Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO
2/2013
CAI LECCO 1874
Notiziario del Club Alpino Italiano Sezione di Lecco "Riccardo Cassin" Editoriale
Sentieri e Parole
“SEMPLICEMENTE RADUNO SOGNANDO IL POLO SUD In tanti ai Piani di Bobbio, ognuno coi propri ricordi nello zaino
Come è nata ed è stata realizzata la prima spedizione italiana in Antartide
Alpinismo e Arrampicata
Escursionismo
ULI BIAHO
EMOZIONI D’ALTA QUOTA
Successi e ombre di un’avventura in Karakorum
La gita alla Piramide Vincent (4215 m) sul massiccio del Rosa
IN QUESTO NUMERO EDITORIALE
4
SENTIERI E PAROLE
8 11 14 16 19 24 26 28
CATTANEO
SOGNANDO IL POLO SUD Come è nata ed è stata realizzata la prima spedizione italiana in Antartide di Egidio Bona UNA VITA INTENSA Renato Cèpparo fu giornalista, alpinista, esploratore, imprenditore, regista e produttore di Roberto Cèpparo SUL CENGALO Dall’incidente del luglio ’59 una lezione sulla sicurezza di Dino Piazza IL LANTERNINO Soccorso al lume di candela sotto lo spigolo del Fungo di Gigi Alippi IL CIAPIN Cinque anni fa moriva Daniele Chiappa, l’alpinista con la solidarietà nello zaino di Barbara Garavaglia INSOLITE NOTE Il “Coro Alpino Orobica” a Lecco dopo trent’anni di Sergio Poli FARFALLE DELLE NOSTRE MONTAGNE Sorpresa di un’escursione sul Due Mani di Annibale Rota UN’ADOZIONE DIFFICILE L’incontro di un modesto scarpinatore con un maestoso cane bianco di Aldo Travagliati
ALPINISMO GIOVANILE
30 36
SEMPLICEMENTE RADUNO In tanti ai Piani di Bobbio, ognuno coi propri ricordi nello zaino di Emilio Aldeghi, presidente CAI Lecco
AVVENTURA DIETRO CASA Su e giù per le Orobie con l’Alpinismo giovanile
di Alessia Losa UNA VITA PER IL CAI Giordano Dell’Oro, dal Soccorso alpino all’Alpinismo giovanile di Carlo Primerano
ALPINISMO e ARRAMPICATA
38 44
50 54 56 58
60 62
Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: Cattaneo Paolo Grafiche srl, Annone Brianza, via Ai pascoli 1 Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 25/10/2013
EMOZIONI D’ALTA QUOTA La gita alla Piramide Vincent (4215 m) sul massiccio del Rosa di Elisa Nogara e Manuela Invernizzi E SIAM PARTITI Alpinisti in erba, al via l’avventura del Family CAI di Andrea Spreafico ANDARE PEDALANDO Costituito nell’ambito della sezione il gruppo di mountain bike di Matteo Riva CON BACCO E ARIANNA In montagna sulle isole della Grecia, salita al monte Zas di Luigi Colombo
SCI DI FONDO
TRENT’ANNI DI FONDO Festeggiato lo scorso aprile l’anniversario del sodalizio di Stefano Vimercati SESSANTA KM IN SETTE ORE Da Maloja a Zernez, l’impresa di sei temerari una settimana dopo la Ski Marathon di Marco Paleari
APPUNTAMENTI
64 66 70
N° 2/2013
ESCURSIONISMO
ULI BIAHO Successi e ombre di un’avventura in Karakorum di Matteo Della Bordella TERRA COLORATA Dal Pequeno Alpamayo all’ Illimani, un’esperienza tra montagne e gente della Bolivia di Sara Pozzetti
Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano
SULLE TRACCE DI ANTONIO STOPPANI Percorsi fra montagna scienza ed arte in Lombardia e Canton Ticino di Adriana Baruffini
RECENSIONI
INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA
Matteo Della Bordella apre il nono tiro della via sulla Torre di Uli Biaho Foto S. Schupbach
SEMPLICEMENTE RADUNO
In tanti ai Piani di Bobbio, ognuno coi propri ricordi nello zaino
Foto di Angelo Faccinetto e Emilio Aldeghi
forse infantili ma vere, spontanee e tanto
recchio all’attenzione del colloquio con gli
Mirella Tenderini, Les Montagnes du lac
ndare in montagna. Una semplice
lontane dalle suggestioni plastificate dei
altri e lo sguardo sullo splendido scenario
de Côme, con le figure mitiche del nostro
frase ripetuta chissà quante volte
mass media.
della conca dei Campelli.
alpinismo.
di Emilio Aldeghi*
A
da chissà quante persone. Die-
Per il raduno del CAI Lecco abbiamo
Come spesso ci ricorda l’amico Dino
Eravamo in tanti ai Piani di Bobbio, di
tro queste poche parole c’è un mondo:
voluto cercare la semplicità: una bella
Piazza, abbiamo voluto riportare al cen-
tutte le età; chissà, forse ognuno avrà
escursioni, scalate, trekking, corse lungo
passeggiata per chi ha raggiunto a piedi i
tro quel saluto “ciao” che è sinonimo di
messo nello zaino un pezzetto dei suoi
i sentieri, giri in mountain bike, imprese
Piani di Bobbio da Moggio, per gli altri una
steccati che s’infrangono. Di fronte alla
ricordi o di momenti felici, poi giù verso
epiche sulle cime più alte del mondo. Per
riposante salita in funivia e pochi passi
montagna nessuno è più grande di un
la nostra città racchiusa da queste ma-
ognuno il proprio modo di vivere la mon-
fino al rifugio Lecco; giochi di arrampica-
altro, e la passione per quest’ambiente
gnifiche torri. Il giorno dopo parlando con
tagna, un rapporto personale, dal semplice
ta per bambini e ragazzi sotto lo sguardo
e per la sua cultura è un denominatore
gli amici per valutare la riuscita di que-
relax alla ricerca del proprio limite, dalla
attento degli amici del gruppo Ragni, lo
comune indipendente dalle aspirazioni e
sto incontro che sta diventando un punto
passione per la conoscenza degli ambienti
stare insieme in amicizia approfittando
dalle capacità dei singoli. Il raduno è stato
fisso nella programmazione delle attività
alpini alla contemplazione del paesaggio.
dell’abilità culinaria di Andrea e della ve-
perciò un semplice stare insieme goden-
sezionali ho avuto una certezza: la nostra
La vista di un capriolo o l’insieme colora-
locità del servizio dell’Eugenia, entrambi
do la bellezza dei panorami: lo Zuccone
sezione non poteva aspirare ad una gior-
to dei fiori sa ancora suscitare emozioni
sempre pronti con un sorriso anche nei
Campelli, la Grigna, il Resegone, il Pizzo dei
nata migliore.
momenti più stressanti dell’ora di pranzo.
Tre Signori. Sono le cime e i luoghi che
La proposta aveva lo scopo di far dimen-
l’amico Jean-Philippe Guigou, manager
ticare per un giorno cellulare, connessioni
della casa editrice francese Filigranowa,
wireless, smartphone e quanto la tecno-
presente al raduno, ha voluto divulgare in
logia riesce ad offrire, per spostare l’o-
Francia pubblicando un bel libro scritto da
4
Editoriale
Editoriale
*Presidente CAI Lecco
5
L’energia che ti serve. Dalla sua costituzione, nel 2003, ACEL Service è il più importante fornitore di gas naturale in tutta la provincia di Lecco. Alla vendita di gas, ACEL Service ha recentemente affiancato la fornitura di energia elettrica ai comuni, alle aziende private e pubbliche e ai possessori di partita IVA. La sua attenta politica ai costi e la sua spiccata attenzione al servizio delle differenti tipologie di clienti, fanno di ACEL Service il tuo fornitore ideale per tutta l’energia che ti serve. Via Amendola, 4 23900 LECCO Tel. 0341 228611 Fax 0341 353293
NUOVA SEDE Via F.lli Calvi, 1 23801 CALOLZIOCORTE Fax 0341 228673
Via Cerri, 51 23807 MERATE Fax 0341 228667
Via Marconi, 16 23848 OGGIONO Fax 0341 228663
Società del gruppo Lario reti holding info@acelservice.it www.acelservice.it
SOGNANDO IL POLO SUD
Come è nata ed è stata realizzata la prima spedizione italiana in Antartide
L
a recente mostra realizzata
una spedizione italiana.
presente con una base, unico fra i pa-
Flavio Barbiero, ingegnere e ufficiale
mo raid di 240 chilometri con sci di
molteplici:
dall’ACAL (Associazione Cul-
All’inizio degli anni settanta Renato
esi più progrediti, si pose il problema
di Marina, in cui lo stesso esponeva
fondo, da lui organizzato in Finlandia;
Promuovere e favorire il più veloce-
turale Alpinistica Lecchese) a
Cèpparo, da sempre appassionato ai
di come sopperire a quella carenza,
una teoria sulle glaciazioni, secondo la
e dopo un incontro a Milano con Bar-
mente possibile l’adesione dell’Italia al
Lecco presso il palazzo delle Paure,
temi esplorativi, cominciò ad interes-
in modo da permettere a ricercatori
quale tra i 40mila e i 12mila anni fa,
biero, Renato Cepparo prese la deci-
Trattato Internazionale dell’Antartide.
nell’ambito di Monti Sorgenti 2013, è
sarsi alla storia dell’Antartide, attratto
e scienziati italiani di svolgere con-
uno spaventoso cataclisma terrestre
sione di organizzare una spedizione in
Sperimentare uomini e mezzi per
stata l’occasione per ricordare un’im-
dalle teorie sul lontano passato del
tinuativamente importanti attività sul
mise fine alla presenza dell’uomo in
Antartide nel 1975/76, il cui investi-
condurre ulteriori spedizioni nazionali
portante pagina della storia esplorativa
continente bianco. Al tempo stesso,
campo.
Antartide.
mento sarebbe stato a suo carico.
anche in collaborazione con l’Argen-
ed alpinistica dell’Antartide da parte di
rilevando che l’Italia non era ancora
Tra gli altri aveva letto un libro di
Nel marzo 1974, al termine del pri-
Gli scopi della spedizione erano
tina.
Panoramica di icebergs (foto Fabio Baio)
di Egidio Bona
lasciando il campo base in perfetto
Al tempo stesso l’Argentina, senza
L’assoluta inerzia del governo ita-
ordine con viveri, materiali e carbu-
dar seguito all’assurda proposta ita-
liano che nulla fece per sostenere le
rante che avrebbero consentito age-
liana di donazione, si attivò in tempi
batté
“politi-
dovette, a malincuore, abbando-
Svolgere un programma di ricer-
ragioni della spedizione, per altro di
volmente una ulteriore permanenza di
brevissimi per smantellare la base ita-
co” del progetto che il CNR rese
nare l’idea di ritornare in Antar-
che scientifiche di carattere geolo-
interesse pubblico, né si interessò per
uomini per alcuni mesi) furono portati
liana portando via tutto e lasciando in
pubblico come “La prima spedi-
tide.
gico, glaciologico e idrografico per
contrastare la posizione del governo
a termine con successo e un bilancio
loco il solo muretto perimetrale.
zione italiana in Antartide” con
Da allora, la ricerca italiana in
l’impostazione di futuri più importanti
argentino.
non indifferente: indagini geologiche e
Tuttavia, grazie alla pressante azione
un costo preventivato in 117
Antartide viene effettuata uni-
Le difficoltà per il noleggio, all’ulti-
glaciologiche, scoperta di una foresta
di Renato Cèpparo, il 2 gennaio 1981
miliardi di lire. L’allora ministro
camente con l’esclusivo impie-
mo momento, di una nuova nave per il
fossile, immersioni subacquee, caro-
il ministro degli Esteri, Emilio Colom-
Luigi Granelli, durante una con-
go di fondi pubblici, ed è sotto
Effettuare una campagna esplorativa
trasporto di uomini e 30 tonnellate di
taggi e raccolta di numerosi reper-
bo, comunicò ufficialmente l’adesione
ferenza stampa, all’interrogazio-
gli occhi di tutti il tipo di qualità
alpinistica con la conquista di alcune
materiale in sostituzione di una nave
ti animali e minerali per approfondite
dell’Italia al Trattato Antartico.
ne di un giornalista che chiedeva
con cui lo Stato italiano gestisce
cime inviolate.
argentina precedentemente contrat-
analisi da farsi in Italia e conquista di
Cèpparo, pensò quindi di orga-
la ragione per cui l’offerta gra-
il pubblico danaro. Ma questa è
tualizzata, ma bloccata poi dalle auto-
sette cime vergini.
nizzare una seconda spedizione
tuita di Cèpparo non veniva ac-
un’altra storia.
in Antartide, avendo ottenuto
cettata rispose che “queste cose
questa volta finanziamenti pri-
deve farle lo Stato: il privato non c’entra”.
Costruire strutture abitabili tutto l’anno quale primo nucleo di una futura base italiana permanente.
programmi coordinati dallo Scientific Committee of Antarctic Research.
Organizzare il tutto senza utilizzo di contributi pubblici e senza alcun fine speculativo e/o di lucro.
spedizione italiana.
rità di quel paese. Il non facile superamento di diffi-
Pubblico, privato
Occorre precisare tuttavia che la
coltà burocratiche doganali a Mon-
Ma anche il ritorno (che si concluse
vati per sette miliardi di lire, oltre
fase organizzativa non fu cosa facile;
tevideo che rischiarono di mettere a
comunque felicemente all’aeroporto
alla donazione di due prefabbri-
al contrario, essa venne avversata da
repentaglio il carico e la partenza per
di Roma il 27 febbraio 1976) fu av-
una lunga serie di problemi che, so-
l’Antartide del materiale.
versato da difficoltà sempre da parte
determinazione di Cèpparo, poterono
Finalmente il 15 gennaio 1976 la
giungere ad accettabile e definitiva ri-
nave della spedizione gettò l’anco-
Tuttavia, Cèpparo, il 4 ottobre di
soluzione.
ra nella Admiralty Bay, dell’Isola King
quello stesso anno, coerentemente
“Magari a nuoto e con lo zaino in
George, sulla Penisola Antartica. Dopo
con lo spirito che l’aveva spinto a or-
bocca, ma in Antartide ci andiamo” -
5 giorni di duro lavoro e grandi fati-
ganizzare la spedizione, donò la base
ebbe modo di affermare Cèpparo nel
che da parte di tutti i componenti la
Giacomo Bove al governo italiano per
corso del travagliato periodo prece-
spedizione, venne inaugurato il campo
auspicabili futuri utilizzi.
dente la partenza.
base dedicato alla memoria di Giaco-
Incredibilmente il Ministero degli
mo Bove in una zona battezzata Con-
Esteri, dopo aver accettato la dona-
ca Italia.
zione, espresse l’intenzione di dona-
I problemi In sintesi i problemi affrontati:
re a sua volta la base all’Argentina!
Il reperimento dei fondi necessari:
co e subacqueo (la spedizione ripartì
Lo sconcerto di Renato Cepparo fu
in mancanza di finanziamenti signi-
per il viaggio di ritorno il 12 febbraio,
enorme.
ficativi, Cèpparo decise di investire nella spedizione larga parte dei fondi ottenuti dalla vendita della sua società Record Film, noto stabilimento cinematografico. Un’assurda, immotivata presa di posizione del governo argentino che, in aperta violazione del Trattato Antartico, pose il veto all’effettuazione della
10
Sentieri e Parole
Elefanti Marini (foto Fabio Baio)
Nel corso del 1984, però, s’imnell’ingranaggio
ottennero mai alcuna risposta e
Cèpparo pose una serie di in-
Renato Cèpparo fu giornalista, alpinista, esploratore, imprenditore, regista e produttore
del governo italiano.
I programmi scientifico, alpinisti-
quietanti interrogativi che non
UNA VITA INTENSA
dell’Argentina e sempre con l’assenza
lamente grazie alla caparbietà e alla
cati modulari.
di Roberto Cèpparo
É
praticamente impossibile tracciare un breve profilo biografico di Renato Cèpparo data la
sua enorme poliedricità e l’incredibile attività che è riuscito a realizzare nel corso della sua vita. La nota che segue si limita ad una sintetica elencazione dei fatti più salienti. Nasce a Milano il 2 maggio 1916 da una famiglia di origine veneta ed inizia a lavorare come garzone subito al termine della scuola elementare cominciando già giovanissimo a praticare sport. Dal 1936 al 1946 presta servizio militare (prima alpino sul fronte francese, poi marinaio capo radiotelegrafista volontario sui sommergibili tascabili nel Mar Nero) finendo prigioniero in Romania e in Russia facendosi notare, pur nella tragicità degli eventi, per il suo spiccato ottimismo e senso dell’umorismo. Molto intraprendente, fa un po’ di tutto e diventa uno dei primi cronisti in Italia che vende
a giornali e riviste servizi fotografici completi. Dotato di una mente vulcanica e creativa, instancabile divoratore di libri, acquisisce una cultura di portata enciclopedica. Collabora con la RAI e con la Radio Svizzera Italiana e fonda diverse aziende nel campo cinematografico. Per diversi anni è curatore della cineteca del CAI alla quale ha anche donato molti dei suoi filmati. Nel 1972 inventa la famosissima Stramilano diventando il promotore del grande movimento popolare delle marce non competitive in Italia. Idea e realizza raids con gli sci di fondo nei
paesi scandinavi che divente-
ranno poi delle “classiche” del fondo internazionale. Tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976 finanzia e organizza personalmente quella che diventerà la prima (ed ultima) spedizione italiana
Renato Cèpparo
che donerà poi al governo italiano. Nel 1977 partecipa in qualità di cineoperatore alla vittoriosa spedizione alpinistica del CAI di Dolo (Ve) all’Annapurna III, funestata purtroppo dal tragico
scientifico-alpinistica in Antartide totalmente privata, cioè senza alcun utilizzo di fondi pubblici, costruendo una piccola ma attrezzatissima base fissa
Sentieri e Parole
11
incidente in cui perse la vita la guida valdostana Luigino Henry. Di cuore grande e generoso,
ha
aiutato moltissime persone che
in
genere non l’hanno ricambiato con la dovuta riconoscenza. Il suo motto era: “Considerate il
La vita è un trampolino Edizioni Cinehollywood
co una donna altrettanto unica, tanto
tenne, si presentava tutte le mattine in
minuta quanto forte e determinata,
Lavoratore instancabile, è andato in
ufficio armato di zaino e bastoncini da
che gli ha dedicato la vita: 59 anni di
ufficio fino all’ultimo anche quando,
sci per aiutarsi a camminare, e se cer-
matrimonio che suonano anacronistici
minato più nel fisico che nel mora-
cavamo di accompagnarlo a casa in
in un XXI secolo in cui separazioni e
le, era costretto a farlo appoggiandosi
divorzi sono “di moda”.
macchina si arrabbiava perché diceva:
penosamente a dei bastoncini da sci. Muore nella sua casa di Milano as-
una sequenza incredibile di iniziative
sistito dall’adorata moglie Maria il 7
e successi. Aveva un motto semplice,
ottobre 2007 e, quale cittadino be-
ma efficace: “Ciò che sanno fare gli
nemerito della Città di Milano, le sue
altri debbo saperlo fare anch’io”. Sulla
spoglie vengono tumulate nel Fame-
Era legato a Lecco e alle sue mon-
scia di questa massima, all’apparenza
dio del Cimitero Monumentale proprio
tagne che frequentava regolarmente
banale, è diventato giornalista, alpini-
sotto la grande sala dove riposa Ales-
avendo stretto amicizia con Riccardo
sta, esploratore, regista e produttore…
sandro Manzoni.
E’ diventato l’incarnazione stessa del
vostro prossimo superiore a voi stessi, ma mettetevi bene in mente che quanto sanno fare gli altri potreste saperlo fare anche voi”.
Cassin e la sua famiglia oltre che con
miracolo italiano.
Gigi Alippi, Benvenuto Laritti e Donato
Di seguito riportiamo un significati-
Quando all’inizio degli anni ’70, al
Erba (i tre Ragni della Grignetta che
vo e toccante ricordo del loro nonno
ritorno da un raid al Circolo Polare
volle con lui in Antartide).
che i nipoti Andrea, Luca ed Emanue-
Artico da lui organizzato, ha deciso
le hanno redatto subito dopo la sua
di organizzare, autofinanziandosi, la
morte.
prima spedizione italiana in Antartide,
Titolare di un gran numero di onorificenze nazionali e
internaziona-
li (che non ostentava per la grande modestia che lo contraddistingueva), ha realizzato innumerevoli e pregevoli filmati e documentari le cui copie sono gelosamente custodite a Milano presso la Ditta Cinehollywood Srl. da lui fondata ed ha scritto moltissimi articoli e racconti. Tra i suoi libri si possono citare:
Vette, marchese e conti Edizioni Lo Scarpone Pazienza e tabacco Edizioni Cappelli Missione segreta Mar Nero Edizioni Istituto Europa Storia della prima spedizione italiana in Antartide Edizioni F.lli Fabbri Miti e avventure in Antartide Edizioni Cinehollywood Fuori uno Edizioni Cinehollywood La verità sulla Sacra Sindone Edizioni Cinehollywood
“Vivere più di 30 anni a stret-
to contatto con i propri nonni è una cosa speciale. I nonni sono i nonni: da piccolo ti viziano, da adolescente ti sostengono (anche quando meriteresti una tirata di orecchie), e quando diventi “grande” sono semplicemente e magnificamente i tuoi nonni. E’ però solo quando ti lasciano che ti rendi conto della loro vera importanza e del vuoto che hanno lasciato. E questo è quello che è successo in questi giorni, nostro nonno è volato via, è lassù che si gode un meritatissimo riposo dopo 91 straordinari anni vissuti intensamente. Aveva un modo unico di vedere il mondo e di affrontare la vita, era una persona speciale, e non solo per noi. Renato Cepparo era un vulcano, un uomo che nel dopoguerra, dopo la prigionia in Russia, si è trovato unico figlio maschio di madre vedova, senza
12
un titolo di studio, senza un soldo ma
Sentieri e Parole
con tanti sogni e un’incredibile voglia di recuperare il tempo perso. Il destino ha voluto mettergli a fian-
“ce la posso fare”.
