Notiziario CAI Lecco 02/2013

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Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO

2/2013

CAI LECCO 1874

Notiziario del Club Alpino Italiano Sezione di Lecco "Riccardo Cassin" Editoriale

Sentieri e Parole

“SEMPLICEMENTE RADUNO SOGNANDO IL POLO SUD In tanti ai Piani di Bobbio, ognuno coi propri ricordi nello zaino

Come è nata ed è stata realizzata la prima spedizione italiana in Antartide

Alpinismo e Arrampicata

Escursionismo

ULI BIAHO

EMOZIONI D’ALTA QUOTA

Successi e ombre di un’avventura in Karakorum

La gita alla Piramide Vincent (4215 m) sul massiccio del Rosa


IN QUESTO NUMERO EDITORIALE

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SENTIERI E PAROLE

8 11 14 16 19 24 26 28

CATTANEO

SOGNANDO IL POLO SUD Come è nata ed è stata realizzata la prima spedizione italiana in Antartide di Egidio Bona UNA VITA INTENSA Renato Cèpparo fu giornalista, alpinista, esploratore, imprenditore, regista e produttore di Roberto Cèpparo SUL CENGALO Dall’incidente del luglio ’59 una lezione sulla sicurezza di Dino Piazza IL LANTERNINO Soccorso al lume di candela sotto lo spigolo del Fungo di Gigi Alippi IL CIAPIN Cinque anni fa moriva Daniele Chiappa, l’alpinista con la solidarietà nello zaino di Barbara Garavaglia INSOLITE NOTE Il “Coro Alpino Orobica” a Lecco dopo trent’anni di Sergio Poli FARFALLE DELLE NOSTRE MONTAGNE Sorpresa di un’escursione sul Due Mani di Annibale Rota UN’ADOZIONE DIFFICILE L’incontro di un modesto scarpinatore con un maestoso cane bianco di Aldo Travagliati

ALPINISMO GIOVANILE

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SEMPLICEMENTE RADUNO In tanti ai Piani di Bobbio, ognuno coi propri ricordi nello zaino di Emilio Aldeghi, presidente CAI Lecco

AVVENTURA DIETRO CASA Su e giù per le Orobie con l’Alpinismo giovanile

di Alessia Losa UNA VITA PER IL CAI Giordano Dell’Oro, dal Soccorso alpino all’Alpinismo giovanile di Carlo Primerano

ALPINISMO e ARRAMPICATA

38 44

50 54 56 58

60 62

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: Cattaneo Paolo Grafiche srl, Annone Brianza, via Ai pascoli 1 Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 25/10/2013

EMOZIONI D’ALTA QUOTA La gita alla Piramide Vincent (4215 m) sul massiccio del Rosa di Elisa Nogara e Manuela Invernizzi E SIAM PARTITI Alpinisti in erba, al via l’avventura del Family CAI di Andrea Spreafico ANDARE PEDALANDO Costituito nell’ambito della sezione il gruppo di mountain bike di Matteo Riva CON BACCO E ARIANNA In montagna sulle isole della Grecia, salita al monte Zas di Luigi Colombo

SCI DI FONDO

TRENT’ANNI DI FONDO Festeggiato lo scorso aprile l’anniversario del sodalizio di Stefano Vimercati SESSANTA KM IN SETTE ORE Da Maloja a Zernez, l’impresa di sei temerari una settimana dopo la Ski Marathon di Marco Paleari

APPUNTAMENTI

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N° 2/2013

ESCURSIONISMO

ULI BIAHO Successi e ombre di un’avventura in Karakorum di Matteo Della Bordella TERRA COLORATA Dal Pequeno Alpamayo all’ Illimani, un’esperienza tra montagne e gente della Bolivia di Sara Pozzetti

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano

SULLE TRACCE DI ANTONIO STOPPANI Percorsi fra montagna scienza ed arte in Lombardia e Canton Ticino di Adriana Baruffini

RECENSIONI

INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA

Matteo Della Bordella apre il nono tiro della via sulla Torre di Uli Biaho Foto S. Schupbach


SEMPLICEMENTE RADUNO

In tanti ai Piani di Bobbio, ognuno coi propri ricordi nello zaino

Foto di Angelo Faccinetto e Emilio Aldeghi

forse infantili ma vere, spontanee e tanto

recchio all’attenzione del colloquio con gli

Mirella Tenderini, Les Montagnes du lac

ndare in montagna. Una semplice

lontane dalle suggestioni plastificate dei

altri e lo sguardo sullo splendido scenario

de Côme, con le figure mitiche del nostro

frase ripetuta chissà quante volte

mass media.

della conca dei Campelli.

alpinismo.

di Emilio Aldeghi*

A

da chissà quante persone. Die-

Per il raduno del CAI Lecco abbiamo

Come spesso ci ricorda l’amico Dino

Eravamo in tanti ai Piani di Bobbio, di

tro queste poche parole c’è un mondo:

voluto cercare la semplicità: una bella

Piazza, abbiamo voluto riportare al cen-

tutte le età; chissà, forse ognuno avrà

escursioni, scalate, trekking, corse lungo

passeggiata per chi ha raggiunto a piedi i

tro quel saluto “ciao” che è sinonimo di

messo nello zaino un pezzetto dei suoi

i sentieri, giri in mountain bike, imprese

Piani di Bobbio da Moggio, per gli altri una

steccati che s’infrangono. Di fronte alla

ricordi o di momenti felici, poi giù verso

epiche sulle cime più alte del mondo. Per

riposante salita in funivia e pochi passi

montagna nessuno è più grande di un

la nostra città racchiusa da queste ma-

ognuno il proprio modo di vivere la mon-

fino al rifugio Lecco; giochi di arrampica-

altro, e la passione per quest’ambiente

gnifiche torri. Il giorno dopo parlando con

tagna, un rapporto personale, dal semplice

ta per bambini e ragazzi sotto lo sguardo

e per la sua cultura è un denominatore

gli amici per valutare la riuscita di que-

relax alla ricerca del proprio limite, dalla

attento degli amici del gruppo Ragni, lo

comune indipendente dalle aspirazioni e

sto incontro che sta diventando un punto

passione per la conoscenza degli ambienti

stare insieme in amicizia approfittando

dalle capacità dei singoli. Il raduno è stato

fisso nella programmazione delle attività

alpini alla contemplazione del paesaggio.

dell’abilità culinaria di Andrea e della ve-

perciò un semplice stare insieme goden-

sezionali ho avuto una certezza: la nostra

La vista di un capriolo o l’insieme colora-

locità del servizio dell’Eugenia, entrambi

do la bellezza dei panorami: lo Zuccone

sezione non poteva aspirare ad una gior-

to dei fiori sa ancora suscitare emozioni

sempre pronti con un sorriso anche nei

Campelli, la Grigna, il Resegone, il Pizzo dei

nata migliore.

momenti più stressanti dell’ora di pranzo.

Tre Signori. Sono le cime e i luoghi che

La proposta aveva lo scopo di far dimen-

l’amico Jean-Philippe Guigou, manager

ticare per un giorno cellulare, connessioni

della casa editrice francese Filigranowa,

wireless, smartphone e quanto la tecno-

presente al raduno, ha voluto divulgare in

logia riesce ad offrire, per spostare l’o-

Francia pubblicando un bel libro scritto da

4

Editoriale

Editoriale

*Presidente CAI Lecco

5


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SOGNANDO IL POLO SUD

Come è nata ed è stata realizzata la prima spedizione italiana in Antartide

L

a recente mostra realizzata

una spedizione italiana.

presente con una base, unico fra i pa-

Flavio Barbiero, ingegnere e ufficiale

mo raid di 240 chilometri con sci di

molteplici:

dall’ACAL (Associazione Cul-

All’inizio degli anni settanta Renato

esi più progrediti, si pose il problema

di Marina, in cui lo stesso esponeva

fondo, da lui organizzato in Finlandia;

Promuovere e favorire il più veloce-

turale Alpinistica Lecchese) a

Cèpparo, da sempre appassionato ai

di come sopperire a quella carenza,

una teoria sulle glaciazioni, secondo la

e dopo un incontro a Milano con Bar-

mente possibile l’adesione dell’Italia al

Lecco presso il palazzo delle Paure,

temi esplorativi, cominciò ad interes-

in modo da permettere a ricercatori

quale tra i 40mila e i 12mila anni fa,

biero, Renato Cepparo prese la deci-

Trattato Internazionale dell’Antartide.

nell’ambito di Monti Sorgenti 2013, è

sarsi alla storia dell’Antartide, attratto

e scienziati italiani di svolgere con-

uno spaventoso cataclisma terrestre

sione di organizzare una spedizione in

Sperimentare uomini e mezzi per

stata l’occasione per ricordare un’im-

dalle teorie sul lontano passato del

tinuativamente importanti attività sul

mise fine alla presenza dell’uomo in

Antartide nel 1975/76, il cui investi-

condurre ulteriori spedizioni nazionali

portante pagina della storia esplorativa

continente bianco. Al tempo stesso,

campo.

Antartide.

mento sarebbe stato a suo carico.

anche in collaborazione con l’Argen-

ed alpinistica dell’Antartide da parte di

rilevando che l’Italia non era ancora

Tra gli altri aveva letto un libro di

Nel marzo 1974, al termine del pri-

Gli scopi della spedizione erano

tina.

Panoramica di icebergs (foto Fabio Baio)

di Egidio Bona


lasciando il campo base in perfetto

Al tempo stesso l’Argentina, senza

L’assoluta inerzia del governo ita-

ordine con viveri, materiali e carbu-

dar seguito all’assurda proposta ita-

liano che nulla fece per sostenere le

rante che avrebbero consentito age-

liana di donazione, si attivò in tempi

batté

“politi-

dovette, a malincuore, abbando-

Svolgere un programma di ricer-

ragioni della spedizione, per altro di

volmente una ulteriore permanenza di

brevissimi per smantellare la base ita-

co” del progetto che il CNR rese

nare l’idea di ritornare in Antar-

che scientifiche di carattere geolo-

interesse pubblico, né si interessò per

uomini per alcuni mesi) furono portati

liana portando via tutto e lasciando in

pubblico come “La prima spedi-

tide.

gico, glaciologico e idrografico per

contrastare la posizione del governo

a termine con successo e un bilancio

loco il solo muretto perimetrale.

zione italiana in Antartide” con

Da allora, la ricerca italiana in

l’impostazione di futuri più importanti

argentino.

non indifferente: indagini geologiche e

Tuttavia, grazie alla pressante azione

un costo preventivato in 117

Antartide viene effettuata uni-

Le difficoltà per il noleggio, all’ulti-

glaciologiche, scoperta di una foresta

di Renato Cèpparo, il 2 gennaio 1981

miliardi di lire. L’allora ministro

camente con l’esclusivo impie-

mo momento, di una nuova nave per il

fossile, immersioni subacquee, caro-

il ministro degli Esteri, Emilio Colom-

Luigi Granelli, durante una con-

go di fondi pubblici, ed è sotto

Effettuare una campagna esplorativa

trasporto di uomini e 30 tonnellate di

taggi e raccolta di numerosi reper-

bo, comunicò ufficialmente l’adesione

ferenza stampa, all’interrogazio-

gli occhi di tutti il tipo di qualità

alpinistica con la conquista di alcune

materiale in sostituzione di una nave

ti animali e minerali per approfondite

dell’Italia al Trattato Antartico.

ne di un giornalista che chiedeva

con cui lo Stato italiano gestisce

cime inviolate.

argentina precedentemente contrat-

analisi da farsi in Italia e conquista di

Cèpparo, pensò quindi di orga-

la ragione per cui l’offerta gra-

il pubblico danaro. Ma questa è

tualizzata, ma bloccata poi dalle auto-

sette cime vergini.

nizzare una seconda spedizione

tuita di Cèpparo non veniva ac-

un’altra storia.

in Antartide, avendo ottenuto

cettata rispose che “queste cose

questa volta finanziamenti pri-

deve farle lo Stato: il privato non c’entra”.

Costruire strutture abitabili tutto l’anno quale primo nucleo di una futura base italiana permanente.

programmi coordinati dallo Scientific Committee of Antarctic Research.

Organizzare il tutto senza utilizzo di contributi pubblici e senza alcun fine speculativo e/o di lucro.

spedizione italiana.

rità di quel paese. Il non facile superamento di diffi-

Pubblico, privato

Occorre precisare tuttavia che la

coltà burocratiche doganali a Mon-

Ma anche il ritorno (che si concluse

vati per sette miliardi di lire, oltre

fase organizzativa non fu cosa facile;

tevideo che rischiarono di mettere a

comunque felicemente all’aeroporto

alla donazione di due prefabbri-

al contrario, essa venne avversata da

repentaglio il carico e la partenza per

di Roma il 27 febbraio 1976) fu av-

una lunga serie di problemi che, so-

l’Antartide del materiale.

versato da difficoltà sempre da parte

determinazione di Cèpparo, poterono

Finalmente il 15 gennaio 1976 la

giungere ad accettabile e definitiva ri-

nave della spedizione gettò l’anco-

Tuttavia, Cèpparo, il 4 ottobre di

soluzione.

ra nella Admiralty Bay, dell’Isola King

quello stesso anno, coerentemente

“Magari a nuoto e con lo zaino in

George, sulla Penisola Antartica. Dopo

con lo spirito che l’aveva spinto a or-

bocca, ma in Antartide ci andiamo” -

5 giorni di duro lavoro e grandi fati-

ganizzare la spedizione, donò la base

ebbe modo di affermare Cèpparo nel

che da parte di tutti i componenti la

Giacomo Bove al governo italiano per

corso del travagliato periodo prece-

spedizione, venne inaugurato il campo

auspicabili futuri utilizzi.

dente la partenza.

base dedicato alla memoria di Giaco-

Incredibilmente il Ministero degli

mo Bove in una zona battezzata Con-

Esteri, dopo aver accettato la dona-

ca Italia.

zione, espresse l’intenzione di dona-

I problemi In sintesi i problemi affrontati:

re a sua volta la base all’Argentina!

Il reperimento dei fondi necessari:

co e subacqueo (la spedizione ripartì

Lo sconcerto di Renato Cepparo fu

in mancanza di finanziamenti signi-

per il viaggio di ritorno il 12 febbraio,

enorme.

ficativi, Cèpparo decise di investire nella spedizione larga parte dei fondi ottenuti dalla vendita della sua società Record Film, noto stabilimento cinematografico. Un’assurda, immotivata presa di posizione del governo argentino che, in aperta violazione del Trattato Antartico, pose il veto all’effettuazione della

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Sentieri e Parole

Elefanti Marini (foto Fabio Baio)

Nel corso del 1984, però, s’imnell’ingranaggio

ottennero mai alcuna risposta e

Cèpparo pose una serie di in-

Renato Cèpparo fu giornalista, alpinista, esploratore, imprenditore, regista e produttore

del governo italiano.

I programmi scientifico, alpinisti-

quietanti interrogativi che non

UNA VITA INTENSA

dell’Argentina e sempre con l’assenza

lamente grazie alla caparbietà e alla

cati modulari.

di Roberto Cèpparo

É

praticamente impossibile tracciare un breve profilo biografico di Renato Cèpparo data la

sua enorme poliedricità e l’incredibile attività che è riuscito a realizzare nel corso della sua vita. La nota che segue si limita ad una sintetica elencazione dei fatti più salienti. Nasce a Milano il 2 maggio 1916 da una famiglia di origine veneta ed inizia a lavorare come garzone subito al termine della scuola elementare cominciando già giovanissimo a praticare sport. Dal 1936 al 1946 presta servizio militare (prima alpino sul fronte francese, poi marinaio capo radiotelegrafista volontario sui sommergibili tascabili nel Mar Nero) finendo prigioniero in Romania e in Russia facendosi notare, pur nella tragicità degli eventi, per il suo spiccato ottimismo e senso dell’umorismo. Molto intraprendente, fa un po’ di tutto e diventa uno dei primi cronisti in Italia che vende

a giornali e riviste servizi fotografici completi. Dotato di una mente vulcanica e creativa, instancabile divoratore di libri, acquisisce una cultura di portata enciclopedica. Collabora con la RAI e con la Radio Svizzera Italiana e fonda diverse aziende nel campo cinematografico. Per diversi anni è curatore della cineteca del CAI alla quale ha anche donato molti dei suoi filmati. Nel 1972 inventa la famosissima Stramilano diventando il promotore del grande movimento popolare delle marce non competitive in Italia. Idea e realizza raids con gli sci di fondo nei

paesi scandinavi che divente-

ranno poi delle “classiche” del fondo internazionale. Tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976 finanzia e organizza personalmente quella che diventerà la prima (ed ultima) spedizione italiana

Renato Cèpparo

che donerà poi al governo italiano. Nel 1977 partecipa in qualità di cineoperatore alla vittoriosa spedizione alpinistica del CAI di Dolo (Ve) all’Annapurna III, funestata purtroppo dal tragico

scientifico-alpinistica in Antartide totalmente privata, cioè senza alcun utilizzo di fondi pubblici, costruendo una piccola ma attrezzatissima base fissa

Sentieri e Parole

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incidente in cui perse la vita la guida valdostana Luigino Henry. Di cuore grande e generoso,

ha

aiutato moltissime persone che

in

genere non l’hanno ricambiato con la dovuta riconoscenza. Il suo motto era: “Considerate il

La vita è un trampolino Edizioni Cinehollywood

co una donna altrettanto unica, tanto

tenne, si presentava tutte le mattine in

minuta quanto forte e determinata,

Lavoratore instancabile, è andato in

ufficio armato di zaino e bastoncini da

che gli ha dedicato la vita: 59 anni di

ufficio fino all’ultimo anche quando,

sci per aiutarsi a camminare, e se cer-

matrimonio che suonano anacronistici

minato più nel fisico che nel mora-

cavamo di accompagnarlo a casa in

in un XXI secolo in cui separazioni e

le, era costretto a farlo appoggiandosi

divorzi sono “di moda”.

macchina si arrabbiava perché diceva:

penosamente a dei bastoncini da sci. Muore nella sua casa di Milano as-

una sequenza incredibile di iniziative

sistito dall’adorata moglie Maria il 7

e successi. Aveva un motto semplice,

ottobre 2007 e, quale cittadino be-

ma efficace: “Ciò che sanno fare gli

nemerito della Città di Milano, le sue

altri debbo saperlo fare anch’io”. Sulla

spoglie vengono tumulate nel Fame-

Era legato a Lecco e alle sue mon-

scia di questa massima, all’apparenza

dio del Cimitero Monumentale proprio

tagne che frequentava regolarmente

banale, è diventato giornalista, alpini-

sotto la grande sala dove riposa Ales-

avendo stretto amicizia con Riccardo

sta, esploratore, regista e produttore…

sandro Manzoni.

E’ diventato l’incarnazione stessa del

vostro prossimo superiore a voi stessi, ma mettetevi bene in mente che quanto sanno fare gli altri potreste saperlo fare anche voi”.

Cassin e la sua famiglia oltre che con

miracolo italiano.

Gigi Alippi, Benvenuto Laritti e Donato

Di seguito riportiamo un significati-

Quando all’inizio degli anni ’70, al

Erba (i tre Ragni della Grignetta che

vo e toccante ricordo del loro nonno

ritorno da un raid al Circolo Polare

volle con lui in Antartide).

che i nipoti Andrea, Luca ed Emanue-

Artico da lui organizzato, ha deciso

le hanno redatto subito dopo la sua

di organizzare, autofinanziandosi, la

morte.

prima spedizione italiana in Antartide,

Titolare di un gran numero di onorificenze nazionali e

internaziona-

li (che non ostentava per la grande modestia che lo contraddistingueva), ha realizzato innumerevoli e pregevoli filmati e documentari le cui copie sono gelosamente custodite a Milano presso la Ditta Cinehollywood Srl. da lui fondata ed ha scritto moltissimi articoli e racconti. Tra i suoi libri si possono citare:

Vette, marchese e conti Edizioni Lo Scarpone Pazienza e tabacco Edizioni Cappelli Missione segreta Mar Nero Edizioni Istituto Europa Storia della prima spedizione italiana in Antartide Edizioni F.lli Fabbri Miti e avventure in Antartide Edizioni Cinehollywood Fuori uno Edizioni Cinehollywood La verità sulla Sacra Sindone Edizioni Cinehollywood

“Vivere più di 30 anni a stret-

to contatto con i propri nonni è una cosa speciale. I nonni sono i nonni: da piccolo ti viziano, da adolescente ti sostengono (anche quando meriteresti una tirata di orecchie), e quando diventi “grande” sono semplicemente e magnificamente i tuoi nonni. E’ però solo quando ti lasciano che ti rendi conto della loro vera importanza e del vuoto che hanno lasciato. E questo è quello che è successo in questi giorni, nostro nonno è volato via, è lassù che si gode un meritatissimo riposo dopo 91 straordinari anni vissuti intensamente. Aveva un modo unico di vedere il mondo e di affrontare la vita, era una persona speciale, e non solo per noi. Renato Cepparo era un vulcano, un uomo che nel dopoguerra, dopo la prigionia in Russia, si è trovato unico figlio maschio di madre vedova, senza

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un titolo di studio, senza un soldo ma

Sentieri e Parole

con tanti sogni e un’incredibile voglia di recuperare il tempo perso. Il destino ha voluto mettergli a fian-

“ce la posso fare”.

Da allora la vita di Renato è stata

in molti gli hanno dato del pazzo. Ma lui è andato avanti, determinato e fiducioso. L’estate antartica ’75/’76 ha visto il coronamento del suo sogno; in Antartide ci è andato e ci ha costruito una base permanente che ha poi regalato al governo italiano. Era così, un tipo impulsivo, e in modo impulsivo, ha fondato diverse aziende, tutte di successo, ideato e organizzato decine di imprese e manifestazioni e aiutato tante persone, diventando un riferimento per molti. La Stramilano è stata un’altra delle sue invenzioni… Lui aveva scoperto fin da giovane quanto fosse bello muoversi e fare sport e ha voluto coinvolgere chi conosceva. Prima con pochi amici, ha organizzato la MilanoProserpio, paesino di poche anime nel cuore della Brianza scoperto negli anni ’50, sbagliando strada, e dove ha stabilito la sua seconda casa. Poi nel 1972, ha ideato e organizzato la prima Stramilano… Il resto è storia meneghina. Il suo curriculum è ricco di iniziative, avventure e imprese. Leggendolo

La sua vena umoristica ci ha accompagnato fino all’ultimo momento. E’ difficile, ma stiamo

cercando di

colmare l’immenso vuoto che ha lasciato sorridendo, perché è così che lo ricordiamo, col sorriso. Ringraziamo Dio che ce l’ha La tomba di Renato Cèpparo tra quelle di altri noti personaggi al Famedio del Cimitero Monumentale di Milano

si ha la sensazione di una vita tal-

in quello che faceva e andare avanti

mente ricca da sembrare quasi irreale.

anche quando sembrava impossibile

Ed effettivamente, vivendoci a stretto

farlo. Le difficoltà, in questo modo, di-

contatto, ogni tanto ci chiedevamo

ventano stimoli e il resto viene da sé.

come facesse a fare tutte quelle cose

Abbiamo imparato tanto da lui, dalla

avendo a disposizione “solo” 24 ore

sua voglia di fare e di coinvolgere gli

al giorno. Il suo segreto era credere

altri. Solo pochi mesi fa, già novan-

dato, ringraziamo lui per aver fatto fruttare così bene i tanti talenti che ha ricevuto e ringraziamo voi, che state leggendo, perché siete rimasti coinvolti come sarebbe piaciuto a lui ”. Nota: notizie, dati e fotografie del presente articolo sono stati ottenuti per gentile concessione della famiglia Cèpparo.


