Notiziario 2/2014

Page 1

Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO

n° 2/2014

CAI LECCO 1874

Notiziario del Club Alpino Italiano Sezione di Lecco "Riccardo Cassin" Sentieri e Parole

Alpinismo

Escursionismo

DECISIONE DA ESPERTO

LA GRANDE CACCIA ALLO SQUALO

DA UN MARE ALL’ALTRO

Dopo la Nord, una difficile discesa sul ghiacciaio del Gran paradiso

Duecento km in kayak nel mare della Groenlandia per raggiungere lo Shark Tooth

Da Trieste a Ventimiglia, 2.200 km e 57.000 metri di dislivello pedalando sulle alpi

L’intervista QUEL MARE DI NEBBIA

Renzo Battiston, ricordi di una vita d’alpinista


IN QUESTO NUMERO EDITORIALE

4

TRACCE DEL TEMPO Nei nostri rifugi vive la storia e l’impegno di generazioni di soci di Emilio Aldeghi, presidente CAI Lecco

SENTIERI E PAROLE

DECISIONE DA ESPERTO 6 Una difficile discesa sul ghiacciaio del Gran Paradiso di Gigi Alippi I 60 ANNI DEL K2 11 Il 31 luglio 1954 la bandiera italiana sventola sulla “montagna delle montagne”

di Renato Frigerio I COLORI DELLE GENZIANE Sulle nostre montagne sono presenti 26 specie di quattro diversi generi di Annibale Rota U.G.E. ADDIO In memoria (e in onore) dell’Unione Giovani Escursionisti di Sergio Poli CERMENATI E “IL NATURALISTA VALTELLINESE” I primi passi fra scienza e montagna di un futuro presidente del CAI Lecco di Adriana Baruffini

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 2/2014

14

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto

17 22

Direttore responsabile: Angelo Faccinetto

ALPINISMO GIOVANILE

26 30

DA 50 ANNI IN CAMMINO Una mostra e un libro per il mezzo secolo di Alpinismo Giovanile di Matteo Manente SULLE ROCCE DELLE ALPI GIULIE Al Rifugio Corsi il trekking 2014 del corso di Alpinismo Giovanile di Sofia Colombo

ALPINISMO e ARRAMPICATA

32

39 42

LA GRANDE CACCIA ALLO SQUALO Duecento km in kayak nel mare della Groenlandia per raggiungere lo Shark Tooth di Matteo Della Bordella PILASTRO NORD-OVEST Storia del tentativo (fallito) allo sperone del Talung di Daniele Bernasconi SOLITUDINE NEL KIRGIZISTAN Tre settimane alla ricerca di sconosciute pareti di granito di Luca Schiera

L’INTERVISTA

44

QUEL MARE DI NEBBIA Renzo Battiston, ricordi di una vita d’alpinista

ESCURSIONISMO

di Luca Pedeferri

A SPASSO SULLA CRESTA 52 Rimandata a settembre causa maltempo la gita alpinistica al Castore

55

59 60

62

Tipografia: Grafiche Riga Annone Brianza Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 27/10/2014

SCI ALPINISMO

66

di Andrea Spreafico DA UN MARE ALL’ALTRO Da Trieste a Ventimiglia, 2.200 km e 57mila metri di dislivello pedalando sulle Alpi di Stefania Valsecchi A PICCOLI PASSI Attività Family CAI 2014 di Andrea Spreafico UN GIRO IN MOLISE Con sconfinamenti, frequenti, in Abruzzo... di Enrico Bonaiti

Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia

GEO

A1 La terza edizione del corso di alpinismo di base di Sara Pozzetti e Ottavio Penati

CULTURA A PEDALI Il 14 e 15 maggio la “Geopedalata” da Pomposa a Comacchio di Agostino Riva

APPUNTAMENTI

GESTA DI ALPINISTI 68 In mostra al MEAB la storia e l’attualità dell’arrampicata lecchese COSA LEGGONO LE “RIFUGISTE” 70 Le preferenze di Elisa, Anna e Serena di Adriana Baruffini CENTO ANNI CON RUCHIN 71 In mostra a Calolzio la vita e le imprese di ErcolediEsposito Adriana Baruffini RECENSIONI 72 INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA 74

In vetta al Castore, gita alpinistica sezionale del 6/7 settembre 2014. Foto Andrea Spreafico


TRACCE DEL TEMPO

Nei nostri rifugi vive la storia e l’impegno di generazioni di soci di Emilio Aldeghi*

D

opo esserci congedati da casa ci incamminiamo lungo i sentieri godendo della bellezza

del bosco, dell’asperità delle rocce, degli scorci paesaggistici che di volta in volta si aprono alla nostra vista. Spesso nel bel mezzo del nostro percorso - o scelto come meta - c’è il rifugio. Questo punto di riferimento diventa per l’escursionista l’obiettivo per riposarsi dalla fatica, un punto dove ricomporre la condivisione di una passione con gli amici, un momento di relax attorno a un tavolo per scaricare le preoccupazioni della quotidianità. Difficilmente il nostro pensiero si posa sul ricordo di chi quell’edificio lo ha voluto e magari ha anche contribuito alla sua costruzione in nome di un ideale. Eppure ogni rifugio è una traccia del tempo, un luogo che ha attraversato momenti belli e brutti della storia di un territorio e visto passare generazioni di persone. I rifugi rappresentano anche la dimostrazione della vitalità di molte sezioni del CAI. Pensiamo ai nostri due rifugi: il rifugio Lecco ai Piani di Bobbio e il rifugio Stoppani in località Costa sul sentiero che porta verso i Piani d’Erna.

dea iniziale di costruzione in località

remunerative dal punto di vista atleti-

Crotti di Parolo sulla Grigna Setten-

co ed alpinistico.

trionale, per ragioni economiche il CAI

Quando qualche socio mi pro-

di Lecco decise nel 1907, su proget-

pone di alienare un rifugio per via

to del vice presidente ing. Giuseppe

dell’importante impegno economico

Ongania, di posizionarlo di fronte allo

che la sezione deve sostenere per la

Zuccone Campelli. Da subito divenne

sua manutenzione mi corrono i bri-

meta di scampagnate, di gite sociali,

vidi lungo la schiena. Probabilmente

di gruppi escursionistici e base per gli

nemmeno il dissesto economico del-

scalatori che qui tracciarono vie, so-

la sezione (cosa che fortunatamente

prattutto negli anni ‘30, diventate oggi

è ampiamente improbabile) potrebbe

delle classiche di arrampicata. La bru-

indurmi a fare una simile proposta.

talità della guerra nel 1944 si abbatté

La domanda che mi porrei è molto

sul rifugio che venne completamente

semplice: chi siamo noi per arrogarci

distrutto. Solo il 15 ottobre 1967 sotto

il diritto di cancellare gli sforzi, le fa-

la presidenza e l’impulso del presidente

tiche, gli ideali, la storia di uomini, soci

Maroni e grazie alle sinergie dei soci

del CAI Lecco come noi, che prima di

del CAI Lecco, dei componenti del

noi, in quell’edificio hanno creduto e

Gruppo Ragni e del Soccorso Alpino

per quell’edificio hanno combattuto?

poté essere nuovamente inaugurato,

La risposta per me è molto semplice:

ricominciando un lungo cammino che

nessun diritto.

ci porta ai nostri giorni.

quentare i nostri rifugi, apprezzando Capanna Stoppani

i prodotti gastronomici proposti, so-

1895 e divenne da subito meta per

stando per riprendere le forze. Qual-

giornate tranquille immersi in un am-

che volta fatelo con la consapevolezza

biente incantevole con splendida vista

che quella casa in mezzo al verde ha

su Lecco e sulle montagne che le fan-

qualche cosa da raccontarci ed è un

no da cornice. Anche per la “Stoppani”

racconto che vale la pena conoscere

la seconda guerra mondiale significò

e conservare.

distruzione, durante i rastrellamenavvenne una prima parziale ricostru-

La storia del Rifugio Lecco ci porta ai primi del ‘900 quando, dopo un’i-

zione come prefabbricato, mentre il successivo ammodernamento (e inaugurazione) è del 1978. Con l’avvento dell’arrampicata sportiva il rifu-

4

gio è diventato base preziosa per chi

Editoriale

l’accoglienza dei rifugisti, gradendo

Il rifugio Stoppani fu costruito nel

ti del 1943. Siamo nel 1948 quando Rifugio Lecco

Tutto questo, amici, per dirvi di fre-

si cimenta in questa attività, data la possibilità in zona di salire vie davvero

*Presidente CAI Lecco Le foto in senso orario: il rifugio Lecco dopo la distruzione operata dai Nazifascisti nel 1944; 1946, soci Cai Lecco rimuovono le macerie della capanna Stoppani. Foto archivio Pino Comi, Cai Lecco; il primo rifugio Lecco ai piani di Bobbio. Foto archivio P.Comi, Cai Lecco; il rifugio Lecco in un ‘immagine recente. Foto E. Aldeghi; sosta alla capanna Stoppani durante una gita ai piani d’Erna nel 1904. Foto archivio P.Comi, Cai Lecco


DECISIONE DA ESPERTO

Dopo la Nord, una difficile discesa sul ghiacciaio del Gran Paradiso

L

’inverno per l’alpinista è la sta-

va solo far presagire meravigliosi sce-

cava nell’ampia apertura che veniva

gli escursionisti e degli alpinisti: qui

della Grignetta. Essendo la prima vol-

re! La settimana scorsa ne abbiamo

gione dei sogni: non potendo

nari. Fu così che finalmente, quando i

chiusa sulla destra dall’imponenza del

il silenzio viene rotto unicamente dal

ta che mi trovo in questi paraggi, è

recuperati addirittura due di loro che

frequentare la montagna come

trent’anni erano stati suonati per me

Ciarforon (3640 m), dalle pareti della

fischio delle marmotte.

del tutto naturale che mi rivolga alla

hanno lasciato la vita sul Ciarforon”.

gli piacerebbe fare, deve accontentar-

già da qualche tempo, mi ritrovai stu-

Tresenta (3609 m) e della Becca di

Sono arrivato qui da Pont Valsava-

custode del rifugio per informarmi da

Rimango di stucco, tanto che riesco

si di sognare i luoghi che lo aspetta-

pito al cospetto della parete Nord del

Monciair (3544 m) ed era dominata

renche (1960 m) con due carissimi

che parte prendere per salire la parete

solo a biascicare: “Fortunatamente io

no già al primo annuncio dell’estate.

Gran Paradiso, nelle Alpi Graie orien-

dall’alto dal Gran Paradiso. Tutt’attor-

amici, il dottor Sandro Liati di Cas-

Nord. Non mi sarei aspettato, invece

sono sempre tornato”. Alla sceneg-

Quell’anno i sogni si dirigevano verso

tali. Precisamente ne ero stato colpi-

no impressionava lo spettacolo di ca-

sano Magnago e Pino Panzeri, me-

di una gentile risposta, di ricevere una

giata ha intanto assistito un omet-

una montagna che non avevo ancora

to già al momento in cui si presentò

mosci e stambecchi che pascolavano

glio conosciuto con il vezzeggiativo

specie di burbero rimbrotto: “Ecco

to che avevo intravisto seduto in

incontrato, nonostante fossi stato più

alla vista il rifugio Vittorio Emanuele

tranquillamente, soltanto incuriositi

“Panzerino”: entrambi rappresentano

questi cittadini che vengono quassù

un angolo e che timidamente mi si

volte tentato dal suo nome che pote-

II (2732 m) al Moncorvè, che spic-

ma non intimoriti dal passaggio de-

la “cultura” del nostro Gruppo Ragni

senza neanche sapere dove poi anda-

avvicina non appena la quiete sem-

Gran Paradiso parete nord

di Gigi Alippi


Tutte le Nord del Gran Paradiso; la Crètier è la n.3 la Diemberger è la n.7. Da www.summitpost.org

bra tornata. “Scusi – mi sussurra – ho

questa sia la meta anche di quei due

mente nulla di tutto questo è sfuggi-

sentito che volete andare alla Nord: io

ragazzini, gli chiedo se lui per caso sia

to alla custode che, quando arriva da

non ci sono mai stato, vedo però che

la loro guida. “No, no” – mi risponde.

noi per riconsegnarci i documenti, con

chi è interessato supera quel colle e

Ci vanno da soli, hanno già parecchie

ben altro piglio mi dice: “Le chiedo

così entra nel bacino della Nord”. Lo

Nord sulle spalle”.

scusa della mia sfuriata: non sapevo,

ringrazio con un sorriso: non sono

Mentre consegno doverosamen-

scusi ancora, che lei è un alpinista fa-

presuntuoso a dire che a me bastava

te i nostri documenti alla custode,

moso”. Io la prendo in contropiede:

sapere questo poco, e così posso ras-

vedo entrare nel rifugio una chiasso-

“Guardi che lei si sbaglia: è mio fra-

sicurare i miei due compagni: “Sandro,

sa compagnia, nella quale riconosco il

tello l’alpinista che tutti conoscono”.

Pino: siamo a cavallo!”.

capitano, gli istruttori e gli allievi della

Lei però ha capito l’antifona e quasi

Noto vicino a noi la presenza di

scuola militare alpina di Aosta. È tutta

mi supplica: “No, no: non mi prenda in

due ragazzini che, ad occhio e cro-

gente che sa bene chi sono e manife-

giro. Gli istruttori mi hanno raccontato

ce, non devono avere più di 15 anni.

stano fin troppo la loro stima nei miei

tutto: pace fatta?”

Accanto a loro un signore, che reputo

riguardi con abbracci a non finire che

Le stringo la mano.

loro padre, si rivolge a noi chiedendoci

ci scambiamo in un clima festoso, fino

Ci avviamo verso il famoso colle,

se siamo intenzionati di fare la Nord.

a concludere con un brindisi caloroso

che è ancora notte fonda, infilandoci

Glielo confermo e, supponendo che

che mi viene offerto come ospite di

su un interminabile pendio morenico

riguardo. Lascio immaginare l’allegria

e portandoci lungo alcune roccette e

che ha coinvolto tutta l’atmosfera del

sfasciumi, fino a raggiungere il ghiac-

locale e ha dato un tocco particolare

ciaio di Laveciau. Lo attraversiamo,

anche alla cena che è seguita. Certa-

aggirando a sinistra lo sperone Ovest

8

Sentieri e Parole

del Gran Paradiso, fino alla crepaccia

A metà parete vedo due puntini

la nebbia che ci avvolge si è infittita

terminale. Il cielo sereno e le stelle

neri: sono i ragazzi molto più bassi

tanto densamente che ci impedisce

che luccicano sopra di noi annuncia-

di noi. Mi compiaccio con me stesso

di scorgere la traccia battuta che ci

no senza dubbio una bella giornata.

della scelta. Adesso la parete si rad-

avrebbe agevolmente guidato fino al

Superato il colle, entriamo nel bacino

drizza, con tratti verdi: salgo gradino

rifugio Vittorio Emanuele II. Siamo

della Nord. Nel contrasto con il buio,

dopo gradino, mettendo un chiodo a

praticamente al buio e non vediamo

la parete di ghiaccio appare luccicante

metà tiro: non si sa mai. La parte alta si

più nulla al di là di dieci metri. Tanto

e immensa. Sentiamo delle voci lon-

accuccia un po’, il sole ci riscalda. Mi

vale dar retta a Sandro che propone:

tane: sono certamente i due ragaz-

esalto: provo il piacere di salire con-

“Uì, se sé fermum a fumà una paet-

zi, che hanno scelto di salire per la

scio della situazione. Ormai sento l’o-

ta, in attesa di una schiarita?”. Siamo

Crètier (1) la parte centrale, quella che

dore della cima: sono euforico e tra-

d’accordo per la sosta e, sempre av-

è stata la prima delle salite effettuate

smetto questo bellissimo sentimento

volti nella nebbia, con l’ambiente tutto

sulla Nord. Nel chiarore dell’alba que-

ai miei compagni. Abbiamo raggiunto

uguale, una sorta di schermo bianco

sta parete ci appare piuttosto verde,

la cima, o meglio siamo sull’anticima,

uniforme, accendiamo le nostre si-

segnale poco rassicurante, in quanto

a quota 4061 m, l’unico 4000 della

garette. I pacchetti si svuotano, ma la

sarà tutta da gradinare. Anche adesso

zona.

nebbia rimane avvolgente come prima.

che sto scrivendo, penso con dolore a

I ragazzi sono molto più bassi, co-

Aspettiamo ancora: tocca a me riflet-

questi due ragazzini, ai quali l’esube-

stretti a gradinare in continuazione.

tere sul da farsi e prendere la decisio-

rante passione giovanile per le Nord

Noi ci concediamo un buon pranzo,

ne: “Scendiamo, qualche santo prov-

glaciali ha fatto troppo presto pagare

si fa per dire, ma è l’acqua che de-

vederà!”. Facciamo solo pochi passi e

un prezzo troppo caro. Saprò infatti

sideriamo maggiormente. Decidiamo

ad un tratto mi si profila un’ombra. Non

che entrambi, soltanto un paio di mesi

di aspettare i ragazzi per poi scendere

riesco a distinguere se sia una roccia

dopo la Nord del Gran Paradiso, tron-

tutti assieme. Dopo qualche ora arri-

o un promontorio di ghiaccio: mi av-

cheranno la loro giovane esistenza

vano anche loro e insieme ci compli-

vicino un po’ di più e vado a trovar-

sulla via Major sui seracchi della Bren-

mentiamo con felicitazioni e forti ab-

mi su uno strapiombo che ci preclude

va del versante Est del Monte Bianco

bracci. Ma non c’è tempo da perdere:

di scendere oltre. Spostandomi allora

di Courmayeur.

il cielo si è rabbuiato e si stanno sca-

verso destra, scorgo un pluviometro,

tenando tuoni e lampi. Si tratta però

che per un attimo mi illumina la mente.

di un temporale a secco, con qualche

Raduno tutti quanti ed espongo la mia

Tornando a noi tre, che abbiamo in-

fiocco di neve e niente più. Scendia-

ipotesi: “Ragazzi, voi che siete saliti

vece scelto la parte destra dove sale

mo al colletto da dove si dovrebbe poi

l’anno passato, per forza di cose siete

la Diemberger (2), troviamo una parete

risalire verso la cima principale, ma mi

passati di qui, perché, se c’è un pluvio-

parzialmente bianca, sinonimo cioè di

vedo costretto a segnalare il pericolo

metro, è logico che la via normale si

una parete pedalabile, perché i ram-

di salire sulla cima a causa dei fulmini.

trovi da queste parti, altrimenti come

poni mordono la neve e si può così

I ragazzi non si fanno pregare ad ac-

lo si potrebbe raggiungere?”. Silenzio

salire senza gradinare. Scelta ottimale,

cettare il mio avvertimento: sentono

assoluto, e il fatto che nessuno apre la

anche se la via è molto ripida: salia-

l’alta montagna e mi seguono come

bocca acuisce la preoccupazione e fa

mo in massima sicurezza, con filate

pulcini. In questa situazione la mia, la

salire la tensione. Propongo: “In man-

di quaranta metri: piazzola, recupero,

nostra, presenza li tranquillizza: sono

canza perfino della bussola, tracciamo

di nuovo partenza. Nei tratti più ripidi,

orgoglioso di offrire un’ala protettri-

sulla neve una croce e proviamo a

qualche gradino non guasta, consente

ce. Iniziamo la discesa che si snoda

muoverci prima in direzione della te-

di far riposare i polpacci e soprattutto

da sudovest per il ghiacciaio del Gran

sta e, se questo non va, tentiamo la

di far tacere i lamenti del Panzerino:

Paradiso, incrociando subito la traccia

“fa dent un quai passèl, me so’ vecc!”.

che si perde nel lunghissimo pendio

Sandro invece non parla, soffre in si-

che scende verso valle. Il tempora-

lenzio come sua abitudine.

le non è passato, ma, peggio ancora,

La via migliore

Sentieri e Parole

9


sempre in una nebbia fitta, ma sorretto

I 60 ANNI DEL K2

dalla mia lunga esperienza che mi assicura che fintanto che scendiamo ci

Il 31 luglio 1954 la bandiera italiana sventola sulla “montagna delle montagne”

avviciniamo sempre più alla meta. Mi sento tranquillo pensando che è stata ben riposta la responsabilità che è stata affidata tutta sulle mie spalle. E finalmente arriviamo al punto dove anche

concitato e mi raduno attorno i quat-

arena sopra a dei seracchi strapiom-

tro che sto guidando nel mio tentati-

banti, mentre anche il secondo tenta-

vo: “Mi sembra di vedere dei segnali di

tivo fallisce con il medesimo risultato.

passaggio, voi che ne dite?”. I quattro

Ritorno al centro della croce, arrabbiato

mi guardano con aria perplessa: “Noi

anche perché la delusione dà spunto

non vediamo niente”. La loro risposta

ad accese discussioni. Non rimane che

agnostica mi fa salire alle stelle la ten-

intraprendere il cammino sull’ultima di-

sione, mi chiedo se sono preda di allu-

rezione, oppure decidere di bivaccare:

cinazioni, mi sembra quasi di impazzire.

ma di far questo non c’è neanche da

È solo per un attimo, perché subito prevale la ragione. Sento dentro di me

parlarne.

una forza che mi sospinge a continuaQuestione di responsabilità

re, perché quella era la strada che stavo

Si riprenderà allora per l’ultima di-

cercando. Camminiamo ancora a lun-

rezione che ci è rimasta da tentare e,

go, e già questo è un buon segno, che

sempre assicurato, sono io il primo ad

viene ad un certo punto confermato

avviarmi. Non credo quasi ai miei oc-

dalla vista dei famosi ghiaccioli che si

chi quando, ad un tratto, mi sembra di

sono formati sul vecchio tracciato. Mi

scorgere dei ghiaccioli o grumi di neve.

rivolgo ai quattro compagni, invitandoli

Ho un sobbalzo, perché se rappresen-

ad osservare se adesso vedono qual-

tano quello che penso, forse ci siamo

che segnale.

incamminati sulla strada giusta: ghiac-

A rispondermi sono soltanto i due

cioli o grumi infatti è quanto si forma

ragazzini, ma pure loro con un delu-

su un “sentiero” lungo un ghiacciaio, la

dente: “Noi non vediamo niente, sap-

parte interna del quale tende ad abbas-

piamo che sulla nostra destra c’è una

sarsi, mentre sul bordo superiore vanno

seraccata e che finirci dentro vuol dire

a formarsi questi ghiaccioli. Mi fermo

dover bivaccare”. Ho capito, sono tutti in palla: tocca a

10

Sentieri e Parole

me, soltanto a me prendere la decisione, e io ostinatamente decido di continuare. Camminiamo parecchio, immersi

splorate, incredibilmente diffi-

nomina, in quanto Desio esige cha da

In questa occasione i due esplorato-

parte del C.A.I. non vengano proposte

ri incontrano Charles S. Houston che

altre nomine oltre la sua. Dopo aver

con i suoi compagni era di ritorno

e lunghissimo, è culminato con una

proprio da un tentativo al K2, dove

vi in porto. Mi esce quasi con un urlo:

delle imprese più importanti per l’al-

avevano raggiunto quota 7900. Altre

“Allora ragazzi, la vedete o no quella

pinismo italiano: la scalata del K2, la

spedizioni avevano fallito e non man-

piccola traccia di sentiero?”. Si avvici-

seconda vetta del mondo, che si eleva

carono assalti finiti tragicamente, tra i

nano tutti a me, guardando, scrutando

nel Karakorum, di cui occupa il limite

quali quello statunitense di Fritz Her-

e lanciando poi un grido liberatorio: “La

occidentale. Questa piramide di roccia

mann Ernst Wiessner che nel 1939

vediamo, la vediamo anche noi. Evvi-

e ghiaccio, con sei grandi creste che

giunse fino a quota 8382.

va, siamo a casa!”. Bisognerà procedere

disegnano le quattro pareti principali,

Desio e Cassin raggiungono Con-

ancora con la dovuta prudenza, perché

viene considerata a ragione dagli al-

cordia, all’estremità alta del Baltoro, a

attorno a noi la nebbia è sempre fit-

pinisti “la montagna delle montagne”.

settembre e da qui scorgono final-

gno di essere stati condotti sani e sal-

sinistra della croce. La prima prova si

U

n viaggio verso terre ine-

accompagnato da Riccardo Cassin.

cile e avventuroso, travagliato

agli altri non potrà più sfuggire il se-

Rifugio Vittorio Emanuele. Foto Matteo Abate

di Renato Frigerio

ta. Poi, improvvisamente, anche questa

Conquistarla è il sogno di Ardi-

mente l’agognata vetta. A causa del

scompare, lasciando apparire in fondo

to Desio, che comincia a prendere

maltempo devono però ridurre la loro

forma il 9 gennaio 1953, quando il

perlustrazione e fermarsi al primo

professore friulano inoltra al governo

campo della spedizione statunitense.

pakistano la domanda per un viag-

Una volta tornati in Italia, il Consiglio

gio preliminare in una zona attigua

centrale del C.A.I. nomina Desio capo

al Baltoro. Devono però passare otto

della spedizione pakistana e Cassin

mesi per vedere la partenza effetti-

capo del gruppo alpinistico. Quest’ul-

va di Desio, che al Karakorum viene

timo deve però rinunciare alla propria

al ghiacciaio il verde dei prati: la nostra avventura finisce qui. È inutile che mi interroghi se la felice conclusione sia da attribuire alla fortuna, più che all’intuito e all’esperienza: sono certo però che questo avventuroso episodio mi ha fatto crescere in autostima e mi ha arricchito di una maturazione interiore. A ricordarmelo per molti anni hanno contribuito forse anche gli auguri di Buon Natale che mi sono regolarmente pervenuti dalla custode del rifugio Vittorio Emanuele. 1 – La via Crètier sulla parete Nord-ovest del Gran Paradiso è stata aperta l’11 luglio 1930 da Amilcare Crétier, L.uigi Bon e Renato Chabod. Si tratta di una bella ascensione glaciale di grande soddisfazione. 2 – Kurt Diemberger è un affermato alpinista austriaco, che ha conquistato la fama di grande specialista delle pareti Nord: Gran Zebrù, Cervino, Lyskamm, Eiger, Grandes Jorasses. La via sulla parete Nord del Gran Paradiso si può considerare una delle classiche vie di ghiaccio delle Alpi Occidentali e si sviluppa su un versante seraccato in tutta la sua larghezza in un ambiente grandioso ed impareggiabile.