Da allora la vita di Renato è stata
in molti gli hanno dato del pazzo. Ma lui è andato avanti, determinato e fiducioso. L’estate antartica ’75/’76 ha visto il coronamento del suo sogno; in Antartide ci è andato e ci ha costruito una base permanente che ha poi regalato al governo italiano. Era così, un tipo impulsivo, e in modo impulsivo, ha fondato diverse aziende, tutte di successo, ideato e organizzato decine di imprese e manifestazioni e aiutato tante persone, diventando un riferimento per molti. La Stramilano è stata un’altra delle sue invenzioni… Lui aveva scoperto fin da giovane quanto fosse bello muoversi e fare sport e ha voluto coinvolgere chi conosceva. Prima con pochi amici, ha organizzato la MilanoProserpio, paesino di poche anime nel cuore della Brianza scoperto negli anni ’50, sbagliando strada, e dove ha stabilito la sua seconda casa. Poi nel 1972, ha ideato e organizzato la prima Stramilano… Il resto è storia meneghina. Il suo curriculum è ricco di iniziative, avventure e imprese. Leggendolo
La sua vena umoristica ci ha accompagnato fino all’ultimo momento. E’ difficile, ma stiamo
cercando di
colmare l’immenso vuoto che ha lasciato sorridendo, perché è così che lo ricordiamo, col sorriso. Ringraziamo Dio che ce l’ha La tomba di Renato Cèpparo tra quelle di altri noti personaggi al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano
si ha la sensazione di una vita tal-
in quello che faceva e andare avanti
mente ricca da sembrare quasi irreale.
anche quando sembrava impossibile
Ed effettivamente, vivendoci a stretto
farlo. Le difficoltà, in questo modo, di-
contatto, ogni tanto ci chiedevamo
ventano stimoli e il resto viene da sé.
come facesse a fare tutte quelle cose
Abbiamo imparato tanto da lui, dalla
avendo a disposizione “solo” 24 ore
sua voglia di fare e di coinvolgere gli
al giorno. Il suo segreto era credere
altri. Solo pochi mesi fa, già novan-
dato, ringraziamo lui per aver fatto fruttare così bene i tanti talenti che ha ricevuto e ringraziamo voi, che state leggendo, perché siete rimasti coinvolti come sarebbe piaciuto a lui ”. Nota: notizie, dati e fotografie del presente articolo sono stati ottenuti per gentile concessione della famiglia Cèpparo.
SUL CENGALO
Dall’incidente del luglio ’59 una lezione sulla sicurezza di Dino Piazza
M
i sveglio alle 4.30 del mattino. Sono al rifugio Giannetti, guardo verso il
fondo dello stanzone e vedo Casimiro Ferrari e Guerino Cariboni e chiedo: “Cosa fate qua?”. Rispondono: “Siamo venuti perché sapevamo che andavi a fare lo spigolo Vinci al Cengalo.” Fatta la colazione, servita dal custode Giulio Fiorelli, guida alpina e amico degli alpinisti, ci incamminiamo verso la base di attacco. Si vede lo spigolo, severo e imponente in controluce, dietro è nato il sole, è una giornata bellissima e fredda. Mentre stiamo attraversando un torrente con intorno del ghiaccio, il compagno che è con me, Antonio Invernizzi, scivola e cade, sento il Casimiro che dice: “Se va su lui, andiamo su anche noi.” lo vado sicuro perché ero già stato fino a metà via, poi si era messo a nevicare ed eravamo dovuti tornare. Ero con Roberto Osio. Arrivo sul filo dello spigolo, un tiro aereo che si può fare in libera, me lo trovo tutto chiodato con chiodi nuovi a “U”, tipo francese, non li aggancio per evitare che mi frenino la corda. Sto facendo l’altro tiro e sento il martello che picchia, è il Guerino che sta togliendo i chiodi, il Casimiro
14
storia dei quattro alpinisti scom-
si è visto subito che avevano del-
parsi, si pensa siano loro. Dal rifugio,
la stoffa, che hanno poi dimostrato
un signore segue col cannocchiale
ampiamente.
le operazioni di recupero, scorren-
In quegli anni di soldi ne giravano
do con lo sguardo sulla parete vede
pochi, ecco perché Guerino vole-
verso la cima una corda doppia che
va recuperare quei bellissimi chiodi
sventola nel vuoto. Allora è stato
nuovi.
possibile ricostruire la storia. Con la
Più avanti ci sono dei tiri ancora
nebbia in movimento si perde l’o-
più impegnativi, ma di chiodi non ce
rientamento e gira la testa. Loro che
n’è più.
volevano buttare la corda doppia sul
Siamo arrivati in cima molto pre-
versante italiano, l’hanno buttata sul
sto, ci siamo seduti a bere un sorso
versante svizzero e per loro sfortuna
di tè, a dividere i materiali e ad ar-
la corda è finita nel vuoto sotto uno
rotolare le corde, perché scendendo
strapiombo.
dalla normale del Cengalo la corda Una foto e un trafiletto da un giornale dell’epoca commentano l’incidente alpinistico (archivio Elio Scarabelli)
dove siamo seduti noi. Era il giugno del 1959. Il tempo cambia, diventa brutto, arriva la nebbia e la visibilità è pochissima. Decidono di scendere in corda doppia, piantano un chiodo e buttano giù la corda. Le corde sono quattro da 40 metri. Il primo che scende mette la corda tra le gambe, la tira su da dietro la schiena e parte; dopo qualche metro non si vede più, ma si sentono, passa una mezz’ora, non risponde più nessuno, si sente un grido e la corda si libera. Allora si prepara il secondo, scen-
Sentieri e Parole
in Svizzera. Qualcuno conosce la
anni, erano i primi di luglio del 1958,
milanesi e uno di Monza, è arrivata lì
de e dopo mezz’ora la corda si libera: vuol dire che non c’è più il peso dell’alpinista. Così anche gli altri due
più avanti, vedono i quattro corpi.
I corpi vengono portati a Bondo,
Questi due ragazzi avevano 18
Una cordata di quattro alpinisti, tre
del materiale alpinistico e poi, poco
me.
(muoviti che quelli là se ne vanno).
L’altra cordata
ghiacciaio e lì trovano uno zaino e
Una visione tremenda. Danno l’allar-
gli grida: “Movet che chilà i ne và!”
non serve.
alla base di questa parete risalgono il
L'ULTIMO TÈ PRIMA DELLA SCALATA TRAGICA San Martino di Valmasino I corpi dei quattro alpinisti milanesi deceduti mentre tentavano di raggiungere il Pizzo Cengalo, sono stati avvistati a quota tremila sopra il "dente"del Cengalo. Giuseppe Getterà (uno degli scampati) ha ripreso i compagni mentre preparavano il tè prima di mettersi in cammino. Nella foto, da sinistra: Sergio Fasan, Renzo Bigi, Angelo Ferrano, Luciano Carugo e Romolo Ferrari (Poltro scampato).
Quando si scende in doppia, si arriva nel vuoto e se anche dondolandosi non si riesce ad appoggiare dopo una mezz’ora di freddo ci si stanca e se si è senza imbragatura, ci si lascia andare, facendo un volo di seicento metri fino alla base della parete. Questo è quello che è successo ai quattro alpinisti.
Il pizzo Cengalo in primo piano sulla sinistra; a destra il Badile
NESSUN LIMITE ALLE TUE
EMOZIONI
Questi incidenti suggeriscono alle scendono. Quando diventa buio, non
scuole la sicurezza, la prudenza, i
sono ancora tornati al rifugio.
materiali da usare, il comportamento.
Il giorno dopo scatta il soccorso,
Negli anni si sono fatte delle espe-
ma i soccorritori, dopo aver cercato
rienze e vengono trasmesse agli al-
in tutta la zona, non trovano nessu-
lievi sperando che gli incidenti ven-
no. Gli alpinisti sembrano spariti.
gano evitati il più possibile.
Tempo dopo al rifugio Sciora, sul versante svizzero, ci sono due alpinisti che vogliono salire la parete nord del Cengalo. I due sono Carlo Mauri e Roberto Gallieni. Per recarsi
SIRTORI - Loc. Bevera Via delle Industrie 17 - Tel. 039.9217591 Scopri tutti gli altri punti vendita o acquista on line su www.df-sportspecialist.it
IL LANTERNINO
Soccorso al lume di candela sotto lo spigolo del Fungo
S
di Gigi Alippi
tavano ormai calando le prime ombre della notte, la sera in cui due preti in affanno, il parroco
di Castello e il suo giovane coadiutore, si presentano alla porta del mio rifugio ai Piani Resinelli, supplicando di avere l’aiuto per un soccorso: un loro compagno di escursione era rimasto in bilico, sull’orlo di un precipizio sotto lo spigolo del Fungo. Dalla loro eccitata esposizione non tardo a farmi un’idea precisa del luogo da raggiungere; conoscevo bene tutti quei bricchi, canali e precipizi che avevo risalito chissà quante volte a caccia di coturnici. Chiamo immediatamente al telefono Cesare Giudici, mio caro amico e coetaneo, figlio del custode del vicino rifugio Carlo Porta, che come me risiede ormai da tempo ai Resinelli, e lo ragguaglio dell’urgente bisogno di intervenire per un soccorso, assicurandolo nello stesso tempo di non preoccuparsi su come fare per raggiungere la zona, a me familiare per le mie scorrerie di caccia. Cesare, benché ancora tanto giovane, è già molto avanti in fatto di alpinismo, è per questo che lo invidio. Lui poi, al contrario di me, non ha nessun problema con i suoi nel coltivare la passione per l’arrampicata e inoltre il rifugio del padre è un ottimo punto strategico per incrementare questa innata passione, situato com’è quasi al crocevia per il transito di tanti alpinisti che arrivano da ogni parte, richiamati
16
Raggiungiamo poi il canalone che,
dei contrafforti della cresta Segantini,
Non ci si sbaglia
mentre nella parte inferiore conduce
a dire che l’attività
sotto lo spigolo del Fungo e da qui,
alpinistica di Cesare
CURRICULUM ALPINISTICO DI CESARE GIUDICI Cesare Giudici, nato il 28 febbraio 1936 a Valbondione, in provincia di Bergamo, è scomparso il 14 marzo 2013. Debutta alpinisticamente intorno ai 12 anni quando Riccardo Cassin lo porta a fare i Magnaghi in Grignetta. Ammesso nel Gruppo Ragni nel 1953, all’età di 17 anni, per quattro anni è rimasto l’elemento più giovane del gruppo stesso. Il 15 settembre 1955 viene nominato portatore; il 28 marzo 1957 si è guadagnato la qualifica di Guida Alpina: da fonte attendibile, ma non documentabile, per due anni la più giovane guida italiana. Per la sua rapidità viene soprannominato “S’ciupetun“ da Arnaldo Tizzoni e Mario Colombo “Snapitus“. Cognato di Casimiro Ferrari, avendone sposato la sorella Serena, ha svolto la sua attività lavorativa presso la Ditta Fiocchi di Lecco.
con un salto vertiginoso, si butta nel
Giudici abbia avuto
burrone sottostante.
un inizio eccezio-
Ora dobbiamo scendere al di sotto
nalmente precoce. A
di questo canalone e a questo punto
dodici anni Riccar-
Cesare mi dice che qui è meglio che
do Cassin lo portò
ci leghiamo. A quel tempo ero an-
con sé in vetta ai
cora del tutto inesperto e non posso
Torrioni Magnaghi e
uscire che con un timoroso: “Come si
questo fu il principio.
fa?”. Cesare cerca di tranquillizzarmi
La sua comunque è
come chi sa il fatto suo: “Ti faccio il
par-
nodo delle guide”. Al sentire la paro-
tenza, che lo trova
la “guide”, mi sento subito rincuora-
ammesso al Gruppo
re, pur non sapendo con esattezza il
Ragni a soli 17 anni
significato. Scendiamo allora lungo il
e lo vede guida alpi-
canalone superando piccoli salti tra
na quando di anni ne
enormi massi contornati dalle ombre
ha appena ventuno.
che vengono fatte risaltare dalla luce
Mi fermo qui, ai pie-
del nostro lanternino. Giunti all’altez-
di del suo curricu-
za della cengia che si trova sotto lo
lum, rinviando chi lo
spigolo del Fungo, urliamo subito un
desidera a leggerlo
forte richiamo, cui risponde immePagine dal libretto di guida di Cesare Giudici (archivio Cesare Giudici)
aneddotico racconto. Peccato che questa rapida carriera si sia conclusa come il breve tragitto di una luminosa meteora. Lecco si sarebbe potuta diversamente gloriare del prestigio di questo autentico fuoriclasse. Ritornando invece al nostro caso, Cesare non esita ad assicurarmi della sua disponibilità, aggiungendo: “Bene, lo sai che ho iniziato ad arrampicare, e quindi chiodi, corda, martello e moschettoni te li porto io. Tu prendi solo il lanternino, con qualche candela di
Sentieri e Parole
rompere i vetri del nostro lanternino.
glia Angelina, per poi morire a ridosso
tive della Grignetta.
in calce a questo
zione, preoccupati soprattutto di non
nella parte superiore, perviene alla gu-
dalle speciali attrat-
un’incredibile
gani e lo superiamo con molta atten-
riserva, e raggiungimi al Porta”. Intanto a casa mia si era accesa una vivace discussione con mia mamma,
diatamente una voce fioca. Mi sento crescere un intimo senso di orgoglio,
che non riusciva comunque in nes-
felice che la mia modesta esperienza
sun modo a farmi desistere dalla mia
abbia contribuito a conseguire questa
decisione nonostante tutta l’insistenza
positiva conclusione.
nel manifestarmi la sua lacerante preoccupazione.
Nello spazio inclinato, giusto sopra un grande salto, troviamo infatti il
I due sacerdoti rimanevano sempre
malcapitato Panzerin, che adesso può
in trepidante attesa, ascoltando silen-
ritenersi finalmente in salvo. La gen-
ziosi il diverbio, con il volto ancora vi-
te del rione di Castello, attualmente
treo per lo spavento.
avanti con gli anni, ricorderà di certo questo caratteristico personag-
Un intervento particolare
gio, che camminava con il suo passo
Finalmente usciamo di casa e si
zoppicante, tutto preso a recapitare a
parte affrontando il sentiero della Di-
domicilio la Famiglia Cristiana ed altri
rettissima, con il nostro lanternino che
periodici religiosi. Cesare lo imbraga
tratteggia ombre tremolanti ai lati del
con sicurezza e insieme ritorniamo
percorso. Arriviamo al caminetto Pa-
nel canalone.
Anno 1951 – Val Masino - Picco Luigi Amedeo, parete Ovest, via nuova con Claudio Corti. Anno 1952 – Grignone – Pizzo della Pieve, Canal Grande della parete Nordest – parete Fasana, via Cassin con Roberto Osio. Anno 1954 – Dolomiti – Campanile Basso di Brenta, diedro Sudovest, via Ferhmann con Roberto Osio; Cima Grande di Lavaredo, spigolo Nordest, via Dibona con Roberto Osio. Val Masino - Pizzo Cengalo, spigolo Sud - sudovest, via Vinci con Roberto Osio. Anno 1955 - Alpi Orobie – Presolana occidentale, spigolo Nord, in h. 5.30, con Felice “Pio” Aldeghi; Val Malenco - Monte Disgrazia, direttissima Nord, in h. 5.30, con Jack Canali; parete Nord, via degli Inglesi, in h. 2 con Jack Canali; Val Masino/Bregaglia - Pizzi Gemelli, canalone dei Gemelli con Roberto Osio; Pioda di Sciora, spigolo Ovest, in h. 4.30 con Roberto Osio; Pizzo Badile, parete Nordest, via Cassin, h. 8 con Roberto Osio; spigolo Nord con Roberto Osio; Dolomiti - Civetta, Torre Venezia, parete Sud, via Tissi-Andrich, con Giorgio Redaelli; Cima Terranova, via Livanos, Gabriel, Da Roit (via aperta nel 1954), prima ripetizione assoluta, in h. 21, 1 bivacco con Giorgio Redaelli. Anno 1956 – Val Masino - Dente della Vecchia, gruppo Pizzo Badile, parete Ovest, via nuova col S.M. Livio Prato; Monte Bianco - Petit Dru, pilastro Sudovest, via Bonatti, prima ripetizione assoluta con variante direttissima, cinque bivacchi con Carlo Mauri, Dino Piazza, Giorgio Redaelli, quattro francesi, Adrien Billet, Roger Salson, Yvon Kollopp, Emile Troksar e due svizzeri, Robert Volschlag e Roger Habertstatt; Dolomiti - Cima Grande di Lavaredo, parete Nord, Via Comici con Anton Escher; Cima Piccola di Lavaredo, spigolo Giallo, via Comici con Anton Escher; Cima Piccolissima di Lavaredo, parete Sudest con Anton Escher; Monte Civetta - parete Nordovest, via Solleder, in h. 5.30 con Anton Escher; Pale di San Martino, Campanile di Ostio, spigolo Ovest, via Detassis-Castiglioni col capitano Enrico Peyronel; Marmolada d’Ombretta, spigolo Sudest, via nuova in h. 13 di arrampicata effettiva, con Toni Egger. È istruttore di roccia della Scuola Militare Alpina di Aosta. Sale tutte le vie della Grigna. Nel giugno del 1957 sta arrampicando in solitaria, quando cade tra il primo e il secondo Torrione Magnaghi in Grignetta; in seguito all’intervento del Soccorso Alpino, viene trovato sanguinante da Romano Perego e subito accompagnato all’ospedale cittadino. Anno 1958 – Dolomiti - Cima Grande di Lavaredo, via Dulfer con Roberto Osio; Val Masino - Cima di Zocca, via Bonatti, prima ripetizione. Anno 1960 - Monte Bianco: Grand Capucin, parete Est, via Bonatti con Aldo Anghileri. Anno 1965 - Dolomiti - Pilastro Centrale delle Tofane, spigolo Sudovest, via Costantini-Apollonio con Carlo Mauri; Cima Grande di Lavaredo, parete Nord, via Hasse-Blander con Aldo Anghileri; Cima Ovest di Lavaredo, parete Nord, via Cassin con Casimiro Ferrari; Gran diedro della Brenta Alta, via Oggioni-Aiazzi con Dario Cecchini e Natale Airoldi. Anno 1966 - Spedizione extraeuropea nella Terra del Fuoco: conquista del Monte Buckland con Casimiro Ferrari, Carlo Mauri, Gigi Alippi, Guido Machetto e Giuseppe Pirovano. Nel 16° rally internazionale delle Dolomiti di scialpinismo, con una formazione composta da Luigino Airoldi e Felice Anghileri, vince la medaglia d’oro. Nel 1° rally lecchese di scialpinismo, con una formazione composta da Luigino Airoldi e Dino Piazza, si aggiudica la medaglia d’argento.
Sentieri e Parole
17
Non facciamo in
solo una tregua, che finisce con la so-
tempo a raggiun-
sta che segue un altro tratto della sa-
gerlo,
udia-
lita. Ed è ancora Felice che si fa sotto
mo delle voci che
con una finta minaccia: “Panzerin, te
chiamano
dall’alto
ghe de vutà per il Partito Comunista,
e, ancora immersi
se no te lasem che!”. Lo sapeva be-
nel buio della notte,
nissimo Felice che la risposta sarebbe
siamo colpiti dal-
stata la medesima di prima: “No, no,
la vista di numerosi
Felice podi minga”.
che
puntini di luce. Era
Sapeva anche che una provocazio-
successo che nel
ne indirizzata ad un uomo dalla fede
frattempo il parroco
semplice e un po’ ingenua, venendo
era sceso a Lecco e
dalla bocca di uno che, come tutti sa-
aveva scatenato un
pevano, voleva un gran bene a quel
putiferio per avere il
poveretto, doveva avere il suono di
soccorso, riuscendo
una parola affettuosa. Ma la reazione
a far salire fin quas-
del Panzerin questa volta andò oltre le
sù il ghota del vec-
previsioni: si mise a sedere per terra
chio alpinismo, anni
e di lì non intendeva più muoversi. Ci
’30 e ‘40. Erano
volle del bello e del buono per farlo
arrivati Felice Butti,
rialzare e riprendere il cammino fino
che conosceva be-
all’imbocco del sentiero della Direttis-
nissimo il Panzerin e
sima.
con lui il Boga Ma-
Cominciava ormai ad albeggiare e
rio Dell’Oro, Antonio
non serviva più tenere accesi i lanter-
Piloni
nini. Anche camminare non compor-
e
Riccardo
tava più tanta fatica, ma per il Panzerin
Cassin.
Sotto: il gruppo del Fungo; da sinistra: Torre, Lancia e Fungo (foto archivio Pino Comi)
18
Sentieri e Parole
Cinque anni fa moriva Daniele Chiappa, l’alpinista con la solidarietà nello zaino
Daniele sulla ferrata del Due Mani
di Barbara Garavaglia*
Appena ci rag-
era sempre un calvario interminabile,
giungono, è da Fe-
per via di quella gamba che mostrava
«Delfina, se vengo da te, mi fai la
lice Butti che parte
in pieno i segni della fastidiosa polio-
minestra bianca?». «Delfina, ho trova-
una scarica di do-
melite.
to la morosa!». «Delfina, mi sposo!».
mande
Nella foto in alto: raduno di alpinisti nei primi anni ‘50: Fila sopra:Cesare Giudici - Giulio Bartesaghi - Riccardo Cassin - Angelo Longoni - Mario Dell’Oro (Boga) - seminascosto Giovanni Ratti- Gino Gazzaniga (il Barba di Bergamo), due non identificati, Antonio Piloni Fila sotto: a destra Vittorio Rota (Balicio), a sinistra il conte Aldo Bonacossa
IL CIAPIN
che
so-
Quest’uomo mi è stato in seguito
«Delfina, è nato, è nato un maschiet-
praffanno il povero
fedelmente vicino fino alla morte, ri-
to!». «Delfina, Lucia se ne è andata
Panzerin, tanto che
cordandosi sempre di me, con un pic-
per sempre». «Delfina, sono malato».
lui riesce a rispon-
colo pensiero in occasione delle di-
«Delfina, Daniele è morto...».
dere solo a monosillabi, dando
verse ricorrenze. Mi raggiungeva alle
l’impressione di trovarsi come
volte anche presso il mio rifugio, dove
Diciotto anni separano la nascita di
in stato di coma. Durante una
si fermava a mangiare, accontentan-
pausa nella salita verso la
dosi di un semplice piatto di pasta-
“Direttissima”, Felice diventa
sciutta. Quanto al conto non aveva
scherzosamente provocante:
problemi, più scaltro di quello che
“Panzerin, te ghe de fam un
poteva sembrare: non gli mancavano
piasè”. “Sì, sì – risponde su-
mai le copie arretrate della “Famiglia
bito – quel che te voret”. Per
Cristiana”, vecchie almeno di qualche
cui Felice: “Te ghe de vutà
mese, e con quelle barattava un saldo
per il Partito Comunista”. “No, no, Felice, podi minga”, esclama il Panzerin, tra l’ilarità irrefrenabile dei presenti. È
alla pari. Povero Panzerin, un uomo di altri tempi!
