RASSEGNA STAMPA DEL 13 APRILE 2019

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Portogruaro

LAVORI E’ stata realizzata anche una vasca in cemento armato che contribuirà al raddoppio della capacità complessiva di sollevamento

Sabato 13 Aprile 2019 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

Ecco la nuova super idrovora Addio ad allagamenti e disagi L’impianto tutelerà il territorio compreso `Permetterà di scaricare 5000 litri d’acqua tra San Michele al Tagliamento e Lugugnana al secondo nel canale Taglio grazie a 2 pompe `

Giovane scomparso: l’auto e le scarpe trovate alla Brussa `Continua la ricerca

di Alex Gerolin: si scandaglia il mare

SAN MICHELE Potenziata l’idrovora di “1 Bacino” che mette definitivamente in salvo il territorio al confine tra San Michele al Tagliamento e Lugugnana. L’impianto di via Pradis è stato inaugurato ieri mattina alla presenza del vice presidente della regione Gianluca Forcolin, del presidente e del direttore del Consorzio di Bonifica, rispettivamente Giorgio Piazza e Sergio Greco, nonché del sindaco Pasqualino Codognotto. Un’opera molto attesa dalla popolazione. “Il nuovo impianto di sollevamento permette ora di scaricare 5000 litri al secondo nel canale Taglio grazie a 2 pompe da 2500 l/s ciascuna - ha spiegato l’ingegnere Gregorio - incrementando la portata complessiva dei precedenti 3600 l/s agli attuali 8600l/s e facilitando così il deflusso dei principali collettori a scolo naturale a servizio delle zone agricole ed urbane poste a Ovest dell’abitato di San Michele al Tagliamento”. “Oltre ai canali Terreni Medi, Fanotti, San Filippo e Roggia Canalotto, verrà così potenziato anche lo scarico del canale Terreni Bassi, per un’operazione totale da 1.250.000 euro - ha spiegato Piazza - suddivisi fra Regione Veneto (550.000 euro), Comune di San Michele al Tagliamento (500.000 euro) e Consorzio di Bonifica Veneto Orientale (200.000 euro)”.

NUMEROSI I CANALI INTERESSATI ALL’OPERAZIONE DEL “PRIMO BACINO”: SI FACILITA IL DEFLUSSO DEI VARI COLLETTORI

PORTOGRUARO

SAN MICHELE L’inaugurazione della nuova idrovora (Foto Vinicio Scortegagna)

Nello specifico, gli interventi consisteranno nel potenziamento dell’Impianto Idrovoro del Primo Bacino – ovvero quello di San Giorgio in prossimità della località dell’ex zuccherificio Eridania - e nel collegamento dei canali Fanotti e San Filippo alla vasca dell’impianto idrovoro stesso. È stata realizzata, inoltre, una vasca in cemento armato di 10,60 metri per 11,80 profonda 5,50 metri, la quale insieme alle due nuove elettro-pompe contribuirà al raddoppiamento della capacità complessiva di sollevamento delle acque del vecchio impianto idrovoro. Con l’installazione delle suddette pompe il sistema di bonifica sarà in grado di far fronte a precipitazioni con tempi di ritorno di 50 anni. Marco Corazza © RIPRODUZIONE RISERVATA

Si inaugura il centro di fisiokinesiterapia PORTOGRUARO Nell’ex sede dei Servizi sociali una nuova struttura convenzionata, specializzata in medicina fisica e riabilitazione. Viene inaugurata oggi, sabato 13 aprile, alle 11, la nuova sede del Centro di Fisiokinesiterapia CFKT. Il Centro dispone di sedi a Jesolo e Treviso, inaugurate nel 1964, e una a Mogliano Veneto, aperta nel 2000. Il Centro è specializzato nell’erogazione di prestazioni di medicina fisica e riabilitazione ed è accreditato con il Servizio sanitario nazionale. Ciò significa che l’utenza portogruarese,

ma anche per chi arriva dal trevigiano e dal vicino Friuli Venezia Giulia e necessita di riabilitazione, troverà in questa struttura nuovi e confortevoli spazi che consentiranno anche di ridurre delle liste d’attesa del servizio sanitario. Per presentare la nuova sede, nata dalla completa ristrutturazione dell’immobile posto in via Arma di Cavalleria 7, interverranno l’amministratore unico Giorgio Piovesan, il direttore generale dell’azienda Ulss 4, Carlo Bramezza; il vicesindaco di Portogruaro e assessore ai Servizi Sociali, Luigi Toffolo. Seguirà la visita della struttura e un brindisi conviviale. (t.inf.)

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L’auto e le scarpe abbandonate alla Brussa di Caorle, ma di Alex Gerolin non c’è alcuna traccia. Eppure il 22enne di Portogruaro scomparso l’altra mattina dal posto di lavoro sarebbe stato visto in tutta Italia. Dopo che il Gazzettino ieri ha lanciato la notizia della scomparsa, si sono mossi media nazionali e nella rete la segnalazione di ricerca è diventata virale. Il tam tam che dovrebbe aiutare gli investigatori a trovare il giovane operaio della “Atena” di Gruaro di fatto ha scaturito centinaia di segnalazioni che i carabinieri di Portogruaro, diretti dal luogotenente Corrado Mezzavilla, hanno valutato una ad una. Sono stati proprio i militari dell’Arma a trovare ieri mattina la Lancia Ypsilon di colore rosso con cui Alex si era allontanato giovedì mattina. Era parcheggiata alla Brussa di Caorle, l’oasi naturalistica tanto amata da chi cerca relax e punta ad isolarsi dal mondo. In auto sono state trovate anche le scarpe del giovane. Da ieri sono stati mobilitati decine di soccorritori, giunti da tutti il Nordest, per trovare Alex. In campo i Vigili del fuoco dei Comandi di Venezia, Udine, Pordenone, Padova e Treviso che hanno setacciato tutte le campagne a cavallo di Veneto e Friuli Venezia Giulia. Con loro anche la Protezione civile del Distretto del Portogruarese, giunta anche con i cani molecolari, gli stessi carabinieri, la polizia. Mobilitato anche il personale dell’azienda dei trasporti Atvo e i colleghi friulani di Saf, al quale è stata inviata la foto del 22, nella speranza che il ragazzo si fosse spostato con i mezzi pubblici. Proprio tra le prime segnalazioni giunte ai carabinie-