SUL CENGALO

Dall’incidente del luglio ’59 una lezione sulla sicurezza di Dino Piazza

M

i sveglio alle 4.30 del mattino. Sono al rifugio Giannetti, guardo verso il

fondo dello stanzone e vedo Casimiro Ferrari e Guerino Cariboni e chiedo: “Cosa fate qua?”. Rispondono: “Siamo venuti perché sapevamo che andavi a fare lo spigolo Vinci al Cengalo.” Fatta la colazione, servita dal custode Giulio Fiorelli, guida alpina e amico degli alpinisti, ci incamminiamo verso la base di attacco. Si vede lo spigolo, severo e imponente in controluce, dietro è nato il sole, è una giornata bellissima e fredda. Mentre stiamo attraversando un torrente con intorno del ghiaccio, il compagno che è con me, Antonio Invernizzi, scivola e cade, sento il Casimiro che dice: “Se va su lui, andiamo su anche noi.” lo vado sicuro perché ero già stato fino a metà via, poi si era messo a nevicare ed eravamo dovuti tornare. Ero con Roberto Osio. Arrivo sul filo dello spigolo, un tiro aereo che si può fare in libera, me lo trovo tutto chiodato con chiodi nuovi a “U”, tipo francese, non li aggancio per evitare che mi frenino la corda. Sto facendo l’altro tiro e sento il martello che picchia, è il Guerino che sta togliendo i chiodi, il Casimiro

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storia dei quattro alpinisti scom-

si è visto subito che avevano del-

parsi, si pensa siano loro. Dal rifugio,

la stoffa, che hanno poi dimostrato

un signore segue col cannocchiale

ampiamente.

le operazioni di recupero, scorren-

In quegli anni di soldi ne giravano

do con lo sguardo sulla parete vede

pochi, ecco perché Guerino vole-

verso la cima una corda doppia che

va recuperare quei bellissimi chiodi

sventola nel vuoto. Allora è stato

nuovi.

possibile ricostruire la storia. Con la

Più avanti ci sono dei tiri ancora

nebbia in movimento si perde l’o-

più impegnativi, ma di chiodi non ce

rientamento e gira la testa. Loro che

n’è più.

volevano buttare la corda doppia sul

Siamo arrivati in cima molto pre-

versante italiano, l’hanno buttata sul

sto, ci siamo seduti a bere un sorso

versante svizzero e per loro sfortuna

di tè, a dividere i materiali e ad ar-

la corda è finita nel vuoto sotto uno

rotolare le corde, perché scendendo

strapiombo.

dalla normale del Cengalo la corda Una foto e un trafiletto da un giornale dell’epoca commentano l’incidente alpinistico (archivio Elio Scarabelli)

dove siamo seduti noi. Era il giugno del 1959. Il tempo cambia, diventa brutto, arriva la nebbia e la visibilità è pochissima. Decidono di scendere in corda doppia, piantano un chiodo e buttano giù la corda. Le corde sono quattro da 40 metri. Il primo che scende mette la corda tra le gambe, la tira su da dietro la schiena e parte; dopo qualche metro non si vede più, ma si sentono, passa una mezz’ora, non risponde più nessuno, si sente un grido e la corda si libera. Allora si prepara il secondo, scen-

Sentieri e Parole

in Svizzera. Qualcuno conosce la

anni, erano i primi di luglio del 1958,

milanesi e uno di Monza, è arrivata lì

de e dopo mezz’ora la corda si libera: vuol dire che non c’è più il peso dell’alpinista. Così anche gli altri due

più avanti, vedono i quattro corpi.

I corpi vengono portati a Bondo,

Questi due ragazzi avevano 18

Una cordata di quattro alpinisti, tre

del materiale alpinistico e poi, poco

me.

(muoviti che quelli là se ne vanno).

L’altra cordata

ghiacciaio e lì trovano uno zaino e

Una visione tremenda. Danno l’allar-

gli grida: “Movet che chilà i ne và!”

non serve.

alla base di questa parete risalgono il

L'ULTIMO TÈ PRIMA DELLA SCALATA TRAGICA San Martino di Valmasino I corpi dei quattro alpinisti milanesi deceduti mentre tentavano di raggiungere il Pizzo Cengalo, sono stati avvistati a quota tremila sopra il "dente"del Cengalo. Giuseppe Getterà (uno degli scampati) ha ripreso i compagni mentre preparavano il tè prima di mettersi in cammino. Nella foto, da sinistra: Sergio Fasan, Renzo Bigi, Angelo Ferrano, Luciano Carugo e Romolo Ferrari (Poltro scampato).

Quando si scende in doppia, si arriva nel vuoto e se anche dondolandosi non si riesce ad appoggiare dopo una mezz’ora di freddo ci si stanca e se si è senza imbragatura, ci si lascia andare, facendo un volo di seicento metri fino alla base della parete. Questo è quello che è successo ai quattro alpinisti.

Il pizzo Cengalo in primo piano sulla sinistra; a destra il Badile

NESSUN LIMITE ALLE TUE

EMOZIONI

Questi incidenti suggeriscono alle scendono. Quando diventa buio, non

scuole la sicurezza, la prudenza, i

sono ancora tornati al rifugio.

materiali da usare, il comportamento.

Il giorno dopo scatta il soccorso,

Negli anni si sono fatte delle espe-

ma i soccorritori, dopo aver cercato

rienze e vengono trasmesse agli al-

in tutta la zona, non trovano nessu-

lievi sperando che gli incidenti ven-

no. Gli alpinisti sembrano spariti.

gano evitati il più possibile.

Tempo dopo al rifugio Sciora, sul versante svizzero, ci sono due alpinisti che vogliono salire la parete nord del Cengalo. I due sono Carlo Mauri e Roberto Gallieni. Per recarsi

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IL LANTERNINO

Soccorso al lume di candela sotto lo spigolo del Fungo

S

di Gigi Alippi

tavano ormai calando le prime ombre della notte, la sera in cui due preti in affanno, il parroco

di Castello e il suo giovane coadiutore, si presentano alla porta del mio rifugio ai Piani Resinelli, supplicando di avere l’aiuto per un soccorso: un loro compagno di escursione era rimasto in bilico, sull’orlo di un precipizio sotto lo spigolo del Fungo. Dalla loro eccitata esposizione non tardo a farmi un’idea precisa del luogo da raggiungere; conoscevo bene tutti quei bricchi, canali e precipizi che avevo risalito chissà quante volte a caccia di coturnici. Chiamo immediatamente al telefono Cesare Giudici, mio caro amico e coetaneo, figlio del custode del vicino rifugio Carlo Porta, che come me risiede ormai da tempo ai Resinelli, e lo ragguaglio dell’urgente bisogno di intervenire per un soccorso, assicurandolo nello stesso tempo di non preoccuparsi su come fare per raggiungere la zona, a me familiare per le mie scorrerie di caccia. Cesare, benché ancora tanto giovane, è già molto avanti in fatto di alpinismo, è per questo che lo invidio. Lui poi, al contrario di me, non ha nessun problema con i suoi nel coltivare la passione per l’arrampicata e inoltre il rifugio del padre è un ottimo punto strategico per incrementare questa innata passione, situato com’è quasi al crocevia per il transito di tanti alpinisti che arrivano da ogni parte, richiamati

16

Raggiungiamo poi il canalone che,

dei contrafforti della cresta Segantini,

Non ci si sbaglia

mentre nella parte inferiore conduce

a dire che l’attività

sotto lo spigolo del Fungo e da qui,

alpinistica di Cesare

CURRICULUM ALPINISTICO DI CESARE GIUDICI Cesare Giudici, nato il 28 febbraio 1936 a Valbondione, in provincia di Bergamo, è scomparso il 14 marzo 2013. Debutta alpinisticamente intorno ai 12 anni quando Riccardo Cassin lo porta a fare i Magnaghi in Grignetta. Ammesso nel Gruppo Ragni nel 1953, all’età di 17 anni, per quattro anni è rimasto l’elemento più giovane del gruppo stesso. Il 15 settembre 1955 viene nominato portatore; il 28 marzo 1957 si è guadagnato la qualifica di Guida Alpina: da fonte attendibile, ma non documentabile, per due anni la più giovane guida italiana. Per la sua rapidità viene soprannominato “S’ciupetun“ da Arnaldo Tizzoni e Mario Colombo “Snapitus“. Cognato di Casimiro Ferrari, avendone sposato la sorella Serena, ha svolto la sua attività lavorativa presso la Ditta Fiocchi di Lecco.

con un salto vertiginoso, si butta nel

Giudici abbia avuto

burrone sottostante.

un inizio eccezio-

Ora dobbiamo scendere al di sotto

nalmente precoce. A

di questo canalone e a questo punto

dodici anni Riccar-

Cesare mi dice che qui è meglio che

do Cassin lo portò

ci leghiamo. A quel tempo ero an-

con sé in vetta ai

cora del tutto inesperto e non posso

Torrioni Magnaghi e

uscire che con un timoroso: “Come si

questo fu il principio.

fa?”. Cesare cerca di tranquillizzarmi

La sua comunque è

come chi sa il fatto suo: “Ti faccio il

par-

nodo delle guide”. Al sentire la paro-

tenza, che lo trova

la “guide”, mi sento subito rincuora-

ammesso al Gruppo

re, pur non sapendo con esattezza il

Ragni a soli 17 anni

significato. Scendiamo allora lungo il

e lo vede guida alpi-

canalone superando piccoli salti tra

na quando di anni ne

enormi massi contornati dalle ombre

ha appena ventuno.

che vengono fatte risaltare dalla luce

Mi fermo qui, ai pie-

del nostro lanternino. Giunti all’altez-

di del suo curricu-

za della cengia che si trova sotto lo

lum, rinviando chi lo

spigolo del Fungo, urliamo subito un

desidera a leggerlo

forte richiamo, cui risponde immePagine dal libretto di guida di Cesare Giudici (archivio Cesare Giudici)

aneddotico racconto. Peccato che questa rapida carriera si sia conclusa come il breve tragitto di una luminosa meteora. Lecco si sarebbe potuta diversamente gloriare del prestigio di questo autentico fuoriclasse. Ritornando invece al nostro caso, Cesare non esita ad assicurarmi della sua disponibilità, aggiungendo: “Bene, lo sai che ho iniziato ad arrampicare, e quindi chiodi, corda, martello e moschettoni te li porto io. Tu prendi solo il lanternino, con qualche candela di

Sentieri e Parole

rompere i vetri del nostro lanternino.

glia Angelina, per poi morire a ridosso

tive della Grignetta.

in calce a questo

zione, preoccupati soprattutto di non

nella parte superiore, perviene alla gu-

dalle speciali attrat-

un’incredibile

gani e lo superiamo con molta atten-

riserva, e raggiungimi al Porta”. Intanto a casa mia si era accesa una vivace discussione con mia mamma,

diatamente una voce fioca. Mi sento crescere un intimo senso di orgoglio,

che non riusciva comunque in nes-

felice che la mia modesta esperienza

sun modo a farmi desistere dalla mia

abbia contribuito a conseguire questa

decisione nonostante tutta l’insistenza

positiva conclusione.

nel manifestarmi la sua lacerante preoccupazione.

Nello spazio inclinato, giusto sopra un grande salto, troviamo infatti il

I due sacerdoti rimanevano sempre

malcapitato Panzerin, che adesso può

in trepidante attesa, ascoltando silen-

ritenersi finalmente in salvo. La gen-

ziosi il diverbio, con il volto ancora vi-

te del rione di Castello, attualmente

treo per lo spavento.

avanti con gli anni, ricorderà di certo questo caratteristico personag-

Un intervento particolare

gio, che camminava con il suo passo

Finalmente usciamo di casa e si

zoppicante, tutto preso a recapitare a

parte affrontando il sentiero della Di-

domicilio la Famiglia Cristiana ed altri

rettissima, con il nostro lanternino che

periodici religiosi. Cesare lo imbraga

tratteggia ombre tremolanti ai lati del

con sicurezza e insieme ritorniamo

percorso. Arriviamo al caminetto Pa-

nel canalone.

Anno 1951 – Val Masino - Picco Luigi Amedeo, parete Ovest, via nuova con Claudio Corti. Anno 1952 – Grignone – Pizzo della Pieve, Canal Grande della parete Nordest – parete Fasana, via Cassin con Roberto Osio. Anno 1954 – Dolomiti – Campanile Basso di Brenta, diedro Sudovest, via Ferhmann con Roberto Osio; Cima Grande di Lavaredo, spigolo Nordest, via Dibona con Roberto Osio. Val Masino - Pizzo Cengalo, spigolo Sud - sudovest, via Vinci con Roberto Osio. Anno 1955 - Alpi Orobie – Presolana occidentale, spigolo Nord, in h. 5.30, con Felice “Pio” Aldeghi; Val Malenco - Monte Disgrazia, direttissima Nord, in h. 5.30, con Jack Canali; parete Nord, via degli Inglesi, in h. 2 con Jack Canali; Val Masino/Bregaglia - Pizzi Gemelli, canalone dei Gemelli con Roberto Osio; Pioda di Sciora, spigolo Ovest, in h. 4.30 con Roberto Osio; Pizzo Badile, parete Nordest, via Cassin, h. 8 con Roberto Osio; spigolo Nord con Roberto Osio; Dolomiti - Civetta, Torre Venezia, parete Sud, via Tissi-Andrich, con Giorgio Redaelli; Cima Terranova, via Livanos, Gabriel, Da Roit (via aperta nel 1954), prima ripetizione assoluta, in h. 21, 1 bivacco con Giorgio Redaelli. Anno 1956 – Val Masino - Dente della Vecchia, gruppo Pizzo Badile, parete Ovest, via nuova col S.M. Livio Prato; Monte Bianco - Petit Dru, pilastro Sudovest, via Bonatti, prima ripetizione assoluta con variante direttissima, cinque bivacchi con Carlo Mauri, Dino Piazza, Giorgio Redaelli, quattro francesi, Adrien Billet, Roger Salson, Yvon Kollopp, Emile Troksar e due svizzeri, Robert Volschlag e Roger Habertstatt; Dolomiti - Cima Grande di Lavaredo, parete Nord, Via Comici con Anton Escher; Cima Piccola di Lavaredo, spigolo Giallo, via Comici con Anton Escher; Cima Piccolissima di Lavaredo, parete Sudest con Anton Escher; Monte Civetta - parete Nordovest, via Solleder, in h. 5.30 con Anton Escher; Pale di San Martino, Campanile di Ostio, spigolo Ovest, via Detassis-Castiglioni col capitano Enrico Peyronel; Marmolada d’Ombretta, spigolo Sudest, via nuova in h. 13 di arrampicata effettiva, con Toni Egger. È istruttore di roccia della Scuola Militare Alpina di Aosta. Sale tutte le vie della Grigna. Nel giugno del 1957 sta arrampicando in solitaria, quando cade tra il primo e il secondo Torrione Magnaghi in Grignetta; in seguito all’intervento del Soccorso Alpino, viene trovato sanguinante da Romano Perego e subito accompagnato all’ospedale cittadino. Anno 1958 – Dolomiti - Cima Grande di Lavaredo, via Dulfer con Roberto Osio; Val Masino - Cima di Zocca, via Bonatti, prima ripetizione. Anno 1960 - Monte Bianco: Grand Capucin, parete Est, via Bonatti con Aldo Anghileri. Anno 1965 - Dolomiti - Pilastro Centrale delle Tofane, spigolo Sudovest, via Costantini-Apollonio con Carlo Mauri; Cima Grande di Lavaredo, parete Nord, via Hasse-Blander con Aldo Anghileri; Cima Ovest di Lavaredo, parete Nord, via Cassin con Casimiro Ferrari; Gran diedro della Brenta Alta, via Oggioni-Aiazzi con Dario Cecchini e Natale Airoldi. Anno 1966 - Spedizione extraeuropea nella Terra del Fuoco: conquista del Monte Buckland con Casimiro Ferrari, Carlo Mauri, Gigi Alippi, Guido Machetto e Giuseppe Pirovano. Nel 16° rally internazionale delle Dolomiti di scialpinismo, con una formazione composta da Luigino Airoldi e Felice Anghileri, vince la medaglia d’oro. Nel 1° rally lecchese di scialpinismo, con una formazione composta da Luigino Airoldi e Dino Piazza, si aggiudica la medaglia d’argento.

Sentieri e Parole

17


Non facciamo in

solo una tregua, che finisce con la so-

tempo a raggiun-

sta che segue un altro tratto della sa-

gerlo,

udia-

lita. Ed è ancora Felice che si fa sotto

mo delle voci che

con una finta minaccia: “Panzerin, te

chiamano

dall’alto

ghe de vutà per il Partito Comunista,

e, ancora immersi

se no te lasem che!”. Lo sapeva be-

nel buio della notte,

nissimo Felice che la risposta sarebbe

siamo colpiti dal-

stata la medesima di prima: “No, no,

la vista di numerosi

Felice podi minga”.

che

puntini di luce. Era

Sapeva anche che una provocazio-

successo che nel

ne indirizzata ad un uomo dalla fede

frattempo il parroco

semplice e un po’ ingenua, venendo

era sceso a Lecco e

dalla bocca di uno che, come tutti sa-

aveva scatenato un

pevano, voleva un gran bene a quel

putiferio per avere il

poveretto, doveva avere il suono di

soccorso, riuscendo

una parola affettuosa. Ma la reazione

a far salire fin quas-

del Panzerin questa volta andò oltre le

sù il ghota del vec-

previsioni: si mise a sedere per terra

chio alpinismo, anni

e di lì non intendeva più muoversi. Ci

’30 e ‘40. Erano

volle del bello e del buono per farlo

arrivati Felice Butti,

rialzare e riprendere il cammino fino

che conosceva be-

all’imbocco del sentiero della Direttis-

nissimo il Panzerin e

sima.

con lui il Boga Ma-

Cominciava ormai ad albeggiare e

rio Dell’Oro, Antonio

non serviva più tenere accesi i lanter-

Piloni

nini. Anche camminare non compor-

e

Riccardo

tava più tanta fatica, ma per il Panzerin

Cassin.

Sotto: il gruppo del Fungo; da sinistra: Torre, Lancia e Fungo (foto archivio Pino Comi)

18

Sentieri e Parole

Cinque anni fa moriva Daniele Chiappa, l’alpinista con la solidarietà nello zaino

Daniele sulla ferrata del Due Mani

di Barbara Garavaglia*

Appena ci rag-

era sempre un calvario interminabile,

giungono, è da Fe-

per via di quella gamba che mostrava

«Delfina, se vengo da te, mi fai la

lice Butti che parte

in pieno i segni della fastidiosa polio-

minestra bianca?». «Delfina, ho trova-

una scarica di do-

melite.

to la morosa!». «Delfina, mi sposo!».

mande

Nella foto in alto: raduno di alpinisti nei primi anni ‘50: Fila sopra:Cesare Giudici - Giulio Bartesaghi - Riccardo Cassin - Angelo Longoni - Mario Dell’Oro (Boga) - seminascosto Giovanni Ratti- Gino Gazzaniga (il Barba di Bergamo), due non identificati, Antonio Piloni Fila sotto: a destra Vittorio Rota (Balicio), a sinistra il conte Aldo Bonacossa

IL CIAPIN

che

so-

Quest’uomo mi è stato in seguito

«Delfina, è nato, è nato un maschiet-

praffanno il povero

fedelmente vicino fino alla morte, ri-

to!». «Delfina, Lucia se ne è andata

Panzerin, tanto che

cordandosi sempre di me, con un pic-

per sempre». «Delfina, sono malato».

lui riesce a rispon-

colo pensiero in occasione delle di-

«Delfina, Daniele è morto...».

dere solo a monosillabi, dando

verse ricorrenze. Mi raggiungeva alle

l’impressione di trovarsi come

volte anche presso il mio rifugio, dove

Diciotto anni separano la nascita di

in stato di coma. Durante una

si fermava a mangiare, accontentan-

pausa nella salita verso la

dosi di un semplice piatto di pasta-

“Direttissima”, Felice diventa

sciutta. Quanto al conto non aveva

scherzosamente provocante:

problemi, più scaltro di quello che

“Panzerin, te ghe de fam un

poteva sembrare: non gli mancavano

piasè”. “Sì, sì – risponde su-

mai le copie arretrate della “Famiglia

bito – quel che te voret”. Per

Cristiana”, vecchie almeno di qualche

cui Felice: “Te ghe de vutà

mese, e con quelle barattava un saldo

per il Partito Comunista”. “No, no, Felice, podi minga”, esclama il Panzerin, tra l’ilarità irrefrenabile dei presenti. È

alla pari. Povero Panzerin, un uomo di altri tempi!