Delfina e quella di Daniele. Delfina, per Daniele, è stata un mamma in seconda, una delle figure femminili che facevano da pilastro nella numerosa famiglia Chiappa, che si aggiungeva alla mamma e alla nonna paterna. La sorella maggiore custodisce il ricordo dell’ultimo della famiglia con una composta commozione che riecheggia la forza del carattere di chi, giovanissimo, ha scalato cime entrate
di diritto nel novero dei miti dell’alpi-
sono impressi episodi semplici che ne
nismo mondiale, come il Cerro Torre.
evidenziano il carattere forte e teme-
Daniele è nato nel rione lecchese
rario. «A quattro anni – racconta Ste-
di Olate il 28 ottobre del 1951. Ultimo
fania, classe 1946 come il gemello Ga-
di sette figli – il primogenito Umber-
etano – era alle giostre, ma si staccò
to morì a soli dieci anni per una me-
dalla mano di nostra madre, seguendo
ningite fulminante –, padre falegname,
poi un’altra donna. Richiamarono l’at-
ha vissuto in una grande casa, sempre
tenzione di tutti per un bambino che si
aperta.
era perso… Ed era lui.». Zoccoli chiodati
Non sarà quella l’unica volta in cui
Gli aneddoti riemergono dalla me-
mamma Maria sentirà i battiti del pro-
moria dei familiari, pennellando il ri-
prio cuore accelerare a causa di quel
tratto giovanile dell’alpinista lecchese,
figlio pronto a seguire i richiami della
ancor prima che la passione per l’ar-
giovinezza.
rampicata lo trafiggesse. Sul volto dei
Il clima che si respirava in famiglia
fratelli si scioglie un sorriso. Daniele?
non poteva che accendere in Danie-
«Era un bambino piuttosto vivace». Zoccoli chiodati ai piedi, pantaloni corti, il piccolo Daniele aveva energie da spendere. Nei ricordi dei fratelli
Sentieri e Parole
19
le il desiderio di cimentarsi in imprese
I tempi però erano maturi per Da-
Il legame con il fratello Roberto era
alpinista. Nella Terra del Fuoco già c’e-
Ma era come un
“avventurose”. Il fratello Mario, di 14
niele: la montagna aspettava questo
anche lavorativo. I due erano diventati
ra stato Robi quattro anni prima con
reduce da un cruen-
anni maggiore, era paracadutista e,
nuovo amante.
titolari, infatti, di una fabbrica di acque
Carlo Mauri e, forse, di far parte della
to campo di battaglia:
nel grande cortile della casa di Olate,
«Ricordo ancora l’estate del 1963 –
gasate, gassose, aranciate. La “Galbo di
spedizione dei Ragni di Lecco sull’in-
quell’urlo di pietra gli
stendeva la vela per poterla ripiegare
racconta Gaetano -. Nella mia unica
Chiappa Roberto e Daniele” non for-
violata e difficilissima cima, un pensie-
risuonava dentro, af-
accuratamente. Era affascinante vede-
settimana di ferie andai a un campeg-
nì grandi guadagni ai due fratelli, che
ro l’aveva fatto.
fascinante e impie-
re il paracadute disteso e immaginarlo
gio con le Acli a Courmayeur. Rientrai
avevano in mente ben altro. Nei vivaci
Invece, la scelta cadde su Daniele, e
mentre accoglieva l’aria per permette-
a casa, pensando di rimettermi subito
occhi azzurri di Robi, si legge come
per Roberto si prospettò un periodo di
Daniele scriveva. Il
re a un uomo, anzi, al proprio fratello,
al lavoro, invece mio padre mi disse:
fosse un imperativo quello di andare
intenso lavoro, per preparare la spedi-
diario steso nel corso
di volare. E allora Daniele: «Prese un
“Portel in Grigna, per carità, che mi en
ad arrampicare quando la bella stagio-
zione e poi, da casa, per seguirla.
della lunga spedizione
ombrello e pensò bene di buttarsi dal
poedi pioeu!”. Portalo via, perché non
ne lo consentiva. Cioè proprio quan-
I tempi non erano quelli odierni. Una
balcone… senza farsi neppure un graf-
ce la faccio più! E dovetti portarlo al
do anche la richiesta di bibite da parte
volta accompagnati in aeroporto di Li-
lo testimonia.
fio».
Grignone».
dei clienti della “Galbo” aumentava: «E
nate “in grande stile”, degli alpinisti in
Scriveva,
toso.
del 1974 in Patagonia scriveva
Con senso materno, Delfina e Ste-
La voglia di arrampicare gli formico-
quindi, ci lavoravano gli altri fratelli».
Patagonia non si avevano che scarse
del freddo, della fame,
fania lo definiscono: «Un bambino
lava già per le dita. «In quel periodo –
Come una reliquia di quegli anni, Del-
notizie.
dell’inedia che lo at-
vivace». E poco incline allo studio,
narra Roberto – Mario faceva lanci con
fina conserva ancora una bottiglia di
Davanti all’immagine della Madon-
tanagliava, mentre la
tanto che il maestro Erasmo Forte
il paracadute, sia prima, che durante
“Gazosa gigante”, integra, col tappo in
na, nel cortile di casa, ardeva un cero.
cima del Torre sem-
della “Carducci” fece chiamare mam-
e dopo il servizio militare, io andavo
ferro.
Mamma Maria pregava. «Quel bagaj là,
brava
ma Maria dopo otto giorni dall’inizio
sulle Dolomiti ad arrampicare, Gaetano
Né Roberto né Daniele potevano
dove sarà?».
Scriveva della nostal-
della prima elementare, perché Daniele
andava in montagna, un po’ ad aprire
pensarsi come imprenditori, chiusi fra
A quella domanda, non c’erano ri-
gia di casa, soprat-
saltava continuamente sui banchi. Un
nuove vie ai Pizzetti sopra il Passo del
le quattro mura di una ditta. Archi-
sposte certe. Un’ultima notizia era
tutto della “morosa”,
atteggiamento non accettabile per il
Lupo, e un po’ in cerca di minerali. E
viata l’esperienza della “Galbo”, Daniele
arrivata a Lecco dal galbiatese don
della sua fidanzata,
rigore dei tempi.
anche nostro papà aveva ripreso a far
andò a lavorare come meccanico alla
Giovanni Corti, don Juan, il “missionario
Lucia.
Lo stesso Chiappa ha ricordato i
camminate sui monti. Nostra madre, il
“Fiocchi munizioni”. Nel frattempo,
patagonico”, e riguardava un tentativo
«Senza una donna
propri scarsi risultati scolastici. Ma la
sabato, accendeva un cero all’edico-
frequentando le scuole medie serali, si
di lancio di materiale per la spedizione.
come Lucia al fian-
tenacia, il desiderio di trasmettere la
la della Madonna che avevamo sotto
era diplomato.
Poi, più nulla. «In occasione del Na-
co, tante cose non
passione per la montagna, di condivi-
il portico di casa, perché la domenica
In officina Daniele realizzava nuovi
tale – dice Robi – spedimmo, come
avrebbe potuto far-
dere i sentimenti che come un dardo
fosse brutto tempo. Ma noi, andavamo
chiodi, effettuava esperimenti sui ma-
Ragni, una cartolina a tutti i familiari
le. Lo sosteneva, lo
trapassano persino la carne, mentre le
via lo stesso… Ne ha consumati di ceri,
teriali. Creava piccole piccozze leggere,
degli alpinisti impegnati al Cerro». Se-
spingeva, e pur rima-
difficoltà tecniche e le condizioni cli-
nostra mamma!».
curve, delle quali una, lo accompagnò
guì il silenzio, finché la notizia del rag-
nendo nell’ombra, lo
sbeffeggiarli.
matiche avverse condizionano l’ascen-
Giunse l’appuntamento con la scuola
al Cerro Torre, in Patagonia. Una pic-
giungimento della vetta arrivò a Lecco,
aiutava», affermano i
sione a una vetta, oppure le proprie ri-
di arrampicata dei Ragni, la frequenta-
cozzina che fu copiata e che non pia-
a Felice Anghileri, allora presidente dei
fratelli.
flessioni sulla necessità del diffondersi
zione di quella che è da considerarsi
ceva al capo della spedizione Casimiro
Ragni, e a Renato Frigerio, a tarda not-
Perché anche Ciapìn
di una cultura della sicurezza, hanno
una delle più importanti palestre per
Ferrari, il Miro. Un modello che a Da-
te, mentre si trovavano nella casa del
aveva bisogno di un
permesso all’alpinista di superarsi e di
gli alpinisti: la Grignetta. Poi un altro
niele era uscito dalle mani dopo aver
fratello di Pino Negri.
sostegno. «Prima del
diventare un bravo comunicatore.
personaggio-chiave fece la sua com-
frequentato arrampicatori stranieri.
Caparbio, ambizioso, capace, lungi-
“volo” che fece nel
Dopo la quinta elementare, l’ingresso
parsa nel romanzo di avventure che
Già, perché il piccolo della famiglia,
mirante, Daniele il Cerro Torre lo ha
1970 sul Civetta, pen-
nel mondo del lavoro. «Come per tutti
Ciapìn stava incominciando a scrivere:
aveva uno sguardo capace di spaziare;
salito. Lui, il più giovane, il Ciapìn, ha
sava di essere “Erco-
noi, del resto – sottolinea Gaetano -.
il Marna. «Andavamo ai Resinelli – ri-
si aggiornava, si documentava, guar-
raggiunto la vetta. Lui, che ha visto
lino sempre in piedi”.
Nostro padre comprò dei macchinari
corda Robi – in auto; poi, ciascuno con
dava le novità.
accendersi la speranza di giungere al
Già quell’episodio lo
per costruire molle e reti e li mise nella
la propria compagnia, andava a scala-
termine della spedizione, e poi spe-
aveva cambiato, poi
sua officina».
re».
gnersi contro la pioggia, la neve, la
c’è stato il Torre. Poi,
scarsità dei viveri, il ricordo e la no-
una caduta sul posto
stalgia dei parenti. Lui, che aveva più
di lavoro…». Il senso
fame di tutti, perché era il più giovane,
del limite ha fatto il
era in vetta.
proprio ingresso an-
Già, perché «il minore di noi, è diventato il più grande».
Roberto era uno che della montagna
20
Sentieri e Parole
aveva già assaggiato il gusto aspro e inconfondibile e con il quale si creava naturalmente un’alleanza.
Terra del Fuoco Arrivò il 1974. “L’urlo di pietra” era in Patagonia ad aspettare il giovanissimo
Daniele nella giornata “Sicuri sulla neve”
Daniele in pausa durante un turno del 118
Daniele durante una conferenza. Sotto: Con suo figlio adottivo Stanzin
che nella mente di Daniele. La monta-
ria, di cultura, di identità del Soccorso
bulanze nella zona… Grazie alla propria
ha affinato le proprie attitudini, ha im-
riali all’esercito indiano, che la strada
scruta. È quello della sua Lucia. Daniele
gna, però, non ha perso il suo amante.
Alpino». Questo era il Soccorso per
capacità organizzativa, e alla volontà di
parato a conoscere le persone, a va-
di Daniele incrocia quella dei bambini
non lo sapeva, ma Lucia aveva soste-
Meno spavaldo, più maturo; meno ir-
Daniele, come egli stesso ha scritto nel
prendersi molte responsabilità, Ciapìn
lutarne le capacità, ha fatto fruttare la
bisognosi del Ladakh.
nuto quel villaggio ai piedi di mera-
ruente, più responsabile. L’amore per la
suo Nell’ombra della luna, un inanellar-
riesce a tessere le fila dei soccorsi, ma
propria propensione alla pianificazione.
montagna si è sublimato.
si di vicende che Ciapìn ha vissuto in
si accorge che manca un coordina-
Nel 1975, Chiappa prende parte alla
prima persona, un avvicendarsi di in-
mento.
spedizione del Cai Belledo nel Baltoro.
terventi che mettono a nudo il cuore
Parte per la salita alla Grande Catte-
Passeggiava per le vie di Lecco, sot-
vigliose montagne. E le vie misteriose
ag-
tobraccio alla sua Lucia, Daniele. I suoi
dell’amore, glielo avevano fatto sco-
giornamento, verifiche periodiche e
occhi azzurri erano attraversati dalla
prire. Era il 2003. Daniele adottò quel
Due anni più tardi, Daniele entra
costanti: era una macchina in conti-
tristezza. Stava terminando un millen-
“villaggio”.
dell’alpinista, la sua volontà di aiutare
nell’Esab (Ente solidarietà alta Brian-
nuo movimento, Ciapìn. Sui sentieri, in
nio, la luna illuminava il Resegone, ma
Forte come la roccia delle monta-
drale. E poi le montagne di casa, le pa-
coloro che sono in difficoltà, dando il
za), una realtà nata a Erba per fornire
parete, sull’elicottero, ma anche negli
l’ombra della malattia aveva già rag-
gne che aveva sempre amato, Daniele
reti delle Alpi: sono gli anni “d’oro” del
meglio di sé e della squadra.
il telesoccorso agli anziani. Si intesso-
uffici dei politici, nelle sale conferenze:
giunto quella donna che Daniele aveva
portava un nuovo zaino sulle spalle. Vi
13 gennaio 1974, vetta del Cerro
no contatti con l’ospedale Sant’Anna
Daniele portava avanti i propri progetti.
evocato nelle interminabili tappe di av-
aveva messo dentro tutto, aggiungen-
Torre, Patagonia; 15 ottobre 1987, Con-
di Como, con l’azienda sanitaria del
Scontrandosi, a volte, con la realtà e
vicinamento alla vetta del Cerro Torre,
do un ultimo, importante elemento, un
Meccanico alla “Fiocchi munizioni”,
ca di Crezzo, Prealpi lecchesi. Due date
capoluogo lariano, con i politici locali.
con le persone.
e che poi, sempre, lo aveva sostenuto e
ultimo “tesoro”: quello della solidarietà.
operario nell’azienda di stampaggio di
importanti per Daniele; due segnavia
Nello stesso tempo nasce la centrale
La cultura del soccorso, della sicu-
accompagnato nell’avventura della vita.
Ciapìn è morto il 30 agosto del
plastica del fratello Mario: a Daniele il
per la vita dell’alpinista e dell’uomo.
del Soccorso alpino in località Bione di
rezza, non solamente in montagna, era
Il cammino nel secondo millennio, lo
giovane scalatore lecchese. Soccorritore
Professionalità,
lungimiranza,
“toni” stava stretto. Il mitico salitore del
15 ottobre 1987; serata autunnale,
Lecco. Un centro operativo ideato e
diventata il caposaldo della sua vita.
aveva compreso, purtroppo, Ciapìn lo
Cerro Torre oltre alla tenuta da lavoro,
fredda e umida. Coordinatore tecnico
studiato proprio da Daniele, con fondi
Ma Daniele sapeva bene che, senza ra-
avrebbe compiuto da solo.
aveva una divisa sempre pronta, quella
del Soccorso alpino lariano, Daniele è
della Provincia e della Regione.
dici, una pianta non può sopravvivere.
Ma la sua Lucia gli si fece vicina,
del Soccorso alpino. Nel baule dell’au-
a casa, tranquillo, con moglie e figlio.
Essere soccorritore diventa final-
«Ogni alpinista che muore, è una pa-
inaspettatamente, proprio nel remo-
to, c’era uno zaino preparato, in casa
Come ha più volte ricordato, non si
mente una professione per Daniele,
gina di storia che se ne va», ripeteva.
to Ladakh. Nel secondo viaggio nel-
la radio, nelle membra e nella mente
aspetta certamente una chiamata sulla
che abbandona il lavoro nell’officina
E così, Chiappa si impegnò in un altro
la regione, Daniele conobbe la realtà
la disponibilità ad andare laddove c’era
radio del Soccorso che ha in casa. Ep-
del fratello Mario. Sempre avanti, lascia
laboratorio (Modisca – Montagne di
del “Villaggio
bisogno di un alpinista esperto, come
pure è così: i vigili del fuoco di Lecco
che l’esperienza maturata nel Soccorso
scatti), dedicato a non smarrire la me-
dei
lui, attento, capace e sempre aggior-
chiedono alla radio fissa del Soccorso
alpino diventi uno sprone nel dar vita
moria di coloro che hanno fatto gran-
ni tibetani” di
nato.
ai Piani Resinelli di verificare se si ve-
a una realtà che si occupi di soccorso
de l’alpinismo italiano, frequentando le
C hogl a m sa r
Soccorso dopo soccorso, in Daniele
dano fuochi sulla sponda opposta del
in ogni ambito. Daniele lavora perciò
pareti lecchesi.
-
avanza un’idea precisa: quella di fare
lago. Ai Resinelli non c’è nessuno. È
nell’Esab, e si butta nella realizzazione
il soccorritore a tempo pieno, di fare
un giorno feriale. Daniele capta la co-
di un innovativo progetto. «Fece un
Scriveva articoli per riviste specia-
di quell’attività una vera e propria pro-
municazione; chiede lumi alla stazio-
lavoro enorme. Assunto da Lariosoc-
lizzate, ma anche per testate locali, re-
rotta di casa,
fessione.
ne di Mandello. E giunge la conferma
corso, fece parte del gruppo dei tecni-
digeva manuali tecnici. Il tutto, come
Ciapìn si ri-
che qualche cosa è accaduto; qualche
ci del neonato “118” e fu responsabile
egli stesso dichiarava, per cercare di
trova in tasca
cosa di eccezionale, purtroppo.
del “118” a Como. Fu proprio Daniele
realizzare un sogno: «Diffondere la
un cartoncino
«[…] ogni volta che arriva un allarme, scatta come una scossa che invia
Solidarietà
Leh.
Nel
viaggio
in
aereo
niele Chiappa, sono da molti condivisi, per percorrere, ancora una volta, a testa alta, il sentiero della vita.
*Premio Mauri edizione 2011
sulla
L’evento è di quelli che rimarranno
a vagliare le capacità psicofisiche del
passione per l’alpinismo e trasmet-
p u bbl i c i t a -
cervello fa la sua parte e spara adre-
per anni nella memoria dei lecchesi: la
personale tecnico e poi a istruirlo, for-
tere le informazioni fondamentali per
rio dell’opera
nalina sino alla punta dei capelli. E poi
caduta dell’Atr 42 nella Conca di Crez-
te della propria esperienza al Soccorso
la conoscenza preventiva dei pericoli
benefica;
c’è il dovere della solidarietà. La stessa
zo, sopra Onno; un incidente che non
alpino e alla centrale di Lecco. Chiappa
della montagna, è uno dei tanti sogni
po’ distratta-
solidarietà che muoveva un tempo i
fece contare alcun sopravvissuto. Tut-
esigeva sempre il meglio da sé e dagli
che vorrei realizzare».
mente se lo
contadini di fondovalle, quando anda-
te e trentasette le persone presenti sul
altri; studiava, formava il personale».
re in montagna non era un’attività del
velivolo, infatti, persero la vita dopo lo
tempo libero, ma solo lavoro e lotta
schianto.
un
Ciapìn, poi, insegnava, persino ai
rigira tra le
Chissà che cosa avrebbe detto il
manager della “Bocconi”, portandoli in
mani, lo legge.
maestro delle elementari, vedendolo
Valsassina per quattro giorni a con-
Riporta anche
quotidiana per la sopravvivenza. La
Daniele si trova di fronte a una evi-
vestire i panni di formatore e di rela-
frontarsi non solamente con le teorie,
un elenco dei
solidarietà che stipa gli spazi di sto-
denza: in quel frangente si mossero
tore; certo, anche con il passare degli
ma anche con attività pratiche. Ed era
benefattori .
tutti, dai vigili del fuoco, ai membri del
anni, era difficile tenerlo fermo, l’ultimo
ricercato per compiere dimostrazioni
Un nome gli
Soccorso alpino, ai sanitari dei diver-
dei Chiappa, e stare seduto su di una
su materiali e tecniche di soccorso.
balza
si presidi ospedalieri, tanto da contare
sedia non era proprio l’attività a lui più
Ed è proprio in seguito a una trasferta
to all’occhio:
una vera e propria invasione di am-
congeniale. Però Daniele ci è riuscito;
per la presentazione di alcuni mate-
incredulo
22
I “tesori” dello zaino lasciato da Da-
bambi-
un preciso impulso in codice e allora il
Sentieri e Parole
2008.
subilo
OCCASIONI GRANDI FIRME PER LA TUA VOGLIA DI AVVENTURA LECCO - Via Rivolta 14 - Tel. 0341 288642 PREZZI orari: 9-12.30 / 15-19 SHOCK CLUSONE (BG) - V.le Europa 37 - Tel. 0346 28197
...e altro ancora
Presenta questo buono alle casse, avrai diritto ad un’ulteriore sconto su tutta la merce esposta
EXTRA SCONTO
15%
valido fino al 10/12/2013
INSOLITE NOTE
Il “Coro Alpino Orobica” a Lecco dopo trent’anni
INFO
degli autori più rappresentativi di questa scuola, insieme colta e popolare. Un po’ di storia Il “Coro Brigata Alpina Orobica” nasce nel 1978 a Merano, come primo gruppo corale alpino sotto le armi, per iniziativa di
Chi volesse saperne di più sul Coro, la sua storia e le sue attività, fra cui quella encomiabile del volontariato, può consultare il sito internet: http://www.coroalpinoorobica.eu Contatti: Via Pusterla 27- Bovisio Masciago (MB) 20813 - Italia E-mail: info@coroalpinoorobica.eu
don Bruno Pontalto, cappellano militare presso le caserme me-
Il Coro Alpino Orobica durante un concerto alla Camera dei Deputati
di Sergio Poli
stata una serata davvero memorabile.
nazioni vicine e, lo si voglia o no, è
Sabato 25 maggio, presso il Tea-
Il programma era monografico:
stato ed è tuttora un forte cemento
tro Sociale di Lecco, si è tenuto un
prevedeva cioè l’esecuzione di bra-
nazionale. Il repertorio classico con-
concerto del “Coro Alpino Orobica”
ni di un unico autore, Bepi De Marzi,
templa qualche decina di canzoni, per
nell’ambito delle manifestazioni di
grande compositore ancora vivente.
lo più riguardanti la guerra (Ta-pum,
“Lecco Città Alpina 2013”. Il Coro pas-
Ma qui viene il bello: il maestro era
Monte Canino, Alpini in Libia ...), cui si
sò dalle sue “terre di reclutamento” (le
in sala, e presentava lui stesso i suoi
sono poi aggiunti alcuni brani tradi-
vallate e i paesi lombardi) nel lontano
brani. Come dire, andare al concerto di
zionali - come Quel mazzolin di fiori,
1982, toccando anche Lecco, ma da
un’orchestra che esegue brani di En-
per intenderci- a costituire il patrimo-
allora i lecchesi non hanno più avuto il
nio Morricone, presentati da lui me-
nio ormai consolidato di questo ge-
piacere di ospitarlo. Il 25 maggio l’at-
desimo. Un’occasione unica.
nere di canto.
Ciascun brano è stato introdotto da
Ma qui arriva la novità: alcuni autori
La cronaca. Il concerto era gratuito
De Marzi con un racconto, un aned-
si sono messi a comporre brani adatti
(cosa non secondaria di questi tempi),
doto, una suggestione, consentendo
al pubblico contemporaneo, arrangiati
la platea e i palchi erano pieni, ma non
ai fortunati ascoltatori (non spettatori)
appositamente per coro alpino. Ne è
strapieni (certo che di giovani ce n’e-
di apprezzarne appieno lo spirito. La
uscito quindi un repertorio più vici-
rano pochini) e ci si preparava ad una
presentazione e la canzone sono così
no alla sensibilità di oggi, che coniuga
serata di piacevole ascolto. Invece è
diventate un tutt’uno, completandosi a
l’impatto emotivo del classico coro
vicenda.
alpino con le tematiche e le sonorità
tesa è finalmente finita.
24
Ma andiamo per ordine.
Sentieri e Parole
Il repertorio Il canto alpino è una “specialità” italiana che non ha paragoni nelle altre
attuali. Si potrebbe dire: mente moderna, cuore antico. E senza dubbio Bepi De Marzi è uno
ranesi e da lì direttore del coro.
finalmente il concerto ha potuto con-
De Marzi era amico di Mario Rigoni
Nel 1987, sempre su iniziativa di don
cretizzarsi. Lo ringraziamo qui.
