Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO
n° 2/2014
CAI LECCO 1874
Notiziario del Club Alpino Italiano Sezione di Lecco "Riccardo Cassin" Sentieri e Parole
Alpinismo
Escursionismo
DECISIONE DA ESPERTO
LA GRANDE CACCIA ALLO SQUALO
DA UN MARE ALL’ALTRO
Dopo la Nord, una difficile discesa sul ghiacciaio del Gran paradiso
Duecento km in kayak nel mare della Groenlandia per raggiungere lo Shark Tooth
Da Trieste a Ventimiglia, 2.200 km e 57.000 metri di dislivello pedalando sulle alpi
L’intervista QUEL MARE DI NEBBIA
Renzo Battiston, ricordi di una vita d’alpinista
IN QUESTO NUMERO EDITORIALE
4
TRACCE DEL TEMPO Nei nostri rifugi vive la storia e l’impegno di generazioni di soci di Emilio Aldeghi, presidente CAI Lecco
SENTIERI E PAROLE
DECISIONE DA ESPERTO 6 Una difficile discesa sul ghiacciaio del Gran Paradiso di Gigi Alippi I 60 ANNI DEL K2 11 Il 31 luglio 1954 la bandiera italiana sventola sulla “montagna delle montagne”
di Renato Frigerio I COLORI DELLE GENZIANE Sulle nostre montagne sono presenti 26 specie di quattro diversi generi di Annibale Rota U.G.E. ADDIO In memoria (e in onore) dell’Unione Giovani Escursionisti di Sergio Poli CERMENATI E “IL NATURALISTA VALTELLINESE” I primi passi fra scienza e montagna di un futuro presidente del CAI Lecco di Adriana Baruffini
Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 2/2014
14
Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto
17 22
Direttore responsabile: Angelo Faccinetto
ALPINISMO GIOVANILE
26 30
DA 50 ANNI IN CAMMINO Una mostra e un libro per il mezzo secolo di Alpinismo Giovanile di Matteo Manente SULLE ROCCE DELLE ALPI GIULIE Al Rifugio Corsi il trekking 2014 del corso di Alpinismo Giovanile di Sofia Colombo
ALPINISMO e ARRAMPICATA
32
39 42
LA GRANDE CACCIA ALLO SQUALO Duecento km in kayak nel mare della Groenlandia per raggiungere lo Shark Tooth di Matteo Della Bordella PILASTRO NORD-OVEST Storia del tentativo (fallito) allo sperone del Talung di Daniele Bernasconi SOLITUDINE NEL KIRGIZISTAN Tre settimane alla ricerca di sconosciute pareti di granito di Luca Schiera
L’INTERVISTA
44
QUEL MARE DI NEBBIA Renzo Battiston, ricordi di una vita d’alpinista
ESCURSIONISMO
di Luca Pedeferri
A SPASSO SULLA CRESTA 52 Rimandata a settembre causa maltempo la gita alpinistica al Castore
55
59 60
62
Tipografia: Grafiche Riga Annone Brianza Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 27/10/2014
SCI ALPINISMO
66
di Andrea Spreafico DA UN MARE ALL’ALTRO Da Trieste a Ventimiglia, 2.200 km e 57mila metri di dislivello pedalando sulle Alpi di Stefania Valsecchi A PICCOLI PASSI Attività Family CAI 2014 di Andrea Spreafico UN GIRO IN MOLISE Con sconfinamenti, frequenti, in Abruzzo... di Enrico Bonaiti
Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia
GEO
A1 La terza edizione del corso di alpinismo di base di Sara Pozzetti e Ottavio Penati
CULTURA A PEDALI Il 14 e 15 maggio la “Geopedalata” da Pomposa a Comacchio di Agostino Riva
APPUNTAMENTI
GESTA DI ALPINISTI 68 In mostra al MEAB la storia e l’attualità dell’arrampicata lecchese COSA LEGGONO LE “RIFUGISTE” 70 Le preferenze di Elisa, Anna e Serena di Adriana Baruffini CENTO ANNI CON RUCHIN 71 In mostra a Calolzio la vita e le imprese di ErcolediEsposito Adriana Baruffini RECENSIONI 72 INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA 74
In vetta al Castore, gita alpinistica sezionale del 6/7 settembre 2014. Foto Andrea Spreafico
TRACCE DEL TEMPO
Nei nostri rifugi vive la storia e l’impegno di generazioni di soci di Emilio Aldeghi*
D
opo esserci congedati da casa ci incamminiamo lungo i sentieri godendo della bellezza
del bosco, dell’asperità delle rocce, degli scorci paesaggistici che di volta in volta si aprono alla nostra vista. Spesso nel bel mezzo del nostro percorso - o scelto come meta - c’è il rifugio. Questo punto di riferimento diventa per l’escursionista l’obiettivo per riposarsi dalla fatica, un punto dove ricomporre la condivisione di una passione con gli amici, un momento di relax attorno a un tavolo per scaricare le preoccupazioni della quotidianità. Difficilmente il nostro pensiero si posa sul ricordo di chi quell’edificio lo ha voluto e magari ha anche contribuito alla sua costruzione in nome di un ideale. Eppure ogni rifugio è una traccia del tempo, un luogo che ha attraversato momenti belli e brutti della storia di un territorio e visto passare generazioni di persone. I rifugi rappresentano anche la dimostrazione della vitalità di molte sezioni del CAI. Pensiamo ai nostri due rifugi: il rifugio Lecco ai Piani di Bobbio e il rifugio Stoppani in località Costa sul sentiero che porta verso i Piani d’Erna.
dea iniziale di costruzione in località
remunerative dal punto di vista atleti-
Crotti di Parolo sulla Grigna Setten-
co ed alpinistico.
trionale, per ragioni economiche il CAI
Quando qualche socio mi pro-
di Lecco decise nel 1907, su proget-
pone di alienare un rifugio per via
to del vice presidente ing. Giuseppe
dell’importante impegno economico
Ongania, di posizionarlo di fronte allo
che la sezione deve sostenere per la
Zuccone Campelli. Da subito divenne
sua manutenzione mi corrono i bri-
meta di scampagnate, di gite sociali,
vidi lungo la schiena. Probabilmente
di gruppi escursionistici e base per gli
nemmeno il dissesto economico del-
scalatori che qui tracciarono vie, so-
la sezione (cosa che fortunatamente
prattutto negli anni ‘30, diventate oggi
è ampiamente improbabile) potrebbe
delle classiche di arrampicata. La bru-
indurmi a fare una simile proposta.
talità della guerra nel 1944 si abbatté
La domanda che mi porrei è molto
sul rifugio che venne completamente
semplice: chi siamo noi per arrogarci
distrutto. Solo il 15 ottobre 1967 sotto
il diritto di cancellare gli sforzi, le fa-
la presidenza e l’impulso del presidente
tiche, gli ideali, la storia di uomini, soci
Maroni e grazie alle sinergie dei soci
del CAI Lecco come noi, che prima di
del CAI Lecco, dei componenti del
noi, in quell’edificio hanno creduto e
Gruppo Ragni e del Soccorso Alpino
per quell’edificio hanno combattuto?
poté essere nuovamente inaugurato,
La risposta per me è molto semplice:
ricominciando un lungo cammino che
nessun diritto.
ci porta ai nostri giorni.
quentare i nostri rifugi, apprezzando Capanna Stoppani
i prodotti gastronomici proposti, so-
1895 e divenne da subito meta per
stando per riprendere le forze. Qual-
giornate tranquille immersi in un am-
che volta fatelo con la consapevolezza
biente incantevole con splendida vista
che quella casa in mezzo al verde ha
su Lecco e sulle montagne che le fan-
qualche cosa da raccontarci ed è un
no da cornice. Anche per la “Stoppani”
racconto che vale la pena conoscere
la seconda guerra mondiale significò
e conservare.
distruzione, durante i rastrellamenavvenne una prima parziale ricostru-
La storia del Rifugio Lecco ci porta ai primi del ‘900 quando, dopo un’i-
zione come prefabbricato, mentre il successivo ammodernamento (e inaugurazione) è del 1978. Con l’avvento dell’arrampicata sportiva il rifu-
4
gio è diventato base preziosa per chi
Editoriale
l’accoglienza dei rifugisti, gradendo
Il rifugio Stoppani fu costruito nel
ti del 1943. Siamo nel 1948 quando Rifugio Lecco
Tutto questo, amici, per dirvi di fre-
si cimenta in questa attività, data la possibilità in zona di salire vie davvero
*Presidente CAI Lecco Le foto in senso orario: il rifugio Lecco dopo la distruzione operata dai Nazifascisti nel 1944; 1946, soci Cai Lecco rimuovono le macerie della capanna Stoppani. Foto archivio Pino Comi, Cai Lecco; il primo rifugio Lecco ai piani di Bobbio. Foto archivio P.Comi, Cai Lecco; il rifugio Lecco in un ‘immagine recente. Foto E. Aldeghi; sosta alla capanna Stoppani durante una gita ai piani d’Erna nel 1904. Foto archivio P.Comi, Cai Lecco
DECISIONE DA ESPERTO
Dopo la Nord, una difficile discesa sul ghiacciaio del Gran Paradiso
L
’inverno per l’alpinista è la sta-
va solo far presagire meravigliosi sce-
cava nell’ampia apertura che veniva
gli escursionisti e degli alpinisti: qui
della Grignetta. Essendo la prima vol-
re! La settimana scorsa ne abbiamo
gione dei sogni: non potendo
nari. Fu così che finalmente, quando i
chiusa sulla destra dall’imponenza del
il silenzio viene rotto unicamente dal
ta che mi trovo in questi paraggi, è
recuperati addirittura due di loro che
frequentare la montagna come
trent’anni erano stati suonati per me
Ciarforon (3640 m), dalle pareti della
fischio delle marmotte.
del tutto naturale che mi rivolga alla
hanno lasciato la vita sul Ciarforon”.
gli piacerebbe fare, deve accontentar-
già da qualche tempo, mi ritrovai stu-
Tresenta (3609 m) e della Becca di
Sono arrivato qui da Pont Valsava-
custode del rifugio per informarmi da
Rimango di stucco, tanto che riesco
si di sognare i luoghi che lo aspetta-
pito al cospetto della parete Nord del
Monciair (3544 m) ed era dominata
renche (1960 m) con due carissimi
che parte prendere per salire la parete
solo a biascicare: “Fortunatamente io
no già al primo annuncio dell’estate.
Gran Paradiso, nelle Alpi Graie orien-
dall’alto dal Gran Paradiso. Tutt’attor-
amici, il dottor Sandro Liati di Cas-
Nord. Non mi sarei aspettato, invece
sono sempre tornato”. Alla sceneg-
Quell’anno i sogni si dirigevano verso
tali. Precisamente ne ero stato colpi-
no impressionava lo spettacolo di ca-
sano Magnago e Pino Panzeri, me-
di una gentile risposta, di ricevere una
giata ha intanto assistito un omet-
una montagna che non avevo ancora
to già al momento in cui si presentò
mosci e stambecchi che pascolavano
glio conosciuto con il vezzeggiativo
specie di burbero rimbrotto: “Ecco
to che avevo intravisto seduto in
incontrato, nonostante fossi stato più
alla vista il rifugio Vittorio Emanuele
tranquillamente, soltanto incuriositi
“Panzerino”: entrambi rappresentano
questi cittadini che vengono quassù
un angolo e che timidamente mi si
volte tentato dal suo nome che pote-
II (2732 m) al Moncorvè, che spic-
ma non intimoriti dal passaggio de-
la “cultura” del nostro Gruppo Ragni
senza neanche sapere dove poi anda-
avvicina non appena la quiete sem-
Gran Paradiso parete nord
di Gigi Alippi
Tutte le Nord del Gran Paradiso; la Crètier è la n.3 la Diemberger è la n.7. Da www.summitpost.org
bra tornata. “Scusi – mi sussurra – ho
questa sia la meta anche di quei due
mente nulla di tutto questo è sfuggi-
sentito che volete andare alla Nord: io
ragazzini, gli chiedo se lui per caso sia
to alla custode che, quando arriva da
non ci sono mai stato, vedo però che
la loro guida. “No, no” – mi risponde.
noi per riconsegnarci i documenti, con
chi è interessato supera quel colle e
Ci vanno da soli, hanno già parecchie
ben altro piglio mi dice: “Le chiedo
così entra nel bacino della Nord”. Lo
Nord sulle spalle”.
scusa della mia sfuriata: non sapevo,
ringrazio con un sorriso: non sono
Mentre consegno doverosamen-
scusi ancora, che lei è un alpinista fa-
presuntuoso a dire che a me bastava
te i nostri documenti alla custode,
moso”. Io la prendo in contropiede:
sapere questo poco, e così posso ras-
vedo entrare nel rifugio una chiasso-
“Guardi che lei si sbaglia: è mio fra-
sicurare i miei due compagni: “Sandro,
sa compagnia, nella quale riconosco il
tello l’alpinista che tutti conoscono”.
Pino: siamo a cavallo!”.
capitano, gli istruttori e gli allievi della
Lei però ha capito l’antifona e quasi
Noto vicino a noi la presenza di
scuola militare alpina di Aosta. È tutta
mi supplica: “No, no: non mi prenda in
due ragazzini che, ad occhio e cro-
gente che sa bene chi sono e manife-
giro. Gli istruttori mi hanno raccontato
ce, non devono avere più di 15 anni.
stano fin troppo la loro stima nei miei
tutto: pace fatta?”
Accanto a loro un signore, che reputo
riguardi con abbracci a non finire che
Le stringo la mano.
loro padre, si rivolge a noi chiedendoci
ci scambiamo in un clima festoso, fino
Ci avviamo verso il famoso colle,
se siamo intenzionati di fare la Nord.
a concludere con un brindisi caloroso
che è ancora notte fonda, infilandoci
Glielo confermo e, supponendo che
che mi viene offerto come ospite di
su un interminabile pendio morenico
riguardo. Lascio immaginare l’allegria
e portandoci lungo alcune roccette e
che ha coinvolto tutta l’atmosfera del
sfasciumi, fino a raggiungere il ghiac-
locale e ha dato un tocco particolare
ciaio di Laveciau. Lo attraversiamo,
anche alla cena che è seguita. Certa-
aggirando a sinistra lo sperone Ovest
8
Sentieri e Parole
del Gran Paradiso, fino alla crepaccia
A metà parete vedo due puntini
la nebbia che ci avvolge si è infittita
terminale. Il cielo sereno e le stelle
neri: sono i ragazzi molto più bassi
tanto densamente che ci impedisce
che luccicano sopra di noi annuncia-
di noi. Mi compiaccio con me stesso
di scorgere la traccia battuta che ci
no senza dubbio una bella giornata.
della scelta. Adesso la parete si rad-
avrebbe agevolmente guidato fino al
Superato il colle, entriamo nel bacino
drizza, con tratti verdi: salgo gradino
rifugio Vittorio Emanuele II. Siamo
della Nord. Nel contrasto con il buio,
dopo gradino, mettendo un chiodo a
praticamente al buio e non vediamo
la parete di ghiaccio appare luccicante
metà tiro: non si sa mai. La parte alta si
più nulla al di là di dieci metri. Tanto
e immensa. Sentiamo delle voci lon-
accuccia un po’, il sole ci riscalda. Mi
vale dar retta a Sandro che propone:
tane: sono certamente i due ragaz-
esalto: provo il piacere di salire con-
“Uì, se sé fermum a fumà una paet-
zi, che hanno scelto di salire per la
scio della situazione. Ormai sento l’o-
ta, in attesa di una schiarita?”. Siamo
Crètier (1) la parte centrale, quella che
dore della cima: sono euforico e tra-
d’accordo per la sosta e, sempre av-
è stata la prima delle salite effettuate
smetto questo bellissimo sentimento
volti nella nebbia, con l’ambiente tutto
sulla Nord. Nel chiarore dell’alba que-
ai miei compagni. Abbiamo raggiunto
uguale, una sorta di schermo bianco
sta parete ci appare piuttosto verde,
la cima, o meglio siamo sull’anticima,
uniforme, accendiamo le nostre si-
segnale poco rassicurante, in quanto
a quota 4061 m, l’unico 4000 della
garette. I pacchetti si svuotano, ma la
sarà tutta da gradinare. Anche adesso
zona.
nebbia rimane avvolgente come prima.
che sto scrivendo, penso con dolore a
I ragazzi sono molto più bassi, co-
Aspettiamo ancora: tocca a me riflet-
questi due ragazzini, ai quali l’esube-
stretti a gradinare in continuazione.
tere sul da farsi e prendere la decisio-
rante passione giovanile per le Nord
Noi ci concediamo un buon pranzo,
ne: “Scendiamo, qualche santo prov-
glaciali ha fatto troppo presto pagare
si fa per dire, ma è l’acqua che de-
vederà!”. Facciamo solo pochi passi e
un prezzo troppo caro. Saprò infatti
sideriamo maggiormente. Decidiamo
ad un tratto mi si profila un’ombra. Non
che entrambi, soltanto un paio di mesi
di aspettare i ragazzi per poi scendere
riesco a distinguere se sia una roccia
dopo la Nord del Gran Paradiso, tron-
tutti assieme. Dopo qualche ora arri-
o un promontorio di ghiaccio: mi av-
cheranno la loro giovane esistenza
vano anche loro e insieme ci compli-
vicino un po’ di più e vado a trovar-
sulla via Major sui seracchi della Bren-
mentiamo con felicitazioni e forti ab-
mi su uno strapiombo che ci preclude
va del versante Est del Monte Bianco
bracci. Ma non c’è tempo da perdere:
di scendere oltre. Spostandomi allora
di Courmayeur.
il cielo si è rabbuiato e si stanno sca-
verso destra, scorgo un pluviometro,
tenando tuoni e lampi. Si tratta però
che per un attimo mi illumina la mente.
di un temporale a secco, con qualche
Raduno tutti quanti ed espongo la mia
Tornando a noi tre, che abbiamo in-
fiocco di neve e niente più. Scendia-
ipotesi: “Ragazzi, voi che siete saliti
vece scelto la parte destra dove sale
mo al colletto da dove si dovrebbe poi
l’anno passato, per forza di cose siete
la Diemberger (2), troviamo una parete
risalire verso la cima principale, ma mi
passati di qui, perché, se c’è un pluvio-
parzialmente bianca, sinonimo cioè di
vedo costretto a segnalare il pericolo
metro, è logico che la via normale si
una parete pedalabile, perché i ram-
di salire sulla cima a causa dei fulmini.
trovi da queste parti, altrimenti come
poni mordono la neve e si può così
I ragazzi non si fanno pregare ad ac-
lo si potrebbe raggiungere?”. Silenzio
salire senza gradinare. Scelta ottimale,
cettare il mio avvertimento: sentono
assoluto, e il fatto che nessuno apre la
anche se la via è molto ripida: salia-
l’alta montagna e mi seguono come
bocca acuisce la preoccupazione e fa
mo in massima sicurezza, con filate
pulcini. In questa situazione la mia, la
salire la tensione. Propongo: “In man-
di quaranta metri: piazzola, recupero,
nostra, presenza li tranquillizza: sono
canza perfino della bussola, tracciamo
di nuovo partenza. Nei tratti più ripidi,
orgoglioso di offrire un’ala protettri-
sulla neve una croce e proviamo a
qualche gradino non guasta, consente
ce. Iniziamo la discesa che si snoda
muoverci prima in direzione della te-
di far riposare i polpacci e soprattutto
da sudovest per il ghiacciaio del Gran
sta e, se questo non va, tentiamo la
di far tacere i lamenti del Panzerino:
Paradiso, incrociando subito la traccia
“fa dent un quai passèl, me so’ vecc!”.
che si perde nel lunghissimo pendio
Sandro invece non parla, soffre in si-
che scende verso valle. Il tempora-
lenzio come sua abitudine.
le non è passato, ma, peggio ancora,
La via migliore
Sentieri e Parole
9
sempre in una nebbia fitta, ma sorretto
I 60 ANNI DEL K2
dalla mia lunga esperienza che mi assicura che fintanto che scendiamo ci
Il 31 luglio 1954 la bandiera italiana sventola sulla “montagna delle montagne”
avviciniamo sempre più alla meta. Mi sento tranquillo pensando che è stata ben riposta la responsabilità che è stata affidata tutta sulle mie spalle. E finalmente arriviamo al punto dove anche
concitato e mi raduno attorno i quat-
arena sopra a dei seracchi strapiom-
tro che sto guidando nel mio tentati-
banti, mentre anche il secondo tenta-
vo: “Mi sembra di vedere dei segnali di
tivo fallisce con il medesimo risultato.
passaggio, voi che ne dite?”. I quattro
Ritorno al centro della croce, arrabbiato
mi guardano con aria perplessa: “Noi
anche perché la delusione dà spunto
non vediamo niente”. La loro risposta
ad accese discussioni. Non rimane che
agnostica mi fa salire alle stelle la ten-
intraprendere il cammino sull’ultima di-
sione, mi chiedo se sono preda di allu-
rezione, oppure decidere di bivaccare:
cinazioni, mi sembra quasi di impazzire.
ma di far questo non c’è neanche da
È solo per un attimo, perché subito prevale la ragione. Sento dentro di me
parlarne.
una forza che mi sospinge a continuaQuestione di responsabilità
re, perché quella era la strada che stavo
Si riprenderà allora per l’ultima di-
cercando. Camminiamo ancora a lun-
rezione che ci è rimasta da tentare e,
go, e già questo è un buon segno, che
sempre assicurato, sono io il primo ad
viene ad un certo punto confermato
avviarmi. Non credo quasi ai miei oc-
dalla vista dei famosi ghiaccioli che si
chi quando, ad un tratto, mi sembra di
sono formati sul vecchio tracciato. Mi
scorgere dei ghiaccioli o grumi di neve.
rivolgo ai quattro compagni, invitandoli
Ho un sobbalzo, perché se rappresen-
ad osservare se adesso vedono qual-
tano quello che penso, forse ci siamo
che segnale.
incamminati sulla strada giusta: ghiac-
A rispondermi sono soltanto i due
cioli o grumi infatti è quanto si forma
ragazzini, ma pure loro con un delu-
su un “sentiero” lungo un ghiacciaio, la
dente: “Noi non vediamo niente, sap-
parte interna del quale tende ad abbas-
piamo che sulla nostra destra c’è una
sarsi, mentre sul bordo superiore vanno
seraccata e che finirci dentro vuol dire
a formarsi questi ghiaccioli. Mi fermo
dover bivaccare”. Ho capito, sono tutti in palla: tocca a
10
Sentieri e Parole
me, soltanto a me prendere la decisione, e io ostinatamente decido di continuare. Camminiamo parecchio, immersi
splorate, incredibilmente diffi-
nomina, in quanto Desio esige cha da
In questa occasione i due esplorato-
parte del C.A.I. non vengano proposte
ri incontrano Charles S. Houston che
altre nomine oltre la sua. Dopo aver
con i suoi compagni era di ritorno
e lunghissimo, è culminato con una
proprio da un tentativo al K2, dove
vi in porto. Mi esce quasi con un urlo:
delle imprese più importanti per l’al-
avevano raggiunto quota 7900. Altre
“Allora ragazzi, la vedete o no quella
pinismo italiano: la scalata del K2, la
spedizioni avevano fallito e non man-
piccola traccia di sentiero?”. Si avvici-
seconda vetta del mondo, che si eleva
carono assalti finiti tragicamente, tra i
nano tutti a me, guardando, scrutando
nel Karakorum, di cui occupa il limite
quali quello statunitense di Fritz Her-
e lanciando poi un grido liberatorio: “La
occidentale. Questa piramide di roccia
mann Ernst Wiessner che nel 1939
vediamo, la vediamo anche noi. Evvi-
e ghiaccio, con sei grandi creste che
giunse fino a quota 8382.
va, siamo a casa!”. Bisognerà procedere
disegnano le quattro pareti principali,
Desio e Cassin raggiungono Con-
ancora con la dovuta prudenza, perché
viene considerata a ragione dagli al-
cordia, all’estremità alta del Baltoro, a
attorno a noi la nebbia è sempre fit-
pinisti “la montagna delle montagne”.
settembre e da qui scorgono final-
gno di essere stati condotti sani e sal-
sinistra della croce. La prima prova si
U
n viaggio verso terre ine-
accompagnato da Riccardo Cassin.
cile e avventuroso, travagliato
agli altri non potrà più sfuggire il se-
Rifugio Vittorio Emanuele. Foto Matteo Abate
di Renato Frigerio
ta. Poi, improvvisamente, anche questa
Conquistarla è il sogno di Ardi-
mente l’agognata vetta. A causa del
scompare, lasciando apparire in fondo
to Desio, che comincia a prendere
maltempo devono però ridurre la loro
forma il 9 gennaio 1953, quando il
perlustrazione e fermarsi al primo
professore friulano inoltra al governo
campo della spedizione statunitense.
pakistano la domanda per un viag-
Una volta tornati in Italia, il Consiglio
gio preliminare in una zona attigua
centrale del C.A.I. nomina Desio capo
al Baltoro. Devono però passare otto
della spedizione pakistana e Cassin
mesi per vedere la partenza effetti-
capo del gruppo alpinistico. Quest’ul-
va di Desio, che al Karakorum viene
timo deve però rinunciare alla propria
al ghiacciaio il verde dei prati: la nostra avventura finisce qui. È inutile che mi interroghi se la felice conclusione sia da attribuire alla fortuna, più che all’intuito e all’esperienza: sono certo però che questo avventuroso episodio mi ha fatto crescere in autostima e mi ha arricchito di una maturazione interiore. A ricordarmelo per molti anni hanno contribuito forse anche gli auguri di Buon Natale che mi sono regolarmente pervenuti dalla custode del rifugio Vittorio Emanuele. 1 – La via Crètier sulla parete Nord-ovest del Gran Paradiso è stata aperta l’11 luglio 1930 da Amilcare Crétier, L.uigi Bon e Renato Chabod. Si tratta di una bella ascensione glaciale di grande soddisfazione. 2 – Kurt Diemberger è un affermato alpinista austriaco, che ha conquistato la fama di grande specialista delle pareti Nord: Gran Zebrù, Cervino, Lyskamm, Eiger, Grandes Jorasses. La via sulla parete Nord del Gran Paradiso si può considerare una delle classiche vie di ghiaccio delle Alpi Occidentali e si sviluppa su un versante seraccato in tutta la sua larghezza in un ambiente grandioso ed impareggiabile.
