2/2012
CAI LECCO 1874
Notiziario del Club Alpino Italiano Sezione di Lecco "Riccardo Cassin"
Sentieri e Parole
Alpinismo e Arrampicata
La rabbia e l’orgoglio
14 volte Mario, Alpinista per Passione
Un inspiegabile complesso di inferiorità affligge l’alpinismo di casa nostra?
Panzeri vince la sfida degli Ottomila ed entra nella leggenda
IN QUESTO NUMERO
3 SENTIERI E PAROLE 6 11 14 18 20 17 ALPINISMO E ARRAMPICATA 22 26 30 34
Per l’alpinismo lecchese
La rabbia e l’orgoglio
CATTANEO
1/2012
EDITORIALE
38 44 45 48
di Alberto Benini L’anno in cui morirono Norma Jean Baker e Germano Vitali… di Alberto Benini Il totem di calcare Sasso Cavallo, ritratti di una parete di Roberto Mantovani Non siamo soli Uomini, montagna, animali di Sergio Poli Il garofano della Viceregina. Le specie endemiche sulle montagne lecchesi di Annibale Rota Il camoscio di Dino Piazza
14 volte Mario…alpinista solo per passione Panzeri vince la sfida degli Ottomila ed entra ufficialmente nella leggenda di Matteo Manente Il Risveglio della bella addormentata La seconda ascensione del Monte Buckland nella Terra del Fuoco di Markus Kautz “Baston la Baffe” Freddo e fatica nell’Oberland bernese di Fabio Palma e Matteo della Bordella Titlis, amore a prima vista La sorpresa dello spigolo Est, in un mondo fuori dal mondo di Matteo della Bordella Una dura sopravvivenza Anche in epoca di riscaldamento globale resiste il Nevaio del Grignone di Corrado Scolari Strade e sentieri retici Il passo del Muretto di Giuseppe Ferrario La“carga” di Adriana Baruffini
Tra storia e natura Il decimo trekking di AG nelle Dolomiti bellunesi
GRUPPO ETA’ D’ORO
52
Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 2/2012
Redazione: Adriana Baruffini, Alberto Benini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: Cattaneo Paolo Grafiche srl, Annone Brianza, via Ai pascoli 1 Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 04/10/2012
ALPINISMO GIOVANILE
1874
di Emilio Aldeghi, presidente CAI Lecco
ESCURSIONISMO
CAI LECCO
Cinque giorni allo Zallinger La settimana verde del GEO all’Alpe di Siusi
SCI DI FONDO
56
di Alessia Losa
di Agostino Riva
In attesa di risciolinare Raduno al San Martino del Gruppo Sci di Fondo Escursionismo di Stefano Vimercati
APPUNTAMENTI
58 58
Il raduno ai piani di Bobbio 24 giugno 2012
24 giugno 2012 Due cordate, una parete 1962-2012: a cinquant’anni dalla prima italiana alla Nord dell’Eiger Mandello 6 ottobre 2012
60 RECENSIONI 62 INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA
Discesa acrobatica di Gigi Vitali dallo strapiombo del Fungo in Grignetta (foto archivio Vitali)
publimania.it
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PER L’ALPINISMO LECCHESE di Emilio Aldeghi Presidente CAI Lecco
un centro di documentazione che ab-
riferimento alle condizioni economiche e
condivisibili, la voglia, il desiderio
bia come soggetto la storia dell’alpinismo
discriminazioni di qualsiasi natura in re-
di far conoscere la propria pas-
lecchese.
lazione all’ammissione degli associati”
sione riescono a prendere il sopravvento
Abbiamo deciso di guardare al futu-
I primi fondamentali passi sono sta-
superando personalismi, punti di vista,
ro partendo da un concetto di sinergia.
ti compiuti. Innanzitutto ogni associa-
storie personali che se pur degne di ogni
Siamo chiamati ad un salto organizza-
zione e gruppo ha designato il proprio
rispetto passano in secondo piano. Senza
tivo ridisegnando regole e strategie che
rappresentante: per il CAI di Lecco è
nulla rinnegare delle proprie identità sette
devono vedere l’associazione rapportarsi
stato delegato Michele Cocchi, per la
realtà rappresentative della storia alpi-
in modo diretto e continuo con le istitu-
UOEI Roberto Chiappa, per il Gruppo Ra-
nistica lecchese, CAI Lecco , UOEI, SEL,
zioni e con chi nella città vuole rendere
gni Dario Cecchini, per il gruppo Gamma
Fondazione Cassin, APE, Gruppo Ragni
visibili i valori del grande patrimonio al-
Giovanni Pomi, per la SEL Augusto Mar-
e Gruppo Gamma, hanno deciso di dar
pinistico lecchese.
chetti, per la Fondazione Cassin Marta
vita all’ Associazione Culturale Alpinistica
Sicuramente un progetto ambizioso
Cassin, per l’APE Maria Teresa Bonacina.
Lecchese le cui finalità sono ben formu-
che dovrà essere realizzato nel tempo
A loro volta i delegati hanno votato nel
late nell’articolo 3 dello statuto:
senza frenesie ma con piccoli passi, si-
corso della prima riunione il presidente, il
stematici e concreti.
vice-presidente e il tesoriere/segretario,
dell’alpinismo lecchese;
Non sai a chi affidare il tuo sogno?
Alpinistica
eleggendo all’unanimità Michele Cocchi
Lecchese potrà promuovere ogni attività
L’Associazione
Culturale
come presidente, Marta Cassin come
- tutelare, conservare, diffondere e
utile al raggiungimento dei propri fini, sia
vice presidente e Maria Teresa Bonacina
approfondire l’eredità morale, intellettuale,
direttamente, sia attraverso la partecipa-
come tesoriere-segretario.
materiale e immateriale lasciata dagli al-
zione ad attività promosse o sostenute
Gli obiettivi che l’associazione si darà
pinisti legati al territorio lecchese;
da terzi quali la creazione di un archivio
saranno al vaglio delle associazioni e dei
- contribuire alla vita culturale con
storico multimediale, l’ideazione e realiz-
gruppi costituenti, non certo per creare
iniziative interdisciplinari che si ispirano
zazione di convegni, mostre, esposizioni
dei freni, ma per mettere in comune le
alla pratica e ai valori dell’alpinismo e al
e altre attività di studio e ricerca , didat-
specificità, le conoscenze e le compe-
binomio uomo-montagna e ambiente
tica e formazione, confronto e dibattito,
tenze dei singoli.
montano;
l’ideazione, la promozione e la realizza-
Ci auguriamo che anche la città nel suo
zione di spettacoli ed altre analoghe ini-
complesso e in particolare chi ha una più
ziative.
alta sensibilità sui temi della montagna offra il
- promuovere ogni tipo di ricerca e studio sulla storia dell’alpinismo lecchese in ambito provinciale, regionale, nazionale,
Earth Cultura e Natura
rappresentante legale o suo delegato. L’Associazione non pone limitazioni con
nale e internazionale la storia e la pratica
Cerchi un confronto competente?
le, nazionale, internazionale; - gestire un museo e/o ecomuseo,
- promuovere in ambito locale, nazio-
Stai pensando al tuo viaggio in India?
loro realizzazione, per mezzo del loro
i sono momenti in cui obiettivi
C
e scopri le incredibili meraviglie di una terra da sogno
dell’alpinismo locale, provinciale, regiona-
L’Associazione
Culturale
è in India da oltre vent’anni e con le Agenzie Viaggi Partner è a disposizione per costruire insieme la tua esperienza di viaggio.
internazionale;
locale, provinciale, regionale, nazionale,
mentale,
Per noi il viaggio è una continua ricerca di luoghi unici dove la
internazionale in modo da costituire una
modo efficace la modalità
raccolta museale;
e lo spirito con cui le as-
storia dell’uomo e l’ambiente naturale siano sempre in primo piano, per vivere esperienze pure, inattese e ispiranti. Nel rispetto della terra e dei suoi popoli.
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- censire, raccogliere e catalogare ogni tipo di fonte e di bene materiale e immateriale relativo alla storia dell’alpinismo
Alpinistica
proprio contributo.
Lecchese non sarà un gruppo chiuso, ma
Più che mai il successo di questo progetto
sarà aperta a chi nel tempo vorrà farne
dipende da un nuovo spirito di collabora-
parte.
zione, che sarà sostenuto da valori comuni.
Questo
aspetto che
fonda-
esprime
in
- creare, anche con la collaborazione e
sociazioni e i gruppi hanno
il supporto di centri specializzati, un pro-
deciso di aderire all’iniziati-
getto di codificazione sistematico per la
va, è chiaramente indicato al
creazione di un archivio digitale;
punto 4 dello Statuto: “Pos-
- creare e rendere accessibile un cen-
sono diventare soci dell’As-
tro di documentazione che contenga, a
sociazione, tutti gli enti sen-
titolo esemplificativo e non tassativo, le
za scopo di lucro con scopi
seguenti tipologie di materiali: cartacei,
e attività analoghe e che in-
digitali, audio e video relativi alla storia
tendano impegnarsi per la
I componenti del Consiglio direttivo
LA RABBIA E L’ORGOGLIO
Un inspiegabile complesso di inferiorità affligge l’alpinismo di casa nostra?
“L
a rabbia e l’orgoglio, chi
sti (scherzi dell’algoritmo di Google) il
facoltà per avere avallato tante stupi-
l’ha scritto?”, rimuginava
lavoro di una sciagurata studentessa
daggini concentrate in una paginet-
fra sé don Abbondio… No,
di un’università italiana. Ora non più, e
ta e fra queste l’attribuzione a Carlo
non era così … evidentemente l’età fa
dopo scoprirete il perché. Vi si scopre
Mauri delle opere uscite invece dalla
brutti scherzi… Personaggi storici, per-
(gustosi errori di stampa a parte, per
penna di altro Mauri (Giancarlo, da Vi-
sonaggi inventati, titoli di articoli e di
cui Lecco diventa Lucca) che Mauri
mercate) che giustamente imbufalito
romanzi, tutto si confonde in una sorta
fondò il Gruppo Ragni con il suo colla-
per lo scippo delle sue Escursioni nelle
di brodo primordiale. Sarà anche que-
boratore Riccardo Cassin, che fu Mauri
Grigne (tre meritevolmente fortunate
sta una citazione? Mah…?
e non Vitali a ispirare a Piaz l’espres-
edizioni) passate al più noto Bigio, si
Però... però c’è un limite anche all’in-
sione “Sembra un ragno”. Il Sarmien-
è rivolto all’università (minuscolo) per
distinto brodo primordiale dove per
to migra verso nord, dalla Terra del
far togliere dalla rete tale scempio che
l’appunto “tutto fa brodo” e un limite
Fuoco alla Patagonia e padre Augusto
non infanga nessuno se non chi l’ha
anche alla tolleranza, alle stupidaggini
Gianola (“Padre, perdona loro perché
scritto e chi l’ha reso pubblico.
che si mettono in rete o si stampano
non sanno quello che fanno”) cambia
Ma ben di peggio capita al lettore
arricchite di belle immagini patinate.
il suo cognome (certo per uno scher-
improvvido cui venga fra le mani una
zo del correttore ortografico) in padre
copia del periodico pubblicato dal-
La rabbia
Pianola. Poco dopo Quando il rischio
la nostra (ex) compagnia di bandiera,
Cercando notizie su Carlo Mauri,
è vita diventa un libro su Mauri e non
dove un inviato speciale di uno dei
dalla rete si trova(va) fra i primi po-
di Mauri. E malissimo ne incolse alla
grandi giornali nazionali in trasferta sul
Casimiro in arrampicata sul ghiaccio del Riso Patron.
di Alberto Benini
periodico dell’Alitalia “Ulisse” (n° 382 del
do viaggiava tra il lago Viedna [sic] e
moni. Quando glielo feci notare lui fece
L’orgoglio
gennaio del 2012) ci guida alla scoperta
la catena del Fitz Roy portava sempre la
finta di non aver sentito, calando la rete
Al contrario fa piacere ritrovare il
della Patagonia argentina.
fotografia con sé, mostrandola ad ogni
in mezzo al torrente e legando un capo
nome del Bigio nella finissima ricostru-
Anche qui c’è da divertirsi: il pove-
persona che incontrava. Ma per alcuni
all’altra sponda. Rimanemmo due o tre
zione della figura di padre Alberto Maria
ro Casimiro risulta nato a “Vallabio [sic]
anni nessuno gli aveva saputo dire dove
ore davanti al torrente a vedere i sal-
De Agostini appena uscita dalla penna
sopra Lecco” invece che a Lecco (a
diavolo si trovasse questa montagna.
moni che saltavano la rete senza grande
di Laura Pariani (Le montagne di don
Rancio, per essere precisi, a Bernardo,
Poi un vecchio pescatore di Puerto Na-
sforzo, dopo averla avvistata a distan-
Patagonia, Interlinea, 2012), un libro di
per aggiungere pignoleria) come capi-
tales gli aveva rivelato che lui la cono-
za. A questo punto mi scappò una fra-
cui si raccomanda la lettura tanto per la
tava fino a poco fa di leggere anche su
sceva, bisognava attraversare un lago e
se molto simile al “Te l’avevo detto”. La
semplicità che per la profondità e per-
Wikipedia (lì almeno Ballabio era scrit-
il viaggio sarebbe durato tre giorni. Così
faccia di Casimiro diventò viola di rabbia
ché rende giustizia ad un uomo e ad
to giusto) ed “era stato amico di Carlo
Casimiro si fece trasportare dal pesca-
e cominciò a urlarmi contro: “Romano,
un sacerdote adamantino, ad un grande
Mauri e del grande Walter Bonatti, con
tore dall’altra parte del lago fino ai piedi
romano” che per lui, leghista, era l’insul-
sognatore nutrito di fede religiosa e di
il quale aveva scalato il Cerro Torre la
dell’alta montagna che finalmente riuscì
to peggiore che potesse pronunciare”.
passione razionale. Un uomo cui i nostri
montagna più alta dell’Argentina [!!]
a scalare”.
Lasciamo alla fantasia di ciascuno com-
alpinisti devono moltissimo perché se
Ora è verissimo come dice Luis
pletare la frase “Romano, romano” che
Mauri ha scoperto il Sarmiento e con
Sepùlveda (restiamo in loco) nel suo
certo non è uscita così dalla bocca del
lui il Sudamerica il merito è di padre
magnifico Ultime notizie dal sud (Guan-
Miro (manca, oso ipotizzare, il comple-
De Agostini e da lì una lunga, bellissima
da, 2012) che in Patagonia:
mento di materia), ma fermiamo la no-
storia.
usando un trapano [!!] per piantare i chiodi nella roccia”. L’Aconcagua e qualche altra montagna argentina devono essersi abbassate, scherzi dell’erosione o del riscaldamen-
“miti, leggende e verità cambiano a
stra attenzione poco oltre. Casimiro era
Onora i nostri grandi degli anni ’60
to globale. E meno male che il Walter e
seconda di come gira il vento, perché in
parecchie cose, non tutte, bisogna dirlo,
che dei ragazzi tedeschi (vedi l’artico-
il Miro sono morti e sepolti (e le loro
Patagonia la storia è un genere narrati-
positive. Certo non un personaggio di
lo nella rubrica Alpinismo) si mettano
casse debitamente inchiodate a doppia
vo che non si assume l’onere del rigore
cui sia possibile scrivere un’agiografia,
quasi 50 anni dopo sulle loro tracce
mandata) perché non credo che avreb-
cronologico né di una grande obiettività.
ma quel “leghista” piazzato lì (aldilà del-
per tornare al Buckland, che due ragni
bero apprezzato di venir confusi con
Di solito nelle taverne, quando qualcuno
le opinioni politiche di ciascuno) ha lo
si ficchino su per la via del Det al Sasso
i trapanatori del Torre, quale che sia il
vuol raccontare un fatto già piuttosto
spiacevole sapore di un insulto gratuito
Cavallo per ripercorrerla in libera, rega-
giudizio che se ne intende dare.
noto riceve questa raccomandazione:
e piuttosto banale.
lando una nuova giovinezza ad uno dei
Segue poi una fantasiosa ricostruzio-
raccontala da poeta, non da professore”.
Ora non è che sia compito del CAI
grandi viaggi intrapresi dai nostri vecchi
ne della salita al Riso Patron (sembre-
Insomma non conta tanto la veridicità
Lecco recensire e correggere tutte le
(scusa Det per il vecchio!) sulle pareti
rebbe di capire) che val la pena di leg-
del racconto quanto la sua bellezza. Ma
sciocchezze che si raccontano sui suoi
dietro casa. E lo stesso vale per la via
gere, perché è ben scritta e fa sognare,
un conto sono le storie raccontate nelle
soci più celebri e sulle loro imprese,
dei Ragni ai Magnaghi.
anche se di vero c’è piuttosto poco.
taverne del Sud del mondo, un conto
tuttavia viene da applicare l’antico det-
Inorgoglisce scoprire che 35 anni
Sarà stato Casimiro a farsi beffe del suo
quel che si stampa. E se Casimiro aveva
to scritturale: “Se tu non sei per te, chi
prima di Panzeri, Riva e Passerini (e
ospite e lui a non aver controllato o l’o-
la fotografia, allora aveva anche la dida-
sarà per te?” e cominciare quando se
senza nulla togliere al valore della loro
spite ad aver fatto troppo affidamento
scalia. E nelle carte di De Agostini il Riso
ne presenti l’occasione a fare un po’ di
impresa) sia stato Gigi Vitali (con An-
sulla sua memoria? La storia non dice:
Patron è indicato…
pulizia.
giolo Longoni) a cogliere la bellezza
“Una volta era andato vagabondando
Poche righe dopo c’è, peraltro, un Ca-
sul versante cileno delle Ande con una
simiro ben ritratto nella sua ostinazione
fotografia di una montagna tratta da un
del tipo “se i fatti mi danno torto tanto
libro di padre De Agostini, il salesiano
peggio per i fatti”. Peccato per la con-
che aveva esplorato a lungo l’Argentina
clusione:
del sud. La fotografia mostrava una cima
“Volevamo pescare i salmoni, era il
che nessuno conosceva ed era diven-
periodo della risalita e non sarebbe sta-
tata un’ossessione per Casimiro. Quan-
to difficile prenderne qualcuno. Ma la rete che aveva portato con sé Casimi-
8
Sentieri e Parole
ro e che andava calata nel torrente mi sembrava troppo stretta e troppo grossa e visibile, inadatta a prendere i sal-
del Pilastro Rosso del San Martino, la La foto in alto: Il Pilastro Rosso del San Martino col tracciato della via Vitali-Longoni 1940. Quasi certamente nei chiodi della seconda parte di questa via si sono imbattuti Adriano Selva e compagni, tracciando nel 2011 "Etica e deontologia", mentre la via che sale nelle vicinanze del Pilastro e che è attribuita a Vitali in Le Grigne e nel recente Lario Rock è probabilmente opera di altri alpinisti. Una questione di attribuzione per la quale sollecitiamo l'intervento di quanti conoscono bene questo tratto di parete. La foto in basso: Un pensieroso Gigi Vitali sulla vetta del Sigaro: oggi, a cinquanta anni dalla sua morte si torna finalmente a parlare di questo formidabile alpinista lecchese.
cui storia arriva fino all’americano Yvon Chouinard, mr. Patagonia, nel senso del marchio di abbigliamento da montagna (outdoor, si dice adesso), se qualcuno non lo sapesse. Fanno piacere le imprese dei Ragni nel Wenden e in giro per le montagne
Sentieri e Parole
9
“Rivista mensile” (fra un paio d’anni mi
GIGI E MARYLIN
sarò abituato, forse, al nuovo titolo…in gradi, abbiate pazienza)? Non sembra
L’anno in cui morirono Norma Jean Baker e Germano Vitali
che gli argomenti fra il vecchio e il nuovo scarseggino.
di Alberto Benini
Presentando la mostra di Gigi Vitali mi sono reso conto di quanta gente non avesse mai sentito il suo nome, o lo ricordasse solo vagamente. Ma dico, gente, siamo matti? Gigi Vitali ha aperto due vie su delle pareti che sono state per anni punti di riferimento assoluti per gli alpinisti di tutto il mondo, la sua
leadership (ed è morto soltanto a 50 anni) è stata seconda solo a quella di Riccardo, è lui ad aver ispirato la nascita dei Ragni. Non basta? La memoria non serve alle rievoDopo quarantasei anni altri volti sorridono sulla vetta del Buckland dopo quelli di Cesare Giudici, Casimiro Ferrari, Carlo Mauri e Gigi Alippi, si tratta del team tedesco formato da Markus Kautz, Robert Koschitzki, Daniel Groß giunto in vetta il 29 gennaio 2012
che non sono fuori dalla porta di casa,
all’atto di buttar giù anche solo tre righe
che un Ragno abbia scritto (vedi nel-
di nota tecnica, non dico un racconto
la rubrica Recensioni) una guida delle
pieno di voli di fantasia, dico solo una
montagne di un altro paese.
scarna relazione tiro per tiro con l’indi-
Fa piacere pensare, di tanto in tan-
cazione dei chiodi usati e delle difficoltà
to, che se abbiamo qualche speranza
tecniche. Basti pensare alle vie del Bigio
di andare lontano è perché veniamo da
nel Masino. E il Bigio non era certo uno
lontano.
sprovveduto o uno che non tenesse a far conoscere quel che faceva. E alloLa rabbia e l’orgoglio
ra dal lamento passiamo alla proposta:
Certe volte percorrendo retrospetti-
potremmo un pezzettino per uno buttar
vamente le vicende del nostro alpinismo
giù delle dignitose voci per Wikipedia su
si ha la netta sensazione di essere in
personaggi e montagne di nostra co-
presenza di un inspiegabile complesso
noscenza. È stato fatto per Casimiro e
di inferiorità, non si capisce bene in-
per i Ragni di Lecco. Forza giovani, un
dotto da che cosa, ma certamente non
po’ di buona volontà, un po’ di metodo
ancora superato. Si ha l’impressione che
e di sagacia… E per chi non ha voglia di
mani abituate a chiodare fessure cieche
pestare tasti o di cacciarsi in polverosi
e strapiombanti e a scalinare pendii di
archivi:
ghiaccio, per infilarsi su strapiombi che
non c’è qualche giovane di buona
erano insulti alla forza di gravità, diven-
volontà che ha voglia di andare a curio-
tassero improvvisamente tremebonde
sare in Austria a vedere se la via di Luigi Castagna aperta dopo la guerra meriti
10
Sentieri e Parole
una visita, magari una richiodatura delle soste, una targhetta all’attacco col logo dei Ragni che ricordi chi l’ha aperta? E magari scrivere qualcosa per la
cazioni, alle nostalgie, alle targhe alle medagliette-ricordo. La memoria serve per avere una base da cui partire per andare avanti. Per gettare (e mantene-
N
Era il 1962…
ell’agosto del 1962 moriva Norma Jean Baker, meglio nota come Marylin Monroe.