Stern, con il quale condivideva la sen-
Bruno, il coro viene rifondato in veste
Durante il concerto sono stati ese-
sibilità per la natura, la passione per la
civile a Varese, riunendo i coristi con-
guiti 14 brani, più l’immancabile bis;
vita semplice e, anche, per la memoria
gedati, per tenere viva quell’indimen-
a sorpresa non è stato inserito il più
della nostra storia.
ticabile esperienza musicale e umana.
famoso pezzo di De Marzi, quel Si-
Da tutti i brani di De Marzi emer-
Da allora il “Coro Alpino Orobica” ha
gnore delle Cime che tutti conoscia-
ge alla fine una profonda umanità, che
tenuto centinaia di concerti, fra cui
mo, e che tante, troppe volte abbiamo
quella sera ha accomunato tutti. Come
appunto quello lecchese del 25 mag-
sentito ai funerali di amici scomparsi.
dire che anche nei momenti più bui,
gio; ha partecipato a decine di con-
L’esclusione è stata una scelta dell’au-
come quelli che hanno vissuto i nostri
corsi, sempre facendosi apprezzare
tore, che ha voluto forse, almeno per
padri, e che speriamo non debbano
per lo stile e la verve delle proprie esi-
una sera, liberarsi da quella presenza
mai vivere i nostri figli, c’è sempre una
bizioni e ha inciso anche alcuni dischi.
diventata un po’ ingombrante (come
speranza. E quella speranza è proprio
Le collaborazioni sono numerose e
Questo piccolo Grande Amore per
nel riconoscerci tutti simili, semplici
Baglioni).
uomini di fronte alla grandezza della
illustri: fra le più consolidate e feconde, quella con Simone Cristicchi nel recital
I brani della serata, autentiche po-
natura o del creato, per chi ci cre-
Li romani in Russia, toccante e umano
esie in musica, si possono dividere in
de. Una frase di Improvviso recita:
racconto autobiografico della tragi-
tre gruppi:
“L’ombra che viene azzurra le colline,
ca ritirata di Russia narrato, una volta
i canti che hanno a che fare in qual-
tanto, non da un veneto o lombardo,
che modo con la guerra: Joska la rossa,
ma da un romano.
L’ultima notte degli alpini, Nikolajevka,
E, non ultimo, va ricordato il lungo
Il Golico;
chi spegne il giorno conosce i nostri sogni”. Chissà che proprio il canto alpino sia uno dei mezzi più adatti per parlare
sodalizio con Bepi De Marzi, grazie
i pezzi che parlano della vita sem-
al cuore delle persone. Forse perché
anche all’amicizia e alla stima che lega
plice, talvolta dolorosa, di un tempo:
quelle storie, nate durante le dolorose
l’autore al maestro Pontalto, tuttora
Balla Marietta, La sagra, Sanmatio, Be-
vicende di guerra, più di altre espri-
saldamente al timone del Coro (dopo
nia calastoria;
mono la speranza per la pace, per un
infine, i brani più spiccatamente at-
35 anni). Le emozioni Ma torniamo alla serata. Preme dire
mondo più giusto.
tuali, che parlano di natura e di eco-
Valgono le parole del Salmo 71: “Le
logia: Scapa oseleto, L’aqua ze morta,
montagne portino pace al popolo, e le
Improvviso.
colline giustizia”.
che buona parte del merito per aver
Non si vuole fare qui un elenco –
organizzato l’evento va a un compo-
che sarebbe sicuramente inadeguato
nente lecchese del Coro, che, per mo-
– delle tematiche affrontate dai bra-
destia, non vuole essere menzionato,
ni: sarebbe già molto riuscire a dare
il quale si è speso per settimane a
un’idea di quanto siano state toccanti
contattare, incontrare, mediare, finché
quelle canzoni, presentate dalla voce calda e profonda dell’autore. D’altronde
Noi, nelle nostre poco umane pianure, speranzosi aspettiamo.
Sentieri e Parole
25
FARFALLE DELLE NOSTRE MONTAGNE
Sorpresa di un’escursione sul Due Mani
di Annibale Rota
Q
uesta volta non mi occupo di fiori ma di altri leggiadri orna-
menti delle nostre montagne: le farfalle. L’idea mi è venuta da una escursione sulle pendici del Monte Due Mani fatta verso la fine dello scorso
nel primo dopoguerra, quan-
Anche le farfalle rispetto a
do, finito “l’oscuramento”, le
un tempo sono decisamen-
strade ripresero ad essere il-
te diminuite di numero. Per
luminate sotto ogni lampione
questo durante la sopraccita-
si potevano vedere, volteg-
ta escursione a Bongio e poi
gianti o al suolo, centinaia di
al nuovo bivacco “Manuela”
maggiolini ( Melodontha me-
sono rimasto piacevolmen-
lodontha ). Sono decenni che,
te sorpreso dalle moltissime
almeno in città, non ne vedo
farfalle
Occhio di pavone
volteggiavano
Papilio macaone
mese di agosto. Penso che a molti non sia sfuggito il calo degli insetti presenti sul nostro territorio. Cito un paio di esempi particolarmente significativi. I miei più o meno coetanei (dai settanta in su) ricorderanno che
26
che
Sentieri e Parole
una sacerdotessa di Giunone
Termino con una farfalla che
Ne presento qui qualcuna,
dalla leggendaria bellezza. E’
non ho fotografato quel gior-
invitandovi a fare un giro da
poco comune e dalla pianura
no, sia perché è una specie
quelle parti in luglio o in ago-
si spinge fino ai 2.500 metri
notturna, sia perché si fer-
sto, perché, non so se per la
di altezza.
ma a quote molto più basse:
fotografare.
favorevole esposizione o per
Tra le diverse Licenidi foto-
500/600 metri. E’ la Pavo-
la lussureggiante vegetazio-
grafate (la famiglia compren-
nia maggiore ( Saturnia pyri ):
ne, Bongio è una delle località
de migliaia di specie distin-
appartiene alla famiglia delle
più comode dove vedere tan-
guibili le une dalle altre per
Saturnidi ed è la più gran-
te farfalle. Oltretutto il piano-
particolari minimi, almeno ad
de farfalla europea. Le sue
ro dove sorge la casa-rifugio
occhio nudo) ne presento una
ali, che possono arrivare fino
del CAI Ballabio, però di so-
che mi sembra molto bella per
a15 cm., presentano quattro
lito chiusa, è piacevolmente
le particolari sfumature e i ri-
caratteristici “occhi” che ri-
Pavonia maggiore
uno e i miei nipoti ignorano
ovunque, che si lasciavano
che coleottero sia.
tranquillamente fotografare e
Sempre quand’ero ragazzo
che si posavano dappertutto,
sulle rose del giardino di casa
non solo sui fiori e sui ce-
era facile vedere tre o quat-
spugli, ma addirittura anche
tro cetonie dorate ( Cetonia
sulle mani e sui capelli dei
aurea ), quel bel coleottero dal
miei nipotini. E non c’erano
colore verde brillante. Oggi se
soltanto le solite farfalle mar-
ne vedono ancora, ma, specie
roni comuni in montagna, ma
in città, abbastanza raramen-
anche specie molto belle e
te.
rare da vedere e ancor più da
Licenide
fresco e panoramico e vi si trova anche una freschissima
flessi delle sue ali. Molto bello, di grandi dimensioni ed anche abbastan-
fontana. E vengo alle farfalle foto-
predatori.
za raro è il Papilio macaone
Comincio con l’Occhio di
glia delle Papilionidi. Le sue
Pavone ( Inachis io ). E’ una
grandi ali gialle dalla forma
splendida
farfalla
abbastanza particolare sono
famiglia delle Ninfa-
ricamate di nero e presenta-
lidi. La sua leggiadria aveva
no anche piccole macchie di
colpito anche Linneo autore
vivaci colori. La si può trovare
del nome scientifico: Io era
fino a 2.000 metri di altezza.
della
e la proteggono dai possibili
( Papilio machaon ) della fami-
grafate quel giorno.
colorata
chiamano quelli della civetta
Sentieri e Parole
27
UN’ADOZIONE DIFFICILE
L’incontro di un modesto scarpinatore con un maestoso cane bianco di Aldo Travagliati*
S
ugli itinerari alpinistici di pregio si incontrano molte persone, specialmente se sotto c’è un
comodo parcheggio per le automobili. Sulle montagne senza qualità, frequentate dall’alpinista modesto, specialmente di bassa quota, gli incontri sono rari e non è facile incontrare un alpinista famoso o gitanti ben attrezzati per l’Impresa progettata e forse anche compiuta. Ogni tanto però, anche in questi luoghi abbandonati, si verificano incontri umani che lasciano il segno per tutta la vita nell’alpinista modesto, senza mai dimenticare che si tratta della vita modesta e senza qualità di chi frequenta luoghi del genere. Per semplificare la storia, questo scarpinatore di montagne malandate lo chiamerò “aemme” e questo aemme un bel giorno stava scendendo, rigorosamente a piedi, dalla vetta della Grignetta verso la stazione di Lecco. A mezza strada, una presenza intravista, poi qualcosa di più e finalmente, sul ciglio del sentiero, sempre indietro di molti passi, un bellissimo cane bianco che faceva finta di scendere anche lui per caso dalla Grignetta. Ahia - pensò aemme, ma non disse niente. Il cane lo guardava da tempo di sottecchi, che è una parola difficile, ma non era troppo difficile intuire che aveva in mente qualcosa che poteva far sorgere dei problemi. Aemme lo ignorava deliberatamente, il cane si avvicinava in modo impercettibile, facendo anche lui finta di
28
Sentieri e Parole
ignorare aemme. Era un cane splendido, alto, nobile ed elegante, forse cresciuto nel giardino di una villa di lusso, ma si capiva che da tempo viveva di stenti e anche l’odore non era dei migliori. Dopo un po’ camminava festoso di fianco ad aemme. Ahia - pensò aemme - e questa volta si rivolse al cane in modo gentile: caro cane, vorrei essere chiaro fin dall’inizio, io non posso diventare il tuo padrone, per un mucchio di ragioni, quindi comportati in modo adeguato, segui la tua strada che io seguo la mia. Forse il cane era abituato ad essere preso a bastonate e questa frase lo riempì di gioia. Già che c’era, mise al corrente aemme di tutte le discariche di immondizie dove era possibile trovare degli alimenti, delle grotte dove dormire, eccetera. Arrivarono trionfalmente in stazione. La Grignetta in una foto degli anni '60
- Signore, che bel cane, si vede che deve avere anche un buon carattere, dovrebbe forse curarlo un po’ di più, se mi posso permettere. Il cane si pavoneggiava col suo nuovo padrone e non lo mollava un attimo. Aemme cercò di interessare la polizia ferroviaria: non faccia il furbo, si vede benissimo che questo cane è suo da sempre, non cerchi di abbandonarlo anche lei, come fanno tanti delinquenti - disse severo l’appuntato. Arrivò un treno carico di tifosi turbolenti, reduci da una partita dove il Lecco aveva vinto o aveva perso. Aemme cercò di mischiarsi alla calca urlante, scese di corsa il sottopassaggio e saltò sul treno che stava per partire. Fu un viaggio tremendo, col terrore di vederselo comparire davanti. Ma il cane bianco era sparito per sempre.
*Cai Milano
AVVENTURA DIETRO CASA
Su e giù per le Orobie con l’Alpinismo giovanile
di Alessia Losa
C Il passo Vallesecca innevato
ome ogni mattina, di buon’
di ragazzi mi desta e penso: “ Ma le
ora, mi dirigo verso la stazio-
scuole sono ormai terminate da più di
ne e anche in quel mercoledì
un mese, cosa ci faranno così tanti ra-
di luglio salgo sul treno. Appena mi
gazzi sul treno?” Poco dopo l’idea che
siedo i miei occhi carichi di sonno si
anch’io possa far parte di quel parti-
chiudono, ritornando così nel mondo
colare gruppo sfiora la mia mente.
dei sogni. Un vivace e allegro vocio
Per me prendere il treno è un’a-
zia, non deve perdere l’occasione di
dioso, crea una continua voglia di
difficoltosa la progressione, poiché
do i complimenti a
zione abituale. In questa speciale
unirsi al coinvolgente gruppo di A.G.
bere, ma tra una sosta e l’altra final-
ancora nessuno in questa stagio-
Giacomo, per aver
giornata non sto andando a Mi-
del CAI Lecco. L’intento del gruppo
mente i ragazzi escono dal bosco
ne estiva dal meteo bizzarro lo ha
camminato
lano e non condurrò nemmeno i
è quello di creare in un ragazzino
e il rifugio si svela alla loro vista. E’
ancora percorso creando una trac-
tanto. Lui è il più
miei esperimenti in laboratorio, ma
la voglia di amare la montagna e di
localizzato su un maestoso sperone
cia visibile. In più gli scarponi che i
piccolo del grup-
mi sto dirigendo a Bergamo, dove
frequentarla.
di roccia. Il sentiero diventa sempre
ragazzi calzano non sono invernali
po, ha solo nove
così
incomincerà la prima tappa dell’un-
E quest’anno è avvenuto, una
più irto e alzando lo sguardo il rifu-
e ramponabili e il rischio è di fini-
anni. Basta poco a
dicesimo trekking di Alpinismo
fiammella si è accesa; la mail pub-
gio è sempre lì, non si è mai mosso
re con i piedi zuppi e di scivolare.
fare svanire la stan-
giovanile del CAI Lecco. Stiamo
blicata ne è la testimonianza. La
da lì. La sensazione che proviamo è
Perciò il gruppo imbocca il sentiero
chezza sui volti dei
andando alla scoperta delle Orobie
scrive una mamma, che ama la
che nemmeno noi ci stiamo muo-
basso, che però riserverà sorprese.
ragazzi: giocare a
Bergamasche.
montagna e la vive con la figlia, la
vendo, ma piano piano, avvolti da
A causa di una frana dobbiamo
carte, chiacchierare
Come ogni anno il trekking di A.G.
quale, però, prima del trekking non
una sottile nebbia e con nuvoloni
fare un’altra deviazione sul percor-
e leggere, ma so-
si svolge la terza settimana di luglio
capiva perché bisognasse andare in
scuri sulla testa, arriviamo al ter-
so che ci porta a una bocchetta a
pratutto un abbon-
con partenza all’alba da Lecco, solo
montagna a fare fatica. Dopo l’av-
mine della prima tappa del trekking
2040 m dopo un’ora e 20 minuti
dante piatto di pa-
che quest’anno una nuova formula
ventura con gli
2013, giungen-
di cammino dal rifugio Coca at-
sta li rallegra ancor
è stata introdotta nell’organizza-
amici di A.G. la
do al rifugio
traversando una conca dopo l’altra.
di più.
zione, sottolineando lo spirito am-
passione per la
Coca.
la
Il tempo sta cambiando, ci trovia-
E’
bientalista del CAI e l’idea che belle
montagna è nata
fatica svanisce,
mo tra la nebbia e le nuvole basse,
vo giorno, in cielo
avventure e forti emozioni possano
nella piccola alpi-
per i ragazzi è
il caldo sole che ci aveva accolto
c’è il sole, la vista
essere vissute anche stando vicino
nista.
il momento di
in mattinata si nasconde. Dal passo
sul pizzo Redorta
giocare e per
avvistiamo il sentiero che dobbia-
(3038 m) da un lato
gli
accompa-
mo percorrere per giungere al rifu-
e sull’altro il Piz-
gnatori di bere
gio Baroni al Brunone. E’ ancora un
zo Diavolo e Dia-
una birra in at-
sentiero stretto in costa che entra
volino (2916 m) è
tesa della cena.
ed esce da conche per poi risalire
splendida. Cerchia-
una
su un altro passo dove ci fermiamo
mo di individuare
nottata di buon
a mangiare, siamo a metà strada e
il sentiero (n°225)
sonno, la mat-
il tracciato continua ad avere un
che dobbiamo per-
tina
seguente
andamento discontinuo, scende per
correre ai piedi del
siamo tutti belli pimpanti per rimet-
poi risalire entrando ed uscendo da
Pizzo Diavolo per
a casa (tale considerazione concorda con l’editoriale della rivista
Il trekking
“
Sono una mamma. Volevo ringraziare tutti voi per il lavoro che fate con i ragazzi, ho sempre sperato che mia figlia iniziasse ad amare la montagna come la amiamo noi, voi siete riusciti a far accadere il miracolo. Vederla tornare a casa dopo una gita faticosa felice e soddisfatta, per noi genitori che alla montagna dedichiamo la vita, è stato bellissimo. Adesso è lei che mi chiede di portarla su qualche cima o in qualche rifugio e davvero per me una cosa così non ha prezzo. Grazie davvero, siete stati bravissimi. Ci vediamo l’anno prossimo.
“Orobie”, pubblicato nel numero di
E’ il momen-
agosto 2013). Questi due aspet-
to di descrive-
ti sono stati soddisfatti, il primo
re in modo più
tramite l’utilizzo di mezzi pubblici
dettagliato gior-
(treno e autobus) per giungere sul
no dopo giorno,
luogo della partenza e per ritorna-
passo dopo pas-
re a Lecco alla fine del trekking. Il
so, questo nuovo
secondo, scegliendo le Orobie ber-
e particolare trekking.
”
Ora
Dopo
un
nuo-
gamasche come scenario del trek-
La prima tappa ha avuto inizio,
terci in cammino verso il rifugio
avvallamenti. Inoltre la pioggia e il
arrivare al rifugio
king 2013, montagne che si trovano
scesi dall’autobus preso a Bergamo,
Baroni al Brunone (2295 m). Zaini in
guado di alcuni fiumi complicano la
Calvi. Il tratto ini-
dietro l’angolo di casa nostra.
dal paese di Valbondione (888 m)
spalla e via, su uno stretto sentie-
salita.
ziale del sentiero ha
Chi ama camminare con lo zai-
con un breve ristoro in riva al fiu-
ro erboso, che si sviluppa in costa
Ormai è da molte ore che cam-
le stesse caratteri-
no in spalla per parecchie ore al
me per dare il via e la carica giusta
con dei saliscendi su esposti spe-
miniamo, il rifugio si vede, ma non
stiche di quello del
giorno per più giorni consecutivi,
alla marcia in una calda ed afo-
roni. Il primo tratto illude i ragazzi,
arriviamo mai. La vista di un grup-
giorno precedente:
raggiungendo un rifugio dopo l’al-
sa giornata, lungo il ripido sentie-
inducendoli a pensare che quella di
po di stambecchi femmina con i
è stretto, scende e
tro e volesse vivere la montagna e
ro (n°301) che sale al rifugio Coca
oggi sarà una tranquilla passeg-
loro cuccioli ravviva l’umore di tutti,
prosegue in costa
la natura in compagnia di ragazzi
(1892 m). Una volta allacciati bene
giata, ma su consiglio del rifugista
stanchi e fradici giungiamo final-
fino a giungere ad
e adulti, accomunati dalla voglia di
gli scarponi e indossato in spalla lo
gli accompagnatori hanno preso la
mente al rifugio dopo circa 10 ore
un torrente in pie-
divertirsi, camminare e fare amici-
zaino, il gruppo si distribuisce sul
decisione di modificare il percor-
di cammino. I ragazzi entrano nel
na, ricoperto da una
sentiero in fila indiana assumendo
so del secondo giorno. Non verrà
rifugio, sono infreddoliti. Il rifugista,
calotta di neve e
le sembianze di un sinuoso serpen-
imboccato il sentiero alto (n°302)
dall’aspetto burbero e solitario, ha
poi si inerpica giun-
tone in un fitto bosco di latifoglie.
a causa della abbondante neve sul
in braccio un bimbo di otto mesi,
gendo al bivacco
tracciato, che renderebbe troppo
e si approccia ai ragazzi facen-
Frattini (2125 m). La
32
Alpinismo Giovanile
L’elevato tasso di umidità è fasti-
Salita al rifugio Coca
Torrente con calotta di neve.
Sofia, Maddalena e Valentina. Sotto: Pizzo Diavolo e Diavolini
Verso il rifugio Calvi
Rifugio Coca
Sentiero tipico delle Orobie bergamasche. Sotto: stambecchi curiosi
intrepidi del gruppo a fare un ba-
basse ci avvolgono
gno nel lago nei pressi del rifugio. A
anche questa vol-
cena il numeroso gruppo di A.G. di
ta, creando una at-
Lecco stringe amicizia con un altro
mosfera particolare.
gruppo, proveniente dalla valle Ca-
L’uggiosità del tem-
vallina, animando la serata con canti
po è resa emozio-
e risate.
publimania.it
nebbia e le nuvole
nante dal soprag-
E’ sabato 20 luglio e siamo in
giungere di alcuni
cammino verso il rifugio Laghi
stambecchi
attirati
Gemelli (1968 m) in una valle lus-
dal nostro frastuo-
sureggiante con molti rododendri
@vviso ai naviganti_ci vediamo in Rete?
no e soprattutto dal
fioriti (n°226). Giungiamo al pas-
nostro cibo. Pro-
so del Cernello dove imbocchiamo
seguiamo alla volta
un sentiero in cresta (n°230), che
del rifugio Calvi e
scendendo ci porta al rifugio Cer-
un altro momento
nello, tappa per un bagno rinfre-
Dal 1989 lavoriamo ogni giorno per accompagnarvi a scoprire il mondo. Certo, dal 1989 il mondo è cambiato. Oggi possiamo incontrarci ogni momento in un luogo speciale per condividere la passione del viaggiare. Un luogo dove documentarsi, conoscersi e creare insieme il tuo viaggio ideale. Questo luogo si chiama Rete. Seguici su Earthviaggi.it, su B-Earth.it oppure sui nostri canali social.
emozionante lo vi-
scante. Il tempo è molto variabile e
viamo
scollinando
anche oggi nella seconda parte del
il passo di Valsecca
tracciato la pioggia scende copio-
(2496 m), dove na-
sa. La consapevolezza che al rifu-
sce il fiume Brembo.
gio Laghi Gemelli saremo accolti da
Il passo è anco-
Emilio Aldeghi, il presidente del CAI
ra innevato, anche
Lecco, con altri amici ci fa prose-
se siamo in piena
guire di buon passo.
estate, e la sensa-
Al rifugio Laghi Gemelli faccia-
zione di quanto è
mo l’ultima cena del trekking 2013,
divertente cammi-
tiriamo le somme e quello che
nare nella neve ri-
possiamo concludere è che que-
scalda gli animi af-
sta avventura ci ha donato tanto
faticati e affamati.
calore dalle persone incrociate e
Il tempo mete-
dall’accoglienza dei rifugisti, lun-
orologico si pren-
ghe camminate, momenti divertenti
de ancora gioco di
sulla neve e soprattutto alcune bel-
noi, in questa emo-
lezze della natura si sono svelate ai
zionante
giornata
nostri occhi. Tutto questo ha raf-
mancava la pioggia
forzato l’amicizia tra i componen-
e così non si è fat-
ti del gruppo e la voglia di andare
ta attendere. Un in-
in montagna, perché anche se si fa
tenso scroscio della
fatica c’è sempre qualcosa di emo-
durata di 20 minuti
zionante che la fa scomparire.
si abbatte su di noi. Qualche ora dopo al rifugio Calvi (2015 m) il sole ci accoglie,
invitando
gli
B-Earth.it è la piattaforma di approfondimento interamente dedicata al Perù e Sud America, India e Himalaya, Africa. Uno spazio digital e social dove puoi consultare informazioni utili.
