedalante, mi saluta e
sco scrive encicliche, non va in biciclo,
Pulciano, Montalcino... il nome “Colli”
torna a casa nella certezza recipro-
peccato e procedo.
ed il prefisso “Monte” mi suggeriscono
ca che la nostra amicizia durerà per
Avanzando nella gioiosa pedalata,
qualcosa che... mmmhhh non so: po-
sempre-semprissimo e se uno dei
tutti a dirmi che tra Lazio e Toscana
tete aiutarmi? L’esito certo è che la
due avrà bisogno, l’altro si proietterà in suo aiuto da un capo all’altro dell’Italia. Più avanti mi attendono Nino, Lorenzo, Alberto, Ivana, Valentina, Gianluigi, Simone e spesso mi ritrovo ospite a casa di qualcuno di loro. Mi fanno fare stradicciole interne, contromano, con movimentati cubetti di porfido che mi viene la “tarantolite” alle mani e poi l’Appia Antica su lastroni marmorei e lucidi dove immagini gli antichi romani marciare a passo sicuro e vincente; la Domitiana, la Flacca, la Flaminia, la Cassia, l’Aurelia, sulle quali, tra un rimbalzo e l’altro, devo scendere dalla bici, ma scivolo anche a piedi date le scarpette con gli attacchi di acciaio sotto. Ovunque, lungo la nostra penisola, respiri storia di Impero, sbalordendoti ad ogni incontro di antiche mura, palazzi, terme, ponti, archi, cattedrali... aoh ‘sso fforti ‘sti romani! E così, tra la “nutriente” compagnia degli amici e la bellezza della nostra
44° parallelo ancora in Italia, Emilia Romagna
Con gli amici calabresi pane e pittanchiusa
sera sul mio altimetro non ci sono mai
ti fino al 25 per cento di pendenza.
dormire a casa sua con l’accogliente
meno di 1900-2000 m di dislivello!
Non capisco perché ciclisticamente si
moglie Marisa. L’amica Marina ci rag-
Ma si dai, tutto ok, l’importante è non
nominano sempre Mortirolo, Stelvio,
giunge per il caffè: tutti amici incon-
farsi male, no?
Zoncolan come fossero scale sante. Io
trati in bici negli anni precedenti. Da
li ho fatti più volte, dai vari versanti:
lì procedo decisa verso il Valico del
ma ‘sto Passo degli Acquiputoli… così
Brennero dove ero convinta di in-
Comincio ad abbandonare la co-
impennato, così rampa di lancio che
contrare un sacco di ciclo-viaggiatori
sta per spostarmi verso est oltre che
ti fionda dritto al di là delle Fasce di
che andassero nella mia direzione, il
verso nord così passo Firenze e Siena,
Van Allen. Per qualche km son dovu-
nord, invece incontro “sciami” di ci-
meravigliose ovviamente per poi sca-
ta scendere dalla bici (coi pacchi che
clisti cicciottoni che viaggiano in di-
valcare gli Appennini credo nel punto
porto non son rose e fiori) e mentre la
rezione opposta: grupponi davvero
peggiore che avessi mai potuto sce-
spingevo, era talmente pendente, che i
numerosissimi di Damen, Herren und
gliere: Passo degli Acquiputoli. Cus’è?
talloni mi guizzavano fuori dalle scar-
viele Kindern, austriaci e tedeschi con
Passo degli Acquiputoli. Neanche chi
pette. Senza contare le scivolate.
biciclone gigantesche che sembrano
Amici di bici
ci abita sa che si chiama così, ma lui
Nella ridente Romagna ritrovo la
quelle dei Flinstone, bimbi compresi.
c’è e si eleva a circa 1300 m con una
risata fragrante e contagiosa di Rina,
Assomigliano - non vorrei sembrare
strada lunga 4 km, quindi con pun-
Giuliano e Stefano conosciuti in bici
irriverente - ma assomigliano a Shrek
nell’Himalaya Indiano e procedendo
e Fiona. Non perché siano verdi, ovvio,
sotto un rinfrescante temporale arri-
ma perché son tutti davvero enormi,
vo all’Arena di Verona dove mi recu-
grossi, grandi, corpulentoni, anche i
pera Andrea per portarmi a cena e a
bambini. Tutti con le loro borsone pe-
54
Escursionismo
L’arrivo gioioso in Piazza San Pietro dopo 5 giorni di pedalata
santi attaccate alle bici che se anche
una vite del portapacchi anteriore che
porto avanti prima che arrivi il brutto e
perdono l’equilibrio non possono ca-
sballonzola un po’: tutto ok raga, tran-
siccome tutti gli amici lecchesi erano
dere: restano appoggiati alle borsone
qui, per una che parte per attraversare
“scioltissimi” nel dirmi: ”Vai tranqui Ste
e rimangono lì obliqui. Beh, ognuno
l’Europa intera, questo è veramente il
che dopo il Brennero è tutta pianura”,
viaggia come gli pare.
minimo che possa capitare.
ovviamente la strada fuori Innsbruk
La salita ai 1372 m del Brennero è
Innsbruk sotto la pioggia fitta e un
per Seefeld è un trampolino di salto
abbastanza tostina; giungo in cima
gran nebbione tipo autunnale e dav-
con gli sci al contrario che anche qui
sotto pioggia e vento, ma mi fermo
vero bruttarella, ma l’indomani splen-
mi tocca scendere dalla bici: un hip hip
per un autoscatto in cui saluto tutte la
de il sole e ha tutto un altro aspetto.
hurrà per le allegre pianure in salita!
mie famiglie italiane: gli amici di ogni
Tuttavia le previsioni del tempo sono
regione che ho toccato che con me
“pessimissime”:
hanno pedalato o mi hanno ospitato
primo pomeriggio per la quale sono
in casa.
state allertati Vigili del Fuoco e altre
perturbazione
dal
Assai peggio della salita è la disce-
forze simili alla nostra Protezione Ci-
sa perché mi prende un acquazzone,
vile; radio e televisioni annunciano ri-
un poco di grandine, raffiche di vento
petutamente di non viaggiare vicino ai
“frustevoli” e mi surgelo quel tantino
fiumi per pericolo di repentine eson-
che ti fa desiderare doccia calda e
dazioni. Ecco, appunto, esattamente
fuoco del camino in piena estate; in
le mie strade, quelle ciclabili. Ok, non
più mi è venuto un gran bruciore sopra
pensiamo al peggio, gambe in moto
il ginocchio destro ed infine ho perso
circolare dalle 5 del mattino così mi
Foto di Stefania Valsecchi (1. continua)
Escursionismo
55
CAMMINARE IN COMPAGNIA
Il programma delle gite sociali 2018 di Giuseppe Ferrario, Giuliano Mantovani e Domenico Pullano La nostra società ha subito e subisce trasformazioni sempre più veloci e profonde, pertanto la “Commissione Gite Sociali” cerca di venire incontro anche alle nuove esigenze. Quello che non potrà mai cambiare è la passione per la natura che ci accomuna da sempre. Continueremo a girovagare tra le montagne mossi dalla consapevolezza del fare fatica volontariamente e solo per divertimento. Il programma 2018 è un insieme di proposte per tutti. Durante l’anno potremmo inserire nuovi eventi proposti dai nostri soci. V’invitiamo, insieme con tutti quelli che hanno collaborato alla stesura del programma 2018, a partecipare alle iniziative e a coinvolgere i vostri amici, amanti della natura e della montagna. Inoltre le escursioni sono tre volte benefiche per la salute: dal punto di vista fisico, psichico e sociale. Sono adatte a tutti, perché lo sforzo può essere adeguato alle capacità individuali. Inoltre, migliorano la condizione fisica e la muscolatura, oltre a liberare la mente. Esperire la natura e muoversi all’aria aperta aiutano a “staccare la spina”. Si secernono ormoni che riducono lo stress e la maggiore irrorazione sanguigna migliora anche la capacità di concentrazione; l’esperienza comune e lo stare insieme si riper-
56
Escursionismo
cuotono positivamente sul benessere
voli in determinate circostanze. E mai
psicofisico. In breve: l’escursionismo
lasciarsi indurre a percorrere passaggi
combina l’attività fisica con il piacere
che superano le nostre capacità fisi-
ed è pertanto uno sport ideale per la
che e mentali. Per quanto possibile, in
salute.
montagna non si dovrebbe mai andare
Una gita in montagna, quindi, do-
da soli, ma insieme a compagni spe-
vrebbe rappresentare essenzialmente
rimentati o unirsi a un gruppo. Prima
un piacere. E’perciò importante valu-
di uscire sul terreno, studiare metico-
tare realisticamente le proprie capaci-
losamente la carta e la guida, prendere
tà, condizione fisica, forza, sicurezza,
familiarità con l’ambiente.
assenza di vertigini, condizioni psichiche, capacità di orientamento. Chi
Gli itinerari presenti nel Programma
non avesse familiarità con la valuta-
2018 richiedono un buon equipaggia-
zione delle difficoltà citate dovrebbe
mento escursionistico, ma in generale
affrontare con cautela gli itinerari più
non è richiesta attrezzatura alpinistica.
difficili. E’meglio iniziare la stagio-
Le eventuali eccezioni sono sempre
ne con escursioni brevi e allungarle
indicate. Sono per contro indispen-
progressivamente. Ed è utile parti-
sabili degli scarponi da montagna o
re di mattina il più presto possibile, in
da trekking affidabili e collaudati, con
modo da avere sempre una riserva di
una suola di buona presa. L’abbiglia-
tempo sufficiente per le pause. E’im-
mento deve essere di tipo resisten-
portante disporre in ogni momento di
te all’usura e dovrà comprendere una
riserve mentali e fisiche così da essere
buona protezione contro il vento e
in grado di accelerare la marcia, se la
pioggia, un maglione caldo tipo “pile”,
situazione lo richiede (cattivo tempo,
guanti e berretto: anche d’estate, ad
emergenza…). Se le proprie capacità
esempio in seguito a un temporale, la
non bastano più per percorrere con
temperatura può abbassarsi in modo
la necessaria sicurezza un itinera-
sensibile. I colori forti e sgargianti dei
rio, o se si è in dubbio circa la via da
capi d’abbigliamento da montagna
seguire, meglio fare dietro-front. In
non sono soltanto un capriccio della
caso d’incertezza, la prudenza impo-
moda, ma sono individuati meglio dai
ne di tornare lungo la via conosciuta,
soccorritori e dai cacciatori. I bastoni
piuttosto che proseguire verso l’igno-
telescopici risparmiano le articolazio-
to. Mai prendere presunte scorciato-
ni e aiutano l’equilibrio. Su brevi tratti,
ie sconosciute, ma rimanere sempre
consentono di incidere degli scalini
sulla via indicata. Nel dubbio chiede-
nella neve dura, ma non permettono di
re informazioni ad altri escursionisti,
arrestare una caduta. Non dimenticare
alle persone del luogo o ai guardia-
occhiali da sole e cappello. In caso di
ni, senza però affidarsi ciecamente a
emergenza, si rivelano utili anche una
queste indicazioni. Anche delle tracce
piccola farmacia e una torcia elettrica,
nella neve possono essere inganne-
eventualmente frontale.
Si ricorda che: La frequentazione dell’ambiente montano e/o naturale è per se stessa potenzialmente pericolosa. I rischi che ne derivano, di natura oggettiva e/o soggettiva quali a solo titolo di esempio, la caduta di massi, alberi e/o fulmini, frane, il mutamento delle condizioni metereologiche, le condizioni psico fisiche personali, le cadute o le scivolate involontarie, la presenza di malattie e/o patologie anche non manifeste, non sono completamente eliminabili; neppure con una corretta condotta dei partecipanti e/o degli organizzatori. Ogni iscritto alle singole iniziative e/o escursioni è tenuto prima dell’iscrizione e dell’effettiva partecipazione a una completa e corretta autovalutazione in merito al percorso, alla quota prevista, alle difficoltà tecniche e fisiche nonché alle attrezzature e all’abbigliamento necessari. Coloro che intendono partecipare, sulla base della preparazione fisica e tecnica e degli eventuali chiarimenti avuti, decideranno di aderire e di iscriversi o no all’escursione. I dislivelli riportati nel programma si riferiscono alla salita e discesa e sono calcolati in conformità a rilevazioni cartografiche; quindi una volta sul terreno, è possibile imbattersi anche in variazioni sensibili. Le ore di cammino sono calcolate senza tener conto delle soste; i tempi di percorrenza e le difficoltà dichiarate nel programma devono intendersi come indicativi; gli itinerari descritti potranno essere modificati sul momento in relazione alle condizioni metereologiche.
Difficoltà escursionistiche previste nel presente programma: T-PERCORSO TURISTICO, itinerari che si svolgono su sentiero, stradine, mulattiere, a quote medio basse, che non pongono problemi di orientamento. Si richiede un minimo di allenamento alla camminata. E-PERCORSO ESCURSIONISTICO, itinerari con percorsi di solito segnati, in terreno vario, con dislivelli e tempi che possono essere anche di notevole impegno. Richiesto un certo senso di orientamento e conoscenza del terreno montano. Allenamento alla camminata ed equipaggiamento adeguato. EE-PERCORSO PER ESCURSIONISTI ESPERTI itinerari con tratti anche senza sentiero che possono comportare passaggi attrezzati o comunque difficili, con lunghezza e dislivello anche notevoli, che implicano capacità di muoversi su terreni particolari. Necessitano esperienza di montagna, equipaggiamento, attrezzatura e preparazione fisica adeguata.
La montagna ha le sue leggi. Siamo
spetto all’orario prestabilito qualunque
talmente o parzialmente; ha la facoltà
noi a doverci adeguare a essa, e non
sia il numero dei partecipanti presenti.
di escludere da determinati itinerari
viceversa.
PER TUTTE LE ECURSIONI IL PRAN-
persone non adeguatamente dotate di
ZO E’ AL SACCO, salvo diversa co-
preparazione fisica oppure sprovviste
La maggior parte delle escursioni è
municazione all’atto dell’escursione. Il
di attrezzatura tecnica, di decidere le
organizzata, tenendo conto dello spi-
programma di ogni escursione con
soste durante il percorso di trasferi-
rito di condivisione associativa del CAI
i relativi orari è esposto in sede, ri-
mento. I capi gita saranno indicati nel
e della comodità logistica, con l’utilizzo
portato sul Bollettino Sezionale, sul
programma delle singole gite.
dell’autobus, con partenza dal Piazza-
sito internet della Sezione, in bache-
Con l’iscrizione i partecipanti s’im-
le Eurospin - Ezio Galli tra via Caduti
ca di Piazza Garibaldi. Nel programma
pegnano ad accettare le disposizioni
Lecchesi a Fossoli e via Besonda Infe-
sono indicate le difficoltà tecniche e
che saranno di volta in volta indicate
riore. Alle escursioni possono parteci-
l’attrezzatura necessaria per la parte-
dai capi gita e in particolare ad ade-
pare anche NON SOCI, previa comu-
cipazione all’escursione; chiarimenti
guarsi a tutte le esigenze che una gita
nicazione dei propri dati anagrafici, ai
possono essere chiesti ai membri del
collettiva comporta.
fini della copertura assicurativa, entro
direttivo del Gruppo Gite Sociali e ai
il venerdì precedente l’effettuazione
responsabili di ogni singola gita. Ogni
della gita. Il ritrovo per la partenza
escursione è condotta da uno o più
avviene con qualsiasi tempo, salvo
responsabili che rappresentano la Se-
comunicazione contraria agli iscritti.
zione nel corso dell’escursione stessa.