Germano Vitali, meglio noto come Gigi, la seguiva pochi mesi dopo, l’ultimo giorno di quell’anno, in cui l’americano John Glenn aveva volato intorno alla terra seguendo di un anno il russo Jurij Gagarin. Quasi a metà strada fra le due morti, si era aperto il Concilio Ecumenico Vaticano II, convocato tre anni prima da Giovanni XXIII. La seconda guerra mondiale era finita da 17 anni. Non molti a pensarci bene.
Su Alto (Civetta) aperta fra il 21 e il 23 agosto 1938 e soprattutto la diretta alla parete ovest dell’Aiguille Noire del Peutérey (nel gruppo del Monte Bianco) fra il 18 e il 20 agosto 1939. Una via che fa ancora la sua figura nel curriculum di un alpinista di classe. Il suggello era l’inserimento del recit di questa ascensione nel libro Scala-
tori, l’antologia curata da Attilio Borgognoni e Giovanni Titta Rosa (più volte ripubblicata e aggiornata) che si apriva con Whimper e si chiudeva proprio con le parole di Vitali. Insomma per quanto maturato in un clima nazionalista, un riconoscimento non da poco.
re) un ponte fra vecchi e giovani e fra locali e stranieri. Se no rischiamo di non
1941 nelle Grigne
saper riconoscere quel che non vale da
Essendo uscita nel 1937, la “guida
quel che vale. Di cadere nel gioco di
grigia” dedicata alle Grigne dalla penna
chi spaccia imprese di seconda o ter-
instancabile di Silvio Saglio non pote-
za mano per novità appena uscite dalla
va registrare due importanti realizza-
fabbrica. Cosa che nell’alpinismo, pur-
zioni di Gigi Vitali sulle montagne di
troppo è ancora possibile.
casa, entrambe datate 1941 e firmate
Se uno corre sulla pista del Bione i
con Angelo Longoni, consegnandole
100 metri piani in 11 secondi (e trova
di fatto all’oblio: la nuova via sul Tor-
uno sponsor che lo finanzia e ci scri-
rione Magnaghi Meridionale (Grignet-
ve sopra uno o più libri) per sé può
ta) aperta il 7 settembre sulla parete
aver realizzato una grande prestazione,
dirimpetto al Sigaro Dones e la nuova
ma non può spacciarla per una nuova
via sul San Martino (Parete del Lago),
frontiera della corsa piana, se mr. Bolt
aperta il 12 ottobre.
di secondi per fare i 100 metri ce ne
Nessuna migliore fortuna per le vie
mette 9.63, e a volte anche meno (9.58
aperte nella zona della Capanna Como,
a Berlino nel 2009). Ma se non sappiamo come e perché si sia arrivati all’evoluzione attuale, siamo condannati a dipendere dagli altri per formarci una nostra idea, un nostro giudizio. E questa diffusa inconsapevolezza (qui come altrove), non credo sia un bene.
e pochi ricordano che il merito della “Rizieri” al Sigaro in parte va attribuito al Gigi. In ogni caso la storia del grande alpinismo aveva iscritto il suo nome nel libro d’oro per le due ascensioni di ben maggiore caratura, compiute con Vittorio Ratti: la nuova via sulla Cima
Nato ad Acquate nel 1913 proprio nella Piazza Vittoria, dove un bar che fu
gestito poi da Ugo Tizzoni ne
conserva il cognome, Gigi non tardò molto a entrare in contatto (seppur di qualche anno più giovane di Cassin e Boga) con il GAFNI. È Riccardo Cassin stesso, nei suoi scritti, a testimoniare la sua partecipazione al secondo campeggio dolomitico e le sue spericolate evoluzioni sulle corde. Una passione che gli resterà attaccata se Franco Spreafico (il Piccolo), ragno della prima ora, ricorderà che “appena passava lo strapiombo del Fungo si girava nell’aria e scendeva a testa in giù, una cosa che ci lasciava ammirati per la sua confidenza con il vuoto”. E anche Emilio Ratti (il Topo dalle poche parole) diceva che “il Gigi sì che sapeva arrampicare, mica solo salire”.
Sentieri e Parole
11
Un anno d’Africa e
rascosa fine dell’amicizia con Cassin,
piego delle sue armi di seduzione. E
lo ritraeva insieme alla sovrana, men-
rimesso in funzione da un luminare
otto mesi in Russia
si era aperto per Gigi con i migliori
non sto facendo riferimento soltanto
tre si inchinava per baciarle la mano.
della medicina del tempo, il bambi-
Non sono anni facili, ma Gigi sa trarre
auspici: entrato nel cappello del con-
a tutte le innumerevoli avventure con
Stupisce semmai, non perché non
no che annega davanti ai suoi occhi,
il massimo profitto da ogni occasione
te Aldo Bonacossa (proprio su sug-
il gentil sesso che in qualche modo
avvenga ai destini umani ricchi di
la vita che poco per volta “dirocca”
che si presenti. Figlio di un artigiano
gerimento di Riccardo), idolatrato dai
hanno contribuito a perderlo, ma ad
successi di volgersi in tragedia, la cie-
uscendo dai binari della sicurezza
che ad Acquate produce reti per letti,
giovani cui regalerà il nome di Ragni,
un talento e ad un carisma speciali per
ca ostinazione del destino che da un
conquistata.
decisamente più istruito della media
sicuramente lontano da preoccupa-
i quali “se Gigi fosse stato il capo di
certo punto in poi, comincia a gioca-
Una fine crudele dalla quale nessuna
dei suoi compagni, di talento versati-
zioni economiche, capace di intessere
una banda di ladri, io sarei diventato
re con lui come un gatto col topo: gli
edificazione morale può venir tratta,
le, viene arruolato in aviazione, anche
rapporti umani in ogni dove, potrebbe
un ladro” come ha detto una volta una
incidenti in motocicletta, il secondo
se non forse una drammatica confer-
se non inserito nei ruoli del personale
raggiungere sicuramente un ruolo di
vecchio ragno che del ladro non ha
che arriva quando ormai grazie anche
ma della precarietà della “sorte delle
con obbligo di volo, conseguendo la
primissimo piano nel mondo alpinisti-
proprio nulla.
all’interessamento del conte Bonacos-
umane genti”.
specializzazione di aviere scelto fo-
co, non soltanto lecchese.
tografo, e prendendo confidenza e
Con Bonacossa scala moltissime vie
magini: quell’aria sempre
appassionandosi all’uso della macchina
nuove, certo nessuna di grande dif-
sorridente, quella cura dei
fotografica.
ficoltà come l’età del compagno gli
gesti, degli abiti, degli at-
drammatiche
impone, ma è un continuo girovagare
teggiamenti, quell’eleganza
immagini l’anno trascorso in Africa
per valli e per vette, aiutando il Conte
nell’arrampicare sono la te-
Orientale, dove a seguito di un banale
nella compilazione di una guida che
stimonianza inoppugnabile
incidente perderà un dito e ne avrà un
non vedrà mai la luce.
di un carattere sicuro di sé
Documenterà
DIDASCALIE 4 FOTO
con
altro offeso in modo permanente. Non
Forse la morte del suo amico Car-
una cosa trascurabile per un arrampi-
lo Valli, presidente del CAI Como, sulla
catore. E la menomazione non gli varrà
Solleder nell’estate del 1945 può sem-
Non stupisce che i gio-
a scampare dalla campagna di Russia,
brare un presagio, e ancor di più (e
vani ragni confessassero
per lui certamente meno drammatica
prima) la sfortunata e inutile fine di
che lo copiavano perfino
che per gli alpini, ma certo non priva
Vittorio Ratti, con il quale aveva for-
nel modo di camminare e
di rischi e di drammatici episodi, per
mato una cordata con poche rivali al
che Battista Corti lo ab-
poi concludere la sua carriera militare
mondo. Ma è stupido andare alla ri-
bia assistito nei suoi ultimi
(così come ce la restituiscono i fogli
cerca del mistero dove il mistero non
giorni d’ospedale con una
matricolari conservati all’Archivio di
è. Gigi è stato sfortunato e basta. Ma
premura degna di un figlio.
Stato di Como) con l’attività partigia-
senza riprendere in mano, con la par-
Non stupiscono le paro-
na nei ranghi della Brigata Rocciatori e
tecipazione che ogni destino umano,
le di sincera ammirazione
organizzando anche una squadra SAP
ancor più se avverso, si merita, la sua
del conte Aldo Bonacossa,
nello stabilimento Aldé, vicino al Ponte
vicenda biografica, la comprensione
personaggio
Vecchio dove era impiegato.
della storia del nostro alpinismo (l’al-
trattare con ogni genere di
Gigi soleva aprire la stagione delle
pinismo italiano) ci è preclusa in una
umanità, dal vecchio Fio-
arrampicate ogni 21 marzo scalando
delle sue componenti più originali e
relli con cui giocava a carte
in solitaria la Cassin in Medale, sa-
interessanti.
nelle fumose bettole della
peva coinvolgere i suoi compagni in
12
Sentieri e Parole
sa il ginocchio è stato sapientemente
Lo dicono, aldilà dei racconti, le im-
a volte fino all’improntitudine.
avvezzo
a
Val Masino, imitandone con
cento avventure diverse, fossero an-
Gigi e Marilyn
maestria la caratteristica
che bivaccare alla meglio nel cimitero
Perché ho cominciato questa sto-
parlata, alla Regina Elisa-
di Galbiate dopo aver tardato un po’
ria con il nome di Marylin Monroe?
betta della quale teneva
troppo il ritorno da una visita alla mo-
Non è che un nome valga un altro.
nella valigia, in occasione
rosa.
Perché Gigi esattamente come Ma-
dei suoi frequenti viaggi
rylin era un seduttore nato. Forse più
d’affari in Inghilterra, una
Dopoguerra
consapevolmente spregiudicato della
fotografia (rigorosamente
Il dopoguerra, che segnerà la bur-
meravigliosa diva americana nell’im-
incorniciata d’argento) che
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12/09/2012 11.36.56
IL TOTEM DI CALCARE
Sasso Cavallo, ritratti di una parete di Roberto Mantovani “Sasso Cavallo, ritratti di una parete” è il titolo della mostra che si è svolta a Lecco nel maggio 2012 presso la Torre Viscontea, nell’ambito della rassegna “Monti Sorgenti”. Disegni e dipinti di Luisa Rota Sperti alternati a fotografie di Alberto Locatelli hanno offerto, di questa montagna del gruppo delle Grigne che incombe su Mandello, sia immagini evocative di una lunga e importante storia alpinistica che interpretazioni direttamente afferenti alla sfera della poesia e della leggenda. Il testo seguente, scritto come introduzione al libro Sass Cavall, monografia di una piccola montagna, di Luisa Rota Sperti, coglie
lo spirito della mostra e ne costituisce a nostro parere il miglior commento.
I
l Sasso Cavallo presentato fi-
In ogni caso, è dal simbolo totemico
nalmente per quello che è. Un
che, in certe comunità, vengono in-
totem. Un gigantesco totem di
corporati forza, abilità istintuali, ca-
calcare, magnifico soprattutto dal
pacità di reagire nei momenti di pe-
lato che guarda a mezzogiorno. Una
ricolo.
sfinge di pietra dalla schiena gelida,
Che i pellirosse evocassero den-
esposta ai venti del nord, ma con il
tro di sé il totem del lupo per fron-
volto e il petto rivolti verso i dardi
teggiare situazioni difficili, facendosi
incandescenti del sole e la traiettoria
essi stessi lupi, non è una novità. E lo
che l’astro di fuoco segue a seconda
sanno bene, oltre agli studiosi, tan-
delle stagioni.
ti ragazzi o ex-ragazzi che durante
In antropologia, il totem è un’enti-
l’adolescenza si sono fatti rapire dalle
tà naturale o sovrannaturale che, per
letture sull’epopea indiana del nuo-
un clan, una tribù, ma anche per ogni
vo mondo. E magari hanno sognato
singolo componente della comuni-
a occhi aperti di poter replicare nei
tà, rappresenta un simbolo a cui ci
boschi dietro casa le gesta dei trap-
si lega per la vita. Nelle tribù native
per e dei guerrieri piumati della re-
nordamericane, ci si associa al pro-
gione dei Grandi Laghi.
prio totem attraverso una cerimo-
Ma il totemismo non è solo una
nia di iniziazione che può avvenire
realtà d’oltre oceano. Si nasconde
in momenti diversi dell’esistenza. Ci
persino nelle pieghe della vecchia
sono iniziazioni che vengono prati-
Europa, anche se in maniera tutt’al-
cate già nei primi giorni di vita e altre
tro che esplicita. Non fa ricorso a
che si svolgono al momento dell’en-
cerimonie religiose tribali o a rituali
trata degli adolescenti nell’età adulta.
d’ingresso come quelli in uso presso i nativi delle foreste americane… Ma,
14
Sentieri e Parole
per dire… A volte il totem è gravato da un tabù (ricordate Totem e tabu, il libro
A destra: rifugio Rosalba con il sasso Cavallo; sopra: il Sasso Cavallo (foto A. Locatelli); sotto: via del Det
IL CAMOSCIO
Storia di ungulati, ragni e scoiattoli
S
di Dino Piazza
iamo nell’agosto del 1977, ab-
Sguardo sulla mostra (foto A. Locatelli)
Cortina, portandomi due bombole da
avevo questa autorità: ma l’ho fatto lo
25 litri.
stesso, tanto ero sicuro che fossero
biamo appena finito di pianta-
Il tempo è bello, si mangia al cam-
tutti d’accordo con me. Il Ginetto era
re le tende del campeggio dei
peggio solo la sera perché durante
così emozionato e commosso che gli
Ragni a un chilometro dal passo Fal-
il giorno siamo tutti ad arrampicare.
è scesa una lacrima.
zarego, vicino alla casa cantoniera, sul
Siamo una sessantina e fra noi c’è
In occasione di questa festa è stato
versante che guarda Cortina.
Casimiro Ferrari che si aggira col bi-
cucinato un piatto speciale: camoscio!
Il posto ci è stato procurato da un
nocolo al collo. Una sera mi dice: “Ho
Ho guardato il Casimiro con la faccia
grande personaggio: Lorenzo Loren-
visto un camoscio su al laghetto lì so-
scura, lui mi ha detto: “Non si è accor-
zi, guida alpina e gestore del rifugio
pra”. La conversazione finisce lì, anche
to nessuno”, e io: “Non lo dovevi fare:
Scoiattoli alle Cinque Torri. Mi ha aiu-
perché sapeva che a me la caccia non
siamo qua ospiti”.
tato molto nell’organizzazione del
piaceva.
Finito il campeggio raccomando a
campeggio, prestandoci un grosso
Una sera organizziamo una festa
mio fratello di fare un regalo a Lo-
freezer utile per la cucina e in più mi
per la cordata della Walker in occa-
renzo per manifestagli la nostra gra-
ha accompagnato a San Candido per
sione del 40° della loro salita: procuro
titudine per quello che ha fatto per
comprare la carne a un prezzo spe-
tre cappelli che regalo ai festeggiati. Al
noi. Stranamente il regalo è accettato
ciale.
momento della foto ricordo Riccardo
senza entusiasmo, senza la solita sim-
Per la corrente elettrica, col per-
e Ugo indossano il maglione dei Ra-
patia. Mio fratello si chiede il motivo di
messo del loro comandante, ci siamo
gni, mentre Ginetto, che non era an-
questa freddezza, non sapendo nulla
attaccati al contatore del campeggio
cora Ragno non l’ha. Allora mi tolgo il
del camoscio.
della Guardia di Finanza, poco lontano
maglione e glielo do. Mentre lo infila
Passano gli anni, ci incontriamo di-
da noi. Per il gas si è impegnato mio
gli dico: “Adesso sei Ragno”. Anche
verse volte con Lorenzo, facciamo
fratello Pino che era in campeggio a
se ero il presidente del gruppo, non
anche delle sciate insieme, andiamo
più scandaloso dell’intera produ-
concettuale utile per classificare la
Sì, ci voleva la sensibilità e la capaci-
zione freudiana? Ma qui passiamo
realtà e l’universo degli uomini e per
tà visionaria di un’artista, per mettere
dall’antropologia sociale alla psicolo-
mettere questi ultimi in relazione con
in luce le trame nascoste nella roccia
gia) che impedisce ai componenti di
l’ambiente circostante, con l’esistente.
del colossale sperone che ricorda la
uno stesso clan di danneggiarlo o di
Se è così, allora ha ragione Luisa
prua di una nave oceanica. Per col-
cacciarlo (nel caso di animali totemi-
Rota Sperti, che ha intuito perfet-
legare la minuta struttura dell’antico
ci). Solo in momenti eccezionali, per
tamente cosa può essere davvero
fondale marino, for-
assumere energie vitali particolari, il
il Sasso Cavallo. Un pezzo di natura
matosi milioni di anni
tabù può essere infranto.
che nel tempo è stato trasformato in
fa e spinto verso il
peva bene che ero io il responsabile
Assumiamo però la lezione di
cultura. Un totem con il suo popolo
cielo dall’orogenesi,
del campeggio all’epoca del fattaccio.
Claude Lévi-Strauss. Evitiamo di
(non necessariamente quello nato ai
con lo skyline delle
Dopo tanti anni, mio fratello è a
considerare il totemismo come una
suoi piedi, ma quello che per miste-
Grigne. Davvero, oc-
Cortina dove organizza una festa per il
religione o di pensarlo come un culto
riosi motivi ne è stato attratto), i suoi
correvano un occhio
suo compleanno. È invitato anche Lo-
preanimista. Pensiamolo invece come
sacerdoti, i suoi cantori, gli eletti (il
addestrato
renzo con la sua solita simpatia e al-
un modo particolare di considerare il
principe, i cavalieri, ecc.), le fate e, in
il suo e la capaci-
mondo. Come un paio d’occhiali ca-
cima a tutti, l’unico che ha acquisito
tà folgorante di un
pace di rilevare la particolare relazio-
il permesso di relazionarsi in modo
pensiero che non si
ne instauratasi tra un gruppo umano
intimo e segreto con l’obelisco di
nutre solo di razio-
e una determinata manifestazione
roccia, il Gran Mago, il Det Alippi. Un
nalità, ma come per
Il rapporto di noi Ragni con gli Sco-
della natura. Come uno strumento
monumento di calcare capace di far
magia insegue im-
iattoli, davvero speciale e disinteres-
nascere leggende e alimentare i miti.
pulsi misteriosi che
sato, non si è deteriorato di certo per
Di far turbinare i pensieri, aggrovi-
sanno aprire finestre
colpa di un cacciatore incallito!
gliare le riflessioni e regalare ai suoi
privilegiate.
adepti sguardi lunghi e pensieri fe-
dell’anima.