Earthviaggi.it è il cuore della nostra comunicazione web. Uno strumento semplice e intuitivo dove puoi trovare contenuti e proposte dettagliate su tutte le nostre destinazioni.
seguici su: /Be.earth.it /earthviaggi /Be_Earth
/beearth
/be_earth
/Be_Earth
Iscriviti alla nostra newsletter, potrai ricevere periodicamente notizie, informazioni e offerte speciali per organizzare con noi il tuo viaggio ideale.
UNA VITA PER IL CAI
Giordano Dell’Oro, dal Soccorso alpino all’Alpinismo giovanile
relazione al sopravvenuto progetto educa-
altre feste comandate, i sentieri di monta-
sione regionale lombarda (1981/1986
tivo del CAI.
gna, contando sulla sua professionalità.
– 1991/1996—2005/2007) e alla Com-
In tutti questi anni Giordano opera sem-
Concludendo, il nostro caro Giordano si
missione centrale (1998/2003) di A.G., e,
pre come guida del gruppo durante le
è dedicato, da sempre, con viva partecipa-
infine, la nomina, nel 2008, ad Accompa-
escursioni, per cui, essendo il gruppo sgra-
zione all’alpinismo giovanile, convinto che
gnatore emerito di A.G.
nato nel procedere, in pochi hanno avuto
questa attività sia basilare per il futuro del
Lasciato nel 2006 il CAI Lecco, Gior-
l’opportunità di apprezzare la competenza,
CAI, in quanto fortemente formativa per
dano rinnova la sua iscrizione al CAI Val-
la passione, la pazienza e l’umanità con cui
i giovani in vista di una loro preparazio-
madrera, il cui consiglio direttivo il 10 aprile
è riuscito a dialogare con i ragazzi che gli
ne al rispetto dell’ambiente montano e alla
2009 lo nomina socio onorario. Sempre
stavano più vicini (che gli mordevano i tal-
particolare acquisizione dei primi rudimenti
nel 2009 viene premiato dalla Consul-
loni - come diceva), rispondendo alle loro
dell’attività escursionistica/alpinistica, anche
ta dello sport del comune di Valmadrera
domande, stimolandone la curiosità, for-
nella prospettiva di una loro partecipazione
come “Figura di spicco alpinistica”.
nendo loro informazioni sull’ambiente in cui
alla vita associativa del sodalizio. L’alpinismo giovanile, nella sua espressio-
sia sempre viva e meritevole di ricono-
ne pratica, non ha mai esaurito la dedizione
scenza nella famiglia del CAI Lecco e sia
Tra coloro che possono testimoniare di
che Giordano ha nutrito nei confronti del
ricordata e portata ad esempio a coloro
questa predisposizione e disponibilità devo
CAI. Sono molteplici i compiti e le funzioni
che hanno voglia di continuare con lo stes-
annoverare me stesso, che facendogli, in
da lui assolti all’interno delle strutture or-
so impegno, serietà e dedizione le attività
genere, da “secondo” tra gli accompagna-
ganizzative del club, sezionale e nazionale,
della sezione.
tori, avevo modo di constatare quanto av-
che meriterebbero un’elencazione separata.
Anche a nome di tutti coloro che ne
veniva in testa al gruppo, approfittando di
Ma, qui, mi è d’obbligo ricordare, alme-
conservano il ricordo, concludo con un
quanto ascoltavo per arricchire il mio non
no, che Giordano, iscritto al CAI dal 1952.
semplice e caro saluto: ciao Giordano, gra-
molto pingue bagaglio di cultura montana.
A Valmadrera venne prima nominato reg-
zie.
ci si trovava, dai fiori alle rocce, dagli alberi alle vecchie strutture contadine.
Giordano Dell’Oro in seconda fila al centro in una foto degli anni ‘70
Ma la sua guida serviva da esempio per
gente
degli anni ’70, quando Giordano era capo
legame di fervida amicizia tra le nostre fa-
tutti gli altri accompagnatori e operatori
sottosezione
nche le rocce si sgretolano. E
stazione di Valmadrera della XIX Zona del
miglie che si è andato consolidando con il
(giovani e meno giovani) che nel tempo,
e poi presi-
Giordano, che un comune amico,
C.N.S.A. (dal 1963 al 1978) e era negli uffici
passare degli anni, tant’è che per la sua cara
con spirito di emulazione, hanno intrapreso
dente
poco avvezzo alle fatiche dell’an-
della Fischer&Rechsteiner, dove Giancarlo
Elvezia io sono diventato, e sono tuttora, lo
e continuato con professionalità e passione
sezione stes-
dar per monti, definì “sei una roccia” du-
Riva, allora responsabile della Delegazione di
zio Carlo.
l’attività sezionale di A.G.
sa dal 1961 al
rante un’ascensione in Grignetta, non è riu-
Zona, convocava spesso i suoi collaborato-
Metto adesso da parte i rapporti perso-
Si ritiene che Giordano, in alcune circo-
scito ad evitare di sgretolarsi e il 6 luglio è
ri per istruzioni e informazioni, mentre io
nali e dedico la dovuta attenzione all’attivi-
stanze, avesse un carattere piuttosto dif-
tre presso la
ritornato polvere.
mi ci trovavo in funzione del mio servizio
tà di Giordano all’interno della sezione di
ficile. Se è vero che non gradiva a volte
sezione
Per impegni familiari fuori Lecco, non ho
presso quella società, di cui Riva era presi-
Lecco del CAI.
potuto presenziare alle sue esequie, ma ho
dente. Ma quelli furono incontri casuali con
ancora vivo il ricordo dell’ultimo nostro in-
saluti di cortesia.
di Carlo Primerano
A
1978,
della
della
mendi
certe prese di posizione altrui, devo sotto-
Lecco ricoprì
Sin dal 1979 partecipa all’organizzazio-
lineare, per ciò che risulta dalla mia espe-
l’incarico
ne e alla realizzazione dell’attività sezionale
di
rienza personale, che in quelle occasioni era
componente
contro, immediatamente prima che partissi.
Il vero incontro con Giordano avvenne
di A.G. La sua conoscenza dell’ambiente
sufficiente fare decantare la sua irritazio-
del consiglio
Un incontro durante il quale non abbiamo
nel 1979, quando egli, lasciata la sezione
montano, dagli aspetti naturalistici a quelli
ne, ragionarci pacatamente assieme e ri-
direttivo dal
potuto fare a meno di ricordare alcune delle
di Valmadrera, si iscrisse al CAI Lecco. Il
alpinistici, viene messa a frutto nella scel-
conoscergli sincero rispetto perché il suo
1983 al 1997
nostre più belle e simpatiche esperienze in
terreno di incontro è l’attività di alpinismo
ta delle escursioni, che si sono dimostrate
atteggiamento si modificasse e prevalesse
e di “respon-
montagna assieme con tanti amici, ricor-
giovanile in cui ero impegnato come ope-
sempre interessanti e appaganti sia per i
la comprensione, la disponibilità e la bontà
sabile tecni-
di che Giordano coloriva con l’aggiunta di
ratore e in cui Giordano mise subito a frut-
ragazzi che per gli accompagnatori e i
d’animo che in lui albergavano.
co” del G.E.O.
qualche particolare e con un sorriso, per poi
to tutta la sua lunga (dal 1966) esperienza,
genitori presenti alle escursioni.
congedarmi con “ciao Carlo, grazie”.
confermata dalla sua qualifica di accom-
Acquisita nel 1988 la nomina ad accom-
ristiche che fecero di Giordano un punto
1996.
Ho in mente la prima volta che vidi Gior-
pagnatore regionale conseguita nel 1978 a
pagnatore nazionale di A.G.- A.N.A.G. -, il
di riferimento, di coagulo e di guida per
Da
dano, di persona. Accadde verso la metà
conclusione del 1° corso per accompagna-
suo impegno si prolunga fino ai corsi del
un gruppo di amici e di genitori, che, non
giungere
tori di A.G. organizzato in Lombardia.
2005, affinandosi con il trascorrere de-
appagati dalla partecipazione ai corsi di
sua plurien-
Da allora si sviluppò un rapporto di sin-
gli anni sia in considerazione dell’evolversi
A.G, che di massima si svolgevano nei mesi
nale parteci-
cera e reciproca stima e collaborazione
dell’organizzazione strutturale dei corsi, di
aprile/giugno, ritennero utile e dilettevole
pazione alla
personale, sfociato subito in un duraturo
cui diviene “direttore responsabile”, sia in
continuare a calpestare, di domenica e nelle
Commis-
36
Alpinismo Giovanile
Augurandomi che la figura di Giordano
Furono proprio queste ultime caratte-
dal 1990 al agla
ULI BIAHO
Successi e ombre di un’avventura in Karakorum
di Matteo Della Bordella
C
osa si può dire di questo Pakistan un mese dopo il nostro ritorno? Beh, sicuramente che
le montagne del Karakorum sono fantastiche, selvagge ed impegnative sotto tutti i punti di vista; si può dire che l’elemento “quota” complica abbastanza le cose in parete e si può dire che è stata una bella avventura vissuta con compagni fantastici. La nostra era un po’ una scommessa: nessuno di noi era mai stato in Pakistan e già volevamo andare ad aprire una via nuova sulla Torre di Uli Biaho, una montagna tentata da diverse cordate, ma salita da poche. Certo, in Karakorum ci sono anche molte montagne ben più impegnative, ma questa torre, con la sua forma elegante e slanciata, era al centro dei miei desideri già da diversi anni e con i suoi 6100 metri di quota ed una parete di roccia alta mille metri, mi sembrava un obiettivo difficile e sfidante, ma possibile per noi. spessore, in primis da parte di Luca
Un team inizialmente formato da 6
Un gruppo giovane, dove per gio-
e Silvan, che per primi sono riusci-
persone: oltre che dal sottoscritto, da
vane si intende con un età massima di
ti a salire Uli Biaho, Nameless Tower
Luca Schiera, per cui dopo questa e
30 anni, con l’obiettivo di scalare una
e Grande Torre di Trango in un’unica
la Egger possiamo tirare fuori il det-
parete di 6000 metri in Pakistan, una
spedizione, ma anche io e David ab-
to “squadra che vince non si cambia”,
cosa che al giorno d’oggi non è certo
biamo effettuato un buon tentativo
dal mio grande amico David Bacci, con
molto comune in Italia.
sulla leggendaria Eternal Flame, inoltre il mio tentativo di solitaria alla grande
cui avevo già condiviso altri viaggi, da Saro Costa, ragazzo giovane, buon
E così, come in tutte le spedizioni
Torre di Trango, purtroppo fermatosi
amico di David e unico elemento del
che si rispettino, non sono mancati
150 metri sotto la cima è stata una
gruppo che non conoscevo bene, da
momenti belli e momenti brutti, im-
delle esperienze più interessanti e
Silvan Schupbach, alias lo Svizzero,
previsti, gioie, ostacoli e soddisfazioni,
istruttive della mia carriera alpinistica.
mio compagno già di diverse salite
ma alla fine, nel complesso, il bilancio
sulle Alpi, che come carattere di sviz-
che possiamo trarre da questa espe-
zero ha ben poco, e dalla mia ragazza
rienza è sicuramente molto positivo;
Delle tante cose successe raccon-
Arianna Colliard, venuta più che altro
con una nuova via aperta alla Torre di
terò tre episodi: il momento più bel-
con lo scopo di raccogliere materia-
Uli Biaho, che era il vero obiettivo del-
lo, il momento più brutto e quello più
le fotografico e video e per dare una
la spedizione, e dei “plus” di notevole
inaspettato.
Tre momenti
La Grande Torre di Trango - Foto S. Schupbach
mano nelle fasi di avvicinamento.
Arianna Colliard durante l’avvicinamento alla Torre di Uli Biaho Foto S. Schupbach
Luca Schiera, Matteo Della Bordella e Arianna Colliard al campo avanzato - Foto S. Schupbach
Il gruppo quasi al completo: (da sinistra) Silvan Schupbach, Matteo Della Bordella, Arianna Colliard e David Bacci - Foto L. Schiera
Luca Schiera e Matteo Della Bordella in cima alla Torre di Uli Biaho - Foto S. Schupbach
Il momento più bello, sarà banale
montagna, più che da noi, dato che la
viamo nulla di particolarmente buono
si tiri corti di cresta, ci portiamo sotto
scriverlo, ma per me è stato il rag-
porzione di roccia che volevamo ori-
e siamo costretti a sistemarci su una
la cima e finalmente verso le 13 del
giungimento della cima della Torre di
ginariamente salire era priva di sistemi
cengia spiovente con i piedi a penzo-
20 luglio io, Luca Schiera e Silvan
Uli Biaho. La cima di questa monta-
logici di fessure e di qualità non ec-
loni (io e Luca), Silvan invece si infila
Schupbach arriviamo in vetta alla Torre
gna è stata solo il coronamento di un
celsa, mentre la linea che poi abbiamo
in una specie di angusto camino tra
di Uli Biaho.
grande progetto, di un sogno che era
salito offriva una bella arrampicata su
due blocchi. Ad un certo punto Luca si
Cinquecento metri di parete e 1600
nato nella mia testa già nel 2009. E’
lame e fessure con difficoltà nell’ordine
sente male per la quota e nonostante
di avvicinamento, 17 tiri fino al 6b e
stata la punta di un iceberg dove la
del 6a/b.
la nostra preoccupazione non c’è mol-
ghiaccio a 70° , fino a 6108 metri di
Comunque dopo un primo tentativo
to da fare, se non aspettare la matti-
quota; una bella e logica linea di salita,
zione, preparazione, allenamento, chi-
andato a vuoto a causa del maltem-
na successiva ed incrociare le dita… Ci
su una montagna complessa in un am-
lometri percorsi (in orizzontale e ver-
po, qualche giorno più tardi ripercor-
sono tutte le premesse per una lunga
biente severo e mozzafiato. Un altro
ticale), motivazione e passione.
riamo il lungo e da non sottovalutare
nottata insonne, invece per quanto mi
grande sogno realizzato.
E’ stata una salita molto diversa da
avvicinamento che conduce fino alla
riguarda la stanchezza mi fa crollare in
quella che ci eravamo immaginati in
base del pilastro Sud (dove passa la via
un attimo e devo dire a posteriori che
Italia a tavolino. Mentre da casa pen-
aperta da M. Giordani e soci nel 1988)
ho avuto bivacchi ben più scomodi e
Il momento più brutto della spedi-
savamo di aprire una via in stile big-
ed attacchiamo l’ancora inviolata pa-
meno confortevoli. Non possono dire
zione è stato quando solo due giorni
wall con portaledges (tende spiegabili
rete Sud-Ovest a sinistra di questo
altrettanto Silvan che si sveglia con le
dopo il nostro arrivo al campo base io,
sospese) e con una permanenza in
spigolo.
spalle distrutte nel suo camino, e Luca,
David, Silvan e Saro abbiamo deciso di
che non ha passato una bella nottata,
andare in perlustrazione lungo l’avvi-
ma per fortuna si è ripreso dal malore
cinamento per vedere dove piazzare
della sera precedente. Tiriamo un bel
il campo avanzato. L’errore di fondo
sospiro di sollievo: la salita può con-
è stato quello di salire subito a 5200
tinuare.
metri senza essere ancora acclimata-
parete di 5-10 giorni, per diver-
Il primo giorno di arrampicata si
si motivi abbiamo sconvolto i nostri
svolge senza particolari problemi, a
programmi e cambiato il nostro stile
parte il grande sforzo dovuto alla
di salita. Abbiamo infatti individua-
quota, al quale nessuno di noi era abi-
to una linea logica e dalle difficoltà
tuato; percorriamo 13 bei tiri di ar-
tecniche non troppo elevate e deci-
rampicata su roccia compatta e lavo-
so di tentarla in stile alpino. Una scel-
rata, sempre in libera tranne 20 metri
ta dettata dalla conformazione della
dove una cascata d’acqua ci costringe a salire in artificiale. Nonostante le difficoltà moderate, scalare e recuperare
40
il saccone a 6000 metri non è come
Alpinismo e arrampicata
farlo sulla parete del Capitan! Verso le 19 iniziamo la ricerca del posto dove passare la notte; purtroppo non tro-
Il traverso che porta alla base della parete - Foto L. Schiera
base è costituita da tanta organizza-
Così Silvan passa al comando per la parte finale di misto e dopo un caratteristico e “raglioso” passaggio in un
Mal di montagna
ti, con la stanchezza del trekking sulle spalle e con un ritmo troppo veloce. Una volta che siamo arrivati a 5000
camino ghiacciato iniziamo i pendii di neve e ghiaccio che conducono verso la cima. I passi diventano sempre più lenti e affannosi man mano che ci avviciniamo alla cresta finale, ma pian piano, tra un respiro e l’altro e diver-
Alpinismo e arrampicata
41
percorsa in salita avreb-
mal di montagna e hanno preferito
bero impiegato molto più
scendere. Silvan, che stava meglio ha
tempo di noi.
pensato di proseguire ed io, per non
Due ore dopo il no-
lasciarlo da solo, l’ho seguito, lasciando
stro arrivo Saro e David
Saro e David con le parole “se state
rientrano al campo base.
bene aspettateci alla cengia dove ci
Erano ad aspettarci, ma
siamo fermati a riposare in salita, se
non nel punto stabilito,
state male scendete pure al campo
bensì 50 metri più sopra,
base”. Comunque, una volta arrivato a
nascosti alla nostra vista
5200 m, complice l’aver mangiato dei
da una costola rocciosa.
biscotti, ho avuto un tracollo e da un
Posso capire la diffi-
momento all’altro ho iniziato a stare
coltà della situazione di
male per la quota. Sono passato dal-
Saro e David e i momenti
lo stare bene al non capire cosa stava
davvero brutti che hanno
succedendo e far fatica a reggermi in
passato, pensando che a
piedi nel giro di 10 minuti e mi sono
noi fosse successo qual-
trovato completamente in balia degli
cosa. E mi dispiace enor-
eventi, ma per fortuna insieme a Silvan,
memente per la spiace-
che stava ancora bene.
vole situazione che si è
L’unica cosa da fare è stata scende-
creata e per lo spavento
re nel modo più veloce possibile e du-
dei miei due compagni,
rante la discesa abbiamo seguito una
ma onestamente l’opi-
strada diversa e molto molto più ra-
nione mia e di Silvan è
pida di quella seguita in salita che con
che il nostro modo di
delle lingue di neve ci ha portati a circa
agire sia stato il più si-
100 metri di distanza dal punto dove
curo, sensato e corretto
avrebbero potuto essere Saro e David.
nella situazione in cui ci
A quel punto mi sono fermato, cer-
trovavamo; d’altronde se
cando di vomitare i maledetti biscotti
loro ci avessero aspettato
e sono stato una ventina di minuti a
nel punto stabilito non ci
guardare il ben visibile punto di ritrovo.
sarebbero stato problemi.
Dopo che Silvan ha provato a chiama-
Ricordiamo poi che stia-
re i nomi dei compagni senza risposta
mo parlando di sentieri e
abbiamo pensato che fossero già scesi
pietraie e non di pareti di
e quindi abbiamo proseguito la nostra
roccia…
discesa, per un itinerario diverso che
Di fatto il vero errore,
ci ha permesso un risparmio di tempo
per il quale mi sono sen-
notevole di circa 1,30 o 2 ore. Arri-
tito direttamente respon-
vati al campo base David e Saro non
sabile è stata la scelta di
erano ancora rientrati, ma la cosa ci è
salire a 5200 m subito e
sembrata normale, dal momento che,
non lasciar passare qualche giorno; in qualità di leader della spedizione
42 Alpinismo e arrampicata
è stato uno sbaglio dilettantesco e grossolano che avrei potuto evitare, ma purtroppo è successo.
Silvan Schupbach apre il quinto tiro della via - Foto M. Della Bordella
ziato ad accusare i primi sintomi di
Matteo Della Bordella in apertura sul primo tiro della via - Foto S. Schupbach
seguendo la stessa strada
Sta di fatto che dopo que-
1988 e volevo anch’io provare per una
sto episodio la situazione
volta un’esperienza di questo tipo. A
precipita e Saro, a mio avvi-
posteriori posso dire che è stata una
so spaventato per l’accaduto
salita interessante e adrenalinica, ma
e pensando di non essere in
posso anche dire che preferisco sca-
grado di affrontare una salita
lare in cordata, magari su salite più
come quella all’Uli Biaho, deci-
impegnative e incerte, che scalare su
de di tornare a casa, incolpan-
un terreno seppur difficile dove ho la
do me e Silvan per l’accaduto.
confidenza per salire da solo. Ma que-
Purtroppo non posso fare nulla
sta salita mi ha mostrato un po’ di più
per cambiare la sua decisione,
punti di forza e debolezza, paure e li-
e da parte sua non c’è nessu-
miti del mio andare in montagna.
na voglia di ricucire lo strappo
Il fatto di non avere con me la re-
ed andare avanti. Penso anche
lazione e dover cercare i punti deboli
che non sia giusto che riman-
della parete è stata forse la cosa più
ga qui contro la sua volontà
intrigante. I pendii di ghiaccio, anche
e quindi accetto la sua scelta.
se al massimo a 70° (ma anche meno
Con David Bacci le cose
ripidi) sono stati di sicuro la cosa più
vanno diversamente; dopo lo
spaventosa. I tiri di roccia in fessure
spavento e l’incomprensione
verticali con zaino in spalla con den-
iniziale il fatto viene chiarito e
tro corda, scarponi, ramponi e picche
David capisce che è stata una
e con qualche friend attaccato all’im-
situazione davvero brutta, ma
brago in caso di necessità sono stati
che in montagna cose come
la cosa più esaltante. La rinuncia a 150
queste possono capitare e che
metri dalla fine (a parte il fatto che in
nella situazione in cui erava-
realtà non avevo nemmeno ben capito
mo abbiamo agito come ci
qual era la cima) è stata la cosa più
sembrava più logico e sicuro
difficile, ma forse più saggia, anche se
nel rispetto dell’accordo pre-
le difficoltà tecniche erano alle spalle,
so. Questo è stato il momento
ma la neve sopra le placche di roccia
più basso della spedizione, da
non mi ispirava per niente fiducia.
qui in avanti le cose sono solo andate migliorando.
La discesa durata circa 11 ore contro le poco più di sette impiegate a salire, è stata la cosa più estenuante.