I trasferimenti saranno iniziati con un
Il responsabile ha la facoltà di variare,
ritardo massimo di quindici minuti ri-
sopprimere o sostituire gli itinerari to-
Escursionismo
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PROGRAMMA USC I TE 20 18 Per informazioni e iscrizioni contattare Beppe Ferrario tel 333 2915604/giuseppe.ferrario@virgilio.it - Domenico Pullano tel 333 8146697/giuseppe.ferrario@virgilio.it
DOMENICA 25 MARZO SANTUARIO “MADONNA DELLA CORONA” – MONTE BALDO – LAGO DI GARDA Lo storico “Sentiero dei Pellegrini” che dal fondo della Val d’Adige, in località Brentino, sale al Santuario, è uno degli itinerari più belli e frequentati del veronese, sia per gli aspetti paesaggistici che per le valenze culturali. Punto di partenza e arrivo Brentino 180 m; quota massima raggiunta Spiazzi 820 m. Dislivello in salita/discesa 640 m. Difficoltà T/E – Attrezzatura da escursionismo, utili i bastoncini. Ore di cammino effettive: 4,30 – Partenza da Lecco h 6,30.
DOMENICA 22 APRILE ALBENGA – ALASSIO – ALBENGA, LIGURIA DI PONENTE Balconata sul mare tra storia e natura, raccordo fra le antiche strutture alberghiere e il moderno turismo di Alassio. Il percorso offre uno splendido panorama sul mare, oltre alla possibilità di osservare dei monumenti romani. I giardini di Santa Croce consentono di godere, affacciati sul Golfo di Alassio, di un ampio panorama che spazia dall’Isola Gallinara a Capo Mele. Partenza da Lecco h 6. Ore di cammino effettive 5, con un percorso ad anello. Dislivello 500 m – Difficoltà: E – Attrezzatura da escursionismo.
DOMENICA 20 MAGGIO DAL PASSO DELLA CISA A PONTREMOLI Entriamo in Toscana e inizia la Lunigiana, una valle solcata dal fiume Magra. Si scende dai 1030 m del Passo della Cisa sino al fondovalle. Percorso bellissimo per i panorami che si godono, tracciato vario, quasi tutto in un bosco di faggi e poi castagni, caratteristici i borghi attraversati, stupendi gli antichi ponti in pietra che s’incontrano. Il percorso è in prevalenza sentiero o mulattiera, interamente segnalato. Partenza da Lecco h 6. Ore di cammino effettive 6. Dislivello in salita 563 m, in discesa 1294 m - Difficoltà E – Abbigliamento da escursionismo, bastoncini e buone scarpe da trekking.
DOMENICA 10 GIUGNO MEZZOLDO – MADONNA DELLA NEVE – RIFUGIO BALICCO – PASSO SAN MARCO – MEZZOLDO Il Passo San Marco, 1992 m si trova tra la val Brembana e la Valtellina, offre un’eccezionale vista sulle Alpi Retiche, le Orobie e le valli circostanti. Muovendosi in questo territorio è possibile incontrare i molteplici alpeggiatori presenti e i loro rinomati prodotti come il formaggio “Bitto” e “Casera”. Partenza da Lecco h 7. Ore di cammino effettive 5, con percorso ad anello. Dislivello 650 m – Difficoltà E – Attrezzatura: scarponcini da escursionismo, zaino con bevande!
DOMENICA 17 GIUGNO 2018 RADUNO SEZIONALE AI PIANI DI BOBBIO PRESSO RIFUGIO “LECCO” In occasione di questo importante evento sezionale la Commissione propone il classico e panoramico percorso della Valle dei Mughi che collega i Piani di Artavaggio a quelli di Bobbio. Il sentiero attraversa ambienti vari e spettacolari, dominati da svettanti torrioni, grandi pareti verticali, canaloni selvaggi e disseminati d’interessanti microcosmi geologici e botanici. In vari tratti questo classico percorso offre una sensazione di natura incontaminata che lo rende davvero unico. Partenza da Artavaggio, accessibile in funivia da Moggio, Rifugio Cazzaniga, Bocchetta dei Mugoff, Piani di Bobbio, rifugio Lecco. Segnavia 101, difficoltà E, brevi tratti EE. Rientro a Moggio dalla Bocchetta della Pesciola. Dislivello 600 m circa, altezza massima 2020 m. Tempo di percorrenza ore 3,30 da Artavaggio al rifugio Lecco; ore 1,30 per la discesa dal rifugio Lecco a Moggio. Attrezzatura: scarponcini e bastoni da trekking.
DOMENICA 24 GIUGNO 2018 LAGHI D’ORSIRORA, SVIZZERA Bella escursione organizzata dal CAI Lecco in collaborazione con la SEL che si svolge ad anello tra i laghetti alpini intorno alla zona del Passo del Gottardo. Verdi pascoli, acque limpide, stupende fioriture in ambiente alpino tra blocchi granitici di rocce lisciate dai ghiacciai. Il Passo del Gottardo è la trasversale alpina nord – sud più importante della Svizzera. Partenza da Lecco h 6 – Inizio escursione al Passo Gottardo m 2078 – Quota minima 2003 m quota massima 2529 m. Dislivello di 700 m in salita e in discesa - Difficoltà E - Lunghezza percorso 12 chilometri. Tempo di percorrenza: 5/6 ore. Attrezzatura: scarponi, mantella, bastoncini.
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Escursionismo
DOMENICA 1 LUGLIO 2018 ASSALTO AL RESEGONE – S.E.L. LECCO Tradizionale “Assalto al Resegone”, storico avvenimento da sempre organizzato alla perfezione dalla S.E.L. Partenza da diverse località: Versasio, Piani d’Erna,
Forcella di Olino, Morterone, Brumano... Arrivo al rifugio Azzoni, 1860 m, e alla vicina Punta Cermenati, sotto la grande croce di vetta, 1875 m. Difficoltà: E, EE.
DOMENICA 8 LUGLIO 2018 VALLE D’AOSTA – VAL D’AYAS – CHAMPOLUC 1658 m – COLLE DE PALASINAZ 2676 m – RIFUGIO ARP 2431 m – ESTOUL 1879 m Il Colle Palasinaz separa l’ampia Valle dei laghi Palasinaz a sud dal vallone di Mascognaz, a nord. Il Colle è un valico antico e importante per molte escursioni in Val d’Ayas. Caratteristica la diversità di paesaggio fra i due versanti, dolce e aperto con ampi pascoli quello di Brusson, più aspro e selvaggio quello di Champoluc. Da Champoluc si raggiunge il Colle risalendo il piacevole vallone di Mascognaz, tra i suoi boschi e i molteplici alpeggi: Vieille m 1933, Chavannes 2011 m, Pra Sec 2162 m e Palud o Palù 2277 m. Partenza da Lecco ore 6 – Tempo di percorrenza 5,30 ore - Difficoltà E - Attrezzatura: scarponi, bastoncini, abbigliamento di media montagna.
DOMENICA 29 LUGLIO 2018 TREKKING IN SVIZZERA CANTONE DI URI – LAGO DI GOSCHENERALPSEE 1972 m – RIFUGIO DAMMAHUTTE SAC Si parte dalla diga del lago e subito un panorama incantevole si svela seguendo il bel sentiero che sale verso la Chelenalp Hutte e si prosegue costeggiando il lago fino alla fine con sempre davanti agli occhi le bellissime catene dei ghiacciai del Tiefenstock e Dammastock. Il sentiero si abbassa fino al livello del lago e poi si addentra nella Chelenalptal con scarsa pendenza per poi verso la testata della valle innalzarsi sulla destra e salire un costone con notevoli punti panoramici sul ghiacciaio Chelengletscher che chiude la testata della valle. Ambiente alpino stupendo! E’ circondato da alte vette e ghiacciai, pieno di ruscelli, fiori e piccoli nevai. Si ritorna verso la diga dal lato opposto risalendo la costa su un sentiero che con vari saliscendi riporta al punto di partenza. Partenza da Lecco ore 6 – Quota di partenza circa 1750 m. Altitudine massima 2439 m – Dislivello 689 m – Tempo di percorrenza 4,30 ore - Difficoltà: E – Attrezzatura: abbigliamento da escursione in quota, bastoncini e buoni scarponi da trekking. Segnavia: bianco – rosso - bianco.
DOMENICA 9 SETTEMBRE 2018 ALPE DEVERO “La montagna di un tempo – la natura intatta da guardare, sentire e toccare con mano – l’orizzonte lontano da raggiungere”. L’Alpe Devero è situata nell’estremo Nord del Piemonte, nella provincia di Verbania – Cusio – Ossola. Confina con la Svizzera e rientra nelle aree protette della Regione Piemonte. Partenza da Lecco ore 6 – Escursione ad anello partendo da Alpe Devero 1640 m, altezza massima 2553 m. Difficoltà E con piccoli tratti EE - Tempo di percorrenza ore 5,00 – Dislivello 913 m - Attrezzatura da escursione in quota, bastoncini e buoni scarponi.
DOMENICA 14 OTTOBRE LEVANTO – MONTEROSSO, RIVIERA LIGURE DI LEVANTE Una bella passeggiata organizzata in collaborazione con la SEL, in un promontorio selvaggio e spettacolare, alto sulle scogliere e immerso nella vegetazione mediterranea che offre, dalla Punta del Mesco, la vista completa su tutte le Cinque terre fino alle isole Palmaria, Tino e Tinetto. Un panorama mozzafiato, tra i più belli della Liguria e d’Italia. Partenza da Lecco h 6 – Inizio escursione dal lungomare di Levanto, e arrivo al lungomare di Monterosso - Dislivello 355 m circa - Tempo di percorrenza ore 4 - Difficoltà E - Attrezzatura normale da escursione, consigliati i bastoncini. Segnavia: Orizzontale bianco/rosso; Verticale rosso/bianco/rosso, sul bianco 1; Verticale rosso/bianco/rosso, sul bianco 10; vari cartelli indicativi.
DOMENICA 21 OTTOBRE CASTAGNATA SOCIALE PRESSO IL NOSTRO RIFUGIO “CAPANNA ANTONIO STOPPANI” – LOCALITA’ COSTA – LECCO. Tradizionale appuntamento sezionale da non mancare. La Commissione propone per raggiungere la Capanna un percorso antico e ricco di memorie, il Passo del Cammello. Dal piazzale della funivia 603 m si raggiunge la strada proveniente da Versasio. Si prosegue a sinistra fino a incontrare un sentiero che sale a destra. Lo si segue fino a una carrareccia e si continua quindi a destra, fino a inoltrarsi in un bosco e a raggiungere un quadrivio. Si procede lungo la mulattiera con un tratto in salita, un traverso pianeggiante e poi ancora un tratto ripido, giungendo nei pressi di alcune pareti, di una croce metallica e superando anche delle facili roccette. Il sentiero continua in seguito con pendenze più lievi e giunge al Passo del Cammello 1050 m in 1 ora e 15 minuti. Bel panorama sul vicino Monte Due Mani scendendo sul fondo di un vallone e toccato il fondo si risale sul lato opposto, fino a una larga sella prativa 1240 m poco sotto la chiesetta della Madonna della Neve. Raggiunta in pochi minuti la carrareccia che attraversa il vecchio borgo di Erna, la si segue fino alla Bocca omonima 1291 m. 1 h 50’ Si scende dalla Bocca con segnavia 7 fino a trovare sulla destra due baite. Qui inizia il sentiero “Riccardo Spreafico”, freccia segnaletica, percorso simpatico e mai difficile, passa per un fontanino e sbuca sul sentiero 1, dove in breve siamo al nostro caro e vecchio rifugio, dove castagne ben cotte ci attendono - Dislivello salita 770 m - Tempo di salita 2 ore - Difficoltà E, normale escursione con semplici passaggi. Tempo di discesa 1 ora e 10 minuti.
Con i migliori auspici per una stagione di camminate e di escursioni collettive alla scoperta di nuovi itinerari e di conoscenza culturale del territorio alpino, vi aspettiamo numerosi, allegri e simpatici come sempre. Grazie a tutti e … zaino in spalla!
Escursionismo
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La prova di discesa legati
ALLA MODA DEI FONDATORI
di Silvia Favaro
C
orreva l’anno 1968 quando dei personaggi del calibro di Riccardo Cassin, Vasco Cocchi,
Mario Bonacina e Gianfranco Anghileri decisero che fosse giunto il momento di organizzare un corso di scialpinismo (o Sa1, come lo chiamiamo noi oggi) anche in quel di Lecco. Se la memoria non ci inganna e i conti non sono sbagliati, quest’anno la Scuola Nazionale di Scialpinismo del CAI Lecco si è trovata quindi ad
Momenti del contest...e grandi sorrisi.
I vincitori!
organizzare il suo 50esimo corso. Un
zione e goliardico della manifestazio-
percorso migliori, chi ha costruito con
evento e un onore per noi istruttori di
ne, più che la voglia di organizzare una
le sue mani le bandierine utilizzate per
oggi, che cerchiamo di fare del no-
vera e propria competizione.
segnare i campi delle prove ed il percorso di gara
stro meglio per rispettare chi in pas-
Si è creato dunque un primo gruppo
sato questa scuola l’ha voluta e creata,
di lavoro composto da tre “saggi” della
Piano piano tutti i pezzi del puzzle
provando a portare avanti la loro pas-
scuola (il presidente Luca Stefanoni, il
hanno finito per incastrarsi e la nostra
sione per la montagna e il loro inse-
direttore Ottavio Penati e l’istruttore
festa ha preso forma: un contest a cui
gnamento.
nazionale Rolando Pistono) e da tre
invitare ex-allievi, amici e chiunque
Nella consueta riunione che il cor-
baldi giovani, nuovi ingressi nel cor-
avesse avuto voglia di passare una
po istruttori fa ai primi di settembre
po istruttori da subito catapultati nella
giornata diversa con noi, da svolgere il
per programmare i corsi della stagione
realtà operativa della scuola (Jacopo
25 di marzo 2018 sulle nevi amiche e
successiva, la ricorrenza non è certo
Gregori, Paolo Riboldi e Massimiliano
di casa dell’Alpe di Paglio.
sfuggita e il presidente, Luca Stefanoni
Gallizzoli).
Si è deciso di organizzare i parte-
(da 40 anni istruttore della scuola), ha
Il gruppo di lavoro ha avuto il com-
cipanti a coppie e di far loro affronta-
sottolineato l’importanza di festeggia-
pito, e il merito, di iniziare a buttare
re un percorso lungo le nevi di Paglio
re nel modo migliore un evento così
giù, almeno sulla carta, un ipotetico
per raggiungere quattro diverse sta-
rilevante.
percorso con le prove da far soste-
zioni, dove affrontare quattro “prove
Le proposte non sono mancate e,
nere ai partecipanti e di pensare ad
tecniche”: sondaggio, ricerca artva,
dopo varie discussioni, la decisione
una data e ad un luogo dove svolgere
topografia e orientamento, discesa
finale è stata quella di organizzare
l’evento.
legati in cordata come su ghiacciaio. Insegnamenti questi, che vengono
un festeggiamento “vecchia maniera” proprio come amavano fare i fondatori
La festa
trasmessi durante i corsi Sa1 ed Sa2 della scuola.
della scuola e proprio per rendere loro
Le riunioni si sono susseguite e man
omaggio: una “gara”, un mini-rally a
mano che l’evento ha preso forma ci
cui si è deciso di dare il nome di “Con-
si è divisi le cose da fare: chi si è oc-
test del 50esimo”, per sottolineare da
cupato del logo, chi dei comunicati
Sotto l’organizzazione di noi istrut-
subito lo spirito di festa, di aggrega-
stampa e della pagina Facebook del-
tori sono partite a distanza di 5 minuti
la scuola, chi di trovare sponsor per i
l’una dall’altra dalla nostra postazione
pacchi gara e i premi, chi ha creato il
di partenza/arrivo/quartier generale,
regolamento ed è andato a fare delle
che la mattina presto del 25 marzo,
perlustrazioni per individuare luogo e
è stata posizionata dagli istruttori nei
Sci alpinismo
Alla fine le coppie di amici iscritte sono state 15.