Il K2 visto dal campo base. L’ing. Gallotti sbriga la corrispondenza della spedizione. Da Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 1954, volume LXXIII

LA STORIA IN UN LIBRO di Adriana Baruffini

A

chi volesse saperne di più

dai primi viaggiatori, mercanti e mis-

alto degli Ottomila, o di Montgome-

sulle vicende della conquista

sionari, che si avventurarono nelle re-

ry che, avendo individuato a distanza

del K2 consigliamo la lettura

gioni himalayane fin dal medioevo (il

due vette del Karakorum sovrastanti le

di un recente libro di Mirella Tenderini,

primo fu forse Marco Polo nel 1272),

altre, Masherbrum e Chogori, le nomi-

Tutti gli uomini del K2, Corbaccio edi-

per arrivare alla schiera di esplorato-

nò rispettivamente K1 e K2.

tore, 2014.

ri, geografi e cartografi che nel corso

Nel 1857 nasce a Londra l’Alpine

L’autrice racconta la storia del-

dell’Ottocento, quando India e Nepal

Club e l’esplorazione assume progres-

la “Grande Montagna”, il più difficile

facevano parte dell’impero britan-

sivamente una connotazione diversa,

degli Ottomila, divenuta nel 1954 la

nico, si spinsero su quelle montagne

diventa alpinismo: la motivazione di

“montagna degli italiani” , seguendo

dotati di attrezzature per misurazio-

il destino di centinaia di uomini che

ni scientifiche, raggiungendo anche

vi si sono cimentati prima nell’esplo-

quote significative. Come nel caso di

razione, poi nella conquista. Si parte

Everest, che legò il suo nome al più

Sentieri e Parole

11


del K2 a quota 8611 m alle ore 18 del 31 luglio 1954: missione compiuta! Una nota dolorosa segnava la vittoria: la morte per edema polmonare al campo 2 dell’alpinista valdostano Mario Puchoz. Un lungo strascico polemico turbò la prestigiosa conquista, a causa della denuncia di Walter Bonatti ritenutosi vittima di un raggiro che lo privò del glorioso arrivo in vetta. Parve strano infatti che proprio lui, considerato l’alpinista più forte, fosse fatto scendere con il portatore hunza Amir Mahdi a recuperare delle bombole di ossigeno, e costretto poi al ritorno a I componenti della spedizione del 1954. Da Rivista mensile del Club Alpino Italiano, 1954, volume LXXIII

ritrovarsi isolato a bivaccare all’aperto

calcolato un preventivo economico

Achille Compagnoni, Mario Fantin, Ci-

finalmente in marcia il primo sca-

che si aggira attorno ai 100 milioni

rillo Floreanini, Pino Gallotti, Lino La-

glione di portatori. Anche gli alpini-

di lire, Desio convoca gli alpinisti per

cedelli, Guido Pagani, Mario Puchoz,

sti possono così incominciare la loro

una prima visita medica. Sorpren-

Gino Soldà, Ubaldo Rey, Sergio Viot-

scalata e, dopo aver superato i primi

dentemente tra gli esclusi figura an-

to. Oltre a loro parteciperanno cinque

due campi alti degli americani, Com-

che lo stesso Cassin, che per questo

scienziati.

pagnoni e Rey piazzano il terzo a

rassegna pure le sue dimissioni dalla

6200 m. A poco a poco le cordate Gloria e polemiche

commissione. Gli alpinisti chiamati

si susseguono a conquistare posizio-

a quota 8000, mentre Compagnoni e Lacedelli erano partiti a prendersi la vetta. Con chi prendersela, se gli ordini principali e decisivi provenivano dal capo spedizione Ardito Desio, che aveva accompagnato gli alpinisti fino al mitico campo base situato sul ghiacciaio Godwin Austen?

a comporre la squadra sono: Erich

Dopo un volo di ricognizione in-

ni sempre più alte. Saranno Lacedelli

Abram, Ugo Angelino, Walter Bonatti,

torno alla vetta, il 30 aprile si mette

e Compagnoni a raggiungere la vetta

fondo continua ad essere “il deside-

pinistica.

dentali legavano il proprio destino. E

storia con dei risvolti amari e con uno

rio umano di conoscenza che spinge

Nel libro scorrono moltissimi per-

poi descrizioni dell’organizzazione e

strascico infinito di polemiche e di ri-

a esplorare terre ignote, ad avvicinarsi

sonaggi spesso affascinanti, talvolta

dell’equipaggiamento delle varie spe-

sentimenti, all’interno della quale l’au-

a nuovi orizzonti… Il mondo - scrive

eroici, a tratti stravaganti: gli alpinisti

dizioni; curiosa la segnalazione del-

trice si muove con obiettività, cercan-

Mirella nel primo capitolo - era sta-

dei primi tentativi a cavallo fra ‘800 e

la presenza di artisti arruolati con il

do di cogliere luci e ombre. Attinge a

to quasi tutto esplorato in lungo e

‘900, come l’inglese Conway, i coniugi

compito di ritrarre valli e montagne;

un ricchissimo materiale documentale

in largo; mancava un’esplorazione in

americani Workman, gli inglesi Ecken-

colpisce l’ignoranza sugli effetti della

e, confrontando e verificando le fonti,

altezza e a questo si dedicarono gli

stein e Crowley; il Duca degli Abruzzi

permanenza in alta quota, soprattut-

ricostruisce con sapienza il mosaico

alpinisti”, affrontando le montagne non

che nel 1909 raggiunse quota 7498

to sotto sforzo: la prima raccolta di

della conquista per raccontare una

solo per descriverle o misurarle ma

m; gli americani, nel 1938 con Hou-

osservazioni sistematiche sul “mal di

storia già nota in una prospettiva di-

per scalarle.

ston, nel 1939 con Wiessner (tedesco

montagna” sarà pubblicata da Conway

versa, che colloca la vicenda del K2

trapiantato in America) che giunse a

al suo rientro.

“all’interno della grande storia dell’hi-

E anche per il K2 inizia la storia al-

12

Sentieri e Parole

un passo dalla vetta. Accanto a quel-

Nel 1953, dopo un nuovo tentati-

malaysmo”, e mette in risalto anche

le degli alpinisti sono poste in giusto

vo di Huston, incomincia la storia più

i contesti ideologici e politici che le

rilievo le figure dei portatori e delle

nota, quella degli italiani, che raggiun-

fanno da sfondo.

guide locali che agli scalatori occi-

geranno la vetta il 31 luglio 1954. Una

ARDITO (DI NOME E DI FATTO) DESIO di Renato Frigerio Geologo, studioso, scienziato e scrittore, appassionato alpinista, docente ed esploratore: questo era Ardito Desio, ma non solo. Ha vissuto gran parte dei suoi pieni cento anni con un sogno indomabile: conquistare il K2, l’impresa per cui è diventato poi famoso in tutto il mondo. Questa però è solo la punta di diamante di una carriera lunga e avventurosa. I suoi successi spaziano infatti dalla paleontologia alla geografia umana, fino a giungere all’alpinismo esplorativo. Nato a Palmanova il 18 aprile 1897, ancora giovanissimo aveva salito quasi tutti i monti delle Alpi Giulie e Carniche. Nel 1915 si arruola come volontario e prende parte alla prima guerra mondiale. Dopo essersi iscritto alla Facoltà di Scienze dell’Università di Firenze, entra nel corpo degli Alpini. Caduto prigioniero nel 1917, finisce prima nel campo di Wegscheid a Linz e poi a Plan. Riesce comunque a sfruttare questi momenti bui applicandosi allo studio e ampliando le sue conoscenze scientifiche. Terminato il conflitto, effettua il suo primo viaggio nelle isole del Dodecaneso, che allora era sotto il dominio italiano, e qui in due anni completa la sua ricerca sulle isole dell’Egeo. Tornato in Italia, si trasferisce a Milano, dove diventa conservatore nella sezione geologica del Museo Civico di Storia Naturale e contemporaneamente assistente alla cattedra di geologia del Politecnico. È allora che il Comitato Glaciologico Italiano gli conferisce l’incarico di incominciare delle ricerche sui ghiacciai dell’Ortles Cevedale, che si protraggono fin oltre gli anni Sessanta. Non è il tipo che può star fermo: nel 1926 parte per l’Africa e tre anni dopo partecipa ad una spedizione in Karakorum che, guidata da Aimone di Savoia, duca di Spoleto, nipote del duca degli Abruzzi, ha come scopo di tentare la scalata del K2. Si vorrebbero seguire le orme della precedente spedizione italiana guidata da Amedeo Giuseppe, duca degli Abruzzi, nipote del Re d’Italia Vittorio Emanuele II, che nel 1909 raggiunse qui quota 6250 m. A causa però delle polemiche sorte in seguito al drammatico epilogo del viaggio di Umberto Nobile al Polo Nord con il dirigibile Italia, il programma viene drasticamente ridotto, e una delle mete cancellate è proprio quella più importante, il K2. Il sogno di Desio dovrà aspettare ancora molto prima di diventare realtà, e il caparbio friulano si accontenta intanto di una nuova spedizione in Africa nel 1931, alla quale ne seguirà una nel Sahara libico. Si apre così una pericolosa parentesi in Etiopia, alla ricerca di metalli preziosi. Lo scoppio della seconda guerra mondiale lo costringe ad interrompere il suo lavoro, ma non ad abbandonare il suo obiettivo, che vedrà finalmente realizzato nel 1954. Dopo di questo, compie altre spedizioni di studio, tra le quali quella in Antartide nel 1962. Il progetto più recente cui Desio si è dedicato risale al 1987, ed è stato la realizzazione, a quota 5050 m nella famosa “Piramide” del CNR, di un laboratorio di studi delle alte quote al campo base dell’Everest (progetto EV-K2).

Da sinistra Achille Compagnoni, Ardito Desio, Lino Lacedelli, Gino Soldà, Cirillo Ciro Floreanini. In una foto degli anni ‘80. Archivio Renato Frigerio


I COLORI DELLE GENZIANE

Sulle nostre montagne sono presenti 26 specie di quattro diversi generi

L

di Annibale Rota a famiglia delle genziane comprende circa 750 specie, ripartite in 64 generi. Sono presenti

nell’habitat alpino delle regioni temperate di tutti i continenti: Europa, Asia, Americhe, Africa nord-occidentale, Australia orientale e Nuova

nali ed anche perenni. I fiori sono in genere a forma di imbuto e di diversi colori: predominano l’azzurro-violaceo e il blu scuro, ma non mancano esemplari bianchi, gialli e rosso-purpurei.

14

Sentieri e Parole

renne, con 5-10 fiori gialli raccolti in

è vietata la raccolta.

Muggio e del Legnone. Meno comuni, ed anche meno vi-

verticilli nell’incavo delle foglie som-

Vale la pena segnalare che se qual-

stose, sono la genziana minore, Gen-

mitali. Le radici di questa pianta, della

cuno, nonostante i divieti, volesse

tiana cruciata, L., dai fiori di un az-

quale però in Lombardia è vietata la

raccogliere qualche radice di queste

zurro più intenso sia all’interno che

nelle, chiamate anche galoppi (ignoro

raccolta, sono utilizzate per aroma-

due genziane, dovrebbe fare molta

all’esterno, e la graziosa genziana

terreni calcarei, altre i terreni acidi

l’origine di questo nome), che pun-

tizzare grappe e liquori e per infusi

attenzione perché in autunno, quan-

amarella, Gentianella amarella, L., dai

ed altre ancora presenti indifferente-

teggiano di blu in primavera i prati

digestivi. I suoi principi amari sono

do di solito avviene la raccolta, non

fiori azzurro-violacei o azzurro-ro-

mente su entrambi i terreni.

alpini dai 600 metri fino alle cime

infatti utili per stimolare e bilanciare

sono più presenti i fiori ed è possi-

sei. Personalmente le ho viste poche

Alcune specie sono poi conosciute

delle nostre montagne (altrove pos-

la secrezione dei succhi gastrici e bi-

bile confonderle con piante di veratro

volte, la prima ai Piani Resinelli, la se-

ed utilizzate in erboristeria, e anche

sono arrivare fino a 3.000 metri).

liari, la cui carenza è causa di males-

(Veratrum album), che vivono negli

conda lungo la valle del Meria sopra

in farmacia, per le loro proprietà di-

Si tratta di fiori “acauli”, cioè privi di

sere, sonnolenza e mal di testa.

stessi ambienti e sono tanto simili

Mandello.

gestive e febbrifughe.

gambo e forse non tutti sanno che,

Questa genziana, presente fra i

quanto velenose. L’unica differenza

Sono invece molto comuni le gra-

anche se molto simili tra di loro, bo-

1.000 e i 2.000 metri di altezza,

sta nelle foglie, opposte nelle genzia-

ziose genzianelle di primavera, Gen-

Nel nostro territorio sono presenti

Gentianella germanica

Comprendono piante annuali, bien-

sono utilizzate le radici, in Lombardia

Ci sono specie che prediligono i

Gentiana lutea

Zelanda.

za ed è praticamente una pianta pe-

Gentiana purpurea

Centaurium erythraea

tanicamente ci sono due specie di-

di preferenza sul calcare, è pertanto

ri: Gentiana, Gentianella, Centaurium

stinte: la Gentiana clusii, PERRIER &

considerata una pianta medicinale e

e Blackstenia. Hanno fiori di svariati

SONGEON, è presente sui prati delle

viene utilizzata per preparare infusi

colori e quasi sempre di straordinaria

montagne calcaree (tutte quelle che

digestivi e febbrifughi.

bellezza.

circondano Lecco e la bassa Valsas-

Proprietà simili ha anche la gen-

montagne è l’asclepiade, Gentiana

Qui presenterò solo alcune specie,

sina), mentre sui terreni silicei (acidi)

ziana rossa, Gentiana purpurea, L.,

asclepiadea, L., una specie di scia-

Le specie viste finora sono tutte a

soffermandomi più dettagliatamente

dell’alta Valsassina e del Legnone tro-

che fiorisce in luglio e in agosto dai

bola più o meno ricurva, alta anche

fioritura primaverile o estiva. Presen-

e fotograficamente su quelle a mio

viamo la Gentiana kochiana, PERRIER

1.500 ai 2.500 metri di preferenza su

un metro e con fiori blu disposti nelle

to ora due specie che allietano con

parere particolarmente belle e/o in-

& SONGEON.

terreni acidi (ce n’è molta nei dintorni

ascelle delle foglie. Cresce, fino a cir-

La genziana più imponente è la

del rifugio Grassi al Camisolo), I suoi

ca 2.000 metri, di preferenza sul cal-

genziana maggiore, Gentiana lutea, L.:

fiori rosso-purpurei sono campanu-

care, ma è possibile incontrarla anche

può raggiungere i 150 cm di altez-

lati e anche di questa pianta, di cui

su terreni acidi, come le pendici del

teressanti, e citando solo di sfuggita le specie più note e comuni. Tutti conoscono le comuni genzia-

ne e alterne nel veratro.

tiana verna, L., che subito dopo lo

26 specie di quattro diversi gene-

scioglimento delle nevi ornano con i Famiglia numerosa Una genziana comune sulle nostre

loro fiorellini azzurri anche i prati più alti, spingendosi fino a 2.600 metri su qualsiasi tipo di terreno.

Sentieri e Parole

15


cati fiori azzurro-blu con petali con

U.G.E. ADDIO

dentelli che ricordano le ciglia. Non è facile da vedere, sia perché poco co-

In memoria (e in onore) dell’Unione Giovani Escursionisti

mune, sia perché decisamente poco vistosa con i suoi fiori singoli spesso nascosti tra l’erba nei prati non sfalciati (è alta 15-20 centimetri). Come per molti altri fiori è la fotografia a evidenziare tutta la sua bellezza. Chiudo con una genziana decisamente atipica: il centauro maggiore, Centaurium erythraea, RAFN. A prima vista sembrerebbe più un gra-

Gentianella ciliata

la loro bellezza anche l’inizio dell’au-

ta ad alta poco o niente ramificata,

tunno. La genziana germanica, Gen-

con splendidi fiori blu-violetto. Si può

tianella germanica, BORNER, fiorisce

comodamente vedere ai Piani Resi-

d’estate a quote anche molto alte

nelli nei prati sottostanti il Canalone

(fino a 2.600 metri), ma alle quote

Porta.

più basse è possibile incontrarla an-

E’ ancora fiorita agli inizi di novem-

che in ottobre. Si presenta in forme

bre la genzianella sfrangiata, Gentia-

variabili, da bassa e molto ramifica-

nella ciliata, L.,, con bellissimi e deli-

zioso garofanino roseo e credo che molti vedendo questo fiore (è abbastanza comune ancora in settembre lungo i sentieri che contornano la cima del Monte Barro) non abbiano pensato ad una specie della famiglia delle genziane.

Al pizzo Valletto con l’UGE nel 2010

E

di Sergio Poli ’ successo ancora. Dopo la SAOAS

(Società

Alpinistica

Operaia Antonio Stoppani), un

altro gruppo storico dell’escursionismo lecchese ha finito di esistere, non riuscendo più a pagare al comune l’affitto (modesto) della sede. Nell’estate 2014 l’UGE di San Giovanni ha chiuso i battenti, nel silenzio e nel riserbo che da sempre l’avevano contraddistinta. Infatti, quanti, anche nella stessa Lecco, ne conoscevano l’esistenza? Eppure, fra gli addetti ai lavori l’UGE era ben nota e godeva di un certo prestigio. Basti per tutti una testimonianza: la foto di vetta di Daniele Chiappa sul Cerro Torre, nel 1974, mentre sventola orgoglioso il gagliar-

detto dell’UGE.

ritagliarsi uno spazio di tutto rispet-

Le note che seguono sono forse

to nel variegato mondo dell’escur-

un po’ lunghe, ma si ritiene doveroso

sionismo lecchese, con una serie di

sacrificare qualche minuto in più per

iniziative che riscuotevano grande

rispetto nei confronti di una società

interesse.

con sessant’anni di storia.

Anzitutto, per diversi anni il gruppo ha organizzato il prestigioso trofeo

Cento soci, mille iniziative L’Unione

Giovani

UGE. Era un rally di marcia alpina in-

Escursionisti

titolato alla memoria di Stefano Lon-

nacque nel 1955 nel rione di San Gio-

ghi, lo sfortunato alpinista – anch’egli

vanni, o meglio in Varigione, presso

di San Giovanni – morto sulla nord

l’Osteria Donghi, per iniziativa di un

dell’Eiger nel famoso, tragico tentati-

gruppo di undici – allora – giova-

vo del 1957. Equipaggi di tre persone,

ni appassionati di montagna, con un

delle più agguerrite società affiliate

taglio molto sociale e radicato sul

FIE del nord Italia, per due giorni si

territorio. Tra i fondatori, due figure

davano battaglia sulle montagne lec-

di spicco, la Madrina- Maestra Rosa

chesi lungo i 25-30 km del percor-

Villa - e il Padrino - Cavalier Giosuè Dell’Era. Il gruppo negli anni crebbe fino a superare i cento tesserati, e seppe

Sentieri e Parole

17


familiari, amici

raggranellare qualche fondo al fine di

onore in manifestazioni che ora sa-

non sci-alpini-

e

sostenitori.

autofinanziarsi; la santa messa in Co-

rebbero proibitive. La sede in quegli

stica; si trattò

Ai giovani che

sta, in memoria dei caduti della mon-

anni aveva seri problemi di spazio:

di un’uscita un

partecipavano

tagna, poi “unificata” con quella della

non si sapeva dove mettere tutti i

po’

a tutte le gite

sezione CAI Strada Storta di Acqua-

trofei vinti!

di tre giovani,

in programma

te; la fiaccolata al Monte Melma l’an-

nell’anno

ve-

tivigilia di Natale, forse il momento di

regalata

maggior visibilità, letteralmente, per la

Ma l’attività principale dell’UGE re-

una

società. Da quest’anno, nella splendida

stava lo sci-alpinismo domenicale,

proverare

sorta di “pre-

catena dei monti lecchesi illuminati,

con talvolta supplementi il sabato (e

“vécc”.

mio

l’anello centrale rimarrà buio.

più tardi anche il mercoledì). L’ar-

Oltre ad im-

co alpino centrale è stato battuto a

parare itinera-

tappeto dagli indomiti “ugini”, sem-

ri e tecnica, i

niva

l’ultima:

fedeltà”,

degno di un buon

ufficio

L’impronta più profonda

avventata

che tornarono Scuola di vita

in due. Quindi, nulla da rimai

marketing. Con

Mentre calava lentamente la pas-

pre alla ricerca di itinerari nuovi, o di

neofiti all’UGE

una certa lun-

sione verso le gare di marcia alpina –

itinerari già collaudati ma con neve

potevano an-

gimiranza ve-

anche in montagna ci sono le mode,

buona, o almeno passabile. Chi si ac-

che

nivano

scelte

come si sa – parallelamente cresce-

costava per la prima volta a questa

un po’ di sana

mete

anche

va l’interesse per lo sci-alpinismo,

nobile arte trovava all’UGE una scuo-

cultura popo-

classica-

l’ambito dove l’UGE ha forse lasciato

la ufficiosa, severa (anzi, brusca) ma

lare, trasmes-

alpini-

l’impronta più profonda. Partecipando

indubbiamente efficace. Del tipo: “se

sa loro da chi

stiche; si cita

come società a molti dei più classici

impari e ti alleni, bene; altrimenti resti

aveva

ad

esempio

rally alpini – dall’Adamello al Bernina,

indietro”.

che

anno

una memora-

dal Brenta al nostro “Rally del Pizzo”

Questa tecnica, per quanto ci ri-

più.

Anzitutto,

so; il trofeo rappresentava la tappa

bile gita di un

– l’UGE seppe piazzare diverse volte

sulta, ha spesso funzionato. Nessuno

si imparava la

lombarda del campionato italiano di

giorno, con due pullman, alle Cinque

i suoi equipaggi in posizioni di presti-

ha mai fatto il conto di quante uscite

puntualità: chi

specialità.