Il K2 visto dal campo base. L’ing. Gallotti sbriga la corrispondenza della spedizione. Da Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 1954, volume LXXIII
LA STORIA IN UN LIBRO di Adriana Baruffini
A
chi volesse saperne di più
dai primi viaggiatori, mercanti e mis-
alto degli Ottomila, o di Montgome-
sulle vicende della conquista
sionari, che si avventurarono nelle re-
ry che, avendo individuato a distanza
del K2 consigliamo la lettura
gioni himalayane fin dal medioevo (il
due vette del Karakorum sovrastanti le
di un recente libro di Mirella Tenderini,
primo fu forse Marco Polo nel 1272),
altre, Masherbrum e Chogori, le nomi-
Tutti gli uomini del K2, Corbaccio edi-
per arrivare alla schiera di esplorato-
nò rispettivamente K1 e K2.
tore, 2014.
ri, geografi e cartografi che nel corso
Nel 1857 nasce a Londra l’Alpine
L’autrice racconta la storia del-
dell’Ottocento, quando India e Nepal
Club e l’esplorazione assume progres-
la “Grande Montagna”, il più difficile
facevano parte dell’impero britan-
sivamente una connotazione diversa,
degli Ottomila, divenuta nel 1954 la
nico, si spinsero su quelle montagne
diventa alpinismo: la motivazione di
“montagna degli italiani” , seguendo
dotati di attrezzature per misurazio-
il destino di centinaia di uomini che
ni scientifiche, raggiungendo anche
vi si sono cimentati prima nell’esplo-
quote significative. Come nel caso di
razione, poi nella conquista. Si parte
Everest, che legò il suo nome al più
Sentieri e Parole
11
del K2 a quota 8611 m alle ore 18 del 31 luglio 1954: missione compiuta! Una nota dolorosa segnava la vittoria: la morte per edema polmonare al campo 2 dell’alpinista valdostano Mario Puchoz. Un lungo strascico polemico turbò la prestigiosa conquista, a causa della denuncia di Walter Bonatti ritenutosi vittima di un raggiro che lo privò del glorioso arrivo in vetta. Parve strano infatti che proprio lui, considerato l’alpinista più forte, fosse fatto scendere con il portatore hunza Amir Mahdi a recuperare delle bombole di ossigeno, e costretto poi al ritorno a I componenti della spedizione del 1954. Da Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 1954, volume LXXIII
ritrovarsi isolato a bivaccare all’aperto
calcolato un preventivo economico
Achille Compagnoni, Mario Fantin, Ci-
finalmente in marcia il primo sca-
che si aggira attorno ai 100 milioni
rillo Floreanini, Pino Gallotti, Lino La-
glione di portatori. Anche gli alpini-
di lire, Desio convoca gli alpinisti per
cedelli, Guido Pagani, Mario Puchoz,
sti possono così incominciare la loro
una prima visita medica. Sorpren-
Gino Soldà, Ubaldo Rey, Sergio Viot-
scalata e, dopo aver superato i primi
dentemente tra gli esclusi figura an-
to. Oltre a loro parteciperanno cinque
due campi alti degli americani, Com-
che lo stesso Cassin, che per questo
scienziati.
pagnoni e Rey piazzano il terzo a
rassegna pure le sue dimissioni dalla
6200 m. A poco a poco le cordate Gloria e polemiche
commissione. Gli alpinisti chiamati
si susseguono a conquistare posizio-
a quota 8000, mentre Compagnoni e Lacedelli erano partiti a prendersi la vetta. Con chi prendersela, se gli ordini principali e decisivi provenivano dal capo spedizione Ardito Desio, che aveva accompagnato gli alpinisti fino al mitico campo base situato sul ghiacciaio Godwin Austen?
a comporre la squadra sono: Erich
Dopo un volo di ricognizione in-
ni sempre più alte. Saranno Lacedelli
Abram, Ugo Angelino, Walter Bonatti,
torno alla vetta, il 30 aprile si mette
e Compagnoni a raggiungere la vetta
fondo continua ad essere “il deside-
pinistica.
dentali legavano il proprio destino. E
storia con dei risvolti amari e con uno
rio umano di conoscenza che spinge
Nel libro scorrono moltissimi per-
poi descrizioni dell’organizzazione e
strascico infinito di polemiche e di ri-
a esplorare terre ignote, ad avvicinarsi
sonaggi spesso affascinanti, talvolta
dell’equipaggiamento delle varie spe-
sentimenti, all’interno della quale l’au-
a nuovi orizzonti… Il mondo - scrive
eroici, a tratti stravaganti: gli alpinisti
dizioni; curiosa la segnalazione del-
trice si muove con obiettività, cercan-
Mirella nel primo capitolo - era sta-
dei primi tentativi a cavallo fra ‘800 e
la presenza di artisti arruolati con il
do di cogliere luci e ombre. Attinge a
to quasi tutto esplorato in lungo e
‘900, come l’inglese Conway, i coniugi
compito di ritrarre valli e montagne;
un ricchissimo materiale documentale
in largo; mancava un’esplorazione in
americani Workman, gli inglesi Ecken-
colpisce l’ignoranza sugli effetti della
e, confrontando e verificando le fonti,
altezza e a questo si dedicarono gli
stein e Crowley; il Duca degli Abruzzi
permanenza in alta quota, soprattut-
ricostruisce con sapienza il mosaico
alpinisti”, affrontando le montagne non
che nel 1909 raggiunse quota 7498
to sotto sforzo: la prima raccolta di
della conquista per raccontare una
solo per descriverle o misurarle ma
m; gli americani, nel 1938 con Hou-
osservazioni sistematiche sul “mal di
storia già nota in una prospettiva di-
per scalarle.
ston, nel 1939 con Wiessner (tedesco
montagna” sarà pubblicata da Conway
versa, che colloca la vicenda del K2
trapiantato in America) che giunse a
al suo rientro.
“all’interno della grande storia dell’hi-
E anche per il K2 inizia la storia al-
12
Sentieri e Parole
un passo dalla vetta. Accanto a quel-
Nel 1953, dopo un nuovo tentati-
malaysmo”, e mette in risalto anche
le degli alpinisti sono poste in giusto
vo di Huston, incomincia la storia più
i contesti ideologici e politici che le
rilievo le figure dei portatori e delle
nota, quella degli italiani, che raggiun-
fanno da sfondo.
guide locali che agli scalatori occi-
geranno la vetta il 31 luglio 1954. Una
ARDITO (DI NOME E DI FATTO) DESIO di Renato Frigerio Geologo, studioso, scienziato e scrittore, appassionato alpinista, docente ed esploratore: questo era Ardito Desio, ma non solo. Ha vissuto gran parte dei suoi pieni cento anni con un sogno indomabile: conquistare il K2, l’impresa per cui è diventato poi famoso in tutto il mondo. Questa però è solo la punta di diamante di una carriera lunga e avventurosa. I suoi successi spaziano infatti dalla paleontologia alla geografia umana, fino a giungere all’alpinismo esplorativo. Nato a Palmanova il 18 aprile 1897, ancora giovanissimo aveva salito quasi tutti i monti delle Alpi Giulie e Carniche. Nel 1915 si arruola come volontario e prende parte alla prima guerra mondiale. Dopo essersi iscritto alla Facoltà di Scienze dell’Università di Firenze, entra nel corpo degli Alpini. Caduto prigioniero nel 1917, finisce prima nel campo di Wegscheid a Linz e poi a Plan. Riesce comunque a sfruttare questi momenti bui applicandosi allo studio e ampliando le sue conoscenze scientifiche. Terminato il conflitto, effettua il suo primo viaggio nelle isole del Dodecaneso, che allora era sotto il dominio italiano, e qui in due anni completa la sua ricerca sulle isole dell’Egeo. Tornato in Italia, si trasferisce a Milano, dove diventa conservatore nella sezione geologica del Museo Civico di Storia Naturale e contemporaneamente assistente alla cattedra di geologia del Politecnico. È allora che il Comitato Glaciologico Italiano gli conferisce l’incarico di incominciare delle ricerche sui ghiacciai dell’Ortles Cevedale, che si protraggono fin oltre gli anni Sessanta. Non è il tipo che può star fermo: nel 1926 parte per l’Africa e tre anni dopo partecipa ad una spedizione in Karakorum che, guidata da Aimone di Savoia, duca di Spoleto, nipote del duca degli Abruzzi, ha come scopo di tentare la scalata del K2. Si vorrebbero seguire le orme della precedente spedizione italiana guidata da Amedeo Giuseppe, duca degli Abruzzi, nipote del Re d’Italia Vittorio Emanuele II, che nel 1909 raggiunse qui quota 6250 m. A causa però delle polemiche sorte in seguito al drammatico epilogo del viaggio di Umberto Nobile al Polo Nord con il dirigibile Italia, il programma viene drasticamente ridotto, e una delle mete cancellate è proprio quella più importante, il K2. Il sogno di Desio dovrà aspettare ancora molto prima di diventare realtà, e il caparbio friulano si accontenta intanto di una nuova spedizione in Africa nel 1931, alla quale ne seguirà una nel Sahara libico. Si apre così una pericolosa parentesi in Etiopia, alla ricerca di metalli preziosi. Lo scoppio della seconda guerra mondiale lo costringe ad interrompere il suo lavoro, ma non ad abbandonare il suo obiettivo, che vedrà finalmente realizzato nel 1954. Dopo di questo, compie altre spedizioni di studio, tra le quali quella in Antartide nel 1962. Il progetto più recente cui Desio si è dedicato risale al 1987, ed è stato la realizzazione, a quota 5050 m nella famosa “Piramide” del CNR, di un laboratorio di studi delle alte quote al campo base dell’Everest (progetto EV-K2).
Da sinistra Achille Compagnoni, Ardito Desio, Lino Lacedelli, Gino Soldà, Cirillo Ciro Floreanini. In una foto degli anni ‘80. Archivio Renato Frigerio
I COLORI DELLE GENZIANE
Sulle nostre montagne sono presenti 26 specie di quattro diversi generi
L
di Annibale Rota a famiglia delle genziane comprende circa 750 specie, ripartite in 64 generi. Sono presenti
nell’habitat alpino delle regioni temperate di tutti i continenti: Europa, Asia, Americhe, Africa nord-occidentale, Australia orientale e Nuova
nali ed anche perenni. I fiori sono in genere a forma di imbuto e di diversi colori: predominano l’azzurro-violaceo e il blu scuro, ma non mancano esemplari bianchi, gialli e rosso-purpurei.
14
Sentieri e Parole
renne, con 5-10 fiori gialli raccolti in
è vietata la raccolta.
Muggio e del Legnone. Meno comuni, ed anche meno vi-
verticilli nell’incavo delle foglie som-
Vale la pena segnalare che se qual-
stose, sono la genziana minore, Gen-
mitali. Le radici di questa pianta, della
cuno, nonostante i divieti, volesse
tiana cruciata, L., dai fiori di un az-
quale però in Lombardia è vietata la
raccogliere qualche radice di queste
zurro più intenso sia all’interno che
nelle, chiamate anche galoppi (ignoro
raccolta, sono utilizzate per aroma-
due genziane, dovrebbe fare molta
all’esterno, e la graziosa genziana
terreni calcarei, altre i terreni acidi
l’origine di questo nome), che pun-
tizzare grappe e liquori e per infusi
attenzione perché in autunno, quan-
amarella, Gentianella amarella, L., dai
ed altre ancora presenti indifferente-
teggiano di blu in primavera i prati
digestivi. I suoi principi amari sono
do di solito avviene la raccolta, non
fiori azzurro-violacei o azzurro-ro-
mente su entrambi i terreni.
alpini dai 600 metri fino alle cime
infatti utili per stimolare e bilanciare
sono più presenti i fiori ed è possi-
sei. Personalmente le ho viste poche
Alcune specie sono poi conosciute
delle nostre montagne (altrove pos-
la secrezione dei succhi gastrici e bi-
bile confonderle con piante di veratro
volte, la prima ai Piani Resinelli, la se-
ed utilizzate in erboristeria, e anche
sono arrivare fino a 3.000 metri).
liari, la cui carenza è causa di males-
(Veratrum album), che vivono negli
conda lungo la valle del Meria sopra
in farmacia, per le loro proprietà di-
Si tratta di fiori “acauli”, cioè privi di
sere, sonnolenza e mal di testa.
stessi ambienti e sono tanto simili
Mandello.
gestive e febbrifughe.
gambo e forse non tutti sanno che,
Questa genziana, presente fra i
quanto velenose. L’unica differenza
Sono invece molto comuni le gra-
anche se molto simili tra di loro, bo-
1.000 e i 2.000 metri di altezza,
sta nelle foglie, opposte nelle genzia-
ziose genzianelle di primavera, Gen-
Nel nostro territorio sono presenti
Gentianella germanica
Comprendono piante annuali, bien-
sono utilizzate le radici, in Lombardia
Ci sono specie che prediligono i
Gentiana lutea
Zelanda.
za ed è praticamente una pianta pe-
Gentiana purpurea
Centaurium erythraea
tanicamente ci sono due specie di-
di preferenza sul calcare, è pertanto
ri: Gentiana, Gentianella, Centaurium
stinte: la Gentiana clusii, PERRIER &
considerata una pianta medicinale e
e Blackstenia. Hanno fiori di svariati
SONGEON, è presente sui prati delle
viene utilizzata per preparare infusi
colori e quasi sempre di straordinaria
montagne calcaree (tutte quelle che
digestivi e febbrifughi.
bellezza.
circondano Lecco e la bassa Valsas-
Proprietà simili ha anche la gen-
montagne è l’asclepiade, Gentiana
Qui presenterò solo alcune specie,
sina), mentre sui terreni silicei (acidi)
ziana rossa, Gentiana purpurea, L.,
asclepiadea, L., una specie di scia-
Le specie viste finora sono tutte a
soffermandomi più dettagliatamente
dell’alta Valsassina e del Legnone tro-
che fiorisce in luglio e in agosto dai
bola più o meno ricurva, alta anche
fioritura primaverile o estiva. Presen-
e fotograficamente su quelle a mio
viamo la Gentiana kochiana, PERRIER
1.500 ai 2.500 metri di preferenza su
un metro e con fiori blu disposti nelle
to ora due specie che allietano con
parere particolarmente belle e/o in-
& SONGEON.
terreni acidi (ce n’è molta nei dintorni
ascelle delle foglie. Cresce, fino a cir-
La genziana più imponente è la
del rifugio Grassi al Camisolo), I suoi
ca 2.000 metri, di preferenza sul cal-
genziana maggiore, Gentiana lutea, L.:
fiori rosso-purpurei sono campanu-
care, ma è possibile incontrarla anche
può raggiungere i 150 cm di altez-
lati e anche di questa pianta, di cui
su terreni acidi, come le pendici del
teressanti, e citando solo di sfuggita le specie più note e comuni. Tutti conoscono le comuni genzia-
ne e alterne nel veratro.
tiana verna, L., che subito dopo lo
26 specie di quattro diversi gene-
scioglimento delle nevi ornano con i Famiglia numerosa Una genziana comune sulle nostre
loro fiorellini azzurri anche i prati più alti, spingendosi fino a 2.600 metri su qualsiasi tipo di terreno.
Sentieri e Parole
15
cati fiori azzurro-blu con petali con
U.G.E. ADDIO
dentelli che ricordano le ciglia. Non è facile da vedere, sia perché poco co-
In memoria (e in onore) dell’Unione Giovani Escursionisti
mune, sia perché decisamente poco vistosa con i suoi fiori singoli spesso nascosti tra l’erba nei prati non sfalciati (è alta 15-20 centimetri). Come per molti altri fiori è la fotografia a evidenziare tutta la sua bellezza. Chiudo con una genziana decisamente atipica: il centauro maggiore, Centaurium erythraea, RAFN. A prima vista sembrerebbe più un gra-
Gentianella ciliata
la loro bellezza anche l’inizio dell’au-
ta ad alta poco o niente ramificata,
tunno. La genziana germanica, Gen-
con splendidi fiori blu-violetto. Si può
tianella germanica, BORNER, fiorisce
comodamente vedere ai Piani Resi-
d’estate a quote anche molto alte
nelli nei prati sottostanti il Canalone
(fino a 2.600 metri), ma alle quote
Porta.
più basse è possibile incontrarla an-
E’ ancora fiorita agli inizi di novem-
che in ottobre. Si presenta in forme
bre la genzianella sfrangiata, Gentia-
variabili, da bassa e molto ramifica-
nella ciliata, L.,, con bellissimi e deli-
zioso garofanino roseo e credo che molti vedendo questo fiore (è abbastanza comune ancora in settembre lungo i sentieri che contornano la cima del Monte Barro) non abbiano pensato ad una specie della famiglia delle genziane.
Al pizzo Valletto con l’UGE nel 2010
E
di Sergio Poli ’ successo ancora. Dopo la SAOAS
(Società
Alpinistica
Operaia Antonio Stoppani), un
altro gruppo storico dell’escursionismo lecchese ha finito di esistere, non riuscendo più a pagare al comune l’affitto (modesto) della sede. Nell’estate 2014 l’UGE di San Giovanni ha chiuso i battenti, nel silenzio e nel riserbo che da sempre l’avevano contraddistinta. Infatti, quanti, anche nella stessa Lecco, ne conoscevano l’esistenza? Eppure, fra gli addetti ai lavori l’UGE era ben nota e godeva di un certo prestigio. Basti per tutti una testimonianza: la foto di vetta di Daniele Chiappa sul Cerro Torre, nel 1974, mentre sventola orgoglioso il gagliar-
detto dell’UGE.
ritagliarsi uno spazio di tutto rispet-
Le note che seguono sono forse
to nel variegato mondo dell’escur-
un po’ lunghe, ma si ritiene doveroso
sionismo lecchese, con una serie di
sacrificare qualche minuto in più per
iniziative che riscuotevano grande
rispetto nei confronti di una società
interesse.
con sessant’anni di storia.
Anzitutto, per diversi anni il gruppo ha organizzato il prestigioso trofeo
Cento soci, mille iniziative L’Unione
Giovani
UGE. Era un rally di marcia alpina in-
Escursionisti
titolato alla memoria di Stefano Lon-
nacque nel 1955 nel rione di San Gio-
ghi, lo sfortunato alpinista – anch’egli
vanni, o meglio in Varigione, presso
di San Giovanni – morto sulla nord
l’Osteria Donghi, per iniziativa di un
dell’Eiger nel famoso, tragico tentati-
gruppo di undici – allora – giova-
vo del 1957. Equipaggi di tre persone,
ni appassionati di montagna, con un
delle più agguerrite società affiliate
taglio molto sociale e radicato sul
FIE del nord Italia, per due giorni si
territorio. Tra i fondatori, due figure
davano battaglia sulle montagne lec-
di spicco, la Madrina- Maestra Rosa
chesi lungo i 25-30 km del percor-
Villa - e il Padrino - Cavalier Giosuè Dell’Era. Il gruppo negli anni crebbe fino a superare i cento tesserati, e seppe
Sentieri e Parole
17
familiari, amici
raggranellare qualche fondo al fine di
onore in manifestazioni che ora sa-
non sci-alpini-
e
sostenitori.
autofinanziarsi; la santa messa in Co-
rebbero proibitive. La sede in quegli
stica; si trattò
Ai giovani che
sta, in memoria dei caduti della mon-
anni aveva seri problemi di spazio:
di un’uscita un
partecipavano
tagna, poi “unificata” con quella della
non si sapeva dove mettere tutti i
po’
a tutte le gite
sezione CAI Strada Storta di Acqua-
trofei vinti!
di tre giovani,
in programma
te; la fiaccolata al Monte Melma l’an-
nell’anno
ve-
tivigilia di Natale, forse il momento di
regalata
maggior visibilità, letteralmente, per la
Ma l’attività principale dell’UGE re-
una
società. Da quest’anno, nella splendida
stava lo sci-alpinismo domenicale,
proverare
sorta di “pre-
catena dei monti lecchesi illuminati,
con talvolta supplementi il sabato (e
“vécc”.
mio
l’anello centrale rimarrà buio.
più tardi anche il mercoledì). L’ar-
Oltre ad im-
co alpino centrale è stato battuto a
parare itinera-
tappeto dagli indomiti “ugini”, sem-
ri e tecnica, i
niva
l’ultima:
fedeltà”,
degno di un buon
ufficio
L’impronta più profonda
avventata
che tornarono Scuola di vita
in due. Quindi, nulla da rimai
marketing. Con
Mentre calava lentamente la pas-
pre alla ricerca di itinerari nuovi, o di
neofiti all’UGE
una certa lun-
sione verso le gare di marcia alpina –
itinerari già collaudati ma con neve
potevano an-
gimiranza ve-
anche in montagna ci sono le mode,
buona, o almeno passabile. Chi si ac-
che
nivano
scelte
come si sa – parallelamente cresce-
costava per la prima volta a questa
un po’ di sana
mete
anche
va l’interesse per lo sci-alpinismo,
nobile arte trovava all’UGE una scuo-
cultura popo-
classica-
l’ambito dove l’UGE ha forse lasciato
la ufficiosa, severa (anzi, brusca) ma
lare, trasmes-
alpini-
l’impronta più profonda. Partecipando
indubbiamente efficace. Del tipo: “se
sa loro da chi
stiche; si cita
come società a molti dei più classici
impari e ti alleni, bene; altrimenti resti
aveva
ad
esempio
rally alpini – dall’Adamello al Bernina,
indietro”.
che
anno
una memora-
dal Brenta al nostro “Rally del Pizzo”
Questa tecnica, per quanto ci ri-
più.
Anzitutto,
so; il trofeo rappresentava la tappa
bile gita di un
– l’UGE seppe piazzare diverse volte
sulta, ha spesso funzionato. Nessuno
si imparava la
lombarda del campionato italiano di
giorno, con due pullman, alle Cinque
i suoi equipaggi in posizioni di presti-
ha mai fatto il conto di quante uscite
puntualità: chi
specialità.