Delfina e quella di Daniele. Delfina, per Daniele, è stata un mamma in seconda, una delle figure femminili che facevano da pilastro nella numerosa famiglia Chiappa, che si aggiungeva alla mamma e alla nonna paterna. La sorella maggiore custodisce il ricordo dell’ultimo della famiglia con una composta commozione che riecheggia la forza del carattere di chi, giovanissimo, ha scalato cime entrate

di diritto nel novero dei miti dell’alpi-

sono impressi episodi semplici che ne

nismo mondiale, come il Cerro Torre.

evidenziano il carattere forte e teme-

Daniele è nato nel rione lecchese

rario. «A quattro anni – racconta Ste-

di Olate il 28 ottobre del 1951. Ultimo

fania, classe 1946 come il gemello Ga-

di sette figli – il primogenito Umber-

etano – era alle giostre, ma si staccò

to morì a soli dieci anni per una me-

dalla mano di nostra madre, seguendo

ningite fulminante –, padre falegname,

poi un’altra donna. Richiamarono l’at-

ha vissuto in una grande casa, sempre

tenzione di tutti per un bambino che si

aperta.

era perso… Ed era lui.». Zoccoli chiodati

Non sarà quella l’unica volta in cui

Gli aneddoti riemergono dalla me-

mamma Maria sentirà i battiti del pro-

moria dei familiari, pennellando il ri-

prio cuore accelerare a causa di quel

tratto giovanile dell’alpinista lecchese,

figlio pronto a seguire i richiami della

ancor prima che la passione per l’ar-

giovinezza.

rampicata lo trafiggesse. Sul volto dei

Il clima che si respirava in famiglia

fratelli si scioglie un sorriso. Daniele?

non poteva che accendere in Danie-

«Era un bambino piuttosto vivace». Zoccoli chiodati ai piedi, pantaloni corti, il piccolo Daniele aveva energie da spendere. Nei ricordi dei fratelli

Sentieri e Parole

19


le il desiderio di cimentarsi in imprese

I tempi però erano maturi per Da-

Il legame con il fratello Roberto era

alpinista. Nella Terra del Fuoco già c’e-

Ma era come un

“avventurose”. Il fratello Mario, di 14

niele: la montagna aspettava questo

anche lavorativo. I due erano diventati

ra stato Robi quattro anni prima con

reduce da un cruen-

anni maggiore, era paracadutista e,

nuovo amante.

titolari, infatti, di una fabbrica di acque

Carlo Mauri e, forse, di far parte della

to campo di battaglia:

nel grande cortile della casa di Olate,

«Ricordo ancora l’estate del 1963 –

gasate, gassose, aranciate. La “Galbo di

spedizione dei Ragni di Lecco sull’in-

quell’urlo di pietra gli

stendeva la vela per poterla ripiegare

racconta Gaetano -. Nella mia unica

Chiappa Roberto e Daniele” non for-

violata e difficilissima cima, un pensie-

risuonava dentro, af-

accuratamente. Era affascinante vede-

settimana di ferie andai a un campeg-

nì grandi guadagni ai due fratelli, che

ro l’aveva fatto.

fascinante e impie-

re il paracadute disteso e immaginarlo

gio con le Acli a Courmayeur. Rientrai

avevano in mente ben altro. Nei vivaci

Invece, la scelta cadde su Daniele, e

mentre accoglieva l’aria per permette-

a casa, pensando di rimettermi subito

occhi azzurri di Robi, si legge come

per Roberto si prospettò un periodo di

Daniele scriveva. Il

re a un uomo, anzi, al proprio fratello,

al lavoro, invece mio padre mi disse:

fosse un imperativo quello di andare

intenso lavoro, per preparare la spedi-

diario steso nel corso

di volare. E allora Daniele: «Prese un

“Portel in Grigna, per carità, che mi en

ad arrampicare quando la bella stagio-

zione e poi, da casa, per seguirla.

della lunga spedizione

ombrello e pensò bene di buttarsi dal

poedi pioeu!”. Portalo via, perché non

ne lo consentiva. Cioè proprio quan-

I tempi non erano quelli odierni. Una

balcone… senza farsi neppure un graf-

ce la faccio più! E dovetti portarlo al

do anche la richiesta di bibite da parte

volta accompagnati in aeroporto di Li-

lo testimonia.

fio».

Grignone».

dei clienti della “Galbo” aumentava: «E

nate “in grande stile”, degli alpinisti in

Scriveva,

toso.

del 1974 in Patagonia scriveva

Con senso materno, Delfina e Ste-

La voglia di arrampicare gli formico-

quindi, ci lavoravano gli altri fratelli».

Patagonia non si avevano che scarse

del freddo, della fame,

fania lo definiscono: «Un bambino

lava già per le dita. «In quel periodo –

Come una reliquia di quegli anni, Del-

notizie.

dell’inedia che lo at-

vivace». E poco incline allo studio,

narra Roberto – Mario faceva lanci con

fina conserva ancora una bottiglia di

Davanti all’immagine della Madon-

tanagliava, mentre la

tanto che il maestro Erasmo Forte

il paracadute, sia prima, che durante

“Gazosa gigante”, integra, col tappo in

na, nel cortile di casa, ardeva un cero.

cima del Torre sem-

della “Carducci” fece chiamare mam-

e dopo il servizio militare, io andavo

ferro.

Mamma Maria pregava. «Quel bagaj là,

brava

ma Maria dopo otto giorni dall’inizio

sulle Dolomiti ad arrampicare, Gaetano

Né Roberto né Daniele potevano

dove sarà?».

Scriveva della nostal-

della prima elementare, perché Daniele

andava in montagna, un po’ ad aprire

pensarsi come imprenditori, chiusi fra

A quella domanda, non c’erano ri-

gia di casa, soprat-

saltava continuamente sui banchi. Un

nuove vie ai Pizzetti sopra il Passo del

le quattro mura di una ditta. Archi-

sposte certe. Un’ultima notizia era

tutto della “morosa”,

atteggiamento non accettabile per il

Lupo, e un po’ in cerca di minerali. E

viata l’esperienza della “Galbo”, Daniele

arrivata a Lecco dal galbiatese don

della sua fidanzata,

rigore dei tempi.

anche nostro papà aveva ripreso a far

andò a lavorare come meccanico alla

Giovanni Corti, don Juan, il “missionario

Lucia.

Lo stesso Chiappa ha ricordato i

camminate sui monti. Nostra madre, il

“Fiocchi munizioni”. Nel frattempo,

patagonico”, e riguardava un tentativo

«Senza una donna

propri scarsi risultati scolastici. Ma la

sabato, accendeva un cero all’edico-

frequentando le scuole medie serali, si

di lancio di materiale per la spedizione.

come Lucia al fian-

tenacia, il desiderio di trasmettere la

la della Madonna che avevamo sotto

era diplomato.

Poi, più nulla. «In occasione del Na-

co, tante cose non

passione per la montagna, di condivi-

il portico di casa, perché la domenica

In officina Daniele realizzava nuovi

tale – dice Robi – spedimmo, come

avrebbe potuto far-

dere i sentimenti che come un dardo

fosse brutto tempo. Ma noi, andavamo

chiodi, effettuava esperimenti sui ma-

Ragni, una cartolina a tutti i familiari

le. Lo sosteneva, lo

trapassano persino la carne, mentre le

via lo stesso… Ne ha consumati di ceri,

teriali. Creava piccole piccozze leggere,

degli alpinisti impegnati al Cerro». Se-

spingeva, e pur rima-

difficoltà tecniche e le condizioni cli-

nostra mamma!».

curve, delle quali una, lo accompagnò

guì il silenzio, finché la notizia del rag-

nendo nell’ombra, lo

sbeffeggiarli.

matiche avverse condizionano l’ascen-

Giunse l’appuntamento con la scuola

al Cerro Torre, in Patagonia. Una pic-

giungimento della vetta arrivò a Lecco,

aiutava», affermano i

sione a una vetta, oppure le proprie ri-

di arrampicata dei Ragni, la frequenta-

cozzina che fu copiata e che non pia-

a Felice Anghileri, allora presidente dei

fratelli.

flessioni sulla necessità del diffondersi

zione di quella che è da considerarsi

ceva al capo della spedizione Casimiro

Ragni, e a Renato Frigerio, a tarda not-

Perché anche Ciapìn

di una cultura della sicurezza, hanno

una delle più importanti palestre per

Ferrari, il Miro. Un modello che a Da-

te, mentre si trovavano nella casa del

aveva bisogno di un

permesso all’alpinista di superarsi e di

gli alpinisti: la Grignetta. Poi un altro

niele era uscito dalle mani dopo aver

fratello di Pino Negri.

sostegno. «Prima del

diventare un bravo comunicatore.

personaggio-chiave fece la sua com-

frequentato arrampicatori stranieri.

Caparbio, ambizioso, capace, lungi-

“volo” che fece nel

Dopo la quinta elementare, l’ingresso

parsa nel romanzo di avventure che

Già, perché il piccolo della famiglia,

mirante, Daniele il Cerro Torre lo ha

1970 sul Civetta, pen-

nel mondo del lavoro. «Come per tutti

Ciapìn stava incominciando a scrivere:

aveva uno sguardo capace di spaziare;

salito. Lui, il più giovane, il Ciapìn, ha

sava di essere “Erco-

noi, del resto – sottolinea Gaetano -.

il Marna. «Andavamo ai Resinelli – ri-

si aggiornava, si documentava, guar-

raggiunto la vetta. Lui, che ha visto

lino sempre in piedi”.

Nostro padre comprò dei macchinari

corda Robi – in auto; poi, ciascuno con

dava le novità.

accendersi la speranza di giungere al

Già quell’episodio lo

per costruire molle e reti e li mise nella

la propria compagnia, andava a scala-

termine della spedizione, e poi spe-

aveva cambiato, poi

sua officina».

re».

gnersi contro la pioggia, la neve, la

c’è stato il Torre. Poi,

scarsità dei viveri, il ricordo e la no-

una caduta sul posto

stalgia dei parenti. Lui, che aveva più

di lavoro…». Il senso

fame di tutti, perché era il più giovane,

del limite ha fatto il

era in vetta.

proprio ingresso an-

Già, perché «il minore di noi, è diventato il più grande».

Roberto era uno che della montagna

20

Sentieri e Parole

aveva già assaggiato il gusto aspro e inconfondibile e con il quale si creava naturalmente un’alleanza.

Terra del Fuoco Arrivò il 1974. “L’urlo di pietra” era in Patagonia ad aspettare il giovanissimo

Daniele nella giornata “Sicuri sulla neve”

Daniele in pausa durante un turno del 118

Daniele durante una conferenza. Sotto: Con suo figlio adottivo Stanzin


che nella mente di Daniele. La monta-

ria, di cultura, di identità del Soccorso

bulanze nella zona… Grazie alla propria

ha affinato le proprie attitudini, ha im-

riali all’esercito indiano, che la strada

scruta. È quello della sua Lucia. Daniele

gna, però, non ha perso il suo amante.

Alpino». Questo era il Soccorso per

capacità organizzativa, e alla volontà di

parato a conoscere le persone, a va-

di Daniele incrocia quella dei bambini

non lo sapeva, ma Lucia aveva soste-

Meno spavaldo, più maturo; meno ir-

Daniele, come egli stesso ha scritto nel

prendersi molte responsabilità, Ciapìn

lutarne le capacità, ha fatto fruttare la

bisognosi del Ladakh.

nuto quel villaggio ai piedi di mera-

ruente, più responsabile. L’amore per la

suo Nell’ombra della luna, un inanellar-

riesce a tessere le fila dei soccorsi, ma

propria propensione alla pianificazione.

montagna si è sublimato.

si di vicende che Ciapìn ha vissuto in

si accorge che manca un coordina-

Nel 1975, Chiappa prende parte alla

prima persona, un avvicendarsi di in-

mento.

spedizione del Cai Belledo nel Baltoro.

terventi che mettono a nudo il cuore

Parte per la salita alla Grande Catte-

Passeggiava per le vie di Lecco, sot-

vigliose montagne. E le vie misteriose

ag-

tobraccio alla sua Lucia, Daniele. I suoi

dell’amore, glielo avevano fatto sco-

giornamento, verifiche periodiche e

occhi azzurri erano attraversati dalla

prire. Era il 2003. Daniele adottò quel

Due anni più tardi, Daniele entra

costanti: era una macchina in conti-

tristezza. Stava terminando un millen-

“villaggio”.

dell’alpinista, la sua volontà di aiutare

nell’Esab (Ente solidarietà alta Brian-

nuo movimento, Ciapìn. Sui sentieri, in

nio, la luna illuminava il Resegone, ma

Forte come la roccia delle monta-

drale. E poi le montagne di casa, le pa-

coloro che sono in difficoltà, dando il

za), una realtà nata a Erba per fornire

parete, sull’elicottero, ma anche negli

l’ombra della malattia aveva già rag-

gne che aveva sempre amato, Daniele

reti delle Alpi: sono gli anni “d’oro” del

meglio di sé e della squadra.

il telesoccorso agli anziani. Si intesso-

uffici dei politici, nelle sale conferenze:

giunto quella donna che Daniele aveva

portava un nuovo zaino sulle spalle. Vi

13 gennaio 1974, vetta del Cerro

no contatti con l’ospedale Sant’Anna

Daniele portava avanti i propri progetti.

evocato nelle interminabili tappe di av-

aveva messo dentro tutto, aggiungen-

Torre, Patagonia; 15 ottobre 1987, Con-

di Como, con l’azienda sanitaria del

Scontrandosi, a volte, con la realtà e

vicinamento alla vetta del Cerro Torre,

do un ultimo, importante elemento, un

Meccanico alla “Fiocchi munizioni”,

ca di Crezzo, Prealpi lecchesi. Due date

capoluogo lariano, con i politici locali.

con le persone.

e che poi, sempre, lo aveva sostenuto e

ultimo “tesoro”: quello della solidarietà.

operario nell’azienda di stampaggio di

importanti per Daniele; due segnavia

Nello stesso tempo nasce la centrale

La cultura del soccorso, della sicu-

accompagnato nell’avventura della vita.

Ciapìn è morto il 30 agosto del

plastica del fratello Mario: a Daniele il

per la vita dell’alpinista e dell’uomo.

del Soccorso alpino in località Bione di

rezza, non solamente in montagna, era

Il cammino nel secondo millennio, lo

giovane scalatore lecchese. Soccorritore

Professionalità,

lungimiranza,

“toni” stava stretto. Il mitico salitore del

15 ottobre 1987; serata autunnale,

Lecco. Un centro operativo ideato e

diventata il caposaldo della sua vita.

aveva compreso, purtroppo, Ciapìn lo

Cerro Torre oltre alla tenuta da lavoro,

fredda e umida. Coordinatore tecnico

studiato proprio da Daniele, con fondi

Ma Daniele sapeva bene che, senza ra-

avrebbe compiuto da solo.

aveva una divisa sempre pronta, quella

del Soccorso alpino lariano, Daniele è

della Provincia e della Regione.

dici, una pianta non può sopravvivere.

Ma la sua Lucia gli si fece vicina,

del Soccorso alpino. Nel baule dell’au-

a casa, tranquillo, con moglie e figlio.

Essere soccorritore diventa final-

«Ogni alpinista che muore, è una pa-

inaspettatamente, proprio nel remo-

to, c’era uno zaino preparato, in casa

Come ha più volte ricordato, non si

mente una professione per Daniele,

gina di storia che se ne va», ripeteva.

to Ladakh. Nel secondo viaggio nel-

la radio, nelle membra e nella mente

aspetta certamente una chiamata sulla

che abbandona il lavoro nell’officina

E così, Chiappa si impegnò in un altro

la regione, Daniele conobbe la realtà

la disponibilità ad andare laddove c’era

radio del Soccorso che ha in casa. Ep-

del fratello Mario. Sempre avanti, lascia

laboratorio (Modisca – Montagne di

del “Villaggio

bisogno di un alpinista esperto, come

pure è così: i vigili del fuoco di Lecco

che l’esperienza maturata nel Soccorso

scatti), dedicato a non smarrire la me-

dei

lui, attento, capace e sempre aggior-

chiedono alla radio fissa del Soccorso

alpino diventi uno sprone nel dar vita

moria di coloro che hanno fatto gran-

ni tibetani” di

nato.

ai Piani Resinelli di verificare se si ve-

a una realtà che si occupi di soccorso

de l’alpinismo italiano, frequentando le

C hogl a m sa r

Soccorso dopo soccorso, in Daniele

dano fuochi sulla sponda opposta del

in ogni ambito. Daniele lavora perciò

pareti lecchesi.

-

avanza un’idea precisa: quella di fare

lago. Ai Resinelli non c’è nessuno. È

nell’Esab, e si butta nella realizzazione

il soccorritore a tempo pieno, di fare

un giorno feriale. Daniele capta la co-

di un innovativo progetto. «Fece un

Scriveva articoli per riviste specia-

di quell’attività una vera e propria pro-

municazione; chiede lumi alla stazio-

lavoro enorme. Assunto da Lariosoc-

lizzate, ma anche per testate locali, re-

rotta di casa,

fessione.

ne di Mandello. E giunge la conferma

corso, fece parte del gruppo dei tecni-

digeva manuali tecnici. Il tutto, come

Ciapìn si ri-

che qualche cosa è accaduto; qualche

ci del neonato “118” e fu responsabile

egli stesso dichiarava, per cercare di

trova in tasca

cosa di eccezionale, purtroppo.

del “118” a Como. Fu proprio Daniele

realizzare un sogno: «Diffondere la

un cartoncino

«[…] ogni volta che arriva un allarme, scatta come una scossa che invia

Solidarietà

Leh.

Nel

viaggio

in

aereo

niele Chiappa, sono da molti condivisi, per percorrere, ancora una volta, a testa alta, il sentiero della vita.

*Premio Mauri edizione 2011

sulla

L’evento è di quelli che rimarranno

a vagliare le capacità psicofisiche del

passione per l’alpinismo e trasmet-

p u bbl i c i t a -

cervello fa la sua parte e spara adre-

per anni nella memoria dei lecchesi: la

personale tecnico e poi a istruirlo, for-

tere le informazioni fondamentali per

rio dell’opera

nalina sino alla punta dei capelli. E poi

caduta dell’Atr 42 nella Conca di Crez-

te della propria esperienza al Soccorso

la conoscenza preventiva dei pericoli

benefica;

c’è il dovere della solidarietà. La stessa

zo, sopra Onno; un incidente che non

alpino e alla centrale di Lecco. Chiappa

della montagna, è uno dei tanti sogni

po’ distratta-

solidarietà che muoveva un tempo i

fece contare alcun sopravvissuto. Tut-

esigeva sempre il meglio da sé e dagli

che vorrei realizzare».

mente se lo

contadini di fondovalle, quando anda-

te e trentasette le persone presenti sul

altri; studiava, formava il personale».

re in montagna non era un’attività del

velivolo, infatti, persero la vita dopo lo

tempo libero, ma solo lavoro e lotta

schianto.

un

Ciapìn, poi, insegnava, persino ai

rigira tra le

Chissà che cosa avrebbe detto il

manager della “Bocconi”, portandoli in

mani, lo legge.

maestro delle elementari, vedendolo

Valsassina per quattro giorni a con-

Riporta anche

quotidiana per la sopravvivenza. La

Daniele si trova di fronte a una evi-

vestire i panni di formatore e di rela-

frontarsi non solamente con le teorie,

un elenco dei

solidarietà che stipa gli spazi di sto-

denza: in quel frangente si mossero

tore; certo, anche con il passare degli

ma anche con attività pratiche. Ed era

benefattori .

tutti, dai vigili del fuoco, ai membri del

anni, era difficile tenerlo fermo, l’ultimo

ricercato per compiere dimostrazioni

Un nome gli

Soccorso alpino, ai sanitari dei diver-

dei Chiappa, e stare seduto su di una

su materiali e tecniche di soccorso.

balza

si presidi ospedalieri, tanto da contare

sedia non era proprio l’attività a lui più

Ed è proprio in seguito a una trasferta

to all’occhio:

una vera e propria invasione di am-

congeniale. Però Daniele ci è riuscito;

per la presentazione di alcuni mate-

incredulo

22

I “tesori” dello zaino lasciato da Da-

bambi-

un preciso impulso in codice e allora il

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INSOLITE NOTE

Il “Coro Alpino Orobica” a Lecco dopo trent’anni

INFO

degli autori più rappresentativi di questa scuola, insieme colta e popolare. Un po’ di storia Il “Coro Brigata Alpina Orobica” nasce nel 1978 a Merano, come primo gruppo corale alpino sotto le armi, per iniziativa di

Chi volesse saperne di più sul Coro, la sua storia e le sue attività, fra cui quella encomiabile del volontariato, può consultare il sito internet: http://www.coroalpinoorobica.eu Contatti: Via Pusterla 27- Bovisio Masciago (MB) 20813 - Italia E-mail: info@coroalpinoorobica.eu

don Bruno Pontalto, cappellano militare presso le caserme me-

Il Coro Alpino Orobica durante un concerto alla Camera dei Deputati

di Sergio Poli

stata una serata davvero memorabile.

nazioni vicine e, lo si voglia o no, è

Sabato 25 maggio, presso il Tea-

Il programma era monografico:

stato ed è tuttora un forte cemento

tro Sociale di Lecco, si è tenuto un

prevedeva cioè l’esecuzione di bra-

nazionale. Il repertorio classico con-

concerto del “Coro Alpino Orobica”

ni di un unico autore, Bepi De Marzi,

templa qualche decina di canzoni, per

nell’ambito delle manifestazioni di

grande compositore ancora vivente.

lo più riguardanti la guerra (Ta-pum,

“Lecco Città Alpina 2013”. Il Coro pas-

Ma qui viene il bello: il maestro era

Monte Canino, Alpini in Libia ...), cui si

sò dalle sue “terre di reclutamento” (le

in sala, e presentava lui stesso i suoi

sono poi aggiunti alcuni brani tradi-

vallate e i paesi lombardi) nel lontano

brani. Come dire, andare al concerto di

zionali - come Quel mazzolin di fiori,

1982, toccando anche Lecco, ma da

un’orchestra che esegue brani di En-

per intenderci- a costituire il patrimo-

allora i lecchesi non hanno più avuto il

nio Morricone, presentati da lui me-

nio ormai consolidato di questo ge-

piacere di ospitarlo. Il 25 maggio l’at-

desimo. Un’occasione unica.

nere di canto.

Ciascun brano è stato introdotto da

Ma qui arriva la novità: alcuni autori

La cronaca. Il concerto era gratuito

De Marzi con un racconto, un aned-

si sono messi a comporre brani adatti

(cosa non secondaria di questi tempi),

doto, una suggestione, consentendo

al pubblico contemporaneo, arrangiati

la platea e i palchi erano pieni, ma non

ai fortunati ascoltatori (non spettatori)

appositamente per coro alpino. Ne è

strapieni (certo che di giovani ce n’e-

di apprezzarne appieno lo spirito. La

uscito quindi un repertorio più vici-

rano pochini) e ci si preparava ad una

presentazione e la canzone sono così

no alla sensibilità di oggi, che coniuga

serata di piacevole ascolto. Invece è

diventate un tutt’uno, completandosi a

l’impatto emotivo del classico coro

vicenda.

alpino con le tematiche e le sonorità

tesa è finalmente finita.

24

Ma andiamo per ordine.

Sentieri e Parole

Il repertorio Il canto alpino è una “specialità” italiana che non ha paragoni nelle altre

attuali. Si potrebbe dire: mente moderna, cuore antico. E senza dubbio Bepi De Marzi è uno

ranesi e da lì direttore del coro.

finalmente il concerto ha potuto con-

De Marzi era amico di Mario Rigoni

Nel 1987, sempre su iniziativa di don

cretizzarsi. Lo ringraziamo qui.