ri vi era quella di alcune persone che sostenevano di averlo visto a Lignano. Una pista che era stata registrata dai carabinieri tra le più attendibili, purtroppo senza alcuna conseguenza. Oggi si aggiungeranno alle ricerche anche i sommozzatori che scandaglieranno il mare antistante la Brussa, anche se i soccorritori puntano a trovare il 22enne per riportarlo a casa. Ieri pomeriggio c’è stato un incontro a casa di Alex tra i carabinieri e la mamma per fare il punto, mentre il papà si è unito alle ricerche. Il 22enne l’altra mattina si era recato al lavoro regolarmente, salvo lasciare a casa lo smartphone, per iniziare il turno alle 6. Dopo un’ora si ero però allontanato, senza alcuna motivo. Per i colleghi Alex è un bravo ragazzo che tende ad isolarsi ma senza alcun problema. Ora tutti sperano di abbracciarlo al più presto. M.Cor.

OGGI ENTRANO IN AZIONE ANCHE I SOMMOZZATORI: IL 22ENNE SI ERA ALLONTANATO DAL LAVORO

SCOMPARSO Alex Gerolin


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Nordest

Candidatura Unesco del Prosecco Il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni attacca la Regione «Riconoscimento Unesco per le Colline del Prosecco: imposto al territorio»

Sabato 13 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Gardini: «Lascio Forza Italia, è in agonia» `Critica la decisione dell’accordo con la Sud-Tiroler Volskpartei L’europarlamentare padovana contraria alle scelte fatte «Tajani è il becchino del partito, Berlusconi non se lo merita» «Se perdiamo il nostro candidato a Nordest, non esistiamo più» `

Donazzan: «Fa bene, visto cosa dice Svp sul tricolore»

L’INTERVISTA PADOVA «Non ci sto. Vado via». Elisabetta Gardini, eurodeputato di Forza Italia dal 2008 e capo delegazione a Strasburgo, ha annunciato che lascia il partito. La decisione segue i suoi tormenti sulla candidatura alle europee. Forza Italia infatti ha stretto un accordo con la Sud-Tiroler Volskpartei che sostiene il candidato Herbert Dorfmann nel collegio Nordest. Questo significa che in base alla tutela delle minoranze se raggiungesse (e lo farà facilmente) almeno i 50 mila voti, verrebbe eletto lui per primo. Forza Italia però dovrebbe superare il 12 per cento per avere il secondo seggio, appannaggio della Gardini, tolto Berlusconi capolista. Impresa quasi impossibile. Uno schiaffo al partito? «Se perdiamo quello che potrebbe essere il nostro unico rappresentante nel territorio del nordest non esisteremo più. E farlo per cercare di ottenere uno 0,3 per cento in più al Sud è il suicidio». Perché Fi stima di avere un seggio in più con i resti al Sud? «È la linea di Tajani ma gli ho spiegato che è perdente. E poi questo partito è nato nel nord, che è la sua culla. Come si può fare una cosa del genere? Chi lo andrà a votare? Quelli della Lega e Sernagiotto dei Conservatori e riformisti lo stanno già sottolineando. Regaleremo il seggio per l’impero austro-ungarico? E poi in nome di che cosa? Gli altri hanno già detto che si tratta solo di un patto tecnico e non politico. Mani libere dal giorno dopo. Insomma siamo un taxi. Invece il nordest non avrà più un rappresentante nel Ppe che sarà sempre più di centrodestra e meno cristiano social-democratico come vuole Tajani». Colpa del presidente dell’europarlamento che è anche vicepresidente del partito? «Certo. Ad esempio arroccarsi al sud è un altro errore tecnico. Così come sminuire l’auto-

«SIAMO NATI AL NORD E ARROCCARSI AL SUD È UN ERRORE TECNICO. INOLTRE NON SI PUÒ SMINUIRE L’AUTONOMIA»

LA POLEMICA VENEZIA Elisabetta Gardini lascia Forza Itala? «Fa bene»: parola di un’altra ex come Elena Donazzan. Collegando la scelta dell’europarlamentare all’accordo elettorale tra il partito azzurro e la Südtiroler Volkspartei, l’assessore regionale segnala la contrarietà della stessa formazione altoatesina all’alzabandiera proposto dagli Alpini in occasione della Festa della Repubblica. «L’Svp non merita di essere rappresentato in Europa, tanto meno con i voti degli italiani», tuona l’attuale esponente di “Amo il Veneto”.

«NON ESISTE UN LUOGO DI CONFRONTO, CI HO PROVATO IN TUTTI I MODI. COSÌ BUTTIAMO A MARE IL LAVORO DEI MILITANTI»

LA BANDIERA

tri in altre capitali senza consultare l’Italia o addirittura contro, a volte». Che farà? Si parla di una sua adesione a Fratelli d’Italia o alla Lega... «Guardi ho dato 15 anni della mia vita a Forza Italia lasciando un lavoro che mi piaceva. Adesso sono una convalescente. Ci vorrà del tempo». Che cosa rimpiange del partito che ha conosciuto? «Mia madre che nel ‘94 andò in giro con il bandierone a fare il carosello in auto. Ecco quello che voleva dire essere un partito popolare». Mauro Giacon

Il caso nasce dalle parole di Hannes Unterhofer, vicepresidente del consiglio di circoscrizione “Don Bosco” di Bolzano e rappresentante della forza sudtirolese, contro la cerimonia del tricolore proposta dall’Ana per una festa che coinciderà con la ricorrenza del 2 giugno. Donazzan è furiosa: «Vergognoso, assurdo. Un attentato all’unità della nazione ed un vilipendio alla nostra bandiera nazionale visto l’oltraggio al primo emblema del nostro Stato. Solidarietà e vicinanza agli Alpini che si erano fatti promotori di questa bella e giusta iniziativa, e che esorto a proseguire in questa direzione». Di qui l’appoggio all’eurodeputata: «Se ai rappresentanti dell’Svp danno così fastidio l’Italia ed il tricolore, vadano pure altrove. Bene ha fatto Elisabetta Gardini a non accettare l’imposizione di un apparentamento con il Südtiroler Volkspartei per le prossime elezioni europee che andrebbe a regalare a questi soggetti un seggio quasi sicuro a Nordest». (a.pe.)