Terre – si parla di trent’anni fa, quan-
gio. Anche nel glorioso Rally interna-
abbia organizzato la società in tut-
arrivava
con
Poi nacque la gara sociale: una pro-
do quei luoghi non erano ancora così
zionale “Città di Lecco”, organizzato
ti i suoi anni di attività; si possono
cinque
mi-
va di marcia di regolarità in monta-
di moda come ora: primo novembre
dall’Azienda Autonoma Turismo dal
stimare venti-trenta all’anno per oltre
nuti di ritardo
gna, la cosiddetta “contapassi”, rivolta
splendido, tutte le Cinque Terre (ov-
’65 all’83 sulle montagne di casa (vedi
trent’anni, arrivando (sicuramente per
a l l ’a p p u n t a -
soprattutto ai soci UGE ma aperta
viamente) in giornata, con bagno in
Rivista CAI Lecco n° 3/2013), l’UGE
difetto) a diverse centinaia. E nessu-
mento mattu-
anche ad altre società, cui parteci-
mare e rientro avventuroso in piena
schierava due o anche tre squadre,
no si è mai fatto male seriamente, o
tino non trova-
pavano atleti provenienti da tutta la
notte.
ciascuna di tre persone – già, c’era
si è perso o ha subìto qualche grosso
va più nessuno,
non
mente
Lo storico gagliardetto UGE
assorbire
qualin
Lombardia. Questa gara aveva il pre-
Versione invernale di queste usci-
anche la prova di discesa con la ba-
danno. Su numeri così importanti, ciò
e la volta dopo
gio di non richiedere di essere degli
te possono ritenersi le settimane
rella: due che sciavano e uno “feri-
dimostra che “gli istruttori” erano ben
sarebbe
iron-men, tipo gli odierni skyrunner;
bianche, anch’esse sociali ma aperte
to”- facendosi sempre rispettare.
preparati, conoscevano bene la mon-
puntualissimo.
bastava un certo allenamento e, per-
ad amici e simpatizzanti. Occasione
Certo, allora potevano ancora per-
tagna e le sue insidie, sapendo anche
Poi,
ché no, anche una certa dose di for-
per divertirsi, ma anche per conso-
mettersi di gareggiare anche sempli-
rinunciare (rebattere) in caso di con-
cio alla gita:
tuna per potersi piazzare bene.
lidare amicizie, allargarne il giro, “fare
ci appassionati, dotati solo di buona
dizioni sfavorevoli: il meteo, l’attrez-
una marcia di
Altro pezzo forte dell’UGE sono
gruppo”. Questa tradizione è andata
tecnica e buon allenamento, mentre
zatura, la neve, l’allenamento.
avvicinamento
state le gite di escursionismo giova-
avanti fino al 2014, cioè fino all’ulti-
oggi occorre essere almeno semi -
Anche un po’ di fortuna avrà aiu-
un po’ a pe’,
nile, che attiravano i ragazzi ma anche
mo, segno evidente di grande vitalità
professionisti o appartenere al gruppo
tato, sicuramente; ma diamo atto
un po’ a piedi;
della società e di interesse per lo sci.
sportivo di qualche Arma (Forestale,
anche della sana umiltà, che in molti
battere la trac-
Non vanno poi dimenticate le al-
Esercito etc.), per avere speranza di
casi ha fatto preferire una bella birra
cia più moren-
tre attività sociali: la castagnata di
piazzamento. Complimenti quindi a
al bar a un inutile e rischioso azzardo.
te;
Montalbano, organizzata anche per
quegli atleti nostrani, capaci di farsi
Solo una volta avvenne una tragedia,
un michetìn in
18
Sentieri e Parole
stato
l’approc-
mangiare
Daniele Chiappa sul Cerro Torre; Sopra: Il Cerro Torre nel 1974
Una fra le prime tessere sociali; A fianco: La gloriosa tessera telata.
Analisi di una fine
un gruppo deve fare largo ai giovani,
E allora, visto che tutto era così
che timidamente si affacciano qual-
bello e funzionava così bene, come
che sera alla porta della sede. L’UGE
mai è finito? Vogliamo cercare di
negli ultimi anni era diventata un po’
trarre da questo caso emblematico
“UVE - Unione Vecchi Escursionisti”,
un qualche insegnamento, fare qual-
per l’assenza di nuove leve che si as-
che riflessione, affinché magari - pia
sumessero l’onere di tirare avanti la
illusione umana - altri gruppi in fu-
baracca.
turo possano evitare di commettere i medesimi errori.
Ma sono i “vecchi” che non molnon lo vogliono prendere? La cau-
come sempre più o meno condivisi-
sa si confonde con l’effetto: mentre
bili; sono comunque dettate dall’af-
i primi non si rassegnano a farsi da
fetto e della gratitudine verso le per-
parte, i secondi non vogliono impegni
cima; fare una bella sciata su neve
sone che hanno creato e mantenuto
e legami, preferendo godere solo dei
gualiva, e concludere con il massimo
vivo il gruppo.
vantaggi di trovarsi la strada spianata,
“pariva ‘na giurnada de negòtt…”
20
Sentieri e Parole
allenata e forte; ma dopo tre, quat-
insomma, è l’eterna fatica della gra-
concesse le “attenuanti generiche”:
tro volte che un giovane (o anche
tuità.
nel nostro occidente le persone, e i
non giovane, ma al momento meno
Come nel lavoro, in famiglia, nel-
ragazzi in particolare, faticano sem-
allenato) annaspa da solo in fondo
la vita sociale, è solo con un “patto
pre più a trovarsi, supportati in questo
al pendio mentre gli altri sono già
fra le generazioni” che si può anda-
dalla tecnologia che consente loro di
in cima, quello si stufa e va con un
re avanti. Grazie quindi, comunque,
stare continuamente connessi agli al-
gente più tranquilla e non lo si vede
all’UGE, che per lunghi anni questo
tri, ma ciascuno a casa propria. L’in-
più. Spirito di servizio significa an-
patto lo ha saputo rispettare.
contrarsi fisicamente, realmente, pre-
che organizzare ogni tanto un’uscita
suppone un certo “sbattimento” – si
magari meno impegnativa, aspettare
Si ringraziano Elia Invernizzi, So-
chiede scusa per il termine giovanili-
gli ultimi, in sostanza rinunciare a un
cio fondatore dell’UGE, per le notizie
stico: è molto più facile trovarsi vir-
po’ del proprio particulare per poter
storiche e i documenti forniti; Alber-
tualmente, stando sdraiati sul proprio
condividere il proprio tempo anche
to Benini per le conferme da storico
letto a “chattare h24”. Troppo forti
con i meno dotati. Almeno all’inizio,
dell’alpinismo, e tutti gli amici dell’UGE
sono le tentazioni della comodità, e i
perché prima o poi il meno dotato
per esserci stati.
ragazzi hanno armi fragili.
potresti essere tu. Poi, perdere un po’
E qui si innesta un’altra causa di
del proprio prezioso tempo libero ad
mortalità dei gruppi, che riguarda
organizzare le gite sociali, le casta-
stavolta i più anziani: la mancanza di
gnate, tutte quelle cose non neces-
spirito di servizio. E’ bello ritrovar-
sariamente agonistiche, ma che co-
si la sera a decidere che gita fare la
struiscono e consolidano i rapporti di
domenica seguente, insieme a gente
amicizia nel gruppo. Nulla di nuovo
INVERNIZZI, COPERTURE IN MANI SICURE
lano il boccino, o sono i giovani che
Si esprimono qui opinioni personali,
dei riconoscimenti per la bella uscita:
Ai giovani possono essere forse
Primo e indispensabile elemento di
le cose organizzate, senza assumersi
vitalità per un’associazione di volon-
responsabilità. E’ comunque un fatto
tari, come quindi anche lo stesso CAI,
che la mancanza di un “vivaio” porta
è il ricambio generazionale. Una ge-
inevitabilmente alla perdita di slancio
nerazione di forti e gloriosi alpinisti,
e, alla lunga, all’esaurirsi delle motiva-
appassionati e motivati, dopo qualche
zioni stesse per cui un gruppo resta
decennio di incontrastato dominio in
unito.
Smontaggio Smaltimento Installazione
LECCO • MONGUZZO • OSNAGO • OGGIONO • info@invernizzicoperture.com
CERMENATI E “IL NATURALISTA VALTELLINESE”
I primi passi fra scienza e montagna di un futuro presidente del CAI Lecco
“Il naturalista valtellinese. Giornale di scienze naturali”, con lo scopo dichiarato di “osservare e studiare diligen-
temente ogni fenomeno naturale di questa nostra valle, ed esporre modestamente il frutto di queste osservazioni e di questi studi”. La motivazione è forte: la Valtellina è una terra inesplorata e, per usare le parole di Antonio Stoppani,“da esplo-
rarsi, con risultati certi per la scienza, sperabili per l’industria”. Passando in rassegna la letteratura scientifica, Cermenati ha effettivamente modo di constatare che poco è stato pubblicato sulla storia naturale di questa valle, eccezion fatta forse per la botanica; in particolare c’è una Monumento a Mario Cermenati di F. Modena, 1943, a Lecco nell’omonima piazza
di Adriana Baruffini
A
competenza.
carenza quasi assoluta di studi geoteresse per le scienze naturali che
l centro di una delle principali
A 90 anni dalla morte, avvenuta a
avrebbe fatto di lui un esponente di
piazze di Lecco, un monu-
Castelgandolfo l’8 ottobre 1924, cre-
spicco nel mondo scientifico del suo
mento in marmo ormai in-
do possa essere di interesse aprire
tempo.
scindibilmente legato al paesaggio ur-
una parentesi su vicende sicuramente
I soggiorni a Sondrio furono anche
bano del lungolago ricorda la figura di
meno note, anche se ben documen-
l’occasione per le prime escursioni
un insigne personaggio lecchese, Ma-
tate (1,2), riguardanti gli anni giovanili
in montagna, e videro nascere quella
rio Cermenati, che fu geologo, storico
di Cermenati e il suo legame con la
passione per l’alpinismo che con un
della scienza, politico, sostenitore del
Valtellina che lo vide compiere i primi
coinvolgimento più o meno diretto lo
mondo della montagna e presidente
passi nel mondo della scienza e gli in-
accompagnerà per tutta la vita.
della sezione di Lecco del Club Alpi-
culcò l’amore per la montagna.
Dell’esperienza valtellinese Mario Cermenati parla con entusiasmo nel-
no Italiano dal 1890 al 1924. Un suo ritratto è appeso nella sala consiliare
Nato a Lecco il 16 ottobre 1868, era
le pagine di una sua pubblicazione del
del Comune di Lecco accanto a quello
figlio di Giovanni Cermenati, nativo di
1901, Cose di alpinismo, confessando
di Antonio Stoppani, a documenta-
Civenna, e di Rosa Cristoforetti, valtel-
per quella terra “un affetto ed un’am-
re l’impronta che i due uomini, quasi
linese di Tirano. A Sondrio trascor-
mirazione che non hanno limiti”, du-
passandosi il testimone, hanno lasciato
se fin da bambino le vacanze estive
ratura nel tempo e rivolta anche alla
sulla cultura e sullo sviluppo della città
e frequentò l’Istituto tecnico. Il non-
popolazione delle “aspre giogaie reti-
e del suo territorio.
no materno, Mario Cristoforetti, inse-
che”, “una popolazione onesta e fiera,
Molto è stato scritto su Mario Cer-
gnante di lingue, viaggiatore, uomo di
ardente di patriottismo e d’una gene-
menati e numerose sono le opere da
grande cultura, fu il suo primo mae-
rosità che innamora”(3).
lui lasciate sui tanti argomenti di sua
stro: stimolato da lui, il giovane Mario incominciò a raccogliere erbe e mi-
22
Sentieri e Parole
Nasce “Il naturalista valtellinese”
nerali e compì le prime osservazio-
Nel 1885, a soli 17 anni, Mario Cer-
ni sulla varietà dell’ambiente naturale
menati si imbarca in un’impresa non
e umano della provincia di Sondrio,
da poco, la fondazione di un giornale
manifestando precocemente quell’in-
mensile di scienze naturali, intitolato
mineralogici, quasi si trattasse, scrive nel primo numero del giornale, di “una
terra remota dei nuovi continenti”. Ciò a causa della “difficoltà di accesso alle
parti più inesplorate” e della “pericolosa ascensione dei suoi monti inospiti e faticosi”. Cermenati
assume
la
direzione
del giornale e vi pubblica gli “Studi geo-mineralogici sulla Valtellina”;
Una copertina del Naturalista Valtellinese., per gentile concessione Biblioteca Pio Rajna-Sondrio
l’amministrazione è affidata a Bruno Galli-Valerio; la stampa è eseguita
malogia,
entomologia,
sacerdote Nicolò Zaccaria, parroco di
dallo stabilimento tipografico Emilio
meteorologia e geologia, la scienza
Sondalo, che possiede una ricca e ap-
Quadrio di Sondrio. Nell’articolo di
più cara al direttore. E poi bibliografie,
prezzata collezione di minerali e con
presentazione, “Le nostre intenzioni”,
recensioni, biografie, come quelle che
Cermenati racconta a puntate le “na-
l’invito a collaborare rivolto a tutti gli
sui numeri di novembre e dicembre
turali bellezze” delle montagne del suo
studiosi che vogliano rendere nota
ricordano Giuseppe Filippo Massara,
paese.
qualche
medico condotto di Montagna in Val-
osservazione
naturalistica
malacologia,
tellina e studioso di botanica.
sulla valle.
Attraverso pagine dense di informazioni su minerali e rocce ma pia-
Nelle pagine della rivista sfilano al-
cevolmente descrittive, trasporta il
cune figure di ricercatori che riescono
lettore dalla rocciosa Piattagrande, si-
Sono dieci, elencati nel frontespizio
ad affascinare anche lettori non par-
mile a una “grandiosa bicocca medio-
con nome, cognome, luogo di ap-
ticolarmente esperti di scienze natu-
evale”, al verdeggiante Sortenna, con il
partenenza: otto sono italiani, di cui
rali: dai loro scritti trapelano passione,
quattro valtellinesi, due sono svizzeri.
capacità di andare oltre le specifiche
Ciascuno segue un argomento spe-
competenze, sensibilità che rasenta
cifico: botanica, ornitologia, mam-
a tratti la poesia, come nel caso del
I collaboratori
Sentieri e Parole
23
di
fondatori dei Musei civici di Lecco ai
all’università di Losanna e ricercato-
Continuando
piante alimen-
quali consegnò la propria ricca colle-
re di fama internazionale nel campo
a dare spazio
tari,
zione naturalistica.
dell’igiene e della parassitologia (5).
al suo interes-
esperto
essenze
a rom atiche ,
Una sottolineatura particolare meri-
preparati me-
ta un altro personaggio di origini lec-
dicinali,
pub-
chesi, Bruno Galli-Valerio che del “Na-
Il “Naturalista valtellinese” non ha la
blica a puntate
turalista” cura l’amministrazione, oltre
fortuna sperata e alla fine del primo
rio
Cerme-
una
accurata
che alcune sezioni di argomento zo-
anno di pubblicazione, non avendo
nati,
studente
catal ogazi o -
ologico: figura affascinante di alpinista,
ottenuto un numero sufficiente di ab-
alla facoltà di
ne delle piante
scienziato, libero pensatore, autore di
bonamenti nonostante un buon suc-
scienze naturali
apistiche
del
un libro, Cols et sommets pubblicato in
cesso a livello di stampa, si ritrova in
dell’Università
bormiese. Sulla
francese nel 1911 e ristampato in ita-
serie difficoltà economiche. Cermenati
di Torino, pub-
flora di Bormio
liano dal CAI di Sondrio nel 1998 con
padre vi fa fronte a patto che il figlio
blica
scrive anche in
il titolo Passi e cime, che racconta di
cessi di occuparsi della rivista e si de-
fascicoli
francese Edo-
“ascensioni e traversate nelle Alpi della
dichi esclusivamente agli studi univer-
la “Bibliografia
ardo
Valtellina, dei Grigioni e del Tirolo”.
sitari.
ragionata zo-
Cornaz,
dottor medico
se per la ValUn giornale dalla vita breve
tellina, a partire dal 1887, Ma-
quattro
ologica,
del-
bo-
Bruno Galli –Valerio nasce a Lecco
Il numero di novembre 1885 an-
nel 1867 e qui trascorre l’infanzia, re-
nuncia con parole amare la fine della
tanica e geo-
le
spirando attraverso la madre un clima
rivista: “Col numero presente cessa la
m i ner a l ogic a
pubblicazioni
educativo in cui “dominava lo spirito
pubblicazione del giornale. Per quanto
della provincia
esistenti sull’ar-
di Antonio Stoppani, il sapiente na-
favoriti dalla pubblica stampa e dall’ap-
di Sondrio” che
gomento.
turalista, il divulgatore che ha tanto
poggio di eminenti persone, ricadiamo
saranno
contribuito a diffondere il gusto per le
purtroppo nella triste fortuna riserbata
raccolti in un
scienze naturali in Italia”.
ai giornali di tal genere…Al popolo d’I-
volume dal ti-
talia preme maggiormente un’effime-
tolo La Valtelli-
ride qualunque che lo riempia di fole
na e i naturalisti
All’età di 12 anni si trasferisce con
anziché una pubblicazione scientifica
(4). E anche in
Sala
la famiglia in Valtellina, dove consolida
che lo istruisca…”. Usciranno ancora il
anni successivi
il
il suo amore per la montagna e con-
numero di dicembre e un supplemen-
pubblicherà su
cui ricchissimo
tinua lo studio delle scienze naturali.
to in formato ridotto nel gennaio del
riviste scientifiche
suo bosco conifero, “baluardo contro
erbario in stile
Diventerà successivamente professore
1886.
articoli riguardanti
l’impeto dei venti boreali”, al Rio Son-
tipicamente ottocentesco è custodi-
dalino, il torrentello afferente dell’Adda
to presso il Museo di Scienze naturali
“il cui letto ed il cono di deiezione si
del Liceo classico A. Volta di Como. Da
Nel 1990 il Museo civico di Storia
potrebbero a buon diritto chiamare
questo l’autore stralcia e pubblica sul
naturale di Morbegno inizia a pub-
un museo di litologia e mineralogia”,
“Naturalista valtellinese” l’elenco dei
blicare i propri atti con la fondazione
alla miniera abbandonata di Suvilla che
campioni raccolti in Valtellina, quasi
di una rivista che riprende nel titolo
prende nome dai “feracissimi praticelli
tutti in Valmasino, ogni informazione
quella di Cermenati: “Il naturalista val-
con molte baite” depositati sulla rupe
rigorosamente in latino.
tellinese. Atti del Museo civico di Sto-
di
Neuchatel,
censendo
Un’altra
ru-
brica di botanica è curata da Pietro Ronchetti, dote Attestato di iscrizione di Mario Cermenati alla sezione di Lecco del Cai per l’anno 1890. Foto archivio Cai Lecco
sacerdi
Comacina,
cercatore nato e vissuto a Bormio,
24
Sentieri e Parole
ascensione accompagnato dal padre.
Ritratto di Mario Cermenati
gli animali e i minerali della provincia Lapide sulla casa natale di Mario Cermenati, Lecco piazza Manzoni
di Sondrio.
1) Aroldo Benini, “La giovinezza di Mario Cermenati”. In Archivi di Lecco 1981, 1, 201-210 2) Fermo Magni, Mario Cermenati e la Valtellina, Lecco, 1919 3) Mario Cermenati, Cose di alpinismo, Roma 1901 4) Mario Cermenati, La Valtellina e i naturalisti, Sondrio 1887-1892 5) Raffaele Occhi, “Bruno Galli-Valerio alpinista, scienziato, libero pensatore. In “Il naturalista valtellinese-Atti Museo civ. Storia naturale Morbegno, 20, 2009
ria naturale di Morbegno”.
sovrastante la miniera. Massimo Longa, insegnante e ri-
Sul monte Barro fa la sua prima
poi
Vercelloni e Galli-Valerio
Nei volumi 9/1998 e 10/1999 ven-
Tra i collaboratori, ricordato come
gono riproposti in ristampa anastatica
un “bravo tassidermico”(preparatore
i dodici fascicoli del 1885, conserva-
di animali morti per i musei di scienze
ti presso la biblioteca “Pio Rajna “ di
naturali), figura il nome di Carlo Ver-
Sondrio, e attualmente disponibili an-
celloni, noto ai lecchesi perché fu tra i
che online.
Sentieri e Parole
25
DA 50 ANNI IN CAMMINO
Una mostra e un libro per il mezzo secolo di Alpinismo Giovanile E’ un anniversario di quelli che contano, quello che si è celebrato per tutto il 2014 in seno al Gruppo di Alpinismo Giovanile del CAI Lecco: quest’anno, infatti, si sono festeggiati i primi cinquant’anni di attività ininterrotta, un traguardo davvero significativo che non poteva certamente passare inosservato.
G
iugno ’65. E’ una storia che
mo corso di alpinismo giovanile orga-
Lecco, che aveva sottoposto e chiesto
parte da lontano, quella dell’al-
nizzato dal CAI Lecco, terza sezione a
l’aiuto dei Ragni e del CAI per met-
pinismo giovanile lecchese: era
livello nazionale ad essersi presa carico
terla in pratica. Un’idea che dopo cin-
il 10 giugno 1965 quando “due corriere
dell’avviamento in montagna dei gio-
quant’anni si è dimostrata ampiamente
stracariche di ragazzi delle ultime tre
vani. Un impegno, quello di insegnare
vincente e convincente: da quel primo
classi delle scuole elementari partiva-
alle giovani leve le norme fondamentali
corso del 1965, sono state innumere-
no dal sagrato della Basilica di Lecco,
di comportamento in montagna, nato
voli le uscite portate a termine con i
dirette verso i Piani dei Resinelli”; in
da un’idea di don Giuseppe Tagliabue,
corsi di alpinismo giovanile, così come
quella data, infatti, si concludeva il pri-
assistente dell’oratorio parrocchiale di
tantissime sono state le persone e gli
Alle Tre Cime di Lavaredo nel 1976
di Matteo Manente
accompagnatori che hanno permesso a
dei corsi di alpinismo giovanile, tantis-
moltissimi ragazzi e ragazze di muovere
simi ragazzi e ragazze hanno potuto
Per quanto siano “soltanto” numeri,
vanile del CAI Lecco di tagliare il presti-
i primi passi lungo i sentieri montani in
apprendere i primi rudimenti e le prime
questi primi cinquant’anni dell’alpinismo
gioso traguardo dei cinquant’anni di at-
completa sicurezza.
nozioni relative al mondo della monta-
giovanile sono comunque importanti
tività ininterrotta, un risultato lusinghiero
gna: grazie al supporto e all’aiuto offerto
e considerevoli, specie per un gruppo
che sarà festeggiato a dovere verso la
dai tanti accompagnatori sezionali, han-
basato sull’impegno volontario dei tanti
fine dell’anno.
Tanti i nomi, le escursioni e gli avveni-
no potuto conoscere e approfondire un
accompagnatori che anno dopo anno
menti registrati in mezzo secolo di sto-
mondo spesso sconosciuto, che in molti
si sono resi disponibili per portare i ra-
ria: impossibile elencare tutto quello che
hanno poi continuato ad apprezzare e
gazzi lungo i sentieri di casa e non solo.
Dopo l’anticipazione avvenuta a mag-
è successo, così come sarebbe difficile
frequentare una volta terminate le usci-
Molti sono gli ingredienti da annoverare
gio durante la quarta edizione del Fe-
nominare e ricordare tutte le perso-
te organizzate dalla sezione del CAI di
alla base di questo successo apparente-
stival “Monti Sorgenti” – con la mostra
ne che, a diverso titolo, hanno contri-
Lecco. Corsi di alpinismo che nel no-
mente senza tempo: innanzitutto la va-
fotografica “Un sentiero lungo cin-
buito a far sì che questa storia iniziata
vero delle tante attività sezionali mes-
lidità dell’offerta proposta, con gli attuali
quant’anni – i festeggiamenti veri e pro-
cinquant’anni fa potesse arrivare così
se in campo dal gruppo hanno sempre
tre corsi strutturati secondo le diverse
pri avranno luogo a partire dalla metà
lontano. Certo, alcune persone hanno
avuto la priorità e il maggior riscontro
fasce d’età e numerose altre attività
di dicembre presso la Torre Viscontea
lasciato una traccia maggiore del pro-
numerico, senza però tralasciare né di-
parallele, sempre a servizio dei più gio-
di Lecco: per l’occasione, verrà allestita
prio passaggio, altre invece hanno ab-
menticare tante altre iniziative proposte
vani; poi va ricordata la capacità di fare
una mostra fotografica molto più am-
bandonato per esigenze personali o,
negli anni, dalla gloriosa Settimana Verde
gruppo tra gli accompagnatori e il conti-
pia che ripercorrerà le fasi salienti della
peggio, sono mancate quando pote-
a Santa Fosca ai raduni regionali orga-
nuo ricambio generazionale interno allo
storia dell’alpinismo giovanile cittadino,
vano e volevano ancora dare il proprio
nizzati sulle montagne lecchesi, dalle più
stesso corpo accompagnatori, con l’en-
con molte immagini e pannelli esplicativi.
contributo; in ogni caso, dal presidente
recenti serate in sede alle giornate sul-
trata di tanti giovani che soprattutto ne-
Inoltre, sempre in Torre Viscontea, ver-
fino all’ultimo accompagnatore, a tut-
la neve, fino all’attenzione riservata alla
gli ultimi quindici anni, finiti i corsi, hanno
rà presentato il libro sul cinquantesimo
ti va riconosciuto l’impegno, sempre a
formazione stessa degli accompagnatori
manifestato la volontà di continuare a
dell’alpinismo giovanile, un volume che
titolo volontario, profuso a favore dello
sezionali, culminata pochi anni fa con l’i-
dare il proprio contributo all’interno della
oltre alle tante fotografie sarà compo-
sviluppo e dell’educazione dei più gio-
stituzione della Scuola Intersezionale di
sezione; infine, non bisogna dimenticare
sto da tre parti: la riproposizione inte-
vani nei confronti dell’andare in monta-
Alpinismo Giovanile.
il numero sempre alto di partecipanti ai
grale della pubblicazione relativa al 25°
corsi primaverili, tutti fattori che hanno
anniversario del Gruppo di Alpinismo
Persone e ricordi
gna. Tramite le ormai cinquanta edizioni A Monte Spluga nel 2004
Impegno volontario
consentito al Gruppo di Alpinismo Gio-
La mostra fotografica e il libro
Giovanile ormai “fuori catalogo”, la prosecuzione con il racconto dei successivi 25 anni di storia e un’appendice dedicata ai trekking estivi organizzati negli ultimi dodici anni. Appuntamento dunque a dicembre, per concludere nel migliore dei modi l’anno dei festeggiamenti dedicati al cinquantesimo dell’Alpinismo Giovanile: una celebrazione che vuole essere un modo per fare il punto su una storia ricca e importante, ma, al tempo stesso, creare i presupposti e lo slancio necessario affinché questa avventura possa continuare ancora per molti anni a venire.