Terre – si parla di trent’anni fa, quan-

gio. Anche nel glorioso Rally interna-

abbia organizzato la società in tut-

arrivava

con

Poi nacque la gara sociale: una pro-

do quei luoghi non erano ancora così

zionale “Città di Lecco”, organizzato

ti i suoi anni di attività; si possono

cinque

mi-

va di marcia di regolarità in monta-

di moda come ora: primo novembre

dall’Azienda Autonoma Turismo dal

stimare venti-trenta all’anno per oltre

nuti di ritardo

gna, la cosiddetta “contapassi”, rivolta

splendido, tutte le Cinque Terre (ov-

’65 all’83 sulle montagne di casa (vedi

trent’anni, arrivando (sicuramente per

a l l ’a p p u n t a -

soprattutto ai soci UGE ma aperta

viamente) in giornata, con bagno in

Rivista CAI Lecco n° 3/2013), l’UGE

difetto) a diverse centinaia. E nessu-

mento mattu-

anche ad altre società, cui parteci-

mare e rientro avventuroso in piena

schierava due o anche tre squadre,

no si è mai fatto male seriamente, o

tino non trova-

pavano atleti provenienti da tutta la

notte.

ciascuna di tre persone – già, c’era

si è perso o ha subìto qualche grosso

va più nessuno,

non

mente

Lo storico gagliardetto UGE

assorbire

qualin

Lombardia. Questa gara aveva il pre-

Versione invernale di queste usci-

anche la prova di discesa con la ba-

danno. Su numeri così importanti, ciò

e la volta dopo

gio di non richiedere di essere degli

te possono ritenersi le settimane

rella: due che sciavano e uno “feri-

dimostra che “gli istruttori” erano ben

sarebbe

iron-men, tipo gli odierni skyrunner;

bianche, anch’esse sociali ma aperte

to”- facendosi sempre rispettare.

preparati, conoscevano bene la mon-

puntualissimo.

bastava un certo allenamento e, per-

ad amici e simpatizzanti. Occasione

Certo, allora potevano ancora per-

tagna e le sue insidie, sapendo anche

Poi,

ché no, anche una certa dose di for-

per divertirsi, ma anche per conso-

mettersi di gareggiare anche sempli-

rinunciare (rebattere) in caso di con-

cio alla gita:

tuna per potersi piazzare bene.

lidare amicizie, allargarne il giro, “fare

ci appassionati, dotati solo di buona

dizioni sfavorevoli: il meteo, l’attrez-

una marcia di

Altro pezzo forte dell’UGE sono

gruppo”. Questa tradizione è andata

tecnica e buon allenamento, mentre

zatura, la neve, l’allenamento.

avvicinamento

state le gite di escursionismo giova-

avanti fino al 2014, cioè fino all’ulti-

oggi occorre essere almeno semi -

Anche un po’ di fortuna avrà aiu-

un po’ a pe’,

nile, che attiravano i ragazzi ma anche

mo, segno evidente di grande vitalità

professionisti o appartenere al gruppo

tato, sicuramente; ma diamo atto

un po’ a piedi;

della società e di interesse per lo sci.

sportivo di qualche Arma (Forestale,

anche della sana umiltà, che in molti

battere la trac-

Non vanno poi dimenticate le al-

Esercito etc.), per avere speranza di

casi ha fatto preferire una bella birra

cia più moren-

tre attività sociali: la castagnata di

piazzamento. Complimenti quindi a

al bar a un inutile e rischioso azzardo.

te;

Montalbano, organizzata anche per

quegli atleti nostrani, capaci di farsi

Solo una volta avvenne una tragedia,

un michetìn in

18

Sentieri e Parole

stato

l’approc-

mangiare

Daniele Chiappa sul Cerro Torre; Sopra: Il Cerro Torre nel 1974


Una fra le prime tessere sociali; A fianco: La gloriosa tessera telata.

Analisi di una fine

un gruppo deve fare largo ai giovani,

E allora, visto che tutto era così

che timidamente si affacciano qual-

bello e funzionava così bene, come

che sera alla porta della sede. L’UGE

mai è finito? Vogliamo cercare di

negli ultimi anni era diventata un po’

trarre da questo caso emblematico

“UVE - Unione Vecchi Escursionisti”,

un qualche insegnamento, fare qual-

per l’assenza di nuove leve che si as-

che riflessione, affinché magari - pia

sumessero l’onere di tirare avanti la

illusione umana - altri gruppi in fu-

baracca.

turo possano evitare di commettere i medesimi errori.

Ma sono i “vecchi” che non molnon lo vogliono prendere? La cau-

come sempre più o meno condivisi-

sa si confonde con l’effetto: mentre

bili; sono comunque dettate dall’af-

i primi non si rassegnano a farsi da

fetto e della gratitudine verso le per-

parte, i secondi non vogliono impegni

cima; fare una bella sciata su neve

sone che hanno creato e mantenuto

e legami, preferendo godere solo dei

gualiva, e concludere con il massimo

vivo il gruppo.

vantaggi di trovarsi la strada spianata,

“pariva ‘na giurnada de negòtt…”

20

Sentieri e Parole

allenata e forte; ma dopo tre, quat-

insomma, è l’eterna fatica della gra-

concesse le “attenuanti generiche”:

tro volte che un giovane (o anche

tuità.

nel nostro occidente le persone, e i

non giovane, ma al momento meno

Come nel lavoro, in famiglia, nel-

ragazzi in particolare, faticano sem-

allenato) annaspa da solo in fondo

la vita sociale, è solo con un “patto

pre più a trovarsi, supportati in questo

al pendio mentre gli altri sono già

fra le generazioni” che si può anda-

dalla tecnologia che consente loro di

in cima, quello si stufa e va con un

re avanti. Grazie quindi, comunque,

stare continuamente connessi agli al-

gente più tranquilla e non lo si vede

all’UGE, che per lunghi anni questo

tri, ma ciascuno a casa propria. L’in-

più. Spirito di servizio significa an-

patto lo ha saputo rispettare.

contrarsi fisicamente, realmente, pre-

che organizzare ogni tanto un’uscita

suppone un certo “sbattimento” – si

magari meno impegnativa, aspettare

Si ringraziano Elia Invernizzi, So-

chiede scusa per il termine giovanili-

gli ultimi, in sostanza rinunciare a un

cio fondatore dell’UGE, per le notizie

stico: è molto più facile trovarsi vir-

po’ del proprio particulare per poter

storiche e i documenti forniti; Alber-

tualmente, stando sdraiati sul proprio

condividere il proprio tempo anche

to Benini per le conferme da storico

letto a “chattare h24”. Troppo forti

con i meno dotati. Almeno all’inizio,

dell’alpinismo, e tutti gli amici dell’UGE

sono le tentazioni della comodità, e i

perché prima o poi il meno dotato

per esserci stati.

ragazzi hanno armi fragili.

potresti essere tu. Poi, perdere un po’

E qui si innesta un’altra causa di

del proprio prezioso tempo libero ad

mortalità dei gruppi, che riguarda

organizzare le gite sociali, le casta-

stavolta i più anziani: la mancanza di

gnate, tutte quelle cose non neces-

spirito di servizio. E’ bello ritrovar-

sariamente agonistiche, ma che co-

si la sera a decidere che gita fare la

struiscono e consolidano i rapporti di

domenica seguente, insieme a gente

amicizia nel gruppo. Nulla di nuovo

INVERNIZZI, COPERTURE IN MANI SICURE

lano il boccino, o sono i giovani che

Si esprimono qui opinioni personali,

dei riconoscimenti per la bella uscita:

Ai giovani possono essere forse

Primo e indispensabile elemento di

le cose organizzate, senza assumersi

vitalità per un’associazione di volon-

responsabilità. E’ comunque un fatto

tari, come quindi anche lo stesso CAI,

che la mancanza di un “vivaio” porta

è il ricambio generazionale. Una ge-

inevitabilmente alla perdita di slancio

nerazione di forti e gloriosi alpinisti,

e, alla lunga, all’esaurirsi delle motiva-

appassionati e motivati, dopo qualche

zioni stesse per cui un gruppo resta

decennio di incontrastato dominio in

unito.

Smontaggio Smaltimento Installazione

LECCO • MONGUZZO • OSNAGO • OGGIONO • info@invernizzicoperture.com


CERMENATI E “IL NATURALISTA VALTELLINESE”

I primi passi fra scienza e montagna di un futuro presidente del CAI Lecco

“Il naturalista valtellinese. Giornale di scienze naturali”, con lo scopo dichiarato di “osservare e studiare diligen-

temente ogni fenomeno naturale di questa nostra valle, ed esporre modestamente il frutto di queste osservazioni e di questi studi”. La motivazione è forte: la Valtellina è una terra inesplorata e, per usare le parole di Antonio Stoppani,“da esplo-

rarsi, con risultati certi per la scienza, sperabili per l’industria”. Passando in rassegna la letteratura scientifica, Cermenati ha effettivamente modo di constatare che poco è stato pubblicato sulla storia naturale di questa valle, eccezion fatta forse per la botanica; in particolare c’è una Monumento a Mario Cermenati di F. Modena, 1943, a Lecco nell’omonima piazza

di Adriana Baruffini

A

competenza.

carenza quasi assoluta di studi geoteresse per le scienze naturali che

l centro di una delle principali

A 90 anni dalla morte, avvenuta a

avrebbe fatto di lui un esponente di

piazze di Lecco, un monu-

Castelgandolfo l’8 ottobre 1924, cre-

spicco nel mondo scientifico del suo

mento in marmo ormai in-

do possa essere di interesse aprire

tempo.

scindibilmente legato al paesaggio ur-

una parentesi su vicende sicuramente

I soggiorni a Sondrio furono anche

bano del lungolago ricorda la figura di

meno note, anche se ben documen-

l’occasione per le prime escursioni

un insigne personaggio lecchese, Ma-

tate (1,2), riguardanti gli anni giovanili

in montagna, e videro nascere quella

rio Cermenati, che fu geologo, storico

di Cermenati e il suo legame con la

passione per l’alpinismo che con un

della scienza, politico, sostenitore del

Valtellina che lo vide compiere i primi

coinvolgimento più o meno diretto lo

mondo della montagna e presidente

passi nel mondo della scienza e gli in-

accompagnerà per tutta la vita.

della sezione di Lecco del Club Alpi-

culcò l’amore per la montagna.

Dell’esperienza valtellinese Mario Cermenati parla con entusiasmo nel-

no Italiano dal 1890 al 1924. Un suo ritratto è appeso nella sala consiliare

Nato a Lecco il 16 ottobre 1868, era

le pagine di una sua pubblicazione del

del Comune di Lecco accanto a quello

figlio di Giovanni Cermenati, nativo di

1901, Cose di alpinismo, confessando

di Antonio Stoppani, a documenta-

Civenna, e di Rosa Cristoforetti, valtel-

per quella terra “un affetto ed un’am-

re l’impronta che i due uomini, quasi

linese di Tirano. A Sondrio trascor-

mirazione che non hanno limiti”, du-

passandosi il testimone, hanno lasciato

se fin da bambino le vacanze estive

ratura nel tempo e rivolta anche alla

sulla cultura e sullo sviluppo della città

e frequentò l’Istituto tecnico. Il non-

popolazione delle “aspre giogaie reti-

e del suo territorio.

no materno, Mario Cristoforetti, inse-

che”, “una popolazione onesta e fiera,

Molto è stato scritto su Mario Cer-

gnante di lingue, viaggiatore, uomo di

ardente di patriottismo e d’una gene-

menati e numerose sono le opere da

grande cultura, fu il suo primo mae-

rosità che innamora”(3).

lui lasciate sui tanti argomenti di sua

stro: stimolato da lui, il giovane Mario incominciò a raccogliere erbe e mi-

22

Sentieri e Parole

Nasce “Il naturalista valtellinese”

nerali e compì le prime osservazio-

Nel 1885, a soli 17 anni, Mario Cer-

ni sulla varietà dell’ambiente naturale

menati si imbarca in un’impresa non

e umano della provincia di Sondrio,

da poco, la fondazione di un giornale

manifestando precocemente quell’in-

mensile di scienze naturali, intitolato

mineralogici, quasi si trattasse, scrive nel primo numero del giornale, di “una

terra remota dei nuovi continenti”. Ciò a causa della “difficoltà di accesso alle

parti più inesplorate” e della “pericolosa ascensione dei suoi monti inospiti e faticosi”. Cermenati

assume

la

direzione

del giornale e vi pubblica gli “Studi geo-mineralogici sulla Valtellina”;

Una copertina del Naturalista Valtellinese., per gentile concessione Biblioteca Pio Rajna-Sondrio

l’amministrazione è affidata a Bruno Galli-Valerio; la stampa è eseguita

malogia,

entomologia,

sacerdote Nicolò Zaccaria, parroco di

dallo stabilimento tipografico Emilio

meteorologia e geologia, la scienza

Sondalo, che possiede una ricca e ap-

Quadrio di Sondrio. Nell’articolo di

più cara al direttore. E poi bibliografie,

prezzata collezione di minerali e con

presentazione, “Le nostre intenzioni”,

recensioni, biografie, come quelle che

Cermenati racconta a puntate le “na-

l’invito a collaborare rivolto a tutti gli

sui numeri di novembre e dicembre

turali bellezze” delle montagne del suo

studiosi che vogliano rendere nota

ricordano Giuseppe Filippo Massara,

paese.

qualche

medico condotto di Montagna in Val-

osservazione

naturalistica

malacologia,

tellina e studioso di botanica.

sulla valle.

Attraverso pagine dense di informazioni su minerali e rocce ma pia-

Nelle pagine della rivista sfilano al-

cevolmente descrittive, trasporta il

cune figure di ricercatori che riescono

lettore dalla rocciosa Piattagrande, si-

Sono dieci, elencati nel frontespizio

ad affascinare anche lettori non par-

mile a una “grandiosa bicocca medio-

con nome, cognome, luogo di ap-

ticolarmente esperti di scienze natu-

evale”, al verdeggiante Sortenna, con il

partenenza: otto sono italiani, di cui

rali: dai loro scritti trapelano passione,

quattro valtellinesi, due sono svizzeri.

capacità di andare oltre le specifiche

Ciascuno segue un argomento spe-

competenze, sensibilità che rasenta

cifico: botanica, ornitologia, mam-

a tratti la poesia, come nel caso del

I collaboratori

Sentieri e Parole

23


di

fondatori dei Musei civici di Lecco ai

all’università di Losanna e ricercato-

Continuando

piante alimen-

quali consegnò la propria ricca colle-

re di fama internazionale nel campo

a dare spazio

tari,

zione naturalistica.

dell’igiene e della parassitologia (5).

al suo interes-

esperto

essenze

a rom atiche ,

Una sottolineatura particolare meri-

preparati me-

ta un altro personaggio di origini lec-

dicinali,

pub-

chesi, Bruno Galli-Valerio che del “Na-

Il “Naturalista valtellinese” non ha la

blica a puntate

turalista” cura l’amministrazione, oltre

fortuna sperata e alla fine del primo

rio

Cerme-

una

accurata

che alcune sezioni di argomento zo-

anno di pubblicazione, non avendo

nati,

studente

catal ogazi o -

ologico: figura affascinante di alpinista,

ottenuto un numero sufficiente di ab-

alla facoltà di

ne delle piante

scienziato, libero pensatore, autore di

bonamenti nonostante un buon suc-

scienze naturali

apistiche

del

un libro, Cols et sommets pubblicato in

cesso a livello di stampa, si ritrova in

dell’Università

bormiese. Sulla

francese nel 1911 e ristampato in ita-

serie difficoltà economiche. Cermenati

di Torino, pub-

flora di Bormio

liano dal CAI di Sondrio nel 1998 con

padre vi fa fronte a patto che il figlio

blica

scrive anche in

il titolo Passi e cime, che racconta di

cessi di occuparsi della rivista e si de-

fascicoli

francese Edo-

“ascensioni e traversate nelle Alpi della

dichi esclusivamente agli studi univer-

la “Bibliografia

ardo

Valtellina, dei Grigioni e del Tirolo”.

sitari.

ragionata zo-

Cornaz,

dottor medico

se per la ValUn giornale dalla vita breve

tellina, a partire dal 1887, Ma-

quattro

ologica,

del-

bo-

Bruno Galli –Valerio nasce a Lecco

Il numero di novembre 1885 an-

nel 1867 e qui trascorre l’infanzia, re-

nuncia con parole amare la fine della

tanica e geo-

le

spirando attraverso la madre un clima

rivista: “Col numero presente cessa la

m i ner a l ogic a

pubblicazioni

educativo in cui “dominava lo spirito

pubblicazione del giornale. Per quanto

della provincia

esistenti sull’ar-

di Antonio Stoppani, il sapiente na-

favoriti dalla pubblica stampa e dall’ap-

di Sondrio” che

gomento.

turalista, il divulgatore che ha tanto

poggio di eminenti persone, ricadiamo

saranno

contribuito a diffondere il gusto per le

purtroppo nella triste fortuna riserbata

raccolti in un

scienze naturali in Italia”.

ai giornali di tal genere…Al popolo d’I-

volume dal ti-

talia preme maggiormente un’effime-

tolo La Valtelli-

ride qualunque che lo riempia di fole

na e i naturalisti

All’età di 12 anni si trasferisce con

anziché una pubblicazione scientifica

(4). E anche in

Sala

la famiglia in Valtellina, dove consolida

che lo istruisca…”. Usciranno ancora il

anni successivi

il

il suo amore per la montagna e con-

numero di dicembre e un supplemen-

pubblicherà su

cui ricchissimo

tinua lo studio delle scienze naturali.

to in formato ridotto nel gennaio del

riviste scientifiche

suo bosco conifero, “baluardo contro

erbario in stile

Diventerà successivamente professore

1886.

articoli riguardanti

l’impeto dei venti boreali”, al Rio Son-

tipicamente ottocentesco è custodi-

dalino, il torrentello afferente dell’Adda

to presso il Museo di Scienze naturali

“il cui letto ed il cono di deiezione si

del Liceo classico A. Volta di Como. Da

Nel 1990 il Museo civico di Storia

potrebbero a buon diritto chiamare

questo l’autore stralcia e pubblica sul

naturale di Morbegno inizia a pub-

un museo di litologia e mineralogia”,

“Naturalista valtellinese” l’elenco dei

blicare i propri atti con la fondazione

alla miniera abbandonata di Suvilla che

campioni raccolti in Valtellina, quasi

di una rivista che riprende nel titolo

prende nome dai “feracissimi praticelli

tutti in Valmasino, ogni informazione

quella di Cermenati: “Il naturalista val-

con molte baite” depositati sulla rupe

rigorosamente in latino.

tellinese. Atti del Museo civico di Sto-

di

Neuchatel,

censendo

Un’altra

ru-

brica di botanica è curata da Pietro Ronchetti, dote Attestato di iscrizione di Mario Cermenati alla sezione di Lecco del Cai per l’anno 1890. Foto archivio Cai Lecco

sacerdi

Comacina,

cercatore nato e vissuto a Bormio,

24

Sentieri e Parole

ascensione accompagnato dal padre.

Ritratto di Mario Cermenati

gli animali e i minerali della provincia Lapide sulla casa natale di Mario Cermenati, Lecco piazza Manzoni

di Sondrio.

1) Aroldo Benini, “La giovinezza di Mario Cermenati”. In Archivi di Lecco 1981, 1, 201-210 2) Fermo Magni, Mario Cermenati e la Valtellina, Lecco, 1919 3) Mario Cermenati, Cose di alpinismo, Roma 1901 4) Mario Cermenati, La Valtellina e i naturalisti, Sondrio 1887-1892 5) Raffaele Occhi, “Bruno Galli-Valerio alpinista, scienziato, libero pensatore. In “Il naturalista valtellinese-Atti Museo civ. Storia naturale Morbegno, 20, 2009

ria naturale di Morbegno”.

sovrastante la miniera. Massimo Longa, insegnante e ri-

Sul monte Barro fa la sua prima

poi

Vercelloni e Galli-Valerio

Nei volumi 9/1998 e 10/1999 ven-

Tra i collaboratori, ricordato come

gono riproposti in ristampa anastatica

un “bravo tassidermico”(preparatore

i dodici fascicoli del 1885, conserva-

di animali morti per i musei di scienze

ti presso la biblioteca “Pio Rajna “ di

naturali), figura il nome di Carlo Ver-

Sondrio, e attualmente disponibili an-

celloni, noto ai lecchesi perché fu tra i

che online.

Sentieri e Parole

25


DA 50 ANNI IN CAMMINO

Una mostra e un libro per il mezzo secolo di Alpinismo Giovanile E’ un anniversario di quelli che contano, quello che si è celebrato per tutto il 2014 in seno al Gruppo di Alpinismo Giovanile del CAI Lecco: quest’anno, infatti, si sono festeggiati i primi cinquant’anni di attività ininterrotta, un traguardo davvero significativo che non poteva certamente passare inosservato.

G

iugno ’65. E’ una storia che

mo corso di alpinismo giovanile orga-

Lecco, che aveva sottoposto e chiesto

parte da lontano, quella dell’al-

nizzato dal CAI Lecco, terza sezione a

l’aiuto dei Ragni e del CAI per met-

pinismo giovanile lecchese: era

livello nazionale ad essersi presa carico

terla in pratica. Un’idea che dopo cin-

il 10 giugno 1965 quando “due corriere

dell’avviamento in montagna dei gio-

quant’anni si è dimostrata ampiamente

stracariche di ragazzi delle ultime tre

vani. Un impegno, quello di insegnare

vincente e convincente: da quel primo

classi delle scuole elementari partiva-

alle giovani leve le norme fondamentali

corso del 1965, sono state innumere-

no dal sagrato della Basilica di Lecco,

di comportamento in montagna, nato

voli le uscite portate a termine con i

dirette verso i Piani dei Resinelli”; in

da un’idea di don Giuseppe Tagliabue,

corsi di alpinismo giovanile, così come

quella data, infatti, si concludeva il pri-

assistente dell’oratorio parrocchiale di

tantissime sono state le persone e gli

Alle Tre Cime di Lavaredo nel 1976

di Matteo Manente


accompagnatori che hanno permesso a

dei corsi di alpinismo giovanile, tantis-

moltissimi ragazzi e ragazze di muovere

simi ragazzi e ragazze hanno potuto

Per quanto siano “soltanto” numeri,

vanile del CAI Lecco di tagliare il presti-

i primi passi lungo i sentieri montani in

apprendere i primi rudimenti e le prime

questi primi cinquant’anni dell’alpinismo

gioso traguardo dei cinquant’anni di at-

completa sicurezza.

nozioni relative al mondo della monta-

giovanile sono comunque importanti

tività ininterrotta, un risultato lusinghiero

gna: grazie al supporto e all’aiuto offerto

e considerevoli, specie per un gruppo

che sarà festeggiato a dovere verso la

dai tanti accompagnatori sezionali, han-

basato sull’impegno volontario dei tanti

fine dell’anno.

Tanti i nomi, le escursioni e gli avveni-

no potuto conoscere e approfondire un

accompagnatori che anno dopo anno

menti registrati in mezzo secolo di sto-

mondo spesso sconosciuto, che in molti

si sono resi disponibili per portare i ra-

ria: impossibile elencare tutto quello che

hanno poi continuato ad apprezzare e

gazzi lungo i sentieri di casa e non solo.

Dopo l’anticipazione avvenuta a mag-

è successo, così come sarebbe difficile

frequentare una volta terminate le usci-

Molti sono gli ingredienti da annoverare

gio durante la quarta edizione del Fe-

nominare e ricordare tutte le perso-

te organizzate dalla sezione del CAI di

alla base di questo successo apparente-

stival “Monti Sorgenti” – con la mostra

ne che, a diverso titolo, hanno contri-

Lecco. Corsi di alpinismo che nel no-

mente senza tempo: innanzitutto la va-

fotografica “Un sentiero lungo cin-

buito a far sì che questa storia iniziata

vero delle tante attività sezionali mes-

lidità dell’offerta proposta, con gli attuali

quant’anni – i festeggiamenti veri e pro-

cinquant’anni fa potesse arrivare così

se in campo dal gruppo hanno sempre

tre corsi strutturati secondo le diverse

pri avranno luogo a partire dalla metà

lontano. Certo, alcune persone hanno

avuto la priorità e il maggior riscontro

fasce d’età e numerose altre attività

di dicembre presso la Torre Viscontea

lasciato una traccia maggiore del pro-

numerico, senza però tralasciare né di-

parallele, sempre a servizio dei più gio-

di Lecco: per l’occasione, verrà allestita

prio passaggio, altre invece hanno ab-

menticare tante altre iniziative proposte

vani; poi va ricordata la capacità di fare

una mostra fotografica molto più am-

bandonato per esigenze personali o,

negli anni, dalla gloriosa Settimana Verde

gruppo tra gli accompagnatori e il conti-

pia che ripercorrerà le fasi salienti della

peggio, sono mancate quando pote-

a Santa Fosca ai raduni regionali orga-

nuo ricambio generazionale interno allo

storia dell’alpinismo giovanile cittadino,

vano e volevano ancora dare il proprio

nizzati sulle montagne lecchesi, dalle più

stesso corpo accompagnatori, con l’en-

con molte immagini e pannelli esplicativi.

contributo; in ogni caso, dal presidente

recenti serate in sede alle giornate sul-

trata di tanti giovani che soprattutto ne-

Inoltre, sempre in Torre Viscontea, ver-

fino all’ultimo accompagnatore, a tut-

la neve, fino all’attenzione riservata alla

gli ultimi quindici anni, finiti i corsi, hanno

rà presentato il libro sul cinquantesimo

ti va riconosciuto l’impegno, sempre a

formazione stessa degli accompagnatori

manifestato la volontà di continuare a

dell’alpinismo giovanile, un volume che

titolo volontario, profuso a favore dello

sezionali, culminata pochi anni fa con l’i-

dare il proprio contributo all’interno della

oltre alle tante fotografie sarà compo-

sviluppo e dell’educazione dei più gio-

stituzione della Scuola Intersezionale di

sezione; infine, non bisogna dimenticare

sto da tre parti: la riproposizione inte-

vani nei confronti dell’andare in monta-

Alpinismo Giovanile.

il numero sempre alto di partecipanti ai

grale della pubblicazione relativa al 25°

corsi primaverili, tutti fattori che hanno

anniversario del Gruppo di Alpinismo

Persone e ricordi

gna. Tramite le ormai cinquanta edizioni A Monte Spluga nel 2004

Impegno volontario

consentito al Gruppo di Alpinismo Gio-

La mostra fotografica e il libro

Giovanile ormai “fuori catalogo”, la prosecuzione con il racconto dei successivi 25 anni di storia e un’appendice dedicata ai trekking estivi organizzati negli ultimi dodici anni. Appuntamento dunque a dicembre, per concludere nel migliore dei modi l’anno dei festeggiamenti dedicati al cinquantesimo dell’Alpinismo Giovanile: una celebrazione che vuole essere un modo per fare il punto su una storia ricca e importante, ma, al tempo stesso, creare i presupposti e lo slancio necessario affinché questa avventura possa continuare ancora per molti anni a venire.