16
Sentieri e Parole
condi.
come
Quelle
Il rifugio Scoiattoli alle Cinque Torri, regno di Lorenzo Lorenzi (foto Alessia Losa)
da lui al rifugio a pranzo, ma del camoscio non parliamo, anche se lui sa-
legria. E cosa regala a mio fratello? Un libro che racconta di un bracconiere che ha ucciso un camoscio! Un comportamento ironico da vero signore che ha accresciuto la mia stima per lui.
Sentieri e Parole
17
ai lavori: agli incontri informativi per
i campagnoli – abitanti dei paesi, alle-
parato a convivere con l’orso (marsi-
il pubblico organizzati con il proget-
vatori, pastori – protestano per questa
cano però: meno vorace...): recinti alti
to Life “Arctos” erano presenti anche
ennesima invasione del loro habitat,
e robusti ove rinchiudere al sicuro il
150 persone. Un record per le serate
per questa nuova imposizione calata
bestiame, cani pastore forti e ben ad-
naturalistiche.
dall’alto del ritorno dei grandi carni-
destrati, mentre qui sulle Alpi in effetti
E’ una psicosi? Ma l’orso bruno non
vori. Non dimentichiamo infatti il lupo,
non eravamo più abituati a questi in-
è pericoloso per l’uomo. L’animale più
che zitto zitto in pochi anni è risalito
gombranti vicini.
Passano gli anni, aumenta la sensi-
pericoloso per l’uomo – sorpresa! - è
dagli Appennini fino a metà arco al-
Infine, si rischiano spesso incidenti
bilità ambientale, finché negli anni ’90
il calabrone, che in Italia provoca una
pino.
stradali sulla piana di Balisio: qualche
viene avviato il progetto Life “Ursus”
quarantina di morti all’anno.
automobilista si ferma in mezzo alla
(finanziato dall’Unione Europea) per
strada a fotografare i camosci che
NON SIAMO SOLI
Uomini, montagna, animali
P
di Sergio Poli
er chi va in montagna, soprattutto per chi frequenta i sentieri e non le ardite pareti, è
esperienza comune constatare come negli ultimi anni siano più frequenti gli incontri ravvicinati con animali un tempo molto più rari di oggi. Qualche decennio fa avvistare un capriolo era evento rarissimo; i camosci si trovavano solo nei Parchi Nazionali, per non parlare degli stambecchi, presenti esclusivamente al Gran Paradiso. Oggi, per vari mutamenti socio-economici, questi incontri sono all’ordine del giorno, anche sui monti lecchesi, habitat evidentemente idoneo a ospitare di nuovo gli animali. Ecco alcuni esempi. In Biandino, passeggiando sul fondovalle si rischia di venire assordati dai fischi delle marmotte. E dove ci sono prede, ci sono i predatori: l’aquila passa di frequente da quella mensa, partendo dai sicuri ricoveri nelle Orobie. Ma molto più presenti sono i gheppi, piccoli ma voraci, che sono di casa e approfittano a piene zampe di quest’abbondanza. Sorprende anche vedere pascolare tranquillamente, come comuni capre, gli stambecchi fuori dal rifugio Grassi, o dal Falc: il rilascio di qualche esemplare alcuni anni fa è stato coronato da un lusinghiero successo. Per non parlare dei cinghiali, divenuti quasi un problema sociale nel Trian-
18
Sentieri e Parole
golo lariano e nelle Prealpi comasche:
con una bella sommetta. Così l’orso si
orti distrutti, vigne devastate, prati ri-
estinse nelle nostre valli. Altri tempi…
voltati … un flagello.
Che dire? Chi ha ragione? I cittadini pro-orso o i campagnoli no-bear?
In effetti, i grandi carnivori possono
Forse si può fare un po’ di filoso-
Pare che l’orso avvistato nel lecche-
provocare stragi nelle mandrie e nel-
fia - non dobbiamo alzarci alle cinque
salvare l’ultima popolazione di orso
se fosse sempre lo stesso: un giova-
le greggi. Gli abitanti delle valli alpine
a mungere domattina - pensando a
pascolano indisturbati nei prati sotto
bruno delle Alpi italiane, che sopravvi-
notto (maschio) che cercava com-
vedono una volta di più trascurate le
come si è evoluto il rapporto uomo-
il Due Mani, a poche decine di metri
veva sempre più esigua (una decina di
pagnia (femminile) dalle nostre parti,
proprie istanze, si sentono meno im-
animale.
dalla provinciale.
esemplari) nel Parco Adamello-Brenta.
ma visto che non batteva chiodo ha
portanti di quei pochi orsi che con
Prima era naturale avere animali in
La fine di Rambo
Come natura insegna, si procedette
girato come una trottola per le nostre
tanto clamore sono tornati a circolare
casa, allevarli e... portarli a termine in
Alcuni avvenimenti di questi ultimi
ad un rinsanguamento, introducen-
valli, finché ha capito che era meglio
sui monti. Ogni pecora trovata sbra-
famiglia, per il proprio sostentamento;
mesi poi, come tessere di un mosaico,
do esemplari catturati in Slovenia per
spostarsi di nuovo verso oriente.
nata è un colpo al loro orgoglio di fie-
l’animale era visto comunque come un
possono aiutarci a comporre il quadro
aiutare questa nostra popolazione ri-
Forse è ancora quello che è stato
ri custodi del territorio, oltre che un
essere a disposizione dell’uomo, e an-
sullo stato attuale della fauna selvatica
dotta al lumicino. Fra autoctoni e im-
visto - e filmato- in agosto nei pressi
danno economico.
che la fauna selvatica. Il diritto romano
lecchese.
migrati, dopo un iniziale periodo di
dei laghi di Cancano, nel Parco Nazio-
Chi abbia voglia di capire la posi-
considerava infatti gli animali selvatici
Ha destato scalpore e qualche ila-
ambientamento, è scoccata la scintilla,
nale dello Stelvio: la sua ricerca evi-
zione dei montanari rispetto a questo
come res nullius, cioè roba di nessuno,
rità la triste fine del povero Rambo,
e ora la popolazione alpina conta una
dentemente continua.
problema può trovare ampia docu-
che ognuno può prendere per i propri
un minuscolo cane di razza Pincher:
quarantina di esemplari, che si stanno
Quindi, tutto bene: pare proprio che
mentazione nel sito dell’Associazione
bisogni. In Italia fu così fino al 1977.
sul sentiero di salita al Resegone da
espandendo lungo tutte le Alpi Cen-
gli animali stiano tornando a popolare
Ruralpini (www.ruralpini.it), che rac-
Opposto invece il concetto per il dirit-
Morterone è stato adocchiato da “un
tro-orientali.
le Prealpi, arricchendo di biodiversità
coglie testimonianze, commenti, ri-
to anglosassone, che vede gli animali
questo nostro territorio. Ma non tutti
flessioni dal mondo degli allevatori di
selvatici come res communitatis, cioè
la pensano così.
montagna: la vita in alpeggio, la fatica
appartenenti a tutti, perciò da rispet-
grosso rapace” (così lo ha descritto lo
E infatti, gli orsi sono arrivati anche
sconsolato padrone), che scambian-
da noi. Diversi avvistamenti sono stati
dolo per una marmotta o un leprotto
fatti in zona nel maggio di quest’an-
Pro orso o no bear?
legata a questo antico, nobile mestiere,
tare in quanto patrimonio della comu-
lo ha ghermito, portandolo fino a venti
no: a Mandello, a Morbegno, a Ballabio,
Sembra essersi creata, o meglio
l’arte di fare il formaggio – vivissima
nità.
metri di altezza. Poi, forse accorgen-
tutti puntualmente riportati da articoli
ricreata,
contrapposizione
la discussione sul Bitto dop e “sto-
Insomma, banalizzando: il mondo è
dosi dell’inconsistenza della preda, lo
di giornale. Ciò ha contribuito a cre-
città/campagna: mentre i cittadini
rico”. Sintetizzando con un eufemi-
tutto nostro, gli animali e tutto il resto
ha lasciato andare, facendolo precipi-
are una grande attenzione nella gen-
– escursionisti, ambientalisti, tecnici
smo, si può dire che i nostri pastori
del creato sono al nostro servizio -
tare in un fatale volo.
te, che ha sorpreso anche gli addetti
faunisti - plaudono a questo ritorno,
sono “piuttosto contrari” al ritorno
come affermato nella Genesi? Oppure,
Ma senz’altro, il fatto faunistico più
dei grandi carnivori in montagna: con
in una visione francescana, gli animali
eclatante di quest’anno è stato il ritor-
tutti i problemi umani che già hanno,
sono creature come noi, con lo stesso
no dell’orso bruno. L’ultimo esemplare
ci mancavano pure i problemi ani-
diritto nostro di stare al mondo e di
in Valsassina venne abbattuto vicino a
mali! Insomma, dopo una millenaria
goderne?
Primaluna a fine ’800 (Aldo Oriani –
colonizzazione del territorio da parte
Sulla Terra non ci siamo solo noi. Fra
Orsi e Lupi, ed. Parco Reg. Grigna set-
degli alpigiani, la costruzione di mal-
estinzione e invasione c’è sicuramen-
tentrionale, 2005 che riprende e am-
ghe, la sistemazione dei pascoli che
te una giusta via di mezzo.
plia un antico contributo dello stesso
hanno plasmato il paesaggio alpino, si
Oriani, apparso nel 1992 su “Archi-
sentono a buon diritto – quei pochi
vi di Lecco”); allora era considerato
eroici che tuttora resistono – i veri,
“animale nocivo”, e addirittura chi lo
unici padroni della montagna alpina. E
uccideva, portando la prova all’au-
adesso arrivano gli orsi.
torità preposta, veniva ricompensato
l’eterna
Gli allevatori abruzzesi hanno im-
Sentieri e Parole
19
IL GAROFANO DELLA VICEREGINA
Le specie endemiche sulle montagne lecchesi
S
di Annibale Rota
ullo scorso numero di questo notiziario avevo definito la campanula di Raineri “un raro ende-
mismo insubrico”, senza però spiegare quando una specie viene classificata come endemica. Cercherò di farlo questa volta. I botanici definiscono endemismo una specie presente solo in una zona ristretta e ben definita, chiamata areale.
Per la loro limitata diffusione gli ende-
Allium insubricum
solo alcuni dei molti altri endemismi
alte di queste Prealpi e alcune vengono
presenti: quelli a mio giudizio partico-
oggi considerate dai botanici “relitti gla-
larmente significativi e interessanti.
ciali”. Il fatto poi che le Prealpi insubriche
Sulle stesse rocce che ospitano la
siano circondate a sud dalla Pianura Pa-
primula sopracitata è presente un’altra
dana e sugli altri lati da rilievi di rocce
specie che ha preso il nome dalla nostra
acide ha impedito a queste specie di
montagna: la Minuartia grignensis, CHE-
emigrare su altre montagne.
NEVARD, una cariofillacea (famiglia dei
Gli endemismi presenti sulle montagne lecchesi sono più di venti, tra cui
garofani) con fusti fioriferi che portano 5-10 fiorellini bianchi.
uno scoperto di recente e che sembra
Alla stessa famiglia appartiene il Silene
esclusivo del Gruppo delle Grigne. Nel
elisabethae, JAN (il garofano di Elisabet-
Primula grignensis
mismi vengono generalmente considerati specie rare, anche se possono essere abbastanza comuni in tutto o in parte del loro areale. Sulle montagne lecchesi, ubicate praticamente al centro delle Prealpi calcaree insubriche, cioè delle Prealpi che vanno dal Lago Maggiore al fiume Adige, sono presenti quasi tutte le specie endemiche proprie di queste Prealpi. Si tratta per lo più di specie calcifile, che durante le glaciazioni del quaternario
20
avevano trovato rifugio sulle zone più
Sentieri e Parole
Adorna le rupi calcaree di pulvini costellati di delicati fiorellini bianchi la
Saxifraga vandelli VEST, già citata nel precedente articolo, trovata sulle nostre montagne dal botanico padovano Domenico Vandelli. Fiorisce da giugno a luglio ed è presente in tutto il nostro territorio, anche se alquanto rara, da 800 metri in su. L’ho incontrata più volte, ma ricordo di aver visto i cuscinetti più belli sulla seconda parte della ferrata del Pizzo d’Erna. Un endemismo ritenuto raro perché presente in un areale ristretto, che comprende però tutte le montagne del lecchese è l’aglio dell’Insubria (Allium
Silene elisabethae
1996 il botanico svizzero Daniel Moser
ta o della viceregina), una magnifica e
ha trovato sulle rocce della cima della
decisamente più vistosa specie ende-
Grignetta una nuova specie di primu-
mica dedicata alla moglie del Vicerè di
la da lui chiamata Primula grignensis.
Milano, quello della Campanula raineri. Si
Questa primula, che fiorisce in maggio e
tratta di una pianta abbastanza rara, che
giugno, è stata poi trovata sul Grignone,
fiorisce in luglio e in agosto. Personal-
mentre sono risultate infruttuose, alme-
mente l’ho vista in tutto una decina di
no finora, le ricerche su altre montagne
volte: sulla cresta Senigaglia in Grignet-
del lecchese. Probabilmente l’ho vista
ta, lungo la Traversata Alta e tra Bobbio
una sola volta, ritengo però doveroso
e Artavaggio, sia lungo il sentiero degli
precisare di non avere la certezza as-
Stradini che il “101”.
soluta che le primule della foto allegata
Un’altra primula, che però alle rocce
siano delle “grignensis”, in quanto non
preferisce in genere i pascoli magri, è
me la sono sentita di distruggerne al-
la Primula glaucescens MORETTI. E’ un
meno una per accertarne con sicurezza
endemismo lombardo, molto comune su
tutte le caratteristiche distintive.
tutto il nostro territorio, dove fiorisce, a
Fatta questa premessa, illustrerò ora
to giugno.
secondo delle altezze, da maggio a tut-
insubricum BOISSIER & REUTER). Appartiene alla famiglia dei gigli ed è comune in Grignetta, sul Resegone e sui Corni di Canzo, formando spesso delle colonie con decine e decine di esemplari in genere piuttosto striminziti. Sono invece abbastanza rare piante ben sviluppate con infiorescenze, sempre pendule, con più fiori carnicini. Una bella e grande viola è la Viola dubyana GREMLI, comunemente chiamata viola di Duby o del Resegone, francamente non so se perché trovata sul Resegone o se perché lì è abbastanza comune, mentre altrove è piuttosto rara. Ha un periodo di fioritura piuttosto lungo, normalmente da maggio ad agosto, ma mi è capitato
Telekia speciosissima
La nuova DIVISA del CAI LECCO Disponibile per i Soci a prezzo scontato
Mario Panzeri, reduce dal suo 14° Ottomila, propone dalle montagne di casa la nuova divisa del CAI Lecco: indumenti di qualità, disponibili per i soci a prezzo scontato. Tutti i capi (maglia, giubbetto, gilet, pantaloni), in versione estiva e invernale, possono essere esaminati e prenotati in sede CAI, negli orari di apertura della segreteria.
di vedere una piantina con due fiori ai primi di novembre sulla cresta che collega il monte Moregallo alla Bocchetta delle Moregge. E concludo con una vistosa margherita gialla che adorna rupi e pendii sassosi, l’erba regina o astro bellissimo, il cui nome scientifico è passato negli anni da Buphthalmum speciosissimum ARD. a Telekia speciosissima LESSING. Fiorisce da maggio ad agosto, a seconda dell’altezza, ed è abbastanza frequente un po’ su tutte le montagne lecchesi. Un posto abbastanza comodo per vederla è ai Piani Resinelli all’imbocco del Canalone Porta.
14 VOLTE MARIO, ALPINISTA PER PASSIONE
Panzeri vince la sfida degli Ottomila ed entra nella leggenda “Le montagne non vanno etichettate coi numeri e le spedizioni non vanno considerate come meri dati statistici, poiché dietro ogni salita si cela una storia unica e particolare, al di là del risultato, del successo o del fallimento. Lo sa bene Mario Panzeri che, alla vigilia del suo ultimo Ottomila, non si lascia coinvolgere troppo da facili trionfalismi; dall’alto del suo palmarès potrebbe anche permetterselo, ma le celebrazioni non fanno proprio per lui”
Il Dhaulagiri. Nelle foto seguenti: Mario in cima e momenti dell’ascensione.
di Matteo Manente
C
on queste parole è stato introdotto il film-documentario “Solo per Passione” della regi-
sta Paola Nessi, la cui prima proiezione è avvenuta a Lecco nell’ambito della manifestazione “Monti Sorgenti” 2012. Parole che ben riassumono lo spirito con il quale in questi anni Mario Panzeri ha affrontato, e spesso vinto, le innumerevoli sfide alpinistiche che lo hanno visto protagonista. Tuttavia “Solo per passione” non è semplicemente il titolo del primo documentario dedicato a Mario Panzeri; “Solo per passione” è anche uno degli slogan migliori per riassumere il senso delle innumerevoli sfide combattute da “Super Mario” con le montagne più alte della Terra. Un confronto lungo, serrato, a volte complicato, ma sempre leale, che il 17 maggio 2012 sulla cima del Dhaulagiri ha visto trionfare l’alpinista di Rongio. Il prestigioso traguardo raggiunto da Panzeri ha dell’incredibile, se si pensa che è stato il terzo italiano, dopo Messner e Mondinelli, a salire tutti e 14 gli Ottomila della Terra senza l’ausilio dell’ossigeno artificiale. Quello di Panzeri, nonostante non abbia avuto una risonanza eclatante a livello
24
Alpinismo e Arrampicata
mediatico, è stato un risultato indisso-
tati strepitosi: Cho Oyu (1988), Everest
al Dhaulagiri, poi vengono respinti dal
lubilmente legato al carattere di Mario,
(1992), K2 (1996), Lothse (1997) e un
Gasherbrum I. L’annata nera è riscattata
un uomo che a interviste e salotti te-
tentativo fallito all’Annapurna (1998). E’
nel 2008 quando Panzeri, nel giro di
levisivi ha sempre preferito anteporre la
una sequenza di cime che farebbe im-
40 giorni, mette a segno una seconda
Quello che alla fine si è rivelato es-
17 maggio sferrano l’attacco decisivo:
passione e il rispetto per le montagne;
pallidire chiunque, ma non Panzeri, che
straordinaria doppietta: prima il Nanga
sere l’ultimo atto della rincorsa di Ma-
le raffiche di vento sono fortissime e il
quello stesso rispetto che il mondo al-
si ostina a frequentare l’Himalaya solo
Parbat e poi il Broad Peak. A questo
rio Panzeri agli Ottomila è iniziato il 26
gelo è pungente, ma Panzeri e Corona
pinistico deve iniziare a riservargli d’ora
per passione. Ed è proprio quello stesso
punto lo stesso Panzeri è consapevole
marzo 2012 ed ha avuto per obiettivo
resistono e alle 14.00 del 17 maggio
in avanti, partendo proprio dal momen-
amore per la montagna che lo spinge
che i numeri iniziano a contare e che la
il Dhaulagiri. Ecco, in breve, i numeri e le
2012 toccano gli 8176 metri della vetta
to in cui, dalla cima del Dhaulagiri, ha
a interrompere di punto in bianco le
corsa agli Ottomila, pur non volendo af-
date fondamentali della spedizione:
del Dhaulagiri. Come per ogni spedi-
chiamato la moglie Paola gridandole per
grandi spedizioni: senza le dovute mo-
frettare gli eventi, è solo una questione
26 marzo – 30 aprile: partenza per
zione che si rispetti, anche questa volta
l’ultima volta: “Summit, cima!”.
tivazioni né i compagni giusti con cui
di tempo. Il 2009 è l’anno del Mana-
Kathmandu, trekking d’avvicinamento e
il primo pensiero e le prime parole di
Ma andiamo con ordine, provando
condividere sforzi ed emozioni non si
slu, ma anche del fallimento allo Shisha
allestimento del campo base, acclima-
Mario sono indirizzate alla moglie Pa-
in breve a riallacciare i fili di una storia
va da nessuna parte e così, tra il 1998 e
Pangma, spedizione nella quale Panze-
tamento e preparazione del materiale
ola: la fatidica telefonata in diretta dalla
umana e alpinistica avvincente e ap-
il 2004, abbandona temporaneamente
ri resta vittima del furto di parecchio
per i campi alti.
cima arriva un po’ più tardi del previsto,
passionante, vissuta sempre in punta di
la scena alpinistica degli Ottomila.
materiale da campo. La rabbia è tra-
3-7 maggio: primo tentativo di vetta,
ma ciò che conta, a questo punto, è il
mutata in energia positiva e così, nella
fallito a causa delle continue scariche e
senso di liberazione per aver portato a
2004-2011 – Ritorno in Himalaya
primavera del 2010, l’alpinista raggiunge
della troppa neve presente lungo la sa-
termine un’impresa alpinisticamente e
Panzeri tornerà in Himalaya solo
la vetta a cui aveva dovuto rinunciare
lita verso i campi alti.
umanamente eccezionale.
nel 2004, ancora una volta grazie a
per causa di forza maggiore. In estate
7-10 maggio: secondo tentativo
Dopo una formazione classica sul-
due spedizioni scientifiche all’Everest
è protagonista insieme a Daniele Ber-
di vetta, effettuato da Mario Panzeri,
Con la conquista del Dhaulagiri Pan-
le principali vette alpine (Monte Bian-
e al K2 coordinate da Da Polenza. In
nasconi e Hervé Barmasse di quella che
Gianpaolo Corona e Marco Confortola;
zeri ha ufficialmente portato a termine
co, Sperone Walker, Piz Roseg, Piz Palù,
quell’occasione, però, la fatica impedi-
doveva essere una grande spedizione
a quasi 7000 metri d’altezza, gli alpini-
la personale collezione di Ottomila, saliti
Bernina e via dicendo), a metà anni ’80
sce a Panzeri di giungere in cima alle
al Gasherbrum I e che invece vede gli
sti sono costretti al dietrofront, per via
tutti senza l’ausilio dell’ossigeno artifi-
Panzeri si affaccia alle spedizioni extra-
due vette più alte del mondo; per il ri-
alpinisti costretti a rinunciare alla sca-
del forte vento, della neve alta e della
ciale. Ancora una volta la tenacia e la
europee. Nel 1985 fa parte della squadra
entro ufficiale nel mondo dell’alta quota
lata per via di un ritardo burocratico
nebbia trovata salendo tra campo 1 e
tecnica, unite alla passione e alla grande
diretta all’Ama Dablam in Nepal, mentre
si deve attendere il 2005, quando con
maturato con le autorità cinesi. Ancora
campo 2.
determinazione dell’alpinista di Rongio
nei due anni successivi si sposta in Pa-
il compianto Mario Merelli raggiunge la
una volta lo smacco per la rinuncia al
11-13 maggio: sosta forzata al cam-
hanno pagato, regalando a tutti gli ap-
tagonia, dove mette la sua firma prima
cima dell’Annapurna. L’affiatamento tra
GI è superato da Panzeri nel 2011 con
po base, aspettando buone notizie dal
passionati di alpinismo una soddisfa-
sul pilastro ovest dell’Aguja Poincenot
i “Marios” prosegue anche nel 2006
l’ennesima doppietta stagionale: prima
meteo; una finestra di bel tempo è an-
zione difficilmente descrivibile a parole...