Dall’alto: Sul sentiero del Fiume nel 2000; Raduno ai piani d’Erna nel 2004; Alla Presanella nel 2007
SULLE ROCCE DELLE ALPI GIULIE
Al rifugio Corsi il trekking 2014 del corso di Alpinismo Giovanile di Sofia Colombo
A
inoltre attrezzate per arrampicare,
Camminate nella storia
nche quest’estate, verso
e chi non era stanco dopo le pas-
Quando siamo giunti al rifugio
la metà di luglio, alcuni
seggiate poteva divertirsi a scor-
ci ha accolti il proprietario, un tipo,
ragazzi del 2° e 3° cor-
razzare tra le rocce.
Retrostante
un po’ scorbutico e fatto a modo
so di alpinismo giovanile del CAI
al rifugio si estendeva un nevaio
suo, con la famiglia, insieme a un
Lecco sono partiti per un trekking
in leggera pendenza, così alcuni di
gran numero di stambecchi che si
di una settimana nelle Alpi Giulie.
noi si sono divertiti a intraprendere
aggiravano tra le rocce in cerca di
Quest’anno, diversamente dagli
vivaci scivolate usufruendo di slit-
erba fresca. All’interno del rifugio si
anni scorsi, abbiamo alloggiato in
te e bob messe a nostra disposi-
trovavano un ingresso con scaffale
un solo rifugio da cui ogni giorno
zione dal rifugista.
per gli scarponi ed il bancone, due
Per raggiungere il rifugio ab-
sale da pranzo, una grande e una
biamo lasciato le macchine in una
più piccola, e, al secondo piano, le
Il rifugio che ci ha ospitato por-
località di montagna, probabilmen-
camere da letto. I pasti che ci ve-
ta il nome di Guido Corsi, capitano
te affollata nella stagione sciistica,
nivano serviti erano abbondanti, e
degli alpini triestino caduto duran-
ma deserta d’estate, chiamata Sel-
di sera era bello ridere e scherzare
te la prima guerra mondiale, ed è
la Nevea, in provincia di Udine. Da
insieme nel caldo torpore della sala
situato su un terrazzo erboso che
qui abbiamo imboccato un sentie-
da pranzo, con gli stambecchi che
guarda sulla vallata, incorniciato da
ro, inizialmente ombreggiato dagli
ci spiavano dal vetro delle finestre.
diverse vette dai profili aguzzi, co-
alberi e affiancato da arbusti di
Le passeggiate che abbiamo fat-
lorate con sfumature che variano
fragoline di bosco e more poi allo
to erano più corte dell’anno prece-
dal grigio chiaro quasi bianco al
scoperto, sotto un cielo limpido in
dente, ma tutte su sentieri attrez-
marroncino con tendenza al ros-
parte rabbuiato da nuvole grigie.
zati, stretti e friabili, per via della
siamo partiti per gite nei dintorni, rientrando nel tardo pomeriggio.
siccio. Quasi tutte le guglie erano Scendendo dal Jof Fuart 2666 m
roccia calcarea che domina in quel Verso la Sella del Vallone
Salendo verso il Lavinal dell’Orso 2138 m
Sulla Cima di Castrein 2502 m
luogo. Più volte ci è capitato di at-
stre passeggiate. Fortunatamen-
colo era reso ancora più bello dagli
traversare ripidi nevai che non si
te il tempo era soleggiato e ci ha
ultimi fiammeggianti raggi di sole.
erano ancora sciolti per via delle
permesso di osservare, dai punti
Questo trekking è stata una bel-
abbondanti nevicate dell’inverno
più alti, un panorama di sconfina-
la esperienza divertente, tra cor-
appena trascorso.
te montagne che si estendevano
se mozzafiato giù per i nevai, ar-
Abbiamo visto molti segni del
fino all’orizzonte, con le cime fra-
rampicate tra le rocce seghettate,
passaggio degli alpini durante la
stagliate ancora imbiancate dalla
camminate avventurose e risate in
prima guerra mondiale, tipo resti
neve, verdi boschi e prati e pascoli
rifugio.
di armi e anche trincee e cunico-
baciati dal sole interrotti di tanto in
li scavati nella roccia che abbiamo
tanto da cristallini laghetti di mon-
potuto attraversare durante le no-
tagna. Al tramonto questo spetta-
Sul sentiero Anita Goitan
Foto di Matteo Abate
Su un altro tratto del sentiero Anita Goitan
LA GRANDE CACCIA ALLO SQUALO
Duecento km in kayak nel mare della Groenlandia per raggiungere lo Shark Tooth
K
ayak e arrampicata. Una com-
enlandia, l’isola di Baffin o il Canada.
binazione interessante. Un’ idea
L’idea di affrontare una spedizione del
di avventura che mi ha sem-
genere, con l’obiettivo di salire una
pre incuriosito. Una decina di anni fa
parete mai scalata è sempre stata un
lessi il libro di Stefan Glowacz, in cui
sogno nel cassetto, che mi sono più
raccontava delle sue spedizioni by fair
volte chiesto se mai un giorno sarei
means, in luoghi remoti come la Gro-
riuscito a realizzare.
Pagaiando tra gli iceberg. Foto Silvan Schupbach
di Matteo Della Bordella
Pareti mozzafiato Circa 200 km di mare separano questo fiordo da una penisola, dove si
Avvicinamento a piedi. Foto Matteo Della Bordella
mantenga intatto questo piccolo an-
Shark Tooth in tre giorni, in completa
golo di paradiso per chi verrà dopo
arrampicata libera e a vista, lasciamo
di noi.
due miseri spit in 900 metri di parete,
trovano pareti e montagne mozzafia-
Il kayak ci pare il mezzo perfetto:
il quarto giorno scendiamo dalla cre-
to. Questa è la penisola di Renland. Un
energia pulita, rispettoso della natura,
sta Nord. Abbiamo catturato lo squalo
territorio che, alpinisticamente parlan-
veloce e capace di portare un buon
e ora dobbiamo riportarlo a casa.
do, è stato esplorato solo negli ultimi
carico. L’unico problema è che nes-
I giorni successivi portiamo a ter-
cinque anni e che offre ancora terreni
suno di noi tre è capace di andare in
mine altre due salite: “Oasis”, una via
vergini per alpinismo ed avventura.
kayak.
di roccia di 600 metri fino al 7a, e
Sulla penisola di Renland c’è que-
Questo rende la nostra avventura
la prima ascesa di una delle più belle
sta montagna chiamata “Shark Tooth”
ancora più interessante. Da un lato il
e alte montagne della zona, che bat-
(dente di squalo); la sua cima è stata
fatto di adottare un approccio pulito e
tezziamo “Daderbrum”. Il 30 agosto
già scalata da un team russo nel 2010,
rispettoso dell’ambiente, dall’altro una
iniziamo il lungo rientro con i kayak
ma la sua parete principale, la parete
bella sfida da raccogliere: essere in
e nonostante le condizioni avverse e
Nord-Est, sono circa 900 metri per-
grado di affrontare 420 km (tra anda-
un curioso incontro ravvicinato con
fettamente verticali o strapiombanti
ta e ritorno) nel Mare Artico, con tutto
un orso polare il 6 settembre siamo di
che aspettano ancora di essere saliti.
il materiale per sopravvivere e scala-
rientro sani e salvi a Ittoqqotoormiit.
Non sono tanti i posti al mondo che,
re per 35 giorni, salendo su un kayak
Un racconto completo della nostra
nell’anno 2014, possono offrire pareti
solo quattro mesi dopo la prima volta.
avventura è disponibile per tutti sul
Cosa vuol dire by fair means? L’e-
dall’ultimo punto civilizzato. A partire
selvaggia e poco abitata, basti pen-
ancora vergini di questa dimensione,
Il 6 agosto partiamo per la nostra
mio blog, sul sito dei Ragni di Lecco. E’
spressione si traduce letteralmente in
dall’ultimo posto colonizzato dall’uo-
sare che il paese più vicino si trova a
in luoghi così selvaggi e remoti. Sca-
grande caccia allo squalo, con i ka-
inutile e per me noioso dover raccon-
italiano “con mezzi leali”. In pratica si-
mo, ci si trova soli e con le proprie
1200 km di distanza, e che il mare re-
lare questa parete è per noi un’occa-
yak, da Ittoqqotoormiit. Dopo 7 giorni
tare due volte con parole diverse la
gnifica con mezzi “leali” nei confronti
forze.
sta ghiacciato per circa 9 mesi all’an-
sione unica, un regalo, un privilegio
e 210 km di avvicinamento per mare
stessa cosa. Un bell’articolo dovrebbe
della natura che ti circonda. Significa
Ittoqqotoormiit, questo paese dal
no. Una zona lontana e poco ospita-
che vogliamo sfruttare nel migliore
raggiungiamo la penisola di Renland.
avere per lo meno qualche contenuto
sfidare la natura solo con le proprie
nome impronunciabile, in cui vivono
le, considerata out perfino dagli Inuit
dei modi. Vogliamo raccogliere questa
Impieghiamo altri due giorni per tra-
originale.
forze, senza utilizzare mezzi moto-
400 persone, è l’ultimo insediamen-
stessi, che ci hanno raccontato che la
sfida in tutta la sua totalità, non solo
sportare tutto il cibo e il materiale al
Perciò ho pensato a qualcosa di di-
rizzati o appoggi esterni. Per con-
to umano sulla costa Est della Gro-
parte Ovest della Groenlandia è molto
dal punto di vista alpinistico, e vo-
campo base, quindi dopo un giorno di
verso: ho pensato di farmi una breve
venzione, solitamente l’approccio by
enlandia. A dir la verità tutta la costa
più ricca, attiva ed abitata e che qui
gliamo adottare uno stile pulito, che
riposo attacchiamo la parete.
autointervista, immaginandomi qual-
fair means, viene applicato a partire
Est della Groenlandia è decisamente
non ci vuole stare nessuno.
non lasci segni del nostro passaggio e
Shark Tooth e altre montagne vergini sulla penisola di Renland. Foto Silvan Schupbach Silvan Schupbach sul tiro chiave della via. Foto Christian Ledergerber
Saliamo la parete Nord-Est dello
The Great Shark Hunt la linea di salita. Foto Matteo Della Bordella
che domanda che possa soddisfare la
Il team rientrato alla base
Traverso a metà parete. Foto Christian Ledergerber
curiosità di un lettore. Cosa è stata la chiave di successo della spedizione?
Strane forme della neve. Foto Matteo Della Bordella
Berta, l’orso polare. Foto Silvan Schupbach
Bambini Inuit a Ittoqqotoormiit. Foto Matteo Della Bordella
e siamo riusciti a non perdere un mi-
un’oretta al giorno di luce. Il territo-
rà mai il mio sport preferito, ciono-
misto, io solitamente ho un po’ più di
vamo solo io e Matteo Bernasconi e
nuto di tempo all’andata e nel salire
rio da cui siamo partiti e che abbiamo
nostante è uno sport che mi piace e
resistenza fisica.
sia in quell’anno che in quelli succes-
la parete quando anche le condizioni
costeggiato per arrivare alla penisola
lo trovo un buon allenamento a livello
Christian Ledergerber “Laddy” l’ho
sivi ci siamo dovuti arrangiare da soli
meteorologiche erano migliori.
di Renland si chiama “Liverlpool land”,
generale. La mia passione per que-
conosciuto in occasione di questa
per scalare questa parete. Non ave-
è principalmente una pianura che en-
sto sport deriva sicuramente anche
spedizione. Lui è svizzero ed ha più
vamo grande esperienza, né qualcuno
Mi vengono in mente tre cose: 1) una preparazione accurata. Sia dal
Farai altre spedizioni di questo tipo?
tra dolcemente nel mare con lunghe
dal fatto di aver incontrato le perso-
il carattere da svizzero. E’ piuttosto
che ci guidasse. Nei tre anni che mi
punto di vista organizzativo-logistico
Spero di sì. Anche se sono consa-
distese di sabbia; questa zona è co-
ne giuste, ovvero Emanuele Rodari e
metodico nella preparazione e nell’al-
hanno portato a concludere questa
- ovvero del materiale e cibo da por-
pevole del fatto che trovare altri luoghi
nosciuta anche come “Arctic Riviera”.
il gruppo “Sull’acqua” di Ponte Tresa,
lenamento (e ciò ha fatto sì che fosse
salita (insieme anche a Luca Schiera),
tare con noi - sia dal punto di vista fi-
della terra così poco esplorati e dove
La penisola di Renland invece pre-
che sono riusciti a farmi apprezzare
anche più preparato di noi con i ka-
abbiamo commesso diversi errori e
sico e tecnico, ovvero dell’allenamento
ci siano ancora pareti del genere mai
senta un buon numero di montagne.
questo fantastico sport. Nei prossimi
yak). Inoltre è molto, molto forte fisi-
imparato molto da essi, ci siamo presi
e preparazione richiesta. 2) Un team
scalate sarà difficilissimo, penso che
Essendo una zona poco esplorata ci
mesi mi piacerebbe provare anche a
camente. Dice di non essere un buon
rischi talvolta elevati e siamo arrivati al
quanto mai forte ed affiatato. Erava-
questa volta abbiamo davvero pesca-
sono ancora tantissime belle pareti e
fare qualche fiume con il kayak.
climber, ma personalmente non sono
successo dopo che più volte avevamo
mo tutti e tre allo stesso livello fisico
to un jolly e non sarà così facile che
montagne da scalare.
d’accordo con questa affermazione. E’
fallito e pensavamo di non riprovarci
e condividevamo la gran parte delle
mi ricapiti un’avventura del genere.
Dicci qualcosa sui tuoi compagni.
vero, tecnicamente non è al livello mio
più. Da questo punto di vista è stata
Con Silvan Schupbach siamo già alla
e di Silvan, ma lui è l’esempio primario
un’avventura epica ed indimenticabile,
terza spedizione insieme (dopo Paki-
che il valore di un arrampicatore non
ma non è stata certo una salita im-
Sicuramente i primi giorni, anzi il
stan e Patagonia). E’ uno svizzero dal
sta nel grado. Laddy è capace di salire
peccabile dal punto di vista dello stile.
scelte e delle decisioni, sia in kayak che in parete. Ognuno ha dato il meglio di sé in tutta la spedizione, anche
Il momento più difficile della speDicci qualcosa di più su questa zona della Groenlandia.
dizione?
in parete siamo riusciti ad alternarci in
Il villaggio di Ittoqqotoormiit è sta-
primo impatto con il kayak. Appena
carattere poco svizzero. Non gli piace
su ogni terreno, è estremamente ve-
Durante la spedizione all’Uli Biaho,
modo ottimo per risparmiare le forze.
to fondato dai danesi intorno agli anni
siamo saliti sui kayak le sensazioni
alzarsi presto la mattina e non è mai
loce e sicuro in ogni condizione e non
siamo partiti in sei con un obiettivo
3) Una buona dose di fortuna. Abbia-
venti per presidiare il territorio. Que-
erano pessime e già il fatto di non ri-
puntuale. Gli piace scherzare e parla
sto dicendo sul quinto grado, ma an-
molto ambizioso e nessuno di noi era
mo avuto fortuna in diverse situazioni,
sta zona non era abitata stabilmente
baltarsi richiedeva uno sforzo enorme.
molto; il che nelle spedizioni è impor-
che su difficoltà ben più elevate. An-
mai stato in Karakorum e nemmeno in
tante cose potevano andare storte e
dal popolo Inuit perché, a causa delle
In quel momento e per le ore succes-
tante: si deve riuscire a ridere e libe-
che con lui l’intesa è stata ottima, sia
alta quota. Anche qui ci siamo trovati
procurarci dei ritardi: voli aerei, baga-
correnti sfavorevoli, è molto povera
sive sia io che i miei compagni pen-
rare ogni tanto la mente dai pensieri
in parete che nella vita da campo base.
davanti mille incognite e difficoltà ina-
gli, brutto tempo, partenza con i kayak;
di pesce e anche la fauna del luogo
savamo che non saremmo mai riusciti
della parete. A parte questo l’intesa
ma nulla di tutto ciò è andato storto
è ridotta a orsi polari, buoi muschiati,
a pagaiare per più di 200 km in quella
con lui in parete è perfetta. Le nostre
foche e trichechi. Penso si tratti di uno
situazione.
idee e i nostri obiettivi sono molto si-
36
Alpinismo e arrampicata
dei luoghi meno ospitali per vivere del
spettate e abbiamo dovuto più volte Vale per te di più questa salita o le
rivedere i nostri piani. Penso di aver
salite alla Torre Egger e all’Uli Biaho?
mili ed anche le nostre abilità su roccia
La spedizione alla Torre Egger nel
pianeta. Nei mesi invernali il sole non
Continuerai ad andare in kayak?
sono pressoché identiche. Lui però è
2010 è stata la prima mia esperienza
compare mai sopra l’orizzonte a hai
Penso di si. Il kayak non divente-
molto più bravo di me su ghiaccio e
extraeuropea di un certo livello. Era-
Alpinismo e arrampicata
37
PILASTRO NORD-OVEST
Storia del tentativo allo sperone del Talung
I
di Daniele Bernasconi
l Talung è una montagna di 7439 m nel gruppo del Kangchenjunga e si trova appena a sud del mas-
siccio principale, nella parte più orientale del Nepal, al confine con la regione indiana del Sikkim. La cima è stata salita per la prima volta nel 1964 da una spedizione giapponese che ha percorso la via normale. Da allora si ha notizia di altre due o tre salite, l’ultima nel 2013 da parte di due alpinisti cechi, Zdenek Hruby e Marek Holecek, che hanno
In vetta
raggiunto la vetta attaccando inizialimparato molto anche da questa spe-
za verso altre salite simili future.
Mario Panzeri in parete
era perfetta. Per scalare lo Shark To-
mente lo sperone Nord-Ovest, per poi
zia l’avvicinamento: un giorno di bus
Ci siamo chiesti a quel punto se non
abbandonarlo e uscire sulla sinistra.
e poi a piedi lungo un itinerario che
fosse il caso di tornare a casa, vista
dizione e considero il nostro successo
Per questa spedizione allo Shark To-
oth abbiamo adottato uno stile pulito
all’Uli Biaho come un punto di parten-
oth eravamo sicuramente più prepa-
e, anche se suona un po’ presuntuoso
Mario Panzeri aveva avuto a lungo
si snoda prima nella valle del Tamur,
la situazione. Alla fine, dopo ben 21
rati per affrontare
scriverlo, non abbiamo sbagliato prati-
davanti agli occhi l’inviolato pilastro
fra le colline pre-himalayane del Ne-
giorni dalla nostra partenza dall’Ita-
una parete del ge-
camente nulla. Sicuramente per que-
Nord-Ovest nel 2011 durante la sa-
pal, poi, raggiunte le quote più alte, in
lia siamo giunti al campo base, aiutati
nere ed eravamo
sto motivo la salita è stata molto meno
lita al Kangchenjunga, suo terz’ultimo
aree abitate da sherpa e da tibetani.
da portatori locali assoldati sul posto.
consapevoli
delle
epica e travagliata di quella alla Egger
ottomila, uno spigolo esteticamente
Un trekking molto lungo perché parte
Iniziava così la parte “alpinistica” della
difficoltà a cui po-
ed anche le condizioni ambientali qui
bellissimo e apparentemente sicuro,
da bassa quota, e con la particolarità
spedizione.
tevamo andare in-
sono molto più clementi che in Pata-
come mostravano le sue foto. L’idea di
di svolgersi per i primi cinque giorni
contro. Certo, c’era
gonia; ma il fatto che questa salita sia
andarci l’anno scorso è stata accanto-
in un interminabile saliscendi e negli
la parte in kayak,
andata così bene a mio avviso deriva
nata per motivi vari ed è stata ripresa
ultimi due su ghiacciaio.
ma proprio il fatto
anche da tutte le mie esperienze pre-
quest’anno. Abbiamo trovato un terzo
Questo fatto ha avuto per noi pe-
ta subito più impegnativa del previsto:
di iniziare a pa-
cedenti, in particolare Patagonia e Uli
socio, Gianpaolo Corona, trentino, che
santi conseguenze logistiche. Per
ripida e costante, senza soste (una
gaiare solo quat-
Biaho. E’ come se questa salita fosse il
Mario conosceva da tempo e con lui
l’organizzazione della spedizione ci
sola piazzola dove siamo a malapena
tro mesi prima ha
punto di arrivo di un percorso inizia-
aveva salito il Daulaghiri nel 2012: non
eravamo rivolti all’agenzia di un amico
riusciti a piazzare la tenda nell’uni-
aggiunto un po’ di
to molti anni fa e portato avanti con
aveva esperienza di vie nuove ed era
nepalese che aveva lavorato benissimo
ca notte di bivacco); ghiaccio fossile,
sale alla nostra sfi-
diverse esperienze. E’ come se avessi
affascinato dall’idea di affrontarne una.
nelle precedenti iniziative di Mario. Ci
molto duro, difficile mettere le viti da
da. In generale per
realizzato la mia salita dei sogni: posto
Avremmo fatto ricorso a corde fisse
siamo trovati con un gruppo di circa
ghiaccio; progressione lenta in punta
questa spedizione
selvaggio, parte bella e difficile anco-
salendo con tecnica himalayana.
50 portatori, tutti giovani e senza un
di ramponi. Per attrezzare con le cor-
la preparazione è
ra vergine, stile pulito, arrampicata in
capo, che, arrivati all’inizio del ghiac-
de fisse siamo saliti 11-12 volte, più o
stata molto accu-
libera a vista e senza lasciare traccia.
ciaio, si sono fermati a Ramche, sorta
meno a giorni alterni, con in più 2-3
rata: non abbiamo
Ecco perché questa volta sono vera-
Siamo partiti dall’Italia il 2 aprile;
di alpeggio posto di fianco alla more-
viaggi per portare i materiali dal cam-
lasciato
mente al settimo cielo per l’esito di
uno o due giorni di sosta a Katman-
na, rifiutandosi di proseguire. Abban-
questa spedizione.
nulla
al
caso ed anche la
Verso il campo base
du, come di consueto, poi volo interno
donati dai portatori abbiamo trascorso
nostra forma fisi-
per Birantar, l’ultima città all’estrema
i successivi 8-10 giorni nell’attesa di
ca prima di partire
regione orientale del Nepal dove ini-
nuovi aiuti che non arrivavano mai.
In parete Vista da vicino la parete si è rivela-
Alpinismo e arrampicata
39
27 maggio. La spedizione era durata
è rivelata molto più impegnativa del
appena superato il confine con l’India,
fin troppo e non si poteva allungare
previsto e anche pericolosa con dei
si trova l’area Zemu del Kangchenjun-
di più; abbiamo deciso di scendere e
seracchi pendenti sia all’attacco che
ga lato sud che è stata meta della re-
rinunciare.
nella parte alta della parete. Quando
cente spedizione K2014-150CAI; ne
si affronta una via nuova non si può
riferisce, sul numero di settembre di
sapere cosa si troverà.
Montagne 360, uno dei protagonisti,
Bilanci A posteriori, come è logico, abbia-
E’ stata comunque un’esperien-
Pietro Arzuffi, parlando di “una del-
mo cercato di analizzare i fattori che
za importante: due mesi in Himalaya,
le zone più misteriose e affascinanti
potrebbero avere condizionato l’esi-
in una parte del Nepal ancora molto
dell’intera catena himalayana, ancora
to dell’impresa: dieci giorni in più ci
selvaggia e inesplorata, senza lodges
da esplorare”.
avrebbero consentito di completare la
e wi-fi, niente di paragonabile con la
A questo punto la domanda di rito
via, e dieci erano i giorni persi per le
zona del Khumbu o con il giro dell’An-
che ci viene fatta è :“Avete ancora
difficoltà con i portatori prima dell’ar-
napurna. Nella prima parte del trek-
intenzione di tornare laggiù?” Diffici-
rivo al campo base; con un tempo mi-
king si attraversano villaggi, foreste
le dare una risposta definitiva. Il no-
gliore avremmo potuto sfruttare di più
imponenti all’interno di aree protette
stro sperone è bellissimo da vedere,
le giornate in parete e attrezzare dei
e parchi e sentieri che vanno ver-
molto estetico, ma arrampicarci sopra
tratti più lunghi. Ipotesi tutte plausibili,
so il Sikkim. La parte alta è popolata
è un po’ meno piacevole. Azzarderei
ma è difficile ora dare delle risposte.
da sherpa buddisti. Su tutto domina
un paragone con il Cervino. In que-
Di fatto, quando siamo stati costretti
il Kangchenjunga, la montagna sacra il
sto momento, con tutte le bellissi-
a rinunciare, la parte tecnica della via
cui nome nella lingua locale significa “i
me montagne che ci sono in giro da
era quasi completata. Una salita che si
cinque tesori di neve”. Poco più in là,
esplorare, lì non tornerei.