Matteo Della Bordella assicura Luca Schiera sul tratto finale del traverso che conduce alla base della parete - foto S. Schupbach
metri, infatti, Saro e David hanno ini-
In solitaria Il terzo episodio che voglio
Sono arrivato al campo base davvero cotto.
raccontare è il mio tentativo
Un enorme grazie al gruppo Ragni
di solitaria alla Grande Torre di
e al CAI Lecco per averci permesso
Trango per la via degli Ame-
di vivere questa fantastica avventu-
ricani. Beh, non avendo mai
ra, oltre che ovviamente a tutti i no-
fatto salite solitarie sulle Alpi
stri sponsors: Acel Service, Adidas,
e non avendo nemmeno bene
Briantea 84, Sport Specialist, Adidas
in chiaro come assicurarmi,
eyewear, Matt, Kong.
quale miglior posto per provare se non una parete di mille metri di V, A1e misto in Karakorum a 6200 metri di quota? Maurizio Giordani aveva già salito questa via da solo nel
Alpinismo e arrampicata
43
TERRA COLORATA
Dal Pequeno Alpamayo all’ Illimani, un’esperienza tra le montagne e la gente della Bolivia
di Sara Pozzetti
Sara e Luca sull’Huayna Potosi
E
ra da tempo nel cassetto, perché
pato presso un’agenzia di viaggi come
La Paz
il Sudamerica ci aveva affasci-
responsabile – ovviamente - per il
Arriviamo a La Paz il sabato notte 3
nato non poco. Volevamo tor-
mercato sud americano. Siamo certi
agosto, dopo quasi 28 ore dalla sve-
narci per visitare un paese ancora non
che le sue conoscenze possano aiu-
glia, ma la notte sarà ristoratrice e la
vissuto e che avesse delle montagne
tarci a organizzare un bel viaggio.
domenica organizziamo con l’agenzia
da scalare: quella è tassativamente la
Partiamo, Luca (più comunemente
nostra priorità. Un ipotetico momen-
conosciuto come il nonno) ed io, il 3
to di turismo viene alla fine. E anche
agosto, lasciando a casa una profon-
Nel mirino c’è Campo Condoriri,
qualche giorno di riposo, se il pro-
da sensazione di stress causata da un
4600 m, che farà da base per una pri-
gramma viene rispettato, se il meteo
periodo lavorativo veramente pesante,
ma salita di acclimatamento al Cerro
ci assiste e non abbiamo bisogno di
ma sono certa che le 16 ore di volo
Austria, 5350 m, e per una seconda al
giorni di riserva per cercare di appa-
che ci separano dalla nostra meta ci
Pequeno Alpamayo, 5530 m.
gare la nostra fame di montagne.
porteranno a ricominciare in un altro
Posizioniamo le nostre tende vicino
Stilo un programma dettagliato e ci
mondo e in un’altra dimensione. Tutti
a una sorgente, comode per i bagni.
affidiamo a Giancarlo Sardini, respon-
i problemi quotidiani saranno spazzati
C’è un signore anziano, molto rigo-
sabile dell’operazione Mato grosso in
via da una realtà alla quale non è, in
roso, che si è preso a cuore la ma-
Perù per oltre 15 anni, che, rientrato in
coscienza, possibile negarsi.
nutenzione e il mantenimento dei
Italia la scorsa primavera, è ora occu-
locale che ci segue, la nostra partenza per il primo obiettivo.
servizi. Qualcosa di incredibile, che a
chiamata El Alto, qui vivono
studiando l’ampio versante
no sentire un po’. Allunghiamo sino
E’ la prima volta che mi capita di non
i più poveri, fa più freddo,
della montagna che è proprio
al rifugio dove il nostro autista ci sta
dover andare in apnea nei pochi mi-
la quota è maggiore. Nel
di fronte a noi. La traccia di
aspettando per rientrare a La Paz.
nuti in cui ci si deve appartare. Vor-
piccolo centro c’è il cuo-
salita è evidente, scompare
Abbiamo, anzi ho, bisogno di una
rei lasciare una mancia, ma Euloquio,
re della città che accoglie
quando la via prende una di-
pausa. Sono stanca e non mi sento di
la nostra guida, me lo sconsiglia. Lui
i turisti, di ogni parte del
rezione posteriore. L’obiettivo
ripartire subito per l’Illimani.
è contento della tassa richiesta per il
mondo. Agenzie ovunque,
vero è la via dei francesi, che
E’ arrivato il momento per Copaca-
parcheggio delle tende, 3 euro a testa
che vendono le salite alle
ci permetterebbe di arrivare
bana. Il nonno è convinto di sdraiarsi
per 4 giorni.
montagne più conosciu-
alla cima sud, ma sino a che
in spiaggia in costume, di arrostirsi al
Susana è la nostra cuciniera, 21 anni,
te, dove puoi anche no-
non ci avvicineremo non sa-
sole, e rinfrescarsi ogni tanto con un
studentessa all’università di La Paz.
leggiare tutto quello che
remo in grado di saperne le
tuffo nel lago. Ma in realtà è un qua-
Non parla inglese, ma riusciamo a in-
serve per poter affrontare
condizioni. Nessuno, tra tutte
dro poco applicabile. Il lago è a 3841
tenderci al meglio. Ci aspetta la matti-
la scalata, dal cappello agli
le persone incontrate, l’aveva
m, c’è il sole, ma fa un freddo becco.
na per colazione, al pomeriggio per la
scarponi, negozi di prodotti
tentata né la conosceva.
Scegliamo l’escursione all’isola del Sol,
merenda, e la sera ci prepara sempre
artigianali locali si affianca-
cene incredibili. Tre padelle, un paio di
no reclamando l’attenzione
mestoli, eppure fa miracoli.
Il Pequeno Alpamayo
raccontarla credo non sia sufficiente.
Alle 2.30 lasciamo il rifu-
che è incantevole. Purtroppo però non
gio, il buio è intenso e pro-
mi godo molto i due giorni di break,
al tuo passaggio, giovani
fondo, il freddo pungente. Più
perché li passo praticamente in bagno,
Il tempo è bello, stabile, le tempe-
donne mettono in mostra
saliamo, più il vento rinforza,
colpita da un’infezione intestinale. Illi-
rature abbastanza rigide. La mattina si
i loro piccoli bambini semi
penetrando ovunque. Siamo
mani ancora rimandato, impossibile ri-
avvicinano allo zero, ma i nostri sacchi
nudi e poco nutriti, chie-
costretti a indossare i passa-
partire, sono debole e scarica... in tutti
ci allietano di un calore fantastico.
dendo un aiuto, anziane si-
montagna e la maschera.
i sensi.
Quando lasciamo le tende alle
gnore vendono, sedute per
Deviamo per raggiungere la
Organizziamo veloci tre giorni al
3.30 del mattino verso il Pequeno
terra, dai fazzoletti di carta
parete, ma dopo un’ora ave-
Salar de Uyuni, a un’ora di volo da La
Alpamayo, il vento ha cessato di sbuf-
alla singola caramella.
vamo percorso meno di 50
Paz.
fare; è possibile progredire bene.
metri. La neve è maledetta-
Tre giorni in jeep, nel deserto di
Al colle realizziamo che ancora la
prima è il mercato che si
mente marcia e sprofondiamo
sale, e di sabbia. Un luogo al limite
cima è lontana, benché a vista, perché
tiene ogni venerdì. Tonnel-
sino all’inguine. Ogni passo è
dell’incredibile. Rimaniamo incantati
dobbiamo scendere lungo una fascia
late di frutta, verdura, pesce,
faticosissimo e la progressio-
dall’estensione bianca di sale, a perdita
rocciosa e risalire una cresta molto ri-
spezie, carne riempiono le
ne troppo lenta. Rischiamo di
d’occhio, sembra un oceano infinito.
pida ed esposta.
strade di benessere ali-
sfiancarci, la strada è ancora
Soggiorniamo in un albergo costru-
lunga e soprattutto il pensiero
ito con il sale, e spendiamo il resto
cade sulle condizioni della pa-
del tour nel deserto di sabbia, dove le
rete. Se rispecchia l’avvicina-
lagune, i fenicotteri rosa, le rocce ros-
Saremo in cima alle 8.15, dopo quasi
mentare, oltre che di colore.
5 ore di cammino.
La laguna colorada
Qualcosa di mai visto
L’Illimani
Siamo contenti, e siamo solo noi tre. Rientriamo soddisfatti a la Paz, dove
Ci rimettiamo in moto
mento, è possibile che non si
sastre riempiono i nostri obiettivi delle
ci concediamo un solo giorno di ripo-
verso il Huayna Potosi. Ce
riesca a salire. E’ bella piena di
fotocamere. Ricordi che rimarranno
so, è già tutto pronto ed organizza-
la prendiamo con tutta cal-
neve e ancora non ripulita da
profondi.
to per il secondo obiettivo, il Huayna
ma, decidendo di fermarci
scariche: perciò la decisione
Le batterie sono ricaricate, si par-
Potosi.
a dormire al rifugio al quale
è rapida, rientriamo sulla via
te per l’ultima salita. Oltrepassiamo
veniamo accompagnati in
normale, perché comunque
tre valli in auto prima di raggiungere
auto.
vogliamo arrivare in cima. Il
l’ultimo villaggio e incamminarci ver-
La Paz è qualcosa di incredibile. Abbarbicata tra i 3000 e i 4000 metri, è imponente. Una teoria infinita di
Una notte a 4800 metri
vento non ci molla. Anzi, raf-
so il campo base, che ci ospiterà per
case non terminate di mattone rossi si
ci aiuterà nell’acclimamen-
fiche fortissime ci investono,
i tre giorni successivi. I villaggi rila-
sviluppa nella parte alta della città. E’
to.
quasi vogliano spazzarci via,
sciano sensazioni di infinita povertà, è
saremmo
saliti al campo alto. Partiamo presto, e prima di
46 Alpinismo e arrampicata
mezzogiorno siamo al rifugio, a quota 5200, dove ci riposiamo tutto il pomeriggio,
ammirando
e
Sara e Luca sull’Illimani
L’indomani
ma non cediamo. Arriviamo in vetta dopo quasi 6 ore, e siamo soli, noi con 360 gradi di vista. Scendiamo veloci, anche se la fatica e la quota si fan-
Alpinismo e arrampicata
47
Bimbi in un villaggio
come tornare indietro
cresta rocciosa sogno la tenda mon-
ai primi del ’900. I
tata per sdraiarmi e riposarmi. La sve-
campi sono arati da
glia all’una è dietro l’angolo e alle due
buoi e governati da
siamo in marcia.
donne, altre donne
La progressione è lenta, ma molto
zappano la terra con
costante. La lampada frontale è su-
il piccone, qualcuna
perflua perché la luna piena ci accom-
irriga i campi pren-
pagna per ore, sino a quando l’alba ha
dendo
dal
il sopravvento. La cima sembra non
fiume e deviandone
arrivare mai, ma dopo sei abbondanti
il corso scavando dei
ore, i 6449 metri sono sotto i nostri
sottili canali.
piedi.
l’acqua
bagni
Siamo soli, noi, la fatica, l’emozione,
nelle baracche che
e il cielo a un dito. Pochi attimi umidi
ospitano
negli occhi che rilasciano la profonda
Non
vedo le
poche
anime presenti, non
Fenicottero rosa al Salar de Uyuni
tensione.
vedo cucine, ricono-
Siamo veloci a scendere sino al
sco solo richieste di
campo base, anche se gli alluci grida-
aiuto negli occhi delle
no vendetta e si vendicano a dovere,
persone che mostra-
le unghie si dipingono di uno smal-
no i loro sorrisi pieni
to violaceo. Elvira ci aspetta con una
di speranze. Non mi
merenda fantastica, che ci serve in ta-
sorprendo quando si
vola con i suoi migliori complimenti.
riempiono di gratitu-
La sera nevica. La tenda si copre di
dine nell’attimo in cui
un lieve strato bianco e con grande
gli regali il cioccolato
sorpresa dall’indomani il meteo sareb-
e le barrette che hai
be cambiato. E’ in arrivo una nevica-
nello zaino.
ta straordinaria tra il Perù e la Bolivia.
L’Illimani è davanti
Siamo stati privilegiati.
a noi, in tutta la sua L’infi-
Il paese ti lascia profonde, calde
nita cresta rocciosa
sensazioni. I bambini ti fissano tanto
che porta al campo
che ti senti esaminato e alla fine provi
alto affonda all’inizio
quasi un senso di colpa. Non hanno
dell’enorme spalla di
nulla, ma non quel niente che ognu-
ghiaccio che dovre-
no di noi lamenta quotidianamente: è
mo risalire.
quel vuoto intorno drammaticamente
imponenza.
Un’anziana donna Sotto: al mercato
Il meteo è dalla no-
reale e drasticamente radicato. Gran-
stra, non c’è un alito
di lavoratrici le donne; chiacchieroni
di vento e le tempe-
autisti gli uomini; dolci e infinitamen-
rature rigide notturne
te belli i bambini. Loro hanno tutto
ci consentiranno una
dentro, la maggior parte non conosce
buona progressione.
nemmeno quello che invece ognuno
La salita al campo alto è faticosa, molto, impieghiamo
qua-
si 5 ore. Quando finalmente termina la
di noi possiede. Ti senti un fiocco di neve scampato a una valanga appena scesa.
EMOZIONI D’ALTA QUOTA
di Elisa Nogara e Manuela Invernizzi
S
abato 13 luglio. Il grande gior-
zione fa palpitare forte i nostri cuo-
un migliore acclimatamento. Durante il
no è arrivato. La Piramide Vin-
ri: grande è l’attesa. Ci siamo tutti, o
primo giorno raggiungeremo il Rifugio
cent (4215 m) ci aspetta. Alle
quasi. Max e Andrea infatti ci hanno
Città di Mantova, dove ci fermeremo
6.30 ci troviamo per la partenza, le
anticipato andando a testare il terreno.
per il pernottamento. Da lì, il giorno
facce sono assonnate mentre l’emo-
La gita è su due giorni, per permettere
successivo, comincerà l’ascensione
Verso lo Stolemberg (tutte le foto sono di Andrea Spreafico)
La gita alla Piramide Vincent (4215 m) sul massiccio del Rosa
alla Piramide.
mide Vincent: maestosi e coperti da
riposare.
ESCURSIONI SOGNATE
un candido manto di neve. Attraver-
come sarà questa esperienza e tar-
siamo il ghiacciaio di Indren. Fa caldo,
L’alba sta arrivando. La sveglia suo-
tassiamo Matteo di domande. Il tempo
la temperatura è superiore alle medie
na alle 5.00; colazione da leoni e poi
è dalla nostra parte e il sole ci accom-
stagionali, eppure c’è ancora molta
alle 6.00 la partenza. Ghette, ramponi
pagna. Finalmente arriviamo a Gres-
neve. In breve raggiungiamo un bivio
e piccozza, le cordate sono pronte e
soney, in località Stafal. Il massiccio
dove ci dividiamo. Alcuni proseguono
si parte.
del Monte Rosa è lì davanti a noi e ci
sulla via normale, altri invece salgono
Risaliamo il ghiacciaio del Lys dal
attende. Prepariamo gli zaini e le at-
dalla ferratina che porta poco sopra il
rifugio Gnifetti, dal quale su pendii
trezzature che ci serviranno in questa
rifugio.
non ripidi si raggiunge un’ampia zona
prima parte della gita. Prendiamo la
L’emozione che si prova a raggiun-
pianeggiante con alcuni crepacci, per
funivia da Stafal e arriviamo al Passo
gere questi luoghi e queste quote è
fortuna ancora chiusi. Si prosegue at-
dei Salati, dove percorreremo l’avven-
difficilmente descrivibile a parole, bi-
traversando l’intero plateau in direzio-
turoso sentiero attrezzato dello Sto-
sogna viverla. Il panorama da qui è
ne del margine sudoccidentale della
Verso il rifugio per i canaponi
di Matteo Abate e Andrea Spreafico
Sul ghiacciaio
Strada facendo, fantastichiamo su
La cresta finale del Ludwigshohe
Condividere una passione, in genere forte e permeante, come l’andare in montagna è sempre un’esperienza gratificante; capace di dare molto anche a coloro che si offrono di fornire ad altri gli aiuti – organizzativi ed esecutivi – necessari per poter affrontare escursioni mai tentate prima; forse solo sognate. Sono stati proprio la passione per la montagna - che ci ha portato più di una volta a legarci insieme - e la voglia di condividerla con altri - che ci accomuna - gli elementi che ci hanno spinto a concretizzare l’intenzione di riportare la sezione a organizzare gite sociali in alta montagna. Una volontà (molto ferma) che si è realizzata nel luglio scorso, sulla vetta della Piramide Vincent nel massiccio del Monte Rosa e che ci ha ripagato con gli sguardi, i sorrisi e i commenti entusiasti dei partecipanti all’attività. Con queste sensazioni e questi ricordi, mentre voi leggerete quanto gentilmente scrittoci da Elisa (nota rifugista della zona) e da Manuela, per noi sarà già tempo di pensare al futuro: ideare, programmare e proporre al consiglio la gita per il 2014.
Il gruppo si compatta in vetta
Elisa, Manuela, Max in vetta
sarà foto migliore di quella impressa
col sorriso iniziamo la discesa verso
Abate e ad Andrea Spreafico per l’or-
lemberg. Alcuni passaggi sono esposti,
superbo, davanti a noi il rifugio Gni-
Piramide Vincent. L’aria è frizzante, il
nei nostri occhi. Non si può descrivere
il colle Vincent, per poi risalire verso
ganizzazione, grazie a Massimiliano
con canaponi e catene, ma molto di-
fetti, il ghiacciaio del Lys, il Castore.
passo è costante e i primi raggi di sole
l’emozione, la gioia provata e condivi-
la nuova meta. Arrivati a destinazio-
“Max” Gerosa, nostro capo cordata,
rifugio
incominciano ad arrivare e scaldarci.
sa con chi era con noi, perché è unica.
ne troviamo davanti a noi questa im-
per aver sopportato le nostre mil-
Iniziamo ad assaporare l’ambien-
Mantova; c’è chi si riposa e chi tenta
Arrivati al colle, la nostra meta è vicina,
Poco alla volta ci raggiungono anche
mensa statua che ci accoglie a braccia
le domande. E grazie anche a tutti
te che ci circonda: l’aria si fa leggera,
di bere il “chimico” del rifugio. Prima
mancano solo 200 metri, ma a quella
le cordate dei nostri compagni, foto di
aperte. Ce l’abbiamo fatta un’altra volta.
gli altri partecipanti alla gita per aver
ma noi non molliamo, siamo troppo
di cena ci raduniamo per un briefing,
quota il passo è un po’ più lento e poi
gruppo e poi giù per il pendio.
Foto di rito e poi giunge l’ora di rien-
condiviso insieme questa magnifica
felici perché abbiamo davanti a noi la
dove vengono organizzate le cordate
ci siamo. Sono le 8.20 e la Piramide
Le forze ci sono ancora tutte, quindi,
trare al campo base dove ci aspetterà
esperienza.
Punta Giordani, il Lyskamm e la Pira-
e date istruzioni sul comportamento
è nostra.
perché non andare a fare una puntati-
una bella birra fresca per festeggiare tutti insieme.
vertenti.
52
Finalmente
Escursionismo
arriviamo
al
da tenere l’indomani durante l’ascen-
Davanti a noi si apre un panorama
na anche al Cristo delle Vette sul Bal-
sione sul ghiacciaio. Tutti a letto pre-
stupendo a 360 gradi verso le cime
menhorn? In fondo è tutta la mattina
Sappiamo di non aver scalato l’Eve-
sto, la stanchezza della giornata inizia
che ci circondano, è bellissimo. Inco-
che la statua del Cristo benedicente ci
rest, ma ogni nuova esperienza rima-
minciamo a fare fotografie, ma non ci
accompagna lungo il sentiero, perché
ne sempre unica col suo fascino.
a farsi sentire e abbiamo bisogno di
non andarlo a vedere? Detto e fatto,
Grazie ragazzi. Grazie a Matteo
Alla prossima avventura!
Escursionismo
53
E SIAM PARTITI
Alpinisti in erba, al via l’avventura del Family CAI di Andrea Spreafico
dei sentieri, la vegetazione, i manu-
una via grazie all’aiuto e sotto l’oc-
ono i sorrisi dei piccoli che
fatti agresti presenti lungo il percorso,
chio attento degli amici Ragni della
ci accolgono nel parcheggio
le località ai piedi della montagna.
Grignetta, che per l’occasione si sono
S
delle scuole di Valmadrera,
A noi è utile per osservare da vi-
resi disponibili ad assicurare ed istru-
dove nel corso di una assolata do-
cino come interagiscano tra loro i
ire i bambini. E’ una gioia poter vede-
menica del mese di maggio scorso
piccoli; e come li assistono i genitori.
re come i piccoli riescano a superare
ha avuto inizio l’avventura del Family
Arrivati a San Tomaso, ci accoglie il
la naturale apprensione per il vuoto
CAI. Dopo i saluti e le presentazioni di
grande prato accanto alla chiesa. Una
ed a godersi l’avventura dell’arrampi-
rito, un bel gruppo di oltre 25 perso-
festa per i piccoli, che possono così
cata con grandi sorrisi soddisfatti.
ne si avvia lungo uno dei sentieri che
correre e giocare liberamente; men-
Alla fine, tutti al Rifugio Lecco. Ar-
portano a San Tomaso. Non abbiamo
tre mamme e papà apprestano quan-
rampicare mette fame e chi meglio
scelto la “normale” carrozzabile, in
to necessario per il pranzo al sacco.
della famiglia Rupani può saziare
quanto la prima escursione avrebbe
Dopo esserci rifocillati, andiamo
tante piccole, ma fameliche bocche
dovuto essere il banco di prova per
tutti a visitare il Museo della vita
con un’infinità di succulente porta-
poter capire se sia felice o meno l’i-
contadina. Qui incontriamo Beppe
te? Solo la minaccia del temporale ci
dea di unire bambini di età così dif-
Rusconi, amico ed ex presidente della
costringe a lasciare la tavola prima del
ferenti tra loro che si avvicinano alla
sezione di Valmadrera, che con fare
previsto e scendere a valle. Pericolo
montagna e per poter testare le ca-
gentile e competente sa coinvolge-
scampato.
pacità di tutti lungo un sentiero fa-
re grandi e piccini nella descrizione
cile, ma non banale. Soprattutto se a
degli attrezzi con i quali una volta si
percorrerlo sono piccoli di 3 o 4 anni
lavorava nei campi e di come si svol-
d’età. Già dai primi metri abbiamo
gesse la vita dei contadini.
In Artavaggio La settimana successiva ci aspetta-
In senso orario: in vetta al Sodadura; immersi nel verde; Artavaggio - gli animali; gioco dell’arrampicata al Raduno CAI Lecco (foto di Andrea Spreafico)
no i Piani di Artavaggio, ultima uscita
Ma la quota non pare sufficiente,
conferma della positività della nuova
E’ tempo di scendere a valle. Riu-
del Family prima della pausa estiva.
riunione dei piccoli alpinisti, che deci-
iniziativa sezionale: i bimbi si divi-
niti i bimbi si parte tutti insieme e c’è
La stagione ancora agli inizi non ci
dono di impilare un po’ di sassi: pic-
dono in gruppetti, autonomamente e
ancora tempo per curiosare nei prati
permette purtroppo di visitare una
coli ometti alle prese con un piccolo
senza la necessità dell’intervento de-
dove c’è chi sfalcia e chi bada a muc-
malga e di farci spiegare come viene
ometto. Ora la Sodadura è più alta di
gli adulti. Pur senza conoscersi, quasi
che e cavalli. Quasi come cent’anni fa.
fatto il formaggio: ma la quantità di
circa 50 centimetri.
istintivamente individuano coloro che
Giunti alla macchina, ci diamo ap-
animali al pascolo consente ai piccoli
La discesa permette ai bambini di
hanno un’andatura simile alla propria
puntamento per il raduno annuale
di soddisfare tante altre loro curiosità
affinare le proprie capacità di cammi-
e s’avviano chiacchierando allegra-
della sezione – al quale partecipere-
durante la salita al rifugio Nicola.
nare in cresta, anche su roccia un po’
mente, sotto l’occhio attento dei ri-
mo numerosi – con un obiettivo ben
Dopo il consueto pranzo al sacco,
instabile. E, giunti alla spalla erbosa, via
spettivi genitori.
preciso: introdurre piccoli e genitori
i più grandicelli si trasformano in al-
di corsa a raggiungere gli altri, con i
nella vita del sodalizio e far provare ai
pinisti provetti ed attaccano con pic-
quali si torna all’auto.
bimbi ad arrampicare su roccia.
coli passi la cresta che porta alla vetta
Per tutti coloro che volessero par-
del monte Sodadura. Per quasi tutti,
tecipare alle iniziative del Family CAI
la prima vetta della propria vita; dalla
rimandiamo alle informazioni presen-
E’ proprio quest’esperienza che se-
quale poter guardare il mondo da una
ti sul sito sezionale ovvero ottenibili
gna la giornata. Giunti nei pressi del
prospettiva diversa. Molto diversa per
scrivendo a family@cai.lecco.it.
rifugio Lecco ed indossati casco ed
coloro che stentano a raggiungere il
imbrago, tutti i piccoli si cimentano su
metro d’altezza.