(1986) e poi sull’Huascaran (1987).
con la conquista del Gasherbrum II,
doma il Kanchenjunga e poi, finalmente,
nunciata tra il 17 e il 18 maggio.
e d’ora in avanti non si dica più che il 17
Forte di queste prime esperien-
mentre nello stesso anno Panzeri sale
giunge in vetta a quel GI tanto ago-
14-17 maggio: terzo tentativo di
ze internazionali, grazie alle spedizio-
pure il Makalu. I due alpinisti si ritro-
gnato per anni. Il passare del tempo
vetta, andato finalmente a buon fine
ni scientifiche coordinate dall’amico
vano ancora insieme in uno sciagurato
non sembra affatto scalfire lo spirito e
nonostante il persistere delle condizio-
Agostino Da Polenza, Panzeri torna alle
2007: prima sono testimoni della mor-
l’entusiasmo di Mario, che alle porte del
ni atmosferiche avverse durante tutta
pendici dei colossi himalayani e nel
te di Sergio Della Longa, un compagno
2012 vede ormai a portata di mano il
la fase di salita; tuoni e fulmini fanno
giro di pochi anni consegue dei risul-
di cordata caduto durante il tentativo
coronamento di un sogno durato oltre
compagnia a Panzeri e soci durante
piedi e lontano dalle luci dei riflettori. 1985-1998 – Formazione classica e prime spedizioni extraeuropee
25 anni di sacrifici, gioie e dolori.
la lunga marcia fino a campo 2. Sfiniti, gli alpinisti giungono ai 7200 metri
2012 – Dhaulagiri Expedition
del campo 3, da dove nella notte del
porta sfortuna!
Alpinismo e Arrampicata
25
IL RISVEGLIO DELLA BELLA ADDORMENTATA
La seconda ascensione del Monte Buckland (1.746m) nella Terra del Fuoco
Testo e foto di Markus Kautz Nel corso del 2011 un giovane alpinista tedesco Markus Kautz ha contattato Cesare Giudici alla ricerca di notizie sull’ascensione compiuta nel 1966 al Monte Buckland, la montagna della Terra del Fuoco dedicata al geologo inglese William Buckland. Pensare che solo a distanza di 46 anni altri alpinisti si siano messi sulla strada segnata da Carlo Mauri e dai suo compagni, sembra un riconoscimento implicito (e quindi di valore ancora maggiore) di quanto l’alpini-
Il campo base e la parete nord est del Buckland
smo di Lecco abbia saputo proporre in termini di esplorazione e di voglia di nuovo. Se pensiamo poi che Markus e i suoi compagni hanno tracciato una nuova via anche sul Cerro Norte, salito
nuovi sogni, non conosca ostacoli di
che nell’ultimo numero di “Montagne
l’ultimo giorno del 1985 per il versan-
lingua e di tempo.
360°”. Ma il resoconto che Markus ha
te est da Casimiro Ferrari e Giuliano
Le notizie del rinnovato interesse
voluto inviarci e che qui di seguito
Maresi, abbiamo una nuova conferma
dei tedeschi per la Terra del Fuoco
pubblichiamo, suona come un invito
di come chi scala le montagne ani-
ha trovato un’eco – come molti no-
ad aprire nuovamente gli occhi su una
mato dalla voglia di regalarsi sempre
stri lettori avranno già notato- an-
terra per i veri amanti dell’avventura.
Q
uasi mezzo secolo dopo la
vetta incrostata dai ghiacci.
Noi, tuttavia, non ci siamo lasciati
volta dai ghiacci.
fin sotto la parete terminale percorsa
prime ascensioni, battezzando queste
prima ascensione del Mon-
Il Monte Buckland, per il suo aspetto,
spaventare dalle informazioni estre-
L’avventura è cominciata già a riva:
da un canale ben visibile (fino a 65°)
montagne Monte Bella Vista (825 m) e
te Buckland nella Cordigliera
costituisce una delle più belle forma-
mamente rare sulla montagna, e ci
dopo che la piccola barca ci ha la-
che porta sopra, alla stretta cresta
Monte Niebla (1430 m).
Darwin (Cile) effettuata dai Ragni di
zioni montuose della Terra del Fuoco:
siamo sentiti come i Ragni allora,
sciato alla baia Fitton noi, sette com-
della vetta. Si tratta essenzialmente
Dopo il lungo sonno da Bella Ad-
Lecco, noi, giovane team tedesco, ab-
un cuneo di ghiaccio alto quasi 1.800
sfidati nel loro spirito di avventura e
ponenti della spedizione, abbiamo
di lunghezze su ghiaccio e misto. La
dormentata, sembra che la catena
biamo compiuto la seconda ascensio-
m, che si erge visibile dai fiordi circo-
nella creatività. Il contatto con Cesare
innanzitutto dovuto lottare per più
roccia del Buckland è generalmente
montuosa del Monte Buckland ora sia
ne di questa montagna attraverso una
stanti. Se questa montagna si trovasse
Giudici, uno dei primi scalatori, ci ha
giorni contro i 5 chilometri della umi-
molto friabile. Il passaggio chiave è il
salita finalmente in auge tra gli alpi-
nuova via, aperta sulla parete nord-
in una regione appena più accessibile
fornito alcuni dettagli riguardanti la via
da e fitta foresta pluviale, per poter
superamento del crepaccio sottostan-
nisti, dal momento che anche un’altra
orientale.
e meno tormentata dal maltempo, sa-
sul versante sud-occidentale seguita
piazzare il nostro campo base ai piedi
te il canale che porta in vetta (WI4).
spedizione - di due mesi successi-
Nel 1966 Carlo Mauri guidò una
rebbe sicuramente la meta da sogno
dai Ragni nel 1966. Ma l’ “altro” ver-
della montagna. Alla fine di gennaio il
La via è stata chiamata “Silberkondor”
va - compiuta da Robert Jasper, Ralf
spedizione italiana in questa montagna
di ogni scalatore. Tuttavia è già una
sante della montagna, fino alla parten-
tempo si è mostrato finalmente cle-
(65°/D), in onore del piccolo velivo-
Gantzhorn (Germania) e Jörn Hel-
mistica, raramente visibile e dominata
piccola avventura logistica arrivare
za, è rimasto totalmente sconosciuto.
mente: e così, il 29 gennaio, Robert
lo con il quale Plüschow ha effettuato
ler (Svizzera) ha portato alla prima
da temporali. Sul “Colle dei Ragni” e sui
soltanto ai suoi piedi. Occorre inoltre
Soltanto le riprese del leggendario
Koschitzki, Daniel Groß ed io abbiamo
i primi voli di ricognizione e ha re-
ascensione del Monte Giordano (1517
ghiacciai della parete sud-occidentale
prevedere più settimane di tempo per
aviatore pioniere Gunther Plüschow,
compiuto l’ascensione della parete NE
gistrato le prime immagini aeree del
m), nella stessa catena del Buckland.
salirono Carlo Mauri, Casimiro Ferrari,
un’ascensione, affinché non si riman-
dell’anno 1929, ci hanno fornito un’i-
in stile alpino.
Monte Buckland.
Cesare Giudici, Gigi Alippi, Guido Ma-
ga senza chance, a causa del tempo
dea della parte superiore della parete
Dal campo avanzato (1.100 m) la
Oltre alla meta principale - il Buc-
chetto e Giuseppe Pirovano fino alla
atmosferico incessantemente avverso.
NE, allora ancora completamente av-
via segue inizialmente la cresta nord
kland – abbiamo compiuto altre due
(traduzione di Cristina Gaetani Liseo) Ulteriori informazioni e immagini sulla spedizione si possono trovare su www.mtbuckland.com.
In alto: In barca verso il Monte Buckland; Avvicinamento al campo base (1 e 2); Il passaggio chiave WI4. In basso: Lunghezza di misto sotto il ghiacciaio superiore; Partenza dal campo alto verso la vetta; La piramide sommitale del Buckland vista da est; Cesare Giudici e Markus nel museo del CAI Lecco.
“BASTON LA BAFFE”
Freddo e fatica nell’Oberland bernese
D
urante i primi giorni di ago-
sto Fabio Palma e Matteo
Della Bordella sono riusciti
nella ripetizione di “Baston la Baffe”, la via tracciata dai fratelli Zambetti e da Denis Burdet sullo Scheideggwetterhorn, una parete poco conosciuta, ma che non ha niente da invidiare alla sua vicina, la famosa parete nord dell’Eiger. E anche qui si tratta di una parete nord, con tutte le complicazioni del caso, a partire dal freddo che è stato compagno di Matteo e Fabio durante la seconda parte della salita. Il racconto a caldo di Fabio Due notti di bivacco le avevo messe in conto, una terza forse peggiore nel letto di casa proprio no. Ho il braccio destro formicolante e intirizzito, della serie non provarci mai più. Niente da fare, adesso me lo scrivo proprio sul muro di casa, non andare mai più a scalare su una Nord con lo zero termico sotto i 4500 m. Perché su “Baston la Baffe” bisogna scalare, non basta salire. Tratti lunghi e obbligati, niente sconti, roccia in tantissime lunghezze veramente agghiacciante e tre muri fantastici in mezzo. Il freddo che ho patito nel terz’ultimo tiro, scalando con cinque strati tra cui piumino e guscio proshell, non lo dimenticherò mai più. Grazie Matteo per la superba dimostrazione di forza: con un freddo così di solito
30
Alpinismo e Arrampicata
spaccatura che incidono il cuore dello
richiedono già una buona lettura e
Pause, in una via di Max Niedermann
Scheideggwetterhorn.
decisione. A metà pomeriggio siamo
del 1954. Di questa parete poi non
E così, agosto 2012, finalmente arri-
al comodo bivacco di L12, ma de-
sento più parlare per qualche anno
va il periodo di bel tempo tanto desi-
cidiamo di proseguire: scrutando la
finché conosco Nicolas Zambetti e,
derato e con il bel tempo l’ora di ten-
parete da sotto infatti, penso, ma non
tare “Baston la baffe”.
ne sono sicuro, che ci sia la possibilità
non si va neppure in falesia. Era stre-
big-wall, dove quando alzi lo sguardo
tramite il suo sito, la sua grande cre-
mato anche lui, alla fine, il che è tutto
continui a vedere roccia davanti a te e
azione, “Baston la baffe”. La mia com-
Come ogni vera big-wall degna di
di bivaccare anche a L18. Così, dopo
dire. E poi, il famoso sole che doveva
i tiri non finiscono mai. La Nord del-
prensione del francese è abbastanza
tale nome, una buona logistica e un
qualche altro tiro di trasferimento,
arrivare alle 15 ma che è uscito sol-
lo Scheideggwetterhorn rientra senza
scarsa, ma le foto e le parole di Nico
efficace piano di attacco sono fonda-
siamo alla base del “Muro di Ceuse”.
tanto il secondo giorno per dieci mi-
dubbio nella definizione di big-wall:
trasmettono emozioni ed avventu-
mentali: con 34 tiri di corda da per-
Un muro leggermente strapiombante
nuti mentre facevamo la foto di vetta,
mille metri di parete con le maggio-
ra; resto affascinato dai suoi racconti,
correre, le capacità tecniche e la resi-
lungo 70 metri che gli apritori han-
è stata la beffa totale. Vedermi l’ombra
ri difficoltà concentrate nella parte
dai nomi di tiri come “Mur de Ceu-
stenza fisica sono parte del gioco, ma
no così chiamato per i numerosi buchi
e lo sfondo di roccia illuminata men-
alta della via. Questa nord dell’Ober-
se”, “Fissure baston”, Gypaète barbu”,
grande importanza ricoprono anche le
di forme e dimensioni che ricordano
tre guardo Matteo... ma quando mai.
land Bernese ha la sfortuna di trovarsi
“Splasch”, e dalle foto mozzafiato, e mi
scelte tecniche sul materiale da por-
la celebre falesia francese. Il muro è
Mi sono detto “giuro che quest’estate
proprio vicino ad una parete blasona-
riprometto di andarci su questa parete.
tare, numero di giorni e stile con cui
suddiviso in due lunghezze: 7a+ e
non mi lamenterò del caldo neppure
ta come l’Eiger e per questo motivo
Ogni tanto, quasi casualmente, riapro il
affrontare la salita. Forse con un po’
7b+. Fabio parte per la prima, io la
se dovessi capitare in coda chilome-
– a mio parere – non è così cono-
sito di Nicolas, per vedere come sta e
troppa ambizione propongo a Fabio di
percorro da secondo e capisco già
trica con l’aria condizionata rotta”.
sciuta dalle nostre parti. Ma lo Schei-
cosa combina. Nico è una guida alpina
tentare la via in due giorni di arram-
che questi buchi sono davvero parti-
I fratelli Zambetti mi hanno stupi-
deggwetterhorn non ha nulla, ma pro-
della Svizzera francese, sempre attivo
picata, invece dei tre consigliati, con
colari: a differenza dei buchi di Ceuse
to: ci vuole cuore per aprire una via
prio nulla da invidiare alle grandi pareti
e capace di conciliare l’attività alpini-
un secondo bivacco durante l’infinita
o dei normali buchi di calcare, que-
così, una fatica bestiale, e nonostante
dolomitiche come Civetta e Marmo-
stica personale con il lavoro e la fami-
discesa in doppia. Viste le numerose
sti hanno tutti la caratteristica di un
questo la via non è certo una serie
lada, anzi direi che nel complesso è
glia, un personaggio che ho incontrato
cenge, optiamo per suddividere il peso
bordo basso estremamente “svaso” e
di chiodi o spit, tanto per arrivare in
più impegnativa di queste ultime per
un po’ di volte sulle pareti del Wenden
in due sacchi Kong di dimensioni me-
“intenibile”, e un bordo rovescio alto
cima. La via è sempre seria, sempre
le maggiori difficoltà che si incontrano
e che ho avuto modo di intervistare
die (40 litri) piuttosto che portare un
molto netto e buono, un po’ come i
impegnativa, fino all’ultimo tiro. Wild
verso la fine della via, come d’altronde
all’interno della mia guida Arrampica-
unico saccone più grande; questo per
tafoni del granito corso. Parto per il
Hard Long Free a lettere cubitali. E’
testimoniano anche le poche vie pre-
re in Svizzera. Quando riapro il sito di
facilitare la progressione sui tiri facili o
7b+ che si rivela difficile fin dall’inizio:
stato un onore vedere dal vivo che
senti e le scarse ripetizioni.
Nico non posso fare a meno di dare
i trasferimenti dove l’idea è quella di
la costante è buoni riposi su buchi ro-
via hanno aperto su questo mostro;
La prima volta che sento parlare di
una sbirciata alle foto di “Baston la
scalare entrambi con il sacco in spal-
vesci inframezzati da passaggi infami
chissà quanti anni ci vorranno per
Scheideggwetterhorn è all’incirca dieci
baffe”. Rimango sempre molto colpi-
la, oppure recuperare un sacco solo,
su piatti e tacchette.
mettere in chiaro le cose su vie e vie.
anni fa, quando mi imbatto, leggendo
to dalla “Fissure baston”, 60 metri di
insomma con due “Kong genius” do-
A ogni spit penso di cadere, ma con
La creazione dei fratelli Zambetti è un
vremmo essere più flessibili. E infatti
mia sorpresa vado avanti. Il tiro si fa
bel punto esclamativo e di riferimento.
da questo punto di vista la tattica si
più difficile e i riposi spariscono. Ar-
Ci hanno messo anni, avrebbero po-
rivelerà vincente. Il resto del nostro
rivo a un buco “svaso” dove penso
tuto impiegarci un decimo del tempo
materiale è costituito da due serie
che la mia corsa sia finita, ma trovo un
piantando spit ogni tre metri e inve-
complete di friends, due mezze corde
provvidenziale incastro di pugno che,
ce hanno rischiato e spinto sempre e
più cordino da recupero, 12 litri di ac-
anche se molto “svaso”, mi dà modo
comunque.
qua, sacchi a pelo, jetboil e buste travel
di riprendermi. Qui il tiro sembra farsi
lunch per i pasti.
ancora più duro e difficile da leggere;
La parete è incredibile, ci starebbero altre linee magnifiche, e quei tre strati
Sacchi stracolmi
tento un traverso verso destra e no-
di falesia larghi oltre centro metri e alti
I sacchi sono subito pesanti e stra-
nostante gli “svasi” non so bene come
sessanta farebbero la gioia di ogni ar-
colmi, ma l’avvicinamento è breve e i
sto su. Mi ristabilisco e penso che il
rampicatore sportivo. Ma il freddo e il
primi tiri sono appoggiati. La nostra
tiro sia finito, lo spit è ormai due me-
resto della roccia mi fanno dire “d’ora
logistica è vincente e la progressione
in avanti lo Scheideggwetterhorn solo
iniziale è veloce. La prima parte della
in fotografia”! La relazione tecnica di Matteo E’ tempo di grandi pareti, di vere
La fessura Baston
di Fabio Palma e Matteo Della Bordella
il libro 100 scalate estreme di Walter
parete alterna tiri su placche appoggiate a muri e tiri più impegnativi che
Alpinismo e Arrampicata
31
estetica. Tutta la prima parte della fes-
scritto come il tiro chiave della via. La
come “Splasch” ma su un grado più
Mi rilasso un attimo, ma capisco in
sura è bagnata, ma non mi faccio in-
roccia qui non è eccelsa, non si può
duro, valutando in modo oggettivo la
fretta che non sono affatto fuori dal
timorire: è da quando abbiamo deciso
dire che questo sia un tiro di pari
situazione, rischierei di farmi del male
tiro, anzi. Mi aspetta un passo di piedi
di fare questa via che sogno di salire
bellezza dei precedenti. Parto a mani
cadendo. Parto non troppo convinto,
e decisione molto precario. Ci met-
a vista questo tiro. Mi carico addosso
ghiacciate e mi faccio strada verso
sempre con una temperatura e un aria
to una decina di minuti a decidermi e
due serie di friends e parto. Il primo
l’alto. Ancora una volta, con grande
fredda per me veramente pesanti. Non
dopo aver pensato “beh se Nicolas è
tratto mi dà qualche noia per via del
sorpresa, arrivo all’ultimo spit dopo
sto nemmeno a pensare alla libera e,
salito di qua, ci saranno poi le prese e
bagnato, e dopo una ventina di metri
aver già rischiato di cadere in mille
come dice l’amico Franz, tiro quello
starò su pure io…” vado. Le prese sono
arrivo in vista della “chiave”. Purtrop-
punti. Le mani però adesso sono in-
che c’è da tirare e raggiungo la sosta.