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«HO DATO QUINDICI ANNI ALL’IMPEGNO POLITICO LASCIANDO UN LAVORO CHE MI PIACEVA, ADESSO SONO CONVALESCENTE» nomia come fa la Carfagna. Siamo all’agonia e il presidente Berlusconi non la merita davvero per quello che ha fatto». Poteva confrontarsi? «Non esiste un luogo di confronto. Ho provato in tutti i modi. Ma così buttiamo a mare anche il lavoro di militanti, giovani, amministratori locali, sindaci, di tutte le persone che potrebbero riallacciare i contatti con i nostri territori e invece sono stati umiliati e hanno lasciato. Così siamo distanti dagli elettori e imbellettati in televisione». Che futuro può avere un partito come questo? «Nessuno. Tajani è il becchino di Forza Italia. La seppellirà

con le europee. Ha tradito la fiducia di Berlusconi raccontandogli qualcosa che non c’è più e ora ha preteso che non si candidasse al centro Italia e non accettasse la Mussolini. Farà crollare il quorum e questo sarà il suo secondo disastro dopo le liste del 4 marzo». Ma qual è il male oscuro di Fi? «I caporaletti-capi di cui la gente ha paura, perché pensano che possano far del male. Non c’è lealtà in questi esseri nè riconoscenza verso Berlusconi, troppo buono. Ma siccome il caporaletto-capo ha deciso così non resta che bisbigliarsi il disagio nelle orecchie. Ma io non so-

no fatta così». Qualcuno dice che se ne va perché non aveva la certezza della rielezione... «Un momento. Queste sono elezioni che si vincono con le preferenze, non c’è niente di scontato. Io qualcuna ne avrei portata (67mila nel 2014) perché lavoro per il territorio. Può tradurre il senso del suo lavoro? «Ho sempre cercato come capogruppo di non esser mai connivente con persone e forze che tentassero di mortificare la forza e il ruolo del nostro Paese. Quella linea non c’è più, sostituita da una accettazione critica e supina di decisioni prese da al-

Europee al femminile tra ritorni, sconfitti e uscenti EUROPEE VENEZIA «Una bella squadra competitiva e un bel gruppo di donne eterogenee». È soddisfatta Alessandra Moretti, consigliera regionale Pd, che con la sua candidatura alle Europee conta di riprendesi lo scranno occupato fino al 2015. Glissa sul fatto che il suo nome appare solo in quintultima posizione nella lista della circoscrizione Nordest presentata dal Partito Democratico - «la posizione conta poco, ognuno si gioca la sua partita con armi proprie» - ma esorta in futuro a rispettare l’alternanza uomo donna. «L’appello che mi sento di fare - afferma - è che gli elettori su tre nomi scelgano due donne». E se deve dare un suggerimento ol-

tre al suo nome, ovvio, fa quello di Laura Puppato «senza nulla togliere alle altre, ma tra venete cerchiamo di fare squadra». È infatti quello di Laura Puppato un ritorno, l’ex sindaco di Montebelluna e senatrice fino allo scorso anno, sempre per il Partito democratico, conta di riprendersi uno spazio di pregio alle Europee anche se nella lista occupa solo l’ultima posizione.

ALESSANDRA MORETTI QUINTULTIMA NELLA LISTA PD: «LA POSIZIONE NON CONTA, SI GIOCA CON LE PROPRIE ARMI»

LE RICONFERME È invece una riconferma quella della vicentina di Bassano del Grappa Mara Bizzotto. L’europarlamentare uscente ritorna in lizza con la Lega per conservare il suo posto nell’Europarlamento. Un’opportunità che sembrava inizialmente potesse essere messa a disposizione della collega di partito Silvia Rizzotto, capogruppo in Regione per la lista “Zaia presidente” che invece ha preferito declinare la proposta per poter finire il suo mandato in Consiglio Regionale. La Bizzotto, ricordiamo, è stata protagonista di un acceso battibecco con l’ex ministro Carlo Calenda capolista alle Europee per il Pd e proprio la leghista aveva attaccato: «Più Calenda viene in Veneto a criticare Salvini e più la Lega

prende voti». Altre due donne, invece, le più votate alle Parlamentarie europee del Movimento 5 stelle. A Nordest i due nomi che hanno ricevuto il maggior numero di preferenze in Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna sono rispettivamente quelli di Viviana Dal Cin che ha preso 909 voti e Alessandra Guatteri che ne ha presi 873. Viviana Dal Cin, nata a Vittorio Veneto e residente a Trieste, era stata la prima dei non eletti alla Camera e ora si è riscatta dopo il successo ottenuto nelle Parlamentarie europee del movimento. Anche se il vaglio finale dei nomi dovrà avere l’imprimatur del vice-premier Luigi di Maio. r.ian. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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CANDIDATE Dall’alto Moretti, Puppato, Bizzotto e Dal Cin


PADOVA

SABATO 13 APRILE 2019 IL MATTINO

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I cantieri della sanità

Nuova Pediatria c’è il via libera al progetto da 61 milioni di euro L’Azienda ospedaliera approva il fabbricato da otto piani A fine mese apre il cantiere per demolire la Pneumologia Elena Livieri Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Università di Padova Luciano Flor ha formato la delibera di approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica della nuova Pediatria. Un passaggio fondamentale che assicura il via libera alla progettazione esecutiva e quindi alla gara di appalto per i lavori. Il progetto ha subìto importanti modifiche rispetto alla prima versione, riuscendo a soddisfare tutte le esigenze prospettate dai professionisti dell’area pediatrica che si sono confrontati nei mesi scorsi con quelli dello studio di progettazione Striolo Fochesato & Partners. Via libera anche all’aumento di spesa di circa 7 milioni rispetto ai 54 iniziali. IL PROGETTO