La salita è anche l’occasione per introdurre qualche gioco che permetta ai piccoli di conoscere meglio l’ambiente in cui si trovano: la segnaletica
54
Escursionismo
Al raduno
ANDARE PEDALANDO
Costituito nell’ambito della sezione il gruppo di mountain bike
tro, norme finalizzate alla sicurezza dei partecipanti; disposizioni miranti alla collaborazione e al rafforzamento dello spirito di squadra in occasione delle uscite; suggerimenti sull’abbigliamento, l’alimentazione, la manutenzione del proprio mezzo e le dotazioni atte prevenire gli infortuni. Tra le norme di comportamento – obbligatorie - ne citiamo alcune utili a tutti, anche a chi non calcherà i sentieri in sella a una bici: dare sempre la precedenza agli escursionisti a piedi; avvisare del proprio arrivo a voce o con l’utilizzo di dispositivi acustici; controllare sempre la propria velocità specialmente nei percorsi frequentati e con scarsa visibilità; evitare di uscire dai percorsi segnati rispettando la natura e la quiete degli animali; rispettare le proprietà pubbliche e private inclusi i cartelli segnaletici, lasciando i cancelli così come sono stati
Foto di Matteo Riva
di Matteo Riva
U
na novità per i tanti appassionati
che
amano
percorrere mulattiere e
sentieri di montagna pigiando sui pedali. La sezione di Lecco del CAI, nell’ambito della Commissione centrale escursionismo, ha dato vita a un gruppo di mountain bike. Obiettivo di fondo, realizzare anche nel nostro territorio (e non solo) programmi escursionistici adatti alla MTB che abbiano
56
Escursionismo
come punti qualificanti, accan-
di promozione, con un’avverten-
to all’aggregazione, la diffusione
za però, sempre presente: che il
della conoscenza e, soprattutto, il
comportamento del cicloescur-
rispetto dei luoghi attraversati al
sionista sia improntato al principio
fine di contribuire alla loro tutela e
di responsabilità, per non nuocere
valorizzazione. E favorire l’adesio-
a se stessi, agli altri e all’ambiente.
ne del maggior numero di appas-
E senza generare conflitti tra i di-
sionati, dai principianti ai biker più
versi frequentatori della montagna.
esperti, ma sempre con un occhio
La montagna la si può (e la si
particolare al coinvolgimento dei
deve) rispettare anche in sella a
più giovani.
una bicicletta.
La mountain bike – letteralmente
In questo quadro il gruppo di
“bicicletta da montagna” - è ormai
MTB della sezione di Lecco, nel
da anni annoverata dal CAI tra gli
proporre l’organizzazione di gite
strumenti “adatti all’escursioni-
sociali, si è dotato di un proprio
smo” e come tale è meritevole
regolamento che prevede, tra l’al-
trovati; accertarsi che il compagno di gita che segue non abbia sbagliato itinerario o si sia perso. Fatte proprie queste avvertenze, non resta che prepararsi a inforcare la MTB. La nostre montagne offrono una grande quantità di itinerari di diversa difficoltà, ma tutti di grande interesse naturalistico – ambientale.
I cicloescursionisti interessati a partecipare alle attività del gruppo di Mountain Bike possono rivolgersi alla sezione di Lecco del CAI durante gli orari di apertura della segreteria.
CON BACCO E ARIANNA
In montagna nelle isole della Grecia, salita al monte Zas
Dalla vetta del monte Zas. Sotto: il monte Zas, dall’inizio del sentiero.
di Luigi Colombo
N
axos, la più estesa delle Cicladi, è l’isola della leggenda di Bacco e Arianna, la prin-
cipessa
abbandonata qui dall’eroe
Teseo dopo l’uccisione del Minotauro. Magnifiche spiagge dorate, un mare di uno splendido azzurro cobalto, ma anche una campagna fertilissima, ricca di acque sorgive, montagne, gole e precipizi. Fino a non molti anni fa erano anche attive miniere da cui si estraeva smeriglio. Il maggior rilievo è costituito dal monte Zas, di poco sopra i mille metri. Per arrivarci, si può partire dal caratteristico paese di Filoti, a circa 500
tiero per il monte Zas. Si sale dappri-
coltà: EE, per alcuni facili passaggi su
ma per un canale (che in alcuni punti
roccia.
ricorda un poco la parte più facile del
Il ritorno può avvenire scendendo
Canalone Porta della nostra Grignet-
verso est per un facilissimo sentiero
ta), fino ad arrivare ad una bastiona-
che digrada dolcemente fra la tipica
ta rocciosa. Si piega verso sinistra e,
vegetazione fino ad Agia Marina, sulla
con alcuni facili passaggi su roccette,
strada tra Filoti e Dhanakos.
COPERTURE
da così...
speciale coperture
a così...
si arriva ad una cengia che porta ad un falso piano che si risale facilmente fino alla vetta. Splendida vista su Paros, Amorgos, Folegandros e tutte le Piccole Cicladi.
Da qui con l’autostop, se si è fortunati, si ritorna a Filoti. Una breve escursione, non difficile e divertente; ne vale la pena.
Tempo di salita: circa 1 ora; diffi-
Smontaggio vecchio tetto in Eternit con amianto Smaltimento in discariche autorizzate, pratica A.S.L. compresa Installazione immediata del nuovo tetto con pannelli isotermici
m; poco dopo l’abitato, salendo, vi è un bivio; si prende a destra e si prosegue finché la strada termina e inizia il sen-
58
Escursionismo
LECCO: Via Toscanini, 11 - Tel. 0341.420209 - Fax 0341.422658 MONGUZZO: Via Valassina, 20 - Tel. 031.650203 - Fax 031.651527 OSNAGO: Via M. della Liberazione, 12 - Tel. 039.8947490 - Fax 039.8947491 OGGIONO: Via Longoni, 26 - Tel. 0341.263026 - Fax 0341.575184 info@invernizzicoperture.com
continuare su questa strada.
TRENT’ANNI DI FONDO
Del programma completo di entrambe le attività, svol-
Festeggiato lo scorso aprile l’anniversario del sodalizio di Stefano Vimercati
to nell’inverno 2012-2013, è stata data ampia relazio-
noi, in questa serata che deve esse-
missione
CONSFE
ne, illustrata con immagini, lo
o sci di fondo escursionismo
re soltanto lieta, come a lui sarebbe
(Commissione Nazionale Sci di Fon-
scorso 18 marzo, nel corso
in seno al CAI Lecco è arriva-
piaciuto.
do Escursionismo), è stata aggregata
dell’assemblea generale del
alla CNSASA (la nuova Commissione
CAI Lecco, ottenendo ap-
Nazionale Scuole di Alpinismo, Sci
provazione e consenso una-
Alpinismo, Arrampicata Libera, Sci
nimi.
L
to a un importante traguardo: ***
il trentesimo anno di attività. Chi l’avrebbe creduto, allora, quan-
di
riferimento
ALLA SKIMARATHON
programmi da svolgere: un
di Daniele Colombo
organismo compatto ed ef-
Affascinati dalle emozioni trasmesse dal racconto di Gianni Zappaterra e Marco Paleari, allievi della scuola di addestramento che nello scorso anno hanno affrontato per la prima volta l’Engadin Skimarathon, il 10 marzo scorso sei fondisti del gruppo sci di fondo hanno partecipato alla 45esima Engadin Skymarathon: 42 km in uno scenario naturale fantastico, arricchito da una situazione meteo ottimale e da un tifo da parte del pubblico degno di grandi atleti. Ecco i nomi dei partecipanti, uno della scuola e cinque del gruppo amatori (oltre ad un amico) con i tempi impiegati per coprire l’intero percorso.
ficiente che garantisca i risultati sperati. Da parte mia assicuro la massima disponibilità per esaminare e decidere insieme il da farsi. Al direttivo, il compito di decidere incarichi da affidare e programmi da svolgere nella prossima stagione in-
do pochi appassionati ebbero l’idea
Vorrei ora fare qualche breve con-
escursionismo). Questa nuova strut-
Noi dello sci di fondo
di fare di questo sport un’occasione
siderazione in merito alla nostra re-
tura prevede alcune varianti rispetto
quella sera purtroppo non
di aggregazione, anche sociale, e di
altà operativa.
a quella precedente, pertanto è op-
eravamo in molti. Comunque
Nell’ultimo quinquennio abbiamo
portuno che il nostro corpo istruttori
sono risultati eletti nel consi-
In tanti - giovani e meno giova-
cercato di sostenere maggiormente
ne discuta a fondo con i nuovi organi
glio direttivo, per il prossimo
ni - siamo cresciuti insieme. Con gli
l’attività di addestramento, rispetto
preposti, mettendo in evidenza il si-
triennio, Adriana Baruffini e
sci ai piedi, ma anche in quel clima di
all’attività amatoriale, senza tuttavia
stema applicato dalla nostra scuola e
Daniele Colombo, ai quali af-
amicizia che da sempre contraddi-
dimenticare che, con programmi di-
i risultati conseguiti in tanti anni di
fidiamo la nostra rappresen-
stingue il gruppo. Di anno in anno ci
versificati, esse sono tra loro com-
addestramento per l’avvicinamento
tanza, augurando buon lavo-
ritroviamo a desiderare l’inizio della
plementari per formare il gruppo sci
allo sci di fondo escursionismo.
ro a loro e a tutta la sezione.
nuova stagione anche per ritrovarci
di fondo escursionismo. E’ prevista
nei nostri appuntamenti settimanali
infatti una parte di attività comune ai
L’attività amatoriale continua a es-
re le congratulazioni per gli
a contatto con la montagna, che, se
due programmi, così che tutti i parte-
sere richiesta e apprezzata, aperta
atleti che il 10 marzo han-
pur bella durante l’estate, ammantata
cipanti abbiano opportunità di cono-
com’è a tutti, giovani e meno giova-
no partecipato alla Engadin
di bianco durante l’inverno diventa
scenza, condivisione e scambio.
ni, ai quali viene richiesto soltanto di
Skimarathon: l’augurio è che
L’attività della scuola sci di fondo
avere la passione e la volontà di fati-
partecipino ancora a mani-
L’anniversario che ci trova qui
dal 2010, dopo la soppressione, da
care per divertirsi. Non possiamo che
festazioni di prestigio come
riuniti è da festeggiare come si
parte del CAI centrale della com-
quella, motivo di orgoglio
far fronte all’incarico affida-
conviene, non solo come traguar-
Stefano Vimercati accanto alla torta, pronto per il brindisi dei trent’anni (foto Chiara Spinelli)
e soddisfazione per tutto il
togli.
solidarietà?
meravigliosa.
do raggiunto, ma anche nel ricordo
Rimangono da aggiunge-
Per la tecnica classica: Marco Paleari, che ha registrato un tempo di 3h58’54” Gianni Zappaterra, con 4h47’47”, migliorando di quasi trenta minuti il tempo impiegato nella precedente edizione Per la tecnica skating: Teresa Rusconi, con il tempo di 3h14’14”, il migliore in assoluto del gruppo Vittorio Morganti, con il tempo di 3h29’08” Daniele Colombo, con il tempo di 3h59’22” Elena Bassani, con il tempo di 4h07’45” Lucilla Nava, con il tempo di 4h14’29” Un applauso ai sette partecipanti con le nostre congratulazioni per avere concluso così brillantemente la Skimarathon e con l’auspicio di un ulteriore miglioramento nella prossima edizione. Dimenticavo: Teresa, Elena, Marco, Daniele e Vittorio non erano abbastanza stanchi e la settimana dopo hanno affrontato ben 60 km sotto la guida esperta di Mimmo Pullano. Un percorso, dal passo del Maloia a Zernez, che non è bastato a stroncarli.
nostro gruppo.
aneddoti si potrebbero raccontare.
Desidero ringraziare per il lavoro svolto con passione e particolare impegno: il corpo istruttori della scuola, composto da Marco Bianchi, Giuseppina Ietto, Paola Monti, Giovanni Bolis, Salvatore Bucca e Franco Pozzoni; i capigruppo amatoriali Giacomo Piazza, Domenico Pullano e Daniele Colombo, quest’ultimo subentrato al nostro caro Paolo come accompagnatore del sottogruppo “Giallo”, che ha saputo ben
A questi, per la loro fatti-
indelebile di quanto vissuto. Quante esperienze, quanti episodi, quanti
vernale 2013-2014.
va collaborazione, aggiungo Mariarosa Beretta e Adriana
Uno sguardo al futuro
Baruffini.
Che cosa ci riserva il fu-
Lunghe piste abbiamo percorso
turo? Sicuramente la conti-
Un grazie a tutti voi che
in tutti questi anni, fianco a fianco
nuazione di entrambe le at-
formate questo meraviglioso
con tanti amici. Qualcuno è andato
tività - di addestramento e
gruppo.
avanti, come il nostro carissimo Pa-
amatoriale - intenzione che
olo Piazza, che ci manca tanto, ma è
non dubito sarà condivisa da
bello pensare sia ancora accanto a
tutto il direttivo, che a mio
60
Dino Piazza ricorda le prime esperienze del gruppo Sci di fondo del CAI Lecco (foto Chiara Spinelli)
avviso, e parlo sulla base di
Sci di Fondo
una lunga esperienza, dovrà impegnarsi a fondo per “fare squadra” di fronte alle decisioni da prendere e ai
Sci di Fondo
61
SESSANTA KM IN SETTE ORE Da Maloja a Zernez, l’impresa di sei temerari una settimana dopo la Ski Marathon di Marco Paleari
aumentare il ritmo e prendere il largo,
impegnati a mangiare con molta par-
abato 16 Marzo, ore 7. Cinque
però è prontamente seguito a catena
simonia quel poco che si sono portati.
dei partecipanti alla Skimara-
da tutti gli altri e subito recuperato.
Non pensano a quanti chilometri man-
S
thon di sei giorni prima, capeg-
Il gruppetto abbastanza omogeneo
cano, ma a quanti ne hanno già fatti. Il
giati da Domenico, partono alla volta
per età, preparazione atletica e spirito
capo spedizione, Domenico, conferma
dell’Engadina. L’idea è di raggiungere
pionieristico, si dimostra affiatato adot-
che siamo in orario con la Tabella di
Zernez dal Maloja con gli sci da fon-
tando un’andatura a fisarmonica: chi è
Marcia. Il sole scioglie i muscoli e di-
do, circa 60 chilometri. Vista così può
davanti, non vedendo nessuno più die-
stende gli animi, il gruppo reagisce bene
sembrare una lezione di recupero, un
tro di sé, si ferma finche non arriva-
alla stanchezza, mostrandosi ottimista e
ripasso. Niente di tutto ciò, Domeni-
no tutti, il tempo di qualche battuta e
generoso, condividendo battute di spi-
co propone questa lunga escursione
via prima che il Signor Freddo si faccia
rito, il tutto a favore di una situazione di
come una gita tra amici, non come
sentire.
benessere generale. Mezz’ora seduti al
una competizione. Ben detto, al Maloja,
Il gruppo di fondisti è composto da
sole come lucertole poi, di comune ac-
il tempo di cambiarsi e raffreddarsi e
quattro uomini e due donne, e pro-
cordo, si conviene che è ora di partire,
via. Uno dopo l’altro i sei si infilano su
prio una di queste per un attimo lascia
e via verso una nuova discesa, un falso
quel grande piano ghiacciato che una
la compagine in apprensione per una
piano ed ecco i Sei alla tanto temuta
settimana prima li vide protagonisti di
fortuita caduta, prontamente gli amici
distesa di Samedan. Non vi sono punti
una epica impresa. Sarà il freddo, sarà
offrono il proprio conforto e due mani
di riferimento a realizzare di quanto si
il bel posto, sarà quel che sarà, ma alla
esperte rimediano al dolore. Avanti,
progredisce, è molto accentuata la sen-
fine dei primi dieci chilometri il grup-
sempre avanti! Ora bisogna che ognu-
sazione di essere fermi nonostante gli
po mantiene la media oraria della gara,
no dimostri la propria tecnica sulle sa-
sforzi, l’ambiente è piatto e monotono,
con grande soddisfazione di Domenico
lite soprastanti Sankt Moritz. In questo
ognuno in quel vuoto si lascia riempi-
per poi scendere di nuovo a tutta bir-
propone di ripartire per sfruttare il bel
giare al caldo. Si scopre che Mimmo ha
e della Tabella di Marcia. Lungo le piste
tratto la pista si snoda in un bellissimo
re dai propri pensieri, tanto che in men
ra. La pista è domata, la velocità per un
tempo che rimane. Comincia così il bel
conoscenze a Zernez, un’osteria è quel
non vi è alcuno, un cagnolino con pa-
bosco, si sviluppa in un leggero sali-
che non si dica si arriva al salitone di
attimo distacca di due o tre metri tutto
percorso nel bosco sopra Zuoz, un sa-
che ci vuole. Seduti al tavolo di fron-
drona al seguito, nulla più. Il gruppo si
scendi, tratto molto bello da percorrere,
Zuoz.
ciò che è razionale, è solo un momento,
liscendi dinamico e veloce, a tratti ac-
te ad una zuppa engadinese, birra e
ricompatta e, durante una breve pausa,
in silenzio, ognuno col proprio passo.
La ripidità è quasi eccessiva, richiede
breve, ma di grande leggerezza. Giunti
compagnati dal saluto del trenino che
acqua, le rigidità (termiche) dell’impresa
constata che, dei 12mila che hanno già
Si sentono solo i respiri e gli sci che
concentrazione, ma pian pianino tutti
al piano, sul volto di ognuno gli occhi
corre parallelo alla pista, la neve è abba-
si sciolgono in una calda atmosfera di
percorso la Skimarathon, nessuno ne
scheggiano la pista. Il tratto fiabesco
raggiungono la cima di nuovo immersi
lucidi e, forse, la percezione di essere
stanza ghiacciata, le salite impegnative,
amicizia. La saletta è perlinata in legno,
avrebbe percorso un’altra una settimana
poi si conclude con la temuta disce-
nel bosco; sia chi pattina, sia chi fa al-
tornati per un attimo ragazzini.
il sole ormai è velato da nubi sempre
in un camino bruciano grossi ceppi,
dopo. Ebbene, sei di quei 12mila sono
sa di Staz, un respiro e via, scendono
ternato, in questo tratto si lascia cullare
più spesse, comincia a fare freddo, sarà
fuori comincia a fare buio, ci si sen-
su quelle stesse piste a ribadire l’italica
velocemente, alcuni alberi sorgono nel
dal morbido saliscendi, una curva di qua
la stanchezza. Ogni componente del
te vicini, si respira un’aria di benessere,
tenacia.
mezzo della pista, o forse il contrario,
una di là, e su e giù, ed eccoli arriva-
L’animo è leggero, le forze pure, ma
gruppo conforta l’altro, le gambe un po’
partono i brindisi, alla salute, alla neve,
La giornata è ben soleggiata, fa fred-
e in un batter d’occhio ecco Pontre-
re nei pressi di una casetta ristorante.
sempre avanti bisogna andar, raggiun-
rigide, si aspetta di essere tutti insieme
all’amicizia, emergono discorsi di ogni
do il giusto e non c’è vento, la compa-
sina, meta sospirata della prima pausa
Qui comincia una delle più belle discese
to Zuoz, al riparo di una casetta, si ap-
per l’ultima discesa, molto lunga, stret-
sorta, ma ridere in compagnia è la cosa
gine conversa del più e del meno, se-
ufficiale.
da fondo dell’Engadina, ma il gruppo lo
pronta il secondo bivacco ufficiale, in
ta e tortuosa, ma che al suo termine
più bella che ci sia.
sa e per di più la pista è sgombra, uno,
orario rispetto la Tabella di Marcia. Il
conduce nella rilassante piana di Zer-
due e giù, giù, a uovo dentro i binari -
sole scalda ancora, si notano alcuni cirri
nez. Poche centinaia di metri, ed ecco
Si bivacca all’aperto, seduti al sole,
ghiacciati - così da aumentare la velo-
da Ovest, segno che il tempo sta cam-
giungere uno dopo l’altro Vittorio, Te-
appoggiati a una casetta di legno.
cità, si viaggia sui 60 km/h, si trattiene
biando. Ci si stringe l’un l’altro, al riparo
resa, Daniele, Elena, Domenico e Marco.
Ognuno prende posto, cala il silenzio,
il fiato, l’aria è gelida, sguardo fisso in
del vento, a dar fondo alle ultime prov-
Stanchi e freddi si abbracciano, la
gambe distese, occhi socchiusi, tutti
avanti, si supera una gobbetta di slancio
viste. Domenico, di collegio col gruppo,
traversata è compiuta, è ora di festeg-
gno dell’ottimo buonumore di cui gode. Ogni tanto a qualcuno vien voglia di
62
Sci di Fondo
Bivacco
L’abitato del Maloja, partenza della maratona (foto Chiara Spinelli)
Leggerezza
Sci di Fondo
63
SULLE TRACCE DI ANTONIO STOPPANI
Percorsi fra montagna scienza ed arte in Lombardia e Canton Ticino di Adriana Baruffini
É
il titolo della mostra realizzata nell’ambito di un progetto interreg di cooperazione transfrontaliera Italia-Sviz-
zera che ha visto il CAI Lecco collaborare con con altre due associazioni del territorio, Mikrokosmos e Associazione Amici dei Musei del territorio Lecchese, . Titolo del progetto: “Confini d’incontro.
Vie condivise d’arte, storia e tradizioni fra Lombardia e Canton Ticino”; obiettivo: sviluppare nel biennio 2012-2013 una rete di itinerari di turismo culturale fra Lombardia e Canton Ticino. Il CAI ha realizzato una parte del progetto intitolata “La via dei monti” e le vie condivise sono diventate percorsi sulle tracce di Antonio Stoppani, personaggio profondamente legato alla città di Lecco e alla storia del CAI di cui è stato uno dei pionieri. Una scelta che vuole essere anche un contributo di memoria per i 150 anni del CAI che ricorrono proprio nel 2013. Nato e sepolto a Lecco (1824 - 1891) l’abate Antonio Stoppani è stato sacerdote, patriota, naturalista e geologo insigne, autore di opere scientifiche e letterarie di successo, appassionato alpinista e fervente apostolo dell’alpinismo. Dalla vastità degli interessi da lui coltivati la mostra isola un tema, quello della passione per la montagna e per la scienza, e ne fa argomento di due sezioni che documentano il valore delle scoperte di Stoppani soprattutto in campo paleontologico, i suoi meriti alpinistici, l’impegno di divulgatore. I pannelli didattici si alternano a bacheche contenenti fossili, calchi, edizioni storiche ormai quasi introvabili delle principali opere di Stoppani (Paleontologie Lombarde e Il
Bel Paese), documenti provenienti dal Fondo Stoppani del Sistema Museale Urbano Lecchese.