Daniele Bernasconi in parete. Tutte le foto appartengono all’archivio Daniele Bernasconi Mario Panzeri, Daniele Bernasconi e Gianpaolo Corona al campo base; sullo sfondo la parete
po base alla base della parete, 2-3 ore
biamo fatto il possibile nel lavoro di
una facile progressione verso la vetta.
di cammino ciascuno.
attrezzatura confidando nella finestra
Il 17 mattina Gianpaolo e io (Mario ha
Le condizioni meteorologiche non
di bel tempo prevista prima dell’inizio
rinunciato) abbiamo risalito le fisse già
ci sono state favorevoli. Non abbiamo
del monsone che qui, per la vicinan-
posizionate, messo la tenda e fissati
avuto perturbazioni di grande inten-
za al golfo del Bengala, arriva di solito
altri 250 metri di corda sopra di noi,
sità, ma una situazione costante di bel
precocemente, alla fine di maggio. Al
poi siamo scesi a dormire nella tenda.
tempo al mattino, rapida formazio-
campo base la comparsa di qualche
Il giorno dopo, sacco a pelo nello zai-
ne di nuvole che salivano dal basso
filo d’erba e di qualche fiorellino ci
no, siamo tornati su e abbiamo attrez-
e condensavano al contatto con la
avvertiva dell’imminente cambio di
zato la parete con altri 300 metri di
montagna, quindi nevicate, al pome-
stagione.
corda. Il granito era frantumato, non si
riggio. Noi partivamo regolarmente dal campo base con il bel tempo, portava-
poteva chiodare; sfruttavamo per asL’ultimo tentativo
sicurarci chiazze residue di ghiaccio e
mo i materiali, facevamo in tempo ad
Il bel tempo è arrivato fra il 17 e il
piantavamo viti. Alle 2-3 del pomerig-
attrezzare due tiri di corda, poi, sor-
20 maggio e ne abbiamo approfitta-
gio avevamo raggiunto quota 6400,
presi dalla neve, dovevamo scendere.
to per il tentativo alla vetta, peraltro
ma eravamo solo a metà della fascia
Due giorni dopo ripetevamo questo
consapevoli che la cima era ancora
rocciosa. Mancavano 200-300 metri
schema aggiungendo altri due tiri, di
molto lontana. Guardando col bino-
di arrampicata dura. Saremmo dovuti
nuovo inseguiti dal brutto tempo. Ab-
colo, avevamo visto che dopo l’ultima
tornare al campo base lasciando tutto
fascia di ghiaccio, la roccia era gra-
in parete, riposare e poi risalire per un
nito e confidavamo che fosse buono.
altro tentativo.
40
Alpinismo e arrampicata
Subito dopo sembrava che lo spe-
Il nostro tempo era però finito, l’a-
rone si abbattesse per dare luogo a
ereo per il ritorno era prenotato per il
SOLITUDINE NEL KIRGIZISTAN
Tre settimane alla ricerca di sconosciute pareti di granito
via tracciata, ci troviamo davanti un muro liscio, gli spit rimossi. Tentiamo, ma non c’è verso di passare, così scendiamo. Ritorniamo subito dopo con l’idea
di Luca Schiera Appena
tornato
dall’inverno in Patagonia mi misi alla ricerca di grandi pareti di granito poco conosciute, da salire il più possibile in libera. Lessi qualcosa sulla Ak-su valley su qualche rivista che mi catturò; mancava solo trovare un buon socio disponibile. A maggio trovai anche quello: un motivatissimo De
Zaiacomo
Matteo detto
“Giga”, boulderista ormai
irreversibilmente
trasformato in alpinista. Prese tutte le ferie disponibili, scegliemmo la prima metà della stagione estiva per partire, in modo da sfruttare tutto agosto e settembre per scalare sulle Alpi (scelta poi rivelatasi fallace causa pessima meteo). Partenza Partiamo
quindi
a
fine giugno volando a Bishkek, dove ci affidiamo completamente alla nostra agenzia. Dopo pochi giorni entriamo nella valle e iniziamo a scorgere le prime pareti di granito, che gradualmente si ingigantiscono mentre ci avviciniamo. Arrivati
sotto degli antichi cipressi piantiamo
di seguire le fessure studiate con il
le nostre tende e stabiliamo il campo
binocolo. La soluzione funziona, con
base per le successive tre settimane.
una fantastica arrampicata ad inca-
C’è un fiume sporco, dei prati, qual-
stro guadagnamo la parte finale della
che sasso e sopra di noi migliaia di
parete e ci fermiamo su una buona
metri di roccia da salire.
cengia solo quando inizia a nevicare,
Dopo esserci accordati per il rientro,
dopo sei ore filate di scalata. Siamo
il pastore che ci ha accompagnato con
fuori dalle maggiori difficoltà, ma non
i muli ci lascia soli, noi subito inizia-
ancora alla fine, quando la parete inizia
mo ad esplorare le pareti alla ricerca
a bagnarsi inesorabilmente. Scendia-
di potenziali linee di salita.
mo senza passare dalla cima, comun-
Il primo giorno troviamo una logica via da aprire, ben visibile anche dal
que molto soddisfatti dalla splendida arrampicata.
campo base. Una fessura che spacca in due la parete sud della Central
Perestroika Crack
Pyramid (chiamata anche Ortotyu-
Abbiamo ancora un bel po’ di giorni
bek). La saliamo in circa otto ore il
per scalare una tra le vie più belle al
giorno successivo. La scalata è per-
mondo: Perestroika Crack. Il maltempo
fetta per acclimatarci: non troppo
però si stabilisce nella valle, infatti un
complicata ma abbastanza difficile da
breve temporale bagna le pareti tutti
impegnarci a fondo.
i pomeriggi. Più i giorni passano più
Ma è solo l’inizio della lunga giornata.
iniziamo ad innervosirci. Quando davvero non ne possiamo più di aspettare
Improvvisamente dalle parti del-
prepariamo gli zaini e partiamo per
la cima (vicino ai 4000 m) il cielo si
ripetere una breve ma interessante via
copre di nuvole nere e in breve, tra un
in fessura, poco sotto Perestroika.
tuono e l’altro, inizia a grandinare. La
Fortunatamente quel giorno rima-
discesa, sconosciuta e complicata, ci
ne soleggiato. Con il morale risalito
impegna per otto ore, in buona parte
alle stelle, il giorno dopo senza troppe
al buio, lottando prima contro la neve,
aspettative approfittiamo per partire
poi contro il sonno.
per il nostro obiettivo sulla Russian
Chiamiamo la via “Atlantide”, come
Tower (Slesova Peak, 4240 m). Il tem-
la mitologica isola che sprofondò in
po sembra promettere bene, in fretta e
balia degli elementi.
furia raggiungiamo il giorno stesso la
Subito ci riattiviamo per aprire
cengia di metà via dove passiamo una
un’altra via studiata con il binocolo dal
fredda notte. Il giorno dopo l’alba più
campo. Scopriamo però sui primi tiri
lenta mai vista inizia timidamente a
di essere su un percorso già tracciato,
riscaldarci. Quando ci sentiamo pronti
decidiamo comunque di continuare e
ripartiamo, decisi a salire la parete in
in breve ci dimentichiamo della delu-
arrampicata libera. Tutto va liscio e nel
sione, entusiasmati dalla qualità della
tardo pomeriggio arriviamo euforici in
roccia. A metà però la sorpresa: dopo
cima, dopo ottocento metri ininterrotti
aver abbandonato il percorso logico
di fessura.
per seguire la fila di vecchi spit della
Dopo un po’ di riposo, l’ultimo giorno, con Matteo fuori dai giochi per un mal di schiena, decido di provare a sa-
Sopra: Vie nella Ak-su valley, Sotto: Trekking di avvicinamento. Nella pagina a fianco: passaggi su Perestroika crack
lire un’ultima via in solitaria. L’idea iniziale era di ripetere una via esistente, cambio programma all’ultimo e salgo velocemente su buona roccia una via nuova. Il giorno successivo, puntuale, si presenta il nostro pastore, insieme ci incamminiamo verso casa. Foto archivio Luca Schiera
Alpinismo e arrampicata
43
QUEL MARE DI NEBBIA
Ranzo Battiston in una foto giovanile in vetta al Resegone.
Renzo Battiston, ricordi di una vita d’alpinista
di Luca Pedeferri
“S
ono nato e cresciuto in un
e sparsi per l’Italia. Quando, a 16 anni
scarenico. Questo di giorno; di notte
paese di pianura, in Friuli:
non ancora compiuti, fu la mia volta
per arrotondare, lavoravo a ricoprire di
le montagne le vedevo, ma
di partire, ero in qualche modo pron-
ferro le ruote di legno dei carri agri-
to all’evento. Mio cugino - Riccardo
coli. Il mio capo era una brava per-
Inizia così il racconto di Renzo Bat-
Cassin - e mio fratello maggiore vi-
sona, mi portava a spasso in bicicletta
tiston. Lo incontro: una bella giornata
vevano e lavoravano a Lecco già da
nel nuovo territorio e mi raccontava
di sole, e una lunga chiacchierata.
tempo, così li raggiunsi. Il mio me-
molte storie e panzane. Fui colpito
“La mia era una famiglia di emi-
stiere era quello di carrozziere, e fui
in particolare dalla descrizione della
granti: avevo parenti in tutto il mondo
assunto alla Carrozzeria Sala di Pe-
calata dei Lanzichenecchi a Lecco: il
erano lontane, sullo sfondo”.
Una messa in Grignetta
giorno che arrivarono dalla Valsassina,
cima, stavo affacciato alla terrazza del
entusiasmo e una certa incoscienza.
superata Ballabio, si trovarono davanti
rifugio a osservare chi saliva affaticato
Di fatto abbiamo capito quello che
una distesa infinita di nebbia: città e
sotto il sole.”
stavamo facendo anni dopo, prepa-
pianura erano completamente nasco-
La svolta nella sua carriera alpinisti-
ste e i soldati credettero, confusi, di
ca fece seguito alla cena dei coscritti
avere raggiunto il mare”.
di Acquate, il giorno della visita di leva,
randoci per spiegarlo agli allievi della scuola dei Ragni”.
alla quale fu invitato anche se ancora Acquate e le prime montagne
non conosceva nessuno.
Il gruppo Ragni “Le prime volte arrampicavamo di
Renzo abitava ad Acquate allora, e in
“Il giorno dopo, mattina presto, sono
nascosto le pareti più marce e meno
quel periodo fece la prima conoscen-
andato al Resegone; tornando indie-
battute del San Martino, per paura che
za con le montagne.
tro, appena sotto la Stoppani trovo
ci vedessero: la prima esperienza su
“Andavo con i compagni di lavoro e
uno che sale, mi guarda e dice: «Ma
una via vera in Grigna, la traversa-
le famiglie che facevano la scampa-
tu eri alla cena dei coscritti ieri sera?».
ta dei Magnaghi, la ricordo come un
gnata della domenica. La prima è stata
«Sì». «E vai in montagna? Andiamo
sogno. La settimana successiva tornai
al monte di Pasturo, poi alla Culmine
qualche volta assieme?».
per ripeterla come primo. Ormai non dovevamo più nasconderci, e siamo
di San Pietro, partendo sempre a piedi
Salta fuori che lui era Corti Batti-
da Acquate. Dopo ho cominciato ad
sta, nipote dell’Augusto Corti, grande
andare da solo: una volta, raggiunto il
alpinista lecchese degli anni ’30, io
Nel 1953 Renzo, con Battista Corti,
monte di Pasturo, ho guardato verso
Renzo Battiston cugino del Cassin, lui
Carlo Rusconi e Vasco Cocchi, en-
la cima del Grignone e mi sono det-
Battistino e io Battiston, entrambi an-
tra a far parte del Gruppo Ragni della
to: perché no?. La passione mi ave-
cora alle prime armi ma con un grande
Grignetta, che allora era composto da
va preso, andavo in montagna appe-
entusiasmo, e abbiamo iniziato a fare
una quindicina di elementi. La do-
na potevo; mi piaceva partire molto
coppia fissa. Abbiamo preso in pre-
menica successiva alla nomina lui e
presto per il Resegone e, una volta in
stito l’attrezzatura alpinistica dell’APE
Battista dimostrano di avere meritato
e la Guida delle Grigne per studiare
il riconoscimento salendo la via Ratti
dove andare; facevamo una domenica
al Nibbio, quarta ripetizione dopo 25
per uno a fare da capo cordata, sen-
anni in cui nessun alpinista vi si era
za l’aiuto di nessuno più esperto, con
cimentato.
46
L’Intervista
diventati bravi in fretta”.
Due eventi determinano purtrop-
E proprio Battista, seguendo i sug-
partigiano negli ultimi giorni della Li-
po un’interruzione precoce della vita
gerimenti di Romano Merendi che
berazione lecchese, suo cugino Emilio
alpinistica di Renzo. Nella prima metà
aveva visto un modello di barella in
Ratti (Topo) e Luigi Castagna, lo ri-
degli anni ’60, mentre arrampica con
uso nelle zone del Monte Bianco, ne
cordavano portando ogni anno per il
Carlo Mauri in Grignetta, gruppo del
costruì una simile alla SAE, sostan-
giorno dei morti dei fiori in vetta alla
Fungo, avverte un forte dolore al pet-
zialmente un prototipo di quelle in
Grigna, dove il CAI aveva posto un
to e mancanza di respiro. Con l’aiu-
uso oggi che prevedono il trasporto a
medaglione commemorativo. In quel-
to di Mauri, Cesare Giudici e Annibale
spalla dell’infortunato lasciando libere
le occasioni Topo e Castagna si fece-
Zucchi torna a casa, e in ospedale gli
le mani dei soccorritori. Anche al di
ro la promessa reciproca che se uno
viene diagnosticato un pneumotorace
fuori dell’impegno del Soccorso Al-
dei due fosse morto, l’amico avrebbe
spontaneo; rimane ricoverato per 75
pino, Renzo si è trovato spesso nella
mantenuto la tradizione: fiori in vetta,
giorni, non può lavorare per sei mesi,
situazione di dover aiutare o soccor-
e grande cioca al ritorno ai Resinelli.
ma poi lentamente riprende le sue at-
rere qualcuno che si trovava vicino a
Castagna se ne andò tragicamente nel
tività. Il colpo di grazia arriva nel 1967
lui durante un’escursione.
giugno del 1951, e per qualche anno
a causa di un incidente sugli sci con
“Una volta - racconta - ero in Gri-
Topo mantenne la parola data, fino a
frattura di una gamba. Renzo è co-
gna, prima neve d’autunno, sul cana-
quando dovette emigrare in Canada.
stretto ad abbandonare l’arrampicata e
lino Federazione; finito il canale c’è il
A quel punto chiamò a raccolta noi
chiude anche con la Scuola di roccia.
nevaio che va giù. Scendo per primo e
che eravamo gli ultimi arrivati, i più
il mio compagno rimasto indietro dice
giovani, e ci affidò il compito di porta-
che non ha problemi; sento un fracas-
re i fiori. Fu così che in un 4 novembre
In quegli anni vi furono anche le
so strano e lo vedo arrivare a rotolo-
dei primi anni ’50 Battista Corti, Car-
prime esperienze di soccorso in mon-
ni: io lo prendo con una mano per lo
lo Mauri, Narciso Nava e io partimmo
tagna, che avvenivano in modo spon-
zaino e me lo tiro sulla gamba destra.
per la Grigna, con un fiore ciascuno
taneo.
Abbiamo iniziato a scivolare in basso
nello zaino. La neve era molta, 20-30
“Una volta - racconta Renzo - al
tutti e due, riuscendo a frenare appe-
centimetri già ai Resinelli, e la visibilità
Comera, sul Resegone, morì un ra-
na prima dei massi sul fondo. Sfiorata
zero; ai tempi non c’erano previsioni
gazzo che stava festeggiando con un
la tragedia, il compagno mi ha detto:
meteo e delle valanghe, la salita era
amico il diploma di ragioniere: a dare
«Ero sicurissimo che mi avresti fer-
rischiosa, ma noi eravamo incoscienti
l’allarme fu una giovane ragazza, Cen-
mato». Da quella volta sono sempre
e pieni d’energia. All’uscita dal Canale
ta, che così conobbi e che divenne in
andato in montagna solo o con chi mi
Caimi all’improvviso ci trovammo so-
seguito mia moglie”.
chiamava, non ho più detto a nessuno
pra le nuvole dalle quali spuntava la
Il soccorso non era ancora organiz-
«vieni in montagna con me». Mi sono
cima assolata della Grignetta: un mare
zato con una propria struttura speci-
tolto completamente la responsabilità
di nebbia col cielo così luminoso non
fica.
di aver indotto qualcuno a rischiare
mi è più capitato di vederlo: il mare
per colpa mia”.
dei Lanzichenecchi! Fu talmente tanto
Il soccorso
“I primi soccorsi - prosegue Renzo - li effettuavamo con tutto il gruppo Ragni: lo statuto del gruppo diceva
l’entusiasmo, che ne stiamo parlando La messa in Grignetta
ancora adesso.
che per essere Ragno bisognava fare i
Dal 1956 ogni anno in Grignetta si
Battista lavorava alla SAE, e alla SAE
soccorsi: noi, essendo sempre in mon-
ripete il rito della messa di novem-
si trovava anche in qualità di assisten-
tagna, non ci siamo mai tirati indietro.
bre, intorno al giorno dei morti. La
te sociale la sorella di don Gandini,
Fu Battista a strutturare poco alla volta
data scelta era inizialmente il 4, festa
allora professore al Volta. Visitando le
l’organizzazione: per ogni emergenza
nazionale; quando quella festività fu
abitazioni degli operai, Maria notò il
lo chiamavano alla SAE, dove lavorava
soppressa l’appuntamento fu spostato
e dove c’erano altri sette o otto ope-
alla prima domenica del mese. Renzo
rai alpinisti. Erano i primi a partire, poi
racconta l’origine di questa tradizione.
venivamo contattati anche noi”.
“Da quando Vittorio Ratti era caduto
L’intervista
47
Renzo Battiston a destra, con Emilio Ratti Topo e Carlo Rusconi i primo piano
Renzo Battiston in parete
Renzo a destra in maglione rosso, durante un’escursione di AG
grande mucchio di attrezzatura alpi-
bre del 1956, con la partecipazione di
un allievo che in primavera ha fatto la
nistica in casa Corti e chiese a Bat-
12-13 persone. Da allora, don Gandini,
scuola con me, e in autunno è andato
tista il favore di portare in montagna
diventato nel frattempo monsignore e
a fare una delle prime ripetizioni della
suo fratello, appassionato di alpinismo
trasferito a Seregno come prevosto e
via del Bonatti al Grand Capucin: se-
in cerca di accompagnatori. Fu così
protonotario apostolico, ha celebrato
minavo bene.
che iniziammo ad andare, Battista, don
personalmente almeno una trentina
Ero legato alla tradizione dell’alpi-
Gandini e io, quasi ogni domenica:
di messe, con ogni tipo di tempo, con
nismo classico, poi a cominciare dal-
raggiungevamo i Resinelli con la To-
la pioggia e col sole, con la nebbia e
la metà degli anni ’70 le cose sono
polino del prete molto presto, perché
con la neve”, accompagnato da Dino
andate cambiando, l’arrampicata si è
Gandini doveva tornare indietro per
Piazza e Renzo Battiston, “gli incaricati
evoluta, è arrivato il freeclimbing: ti
la messa delle 11 a Castello, incarica-
della messa” (Luigi Gandini. I miei anni
sbattevano sul quinto o sesto grado
to dell’omelia. Durante queste gite gli
a Seregno. Intervista di Luigi Losa). E
e dovevi arrangiarti. Quando il gruppo
parlammo spesso dei fiori portati in
i partecipanti sono cresciuti di nume-
Ragni ha deciso di fare una scuola così
vetta e di quella giornata così speciale.
ro in modo esponenziale, arrivando a
mi hanno detto: “Renzo non sei adatto
Fu così che don Gandini condivise il
superare le 500 persone.
per questo tipo di scuola”. Io ho cer-
nostro entusiasmo e decise di allargare e ufficializzare il nostro rito privato instaurando la tradizione della messa
cato di far capire che se un allievo non In montagna con i ragazzi
voleva spaccarsi le braccia su una fa-
“Ho una targa che mi hanno dato
lesia, avrebbe potuto fare la Segantini
per aver portato in montagna i ragazzi
con me, ma la vedevano diversamen-
Non mancarono le difficoltà: per dire
per 50 anni: prima con il gruppo Stra-
te e allora sono passato all’alpinismo
una messa all’aperto occorreva chie-
da Storta, poi con la scuola dei Ragni
giovanile. Abbiamo inventato il corso
dere ogni volta il permesso alla Curia,
e infine con l’Alpinismo giovanile del
alpinistico, quello delle ferrate, e me
e poi bisognava portare su la pietra
CAI Lecco. Ho sempre avuto attorno
l’hanno dato in mano”.
sacra che, pur piccola, era un pezzo di
tanti ragazzi. Ho insegnato a lungo
marmo da trasportare nello zaino (a
alla scuola di roccia dei Ragni. Il mio
questo, naturalmente, provvedevano i
alpinismo era quello del cacciatore di
Spesso non era facile conciliare
Ragni). La prima volta fu il 4 novem-
vette, l’alpinismo per andare in cima
l’attività alpinistica con la famiglia e il
alla montagna: che fosse sentiero, ter-
lavoro, che Renzo non mise mai in se-
zo grado, o una salita impegnativa, ero
condo piano.
dei morti celebrata in Grignetta”.
48
L’Intervista
Famiglia e lavoro
alpinista per andare in vetta e inse-
“Avevo la famiglia in Friuli, la ditta
gnavo ai miei allievi a farlo. Ho avuto
dove lavoravo mi dava una settimana
Renzo con la moglie Centa
di ferie ad agosto e qualche giorno a
NOTE BIOGRAFICHE Nato a Savorgnano di San Vito al Tagliamento (Pordenone) il 4 dicembre 1932, Renzo Battiston arriva a Lecco nel 1948. Nel 1948-49 si iscrive all’APE (Associazione Proletari Escursionisti), nel 1950 diventa socio del CAI Lecco. Nel 1960 è tra i fondatori della sottosezione di Belledo e si impegna nella fase fondativa dell’Unione Escursionistica Strada Storta (UESS), partecipando all’organizzazione delle attività anche agonistiche del gruppo, come il trofeo “Riccardo Manzoni”; successivamente (1966) favorirà l’affiliazione della UESS al CAI Lecco come sottosezione Strada Storta. Nel 1953, presentato da Vittorio Rota e Pio Aldeghi, viene ammesso a pieni voti a far parte del gruppo Ragni. Fra le sue salite sono da ricordare due vie nuove aperte con Antonio Invernizzi e Giulio Tavola: la via “Castagna” ai Denti della Vecchia in Canton Ticino, e la via “Strada Storta” alla punta Centa, pizzo d’Erna. E’ sempre vicino al mondo dei giovani, prima come istruttore della Scuola di roccia del CAI Lecco, poi come promotore, organizzatore e accompagnatore dell’ Alpinismo giovanile. Membro del Consiglio direttivo del CAI Lecco negli anni di presidenza del dottor Maroni (1964-1973) aiuta Pino Comi nella strutturazione del gruppo sezionale di Alpinismo giovanile e organizza il raduno regionale del 1974 a Bobbio. Negli anni partecipa su vari fronti alla vita della sezione. Si occupa dei rifugi: ispettore della capanna Stoppani, si impegna nella manutenzione, e contribuisce alla realizzazione nel 1974 del sottostante Bosco del Centenario; con Battista Corti dà il suo contributo di lavoro per la costruzione del bivacco “Redaelli” al Badile e del bivacco “Ferrario” in vetta alla Grignetta. Partecipa alla manutenzione dei sentieri e alle attività di collaborazione con le scuole, con la colonia della Cassa Edile di Milano, con altre associazioni fra cui la“Jack Canali” di Erba per accompagnare sugli sci i giovani disabili. Nel 2002 il gruppo di Alpinismo giovanile del CAI Lecco conferisce a Renzo una targa con la seguente scritta: “A Renzo Battiston un grosso grazie per l’impegno, la generosità e la competenza nel segno della continuità”
Natale e io li usavo per andare a trovare genitori e parenti, mentre Battista, Dino Piazza e gli altri andavano ad arrampicare nelle Dolomiti. Con loro la mia figura era un po’ quella di allenatore: ci preparavamo insieme, ma poi loro andavano alle Dolomiti, io a casa mia. Furono sempre questioni famigliari a impedirmi di partecipare nel 1961 alla spedizione al Mc Kinley: sarei dovuto andare con il Bigio, che l’aveva ideata. Quando lui si è infortunato è subentrato Cassin, che mi ha subito eliminato dalla squadra con la motivazione che due della stessa famiglia, in caso fosse successo qualcosa, erano troppi”.