Il primo studio di fattibilità tecnico-economica era stato approvato dall’Azienda ospedaliera a fine marzo 2017 ed era stato finanziato dalla Regione Veneto con 53, 685 milioni di euro di cui 35,980 destinati ai lavori. «Nella fase di redazione del progetto si è svolto un approfondito esame delle necessità assistenziali per il nuovo fabbricato svolto insieme ai clinici dell’area pediatrica coinvolti» si legge nella delibera, «e sono stati valutati con precisione gli spazi e le dotazioni di ogni reparto, secondo logiche che hanno privilegiato i percorsi e i livelli assistenziali». Da

nelle stagioni della vita

qui l’esito dello studio che ha portato a sviluppare una ipotesi condivisa sempre rispettando i vincoli edilizi esistenti. Il progetto prevede un fabbricato di otto piani oltre a una porzione seminterrata per una superficie totale di 19.715 metri quadrati. È prevista la realizzazione di un corpo di collegamento con il nuovo fabbricato che sostituirà l’esistente Divisione ostetrica. Verrà sfruttato il volume già scavato sotto il livello stradale a livello del seminterrato dell’esistente Pneumologia (sul cui sedime sorgerà la nuova pediatria) come spazio tecnico e logistico. Le scale antincendio vengono realizzate all’esterno del

Il dg Luciano Flor punta a pubblicare il bando europeo per i lavori entro fine anno volume principale. VANTAGGI E COSTI

«Tali scelte progettuali» continua la delibera, «sono volte alla massimizzazione degli spazi sanitari e funzionali all’attività clinica e assistenziale all’interno del volume principale, portando al di fuori di esso l’impiantistica e le vie di fuga. Inoltre si è privilegiata la possibilità di realizzare adeguati spazi accessori dedicati ai pazienti pediatrici e alle famiglie con aree gioco, aree per la scuola e aree per i caregiver». Tali scelte

hanno permesso di incrementare di 1.079 metri quadri le superfici per attività sanitarie e assistenziali. Il costo della Pediatria è però lievitato di 7,450 milioni di euro, somma che l’Azienda ha chiesto alla Regione e che la Commissione per l’edilizia (Crite) ha approvato nelle scorse settimane. Il costo dei lavori di realizzazione che inizialmente era di 35,980 milioni sui 53,685 totali, è salito a 43,430 milioni. IL CANTIERE

Procedono nel frattempo i lavori per svuotare la Pneumologia in modo che entro la fine del mese possa iniziare la demolizione dell’edificio. «Abbiamo aperto il cantiere per lo smontaggio della scala antincendio, intervento che inizierà mercoledì prossimo» conferma il dg Flor, «e stiamo procedendo con lom svuotamento dell’edificio con gli ultimi mobili da portar via, gli infissi che recuperiamo perché si tratta di porte di pregio che possono essere riutilizzate, quadro elettrici e corpi illuminanti. Ci vorranno altre tre settimane per concludere. A fine mese» assicura Flor, «arriva la ditta per dare corso alla demolizione». Di pari passo procede l’iter di progettazione che dovrà approdare alla fase esecutiva per poter bandire entro fine anno o al massimo entro l’inizio del 2020 la gara europea per l’assegnazione dei lavori di costruzione della nuova Pediatria». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

Un rendering di come sarà la nuova Pediatria secondo il progetto dello studio Striolo Fochesato & Partners

nel monoblocco

Immunotrasfusionale a breve il bando lavori Un altro progetto dell’Azienda ospedaliera Università di Padova procede a passi spediti verso la sua realizzazione. Il direttore generale Luciano Flor ha infatti approvato nei giorni scorsi il progetto esecutivo del nuovo Centro immunotrasfusionale. La struttura sarà realizzata al terzo piano del Monoblocco nell’area di via Giustiniani. Il progetto definitivo era stato approvato lo scorso novembre per un importo complessivo di 3 milioni 250 mila

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euro. Successivamente si era reso necessario recepire alcune prescrizioni imposte dalla Commissione tecnica regionale in sede di progettazione esecutiva. Tali prescrizioni non hanno comportato, comunque, modifiche di spesa. «Ora che è conclusa la fase progettuale del Centro immunotrasfusionale» assicura il direttore generale Flor, «ritengo si potrà procedere spediti per la gara di appalto per dar corso in tempi rapidi ai lavori di realizzazione».

Il reparto è costretto da anni in spazi ristretti, in una stanza troppo piccola e male illuminata, collocata a fianco del Pronto soccorso centrale. L’Unità immunotrasfusionale, guidata dalla dottoressa Giustina De Silvestro, è di fatto la banca del sangue dell’ospedale: svolge servizi di raccolta, lavorazione e distribuzione di emocomponenti. Compie analisi immunoematologiche, indagini di tipizzazione per la compatibilità e terapia aferetica. La Commissione per gli investimenti in edilizia della Regione aveva approvato il progetto del Centro immunotrasfusionale nel 2015, insieme a quello della nuova Anatomia patologica che sarà realizzata nel Giustinianeo. — E.L.