Stern, con il quale condivideva la sen-

Bruno, il coro viene rifondato in veste

Durante il concerto sono stati ese-

sibilità per la natura, la passione per la

civile a Varese, riunendo i coristi con-

guiti 14 brani, più l’immancabile bis;

vita semplice e, anche, per la memoria

gedati, per tenere viva quell’indimen-

a sorpresa non è stato inserito il più

della nostra storia.

ticabile esperienza musicale e umana.

famoso pezzo di De Marzi, quel Si-

Da tutti i brani di De Marzi emer-

Da allora il “Coro Alpino Orobica” ha

gnore delle Cime che tutti conoscia-

ge alla fine una profonda umanità, che

tenuto centinaia di concerti, fra cui

mo, e che tante, troppe volte abbiamo

quella sera ha accomunato tutti. Come

appunto quello lecchese del 25 mag-

sentito ai funerali di amici scomparsi.

dire che anche nei momenti più bui,

gio; ha partecipato a decine di con-

L’esclusione è stata una scelta dell’au-

come quelli che hanno vissuto i nostri

corsi, sempre facendosi apprezzare

tore, che ha voluto forse, almeno per

padri, e che speriamo non debbano

per lo stile e la verve delle proprie esi-

una sera, liberarsi da quella presenza

mai vivere i nostri figli, c’è sempre una

bizioni e ha inciso anche alcuni dischi.

diventata un po’ ingombrante (come

speranza. E quella speranza è proprio

Le collaborazioni sono numerose e

Questo piccolo Grande Amore per

nel riconoscerci tutti simili, semplici

Baglioni).

uomini di fronte alla grandezza della

illustri: fra le più consolidate e feconde, quella con Simone Cristicchi nel recital

I brani della serata, autentiche po-

natura o del creato, per chi ci cre-

Li romani in Russia, toccante e umano

esie in musica, si possono dividere in

de. Una frase di Improvviso recita:

racconto autobiografico della tragi-

tre gruppi:

“L’ombra che viene azzurra le colline,

ca ritirata di Russia narrato, una volta

i canti che hanno a che fare in qual-

tanto, non da un veneto o lombardo,

che modo con la guerra: Joska la rossa,

ma da un romano.

L’ultima notte degli alpini, Nikolajevka,

E, non ultimo, va ricordato il lungo

Il Golico;

chi spegne il giorno conosce i nostri sogni”. Chissà che proprio il canto alpino sia uno dei mezzi più adatti per parlare

sodalizio con Bepi De Marzi, grazie

i pezzi che parlano della vita sem-

al cuore delle persone. Forse perché

anche all’amicizia e alla stima che lega

plice, talvolta dolorosa, di un tempo:

quelle storie, nate durante le dolorose

l’autore al maestro Pontalto, tuttora

Balla Marietta, La sagra, Sanmatio, Be-

vicende di guerra, più di altre espri-

saldamente al timone del Coro (dopo

nia calastoria;

mono la speranza per la pace, per un

infine, i brani più spiccatamente at-

35 anni). Le emozioni Ma torniamo alla serata. Preme dire

mondo più giusto.

tuali, che parlano di natura e di eco-

Valgono le parole del Salmo 71: “Le

logia: Scapa oseleto, L’aqua ze morta,

montagne portino pace al popolo, e le

Improvviso.

colline giustizia”.

che buona parte del merito per aver

Non si vuole fare qui un elenco –

organizzato l’evento va a un compo-

che sarebbe sicuramente inadeguato

nente lecchese del Coro, che, per mo-

– delle tematiche affrontate dai bra-

destia, non vuole essere menzionato,

ni: sarebbe già molto riuscire a dare

il quale si è speso per settimane a

un’idea di quanto siano state toccanti

contattare, incontrare, mediare, finché

quelle canzoni, presentate dalla voce calda e profonda dell’autore. D’altronde

Noi, nelle nostre poco umane pianure, speranzosi aspettiamo.

Sentieri e Parole

25


FARFALLE DELLE NOSTRE MONTAGNE

Sorpresa di un’escursione sul Due Mani

di Annibale Rota

Q

uesta volta non mi occupo di fiori ma di altri leggiadri orna-

menti delle nostre montagne: le farfalle. L’idea mi è venuta da una escursione sulle pendici del Monte Due Mani fatta verso la fine dello scorso

nel primo dopoguerra, quan-

Anche le farfalle rispetto a

do, finito “l’oscuramento”, le

un tempo sono decisamen-

strade ripresero ad essere il-

te diminuite di numero. Per

luminate sotto ogni lampione

questo durante la sopraccita-

si potevano vedere, volteg-

ta escursione a Bongio e poi

gianti o al suolo, centinaia di

al nuovo bivacco “Manuela”

maggiolini ( Melodontha me-

sono rimasto piacevolmen-

lodontha ). Sono decenni che,

te sorpreso dalle moltissime

almeno in città, non ne vedo

farfalle

Occhio di pavone

volteggiavano

Papilio macaone

mese di agosto. Penso che a molti non sia sfuggito il calo degli insetti presenti sul nostro territorio. Cito un paio di esempi particolarmente significativi. I miei più o meno coetanei (dai settanta in su) ricorderanno che

26

che

Sentieri e Parole

una sacerdotessa di Giunone

Termino con una farfalla che

Ne presento qui qualcuna,

dalla leggendaria bellezza. E’

non ho fotografato quel gior-

invitandovi a fare un giro da

poco comune e dalla pianura

no, sia perché è una specie

quelle parti in luglio o in ago-

si spinge fino ai 2.500 metri

notturna, sia perché si fer-

sto, perché, non so se per la

di altezza.

ma a quote molto più basse:

fotografare.

favorevole esposizione o per

Tra le diverse Licenidi foto-

500/600 metri. E’ la Pavo-

la lussureggiante vegetazio-

grafate (la famiglia compren-

nia maggiore ( Saturnia pyri ):

ne, Bongio è una delle località

de migliaia di specie distin-

appartiene alla famiglia delle

più comode dove vedere tan-

guibili le une dalle altre per

Saturnidi ed è la più gran-

te farfalle. Oltretutto il piano-

particolari minimi, almeno ad

de farfalla europea. Le sue

ro dove sorge la casa-rifugio

occhio nudo) ne presento una

ali, che possono arrivare fino

del CAI Ballabio, però di so-

che mi sembra molto bella per

a15 cm., presentano quattro

lito chiusa, è piacevolmente

le particolari sfumature e i ri-

caratteristici “occhi” che ri-

Pavonia maggiore

uno e i miei nipoti ignorano

ovunque, che si lasciavano

che coleottero sia.

tranquillamente fotografare e

Sempre quand’ero ragazzo

che si posavano dappertutto,

sulle rose del giardino di casa

non solo sui fiori e sui ce-

era facile vedere tre o quat-

spugli, ma addirittura anche

tro cetonie dorate ( Cetonia

sulle mani e sui capelli dei

aurea ), quel bel coleottero dal

miei nipotini. E non c’erano

colore verde brillante. Oggi se

soltanto le solite farfalle mar-

ne vedono ancora, ma, specie

roni comuni in montagna, ma

in città, abbastanza raramen-

anche specie molto belle e

te.

rare da vedere e ancor più da

Licenide

fresco e panoramico e vi si trova anche una freschissima

flessi delle sue ali. Molto bello, di grandi dimensioni ed anche abbastan-

fontana. E vengo alle farfalle foto-

predatori.

za raro è il Papilio macaone

Comincio con l’Occhio di

glia delle Papilionidi. Le sue

Pavone ( Inachis io ). E’ una

grandi ali gialle dalla forma

splendida

farfalla

abbastanza particolare sono

famiglia delle Ninfa-

ricamate di nero e presenta-

lidi. La sua leggiadria aveva

no anche piccole macchie di

colpito anche Linneo autore

vivaci colori. La si può trovare

del nome scientifico: Io era

fino a 2.000 metri di altezza.

della

e la proteggono dai possibili

( Papilio machaon ) della fami-

grafate quel giorno.

colorata

chiamano quelli della civetta

Sentieri e Parole

27


UN’ADOZIONE DIFFICILE

L’incontro di un modesto scarpinatore con un maestoso cane bianco di Aldo Travagliati*

S

ugli itinerari alpinistici di pregio si incontrano molte persone, specialmente se sotto c’è un

comodo parcheggio per le automobili. Sulle montagne senza qualità, frequentate dall’alpinista modesto, specialmente di bassa quota, gli incontri sono rari e non è facile incontrare un alpinista famoso o gitanti ben attrezzati per l’Impresa progettata e forse anche compiuta. Ogni tanto però, anche in questi luoghi abbandonati, si verificano incontri umani che lasciano il segno per tutta la vita nell’alpinista modesto, senza mai dimenticare che si tratta della vita modesta e senza qualità di chi frequenta luoghi del genere. Per semplificare la storia, questo scarpinatore di montagne malandate lo chiamerò “aemme” e questo aemme un bel giorno stava scendendo, rigorosamente a piedi, dalla vetta della Grignetta verso la stazione di Lecco. A mezza strada, una presenza intravista, poi qualcosa di più e finalmente, sul ciglio del sentiero, sempre indietro di molti passi, un bellissimo cane bianco che faceva finta di scendere anche lui per caso dalla Grignetta. Ahia - pensò aemme, ma non disse niente. Il cane lo guardava da tempo di sottecchi, che è una parola difficile, ma non era troppo difficile intuire che aveva in mente qualcosa che poteva far sorgere dei problemi. Aemme lo ignorava deliberatamente, il cane si avvicinava in modo impercettibile, facendo anche lui finta di

28

Sentieri e Parole

ignorare aemme. Era un cane splendido, alto, nobile ed elegante, forse cresciuto nel giardino di una villa di lusso, ma si capiva che da tempo viveva di stenti e anche l’odore non era dei migliori. Dopo un po’ camminava festoso di fianco ad aemme. Ahia - pensò aemme - e questa volta si rivolse al cane in modo gentile: caro cane, vorrei essere chiaro fin dall’inizio, io non posso diventare il tuo padrone, per un mucchio di ragioni, quindi comportati in modo adeguato, segui la tua strada che io seguo la mia. Forse il cane era abituato ad essere preso a bastonate e questa frase lo riempì di gioia. Già che c’era, mise al corrente aemme di tutte le discariche di immondizie dove era possibile trovare degli alimenti, delle grotte dove dormire, eccetera. Arrivarono trionfalmente in stazione. La Grignetta in una foto degli anni '60

- Signore, che bel cane, si vede che deve avere anche un buon carattere, dovrebbe forse curarlo un po’ di più, se mi posso permettere. Il cane si pavoneggiava col suo nuovo padrone e non lo mollava un attimo. Aemme cercò di interessare la polizia ferroviaria: non faccia il furbo, si vede benissimo che questo cane è suo da sempre, non cerchi di abbandonarlo anche lei, come fanno tanti delinquenti - disse severo l’appuntato. Arrivò un treno carico di tifosi turbolenti, reduci da una partita dove il Lecco aveva vinto o aveva perso. Aemme cercò di mischiarsi alla calca urlante, scese di corsa il sottopassaggio e saltò sul treno che stava per partire. Fu un viaggio tremendo, col terrore di vederselo comparire davanti. Ma il cane bianco era sparito per sempre.

*Cai Milano


AVVENTURA DIETRO CASA

Su e giù per le Orobie con l’Alpinismo giovanile

di Alessia Losa

C Il passo Vallesecca innevato

ome ogni mattina, di buon’

di ragazzi mi desta e penso: “ Ma le

ora, mi dirigo verso la stazio-

scuole sono ormai terminate da più di

ne e anche in quel mercoledì

un mese, cosa ci faranno così tanti ra-

di luglio salgo sul treno. Appena mi

gazzi sul treno?” Poco dopo l’idea che

siedo i miei occhi carichi di sonno si

anch’io possa far parte di quel parti-

chiudono, ritornando così nel mondo

colare gruppo sfiora la mia mente.

dei sogni. Un vivace e allegro vocio


Per me prendere il treno è un’a-

zia, non deve perdere l’occasione di

dioso, crea una continua voglia di

difficoltosa la progressione, poiché

do i complimenti a

zione abituale. In questa speciale

unirsi al coinvolgente gruppo di A.G.

bere, ma tra una sosta e l’altra final-

ancora nessuno in questa stagio-

Giacomo, per aver

giornata non sto andando a Mi-

del CAI Lecco. L’intento del gruppo

mente i ragazzi escono dal bosco

ne estiva dal meteo bizzarro lo ha

camminato

lano e non condurrò nemmeno i

è quello di creare in un ragazzino

e il rifugio si svela alla loro vista. E’

ancora percorso creando una trac-

tanto. Lui è il più

miei esperimenti in laboratorio, ma

la voglia di amare la montagna e di

localizzato su un maestoso sperone

cia visibile. In più gli scarponi che i

piccolo del grup-

mi sto dirigendo a Bergamo, dove

frequentarla.

di roccia. Il sentiero diventa sempre

ragazzi calzano non sono invernali

po, ha solo nove

così

incomincerà la prima tappa dell’un-

E quest’anno è avvenuto, una

più irto e alzando lo sguardo il rifu-

e ramponabili e il rischio è di fini-

anni. Basta poco a

dicesimo trekking di Alpinismo

fiammella si è accesa; la mail pub-

gio è sempre lì, non si è mai mosso

re con i piedi zuppi e di scivolare.

fare svanire la stan-

giovanile del CAI Lecco. Stiamo

blicata ne è la testimonianza. La

da lì. La sensazione che proviamo è

Perciò il gruppo imbocca il sentiero

chezza sui volti dei

andando alla scoperta delle Orobie

scrive una mamma, che ama la

che nemmeno noi ci stiamo muo-

basso, che però riserverà sorprese.

ragazzi: giocare a

Bergamasche.

montagna e la vive con la figlia, la

vendo, ma piano piano, avvolti da

A causa di una frana dobbiamo

carte, chiacchierare

Come ogni anno il trekking di A.G.

quale, però, prima del trekking non

una sottile nebbia e con nuvoloni

fare un’altra deviazione sul percor-

e leggere, ma so-

si svolge la terza settimana di luglio

capiva perché bisognasse andare in

scuri sulla testa, arriviamo al ter-

so che ci porta a una bocchetta a

pratutto un abbon-

con partenza all’alba da Lecco, solo

montagna a fare fatica. Dopo l’av-

mine della prima tappa del trekking

2040 m dopo un’ora e 20 minuti

dante piatto di pa-

che quest’anno una nuova formula

ventura con gli

2013, giungen-

di cammino dal rifugio Coca at-

sta li rallegra ancor

è stata introdotta nell’organizza-

amici di A.G. la

do al rifugio

traversando una conca dopo l’altra.

di più.

zione, sottolineando lo spirito am-

passione per la

Coca.

la

Il tempo sta cambiando, ci trovia-

E’

bientalista del CAI e l’idea che belle

montagna è nata

fatica svanisce,

mo tra la nebbia e le nuvole basse,

vo giorno, in cielo

avventure e forti emozioni possano

nella piccola alpi-

per i ragazzi è

il caldo sole che ci aveva accolto

c’è il sole, la vista

essere vissute anche stando vicino

nista.

il momento di

in mattinata si nasconde. Dal passo

sul pizzo Redorta

giocare e per

avvistiamo il sentiero che dobbia-

(3038 m) da un lato

gli

accompa-

mo percorrere per giungere al rifu-

e sull’altro il Piz-

gnatori di bere

gio Baroni al Brunone. E’ ancora un

zo Diavolo e Dia-

una birra in at-

sentiero stretto in costa che entra

volino (2916 m) è

tesa della cena.

ed esce da conche per poi risalire

splendida. Cerchia-

una

su un altro passo dove ci fermiamo

mo di individuare

nottata di buon

a mangiare, siamo a metà strada e

il sentiero (n°225)

sonno, la mat-

il tracciato continua ad avere un

che dobbiamo per-

tina

seguente

andamento discontinuo, scende per

correre ai piedi del

siamo tutti belli pimpanti per rimet-

poi risalire entrando ed uscendo da

Pizzo Diavolo per

a casa (tale considerazione concorda con l’editoriale della rivista

Il trekking

Sono una mamma. Volevo ringraziare tutti voi per il lavoro che fate con i ragazzi, ho sempre sperato che mia figlia iniziasse ad amare la montagna come la amiamo noi, voi siete riusciti a far accadere il miracolo. Vederla tornare a casa dopo una gita faticosa felice e soddisfatta, per noi genitori che alla montagna dedichiamo la vita, è stato bellissimo. Adesso è lei che mi chiede di portarla su qualche cima o in qualche rifugio e davvero per me una cosa così non ha prezzo. Grazie davvero, siete stati bravissimi. Ci vediamo l’anno prossimo.

“Orobie”, pubblicato nel numero di

E’ il momen-

agosto 2013). Questi due aspet-

to di descrive-

ti sono stati soddisfatti, il primo

re in modo più

tramite l’utilizzo di mezzi pubblici

dettagliato gior-

(treno e autobus) per giungere sul

no dopo giorno,

luogo della partenza e per ritorna-

passo dopo pas-

re a Lecco alla fine del trekking. Il

so, questo nuovo

secondo, scegliendo le Orobie ber-

e particolare trekking.

Ora

Dopo

un

nuo-

gamasche come scenario del trek-

La prima tappa ha avuto inizio,

terci in cammino verso il rifugio

avvallamenti. Inoltre la pioggia e il

arrivare al rifugio

king 2013, montagne che si trovano

scesi dall’autobus preso a Bergamo,

Baroni al Brunone (2295 m). Zaini in

guado di alcuni fiumi complicano la

Calvi. Il tratto ini-

dietro l’angolo di casa nostra.

dal paese di Valbondione (888 m)

spalla e via, su uno stretto sentie-

salita.

ziale del sentiero ha

Chi ama camminare con lo zai-

con un breve ristoro in riva al fiu-

ro erboso, che si sviluppa in costa

Ormai è da molte ore che cam-

le stesse caratteri-

no in spalla per parecchie ore al

me per dare il via e la carica giusta

con dei saliscendi su esposti spe-

miniamo, il rifugio si vede, ma non

stiche di quello del

giorno per più giorni consecutivi,

alla marcia in una calda ed afo-

roni. Il primo tratto illude i ragazzi,

arriviamo mai. La vista di un grup-

giorno precedente:

raggiungendo un rifugio dopo l’al-

sa giornata, lungo il ripido sentie-

inducendoli a pensare che quella di

po di stambecchi femmina con i

è stretto, scende e

tro e volesse vivere la montagna e

ro (n°301) che sale al rifugio Coca

oggi sarà una tranquilla passeg-

loro cuccioli ravviva l’umore di tutti,

prosegue in costa

la natura in compagnia di ragazzi

(1892 m). Una volta allacciati bene

giata, ma su consiglio del rifugista

stanchi e fradici giungiamo final-

fino a giungere ad

e adulti, accomunati dalla voglia di

gli scarponi e indossato in spalla lo

gli accompagnatori hanno preso la

mente al rifugio dopo circa 10 ore

un torrente in pie-

divertirsi, camminare e fare amici-

zaino, il gruppo si distribuisce sul

decisione di modificare il percor-

di cammino. I ragazzi entrano nel

na, ricoperto da una

sentiero in fila indiana assumendo

so del secondo giorno. Non verrà

rifugio, sono infreddoliti. Il rifugista,

calotta di neve e

le sembianze di un sinuoso serpen-

imboccato il sentiero alto (n°302)

dall’aspetto burbero e solitario, ha

poi si inerpica giun-

tone in un fitto bosco di latifoglie.

a causa della abbondante neve sul

in braccio un bimbo di otto mesi,

gendo al bivacco

tracciato, che renderebbe troppo

e si approccia ai ragazzi facen-

Frattini (2125 m). La

32

Alpinismo Giovanile

L’elevato tasso di umidità è fasti-

Salita al rifugio Coca

Torrente con calotta di neve.

Sofia, Maddalena e Valentina. Sotto: Pizzo Diavolo e Diavolini


Verso il rifugio Calvi

Rifugio Coca

Sentiero tipico delle Orobie bergamasche. Sotto: stambecchi curiosi

intrepidi del gruppo a fare un ba-

basse ci avvolgono

gno nel lago nei pressi del rifugio. A

anche questa vol-

cena il numeroso gruppo di A.G. di

ta, creando una at-

Lecco stringe amicizia con un altro

mosfera particolare.

gruppo, proveniente dalla valle Ca-

L’uggiosità del tem-

vallina, animando la serata con canti

po è resa emozio-

e risate.

publimania.it

nebbia e le nuvole

nante dal soprag-

E’ sabato 20 luglio e siamo in

giungere di alcuni

cammino verso il rifugio Laghi

stambecchi

attirati

Gemelli (1968 m) in una valle lus-

dal nostro frastuo-

sureggiante con molti rododendri

@vviso ai naviganti_ci vediamo in Rete?

no e soprattutto dal

fioriti (n°226). Giungiamo al pas-

nostro cibo. Pro-

so del Cernello dove imbocchiamo

seguiamo alla volta

un sentiero in cresta (n°230), che

del rifugio Calvi e

scendendo ci porta al rifugio Cer-

un altro momento

nello, tappa per un bagno rinfre-

Dal 1989 lavoriamo ogni giorno per accompagnarvi a scoprire il mondo. Certo, dal 1989 il mondo è cambiato. Oggi possiamo incontrarci ogni momento in un luogo speciale per condividere la passione del viaggiare. Un luogo dove documentarsi, conoscersi e creare insieme il tuo viaggio ideale. Questo luogo si chiama Rete. Seguici su Earthviaggi.it, su B-Earth.it oppure sui nostri canali social.

emozionante lo vi-

scante. Il tempo è molto variabile e

viamo

scollinando

anche oggi nella seconda parte del

il passo di Valsecca

tracciato la pioggia scende copio-

(2496 m), dove na-

sa. La consapevolezza che al rifu-

sce il fiume Brembo.

gio Laghi Gemelli saremo accolti da

Il passo è anco-

Emilio Aldeghi, il presidente del CAI

ra innevato, anche

Lecco, con altri amici ci fa prose-

se siamo in piena

guire di buon passo.

estate, e la sensa-

Al rifugio Laghi Gemelli faccia-

zione di quanto è

mo l’ultima cena del trekking 2013,

divertente cammi-

tiriamo le somme e quello che

nare nella neve ri-

possiamo concludere è che que-

scalda gli animi af-

sta avventura ci ha donato tanto

faticati e affamati.

calore dalle persone incrociate e

Il tempo mete-

dall’accoglienza dei rifugisti, lun-

orologico si pren-

ghe camminate, momenti divertenti

de ancora gioco di

sulla neve e soprattutto alcune bel-

noi, in questa emo-

lezze della natura si sono svelate ai

zionante

giornata

nostri occhi. Tutto questo ha raf-

mancava la pioggia

forzato l’amicizia tra i componen-

e così non si è fat-

ti del gruppo e la voglia di andare

ta attendere. Un in-

in montagna, perché anche se si fa

tenso scroscio della

fatica c’è sempre qualcosa di emo-

durata di 20 minuti

zionante che la fa scomparire.

si abbatte su di noi. Qualche ora dopo al rifugio Calvi (2015 m) il sole ci accoglie,

invitando

gli

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UNA VITA PER IL CAI

Giordano Dell’Oro, dal Soccorso alpino all’Alpinismo giovanile

relazione al sopravvenuto progetto educa-

altre feste comandate, i sentieri di monta-

sione regionale lombarda (1981/1986

tivo del CAI.

gna, contando sulla sua professionalità.