Dall’alto: Sul sentiero del Fiume nel 2000; Raduno ai piani d’Erna nel 2004; Alla Presanella nel 2007


SULLE ROCCE DELLE ALPI GIULIE

Al rifugio Corsi il trekking 2014 del corso di Alpinismo Giovanile di Sofia Colombo

A

inoltre attrezzate per arrampicare,

Camminate nella storia

nche quest’estate, verso

e chi non era stanco dopo le pas-

Quando siamo giunti al rifugio

la metà di luglio, alcuni

seggiate poteva divertirsi a scor-

ci ha accolti il proprietario, un tipo,

ragazzi del 2° e 3° cor-

razzare tra le rocce.

Retrostante

un po’ scorbutico e fatto a modo

so di alpinismo giovanile del CAI

al rifugio si estendeva un nevaio

suo, con la famiglia, insieme a un

Lecco sono partiti per un trekking

in leggera pendenza, così alcuni di

gran numero di stambecchi che si

di una settimana nelle Alpi Giulie.

noi si sono divertiti a intraprendere

aggiravano tra le rocce in cerca di

Quest’anno, diversamente dagli

vivaci scivolate usufruendo di slit-

erba fresca. All’interno del rifugio si

anni scorsi, abbiamo alloggiato in

te e bob messe a nostra disposi-

trovavano un ingresso con scaffale

un solo rifugio da cui ogni giorno

zione dal rifugista.

per gli scarponi ed il bancone, due

Per raggiungere il rifugio ab-

sale da pranzo, una grande e una

biamo lasciato le macchine in una

più piccola, e, al secondo piano, le

Il rifugio che ci ha ospitato por-

località di montagna, probabilmen-

camere da letto. I pasti che ci ve-

ta il nome di Guido Corsi, capitano

te affollata nella stagione sciistica,

nivano serviti erano abbondanti, e

degli alpini triestino caduto duran-

ma deserta d’estate, chiamata Sel-

di sera era bello ridere e scherzare

te la prima guerra mondiale, ed è

la Nevea, in provincia di Udine. Da

insieme nel caldo torpore della sala

situato su un terrazzo erboso che

qui abbiamo imboccato un sentie-

da pranzo, con gli stambecchi che

guarda sulla vallata, incorniciato da

ro, inizialmente ombreggiato dagli

ci spiavano dal vetro delle finestre.

diverse vette dai profili aguzzi, co-

alberi e affiancato da arbusti di

Le passeggiate che abbiamo fat-

lorate con sfumature che variano

fragoline di bosco e more poi allo

to erano più corte dell’anno prece-

dal grigio chiaro quasi bianco al

scoperto, sotto un cielo limpido in

dente, ma tutte su sentieri attrez-

marroncino con tendenza al ros-

parte rabbuiato da nuvole grigie.

zati, stretti e friabili, per via della

siamo partiti per gite nei dintorni, rientrando nel tardo pomeriggio.

siccio. Quasi tutte le guglie erano Scendendo dal Jof Fuart 2666 m

roccia calcarea che domina in quel Verso la Sella del Vallone

Salendo verso il Lavinal dell’Orso 2138 m

Sulla Cima di Castrein 2502 m

luogo. Più volte ci è capitato di at-

stre passeggiate. Fortunatamen-

colo era reso ancora più bello dagli

traversare ripidi nevai che non si

te il tempo era soleggiato e ci ha

ultimi fiammeggianti raggi di sole.

erano ancora sciolti per via delle

permesso di osservare, dai punti

Questo trekking è stata una bel-

abbondanti nevicate dell’inverno

più alti, un panorama di sconfina-

la esperienza divertente, tra cor-

appena trascorso.

te montagne che si estendevano

se mozzafiato giù per i nevai, ar-

Abbiamo visto molti segni del

fino all’orizzonte, con le cime fra-

rampicate tra le rocce seghettate,

passaggio degli alpini durante la

stagliate ancora imbiancate dalla

camminate avventurose e risate in

prima guerra mondiale, tipo resti

neve, verdi boschi e prati e pascoli

rifugio.

di armi e anche trincee e cunico-

baciati dal sole interrotti di tanto in

li scavati nella roccia che abbiamo

tanto da cristallini laghetti di mon-

potuto attraversare durante le no-

tagna. Al tramonto questo spetta-

Sul sentiero Anita Goitan

Foto di Matteo Abate

Su un altro tratto del sentiero Anita Goitan


LA GRANDE CACCIA ALLO SQUALO

Duecento km in kayak nel mare della Groenlandia per raggiungere lo Shark Tooth

K

ayak e arrampicata. Una com-

enlandia, l’isola di Baffin o il Canada.

binazione interessante. Un’ idea

L’idea di affrontare una spedizione del

di avventura che mi ha sem-

genere, con l’obiettivo di salire una

pre incuriosito. Una decina di anni fa

parete mai scalata è sempre stata un

lessi il libro di Stefan Glowacz, in cui

sogno nel cassetto, che mi sono più

raccontava delle sue spedizioni by fair

volte chiesto se mai un giorno sarei

means, in luoghi remoti come la Gro-

riuscito a realizzare.

Pagaiando tra gli iceberg. Foto Silvan Schupbach

di Matteo Della Bordella


Pareti mozzafiato Circa 200 km di mare separano questo fiordo da una penisola, dove si

Avvicinamento a piedi. Foto Matteo Della Bordella

mantenga intatto questo piccolo an-

Shark Tooth in tre giorni, in completa

golo di paradiso per chi verrà dopo

arrampicata libera e a vista, lasciamo

di noi.

due miseri spit in 900 metri di parete,

trovano pareti e montagne mozzafia-

Il kayak ci pare il mezzo perfetto:

il quarto giorno scendiamo dalla cre-

to. Questa è la penisola di Renland. Un

energia pulita, rispettoso della natura,

sta Nord. Abbiamo catturato lo squalo

territorio che, alpinisticamente parlan-

veloce e capace di portare un buon

e ora dobbiamo riportarlo a casa.

do, è stato esplorato solo negli ultimi

carico. L’unico problema è che nes-

I giorni successivi portiamo a ter-

cinque anni e che offre ancora terreni

suno di noi tre è capace di andare in

mine altre due salite: “Oasis”, una via

vergini per alpinismo ed avventura.

kayak.

di roccia di 600 metri fino al 7a, e

Sulla penisola di Renland c’è que-

Questo rende la nostra avventura

la prima ascesa di una delle più belle

sta montagna chiamata “Shark Tooth”

ancora più interessante. Da un lato il

e alte montagne della zona, che bat-

(dente di squalo); la sua cima è stata

fatto di adottare un approccio pulito e

tezziamo “Daderbrum”. Il 30 agosto

già scalata da un team russo nel 2010,

rispettoso dell’ambiente, dall’altro una

iniziamo il lungo rientro con i kayak

ma la sua parete principale, la parete

bella sfida da raccogliere: essere in

e nonostante le condizioni avverse e

Nord-Est, sono circa 900 metri per-

grado di affrontare 420 km (tra anda-

un curioso incontro ravvicinato con

fettamente verticali o strapiombanti

ta e ritorno) nel Mare Artico, con tutto

un orso polare il 6 settembre siamo di

che aspettano ancora di essere saliti.

il materiale per sopravvivere e scala-

rientro sani e salvi a Ittoqqotoormiit.

Non sono tanti i posti al mondo che,

re per 35 giorni, salendo su un kayak

Un racconto completo della nostra

nell’anno 2014, possono offrire pareti

solo quattro mesi dopo la prima volta.

avventura è disponibile per tutti sul

Cosa vuol dire by fair means? L’e-

dall’ultimo punto civilizzato. A partire

selvaggia e poco abitata, basti pen-

ancora vergini di questa dimensione,

Il 6 agosto partiamo per la nostra

mio blog, sul sito dei Ragni di Lecco. E’

spressione si traduce letteralmente in

dall’ultimo posto colonizzato dall’uo-

sare che il paese più vicino si trova a

in luoghi così selvaggi e remoti. Sca-

grande caccia allo squalo, con i ka-

inutile e per me noioso dover raccon-

italiano “con mezzi leali”. In pratica si-

mo, ci si trova soli e con le proprie

1200 km di distanza, e che il mare re-

lare questa parete è per noi un’occa-

yak, da Ittoqqotoormiit. Dopo 7 giorni

tare due volte con parole diverse la

gnifica con mezzi “leali” nei confronti

forze.

sta ghiacciato per circa 9 mesi all’an-

sione unica, un regalo, un privilegio

e 210 km di avvicinamento per mare

stessa cosa. Un bell’articolo dovrebbe

della natura che ti circonda. Significa

Ittoqqotoormiit, questo paese dal

no. Una zona lontana e poco ospita-

che vogliamo sfruttare nel migliore

raggiungiamo la penisola di Renland.

avere per lo meno qualche contenuto

sfidare la natura solo con le proprie

nome impronunciabile, in cui vivono

le, considerata out perfino dagli Inuit

dei modi. Vogliamo raccogliere questa

Impieghiamo altri due giorni per tra-

originale.

forze, senza utilizzare mezzi moto-

400 persone, è l’ultimo insediamen-

stessi, che ci hanno raccontato che la

sfida in tutta la sua totalità, non solo

sportare tutto il cibo e il materiale al

Perciò ho pensato a qualcosa di di-

rizzati o appoggi esterni. Per con-

to umano sulla costa Est della Gro-

parte Ovest della Groenlandia è molto

dal punto di vista alpinistico, e vo-

campo base, quindi dopo un giorno di

verso: ho pensato di farmi una breve

venzione, solitamente l’approccio by

enlandia. A dir la verità tutta la costa

più ricca, attiva ed abitata e che qui

gliamo adottare uno stile pulito, che

riposo attacchiamo la parete.

autointervista, immaginandomi qual-

fair means, viene applicato a partire

Est della Groenlandia è decisamente

non ci vuole stare nessuno.

non lasci segni del nostro passaggio e

Shark Tooth e altre montagne vergini sulla penisola di Renland. Foto Silvan Schupbach Silvan Schupbach sul tiro chiave della via. Foto Christian Ledergerber

Saliamo la parete Nord-Est dello

The Great Shark Hunt la linea di salita. Foto Matteo Della Bordella

che domanda che possa soddisfare la

Il team rientrato alla base


Traverso a metà parete. Foto Christian Ledergerber

curiosità di un lettore. Cosa è stata la chiave di successo della spedizione?

Strane forme della neve. Foto Matteo Della Bordella

Berta, l’orso polare. Foto Silvan Schupbach

Bambini Inuit a Ittoqqotoormiit. Foto Matteo Della Bordella

e siamo riusciti a non perdere un mi-

un’oretta al giorno di luce. Il territo-

rà mai il mio sport preferito, ciono-

misto, io solitamente ho un po’ più di

vamo solo io e Matteo Bernasconi e

nuto di tempo all’andata e nel salire

rio da cui siamo partiti e che abbiamo

nostante è uno sport che mi piace e

resistenza fisica.

sia in quell’anno che in quelli succes-

la parete quando anche le condizioni

costeggiato per arrivare alla penisola

lo trovo un buon allenamento a livello

Christian Ledergerber “Laddy” l’ho

sivi ci siamo dovuti arrangiare da soli

meteorologiche erano migliori.

di Renland si chiama “Liverlpool land”,

generale. La mia passione per que-

conosciuto in occasione di questa

per scalare questa parete. Non ave-

è principalmente una pianura che en-

sto sport deriva sicuramente anche

spedizione. Lui è svizzero ed ha più

vamo grande esperienza, né qualcuno

Mi vengono in mente tre cose: 1) una preparazione accurata. Sia dal

Farai altre spedizioni di questo tipo?

tra dolcemente nel mare con lunghe

dal fatto di aver incontrato le perso-

il carattere da svizzero. E’ piuttosto

che ci guidasse. Nei tre anni che mi

punto di vista organizzativo-logistico

Spero di sì. Anche se sono consa-

distese di sabbia; questa zona è co-

ne giuste, ovvero Emanuele Rodari e

metodico nella preparazione e nell’al-

hanno portato a concludere questa

- ovvero del materiale e cibo da por-

pevole del fatto che trovare altri luoghi

nosciuta anche come “Arctic Riviera”.

il gruppo “Sull’acqua” di Ponte Tresa,

lenamento (e ciò ha fatto sì che fosse

salita (insieme anche a Luca Schiera),

tare con noi - sia dal punto di vista fi-

della terra così poco esplorati e dove

La penisola di Renland invece pre-

che sono riusciti a farmi apprezzare

anche più preparato di noi con i ka-

abbiamo commesso diversi errori e

sico e tecnico, ovvero dell’allenamento

ci siano ancora pareti del genere mai

senta un buon numero di montagne.

questo fantastico sport. Nei prossimi

yak). Inoltre è molto, molto forte fisi-

imparato molto da essi, ci siamo presi

e preparazione richiesta. 2) Un team

scalate sarà difficilissimo, penso che

Essendo una zona poco esplorata ci

mesi mi piacerebbe provare anche a

camente. Dice di non essere un buon

rischi talvolta elevati e siamo arrivati al

quanto mai forte ed affiatato. Erava-

questa volta abbiamo davvero pesca-

sono ancora tantissime belle pareti e

fare qualche fiume con il kayak.

climber, ma personalmente non sono

successo dopo che più volte avevamo

mo tutti e tre allo stesso livello fisico

to un jolly e non sarà così facile che

montagne da scalare.

d’accordo con questa affermazione. E’

fallito e pensavamo di non riprovarci

e condividevamo la gran parte delle

mi ricapiti un’avventura del genere.

Dicci qualcosa sui tuoi compagni.

vero, tecnicamente non è al livello mio

più. Da questo punto di vista è stata

Con Silvan Schupbach siamo già alla

e di Silvan, ma lui è l’esempio primario

un’avventura epica ed indimenticabile,

terza spedizione insieme (dopo Paki-

che il valore di un arrampicatore non

ma non è stata certo una salita im-

Sicuramente i primi giorni, anzi il

stan e Patagonia). E’ uno svizzero dal

sta nel grado. Laddy è capace di salire

peccabile dal punto di vista dello stile.

scelte e delle decisioni, sia in kayak che in parete. Ognuno ha dato il meglio di sé in tutta la spedizione, anche

Il momento più difficile della speDicci qualcosa di più su questa zona della Groenlandia.

dizione?

in parete siamo riusciti ad alternarci in

Il villaggio di Ittoqqotoormiit è sta-

primo impatto con il kayak. Appena

carattere poco svizzero. Non gli piace

su ogni terreno, è estremamente ve-

Durante la spedizione all’Uli Biaho,

modo ottimo per risparmiare le forze.

to fondato dai danesi intorno agli anni

siamo saliti sui kayak le sensazioni

alzarsi presto la mattina e non è mai

loce e sicuro in ogni condizione e non

siamo partiti in sei con un obiettivo

3) Una buona dose di fortuna. Abbia-

venti per presidiare il territorio. Que-

erano pessime e già il fatto di non ri-

puntuale. Gli piace scherzare e parla

sto dicendo sul quinto grado, ma an-

molto ambizioso e nessuno di noi era

mo avuto fortuna in diverse situazioni,

sta zona non era abitata stabilmente

baltarsi richiedeva uno sforzo enorme.

molto; il che nelle spedizioni è impor-

che su difficoltà ben più elevate. An-

mai stato in Karakorum e nemmeno in

tante cose potevano andare storte e

dal popolo Inuit perché, a causa delle

In quel momento e per le ore succes-

tante: si deve riuscire a ridere e libe-

che con lui l’intesa è stata ottima, sia

alta quota. Anche qui ci siamo trovati

procurarci dei ritardi: voli aerei, baga-

correnti sfavorevoli, è molto povera

sive sia io che i miei compagni pen-

rare ogni tanto la mente dai pensieri

in parete che nella vita da campo base.

davanti mille incognite e difficoltà ina-

gli, brutto tempo, partenza con i kayak;

di pesce e anche la fauna del luogo

savamo che non saremmo mai riusciti

della parete. A parte questo l’intesa

ma nulla di tutto ciò è andato storto

è ridotta a orsi polari, buoi muschiati,

a pagaiare per più di 200 km in quella

con lui in parete è perfetta. Le nostre

foche e trichechi. Penso si tratti di uno

situazione.

idee e i nostri obiettivi sono molto si-

36

Alpinismo e arrampicata

dei luoghi meno ospitali per vivere del

spettate e abbiamo dovuto più volte Vale per te di più questa salita o le

rivedere i nostri piani. Penso di aver

salite alla Torre Egger e all’Uli Biaho?

mili ed anche le nostre abilità su roccia

La spedizione alla Torre Egger nel

pianeta. Nei mesi invernali il sole non

Continuerai ad andare in kayak?

sono pressoché identiche. Lui però è

2010 è stata la prima mia esperienza

compare mai sopra l’orizzonte a hai

Penso di si. Il kayak non divente-

molto più bravo di me su ghiaccio e

extraeuropea di un certo livello. Era-

Alpinismo e arrampicata

37


PILASTRO NORD-OVEST

Storia del tentativo allo sperone del Talung

I

di Daniele Bernasconi

l Talung è una montagna di 7439 m nel gruppo del Kangchenjunga e si trova appena a sud del mas-

siccio principale, nella parte più orientale del Nepal, al confine con la regione indiana del Sikkim. La cima è stata salita per la prima volta nel 1964 da una spedizione giapponese che ha percorso la via normale. Da allora si ha notizia di altre due o tre salite, l’ultima nel 2013 da parte di due alpinisti cechi, Zdenek Hruby e Marek Holecek, che hanno

In vetta

raggiunto la vetta attaccando inizialimparato molto anche da questa spe-

za verso altre salite simili future.

Mario Panzeri in parete

era perfetta. Per scalare lo Shark To-

mente lo sperone Nord-Ovest, per poi

zia l’avvicinamento: un giorno di bus

Ci siamo chiesti a quel punto se non

abbandonarlo e uscire sulla sinistra.

e poi a piedi lungo un itinerario che

fosse il caso di tornare a casa, vista

dizione e considero il nostro successo

Per questa spedizione allo Shark To-

oth abbiamo adottato uno stile pulito

all’Uli Biaho come un punto di parten-

oth eravamo sicuramente più prepa-

e, anche se suona un po’ presuntuoso

Mario Panzeri aveva avuto a lungo

si snoda prima nella valle del Tamur,

la situazione. Alla fine, dopo ben 21

rati per affrontare

scriverlo, non abbiamo sbagliato prati-

davanti agli occhi l’inviolato pilastro

fra le colline pre-himalayane del Ne-

giorni dalla nostra partenza dall’Ita-

una parete del ge-

camente nulla. Sicuramente per que-

Nord-Ovest nel 2011 durante la sa-

pal, poi, raggiunte le quote più alte, in

lia siamo giunti al campo base, aiutati

nere ed eravamo

sto motivo la salita è stata molto meno

lita al Kangchenjunga, suo terz’ultimo

aree abitate da sherpa e da tibetani.

da portatori locali assoldati sul posto.

consapevoli

delle

epica e travagliata di quella alla Egger

ottomila, uno spigolo esteticamente

Un trekking molto lungo perché parte

Iniziava così la parte “alpinistica” della

difficoltà a cui po-

ed anche le condizioni ambientali qui

bellissimo e apparentemente sicuro,

da bassa quota, e con la particolarità

spedizione.

tevamo andare in-

sono molto più clementi che in Pata-

come mostravano le sue foto. L’idea di

di svolgersi per i primi cinque giorni

contro. Certo, c’era

gonia; ma il fatto che questa salita sia

andarci l’anno scorso è stata accanto-

in un interminabile saliscendi e negli

la parte in kayak,

andata così bene a mio avviso deriva

nata per motivi vari ed è stata ripresa

ultimi due su ghiacciaio.

ma proprio il fatto

anche da tutte le mie esperienze pre-

quest’anno. Abbiamo trovato un terzo

Questo fatto ha avuto per noi pe-

ta subito più impegnativa del previsto:

di iniziare a pa-

cedenti, in particolare Patagonia e Uli

socio, Gianpaolo Corona, trentino, che

santi conseguenze logistiche. Per

ripida e costante, senza soste (una

gaiare solo quat-

Biaho. E’ come se questa salita fosse il

Mario conosceva da tempo e con lui

l’organizzazione della spedizione ci

sola piazzola dove siamo a malapena

tro mesi prima ha

punto di arrivo di un percorso inizia-

aveva salito il Daulaghiri nel 2012: non

eravamo rivolti all’agenzia di un amico

riusciti a piazzare la tenda nell’uni-

aggiunto un po’ di

to molti anni fa e portato avanti con

aveva esperienza di vie nuove ed era

nepalese che aveva lavorato benissimo

ca notte di bivacco); ghiaccio fossile,

sale alla nostra sfi-

diverse esperienze. E’ come se avessi

affascinato dall’idea di affrontarne una.

nelle precedenti iniziative di Mario. Ci

molto duro, difficile mettere le viti da

da. In generale per

realizzato la mia salita dei sogni: posto

Avremmo fatto ricorso a corde fisse

siamo trovati con un gruppo di circa

ghiaccio; progressione lenta in punta

questa spedizione

selvaggio, parte bella e difficile anco-

salendo con tecnica himalayana.

50 portatori, tutti giovani e senza un

di ramponi. Per attrezzare con le cor-

la preparazione è

ra vergine, stile pulito, arrampicata in

capo, che, arrivati all’inizio del ghiac-

de fisse siamo saliti 11-12 volte, più o

stata molto accu-

libera a vista e senza lasciare traccia.

ciaio, si sono fermati a Ramche, sorta

meno a giorni alterni, con in più 2-3

rata: non abbiamo

Ecco perché questa volta sono vera-

Siamo partiti dall’Italia il 2 aprile;

di alpeggio posto di fianco alla more-

viaggi per portare i materiali dal cam-

lasciato

mente al settimo cielo per l’esito di

uno o due giorni di sosta a Katman-

na, rifiutandosi di proseguire. Abban-

questa spedizione.

nulla

al

caso ed anche la

Verso il campo base

du, come di consueto, poi volo interno

donati dai portatori abbiamo trascorso

nostra forma fisi-

per Birantar, l’ultima città all’estrema

i successivi 8-10 giorni nell’attesa di

ca prima di partire

regione orientale del Nepal dove ini-

nuovi aiuti che non arrivavano mai.

In parete Vista da vicino la parete si è rivela-

Alpinismo e arrampicata

39


27 maggio. La spedizione era durata

è rivelata molto più impegnativa del

appena superato il confine con l’India,

fin troppo e non si poteva allungare

previsto e anche pericolosa con dei

si trova l’area Zemu del Kangchenjun-

di più; abbiamo deciso di scendere e

seracchi pendenti sia all’attacco che

ga lato sud che è stata meta della re-

rinunciare.

nella parte alta della parete. Quando

cente spedizione K2014-150CAI; ne

si affronta una via nuova non si può

riferisce, sul numero di settembre di

sapere cosa si troverà.

Montagne 360, uno dei protagonisti,

Bilanci A posteriori, come è logico, abbia-

E’ stata comunque un’esperien-

Pietro Arzuffi, parlando di “una del-

mo cercato di analizzare i fattori che

za importante: due mesi in Himalaya,

le zone più misteriose e affascinanti

potrebbero avere condizionato l’esi-

in una parte del Nepal ancora molto

dell’intera catena himalayana, ancora

to dell’impresa: dieci giorni in più ci

selvaggia e inesplorata, senza lodges

da esplorare”.

avrebbero consentito di completare la

e wi-fi, niente di paragonabile con la

A questo punto la domanda di rito

via, e dieci erano i giorni persi per le

zona del Khumbu o con il giro dell’An-

che ci viene fatta è :“Avete ancora

difficoltà con i portatori prima dell’ar-

napurna. Nella prima parte del trek-

intenzione di tornare laggiù?” Diffici-

rivo al campo base; con un tempo mi-

king si attraversano villaggi, foreste

le dare una risposta definitiva. Il no-

gliore avremmo potuto sfruttare di più

imponenti all’interno di aree protette

stro sperone è bellissimo da vedere,

le giornate in parete e attrezzare dei

e parchi e sentieri che vanno ver-

molto estetico, ma arrampicarci sopra

tratti più lunghi. Ipotesi tutte plausibili,

so il Sikkim. La parte alta è popolata

è un po’ meno piacevole. Azzarderei

ma è difficile ora dare delle risposte.

da sherpa buddisti. Su tutto domina

un paragone con il Cervino. In que-

Di fatto, quando siamo stati costretti

il Kangchenjunga, la montagna sacra il

sto momento, con tutte le bellissi-

a rinunciare, la parte tecnica della via

cui nome nella lingua locale significa “i

me montagne che ci sono in giro da

era quasi completata. Una salita che si

cinque tesori di neve”. Poco più in là,

esplorare, lì non tornerei.