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ATTUALITÀ

SABATO 13 APRILE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

I nodi del governo

Tria: «L’Italia non è un rischio globale» Il ministro dell’Economia replica alle affermazioni di Draghi e del Fondo monetario. Moscovici: Roma fonte d’incertezza sto così: «Rispetteremo gli obiettivi di deficit strutturale concordati, e forse raggiungeremo un risultato leggermente migliore». Il ministro ha detto che la revisione al ribasso delle stime sulla crescita non richiede una revisione degli obiettivi del governo, come il reddito di cittadinanza, e ha ribadito la determinazione ad evitare l’aumento dell’Iva, senza però chiarire quali alternative abbia in mente. Draghi nel suo intervento ha detto che «i venti contrari globali che continuano a pesare sulla crescita dell’area euro». Perciò «un ampio grado di

politica monetaria accomodante resta necessario, per salvaguardare le condizioni favorevoli di finanziamento e sostenere l’espansione economica». Poi ha aggiunto che «la minaccia del protezionismo e l’escalation delle tensioni commerciali hanno aumentato le turbolenze esterne sull’area euro. La cooperazione multilaterale è necessaria per ridurre le frizioni sul fronte commerciale e mitigare i rischi. Preservare scambi aperti è fondamentale per rafforzare il potenziale di crescita dell’economia globale». In questo quadro, «nell’area euro l’attuazione

delle riforme strutturali deve essere sostanzialmente accelerata», e «i paesi in cui il debito è elevato devono continuare a ricostituire accantonamenti di bilancio. Tutti dovrebbero rafforzare i loro sforzi per una composizione più pro-crescita dei loro conti pubblici». A margine dei lavori, Tria ha incontrato anche il collega americano Mnuchin, che ha giudico il colloquio «eccellente. Abbiamo parlato dell’economia italiana, dei nostri scambi commerciali e dei temi del G7. È stato molto produttivo». —

La leghista chiede tempi «più celeri possibili», il pentastellato frena: «Parola al Parlamento» Intanto anche la Regione Liguria chiede formalmente di intavolare una trattativa con governo

cientamento della spesa perché il sistema di finanziamento dell' autonomia passa attraverso il superamento del principio del costo storico per arrivare al costo standard e ai fabbisogni standard, sul solco di quella che è la legge sul federalismo fiscale». Il ministro Fraccaro, peraltro a conclusione di un incontro con il governatore lombardo Fontana, ha aggiunto che sull' autonomia «la decisione non compete al governo ma alle Camere e noi rispettiamo la divisione dei poteri. Ci siamo confrontati anche su questo con Fontana e condividiamo l'idea che debba essere il Parlamento ad affrontarlo e siamo sicuri che lo farà nel migliore dei modi, rispettando un referendum che è stato molto significativo». Fraccaro poi butta acqua sul fuoco delle polemiche per quanto riguarda il timing: «c'è un'autonomia da fare molto bene perché vogliamo che rispetti e favorisca la volontà espressa dai cittadini con un referendum e che abbia un percorso che rispetti anche il Parlamento». Ma, aggiunge, «se l'autonomia aspetta una settimana in più non ci sono problemi, l'importante è che la facciamo bene, rispettando i territori che la chiedono e la coesione nazionale». Tuttavia il governa-

tore della Lombardia pare pensarla in modo diverso, come del resto ha spiegato due giorni fa in Commissione parlamentare per le Questioni Regionali: «Si è trovata la strada dell'accordo Governo-Regioni - ha affermato quindi il Parlamento non può emendare un accordo che è stato raggiunto da altri». È intervenuto sui tempi anche Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: «Il problema ha tagliato corto - non sono i 30 giorni in più o in meno. Il problema è fare un bel progetto. L'autonomia è un treno che è partito, e non potrà deragliare. Su 20 regioni 17 hanno già avviato il percorso e non approvarlo significa restare fuori dalla storia». Una new entry nel plotoncino di regioni che per prime si approssimano all'autonomia è la Liguria, nonostante un primo annuncio in tal senso il presidente Giovanni Toti lo abbia fatto a novembre 2017. «Abbiamo consegnato formalmente al ministro degli Affari regionali Erika Stefani la delibera con la richiesta in via formale e ufficiale del percorso di autonomia diversificata della Regione Liguria», ha annunciato a Genova il governatore al termine di un incontro con la titolare di Via della Stamperia. —

dall’inviato Paolo Mastrolilli WASHINGTON. «L’Italia non è un rischio globale». È la risposta che il ministro dell’Economia Tria dà alle preoccupazioni circolate durante i Meetings del Fondo Monetario Internazionale, confermando che il nostro paese «rispetterà gli obiettivi strutturali concordati». Questo mentre il presidente della Bce Draghi lancia l’avvertimento per «i venti contrari globali che continuano a pesare sulla crescita dell’area euro».

Secondo Tria «i fondamentali non sono in crisi. Abbiamo avuto un rallentamento dell’economia quest’anno della stessa misura della Germania. C’è un importante rallentamento in tutta Europa: Italia e Germania rappresentano una buona parte del pil europeo, ma le stime dell’Fmi praticamente coincidono con le nostre». Per questa ragione, «non c’è bisogno di alcuna rassicurazione». Anche le banche italiane «hanno risentito della doppia recessione, ma il nostro sistema è uno dei più sani d’Europa. Non vedo nel sistema bancario un rischio per l’Italia e per l’Euro-

pa». Il commissario Ue per gli Affari economici, Moscovici, ha detto che «l’Italia sta soffrendo una situazione di stagnazione, se non di recessione. E la situazione italiana è fonte di incertezza per tutta l’Eurozona». Quindi ha aggiunto: «Chiedo all’Italia credibilità. Tutti devono rispettare le regole e gli impegni presi. È una questione di credibilità e sostenibilità. Noi Prenderemo le nostre decisioni sull’Italia sulla base delle nostre stime. La decisione sarà il 7 maggio, e dovranno tornare i conti sulla base delle nostre indicazioni». Tria gli ha rispo-

Autonomia, Stefani e Fraccaro ministri veneti su fronti diversi LA MAXI RIFORMA

l tema dell'autonomia rafforzata torna ad affacciarsi sulla scena della politica italiana. Il ministro per gli Affari Regionali, la vicentina Erika Stefani, ha colto l'occasione, ieri a Genova per la consegna da parte del presidente Giovanni Toti di una richiesta formale di avvio del percorso di autonomia anche per la regione Liguria, per ribadire che, nonostante la questione «non si possa risolvere nello spazio di mezz'ora», la tempistica in ogni caso deve essere «la più celere possibile». Pronta la replica del ministro dei Rapporti con il Parlamento, il trevigiano Riccardo Fraccaro, che ha ribadito l'importanza «che il Parlamento