Il lavoro era molto e il tempo poco. Renzo così doveva farsi bastare le domeniche, anche per le ascensioni più importanti. “Ricordo per esempio la volta del Dente della Vecchia, 1952. Ero con un gruppo di Ragni, invitati dal CAI Lugano per reclamizzare il loro nuovo
L’intervista
49
Giulio Tavola siamo andati a finire la via
della gioia di chi ho insieme.
di Luigi Castagna e Giovanni Ratti, che
Mi piaceva allenarmi anche sul sesto
non erano riusciti a completarla per-
grado, ma se mi capitavano dei ragazzi
ché arrivati a metà erano rimasti senza
da portare in montagna facevo di tutto
materiale; una cordata svizzera aveva
per farli divertire: con Michele Remon-
provato a riprenderla, ma non era ar-
dini, un sedicenne alle prime armi, ho
rivata neanche al punto dei due lec-
aperto, ad esempio, una via nuova alla
chesi. Noi siamo andati e abbiamo tro-
Torre CAI del Resegone. Non sono mai
vato bruttissimo tempo, non so quanti
andato in montagna con una ragazza
temporali abbiamo preso lungo la salita;
con l’idea di zinzarla; ero felice che
verso la fine sono venuti in vetta per
fosse felice.
la via normale il Balicio (Vittorio Rota),
Ho accompagnato tante persone
Emilio Valsecchi (Lupetto) e Angelo
importanti, senza mai cercare un ritor-
Longoni, e volevano buttarci una cor-
no economico o di immagine e privile-
da per recuperarci, ma noi abbiamo
giando sempre l’amicizia. Ho già parlato
resistito. Conclusa la via siamo tornati
di monsignor Gandini. Fra i tanti altri ho
alla spicciolata al rifugio; era già tardi,
un ricordo speciale del dottor Ennio
gli svizzeri avevano chiuso e lasciato
Ravà, padre del ragno Piero. Arrampi-
fuori i nostri zaini. Raggiunte infine le
care con lui era l’occasione per esplo-
macchine a valle, ci siamo accorti che
rare qualche montagna fuori zona.
mancava il Longoni, quindi sono tornato
Un anno siamo andati nel mese di
all’imbrunire al rifugio per cercarlo. Un
aprile-maggio a fare la via Boga al Me-
bel momento sento suonare i clacson
dale; era la sesta o settima ripetizione:
e lampeggiare le macchine: Longoni
non ci andava mai nessuno. C’era la
aveva sbagliato strada e ci aspettava
cordata di Osio e Ferranti davanti: Osio
al paese sotto. Siamo arrivati a Lecco
non riusciva a piantare i chiodi, Ferranti
a notte fonda esausti; il mattino dopo,
passava e li strappava tutti, gli restava-
presto, a lavorare”.
no in mano. Io seguivo con l’Antonio
L’energia che ti serve.
Invernizzi, e ancora oggi non so come
Sopra: Renzo in un a foto degli anni ‘80. Sotto: Renzo Battiston a destra con Carlo Rusconi.
rifugio sotto al Dente. Ci avevano invitati per mangiare e bere, ma noi ci siamo organizzati per andare ad arrampicare. Con Antonio Invernizzi e
50
L’Intervista
In montagna per passione e con gioia
abbiamo fatto a salire. Stravolti, a fine
“A quei tempi cercavano tutti di an-
giornata l’Invernizzi mi dice: «Dome-
dare in montagna col Cassin, per diven-
nica andiamo in Grigna, così sfruttiamo
tare famosi alla svelta. Io sono sempre
l’allenamento di
andato in montagna per passione, non
Io invece la domenica dopo ho porta-
per diventare qualcuno, e per questo
to cinque ragazzi al Grignone: avevo
sono rimasto nell’ombra; così, quando
nello zaino cinque strisce ricavate dalla
ripetevo qualche via importante, come
capote di vecchie Topolino; arrivati in
la “Vinci” al Cengalo, non era stato bra-
cima ho dato una striscia a ciascuno e
vo io, ma era la via a essere diventata
loro sono scesi scivolando sul sedere,
facile. Nemmeno mio fratello sapeva
mentre io li sorvegliavo scendendo con
bene cosa andavo a fare: sapeva che
la piccozza: Invernizzi voleva vedere i
rischiavo, ma pensava che fossi uno
frutti dell’allenamento, a me interessava
degli ultimi arrivati. Solo tardi ha ca-
di più la gioia di quei ragazzi che si af-
pito che facevo sul serio. Per me tut-
fidavano a me”.
ti i momenti in montagna sono belli alla loro maniera e quando vado godo
Foto archivio Renzo Battiston
oggi.
Dalla sua costituzione, nel 2003, ACEL Service è il più importante fornitore di gas naturale in tutta la provincia di Lecco. Alla vendita di gas, ACEL Service ha recentemente affiancato la fornitura di energia elettrica ai comuni, alle aziende private e pubbliche e ai possessori di partita IVA. La sua attenta politica ai costi e la sua spiccata attenzione al servizio delle differenti tipologie di clienti, fanno di ACEL Service il tuo fornitore ideale per tutta l’energia che ti serve. Via Amendola, 4 23900 LECCO Tel. 0341 228611 Fax 0341 353293
Via F.lli Calvi, 1 23801 CALOLZIOCORTE Fax 0341 228673
Via Cerri, 51 23807 MERATE Fax 0341 228667
Via Marconi, 16 23848 OGGIONO Fax 0341 228663
Società del gruppo Lario reti holding info@acelservice.it www.acelservice.it
A SPASSO SULLA CRESTA
Rimandata a settembre causa maltempo la gita alpinistica al Castore
C
on l’arrivo dell’estate, tor-
del Gruppo del Rosa era però così forte
na l’appuntamento alpinistico
che non ci siamo persi d’animo. Con le
Ma andiamo con ordine. Decidiamo
proposto dalla nostra sezione.
dita incrociate, abbiamo riproposto la
di partire sabato 6 settembre alle 6 da
Ma, ahimè, quest’anno l’estate non s’è
salita per il primo weekend di settem-
Lecco, con un pullmino Volkswagen 9
proprio vista e quindi la gita al Castore,
bre. E la cosiddetta “estate settembrina”
posti messo gentilmente a disposizione
prevista per la metà di luglio, è stata
ci ha permesso di cogliere due belle
da Andrea, uno dei partecipanti. Il nu-
annullata a causa delle avverse condi-
giornate ma, soprattutto, di compiere la
trito gruppo di istruttori della Scuola di
zioni meteorologiche.
traversata integrale del Castore: siamo
scialpinismo, che gentilmente s’è offer-
stati “a spasso” su una delle più belle
to di condurre 2 delle 4 cordate, partirà
La voglia di calcare le splendide cime
creste delle Alpi.
Il profilo del Castore. Foto Matteo Abate
di Andrea Spreafico
invece da Como.
terso, colazione abbondante; ci si veste
Le operazioni di par-
e ci si imbraca, si calcano i ramponi e ci
tenza subiscono però
si lega. Via! Affrontiamo il primo pendio
un leggero ritardo: alle 6
ghiacciato alla luce delle frontali e nel
uno degli organizzatori
silenzio dell’alba.
DA UN MARE ALL’ALTRO
Da Trieste a Ventimiglia, 2.200 km e 57.000 metri di dislivello pedalando sulle Alpi
ancora dorme beato nel proprio letto. Non re-
Uscendo sul filo della Cresta Ovest. Foto di Matteo Abate
Verso la Forcella di Bettaforca. Foto di Matteo Abate.. Sotto: parte finale della cresta del Castore. Foto di Andrea Spreafico
In vetta
sta che attenderlo. Sulla
Lo sguardo può spaziare: le luci dei
tangenziale di Milano
paesini di montagna nell’oscuro fondo-
troviamo Giorgio, che
valle fanno da cornice al candore del
dopo esser stato socio
ghiaccio che ci circonda.
di altre sezioni ha deciso
La progressione è costante e con i
di iscriversi alla nostra:
primi chiarori ci troviamo al cospetto
bravo!
della parete ovest del Castore. La pen-
Viaggiamo tranquil-
denza sempre sostenuta e la traccia
li sino alla Val d’Ayas,
poco marcata inducono le prime corda-
dove lasciamo il pullmi-
te a salire con attenzione. La fatica viene
no e ci ricongiungiamo
premiata quando sbuchiamo sulla cresta
con “i comaschi”. Poi
e veniamo abbracciati dal sole. Siamo a
tutti a bordo delle due
pochi passi dalla vetta del Castore e dalla
jeep che ci porteranno
nostra posizione possiamo vedere tutto
sino ai Piani Superio-
lo sviluppo della sua elegante cresta.
ri di Verra. Da lì, inizia la
Ripartiamo di slancio camminando
salita sull’erta morena.
“sul filo” ed in breve ci abbracciamo sul
Breve pausa al rifugio
piccolo spazio piano della cima. Qualche
Mezzalama, già chiu-
foto e imbocchiamo la discesa, conti-
so, e poi via! con buon
nuando la nostra solitaria cavalcata lun-
passo raggiungiamo il
go tutta la cresta della montagna.
rifugio delle Guide del-
Nei pressi del Colle del Felik incrocia-
la Val d’Ayas, arroccato
mo le prime cordate che salgono dal Ri-
sullo sperone di Lam-
fugio Quintino Sella, dove noi giungia-
bronecca. Ci prepariamo
mo prima delle 9: decisamente presto.
In Valle d’Aosta verso il Colle de Gran Tournalin, spartiacque tra Val d’Ayas e Valtournenche
di Stefania Valsecchi (Steppo)
essi il percorso indicativo e, una volta
serci, sicché riesco ad unire attraverso
imbastitolo, cerco in internet i contatti
il web un sufficiente numero di ciclisti
ecco città Alpina 2013. Per una
di tutti i comuni dai quali intendo pas-
sparsi per tutto l’arco alpino che mi
“mangia montagne” innamorata
sare, compresi quelli stranieri: Slovenia,
aiuteranno ad attraversare le monta-
di Lecco qual son io il richiamo è
Austria, Svizzera, Francia. Con un’uni-
gne che tanto amo.
irresistibile ed esplode l’idea: attraver-
ca mail lancio a tutti loro l’invito:”Ehilà!
Invece da Lecco non parte nessu-
L
per il giorno succes-
Volgiamo così lo sguardo alle spal-
sivo, ceniamo in un’al-
le e possiamo ammirare anche da lì lo
sare integralmente le Alpi in mountain
Sono Stefania di Lecco: venite con
no con me, ma ugualmente il 5 luglio,
legra tavolata e poi via
spettacolare andamento della cresta che
bike. Una cavalcata ciclo-alpinistica
me ad unire le Alpi in mountain bike?”.
mi trasferisco a Trieste in treno ed il
a dormire in camerata,
abbiamo da poco percorso.
che unisca il mare di Trieste al mare di
Non ho nessun interesse a pedalare da
6 inizia la pedalata con un triestino e
dove abbiamo la sgra-
Una cordata dopo l’altra, tutti in breve
Ventimiglia attraverso i monti più alti e
sola, aspirando a personali performan-
due sloveni. Sono tutti assai più gio-
dita sorpresa di dividere
siamo al rifugio. Tolti i ramponi e gli im-
belli d’Europa, lungo sentieri, guadando
ce, così il mio motto diventa: la gioia
vani di me e hanno zaini pesantissimi:
il letto con altri 4 ospiti
brachi, abbiamo giusto il tempo di rifo-
fiumi, su e giù per le montagne, sempre
condivisa è gioia doppia; la fatica con-
il mio, che mi accompagnerà per un
uno dei quali ha il sonno
cillarci prima di iniziare la discesa verso il
fuoristrada.
divisa è fatica a metà.
mese, pesa 5 kg e 400; i loro, che do-
particolarmente pesante,
Colle di Bettaforca, lungo l’aereo sentiero
e rumoroso. Cullati dal
attrezzato.
Non posso lasciare che tale seducente aspirazione resti desiderio
mani torneranno a casa, sono attorno L’Isonzo smeraldino
suo russare profondo,
Torniamo alle auto stanchi ma felici:
astratto, quindi, abbandonato ogni in-
A seguito di quella mail, scatta in-
non chiudiamo quasi
il Rosa ci ha regalato tante emozioni e
dugio, eccomi all’opera per realizzarlo.
credibilmente la rincorsa alla condi-
occhio. Alle quattro, da
permesso di attraversare uno dei suoi
Atlanti geografici, mappe, cartine di-
visione: pur non conoscendomi, molti
tutti, la sveglia è accolta
versanti più selvaggi, calcando la sua
ventano il principale arredo di casa mia.
di quelli “accalappiati” in internet ap-
come un vero sollievo.
cresta più bella.
Occupo ore e giorni a studiare su di
prezzano la mia idea e vogliono es-
Uno sguardo al cielo
ai 10 kg. Barrette, energetici, ma anche sfilatini con prosciutto e formaggio poi
Escursionismo
55
scarpe per la sera e pure i jeans, infine
Ma per piacere!”. Tuttavia non possono
nella pedalata. Sotto il diluvio incontro
so tutte le Dolomiti, da Dobbiaco alla
Alpisella dove ha vita il nostro Adda,
Rosa in Valle Anzasca. Il Massiccio ci
tutti i bardamenti per proteggere stin-
dir di no ai loro allenatori che insistono
150 microscopici scout nelle imman-
Val Venosta come volando leggera e
e giù senza fiato a Livigno. Non ho
accoglie con fredda nebbia e ore intere
chi e gomiti in discesa. Bé, ognuno pe-
e, un po’ straniti, partono a pedalare
cabili brachette corte: le povere co-
senza fatica perché persa a godere
parole per queste pedalate tra scenari
di bici a spalla per conquistare passi a
dala come meglio crede, no problem.
con me. I sentieri non solo sono im-
scette violacee per freddo e grandine,
delle meraviglie “tecnicolor” tutt’attor-
che rubano il cuore, e come drogata
3000 metri dove la neve è ancora alta,
Nei primi due giorni con loro risa-
pervi fin da subito, ma – per sbaglio
schiacciati sotto cappelli più grandi di
no, sempre oltre i 2000 m di quota.
da tanta bellezza non sento un briciolo
ma grazie a Sergio, Davide e Marco,
liamo tutto lo smeraldino Isonzo lun-
- ci ritroviamo addirittura su una via
loro, allungo in fuori il braccio con la
M’incanto sfiorando le Odle, giubilo
di stanchezza.
supero Alagna e la Val Sesia per en-
go incantati sentieri carsici e, a Ca-
attrezzata con scale e catene: nessun
mano tesa e rispondono picchiandoci
valicando il Gardena e mi cattura l’ap-
L’indomani da sola supero il valico
trare in Valle d’Aosta attraverso il Pas-
poretto, veniamo coinvolti la sera in
problema. Ci passiamo la bici l’un l’altro,
sonore paccate salutando con urla e
peal del gruppo del Sella, ammutolisco
del Bernina scovando mulattiere; ac-
so dei Salati sempre a 3000 m e bici
una ricostruzione storica in costume
guadiamo fiumi portandola a spalla, la
sorrisi. Io fra poco sarò a tetto, rivi-
lambendo Sasso lungo e Sasso Piatto,
canto all’Inn attraverso l’Engadina su
sul groppone.
di battaglie ottocentesche veramente
caliamo giù da uno strapiombo, e seb-
talizzata da una doccia bollente; que-
mi commuovo sull’Altopiano di Siusi
sterrati a ridosso dei monti e il ce-
affascinante. L’indomani giungiamo a
bene perdiamo la strada un po’ di vol-
ste pore stelline dovranno montarsi la
coi suoi pascoli verdissimi, sbalordisco
leberrimo trenino-rosso delle Retiche
Tarvisio, nel cuore della Carnia, dove
te, io non perdo il sorriso e conquisto
tenda, farsi da mangiare col fornelletto
allo Sciliar aperto ai biondi cavalli in
mi sferraglia accanto, a volte così vici-
Pur essendo stata diverse volte nella
i mie compagni mi lasciano ad altri
la stima dei miei giovanissimi compa-
e dormire bagnati là dentro quasi in
corsa, esplodo di gaudio sull’Altopiano
no e veloce, che lo spostamento d’aria
piccola regione più a nord ovest d’Ita-
nuovi amici del luogo. Serata alla festa
gni di viaggio. Con loro supero anche
terra... gulp!
del Salto tra Bolzano e Merano, esulto
mi sventola il cerume direttamente da
lia, non avevo mai avuto modo di in-
“Portage” in Val d’Ayas lungo un pezzo di sentiero attrezzato
Tra il Colle delle Finestre e quello dell’Assietta, saluti radiosi.
di paese con canti, danze, piatti tipi-
la rigogliosa Carinzia per giungere alle
Procedo sola per un paio di giorni,
ci e i tarvisiani mi organizzano i due
sorgenti del Piave nel punto più a nord
ma nel paradiso terrestre delle Dolo-
giorni di pedalata successivi con tre
del Veneto, incuneato tra la Carnia e
miti Super Star è tutto così ben se-
atleti della valle, tutti... sedicenni. Son
l’Alto Adige.
gnalato, riordinato e colorato che pur
più vecchia delle loro mamme perciò, giustamente, i ragazzi arricciano
Dolomiti in solitaria
Bagno al lago di Locarno prima di prendere la Val Vigezzo e la Valle Anzasca fino al Monte Rosa
al cospetto dell’Ortles pur col fiatone
un orecchio all’altro: scusate l’immagi-
lungo l’impervia salita allo Stelvio.
ne, ma rende l’idea.
In Lombardia
Passaggio a nord-ovest
MTB gioia di vivere, nei pascoli ai piedi del Monviso
contrare questi spazi così ampi, ricchi
Dal Maloja decido di lasciare mo-
di laghetti, alpeggi, pascoli di quota: è
mentaneamente le vette più alte per
nuovo per me trovare anche qui vallate
avendo il senso dell’orientamento di
Entro nella mia Lombardia e l’amico
scendere a Dongo ad incontrare i miei
così estese e spaziose da pensare che
una cozza fissa al suo scoglio, passo
Mauro di Lecco giunge di buon matti-
genitori e qualche amico lecchese
per attraversarle ci voglia una gior-
giunti lassù per cenare con me.
nata intera... poi invece, grazie a due
il naso: “Eh? cos’è che dobbiamo fare
Per il giorno successivo, da sola tra
indenne le Dolomiti di Fanes – Sén-
no dal nostro capoluogo fin lassù solo
con ‘sta vecchietta tappetta? Attraver-
Val Pusteria e Cadore, i fulmini accen-
nes - Braies per approdare a La Villa in
per fare una tappa con me, accompa-
Riparto con Giovanni e Davide – ri-
forti ruote, è una goduria e il diverti-
sare tutte le Giulie in mountain bike?
dono il circondario, tumultuosi tuo-
Val Badia dove, con mia grande felici-
gnarmi dallo Stelvio a Livigno senza
spettivamente di Oggiono e Olginate
mento è assicurato nonostante i tanti
ni fan vibrare la bici sul terreno e la
tà, trovo amici del CAI Lecco: dolce la
mai sfiorare l’asfalto. Dal passo Umbrail
– che mi accompagnano fino al Passo
pioggia sferzante si tramuta in pallini
loro compagnia.
alle Bocche di Pedenolo e Pedenolet-
San Jorio poi, da sola, procedo per la
56
Escursionismo
di grandine come piombini da caccia,
Il cielo torna ad essere più turchino
to procedendo per la Valle del Brau-
Val Vigezzo a riprendere le Alpi che
ma mi mantengo calda procedendo
della fata di Pinocchio e io attraver-
lio eccoci a Cancano; su per la Valle
qui si fan sempre più alte col Monte
Escursionismo
57
A PICCOLI PASSI
Attività Family CAI 2014
Bocchetta di Pedenolo, tra il Passo dello Stelvio e la valle del Braulio. Steppo ha in mano il gagliardetto di Lecco; Mauro, a sinistra in foto, il gagliardetto del Cai Strada Storta di cui come me fa parte, e Danilo, che è di Bormio, ha il gagliardetto del suo bike team.
chilometri. Cervino e Monte Bianco si
Raggiungo anche il Monviso in
tuono velocissimi tornanti in discesa
mostrano nel loro impervio biancore:
compagnia di Lucio e così non mi son
come un toboga: la meta è vicina. Solo
rispettosa li attraverso abbarbicata sui
persa manco una sorgente dei grandi
una bellissima pausa a Dolceacqua
loro fianchi che non mi lasciano tre-
fiumi: dall’Isonzo al Tagliamento, dal
dove sindaco e assessori mi insigni-
gua, ma per un’amante dei monti qual
Piave alla Drava, l’Adda, l’Inn e poi Tici-
scono dell’onorificenza del paese, poi
son io, che c’è di meglio nella vita? Di
no, Sesia, Dora, Scrivia, Toce e via fino
di nuovo in sella che non vedo l’ora di
giorno in giorno una straripante ed
al grande Po. bello no?
bagnarmi in mare. Via. In qualche mi-
inattesa bellezza si sussegue e con essa molti nuovi accompagnatori che
nuto siamo nel traffico agostano della Il mare
Liguria. Sono a Ventimiglia! L’amico
Family CAI - Gruppo 2014; Sotto: Ragnetto in arrampicata al raduno CAI Lecco ai Piani di Bobbio
di Andrea Spreafico
A
siamo comunque riusciti a far visitare
piccoli passi. Ci siamo or-
a tutti i bambini gli interni delle miniere
mai lasciati alle spalle anche
e, dopo un veloce pranzo al sacco, a
il secondo anno di attività del
sperimentare gli adrenalinici percorsi
Family CAI, caratterizzato da un buon numero di piccole new entries.
del Parco Avventura. Dopo la pausa agostana, è ancora
Giunti al Colle della Maddalena ci
Ino, della zona, ci segnala una breccia
Partiti a maggio con un’allegra e
il tempo incerto ad impedire l’escur-
si aprono le Alpi Marittime. Partita da
per raggiungere la spiaggia pubblica:
soleggiata giornata sulle pendici del
sione in Val di Mello. Non potevamo
Dal Col del Nivolet rientro in Pie-
Trieste ho percorso a ritroso la simpa-
eccola, sono in spiaggia, non riesco a
Monte Barro, trascorsa tra la visita al
quindi sprecare le ultime opportuni-
monte. Che dire del Gran Paradiso, se
tica “tiritera” che ci insegnano da pic-
pedalare sulla sabbia, scendo, accom-
museo etnografico e la salita alla vetta
tà di incontrarci: a fine settembre, in
non che ti spalanca il sorriso? Anche
coli per imparare tutte le zone alpine:
pagno la bici a piedi, raggiungo le onde,
(per i più grandi), siamo poi tornati ai
occasione dell’open day della palestra
questa regione, più selvaggia e meno
“MaConGranPenaLeReCaGiù”.
Giulie,
prendo la bici e, a mo’ di olimpionico
Piani di Bobbio in occasione del Radu-
gestita dai Ragni, abbiamo trascorso
turistica, svela angoli indimenticabili e
Carniche, Retiche, Lepontine, Penni-
lancio del martello, giro su me stessa,
no sezionale, dove anche i più piccoli
una mattinata alla scoperta del “gioco
via via mi lascio alle spalle un’infinità di
ne, Graie, Cozie e Marittime: sono in
la lancio in acqua, splaff, inizio a corre-
hanno mostrato di non temere la sca-
dell’arrampicata”; e poi alla castagnata
splendide valli di cui quasi non sapevo
quest’ultime, sto arrivando alla meta
re e sciaffff mi ci tuffo anche io, libera,
lata e, dopo il pranzo al “nostro” tavolo
sezionale in Stoppani, per concludere
l’esistenza: Val di Locana, Val Grande,
di Ventimiglia, che emozione! E infatti
leggera, felice, commossa. Ventimiglia
all’interno del Rifugio Lecco, di trovarsi
una stagione tra tanti amici.