Daniele Bernasconi in parete. Tutte le foto appartengono all’archivio Daniele Bernasconi Mario Panzeri, Daniele Bernasconi e Gianpaolo Corona al campo base; sullo sfondo la parete

po base alla base della parete, 2-3 ore

biamo fatto il possibile nel lavoro di

una facile progressione verso la vetta.

di cammino ciascuno.

attrezzatura confidando nella finestra

Il 17 mattina Gianpaolo e io (Mario ha

Le condizioni meteorologiche non

di bel tempo prevista prima dell’inizio

rinunciato) abbiamo risalito le fisse già

ci sono state favorevoli. Non abbiamo

del monsone che qui, per la vicinan-

posizionate, messo la tenda e fissati

avuto perturbazioni di grande inten-

za al golfo del Bengala, arriva di solito

altri 250 metri di corda sopra di noi,

sità, ma una situazione costante di bel

precocemente, alla fine di maggio. Al

poi siamo scesi a dormire nella tenda.

tempo al mattino, rapida formazio-

campo base la comparsa di qualche

Il giorno dopo, sacco a pelo nello zai-

ne di nuvole che salivano dal basso

filo d’erba e di qualche fiorellino ci

no, siamo tornati su e abbiamo attrez-

e condensavano al contatto con la

avvertiva dell’imminente cambio di

zato la parete con altri 300 metri di

montagna, quindi nevicate, al pome-

stagione.

corda. Il granito era frantumato, non si

riggio. Noi partivamo regolarmente dal campo base con il bel tempo, portava-

poteva chiodare; sfruttavamo per asL’ultimo tentativo

sicurarci chiazze residue di ghiaccio e

mo i materiali, facevamo in tempo ad

Il bel tempo è arrivato fra il 17 e il

piantavamo viti. Alle 2-3 del pomerig-

attrezzare due tiri di corda, poi, sor-

20 maggio e ne abbiamo approfitta-

gio avevamo raggiunto quota 6400,

presi dalla neve, dovevamo scendere.

to per il tentativo alla vetta, peraltro

ma eravamo solo a metà della fascia

Due giorni dopo ripetevamo questo

consapevoli che la cima era ancora

rocciosa. Mancavano 200-300 metri

schema aggiungendo altri due tiri, di

molto lontana. Guardando col bino-

di arrampicata dura. Saremmo dovuti

nuovo inseguiti dal brutto tempo. Ab-

colo, avevamo visto che dopo l’ultima

tornare al campo base lasciando tutto

fascia di ghiaccio, la roccia era gra-

in parete, riposare e poi risalire per un

nito e confidavamo che fosse buono.

altro tentativo.

40

Alpinismo e arrampicata

Subito dopo sembrava che lo spe-

Il nostro tempo era però finito, l’a-

rone si abbattesse per dare luogo a

ereo per il ritorno era prenotato per il


SOLITUDINE NEL KIRGIZISTAN

Tre settimane alla ricerca di sconosciute pareti di granito

via tracciata, ci troviamo davanti un muro liscio, gli spit rimossi. Tentiamo, ma non c’è verso di passare, così scendiamo. Ritorniamo subito dopo con l’idea

di Luca Schiera Appena

tornato

dall’inverno in Patagonia mi misi alla ricerca di grandi pareti di granito poco conosciute, da salire il più possibile in libera. Lessi qualcosa sulla Ak-su valley su qualche rivista che mi catturò; mancava solo trovare un buon socio disponibile. A maggio trovai anche quello: un motivatissimo De

Zaiacomo

Matteo detto

“Giga”, boulderista ormai

irreversibilmente

trasformato in alpinista. Prese tutte le ferie disponibili, scegliemmo la prima metà della stagione estiva per partire, in modo da sfruttare tutto agosto e settembre per scalare sulle Alpi (scelta poi rivelatasi fallace causa pessima meteo). Partenza Partiamo

quindi

a

fine giugno volando a Bishkek, dove ci affidiamo completamente alla nostra agenzia. Dopo pochi giorni entriamo nella valle e iniziamo a scorgere le prime pareti di granito, che gradualmente si ingigantiscono mentre ci avviciniamo. Arrivati

sotto degli antichi cipressi piantiamo

di seguire le fessure studiate con il

le nostre tende e stabiliamo il campo

binocolo. La soluzione funziona, con

base per le successive tre settimane.

una fantastica arrampicata ad inca-

C’è un fiume sporco, dei prati, qual-

stro guadagnamo la parte finale della

che sasso e sopra di noi migliaia di

parete e ci fermiamo su una buona

metri di roccia da salire.

cengia solo quando inizia a nevicare,

Dopo esserci accordati per il rientro,

dopo sei ore filate di scalata. Siamo

il pastore che ci ha accompagnato con

fuori dalle maggiori difficoltà, ma non

i muli ci lascia soli, noi subito inizia-

ancora alla fine, quando la parete inizia

mo ad esplorare le pareti alla ricerca

a bagnarsi inesorabilmente. Scendia-

di potenziali linee di salita.

mo senza passare dalla cima, comun-

Il primo giorno troviamo una logica via da aprire, ben visibile anche dal

que molto soddisfatti dalla splendida arrampicata.

campo base. Una fessura che spacca in due la parete sud della Central

Perestroika Crack

Pyramid (chiamata anche Ortotyu-

Abbiamo ancora un bel po’ di giorni

bek). La saliamo in circa otto ore il

per scalare una tra le vie più belle al

giorno successivo. La scalata è per-

mondo: Perestroika Crack. Il maltempo

fetta per acclimatarci: non troppo

però si stabilisce nella valle, infatti un

complicata ma abbastanza difficile da

breve temporale bagna le pareti tutti

impegnarci a fondo.

i pomeriggi. Più i giorni passano più

Ma è solo l’inizio della lunga giornata.

iniziamo ad innervosirci. Quando davvero non ne possiamo più di aspettare

Improvvisamente dalle parti del-

prepariamo gli zaini e partiamo per

la cima (vicino ai 4000 m) il cielo si

ripetere una breve ma interessante via

copre di nuvole nere e in breve, tra un

in fessura, poco sotto Perestroika.

tuono e l’altro, inizia a grandinare. La

Fortunatamente quel giorno rima-

discesa, sconosciuta e complicata, ci

ne soleggiato. Con il morale risalito

impegna per otto ore, in buona parte

alle stelle, il giorno dopo senza troppe

al buio, lottando prima contro la neve,

aspettative approfittiamo per partire

poi contro il sonno.

per il nostro obiettivo sulla Russian

Chiamiamo la via “Atlantide”, come

Tower (Slesova Peak, 4240 m). Il tem-

la mitologica isola che sprofondò in

po sembra promettere bene, in fretta e

balia degli elementi.

furia raggiungiamo il giorno stesso la

Subito ci riattiviamo per aprire

cengia di metà via dove passiamo una

un’altra via studiata con il binocolo dal

fredda notte. Il giorno dopo l’alba più

campo. Scopriamo però sui primi tiri

lenta mai vista inizia timidamente a

di essere su un percorso già tracciato,

riscaldarci. Quando ci sentiamo pronti

decidiamo comunque di continuare e

ripartiamo, decisi a salire la parete in

in breve ci dimentichiamo della delu-

arrampicata libera. Tutto va liscio e nel

sione, entusiasmati dalla qualità della

tardo pomeriggio arriviamo euforici in

roccia. A metà però la sorpresa: dopo

cima, dopo ottocento metri ininterrotti

aver abbandonato il percorso logico

di fessura.

per seguire la fila di vecchi spit della

Dopo un po’ di riposo, l’ultimo giorno, con Matteo fuori dai giochi per un mal di schiena, decido di provare a sa-

Sopra: Vie nella Ak-su valley, Sotto: Trekking di avvicinamento. Nella pagina a fianco: passaggi su Perestroika crack

lire un’ultima via in solitaria. L’idea iniziale era di ripetere una via esistente, cambio programma all’ultimo e salgo velocemente su buona roccia una via nuova. Il giorno successivo, puntuale, si presenta il nostro pastore, insieme ci incamminiamo verso casa. Foto archivio Luca Schiera

Alpinismo e arrampicata

43


QUEL MARE DI NEBBIA

Ranzo Battiston in una foto giovanile in vetta al Resegone.

Renzo Battiston, ricordi di una vita d’alpinista

di Luca Pedeferri

“S

ono nato e cresciuto in un

e sparsi per l’Italia. Quando, a 16 anni

scarenico. Questo di giorno; di notte

paese di pianura, in Friuli:

non ancora compiuti, fu la mia volta

per arrotondare, lavoravo a ricoprire di

le montagne le vedevo, ma

di partire, ero in qualche modo pron-

ferro le ruote di legno dei carri agri-

to all’evento. Mio cugino - Riccardo

coli. Il mio capo era una brava per-

Inizia così il racconto di Renzo Bat-

Cassin - e mio fratello maggiore vi-

sona, mi portava a spasso in bicicletta

tiston. Lo incontro: una bella giornata

vevano e lavoravano a Lecco già da

nel nuovo territorio e mi raccontava

di sole, e una lunga chiacchierata.

tempo, così li raggiunsi. Il mio me-

molte storie e panzane. Fui colpito

“La mia era una famiglia di emi-

stiere era quello di carrozziere, e fui

in particolare dalla descrizione della

granti: avevo parenti in tutto il mondo

assunto alla Carrozzeria Sala di Pe-

calata dei Lanzichenecchi a Lecco: il

erano lontane, sullo sfondo”.


Una messa in Grignetta

giorno che arrivarono dalla Valsassina,

cima, stavo affacciato alla terrazza del

entusiasmo e una certa incoscienza.

superata Ballabio, si trovarono davanti

rifugio a osservare chi saliva affaticato

Di fatto abbiamo capito quello che

una distesa infinita di nebbia: città e

sotto il sole.”

stavamo facendo anni dopo, prepa-

pianura erano completamente nasco-

La svolta nella sua carriera alpinisti-

ste e i soldati credettero, confusi, di

ca fece seguito alla cena dei coscritti

avere raggiunto il mare”.

di Acquate, il giorno della visita di leva,

randoci per spiegarlo agli allievi della scuola dei Ragni”.

alla quale fu invitato anche se ancora Acquate e le prime montagne

non conosceva nessuno.

Il gruppo Ragni “Le prime volte arrampicavamo di

Renzo abitava ad Acquate allora, e in

“Il giorno dopo, mattina presto, sono

nascosto le pareti più marce e meno

quel periodo fece la prima conoscen-

andato al Resegone; tornando indie-

battute del San Martino, per paura che

za con le montagne.

tro, appena sotto la Stoppani trovo

ci vedessero: la prima esperienza su

“Andavo con i compagni di lavoro e

uno che sale, mi guarda e dice: «Ma

una via vera in Grigna, la traversa-

le famiglie che facevano la scampa-

tu eri alla cena dei coscritti ieri sera?».

ta dei Magnaghi, la ricordo come un

gnata della domenica. La prima è stata

«Sì». «E vai in montagna? Andiamo

sogno. La settimana successiva tornai

al monte di Pasturo, poi alla Culmine

qualche volta assieme?».

per ripeterla come primo. Ormai non dovevamo più nasconderci, e siamo

di San Pietro, partendo sempre a piedi

Salta fuori che lui era Corti Batti-

da Acquate. Dopo ho cominciato ad

sta, nipote dell’Augusto Corti, grande

andare da solo: una volta, raggiunto il

alpinista lecchese degli anni ’30, io

Nel 1953 Renzo, con Battista Corti,

monte di Pasturo, ho guardato verso

Renzo Battiston cugino del Cassin, lui

Carlo Rusconi e Vasco Cocchi, en-

la cima del Grignone e mi sono det-

Battistino e io Battiston, entrambi an-

tra a far parte del Gruppo Ragni della

to: perché no?. La passione mi ave-

cora alle prime armi ma con un grande

Grignetta, che allora era composto da

va preso, andavo in montagna appe-

entusiasmo, e abbiamo iniziato a fare

una quindicina di elementi. La do-

na potevo; mi piaceva partire molto

coppia fissa. Abbiamo preso in pre-

menica successiva alla nomina lui e

presto per il Resegone e, una volta in

stito l’attrezzatura alpinistica dell’APE

Battista dimostrano di avere meritato

e la Guida delle Grigne per studiare

il riconoscimento salendo la via Ratti

dove andare; facevamo una domenica

al Nibbio, quarta ripetizione dopo 25

per uno a fare da capo cordata, sen-

anni in cui nessun alpinista vi si era

za l’aiuto di nessuno più esperto, con

cimentato.

46

L’Intervista

diventati bravi in fretta”.

Due eventi determinano purtrop-

E proprio Battista, seguendo i sug-

partigiano negli ultimi giorni della Li-

po un’interruzione precoce della vita

gerimenti di Romano Merendi che

berazione lecchese, suo cugino Emilio

alpinistica di Renzo. Nella prima metà

aveva visto un modello di barella in

Ratti (Topo) e Luigi Castagna, lo ri-

degli anni ’60, mentre arrampica con

uso nelle zone del Monte Bianco, ne

cordavano portando ogni anno per il

Carlo Mauri in Grignetta, gruppo del

costruì una simile alla SAE, sostan-

giorno dei morti dei fiori in vetta alla

Fungo, avverte un forte dolore al pet-

zialmente un prototipo di quelle in

Grigna, dove il CAI aveva posto un

to e mancanza di respiro. Con l’aiu-

uso oggi che prevedono il trasporto a

medaglione commemorativo. In quel-

to di Mauri, Cesare Giudici e Annibale

spalla dell’infortunato lasciando libere

le occasioni Topo e Castagna si fece-

Zucchi torna a casa, e in ospedale gli

le mani dei soccorritori. Anche al di

ro la promessa reciproca che se uno

viene diagnosticato un pneumotorace

fuori dell’impegno del Soccorso Al-

dei due fosse morto, l’amico avrebbe

spontaneo; rimane ricoverato per 75

pino, Renzo si è trovato spesso nella

mantenuto la tradizione: fiori in vetta,

giorni, non può lavorare per sei mesi,

situazione di dover aiutare o soccor-

e grande cioca al ritorno ai Resinelli.

ma poi lentamente riprende le sue at-

rere qualcuno che si trovava vicino a

Castagna se ne andò tragicamente nel

tività. Il colpo di grazia arriva nel 1967

lui durante un’escursione.

giugno del 1951, e per qualche anno

a causa di un incidente sugli sci con

“Una volta - racconta - ero in Gri-

Topo mantenne la parola data, fino a

frattura di una gamba. Renzo è co-

gna, prima neve d’autunno, sul cana-

quando dovette emigrare in Canada.

stretto ad abbandonare l’arrampicata e

lino Federazione; finito il canale c’è il

A quel punto chiamò a raccolta noi

chiude anche con la Scuola di roccia.

nevaio che va giù. Scendo per primo e

che eravamo gli ultimi arrivati, i più

il mio compagno rimasto indietro dice

giovani, e ci affidò il compito di porta-

che non ha problemi; sento un fracas-

re i fiori. Fu così che in un 4 novembre

In quegli anni vi furono anche le

so strano e lo vedo arrivare a rotolo-

dei primi anni ’50 Battista Corti, Car-

prime esperienze di soccorso in mon-

ni: io lo prendo con una mano per lo

lo Mauri, Narciso Nava e io partimmo

tagna, che avvenivano in modo spon-

zaino e me lo tiro sulla gamba destra.

per la Grigna, con un fiore ciascuno

taneo.

Abbiamo iniziato a scivolare in basso

nello zaino. La neve era molta, 20-30

“Una volta - racconta Renzo - al

tutti e due, riuscendo a frenare appe-

centimetri già ai Resinelli, e la visibilità

Comera, sul Resegone, morì un ra-

na prima dei massi sul fondo. Sfiorata

zero; ai tempi non c’erano previsioni

gazzo che stava festeggiando con un

la tragedia, il compagno mi ha detto:

meteo e delle valanghe, la salita era

amico il diploma di ragioniere: a dare

«Ero sicurissimo che mi avresti fer-

rischiosa, ma noi eravamo incoscienti

l’allarme fu una giovane ragazza, Cen-

mato». Da quella volta sono sempre

e pieni d’energia. All’uscita dal Canale

ta, che così conobbi e che divenne in

andato in montagna solo o con chi mi

Caimi all’improvviso ci trovammo so-

seguito mia moglie”.

chiamava, non ho più detto a nessuno

pra le nuvole dalle quali spuntava la

Il soccorso non era ancora organiz-

«vieni in montagna con me». Mi sono

cima assolata della Grignetta: un mare

zato con una propria struttura speci-

tolto completamente la responsabilità

di nebbia col cielo così luminoso non

fica.

di aver indotto qualcuno a rischiare

mi è più capitato di vederlo: il mare

per colpa mia”.

dei Lanzichenecchi! Fu talmente tanto

Il soccorso

“I primi soccorsi - prosegue Renzo - li effettuavamo con tutto il gruppo Ragni: lo statuto del gruppo diceva

l’entusiasmo, che ne stiamo parlando La messa in Grignetta

ancora adesso.

che per essere Ragno bisognava fare i

Dal 1956 ogni anno in Grignetta si

Battista lavorava alla SAE, e alla SAE

soccorsi: noi, essendo sempre in mon-

ripete il rito della messa di novem-

si trovava anche in qualità di assisten-

tagna, non ci siamo mai tirati indietro.

bre, intorno al giorno dei morti. La

te sociale la sorella di don Gandini,

Fu Battista a strutturare poco alla volta

data scelta era inizialmente il 4, festa

allora professore al Volta. Visitando le

l’organizzazione: per ogni emergenza

nazionale; quando quella festività fu

abitazioni degli operai, Maria notò il

lo chiamavano alla SAE, dove lavorava

soppressa l’appuntamento fu spostato

e dove c’erano altri sette o otto ope-

alla prima domenica del mese. Renzo

rai alpinisti. Erano i primi a partire, poi

racconta l’origine di questa tradizione.

venivamo contattati anche noi”.

“Da quando Vittorio Ratti era caduto

L’intervista

47


Renzo Battiston a destra, con Emilio Ratti Topo e Carlo Rusconi i primo piano

Renzo Battiston in parete

Renzo a destra in maglione rosso, durante un’escursione di AG

grande mucchio di attrezzatura alpi-

bre del 1956, con la partecipazione di

un allievo che in primavera ha fatto la

nistica in casa Corti e chiese a Bat-

12-13 persone. Da allora, don Gandini,

scuola con me, e in autunno è andato

tista il favore di portare in montagna

diventato nel frattempo monsignore e

a fare una delle prime ripetizioni della

suo fratello, appassionato di alpinismo

trasferito a Seregno come prevosto e

via del Bonatti al Grand Capucin: se-

in cerca di accompagnatori. Fu così

protonotario apostolico, ha celebrato

minavo bene.

che iniziammo ad andare, Battista, don

personalmente almeno una trentina

Ero legato alla tradizione dell’alpi-

Gandini e io, quasi ogni domenica:

di messe, con ogni tipo di tempo, con

nismo classico, poi a cominciare dal-

raggiungevamo i Resinelli con la To-

la pioggia e col sole, con la nebbia e

la metà degli anni ’70 le cose sono

polino del prete molto presto, perché

con la neve”, accompagnato da Dino

andate cambiando, l’arrampicata si è

Gandini doveva tornare indietro per

Piazza e Renzo Battiston, “gli incaricati

evoluta, è arrivato il freeclimbing: ti

la messa delle 11 a Castello, incarica-

della messa” (Luigi Gandini. I miei anni

sbattevano sul quinto o sesto grado

to dell’omelia. Durante queste gite gli

a Seregno. Intervista di Luigi Losa). E

e dovevi arrangiarti. Quando il gruppo

parlammo spesso dei fiori portati in

i partecipanti sono cresciuti di nume-

Ragni ha deciso di fare una scuola così

vetta e di quella giornata così speciale.

ro in modo esponenziale, arrivando a

mi hanno detto: “Renzo non sei adatto

Fu così che don Gandini condivise il

superare le 500 persone.

per questo tipo di scuola”. Io ho cer-

nostro entusiasmo e decise di allargare e ufficializzare il nostro rito privato instaurando la tradizione della messa

cato di far capire che se un allievo non In montagna con i ragazzi

voleva spaccarsi le braccia su una fa-

“Ho una targa che mi hanno dato

lesia, avrebbe potuto fare la Segantini

per aver portato in montagna i ragazzi

con me, ma la vedevano diversamen-

Non mancarono le difficoltà: per dire

per 50 anni: prima con il gruppo Stra-

te e allora sono passato all’alpinismo

una messa all’aperto occorreva chie-

da Storta, poi con la scuola dei Ragni

giovanile. Abbiamo inventato il corso

dere ogni volta il permesso alla Curia,

e infine con l’Alpinismo giovanile del

alpinistico, quello delle ferrate, e me

e poi bisognava portare su la pietra

CAI Lecco. Ho sempre avuto attorno

l’hanno dato in mano”.

sacra che, pur piccola, era un pezzo di

tanti ragazzi. Ho insegnato a lungo

marmo da trasportare nello zaino (a

alla scuola di roccia dei Ragni. Il mio

questo, naturalmente, provvedevano i

alpinismo era quello del cacciatore di

Spesso non era facile conciliare

Ragni). La prima volta fu il 4 novem-

vette, l’alpinismo per andare in cima

l’attività alpinistica con la famiglia e il

alla montagna: che fosse sentiero, ter-

lavoro, che Renzo non mise mai in se-

zo grado, o una salita impegnativa, ero

condo piano.

dei morti celebrata in Grignetta”.

48

L’Intervista

Famiglia e lavoro

alpinista per andare in vetta e inse-

“Avevo la famiglia in Friuli, la ditta

gnavo ai miei allievi a farlo. Ho avuto

dove lavoravo mi dava una settimana

Renzo con la moglie Centa

di ferie ad agosto e qualche giorno a

NOTE BIOGRAFICHE Nato a Savorgnano di San Vito al Tagliamento (Pordenone) il 4 dicembre 1932, Renzo Battiston arriva a Lecco nel 1948. Nel 1948-49 si iscrive all’APE (Associazione Proletari Escursionisti), nel 1950 diventa socio del CAI Lecco. Nel 1960 è tra i fondatori della sottosezione di Belledo e si impegna nella fase fondativa dell’Unione Escursionistica Strada Storta (UESS), partecipando all’organizzazione delle attività anche agonistiche del gruppo, come il trofeo “Riccardo Manzoni”; successivamente (1966) favorirà l’affiliazione della UESS al CAI Lecco come sottosezione Strada Storta. Nel 1953, presentato da Vittorio Rota e Pio Aldeghi, viene ammesso a pieni voti a far parte del gruppo Ragni. Fra le sue salite sono da ricordare due vie nuove aperte con Antonio Invernizzi e Giulio Tavola: la via “Castagna” ai Denti della Vecchia in Canton Ticino, e la via “Strada Storta” alla punta Centa, pizzo d’Erna. E’ sempre vicino al mondo dei giovani, prima come istruttore della Scuola di roccia del CAI Lecco, poi come promotore, organizzatore e accompagnatore dell’ Alpinismo giovanile. Membro del Consiglio direttivo del CAI Lecco negli anni di presidenza del dottor Maroni (1964-1973) aiuta Pino Comi nella strutturazione del gruppo sezionale di Alpinismo giovanile e organizza il raduno regionale del 1974 a Bobbio. Negli anni partecipa su vari fronti alla vita della sezione. Si occupa dei rifugi: ispettore della capanna Stoppani, si impegna nella manutenzione, e contribuisce alla realizzazione nel 1974 del sottostante Bosco del Centenario; con Battista Corti dà il suo contributo di lavoro per la costruzione del bivacco “Redaelli” al Badile e del bivacco “Ferrario” in vetta alla Grignetta. Partecipa alla manutenzione dei sentieri e alle attività di collaborazione con le scuole, con la colonia della Cassa Edile di Milano, con altre associazioni fra cui la“Jack Canali” di Erba per accompagnare sugli sci i giovani disabili. Nel 2002 il gruppo di Alpinismo giovanile del CAI Lecco conferisce a Renzo una targa con la seguente scritta: “A Renzo Battiston un grosso grazie per l’impegno, la generosità e la competenza nel segno della continuità”

Natale e io li usavo per andare a trovare genitori e parenti, mentre Battista, Dino Piazza e gli altri andavano ad arrampicare nelle Dolomiti. Con loro la mia figura era un po’ quella di allenatore: ci preparavamo insieme, ma poi loro andavano alle Dolomiti, io a casa mia. Furono sempre questioni famigliari a impedirmi di partecipare nel 1961 alla spedizione al Mc Kinley: sarei dovuto andare con il Bigio, che l’aveva ideata. Quando lui si è infortunato è subentrato Cassin, che mi ha subito eliminato dalla squadra con la motivazione che due della stessa famiglia, in caso fosse successo qualcosa, erano troppi”.