Ci si dà tutti una mano per essere pronti!
La prova di orientamento
pressi del bar-ristoro Chiaro di Luna
appunto da Alp Station in collabora-
2009) e dal concorrente diciamo …
e resa evidente e ben visibile ai par-
zione con la scuola, un buono pasto
più “saggio”, “Gianma” Giovanni Or-
tecipanti grazie ad un gazebo, a degli
da utilizzare al Bar “Chiaro di Luna”,
landi.
striscioni e all’arco gonfiabile messi a
del cioccolato messo a disposizione
disposizione della scuola da Simone di
da Icam, nonché le pettorine, il rego-
Alp Station Brianza.
lamento e la cartina con il percorso
Hanno poi percorso l’itinerario pre-
della gara.
Aspettando il bis Il pomeriggio è finito fra risate, palle di neve, brindisi e soprattutto tanti
visto che li ha portati sci e pelli ai piedi
Alla fine la coppia vincitrice è stata
ma tanti sorrisi: dei partecipanti, degli
prima in Val Marcia, alla prova di son-
quella composta da Ernesto Mainet-
amici che pur non avendo “gareggia-
daggio, poi in cima al Cimone di Mar-
ti (allievo Sa1 2014 ed Sa2 2015) ed
to” sono passati a trovarci per stare
gno da dove, tolte le pelli, sono scesi
Emanuele Frigerio (allievo Sa1 2015
insieme, e di noi istruttori, stanchi ma
verso le Betulle per “ripellare” in dire-
ed Sa2 2016) che hanno avuto il me-
felici per la riuscita della giornata che,
zione Alpe Ortighera dove li attende-
rito di portare a compimento tutte le
diciamolo, è andata ben oltre le nostre
vano due campi per la prova artva. In
prove senza commettere nessun er-
aspettative.
seguito la risalita verso il Lares Brusaa
rore, oltre ad essere stati i più veloci
per una prova di orientamento, finita
nel terminare l’intero percorso.
Sentirci dire da più persone: “Bravi è stata proprio una bellissima giorna-
la quale sono di nuovo tornati sul Ci-
Ma finita la gara il bello doveva an-
ta!” o ancora: “Grazie ci siamo proprio
mone per togliere definitivamente le
cora arrivare: la festa vera e propria.
divertiti!”, per noi è stato l’orgoglio più
pelli e scendere lungo la ex-pista che
Ci si è radunati al Bar “Chiaro di Luna”
grande ed ha ripagato i mesi di riu-
li ha riportati verso la zona di parten-
che ci ha sfamato e rifocillato con
nioni, l’impegno per realizzare il tutto,
za/arrivo, dove si è svolta la prova di
dell’ottimo cibo, tanta birra e un’acco-
le giornate spese a fare ricognizioni
discesa legati in cordata.
glienza super.
sul percorso, nonché la sveglia pre-
Durante tutto il percorso i parte-
I festeggiamenti sono andati avan-
stissimo della domenica mattina (ahi-
cipanti hanno ovviamente trovato gli
ti per tutto il pomeriggio con le pre-
noi, infatti abbiamo scelto il weekend
istruttori della scuola, divisi nelle va-
miazioni (premi offerti da Alp Station)
del cambio dell’ora legale).
rie postazioni e lungo tutto la salita/
dei primi tre classificati, ma anche
È anche questo che, come istruttori
discesa.
della partecipante più giovane, Marta
volontari del CAI, ci dà la motivazione
Ai partecipanti, durante il briefing
Dell’Era, allieva del corso Sa1 2018;
mattutino prima della partenza, è stato
della coppia arrivata ultima formata
consegnato il pacco gara contenen-
dalle simpaticissime Sabrina Gilardi e
te la maglietta dell’evento realizzata
Lorenza Crotta (allieve del corso Sa1
Sci alpinismo
I partecipanti al Contest.
e la spinta per andare avanti nell’utiliz-
zazione: istruttori ed ex-istruttori,
late la nostra pagina Facebook e il sito
zare parte del nostro tempo libero ad
amici, mogli, fidanzate, allievi ed ex-
internet del CAI Lecco, l’anno prossi-
organizzare corsi ed eventi.
allievi, Alp Station Brianza, il bar Chiaro
mo si festeggia ancora.
Concludo con le parole del no-
di Luna, Icam, i ragazzi del Cuccher
stro direttore Ottavio Penati: “è sta-
ski-Pian delle Betulle e i volontari del-
ta proprio una bella giornata, la neve
la Croce Rossa Italiana di Lecco e del
e il meteo ci hanno dato una grossa
Soccorso Alpino, squadra di Premana,
mano. Più che una gara è stata una
che hanno vegliato su di noi durante
festa, proprio come volevamo che
tutto lo svolgimento della manifesta-
fosse, un ritrovo fra amici vecchi e
zione.
nuovi all’insegna dello stare insieme,
Vi lasciamo con un promemoria per
della neve e del divertimento, proprio
il prossimo anno: nel 2019 si festeg-
come è lo spirito della nostra scuola.”
giano i 50 anni di fondazione della Scuola Nazionale di Scialpinismo del
Un ringraziamento va a tutti coloro che ci hanno aiutati nell’organiz-
CAI Lecco Riccardo Cassin. La scuola infatti ha mosso i primi passi con il corso nel 1968, ma venne
Sci alpinismo
fondata ufficialmente solo l’anno seguente. Motivo per noi per brindare due volte. Restate in ascolto, control-
Foto di Silvia Favaro e Alessandro Borgolotto
SEI GIORNI IN TRENTINO di Claudio Santoro
L
a settimana bianca (anche se quest’anno è stata di sei giorni ovvero dal 25 febbraio al 2
marzo) è un appuntamento atteso e partecipato dal gruppo del GEO
(Gruppo Età d’Oro) che coordina i Seniores della nostra sezione del CAI. Quest’anno ha avuto come scenario il Trentino, con le splendide Dolomiti del Brenta e la Val Rendéna, pacificamente occupate da un gruppo di quarantaquattro soci. Fissato il “campo base” a Carisolo, da lì sono partite le varie uscite che hanno avuto finalità diverse per camminatori, fondisti, e sciatori. I primi hanno avuto modo di calpestare neve fresca in giornate rigide ma luminose e soleggiate, in particolare per i primi tre giorni, raggiungendo diverse malghe del territorio, quali la Malga Ritorto, la Malga Vigo e la Malga Mondifrà. I secondi hanno Il gruppo dei camminatori. Foto di Agostino Riva.
avuto modo di cimentarsi sulle piste di
nella bergamasca Val Brembana, che
Campo Carlo Magno e di Carisolo. Gli
hanno decorato molti edifici, chiese e
ultimi, utilizzando la fitta rete di navet-
cimiteri nel Trentino. L’affresco inten-
te messe a disposizione, hanno potuto
de richiamare in coloro che lo ammi-
solcare le rinomate piste da discesa
rano l’idea che la Morte conduce tutti
di Marilleva, Folgarida e Madonna di
ad un’inevitabile uguaglianza. La visita,
Campiglio.
grazie all’assistenza del prof. Ciaghi,
La leggera nevicata del quarto gior-
giornalista e profondo conoscitore del
no non ha intimorito i partecipanti che
territorio, è stata particolarmente in-
hanno percorso la ciclabile che da
teressante.
Carisolo conduce a Caderzone Terme
Ovviamente non sono manca-
(5 km circa) dove hanno raggiunto il
ti i momenti enogastronomici, goduti
Museo della Malga.
nell’albergo di Carisolo, dove gli ospiti
Altro momento di rilievo la visita alla medievale Chiesa di San Vigilio,
sono stati coccolati dallo staff guidato da Daniele.
famosa per i suoi stupendi affreschi
Un ringraziamento finale al presi-
risalenti a diverse epoche. Il più im-
dente del GEO, Agostino Riva che ha
portante si trova nella facciata esterna
guidato la truppa, unitamente a Ma-
della chiesa ed è costituito dalla “Dan-
netto che ne ha coordinato le uscite,
za Macabra”, un elemento importante
Gigi e Ambrogina per il loro impegno
della cultura germanica. L’opera risale
organizzativo, ripagato dall’ottima riu-
al 1539 ed è a cura di Simone Ba-
scita della “sei giorni”.
schenis, appartenente ad una famiglia di pittori itineranti, originari di Averara,
. . E SONO TRENTACINQUE
di Stefano Vimercati*
I
l 2 novembre 2017 abbiamo pre-
biamo confermato il rapporto già esi-
sentato il programma inverno
stente con la commissione regionale
2017-18. È il nostro 35° anno di
di riferimento (CRLSASA-Sci Escur-
attività, come sempre suddiviso in:
sionismo).
- Addestramento: corso di avvici-
Quanto agli istruttori della scuola e
namento allo sci di fondo escursio-
agli accompagnatori del gruppo ama-
nismo
toriale, sono stati confermati gli stessi
- Sci di fondo amatoriale Per l’attività di addestramento ab-
dell’inverno 2016-17.
Sulle piste di Celerina. Foto di Giuseppe Froio
PRIMA PARTE (comune a tutti)
Lezioni tecniche e teoriche in sede CAI Lecco. - giovedì 30 novembre 2017: at-
Hanno partecipato 37 allievi, suddi-
Ognuno ha potuto verificare le pro-
visi come sempre in principianti, per-
prie capacità e i miglioramenti con-
fezionamento primo livello, perfezio-
seguiti, con soddisfazione personale e
namento avanzato.
maggior piacere.
trezzatura ed equipaggiamento
Alla gara è seguita la premiazione,
- giovedì 18 gennaio 2018: proiezioni didattiche – nozioni tecniche
Uscite a secco della domenica mattina
Attività amatoriale Le uscite sulla neve sono state le seguenti, tutte in Engadina:
nel pomeriggio in sede CAI, e si è conclusa con una gustosa merenda e premi per tutti.
- sab. 13 gennaio Pontresina
Come già l’anno precedente, si è
- sab. 20 gennaio St. Moritz
voluto dedicare questa edizione all’in-
sci di fondo, atti a prevenire e in parte
- sab. 27 gennaio Zuoz-Val Bever
dimenticato Paolo Piazza.
curare sofferenze che talvolta la no-
- sab. 3 febbraio Scuol-Martina
stra disciplina può causare.
- sab. 10 febbraio Zuoz - Zernez
Tre giorni di fondo in Val d’Aosta:
- sab. 17 febbraio Maloja
Saint-Barthélemy – Val Ferret –
Attività con esercizi specifici per lo
5 novembre 2017 - Sormano (annullata per maltempo) 12 novembre - Sentiero del Vian-
- dom. 4 marzo Skimarathon
Brusson, 23-24-25 febbraio 2018.
- dom. 10 marzo Val Rosegg
Abbiamo scelto, secondo il deside-
dante, Lierna-Fiumelatte 19 nvembre - Corenno Plinio – Linea Cadorna
rio di tanti, di ritornare in Val d’Aosta Abbiamo avuto 32 iscritti, suddivisi in due gruppi:
26 novembre - Somasca-Erve 3 dicembre - San Pietro al Monte
- Rossi: Accompagnatore sezionale Domenico Pullano - Gialli: Accompagnatore sezionale
SECONDA PARTE - Uscite sulla neve Addestramento - Scuola
Daniele Colombo
con un programma che, oltre alla Val Ferret, prevedesse altre due località di notevole pregio. Si sono avute 52 presenze, con soggiorno presso l’Hotel Étoile du Nord ad Aosta.
L’amico Clorindo Riva ha dato vo-
Hanno prestato la loro collabora-
Istruttori:
lontariamente un valido aiuto agli
zione la capogruppo Giuseppina Iet-
- ISFE: Marco Bianchi, direttore
sciatori meno veloci.
to, Giovanni Bolis, Daniele Colombo e
- ISFE: Maria Giuseppina Ietto
È stata gradita la presenza saltuaria
Clorindo Riva.
- ISFE: Paola Monti
di un gruppo di amici sciatori che ci
Neve e piste in ottimo stato ci fa-
- I.Sez.: Giovanni Bolis, vicediretto-
auguriamo di avere come partecipanti
ranno ricordare il Monte Bianco anche
iscritti per il prossimo anno.
per questo.
re, Salvatore Bucca, Cesare Merlini Per i rapporti con la Commissione:
Entrambe le attività si sono svolte
Maria Giuseppina Ietto e Marco Bian-
su piste adeguate, con l’impiego della
CONCLUSIONE DELLA STAGIONE
chi.
tecnica classica per l’addestramento e
2017-18
Sono state effettuate le seguenti uscite:
della tecnica libera e classica per gli amatori.
- dom. 14 gennaio 2018 Celerina
Sabato 26 maggio, in mattinata, salita al San Martino, seguita dal ritrovo
Neve abbondante e ottime tempe-
- dom. 21 gennaio Maloja
rature hanno favorito l’entusiasmo e il
- dom. 28 gennaio Surlej
divertimento di tutti i partecipanti.
- sab./dom. 3-4 febbraio due
in sede CAI per festeggiare in cordiale amicizia la conclusione delle attività. Concludo esprimendo un sentito apprezzamento per l’opera svolta da
giorni- Livigno - Santa Caterina
TERZA PARTE
istruttori e accompagnatori. A tut-
- dom. 11 febbraio Val Bever
Gara sociale
ti loro, a nome del CAI Lecco e mio
- sab. 17 febbraio Surlej (gara sociale)
Sabato 17 febbraio 2018 il gruppo
particolare, un grazie sincero
scuola ha ripetuto la gara sociale del-
- dom. 4 marzo Skimarathon
lo scorso anno: una “gara in famiglia”, che ha visto la partecipazione di 25
Sci di fondo
allievi sulla distanza di km 10 a tecnica classica sul percorso Surlej-SilsSurlej.
*Presidente del gruppo.
LA DUE GIORNI DELLA SCUOLA
Piste nel bosco a Santa Caterina
S
di Giusi Negri
abato 3 febbraio è arrivato: la due giorni di fondo inizia.
so il nostro Hotel Sassella – Ristorante
te dolci e salate, pane e salame, vino,
Jim di Grosio.
bibite e molto altro, tutti gradiscono
Ognuno va nella propria camera,
questo bel momento conviviale.
Il nostro corso dopo le tre
doccia, riposino, alcuni di noi parte-
Soddisfati delle belle sciate in com-
uscite in Engadina ci porta in terra
cipano alla S. Messa presso la vicina
pagnia, contenti e un po’ stanchi par-
valtellinese.
Chiesa, e poi pronti per la cena che
tiamo per il viaggio di ritorno, arrivia-
Puntuali alle 6.30 partiamo per le
è tipicamente del luogo: pizzoccheri,
mo a Lecco verso le ore 19.
nostre sciate, sull’autobus tutti sono
sciatt, carne e semifreddo con il brau-
Anche in questa due giorni abbiamo
pronti ad affrontare le piste che per-
lio, tutto gradito e molto buono, alla
percorso nuove piste, scoprendo dei
correremo nelle località di Livigno e di
cena ci raggiungono alcuni amici.
luoghi stupendi non lontani da Lecco.