“svase” e non mi sento esattamente
po qui la fessura è fradicia e dentro
sensibili; provo comunque a giocarmi
In fin dei conti mi è sembrato un tiro
solido, ma anche qui, non saprei bene
di me penso che le mie chances di
le mie carte, ma qui mi va male, l’ulti-
molto meno stressante e impegna-
dire come, mi tiro fuori. Che passo! Il
libera siano davvero basse, ma tanto
mo passo del tiro mi respinge, proprio
tivo di “Splasch”. Gli ultimi due tiri di
passo chiave di tutta la via secondo
vale tentare.
quando pensavo fosse fatta.
6c sembrano una formalità ma vanno
me. Una onsight fortunata e inaspet-
La fessura è piuttosto svasata e dato
tata che, aldilà del grado, mi ha dato
che anche i bordi sono bagnati scelgo
davvero molta soddisfazione.
di tentare con la tecnica di incastro.
Arriviamo alle 19 al bivacco alla fine
Metto la mia mano, già gelida, e provo
della diciottesima lunghezza. Il bivac-
a gonfiare il dorso nella fessura ba-
co non è comodissimo, siamo ben di-
gnata. Una sensazione bruttissima, ma
stanti dal lusso del nostro “bivacco –
la mano non scivola via. E così metto
bivacco” al Wenden, ma anche distanti
anche i piedi, sempre torcendoli nel
dai bivacchi “lozzi” patagonici. Diciamo
bagnato, intanto ancora qualche inca-
che non ci si può lamentare troppo.
stro di mano un po’ alla cieca, e, non
Il giorno successivo ci svegliamo
rendendomi nemmeno bene conto
alle 6, e alle 7 siamo pronti a parti-
del come, mi ritrovo due metri più su,
re. La temperatura è glaciale, il freddo
dove la fessura è tutta asciutta. Ma
penetra dalle mani e dai piedi fino al
non è per nulla finita. Davanti a me
corpo, ma si parte. Dopo un semi-ri-
ci sono ancora 40 metri di fessura
scaldamento su un 6b, veniamo ad un
perfetta, le mie mani sono insensibili
fantastico muro compatto. Ci aspetta
per il freddo e devo fare attenzione a
“Full gaz”, un 7b+ di una quindicina di
gestire la serie di friends. Pian piano,
metri dall’aspetto severo. Qui purtrop-
incastro dopo incastro, come vuole la
po il mio tentativo a vista dura poco,
progressione del buon fessurista, mi
senza un’informazione, che qui non
faccio strada. Senza fretta, con sca-
svelerò, si tratta di un tiro molto diffi-
lata faticosa ma efficace, dopo forse
cile da leggere. Proseguiamo, e dopo
un’ora di lotta, arrivo alla sosta. Ho le
il 5c chiamato “canyoning” giungo in
mani devastate e il fisico provato, in fin
vista della mitica “Fissure baston”. At-
dei conti ho fatto solo un 7b, ma dan-
torno a questa fessura ruota tutta la
nazione, ancora una volta mi ha dato
via, un tiro che come dice il mio socio
mille volte di più un tiro così che tanti
“vale una stagione”, non per il grado
altri di grado superiore. Fabio sale più
numerico, si intende, ma per linea ed
veloce che può, con grande tecnica “Dulfer” e un freddo polare.
32
Alpinismo e Arrampicata
Il “Gipeto barbuto” Ancora un tiro di trasferimento e arriviamo al “Gipeto barbuto”, 7c, de-
Le foto, in senso orario: Fabio Palma in cima alla via negli unici 15 minuti di sole su 72 ore di salita; Matteo Della Bordella durante il bivacco; Sul Mur de Ceuse
tri sotto i piedi e quasi mollo le mani.
Siamo in vista del “Pilier brun” e delle lunghezze finali. La stanchezza fisica
saliti, e in queste condizioni sono comunque impegnativi.
comincia a farsi sentire e il freddo non
Arriviamo in cima alla via, dopo 34
molla, anzi, per la prima volta dopo
tiri di arrampicata, e, come per scher-
la Patagonia scalo con tre capi più la
zo, il vento gelido smette di soffiare
giacca in primaloft addosso. Davanti
e il sole ci illumina e riscalda. Final-
a me “Intifada”, un 6a+, il cui nome
mente un po’ di pace in una giorna-
penso derivi dal fatto che mentre lo
ta così tormentata. Qualche foto e ci
scali provochi il distacco di parecchi
godiamo, ma solo brevemente, questo
sassi e li tiri in testa al compagno. An-
tepore: sono le 19 e dobbiamo fare
cora un 6c scabroso su lame instabili
12 doppie per arrivare al bivacco. In
e siamo davanti a “Splasch”, un 7a+
meno di due ore siamo nuovamente
dall’aspetto abbastanza inquietante. Il
alla sosta del diciottesimo tiro. Que-
primo spit non si vede, ma stando alla
sta volta la stanchezza mi fa sembrare
relazione è a 20 metri. Per la seconda
il bivacco molto meno comodo del-
volta mi carico le due serie di friends
la notte precedente. Scendiamo con
e parto. La prima parte del tiro non
calma il giorno successivo.
è difficile e riesco a proteggerla bene,
Scopriamo di aver effettuato la se-
giro lo spigolo e aggancio il primo spit.
conda ripetizione dopo i francesi Se-
Nel frattempo la stanchezza fisica e il
bastien Ratel e Dimity Munoz. Non
freddo mi fanno cambiare modalità di
ho scalato tutta la via in libera, quindi
approccio alla via e passo da “provo
diciamo che ho fallito l’obiettivo che
a fare tutto a vista” a “penso solo a
mi ero prefissato. Ma non importa, ar-
portarmi su più velocemente possibi-
rampicatori più forti di me faranno si-
le”. Per raggiungere il secondo spit di
curamente meglio, io sono comunque
“Splasch” già mi devo impegnare, e da
super soddisfatto. Una grande via, una
lì in avanti “mollo gli ormeggi” e ini-
grande parete e dei tiri da sogno. Per
zio a fermarmi sistematicamente sui
arrivare in cima stavolta i denti li ho
friends o gli spit per riposare prima di
dovuti proprio stringere.
ripartire: sarà solo un 7a+, ma la catena te la devi guadagnare e io sono praticamente k.o. Mi sono rimaste poche energie e se il tiro è impegnativo
Alpinismo e Arrampicata
33
Titlis, amore a prima vista
La sorpresa dello spigolo Est, in un mondo fuori dal mondo
di Matteo Della Bordella
T
ra me e il Titlis è stato amore a prima vista. In 15 anni di attività alpi-
nistica qualche parete sull’arco alpino l’ho vista e pensavo di essere stato già anche in tanti posti belli, ma il Titlis, il suo spigolo Est, si è rivelato una di quelle soprese che lasciano a bocca aperta. E’ incredibile come, a due passi
34
Alpinismo e Arrampicata
da Engelberg e dal Wenden, si pos-
soldi, per 25 franchi ti scoli anche una
lis”. Dopo le ripetizioni, lo stesso anno,
via di Glowacz, essendo molto vici-
vare in cima. Recupero Luca in sosta
sa trovare un ambiente così alpino e
buona bottiglia di vino (purtroppo non
ad opera delle cordate Ueli Steck più
na al filo dello spigolo possa essere
e mentre lui si riposa mi faccio ca-
selvaggio da provare per un attimo la
è stato il nostro caso). Il tutto con l’af-
Ines Papert e Matthias Trottmann più
asciutta. La nostra fiducia è ripaga-
lare e riprovo la sequenza chiave da
sensazione di essere fuori dal mondo.
filato spigolo Est del Titlis lì di fronte
Pascal Siegrist, di questa via perso-
ta e il giorno successivo di buon’ora
secondo. Con mia sorpresa riesco a
In fondo arrivare all’attacco della via è
che guarda e si infiamma di rosso alle
nalmente non ho sentito più parlare
attacchiamo la via. La roccia non è
concatenarla. Dannazione! Forse avrei
poco più di una passeggiata di salu-
prime luci dell’alba.
molto. Nel 2006 è stata tentata da
esattamente quella del vicino Wenden
potuto fare il tiro anche da primo, ma
te, ma forse è la vicinanza del bivacco
E guarda caso, in un posto così spe-
Adriano Carnati e Paolo Spreafico che
e soprattutto sui primi tiri non manca-
probabilmente ho fatto bene così: la
Grassen a rendere questo posto a me
ciale c’è una via aperta da un alpini-
ne hanno percorsa più di metà prima
no i tratti “lozzi”.
via è ancora lunga. Continuiamo per
così gradito.
sta, Stephan Glowacz, che è per me
di scendere.
Arriviamo in breve al tiro duro. Par-
i tiri successivi, e qui inizia la parte
Al bivacco non manca nulla e non
da anni modello e fonte di ispirazione,
Io e Luca Schiera ci mettiamo in
to. Dopo un inizio un po’ esposto, ma
con la roccia più bella della via, una
ho vi ho mai trovato nessuno. E’ un
per quello che ha fatto e che continua
marcia da Engelberg e in circa tre ore
non durissimo, si inizia a fare sul se-
serie di tiri di 40-50 metri di 7a e
po’ la baita in montagna che non ho
a fare e per la sua filosofia di andare
raggiungiamo Grassen Biwak: l’am-
rio. Il tiro mi sembra un bel bastone
7b, decisamente alpini. Delle lunghezze
mai avuto. Arrivi, ti sistemi con calma,
per montagne.
biente è grandioso e la camminata è
e perdo parecchio tempo a studiare i
accendi il fuoco per la stufa, sciogli la
Stephan Glowacz nel 2004 ha
ripida e piacevole. La parete è molto
movimenti. Mi pare comunque duro e
neve per l’acqua, prepari da mangiare,
aperto con M. Dorflleitner, sulla parete
bagnata dalle nevicate dei giorni pre-
decido di non riprovarlo da primo, la
paghi la tariffa del bivacco e, se hai i
Est del Titlis la via “Letzte ausfahrt Tit-
cedenti, ma noi siamo fiduciosi che la
via è ancora lunga e ci tengo ad arri-
Alpinismo e Arrampicata
35
Sopra: la parete; sotto: Matteo Della Bordella sulla cima del Titlis; nella pagina precendete: panorama dal Titlis
una giornata perfetta: cielo
fantastiche, tutte assolutamente im-
Era chiaro, ovvio, limpido che su una
pegnative da scalare a vista, tiri tipo
via come questa sarei voluto torna-
quelli di “Dingo” al Wenden per fare un
re. Non fosse altro che per l’ambiente
paragone di continuità e chiodatura.
grandioso e per quei tiri finali tutti da
Arriviamo in cima alle cinque di sera
scalare. Ma era altrettanto chiaro che
e, super-soddisfatti della salita, inizia-
volevo tornare perché sentivo di poter
mo una serie di doppie. Pernottiamo al Grassen Biwak prima di scendere il giorno successivo. Il bis
36
Alpinismo e Arrampicata
salire questa via tutta in libera. E così la settimana successiva si riforma un team piuttosto consolidato: David Bacci non ci mette molto a farsi convincere dalla mia proposta “Titlis” e in un baleno ci ritroviamo nuovamente al Grassen Biwak.
Ci svegliamo giovedì 26 luglio con
limpidoetemperaturaalta.Partoascalare alle sette di mattina a 2800 metri in pantaloncinicortiemaglietta,scaldato dalleprimelucidelsolechecolpiscono direttamentelaparete.Lesensazioni sonobuone,misentofrescoeriposato; arriviamo subito al tiro chiave. Temodiessereancoraunpo’freddo periltentativobuono,macomunque partofiducioso.Passoilrunoutiniziale,continuo;unapresaverticalemisi sbriciolainmanopocodopoaverlatirata–perfortunacheilpassol’hofatto, pensoio–,arrivoalriposoeaggancio cordino,carrucolaesecchielloallospit, allaricercadellamassimaleggerezza. Partoperil“chiave”,cisonocondizioni perfette: tempo caldo e ventilato, misembrachequelletaccheverticali siano incollate alle mie mani. A metà dellesequenzachiaveinizioasentirela “ghisa”,unpo’diincertezza,unmovimentochenonricordobenissimo,per unattimomisentogiù,mamiriprendo,ancoraduetaccheeagguantola zancarovesciachesegnalafinedella difficoltà. Ilrestodellaviapotrebbesembrare “ordinariaamministrazione”,maoccorresemprefareattenzionesuquesti tiri:laroccia,leprotezioni...Insomma permeunavia“nonèmaifinitafinché finita”. Devo dire che questa volta il resto dellaviamelosonopropriogoduto: lasecondovoltaèmoltomenostressantedellaprima,epoiquestascalata aerea,maitroppofacileemaitroppo difficile,èpropriopiacevole;suqueste placchehaidavvero“libertàdimovimento” come dice l’amico Dade. Alle quindici siamo in cima ed abbiamoiltempodiraggiungerelaparteterminaleveraepropriadelpilastro, goderciqualcheraggiodisoleeilpanoramaspettacolare,primadigettarele doppieeiniziarelalungadiscesaquesta volta verso casa.
UNA DURA SOPRAVVIVENZA
Anche in epoca di riscaldamento globale resiste il Nevaio del Grignone
L
a neve, ispiratrice di pittori e di
nevoso o di un piccolo ghiacciaio.
un contributo ad una sua miglior co-
Moncodeno del Grignone, conducono,
stagioni più favorevoli, una lunghezza
tasto; rientrerebbe comunque di buon
noscenza.
spesso con successo, la loro eterna lot-
approssimativa di un centinaio di metri
diritto nell’elenco delle forme glaciali
ta per la sopravvivenza.
e una larghezza massima di una trenti-
minori secondo la definizione di “Sito
na con uno spessore residuo di neve e
a potenzialità nivoglaciale” del Servizio
ghiaccio anche di alcuni metri.
Glaciologico Lombardo. Si tratta co-
poeti, conferisce alle nostre cime
Non potrà quindi che far piacere ai
quell’aspetto di inviolabilità e di
nostri lettori l’apprendere come, in pieno
“Il Nevaio”(così viene indicato nel-
purezza che tanto affascina gli alpinisti.
riscaldamento globale, possa continuare
la cartografia delle Grigne) è costituito
Le due placche di neve e ghiaccio si
Anche i rocciosi colossi dolomitici, già
ad esistere, anche per più anni conse-
da due minuscoli glacionevati contigui
trovano sovrapposte lungo il fondo del
meravigliosi per varietà e arditezza di
cutivi, un piccolo nevaio alle modeste
di origine prevalentemente valanghiva
canalone a una quota compresa fra i
Per le sue ridotte dimensioni e l’am-
forme, traggono un indubbio vantaggio
quote della nostra Grigna Settentriona-
che, ben nascosti ed incassati nel fondo
2.150 e i 2.250 m e possono conser-
bito prealpino questo piccolo apparato
estetico dalla presenza di un canalone
le. Queste poche righe vogliono essere
del Canalone del Nevaio, sul versante di
vare ancora in ottobre, al termine delle
non è mai stato inserito in alcun ca-
munque di un fenomeno, se non unico, abbastanza raro nelle nostre Prealpi.
Il nevaio del Grignone
di Corrado Scolari
Salita alla Grigna Settentrionale per la Via del Nevaio; in azzurro il sito del glacionevato.
Illustri visitatori Il grande circo del Moncodeno, al cui margine sudorientale si trova il nostro nevaio, era, durante l’ultima glaciazione, ricoperto dal ghiaccio, mentre attualmente si presenta grandiosamente carsificato. Campi solcati, doline, pozzi profondi punteggiano la sua grigia superficie ed in molti di questi, come nella famosa “Ghiacciaia di Moncodeno”, è presente ghiaccio ipogeo.
La Ghiacciaia di Moncodeno
Questo affascinante ambiente ha attratto nei secoli numerosi e illustri visitatori: scienziati, geologi, ricercatori. Il più celebre, Leonardo da Vinci, visitò la citata ghiacciaia e ne parlò nel Codice Atlantico (F 573b). In seguito vi transitarono, fra i tanti, anche Nicola Stenone, Antonio Stoppani, Silvio Saglio e più recentemente Guido Nangeroni e Alfredo Bini. Volendo ricostruire la storia recente del Nevaio bisogna fare appello ai
40
Escursionismo
loro scritti e alle loro ricerche, spesso di non facile reperimento. L’abate-geologo Antonio Stoppani (1824 - 1891) nel suo La Valsassina e il territorio di Lecco così affronta l’argomento: “ … per riguardo alla Grigna non ho raccolto notizie sufficienti per dimostrare che abbia prodotto dei ghiacciai, i quali però indubbiamente dovettero formarsi, come dei piccoli ghiacciai vi si videro formarsi anche a nostri giorni entro le gole ove precipitano le valanghe dalle cime della montagna …” Ne Il Bel Paese poi scrive: “ … anche nelle nostre Prealpi avviene talora che la neve si conservi da un anno all’altro, né è raro il caso che le valanghe vi formino in fondo alle valli masse di nevi come piccoli ghiacciai …” Più esauriente è il dottor Silvio Saglio (1896-1964) nella sua insuperata guida Le Grigne CAI/TCI del 1937. La sua descrizione del Nevaio fotografa una situazione molto simile a quella che si osserva ai nostri giorni. Scrive Saglio: ”… si sale tra biancastre scogliere in mezzo a caotici ammassi di rocce frantumate, sino a giungere al principio del nevaio che occupa il fondo del bacino. Diviso in due da un accumulo di detriti, incassato tra nude pareti, esso dà al luogo un carattere severamente alpino… E’ facile da risalire a causa della durezza del suo fondo e nelle annate molto calde, per il grande abbassamento a cui va soggetto, mette allo scoperto i tortuosi meandri scavati nel suo interno dalle acque di scolo …” Se dai tempi di Saglio, pur con l’alternarsi delle vicende climatiche, l’aspetto del nevaio non è cambiato di molto possiamo comunque supporre che durante la Piccola Età Glaciale (inizio del XIV secolo - metà del XIX) esso fosse più esteso e più spesso di quanto sia ai nostri giorni. Ancora oggi, sulle rocce che sovrastano il nevaio si intravedono i bolli segnavia dell’itinerario tracciato a inizio ’900, ben più in alto della traccia attuale. L’evoluzione in tempi brevi e il bilancio annuale di questi piccoli apparati ad alimentazione prevalentemente valanghiva risulta spesso in contrasto
con quello dei ghiacciai veri e propri della nostra regione il cui andamento nell’ultimo decennio è stato quasi sempre fortemente negativo. Per conoscere invece la preistoria del Nevaio, ovvero l’aspetto che questo versante del Grignone poteva avere durante l’ultima glaciazione dobbiamo ricorrere agli scritti recenti del professor Alfredo Bini, geologo dell’Università di Milano. I suoi studi sul paesaggio glaciocarsico del Moncodeno dimostrano la presenza di rocce montonate, massi erratici e piccole morene, tutte evidenze dell’esistenza di un ghiacciaio che ricopriva l’intero versante settentrionale del Grignone e che ne defluiva con due lingue. La maggiore di queste scendeva nella Valle dei Molini, mentre la colata più orientale, originantesi nell’attuale bacino del Nevaio, si dirigeva verso la Valsassina attraverso lo Zapell. Breve inquadramento climatico La regione del Lario con le sue Prealpi gode attualmente di un clima dolce, mitigato dalla presenza delle grandi masse d’acqua dei laghi e dall’alternarsi delle brezze, ma molto piovoso. Il gruppo delle Grigne costituisce infatti la prima importante barriera a nord della Pianura Padana e contemporaneamente un notevole blocco alle umi-
Le due placche del Nevaio alla fine dell’anno idrologico 2009/2010, caratterizzato da abbondanti apporti nevosi e da un periodo di ablazione abbastanza fresco.