Il lavoro era molto e il tempo poco. Renzo così doveva farsi bastare le domeniche, anche per le ascensioni più importanti. “Ricordo per esempio la volta del Dente della Vecchia, 1952. Ero con un gruppo di Ragni, invitati dal CAI Lugano per reclamizzare il loro nuovo

L’intervista

49


Giulio Tavola siamo andati a finire la via

della gioia di chi ho insieme.

di Luigi Castagna e Giovanni Ratti, che

Mi piaceva allenarmi anche sul sesto

non erano riusciti a completarla per-

grado, ma se mi capitavano dei ragazzi

ché arrivati a metà erano rimasti senza

da portare in montagna facevo di tutto

materiale; una cordata svizzera aveva

per farli divertire: con Michele Remon-

provato a riprenderla, ma non era ar-

dini, un sedicenne alle prime armi, ho

rivata neanche al punto dei due lec-

aperto, ad esempio, una via nuova alla

chesi. Noi siamo andati e abbiamo tro-

Torre CAI del Resegone. Non sono mai

vato bruttissimo tempo, non so quanti

andato in montagna con una ragazza

temporali abbiamo preso lungo la salita;

con l’idea di zinzarla; ero felice che

verso la fine sono venuti in vetta per

fosse felice.

la via normale il Balicio (Vittorio Rota),

Ho accompagnato tante persone

Emilio Valsecchi (Lupetto) e Angelo

importanti, senza mai cercare un ritor-

Longoni, e volevano buttarci una cor-

no economico o di immagine e privile-

da per recuperarci, ma noi abbiamo

giando sempre l’amicizia. Ho già parlato

resistito. Conclusa la via siamo tornati

di monsignor Gandini. Fra i tanti altri ho

alla spicciolata al rifugio; era già tardi,

un ricordo speciale del dottor Ennio

gli svizzeri avevano chiuso e lasciato

Ravà, padre del ragno Piero. Arrampi-

fuori i nostri zaini. Raggiunte infine le

care con lui era l’occasione per esplo-

macchine a valle, ci siamo accorti che

rare qualche montagna fuori zona.

mancava il Longoni, quindi sono tornato

Un anno siamo andati nel mese di

all’imbrunire al rifugio per cercarlo. Un

aprile-maggio a fare la via Boga al Me-

bel momento sento suonare i clacson

dale; era la sesta o settima ripetizione:

e lampeggiare le macchine: Longoni

non ci andava mai nessuno. C’era la

aveva sbagliato strada e ci aspettava

cordata di Osio e Ferranti davanti: Osio

al paese sotto. Siamo arrivati a Lecco

non riusciva a piantare i chiodi, Ferranti

a notte fonda esausti; il mattino dopo,

passava e li strappava tutti, gli restava-

presto, a lavorare”.

no in mano. Io seguivo con l’Antonio

L’energia che ti serve.

Invernizzi, e ancora oggi non so come

Sopra: Renzo in un a foto degli anni ‘80. Sotto: Renzo Battiston a destra con Carlo Rusconi.

rifugio sotto al Dente. Ci avevano invitati per mangiare e bere, ma noi ci siamo organizzati per andare ad arrampicare. Con Antonio Invernizzi e

50

L’Intervista

In montagna per passione e con gioia

abbiamo fatto a salire. Stravolti, a fine

“A quei tempi cercavano tutti di an-

giornata l’Invernizzi mi dice: «Dome-

dare in montagna col Cassin, per diven-

nica andiamo in Grigna, così sfruttiamo

tare famosi alla svelta. Io sono sempre

l’allenamento di

andato in montagna per passione, non

Io invece la domenica dopo ho porta-

per diventare qualcuno, e per questo

to cinque ragazzi al Grignone: avevo

sono rimasto nell’ombra; così, quando

nello zaino cinque strisce ricavate dalla

ripetevo qualche via importante, come

capote di vecchie Topolino; arrivati in

la “Vinci” al Cengalo, non era stato bra-

cima ho dato una striscia a ciascuno e

vo io, ma era la via a essere diventata

loro sono scesi scivolando sul sedere,

facile. Nemmeno mio fratello sapeva

mentre io li sorvegliavo scendendo con

bene cosa andavo a fare: sapeva che

la piccozza: Invernizzi voleva vedere i

rischiavo, ma pensava che fossi uno

frutti dell’allenamento, a me interessava

degli ultimi arrivati. Solo tardi ha ca-

di più la gioia di quei ragazzi che si af-

pito che facevo sul serio. Per me tut-

fidavano a me”.

ti i momenti in montagna sono belli alla loro maniera e quando vado godo

Foto archivio Renzo Battiston

oggi.

Dalla sua costituzione, nel 2003, ACEL Service è il più importante fornitore di gas naturale in tutta la provincia di Lecco. Alla vendita di gas, ACEL Service ha recentemente affiancato la fornitura di energia elettrica ai comuni, alle aziende private e pubbliche e ai possessori di partita IVA. La sua attenta politica ai costi e la sua spiccata attenzione al servizio delle differenti tipologie di clienti, fanno di ACEL Service il tuo fornitore ideale per tutta l’energia che ti serve. Via Amendola, 4 23900 LECCO Tel. 0341 228611 Fax 0341 353293

Via F.lli Calvi, 1 23801 CALOLZIOCORTE Fax 0341 228673

Via Cerri, 51 23807 MERATE Fax 0341 228667

Via Marconi, 16 23848 OGGIONO Fax 0341 228663

Società del gruppo Lario reti holding info@acelservice.it www.acelservice.it


A SPASSO SULLA CRESTA

Rimandata a settembre causa maltempo la gita alpinistica al Castore

C

on l’arrivo dell’estate, tor-

del Gruppo del Rosa era però così forte

na l’appuntamento alpinistico

che non ci siamo persi d’animo. Con le

Ma andiamo con ordine. Decidiamo

proposto dalla nostra sezione.

dita incrociate, abbiamo riproposto la

di partire sabato 6 settembre alle 6 da

Ma, ahimè, quest’anno l’estate non s’è

salita per il primo weekend di settem-

Lecco, con un pullmino Volkswagen 9

proprio vista e quindi la gita al Castore,

bre. E la cosiddetta “estate settembrina”

posti messo gentilmente a disposizione

prevista per la metà di luglio, è stata

ci ha permesso di cogliere due belle

da Andrea, uno dei partecipanti. Il nu-

annullata a causa delle avverse condi-

giornate ma, soprattutto, di compiere la

trito gruppo di istruttori della Scuola di

zioni meteorologiche.

traversata integrale del Castore: siamo

scialpinismo, che gentilmente s’è offer-

stati “a spasso” su una delle più belle

to di condurre 2 delle 4 cordate, partirà

La voglia di calcare le splendide cime

creste delle Alpi.

Il profilo del Castore. Foto Matteo Abate

di Andrea Spreafico


invece da Como.

terso, colazione abbondante; ci si veste

Le operazioni di par-

e ci si imbraca, si calcano i ramponi e ci

tenza subiscono però

si lega. Via! Affrontiamo il primo pendio

un leggero ritardo: alle 6

ghiacciato alla luce delle frontali e nel

uno degli organizzatori

silenzio dell’alba.

DA UN MARE ALL’ALTRO

Da Trieste a Ventimiglia, 2.200 km e 57.000 metri di dislivello pedalando sulle Alpi

ancora dorme beato nel proprio letto. Non re-

Uscendo sul filo della Cresta Ovest. Foto di Matteo Abate

Verso la Forcella di Bettaforca. Foto di Matteo Abate.. Sotto: parte finale della cresta del Castore. Foto di Andrea Spreafico

In vetta

sta che attenderlo. Sulla

Lo sguardo può spaziare: le luci dei

tangenziale di Milano

paesini di montagna nell’oscuro fondo-

troviamo Giorgio, che

valle fanno da cornice al candore del

dopo esser stato socio

ghiaccio che ci circonda.

di altre sezioni ha deciso

La progressione è costante e con i

di iscriversi alla nostra:

primi chiarori ci troviamo al cospetto

bravo!

della parete ovest del Castore. La pen-

Viaggiamo tranquil-

denza sempre sostenuta e la traccia

li sino alla Val d’Ayas,

poco marcata inducono le prime corda-

dove lasciamo il pullmi-

te a salire con attenzione. La fatica viene

no e ci ricongiungiamo

premiata quando sbuchiamo sulla cresta

con “i comaschi”. Poi

e veniamo abbracciati dal sole. Siamo a

tutti a bordo delle due

pochi passi dalla vetta del Castore e dalla

jeep che ci porteranno

nostra posizione possiamo vedere tutto

sino ai Piani Superio-

lo sviluppo della sua elegante cresta.

ri di Verra. Da lì, inizia la

Ripartiamo di slancio camminando

salita sull’erta morena.

“sul filo” ed in breve ci abbracciamo sul

Breve pausa al rifugio

piccolo spazio piano della cima. Qualche

Mezzalama, già chiu-

foto e imbocchiamo la discesa, conti-

so, e poi via! con buon

nuando la nostra solitaria cavalcata lun-

passo raggiungiamo il

go tutta la cresta della montagna.

rifugio delle Guide del-

Nei pressi del Colle del Felik incrocia-

la Val d’Ayas, arroccato

mo le prime cordate che salgono dal Ri-

sullo sperone di Lam-

fugio Quintino Sella, dove noi giungia-

bronecca. Ci prepariamo

mo prima delle 9: decisamente presto.

In Valle d’Aosta verso il Colle de Gran Tournalin, spartiacque tra Val d’Ayas e Valtournenche

di Stefania Valsecchi (Steppo)

essi il percorso indicativo e, una volta

serci, sicché riesco ad unire attraverso

imbastitolo, cerco in internet i contatti

il web un sufficiente numero di ciclisti

ecco città Alpina 2013. Per una

di tutti i comuni dai quali intendo pas-

sparsi per tutto l’arco alpino che mi

“mangia montagne” innamorata

sare, compresi quelli stranieri: Slovenia,

aiuteranno ad attraversare le monta-

di Lecco qual son io il richiamo è

Austria, Svizzera, Francia. Con un’uni-

gne che tanto amo.

irresistibile ed esplode l’idea: attraver-

ca mail lancio a tutti loro l’invito:”Ehilà!

Invece da Lecco non parte nessu-

L

per il giorno succes-

Volgiamo così lo sguardo alle spal-

sivo, ceniamo in un’al-

le e possiamo ammirare anche da lì lo

sare integralmente le Alpi in mountain

Sono Stefania di Lecco: venite con

no con me, ma ugualmente il 5 luglio,

legra tavolata e poi via

spettacolare andamento della cresta che

bike. Una cavalcata ciclo-alpinistica

me ad unire le Alpi in mountain bike?”.

mi trasferisco a Trieste in treno ed il

a dormire in camerata,

abbiamo da poco percorso.

che unisca il mare di Trieste al mare di

Non ho nessun interesse a pedalare da

6 inizia la pedalata con un triestino e

dove abbiamo la sgra-

Una cordata dopo l’altra, tutti in breve

Ventimiglia attraverso i monti più alti e

sola, aspirando a personali performan-

due sloveni. Sono tutti assai più gio-

dita sorpresa di dividere

siamo al rifugio. Tolti i ramponi e gli im-

belli d’Europa, lungo sentieri, guadando

ce, così il mio motto diventa: la gioia

vani di me e hanno zaini pesantissimi:

il letto con altri 4 ospiti

brachi, abbiamo giusto il tempo di rifo-

fiumi, su e giù per le montagne, sempre

condivisa è gioia doppia; la fatica con-

il mio, che mi accompagnerà per un

uno dei quali ha il sonno

cillarci prima di iniziare la discesa verso il

fuoristrada.

divisa è fatica a metà.

mese, pesa 5 kg e 400; i loro, che do-

particolarmente pesante,

Colle di Bettaforca, lungo l’aereo sentiero

e rumoroso. Cullati dal

attrezzato.

Non posso lasciare che tale seducente aspirazione resti desiderio

mani torneranno a casa, sono attorno L’Isonzo smeraldino

suo russare profondo,

Torniamo alle auto stanchi ma felici:

astratto, quindi, abbandonato ogni in-

A seguito di quella mail, scatta in-

non chiudiamo quasi

il Rosa ci ha regalato tante emozioni e

dugio, eccomi all’opera per realizzarlo.

credibilmente la rincorsa alla condi-

occhio. Alle quattro, da

permesso di attraversare uno dei suoi

Atlanti geografici, mappe, cartine di-

visione: pur non conoscendomi, molti

tutti, la sveglia è accolta

versanti più selvaggi, calcando la sua

ventano il principale arredo di casa mia.

di quelli “accalappiati” in internet ap-

come un vero sollievo.

cresta più bella.

Occupo ore e giorni a studiare su di

prezzano la mia idea e vogliono es-

Uno sguardo al cielo

ai 10 kg. Barrette, energetici, ma anche sfilatini con prosciutto e formaggio poi

Escursionismo

55


scarpe per la sera e pure i jeans, infine

Ma per piacere!”. Tuttavia non possono

nella pedalata. Sotto il diluvio incontro

so tutte le Dolomiti, da Dobbiaco alla

Alpisella dove ha vita il nostro Adda,

Rosa in Valle Anzasca. Il Massiccio ci

tutti i bardamenti per proteggere stin-

dir di no ai loro allenatori che insistono

150 microscopici scout nelle imman-

Val Venosta come volando leggera e

e giù senza fiato a Livigno. Non ho

accoglie con fredda nebbia e ore intere

chi e gomiti in discesa. Bé, ognuno pe-

e, un po’ straniti, partono a pedalare

cabili brachette corte: le povere co-

senza fatica perché persa a godere

parole per queste pedalate tra scenari

di bici a spalla per conquistare passi a

dala come meglio crede, no problem.

con me. I sentieri non solo sono im-

scette violacee per freddo e grandine,

delle meraviglie “tecnicolor” tutt’attor-

che rubano il cuore, e come drogata

3000 metri dove la neve è ancora alta,

Nei primi due giorni con loro risa-

pervi fin da subito, ma – per sbaglio

schiacciati sotto cappelli più grandi di

no, sempre oltre i 2000 m di quota.

da tanta bellezza non sento un briciolo

ma grazie a Sergio, Davide e Marco,

liamo tutto lo smeraldino Isonzo lun-

- ci ritroviamo addirittura su una via

loro, allungo in fuori il braccio con la

M’incanto sfiorando le Odle, giubilo

di stanchezza.

supero Alagna e la Val Sesia per en-

go incantati sentieri carsici e, a Ca-

attrezzata con scale e catene: nessun

mano tesa e rispondono picchiandoci

valicando il Gardena e mi cattura l’ap-

L’indomani da sola supero il valico

trare in Valle d’Aosta attraverso il Pas-

poretto, veniamo coinvolti la sera in

problema. Ci passiamo la bici l’un l’altro,

sonore paccate salutando con urla e

peal del gruppo del Sella, ammutolisco

del Bernina scovando mulattiere; ac-

so dei Salati sempre a 3000 m e bici

una ricostruzione storica in costume

guadiamo fiumi portandola a spalla, la

sorrisi. Io fra poco sarò a tetto, rivi-

lambendo Sasso lungo e Sasso Piatto,

canto all’Inn attraverso l’Engadina su

sul groppone.

di battaglie ottocentesche veramente

caliamo giù da uno strapiombo, e seb-

talizzata da una doccia bollente; que-

mi commuovo sull’Altopiano di Siusi

sterrati a ridosso dei monti e il ce-

affascinante. L’indomani giungiamo a

bene perdiamo la strada un po’ di vol-

ste pore stelline dovranno montarsi la

coi suoi pascoli verdissimi, sbalordisco

leberrimo trenino-rosso delle Retiche

Tarvisio, nel cuore della Carnia, dove

te, io non perdo il sorriso e conquisto

tenda, farsi da mangiare col fornelletto

allo Sciliar aperto ai biondi cavalli in

mi sferraglia accanto, a volte così vici-

Pur essendo stata diverse volte nella

i mie compagni mi lasciano ad altri

la stima dei miei giovanissimi compa-

e dormire bagnati là dentro quasi in

corsa, esplodo di gaudio sull’Altopiano

no e veloce, che lo spostamento d’aria

piccola regione più a nord ovest d’Ita-

nuovi amici del luogo. Serata alla festa

gni di viaggio. Con loro supero anche

terra... gulp!

del Salto tra Bolzano e Merano, esulto

mi sventola il cerume direttamente da

lia, non avevo mai avuto modo di in-

“Portage” in Val d’Ayas lungo un pezzo di sentiero attrezzato

Tra il Colle delle Finestre e quello dell’Assietta, saluti radiosi.

di paese con canti, danze, piatti tipi-

la rigogliosa Carinzia per giungere alle

Procedo sola per un paio di giorni,

ci e i tarvisiani mi organizzano i due

sorgenti del Piave nel punto più a nord

ma nel paradiso terrestre delle Dolo-

giorni di pedalata successivi con tre

del Veneto, incuneato tra la Carnia e

miti Super Star è tutto così ben se-

atleti della valle, tutti... sedicenni. Son

l’Alto Adige.

gnalato, riordinato e colorato che pur

più vecchia delle loro mamme perciò, giustamente, i ragazzi arricciano

Dolomiti in solitaria

Bagno al lago di Locarno prima di prendere la Val Vigezzo e la Valle Anzasca fino al Monte Rosa

al cospetto dell’Ortles pur col fiatone

un orecchio all’altro: scusate l’immagi-

lungo l’impervia salita allo Stelvio.

ne, ma rende l’idea.

In Lombardia

Passaggio a nord-ovest

MTB gioia di vivere, nei pascoli ai piedi del Monviso

contrare questi spazi così ampi, ricchi

Dal Maloja decido di lasciare mo-

di laghetti, alpeggi, pascoli di quota: è

mentaneamente le vette più alte per

nuovo per me trovare anche qui vallate

avendo il senso dell’orientamento di

Entro nella mia Lombardia e l’amico

scendere a Dongo ad incontrare i miei

così estese e spaziose da pensare che

una cozza fissa al suo scoglio, passo

Mauro di Lecco giunge di buon matti-

genitori e qualche amico lecchese

per attraversarle ci voglia una gior-

giunti lassù per cenare con me.

nata intera... poi invece, grazie a due

il naso: “Eh? cos’è che dobbiamo fare

Per il giorno successivo, da sola tra

indenne le Dolomiti di Fanes – Sén-

no dal nostro capoluogo fin lassù solo

con ‘sta vecchietta tappetta? Attraver-

Val Pusteria e Cadore, i fulmini accen-

nes - Braies per approdare a La Villa in

per fare una tappa con me, accompa-

Riparto con Giovanni e Davide – ri-

forti ruote, è una goduria e il diverti-

sare tutte le Giulie in mountain bike?

dono il circondario, tumultuosi tuo-

Val Badia dove, con mia grande felici-

gnarmi dallo Stelvio a Livigno senza

spettivamente di Oggiono e Olginate

mento è assicurato nonostante i tanti

ni fan vibrare la bici sul terreno e la

tà, trovo amici del CAI Lecco: dolce la

mai sfiorare l’asfalto. Dal passo Umbrail

– che mi accompagnano fino al Passo

pioggia sferzante si tramuta in pallini

loro compagnia.

alle Bocche di Pedenolo e Pedenolet-

San Jorio poi, da sola, procedo per la

56

Escursionismo

di grandine come piombini da caccia,

Il cielo torna ad essere più turchino

to procedendo per la Valle del Brau-

Val Vigezzo a riprendere le Alpi che

ma mi mantengo calda procedendo

della fata di Pinocchio e io attraver-

lio eccoci a Cancano; su per la Valle

qui si fan sempre più alte col Monte

Escursionismo

57


A PICCOLI PASSI

Attività Family CAI 2014

Bocchetta di Pedenolo, tra il Passo dello Stelvio e la valle del Braulio. Steppo ha in mano il gagliardetto di Lecco; Mauro, a sinistra in foto, il gagliardetto del Cai Strada Storta di cui come me fa parte, e Danilo, che è di Bormio, ha il gagliardetto del suo bike team.

chilometri. Cervino e Monte Bianco si

Raggiungo anche il Monviso in

tuono velocissimi tornanti in discesa

mostrano nel loro impervio biancore:

compagnia di Lucio e così non mi son

come un toboga: la meta è vicina. Solo

rispettosa li attraverso abbarbicata sui

persa manco una sorgente dei grandi

una bellissima pausa a Dolceacqua

loro fianchi che non mi lasciano tre-

fiumi: dall’Isonzo al Tagliamento, dal

dove sindaco e assessori mi insigni-

gua, ma per un’amante dei monti qual

Piave alla Drava, l’Adda, l’Inn e poi Tici-

scono dell’onorificenza del paese, poi

son io, che c’è di meglio nella vita? Di

no, Sesia, Dora, Scrivia, Toce e via fino

di nuovo in sella che non vedo l’ora di

giorno in giorno una straripante ed

al grande Po. bello no?

bagnarmi in mare. Via. In qualche mi-

inattesa bellezza si sussegue e con essa molti nuovi accompagnatori che

nuto siamo nel traffico agostano della Il mare

Liguria. Sono a Ventimiglia! L’amico

Family CAI - Gruppo 2014; Sotto: Ragnetto in arrampicata al raduno CAI Lecco ai Piani di Bobbio

di Andrea Spreafico

A

siamo comunque riusciti a far visitare

piccoli passi. Ci siamo or-

a tutti i bambini gli interni delle miniere

mai lasciati alle spalle anche

e, dopo un veloce pranzo al sacco, a

il secondo anno di attività del

sperimentare gli adrenalinici percorsi

Family CAI, caratterizzato da un buon numero di piccole new entries.

del Parco Avventura. Dopo la pausa agostana, è ancora

Giunti al Colle della Maddalena ci

Ino, della zona, ci segnala una breccia

Partiti a maggio con un’allegra e

il tempo incerto ad impedire l’escur-

si aprono le Alpi Marittime. Partita da

per raggiungere la spiaggia pubblica:

soleggiata giornata sulle pendici del

sione in Val di Mello. Non potevamo

Dal Col del Nivolet rientro in Pie-

Trieste ho percorso a ritroso la simpa-

eccola, sono in spiaggia, non riesco a

Monte Barro, trascorsa tra la visita al

quindi sprecare le ultime opportuni-

monte. Che dire del Gran Paradiso, se

tica “tiritera” che ci insegnano da pic-

pedalare sulla sabbia, scendo, accom-

museo etnografico e la salita alla vetta

tà di incontrarci: a fine settembre, in

non che ti spalanca il sorriso? Anche

coli per imparare tutte le zone alpine:

pagno la bici a piedi, raggiungo le onde,

(per i più grandi), siamo poi tornati ai

occasione dell’open day della palestra

questa regione, più selvaggia e meno

“MaConGranPenaLeReCaGiù”.

Giulie,

prendo la bici e, a mo’ di olimpionico

Piani di Bobbio in occasione del Radu-

gestita dai Ragni, abbiamo trascorso

turistica, svela angoli indimenticabili e

Carniche, Retiche, Lepontine, Penni-

lancio del martello, giro su me stessa,

no sezionale, dove anche i più piccoli

una mattinata alla scoperta del “gioco

via via mi lascio alle spalle un’infinità di

ne, Graie, Cozie e Marittime: sono in

la lancio in acqua, splaff, inizio a corre-

hanno mostrato di non temere la sca-

dell’arrampicata”; e poi alla castagnata

splendide valli di cui quasi non sapevo

quest’ultime, sto arrivando alla meta

re e sciaffff mi ci tuffo anche io, libera,

lata e, dopo il pranzo al “nostro” tavolo

sezionale in Stoppani, per concludere

l’esistenza: Val di Locana, Val Grande,

di Ventimiglia, che emozione! E infatti

leggera, felice, commossa. Ventimiglia

all’interno del Rifugio Lecco, di trovarsi

una stagione tra tanti amici.

Val di Ala, Val di Viù dove mi perdo

con Lucio e Stefano supero anche il

sono arrivata! Dal mare di Trieste al

a loro agio sulla neve ancora abbon-

nel su e giù, Val di Susa col Colle delle

Colle di Tenda per entrare in Liguria. O

mare di Ventimiglia attraverso tutti i

dante a pochi passi dal rifugio.