Santa Caterina. La prima sosta è a Tirano: colazione e visita al famoso Santuario.
Dopo la cena si chiacchiera, si gioca
Penso che gli allievi della Scuola ab-
a carte e poi a letto per una buona
biano potuto approfondire le tecniche
dormita.
imparate e vivere un intenso week-
Sabato sciamo a Livigno lungo la pi-
Al mattino sveglia, preparazione ba-
sta che costeggia il fiume Spöl (Aqua
gagli e colazione: tutti siamo pronti
Granda), affluente dell’Inn, a sua volta
per un’altra avventura sulle piste.
del Danubio, arriviamo a San Rocco, il
Raggiungiamo il Centro Fondo di
tempo è nuvoloso e ci accompagna
Santa Caterina: qui le piste sono nel
sempre un filo d’aria.
bosco, e ci sono delle belle discese.
Alla fine della sciata prima di salire
I vari gruppi sciano appassionata-
sull’autobus acquistiamo i soliti pro-
mente, la temperatura aumenta e il
dotti: alcool, tisane, cioccolato …
sole ci scalda, attorno a noi c’è molta
Si riparte da San Rocco e alla doga-
neve, durante le soste scattiamo delle
na i finanzieri controllano i nostri ac-
fotografie per ricordare questi bellis-
quisti: tutto regolare, si prosegue ver-
simi posti. Arrivati all’autobus ci aspettano tor-
end sulla neve. La due giorni è per me e penso un po’ per tutti un bel momento vissuto in compagnia e in mezzo alla natura. I nostri istruttori Pina, Paola, Cesare, Giovanni, Salvatore e Marco hanno organizzato tutto al meglio, a loro un grande grazie.
Sci di fondo
SOTTO LA NEVE di Francesca Colombo
A
nche quest’anno il CAI Lecco ha organizzato la famosa “tre giorni”: una piccola vacanza
che riunisce appassionati di sci di fon-
do. Dal 23 al 25 febbraio siamo tornati in Valle d’Aosta per goderci insieme le ultime sciate. Sfortunatamente
il
meteo
non
presagiva niente di buono, ma i veri sportivi non si fanno fermare da nulla quindi siamo partiti comunque diretti,
In Val Ferret. Foto di Massimo Di Stefano
per il primo giorno, alla selvaggia valle
L’hotel ci ha offerto una deliziosa
ta Praetoria, il Teatro Romano, il Ponte
di Saint Barthélemy dove ci sono nu-
cena che ci ha rigenerati e saziati con
Romano e la cattedrale di Santa Maria
merose piste che vanno dai 3 ai 30
piatti tipici valdostani.
Assunta, l’edificio religioso più impor-
chilometri per permettere a chiunque
L’indomani, dopo colazione, siamo partiti col pullman per Courmayeur,
di divertirsi.
tante della città che sorge nell’antica zona romana.
Giunti alla valle abbiamo constatato
famosa località sciistica. Qui abbiamo
Alla sera ci siamo riuniti tutti e ab-
con amarezza che effettivamente c’e-
preso una navetta che ci ha porta-
biamo cenato sempre al nostro hotel,
ra un tempo più adatto a una giornata
ti all’imbocco della straordinaria Val
che ci ha offerto un’altra cena deli-
alle terme che allo sport all’aria aperta.
Ferret all’ombra del Monte Bianco.
ziosa. La domenica, ultimo giorno, di
Ma anche questa volta non ci siamo
Purtroppo il Monte Bianco non abbia-
mattina abbiamo caricato i bagagli sul
arresi e, dopo aver inforcato gli sci,
mo potuto vederlo perché anche quel
pullman e siamo partiti per Brusson in
siamo partiti alla scoperta del luogo.
giorno ha nevicato.
Val d’Ayas, dove si trova una bellissi-
La pista di Saint Barthélemy (quota
Nella Val Ferret si snoda una bellis-
ma pista da fondo che si sviluppa tra
1960) parte dal Centro di sci nordico
sima pista da fondo con molte devia-
boschetti di larici e abeti e zone pa-
con un percorso di saliscendi total-
zioni grazie alle quali si può allungare
noramiche con salite, discese e curve
mente immerso nella natura, fra bo-
o diminuire il percorso.
tortuose emozionanti. Inoltre è pre-
schi e praterie alpine che permette di
Nonostante il tempo tutti hanno po-
sente un poligono di tiro per permet-
ritemprare fisico e mente e che dà un
tuto divertirsi fra salite, discese, mera-
tere di praticare il biathlon. Purtroppo
selvaggio senso di libertà.
vigliose foreste e distese innevate.
anche quel giorno il tempo era brutto:
Abbiamo sciato fino alle 15 circa, poi
Dopo il pranzo e la sciata il gruppo
nevicava e c’era molta nebbia per-
ci siamo spostati in pullman all’Hotel
si è diviso fra chi è andato ad Aosta
ciò non abbiamo potuto sciare molto
Etoile du Nord di Sarre. Qui ci siamo
e chi ha preferito tornare in hotel per
né goderci il panorama. Successiva-
sistemati nelle camere e i più stanchi
godersi la sauna, il bagno turco e la pi-
mente abbiamo pranzato tutti insie-
hanno potuto rilassarsi nella sauna o
scina. I primi hanno avuto la possibilità
me e, come vuole la tradizione della
nel bagno turco.
di partecipare alla messa, fare acqui-
tre giorni, abbiamo mangiato gustose
sti (fontina, per esempio) e visitare il
torte, dolci e salate, dolcetti, cioccola-
capoluogo valdostano. In particolare i
tini e vino portati dai partecipanti.
Sci di fondo
numerosi reperti romani presenti nella città come l’Arco di Augusto, la Por-
Ben rifocillati siamo risaliti sul pullman alla volta di Lecco.
LE MIE MARATONE IN ROSA persuasi di potercela fare nel tempo
gli sci stendendo una base sulla solet-
e metterete gli sci di fondo
massimo; non siamo neanche troppo
ta lasciata poi vetrificare al freddo della
ai piedi voi due non scende-
spompati nonostante la non più verde
notte; il mattino una mano di klister sarà
rete più”, così sentenziò un
età (già allora!). L’anteprima è anda-
perfetta per tutta la giornata. Adelio non
ta bene. Senza premura si torna con i
lo confessa: desidera evitarmi un po’ di
Il Corso Sci di fondo escursionismo
mezzi pubblici. E’ già sera e l’ultimo bus
fatica. E che il Gruppo Cai Lecco fac-
CAI Lecco originava il 4° anno di at-
ferma a Sils. Non troviamo un taxi per
cia bella figura. Con emozione e trepi-
tività. Ecco la disciplina alpina invernale
tornare al Passo e quindi, sci ai piedi,
dazione auguro buona fortuna all’altra
che ricercavamo. E nel gennaio 1987,
via sui binari ghiacciati. L’imprevisto si
metà della mia famiglia: ci rivedremo a
bardati alla ragionier Fantozzi, scendia-
rivelerà una romantica passeggiata al
Zuoz dopo 4 ore.
mo dal pullman in Engadina, arruolati
chiaror delle stelle in totale beatitudine
Ore 9, colpo di cannone: via! Lo
nel “gruppo novellini”.
e solitudine. Il lago argentato contrasta
spettacolare serpentone variopinto si
Ebbe il suo bel daffare Giovanna Ai-
con la cupola stellata del cielo. Freddo
slancia verso i laghi ondeggiando in
roldi per trasmetterci i primi rudimenti.
pungente, è d’obbligo spingere al mas-
una specie di danza collettiva.
Totalmente sprovveduti di tecnica sci-
simo anche per via dell’abbigliamento
istica avvertivamo forte soprattutto il
leggero inadatto alla “notturna”.
di M.Chiara Spinelli
“S
buon amico tanti anni orsono.
All’epoca si partiva tutti assieme ed era una colossale bolgia. Ripasso men-
desiderio di andare, correre per coglie-
E ripensiamo al celebre motto di Dino
talmente consigli e raccomandazioni
re il fascino di valli e monti ammantati
Piazza: “faticare per divertirsi” da noi
onde evitare situazioni di rischio o di
di neve.
prontamente tradotto in “faticare molto
intralcio per altri sciatori. Quando mi è
per divertirsi molto”.
consentito allungo un po’ e mi godo la
Il clan di entusiasti fondisti di lungo corso è ben disponibile a farci partecipi
La settimana dopo qualche folletto
scivolata spinta. Sui binari non c’è ba-
delle esperienze vissute sugli scietti in
o Giove Pluvio in persona ci si mette
garre, posso tuttalpiù invidiare la bella
giro per il mondo; ci danno volentieri
di mezzo: piogge torrenziali scaricano
andatura dei più bravi. Rivolgo lo sguar-
consigli e insegnamenti sui passi fon-
venti centimetri d’acqua sopra il ghiac-
do alla pista del pattinato: c’è assem-
damentali della tecnica classica e libera,
cio dei laghi. La Skimarathon del 1991
bramento, qualche improperio per con-
a cui uniscono i racconti di epiche tra-
è annullata.
tatti indesiderati e bastoncini spezzati
versate, lunghe marce, maratone su sci
L’anno successivo sarà un’altra sto-
abbandonati ai lati della pista. Chissà se
di legno, bastoncini in bambù e scioli-
ria. Nonostante non sia una “pivellina”,
i malcapitati avranno potuto rimediare
nature azzeccate o cannate.
per l’esordio nel popolo delle maratone
il ricambio della stessa lunghezza? E
Impossibile restare indenni davan-
indosso pantaloni rosa shocking e ho
passo dopo passo, rigorosamente al-
ti a tanto entusiasmo e inevitabile è il
appuntato sul pettorale un minuscolo
ternato, scalano i kilometri per l’arrivo.
contagio. Giunge il momento di met-
ramoscello di mimosa. E’ l’8 Marzo, Fe-
Sul salitone di St. Moritz siamo tutti
terci alla prova in una sfida su lunghe
sta della donna. L’altra “metà del cielo” è
impegnati a “lisca di pesce”, non ca-
distanze.
ben rappresentata anche se siamo solo
drebbe uno spillo nella neve tanto gli
mille dei tredicimila iscritti. In cuor mio
sci sono vicini. Necessitano concen-
l’augurio a tutte di una bella maratona:
trazione e buon equilibrio per non cal-
Ce la farò? Sarò in grado di reggere
diamo il meglio e godiamoci la nostra
pestarsi e mantenersi in piedi. Superato
fino a Zuoz? Ho qualche timore e così
giornata di festa. Sorrisi compiacenti e
l’ingorgo e la bella discesa che catapulta
la settimana prima della 23ª Engadin
d’incoraggiamento qui nelle retrovie: le
all’allora accogliente Centro di Fondo, il
Skimarathon, la granfondo più popolare
atlete sono davanti, ma in coda, pur al-
famoso “Langlauf Zentrum” poi trasfor-
della Svizzera, con Raimondo ci avvia-
lungando di 1 km il percorso, l’atmosfera
mo dal Maloja.
è più rassicurante.
La mia prima Skimarathon
Giungiamo alla Resgia contenti e
L’amico Adelio Scola mi ha preparato
Sci di fondo
mato in Casinò con annesso Hotel per
del circuito mondiale.
Hiihto con i suoi quattromila iscritti. La-
nababbi, puoi goderti il tifo del pubblico.
Il percorso mi è ormai familiare. Re-
sciati gli abituali ambienti alpini carat-
Sul ripido pendio che adduce a
stano le incognite per le condizioni del-
terizzati da valli e alte vette, scieremo
Pontresina scene da cartoni anima-
la neve e la sciolinatura: klister o stick?
in vasti pianori ricchi di laghi, boschi di
ti: fortunatamente non sono coinvolta
Eterno dilemma per chi corre con la
betulle e foreste di conifere. Il percorso
nelle cadute plurime che divertono gli
tecnica a passo classico. La mia scelta si
si snoda su modesti ma continui e pia-
spettatori lì a bella posta per godersi lo
rivelerà azzeccata, rispetterò la tabellina
cevoli saliscendi, sfiorando piccoli rari
spettacolo. Oltrepassare Pontresina dà
di marcia prefissatami: oltre 11 km/h.
villaggi.
sollievo, e penso: “le difficoltà son su-
Oggi la sfida più importante l’ha già
All’alba colazione con carboidrati per
vinta l’atleta con il quale condivido un
i cinque maschietti che partiranno alle
Attraversando il grazioso villaggio di
tratto di strada: scivola veloce sui bi-
9 per la 75 km da Hämeenlinna a Lahti.
La Punt incontro i bambini che offrono
nari seduto su uno speciale slittino. Non
Sostanziosa anche per le due “ragazze”,
spicchi d’agrumi e tocchetti di bana-
può usare le gambe e va solo a forza di
ma niente riso al burro salato, in quanto
ne. Da ore sostano nella neve: gentili e
braccia. Sorride gioioso agli incitamenti
il nostro percorso è di soli 41 km; ci
spontanei aspettano di rifocillare i con-
ed è come tutti impegnato al massi-
trasferiremo allo start di Lammi in bus,
correnti ritardatari, che sono pure i più
mo. Sogno infilata al suo collo una bella
per inserirci sul medesimo tracciato
affaticati. A distanza di decenni ricordo
medaglia d’oro!
che porterà tutti a Lahti. Non ci avven-
perate e mi mancano solo 19 km”.
ancora le gote arrossate, il loro sorriso e
Spettacolo nello spettacolo è il clima
tiamo neppure sulla torta, dal colore al-
il gusto di quella frutta donata da mani-
festoso. Sciatori provetti non preoccu-
quanto insolito e poco convincente che
ne impiastricciate. Collaborano simpa-
pati della classifica e del piazzamento
un amico “gusterà” avidamente trovan-
ticamente alla riuscita della manifesta-
desiderano divertirsi e divertire. Ag-
dola piuttosto salata e ricca di lische!
zione e chissà se sognano un giorno di
ghindati con creatività e inventiva in
La torta di aringhe, specialità della casa,
poter salire sul podio dei vincitori.
pittoreschi costumi tradizionali o da
sarà oggetto di saporiti sarcasmi anche
Al traguardo posto a Zuoz, Paolo
clown, oppure riuniti in orchestrine,
dopo il rientro in Italia.
Piazza, l’instancabile ed entusiasta ac-
suonano trombe, tamburelli e altri stru-
A Lammi attendo insieme a Paola
compagnatore CAI, è già arrivato da un
menti e avanzano allegri senza l’aiuto
Benedetti il via. Dove saranno gli amici
paio d’ore: è lì ancora ad attendermi,
dei bastoncini.
partiti stamattina? Raimondo sarà già
contento della sua prestazione atletica
Parteciperò anche alla 26ª Skimara-
passato oltre? Eccolo, arriva e sorride:
e anche per la partecipazione, seppur
thon con minor soddisfazione dell’anno
tutto procede bene; che regalo poterci
minima, del Gruppo Sci di Fondo cui
precedente a causa della neve marcia.
salutare e incoraggiare. Tra gli astanti
dedica tanta passione.
Negli ultimi faticosissimi km prima del-
c’è chi è sorpreso per l’affettuosità del
Ho impiegato il triplo della prima
la salita che porta al traguardo di Zuoz
nostro goffo abbraccio sugli sci, ligi al
donna classificata ma sono egualmente
scambio di saluti e complimenti ad Egi-
regolamento che vieta toglierli; la cop-
felice e soddisfatta, per me e per lei.
dio Spreafico che, conclusa la gara, ri-
pia si separa e la marcia riprende.