de correnti provenienti dai quadranti sud-occidentali. Le precipitazioni sono generalmente più intense rispetto a quelle delle aree più interne alla grande catena alpina, come la Valtellina o l’Engadina e presentano due massimi,
uno in primavera e uno tardo estivo – autunnale e il minimo in inverno. Salendo in quota le temperature decrescono rapidamente e nelle zone sommitali, poste oltre i 2000 metri, la temperatura media risulta inferiore allo zero nei mesi che vanno da novembre ad aprile. E’ questo il periodo in cui si ha generalmente accumulo di neve. A volte si possono avere fenomeni nevosi intensi anche a maggio ed ottobre mentre rare sporadiche nevicate destinate di norma a sparire in poche ore possono verificarsi anche nei mesi più caldi, come avvenuto recentemente il 18 luglio 2009 e il 16 agosto 2010. Le precipitazioni (misurate a Mandello del Lario, sette chilometri a sudovest del Nevaio) nel periodo di accumulo per il Nevaio (novembreaprile) si aggirano intorno agli 880 mm di equivalente in acqua contro i circa 2010 mm dell’intero anno (media del decennio 2000/01-2009/10) mentre la temperatura media del semestre di ablazione a Mandello del Lario nello stesso decennio è stata di 21,2°C. La tabella che segue mette in relazione questi due parametri con l’eventuale sopravvivenza del Nevaio a fine stagione. Dai dati in tabella si vede come sia determinante per la sopravvivenza del Nevaio la quantità delle precipitazioni del semestre di accumulo e l’attività valanghiva da queste indotta . Durante questo semestre più del 90 per cento delle precipitazioni è di norma nevoso alla quota del Nevaio: sola eccezione la torrida stagione 2002/03 in cui peraltro una buona metà delle precipitazioni del semestre fu piovosa anche sopra i 2000 metri (alluvione del novembre 2002 e frana di Bindo in Valsassina il primo dicembre). Importanti ovviamente sono anche le temperature del periodo di ablazione (maggio-ottobre) e questi due fattori
climatici concorrono, in contrasto fra loro, a determinare il bilancio annuale del Nevaio. Durante e dopo le precipitazioni, le ripide e alte pareti che sovrastano il Nevaio scaricano tutta la neve caduta nello stretto canalone sottostante ac- Cornici create dal vento pendono dalla cresta che unisce il Pizzo della cumulando in annate Pieve alla Grigna Settentrionale nel maggio 2006, nonostante l’inverno favorevoli, come il precedente sia stato avaro di precipitazioni nevose 2000/2001, uno spessore superiore ai 17 metri di neve no. Nelle annate sfavorevoli, verso setdi valanga con una densità superiore ai tembre viene allo scoperto il ghiaccio 550 chili per metro cubo. degli strati più profondi e si può anche Anche il vento concorre ad accuassistere alla scomparsa totale del demulare la neve sul fondo della conca posito. durante le numerose tempeste di faNegli anni più nevosi invece questo vonio dell’inverno. si conserva abbondante fino alle priA maggio, con le prime piogge si me nevicate di ottobre, che segnano in ha il crollo delle grandi cornici di neve genere la fine della stagione di ablapendenti dalla cresta che dal Pizzo zione. della Pieve va alla Grigna SettentrioStoria di un soccorso alpino nale e termina così la fase di alimensul Nevaio tazione. Quanto le condizioni meteorologiche Il “Nevaio” inizia la sua lunga lotta invernali sul Grignone, possano essere per la sopravvivenza. Nelle prime deavverse, con temperature a -25°C e cadi di giugno l’innevamento invernale vento oltre gli 80 chilometri orari, e scompare dai pendii circostanti e fino pericolose per gli alpinisti è dimostrato alla fine di ottobre saranno solo l’efda un fatto accaduto il giorno dell’Imficacia della schermatura orografica, macolata di 23 anni fa. La descrizione l’esposizione settentrionale, la densità completa di quanto successo allora si elevata del nevato, la natura carsica trova nel bel volume Nell’ombra deldel terreno (che tiene lontana l’azione la luna del compianto Daniele Chiappa erosiva delle acque ruscellanti durante (Casa Editrice Stefanoni, Lecco, 2007) i violenti temporali della stagione cale può essere così sintetizzata: la matda) e infine la presenza (favorita dalla tina dell’8 dicembre un gruppo di alvicinanza del lago) di una spessa nube pinisti che aveva pernottato alla Brioorografica (“el capell”) a conservare la schi, raggiunta il giorno precedente neve nei caldi pomeriggi estivi. con tempo ottimo, decide, nonostante A causa della quota modesta la perl’imperversare di una violenta quanto dita di spessore del nevato è molto improvvisa bufera e contro i consigli alta e, nelle più calde giornate di luglio del gestore della capanna, di iniziare può superare i 10 centimetri al giorla discesa. Nel percorrere la ripida ed affilata cresta che conduce giù ver-
Escursionismo
41
so la Bocchetta del Nevaio uno degli escursionisti precipita lungo il versante del Moncodeno, scomparendo subito alla vista dei compagni. La Brioschi è ancora vicina e il Soccorso Alpino viene allertato quasi subito. Nella speranza di ritrovare in vita l’escursionista, le squadre si prodigano all’inverosimile prendendosi il rischio di venire travolte dalle valanghe, ma il Grignone ormai ha chiuso la sua trappola. Nei giorni seguenti le ricerche nel bacino del Nevaio vengono riprese con l’ausilio di un elicottero, unità cinofile da valanga e decine di soccorritori fra cui i figli dello scomparso, mentre alcuni episodi perturbati accumulano nuova neve nei canaloni della Grigna. A giugno la neve supera ancora nel canalone i 6 metri di altezza e, nonostante l’abnegazione di tanti, sarà solo a luglio che il corpo dello sfortunato alpinista potrà essere recuperato dalla sua bara di ghiaccio. La via del Nevaio Questo itinerario, tracciato nei primi anni del 1900, permette di raggiungere la vetta della Grigna Settentrionale dal rifugio Bogani con un percorso alternativo alla più frequentata via della Ganda. Di seguito sono esposte le caratteristiche ed una breve descrizione del percorso. Difficoltà: EE Dislivello: 950 m. Tempi di marcia: dal posteggio al rifugio Bogani ore 1,15; dal rifugio alla vetta ore 1,45 Discesa consigliata: per la via della Ganda Accesso in auto: da Lecco a Varenna per la vecchia strada provinciale (km 21), poi a Esino Lario (km 13), quindi al Passo di Cainallo (km 5, albergo e piccola sciovia). Proseguire per la carrozzabile, nell’ultimo tratto sterrata, fino all’ampio parcheggio del Vò di Moncodeno alla testata della piccola Valle di Cino (km 1,5 circa)
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Escursionismo
Stagione: luglio, agosto, settembre. a Attrezzatura: inizio e fine stagione ramponi e piccozza Cartografia: T.C.I: Gruppo delle Grigne 1:20000 I.G.M.: Pasturo 32 I NE 1:25000 Dal parcheggio il sentiero (seAlla Bocchetta del Nevaio durante una gita sociale del CAI Lecco al rifugnavia 24) si in- gio Brioschi il 14 maggio 2006. La notte precedente una leggera nevicata nalza nel bosco di aveva imbiancato la vetta faggi e raggiunge rapidamente, dopo aver compiuto una evidente curva, il Vò di Moncodeno In questo luogo desolato una legdove si trova una cappelletta e da cui genda narra si aggirino le anime dei si gode di una bella vista sulla Valle dei pastori del luogo condannati alla pena Molini e sulle Orobie Occidentali. per non aver osservato il dovere della Da qui ci si immette nella predetta messa festiva. valle e si procede a mezza costa lungo Senza scendere verso il grande cala sua testata, attraversando su cenge nalone ghiaioso sottostante il passo, alcuni canaletti fino a giungere al bivio si punta decisamente a sud entrando per la Bocchetta di Prada ed il rifugio così nel selvaggio e un po’ tetro baBietti. cino che adduce al Nevaio. Si risalgoSi lascia sulla destra questo sentieno, badando ai segnavia e a qualche ro e si scende col sentiero di sinistra ometto, caotici ammassi rocciosi fino (segnavia 25) nella franosa Valle delle a raggiungere il Nevaio stesso. Lavine. Verso valle si ergono i due torChi si aspetta il ghiacciaio della rioni del Frate e della Monaca. RecuBrenva certamente sarà deluso, ma se perato il dislivello perso con un ampio salendo a fine stagione avrete la vengiro, si lasciano a sinistra, tra i primi tura di trovare la piccola conca ancora larici, i sentieri per Prato San Pietro e ben colma di neve, certo sarete stupiti la Ghiacciaia di Moncodeno e si rage sicuramente ripagati della piccola fagiungono i pascoli e le baite dell’Alpe tica fatta per raggiungerla. di Moncodeno (m 1680). Si prosegue Le due placche di neve ghiacciata prima nei pascoli, poi nel lariceto con hanno pendenza modesta e, calzando direzione Sud Est e in breve, superati buoni scarponi, possono di norma in alcuni avvallamenti, si raggiunge il ripiena estate essere risalite al centro fugio Bogani (m 1816). senza ramponi, evitando il malsicuro Dal rifugio si prosegue per pochi misentiero che le aggira sui bordi. nuti lungo il sentiero 25 (diretto al GriDal vertice del Nevaio il sentiero rignone per la via della Ganda) lasciansale il franoso imbuto del canalone su dolo poi sulla destra in prossimità del roccette che richiedono attenzione e, palo con frecce direzionali indicante la con un traverso sbuca in cresta alla Via del Nevaio (segnavia 37). Sempre Bocchetta del Nevaio (m 2315). con direzione sud-est si attraversano Si segue quindi per tracce di sentiealcune conche (le Foppe), dapprima ro la cresta verso sud-ovest raggiunnel bosco ormai rado, poi fra pascogendo facilmente ed in breve la vetta e li e ghiaie, puntando alla depressione il rifugio Brioschi. del Passo di Val Cugnoletta o Zapell (m 1906).
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STRADE E SENTIERI RETICI
Il passo del Muretto
ché pianeggiante, raggiunge il piccolo bacino artificiale di Plan Canin (1.992 m). Trascurato il sentiero che sulla destra conduce al ghiacciaio
di Giuseppe Ferrario Domenica 17 giugno 2012 il programma delle gite sociali del CAI Lecco ha proposto la classica traversata dal Maloja a Chiareggio attraverso il passo del Muretto, sullo storico tracciato di collegamento fra la Valtellina e i Grigioni. Giornata splendida, ancora parecchia neve nella salita, magnifiche fioriture di anemone sulfureo e pano-
del Forno, si scende di qual-
il periodo medioevale ebbe notevole
transitava dal passo all’inizio della sta-
che metro per scavalcare il
importanza nello sviluppo dei traffici
gione, sfidando neve e pericoli. Oggi
torrente. Si risale il pendio di
commerciali fra il versante sud alpino
questi avvenimenti sembrano lontani
pascolo sempre più magro e
e le nazioni settentrionali. Nei secoli
anni luce, perché siamo abituati a spo-
ci si addentra nella valle, in-
successivi fu utilizzato per raggiunge-
starci a piedi solo per diletto, difficil-
gombra di resti di valanga.
re Coira da Sondrio, lungo una strada,
mente per necessità.
Raggiunto un ampio pianoro,
la “Cavallera”, appositamente realizzata
Zaino, scarponi e andiamo alla sco-
lo si contorna da sinistra per
per il trasporto del prezioso vino val-
perta del territorio senza correre, ritmi
risalire il pendio di ganda e
tellinese nei Grigioni. Essa partiva dalla
slow e voglia d’esplorare.
detriti.
Valmalenco; a Chiareggio sostavano
Disgrazia lungo il percorso di discesa. Il valico del Muretto rappresenta una meta esemplare, un libro aperto su vicende lontanissime che sul posto sembrano quasi riavvicinarsi e tornare nella quotidianità. Ci si pongono delle domande e poi si cercano le risposte. Un dato, ad esempio, balza all’occhio. L’itinerario che proponiamo è oggi certamente meno frequentato rispetto ai secoli passati. Le ragioni? Climatiche: fino alla fine del Seicento, cioè prima della Piccola Glaciazione, il passo del Mu-
Tutta la zona è scenario di L’itinerario
ricerche mineralogiche. Con
le carovane mercantili che portavano
Dal passo del Maloja (1.790 m) si
un ultimo sforzo sul pendio si
nella Rezia, oltre alle brente di vino,
raggiunge la strada che attraversa il
raggiunge l’ampia insellatura
sacchi di segale e piode di serpentino.
piano di Orden. Oltrepassato il ponte
del passo del Muretto (2.562
Il passo ha oggi perso tutta la sua
sul torrente Orlegna, si piega a sinistra
m), fra il gruppo del Bernina a
importanza, anche se fino agli anni ’60
lungo la traccia che, nel primo tratto,
est e la regione Masino-Bre-
è stato utilizzato per il contrabbando.
consente di abbreviare il tragitto. Rag-
gaglia-Disgrazia a ovest. La
Il toponimo potrebbe derivare dalla
giunta di nuovo la strada, la si percor-
grande sella del passo, serrata
radice preindoeuropea “mor” che in-
re fino al lago Cavloc. I primi larici e
fra il monte del Forno a sud-
dica un cumulo di pietre, forse riferito
pini che incontriamo, alcuni dei quali
ovest e il monte Muretto a
al cocuzzolo che divide in due il vali-
secolari, sono quelli sopravvissuti alla
nord-est, è divisa in due de-
co. Ma c’è anche un’altra ipotesi: pas-
devastante piena del 1987, che tra
pressioni da un mammellone
so del Muretto o del Muletto; il nome
l’altro ha sconvolto tutto il vallone. Il
quotato 2.628 m; il valico
deriverebbe dal premio di una soma
tracciato prosegue oltre le costruzio-
vero e proprio è situato nella
di vino che la comunità di Sondrio
ni dell’alpe e, con andamento presso-
depressione orientale. La vista sui monti circostanti e sulle
retto, nonostante i suoi 2.562 metri,
due valli che scendono l’una
era percorribile per quasi tutto l’arco
verso la Valmalenco e l’altra
dell’anno. Storiche: le grandi vie di
verso il Maloja è di grande
comunicazione fra la pianura lombar-
suggestione.
da e le Alpi, ad esempio le due strade
Per scendere a Chiareggio,
che oggi costeggiano il lago di Como,
incantevole borgo a quo-
non esistevano e i traffici erano molto
ta 1.600 m, al cospetto della
spezzettati lungo valichi anche elevati,
“
Eravamo quattro fratelli tutti quanti il medesimo mestiere ...contrabbandieri siamo diventa’. Il primo colpo che noi abbiamo fatto l’abbiamo fatto al passo del Muretto ma la finanza ha sparato col moschetto…
Sosta al passo
Uno di questi è il passo del Muretto.
e Ettore Castiglioni Il passo del Muretto fu particolarmente importante nel lungo periodo durante il quale
”
In tempi relativamente recenti, sostando casualmente in un’osteria della frazione di Tirano che porta il mio nome, mi è capitato di ascoltare questa vecchia canzone popolare. I versi rimandano all’epopea del contrabbando “eroico”, quello praticato in Valtellina da uomini e donne, giovani e meno giovani, che con la “carga” in spalla affrontavano per necessità le montagne di confine con la Svizzera, in una sorta di gioco a guardie e ladri con i finanzieri. “La carga”, ossia il “carico”, termine evocativo del contrabbando storico di fatica fatto di spalloni, bricolle, sacchi e bastine, è il titolo di un libro di Maurizio Mandelli e Diego Zoia, un po’ datato ma ancora ricco di informazioni e spunti (l’officina del libro, Sondrio, 1998). Gli autori tracciano un’analisi accurata di un fenomeno che in Valtellina, povera terra di confine, si affermò in epoca napoleonica, si svolse con contenuti e motivazioni differenti fino alla seconda guerra mondiale, per poi estinguersi negli anni Sessanta, almeno in questa forma di esercizio di sopravvivenza. Nell’Ottocento e all’inizio del Novecento, le merci importate illegalmente in Italia erano soprattutto sale e tabacco, dopo la seconda guerra mondiale sigarette e caffè. Durante la guerra, invece, il crollo della lira indusse la popolazione di frontiera italiana a esportare tutte le merci possibili, in particolare il riso di cui in Svizzera c’era una forte domanda, per ottenere in cambio franchi. Il contrabbando nelle valli laterali (Val Masino, Val Malenco, Val Fontana, Val Grosina, alta Val del Liro) si caratterizzava per una spiccata componente di rischio alpinistico: per raggiungere la Svizzera occorreva transitare per passi al disopra dei 2500 metri, superare i ghiacciai del fronte svizzero, solitamente di notte, con attrezzature e indumenti inadeguati, sfidando il maltempo che a quelle quote significa neve, tormenta, freddo, difficoltà di orientamento. A onor del vero, fra i percorsi del contrabbando con l’Engadina, il passo del Muretto non è dei più battuti: troppo facile ed esposto a sorveglianza rispetto al vicino passo del Forno che pure porta al Maloja, o al poco distante passo Tremogge che mette in comunicazione con Sils. Ecco la testimonianza in proposito di Costanzo, contrabbandiere degli anni Trenta, nel libro già citato: “…fummo fermati da una guardia che ci aveva seguiti dal confine in giù. Fu benevolo e diede la colpa della situazione non tanto a noi che affrontavamo un così disagiato viaggio per guadagnare qualche cosa: toccava ai bottegai svizzeri – disse - rispettare e far rispettare le disposizioni negandoci la merce. Ci portarono in caserma a Maloggia dove ci diedero da mangiare e anche alcune pagnotte per il viaggio di ritorno. Però dovemmo consegnare i soldi che avevamo a titolo di penale e ci accompagnarono fino al lago di Cavloccio consigliandoci di non fare il passo del Muretto che era sempre vigilato; era più sicuro il passo del Forno e con le indicazioni del caso ci regalarono un pacchetto di sigarette”.
la Valtellina fu tributaria delle Tre Leghe (1512-1797). Attraverso questo valico, i magistrati grigioni dall’Engadina potevano facilmente raggiungere Sondrio, città baricentrica rispetto a Morbegno, Tirano, Chiavenna e Bormio, e non a caso eretta a residenza principale del Capitano di valle. Negli anni del declino delle libertà retiche e dell’inasprimento del conflitto religioso fra cattolici e protestanti, il Muretto è testimone della tragica vicenda dell’arciprete di Sondrio, Nicolò Rusca. E’ il 1618, il debole esperimento di convivenza interreligiosa grigiona si sta sgretolando sotto i colpi degli interessi spagnoli, delle rigidità controriformistiche e del prevalere dell’intransigenza protestante. L’arciprete Rusca, colto, campione della sensibilità pastorale post-tridentina, è accusato di aver cospirato per uccidere o far rapire Scipione Calandrino, pastore protestante, e di non aver rispettato le leggi in materia di convivenza interreligiosa. All’alba del 24 luglio una schiera di armati grigioni lo preleva dalla sua casa e lo
parete nord del Disgrazia, non
ma con minor sviluppo chilometrico.
Escursionismo
assegnava al primo mulo carico che
porta di Sondrio e percorreva tutta la
rama sul versante settentrionale del
44
Noto già in epoca romana, per tutto
Le tragedie di Nicolò Rusca
LA “CARGA”
di Adriana Baruffini
resta che seguire la bellissima
conducono al livello dei lariceti presso
mulattiera realizzata dal Genio militare
il bivio (a sinistra) per l’Alpe dell’Oro,
negli anni Trenta, cancellando, di fatto,
2.010 m. Si prosegue con numero-
il tracciato dell’antica Cavallera: lunghi
si larghi tornanti nel bosco fitto fino
traversi interrotti da brevi serie di tor-
a raggiungere le prime abitazioni di
nanti per la regolare perdita di quota
Chiareggio.
traduce attraverso il passo del
Escursionismo
45
Sondrio, giunge al passo
meria ne scopre l’identità fittizia e lo
del Muretto ripercorren-
trattiene in arresto nell’albergo, privato
do l’antico itinerario at-
degli indumenti pesanti e senza scar-
traverso la Valmalenco.
pe. All’alba del giorno seguente si cala
A pochissima distanza
usando le lenzuola, riprende la via del
dal passo del Muretto si
Cavloc, calza i ramponi senza scarpo-
apre un altro passaggio:
ni, direttamente sui piedi protetti alla
la bocchetta o passo del
meglio da stracci, e riesce a salire fino
Forno (m 2775). Qui tro-
al passo del Forno. Lo troveranno tre
vò la morte il 12 marzo
mesi dopo, morto assiderato, scalzo
1944 Ettore Castiglio-
ma con i ramponi, senza pantaloni e
ni. Nato in provincia di
avvolto in una coperta, poco oltre il
Trento nel 1908, di fa-
passo, in territorio italiano.
miglia milanese, Castiglioni è colto, ama il bello
Avrebbe compiuto 36 anni in agosto.
e le montagne. Negli anni
“
’30 firma importanti testi della collana “Guida dei
monti d’Italia” del CAI, partecipa senza successo alla spedizione di Aldo Bonacossa al Fitz Roy del 1937 e, nello stesso anno, conquista con Vitale Bramani la
Non avrei mai pensato di poter chiudere questo diario scrivendo in tutte lettere maiuscole questa parola meravigliosa LIBERTA’. E così sia.