Val di Ala, Val di Viù dove mi perdo
con Lucio e Stefano supero anche il
sono arrivata! Dal mare di Trieste al
a loro agio sulla neve ancora abbon-
nel su e giù, Val di Susa col Colle delle
Colle di Tenda per entrare in Liguria. O
mare di Ventimiglia attraverso tutti i
dante a pochi passi dal rifugio.
Finestre e quello dell’Assietta, paradisi
cavoli, pensate un po’: mi ero messa
monti delle Alpi: 2200 km e 57.000
Le instabili condizioni meteorolo-
per i bikers che nulla hanno da invidia-
in testa che da qui si vedesse il mare...
metri di dislivello, un sogno divenuto
giche estive ci hanno poi costret-
re alle più famose Dolomiti.
ma va làa Ste, desedess! Ci vogliono
realtà, infinitamente più bello di come
ti a rinunciare alla “due giorni” in Val
ancora giusto quei quattro passi, intesi
me l’ero immaginato.
Biandino, che avrebbe dovuto essere
condividono con me la gioia anche solo per poche ore.
58
Escursionismo
come valichi sterrati con chilometrici
Lecco Città Alpina ha unito tutte le
il clou dell’attività 2014, e a rivedere
su e giù, giù e su, poi finalmente a Colla
Alpi: se potete date vita ai vostri sogni!
parzialmente il programma dell’usci-
Melosa tocchiamo l’asfalto e partono a
Foto archivio Stefania Valsecchi
ta ai Piani Resinelli di fine luglio, dove
L’approssimarsi della stagione invernale ci permetterà di riunire i genitori e di ideare con loro gli appuntamenti Family per il prossimo anno. Sempre, a piccoli passi.
UN GIRO IN MOLISE
Con sconfinamenti, frequenti, in Abruzzo…
torrente, da lì si può salire ad Anversa
Il primo giro lo
lungo antiche mulattiere, guadagnan-
compiamo la mat-
do il paese per ripide scale. All’arrivo in
tina di Ferrago-
piazza avremo un gelato e la splendida
sto, salendo dalla
vista sulla chiesa decorata da un me-
splendida rocca di
di Enrico Bonaiti
e un caldo piacevole, mai opprimente
di pranzo, le belle chiese tutte chiuse,
raviglioso portale rinascimentale. Con-
Cerro al Volturno
na delle regioni più piccole del-
perché siamo in mezzo alle montagne.
ma è aperta una panetteria-pasticceria
siglio una visita a Sulmona, splendida e
alla frazione di Foci.
la nostra bella Italia è anche fra
Le telefonate al nord ci portano l’eco di
che vende i deliziosi biscottini di pa-
ricca città, nota per i deliziosi confetti.
La strada si muta in
le meno conosciute: alzi fra voi
piogge continue, freddo e grigiore.
sta di mandorle e cioccolato, specialità
U
della zona.
mulattiera, guada-
lettori la mano chi abbia mai passato le
Colli si trova ai margini del Parco Na-
vacanze in Molise. L’autore di queste
zionale dell’Abruzzo, costituito quando
La cittadina è disposta scenografi-
La terra molisana, montagnosa e so-
righe, fino all’agosto scorso non c’e-
il Molise ancora non era indipendente
camente lungo ripide stradette e scale,
litaria riserva molte sorprese anche al
altipiano
ra mai stato e, non fosse stato per un
dal più noto fratello. La domenica fare-
i palazzetti sono ornati di stemmi, gli
turista che voglia visitare monumenti:
con vista sul Monte
anno particolarmente faticoso, ancora
mo la prima gita in montagna, percor-
angoli pittoreschi non si contano.
imponenti resti della civiltà sannita e
Curvale.
non lo conoscerebbe. É stato un regalo
rendo la spettacolare strada delle Mai-
Da Scanno prenderemo la seggio-
di quella romana. I romani furono vinti
reremo un ampio
di una cara amica di origini molisane
narde, che si alza a tornanti da Castel
via che ci porta in alto, proprio sotto
e umiliati alle Forche Caudine. Di quei
anello, nostri com-
l’aver avuto la possibilità di trascorre-
San Vincenzo per raggiungere un’am-
il Monte Rotondo (1877 m): in inver-
tempi restano imponenti vestigia, spes-
pagni dei cavalli al
re dieci bellissimi giorni a Colli a Vol-
pia radura dove prepareremo il pranzo
no stazione sciistica, in estate i turisti
so site in luoghi panoramici. Non c’è bi-
pascolo e, lontano,
turno, un paese, come tanti in Molise,
alla griglia, sostando sotto un grande
pranzano al rifugio e al massimo sal-
sogno di andare in Grecia per ammirare
un contadino che
appollaiato su una collina e circondato
faggio. Lo scenario ricorda quello alpi-
gono alla cappella da cui si gode una
le metèore, basta visitare due magnifici
cura le sue bestie. A
da mura. Nell’andare e venire da casa,
no, ma anche di domenica poca gente
splendida vista sulle montagne che cir-
paesi come Pietrabbondante e Bagnoli
un certo punto del
ogni giorno l’auto doveva attraversare
raggiunge luoghi così solitari. Nel po-
condano la valle. Proprio di fronte, al di
del Trigno. Splendida anche la regione
cammino ci corre
la stretta porta del borgo, in una piccola
meriggio salgo nel fitto bosco col figlio
là della valle, una lunga cresta erbosa
che da Isernia porta a Campobasso,
incontro un pasto-
sfida all’abilità del conducente ed anche
della nostra amica, lasciando la famiglia
ci mostra il sentiero che compie una
dominata verso il mare dal massiccio
re maremmano, abbaia furiosamente e
lunga traversata dalla Serra Sparvera al
gere un santuario che sta sopra il paese
una caccia, per fortuna quasi sempre
coi bambini in basso. Usciti dal bosco,
del Matese; abbiamo visitato gli scavi
ha l’aria piuttosto bellicosa. Non sap-
Monte Genzana e alla Serra Genzana:
e chiediamo a un’anziana, che ci indica
coronata da successo, ai pochi posti
un paesaggio aperto e selvaggio si apre
di Altilia (Saepinum) nel silenzio e di
piamo proprio che fare e ci par quasi
davanti a noi, in alto troneggia la cima
senza grandi dislivelli, attorno ai 2000
dal basso la via. Purtroppo il sentiero
a disposizione nella piazzetta dietro la
primo mattino: uscire dalla porta di Be-
praticabile solo la via di una precipitosa
m, è senz’altro una piacevole e solitaria
è presto invaso da rovi e ci perdiamo
parrocchiale. Per noi, abituati al tempo
della Meta (2241 m) che domina il pas-
nevento e trovarsi davanti al mausoleo
quanto vergognosa ritirata. Per fortuna i
escursione. Dietro queste montagne, in
quasi subito, torniamo sui nostri passi e
veloce dei nostri giorni, era affascinante
so dei Monaci, dall’altro lato già scen-
di Caio Ennio Marso dà un’emozione
padroni del cane appaiono a una svolta
vista della Maiella, si stende il vasto, so-
prendiamo la direzione opposta, com-
ritrovarsi in un luogo dove è la quiete
deremmo nel Lazio. Splendide mon-
simile al percorrere l’Appia antica. Una
della mulattiera e, con essi, un gregge di
tagne si stendono anche sul versante
litario e misterioso Piano delle Cinque-
piendo un lungo giro attorno al monte.
ad accompagnare le giornate, i matti-
panoramica strada scollina al passo di
pecore. Sono Maria e Marcello, vivono
miglia - percorso salendo da Sulmona
Una passeggiata senza una mèta pre-
ni silenziosi, accompagnati dallo stridio
sud-est e la vista spazia lontana sulle
Sella Crocella, siamo sul Matese che di-
a Foci e ogni giorno accompagnano il
verso Roccaraso - un’oasi da visitare.
cisa ma grande è la sorpresa, e l’emo-
delle rondini che volano attorno alla
colline del Molise interno. Si resta af-
vide il Molise, dalle folte foreste, dal lato
gregge al pascolo. Chiedo il permesso
Da Scanno attraverseremo in auto la
zione, di scorgere nel bosco dei grandi
torre campanaria. In breve tempo co-
fascinati e sostiamo per un po’, pare di
carsico della terra campana. Attraver-
di scattare una fotografia, Maria vor-
ascoltare il vento, nel silenzio dei monti.
gola del Sagittario, scavata dall’omoni-
massi, certo le mura di un antichissimo
nosciamo i vicini di casa, i parenti vicini
sata la Sella del Perrone si raggiunge,
rebbe togliersi il fazzoletto che le copre
mo torrente. Dapprima una diga trattie-
insediamento sannita. Con Emilio penso
per montani luoghi deserti, lo sconcio
i capelli, ma è perfetta così. Chiacchiero
ne il lago artificiale dominato dal pae-
che si dovrebbe chiedere agli amici del
edilizio di Campitello Matese, una spe-
volentieri con lei ed il marito, ci rac-
setto di Villalago. Sulla riva, l’eremo di
CAI di Isernia, sperando che i sentieri
sco, dopo aver aiutato un turista olan-
Il massiccio delle Mainarde, che con-
cie di cattedrale di cemento nel deser-
contano della vita grama dei pastori e
tinua nei Monti della Meta verso Pe-
San Domenico con la pittoresca grotta.
vengano meglio segnalati. Ma non ab-
dese e le visite al negozio di alimentari
to, vuota anche di domenica.
dei figli - uno è emigrato in Germania,
La gola si incunea fino ad Anversa de-
biamo detto che in Molise non c’è fret-
si prolungano, tanto non c’è fretta. Ci
scasseroli fronteggia quello della Ma-
Scopro che il parroco di Colli, don
il secondo ha trovato lavoro a L’Aquila
gli Abruzzi, ancora un paese disposto
ta? anche il perdersi è, in luoghi tanto
rinfranca il bel tempo, una lunga serie di
iella e sarà questa zona la mèta della
Paolo, è lecchese e che sta per arriva-
- solo la figlia, mi dicono, è rimasta al
scenograficamente lungo il pendio
belli, piacevolissima cosa.
giornate dal cielo terso, un sole brillante
seconda escursione montana delle va-
re a trovarlo la sorella con la famiglia. Il
paese, per mancanza di alternative.
canze. Raggiungiamo Scanno, turisti-
della montagna. Scenderemo al corso
cognato è il presidente del nostro CAI,
L’ultimo giro in montagna lo com-
ca e con albergoni, ma anche con un
del Sagittario all’entrata della Foce, la
il caro Emilio, che per due giorni sop-
piamo il mattino seguente, partendo da
centro storico di grande bellezza che
dirupatissima gola del fiume. Un picco-
porterà le mie ciance e mi farà scoprire,
Montaquila, dove si tiene una delle tan-
visiteremo sotto il sole cocente all’ora
lo parco naturale circonda il corso del
in due gite, un po’ più la zona.
te sagre di agosto. Vorremmo raggiun-
e lontani della nostra ospitante, al Café de Paris il proprietario scherza in tede-
60
Escursionismo
Le Mainarde
Sorprese
gnando a tornanti una sella, al di là un solitario Percor-
Altipiano sopra Foci, i pastori Maria e Marcello
Escursionismo
61
A1
La terza edizione del corso di alpinismo di base
In cima al Cengalo
E
di Sara Pozzetti e Ottavio Penati
’ l’anno dell’A1, e della sua terza
ignaro, di solito, non riesce a negarsi.
cominciare, contenti del programma
edizione. A settembre, durante
Per l’A1, considerato che alla do-
presentato durante il primo incontro.
la consueta riunione organiz-
manda “qualche volontario?”, Ottavio
Escluso qualche reduce dal corso di
zativa di inizio stagione della Scuola
risponde che di buon grado prende in
scialpinismo SA1 che si unisce, per
di Sci Alpinismo, identifichiamo i di-
carico la direzione, io mi accodo vo-
la maggior parte sono “facce nuo-
rettori dei corsi che saranno portati
lentieri offrendomi in qualità di vice.
ve”, così decidiamo di cominciare con
a termine nella stagione successiva,
Si parte, ci diamo appuntamento a
il sentiero dei Pizzetti, e qualche tiro
punto piuttosto facile da evadere, per-
marzo per le iscrizioni e a maggio per
in falesia alle placchette del San Mar-
ché è buona regola che il candidato
l’inizio delle danze.
tino il 18 maggio. Uscita esplorativa,
venga eletto dalla maggioranza a sua completa insaputa, e davanti a tutti i visi entusiasti che lo fissano il povero
che ci permette di dare un assaggio Allievi entusiasti Sedici entusiasti allievi, bramosi di
di sentiero attrezzato e alla scuola serve per avere una panoramica sul
Allo Zucco di Pesciola
Manovre al Morteratsch
Rosalba dalla cima del via Cinquantenario
Salendo al Cengalo
profilo dei partecipanti. È importante
scelgono un settore su cui spalmarsi
20/21 giugno. La sezione CAI ci ri-
vre e ripassiamo la didattica . La sera
vello è circa 1300 m, ma la capanna
Le spalle gridano, le gambe pulsano, le
per noi cercare di creare dei gruppi il
e ci ritroviamo nel primo pomeriggio
corda che è il weekend del Raduno an-
prepariamo a tavolino le cordate e le
sembra che si sposti man mano che
ginocchia ululano, i piedi piangono, ma
più omogenei possibile, così da essere
per festeggiare l’uscita con un buon
nuale, e “reclama” la presenza di tutte
salite. L’idea è di dividerci tra la parete
sali.
la soddisfazione è enorme. Ci salutia-
certi che gli allievi si divertano e che
panino e una dissetante birra. Qual-
le scuole e gruppi. Così facciamo una
nord-est, la nord-ovest e la normale,
La cena sarà un toccasana per il
mo malconci, sporchi, stremati, ma fe-
gli istruttori abbiano più semplice lo
cuno accusa malori diffusi, ma spie-
proposta agli allievi. Sabato andremo al
ma dopo un paio d’ore di cammino
gruppo e alle 21 cala il silenzio nel-
lici e ci diamo appuntamento alla gran
svolgimento del programma.
ghiamo che la ghisa, tipico malessere
Morteratsch per vedere le manovre su
purtroppo il meteo cambia, si chiu-
le camere, perché anche le membra
chiusura, la cena.
Ci diamo appuntamento al 25 mag-
muscolare di irrigidimento e dolore
ghiaccio, che ci serviranno per l’uscita
de e scende la nebbia. La decisione è
hanno bisogno di riposo e la sveglia
gio, uscita in cui proponiamo un’altra
è normale durante le prima uscite.
su ghiacciaio programmata, e dome-
univoca, tutti sulla normale e al colle
ringhierà alle 4.15.
bella disciplina per vivere le nostre
Quelle successive saranno peggio!
nica mattina tutti a Bobbio. Scaliamo
scattiamo una foto di gruppo. Ritenia-
Sono sicura che anche questo corso abbia trasmesso la passione che la scuola di Scialpinismo del CAI Lecco dedica a quanti hanno voglia di co-
montagne di casa: ferrata del Cin-
Aspettando che arrivino gli ulti-
la mattina allo Zucco di Pesciola e per
mo sia troppo pericoloso proseguire
quantenario e a seguire la via at-
mi allievi che non hanno partecipato
le 14 ci raduniamo al rifugio Lecco per
lungo la lunga cresta mista che porta
Si parte alla luce delle frontali. La sa-
noscere la montagna e di viverla in
trezzata De Franco Silvano che porta
alla giornata del sabato, alle 18 scatta
partecipare all’iniziativa sezionale. Ag-
in cima, avvolta completamente dalla
lita si sviluppa lungo la morena rotta
sicurezza, nelle diverse discipline a cui
in cima al Resegone tutto il gruppo.
l’aperitivo, sempre tra i momenti più
giungeremo un’uscita non prevista a
nebbia che è poco sopra di noi.
che ci fa subito capire la tipologia del-
ognuno può dedicarsi. Ringrazio tut-
Il meteo è dalla nostra parte e siamo
belli. La cena è godereccia e la sera-
calendario a settembre.
Tutti congedati, allievi ed istruttori, al
la progressione. E’ un continuo cam-
ti gli allievi che hanno partecipato e
tutti contenti e soddisfatti.
ta piacevole come sempre. Ammetto
Il weekend scorre veloce e termi-
weekend del 13/14 settembre. Le va-
minare su questi grandi sassoni rotti,
che ci portano sempre soddisfazioni,
Le lezioni didattiche si susseguo-
che il vinello fa il suo dovere. Ma non
na con le gambe affaticate e gli animi
canze scorrono veloci come sempre e
con tratti di facile arrampicata, ma mai
gli istruttori della scuola che hanno
no al giovedì, impostate e cadenzate
ci dimentichiamo che la sveglia per la
contenti sotto i tavoli del rifugio.
quasi in un attimo ci ritroviamo a de-
banale. Le catene ci aiutano a risalire
permesso la buona riuscita e Ottavio,
in anticipo rispetto all’uscita così da
domenica è alle 6. Da programma ci
Ed eccoci al 5/6 luglio. La stagione
cidere per l’ultima e imminente uscita.
un tratto di placca proprio sotto l’im-
con il quale ho collaborato in stret-
trattare gli argomenti teorici che poi
divideremo tra i Magnaghi e il rifugio
è decisamente particolare. Le pertur-
È deciso, normale al Pizzo Cengalo,
ponente parete del Badile. Finalmente
to contatto per tutta l’organizzazione
metteremo in pratica.
Rosalba, ma è domenica e sappiamo
bazioni, per altro portatrici di preci-
nella splendida Val Masino.
arriviamo alla calotta di ghiaccio, dove
e che mi ha permesso di aggiungere
bene che la Grignetta è molto getto-
pitazioni abbondanti, sono proseguite
Meteo confermato, sarà bello e sta-
attrezziamo una corda fissa. Alle 10
un qualcosa alla mia esperienza per-
nata.
durante tutta la primavera e non ac-
bile, siamo pronti, le batterie cariche, e
siamo tutti in cima, entusiasti e sod-
sonale.
Il 7/8 giugno finalmente arriva il primo weekend intero. Il ritrovo è per
Le fatiche della discesa
sabato mattina al parcheggio della fu-
Il gruppone si raduna da Cornelia,
cennano a voler smettere, per cui la
ci serviranno anche quelle di scorta.
disfatti. Visibilità infinita in tutte le di-
nivia di Bobbio. Prevediamo di spen-
dove le cordate arrivano snocciolate
scelta della meta non è facile. La neve
Qualche istruttore lascia Lecco alle 8
rezioni.
dere la giornata alla falesia dell’Ange-
un po’ alla volta. Le facce sono sod-
è ancora presente in quota, e non ci
e si raggruppa con gli allievi presen-
Ricordiamo che siamo solo a metà,
lone e di raggiungere per sera il B&B
disfatte, oltre che paonazze per il sole.
permette un’arrampicata in alta mon-
ti al Sasso Remenno per qualche tiro,
e che la strada sino alle auto è lunga.
I Frassini ai Resinelli. Tutte le cordate
Il meteo ci regala una giornata spet-
tagna. La scelta cade sul rifugio Porro
aspettando il secondo gruppo, che
Ci rimettiamo in moto e credo che il
tacolare.
e il Cassandra. Il gentile gestore Lenatti
invece lascia Lecco alle 12.30. Poco
rientro rimarrà impresso a tutti i par-
ci conferma che le condizioni sono
dopo le 14 la carovana si mette in
tecipanti. “Solo” 800 m di salita per la
ottime e stabili. Durante la giornata
marcia verso la capanna Gianetti, che
cima, che si sommano agli 800 m di
del sabato rivediamo tutte le mano-
pare non arrivi mai. Vero che il disli-
discesa e ai 1300 sino al parcheggio.
64
Sci Alpinismo
Ghiaccio e roccia L’appuntamento successivo è per il
Non mancate alla prossima edizione del corso A1, che è prevista per la primavera 2016.
Foto di Sara Pozzetti
Sci Alpinismo
65
CULTURA A PEDALI
Il 14 e 15 maggio la “Geopedalata” da Pomposa a Comacchio
I partecipanti a Comacchio. Nella pagina a fianco alcuni momenti della pedalata. Foto Agostino Riva
di Agostino Riva
valli del parco nazionale del delta del Po.
ma rimangono pittoresche costruzioni
a biciclettata del maggio 2014,
Il percorso è di grande interesse stori-
affacciate sui canali che portano al mare.
svolgendosi in un territorio tra i
co e artistico oltre che di vera natura;
La giornata volge al termine, riconse-
più ricchi di arte e di storia di tutta
l’occhio si sofferma su paesaggi rimasti
gniamo le bici dopo aver percorso circa
l’Italia, ci ha permesso di coniugare l’at-
immutati e la mente ci ricorda che nelle
40 km di piste e strade ciclabili senza
tività sportiva con opportunità culturali.
vicinanze, nell’antichità, si erano insediati
difficoltà tecniche, ma sempre con l’at-
L’abbazia di Pomposa, Comacchio, la ne-
gli Etruschi, poi i Romani e ancora i Visi-
tenzione che richiede il procedere in fila
cropoli di Spina, e poi, il giorno succes-
goti, gli Ostrogoti e i Longobardi.
indiana.
L
sivo, Ravenna e Ferrara ci hanno dato
Giunti a Volano sostiamo per un bre-
Con il nostro bus proseguiamo per
la possibilità di ammirare le straordinarie
ve pranzo a base di specialità locali e
Ravenna dove, in ottimo hotel, cenere-
opere d’arte conservate nelle basiliche e
adeguate bevande, poi riprendiamo a
mo e passeremo la notte.
nei palazzi visitati.
pedalare e nel pomeriggio superiamo
15 maggio
tutti i Lidi Adriatici fino a Porto Garibaldi.
Giornata di caldo sole, dopo cola-
Sole splendido, a Pomposa ci atten-
Strada facendo avremo anche l’op-
zione ci organizziamo per visitare i più
de il furgone attrezzato per il traspor-
portunità di ammirare le bagnanti e le
importanti monumenti di Ravenna. Ini-
to delle bici, ognuno sceglie quella più
attrezzature per la pesca predisposte
ziamo con il Mausoleo fatto costruire
adatta e dopo una visita all’abbazia be-
lungo canali.
intorno al V secolo da Galla Placidia, no-
14 maggio
nedettina del IX secolo partiamo e di
Arriviamo infine a Comacchio, città
bilissima signora, figlia, moglie e madre
buona gamba ci avviamo verso i Lidi
fondata dagli Etruschi, grandi commer-
di imperatori dell’epoca. L’interno della
dell’Adriatico, attraversando le oasi delle
cianti di sale e allevatori di pesci. La città
costruzione a croce latina, decorato
fu in seguito conquistata dai Longobardi
da splendidi mosaici, è ora patrimonio
e successivamente occupata e distrutta
dell’umanità. Visitiamo poi la vicinissi-
dai Veneziani, passò poi sotto gli Estensi
ma basilica di S. Vitale, costruita nel VI
e quindi allo Stato Pontificio; ora l’alle-
secolo. Straordinario esempio di archi-
vamento dei pesci è stato abbandonato
tettura bizantina, è uno dei monumenti
66
Geo
più importanti dell’arte paleocristiana in
fermarci in un buon ristorante per ap-
l’ambiente più famoso dell’intero com-
Italia; i mosaici che decorano le volte,
prezzare anche le specialità della cucina
plesso, il Salone dei Mesi.
l’abside e il presbiterio, come quelli che
romagnola.
Le ore passano velocemente, si è
vedremo nelle basiliche di S. Apollinare
Sulla via del ritorno facciamo tappa a
fatto tardi, rientriamo speditamente a
Nuovo e S. Apollinare in Classe, sono di
Ferrara per visitare palazzo Schifanoia,
casa felici di aver passato due giorni in
una bellezza indescrivibile e di ecce-
residenza estiva degli Este, purtroppo
piacevole compagnia, favoriti anche dal
zionale importanza per la storia dell’arte
interessato dal terremoto di un paio
tempo, sereno e caldo.
cristiana. Dopo una mattinata tra basili-
d’anni fa ed ora in fase di ristrutturazio-
che e abbazie sentiamo la necessità di
ne; è stato comunque possibile vedere
Appuntamento al prossimo anno.
GESTA DI ALPINISTI
In mostra al MEAB la storia e l’attualità dell’arrampicata lecchese
Quella medesima la valàda che, risa-
e da un gruppo di
lita nei giorni festivi, consente l’acces-
collaboratori e lan-
so ai Piani Resinelli, vera antiporta della
ciato dalla Comu-
Grignetta meta, ormai da una trentina
nità Montana Lario
d’anni, delle scalate dei milanesi e di
Orientale Valle San
qualche occasionale, temerario lec-
Martino, che co-
chese.
stituisce il primo
Il doppio registro operaio-conta-
tentativo organico
dino, già attestato nei Promessi Sposi
condotto in Italia
con le cure prodigate dall’operaio se-
di raccogliere gli
taiolo Renzo alla sua vigna o all’orto
archivi alpinistici di
dell’amico, presso cui trova ricovero in
singoli e associa-
attesa del
zioni, riversandolo
ritorno di Lucia, consente, con un
Interventi alla presentazione della mostra; da sinistra Pietro Corti, Alberto Benini, Ruggero Meles
D
in una grande base
lieve ampliamento dell’ambito di ap-
dati
informatica
plicazione, il passaggio dal lavoro sui
a disposizione di
pendii del San Martino, del Resegone e
studiosi e appas-
sulle ripide balze che a Mandello fanno
sionati.