Passa un anno: rieccoci al via della
entra al Maloja sciando. Io proseguirò
Ad un ristoro non rinuncio alla famo-
25ª Skimarathon. Terenzio Castelli, non
arrancando su binari ormai inesisten-
sa Blåbär, la zuppa di mirtillo, cui faccio
manca mai all’appuntamento, è “in ritiro”
ti e neve ridotta a fanghiglia ma sarà
seguire una sorsata d’acqua per ripulire
al Maloja dalla sera precedente per par-
ugualmente bello, anche se più sofferto,
la bocca da sali e zuccheri che indur-
tecipare al rito dei fuoriclasse che oc-
giungere al traguardo e godersi l’attesa
rebbero ancora sete. Mi “placca” il so-
cupano con un paio di vecchi sci le po-
e l’abbraccio degli amici.
lerte servizio medico, pronto a fermare
sizioni iniziali del proprio gruppo. Egli è stato tra i primi italiani a potersi fregiare del titolo di Master Worldloppet avendo portato a termine le grandi maratone
i concorrenti non ritenuti in condizione Alla Finlandia Hiitho Come da proverbio “l’appetito vien mangiando”. Nell’inverno 1994 l’occasione di ci-
Sci di fondo
mentarmi “fuori casa” sulle nevi del Nord Europa. Ci attende la maratona Finlandia
di proseguire. Tranquillizzo più a gesti che col mio inesistente inglese: “non ho sputato sangue, è solo l’esito del color mirtillo”… e via di lena. Ammiro il procedere di mature signore nordiche che pur utilizzando materiali visibilmente datati scorrono
con naturalezza e buona resa sui binari. Chapeau! E penso: “sembrano proprio nate con gli sci ai piedi”. Sono agli ultimi km della nostra gara e pur non comprendendo una parola della lingua finlandese percepisco un tifo notevole: “heia, heia; Italia, Di Centa”, incitano. C’è molta simpatia per gli italiani, ci riconoscono grazie alla bandierina tricolore sul pettorale. Mi rende euforica scorgere il profilo dei tre trampolini stagliarsi verso il cielo, affronto le ripide discese finali per planare nello stadio olimpico di Lahti. Ce l’ho fatta! Sto per assaporare la gioia dell’arrivo e dall’altoparlante, in ottimo italiano, la speaker mi invita a farmi riconoscere: “amiamo moltissimo le fondiste italiane” dice. Sorpresa innalzo il mio bastoncino e superato il grande curvone sono nel rettilineo d’arrivo, leggo sul tabellone elettronico il mio nome e accostato: Italy. Esplode un tumulto di emozioni che presto posso condividere con mio marito, felicissimo, e con gli altri sette amici lecchesi. Egidio Spreafico, conclusa la sua corsa, è già da tempo sugli spalti dello stadio in attesa dell’arrivo di tutto il nostro gruppo. Il giorno successivo ripeterà la gara a passo pattinato con un tempo strepitoso, in due giorni ha macinato 150 km in circa 11 ore! Prima del rientro in Italia ci concederemo pure una mini crociera in nave rompighiaccio sul mare antistante Helsinki. D’accordo faticare, però non è male nemmeno divertirsi. La Marcia GranParadiso 1995 e 1996. E’ la volta della Valle d’Aosta per la Marcia GranParadiso, la maratona che più ho nel cuore. Tracciato rigorosamente a passo classico, 45 km nell’ambiente incantevole del Parco Nazionale. Il percorso impegnativo, con dure salite e discese insidiose, tocca pittoresche frazioni attorno a Cogne. E’
Finlandia Hiihto, Chiara lanciata nella corsa
Con Raimondo che l'ha attesa per tagliare insieme il traguardo della Marcia Granparadiso, 1996
Sulla Dolomitenlauf, 1997
un’esperienza singolare e indimentica-
“annuso” fra i banchetti degli skiman. Ed
bile sciare accanto a branchi di stam-
anche i miei sci risulteranno ottimali.
dieci metri. Un vero spasso. L’indomani, sorpresa! Caldo, neb-
becchi, ci osservano curiosi mentre
L’anno seguente la famiglia sarà riu-
bia bassa che avvolge la valle e neve
succhiano sali dai fogli di giornale im-
nita a Cogne, cavallerescamente verrò
già molliccia di primo mattino. Non c’è
pregnati di sudore che alcuni concor-
attesa all’arrivo per tagliare in coppia
tempo per rifare la sciolinatura e do-
renti hanno usato per proteggersi dal
il traguardo. Festoso al solito il ritrovo
vremo adattarci. Ad ogni passo si tiran
freddo mattutino e poi abbandonato.
con i fondisti lecchesi d’élite, fra cui gli
su due chili di “puciaccone” e cresce la
amici Rosella Tentori e Giulio Maggi.
fatica, ma posso divertirmi superando
Come pure ricordo il plurimedagliato
in leggerezza salitelle e muretti con il
campione Marco Albarello. Festeggiato dopo la vittoria, dal podio commenta “Questa granfondo di Cogne vale una
Lienz Dolomitenlauf L’accogliente e graziosa cittadina
buon “flip-flop” appreso alla nostra scuola.
austriaca dell’Ost Tirol ci ospita per la
Lo striscione del traguardo saluta
Al primo appuntamento me la sono
Dolomitenlauf, bella gara a tecnica libera
tutti con il motto: “Ognuno è vincitore
dovuta cavare da sola poiché lo scio-
che si svolge nella valle della Drava su
di sé stesso”.
linatore di casa è rimasto a Lecco in
due percorsi: il più impegnativo di 65
Sarà la mia ultima maratona ufficiale.
compagnia della signora influenza. Pas-
km ed il corto di soli 25. Raimondo farà
Permangono tuttora passione e desi-
so la notte insonne: in che modo prepa-
quello lungo ed io il più breve.
derio di vagare per monti e spazi si-
50 km olimpica!”
rerò gli sci l’indomani? Il mattino presto
Nel gennaio 1997 la maratona com-
lenziosi nella candida veste invernale e
scendo in paese e come un segugio
pie venticinque anni, perciò l’atmosfera
mi godo le sciatine da pensionata Inps.
in città è particolarmente festosa. Il sa-
Sci di fondo
bato pomeriggio proviamo i materiali; con tempo bello, secco, freddo, neve compatta e dura, si fanno pattinate di
IERI E OGGI
I
l racconto di Chiara Spinelli ci
Elena Bassani e Lucilla Nava: Enga-
lecchesi che hanno legato il proprio
riporta a un periodo particolar-
din Skimarathon 2013-2014 - 2015 -
nome alle granfondo, affidiamo ai brevi
mente felice nella storia del Grup-
2016 - 2017 – 2018
articoli che seguono la testimonianza di tre appassionati sciatori che ci tra-
po sci di Fondo Escursionismo del Daniele Colombo: Engadin Skimara-
CAI Lecco, quando l’entusiasmo per la disciplina, la preparazione atletica e lo
thon 2013 - 2018
rirono la partecipazione di alcuni alle grandi maratone in Italia e all’estero.
Ottaviano Martinelli: Finlandia Hiihto
piste e sempre disponibile ad aiutare i
2016; Marcialonga 2017; Rajalla Rajalta
compagni di escursione; Patrizia Ta-
Hiihto 2017
naglia, affezionata alla Marcialonga con sei anni consecutivi di partecipazione
L’interesse per le competizioni è poi andato scemando nel gruppo CAI e per alcuni anni sul “bus del fondo” delle escursioni del sabato non si è più sentito parlare di maratone. Fra il 2012 e il 2013, un’inversione di tendenza. Gli elementi più giovani e atleticamente più preparati hanno ricominciato a lanciarsi in qualche
Gianni Zappaterra: - Koenig Ludwig
prima nel percorso dei 45 Km, poi dei
Lauf 2013 – 2014; Marcialonga 2014
70; Osvaldo Parolini, un autodidat-
- 2015 - 2016 - 2017 – 2018; Vasa-
ta dello sci che fra il 1995 e il 2017
loppet 2014 – 2015; Engadin Ski Ma-
ha attraversato in lungo e in largo la
rathon 2012 - 2013 - 2014 – 2016;
Svizzera e l’intero arco alpino dalla Val
Pustertaler Ski Marathon 2016; Finlan-
d’Aosta al Trentino e al Veneto, con
dia Hiihto 2016; Rajalla Rajalta Hiihto
puntate in Francia, Austria, Germania,
2017; La Sgambeda 2012 – 2013.
Svezia, Norvegia, Polonia e Cecoslovacchia (80 competizioni per un totale
competizione e ci piace ricordare qui in poche righe la loro attività:
Giulio Maggi, classe 1933, veterano dello sci di fondo, ancora attivo sulle
spirito agonistico condivisi anche con fondisti non aderenti al gruppo favo-
smettono ricordi ed emozioni. Sono:
Scusandoci per l’impossibilità di richiamare in poco spazio tutti gli atleti
di 3136 Km), conquistando il prestigioso master della Worldloppet.
MARCIALONGA STORY di Giulio Maggi L’attrezzatura utilizzata da Giulio per la Marcialonga Story.
Una cara persona mi
Km, per me la prima di tante maratone
ha iscritto a questa ma-
che avrei corso negli anni. Allora avevo
nifestazione che si svol-
40 anni.
ge il giorno precedente
Passo al controllo dell’attrezzatura:
la Marcialonga di 70 Km.
sci antecedenti il 1976, attacchi da 75
Puntualmente sono al
mm di larghezza, scarpe, bastoncini e
ritrovo dei concorrenti,
abbigliamento adeguati all’età degli sci.
circa 400, tutti addobbati con sci vecchi e
E subito dopo sono sulla piana di
stravecchi, racchette di
partenza: ci sono tanti binari tutti
bambù con cerchi gran-
ghiacciati, gli sci non vogliono andare
di, attacchi con ganasce
avanti.
larghe, calzettoni di lana e scarpe basse in cuoio. La memoria mi porta al 1973, anno di nascita della Marcialonga di 70
Sci di fondo
Alle 9.30 si parte e, bene o male, si
di partecipazione e uno sci d’epoca.
sorpresa sui binari.
va. Il rumore prodotto dall’insieme de-
La Marcialonga Story non è solo una
gli sci sembra la musica di un gigan-
gara, è una manifestazione folcloristica
Oltre agli organizzatori che hanno
tesco organo, provo una sensazione
che riporta in vita usanze e mestieri
svolto un lavoro perfetto, voglio ri-
bellissima, mi sento a mio agio. Dopo
di una volta. Tante donne indossano
cordare e ringraziare il mio carissimo
un po’ ci incolonniamo, la fila si allunga
i costumi tradizionali delle loro valli.
amico Pietro Ciapponi, socio CAI della
e io, con più calma, prendo il mio ritmo,
E poi, a ricordare i tempi in cui gli sci
sottosezione Strada Storta, persona
in testa ho tanti pensieri tutti positivi;
erano anche un mezzo di trasporto
impegnata su vari fronti e per me va-
mi guardo in giro e vedo molta gente
per il lavoro, alla linea di partenza si
lido compagno di questa avventura. A
che ci saluta e ci incita. A circa metà
è presentato un concorrente trave-
tanti fondisti auguro di provare almeno
percorso, a Ziano, una breve sosta di
stito da panettiere con una gerla di
una volta le sensazioni che ho provato
rifornimento; alle 11 arrivo a Predaz-
panini sulle spalle: si può immaginare
io.
zo accolto da tanta gente e, con mia
facilmente quello che è successo alla
grande meraviglia, ricevo un attestato
prima curvetta, con panini rovesciati a
L’EMOZIONE MARCIALONGA di Patrizia Tanaglia Patrizia in gara
28 gennaio 2018: è la mia sesta maratona, ma quest’anno affronto per la prima volta i fatidici 70 Km. Ci si alza come sempre all’alba per trovarsi tutti insieme nella sala a fare colazione per poi sfidarsi e rincontrarsi al traguardo di Cavalese. Ai cancelli della partenza si arriva alla spicciolata, ognuno di noi fa gruppo con gli amici della stessa “gabbia” e, nonostante faccia freddo, l’atmosfera che si ritrova è proprio sempre la stessa, di grande allegria, di musica che si diffonde nell’aria, di speaker che parlano ai microfoni, di parecchi linguaggi del mondo intorno a te… tantissime persone. C’è tensione nei gesti di chi è concentrato, c’è spensieratezza di chi, come me, preferisce ballare e cantare per scaldare il corpo nell’attesa, ma le farfalle nella pancia già le senti volare. La partenza è prevista per le 8,45: ho davanti a me una lunga giornata. Forse i primi km sono i più preoccupanti perché i concorrenti sono tanti e molto agguerriti e si è concentrati a rimanere incolumi tra sorpassi azzardati e sci e racchette che letteralmente
ti sommergono.
Mi sento bene, sono grata a chi mi
gini, riesco anche ad individuare que-
Le montagne intorno sono meravi-
ha aiutata ad allenarmi ed ora voglio
gli amici che pazientemente mi stanno
gliose alla luce del mattino, e l’obietti-
solo raggiungere il terzo cancello a
aspettando.
vo da raggiungere è il primo cancello
Molinella entro le 17,30.
Una voce al microfono urla il mio
a Canazei entro le 12,30; voglio solo
Il paesaggio intorno a me sta cam-
nome, il sorriso è sempre stampato
stare bene così indosso una parrucca
biando, ora le cime sono infuocate
sulle mie labbra ma dagli occhi scen-
di ricci fuxia e un sorriso divertito.
dal tramonto, ho ancora l’energia per
dono copiose lacrime per liberare la
Più passa il tempo, più la selezione
godere di questa ennesima meravi-
forte emozione, sono passate più di 9
naturale è inevitabile e, dopo la con-
glia anche perché una famiglia mi ha
ore e sono al traguardo.
fusione iniziale, intorno a me ora solo
“adottata” e mi sta seguendo lungo
La giornata è proprio finita e all’arri-
pochi concorrenti, sempre gli stessi
quest’ultimo tratto di percorso inci-
vo dell’ultimo concorrente, poco dopo
che ritroverai di quando in quando sul
tandomi a non mollare, mi aspetteran-
di me, partono fuochi d’artificio.
percorso. Nel cielo, di un azzurro in-
no al traguardo!
tenso, c’è un sole caldo e il paesaggio intorno è silenzioso, solo il ruscello e lo scorrere degli sci… che meraviglia, ora mi aspetta Predazzo, il secondo cancello entro le 15,30. Il tempo passa e non te ne accorgi, lungo tutto il percorso tanta gente che ti incita, sconosciuti che urlano il tuo nome con intimità, chi improvvisa ristori offrendoti bevande calde, tanto tanto tifo. Una manifestazione molto calorosa.
Ed eccolo l’ultimo cancello. Incomincio a credere che posso farcela. Ormai è buio, di fianco ai binari candele illuminano questi pochi ultimi
La maratona è condivisione con gli amici nella preparazione degli sci, la scelta della sciolina, le risate a cena, la passeggiata serale per tenere a freno la tensione della gara.
km fino alla famosa e temuta “casca-
La maratona è solitudine, su quella
ta” che affronto grazie anche a quella
pista sei sola con te stessa, a gode-
sorta di colla che i volontari ti metto-
re del paesaggio che ti circonda e a
no sotto gli sci… ricordo il silenzio e le
confrontarti con la forza dei tuoi mu-
stelle nel cielo.
scoli e la tua tenacia.