E D N A R G
O S R O C N O C e c i v r e S L E C A
”
Nord-Ovest del Pizzo
Una lapide sulla chiesa di Chiareggio
Badile. Di grandissima
deposta dal Gruppo Scrittori di Mon-
rilevanza le vie traccia-
tagna nel 1956 ricorda il suo sacrificio.
te sulle Dolomiti, fra le quali spicca quella celeberrima sulla MarmolaSopra: ultimo tratto di neve prima del passo; Sotto: lapide in ricordo di Ettore Castiglioni sulla chiesa di Chiareggio
da. Ufficiale degli alpini di stanza in Val d’Aosta,
Muretto, in Engadina e da qui a Thusis.
dopo l’8 settembre 1943 si unisce alla
Comparirà davanti al tribunale penale il
Resistenza e organizza in Valpelline
1° settembre, dichiarandosi innocen-
l’espatrio di ricercati ed ebrei nel vi-
te. Morirà durante un interrogatorio,
cino Vallese. Arrestato in Svizzera una
sotto tortura, il 4 settembre 1618. Dal
prima volta, è rilasciato un mese dopo.
1935 è aperto il processo canonico
Un secondo arresto in territorio elve-
per la beatificazione del Rusca; a lui è
tico gli costerebbe una lunga deten-
intitolato il sentiero che, partendo da
zione, nonostante ciò ritesse i contatti col CLN di Milano e l’11 marzo 1944
46
Escursionismo
parte in missione segreta con sci e falsi documenti svizzeri dal rifugio Porro, presso Chiareggio, diretto al Maloja. Vi arriva senza difficoltà, ma la gendar-
Bibliografia: N. Canetta G.Miotti, Bernina. Guida dei Monti d’Italia. Club Alpino Italiano, Touring Club Italiano. Milano 1996. Cai Sezione di Morbegno Annuario 2009. Ettore e Bruno Castiglioni, due fratelli e la montagna. Fondazione Giovanni Angelini Centro Studi sulla Montagna. Aprile 2010. Eliana e Nemo Canetta. Sui sentieri delle Alpi Svizzere – Grigioni – Itinerari alla scoperta della cultura alpina. Edizioni CDA Torino. Marzo 1993. Giuseppe M. Perego. Engadina: Escursioni, Arte e Cultura. Lyasis. Sondrio.
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Durata manifestazione: 1° giugno - 31 ottobre 2012. Estrazione: 15 novembre 2012. Valore totale montepremi IVA compresa: Euro 14.386,90.
MAIN SPONSOR LOCALE 2012 TAPPA GIRO D’ITALIA LeccO - PIAn DeI ResIneLLI IL LOMBARDIA
TRA STORIA E NATURA
Il decimo trekking dell’Alpinismo Giovanile nelle Dolomiti Bellunesi
el decimo trekking dell’al-
N
In tutti i trekking i partecipanti han-
lare formula ha portato per un decen-
pinismo giovanile del CAI
no sempre visitato zone alpine di un
nio i giovani alpinisti a zonzo tra le più
Lecco i ragazzi e gli ac-
fascino particolare e ricche di storia.
belle montagne d’Italia pernottando in
compagnatori hanno vissuto la mon-
Ogni anno è stato proposto un luogo
rinomati rifugi da ovest a est dell’arco
tagna come un luogo di pace, guerra,
nuovo. Nel 2004 il gruppo andò sul
alpino.
avventura, amicizia, fatica e paesaggi
Pasubio, per percorrere i sentieri della
mozzafiato.
Grande Guerra; nel 2005 il Monviso fu
Dai ricordi alla cronaca del trekking
L’iniziativa estiva, che nella seconda
lo scenario del terzo trekking. Le am-
del 2012, svoltosi nel bellissimo sce-
metà di luglio il gruppo di AG propo-
pie valli dell’Ossola furono scoperte in
nario delle Dolomiti Bellunesi, luogo
ne ai ragazzi, “Cinque giorni su e giù
lungo e in largo nel 2006; l’anno suc-
ricco di storia oltre che di spettaco-
dalle montagne”, è giunta al decimo
cessivo, il 2007, la Carnia venne scel-
lare natura e di maestose montagne.
compleanno. Tutto ha avuto inizio nel
ta per il quinto trekking e nel 2008
Più precisamente il cammino si è svi-
2003 con la realizzazione di un’idea
il numeroso gruppo si è spostato ad
luppato dove tra il 1915 e il 1918 si è
dell’attuale presidente di AG Tiziano
ovest, alla conquista delle Alpi Marit-
combattuta la prima guerra mondiale.
Riva. Il primo trekking avvenne lungo
time, per passare nel 2009 al Parco
I ragazzi hanno percorso i sentieri, le
il sentiero Roma in Valtellina e la sua
Nazionale dello Stelvio. Continuando
trincee e le gallerie scavate dai soldati
peculiarità si è basata sul detto “pochi
poi nella carrellata non bisogna di-
italiani alla conquista dei territori sotto
ma buoni”. Solo tre furono i ragazzi
menticare il Gran Paradiso nel 2010
il controllo degli austriaci.
partecipanti, seguiti da due accom-
e, nel 2011, le Dolomiti del Brenta per
Proseguendo nella lettura, cari ami-
pagnatori, ma negli anni il numero di
giungere infine, nel 2012, alle Dolomiti
ci, scoprirete l’itinerario dettagliato di
adesioni aumentò notevolmente e i
Ampezzane, patrimonio dell’Unesco.
questo decimo trekking, che ha avuto
ragazzi divennero decine.
Il gruppo di AG con questa partico-
inizio mercoledì 18 luglio con parten-
Tornando dal Khalapattar, sullo sfondo il Pumo Ri.
Il gruppo sale al Castelletto
di Alessia Losa
za da Lecco all’alba verso Santa Fosca
gli scarponi e lo zaino, che saranno
il giro d’Italia. E finalmente ci si ferma
doccia rigenera i giovani alpinisti dopo
di Rozes, 3225 m) è ancora lungo. E’,
ché le intemperie non danno segno di
e poi Selva di Cadore, dove il Civetta
fedeli compagni per tutta l’avventura.
per rifocillarsi, i ragazzi gustano i loro
le numerose ore di cammino.
inoltre, caratterizzato da molte trin-
cessare. Salendo sempre più di quota
(3220 m) e il Pelmo (3168 m) si sono
Il rifugio è collocato in un ambiente
panini godendosi le bellezze della na-
Nella mattina di venerdì 20 luglio
cee, postazioni scavate nelle rocce e
si assiste all’abbassamento repentino
mostrati nella loro grandezza.
spettacolare alla base dell’imponente
tura, dalle pareti rocciose alla mandria
qualcosa cambia, il sole non è splen-
tra i sassi si trovano ancora suole del-
della temperatura e l’acqua si trasfor-
Il viaggio in auto è stato lungo,
parete Nord del Pelmo, che alle luci del
di mucche al pascolo. Dopo il meritato
dente in cielo, ma è mascherato dalla
le scarpe dei soldati, munizioni e filo
ma in neve, ma finalmente dopo tanto
estenuante e non privo di imprevisti
tramonto si veste con il suo purpureo
riposo è giunta l’ora di ripartire: in-
nebbia. Il rifugio Scoiattoli viene sa-
spinato. Nella notte tra il 20 e il 21
freddo si giunge al rifugio.
a causa dell’intenso traffico, di strade
abito. La bandiera italiana insieme a
fatti, il gruppo entro sera deve rag-
lutato e il gruppo scende a valle per
luglio si scatena un violento temporale
Domenica 22 luglio è l’ultimo giorno
chiuse per lavori in corso e del cal-
quella istriana sventola nel cielo terso.
giungere il rifugio Scoiattoli (2255 m)
risalire la sponda di fronte e giungere
che lascia strascichi per tutto il giorno
del trekking. E’ una giornata soleggia-
do afoso. Ma una volta parcheggiata
La mattina seguente (19 luglio) la
ai piedi delle 5 Torri, maestose pareti,
al Castelletto (2367 m), zona in cui i
seguente. Nella mattina del 21 luglio
ta e la comitiva si dirige al passo Fal-
l’auto ai piedi dei torrioni del monte
comitiva, dopo una gustosa colazione
una crollata a causa delle intemperie.
soldati italiani scavarono una lunga e
sotto una leggera pioggerellina, scat-
zarego (2117 m) percorrendo i 600
Pelmo la stanchezza del viaggio per
e la rituale foto di gruppo davanti al
Durante la Grande guerra alla base di
ripida galleria con l’intento di fare
tata la foto di rito, il gruppo lascia il
metri di dislivello all’interno di una
incanto è svanita. Caricati sulle spalle i
rifugio in compagnia del gestore, alle
questo massiccio era stato installato
esplodere una mina e conquistare il
rifugio Giussani e si rimette in cammi-
pesanti e ingombranti zaini ha inizio la
8.30 si mette in marcia lungo i ripidi
un insediamento militare. Sono visibili
territorio austriaco, causando il crollo
no verso l’ultimo rifugio del trekking,
Il monte Pelmo dal rifugio Città di Fiume
Salita al rifugio Giussani
Vista sulle Cinque Torri da una trincea
galleria, scavata nella montagna dai soldati italiani. Per completare il salto nella storia durante la Grande Guerra
Paolo, Claudio, Giulia e Chiara, in discesa per galleria dal rifugio Lagazuoi
marcia che proseguirà per ben cinque
pendii di un alpeggio che condurrà i
ancora le trincee, le postazioni di os-
della cima della montagna. Lungo un
il Lagazuoi (2752 m). Il sentiero che
i ragazzi percorrono anche la cengia
giorni consecutivi.
ragazzi prima al passo di Roan (1999
servazione e le baracche dove i mi-
ripido sentiero sassoso i ragazzi ar-
i giovani alpinisti stanno seguendo è
Martini dove visitano un altro appo-
La giornata è calda e soleggiata, le
m) e poi alla forcella di Ambrizola.
litari si riparavano dal freddo dell’in-
rivano all’imbocco del Castelletto, in-
sul versante opposto a quello percor-
stamento militare.
condizioni sono ottimali per dare il via
Durante il percorso si trova anche il
verno.
dossano l’imbraco, il casco e il fron-
so il giorno precedente, ma conduce i
Perciò il decimo trekking sarà ri-
al trekking che ha come prima tap-
tempo di visitare un sito archeologi-
Al passo Giau il gruppo si divide in
talino, salgono le scalette a pioli ed
ragazzi ancora alla base del Castellet-
cordato come il connubio tra storia e
pa il rifugio Città di Fiume (1917 m),
co, dove alcuni ragazzi salvano una
due: un certo numero di ragazzi con
entrano nella buia, umida, scivolosa e
to. Il cielo diventa sempre più grigio e
natura.
raggiunto percorrendo un comodo
povera marmotta rimasta intrappola-
alcuni accompagnatori si dirige diret-
ripida galleria che li conduce fino alla
minaccioso e alla forcella Lagazuoi il
Aspettando che sia annunciata la
sentiero in poco meno di un’ora. E’
ta nelle reti che delimitano la zona. Il
tamente al rifugio Scoiattoli lungo il
luce che penetra dall’uscita, arrivando
gruppo è travolto da pioggia e vento. I
meta per dell’anno prossimo auguria-
stata una salita ideale per sgranchire
gruppo si rimette in cammino e al-
sentiero che si sviluppa in diagonale,
in un punto dove possono ammirare
ragazzi cercano riparo negli apposta-
mo a questa attività di AG un buon
le gambe e prendere confidenza con
legramente raggiunge la forcella Giau
mentre gli altri fanno una deviazio-
dall’alto la zona conquistata dai mili-
menti militari della guerra, posizionati
decimo compleanno.
(2360 m) percorrendo un tracciato
ne andando prima al rifugio Averau
tari italiani. Dopo la visita al Castellet-
lungo il sentiero che conduce al rifu-
che prima scende poi sale e ancora
(2416 m) e poi al Nuvolao (2575 m)
to la marcia non è ancora termina-
gio Lagazuoi. Bisogna prendere, però,
scende. I giovani alpinisti arrivano al
per giungere infine al rifugio Scoiat-
ta, il tracciato per giungere al Rifugio
la male augurata decisione di rimet-
noto passo Giau (2236 m) famoso per
toli per il pernottamento. Una fresca
Giussani (2600 m, ai piedi della Tofana
tersi in marcia lasciando il riparo, poi-
50
Alpinismo Giovanile
Alpinismo Giovanile
51
CINQUE GIORNI ALLO ZALLINGER
La settimana verde del Geo all’Alpe di Siusi
Verso i Denti di Terra Rossa
di Agostino Riva
P
rimo Giugno. Lo Zallinger
nario che la natura ci riserva è stra-
nel pomeriggio vogliamo esplorare i
inizia oggi la stagione estiva,
ordinario. Siamo attesi con curiosa
dintorni.
anche se la neve riempie an-
impazienza dalla signora Luisa che
Il giorno dopo, sabato, abbiamo
cora i canaloni del Sassopiatto e di
ci rivede dopo molti anni, cercando
deciso di salire ai Denti di Terraros-
tutti i picchi che fanno corona al ri-
di individuare vecchie conoscenze e
sa: rifugio Tires. Partiamo di buon
fugio. Vi arriviamo verso metà gior-
ricordare chi nel frattempo è sali-
mattino con una giornata che si
nata dopo un’oretta di cammino. Il
to ad altre vette. Tutti a tavola, sono
preannuncia stupenda: sole deciso,
cielo è limpido, il sole alto, e lo sce-
già le tredici, pranzo leggero perché
aria frizzante, tutto invita a cammi-
• Azienda leader in Italia • Fondata nel 1953
Foto di gruppo davanti allo Sciliar
nare con energia. Raggiungiamo il
con cielo coperto e probabile arrivo
Martedì 5 giugno. Ci alziamo con
rifugio, poi il belvedere alla forcella
della pioggia. Decidiamo comunque
il sole già alto, la neve caduta ieri si
dei Denti. Dopo una piccola pausa
di andare al rifugio Vicenza, calco-
è già quasi tutta sciolta. Scendiamo
pranzo, ci mettiamo sulla via del ri-
lando che in caso di peggioramento
fino a Saltria e dopo un breve tratto
torno per altro sentiero che ci porta
del tempo, potremmo velocemente
con l’autobus di linea iniziamo una
al rifugio Sassopiatto. La signora che
rientrare. Contrariamente alle previ-
lunga traversata in direzione dell’ar-
anche 15-20 anni fa gestiva que-
sioni riusciamo però a raggiungere
rivo della funivia che sale da Ortisei,
sto rifugio, dopo aver saputo del-
la meta prefissata, peraltro con ri-
per poi dirigerci verso il rifugio Sa-
la nostra provenienza, ci ricorda un
fugio ancora chiuso, e rientrare allo
non dove sostiamo per pranzare e
episodio straordinario vissuto più di
Zallinger senza bagnarci.
proseguire, nel pomeriggio, fino allo
dieci anni fa - protagonista la no-
Lunedì 4 giugno. Una inattesa sor-
stra Luigia - quando un gruppo di
presa ci costringe a rivedere il pro-
Mercoledì 6 giugno. E’ giunto il
signore tedesche arrivò a piangere,
gramma; meglio non muoversi: ne-
giorno del rientro a casa; carichia-
per l’indescrivibile divertimento, al
vica con una violenza e un’intensità
mo i bagagli sul bus che è venuto a
sentir cantare “L’uselin de la Comare”
tali che nel giro di un’oretta tutto il
riprenderci e ci facciamo trasportare
Zallinger.
dalla sopra citata Luigia. E così, dopo
panorama, prima dolcemente prima-
fino a Siusi, per incamminarci lungo
simpatici ricordi e infiniti saluti, ri-
verile, diventa gelidamente invernale.
un piacevole sentiero e raggiungere
torniamo allo Zallinger .
Lo spettacolo è di quelli che lasciano
in poco più di due ore i laghetti di
Domenica 3 giugno. Diversamente
a bocca aperta; la coltre bianca ha
Fiè, attraverso profumati boschi di
da ieri, oggi dobbiamo fare i conti
ormai raggiunto diversi centimetri di
larici. Approfittiamo della cucina ti-
altezza, e la nevicata non accenna a
pica di un ristorantino in riva al lago
diminuire; solo nel pomeriggio riu-
per chiudere in bellezza questi cin-
sciamo a fare un giro nei dintorni del
que fantastici giorni di escursioni e
rifugio.
allegra compagnia.
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Partita Iva 00210750139 - Capitale sociale 300.000 i.v. REA Lecco N° 69916 - Reg. Imp. Lecco N° 00210750139
IN ATTESA DI RISCIOLINARE
Raduno al San Martino del Gruppo Sci di Fondo Escursionismo Relazione del presidente Stefano Vimercati
O
ggi, sabato 26 maggio 2012, scarponcini ai piedi invece degli sci, siamo saliti al San Martino nel segno di una tradizione ormai consolidata, per riunirci al Rifugio Piazza, ospiti del Gruppo Alpini Medale, nel consueto incontro conviviale. Questo incontro, voluto dai fondatori del Gruppo Sci di fondo CAI Lecco, si è sempre svolto alla fine di maggio in un clima di amicizia e cordialità che offre ai partecipanti l’opportunità di ragionare e confrontarsi discutendo sull’attività svolta, sui luoghi, i percorsi, gli aspetti tecnici e quant’altro inerente la pratica dello sci di fondo. Anche quest’anno quassù siamo in tanti, giovani e meno giovani. Tutti abbiamo sentito il richiamo di questo monte e il desiderio di ritrovarci per condividere la gioia della vita che rinasce nei prati in fiore preparando la gioiosa ricchezza della stagione estiva. Questo è un giorno di festa che ci sprona a proseguire e ci fa scordare ogni fatica tesa a raggiungere il miglior risultato. Passiamo ora ad alcuni cenni riepilogativi della stagione trascorsa, inverno 2011-2012.
Lezioni tecniche e teoriche in sede Si sono svolte regolarmente, il giovedì sera, per cinque settimane, con diverse tematiche di particolare interesse. Purtroppo la partecipazione è stata molto scarsa; sono mancati soprattutto gli iscritti che avrebbero dovuto essere più interessati, ovvero principianti e inesperti. Uscite a secco Nelle sei mattinate domenicali, alternando piano lago e altipiani in montagna, la partecipazione è stata discreta. La ginnastica presciistica e il cammino a passo relativamente veloce preparano efficacemente la nostra muscolatura per la sta-
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Sci di Fondo
gione di sci. Di questo dobbiamo essere tutti convinti. Attività di addestramento sulla neve Svolta dalla Scuola sci di fondo escursionismo del CAI Lecco, con tre istruttori ISFE e tre istruttori sezionali. Abbiamo avuto 47 allievi, di cui 12 principianti e 35 in perfezionamento. Le uscite sulla neve, prevalentemente in Engadina di domenica, sono state sei, più una di due giorni in Trentino al Centro del fondo di Lavazzè e Millegrobbe. Buono il risultato ottenuto con la “maratonina” di 25 km durante l’uscita finale del 10 marzo. Complimenti particolari a Marco Paleari e Gianni Zappaterra, che domenica 11 marzo hanno preso parte alla Engadin Skimarathon, percorso di 42 km, partendo da Maloja e tagliando felicemente il traguardo a Zuoz-S-chanf. A Marco Bianchi, direttore della scuola e dei corsi, e a tutto il corpo istruttori il più vivo ringraziamento. Attività amatoriale Svolta dalla Scuola sci di fondo del CAI Lecco. Abbiamo avuto 47 partecipanti, suddivisi in tre sottogruppi: Rossi, Gialli, Azzurri, con accompagnatori sezionali: Domenico, Daniele e Giacomo, che ringrazio. Otto sono state le uscite sulla neve, di sabato, in Engadina e nelle vallate laterali. Buono il risultato ottenuto nell’uscita finale, con la maratona a partenze scaglionate per chilometraggi diversi: km 15, 30 e 40. Gara sociale “Coppa Gianni Brocca” La gara, a tecnica classica e a coppie m/f, si è svolta sul percorso di 10 km Surlej-Sils-Surlej. Abbiamo avuto 12 coppie di allievi scuola e 16 coppie di amatori, ben determinate ma soprattutto disposte al reciproco aiuto. Il tempo migliore (55’ 49”) è stato ottenuto dalla coppia di allievi Campagna e Bodini. Tre giorni di fondo in Alto Adige Ottimo l’albergo di Sciaves (Bressanone) che, a fine gennaio, ha offerto agli 83 partecipanti un confortevole soggiorno. Abbiamo sciato al Centro del Fondo a Riva di Tures, al Centro del Fondo di Alta Badia e al Centro sportivo di Vipiteno in
L'energia solare accessibile
Val di Vizze, in giornate splendide con neve perfetta e temperature ideali. Pensiamo per il prossimo anno di tornare in Alto Adige per visitare altre località non ancora frequentate. Gestione economica Sotto l’aspetto economico, l’attività 2012 chiude con un bilancio positivo, anche se abbiamo dovuto far fronte a un ulteriore aumento dei costi di accesso alle piste in Engadina e a un piccolo calo di presenze in entrambe le attività. Non è comunque venuta meno la solidarietà per - Amici di Lorenzo, ambulatorio di Askole - La Nostra Famiglia “OVC nessuno escluso” - Ambulatori e scuole per i bambini in Equador. Per le molteplici attività della “famiglia CAI”, di cui noi siamo parte integrante, abbiamo versato alla sezione un contributo di € 500. Tutte le attività sono state coordinate dal sottoscritto con la collaborazione del direttivo del gruppo. Stagione 2012-2013 Sarà la stagione del trentesimo anno di attività, un traguardo che testimonia la bontà di quanto vi abbiamo proposto e quindi svolto con tanta umiltà e determinazione. La partecipazione numerosa di voi tutti e di coloro che vi hanno preceduto è stata la molla che ci ha sostenuto e ci ha spronato ad andare avanti, di anno in anno, superando momenti di difficoltà che certamente non sono mancati. Lasciamo al direttivo del gruppo, che si riunirà a settembre, la definizione degli incarichi per il prossimo triennio e la programmazione delle attività da proporre per la stagione entrante. Ringrazio gli amici del Gruppo Alpini Medale, che ci ospitano oggi, e in particolare l’amico Giorgio. Un grazie a tutti voi che siete intervenuti, con l’augurio di una buona e rigenerante stagione estiva.