– 1991/1996—2005/2007) e alla Com-

In tutti questi anni Giordano opera sem-

Concludendo, il nostro caro Giordano si

missione centrale (1998/2003) di A.G., e,

pre come guida del gruppo durante le

è dedicato, da sempre, con viva partecipa-

infine, la nomina, nel 2008, ad Accompa-

escursioni, per cui, essendo il gruppo sgra-

zione all’alpinismo giovanile, convinto che

gnatore emerito di A.G.

nato nel procedere, in pochi hanno avuto

questa attività sia basilare per il futuro del

Lasciato nel 2006 il CAI Lecco, Gior-

l’opportunità di apprezzare la competenza,

CAI, in quanto fortemente formativa per

dano rinnova la sua iscrizione al CAI Val-

la passione, la pazienza e l’umanità con cui

i giovani in vista di una loro preparazio-

madrera, il cui consiglio direttivo il 10 aprile

è riuscito a dialogare con i ragazzi che gli

ne al rispetto dell’ambiente montano e alla

2009 lo nomina socio onorario. Sempre

stavano più vicini (che gli mordevano i tal-

particolare acquisizione dei primi rudimenti

nel 2009 viene premiato dalla Consul-

loni - come diceva), rispondendo alle loro

dell’attività escursionistica/alpinistica, anche

ta dello sport del comune di Valmadrera

domande, stimolandone la curiosità, for-

nella prospettiva di una loro partecipazione

come “Figura di spicco alpinistica”.

nendo loro informazioni sull’ambiente in cui

alla vita associativa del sodalizio. L’alpinismo giovanile, nella sua espressio-

sia sempre viva e meritevole di ricono-

ne pratica, non ha mai esaurito la dedizione

scenza nella famiglia del CAI Lecco e sia

Tra coloro che possono testimoniare di

che Giordano ha nutrito nei confronti del

ricordata e portata ad esempio a coloro

questa predisposizione e disponibilità devo

CAI. Sono molteplici i compiti e le funzioni

che hanno voglia di continuare con lo stes-

annoverare me stesso, che facendogli, in

da lui assolti all’interno delle strutture or-

so impegno, serietà e dedizione le attività

genere, da “secondo” tra gli accompagna-

ganizzative del club, sezionale e nazionale,

della sezione.

tori, avevo modo di constatare quanto av-

che meriterebbero un’elencazione separata.

Anche a nome di tutti coloro che ne

veniva in testa al gruppo, approfittando di

Ma, qui, mi è d’obbligo ricordare, alme-

conservano il ricordo, concludo con un

quanto ascoltavo per arricchire il mio non

no, che Giordano, iscritto al CAI dal 1952.

semplice e caro saluto: ciao Giordano, gra-

molto pingue bagaglio di cultura montana.

A Valmadrera venne prima nominato reg-

zie.

ci si trovava, dai fiori alle rocce, dagli alberi alle vecchie strutture contadine.

Giordano Dell’Oro in seconda fila al centro in una foto degli anni ‘70

Ma la sua guida serviva da esempio per

gente

degli anni ’70, quando Giordano era capo

legame di fervida amicizia tra le nostre fa-

tutti gli altri accompagnatori e operatori

sottosezione

nche le rocce si sgretolano. E

stazione di Valmadrera della XIX Zona del

miglie che si è andato consolidando con il

(giovani e meno giovani) che nel tempo,

e poi presi-

Giordano, che un comune amico,

C.N.S.A. (dal 1963 al 1978) e era negli uffici

passare degli anni, tant’è che per la sua cara

con spirito di emulazione, hanno intrapreso

dente

poco avvezzo alle fatiche dell’an-

della Fischer&Rechsteiner, dove Giancarlo

Elvezia io sono diventato, e sono tuttora, lo

e continuato con professionalità e passione

sezione stes-

dar per monti, definì “sei una roccia” du-

Riva, allora responsabile della Delegazione di

zio Carlo.

l’attività sezionale di A.G.

sa dal 1961 al

rante un’ascensione in Grignetta, non è riu-

Zona, convocava spesso i suoi collaborato-

Metto adesso da parte i rapporti perso-

Si ritiene che Giordano, in alcune circo-

scito ad evitare di sgretolarsi e il 6 luglio è

ri per istruzioni e informazioni, mentre io

nali e dedico la dovuta attenzione all’attivi-

stanze, avesse un carattere piuttosto dif-

tre presso la

ritornato polvere.

mi ci trovavo in funzione del mio servizio

tà di Giordano all’interno della sezione di

ficile. Se è vero che non gradiva a volte

sezione

Per impegni familiari fuori Lecco, non ho

presso quella società, di cui Riva era presi-

Lecco del CAI.

potuto presenziare alle sue esequie, ma ho

dente. Ma quelli furono incontri casuali con

ancora vivo il ricordo dell’ultimo nostro in-

saluti di cortesia.

di Carlo Primerano

A

1978,

della

della

mendi

certe prese di posizione altrui, devo sotto-

Lecco ricoprì

Sin dal 1979 partecipa all’organizzazio-

lineare, per ciò che risulta dalla mia espe-

l’incarico

ne e alla realizzazione dell’attività sezionale

di

rienza personale, che in quelle occasioni era

componente

contro, immediatamente prima che partissi.

Il vero incontro con Giordano avvenne

di A.G. La sua conoscenza dell’ambiente

sufficiente fare decantare la sua irritazio-

del consiglio

Un incontro durante il quale non abbiamo

nel 1979, quando egli, lasciata la sezione

montano, dagli aspetti naturalistici a quelli

ne, ragionarci pacatamente assieme e ri-

direttivo dal

potuto fare a meno di ricordare alcune delle

di Valmadrera, si iscrisse al CAI Lecco. Il

alpinistici, viene messa a frutto nella scel-

conoscergli sincero rispetto perché il suo

1983 al 1997

nostre più belle e simpatiche esperienze in

terreno di incontro è l’attività di alpinismo

ta delle escursioni, che si sono dimostrate

atteggiamento si modificasse e prevalesse

e di “respon-

montagna assieme con tanti amici, ricor-

giovanile in cui ero impegnato come ope-

sempre interessanti e appaganti sia per i

la comprensione, la disponibilità e la bontà

sabile tecni-

di che Giordano coloriva con l’aggiunta di

ratore e in cui Giordano mise subito a frut-

ragazzi che per gli accompagnatori e i

d’animo che in lui albergavano.

co” del G.E.O.

qualche particolare e con un sorriso, per poi

to tutta la sua lunga (dal 1966) esperienza,

genitori presenti alle escursioni.

congedarmi con “ciao Carlo, grazie”.

confermata dalla sua qualifica di accom-

Acquisita nel 1988 la nomina ad accom-

ristiche che fecero di Giordano un punto

1996.

Ho in mente la prima volta che vidi Gior-

pagnatore regionale conseguita nel 1978 a

pagnatore nazionale di A.G.- A.N.A.G. -, il

di riferimento, di coagulo e di guida per

Da

dano, di persona. Accadde verso la metà

conclusione del 1° corso per accompagna-

suo impegno si prolunga fino ai corsi del

un gruppo di amici e di genitori, che, non

giungere

tori di A.G. organizzato in Lombardia.

2005, affinandosi con il trascorrere de-

appagati dalla partecipazione ai corsi di

sua plurien-

Da allora si sviluppò un rapporto di sin-

gli anni sia in considerazione dell’evolversi

A.G, che di massima si svolgevano nei mesi

nale parteci-

cera e reciproca stima e collaborazione

dell’organizzazione strutturale dei corsi, di

aprile/giugno, ritennero utile e dilettevole

pazione alla

personale, sfociato subito in un duraturo

cui diviene “direttore responsabile”, sia in

continuare a calpestare, di domenica e nelle

Commis-

36

Alpinismo Giovanile

Augurandomi che la figura di Giordano

Furono proprio queste ultime caratte-

dal 1990 al agla


ULI BIAHO

Successi e ombre di un’avventura in Karakorum

di Matteo Della Bordella

C

osa si può dire di questo Pakistan un mese dopo il nostro ritorno? Beh, sicuramente che

le montagne del Karakorum sono fantastiche, selvagge ed impegnative sotto tutti i punti di vista; si può dire che l’elemento “quota” complica abbastanza le cose in parete e si può dire che è stata una bella avventura vissuta con compagni fantastici. La nostra era un po’ una scommessa: nessuno di noi era mai stato in Pakistan e già volevamo andare ad aprire una via nuova sulla Torre di Uli Biaho, una montagna tentata da diverse cordate, ma salita da poche. Certo, in Karakorum ci sono anche molte montagne ben più impegnative, ma questa torre, con la sua forma elegante e slanciata, era al centro dei miei desideri già da diversi anni e con i suoi 6100 metri di quota ed una parete di roccia alta mille metri, mi sembrava un obiettivo difficile e sfidante, ma possibile per noi. spessore, in primis da parte di Luca

Un team inizialmente formato da 6

Un gruppo giovane, dove per gio-

e Silvan, che per primi sono riusci-

persone: oltre che dal sottoscritto, da

vane si intende con un età massima di

ti a salire Uli Biaho, Nameless Tower

Luca Schiera, per cui dopo questa e

30 anni, con l’obiettivo di scalare una

e Grande Torre di Trango in un’unica

la Egger possiamo tirare fuori il det-

parete di 6000 metri in Pakistan, una

spedizione, ma anche io e David ab-

to “squadra che vince non si cambia”,

cosa che al giorno d’oggi non è certo

biamo effettuato un buon tentativo

dal mio grande amico David Bacci, con

molto comune in Italia.

sulla leggendaria Eternal Flame, inoltre il mio tentativo di solitaria alla grande

cui avevo già condiviso altri viaggi, da Saro Costa, ragazzo giovane, buon

E così, come in tutte le spedizioni

Torre di Trango, purtroppo fermatosi

amico di David e unico elemento del

che si rispettino, non sono mancati

150 metri sotto la cima è stata una

gruppo che non conoscevo bene, da

momenti belli e momenti brutti, im-

delle esperienze più interessanti e

Silvan Schupbach, alias lo Svizzero,

previsti, gioie, ostacoli e soddisfazioni,

istruttive della mia carriera alpinistica.

mio compagno già di diverse salite

ma alla fine, nel complesso, il bilancio

sulle Alpi, che come carattere di sviz-

che possiamo trarre da questa espe-

zero ha ben poco, e dalla mia ragazza

rienza è sicuramente molto positivo;

Delle tante cose successe raccon-

Arianna Colliard, venuta più che altro

con una nuova via aperta alla Torre di

terò tre episodi: il momento più bel-

con lo scopo di raccogliere materia-

Uli Biaho, che era il vero obiettivo del-

lo, il momento più brutto e quello più

le fotografico e video e per dare una

la spedizione, e dei “plus” di notevole

inaspettato.

Tre momenti

La Grande Torre di Trango - Foto S. Schupbach

mano nelle fasi di avvicinamento.


Arianna Colliard durante l’avvicinamento alla Torre di Uli Biaho Foto S. Schupbach

Luca Schiera, Matteo Della Bordella e Arianna Colliard al campo avanzato - Foto S. Schupbach

Il gruppo quasi al completo: (da sinistra) Silvan Schupbach, Matteo Della Bordella, Arianna Colliard e David Bacci - Foto L. Schiera

Luca Schiera e Matteo Della Bordella in cima alla Torre di Uli Biaho - Foto S. Schupbach

Il momento più bello, sarà banale

montagna, più che da noi, dato che la

viamo nulla di particolarmente buono

si tiri corti di cresta, ci portiamo sotto

scriverlo, ma per me è stato il rag-

porzione di roccia che volevamo ori-

e siamo costretti a sistemarci su una

la cima e finalmente verso le 13 del

giungimento della cima della Torre di

ginariamente salire era priva di sistemi

cengia spiovente con i piedi a penzo-

20 luglio io, Luca Schiera e Silvan

Uli Biaho. La cima di questa monta-

logici di fessure e di qualità non ec-

loni (io e Luca), Silvan invece si infila

Schupbach arriviamo in vetta alla Torre

gna è stata solo il coronamento di un

celsa, mentre la linea che poi abbiamo

in una specie di angusto camino tra

di Uli Biaho.

grande progetto, di un sogno che era

salito offriva una bella arrampicata su

due blocchi. Ad un certo punto Luca si

Cinquecento metri di parete e 1600

nato nella mia testa già nel 2009. E’

lame e fessure con difficoltà nell’ordine

sente male per la quota e nonostante

di avvicinamento, 17 tiri fino al 6b e

stata la punta di un iceberg dove la

del 6a/b.

la nostra preoccupazione non c’è mol-

ghiaccio a 70° , fino a 6108 metri di

Comunque dopo un primo tentativo

to da fare, se non aspettare la matti-

quota; una bella e logica linea di salita,

zione, preparazione, allenamento, chi-

andato a vuoto a causa del maltem-

na successiva ed incrociare le dita… Ci

su una montagna complessa in un am-

lometri percorsi (in orizzontale e ver-

po, qualche giorno più tardi ripercor-

sono tutte le premesse per una lunga

biente severo e mozzafiato. Un altro

ticale), motivazione e passione.

riamo il lungo e da non sottovalutare

nottata insonne, invece per quanto mi

grande sogno realizzato.

E’ stata una salita molto diversa da

avvicinamento che conduce fino alla

riguarda la stanchezza mi fa crollare in

quella che ci eravamo immaginati in

base del pilastro Sud (dove passa la via

un attimo e devo dire a posteriori che

Italia a tavolino. Mentre da casa pen-

aperta da M. Giordani e soci nel 1988)

ho avuto bivacchi ben più scomodi e

Il momento più brutto della spedi-

savamo di aprire una via in stile big-

ed attacchiamo l’ancora inviolata pa-

meno confortevoli. Non possono dire

zione è stato quando solo due giorni

wall con portaledges (tende spiegabili

rete Sud-Ovest a sinistra di questo

altrettanto Silvan che si sveglia con le

dopo il nostro arrivo al campo base io,

sospese) e con una permanenza in

spigolo.

spalle distrutte nel suo camino, e Luca,

David, Silvan e Saro abbiamo deciso di

che non ha passato una bella nottata,

andare in perlustrazione lungo l’avvi-

ma per fortuna si è ripreso dal malore

cinamento per vedere dove piazzare

della sera precedente. Tiriamo un bel

il campo avanzato. L’errore di fondo

sospiro di sollievo: la salita può con-

è stato quello di salire subito a 5200

tinuare.

metri senza essere ancora acclimata-

parete di 5-10 giorni, per diver-

Il primo giorno di arrampicata si

si motivi abbiamo sconvolto i nostri

svolge senza particolari problemi, a

programmi e cambiato il nostro stile

parte il grande sforzo dovuto alla

di salita. Abbiamo infatti individua-

quota, al quale nessuno di noi era abi-

to una linea logica e dalle difficoltà

tuato; percorriamo 13 bei tiri di ar-

tecniche non troppo elevate e deci-

rampicata su roccia compatta e lavo-

so di tentarla in stile alpino. Una scel-

rata, sempre in libera tranne 20 metri

ta dettata dalla conformazione della

dove una cascata d’acqua ci costringe a salire in artificiale. Nonostante le difficoltà moderate, scalare e recuperare

40

il saccone a 6000 metri non è come

Alpinismo e arrampicata

farlo sulla parete del Capitan! Verso le 19 iniziamo la ricerca del posto dove passare la notte; purtroppo non tro-

Il traverso che porta alla base della parete - Foto L. Schiera

base è costituita da tanta organizza-

Così Silvan passa al comando per la parte finale di misto e dopo un caratteristico e “raglioso” passaggio in un

Mal di montagna

ti, con la stanchezza del trekking sulle spalle e con un ritmo troppo veloce. Una volta che siamo arrivati a 5000

camino ghiacciato iniziamo i pendii di neve e ghiaccio che conducono verso la cima. I passi diventano sempre più lenti e affannosi man mano che ci avviciniamo alla cresta finale, ma pian piano, tra un respiro e l’altro e diver-

Alpinismo e arrampicata

41


percorsa in salita avreb-

mal di montagna e hanno preferito

bero impiegato molto più

scendere. Silvan, che stava meglio ha

tempo di noi.

pensato di proseguire ed io, per non

Due ore dopo il no-

lasciarlo da solo, l’ho seguito, lasciando

stro arrivo Saro e David

Saro e David con le parole “se state

rientrano al campo base.

bene aspettateci alla cengia dove ci

Erano ad aspettarci, ma

siamo fermati a riposare in salita, se

non nel punto stabilito,

state male scendete pure al campo

bensì 50 metri più sopra,

base”. Comunque, una volta arrivato a

nascosti alla nostra vista

5200 m, complice l’aver mangiato dei

da una costola rocciosa.

biscotti, ho avuto un tracollo e da un

Posso capire la diffi-

momento all’altro ho iniziato a stare

coltà della situazione di

male per la quota. Sono passato dal-

Saro e David e i momenti

lo stare bene al non capire cosa stava

davvero brutti che hanno

succedendo e far fatica a reggermi in

passato, pensando che a

piedi nel giro di 10 minuti e mi sono

noi fosse successo qual-

trovato completamente in balia degli

cosa. E mi dispiace enor-

eventi, ma per fortuna insieme a Silvan,

memente per la spiace-

che stava ancora bene.

vole situazione che si è

L’unica cosa da fare è stata scende-

creata e per lo spavento

re nel modo più veloce possibile e du-

dei miei due compagni,

rante la discesa abbiamo seguito una

ma onestamente l’opi-

strada diversa e molto molto più ra-

nione mia e di Silvan è

pida di quella seguita in salita che con

che il nostro modo di

delle lingue di neve ci ha portati a circa

agire sia stato il più si-

100 metri di distanza dal punto dove

curo, sensato e corretto

avrebbero potuto essere Saro e David.

nella situazione in cui ci

A quel punto mi sono fermato, cer-

trovavamo; d’altronde se

cando di vomitare i maledetti biscotti

loro ci avessero aspettato

e sono stato una ventina di minuti a

nel punto stabilito non ci

guardare il ben visibile punto di ritrovo.

sarebbero stato problemi.

Dopo che Silvan ha provato a chiama-

Ricordiamo poi che stia-

re i nomi dei compagni senza risposta

mo parlando di sentieri e

abbiamo pensato che fossero già scesi

pietraie e non di pareti di

e quindi abbiamo proseguito la nostra

roccia…

discesa, per un itinerario diverso che

Di fatto il vero errore,

ci ha permesso un risparmio di tempo

per il quale mi sono sen-

notevole di circa 1,30 o 2 ore. Arri-

tito direttamente respon-

vati al campo base David e Saro non

sabile è stata la scelta di

erano ancora rientrati, ma la cosa ci è

salire a 5200 m subito e

sembrata normale, dal momento che,

non lasciar passare qualche giorno; in qualità di leader della spedizione

42 Alpinismo e arrampicata

è stato uno sbaglio dilettantesco e grossolano che avrei potuto evitare, ma purtroppo è successo.

Silvan Schupbach apre il quinto tiro della via - Foto M. Della Bordella

ziato ad accusare i primi sintomi di

Matteo Della Bordella in apertura sul primo tiro della via - Foto S. Schupbach

seguendo la stessa strada

Sta di fatto che dopo que-

1988 e volevo anch’io provare per una

sto episodio la situazione

volta un’esperienza di questo tipo. A

precipita e Saro, a mio avvi-

posteriori posso dire che è stata una

so spaventato per l’accaduto

salita interessante e adrenalinica, ma

e pensando di non essere in

posso anche dire che preferisco sca-

grado di affrontare una salita

lare in cordata, magari su salite più

come quella all’Uli Biaho, deci-

impegnative e incerte, che scalare su

de di tornare a casa, incolpan-

un terreno seppur difficile dove ho la

do me e Silvan per l’accaduto.

confidenza per salire da solo. Ma que-

Purtroppo non posso fare nulla

sta salita mi ha mostrato un po’ di più

per cambiare la sua decisione,

punti di forza e debolezza, paure e li-

e da parte sua non c’è nessu-

miti del mio andare in montagna.

na voglia di ricucire lo strappo

Il fatto di non avere con me la re-

ed andare avanti. Penso anche

lazione e dover cercare i punti deboli

che non sia giusto che riman-

della parete è stata forse la cosa più

ga qui contro la sua volontà

intrigante. I pendii di ghiaccio, anche

e quindi accetto la sua scelta.

se al massimo a 70° (ma anche meno

Con David Bacci le cose

ripidi) sono stati di sicuro la cosa più

vanno diversamente; dopo lo

spaventosa. I tiri di roccia in fessure

spavento e l’incomprensione

verticali con zaino in spalla con den-

iniziale il fatto viene chiarito e

tro corda, scarponi, ramponi e picche

David capisce che è stata una

e con qualche friend attaccato all’im-

situazione davvero brutta, ma

brago in caso di necessità sono stati

che in montagna cose come

la cosa più esaltante. La rinuncia a 150

queste possono capitare e che

metri dalla fine (a parte il fatto che in

nella situazione in cui erava-

realtà non avevo nemmeno ben capito

mo abbiamo agito come ci

qual era la cima) è stata la cosa più

sembrava più logico e sicuro

difficile, ma forse più saggia, anche se

nel rispetto dell’accordo pre-

le difficoltà tecniche erano alle spalle,

so. Questo è stato il momento

ma la neve sopra le placche di roccia

più basso della spedizione, da

non mi ispirava per niente fiducia.

qui in avanti le cose sono solo andate migliorando.

La discesa durata circa 11 ore contro le poco più di sette impiegate a salire, è stata la cosa più estenuante.