Da questo paesaggio surreale improvvisamente mi ritrovo di nuovo
La maratona è un’esperienza, che vi auguro di vivere.
nella confusione e tra la folla, ai mar-
LE MIE GRANFONDO di Osvaldo Parolini Tutto è cominciato con alcuni amici
dell’Engadina e, in Europa, con le prove
con la traversata dell’Engadina e suc-
su lunghe distanze della Worldloppet.
cessivamente della Foresta Nera in
La passione per gli sci stretti non mi ha
Germania, dopo aver letto i resoconti
mai abbandonato, anche se ho ridot-
sul Bollettino del CAI realizzati dai co-
to le distanze. Quest’anno sono stato
niugi Canetta. Lo sci di fondo e le lun-
al Passo Lavazé (Lavazéloppet) in Val
ghe distanze mi piacevano, ho deciso
Casies (Gsieser Tal Lauf) e in Engadina
di provare con le granfondo, seguendo
per la Ski Marathon. Ho scoperto qual-
anche il consiglio di Terenzio Castelli.
che anno fa anche le notturne; ci sono
ERRATA CORRIGE
Rettifichiamo le didascalie di alcune foto pubblicate sul numero 3/2017 di questa rivista:
Prima ho voluto provare con la tec-
due manifestazioni che si svolgono in
nica classica, poi fatte le prime gare, ho
notturna con la pila frontale e sono: la
pag 14: Riccardo Cassin e Ginetto Esposito pag 15: Riccardo Cassin e Vittorio Ratti pag 72: Ritratto di Giancarlo Vitali eseguito da Velasco Infine le foto dell’articolo di pag 54 hanno come autori Simone Bernasconi, Daniele Costanzo e Francesco Badi. Silvano Arrigoni le ha raccolte e inviate.
imparato la tecnica di pattinaggio e ho
Moonlight all’Alpe di Siusi e l’Engadin
Ci scusiamo con gli autori e con i lettori
provato le distanze anche con quel-
Night Race (da Sils a Pontresina).
la tecnica. Ho partecipato in Svizzera alle granfondo della Swiss Loppet e
Per il prossimo inverno buone nevicate a tutti gli sciatori.
Sci di fondo
TRIDENTE D’ORO
Superamento di una strettoia
di Beatrice Dell’Oro
L
uigi Casati ha ricevuto nel
ne, raggiungendo con le esplorazioni
mese di marzo di quest’anno,
speleosubacquee il limite dell’impos-
in occasione della fiera del-
sibile e sperimentando personalmente
la subacquea EUDI Show, il “Triden-
tecniche decompressive. Ha elabora-
te D’Oro”, cioè il massimo riconosci-
to materiali innovativi, dimostrand si
mento nel mondo della subacquea,
cosi pioniere dell’immersione profonda
equivalente al “Piolets d’Or” nel campo
estrema in grotta, evolvendo dal cir-
dell’alpinismo: ne vengono assegnati
cuito aperto al raffinato uso del re-
sei all’anno scegliendo tra il mondo
breather”.
scientifico e quello sportivo-esplorativo. La motivazione è la seguente: “Per
aver dedicato, sin dalla prima gio-
Un’enorme soddisfazione che corona la carriera ormai trentennale dello speleosub del gruppo speleologico del CAI di Lecco.
vinezza ad oggi, tutta la vita nello
Carriera che iniziò con la prima
sviluppo della sua grande passio-
esplorazione nel 1987 nella sorgente
di Fiöm Latt a metà strada tra Mor-
lontanissime, risale addirittura al 1700
fonde o a lunga distanza. Quindi per
terone e Vedeseta, per poi continua-
quando vennero effettuati i primi ten-
le esplorazioni lunghe o profonde si
re nelle sorgenti e nei sifoni in diversi
tativi di superamento di un sifone in
era costretti a predisporre sul percor-
paesi europei e extraeuropei.
apnea e con delle attrezzature che, se
so anche delle bombole di emergenza,
Esplorare grotte allagate o asciut-
usate al giorno d’oggi, farebbero rab-
che non venivano toccate se non in
te significa andare incontro all’ignoto,
brividire anche i più impavidi esplora-
caso di necessità. Respirare per lun-
raggiungere posti mai visti prima da
tori. Come in tutte le attività sportive,
ghe ore gas freddi e secchi obbligava
nessun essere umano. Questa mo-
dopo anni di esperienze varie, la tec-
l’organismo a sopportare sforzi elevati
tivazione fa leva sulla curiosità più
nologia, i materiali e le tecniche sono
durante le decompressioni, freddo e
o meno spiccata di ognuno di noi e
diventati sempre più performanti.
disidratazione erano in simbiosi con i
spinge a cercare in continuazione
Nel breve periodo, gli ultimi 31 anni,
lunghi tempi di permanenza in acqua.
ambienti vergini da violare, sempre nel
cioè da quando Gigi ha iniziato a scor-
L’immersione ha delle regole fisiche,
rispetto di un ambiente naturale che
razzare per le grotte, la progressione
il tempo e la profondità sono in rela-
può diventare ostico e scatenare forze
ha fatto salti da gigante rivoluzionando
zione tra di loro, maggiori sono i tem-
decisamente superiori alla forza uma-
completamente, e più volte, il sistema
pi di esposizione o le profondità, mag-
na. Ambienti che si manifestano di una
esplorativo. Agli inizi della sua carriera
giore sarà l’assorbimento di gas inerte
incredibile bellezza, di incredibili forme,
le esplorazioni erano condotte in cir-
all’interno del corpo, di conseguenza
ma anche con problematiche tecniche
cuito aperto, praticamente utilizzando
la decompressione sarà più lunga. La
difficili da capire e da risolvere.
le classiche bombole subacquee e gli
decompressione, che è il tempo ne-
erogatori. I rischi derivanti dai proble-
cessario per risalire verso la superficie
mi alle attrezzature erano decisamen-
dopo l’immersione, all’epoca era deci-
te elevati durante le immersioni pro-
samente più lunga a causa delle poche
Radici lontane La speleologia subacquea ha radici
Immersione profonda con rebreather
conoscenze che si avevano in merito.
corte, sia grazie ai nuovi sistemi di re-
esperimenti in ambito sportivo sono
Un esempio: quello che allora si face-
spirazione.
stati fatti dagli speleosub di punta, poi
va in 7-8 ore di decompressione oggi
Normalmente un subacqueo uti-
con il passar degli anni se ne è usu-
lizza aria per immergersi, ma questa
fruito anche nella subacquea praticata
La temperatura media delle sorgen-
miscela di ossigeno e azoto limita a
in acque libere. Ovviamente il maggior
ti europee varia tra i 7 e i 15 gradi,
una ragionevole profondità di utilizzo
numero di praticanti ha permesso una
qualche volta si trovano temperature
di -40 m, anche se ci si può spin-
rapida evoluzione dell’uso delle mi-
di 2 gradi o in acque termali anche di
gere oltre e tempo addietro spesso ci
scele.
35 gradi. Rimanere diverse ore a tem-
si immergeva anche oltre i -100 m
perature di 10 gradi si può, ma per
rischiando notevolmente.
si fa in 3-4 ore al massimo.
Teniamo presente che negli anni Novanta, quando si utilizzavano le
sicurezza abbiamo pensato di utiliz-
Per poter sopportare esposizioni a
bombole per immergersi, potevano
zare delle campane cioè delle piccole
profondità elevate si è sperimenta-
servire dalle 15 alle 20 bombole per
camere riempite di aria dentro le quali
to l’uso dell’elio al posto dell’azoto. In
un equivalente di oltre 75mila litri di
passare le ultime lunghe ore di de-
realtà a livello professionale l’elio era
gas. Per trasportare bombole di gas
compressione. Le campane sono una
utilizzato da anni ma in quel mondo le
puro, bombole subacquee, campana,
specie di bivacco dentro il quale ri-
attrezzature costano milioni di euro e
compressori, propulsori subacquei e
fugiarsi per proteggersi dal freddo e
un subacqueo non può permettersele,
quant’altro, servivano dei veri e propri
mangiare e bere senza rischiare nulla.
quindi tramite conoscenze, negli anni
Oggi vengono posizionate più per si-
Ottanta ci furono i primi contatti con
curezza in caso di problemi alle at-
una delle più autorevoli ditte di lavori
trezzature che per ripararsi dal freddo,
subacquei, la COMEX, per avere in-
sia perché le decompressioni sono più
formazioni sull’uso di questo gas. Gli
Speleologia
furgoni o carrelli trainati.
i rebreather. Macchine che riciclano il
ghe immersioni. Con questi apparec-
In quegli anni per preparare una
gas e permettono, tramite il reintegro
chi ancora a livello sperimentale, Gigi
esplorazione potevano occorrere an-
dell’ossigeno consumato e dei filtri
dopo un periodo di conoscenza del-
che 10 giorni continui di immersioni
che trattengono l’anidride carbonica
la macchina, inizia a utilizzarla anche
di un gruppo abbastanza numeroso,
prodotta, autonomie incredibili a fronte
durante le sue esplorazioni in grotta. Il
6-7 persone. Le spedizioni avevano
di consumi di gas irrisori. Per esem-
produttore aveva sperimentato questi
dei costi elevati e necessitavano di
pio per la stessa immersione dove si
apparecchi fino a -80/-90 m; Gigi
una gigantesca logistica. Gli speleosub
consumavano 75mila litri di gas, con
nel breve tempo di un paio di anni
più attivi erano ormai arrivati ai limi-
un apparecchio a riciclo di gas semi-
porta a termine numerose importan-
ti per le lunghe esposizioni al freddo.
chiuso si arrivava a consumare 3mila
ti esplorazioni, tra queste, nel 2004,
Occorreva una tecnica sopraffina per
litri, mentre con i circuiti chiusi, suc-
l’immersione più profonda effettuata
riuscire a gestire in acqua decine di
cessivamente introdotti, il consumo
nel mondo con questi strumenti nella
bombole in modo rapido. Numero-
di gas si riduce a 550 litri. Analizzan-
sorgente dell’Elefante Bianco raggiun-
se esplorazioni che hanno spostato i
do i consumi si capisce velocemente
gendo i -186 m. Nel 2005 si convince
limiti dell’immersione, e in particolare
come queste apparecchiature abbiano
a utilizzare un circuito chiuso mec-
dell’immersione nelle grotte, in quegli
modificato il modo di andare in acqua
canico, apparecchio decisamente più
anni sono state portate a termine da
snellendo le immersioni e riducendo
performante, ma con ancora molte
Gigi.
notevolmente i costi.
incognite. Collabora e modifica alcune
Gigi nel 2002 decide di utilizzare dei L’esplorazione continua
circuiti semi-chiusi perché i più per-
parti per renderlo più adatto alla sua visione dell’immersione.
All’inizio del 2000 una importante,
formanti circuiti chiusi erano ancora
Anche qui dopo un periodo di ap-
costosa rivoluzione arriva sul mercato,
poco affidabili soprattutto nelle lun-
prendistato inizia a superare facilmen-
Gigi Casati alla cerimonia del Tridente d’oro
te i limiti delle sue esplorazioni e in-
Poco prima della fine dell’anno Gigi
traprende nuove intriganti esperienze
è riuscito a continuare l’esplorazione
Non ci sono per ora fotografie di
raggiungendo i -212 m nella sorgen-
della sorgente del Torregione in Val-
questi ambienti incredibili perché l’e-
te del Gorgazzo e di Matka Vrelo e
cuvia (VA), una sorgente decisamen-
splorazione è stata fatta alla vecchia
nella ricerca del relitto Yolanda in mar
te interessante esplorata con Patrick
maniera, concentrandosi solo sul-
Rosso. Prova diverse apparecchiature
Deriaz e Jean Jacques Bolanz diversi
la conoscenza di un pezzo in più di
adattandole agli ambienti fino ad arri-
anni fa e poi abbandonata per diver-
grotta senza pensare alle immagini.
vare a ideare un circuito chiuso iper-
se scelte esplorative. L’esplorazione
Non appena le condizioni della sor-
performante con il quale raggiunge la
dei tratti aerei oltre il primo sifone era
gente torneranno ideali ci sarà ancora
profondità di -248 m nella sorgente
stata completata nel 1900 e ci si era
occasione di tornare e topografare i
di Vrelo Une, una delle immersioni più
fermati di fronte a un secondo sifone
nuovi ambienti, filmarli e, perché no,
profonde effettuate in grotta nel mon-
che parte con una forma incredibile.
escogitare un sistema per superare il
do.
Grazie all’organizzazione di Aldo Za-
restringimento.
L’incidente subito a Vrelo Une ha
mignani in compagnia di Sheila Rinaldi,
lasciato degli strascichi nel fisico di
Davide Corengia e Romano Rampaz-
Gigi limitandolo a profondità decisa-
zo, Gigi riesce a immergersi nell’am-
mente inferiori, ma a distanza di due
maliante secondo sifone. Percorre 100
anni il recupero sembra quasi com-
m di galleria raggiungendo i -41 m
pleto con molti nuovi obiettivi da rag-
di profondità, fino ad essere obbligato
giungere e gallerie allagate, che non
a fermarsi per via della limitata auto-
hanno mai visto l’uomo, ancora da
nomia a quelle quote e della presenza
percorrere.
di una strettoia in sabbia che riduce le
dimensioni del passaggio.
Foto archivio Gigi Casati
Speleologia
MONTI sorgenti
MONTI SORGENTI ALL’OTTAVA EDIZIONE
di Sara Sottocornola
Gruppo Ragni e della loro tradizio-
tella Polvara, biologa nutrizionista, con
onti Sorgenti”, attesis-
nale “Serata in maglione rosso”. Nel
l’alpinista Fabrizio Silvetti reduce dal
sima rassegna dedicata
mezzo, due settimane di eventi che
Manaslu, una montagna di 8163 me-
alla montagna organiz-
hanno visto la partecipazione di noti
tri. Per chi è attratto da un approccio
zata dal Cai Sezione di Lecco “Ric-
personaggi del territorio come Stefa-
inconsueto e rilassante alla montagna
cardo Cassin” in collaborazione con la
nia “Steppo” Valsecchi e la sua traver-
è stato infine previsto un pomeriggio
Fondazione Cassin e il Gruppo Ragni
sata da Catania a Capo Nord in bici;
dedicato allo yoga all’aperto a Campo
della Grignetta, è giunta all’ottava edi-
Luisa Rota Sperti con la sua “Conver-
de Boi seguito da un appuntamento
zione. Dal grande alpinismo all’alimen-
sazione sul Sasso Cavallo ricordando
musicale al rifugio Stoppani.
tazione in quota, dal cinema di monta-
Marco Anghileri” affidata a una tavo-
Monti Sorgenti è diventato un ap-
gna alla mountain bike, dalle escursioni
la rotonda di alpinisti (Giuseppe Det
puntamento irrinunciabile per la città
a misura di famiglia alla serata dei Ra-
Alippi, Benigno Balatti, Matteo Della
di Lecco, capace di attrarre non solo
gni, il calendario di quest’anno è stato
Bordella, Luca Passini, Eugenio Pesci)
i numerosi appassionati di montagna
ricco di eventi capaci di soddisfare i
che, moderati da Carlo Caccia, han-
del territorio ma di andare ben oltre
gusti di un pubblico sempre più ampio
no ricordato il loro avvicinamento a
i confini regionali con coinvolgen-
e variegato.
quella montagna così speciale; una
ti proposte di attualità, arte, storia ed
L’inizio è stato sabato 12 mag-
serata alpinistica, sempre dedicata al
escursionismo, finalizzate a diffondere
gio con l’inaugurazione della mostra
Gasherbrum IV, con la Sezione Mili-
in modo sempre più ampio la cultura
Gasherbrum IV, organizzata in occa-
tare di Alta Montagna di Aosta che ha
alpina e la storia dell’alpinismo.
sione del 60° anniversario della prima
annunciato la partenza di un gruppo
ascensione compiuta nel 1958 da una
di suoi alpinisti per la prima ripetizione
spedizione del CAI nazionale guidata
della salita del 1958; il film “Still Ali-
da Riccardo Cassin, con Carlo Mauri
ve” di Reinhold Messner e Hans-Peter
e Walter Bonatti che raggiunsero la
Stauber, storia di un salvataggio in
vetta.
alta quota, introdotta dal Mario Milani
“M
La rassegna si è chiusa lunedì 28
medico e soccorritore del CNSAS; un
maggio con l’apprezzato rientro del
incontro sull’alimentazione in ambienti estremi che ha visto dialogare Dona-
Gasherbrum IV, nell’incisione di Bruno Buffi per Monti Sorgenti 2018
Nella pagina a fianco, dall’alto: I protagonisti della Conferenza sul Sasso Cavallo ricordando Marco Anghileri presentati dal Presidente del CAI Lecco; C’esco e i musicanti di Brahama; Gli alpinisti della Scuola Militare di Aosta e Daniele Bernasconi, in partenza per il G IV, posano con il coro Alpini dell’Adda ; Inaugurazione della mostra G IV 1958 al Palazzo delle Paure; Una sala Ticozzi strapiena per la presentazione della pedalata Catania-Capo Nord di Stefania Steppo Valsecchi.