INTI s.r.l. Via Nazionale 145 23821 Abbadia Lariana - LC Tel: 0341 701921 Fax: 0341 469804 www.intienergia.it E-mail: info@intienergia.it
DUE CORDATE, UNA PARETE
1962-2012, a cinquant’anni dalla prima italiana alla Nord dell’Eiger
S
abato 6 ottobre una sera-
precisa contestualizzazione nel mondo
cordata tedesca: ancora una volta l’im-
ta organizzata presso il teatro
alpinistico del momento.
presa era finita in tragedia, e la parete
comunale di Mandello dal CAI
Il contenuto della serata può es-
e la montagna simbolo dell’alpinismo
Grigne ha rievocato l’impresa che nell’a-
sere reso in modo efficace pren-
sembravano destinate a restare preclu-
gosto del 1962 portò in vetta all’Eiger,
dendo a prestito queste poche ri-
se agli italiani. Ma nell’agosto del 1962
per la terribile parete Nord, sei alpinisti
ghe che fanno da
presentazione al
due cordate di forti alpinisti, Aste, Soli-
italiani fra cui il mandellese Pierlorenzo
libro, stampate sulla sovracopertina:
na e Acquistapace da una parte, Pere-
Acquistapace (Canela), alla cui memo-
“Nel 1962, a ventiquattro anni dalla ce-
go, Mellano e Airoldi dall’altra, determi-
ria è stata dedicata l’iniziativa.
lebratissima prima salita compiuta da
nate ad arrivare in vetta, si incontrano
Presente Giovanni Capra, autore di
Harrer, Heckmair, Kasparek e Vorg, nes-
sotto il Secondo Nevaio e decidono
Due cordate per una parete (2006,
sun italiano era ancora arrivato in vetta
di continuare insieme. La progressione
Casa Editrice Corbaccio, Varese), il li-
all’Eiger dalla Parete Nord, la terribile
diviene più lenta ma continua e, nono-
bro che racconta questa storia emo-
Norwand. Ci avevano provato i vicen-
stante le scariche e il maltempo, tutti e
zionante ben oltre la cronaca, con
tini Menti e Sandri nel 1938, restando
sei arrivano in cima senza un graffio e
attenzione agli aspetti umani e alla re-
vittime della parete; ci avevano provato
scendono a valle vittoriosi.”
altà sociale dei protagonisti, e con una
nel 1957 Corti e Longhi, insieme a una
Montagne L’Epica e L’Incanto nell’opera di Luisa Rota Sperti
Il raduno ai Piani di Bobbio
D
omenica 24 giugno 2012 si
Andrea Spreafico.
more per la montagna, si riconosco-
è svolto ai piani di Bobbio il
I partecipanti (400-500, di tutte le
no in un’associazione e, non avendo
In collaborazione con
secondo raduno annuale vo-
età), hanno avuto l’opportunità di am-
normalmente molte opportunità di
luto dal CAI Lecco come momento di
mirare la bellezza e la funzionalità della
vedersi, colgono l’occasione per con-
incontro fra soci della sezione e delle
Lecco, rimessa a nuovo dopo il com-
frontarsi e scambiare qualche idea.
sottosezioni, amici e simpatizzanti.
pletamento dei lavori di ristrutturazio-
Comune di Mandello del Lario CAI Grigne di Mandello del Lario Les Cultures-Progetto Iride (Rongio) Libreria Mondolibri di Lecco Fondazione Ercole Carcano (Mandello)
La formula è stata sostanzialmen-
ne. Nonostante il cielo grigio, hanno
te quella sperimentata l’anno scorso:
goduto di una giornata all’aperto in
salita al rifugio Lecco da Barzio o da
uno scenario di
Artavaggio, a piedi o in funivia; dispo-
montagne spe-
nibilità dei gruppi sezionali a guidare la
ciali e con il va-
salita a piedi su itinerari differenti; of-
lore aggiunto di
ferta di attività alpinistica guidata per
una
i partecipanti più dinamici; messa da
particolare: non,
campo; alla fine, pranzo per tutti pre-
o non solo,
parato e servito con la abituale cura e
amici con i qua-
abbondanza dai gestori.
li
Volontari del CAI Lecco, molti dei
compagnia gli
condividono
abitualmente
il
quali del gruppo GEO, hanno gestito
tempo
la parte organizzativa, coordinati da
non occasiona-
libero,
li compagni di
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Appuntamenti
escursione,
ma
persone che, accomunate dall’a-
10 novembre - 2 dicembre 2012
Sedi Espositive: Lecco
Mandello del Lario CAI Grigne (Via Riva dell’Ospizio)
Sasso Cavallo: bozzetti e libretti con fotografie di Alberto Locatelli Inaugurazione sabato 10 novembre ore 21 con Carlo Caccia: Conversazioni Alpine Orari: martedì e venerdì ore 20.30-23
Torre Viscontea (Piazza XX Settembre)
Fondazione Carcano (Via Statale 7)
Inaugurazione sabato 10 novembre ore 18 con la partecipazione di Roberto Mantovani e Alberto Benini Orari: da martedì a venerdì ore 15-19 Sabato e domenica ore 10.30-12.30 15-19 Lunedì chiuso
Le fotografie delle “creature” sono di Marina Gallandra Inaugurazione domenica 11 novembre ore 16 con rinfresco equosolidale Orari: da martedì a sabato ore 15.30-18.30 Domenica 10-12 15.30-18.30
I cicli pittorici - Le illustrazioni - I video
Percorso nelle leggende con tavole e installazioni
RECENSIONI IN SVIZZERA FRA PARETI E FALESIE di Mario Giacherio
Le montagne prima di essere salite vanno immaginate, sognate, e ci sono diversi modi per farlo: una storia, una foto, oppure anche solamente una nota insignificante può accendere l’entusiasmo. Tante volte siamo stati colpiti da un’immagine e ci siamo detti che quella via avremmo voluto salirla; una guida d’arrampicata può essere l’inizio di un’avventura, di una storia, e siamo sicuri che è stato così anche per Matteo, tante e tante volte. Ora Matteo ha deciso di mettersi, solo per un po’, dall’altra parte e cercare di ispirare qualcuno con le sue parole, le sue storie e le sue testimonianze. Chi meglio di Matteo Della Bordella poteva raccogliere il testimone lasciato da Aristide Quaglia e Fulvia Mangili, autori della prima edizione di Arrampicare in Svizzera? Pubblicata nel 2004 ed esaurita da diversi anni, questa guida raccoglie una selezione di itinerari di arrampicata di tutte le difficoltà, dal facile all’estremo, sulle pareti più importanti della Svizzera e alcune proposte di belle falesie, mete a sé stanti o compendio alle vie lunghe. L’esperienza personale dell’autore, che ha ripetuto numerosi degli itinerari riportati, unita al costante confronto con amici e alpinisti locali, ha permesso di avere informazioni aggiornate e precise sulle aree prese in considerazione. Una parte importante del lavoro riguarda le pareti del Wenden e del Rätikon, terreni d’azione preferiti dall’autore, che in questa guida (e per la prima volta in Italia) ha voluto descrivere itinerari finora sconosciuti e di grande bellezza, ponendo questa raccolta all’avanguardia come completezza e precisione. Anche qui come in altre guide recenti si è dato spazio a persone e storie. Alcuni tra i protagonisti principali dell’area, oppure dei semplici amici e compagni di scalate, sono stati intervistati e hanno raccontato la loro passione per il territorio preso in esame.
Stampa “on demand” per i volumi dedicati agli esploratori delle Grigne di Alberto Benini
Giancarlo Mauri ha deciso di pubblicare in proprio, stante la stagnazione del mercato editoriale, il frutto delle sue lunghe e ostinate ricerche dando vita ad una collana dedicata a “Scienziati e letterati esploratori del gruppo delle Grigne”. I titoli già disponibili sono due, stampati su carta “uso mano” in formato 17x24, rilegati in brossura con copertina morbida e composto ciascuno di circa 180 pagine, contenenti parecchie riproduzioni di manoscritti e disegni originali. Il primo si intitola Il mappello questo sconosciuto: Leonardo da Vinci (1452-1519), il secondo porta il petrarchesco titolo di S’io fossi stato fermo alla spelunca: Niccolò Stenone (1638-1686). Il tutto nasce da alcuni quesiti che l’autore si è posto: perché, nel XVI e nel XVIII secolo, due scienziati all’apice della loro fama avevano salito i ripidi pendii delle Grigne? Perché Niccolò Stenone si era sobbarcato un viaggio di 600 chilometri per visitare di persona la Ghiacciaia di Moncodeno? Le risposte fornite dal Cermenati non apparivano convincenti e così Mauri ha scoperto che Stenone aveva anche disegnato la Ghiacciaia, un dettaglio (niente affatto secondario) ignorato fino a che il medesimo Mauri l’aveva anticipato sulle pagine di “Vertice”. E poi la seconda questione: ma davvero Leonardo è salito pure lui alla succitata Ghiacciaia? Dove l’ha scritto? Per rispondere a queste domande Mauri ha frugato con ostinazione e sagacia in molti archivi, in Italia e all’estero, portandosi a casa le riproduzioni di oltre 1300 documenti, oltre a parecchi libri reperiti dai librai antiquari. Un apporto fondamentale è derivato dal materiale servito per istruire il processo di beatificazione di Stenone, proclamato patrono degli scienziati da Giovanni Paolo II nel 1988. Ogni volume contiene una grande messe di documenti inediti o rari, in trascrizione “diplomatica”, e una serie di “Apparati” che servono ad inquadrare il clima scientifico e umano dei tempi. L’autore sta già lavorando a nuove ricerche dedicate a Domenico Vandelli, Lazzaro Spallanzani, Giovanni Gavazzi, Paride Cattaneo Della Torre e al … lariosauro. I due primi titoli possono essere richiesti direttamente all’autore (gcmauri@gmail.com)
Giancarlo Mauri IL MAPPELLO QUESTO SCONOSCIUTO: LEONARDO DA VINCI (1452-1519) S’IO FOSSI STATO FERMO ALLA SPELUNCA: NICCOLO’ STENONE (1638-1686) Stampati in proprio
Matteo Della Bordella ARRAMPICARE IN SVIZZERA: VIE E FALESIE SCELTE Editore Versante Sud, Milano 2012
LA PRIMA GUIDA DELLE OROBIE di Adriana Baruffini
Edito nel 1888 congiuntamente dalle sezioni di Milano e Bergamo del Club Alpino Italiano, questo piccolo manuale, ristampa dell’edizione originale del 1877, ha il merito indiscusso di essere la prima opera pubblicata su questo argomento. Attraverso descrizioni sintetiche ma accurate dei percorsi e delle località, la guida conduce l’escursionista attraverso le valli bergamasche e il versante settentrionale delle Orobie, con riferimenti alla storia, all’arte, agli aspetti naturalistici. La impreziosiscono una carta topografica e un panorama delle cime preso dal Corno Stella, opera del pittore E.F. Bossoli. La prefazione è di Antonio Stoppani, “quattro paroline al lettore”, in realtà un piccolo saggio, una vera e propria lezione magistrale permeata dalla passione e dalla curiosità scientifica che connotano il rapporto dell’autore con il mondo della montagna, con le nostre montagne in modo particolare: “…le nostre Prealpi; sono le cime ineguali che fanno così bella mostra di sé e in cui si spazia cupido lo sguardo…quando l’afa della città ci invita, con ansia morbosa, a respirare dove si respira. Belle a vedersi da lontano, sono più belle a percorrersi; né v’ha (non dubito asserirlo) porzione del gran rilievo delle Alpi, che presenti riunite tante bellezze di paesaggio, tante ricchezze per la scienza”. Di questo libro la sezione di Lecco del Cai ha curato una ristampa anastatica che riproduce fedelmente l’originale anche nell’impaginazione e nella rilegatura, con l’intenzione di rendere omaggio alla figura del suo fondatore e primo presidente Antonio Stoppani, geologo, naturalista, letterato e alpinista. L’opera è disponibile in un numero limitato di copie presso la sede del Cai di Lecco. GUIDA-ITINERARIO ALLE PREALPI BERGAMASCHE COMPRESI I PASSI ALLA VALTELLINA con prefazione del Prof. Antonio Stoppani pubblicata per cura delle sezioni di Bergamo e di Milano del Club alpino Italiano Milano, Ulrico Hoepli, 1888 Ristampa anastatica a cura del C.A.I. sezione di Lecco
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Recensioni
STILE ALPINO Spirito ed Avventura nell’Alpinismo La rivista del gruppo Ragni della Grignetta
E’ in edicola l’ultimo numero di Stile Alpino, la rivista dei Ragni di Lecco. Ancora grandi alpinisti e straordinarie avventure in tutte le parti del mondo L’abbonamento a Stile Alpino (4 numeri) può essere effettuato con un versamento di 17 euro (spese di spedizione incluse) sul c/c postale n° 46317251 intestato a A.G.Bellavite srl oppure con un bonifico a Banca del credito valtellinese IBAN IT 09 S 05216 51550 0000000040 30
INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA
LUTTI Luigi Ravasi, socio del CAI Lecco dal 1976
AGEVOLAZIONI E BENEFICI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360°” e la rivista quadrimestrale sezionale “CAI Lecco 1874”
Riportiamo qui di seguito le quote sociali per il 2013. L’Assemblea Generale dei Delegati tenutasi a Porretta Terme lo scorso maggio ha deliberato, su proposta del Comitato Centrale, le quote associative per il 2013 mantenendole invariate rispetto al 2012. Nella riunione del 11 giugno scorso anche il Consiglio Direttivo della nostra Sezione ha ritenuto di non apportare nessuna modifica.
Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relati-
utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede.
Socio Ordinario € 43,00 Socio Familiare € 23,00 Socio Giovane* € 16,00 Socio Vitalizio € 20,00 Tessera per i nuovi Soci € 5,00 Duplicato Tessera € 2,00
Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del
Variazione Anagrafica
vo al 2012, potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale,
€
1,00
Enrico Rocchi, iscritto dal 1978, uno dei primi ad aderire al gruppo GEO di cui ha sempre seguito le attività. Alessandro Spreafico, socio CAI dal 2011, appassionato di alpinismo e scialpinismo, scomparso improvvisamente a soli 34 anni. Elio Mauri, iscritto dal 1983, ha sostenuto a lungo le attività di Alpinismo Giovanile, mettendo a disposizione dei ragazzi la sua preparazione e la sua lunga esperienza di insegnante di educazione fisica. Giorgio Pisati, socio CAI dal 2009, ha seguito con passione le attività sezionali come escursionista e sciatore di fondo. Responsabile della struttura di Medicina del Lavoro dell’ospedale di Lecco, si è dedicato negli ultimi anni allo studio dei rischi vascolari e neurologici derivanti dalla sospensione attiva nel lavoro in fune con imbrago, utilizzando come modello l’attività alpinistica. Gli ultimi risultati delle sue ricerche sono stati illustrati nel convegno “Lavoro e montagna. Insieme per l’alta sicurezza”, svoltosi a Lecco il 5 ottobre 2012. Ai famigliari degli scomparsi, la partecipazione affettuosa di tutta la sezione. E’ inoltre scomparsa la Sig Bambina “Bimba” Locatelli, appartenente alla famiglia che da anni gestisce il rifugio Marchett ai piani d’Erna. Con tutta la sezione di Lecco del CAI partecipa al lutto il Gruppo di Alpinismo Giovanile, che ha trovato in Marco Locatelli, fratello della defunta, un valido sostegno per l’iniziativa del sentiero didattico in località Grassi.
CAI.
IL RINNOVO PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 (escluso 6 aprile 2012 – Venerdì Santo) Direttamente a mezzo: a) Vaglia postale. b) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. c) BANCA POPOLARE DI LECCO, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT74I0310422901000000024150. d) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06.
CALENDARIO CHIUSURA SEDE Venerdì 2 novembre 2012 (Commemorazione defunti) Da sabato 22 dicembre 2012 a lunedì 7 gennaio 2013 per le vacanze natalizie
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Informazioni
*Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.
RICORDIAMO DUE FACILITAZIONI PER IL RINNOVO - La segreteria, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, sarà aperta anche sabato dalle ore 15:00 alle 17:00 a partire da sabato 12 gennaio 2013. L’affollamento in genere è inferiore rispetto al martedì e al venerdì sera. - Il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera. Riportiamo per opportuna conoscenza l’art. 9 dello Statuto Sezionale: “L’appartenenza del socio all’associazione si intende tacitamente rinnovata di anno in anno, qualora il socio non faccia pervenire al Consiglio Direttivo, almeno tre mesi prima della fine dell’anno solare, le proprie dimissioni per iscritto. Le dimissioni hanno effetto dall’inizio dell’anno successivo” Invitiamo i soci che volessero dare le proprie dimissioni ad attenersi a quanto sopra esposto.
CONVENZIONI PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD te. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto di 5 Euro sul costo della tessera 10 ingressi adulto. Sconto di 20 Euro sull’acquisto dell’abbonamento annuale adulto. STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 333-7291740; 333-4317764; Internet: www.studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici. TAURUS – sport, calzature, pelletteria Erba Viale Prealpi 20 (Statale Como-Lecco) tel. 031-610540, Lecco Viale Brodolini (Bione-Rivabella) tel. 0341.420808, Carate B.za via Toti ang.via Borsieri tel. 0362-905333 E-mail Info@taurussport.com, Internet: www.taurussport.com Sconto del 10% ad esclusione dei prodotti Geox, Lacoste, Birkenstock , Fred Perry e sugli articoli già scontati o in promozione. GIOIELLERIA LOSA QUINTO & C. Via Carlo Cattaneo 26 23900 Lecco, tel. 0341-365186 Sconto del 15% su orologi, argenteria, oreficeria e gioielleria. Lo sconto non è effettuabile su riparazioni di orologi, gioielli, infilatura collane. RISTORANTE TETTO BRIANZOLO 23888 Perego Fraz. Lissolo (LC), tel. 039-5310002; 039-5310505 E-mail tettobrianzolo@tettobrianzolo.it, Internet: www.tettobrianzolo.it Sconto 5% sui menù a tema, sconto 10% su tutti i menù alla carta, escluso S. Natale, Capodanno, S. Valentino, Pasqua e Ferragosto. ADDA SOCCORSO - Società cooperativa sociale O.N.L.U.S Sede operativa: Via Como, 41 - 23883 Brivio (LC) - Tel. 039 5320817 - Cell. +39 338 8139504 www.addasoccorso.it | e-mail: info@addasoccorso.it Servizi ambulanze: trasporto della persona allettata da e per strutture sanitarie, dimissioni opedaliere diurne, notturne e festivi. Assistenze domiciliari varie. Trasporto per località diverse. Emergenza/urgenza sanitaria. Sconto del 10% sulle tariffe applicate.
Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci dell e sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.
Informazioni
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