Finestre e quello dell’Assietta, paradisi

cavoli, pensate un po’: mi ero messa

monti delle Alpi: 2200 km e 57.000

Le instabili condizioni meteorolo-

per i bikers che nulla hanno da invidia-

in testa che da qui si vedesse il mare...

metri di dislivello, un sogno divenuto

giche estive ci hanno poi costret-

re alle più famose Dolomiti.

ma va làa Ste, desedess! Ci vogliono

realtà, infinitamente più bello di come

ti a rinunciare alla “due giorni” in Val

ancora giusto quei quattro passi, intesi

me l’ero immaginato.

Biandino, che avrebbe dovuto essere

condividono con me la gioia anche solo per poche ore.

58

Escursionismo

come valichi sterrati con chilometrici

Lecco Città Alpina ha unito tutte le

il clou dell’attività 2014, e a rivedere

su e giù, giù e su, poi finalmente a Colla

Alpi: se potete date vita ai vostri sogni!

parzialmente il programma dell’usci-

Melosa tocchiamo l’asfalto e partono a

Foto archivio Stefania Valsecchi

ta ai Piani Resinelli di fine luglio, dove

L’approssimarsi della stagione invernale ci permetterà di riunire i genitori e di ideare con loro gli appuntamenti Family per il prossimo anno. Sempre, a piccoli passi.


UN GIRO IN MOLISE

Con sconfinamenti, frequenti, in Abruzzo…

torrente, da lì si può salire ad Anversa

Il primo giro lo

lungo antiche mulattiere, guadagnan-

compiamo la mat-

do il paese per ripide scale. All’arrivo in

tina di Ferrago-

piazza avremo un gelato e la splendida

sto, salendo dalla

vista sulla chiesa decorata da un me-

splendida rocca di

di Enrico Bonaiti

e un caldo piacevole, mai opprimente

di pranzo, le belle chiese tutte chiuse,

raviglioso portale rinascimentale. Con-

Cerro al Volturno

na delle regioni più piccole del-

perché siamo in mezzo alle montagne.

ma è aperta una panetteria-pasticceria

siglio una visita a Sulmona, splendida e

alla frazione di Foci.

la nostra bella Italia è anche fra

Le telefonate al nord ci portano l’eco di

che vende i deliziosi biscottini di pa-

ricca città, nota per i deliziosi confetti.

La strada si muta in

le meno conosciute: alzi fra voi

piogge continue, freddo e grigiore.

sta di mandorle e cioccolato, specialità

U

della zona.

mulattiera, guada-

lettori la mano chi abbia mai passato le

Colli si trova ai margini del Parco Na-

vacanze in Molise. L’autore di queste

zionale dell’Abruzzo, costituito quando

La cittadina è disposta scenografi-

La terra molisana, montagnosa e so-

righe, fino all’agosto scorso non c’e-

il Molise ancora non era indipendente

camente lungo ripide stradette e scale,

litaria riserva molte sorprese anche al

altipiano

ra mai stato e, non fosse stato per un

dal più noto fratello. La domenica fare-

i palazzetti sono ornati di stemmi, gli

turista che voglia visitare monumenti:

con vista sul Monte

anno particolarmente faticoso, ancora

mo la prima gita in montagna, percor-

angoli pittoreschi non si contano.

imponenti resti della civiltà sannita e

Curvale.

non lo conoscerebbe. É stato un regalo

rendo la spettacolare strada delle Mai-

Da Scanno prenderemo la seggio-

di quella romana. I romani furono vinti

reremo un ampio

di una cara amica di origini molisane

narde, che si alza a tornanti da Castel

via che ci porta in alto, proprio sotto

e umiliati alle Forche Caudine. Di quei

anello, nostri com-

l’aver avuto la possibilità di trascorre-

San Vincenzo per raggiungere un’am-

il Monte Rotondo (1877 m): in inver-

tempi restano imponenti vestigia, spes-

pagni dei cavalli al

re dieci bellissimi giorni a Colli a Vol-

pia radura dove prepareremo il pranzo

no stazione sciistica, in estate i turisti

so site in luoghi panoramici. Non c’è bi-

pascolo e, lontano,

turno, un paese, come tanti in Molise,

alla griglia, sostando sotto un grande

pranzano al rifugio e al massimo sal-

sogno di andare in Grecia per ammirare

un contadino che

appollaiato su una collina e circondato

faggio. Lo scenario ricorda quello alpi-

gono alla cappella da cui si gode una

le metèore, basta visitare due magnifici

cura le sue bestie. A

da mura. Nell’andare e venire da casa,

no, ma anche di domenica poca gente

splendida vista sulle montagne che cir-

paesi come Pietrabbondante e Bagnoli

un certo punto del

ogni giorno l’auto doveva attraversare

raggiunge luoghi così solitari. Nel po-

condano la valle. Proprio di fronte, al di

del Trigno. Splendida anche la regione

cammino ci corre

la stretta porta del borgo, in una piccola

meriggio salgo nel fitto bosco col figlio

là della valle, una lunga cresta erbosa

che da Isernia porta a Campobasso,

incontro un pasto-

sfida all’abilità del conducente ed anche

della nostra amica, lasciando la famiglia

ci mostra il sentiero che compie una

dominata verso il mare dal massiccio

re maremmano, abbaia furiosamente e

lunga traversata dalla Serra Sparvera al

gere un santuario che sta sopra il paese

una caccia, per fortuna quasi sempre

coi bambini in basso. Usciti dal bosco,

del Matese; abbiamo visitato gli scavi

ha l’aria piuttosto bellicosa. Non sap-

Monte Genzana e alla Serra Genzana:

e chiediamo a un’anziana, che ci indica

coronata da successo, ai pochi posti

un paesaggio aperto e selvaggio si apre

di Altilia (Saepinum) nel silenzio e di

piamo proprio che fare e ci par quasi

davanti a noi, in alto troneggia la cima

senza grandi dislivelli, attorno ai 2000

dal basso la via. Purtroppo il sentiero

a disposizione nella piazzetta dietro la

primo mattino: uscire dalla porta di Be-

praticabile solo la via di una precipitosa

m, è senz’altro una piacevole e solitaria

è presto invaso da rovi e ci perdiamo

parrocchiale. Per noi, abituati al tempo

della Meta (2241 m) che domina il pas-

nevento e trovarsi davanti al mausoleo

quanto vergognosa ritirata. Per fortuna i

escursione. Dietro queste montagne, in

quasi subito, torniamo sui nostri passi e

veloce dei nostri giorni, era affascinante

so dei Monaci, dall’altro lato già scen-

di Caio Ennio Marso dà un’emozione

padroni del cane appaiono a una svolta

vista della Maiella, si stende il vasto, so-

prendiamo la direzione opposta, com-

ritrovarsi in un luogo dove è la quiete

deremmo nel Lazio. Splendide mon-

simile al percorrere l’Appia antica. Una

della mulattiera e, con essi, un gregge di

tagne si stendono anche sul versante

litario e misterioso Piano delle Cinque-

piendo un lungo giro attorno al monte.

ad accompagnare le giornate, i matti-

panoramica strada scollina al passo di

pecore. Sono Maria e Marcello, vivono

miglia - percorso salendo da Sulmona

Una passeggiata senza una mèta pre-

ni silenziosi, accompagnati dallo stridio

sud-est e la vista spazia lontana sulle

Sella Crocella, siamo sul Matese che di-

a Foci e ogni giorno accompagnano il

verso Roccaraso - un’oasi da visitare.

cisa ma grande è la sorpresa, e l’emo-

delle rondini che volano attorno alla

colline del Molise interno. Si resta af-

vide il Molise, dalle folte foreste, dal lato

gregge al pascolo. Chiedo il permesso

Da Scanno attraverseremo in auto la

zione, di scorgere nel bosco dei grandi

torre campanaria. In breve tempo co-

fascinati e sostiamo per un po’, pare di

carsico della terra campana. Attraver-

di scattare una fotografia, Maria vor-

ascoltare il vento, nel silenzio dei monti.

gola del Sagittario, scavata dall’omoni-

massi, certo le mura di un antichissimo

nosciamo i vicini di casa, i parenti vicini

sata la Sella del Perrone si raggiunge,

rebbe togliersi il fazzoletto che le copre

mo torrente. Dapprima una diga trattie-

insediamento sannita. Con Emilio penso

per montani luoghi deserti, lo sconcio

i capelli, ma è perfetta così. Chiacchiero

ne il lago artificiale dominato dal pae-

che si dovrebbe chiedere agli amici del

edilizio di Campitello Matese, una spe-

volentieri con lei ed il marito, ci rac-

setto di Villalago. Sulla riva, l’eremo di

CAI di Isernia, sperando che i sentieri

sco, dopo aver aiutato un turista olan-

Il massiccio delle Mainarde, che con-

cie di cattedrale di cemento nel deser-

contano della vita grama dei pastori e

tinua nei Monti della Meta verso Pe-

San Domenico con la pittoresca grotta.

vengano meglio segnalati. Ma non ab-

dese e le visite al negozio di alimentari

to, vuota anche di domenica.

dei figli - uno è emigrato in Germania,

La gola si incunea fino ad Anversa de-

biamo detto che in Molise non c’è fret-

si prolungano, tanto non c’è fretta. Ci

scasseroli fronteggia quello della Ma-

Scopro che il parroco di Colli, don

il secondo ha trovato lavoro a L’Aquila

gli Abruzzi, ancora un paese disposto

ta? anche il perdersi è, in luoghi tanto

rinfranca il bel tempo, una lunga serie di

iella e sarà questa zona la mèta della

Paolo, è lecchese e che sta per arriva-

- solo la figlia, mi dicono, è rimasta al

scenograficamente lungo il pendio

belli, piacevolissima cosa.

giornate dal cielo terso, un sole brillante

seconda escursione montana delle va-

re a trovarlo la sorella con la famiglia. Il

paese, per mancanza di alternative.

canze. Raggiungiamo Scanno, turisti-

della montagna. Scenderemo al corso

cognato è il presidente del nostro CAI,

L’ultimo giro in montagna lo com-

ca e con albergoni, ma anche con un

del Sagittario all’entrata della Foce, la

il caro Emilio, che per due giorni sop-

piamo il mattino seguente, partendo da

centro storico di grande bellezza che

dirupatissima gola del fiume. Un picco-

porterà le mie ciance e mi farà scoprire,

Montaquila, dove si tiene una delle tan-

visiteremo sotto il sole cocente all’ora

lo parco naturale circonda il corso del

in due gite, un po’ più la zona.

te sagre di agosto. Vorremmo raggiun-

e lontani della nostra ospitante, al Café de Paris il proprietario scherza in tede-

60

Escursionismo

Le Mainarde

Sorprese

gnando a tornanti una sella, al di là un solitario Percor-

Altipiano sopra Foci, i pastori Maria e Marcello

Escursionismo

61


A1

La terza edizione del corso di alpinismo di base

In cima al Cengalo

E

di Sara Pozzetti e Ottavio Penati

’ l’anno dell’A1, e della sua terza

ignaro, di solito, non riesce a negarsi.

cominciare, contenti del programma

edizione. A settembre, durante

Per l’A1, considerato che alla do-

presentato durante il primo incontro.

la consueta riunione organiz-

manda “qualche volontario?”, Ottavio

Escluso qualche reduce dal corso di

zativa di inizio stagione della Scuola

risponde che di buon grado prende in

scialpinismo SA1 che si unisce, per

di Sci Alpinismo, identifichiamo i di-

carico la direzione, io mi accodo vo-

la maggior parte sono “facce nuo-

rettori dei corsi che saranno portati

lentieri offrendomi in qualità di vice.

ve”, così decidiamo di cominciare con

a termine nella stagione successiva,

Si parte, ci diamo appuntamento a

il sentiero dei Pizzetti, e qualche tiro

punto piuttosto facile da evadere, per-

marzo per le iscrizioni e a maggio per

in falesia alle placchette del San Mar-

ché è buona regola che il candidato

l’inizio delle danze.

tino il 18 maggio. Uscita esplorativa,

venga eletto dalla maggioranza a sua completa insaputa, e davanti a tutti i visi entusiasti che lo fissano il povero

che ci permette di dare un assaggio Allievi entusiasti Sedici entusiasti allievi, bramosi di

di sentiero attrezzato e alla scuola serve per avere una panoramica sul


Allo Zucco di Pesciola

Manovre al Morteratsch

Rosalba dalla cima del via Cinquantenario

Salendo al Cengalo

profilo dei partecipanti. È importante

scelgono un settore su cui spalmarsi

20/21 giugno. La sezione CAI ci ri-

vre e ripassiamo la didattica . La sera

vello è circa 1300 m, ma la capanna

Le spalle gridano, le gambe pulsano, le

per noi cercare di creare dei gruppi il

e ci ritroviamo nel primo pomeriggio

corda che è il weekend del Raduno an-

prepariamo a tavolino le cordate e le

sembra che si sposti man mano che

ginocchia ululano, i piedi piangono, ma

più omogenei possibile, così da essere

per festeggiare l’uscita con un buon

nuale, e “reclama” la presenza di tutte

salite. L’idea è di dividerci tra la parete

sali.

la soddisfazione è enorme. Ci salutia-

certi che gli allievi si divertano e che

panino e una dissetante birra. Qual-

le scuole e gruppi. Così facciamo una

nord-est, la nord-ovest e la normale,

La cena sarà un toccasana per il

mo malconci, sporchi, stremati, ma fe-

gli istruttori abbiano più semplice lo

cuno accusa malori diffusi, ma spie-

proposta agli allievi. Sabato andremo al

ma dopo un paio d’ore di cammino

gruppo e alle 21 cala il silenzio nel-

lici e ci diamo appuntamento alla gran

svolgimento del programma.

ghiamo che la ghisa, tipico malessere

Morteratsch per vedere le manovre su

purtroppo il meteo cambia, si chiu-

le camere, perché anche le membra

chiusura, la cena.

Ci diamo appuntamento al 25 mag-

muscolare di irrigidimento e dolore

ghiaccio, che ci serviranno per l’uscita

de e scende la nebbia. La decisione è

hanno bisogno di riposo e la sveglia

gio, uscita in cui proponiamo un’altra

è normale durante le prima uscite.

su ghiacciaio programmata, e dome-

univoca, tutti sulla normale e al colle

ringhierà alle 4.15.

bella disciplina per vivere le nostre

Quelle successive saranno peggio!

nica mattina tutti a Bobbio. Scaliamo

scattiamo una foto di gruppo. Ritenia-

Sono sicura che anche questo corso abbia trasmesso la passione che la scuola di Scialpinismo del CAI Lecco dedica a quanti hanno voglia di co-

montagne di casa: ferrata del Cin-

Aspettando che arrivino gli ulti-

la mattina allo Zucco di Pesciola e per

mo sia troppo pericoloso proseguire

quantenario e a seguire la via at-

mi allievi che non hanno partecipato

le 14 ci raduniamo al rifugio Lecco per

lungo la lunga cresta mista che porta

Si parte alla luce delle frontali. La sa-

noscere la montagna e di viverla in

trezzata De Franco Silvano che porta

alla giornata del sabato, alle 18 scatta

partecipare all’iniziativa sezionale. Ag-

in cima, avvolta completamente dalla

lita si sviluppa lungo la morena rotta

sicurezza, nelle diverse discipline a cui

in cima al Resegone tutto il gruppo.

l’aperitivo, sempre tra i momenti più

giungeremo un’uscita non prevista a

nebbia che è poco sopra di noi.

che ci fa subito capire la tipologia del-

ognuno può dedicarsi. Ringrazio tut-

Il meteo è dalla nostra parte e siamo

belli. La cena è godereccia e la sera-

calendario a settembre.

Tutti congedati, allievi ed istruttori, al

la progressione. E’ un continuo cam-

ti gli allievi che hanno partecipato e

tutti contenti e soddisfatti.

ta piacevole come sempre. Ammetto

Il weekend scorre veloce e termi-

weekend del 13/14 settembre. Le va-

minare su questi grandi sassoni rotti,

che ci portano sempre soddisfazioni,

Le lezioni didattiche si susseguo-

che il vinello fa il suo dovere. Ma non

na con le gambe affaticate e gli animi

canze scorrono veloci come sempre e

con tratti di facile arrampicata, ma mai

gli istruttori della scuola che hanno

no al giovedì, impostate e cadenzate

ci dimentichiamo che la sveglia per la

contenti sotto i tavoli del rifugio.

quasi in un attimo ci ritroviamo a de-

banale. Le catene ci aiutano a risalire

permesso la buona riuscita e Ottavio,

in anticipo rispetto all’uscita così da

domenica è alle 6. Da programma ci

Ed eccoci al 5/6 luglio. La stagione

cidere per l’ultima e imminente uscita.

un tratto di placca proprio sotto l’im-

con il quale ho collaborato in stret-

trattare gli argomenti teorici che poi

divideremo tra i Magnaghi e il rifugio

è decisamente particolare. Le pertur-

È deciso, normale al Pizzo Cengalo,

ponente parete del Badile. Finalmente

to contatto per tutta l’organizzazione

metteremo in pratica.

Rosalba, ma è domenica e sappiamo

bazioni, per altro portatrici di preci-

nella splendida Val Masino.

arriviamo alla calotta di ghiaccio, dove

e che mi ha permesso di aggiungere

bene che la Grignetta è molto getto-

pitazioni abbondanti, sono proseguite

Meteo confermato, sarà bello e sta-

attrezziamo una corda fissa. Alle 10

un qualcosa alla mia esperienza per-

nata.

durante tutta la primavera e non ac-

bile, siamo pronti, le batterie cariche, e

siamo tutti in cima, entusiasti e sod-

sonale.

Il 7/8 giugno finalmente arriva il primo weekend intero. Il ritrovo è per

Le fatiche della discesa

sabato mattina al parcheggio della fu-

Il gruppone si raduna da Cornelia,

cennano a voler smettere, per cui la

ci serviranno anche quelle di scorta.

disfatti. Visibilità infinita in tutte le di-

nivia di Bobbio. Prevediamo di spen-

dove le cordate arrivano snocciolate

scelta della meta non è facile. La neve

Qualche istruttore lascia Lecco alle 8

rezioni.

dere la giornata alla falesia dell’Ange-

un po’ alla volta. Le facce sono sod-

è ancora presente in quota, e non ci

e si raggruppa con gli allievi presen-

Ricordiamo che siamo solo a metà,

lone e di raggiungere per sera il B&B

disfatte, oltre che paonazze per il sole.

permette un’arrampicata in alta mon-

ti al Sasso Remenno per qualche tiro,

e che la strada sino alle auto è lunga.

I Frassini ai Resinelli. Tutte le cordate

Il meteo ci regala una giornata spet-

tagna. La scelta cade sul rifugio Porro

aspettando il secondo gruppo, che

Ci rimettiamo in moto e credo che il

tacolare.

e il Cassandra. Il gentile gestore Lenatti

invece lascia Lecco alle 12.30. Poco

rientro rimarrà impresso a tutti i par-

ci conferma che le condizioni sono

dopo le 14 la carovana si mette in

tecipanti. “Solo” 800 m di salita per la

ottime e stabili. Durante la giornata

marcia verso la capanna Gianetti, che

cima, che si sommano agli 800 m di

del sabato rivediamo tutte le mano-

pare non arrivi mai. Vero che il disli-

discesa e ai 1300 sino al parcheggio.

64

Sci Alpinismo

Ghiaccio e roccia L’appuntamento successivo è per il

Non mancate alla prossima edizione del corso A1, che è prevista per la primavera 2016.

Foto di Sara Pozzetti

Sci Alpinismo

65


CULTURA A PEDALI

Il 14 e 15 maggio la “Geopedalata” da Pomposa a Comacchio

I partecipanti a Comacchio. Nella pagina a fianco alcuni momenti della pedalata. Foto Agostino Riva

di Agostino Riva

valli del parco nazionale del delta del Po.

ma rimangono pittoresche costruzioni

a biciclettata del maggio 2014,

Il percorso è di grande interesse stori-

affacciate sui canali che portano al mare.

svolgendosi in un territorio tra i

co e artistico oltre che di vera natura;

La giornata volge al termine, riconse-

più ricchi di arte e di storia di tutta

l’occhio si sofferma su paesaggi rimasti

gniamo le bici dopo aver percorso circa

l’Italia, ci ha permesso di coniugare l’at-

immutati e la mente ci ricorda che nelle

40 km di piste e strade ciclabili senza

tività sportiva con opportunità culturali.

vicinanze, nell’antichità, si erano insediati

difficoltà tecniche, ma sempre con l’at-

L’abbazia di Pomposa, Comacchio, la ne-

gli Etruschi, poi i Romani e ancora i Visi-

tenzione che richiede il procedere in fila

cropoli di Spina, e poi, il giorno succes-

goti, gli Ostrogoti e i Longobardi.

indiana.

L

sivo, Ravenna e Ferrara ci hanno dato

Giunti a Volano sostiamo per un bre-

Con il nostro bus proseguiamo per

la possibilità di ammirare le straordinarie

ve pranzo a base di specialità locali e

Ravenna dove, in ottimo hotel, cenere-

opere d’arte conservate nelle basiliche e

adeguate bevande, poi riprendiamo a

mo e passeremo la notte.

nei palazzi visitati.

pedalare e nel pomeriggio superiamo

15 maggio

tutti i Lidi Adriatici fino a Porto Garibaldi.

Giornata di caldo sole, dopo cola-

Sole splendido, a Pomposa ci atten-

Strada facendo avremo anche l’op-

zione ci organizziamo per visitare i più

de il furgone attrezzato per il traspor-

portunità di ammirare le bagnanti e le

importanti monumenti di Ravenna. Ini-

to delle bici, ognuno sceglie quella più

attrezzature per la pesca predisposte

ziamo con il Mausoleo fatto costruire

adatta e dopo una visita all’abbazia be-

lungo canali.

intorno al V secolo da Galla Placidia, no-

14 maggio

nedettina del IX secolo partiamo e di

Arriviamo infine a Comacchio, città

bilissima signora, figlia, moglie e madre

buona gamba ci avviamo verso i Lidi

fondata dagli Etruschi, grandi commer-

di imperatori dell’epoca. L’interno della

dell’Adriatico, attraversando le oasi delle

cianti di sale e allevatori di pesci. La città

costruzione a croce latina, decorato

fu in seguito conquistata dai Longobardi

da splendidi mosaici, è ora patrimonio

e successivamente occupata e distrutta

dell’umanità. Visitiamo poi la vicinissi-

dai Veneziani, passò poi sotto gli Estensi

ma basilica di S. Vitale, costruita nel VI

e quindi allo Stato Pontificio; ora l’alle-

secolo. Straordinario esempio di archi-

vamento dei pesci è stato abbandonato

tettura bizantina, è uno dei monumenti

66

Geo

più importanti dell’arte paleocristiana in

fermarci in un buon ristorante per ap-

l’ambiente più famoso dell’intero com-

Italia; i mosaici che decorano le volte,

prezzare anche le specialità della cucina

plesso, il Salone dei Mesi.

l’abside e il presbiterio, come quelli che

romagnola.

Le ore passano velocemente, si è

vedremo nelle basiliche di S. Apollinare

Sulla via del ritorno facciamo tappa a

fatto tardi, rientriamo speditamente a

Nuovo e S. Apollinare in Classe, sono di

Ferrara per visitare palazzo Schifanoia,

casa felici di aver passato due giorni in

una bellezza indescrivibile e di ecce-

residenza estiva degli Este, purtroppo

piacevole compagnia, favoriti anche dal

zionale importanza per la storia dell’arte

interessato dal terremoto di un paio

tempo, sereno e caldo.

cristiana. Dopo una mattinata tra basili-

d’anni fa ed ora in fase di ristrutturazio-

che e abbazie sentiamo la necessità di

ne; è stato comunque possibile vedere

Appuntamento al prossimo anno.


GESTA DI ALPINISTI

In mostra al MEAB la storia e l’attualità dell’arrampicata lecchese

Quella medesima la valàda che, risa-

e da un gruppo di

lita nei giorni festivi, consente l’acces-

collaboratori e lan-

so ai Piani Resinelli, vera antiporta della

ciato dalla Comu-

Grignetta meta, ormai da una trentina

nità Montana Lario

d’anni, delle scalate dei milanesi e di

Orientale Valle San

qualche occasionale, temerario lec-

Martino, che co-

chese.

stituisce il primo

Il doppio registro operaio-conta-

tentativo organico

dino, già attestato nei Promessi Sposi

condotto in Italia

con le cure prodigate dall’operaio se-

di raccogliere gli

taiolo Renzo alla sua vigna o all’orto

archivi alpinistici di

dell’amico, presso cui trova ricovero in

singoli e associa-

attesa del

zioni, riversandolo

ritorno di Lucia, consente, con un

Interventi alla presentazione della mostra; da sinistra Pietro Corti, Alberto Benini, Ruggero Meles

D

in una grande base

lieve ampliamento dell’ambito di ap-

dati

informatica

plicazione, il passaggio dal lavoro sui

a disposizione di

pendii del San Martino, del Resegone e

studiosi e appas-

sulle ripide balze che a Mandello fanno

sionati.