Yoga all’aperto in un’immagine di repertorio
COME LUMINOSI VENTAGLI di Tiziana Rota
pubblica e definitiva. Il suo destino deve
sulle pagine di questa pubblicazione:
l maestro Giansisto Gasparini, (Ca-
essere in un edificio pubblico, dove la
mostra Guardare in alto, 2009; mostra
steggio 1924) ha donato alla città
gente passa, sosta, solleva lo sguardo, si
La roccia incisa, Gasparini, Vitali, Bif-
Lecco la sua splendida e monu-
emoziona, pensa e può ritornare quan-
fi, 2010; articolo Compleanno d’artista.
mentale opera circolare Come luminosi
do vuole. Il luogo non può che essere
Giansisto Gasparini e le montagne di
ventagli, dipinta nel 1976-7, il Panorama
la città di Lecco, dove è nata e dove
Lecco in CAI Lecco 1874, n. 1-2015.
di natura colto ai Piani Resinelli.
l’artista desidera che resti, come l’in-
Proprio le incisioni di montagne realiz-
Il fregio in 30 pannelli racconta le
tero corpus delle sue incisioni donate
zate a Lecco nel 2010 affiancano nella
rocce, i prati, i cieli, gli alberi, la luce nel
nel 2012 alla città, conservate e in parte
mostra la prima grande opera di natura
lento trascorrere delle stagioni, ed è
esposte nei suoi musei.
realizzata da Gasparini ai piedi della Gri-
I
una metafora della vita nel suo ciclico
Il sindaco Virginio Brivio, l’assessore
ricominciare, nonostante cadute, balzi,
alla cultura Simona Piazza, l’assessore
ritorni.
all’urbanistica Gaia Bolognini che han-
gnetta nel 1976. L’opera e le sue ragioni
La mostra a Palazzo delle Paure, 2
no accolto questa donazione come un
Se un secolo prima Segantini fug-
marzo-22 aprile 2018, da me curata e
fondamentale arricchimento del pa-
giva dalla città per rifugiarsi dapprima
voluta dall’Associazione Amici dei Mu-
trimonio artistico della nostra città, si
in Brianza, poi nelle vallate alpine alla
sei del Territorio lecchese, vuole mo-
sono impegnati a cercare una soluzione
ricerca di una natura incontaminata,
strare, in un allestimento provvisorio, la
definitiva che valorizzi appieno questo
Giansisto Gasparini dagli anni Settanta
bellezza e la forza di quest’opera che
“monumento” alla natura, alla montagna
trascorre l’estate ai Piani Resinelli, appe-
pone al centro lo spettatore e lo coin-
e alla vita.
na sopra Lecco. Lascia la città di Milano
volge in sensazioni, emozioni e pensieri.
Il CAI di Lecco, sezione Riccardo
in cui abita e lavora per continuare a
Da quando nel 2010 ho potuto co-
Cassin in questi anni lecchesi del ma-
dipingere, disegnare, incidere le storie
noscerla ho continuato a cercare spazi
estro, ha più volte ospitato le sue opere
degli uomini e le fatiche della loro esi-
in cui potesse trovare una collocazione
dedicate alla montagna nelle mostre e
stenza urbana, con quello sguardo par-
Grandi dipinti circolari hanno svolto,
Panorama è il nome dato a queste
Baviera, è stato aperto il museo Tirol
nel corso dell’Ottocento, la funzione
narrazioni storiche che poco hanno a
Panorama. L’immensa tela circolare di
epica di celebrare le battaglie, gli epi-
che fare con l’idea lirica di panorama
1.000 m² dipinta nel 1896 da Michael
sodi topici della storia di un popolo.
romantico.
Zeno Diemer (Monaco 1867-1939)
Metri e metri di tela fittamente
Per conservare, esporre queste
sotto la guida del pittore di avve-
animata da soldati che si scontra-
colossali e complesse opere otto-
nimenti storici Franz von Defregger
no, avanzano, cadono per difendere
centesche che mettono lo spettatore
(1835-1921) ha trovato qui la sua
o conquistare la libertà, in un pae-
dentro la scena narrata con effetti di
collocazione definitiva per celebrare
saggio realisticamente descritto nel-
grande suggestione, sono stati co-
il “Mito del Tirolo”.
la sua evidenza naturale e storica.
struiti musei.
Appuntamenti
Ed ecco a sud il Monte Isel con le
Nel 2011 a Innsbruck sul Monte
truppe dei Cacciatori delle Alpi poco
Isel, dove il 13 agosto 1809, i com-
prima della battaglia, poi a est e a
battenti per la libertà del Tirolo hanno
ovest gli scontri con le truppe fran-
sconfitto le truppe francesi e della
co- bavaresi, fino a scendere, a nord,
Come luminosi ventagli, particolare
tecipato ed emozionato ma pungente
nero, forme semplificate, introduzione
Gasparini è ai Piani Resinelli, il 10 lu-
che caratterizza il suo realismo critico.
di elementi del linguaggio geometrico
glio 1976 quando scoppia il disastro
Proprio in quegli anni la sua riflessione
tendevano a chiudere le immagini entro
ICMESA, una delle peggiori catastrofi
esistenziale aveva trovato forme qua-
schemi limitanti ed oppressivi. “L’auto-
ambientali con la nuvola di diossina che
si surreali, visionarie per dire la solitu-
mobile, la città sono divenute gabbie,
si abbatte su Seveso.
dine e l’isolamento dell’uomo-massa,
labirinti vuoti con vetrate ingannevoli,
L’attacco viene dall’alto e parte dal-
dell’uomo-macchina, dell’uomo reifi-
fortilizi difensivi dietro cui si nascondo-
la città (Attacco dall’alto, 1976), sembra
cato. Riduzione cromatica al bianco e
no mitragliatrici”.
non esserci scampo come nei paesaggi
Giansisto Gasparini con la moglie davanti ai suoi dipinti
surreali di Gasparini, nelle battaglie aeree
L’allestimento è pensato per rendere la circolarità dell’opera
Dentro la natura
dall’estate all’inverno per poi ricomin-
di quegli anni che raccontano l’angoscia
Gasparini comincia da una staccio-
ciare. Quasi un avvertimento all’inizio
del vivere alienato. In quell’estate del
nata di legno e da un sepolcro di pietra,
di un ciclo naturale che non può es-
1976 l’artista comincia a guardare per
gli unici manufatti minimi di tutto il ciclo
sere enfatizzato nei suoi valori estetici,
la prima volta e scoprire il paesaggio
che si snoderà per trenta pannelli, fino
confuso con un idillio, con un paesag-
naturale rasoterra, a partire dalle radi-
a ricongiungersi nella sua circolarità al
gio cartolina: l’annuncio di una possibile
ci, dalle rocce proprio come aveva fatto
suo principio. Una semplice recinzione
caduta, anche dentro una natura amica.
Leonardo nella Sala delle Assi al Castel-
fatta con i rami degli alberi legati in-
Il lutto privato per la morte del giovane
lo Sforzesco. Forse la salvezza è lì nelle
sieme delimita lo spazio di una tomba
cognato e dell’amico, proprio qui sulla
fondamenta dove la vita è contenuta
vegliata dall’ambiguo uccello che porta
Grignetta, diventa il segno dell’impreve-
con tutte le sue bellezze e contraddi-
le notizie: annuncia una morte privata
dibilità della natura che accoglie, pro-
zioni, sofferenze e prospettive.
che assume un significato universale in
tegge ma non può essere garanzia di
questo angolo di terra dove la vita ri-
assoluta linearità positiva.
gogliosa trapassa dal giorno alla notte,
Tuttavia questa natura con le sue
verso l’Inn, e la città con le sue impo-
no avere nel Bourbaki-Panorama
e La Morte, che ora possiamo con-
nenti architetture religiose e l’ampia
di Lucerna, 1881 o nel Panorama
templarle nel Museo Segantini di St.
corona di montagne, dove Andreas
di Racławice a Breslavia in Polonia,
Moritz, costruito nel 1908 sul model-
Hofer, l’eroe tirolese vittorioso, go-
1894, esempi musealizzati di Pano-
lo dell’edificio del Panorama divenuto
vernò il territorio come comandante
rami di storia.
l’atelier Segantini al Maloja. Segantini riprende il tema iconografico di ma-
supremo dalla città di Innsbruck. Una visione a 360 gradi, da punti
Alla fine del secolo XIX il Panorama
trice romantica che coglie il paralle-
di vista ravvicinati a zumate su campi
di storia lascia spazio a Panorami di
lismo tra il ciclo vitale umano e l’e-
crea un effetto tridimensionale, prima
natura e Giovanni Segantini nel 1897
terno ritmo della natura. Grandi spazi
del cinematografo, che fa apprezzare
progetta il Panorama dell’Engadina da
dove si muove la minuta vita degli
i particolari e la visione d’insieme.
presentare all’Esposizione universa-
uomini, cieli abitati dalle creste delle
le di Parigi 1900. Il progetto fallisce
montagne o da nuvole minacciose,
per ragioni economiche e Segantini
luce intensa ad esaltare la bellezza di
“ripiega” nella realizzazione del Trit-
una natura gloriosa: tutto riflette la
tico della natura: La Vita, La Natura
sua visione panteistica.
Analoghe suggestioni si posso-
Appuntamenti
Gasparini schizza grandi pastelli, appunta linee, luci, colori, sensazioni, domande. Nello studio milanese poi riporta sulla tela appena sporcata questa semplificazione di forme che si susseguono richiamandosi, rincorrendosi, costruendosi in cerchio. Non una pittura brillante per costruire una natura gloriosa come nel simbolismo esaltante di Segantini, ma il dramma di una natura aspra contraddittoria, dal respiro non certo facile, una natura che tuttavia, davanti ai danni dell’uomo, resta il possibile rifugio dove la vita continua.
Un momento dell’inaugurazione
E la bellezza prorompe prepotente
asprezze e cadute è la sola salvezza
loro funzione architettonica e, uniche
nonostante la scelta di una materia ma-
che resta, da riscoprire e difendere. Ga-
figure certe e riconoscibili, scandisco-
gra e dimessa, le forme spigolose, ge-
sparini non guarda dall’alto i paesaggi,
no il racconto. Resistono al vento che
ometrizzate dei brani di cielo scanditi
le cime, i pendi, gli alberi, le rocce, non
gioca con le foglie d’autunno e spande
come vetrate gotiche, le rocce scom-
ancora. La montagna nella sua maesto-
e accumula petali colorati a primavera,
poste come un mosaico cubista, i prati
sità ontologica sarà una scoperta suc-
resistono al buio della notte e ai cristal-
bucati, sporcati da tocchi di colore.
cessiva, dalla sua casa lecchese dove si
li di luce che esplodono nelle tenebre,
Una tela segue l’altra a ricostruire nel
trasferirà dal 2005. In questo suo pri-
forzano le rocce e le abbracciano, spia-
suo insieme la visione complessiva, lì
mo grande fregio dedicato alla natura
no con occhi periscopici il brulichio mi-
nella città, in uno spazio ridotto dove
segna la presa di distanza dalla città ed
sterioso che vive sotto la superfice. Un
la grandiosità della natura deve essere
entra nel paesaggio per camminarci,
caleidoscopio di forme minute tra i loro
scomposta, spezzata per essere conte-
per incontrarsi e scontrarsi con le radici
rami, ai loro piedi si muove, turbina e si
nuta. Così salvata conserva la possibilità
nodose, con i tronchi che si divaricano
posa, tutto è movimento e vita, anche la
di ricomporsi intatta ed essere guardata,
nei rami di cui immaginare le fronde,
rigida ombra nera che si stende entro la
Splendidi brani di pittura, di astrazione
con le pietre spezzate, stratificate. Lo
staccionata e spegne i colori.
se considerati singolarmente, trovereb-
sguardo a terra coglie pendii dove un
Un silenzio paziente e carico di atte-
bero felice collocazione sulle pareti di
pulviscolo floreale esplode tra le erbe
se accoglie il sommesso crescere del-
casa, se questo fosse il loro destino de-
e l’occhio, appena sollevato, intravede
la vita arborea, il lento disgregarsi delle
corativo, ma pensati e costruiti in forma
brani di cielo dove sfaccettature di luci
rocce, il ritmo del vento e della pioggia,
di “panorama” circolare ambiscono a
tracciano aurore boreali o tramonti ba-
poi si espande e avvolge chi si inoltra
essere un fregio epico che può conti-
luginanti.
negli spazi della pittura, invita alla sosta,
nuare a porre domande, invitare il pen-
alla contemplazione.
siero, offrire orizzonti di senso.
Lo sviluppo orizzontale del racconto sceglie una sezione di veduta che volu-
Il tempo segnato dai passaggi di luce,
tamente taglia gli sviluppi verticali della
trapassa da una stagione all’altra nel
composizione, non c’è spazio per am-
ciclo naturale, ma l’imprevedibile abi-
pli cieli, vette innevate, morbide vallate.
ta la natura come la vita dell’uomo e il
Gli alberi possenti e spogli sono forza
tempo può avere delle virate brusche,
e tenuta più che maestosità di chioma,
dei ritorni, delle cadute a picco. La bella
sono radici salde nella roccia, struttura,
guerriera senza nome vuole totale de-
contenimento. Sezionati nelle loro parti
dizione e tributi di sangue, come canta
portanti devono essere conosciuti nella
la Leggenda della Grigna.