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abbia la possibilità di esprimere la propria posizione»; poi «il governo e la regione ne prenderanno atto e troveranno un'intesa», ha osservato. In una giornata ricca di interventi su un tema che in qualche modo sta scaldando gli animi all'interno dell'esecutivo, il ministro Stefani è tornata a giudicare come «ovvio» il fatto che «c'è una dialettica all'interno del governo su quelle che sono richieste delle Regioni sull'impianto generale», ma ha tenuto altresì a ribadire, «vi è un contratto di governo che è molto chiaro». Del resto, ha sottolineato, «la richiesta di autonomia delle Regioni ubbidisce veramente a quelli che sono dei valori principe del contenuto della norma costituzionale». Anche perché, ha ribadito, l'autonomia «è una sfida di effi-

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VII

Venezia

Sabato 13 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Capo del personale licenziato La Cini ora dovrà riassumerlo Accolto il ricorso dell’ex responsabile ` Allontanato per “insubordinazione” delle risorse umane della fondazione al segretario generale: sarà risarcito `

ha licenziato senza alcun valido motivo: ora dovrà reintegrarlo al suo posto, versandogli un’indennità risarcitoria quantificata in dodici mensilità. La sezione lavoro del Tribunale di Venezia ha dato ragione a Mauro Frongia, direttore delle risorse umane della celebre istituzione culturale veneziana, conosciuta in tutto il mondo, con sede sull’isola di San Giorgio, condannando la Fondazione Cini anche a rifondere le spese di lite, quantificate in oltre 5mila euro. La sentenza è stata depositata ieri, a conclusione di un procedimento avviato nel maggio dello scorso anno dal legale di Frongia, l’avvocato Leonello Azzarini.

ci della Fondazione Cini e lo stesso Frongia. Nel corso della causa, attraverso gli atti, ma soprattutto le dichiarazioni dello stesso segretario generale, il giudice Barbara Bortot si è convinta di una realtà diversa. Frongia, in qualità di responsabile delle risorse umane, aveva tra gli incarichi quello di occuparsi del personale e, dunque, anche quello di effettuare un colloquio con la dipendente della cooperativa, al fine di valutare la possibilità di una sua assunzione o meno. Fu lo stesso Gagliardi ad invitare Frongia di verificare se la donna potesse essere legittimamente assunta, e il responsabile delle risorse umane concluse che tale assunzione «poteva destare dubbi di legittimità configurando un’ipotesi di intermediazione di manodopera».

LA VICENDA

IL GIUDICE

Il licenziamento risale al gennaio del 2018, a seguito di una contestazione disciplinare sollevata nel precedente mese di dicembre. A Frongia fu contestata una “palese insubordinazione” per aver dissuaso la dipendente di una cooperativa dal firmare qualsiasi proposta lavorativa proveniente dal segretario generale della Fondazione, Pasquale Gagliardi, nonostante sapesse che era intenzione di quest’ultimo procedere all’assunzione della donna, ritenendola una risorsa insostituibile, passando da una collaborazione esterna ad un’assunzione diretta. Comportamento ritenuto tale da far venir meno il rapporto fiduciario tra i verti-

Frongia, dunque, espresse apertamente alla dipendente della cooperativa i suoi dubbi, per poi parlarne con il segretario generale, il quale ha provveduto comunque ad assumere la donna. «Non risulta pertanto quella palese “insubordinazione” che avrebbe lasciato addirittura “sbalordito” il segretario generale», scrive il giudice rivelando «l’evidente insussistenza del fatto contestato, perché in realtà Frongia non ha affatto intenzionalmente violato alcuna direttiva della Fondazione». Il Tribunale non, invece, ha ritenuto sussistenti i presupposti per qualificare il licenziamento ritorsivo, come chiesto

LA SENTENZA VENEZIA La Fondazione Cini lo

` Artigani e albergatori

soddisfatti. Ugo Bergamo: «La Regione ha rimediato» OSPEDALE

SAN GIORGIO Una veduta della Fondazione Cini

IL CASO SCOPPIATO PER UN’ASSUNZIONE A MAURO FRONGIA SARANNO VERSATE DODICI MENSILITA’ DELLO STIPENDIO

da Frongia, non riuscendo «a comprendere quale sia il diritto esercitato dal lavoratore che ha scatenato l’illecita reazione datoriale». La Fondazione Cini, assistita dall’avvocato Giuseppe Sacco, potrà presentare ricorso in appello. Gianluca Amadori

VENEZIA Per una volta, l’unione ha fatto la forza a Venezia e ad esprimere soddisfazione per il mantenimento dell’ospedale Civile come presidio di primo livello sono anche le categorie economiche. È il caso degli albergatori, che attraverso il loro direttore, Claudio Scarpa, sono intervenuti su un cambio di rotta della regione che solo una decina di giorni prima sembrava improbabile. «Siamo felici che il turismo di Venezia, spesso bistrattato, una volta tanto abbia dato una mano alla vivibilità della città - commenta Scarpa il turismo, che già rappresenta una buona fetta dell’economia della città, è riuscito ad avere un ruolo importante nell’evitare il depotenziamento di una struttura fondamentale come il Civile e nel mantenere i servizi che l’ospedale della città merita. Sono quasi 8 milioni le persone che vengono a dormire a Venezia ogni anno - conclude molte delle quali sono anziane e hanno bisogno di qualità e sicurezza anche in fatto di assistenza sanitaria». Anche Gianni De Checchi, direttore della Confartigianato è felice per una prova di maturità dimostrata da tutta la cittadinanza e dalle aziende.