Ragni doc; da sinistra Giuseppe Spreafico, Giovanni Ratti, Gianfranco Anghileri
omenica 21 settembre, nel-
imprese e con la loro passione la sto-
che guardano il lago. Si sviluppa in tal
da piedistallo al Sasso Cavallo, alla vera
Il sodalizio con il
la sede del Museo Etnogra-
ria sociale del Lecchese e della Brianza.
modo un’agricoltura di montagna che
arrampicata su roccia. Così che, quasi
Museo Etnografico
fico dell’Alta Brianza (MEAB),
L’esposizione presenta oggetti em-
determina la capacità, non solo di sa-
senza soluzione di continuità, ci si pos-
dell’Alta Brianza non viene dunque per
ti senza vetta pressoché ignorate nei
a Galbiate località Camporeso, è stata
blematici della pratica e delle imprese
persi muovere sui ripidi pendii, ma di
sa muovere da questi terreni alle vie
caso, ma si è realizzato in ragione di un
decenni precedenti.
inaugurata la mostra “Arrampicare ieri
sportive nella loro evoluzione tempo-
reggersi in equilibrio per lavorare. Si
tracciate dei pionieri con confidente
lavoro ultradecennale che questo isti-
Infine, immagini e materiali che rac-
e oggi: gesti, materiali, storie di alpinisti
rale.
tratti di tagliare fieno magro, abbattere
sicurezza
tuto ha avviato e prosegue nei campi
contano dell’avvento del fenomeno che, per vastità di pubblico e di
lecchesi”, aperta fino al 23 novembre.
Ma lasciamo che finalità e contenu-
con la fólc’ alberi cresciuti in posizioni
e giungere presto a superare pareti
della storia sociale e della ricerca an-
Numeroso il pubblico presente, con una
ti emergano dalle parole dei curatori,
impossibili, catturare nidiate di passe-
che questi non avevano osato affron-
tropologica, interessate alla cultura ma-
progresso tecnico su pura roccia, ha
rappresentanza significativa di alpinisti
Alberto Benini, Pietro Corti e Ruggero
ri solitari.Qui si forma quella categoria
tare.
teriale e a quella immateriale di coloro
determinato una rivoluzione mai vi-
di ieri e di oggi che hanno colto l’oc-
Meles, nel comunicato stampa che ri-
elitaria di proto-alpinisti noti come
Questa mostra è anche un modo
che sono vissuti e di coloro che vivo-
sta nel mondo verticale: l’arrampicata
casione per festeggiare un loro decano,
portiamo di seguito:
rampacorni. Gente che, pur digiuna di
per far uscire dalle mura della Torre
no nel nostro territorio. Per questo una
sportiva.
“Perché una mostra legata all’arram-
tecnica d’arrampicata, tiene distinta la
Viscontea, l’incredibile potenziale di un
mostra come Arrampicare ieri e oggi
Proprio intorno all’arrampicata spor-
picare e ai suoi oggetti in un museo
corda (di canapa) con cui assicurarsi
Museo dell’alpinismo che fin qui, mal-
viene proposta in quello che si ricono-
tiva, tema del convegno indetto a Lec-
La mostra è stata promossa dal
che testimonia gli usi e costumi di un
da quella per far scendere le fascine e
grado gli sforzi di molti, non ha an-
sce come museo delle voci e dei gesti,
co dalla Comunità Montana
MEAB, dal Parco Monte Barro e
territorio?La domanda, legittima come
che non teme di calarsi nel vuoto per
cora avuto l’occasione per decollare.
che offre ai suoi visitatori una nuova
Lario Orientale Valle San Marti-
dall’Associazione Culturale Alpinistica
tutte le domande, trova risposta nell’es-
raggiungere un carpino cresciuto su
E l’incredibile lavoro che un gruppo di
occasione di conoscenza attraverso la
no nello scorso dicembre, il territorio
Lecchese (ACAL) in collaborazione
sere, quello lecchese, un popolo”nato e
una cengia.
volontari del CAI Lecco è riuscito a
documentazione audiovisiva, oltre che
lecchese, ricchissimo di falesie attrez-
con la sezione di Lecco del CAI e con
cresciuto in salita”, abituato a mettersi
L’acqua, sempre in virtù della pen-
portare comunque avanti, raccoglien-
oggettuale.
zate da pochi scalatori volontari, sta
la Comunità montana Lario Orientale
in relazione con la pendenza.
denza, diventa forza motrice e per-
do e catalogando pezzi sovente unici,
Tornando al tema di questa espo-
riflettendo sulla concreta possibilità di
il Ragno Giovanni Ratti, a pochi giorni dal compimento dei 90 anni.
Valle San Martino. E’ dedicata ad alpi-
Qui il territorio di montagna co-
mette lo sviluppo di un’industria da
che raccontano, quasi animandosi, una
sizione temporanea, la storia dell’ar-
utilizzare il suo patrimonio naturale e
nisti famosi come Riccardo Cassin, Gigi
mincia un metro dietro le sponde del
cui deriva l’abilità di forgiatori, messa
storia antica che è una delle grandi te-
rampicata lecchese è stata integrata
paesaggistico per lo sviluppo delle at-
Vitali, Ercole Esposito (Ruchin), Mario
lago. Perché non è l’altezza sul livello
subito a profitto nel costruirsi i chio-
stimonianza del nostro passato, ma che
con immagini e materiali del periodo
tività “outdoor”, in chiave di concreta
Dell’Oro (Boga) e a scalatori meno noti
delle acque a fare la montagna, ma la
di da roccia. Senza contare il costante
deve essere pronta a spalancarsi sul fu-
del free climbing, la meravigliosa, breve
possibilità di sviluppo sostenibile”.
che hanno caratterizzato con le loro
pendenza del versante che implica un
allenamento fisico e l’evolversi di una
turo di un territorio che mai come oggi
stagione in cui scalatori visionari, ri-
modo particolare di
raffinata manualità, vera “abilità di arte-
si interroga sul suo destino. Ed è anche
tornando a calzare le “scarpette” come
porsi davanti agli oggetti e al lavoro.
fice”, maturata inconsapevolmente ne-
l’occasione per ridare visibilità e rilan-
i loro predecessori (anche se con la
La pendenza rende tiepidi anche in
gli stabilimenti che si assiepano lungo la
ciare il progetto MoDiSca (Montagne
suola in gomma), hanno girato pagina
valàda del Gerenzone.
di Scatti), ideato da Daniele Chiappa
guardando con occhi nuovi le pare-
68
Appuntamenti
inverno i versanti sopra i piccoli borghi
Appuntamenti
69
COSA LEGGONO LE “RIFUGISTE”
Le preferenze di Elisa, Anna e Serena di Adriana Baruffini
T
re donne “rifugiste” ovvero, per chi fosse sorpreso dal neologismo non ancora contemplato
dai vocabolari di italiano, addette alla gestione di rifugi di montagna, hanno accettato di raccontarsi nel pomeriggio del 22 ottobre presso la libreria Einaudi di via Bovara, a Lecco, gestita da Bruno Biagi, protagoniste dell’ultimo incontro di “Montagne magiche, montagne incantate”, la rassegna che in precedenti puntate aveva visto sfilare altri personaggi e altri libri a vario titolo legati alla montagna (Massimo Maggiari, Giansisto Gasparini, Mirella Tenderini). Anna, Elisa e Serena, età fra i 30 e i 40 anni, si occupano della conduzione di tre rifugi di mezza montagna, rispettivamente Grassi e FALC sotto il Pizzo dei Tre Signori, Griera alle pendici del Legnone sopra Pagnona. Nella loro storia il tratto comune è la passione per il lavoro che hanno scelto, o dal quale sono state scelte, senza
cupera tradizioni e conoscenze della gente del luogo.
battiti, momenti di musica o di teatro. Naturalmente,
pur
condividendo
Le tre signore sono delle ottime
questi principi di fondo, le nostre tre
cuoche: con una buona dose di fan-
donne hanno personalità diverse che
tasia e creatività preparano i loro piatti
esprimono declinando la conduzione
utilizzando il più possibile ingredienti
del rifugio in base alle proprie espe-
locali e riducendo al minimo l’uso di
rienze di vita, alla propria formazione,
semilavorati e prodotti industriali. Con
alle proprie idealità. Per tornare al tema
scelte oculate negli acquisti cercano
dell’incontro, “Cosa leggono le rifugi-
anche in varia misura di alimentare
ste”, diversi sono anche i loro gusti
il ciclo virtuoso delle piccole aziende
letterari, i libri e gli autori preferiti:
che praticano agricoltura biologica e
Anna ama particolarmente i romanzi
sostengono progetti sociali.
di Mario Rigoni Stern e I piccoli mae-
Il lavoro nel rifugio può essere a
stri di Luigi Meneghello, Elisa dichiara
tratti faticoso e pieno di difficoltà, ma
come libro del cuore I vagabondi del
offre incredibili ritagli di poesia e di
Darma di Jack Kerouac, mentre le pre-
bellezza, e l’isolamento è uno stimolo
ferenze di Serena vanno a La cucina
a ritrovare se stessi, facendo piazza
degli ingredienti magici di McHenry
pulita di tutto ciò che non è indispen-
Jael.
sabile.
CENTO ANNI CON RUCHIN
In mostra a Calolzio la vita e le imprese di Ercole Esposito di Adriana Baruffini “1914-2014. Cento anni con Ruchin, piccolo grande rocciatore”. E’ il titolo della mostra organizzata dal CAI di Calolziocorte in occasione del raduno regionale delle delegazioni CAI che si è svolto in quella sede. Un’anteprima è stata offerta sabato 11 ottobre presso Villa De Ponti, a Calolziocorte, in un incontro con il curatore Luca Rota e gli storici dell’alpinismo Alberto Benini e Ruggero Meles, alla presenza di alcuni famigliari e amici dell’alpinista, fra cui un’anziana sorella. Ercole Esposito “Ruchin”, nato a Calolziocorte nel 1914, è stato il primo alpinista della provincia di Bergamo a
essere ammesso tra gli accademici del
più impegnative e l’apertura di nuove
CAI, e ben si merita l’appellativo di pic-
vie in Grignetta; le innumerevoli ascen-
colo grande alpinista dovuto alla sua
sioni sul Resegone fra cui la nuova via
corporatura minuta.
sul versante ovest del torrione CAI, la
La mostra, riproponendo le testimo-
più popolare delle aperture del Ruchin;
nianze raccolte da Benini e Meles per il
la nord della Presolana, lo Spedone, il
libro Ruchin. Storia di un piccolo grande
Sasso Cavallo, la nord-est della punta
alpinista, edito dal CAI di Calolziocorte
Fiorelli in Valmasino…
nel 1995, tratteggia un ritratto esau-
E
poi
l’ingresso
alle
Dolomi-
riente dell’alpinista e dell’uomo: il suo
ti e l’incontro con il Sassolungo, la sua
carattere solare e la sua gioia di vivere
montagna”fatale”: quella che nell’agosto
sullo sfondo delle vicende del fasci-
1940, con l’apertura di una nuova via
smo e della seconda guerra mondiale;
sullo spigolo nord, segna il suo ingres-
il suo legame con i luoghi e la gente
so nel mondo del grande alpinismo, la
del paese e con la locale sottosezione
stessa dove troverà la morte nel set-
CAI; la formazione nell’ambiente alpi-
tembre 1945, sulla nord del “Salame”.
nistico lecchese; la ripetizione delle vie
L’incontro si è concluso con un ape-
Se poi il rifugista abbandona i panni
ritivo a base di assaggi provenienti dai
del ristoratore a favore di una conce-
tre rifugi: il pane fatto con lievito ma-
zione più alta dell’accoglienza, il rifugio
dre di Anna, i “falsi mieli” di erbe e la
può diventare un luogo di sosta anche
bevanda ai fiori di sambuco di Serena,
culturale, offrendo agli ospiti libri, di-
un’ottima torta preparata da Elisa.
Da sinistra, Bruno Biagi, Elisa, Anna con il suo ultimo nato e Serena. Foto Clara Biagi
che avessero alle spalle una specifica esperienza di montagna. Un lavoro che ha come tratto distintivo l’amore e il rispetto dell’ambiente derivanti da una conoscenza profonda della natura e dei suoi ritmi, di ciò che essa offre e di cui l’uomo può e deve fruire, senza
PIUMINO DONNA BICOLOR
Piumino donna full zip con 2 tasche, ultraleggero, pratico e funzionale, è perfetto come capo da indossare sempre, sia in città che in montagna.
diventarne un predatore. La cucina è il terreno privilegiato in cui dare applicazione pratica a questa idea, con una
€ 99.90
visione anche antropologica che re-
70
€ 79.90
Appuntamenti www.df-sportspecialist.it
RECENSIONI APRENDO I CASSETTI DELLA MEMORIA di Renato Frigerio Il profumo è una sensazione che si avverte solo al momento, ma di cui non si può trattenere la memoria: che si tratti di fiori, di essenze o di persone non ci è possibile ricordare un particolare profumo che ci ha a suo tempo inebriato, nemmeno quello che forse ha contribuito a farci innamorare. Non è come per una forma, un profilo, un colore: questi sono elementi che colpiscono i sensi in altro modo e possono rimanere a lungo scolpiti nella mente. Se una persona parla allora del profumo che pervade ancora il suo animo, forse è perché in questo caso si è subito trasformato in qualcosa di diverso da una semplice percezione fisica, qualcosa che è entrato nel profondo dell’animo, e solo per questo può risvegliare tanti ricordi. Se lo consideriamo sotto questa prospettiva, non troveremo strano che un alpinista, uno tra i nomi più prestigiosi della stagione di mezzo dell’alpinismo lecchese, abbia collegato il profumo al ricordo delle diciassette storie che racconta nel libro che mai avrebbe pensato di poter pubblicare, scegliendole intenzionalmente tra quelle meno acclamate della sua lunga carriera in montagna. Ci viene così da pensare e da credere che, come per Gigi Alippi, anche per altri grandi protagonisti dell’alpinismo la montagna più vera e più amata non sia quella raccontata con enfasi su libri e riviste, ma quella che è rimasta per sempre custodita nel loro cuore e che non verrà mai più alla luce, come invece è successo nel suo caso. I racconti aneddotici presentati esigono che ci si accosti al volume con la semplicità e la passione di chi lo ha scritto, per poterlo gustare e soprattutto per poterci poi inondare di un profumo mai prima avvertito, attraverso il quale ci sarà più facile guardare alla vita con maggior distensione e serenità.
GUIDA ALL’ARRAMPICATA NEL MASINO-BREGAGLIA di Renato Frigerio Lo conosciamo fortemente innamorato, Mario Sertori, delle affascinanti pareti di granito che abbondano nelle invitanti vallate del Masino e del Disgrazia: troppo innamorato perché non potesse continuare a rimuginare per altri sette anni ulteriori proposte da rivolgere agli appassionati cui aveva in precedenza descritto alla perfezione le arrampicate più belle che lì si trovavano a loro disposizione. Ed eccolo allora che, a sette anni di distanza dalla sua guida che era andata a ruba nel 2007, con lo stesso titolo Solo granito rilancia una nuova raccolta di arrampicate, completa di tutto quello che nel frattempo si è costituito come abbondante richiamo da sperimentare. Non si tratta certamente di un semplice e sbrigativo aggiornamento: il suo impegnativo lavoro è stato tradotto nella veste di un corposo volume, che è quindi destinato a prendere il posto di quello uscito in prima edizione. Qui, come lo stesso autore chiarisce nella breve nota introduttiva, sono state raccolte anche le nuove succulenti possibilità di scalate che, dopo di allora, sono spuntate come funghi e che hanno arricchito ulteriormente un patrimonio alpinistico unico. Oltre a descrivere tante vie di salita con la serietà di chi si è preso prima diretta informazione dai loro creatori, non ha poi potuto fare a meno di stilare una scheda biografica di questi protagonisti e di tradurre in racconti vivaci le loro testimonianze. Tutto di guadagnato per un già pregevole volume che, nel mezzo di un approccio a tante superlative arrampicate, riesce a concedere delle pause opportune e gradevoli.
Mario Sertori SOLO GRANITO - MASINO-BREGAGLIA-DISGRAZIA. ARRAMPICATE CLASSICHE E MODERNE Collana Luoghi Verticali – Edizioni Versante Sud, 2014
Recensioni
di Renato Frigerio Non è stata una delle tante imprese, che fanno alzare di colpo la notorietà di un già quotato alpinista, ad accendere l’interesse dell’autrice per la storia di un arrampicatore americano, che è diventato il soggetto di questo suo volume. A dirigersi verso di lui è stata inizialmente soltanto un’irresistibile curiosità che aveva preso piede per un nome che stava da tempo ricorrendo nell’ambiente della montagna a lei familiare, e per il fatto soprattutto che questo nome venisse ripetuto senza avere una vera storia alle spalle. Gary Hemming del resto, pur forte di straordinarie qualità alpinistiche, riconosciute ed apprezzate dai suoi stessi colleghi, dopo una vita frenetica e purtroppo tanto breve, non sembra aver lasciato un’impronta di considerevole importanza nella storia dell’alpinismo. Se però consideriamo l’alpinismo nel suo duplice aspetto uomo-montagna, troviamo che il libro di Mirella Tenderini propende nettamente ad approfondire il primo termine del binomio e per questo si butta a capofitto alla ricerca biografica degli elementi esistenziali che hanno caratterizzato la movimentata vita dell’alpinista americano scomparso nel 1969, a soli 35 anni. Un’esistenza eccitante ed una morte tragica e misteriosa hanno messo a dura prova la ricostruzione storica in cui l’autrice si è addentrata, ricavandone egregiamente una vicenda che, proprio perché profondamente umana, conserva intatto il suo interesse e la sua attualità, anche se viene letta a distanza di 45 anni dalla morte del protagonista e a 22 anni dalla prima edizione dello stesso volume.
Mirella Tenderini GARY HEMMING IL RIBELLE DELLE CIME Collana “I Classici” – Alpine Studio, Lecco 2014
STORIE DI INVERNALI di Renato Frigerio
Gigi Alippi IL PROFUMO DELLE MIE MONTAGNE Alpine Studio, Lecco settembre 2014
72
UNA STORIA DEGLI ANNI SESSANTA
Sono sempre di più gli alpinisti che ritengono che, con la conquista di una cima o di una parete proibitiva, si sia conclusa un’altra delle loro imprese più belle, che sono poi anche le stesse che offrono in cambio le maggiori sofferenze, rischi e fatiche. Sembra che la loro vittoria possa venire considerata piena e completa solo quando sarà conosciuta e in certo modo rivissuta anche da chi ha nel cuore l’alpinismo come un sogno: e per tutti questi allora si affrettano a stendere di ogni nuova impresa relazioni e appunti, emozionanti e spiritosi. Nella storia dell’alpinismo italiano oltre al numero di alpinisti leggendari a alle loro imprese affascinanti e strepitose, si sono moltiplicate nello stesso tempo tante delle loro accattivanti narrazioni, al punto che per gli appassionati d’alpinismo può risultare difficile reperire come vorrebbero queste storie distribuite in riviste o annuari ormai introvabili. Sappiamo che l’interesse dei lettori è rivolto alle arrampicate più audaci e rischiose e che tra queste primeggiano certamente le invernali, dove alle difficoltà oggettive di un’impervia salita si sovrappongono l’asperità del clima e le insidie di ghiaccio e neve abbondante. In questo suo volume Ivo Ferrari è andato appunto a raccogliere un buon numero di queste storie sulle invernali che ora prendono vita nel nome di vie e di pareti che solcano le montagne più famose e rievocano il volto del protagonista che lì ha scritto una pagina indimenticabile per lui, ma che ora potremo leggere o rileggere in questa appassionante antologia.
Ivo Ferrari ALPINISMO D’INVERNO. STORIE ALL’OMBRA DI GRANDI PARETI Collana “Oltre Confine” , Alpine Studio Lecco aprile 2014
INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1974”. Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo al 2015, potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI. IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150. c) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. FACILITAZIONI PER IL RINNOVO La segreteria, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, sarà aperta anche sabato dalle ore 15:00 alle 17:00 a partire da sabato 10 gennaio 2015. L’affollamento in genere è inferiore rispetto al martedì e al venerdì sera. Il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede resterà chiusa da mercoledì 24 dicembre 2014 a giovedì 8 gennaio 2015 per le vacanze natalizie
74
Informazioni
QUOTE SOCIALI 2015.
L’Assemblea Generale dei Delegati tenutasi a Grado lo scorso maggio ha deliberato, su proposta del Comitato Centrale, le quote associative per il 2015. Nella riunione del 9 giugno scorso il Consiglio Direttivo della nostra Sezione ha deliberato le seguenti quote 2015:
Socio Ordinario € 46,00 Socio Ordinario* € 24,00 (nati dal 1990 al 1997)
Socio Familiare € 24,00 Socio Giovane** € 16,00 (nati nel 1998 e anni seguenti)
Socio Vitalizio € 20,00 Tessera per i nuovi Soci € 5,00 Duplicato Tessera € 2,00 *Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. **Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.
DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.
LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato i soci: Mario De Capitani, iscritto al Cai Lecco dal 1976 Michele Vaccari, iscritto dal 1998 Giordano Riva, iscritto dal 1991 Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione
CONVENZIONI PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD te. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto del 5% sugli abbonamenti stagionali. Sconto del 10% sui corsi di arrampicata sportiva STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 333-7291740; 333-4317764; Internet: www.studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici. TAURUS – SPORT, CALZATURE, PELLETTERIA Erba Viale Prealpi 20 (Statale Como-Lecco) tel. 031-610540, Lecco Viale Brodolini (Bione-Rivabella) tel. 0341.420808, Carate B.za via Toti ang.via Borsieri tel. 0362-905333 E-mail Info@taurussport.com, Internet: www.taurussport. com Sconto del 10% ad esclusione dei prodotti Geox, Lacoste, Birkenstock , Fred Perry e sugli articoli già scontati o in promozione. ADDA SOCCORSO - Società cooperativa sociale O.N.L.U.S Sede operativa: Via Como, 41 - 23883 Brivio (LC) - Tel. 039 5320817 - Cell. +39 338 8139504 www.addasoccorso.it | e-mail: info@addasoccorso.it Servizi ambulanze: trasporto della persona allettata da e per strutture sanitarie, dimissioni opedaliere diurne, notturne e festivi. Assistenze domiciliari varie. Trasporto per località diverse. Emergenza/urgenza sanitaria. Sconto del 10% sulle tariffe applicate. RISTORANTE TETTO BRIANZOLO 23888 Perego Fraz. Lissolo (LC), tel. 039-5310002; 039-5310505 E-mail tettobrianzolo@tettobrianzolo.it, Internet: www.tettobrianzolo.it Sconto 5% sui menù a tema, sconto 10% su tutti i menù alla carta, escluso S. Natale, Capodanno, S. Valentino, Pasqua e Ferragosto. E-TRE srl Show-room a Olgiate Molgora, Via Como1/3 (Statale briantea ) Fornitura e posa di prodotti per l’efficienza energetica, come serramenti altamente isolanti, sistemi di riscaldamento ecologici, impianti fotovoltaici, stufe e inserti a pellet, pellet austriaco di prima qualità. Ad ogni iscritto CAI sconto minimo del 10% che a discrezione del cliente potrà essere devoluto alla sezione CAI “Riccardo Cassin” di LECCO. SPORT SPECIALIST SPA- SPORT, ABBIGLIAMENTO, CALZATURE via Figliodoni 14 Barzanò (LC) Presso tutti i punti vendita sconto del 15% ai soci CAI, con esclusione degli articoli in promozione o già scontati
Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.
Informazioni
75
• Azienda leader in Italia • Fondata nel 1953 • Qualificato network di corrispondenti allʼestero • Servizi specializzati - marittimi ed aerei - per Bacino del Mediterraneo, Medio ed Estremo Oriente, Centro-Sud America, Canada • Groupage terrestre per Europa e sdoganamenti diretti presso nostro terminal sia import che export
FISCHER & RECHSTEINER COMPANY SPA
Via Piedimonte, 46 - I - 23868 VALMADRERA (Lc) Tel. +39 - 034119111 - Fax + 39 - 0341582686 E-mail: info@ferfreight.com - www.ferfreight.com
AGENT
SPEDIZIONI INTERNAZIONALI
Partita Iva 00210750139 - Capitale sociale 300.000 i.v. REA Lecco N° 69916 - Reg. Imp. Lecco N° 00210750139