Foto di Massimo Di Stefano
Appuntamenti
RECENSIONI NOTERELLA PER BERNARD AMY Bernard Amy ha ormai 78 anni. Ne aveva, se non sbaglio, 46 quando in Italia fece la sua apparizione il suo personaggio Tronc Feuilleu, il più grande arrampicatore del mondo. E che bella idea hanno avuto Alberto Paleari e compagni a pubblicare con la loro casa editrice Monte Rosa, questi cinque nuovi (almeno per noi italiani) racconti, raccolti in volumetto sotto il titolo del primo: La scala di Giacobbe. Niente di nuovo, tutto di nuovo: aleggia (è il caso di dirlo perché si vola alti) ancora la grande domanda sulla possibilità di raccontare l’alpinismo e sull’utilità che questo racconto abbia anche per l’alpinista, facendogli raggiungere la consapevolezza delle proprie azioni. Come è proprio dello stile di Amy, ci muoviamo sempre in uno spettro espositivo che va dall’approccio quasi mistico, fuori dal tempo e dallo spazio, fortemente metaforico, splendidamente esemplificato nel primo racconto, ad un racconto maggiormente concreto e visibilmente legato (in forme variabili) alla biografia dell’autore, visibile sotto traccia, in varie pagine. Ma è quando Amy inserisce le sue riflessione nello “stream” dell’ascensione (sia essa reale o inventata) che ci imbattiamo, a mio giudizio, nelle sue pagine più belle. Forse allora è Il cammino dei sogni la cosa meglio riuscita di questo libro: nel racconto si incastrano le storie, a loro modo parallele, di due coppie simmetriche di personaggi composte ciascuna da “un padre” e da un “figlio”. Uso le virgolette perché ci importa definire lo scarto generazionale, non il legame di parentela, che se c’è (segnalato da un “papi” che non si capisce bene se sia solo uno sfottò) esiste solo per la coppia dei gestori del rifugio. È mattina presto e una cordata composta da un giovane brillante arrampicatore e da “una vecchia volpe” (Jean Vernaz) “uno per le difficoltà, l’altro per l’itinerario”, ha appena lasciato il rifugio diretta alla ripetizione di una via aperta, qualche anno prima sulla parete sovrastante, dal gestore del rifugio (Jean Villard). Riusciranno a passare “in giornata”? Il gestore se lo domanda con un misto di gelosia e di curiosità. Sul filo di un’incomprensione (e del confronto) musicale fra le due generazioni, e del duello a distanza fra i due “padri” (che non certo casualmente si chiamano entrambi Jean) le due “coppie” di personaggi svolgono l’una in parete, l’altra al rifugio la loro giornata. E il gioco delle simmetrie (e delle dissimmetrie) fa procedere il racconto con appena un’ombra di leggera suspense. Sulla via di discesa, abbandonandosi ai ricordi, Vernaz rimpiange di “non aver saputo essere il Cassin di quella parete”. E qui, se avete un po’ di cuore, questo vi deve sobbalzare nel petto: quando il nome proprio (classici gli esempi di Cicerone e di Perpetua) diventa nome comune, allora sì che il personaggio che lo porta può dirsi entrato a pieno titolo nella storia. Anzi, nella lingua. E in questo caso non si tratta di un personaggio di carta, ma una persona di ossa e di muscoli (e che muscoli!). E di un’altra lingua. Appartenente a un popolo, per di più, scarso tradizionalmente di riconoscimenti per i fratelli transalpini. Che saremmo noi. Insomma questo racconto introduce nella lingua francese l’espressione idiomatica “essere il Cassin di una parete”. Le auguriamo buona fortuna. Torniamo per finire ad Amy: cha fantastica distanza fra “il più grande arrampicatore del mondo”, giunto ad un tale stadio di saggezza per cui roccia e scarponi diventano oggetti dimenticati e le piccole miserie del nostro piccolo mondo verticale. Da leggere. E da rileggere… (Alberto Benini) Bernard Amy LA SCALA DI GIACOBBE Monterosa Edizioni 2017
GUIDA ALL’ARRAMPICATA SPORTIVA E ALPINISTICA NELLE PREALPI LOMBARDE Ultimo volume pubblicato della nuova collana “Il grande alpinismo sui monti d’Italia” che nasce dalla collaborazione editoriale del Club Alpino Italiano con Alpine Studio con l’intento dichiarato di “individuare e proporre, con elevata precisione e tecniche comunicative di avanguardia, itinerari la cui scelta, pur con la consapevolezza che ciò comporta esclusioni, possa indirizzare verso una montagna a volte meno nota o frequentata, ma, proprio per questo, ancor più ricca di attrattiva e di fascino”. Alle vie super frequentate vengono così affiancati itinerari storici poco conosciuti ma di grande bellezza e interesse. Di ciascuna via l’autore, scrittore e appassionato di montagna, avendole salite quasi tutte, fornisce una descrizione particolareggiata, che si giova dell’esperienza diretta. (Adriana Baruffini)
Recensioni
Matteo Bertolotti Prealpi lombarde Valli bergamasche e bresciane, Presolana, Triangolo lariano, Grigne Alpine Studio, Lecco, luglio 2017
LE FOTO DI ANNIBALE Annibale Rota, da sempre assiduo frequentatore delle montagne di questo territorio che ha percorso in lungo e in largo munito di macchina fotografica, ha al suo attivo numerose pubblicazioni riguardanti la natura e il paesaggio, con una spiccata predilezione per i fiori. Da alcuni anni collabora al notiziario sezionale del CAI Lecco con testi di argomento naturalistico, riguardanti nella maggior parte dei casi la flora, corredati da immagini belle e significative. Purtroppo gli spazi sono tiranni e la redazione è stata ogni volta costretta a limitare il numero delle fotografie, “sempre ridotte all’osso rispetto al testo”. Così Annibale ha deciso di farci una sorpresa, rovesciando le cose e raccogliendo in un volumetto “più da guardare che da leggere” il prodotto delle sue “spedizioni” fotografiche alla ricerca di fiori anche rari. “Scartata l’alternativa di fare un elenco sistematico dei fiori di montagna, ho deciso per capitoli monotematici, simili a quelli pubblicati sulla rivista del CAI Lecco, ma illustrati da un maggior numero di fotografie. Fotografie che mi spiaceva tenere nascoste nel mio pc, dove sono finite dopo la scannerizzazione delle mie diapositive”. Il risultato è un libretto di 130 pagine dove trovano spazio anche brevi capitoli dedicati alle generalità delle montagne lecchesi, ai boschi, ai funghi e alle farfalle, stampato in un numero limitato di copie e non in vendita. Gli interessati possono prenderne visione presso la biblioteca del CAI Lecco. (Adriana Baruffini)
Annibale Rota ASPETTI NATURALISTICI DELLE MONTAGNE LECCHESI Stampato da Editoria Grafica Colombo srl, Valmadrera, 2017
“CAMÒS” Tutti abbiamo un nome personale, con il quale fin dalla nascita veniamo interpellati dai nostri cari e da chi ci è più vicino per amicizia. È un nome che non dice nulla di noi, e ormai più nemmeno nel riferimento generazionale, come succedeva fino a pochi decenni fa. C’è ancora invece, almeno nei piccoli paesi, l’usanza di un nomignolo che, attribuito in origine ad una persona per una sua particolare caratteristica, proseguiva ad identificare, per le successive generazioni, uno stesso gruppo famigliare. Camòs, uguale a camoscio nel dialetto bergamasco, era il soprannome che contrassegnava i componenti del ceppo di Bruno Tassi: ma perché proprio questo nome, nessuno in partenza si sarebbe mai immaginato sarebbe potuto in seguito calzare perfettamente a lui. Bruno Tassi ha forse concluso infatti la serie dei “Camòs”, perché con lui, “camoscio” per antonomasia per il suo modo di superare la verticalità delle pareti, il termine veniva impiegato come denominazione esclusiva. Nella “sua” falesia di Cornalba, in un angolo remoto della Val Serina, Bruno Tassi ha inventato le più belle vie di arrampicata, aprendole con un estro e un’arditezza sbalorditiva, diventando praticamente uno tra i più originali e ammirati capiscuola dell’arrampicata moderna. Con il suo stile e il suo fascino ha conquistato alla pratica dell’arrampicata uno stuolo appassionato di giovani, che si sono distinti in seguito per le loro eccezionali qualità come climbers e alpinisti. Grandissimo e fantasioso arrampicatore come pochi altri in assoluto, il Camòs, scomparso in un tragico incidente stradale a soli 51 anni, dieci anni or sono, viene ricordato sotto diversi aspetti nel volume di Lorenzo Tassi. Quello però che qui viene maggiormente raccontato di lui non è l’aspetto del climber superlativo che ha lasciato in retaggio agli appassionati un paradiso di vie di arrampicata: tutto ciò semmai è splendidamente evidenziato dalle spettacolari immagini che lo ritraggono in azione su pareti impossibili. Nel libro si parla di lui soprattutto riferendosi alle sue controverse qualità umane che, nonostante una natura che non teneva nascosto nessun eccesso, riusciva ad attirare immediatamente la simpatia, l’ammirazione e l’affetto di tutti coloro che lo avvicinavano. Tutto questo viene rivelato dal rimpianto e dal senso di vuoto che ha colpito chi lo ha conosciuto come lui era veramente, con tante sincere testimonianze, tra le quali spiccano quelle straordinarie di Simone Moro, Emilio Previtali, Maurizio ‘Manolo’ Zanolla e Mauro Corona. Ed è verosimile che lo stesso senso di vuoto potrà alla fine coinvolgere anche il lettore che, avvicinandosi a questa storia, sarà stato colpito da una persona che aveva grandi ideali, generoso e disinteressato, amato nonostante un carattere deciso, forse prepotente, ma che soprattutto arrampicava come un “Camòs”. (Renato Frigerio)
Lorenzo Tassi CAMÒS Edizioni Versante, Sud Collana “I Rampicanti”, 2017
Recensioni
LUTTI Nei primi mesi di quest’anno ci hanno lasciato: Luigi Baggioli, socio CAI dal 1987, frequentatore per anni del Gruppo Sci di fondo escursionismo Udilio Rossignoli, iscritto al Cai dal 1969 Giuseppe Pozzoli, appassionato di montagna fin dagli anni giovanili, attivo nella SEL e nel Cai Lecco al quale era iscritto dal 1953. Nei primi anni 2000 è stato eletto nel consiglio direttivo sezionale. Avvocato, è stato membro della Commissione legale regionale della Lombardia. Dario Carlo Alpini, socio Cai dal 1981 Battistina Invernizzi, iscritta al Cai Lecco dal 1992
La sezione tutta esprime ai famigliari dei defunti le più sentite condoglianze.
CONVENZIONI CLINICA SAN MARTINO - MALGRATE Malgrate, Lecco. Via Selvetta angolo via Paradiso - tel. 0341 1695111 - Internet: clinicasmartino.com Prezzi convenzionati sulle prestazioni concordate (vedi www.cai.lecco.it). Garanzia delle prestazioni di diagnostica per immagini in 12/24 h dalla richiesta. MEDINMOVE Lecco via Balicco, 109 - Internet: www.medinmove.it Centro di Medicina Preventiva, Riabilitativa, Genetica. Prezzi convenzionati sulle prestazioni concordate (vedi www.cai.lecco.it). PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD tel. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto del 5% sugli abbonamenti stagionali. Sconto del 10% sui corsi di arrampicata sportiva df SPORT SPECIALIST via Figliodoni 14 Barzanò (LC) - Internet: www.df-sportspecialist.it Presso tutti i punti vendita sconto del 15% ai soci CAI, con esclusione degli articoli in promozione o già scontati STUDIO OSTEOPATICO COPPI via Lucia 10 Lecco (LC) - tel. 393.1646699 Sconto del 20% per trattamenti osteopatici. STUDIO DI PSICOLOGIA E RISORSE UMANE - SVILUPPO E FORMAZIONE STUDIO DI PSICOLOGIA E SESSUOLOGIA - DR SILVANO SALA Lecco, Lungo Lario Cadorna 10 - tel. 0341 1761009 - 3478773720 Incontro di consulenza gratuita e sconto del 20% sugli appuntamenti successivi STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 338-7337496; 349-3702913; 338-1131813; Internet: www. studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici.
Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291 oppure scrivere un’email a sezione@cai.lecco.it.
Vita di Sezione
Assemblea soci 2018 dei referenti dei vari gruppi sulle attività svolte nell’anno trascorso. Infine l’Assemblea ha ratificato le quote sociali già deliberate dal Consiglio direttivo e invariate rispetto al 2017. I verbali sono consultabili nella sede del Cai Lecco.
Assemblea elettiva del gruppo Ragni
Un momento dell’assemblea in sede Cai
Il 23 marzo 2018 presso la sede della sezione si è svolta l’Assemblea annuale ordinaria degli iscritti al Cai Lecco. Hanno svolto le funzioni di presidente e segretario rispettivamente Emilio Aldeghi e Giuseppe Ferrario. La relazione introduttiva del presidente Alberto Pirovano ha posto un particolare accento sull’impegno spe-
so dalla sezione nei settori della comunicazione, dell’alpinismo, della cultura e dei giovani, e ha illustrato come risultati emblematici di questo sforzo la ripresa del Premio Grignetta d’Oro e l’intensificarsi della collaborazione con il Politecnico. A seguire la relazione finanziaria con la presentazione dei bilanci consuntivo e preventivo, e gli interventi
Mercoledì 28 marzo i componenti del gruppo Ragni si sono riuniti in assemblea per eleggere un nuovo presidente e rinnovare il Consiglio direttivo. Questi i risultati delle votazioni: Presidente: Matteo Della Bordella Consiglieri: Luca Schiera, Matteo De Zaiacomo, Dimitri Anghileri, Simone Pedeferri, Luca Passini, Carlo Aldè. Revisori dei conti: Alberto Pirovano, Natale Villa, Mario Giacherio Al nuovo presidente e ai neo eletti consiglieri e revisori l’augurio di un proficuo lavoro.
La nostre materie prime sono la base della nostra qualità.
A.G. Bellavite Missaglia (Lc) Via I° Maggio, 41 T. 0399200686 commerciale@bellavite.it
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#nutriamolamente
INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2018 Le quote sociali per il 2018 sono le seguenti: Socio Ordinario Socio Ordinario* (nati dal 1992 al 1999)
Socio Familiare** Socio Giovane***
(nati nel 2000 e anni seguenti)
Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera
€46,00 €24,00 €24,00 €16,00 €20,00 € 5,00 € 2,00
*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. ** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento. ***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione. Ricordiamo che per non perdere i benefici dell’iscrizione al CAI il rinnovo deve essere effettuato entro il 31 marzo 2018. Qualora l’iscrizione non fossa ancora stata rinnovata, si prega di procedere con il rinnovo quanto prima passando in segreteria o con bonifico bancario (come da istruzioni riportate sul sito www.cai.lecco.it)
IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO:
In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco IBAN IT07 J056 9622 9020 0000 2154 X06. Il pagamento tramite Bonifico Bancario o Bollettino di c/c Postale prevede un contributo, per socio o per nucleo familiar, di € 2,00 per spese postali (Esempi - Singolo socio: quota + 2,00€ - Nucleo Familiare: somma delle quote + 2,00€). Il bollino verrà spedito per posta al domicilio del socio. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede resterà chiusa dal 1 al 31 agosto.
AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. - I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività per-
sonale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. - Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. - Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. - Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.
DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.
Cambio della guardia in segreteria Dall’ 1 gennaio 2018 Erica Rovelli è stata sostituita nei compiti di segreteria da Veronica Milani. Il presidente e il Consiglio direttivo sono certi di interpretare il pensiero di tutti i soci nell’esprimere a Erica un grazie di cuore per il lavoro svolto in tanti anni di presenza al CAI Lecco e di partecipazione alla vita della sezione. A Veronica l’augurio che l’impegno notevole a lei richiesto per la conduzione della segreteria possa essere assolto con spirito di collaborazione, condivisione degli obiettivi e soddisfazione personale.
Vita di Sezione