COMMERCIO

LA CERIMONIA

SAN MARCO Nel tondo, Daria Bignardi. Qui sopra, i famigliari dei laureandi attorno ai Caffè

Zoppas - l’università vi ha dato strumenti importanti e noi abbiamo bisogno di voi come persone che possono fare la differenza. Abbiamo bisogno di rinnovare l’immagine dell’Italia nel mondo». Ospite della cerimonia la giornalista Daria Bignardi che ha invitato i neolaureati a seguire il filo dei propri interessi, dei propri desideri, e anche delle proprie paure. «Rilke diceva che le nostre paure sono draghi a custodia dei nostri tesori più nascosti – ha spiegato Bignardi - Magari un giorno io vincerò la paura di guidare e scoprirò un tesoro. Questo è un pensiero ottimista: ci ho messo una vita ma ho capito che è molto più intelligente essere ottimisti che non esserlo. Quindi non solo emozioni, ma ragione. Le

emozioni muovono ma è la ragione che governa. Quando scoprirete la vostra strada non vi risparmiate, e godetevi la strada. Siate razionali nelle decisioni e irrazionali nelle passioni. Cercate l’avventura, l’esperienza, la poesia, l’ispirazione e la bellezza e applicatevi con disciplina a quel che credete giusto per voi». Dopo la consegna del premio Giuseppe Del Torre a Marco Do-

CERIMONIA DI CA’ FOSCARI CON VIGILANZA E GUARDIE PRIVATE PER EVITARE “INVASIONI”

nadon e Luise Manon Charlotte Bonvalet sono intervenuti i migliori studenti della sessione. Tradizionale il discorso di Neri Fucile, rappresentante italiano: «L’università si è dimostrata fin da subito un’alleata vincente nella mia scelta – ha affermato offrendomi numerose strade diverse e percorsi flessibili». Sorprendente la miglior studentessa straniera, Dunia El Mezouak, che ha rimpianto il fatto di aver dovuto interrompere un viaggio in barca in Indonesia per partecipare alla cerimonia. «Mi sono resa conto – ha detto – che sarebbe stato meglio non avere voti così alti, non sono poi così importanti». Daniela Ghio © RIPRODUZIONE RISERVATA

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«Penso che la vicenda dell’ospedale Civile sia una bella pagina della scena sociale e politica veneziana e veneta - dice - ognuno ha svolto il proprio ruolo. I cittadini hanno svolto il loro, dimostrando che Venezia è viva e vitale e non ci sta a essere considerata un paesello di secondo piano. Le minoranze facendo il ruolo che compete loro e infine l’amministrazione comunale che ha svolto a pieno il proprio ruolo di mediazione politica arrivando a un risultato atteso, ma non scontato senza queste componenti». Infine, reazione positiva anche per l’ex sindaco e assessore Ugo Bergamo, che ha deciso da poco di rientrare nell’agone politico. E, cerca di prendersi anche lui una parte di merito. «Prendo atto - afferma Bergamo - che finalmente la Regione e il presidente Zaia hanno rimediato all’affronto fatto alla città nel mese scorso, quando l’ospedale civile venne classificato al livello di “ospedale di base”, il più basso nel sistema ospedaliero del Veneto. La modifica delle schede ospedaliere, che attribuisce ora la più elevata qualifica di “Presidio ospedaliero di primo livello” avviene dopo che io stesso ho sollevato pubblicamente il problema il 22 marzo scorso e dopo la grande mobilitazione cittadina. Assicuro fin d’ora che io e il movimento civico “Venezia è Tua” continueremo a seguire con determinazione la situazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sisley apre a San Bortolo Nuovo Despar a San Marco

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lauree in piazza, “blindati” i Caffè VENEZIA Caffè “blindati”, ieri a San Marco, per la cerimonia di laurea dell’università di Ca’ Foscari, dopo l’invasione, lo scorso luglio, di parenti e amici dei laureati irrispettosi dei plateatici dei caffè di piazza che aveva costretto nella sessione successiva il caffè Florian a togliere i tavolini. Ieri la sorveglianza è stata aumentata e il plateatico dello storico caffè era presidiato da polizia municipale, dal servizio di sicurezza di Ca’ Foscari e da guardie giurate. Ad aprire la cerimonia, come di consueto, è stato il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi: «L’università siete voi – ha affermato, rivolgendosi agli 862 laureandi dei corsi triennali - avete svolto un pezzo importante della vostra vita. Fate valere ciò che avete imparato. Usate quella conoscenza e mantenetela viva. La curiosità è ciò che rende la vita interessante, potete dire di aver studiato in una delle migliori università d’Italia. Siamo orgogliosi di voi e voi siatelo di voi stessi». Quest’anno oltre al rappresentante dell’amministrazione comunale, il consigliere delegato Luca Battistella, a portare un saluto agli studenti è intervenuto anche il presidente di Confindustria Veneto Matteo Zoppas. «Oggi per voi c’è un cambio di vita importante – ha detto

Civile “salvato” le categorie: «Vince la città»

VENEZIA Nuove aperture com-

non si tratta di un’apertura diretta ma di una attività in franchising. Il nuovo minmarket ha una superficie di vendita di appena 130 metri quadri, servita da due casse; al suo interno trovano però spazio tutti i principali reparti alimentari, compreso un banco gastronomia, dando lavoro a 12 persone. Ovviamente il luogo si presta ad intercettare il numero sempre maggiore di turisti che pernottano in appartamento.

merciali tra San Marco e Rialto. Oggi in campo San Bartolomeo sarà inaugurato il nuovo store Sisley. Il negozio, proprio di fronte al Fondaco dei Tedeschi, è disposto su due piani e copre una superficie di circa 200 metri quadrati. «L’apertura del negozio di Venezia, proprio nel cuore della città, rappresenta una tappa © RIPRODUZIONE RISERVATA importante nel percorso di crescita e di consolidamento del marchio – commenta Paolo Battacchi, responsabile della business unit Sisley – Il marchio sta perseguendo una strategia commerciale che punta sulla presenza nelle principali città italiane ed europee, con punti vendita dalla forte identità e in location di prestigio. Quello di Venezia è uno store dal forte impatto emozionale dove i tratti distintivi del format Rich&Raw si intrecciano con elementi peculiari che richiamano la venezianità e rendono omaggio alla città». Poco distante, in campo della Guerra, ha invece aperto ie- SAN BORTOLO L’interno del ri il quinto punto vendita De- nuovo negozio della Sisley, spar a Venezia. Questa volta davanti al Fondaco

CAMPO DELLA GUERRA L’apertura del punto vendita Despar


VENETO ECONOMIA

SABATO 13 APRILE 2019 CORRIERE DELLE ALPI

Le assise della banca controllata da Crédit Agricole a Pordenone Marco Stevanato in cda, Enrico Zanetti a capo del collegio sindacale