Matteo Della Bordella assicura Luca Schiera sul tratto finale del traverso che conduce alla base della parete - foto S. Schupbach

metri, infatti, Saro e David hanno ini-

In solitaria Il terzo episodio che voglio

Sono arrivato al campo base davvero cotto.

raccontare è il mio tentativo

Un enorme grazie al gruppo Ragni

di solitaria alla Grande Torre di

e al CAI Lecco per averci permesso

Trango per la via degli Ame-

di vivere questa fantastica avventu-

ricani. Beh, non avendo mai

ra, oltre che ovviamente a tutti i no-

fatto salite solitarie sulle Alpi

stri sponsors: Acel Service, Adidas,

e non avendo nemmeno bene

Briantea 84, Sport Specialist, Adidas

in chiaro come assicurarmi,

eyewear, Matt, Kong.

quale miglior posto per provare se non una parete di mille metri di V, A1e misto in Karakorum a 6200 metri di quota? Maurizio Giordani aveva già salito questa via da solo nel

Alpinismo e arrampicata

43


TERRA COLORATA

Dal Pequeno Alpamayo all’ Illimani, un’esperienza tra le montagne e la gente della Bolivia

di Sara Pozzetti

Sara e Luca sull’Huayna Potosi

E

ra da tempo nel cassetto, perché

pato presso un’agenzia di viaggi come

La Paz

il Sudamerica ci aveva affasci-

responsabile – ovviamente - per il

Arriviamo a La Paz il sabato notte 3

nato non poco. Volevamo tor-

mercato sud americano. Siamo certi

agosto, dopo quasi 28 ore dalla sve-

narci per visitare un paese ancora non

che le sue conoscenze possano aiu-

glia, ma la notte sarà ristoratrice e la

vissuto e che avesse delle montagne

tarci a organizzare un bel viaggio.

domenica organizziamo con l’agenzia

da scalare: quella è tassativamente la

Partiamo, Luca (più comunemente

nostra priorità. Un ipotetico momen-

conosciuto come il nonno) ed io, il 3

to di turismo viene alla fine. E anche

agosto, lasciando a casa una profon-

Nel mirino c’è Campo Condoriri,

qualche giorno di riposo, se il pro-

da sensazione di stress causata da un

4600 m, che farà da base per una pri-

gramma viene rispettato, se il meteo

periodo lavorativo veramente pesante,

ma salita di acclimatamento al Cerro

ci assiste e non abbiamo bisogno di

ma sono certa che le 16 ore di volo

Austria, 5350 m, e per una seconda al

giorni di riserva per cercare di appa-

che ci separano dalla nostra meta ci

Pequeno Alpamayo, 5530 m.

gare la nostra fame di montagne.

porteranno a ricominciare in un altro

Posizioniamo le nostre tende vicino

Stilo un programma dettagliato e ci

mondo e in un’altra dimensione. Tutti

a una sorgente, comode per i bagni.

affidiamo a Giancarlo Sardini, respon-

i problemi quotidiani saranno spazzati

C’è un signore anziano, molto rigo-

sabile dell’operazione Mato grosso in

via da una realtà alla quale non è, in

roso, che si è preso a cuore la ma-

Perù per oltre 15 anni, che, rientrato in

coscienza, possibile negarsi.

nutenzione e il mantenimento dei

Italia la scorsa primavera, è ora occu-

locale che ci segue, la nostra partenza per il primo obiettivo.

servizi. Qualcosa di incredibile, che a


chiamata El Alto, qui vivono

studiando l’ampio versante

no sentire un po’. Allunghiamo sino

E’ la prima volta che mi capita di non

i più poveri, fa più freddo,

della montagna che è proprio

al rifugio dove il nostro autista ci sta

dover andare in apnea nei pochi mi-

la quota è maggiore. Nel

di fronte a noi. La traccia di

aspettando per rientrare a La Paz.

nuti in cui ci si deve appartare. Vor-

piccolo centro c’è il cuo-

salita è evidente, scompare

Abbiamo, anzi ho, bisogno di una

rei lasciare una mancia, ma Euloquio,

re della città che accoglie

quando la via prende una di-

pausa. Sono stanca e non mi sento di

la nostra guida, me lo sconsiglia. Lui

i turisti, di ogni parte del

rezione posteriore. L’obiettivo

ripartire subito per l’Illimani.

è contento della tassa richiesta per il

mondo. Agenzie ovunque,

vero è la via dei francesi, che

E’ arrivato il momento per Copaca-

parcheggio delle tende, 3 euro a testa

che vendono le salite alle

ci permetterebbe di arrivare

bana. Il nonno è convinto di sdraiarsi

per 4 giorni.

montagne più conosciu-

alla cima sud, ma sino a che

in spiaggia in costume, di arrostirsi al

Susana è la nostra cuciniera, 21 anni,

te, dove puoi anche no-

non ci avvicineremo non sa-

sole, e rinfrescarsi ogni tanto con un

studentessa all’università di La Paz.

leggiare tutto quello che

remo in grado di saperne le

tuffo nel lago. Ma in realtà è un qua-

Non parla inglese, ma riusciamo a in-

serve per poter affrontare

condizioni. Nessuno, tra tutte

dro poco applicabile. Il lago è a 3841

tenderci al meglio. Ci aspetta la matti-

la scalata, dal cappello agli

le persone incontrate, l’aveva

m, c’è il sole, ma fa un freddo becco.

na per colazione, al pomeriggio per la

scarponi, negozi di prodotti

tentata né la conosceva.

Scegliamo l’escursione all’isola del Sol,

merenda, e la sera ci prepara sempre

artigianali locali si affianca-

cene incredibili. Tre padelle, un paio di

no reclamando l’attenzione

mestoli, eppure fa miracoli.

Il Pequeno Alpamayo

raccontarla credo non sia sufficiente.

Alle 2.30 lasciamo il rifu-

che è incantevole. Purtroppo però non

gio, il buio è intenso e pro-

mi godo molto i due giorni di break,

al tuo passaggio, giovani

fondo, il freddo pungente. Più

perché li passo praticamente in bagno,

Il tempo è bello, stabile, le tempe-

donne mettono in mostra

saliamo, più il vento rinforza,

colpita da un’infezione intestinale. Illi-

rature abbastanza rigide. La mattina si

i loro piccoli bambini semi

penetrando ovunque. Siamo

mani ancora rimandato, impossibile ri-

avvicinano allo zero, ma i nostri sacchi

nudi e poco nutriti, chie-

costretti a indossare i passa-

partire, sono debole e scarica... in tutti

ci allietano di un calore fantastico.

dendo un aiuto, anziane si-

montagna e la maschera.

i sensi.

Quando lasciamo le tende alle

gnore vendono, sedute per

Deviamo per raggiungere la

Organizziamo veloci tre giorni al

3.30 del mattino verso il Pequeno

terra, dai fazzoletti di carta

parete, ma dopo un’ora ave-

Salar de Uyuni, a un’ora di volo da La

Alpamayo, il vento ha cessato di sbuf-

alla singola caramella.

vamo percorso meno di 50

Paz.

fare; è possibile progredire bene.

metri. La neve è maledetta-

Tre giorni in jeep, nel deserto di

Al colle realizziamo che ancora la

prima è il mercato che si

mente marcia e sprofondiamo

sale, e di sabbia. Un luogo al limite

cima è lontana, benché a vista, perché

tiene ogni venerdì. Tonnel-

sino all’inguine. Ogni passo è

dell’incredibile. Rimaniamo incantati

dobbiamo scendere lungo una fascia

late di frutta, verdura, pesce,

faticosissimo e la progressio-

dall’estensione bianca di sale, a perdita

rocciosa e risalire una cresta molto ri-

spezie, carne riempiono le

ne troppo lenta. Rischiamo di

d’occhio, sembra un oceano infinito.

pida ed esposta.

strade di benessere ali-

sfiancarci, la strada è ancora

Soggiorniamo in un albergo costru-

lunga e soprattutto il pensiero

ito con il sale, e spendiamo il resto

cade sulle condizioni della pa-

del tour nel deserto di sabbia, dove le

rete. Se rispecchia l’avvicina-

lagune, i fenicotteri rosa, le rocce ros-

Saremo in cima alle 8.15, dopo quasi

mentare, oltre che di colore.

5 ore di cammino.

La laguna colorada

Qualcosa di mai visto

L’Illimani

Siamo contenti, e siamo solo noi tre. Rientriamo soddisfatti a la Paz, dove

Ci rimettiamo in moto

mento, è possibile che non si

sastre riempiono i nostri obiettivi delle

ci concediamo un solo giorno di ripo-

verso il Huayna Potosi. Ce

riesca a salire. E’ bella piena di

fotocamere. Ricordi che rimarranno

so, è già tutto pronto ed organizza-

la prendiamo con tutta cal-

neve e ancora non ripulita da

profondi.

to per il secondo obiettivo, il Huayna

ma, decidendo di fermarci

scariche: perciò la decisione

Le batterie sono ricaricate, si par-

Potosi.

a dormire al rifugio al quale

è rapida, rientriamo sulla via

te per l’ultima salita. Oltrepassiamo

veniamo accompagnati in

normale, perché comunque

tre valli in auto prima di raggiungere

auto.

vogliamo arrivare in cima. Il

l’ultimo villaggio e incamminarci ver-

La Paz è qualcosa di incredibile. Abbarbicata tra i 3000 e i 4000 metri, è imponente. Una teoria infinita di

Una notte a 4800 metri

vento non ci molla. Anzi, raf-

so il campo base, che ci ospiterà per

case non terminate di mattone rossi si

ci aiuterà nell’acclimamen-

fiche fortissime ci investono,

i tre giorni successivi. I villaggi rila-

sviluppa nella parte alta della città. E’

to.

quasi vogliano spazzarci via,

sciano sensazioni di infinita povertà, è

saremmo

saliti al campo alto. Partiamo presto, e prima di

46 Alpinismo e arrampicata

mezzogiorno siamo al rifugio, a quota 5200, dove ci riposiamo tutto il pomeriggio,

ammirando

e

Sara e Luca sull’Illimani

L’indomani

ma non cediamo. Arriviamo in vetta dopo quasi 6 ore, e siamo soli, noi con 360 gradi di vista. Scendiamo veloci, anche se la fatica e la quota si fan-

Alpinismo e arrampicata

47


Bimbi in un villaggio

come tornare indietro

cresta rocciosa sogno la tenda mon-

ai primi del ’900. I

tata per sdraiarmi e riposarmi. La sve-

campi sono arati da

glia all’una è dietro l’angolo e alle due

buoi e governati da

siamo in marcia.

donne, altre donne

La progressione è lenta, ma molto

zappano la terra con

costante. La lampada frontale è su-

il piccone, qualcuna

perflua perché la luna piena ci accom-

irriga i campi pren-

pagna per ore, sino a quando l’alba ha

dendo

dal

il sopravvento. La cima sembra non

fiume e deviandone

arrivare mai, ma dopo sei abbondanti

il corso scavando dei

ore, i 6449 metri sono sotto i nostri

sottili canali.

piedi.

l’acqua

bagni

Siamo soli, noi, la fatica, l’emozione,

nelle baracche che

e il cielo a un dito. Pochi attimi umidi

ospitano

negli occhi che rilasciano la profonda

Non

vedo le

poche

anime presenti, non

Fenicottero rosa al Salar de Uyuni

tensione.

vedo cucine, ricono-

Siamo veloci a scendere sino al

sco solo richieste di

campo base, anche se gli alluci grida-

aiuto negli occhi delle

no vendetta e si vendicano a dovere,

persone che mostra-

le unghie si dipingono di uno smal-

no i loro sorrisi pieni

to violaceo. Elvira ci aspetta con una

di speranze. Non mi

merenda fantastica, che ci serve in ta-

sorprendo quando si

vola con i suoi migliori complimenti.

riempiono di gratitu-

La sera nevica. La tenda si copre di

dine nell’attimo in cui

un lieve strato bianco e con grande

gli regali il cioccolato

sorpresa dall’indomani il meteo sareb-

e le barrette che hai

be cambiato. E’ in arrivo una nevica-

nello zaino.

ta straordinaria tra il Perù e la Bolivia.

L’Illimani è davanti

Siamo stati privilegiati.

a noi, in tutta la sua L’infi-

Il paese ti lascia profonde, calde

nita cresta rocciosa

sensazioni. I bambini ti fissano tanto

che porta al campo

che ti senti esaminato e alla fine provi

alto affonda all’inizio

quasi un senso di colpa. Non hanno

dell’enorme spalla di

nulla, ma non quel niente che ognu-

ghiaccio che dovre-

no di noi lamenta quotidianamente: è

mo risalire.

quel vuoto intorno drammaticamente

imponenza.

Un’anziana donna Sotto: al mercato

Il meteo è dalla no-

reale e drasticamente radicato. Gran-

stra, non c’è un alito

di lavoratrici le donne; chiacchieroni

di vento e le tempe-

autisti gli uomini; dolci e infinitamen-

rature rigide notturne

te belli i bambini. Loro hanno tutto

ci consentiranno una

dentro, la maggior parte non conosce

buona progressione.

nemmeno quello che invece ognuno

La salita al campo alto è faticosa, molto, impieghiamo

qua-

si 5 ore. Quando finalmente termina la

di noi possiede. Ti senti un fiocco di neve scampato a una valanga appena scesa.


EMOZIONI D’ALTA QUOTA

di Elisa Nogara e Manuela Invernizzi

S

abato 13 luglio. Il grande gior-

zione fa palpitare forte i nostri cuo-

un migliore acclimatamento. Durante il

no è arrivato. La Piramide Vin-

ri: grande è l’attesa. Ci siamo tutti, o

primo giorno raggiungeremo il Rifugio

cent (4215 m) ci aspetta. Alle

quasi. Max e Andrea infatti ci hanno

Città di Mantova, dove ci fermeremo

6.30 ci troviamo per la partenza, le

anticipato andando a testare il terreno.

per il pernottamento. Da lì, il giorno

facce sono assonnate mentre l’emo-

La gita è su due giorni, per permettere

successivo, comincerà l’ascensione

Verso lo Stolemberg (tutte le foto sono di Andrea Spreafico)

La gita alla Piramide Vincent (4215 m) sul massiccio del Rosa


alla Piramide.

mide Vincent: maestosi e coperti da

riposare.

ESCURSIONI SOGNATE

un candido manto di neve. Attraver-

come sarà questa esperienza e tar-

siamo il ghiacciaio di Indren. Fa caldo,

L’alba sta arrivando. La sveglia suo-

tassiamo Matteo di domande. Il tempo

la temperatura è superiore alle medie

na alle 5.00; colazione da leoni e poi

è dalla nostra parte e il sole ci accom-

stagionali, eppure c’è ancora molta

alle 6.00 la partenza. Ghette, ramponi

pagna. Finalmente arriviamo a Gres-

neve. In breve raggiungiamo un bivio

e piccozza, le cordate sono pronte e

soney, in località Stafal. Il massiccio

dove ci dividiamo. Alcuni proseguono

si parte.

del Monte Rosa è lì davanti a noi e ci

sulla via normale, altri invece salgono

Risaliamo il ghiacciaio del Lys dal

attende. Prepariamo gli zaini e le at-

dalla ferratina che porta poco sopra il

rifugio Gnifetti, dal quale su pendii

trezzature che ci serviranno in questa

rifugio.

non ripidi si raggiunge un’ampia zona

prima parte della gita. Prendiamo la

L’emozione che si prova a raggiun-

pianeggiante con alcuni crepacci, per

funivia da Stafal e arriviamo al Passo

gere questi luoghi e queste quote è

fortuna ancora chiusi. Si prosegue at-

dei Salati, dove percorreremo l’avven-

difficilmente descrivibile a parole, bi-

traversando l’intero plateau in direzio-

turoso sentiero attrezzato dello Sto-

sogna viverla. Il panorama da qui è

ne del margine sudoccidentale della

Verso il rifugio per i canaponi

di Matteo Abate e Andrea Spreafico

Sul ghiacciaio

Strada facendo, fantastichiamo su

La cresta finale del Ludwigshohe

Condividere una passione, in genere forte e permeante, come l’andare in montagna è sempre un’esperienza gratificante; capace di dare molto anche a coloro che si offrono di fornire ad altri gli aiuti – organizzativi ed esecutivi – necessari per poter affrontare escursioni mai tentate prima; forse solo sognate. Sono stati proprio la passione per la montagna - che ci ha portato più di una volta a legarci insieme - e la voglia di condividerla con altri - che ci accomuna - gli elementi che ci hanno spinto a concretizzare l’intenzione di riportare la sezione a organizzare gite sociali in alta montagna. Una volontà (molto ferma) che si è realizzata nel luglio scorso, sulla vetta della Piramide Vincent nel massiccio del Monte Rosa e che ci ha ripagato con gli sguardi, i sorrisi e i commenti entusiasti dei partecipanti all’attività. Con queste sensazioni e questi ricordi, mentre voi leggerete quanto gentilmente scrittoci da Elisa (nota rifugista della zona) e da Manuela, per noi sarà già tempo di pensare al futuro: ideare, programmare e proporre al consiglio la gita per il 2014.

Il gruppo si compatta in vetta

Elisa, Manuela, Max in vetta

sarà foto migliore di quella impressa

col sorriso iniziamo la discesa verso

Abate e ad Andrea Spreafico per l’or-

lemberg. Alcuni passaggi sono esposti,

superbo, davanti a noi il rifugio Gni-

Piramide Vincent. L’aria è frizzante, il

nei nostri occhi. Non si può descrivere

il colle Vincent, per poi risalire verso

ganizzazione, grazie a Massimiliano

con canaponi e catene, ma molto di-

fetti, il ghiacciaio del Lys, il Castore.

passo è costante e i primi raggi di sole

l’emozione, la gioia provata e condivi-

la nuova meta. Arrivati a destinazio-

“Max” Gerosa, nostro capo cordata,

rifugio

incominciano ad arrivare e scaldarci.

sa con chi era con noi, perché è unica.

ne troviamo davanti a noi questa im-

per aver sopportato le nostre mil-

Iniziamo ad assaporare l’ambien-

Mantova; c’è chi si riposa e chi tenta

Arrivati al colle, la nostra meta è vicina,

Poco alla volta ci raggiungono anche

mensa statua che ci accoglie a braccia

le domande. E grazie anche a tutti

te che ci circonda: l’aria si fa leggera,

di bere il “chimico” del rifugio. Prima

mancano solo 200 metri, ma a quella

le cordate dei nostri compagni, foto di

aperte. Ce l’abbiamo fatta un’altra volta.

gli altri partecipanti alla gita per aver

ma noi non molliamo, siamo troppo

di cena ci raduniamo per un briefing,

quota il passo è un po’ più lento e poi

gruppo e poi giù per il pendio.

Foto di rito e poi giunge l’ora di rien-

condiviso insieme questa magnifica

felici perché abbiamo davanti a noi la

dove vengono organizzate le cordate

ci siamo. Sono le 8.20 e la Piramide

Le forze ci sono ancora tutte, quindi,

trare al campo base dove ci aspetterà

esperienza.

Punta Giordani, il Lyskamm e la Pira-

e date istruzioni sul comportamento

è nostra.

perché non andare a fare una puntati-

una bella birra fresca per festeggiare tutti insieme.

vertenti.

52

Finalmente

Escursionismo

arriviamo

al

da tenere l’indomani durante l’ascen-

Davanti a noi si apre un panorama

na anche al Cristo delle Vette sul Bal-

sione sul ghiacciaio. Tutti a letto pre-

stupendo a 360 gradi verso le cime

menhorn? In fondo è tutta la mattina

Sappiamo di non aver scalato l’Eve-

sto, la stanchezza della giornata inizia

che ci circondano, è bellissimo. Inco-

che la statua del Cristo benedicente ci

rest, ma ogni nuova esperienza rima-

minciamo a fare fotografie, ma non ci

accompagna lungo il sentiero, perché

ne sempre unica col suo fascino.

a farsi sentire e abbiamo bisogno di

non andarlo a vedere? Detto e fatto,

Grazie ragazzi. Grazie a Matteo

Alla prossima avventura!

Escursionismo

53


E SIAM PARTITI

Alpinisti in erba, al via l’avventura del Family CAI di Andrea Spreafico

dei sentieri, la vegetazione, i manu-

una via grazie all’aiuto e sotto l’oc-

ono i sorrisi dei piccoli che

fatti agresti presenti lungo il percorso,

chio attento degli amici Ragni della

ci accolgono nel parcheggio

le località ai piedi della montagna.

Grignetta, che per l’occasione si sono

S

delle scuole di Valmadrera,

A noi è utile per osservare da vi-

resi disponibili ad assicurare ed istru-

dove nel corso di una assolata do-

cino come interagiscano tra loro i

ire i bambini. E’ una gioia poter vede-

menica del mese di maggio scorso

piccoli; e come li assistono i genitori.

re come i piccoli riescano a superare

ha avuto inizio l’avventura del Family

Arrivati a San Tomaso, ci accoglie il

la naturale apprensione per il vuoto

CAI. Dopo i saluti e le presentazioni di

grande prato accanto alla chiesa. Una

ed a godersi l’avventura dell’arrampi-

rito, un bel gruppo di oltre 25 perso-

festa per i piccoli, che possono così

cata con grandi sorrisi soddisfatti.

ne si avvia lungo uno dei sentieri che

correre e giocare liberamente; men-

Alla fine, tutti al Rifugio Lecco. Ar-

portano a San Tomaso. Non abbiamo

tre mamme e papà apprestano quan-

rampicare mette fame e chi meglio

scelto la “normale” carrozzabile, in

to necessario per il pranzo al sacco.

della famiglia Rupani può saziare

quanto la prima escursione avrebbe

Dopo esserci rifocillati, andiamo

tante piccole, ma fameliche bocche

dovuto essere il banco di prova per

tutti a visitare il Museo della vita

con un’infinità di succulente porta-

poter capire se sia felice o meno l’i-

contadina. Qui incontriamo Beppe

te? Solo la minaccia del temporale ci

dea di unire bambini di età così dif-

Rusconi, amico ed ex presidente della

costringe a lasciare la tavola prima del

ferenti tra loro che si avvicinano alla

sezione di Valmadrera, che con fare

previsto e scendere a valle. Pericolo

montagna e per poter testare le ca-

gentile e competente sa coinvolge-

scampato.

pacità di tutti lungo un sentiero fa-

re grandi e piccini nella descrizione

cile, ma non banale. Soprattutto se a

degli attrezzi con i quali una volta si

percorrerlo sono piccoli di 3 o 4 anni

lavorava nei campi e di come si svol-

d’età. Già dai primi metri abbiamo

gesse la vita dei contadini.

In Artavaggio La settimana successiva ci aspetta-

In senso orario: in vetta al Sodadura; immersi nel verde; Artavaggio - gli animali; gioco dell’arrampicata al Raduno CAI Lecco (foto di Andrea Spreafico)

no i Piani di Artavaggio, ultima uscita

Ma la quota non pare sufficiente,

conferma della positività della nuova

E’ tempo di scendere a valle. Riu-

del Family prima della pausa estiva.

riunione dei piccoli alpinisti, che deci-

iniziativa sezionale: i bimbi si divi-

niti i bimbi si parte tutti insieme e c’è

La stagione ancora agli inizi non ci

dono di impilare un po’ di sassi: pic-

dono in gruppetti, autonomamente e

ancora tempo per curiosare nei prati

permette purtroppo di visitare una

coli ometti alle prese con un piccolo

senza la necessità dell’intervento de-

dove c’è chi sfalcia e chi bada a muc-

malga e di farci spiegare come viene

ometto. Ora la Sodadura è più alta di

gli adulti. Pur senza conoscersi, quasi

che e cavalli. Quasi come cent’anni fa.

fatto il formaggio: ma la quantità di

circa 50 centimetri.

istintivamente individuano coloro che

Giunti alla macchina, ci diamo ap-

animali al pascolo consente ai piccoli

La discesa permette ai bambini di

hanno un’andatura simile alla propria

puntamento per il raduno annuale

di soddisfare tante altre loro curiosità

affinare le proprie capacità di cammi-

e s’avviano chiacchierando allegra-

della sezione – al quale partecipere-

durante la salita al rifugio Nicola.

nare in cresta, anche su roccia un po’

mente, sotto l’occhio attento dei ri-

mo numerosi – con un obiettivo ben

Dopo il consueto pranzo al sacco,

instabile. E, giunti alla spalla erbosa, via

spettivi genitori.

preciso: introdurre piccoli e genitori

i più grandicelli si trasformano in al-

di corsa a raggiungere gli altri, con i

nella vita del sodalizio e far provare ai

pinisti provetti ed attaccano con pic-

quali si torna all’auto.

bimbi ad arrampicare su roccia.

coli passi la cresta che porta alla vetta

Per tutti coloro che volessero par-

del monte Sodadura. Per quasi tutti,

tecipare alle iniziative del Family CAI

la prima vetta della propria vita; dalla

rimandiamo alle informazioni presen-

E’ proprio quest’esperienza che se-

quale poter guardare il mondo da una

ti sul sito sezionale ovvero ottenibili

gna la giornata. Giunti nei pressi del

prospettiva diversa. Molto diversa per

scrivendo a family@cai.lecco.it.

rifugio Lecco ed indossati casco ed

coloro che stentano a raggiungere il

imbrago, tutti i piccoli si cimentano su

metro d’altezza.