Ragni doc; da sinistra Giuseppe Spreafico, Giovanni Ratti, Gianfranco Anghileri

omenica 21 settembre, nel-

imprese e con la loro passione la sto-

che guardano il lago. Si sviluppa in tal

da piedistallo al Sasso Cavallo, alla vera

Il sodalizio con il

la sede del Museo Etnogra-

ria sociale del Lecchese e della Brianza.

modo un’agricoltura di montagna che

arrampicata su roccia. Così che, quasi

Museo Etnografico

fico dell’Alta Brianza (MEAB),

L’esposizione presenta oggetti em-

determina la capacità, non solo di sa-

senza soluzione di continuità, ci si pos-

dell’Alta Brianza non viene dunque per

ti senza vetta pressoché ignorate nei

a Galbiate località Camporeso, è stata

blematici della pratica e delle imprese

persi muovere sui ripidi pendii, ma di

sa muovere da questi terreni alle vie

caso, ma si è realizzato in ragione di un

decenni precedenti.

inaugurata la mostra “Arrampicare ieri

sportive nella loro evoluzione tempo-

reggersi in equilibrio per lavorare. Si

tracciate dei pionieri con confidente

lavoro ultradecennale che questo isti-

Infine, immagini e materiali che rac-

e oggi: gesti, materiali, storie di alpinisti

rale.

tratti di tagliare fieno magro, abbattere

sicurezza

tuto ha avviato e prosegue nei campi

contano dell’avvento del fenomeno che, per vastità di pubblico e di

lecchesi”, aperta fino al 23 novembre.

Ma lasciamo che finalità e contenu-

con la fólc’ alberi cresciuti in posizioni

e giungere presto a superare pareti

della storia sociale e della ricerca an-

Numeroso il pubblico presente, con una

ti emergano dalle parole dei curatori,

impossibili, catturare nidiate di passe-

che questi non avevano osato affron-

tropologica, interessate alla cultura ma-

progresso tecnico su pura roccia, ha

rappresentanza significativa di alpinisti

Alberto Benini, Pietro Corti e Ruggero

ri solitari.Qui si forma quella categoria

tare.

teriale e a quella immateriale di coloro

determinato una rivoluzione mai vi-

di ieri e di oggi che hanno colto l’oc-

Meles, nel comunicato stampa che ri-

elitaria di proto-alpinisti noti come

Questa mostra è anche un modo

che sono vissuti e di coloro che vivo-

sta nel mondo verticale: l’arrampicata

casione per festeggiare un loro decano,

portiamo di seguito:

rampacorni. Gente che, pur digiuna di

per far uscire dalle mura della Torre

no nel nostro territorio. Per questo una

sportiva.

“Perché una mostra legata all’arram-

tecnica d’arrampicata, tiene distinta la

Viscontea, l’incredibile potenziale di un

mostra come Arrampicare ieri e oggi

Proprio intorno all’arrampicata spor-

picare e ai suoi oggetti in un museo

corda (di canapa) con cui assicurarsi

Museo dell’alpinismo che fin qui, mal-

viene proposta in quello che si ricono-

tiva, tema del convegno indetto a Lec-

La mostra è stata promossa dal

che testimonia gli usi e costumi di un

da quella per far scendere le fascine e

grado gli sforzi di molti, non ha an-

sce come museo delle voci e dei gesti,

co dalla Comunità Montana

MEAB, dal Parco Monte Barro e

territorio?La domanda, legittima come

che non teme di calarsi nel vuoto per

cora avuto l’occasione per decollare.

che offre ai suoi visitatori una nuova

Lario Orientale Valle San Marti-

dall’Associazione Culturale Alpinistica

tutte le domande, trova risposta nell’es-

raggiungere un carpino cresciuto su

E l’incredibile lavoro che un gruppo di

occasione di conoscenza attraverso la

no nello scorso dicembre, il territorio

Lecchese (ACAL) in collaborazione

sere, quello lecchese, un popolo”nato e

una cengia.

volontari del CAI Lecco è riuscito a

documentazione audiovisiva, oltre che

lecchese, ricchissimo di falesie attrez-

con la sezione di Lecco del CAI e con

cresciuto in salita”, abituato a mettersi

L’acqua, sempre in virtù della pen-

portare comunque avanti, raccoglien-

oggettuale.

zate da pochi scalatori volontari, sta

la Comunità montana Lario Orientale

in relazione con la pendenza.

denza, diventa forza motrice e per-

do e catalogando pezzi sovente unici,

Tornando al tema di questa espo-

riflettendo sulla concreta possibilità di

il Ragno Giovanni Ratti, a pochi giorni dal compimento dei 90 anni.

Valle San Martino. E’ dedicata ad alpi-

Qui il territorio di montagna co-

mette lo sviluppo di un’industria da

che raccontano, quasi animandosi, una

sizione temporanea, la storia dell’ar-

utilizzare il suo patrimonio naturale e

nisti famosi come Riccardo Cassin, Gigi

mincia un metro dietro le sponde del

cui deriva l’abilità di forgiatori, messa

storia antica che è una delle grandi te-

rampicata lecchese è stata integrata

paesaggistico per lo sviluppo delle at-

Vitali, Ercole Esposito (Ruchin), Mario

lago. Perché non è l’altezza sul livello

subito a profitto nel costruirsi i chio-

stimonianza del nostro passato, ma che

con immagini e materiali del periodo

tività “outdoor”, in chiave di concreta

Dell’Oro (Boga) e a scalatori meno noti

delle acque a fare la montagna, ma la

di da roccia. Senza contare il costante

deve essere pronta a spalancarsi sul fu-

del free climbing, la meravigliosa, breve

possibilità di sviluppo sostenibile”.

che hanno caratterizzato con le loro

pendenza del versante che implica un

allenamento fisico e l’evolversi di una

turo di un territorio che mai come oggi

stagione in cui scalatori visionari, ri-

modo particolare di

raffinata manualità, vera “abilità di arte-

si interroga sul suo destino. Ed è anche

tornando a calzare le “scarpette” come

porsi davanti agli oggetti e al lavoro.

fice”, maturata inconsapevolmente ne-

l’occasione per ridare visibilità e rilan-

i loro predecessori (anche se con la

La pendenza rende tiepidi anche in

gli stabilimenti che si assiepano lungo la

ciare il progetto MoDiSca (Montagne

suola in gomma), hanno girato pagina

valàda del Gerenzone.

di Scatti), ideato da Daniele Chiappa

guardando con occhi nuovi le pare-

68

Appuntamenti

inverno i versanti sopra i piccoli borghi

Appuntamenti

69


COSA LEGGONO LE “RIFUGISTE”

Le preferenze di Elisa, Anna e Serena di Adriana Baruffini

T

re donne “rifugiste” ovvero, per chi fosse sorpreso dal neologismo non ancora contemplato

dai vocabolari di italiano, addette alla gestione di rifugi di montagna, hanno accettato di raccontarsi nel pomeriggio del 22 ottobre presso la libreria Einaudi di via Bovara, a Lecco, gestita da Bruno Biagi, protagoniste dell’ultimo incontro di “Montagne magiche, montagne incantate”, la rassegna che in precedenti puntate aveva visto sfilare altri personaggi e altri libri a vario titolo legati alla montagna (Massimo Maggiari, Giansisto Gasparini, Mirella Tenderini). Anna, Elisa e Serena, età fra i 30 e i 40 anni, si occupano della conduzione di tre rifugi di mezza montagna, rispettivamente Grassi e FALC sotto il Pizzo dei Tre Signori, Griera alle pendici del Legnone sopra Pagnona. Nella loro storia il tratto comune è la passione per il lavoro che hanno scelto, o dal quale sono state scelte, senza

cupera tradizioni e conoscenze della gente del luogo.

battiti, momenti di musica o di teatro. Naturalmente,

pur

condividendo

Le tre signore sono delle ottime

questi principi di fondo, le nostre tre

cuoche: con una buona dose di fan-

donne hanno personalità diverse che

tasia e creatività preparano i loro piatti

esprimono declinando la conduzione

utilizzando il più possibile ingredienti

del rifugio in base alle proprie espe-

locali e riducendo al minimo l’uso di

rienze di vita, alla propria formazione,

semilavorati e prodotti industriali. Con

alle proprie idealità. Per tornare al tema

scelte oculate negli acquisti cercano

dell’incontro, “Cosa leggono le rifugi-

anche in varia misura di alimentare

ste”, diversi sono anche i loro gusti

il ciclo virtuoso delle piccole aziende

letterari, i libri e gli autori preferiti:

che praticano agricoltura biologica e

Anna ama particolarmente i romanzi

sostengono progetti sociali.

di Mario Rigoni Stern e I piccoli mae-

Il lavoro nel rifugio può essere a

stri di Luigi Meneghello, Elisa dichiara

tratti faticoso e pieno di difficoltà, ma

come libro del cuore I vagabondi del

offre incredibili ritagli di poesia e di

Darma di Jack Kerouac, mentre le pre-

bellezza, e l’isolamento è uno stimolo

ferenze di Serena vanno a La cucina

a ritrovare se stessi, facendo piazza

degli ingredienti magici di McHenry

pulita di tutto ciò che non è indispen-

Jael.

sabile.

CENTO ANNI CON RUCHIN

In mostra a Calolzio la vita e le imprese di Ercole Esposito di Adriana Baruffini “1914-2014. Cento anni con Ruchin, piccolo grande rocciatore”. E’ il titolo della mostra organizzata dal CAI di Calolziocorte in occasione del raduno regionale delle delegazioni CAI che si è svolto in quella sede. Un’anteprima è stata offerta sabato 11 ottobre presso Villa De Ponti, a Calolziocorte, in un incontro con il curatore Luca Rota e gli storici dell’alpinismo Alberto Benini e Ruggero Meles, alla presenza di alcuni famigliari e amici dell’alpinista, fra cui un’anziana sorella. Ercole Esposito “Ruchin”, nato a Calolziocorte nel 1914, è stato il primo alpinista della provincia di Bergamo a

essere ammesso tra gli accademici del

più impegnative e l’apertura di nuove

CAI, e ben si merita l’appellativo di pic-

vie in Grignetta; le innumerevoli ascen-

colo grande alpinista dovuto alla sua

sioni sul Resegone fra cui la nuova via

corporatura minuta.

sul versante ovest del torrione CAI, la

La mostra, riproponendo le testimo-

più popolare delle aperture del Ruchin;

nianze raccolte da Benini e Meles per il

la nord della Presolana, lo Spedone, il

libro Ruchin. Storia di un piccolo grande

Sasso Cavallo, la nord-est della punta

alpinista, edito dal CAI di Calolziocorte

Fiorelli in Valmasino…

nel 1995, tratteggia un ritratto esau-

E

poi

l’ingresso

alle

Dolomi-

riente dell’alpinista e dell’uomo: il suo

ti e l’incontro con il Sassolungo, la sua

carattere solare e la sua gioia di vivere

montagna”fatale”: quella che nell’agosto

sullo sfondo delle vicende del fasci-

1940, con l’apertura di una nuova via

smo e della seconda guerra mondiale;

sullo spigolo nord, segna il suo ingres-

il suo legame con i luoghi e la gente

so nel mondo del grande alpinismo, la

del paese e con la locale sottosezione

stessa dove troverà la morte nel set-

CAI; la formazione nell’ambiente alpi-

tembre 1945, sulla nord del “Salame”.

nistico lecchese; la ripetizione delle vie

L’incontro si è concluso con un ape-

Se poi il rifugista abbandona i panni

ritivo a base di assaggi provenienti dai

del ristoratore a favore di una conce-

tre rifugi: il pane fatto con lievito ma-

zione più alta dell’accoglienza, il rifugio

dre di Anna, i “falsi mieli” di erbe e la

può diventare un luogo di sosta anche

bevanda ai fiori di sambuco di Serena,

culturale, offrendo agli ospiti libri, di-

un’ottima torta preparata da Elisa.

Da sinistra, Bruno Biagi, Elisa, Anna con il suo ultimo nato e Serena. Foto Clara Biagi

che avessero alle spalle una specifica esperienza di montagna. Un lavoro che ha come tratto distintivo l’amore e il rispetto dell’ambiente derivanti da una conoscenza profonda della natura e dei suoi ritmi, di ciò che essa offre e di cui l’uomo può e deve fruire, senza

PIUMINO DONNA BICOLOR

Piumino donna full zip con 2 tasche, ultraleggero, pratico e funzionale, è perfetto come capo da indossare sempre, sia in città che in montagna.

diventarne un predatore. La cucina è il terreno privilegiato in cui dare applicazione pratica a questa idea, con una

€ 99.90

visione anche antropologica che re-

70

€ 79.90

Appuntamenti www.df-sportspecialist.it


RECENSIONI APRENDO I CASSETTI DELLA MEMORIA di Renato Frigerio Il profumo è una sensazione che si avverte solo al momento, ma di cui non si può trattenere la memoria: che si tratti di fiori, di essenze o di persone non ci è possibile ricordare un particolare profumo che ci ha a suo tempo inebriato, nemmeno quello che forse ha contribuito a farci innamorare. Non è come per una forma, un profilo, un colore: questi sono elementi che colpiscono i sensi in altro modo e possono rimanere a lungo scolpiti nella mente. Se una persona parla allora del profumo che pervade ancora il suo animo, forse è perché in questo caso si è subito trasformato in qualcosa di diverso da una semplice percezione fisica, qualcosa che è entrato nel profondo dell’animo, e solo per questo può risvegliare tanti ricordi. Se lo consideriamo sotto questa prospettiva, non troveremo strano che un alpinista, uno tra i nomi più prestigiosi della stagione di mezzo dell’alpinismo lecchese, abbia collegato il profumo al ricordo delle diciassette storie che racconta nel libro che mai avrebbe pensato di poter pubblicare, scegliendole intenzionalmente tra quelle meno acclamate della sua lunga carriera in montagna. Ci viene così da pensare e da credere che, come per Gigi Alippi, anche per altri grandi protagonisti dell’alpinismo la montagna più vera e più amata non sia quella raccontata con enfasi su libri e riviste, ma quella che è rimasta per sempre custodita nel loro cuore e che non verrà mai più alla luce, come invece è successo nel suo caso. I racconti aneddotici presentati esigono che ci si accosti al volume con la semplicità e la passione di chi lo ha scritto, per poterlo gustare e soprattutto per poterci poi inondare di un profumo mai prima avvertito, attraverso il quale ci sarà più facile guardare alla vita con maggior distensione e serenità.

GUIDA ALL’ARRAMPICATA NEL MASINO-BREGAGLIA di Renato Frigerio Lo conosciamo fortemente innamorato, Mario Sertori, delle affascinanti pareti di granito che abbondano nelle invitanti vallate del Masino e del Disgrazia: troppo innamorato perché non potesse continuare a rimuginare per altri sette anni ulteriori proposte da rivolgere agli appassionati cui aveva in precedenza descritto alla perfezione le arrampicate più belle che lì si trovavano a loro disposizione. Ed eccolo allora che, a sette anni di distanza dalla sua guida che era andata a ruba nel 2007, con lo stesso titolo Solo granito rilancia una nuova raccolta di arrampicate, completa di tutto quello che nel frattempo si è costituito come abbondante richiamo da sperimentare. Non si tratta certamente di un semplice e sbrigativo aggiornamento: il suo impegnativo lavoro è stato tradotto nella veste di un corposo volume, che è quindi destinato a prendere il posto di quello uscito in prima edizione. Qui, come lo stesso autore chiarisce nella breve nota introduttiva, sono state raccolte anche le nuove succulenti possibilità di scalate che, dopo di allora, sono spuntate come funghi e che hanno arricchito ulteriormente un patrimonio alpinistico unico. Oltre a descrivere tante vie di salita con la serietà di chi si è preso prima diretta informazione dai loro creatori, non ha poi potuto fare a meno di stilare una scheda biografica di questi protagonisti e di tradurre in racconti vivaci le loro testimonianze. Tutto di guadagnato per un già pregevole volume che, nel mezzo di un approccio a tante superlative arrampicate, riesce a concedere delle pause opportune e gradevoli.

Mario Sertori SOLO GRANITO - MASINO-BREGAGLIA-DISGRAZIA. ARRAMPICATE CLASSICHE E MODERNE Collana Luoghi Verticali – Edizioni Versante Sud, 2014

Recensioni

di Renato Frigerio Non è stata una delle tante imprese, che fanno alzare di colpo la notorietà di un già quotato alpinista, ad accendere l’interesse dell’autrice per la storia di un arrampicatore americano, che è diventato il soggetto di questo suo volume. A dirigersi verso di lui è stata inizialmente soltanto un’irresistibile curiosità che aveva preso piede per un nome che stava da tempo ricorrendo nell’ambiente della montagna a lei familiare, e per il fatto soprattutto che questo nome venisse ripetuto senza avere una vera storia alle spalle. Gary Hemming del resto, pur forte di straordinarie qualità alpinistiche, riconosciute ed apprezzate dai suoi stessi colleghi, dopo una vita frenetica e purtroppo tanto breve, non sembra aver lasciato un’impronta di considerevole importanza nella storia dell’alpinismo. Se però consideriamo l’alpinismo nel suo duplice aspetto uomo-montagna, troviamo che il libro di Mirella Tenderini propende nettamente ad approfondire il primo termine del binomio e per questo si butta a capofitto alla ricerca biografica degli elementi esistenziali che hanno caratterizzato la movimentata vita dell’alpinista americano scomparso nel 1969, a soli 35 anni. Un’esistenza eccitante ed una morte tragica e misteriosa hanno messo a dura prova la ricostruzione storica in cui l’autrice si è addentrata, ricavandone egregiamente una vicenda che, proprio perché profondamente umana, conserva intatto il suo interesse e la sua attualità, anche se viene letta a distanza di 45 anni dalla morte del protagonista e a 22 anni dalla prima edizione dello stesso volume.

Mirella Tenderini GARY HEMMING IL RIBELLE DELLE CIME Collana “I Classici” – Alpine Studio, Lecco 2014

STORIE DI INVERNALI di Renato Frigerio

Gigi Alippi IL PROFUMO DELLE MIE MONTAGNE Alpine Studio, Lecco settembre 2014

72

UNA STORIA DEGLI ANNI SESSANTA

Sono sempre di più gli alpinisti che ritengono che, con la conquista di una cima o di una parete proibitiva, si sia conclusa un’altra delle loro imprese più belle, che sono poi anche le stesse che offrono in cambio le maggiori sofferenze, rischi e fatiche. Sembra che la loro vittoria possa venire considerata piena e completa solo quando sarà conosciuta e in certo modo rivissuta anche da chi ha nel cuore l’alpinismo come un sogno: e per tutti questi allora si affrettano a stendere di ogni nuova impresa relazioni e appunti, emozionanti e spiritosi. Nella storia dell’alpinismo italiano oltre al numero di alpinisti leggendari a alle loro imprese affascinanti e strepitose, si sono moltiplicate nello stesso tempo tante delle loro accattivanti narrazioni, al punto che per gli appassionati d’alpinismo può risultare difficile reperire come vorrebbero queste storie distribuite in riviste o annuari ormai introvabili. Sappiamo che l’interesse dei lettori è rivolto alle arrampicate più audaci e rischiose e che tra queste primeggiano certamente le invernali, dove alle difficoltà oggettive di un’impervia salita si sovrappongono l’asperità del clima e le insidie di ghiaccio e neve abbondante. In questo suo volume Ivo Ferrari è andato appunto a raccogliere un buon numero di queste storie sulle invernali che ora prendono vita nel nome di vie e di pareti che solcano le montagne più famose e rievocano il volto del protagonista che lì ha scritto una pagina indimenticabile per lui, ma che ora potremo leggere o rileggere in questa appassionante antologia.

Ivo Ferrari ALPINISMO D’INVERNO. STORIE ALL’OMBRA DI GRANDI PARETI Collana “Oltre Confine” , Alpine Studio Lecco aprile 2014


INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1974”. Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo al 2015, potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI. IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150. c) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. FACILITAZIONI PER IL RINNOVO La segreteria, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, sarà aperta anche sabato dalle ore 15:00 alle 17:00 a partire da sabato 10 gennaio 2015. L’affollamento in genere è inferiore rispetto al martedì e al venerdì sera. Il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede resterà chiusa da mercoledì 24 dicembre 2014 a giovedì 8 gennaio 2015 per le vacanze natalizie

74

Informazioni

QUOTE SOCIALI 2015.

L’Assemblea Generale dei Delegati tenutasi a Grado lo scorso maggio ha deliberato, su proposta del Comitato Centrale, le quote associative per il 2015. Nella riunione del 9 giugno scorso il Consiglio Direttivo della nostra Sezione ha deliberato le seguenti quote 2015:

Socio Ordinario € 46,00 Socio Ordinario* € 24,00 (nati dal 1990 al 1997)

Socio Familiare € 24,00 Socio Giovane** € 16,00 (nati nel 1998 e anni seguenti)

Socio Vitalizio € 20,00 Tessera per i nuovi Soci € 5,00 Duplicato Tessera € 2,00 *Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. **Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.

DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.

LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato i soci: Mario De Capitani, iscritto al Cai Lecco dal 1976 Michele Vaccari, iscritto dal 1998 Giordano Riva, iscritto dal 1991 Ai famigliari degli scomparsi la partecipazione affettuosa di tutta la sezione

CONVENZIONI PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD te. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto del 5% sugli abbonamenti stagionali. Sconto del 10% sui corsi di arrampicata sportiva STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 333-7291740; 333-4317764; Internet: www.studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici. TAURUS – SPORT, CALZATURE, PELLETTERIA Erba Viale Prealpi 20 (Statale Como-Lecco) tel. 031-610540, Lecco Viale Brodolini (Bione-Rivabella) tel. 0341.420808, Carate B.za via Toti ang.via Borsieri tel. 0362-905333 E-mail Info@taurussport.com, Internet: www.taurussport. com Sconto del 10% ad esclusione dei prodotti Geox, Lacoste, Birkenstock , Fred Perry e sugli articoli già scontati o in promozione. ADDA SOCCORSO - Società cooperativa sociale O.N.L.U.S Sede operativa: Via Como, 41 - 23883 Brivio (LC) - Tel. 039 5320817 - Cell. +39 338 8139504 www.addasoccorso.it | e-mail: info@addasoccorso.it Servizi ambulanze: trasporto della persona allettata da e per strutture sanitarie, dimissioni opedaliere diurne, notturne e festivi. Assistenze domiciliari varie. Trasporto per località diverse. Emergenza/urgenza sanitaria. Sconto del 10% sulle tariffe applicate. RISTORANTE TETTO BRIANZOLO 23888 Perego Fraz. Lissolo (LC), tel. 039-5310002; 039-5310505 E-mail tettobrianzolo@tettobrianzolo.it, Internet: www.tettobrianzolo.it Sconto 5% sui menù a tema, sconto 10% su tutti i menù alla carta, escluso S. Natale, Capodanno, S. Valentino, Pasqua e Ferragosto. E-TRE srl Show-room a Olgiate Molgora, Via Como1/3 (Statale briantea ) Fornitura e posa di prodotti per l’efficienza energetica, come serramenti altamente isolanti, sistemi di riscaldamento ecologici, impianti fotovoltaici, stufe e inserti a pellet, pellet austriaco di prima qualità. Ad ogni iscritto CAI sconto minimo del 10% che a discrezione del cliente potrà essere devoluto alla sezione CAI “Riccardo Cassin” di LECCO. SPORT SPECIALIST SPA- SPORT, ABBIGLIAMENTO, CALZATURE via Figliodoni 14 Barzanò (LC) Presso tutti i punti vendita sconto del 15% ai soci CAI, con esclusione degli articoli in promozione o già scontati

Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.

Informazioni

75


• Azienda leader in Italia • Fondata nel 1953 • Qualificato network di corrispondenti allʼestero • Servizi specializzati - marittimi ed aerei - per Bacino del Mediterraneo, Medio ed Estremo Oriente, Centro-Sud America, Canada • Groupage terrestre per Europa e sdoganamenti diretti presso nostro terminal sia import che export

FISCHER & RECHSTEINER COMPANY SPA

Via Piedimonte, 46 - I - 23868 VALMADRERA (Lc) Tel. +39 - 034119111 - Fax + 39 - 0341582686 E-mail: info@ferfreight.com - www.ferfreight.com

AGENT

SPEDIZIONI INTERNAZIONALI

Partita Iva 00210750139 - Capitale sociale 300.000 i.v. REA Lecco N° 69916 - Reg. Imp. Lecco N° 00210750139


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.