E poiché il legame di Antonio Stoppani
Grigne di Esino Lario che ha messo a di-
con la montagna è anche amore del bello ed
sposizione le proprie collezioni di fossili, co-
elevazione dello spirito, la mostra dedica una
gliendo anzi l’occasione della mostra come
sezione all’arte con una carrellata di opere
un’opportunità per realizzarne l’inventario; il
(disegni, dipinti, sculture, fotografie) che in
Gruppo Mineralogico e Paleontologico La-
originale o in copia restituiscono l’immagine
riano; istituzioni e privati cittadini che hanno prestato delle ope-
dell’abate e ne alimentano il ricordo. Montagna, scienza, arte sono temi che spesso si intersecano all’interno della mostra. Così la sezione scientifica è arricchita da preziose opere di Giancarlo Vitali ispirate alle tavole da Les Pétrifications
d’Esino di Antonio Stoppani, che furono esposte alla mostra Le forme
del tempo nel centenario della morte del geologo (1991,
La mostra è stata curata da Andrea Tintori, ordinario di paleontologia dell’Università di Milano, per la sezione scientifica Tiziana Rota, storica dell’arte, per la sezione artistica Annibale Rota e Adriana Baruffini, referenti del CAI Lecco, per la sezione alpinistica E’ stata inaugurata il 5 ottobre con una presentazione nella sala conferenze del Palazzo delle Paure
re: la fondazione Mozzanica, gli artisti Giancarlo Vitali e Luisa Rota Sperti, il Signor Paolo Micheli che ha concesso un dipinto della sua collezione privata. I percorsi sulle tracce di Stoppani sono resi visibili da una grande map-
Aperta al pubblico dal 6 ottobre al 20 novembre presso le sale espositive della Torre Viscontea a Lecco
pa della Lombardia
A gennaio/febbraio 2014 sarà esposta a Lugano in collaborazione con il CAS Ticino.
di interesse scien-
e del Canton Ticino dove trovano posto i principali siti tifico e artistico e anche alcuni luoghi
Villa Manzoni, Lec-
emblematici
dello
co), perfettamente a
stretto rapporto del
loro agio accanto alle bacheche con i fossili
personaggio con le montagne, soprattutto
di Esino e ai bellissimi calchi di Lariosauro.
lecchesi.
Ma l’arte è presente anche nella sala de-
Una sorta di invito ai visitatori a mettersi
dicata al tema della montagna: riproduzioni
in cammino su quelle tracce con almeno un
di opere d’arte utilizzate come illustrazioni
po’ della passione e della curiosità che fe-
dei pannelli didattici, una fotografia storica
cero di Stoppani se non un grande alpinista
dell’abate appartenente alla collezione mu-
certamente un escursionista di valore.
seale del CAI Lecco e un ritratto recentemente eseguito da Luisa Rota Sperti. La realizzazione di questa mostra ha messo in campo molte sinergie. Con i il CAI
Nelle foto della pagina a fianco: alcuni momenti della presentazione e dell’inaugurazione della mostra (foto di Massimo Di Stefano)
di Lecco hanno collaborato il comune di Lecco; l’Associazione Amici dei Musei del territorio lecchese; il SIMUL che ha attinto al proprio Fondo Stoppani; il Museo delle
Appuntamenti
65
RECENSIONI VITA ALPINA Carlo Negri e l’alpinismo lombardo d’antan di Alberto Benini
Sono diversi i motivi che muovono a interesse verso i Frammenti di vita alpina di Carlo Negri (19062003). Alcuni di questi sono chiari ancor prima di aprire il volume. Intanto perché la figura di Negri, inapparente forse, è di quelle centrali nella storia dell’alpinismo accademico ed in quella dell’insegnare ad andare per monti: dalla direzione della “Paravicini” di Milano, alla stesura del celebre manuale didattico dell’alpinismo, pubblicato per la prima volta nel 1943. Poi perché la cura di Marco Dalla Torre garantisce una cura meticolosa a materiali che sono generalmente trattati senza lo scrupolo che spetta loro. Insomma, inutile nascondere che molte pubblicazioni o ripubblicazioni hanno lasciato (e ancora lasciano) l’amaro in bocca: disinvolto uso delle fonti, tagli arbitrari. Oppure sono afflitte da grafiche approssimative e scoraggianti. E quindi trovarsi fra le mani un libro che è fatto come si deve, è già di per sé stesso un piacere. Un libro che assomiglia un po’ al suo autore nel suo aspetto sobrio, un po’ all’antica. E che è provvisto dei sussidi che un vero libro deve possedere: una cronologia, una bibliografia e la lista delle ascensioni compiute dall’autore, con le sue belle note, che permettono di collocare i fatti narrati nella giusta prospettiva storica. Sarebbe pretendere troppo un indice dei nomi (che sono tantissimi), ma sarebbe stato un accessorio certamente utile. Venendo al testo vero e proprio, le sorprese non mancano e sono tutte positive. Ci aspetteremmo racconti di impianto tradizionale, improntati a quella concretezza notoriamente un po’ burbera che era la cifra di Negri. Dal labor limae cui “Carletto” ha sottoposto i suoi vecchi e meno vecchi scritti, lavoro (“per via di levare”) durato fin quasi alla morte, espungendo brani ritenuti superflui e allestendo così (forse) inconsapevolmente la bozza del volume, vengono fuori invece diversi aspetti curiosi. Oltre, naturalmente, ai classici recit di imprese alpinistiche note e meno note (le scalate sui monti di Albania, del Pindo, dell’Epiro o ai Picos de Europa) o alla memoria di episodi significativi (la morte di Gianni Barberi sul Disgrazia o il ritrovamento sulla stessa montagna, molti anni dopo, dei corpi congelati di quattro alpinisti) incontriamo riflessioni interessantissime (e spesso assai ben scritte) sui luoghi attraversati e sulle genti incontrate. Lo mette in luce Dalla Torre già dalla sua introduzione, facendo notare la curiosità di Negri per aspetti che i suoi compagni certo non osservavano con eguale attenzione. Il testo che Negri ha allestito con tanta cura e che reca una sobria, ma a suo modo affettuosa dedica alla moglie, rivela uno sguardo osservatore “etno-antropologico” notevole: si tratti di un bazar, dei riti in cui gli alpinisti vengono coinvolti dalle popolazioni locali, di osservazioni colte al volo durante un trasferimento, Negri ne coglie con squisita attenzione gli aspetti anche meno evidenti, ritraendoli con un calore e una partecipazione dalle quali manca ogni sguardo di superiorità. Finissimo è poi il ritratto di alcune figure femminili, fra le quali spicca la bella india Lucy dalle splendide gambe e dagli “occhi neri incastonati in un visino bronzeo più che mai carino” incontrata e, forse, amata (finissima reticenza!) fra le cime del nord del Cile. L’intrecciarsi delle vicende delle cordate di Negri con quelle di altri alpinisti, sovente di primo piano, costituisce un altro motivo di interesse: è un mondo quello dell’alpinismo ad alto livello di quegli anni in cui ci si conosce tutti. Quindi ecco comparire, fra gli altri, i nostri Vitali, Cassin, Ercole Esposito (scritto “Rukin” invece di Ruchin), quest’ultimo ritratto ad arrancare con le sue gambette, su per la “sassonia” della Trubinasca e la Cin Corti. A proposito della Cin (che pur essendo milanese è un po’ nostra di elezione) ecco una curiosa, ma paradigmatica dimostrazione dell’utilità del confronto fra le fonti che libri così ben fatti rendono possibile. E permetta il cortese lettore una divagazione, solo apparentemente, personale. Quando Sergio Ghiraldini (grazie Lada, per questo e per tutto!) mi aveva regalato la copia della guida del Sassolungo, Catinaccio, Latemar appartenuta a Gigi Vitali ci eravamo domandati a chi corrispondesse quel “C. Corti” segnato da Vitali accanto al suo nome, sotto il tracciato della nuova via sulla Punta Emma. La risposta giusta era venuta, manco a dirlo, dal Giovanni Ratti (grazie Giovanni, anche di questo!): si trattava appunto di Mariadele Cin Corti. Ma si sa ogni testimonianza deve essere incrociata con altre, ed ecco qui (a p. 142) Negri e compagni che incontrano il Gigi e la Cin sullo spigolo nord del Crozzon di Brenta, pochi giorni prima che questi si trasferiscano al Catinaccio per aprire la loro via. Tornando in conclusione alla pagine di Negri, possiamo concludere che il libro è dunque anche un grande viaggio nell’alpinismo lombardo e getta anche un po’ di luce sul malnoto (ma assai fecondo) mondo dell’associazionismo alpinistico milanese degli anni ‘20 e ‘30, qui nello specifico riferendo della Squadra Alpinisti Milanesi, un sodalizio nel quale Negri fece le sue prime prove insieme all’ardimentoso Aldo Laus, caduto in seguito sulla Est del Rosa. In tal modo il quadro è (quasi) completo e credo, in conclusione, si possa affermare che abbiamo fra le mani una delle testimonianze più rilevanti e nel suo complesso originali, che abbiano visto la luce in questi ultimi anni. Carlo Negri FRAMMENTI DI VITA ALPINA Bellavite, 2013,
66
Recensioni
MICHELE VEDANI SCULTORE di Giulia Faccinetto
All’interno del progetto interreg Confini d’incontro che promuove la valorizzazione del patrimonio storico-artistico dei nostri territori - e per iniziativa delle associazioni Amici dei Musei del territorio lecchese e Amici del Museo delle Grigne Onlus - si sviluppa il lavoro che ripercorre la vita artistica dello scultore Michele Vedani (1874-1969), presentato nel volume Michele Vedani scultore, testimone di un epoca realizzato, in due anni di studi e ricerche, da Tiziana Rota. E’ la seconda fatica che l’autrice dedica alla scultura all’aperto, dopo il volume Scultura all’aperto a Lecco e provincia pubblicato nel 2009. Milanese d’origine, formatosi all’accademia di Brera con Enrico Butti, Michele Vedani svolge la sua attività di scultore principalmente a Milano, dove si afferma come decoratore e scultore celebrativo soprattutto in ambito funerario e dove realizza una ricca produzione di bronzetti. Artista completo e grande comunicatore, si muove tra lo stile del realismo ottocentesco e quello tipico della scapigliatura milanese. Ma è in territorio lecchese che Vedani realizza il capolavoro della sua maturità, la Via Crucis di Esino Lario, opera che gli varrà la cittadinanza onoraria di quel comune cui era particolarmente legato. E’ proprio partendo dall’importanza di quest’opera che il volume si pone come obiettivo quello di ripercorrere le tappe della vita artistica dello scultore considerando i luoghi da lui attraversati. Nel nostro territorio la scultura di Michele Vedani celebra Antonio Stoppani, il grande intellettuale e scienziato lecchese della seconda metà dell’Ottocento, con la passione della montagna. Lo celebra in due occasioni: realizzando, nel 1926, il busto posto presso la Capanna Rosalba in Grignetta, e scolpendo il monumento a figura intera di Lecco, inaugurato nel 1927 e collocato nell’allora piazza dei Mille. Più liscia e formale la trattazione della scultura di piazza dei Mille, più libera e sciolta la realizzazione del busto che sorride al paesaggio delle sue amate montagne lecchesi. Sempre ai piedi della Grignetta possiamo ammirare un’altra opera di Vedani, il monumento all’Alpino. Posizionato all’esterno del Rifugio Carlo Porta ai Piani Resinelli, inaugurato nel 1925, il bronzo raffigura la tipica posa della vedetta che scruta, immobile, verso il varco di Balisio. Per il tema dei bronzetti l’autrice si avvale di un saggio di Matteo Crespi, mentre affida il ricordo dell’uomo e dell’artista a Carlo Maria Pensa, Gianfranco Scotti e Paola Baldassini. Il catalogo delle opere è realizzato da Catherine de Senarclens.
Tiziana Rota MICHELE VEDANI SCULTORE testimone di un epoca Amici dei Musei del territorio lecchese editore Amici del Museo delle Grigne onlus coeditore Lecco 2013
STORIA DI UN ALPINISTA di Anna Mazzoleni
Una bella biografia si legge volentieri, ancor più se conosciamo il protagonista del libro: da una parte ci sembra di vederlo nelle situazioni narrate, dall’altra ci stupiamo continuamente per tanti aneddoti e tanti dettagli che oltrepassano anche la più fervida immaginazione. Il bel libro di Christian Roccati, ricco di tante immagini e costruito con rigore – basta scorrere la puntigliosa bibliografia per rendersene conto – non trascura nemmeno l’infanzia: riesce a ricostruirne il clima e il modo di vivere di una Lecco che non c’è più e ci conduce con garbo ad immedesimarci nella mentalità di tempi ormai lontani. Ci incamminiamo con il giovane Luigino e percorriamo pian piano tutta la sua vita, compreso il lavoro, la famiglia, tutto quello che sta intorno alla pura vicenda alpinistica e che è il presupposto per poterla sostenere. Le celebrazioni del cinquantesimo dell’impresa del Mc Kinley hanno rinnovato il meritatissimo successo per Luigino Airoldi e per gli altri componenti della conquista della parete sud e ci hanno offerto la possibilità di tornare a parlare di questi grandi dell’alpinismo lecchese: forse ora giunti a quest’età matura hanno avuto finalmente tempo e voglia di raccontare meglio la loro esperienza. Ed è tangibile la viva simpatia che è in grado di suscitare nell’uditorio Luigino Airoldi quando viene invitato a raccontare dal vivo in tante serate questa e altre vicende avventurose che sembrerebbero mirabolanti, se non si fosse certi che sono accadute sul serio. Questa stessa simpatia traspare dalle pagine del libro, pur agile e asciutto: un volume che quindi ben figura nella raccolta di casa, destinato ad essere letto con piacere. Se dovrà prendere polvere è solamente perché verrà conservato a lungo, con l’affetto sorridente che tributiamo al personaggio che vi è raccontato.
Christian Roccati INSEGUENDO LA BREZZA Alpine Studio, Lecco, 2013
Recensioni
67
LA SUD DEL MC KINLEY IN EDIZIONE FRANCESE di Adriana Baruffini
Un’edizione a cofanetto contenente un libro di 160 pagine e il DVD di due film è stata recentemente dedicata dall’editore francese FiligraNOWA alla spedizione lecchese del 1961 alla Sud del McKinley. Il libro è la traduzione di La Sud del McKinley di Riccardo Cassin, divenuto ormai un classico della letteratura alpinistica. Il DVD contiene la versione francese di due film: Mc Kinley parete sud: le immagini girate da Riccardo Cassin e McKinley 1961, storia di un’amicizia di Paola Nessi, prodotto nel 2011 dal CAI Lecco in collaborazione con la Fondazione Riccardo Cassin. Nel 2011, a 50 anni dalla prima ascensione vittoriosa di quella parete da parte della spedizione italiana guidata da Riccardo Cassin, i protagonisti ancora viventi di quell’impresa, Gigi Alippi, Romano Perego, Luigi Airoldi e Annibale Zucchi evocano con emozione e umorismo tutta la storia di quell’incredibile spedizione. Ecco come viene commentato questo lavoro da Luc Jourjon sulla rivista del Club Alpin Français. “La prima ascensione della parete Sud del McKinley nel 1961 da parte della squadra italiana guidata da Riccardo Cassin fu a un tempo una performance eccezionale e una storia semplice fra amici. Ciò che fa l’originalità di questo lavoro è quella sicurezza tranquilla che attraversa le immagini e il racconto dei protagonisti oggi simpatici ottuagenari. Niente sembrava poter smuovere la nostra banda di amici. Bisogna dire che con un tale capo (Cassin aveva già 52 anni nel 1961 e una solida esperienza dietro le spalle) i nostri giovani arrampicatori di Lecco, tutti sulla trentina, potevano sentirsi invincibili. Questo film, che associa immagini d’epoca e interviste recenti, trasmette il sentimento di un alpinismo felice e tranquillo, mentre l’evento ebbe un’immensa risonanza. Il presidente J-F Kennedy indirizzò un messaggio di felicitazioni a questa squadra che aveva scritto una bella pagina di storia sul punto culminante dell’America del Nord. Una spedizione che rimane ai nostri giorni un modello di innovazione, di impegno e di spirito di squadra. Il libro che accompagna le immagini permette di ritrovarsi nei dettagli di questa ascensione che fu un modello del genere”.
Riccardo Cassin MC KINLEY FACE SUD FiligraNOWA editore 2012
• Qualificato network di corrispondenti allʼestero
22
Stilealpino
22
• Fondata nel 1953
• Servizi specializzati - marittimi ed aerei - per Bacino del Mediterraneo, Medio ed Estremo Oriente, Centro-Sud America, Canada
SA
DVD RICCARDO CASSIN. MC KINLEY FACE SUD FiligraNOWA, Cai Lecco, Fondazione Riccardo Cassin, 2012
Pakistan | Monte Bianco | Gran Paradiso | Grigna |
E’ in uscita il numero 22 di Stile Alpino, la rivista dei Ragni della Grignetta. Tutte le info sulla rivista, come sottoscriverla e dove acquistarla al sito dei Ragni http://www.ragnilecco.com
• Groupage terrestre per Europa e sdoganamenti diretti presso nostro terminal sia import che export
FISCHER & RECHSTEINER COMPANY SPA
|
STILE ALPINO la rivista dei Ragni di Lecco
Via Piedimonte, 46 - I - 23868 VALMADRERA (Lc) Tel. +39 - 034119111 - Fax + 39 - 0341582686 E-mail: info@ferfreight.com - www.ferfreight.com
Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.
Ottobre 2013
Recensioni N. 22 / 2013 - e 5.00
68
• Azienda leader in Italia
ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.
Finito di stampare nel mese di gennaio 2011
GreenPrinting®
AGENT
SPEDIZIONI INTERNAZIONALI
Partita Iva 00210750139 - Capitale sociale 300.000 i.v. REA Lecco N° 69916 - Reg. Imp. Lecco N° 00210750139
INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO
LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato:
AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1974”. Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo al 2014, potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.
. Socio Ordinario € 43,00 Socio Familiare € 23,00 Socio Giovane* € 16,00 (nati nel 1997 e anni seguenti)
Socio Vitalizio € 20,00 Tessera per i nuovi Soci € 5,00 Duplicato Tessera € 2,00 Variazione Anagrafica
IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150. c) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. Ricordiamo due facilitazioni per il rinnovo - La segreteria, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, sarà aperta anche sabato dalle ore 15:00 alle 17:00 a partire da sabato 11 gennaio 2014. L’affollamento in genere è inferiore rispetto al martedì e al venerdì sera. - Il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede resterà chiusa da sabato 21 dicembre 2013 a lunedì 6 gennaio 2014 per le vacanze natalizie
70
QUOTE SOCIALI PER IL 2014.
L’Assemblea Generale dei Delegati tenutasi a Torino lo scorso maggio ha deliberato, su proposta del Comitato Centrale, le quote associative per il 2014 mantenendole invariate rispetto al 2013. Nella riunione del 10 giugno scorso anche il Consiglio Direttivo della nostra Sezione ha ritenuto di non apportare nessuna modifica. Riportiamo qui di seguito le quote sociali per il 2014
Informazioni
€
Lamberto Riva: Iscritto dal 1995, è stato consigliere del Cai Lecco e membro del Gruppo GEO. Parlamentare alla camera dei Deputati dal 1996 al 2001 e attento conoscitore dei bisogni del nostro territorio, è stato un animatore prezioso dell’associazionismo Giordano Dell’oro, ricordato nelle pagine dell’Alpinismo giovanile Amleto Locatelli, socio Cai dal 1988 Luigi Magni, iscritto dal 1945 Emanuele Riva, iscritto al CAI Lecco dal 1986 Antonio Caslini, socio Cai dal 1981 Daniela Mangiarotti, iscritta dal 1968 Ermanno Della Rossa, socio Cai dal 1951 Teodoro Merlini, iscritto dal 1967 Alessandra Spreafico, socia Cai dal 2006 Osvaldo Gheza, socio dal 1977, è stato istruttore di sci alpinismo Ai familiari degli scomparsi, la partecipazione affettuosa di tutta la sezione.
1,00
*Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.
IMPORTANTE
Ai Soci ritardatari ricordiamo che il rinnovo del tesseramento si intende operante dal giorno in cui la Sezione provvede a spedire alla Sede Centrale gli elenchi dei rinnovi. Il Socio che si tessera per la prima volta o che rinnova l’iscrizione dopo il 31 marzo viene considerato “assicurato” solo a partire dal giorno di trasmissione del suo nominativo alla Sede Centrale e non dal momento del versamento in sede della quota sociale. I Soci che avessero necessità di essere coperti “da subito” dall’assicurazione per il Soccorso Alpino, devono effettuare il versamento della quota sociale (più un contributo di € 2,00 per spese postali e di segreteria) a mezzo conto corrente postale. In questo caso la garanzia assicurativa decorre dal giorno successivo a quello in cui viene effettuato il versamento a favore della Sezione, che provvederà poi all’invio a domicilio del relativo bollino.
CONVENZIONI PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD te. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto di 5 Euro sul costo della tessera 10 ingressi adulto. Sconto di 20 Euro sull’acquisto dell’abbonamento annuale adulto. STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 333-7291740; 333-4317764; Internet: www.studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici. TAURUS – sport, calzature, pelletteria Erba Viale Prealpi 20 (Statale Como-Lecco) tel. 031-610540, Lecco Viale Brodolini (Bione-Rivabella) tel. 0341.420808, Carate B.za via Toti ang.via Borsieri tel. 0362-905333 E-mail Info@taurussport.com, Internet: www.taurussport.com Sconto del 10% ad esclusione dei prodotti Geox, Lacoste, Birkenstock , Fred Perry e sugli articoli già scontati o in promozione. ADDA SOCCORSO - Società cooperativa sociale O.N.L.U.S Sede operativa: Via Como, 41 - 23883 Brivio (LC) - Tel. 039 5320817 - Cell. +39 338 8139504 www.addasoccorso.it | e-mail: info@addasoccorso.it Servizi ambulanze: trasporto della persona allettata da e per strutture sanitarie, dimissioni opedaliere diurne, notturne e festivi. Assistenze domiciliari varie. Trasporto per località diverse. Emergenza/urgenza sanitaria. Sconto del 10% sulle tariffe applicate. RISTORANTE TETTO BRIANZOLO 23888 Perego Fraz. Lissolo (LC), tel. 039-5310002; 039-5310505 E-mail tettobrianzolo@tettobrianzolo.it, Internet: www.tettobrianzolo.it Sconto 5% sui menù a tema, sconto 10% su tutti i menù alla carta, escluso S. Natale, Capodanno, S. Valentino, Pasqua e Ferragosto.
DIMISSIONI E MOROSITA’
Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.
Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.
Informazioni
71