La salita è anche l’occasione per introdurre qualche gioco che permetta ai piccoli di conoscere meglio l’ambiente in cui si trovano: la segnaletica

54

Escursionismo

Al raduno


ANDARE PEDALANDO

Costituito nell’ambito della sezione il gruppo di mountain bike

tro, norme finalizzate alla sicurezza dei partecipanti; disposizioni miranti alla collaborazione e al rafforzamento dello spirito di squadra in occasione delle uscite; suggerimenti sull’abbigliamento, l’alimentazione, la manutenzione del proprio mezzo e le dotazioni atte prevenire gli infortuni. Tra le norme di comportamento – obbligatorie - ne citiamo alcune utili a tutti, anche a chi non calcherà i sentieri in sella a una bici: dare sempre la precedenza agli escursionisti a piedi; avvisare del proprio arrivo a voce o con l’utilizzo di dispositivi acustici; controllare sempre la propria velocità specialmente nei percorsi frequentati e con scarsa visibilità; evitare di uscire dai percorsi segnati rispettando la natura e la quiete degli animali; rispettare le proprietà pubbliche e private inclusi i cartelli segnaletici, lasciando i cancelli così come sono stati

Foto di Matteo Riva

di Matteo Riva

U

na novità per i tanti appassionati

che

amano

percorrere mulattiere e

sentieri di montagna pigiando sui pedali. La sezione di Lecco del CAI, nell’ambito della Commissione centrale escursionismo, ha dato vita a un gruppo di mountain bike. Obiettivo di fondo, realizzare anche nel nostro territorio (e non solo) programmi escursionistici adatti alla MTB che abbiano

56

Escursionismo

come punti qualificanti, accan-

di promozione, con un’avverten-

to all’aggregazione, la diffusione

za però, sempre presente: che il

della conoscenza e, soprattutto, il

comportamento del cicloescur-

rispetto dei luoghi attraversati al

sionista sia improntato al principio

fine di contribuire alla loro tutela e

di responsabilità, per non nuocere

valorizzazione. E favorire l’adesio-

a se stessi, agli altri e all’ambiente.

ne del maggior numero di appas-

E senza generare conflitti tra i di-

sionati, dai principianti ai biker più

versi frequentatori della montagna.

esperti, ma sempre con un occhio

La montagna la si può (e la si

particolare al coinvolgimento dei

deve) rispettare anche in sella a

più giovani.

una bicicletta.

La mountain bike – letteralmente

In questo quadro il gruppo di

“bicicletta da montagna” - è ormai

MTB della sezione di Lecco, nel

da anni annoverata dal CAI tra gli

proporre l’organizzazione di gite

strumenti “adatti all’escursioni-

sociali, si è dotato di un proprio

smo” e come tale è meritevole

regolamento che prevede, tra l’al-

trovati; accertarsi che il compagno di gita che segue non abbia sbagliato itinerario o si sia perso. Fatte proprie queste avvertenze, non resta che prepararsi a inforcare la MTB. La nostre montagne offrono una grande quantità di itinerari di diversa difficoltà, ma tutti di grande interesse naturalistico – ambientale.

I cicloescursionisti interessati a partecipare alle attività del gruppo di Mountain Bike possono rivolgersi alla sezione di Lecco del CAI durante gli orari di apertura della segreteria.


CON BACCO E ARIANNA

In montagna nelle isole della Grecia, salita al monte Zas

Dalla vetta del monte Zas. Sotto: il monte Zas, dall’inizio del sentiero.

di Luigi Colombo

N

axos, la più estesa delle Cicladi, è l’isola della leggenda di Bacco e Arianna, la prin-

cipessa

abbandonata qui dall’eroe

Teseo dopo l’uccisione del Minotauro. Magnifiche spiagge dorate, un mare di uno splendido azzurro cobalto, ma anche una campagna fertilissima, ricca di acque sorgive, montagne, gole e precipizi. Fino a non molti anni fa erano anche attive miniere da cui si estraeva smeriglio. Il maggior rilievo è costituito dal monte Zas, di poco sopra i mille metri. Per arrivarci, si può partire dal caratteristico paese di Filoti, a circa 500

tiero per il monte Zas. Si sale dappri-

coltà: EE, per alcuni facili passaggi su

ma per un canale (che in alcuni punti

roccia.

ricorda un poco la parte più facile del

Il ritorno può avvenire scendendo

Canalone Porta della nostra Grignet-

verso est per un facilissimo sentiero

ta), fino ad arrivare ad una bastiona-

che digrada dolcemente fra la tipica

ta rocciosa. Si piega verso sinistra e,

vegetazione fino ad Agia Marina, sulla

con alcuni facili passaggi su roccette,

strada tra Filoti e Dhanakos.

COPERTURE

da così...

speciale coperture

a così...

si arriva ad una cengia che porta ad un falso piano che si risale facilmente fino alla vetta. Splendida vista su Paros, Amorgos, Folegandros e tutte le Piccole Cicladi.

Da qui con l’autostop, se si è fortunati, si ritorna a Filoti. Una breve escursione, non difficile e divertente; ne vale la pena.

Tempo di salita: circa 1 ora; diffi-

Smontaggio vecchio tetto in Eternit con amianto Smaltimento in discariche autorizzate, pratica A.S.L. compresa Installazione immediata del nuovo tetto con pannelli isotermici

m; poco dopo l’abitato, salendo, vi è un bivio; si prende a destra e si prosegue finché la strada termina e inizia il sen-

58

Escursionismo

LECCO: Via Toscanini, 11 - Tel. 0341.420209 - Fax 0341.422658 MONGUZZO: Via Valassina, 20 - Tel. 031.650203 - Fax 031.651527 OSNAGO: Via M. della Liberazione, 12 - Tel. 039.8947490 - Fax 039.8947491 OGGIONO: Via Longoni, 26 - Tel. 0341.263026 - Fax 0341.575184 info@invernizzicoperture.com


continuare su questa strada.

TRENT’ANNI DI FONDO

Del programma completo di entrambe le attività, svol-

Festeggiato lo scorso aprile l’anniversario del sodalizio di Stefano Vimercati

to nell’inverno 2012-2013, è stata data ampia relazio-

noi, in questa serata che deve esse-

missione

CONSFE

ne, illustrata con immagini, lo

o sci di fondo escursionismo

re soltanto lieta, come a lui sarebbe

(Commissione Nazionale Sci di Fon-

scorso 18 marzo, nel corso

in seno al CAI Lecco è arriva-

piaciuto.

do Escursionismo), è stata aggregata

dell’assemblea generale del

alla CNSASA (la nuova Commissione

CAI Lecco, ottenendo ap-

Nazionale Scuole di Alpinismo, Sci

provazione e consenso una-

Alpinismo, Arrampicata Libera, Sci

nimi.

L

to a un importante traguardo: ***

il trentesimo anno di attività. Chi l’avrebbe creduto, allora, quan-

di

riferimento

ALLA SKIMARATHON

programmi da svolgere: un

di Daniele Colombo

organismo compatto ed ef-

Affascinati dalle emozioni trasmesse dal racconto di Gianni Zappaterra e Marco Paleari, allievi della scuola di addestramento che nello scorso anno hanno affrontato per la prima volta l’Engadin Skimarathon, il 10 marzo scorso sei fondisti del gruppo sci di fondo hanno partecipato alla 45esima Engadin Skymarathon: 42 km in uno scenario naturale fantastico, arricchito da una situazione meteo ottimale e da un tifo da parte del pubblico degno di grandi atleti. Ecco i nomi dei partecipanti, uno della scuola e cinque del gruppo amatori (oltre ad un amico) con i tempi impiegati per coprire l’intero percorso.

ficiente che garantisca i risultati sperati. Da parte mia assicuro la massima disponibilità per esaminare e decidere insieme il da farsi. Al direttivo, il compito di decidere incarichi da affidare e programmi da svolgere nella prossima stagione in-

do pochi appassionati ebbero l’idea

Vorrei ora fare qualche breve con-

escursionismo). Questa nuova strut-

Noi dello sci di fondo

di fare di questo sport un’occasione

siderazione in merito alla nostra re-

tura prevede alcune varianti rispetto

quella sera purtroppo non

di aggregazione, anche sociale, e di

altà operativa.

a quella precedente, pertanto è op-

eravamo in molti. Comunque

Nell’ultimo quinquennio abbiamo

portuno che il nostro corpo istruttori

sono risultati eletti nel consi-

In tanti - giovani e meno giova-

cercato di sostenere maggiormente

ne discuta a fondo con i nuovi organi

glio direttivo, per il prossimo

ni - siamo cresciuti insieme. Con gli

l’attività di addestramento, rispetto

preposti, mettendo in evidenza il si-

triennio, Adriana Baruffini e

sci ai piedi, ma anche in quel clima di

all’attività amatoriale, senza tuttavia

stema applicato dalla nostra scuola e

Daniele Colombo, ai quali af-

amicizia che da sempre contraddi-

dimenticare che, con programmi di-

i risultati conseguiti in tanti anni di

fidiamo la nostra rappresen-

stingue il gruppo. Di anno in anno ci

versificati, esse sono tra loro com-

addestramento per l’avvicinamento

tanza, augurando buon lavo-

ritroviamo a desiderare l’inizio della

plementari per formare il gruppo sci

allo sci di fondo escursionismo.

ro a loro e a tutta la sezione.

nuova stagione anche per ritrovarci

di fondo escursionismo. E’ prevista

nei nostri appuntamenti settimanali

infatti una parte di attività comune ai

L’attività amatoriale continua a es-

re le congratulazioni per gli

a contatto con la montagna, che, se

due programmi, così che tutti i parte-

sere richiesta e apprezzata, aperta

atleti che il 10 marzo han-

pur bella durante l’estate, ammantata

cipanti abbiano opportunità di cono-

com’è a tutti, giovani e meno giova-

no partecipato alla Engadin

di bianco durante l’inverno diventa

scenza, condivisione e scambio.

ni, ai quali viene richiesto soltanto di

Skimarathon: l’augurio è che

L’attività della scuola sci di fondo

avere la passione e la volontà di fati-

partecipino ancora a mani-

L’anniversario che ci trova qui

dal 2010, dopo la soppressione, da

care per divertirsi. Non possiamo che

festazioni di prestigio come

riuniti è da festeggiare come si

parte del CAI centrale della com-

quella, motivo di orgoglio

far fronte all’incarico affida-

conviene, non solo come traguar-

Stefano Vimercati accanto alla torta, pronto per il brindisi dei trent’anni (foto Chiara Spinelli)

e soddisfazione per tutto il

togli.

solidarietà?

meravigliosa.

do raggiunto, ma anche nel ricordo

Rimangono da aggiunge-

Per la tecnica classica: Marco Paleari, che ha registrato un tempo di 3h58’54” Gianni Zappaterra, con 4h47’47”, migliorando di quasi trenta minuti il tempo impiegato nella precedente edizione Per la tecnica skating: Teresa Rusconi, con il tempo di 3h14’14”, il migliore in assoluto del gruppo Vittorio Morganti, con il tempo di 3h29’08” Daniele Colombo, con il tempo di 3h59’22” Elena Bassani, con il tempo di 4h07’45” Lucilla Nava, con il tempo di 4h14’29” Un applauso ai sette partecipanti con le nostre congratulazioni per avere concluso così brillantemente la Skimarathon e con l’auspicio di un ulteriore miglioramento nella prossima edizione. Dimenticavo: Teresa, Elena, Marco, Daniele e Vittorio non erano abbastanza stanchi e la settimana dopo hanno affrontato ben 60 km sotto la guida esperta di Mimmo Pullano. Un percorso, dal passo del Maloia a Zernez, che non è bastato a stroncarli.

nostro gruppo.

aneddoti si potrebbero raccontare.

Desidero ringraziare per il lavoro svolto con passione e particolare impegno: il corpo istruttori della scuola, composto da Marco Bianchi, Giuseppina Ietto, Paola Monti, Giovanni Bolis, Salvatore Bucca e Franco Pozzoni; i capigruppo amatoriali Giacomo Piazza, Domenico Pullano e Daniele Colombo, quest’ultimo subentrato al nostro caro Paolo come accompagnatore del sottogruppo “Giallo”, che ha saputo ben

A questi, per la loro fatti-

indelebile di quanto vissuto. Quante esperienze, quanti episodi, quanti

vernale 2013-2014.

va collaborazione, aggiungo Mariarosa Beretta e Adriana

Uno sguardo al futuro

Baruffini.

Che cosa ci riserva il fu-

Lunghe piste abbiamo percorso

turo? Sicuramente la conti-

Un grazie a tutti voi che

in tutti questi anni, fianco a fianco

nuazione di entrambe le at-

formate questo meraviglioso

con tanti amici. Qualcuno è andato

tività - di addestramento e

gruppo.

avanti, come il nostro carissimo Pa-

amatoriale - intenzione che

olo Piazza, che ci manca tanto, ma è

non dubito sarà condivisa da

bello pensare sia ancora accanto a

tutto il direttivo, che a mio

60

Dino Piazza ricorda le prime esperienze del gruppo Sci di fondo del CAI Lecco (foto Chiara Spinelli)

avviso, e parlo sulla base di

Sci di Fondo

una lunga esperienza, dovrà impegnarsi a fondo per “fare squadra” di fronte alle decisioni da prendere e ai

Sci di Fondo

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SESSANTA KM IN SETTE ORE Da Maloja a Zernez, l’impresa di sei temerari una settimana dopo la Ski Marathon di Marco Paleari

aumentare il ritmo e prendere il largo,

impegnati a mangiare con molta par-

abato 16 Marzo, ore 7. Cinque

però è prontamente seguito a catena

simonia quel poco che si sono portati.

dei partecipanti alla Skimara-

da tutti gli altri e subito recuperato.

Non pensano a quanti chilometri man-

S

thon di sei giorni prima, capeg-

Il gruppetto abbastanza omogeneo

cano, ma a quanti ne hanno già fatti. Il

giati da Domenico, partono alla volta

per età, preparazione atletica e spirito

capo spedizione, Domenico, conferma

dell’Engadina. L’idea è di raggiungere

pionieristico, si dimostra affiatato adot-

che siamo in orario con la Tabella di

Zernez dal Maloja con gli sci da fon-

tando un’andatura a fisarmonica: chi è

Marcia. Il sole scioglie i muscoli e di-

do, circa 60 chilometri. Vista così può

davanti, non vedendo nessuno più die-

stende gli animi, il gruppo reagisce bene

sembrare una lezione di recupero, un

tro di sé, si ferma finche non arriva-

alla stanchezza, mostrandosi ottimista e

ripasso. Niente di tutto ciò, Domeni-

no tutti, il tempo di qualche battuta e

generoso, condividendo battute di spi-

co propone questa lunga escursione

via prima che il Signor Freddo si faccia

rito, il tutto a favore di una situazione di

come una gita tra amici, non come

sentire.

benessere generale. Mezz’ora seduti al

una competizione. Ben detto, al Maloja,

Il gruppo di fondisti è composto da

sole come lucertole poi, di comune ac-

il tempo di cambiarsi e raffreddarsi e

quattro uomini e due donne, e pro-

cordo, si conviene che è ora di partire,

via. Uno dopo l’altro i sei si infilano su

prio una di queste per un attimo lascia

e via verso una nuova discesa, un falso

quel grande piano ghiacciato che una

la compagine in apprensione per una

piano ed ecco i Sei alla tanto temuta

settimana prima li vide protagonisti di

fortuita caduta, prontamente gli amici

distesa di Samedan. Non vi sono punti

una epica impresa. Sarà il freddo, sarà

offrono il proprio conforto e due mani

di riferimento a realizzare di quanto si

il bel posto, sarà quel che sarà, ma alla

esperte rimediano al dolore. Avanti,

progredisce, è molto accentuata la sen-

fine dei primi dieci chilometri il grup-

sempre avanti! Ora bisogna che ognu-

sazione di essere fermi nonostante gli

po mantiene la media oraria della gara,

no dimostri la propria tecnica sulle sa-

sforzi, l’ambiente è piatto e monotono,

con grande soddisfazione di Domenico

lite soprastanti Sankt Moritz. In questo

ognuno in quel vuoto si lascia riempi-

per poi scendere di nuovo a tutta bir-

propone di ripartire per sfruttare il bel

giare al caldo. Si scopre che Mimmo ha

e della Tabella di Marcia. Lungo le piste

tratto la pista si snoda in un bellissimo

re dai propri pensieri, tanto che in men

ra. La pista è domata, la velocità per un

tempo che rimane. Comincia così il bel

conoscenze a Zernez, un’osteria è quel

non vi è alcuno, un cagnolino con pa-

bosco, si sviluppa in un leggero sali-

che non si dica si arriva al salitone di

attimo distacca di due o tre metri tutto

percorso nel bosco sopra Zuoz, un sa-

che ci vuole. Seduti al tavolo di fron-

drona al seguito, nulla più. Il gruppo si

scendi, tratto molto bello da percorrere,

Zuoz.

ciò che è razionale, è solo un momento,

liscendi dinamico e veloce, a tratti ac-

te ad una zuppa engadinese, birra e

ricompatta e, durante una breve pausa,

in silenzio, ognuno col proprio passo.

La ripidità è quasi eccessiva, richiede

breve, ma di grande leggerezza. Giunti

compagnati dal saluto del trenino che

acqua, le rigidità (termiche) dell’impresa

constata che, dei 12mila che hanno già

Si sentono solo i respiri e gli sci che

concentrazione, ma pian pianino tutti

al piano, sul volto di ognuno gli occhi

corre parallelo alla pista, la neve è abba-

si sciolgono in una calda atmosfera di

percorso la Skimarathon, nessuno ne

scheggiano la pista. Il tratto fiabesco

raggiungono la cima di nuovo immersi

lucidi e, forse, la percezione di essere

stanza ghiacciata, le salite impegnative,

amicizia. La saletta è perlinata in legno,

avrebbe percorso un’altra una settimana

poi si conclude con la temuta disce-

nel bosco; sia chi pattina, sia chi fa al-

tornati per un attimo ragazzini.

il sole ormai è velato da nubi sempre

in un camino bruciano grossi ceppi,

dopo. Ebbene, sei di quei 12mila sono

sa di Staz, un respiro e via, scendono

ternato, in questo tratto si lascia cullare

più spesse, comincia a fare freddo, sarà

fuori comincia a fare buio, ci si sen-

su quelle stesse piste a ribadire l’italica

velocemente, alcuni alberi sorgono nel

dal morbido saliscendi, una curva di qua

la stanchezza. Ogni componente del

te vicini, si respira un’aria di benessere,

tenacia.

mezzo della pista, o forse il contrario,

una di là, e su e giù, ed eccoli arriva-

L’animo è leggero, le forze pure, ma

gruppo conforta l’altro, le gambe un po’

partono i brindisi, alla salute, alla neve,

La giornata è ben soleggiata, fa fred-

e in un batter d’occhio ecco Pontre-

re nei pressi di una casetta ristorante.

sempre avanti bisogna andar, raggiun-

rigide, si aspetta di essere tutti insieme

all’amicizia, emergono discorsi di ogni

do il giusto e non c’è vento, la compa-

sina, meta sospirata della prima pausa

Qui comincia una delle più belle discese

to Zuoz, al riparo di una casetta, si ap-

per l’ultima discesa, molto lunga, stret-

sorta, ma ridere in compagnia è la cosa

gine conversa del più e del meno, se-

ufficiale.

da fondo dell’Engadina, ma il gruppo lo

pronta il secondo bivacco ufficiale, in

ta e tortuosa, ma che al suo termine

più bella che ci sia.

sa e per di più la pista è sgombra, uno,

orario rispetto la Tabella di Marcia. Il

conduce nella rilassante piana di Zer-

due e giù, giù, a uovo dentro i binari -

sole scalda ancora, si notano alcuni cirri

nez. Poche centinaia di metri, ed ecco

Si bivacca all’aperto, seduti al sole,

ghiacciati - così da aumentare la velo-

da Ovest, segno che il tempo sta cam-

giungere uno dopo l’altro Vittorio, Te-

appoggiati a una casetta di legno.

cità, si viaggia sui 60 km/h, si trattiene

biando. Ci si stringe l’un l’altro, al riparo

resa, Daniele, Elena, Domenico e Marco.

Ognuno prende posto, cala il silenzio,

il fiato, l’aria è gelida, sguardo fisso in

del vento, a dar fondo alle ultime prov-

Stanchi e freddi si abbracciano, la

gambe distese, occhi socchiusi, tutti

avanti, si supera una gobbetta di slancio

viste. Domenico, di collegio col gruppo,

traversata è compiuta, è ora di festeg-

gno dell’ottimo buonumore di cui gode. Ogni tanto a qualcuno vien voglia di

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Sci di Fondo

Bivacco

L’abitato del Maloja, partenza della maratona (foto Chiara Spinelli)

Leggerezza

Sci di Fondo

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SULLE TRACCE DI ANTONIO STOPPANI

Percorsi fra montagna scienza ed arte in Lombardia e Canton Ticino di Adriana Baruffini

É

il titolo della mostra realizzata nell’ambito di un progetto interreg di cooperazione transfrontaliera Italia-Sviz-

zera che ha visto il CAI Lecco collaborare con con altre due associazioni del territorio, Mikrokosmos e Associazione Amici dei Musei del territorio Lecchese, . Titolo del progetto: “Confini d’incontro.

Vie condivise d’arte, storia e tradizioni fra Lombardia e Canton Ticino”; obiettivo: sviluppare nel biennio 2012-2013 una rete di itinerari di turismo culturale fra Lombardia e Canton Ticino. Il CAI ha realizzato una parte del progetto intitolata “La via dei monti” e le vie condivise sono diventate percorsi sulle tracce di Antonio Stoppani, personaggio profondamente legato alla città di Lecco e alla storia del CAI di cui è stato uno dei pionieri. Una scelta che vuole essere anche un contributo di memoria per i 150 anni del CAI che ricorrono proprio nel 2013. Nato e sepolto a Lecco (1824 - 1891) l’abate Antonio Stoppani è stato sacerdote, patriota, naturalista e geologo insigne, autore di opere scientifiche e letterarie di successo, appassionato alpinista e fervente apostolo dell’alpinismo. Dalla vastità degli interessi da lui coltivati la mostra isola un tema, quello della passione per la montagna e per la scienza, e ne fa argomento di due sezioni che documentano il valore delle scoperte di Stoppani soprattutto in campo paleontologico, i suoi meriti alpinistici, l’impegno di divulgatore. I pannelli didattici si alternano a bacheche contenenti fossili, calchi, edizioni storiche ormai quasi introvabili delle principali opere di Stoppani (Paleontologie Lombarde e Il

Bel Paese), documenti provenienti dal Fondo Stoppani del Sistema Museale Urbano Lecchese.

E poiché il legame di Antonio Stoppani

Grigne di Esino Lario che ha messo a di-

con la montagna è anche amore del bello ed

sposizione le proprie collezioni di fossili, co-

elevazione dello spirito, la mostra dedica una

gliendo anzi l’occasione della mostra come

sezione all’arte con una carrellata di opere

un’opportunità per realizzarne l’inventario; il

(disegni, dipinti, sculture, fotografie) che in

Gruppo Mineralogico e Paleontologico La-

originale o in copia restituiscono l’immagine

riano; istituzioni e privati cittadini che hanno prestato delle ope-

dell’abate e ne alimentano il ricordo. Montagna, scienza, arte sono temi che spesso si intersecano all’interno della mostra. Così la sezione scientifica è arricchita da preziose opere di Giancarlo Vitali ispirate alle tavole da Les Pétrifications

d’Esino di Antonio Stoppani, che furono esposte alla mostra Le forme

del tempo nel centenario della morte del geologo (1991,

La mostra è stata curata da Andrea Tintori, ordinario di paleontologia dell’Università di Milano, per la sezione scientifica Tiziana Rota, storica dell’arte, per la sezione artistica Annibale Rota e Adriana Baruffini, referenti del CAI Lecco, per la sezione alpinistica E’ stata inaugurata il 5 ottobre con una presentazione nella sala conferenze del Palazzo delle Paure

re: la fondazione Mozzanica, gli artisti Giancarlo Vitali e Luisa Rota Sperti, il Signor Paolo Micheli che ha concesso un dipinto della sua collezione privata. I percorsi sulle tracce di Stoppani sono resi visibili da una grande map-

Aperta al pubblico dal 6 ottobre al 20 novembre presso le sale espositive della Torre Viscontea a Lecco

pa della Lombardia

A gennaio/febbraio 2014 sarà esposta a Lugano in collaborazione con il CAS Ticino.

di interesse scien-

e del Canton Ticino dove trovano posto i principali siti tifico e artistico e anche alcuni luoghi

Villa Manzoni, Lec-

emblematici

dello

co), perfettamente a

stretto rapporto del

loro agio accanto alle bacheche con i fossili

personaggio con le montagne, soprattutto

di Esino e ai bellissimi calchi di Lariosauro.

lecchesi.

Ma l’arte è presente anche nella sala de-

Una sorta di invito ai visitatori a mettersi

dicata al tema della montagna: riproduzioni

in cammino su quelle tracce con almeno un

di opere d’arte utilizzate come illustrazioni

po’ della passione e della curiosità che fe-

dei pannelli didattici, una fotografia storica

cero di Stoppani se non un grande alpinista

dell’abate appartenente alla collezione mu-

certamente un escursionista di valore.

seale del CAI Lecco e un ritratto recentemente eseguito da Luisa Rota Sperti. La realizzazione di questa mostra ha messo in campo molte sinergie. Con i il CAI

Nelle foto della pagina a fianco: alcuni momenti della presentazione e dell’inaugurazione della mostra (foto di Massimo Di Stefano)

di Lecco hanno collaborato il comune di Lecco; l’Associazione Amici dei Musei del territorio lecchese; il SIMUL che ha attinto al proprio Fondo Stoppani; il Museo delle

Appuntamenti

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RECENSIONI VITA ALPINA Carlo Negri e l’alpinismo lombardo d’antan di Alberto Benini

Sono diversi i motivi che muovono a interesse verso i Frammenti di vita alpina di Carlo Negri (19062003). Alcuni di questi sono chiari ancor prima di aprire il volume. Intanto perché la figura di Negri, inapparente forse, è di quelle centrali nella storia dell’alpinismo accademico ed in quella dell’insegnare ad andare per monti: dalla direzione della “Paravicini” di Milano, alla stesura del celebre manuale didattico dell’alpinismo, pubblicato per la prima volta nel 1943. Poi perché la cura di Marco Dalla Torre garantisce una cura meticolosa a materiali che sono generalmente trattati senza lo scrupolo che spetta loro. Insomma, inutile nascondere che molte pubblicazioni o ripubblicazioni hanno lasciato (e ancora lasciano) l’amaro in bocca: disinvolto uso delle fonti, tagli arbitrari. Oppure sono afflitte da grafiche approssimative e scoraggianti. E quindi trovarsi fra le mani un libro che è fatto come si deve, è già di per sé stesso un piacere. Un libro che assomiglia un po’ al suo autore nel suo aspetto sobrio, un po’ all’antica. E che è provvisto dei sussidi che un vero libro deve possedere: una cronologia, una bibliografia e la lista delle ascensioni compiute dall’autore, con le sue belle note, che permettono di collocare i fatti narrati nella giusta prospettiva storica. Sarebbe pretendere troppo un indice dei nomi (che sono tantissimi), ma sarebbe stato un accessorio certamente utile. Venendo al testo vero e proprio, le sorprese non mancano e sono tutte positive. Ci aspetteremmo racconti di impianto tradizionale, improntati a quella concretezza notoriamente un po’ burbera che era la cifra di Negri. Dal labor limae cui “Carletto” ha sottoposto i suoi vecchi e meno vecchi scritti, lavoro (“per via di levare”) durato fin quasi alla morte, espungendo brani ritenuti superflui e allestendo così (forse) inconsapevolmente la bozza del volume, vengono fuori invece diversi aspetti curiosi. Oltre, naturalmente, ai classici recit di imprese alpinistiche note e meno note (le scalate sui monti di Albania, del Pindo, dell’Epiro o ai Picos de Europa) o alla memoria di episodi significativi (la morte di Gianni Barberi sul Disgrazia o il ritrovamento sulla stessa montagna, molti anni dopo, dei corpi congelati di quattro alpinisti) incontriamo riflessioni interessantissime (e spesso assai ben scritte) sui luoghi attraversati e sulle genti incontrate. Lo mette in luce Dalla Torre già dalla sua introduzione, facendo notare la curiosità di Negri per aspetti che i suoi compagni certo non osservavano con eguale attenzione. Il testo che Negri ha allestito con tanta cura e che reca una sobria, ma a suo modo affettuosa dedica alla moglie, rivela uno sguardo osservatore “etno-antropologico” notevole: si tratti di un bazar, dei riti in cui gli alpinisti vengono coinvolti dalle popolazioni locali, di osservazioni colte al volo durante un trasferimento, Negri ne coglie con squisita attenzione gli aspetti anche meno evidenti, ritraendoli con un calore e una partecipazione dalle quali manca ogni sguardo di superiorità. Finissimo è poi il ritratto di alcune figure femminili, fra le quali spicca la bella india Lucy dalle splendide gambe e dagli “occhi neri incastonati in un visino bronzeo più che mai carino” incontrata e, forse, amata (finissima reticenza!) fra le cime del nord del Cile. L’intrecciarsi delle vicende delle cordate di Negri con quelle di altri alpinisti, sovente di primo piano, costituisce un altro motivo di interesse: è un mondo quello dell’alpinismo ad alto livello di quegli anni in cui ci si conosce tutti. Quindi ecco comparire, fra gli altri, i nostri Vitali, Cassin, Ercole Esposito (scritto “Rukin” invece di Ruchin), quest’ultimo ritratto ad arrancare con le sue gambette, su per la “sassonia” della Trubinasca e la Cin Corti. A proposito della Cin (che pur essendo milanese è un po’ nostra di elezione) ecco una curiosa, ma paradigmatica dimostrazione dell’utilità del confronto fra le fonti che libri così ben fatti rendono possibile. E permetta il cortese lettore una divagazione, solo apparentemente, personale. Quando Sergio Ghiraldini (grazie Lada, per questo e per tutto!) mi aveva regalato la copia della guida del Sassolungo, Catinaccio, Latemar appartenuta a Gigi Vitali ci eravamo domandati a chi corrispondesse quel “C. Corti” segnato da Vitali accanto al suo nome, sotto il tracciato della nuova via sulla Punta Emma. La risposta giusta era venuta, manco a dirlo, dal Giovanni Ratti (grazie Giovanni, anche di questo!): si trattava appunto di Mariadele Cin Corti. Ma si sa ogni testimonianza deve essere incrociata con altre, ed ecco qui (a p. 142) Negri e compagni che incontrano il Gigi e la Cin sullo spigolo nord del Crozzon di Brenta, pochi giorni prima che questi si trasferiscano al Catinaccio per aprire la loro via. Tornando in conclusione alla pagine di Negri, possiamo concludere che il libro è dunque anche un grande viaggio nell’alpinismo lombardo e getta anche un po’ di luce sul malnoto (ma assai fecondo) mondo dell’associazionismo alpinistico milanese degli anni ‘20 e ‘30, qui nello specifico riferendo della Squadra Alpinisti Milanesi, un sodalizio nel quale Negri fece le sue prime prove insieme all’ardimentoso Aldo Laus, caduto in seguito sulla Est del Rosa. In tal modo il quadro è (quasi) completo e credo, in conclusione, si possa affermare che abbiamo fra le mani una delle testimonianze più rilevanti e nel suo complesso originali, che abbiano visto la luce in questi ultimi anni. Carlo Negri FRAMMENTI DI VITA ALPINA Bellavite, 2013,

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Recensioni

MICHELE VEDANI SCULTORE di Giulia Faccinetto

All’interno del progetto interreg Confini d’incontro che promuove la valorizzazione del patrimonio storico-artistico dei nostri territori - e per iniziativa delle associazioni Amici dei Musei del territorio lecchese e Amici del Museo delle Grigne Onlus - si sviluppa il lavoro che ripercorre la vita artistica dello scultore Michele Vedani (1874-1969), presentato nel volume Michele Vedani scultore, testimone di un epoca realizzato, in due anni di studi e ricerche, da Tiziana Rota. E’ la seconda fatica che l’autrice dedica alla scultura all’aperto, dopo il volume Scultura all’aperto a Lecco e provincia pubblicato nel 2009. Milanese d’origine, formatosi all’accademia di Brera con Enrico Butti, Michele Vedani svolge la sua attività di scultore principalmente a Milano, dove si afferma come decoratore e scultore celebrativo soprattutto in ambito funerario e dove realizza una ricca produzione di bronzetti. Artista completo e grande comunicatore, si muove tra lo stile del realismo ottocentesco e quello tipico della scapigliatura milanese. Ma è in territorio lecchese che Vedani realizza il capolavoro della sua maturità, la Via Crucis di Esino Lario, opera che gli varrà la cittadinanza onoraria di quel comune cui era particolarmente legato. E’ proprio partendo dall’importanza di quest’opera che il volume si pone come obiettivo quello di ripercorrere le tappe della vita artistica dello scultore considerando i luoghi da lui attraversati. Nel nostro territorio la scultura di Michele Vedani celebra Antonio Stoppani, il grande intellettuale e scienziato lecchese della seconda metà dell’Ottocento, con la passione della montagna. Lo celebra in due occasioni: realizzando, nel 1926, il busto posto presso la Capanna Rosalba in Grignetta, e scolpendo il monumento a figura intera di Lecco, inaugurato nel 1927 e collocato nell’allora piazza dei Mille. Più liscia e formale la trattazione della scultura di piazza dei Mille, più libera e sciolta la realizzazione del busto che sorride al paesaggio delle sue amate montagne lecchesi. Sempre ai piedi della Grignetta possiamo ammirare un’altra opera di Vedani, il monumento all’Alpino. Posizionato all’esterno del Rifugio Carlo Porta ai Piani Resinelli, inaugurato nel 1925, il bronzo raffigura la tipica posa della vedetta che scruta, immobile, verso il varco di Balisio. Per il tema dei bronzetti l’autrice si avvale di un saggio di Matteo Crespi, mentre affida il ricordo dell’uomo e dell’artista a Carlo Maria Pensa, Gianfranco Scotti e Paola Baldassini. Il catalogo delle opere è realizzato da Catherine de Senarclens.

Tiziana Rota MICHELE VEDANI SCULTORE testimone di un epoca Amici dei Musei del territorio lecchese editore Amici del Museo delle Grigne onlus coeditore Lecco 2013

STORIA DI UN ALPINISTA di Anna Mazzoleni

Una bella biografia si legge volentieri, ancor più se conosciamo il protagonista del libro: da una parte ci sembra di vederlo nelle situazioni narrate, dall’altra ci stupiamo continuamente per tanti aneddoti e tanti dettagli che oltrepassano anche la più fervida immaginazione. Il bel libro di Christian Roccati, ricco di tante immagini e costruito con rigore – basta scorrere la puntigliosa bibliografia per rendersene conto – non trascura nemmeno l’infanzia: riesce a ricostruirne il clima e il modo di vivere di una Lecco che non c’è più e ci conduce con garbo ad immedesimarci nella mentalità di tempi ormai lontani. Ci incamminiamo con il giovane Luigino e percorriamo pian piano tutta la sua vita, compreso il lavoro, la famiglia, tutto quello che sta intorno alla pura vicenda alpinistica e che è il presupposto per poterla sostenere. Le celebrazioni del cinquantesimo dell’impresa del Mc Kinley hanno rinnovato il meritatissimo successo per Luigino Airoldi e per gli altri componenti della conquista della parete sud e ci hanno offerto la possibilità di tornare a parlare di questi grandi dell’alpinismo lecchese: forse ora giunti a quest’età matura hanno avuto finalmente tempo e voglia di raccontare meglio la loro esperienza. Ed è tangibile la viva simpatia che è in grado di suscitare nell’uditorio Luigino Airoldi quando viene invitato a raccontare dal vivo in tante serate questa e altre vicende avventurose che sembrerebbero mirabolanti, se non si fosse certi che sono accadute sul serio. Questa stessa simpatia traspare dalle pagine del libro, pur agile e asciutto: un volume che quindi ben figura nella raccolta di casa, destinato ad essere letto con piacere. Se dovrà prendere polvere è solamente perché verrà conservato a lungo, con l’affetto sorridente che tributiamo al personaggio che vi è raccontato.

Christian Roccati INSEGUENDO LA BREZZA Alpine Studio, Lecco, 2013

Recensioni

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LA SUD DEL MC KINLEY IN EDIZIONE FRANCESE di Adriana Baruffini

Un’edizione a cofanetto contenente un libro di 160 pagine e il DVD di due film è stata recentemente dedicata dall’editore francese FiligraNOWA alla spedizione lecchese del 1961 alla Sud del McKinley. Il libro è la traduzione di La Sud del McKinley di Riccardo Cassin, divenuto ormai un classico della letteratura alpinistica. Il DVD contiene la versione francese di due film: Mc Kinley parete sud: le immagini girate da Riccardo Cassin e McKinley 1961, storia di un’amicizia di Paola Nessi, prodotto nel 2011 dal CAI Lecco in collaborazione con la Fondazione Riccardo Cassin. Nel 2011, a 50 anni dalla prima ascensione vittoriosa di quella parete da parte della spedizione italiana guidata da Riccardo Cassin, i protagonisti ancora viventi di quell’impresa, Gigi Alippi, Romano Perego, Luigi Airoldi e Annibale Zucchi evocano con emozione e umorismo tutta la storia di quell’incredibile spedizione. Ecco come viene commentato questo lavoro da Luc Jourjon sulla rivista del Club Alpin Français. “La prima ascensione della parete Sud del McKinley nel 1961 da parte della squadra italiana guidata da Riccardo Cassin fu a un tempo una performance eccezionale e una storia semplice fra amici. Ciò che fa l’originalità di questo lavoro è quella sicurezza tranquilla che attraversa le immagini e il racconto dei protagonisti oggi simpatici ottuagenari. Niente sembrava poter smuovere la nostra banda di amici. Bisogna dire che con un tale capo (Cassin aveva già 52 anni nel 1961 e una solida esperienza dietro le spalle) i nostri giovani arrampicatori di Lecco, tutti sulla trentina, potevano sentirsi invincibili. Questo film, che associa immagini d’epoca e interviste recenti, trasmette il sentimento di un alpinismo felice e tranquillo, mentre l’evento ebbe un’immensa risonanza. Il presidente J-F Kennedy indirizzò un messaggio di felicitazioni a questa squadra che aveva scritto una bella pagina di storia sul punto culminante dell’America del Nord. Una spedizione che rimane ai nostri giorni un modello di innovazione, di impegno e di spirito di squadra. Il libro che accompagna le immagini permette di ritrovarsi nei dettagli di questa ascensione che fu un modello del genere”.

Riccardo Cassin MC KINLEY FACE SUD FiligraNOWA editore 2012

• Qualificato network di corrispondenti allʼestero

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Stilealpino

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• Fondata nel 1953

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DVD RICCARDO CASSIN. MC KINLEY FACE SUD FiligraNOWA, Cai Lecco, Fondazione Riccardo Cassin, 2012

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E’ in uscita il numero 22 di Stile Alpino, la rivista dei Ragni della Grignetta. Tutte le info sulla rivista, come sottoscriverla e dove acquistarla al sito dei Ragni http://www.ragnilecco.com

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STILE ALPINO la rivista dei Ragni di Lecco

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Ottobre 2013

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Partita Iva 00210750139 - Capitale sociale 300.000 i.v. REA Lecco N° 69916 - Reg. Imp. Lecco N° 00210750139


INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO

LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato:

AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1974”. Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo al 2014, potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.

. Socio Ordinario € 43,00 Socio Familiare € 23,00 Socio Giovane* € 16,00 (nati nel 1997 e anni seguenti)

Socio Vitalizio € 20,00 Tessera per i nuovi Soci € 5,00 Duplicato Tessera € 2,00 Variazione Anagrafica

IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO: In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 con pagamento in contanti, con assegno o con Bancomat In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) DEUTSCHE BANK, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, IBAN IT74I0310422901000000024150. c) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco, Codice IBAN IT07J0569622902000002154X06. Ricordiamo due facilitazioni per il rinnovo - La segreteria, nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, sarà aperta anche sabato dalle ore 15:00 alle 17:00 a partire da sabato 11 gennaio 2014. L’affollamento in genere è inferiore rispetto al martedì e al venerdì sera. - Il bollino può essere spedito per posta a domicilio, con un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali e di segreteria. Con il bollino verrà inviato il bollettino di c/c postale pre-compilato per il pagamento. I soci interessati dovranno contattare la Segreteria telefonicamente o per lettera. CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede resterà chiusa da sabato 21 dicembre 2013 a lunedì 6 gennaio 2014 per le vacanze natalizie

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QUOTE SOCIALI PER IL 2014.

L’Assemblea Generale dei Delegati tenutasi a Torino lo scorso maggio ha deliberato, su proposta del Comitato Centrale, le quote associative per il 2014 mantenendole invariate rispetto al 2013. Nella riunione del 10 giugno scorso anche il Consiglio Direttivo della nostra Sezione ha ritenuto di non apportare nessuna modifica. Riportiamo qui di seguito le quote sociali per il 2014

Informazioni

Lamberto Riva: Iscritto dal 1995, è stato consigliere del Cai Lecco e membro del Gruppo GEO. Parlamentare alla camera dei Deputati dal 1996 al 2001 e attento conoscitore dei bisogni del nostro territorio, è stato un animatore prezioso dell’associazionismo Giordano Dell’oro, ricordato nelle pagine dell’Alpinismo giovanile Amleto Locatelli, socio Cai dal 1988 Luigi Magni, iscritto dal 1945 Emanuele Riva, iscritto al CAI Lecco dal 1986 Antonio Caslini, socio Cai dal 1981 Daniela Mangiarotti, iscritta dal 1968 Ermanno Della Rossa, socio Cai dal 1951 Teodoro Merlini, iscritto dal 1967 Alessandra Spreafico, socia Cai dal 2006 Osvaldo Gheza, socio dal 1977, è stato istruttore di sci alpinismo Ai familiari degli scomparsi, la partecipazione affettuosa di tutta la sezione.

1,00

*Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.

IMPORTANTE

Ai Soci ritardatari ricordiamo che il rinnovo del tesseramento si intende operante dal giorno in cui la Sezione provvede a spedire alla Sede Centrale gli elenchi dei rinnovi. Il Socio che si tessera per la prima volta o che rinnova l’iscrizione dopo il 31 marzo viene considerato “assicurato” solo a partire dal giorno di trasmissione del suo nominativo alla Sede Centrale e non dal momento del versamento in sede della quota sociale. I Soci che avessero necessità di essere coperti “da subito” dall’assicurazione per il Soccorso Alpino, devono effettuare il versamento della quota sociale (più un contributo di € 2,00 per spese postali e di segreteria) a mezzo conto corrente postale. In questo caso la garanzia assicurativa decorre dal giorno successivo a quello in cui viene effettuato il versamento a favore della Sezione, che provvederà poi all’invio a domicilio del relativo bollino.

CONVENZIONI PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD te. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto di 5 Euro sul costo della tessera 10 ingressi adulto. Sconto di 20 Euro sull’acquisto dell’abbonamento annuale adulto. STUDIO PROFESSIONALE DI FISIOTERAPIA/OSTEOPATIA BARUTTA Corso Matteotti 9/B 23900 Lecco. Tel. 333-7291740; 333-4317764; Internet: www.studiobarutta.com Sconto del 20% per servizi di fisioterapia, consulenza fisioterapica, valutazioni fisioterapiche e trattamenti osteopatici. TAURUS – sport, calzature, pelletteria Erba Viale Prealpi 20 (Statale Como-Lecco) tel. 031-610540, Lecco Viale Brodolini (Bione-Rivabella) tel. 0341.420808, Carate B.za via Toti ang.via Borsieri tel. 0362-905333 E-mail Info@taurussport.com, Internet: www.taurussport.com Sconto del 10% ad esclusione dei prodotti Geox, Lacoste, Birkenstock , Fred Perry e sugli articoli già scontati o in promozione. ADDA SOCCORSO - Società cooperativa sociale O.N.L.U.S Sede operativa: Via Como, 41 - 23883 Brivio (LC) - Tel. 039 5320817 - Cell. +39 338 8139504 www.addasoccorso.it | e-mail: info@addasoccorso.it Servizi ambulanze: trasporto della persona allettata da e per strutture sanitarie, dimissioni opedaliere diurne, notturne e festivi. Assistenze domiciliari varie. Trasporto per località diverse. Emergenza/urgenza sanitaria. Sconto del 10% sulle tariffe applicate. RISTORANTE TETTO BRIANZOLO 23888 Perego Fraz. Lissolo (LC), tel. 039-5310002; 039-5310505 E-mail tettobrianzolo@tettobrianzolo.it, Internet: www.tettobrianzolo.it Sconto 5% sui menù a tema, sconto 10% su tutti i menù alla carta, escluso S. Natale, Capodanno, S. Valentino, Pasqua e Ferragosto.

DIMISSIONI E MOROSITA’

Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.

Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta. NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291.

Informazioni

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