FriulAdria continua l’espansione nel Veneto: Village dell’innovazione e nuove filiali retail L’ASSEMBLEA

Elena Del Giudice

«L

a nostra è una banca che da 108 anni continua a creare valore». Così Chiara Mio, presidente di Crédit Agricole FriulAdria, in apertura dei lavori dell’assemblea dei soci convocata ieri a Pordenone per esame e approvazione del bilancio 2018 e il rinnovo di consiglio di amministrazione e collegio sindacale. Obiettivi peraltro tutti raggiunti a stragrande maggioranza, con la conferma della Mio a presidente e di buona parte del Cda uscente e ricandidato, e l’ingresso degli imprenditori Marco Stevavato e Cristina Nonino (che si af-

La presidente Chiara Mio ieri con il dg Carlo Piana

confindustria-cerved

industria della plastica

fiancano a Ariberto Frassati, presidente di CA Italia, Michel Bonnes, Michela Cattaruzza, Robert Conti, Mariacristina Gribaudi, Olivier Guilhamon, Giampiero Maioli, Ceo di CA Italia, Jean-Guillaume Ménès e Fabrice Ferrero). Novità anche per il collegio sindacale con l’ingresso, e nomina a presidente, per l’ex viceministro Enrico Zanetti, affiancato a Primo Ceppellini, Andrea Martini e Francesca Pasqualin, sindaci effettivi, con Antonio Simeoni, sindaco effettivo espressione della lista di minoranza. Approvazione anche per i conti 2018 che confermano come l’anno archiviato sia stato assolutamente di rilievo per l’istituto di credito che ha realizzato un utile di 61,4 milioni di euro, +23% rispetto all’utile 2017, buona parte del quale riservato alla remunerazione degli azionisti che riceveranno un dividendo di 2,25 euro per azione, +22% rispetto a 1,84 euro dell’anno precedente (stacco della cedola il 24 aprile, pagamento dal 30 aprile). Il tema più citato negli interventi degli azionisti che si sono espressi in assemblea, ha riguardato proprio il valore delle azioni FriulAdria, quotate sul mercato secondario, molto al di sotto del valore di acquisto storico (attorno ai 50 euro), entrate nell’Hi-Mtf, poco più di un anno fa con un valore (di perizia) di 41 euro e oggi a 32,80. Un obbligo e non una scelta, quella della piattaforma, «che la normativa di riferimento ci ha imposto» ha ricordato il dg Carlo Piana.

Tornando ai numeri, CA FriulAdria conta 174 filiali, equamente divise tra Fvg e Veneto, e un piano di crescita della rete retail che riguarderà soprattutto il Veneto, regione nella quale la quota di mercato della banca è ancora piuttosto bassa, e non a caso è in Veneto che verrà attivato il 2° Village dell’innovazione di Crédit Agricole Italia dopo quello inaugurato qualche mese fa a Milano. Nel 2018 i ricavi si sono attestati a 324 milioni di euro, contro i 315 dell’anno precedente; il corso del credito è sceso da 46 a 34 milioni; l’utile, come detto è salito da 50 a oltre 61 milioni. In aumento il numero dei clienti, +15% il trend del digitale, +2% l’incremento complessivo con 27 mila nuovi clienti nell’anno. L’erogazione di mutui incrementa del +16%, gli impieghi del +2,6%. Ceduti 129 milioni di crediti Utp (inadempienze probabili) e 136 milioni di sofferenze; al netto di questa operazione l’incidenza dei crediti deteriorati è del 2,3% e la copertura supera il 63%. Ok dall’assemblea alle politiche di remunerazione sia del personale che del Cda (425 mila euro per quest’ultimo con una media di 33 mila pro capite). E alla richiesta di taglio dei compensi avanzata da un socio, Mio ha replicato che «il lavoro va remunerato». In apertura dei lavori è intervenuto il governatore del Fvg Massimiliano Fedriga, mentre Luca Zaia presidente del Veneto ha affidato i saluti a una lettera.— BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

«Le imprese del Nord rischiano di frenare » VENEZIA. Hanno corso e sono uscite dalla crisi, ma adesso il rallentamento fa paura. Il dato emerge dal quarto Rapporto Pmi Centro-Nord, curato da Confindustria e Cerved. Il trend di crescita delle Pmi del Centro-Nord fa registrare una decisa accelerazione fino al 2017, con una piena uscita dalla crisi, pur rimanendo ampie le differenze regionali. Ma diversi indicatori nel 2018 vedono suonare campanelli d'allarme, con aspettative per il 2019-2020 di una frenata ancora più brusca. Secondo le previsioni di Confindustria e Cerved, nel 2019 la crescita di fatturato e valore aggiunto delle Pmi analizzate dovrebbe dimezzarsi, con conseguenze evidenti sulla redditività: i margini dovrebbero crescere con tassi intorno all’1% e la redditività netta tornerebbe a contrarsi. Solo nel 2020 è prevista una debole ripresa degli indici. In questo quadro di «crescente debolezza congiunturale», il rapporto approfondisce tre possibili percorsi per il recupero di livelli più elevati di competitività: la capitalizzazione e la crescita dimensionale; l’apertura del capitale aziendale; la propensione all’esportazione.

Marco Omboni, presidente di Pro.mo

Carlo Levada, amministratore delegato della trevigiana Dopla

Alt alle stoviglie monouso aziende venete in allarme «Tempi troppo stretti» Dal 2021 giro di vite di Bruxelles per proteggere l’ambiente Omboni (Pro.mo): «Obiettivi condivisibili, ma le modalità per noi non sono accettabili» VENEZIA. Sul principio sono tut-

ti d’accordo, ma i problemi emergono quando si passa a considerare la tempistica e le modalità di applicazione. La decisione della Ue di decretare lo stop alle stoviglie monou-

so a partire dal 2021 sta creando grande preoccupazione tra i produttori italiani, molti dei quali ubicati in Veneto. Cominciamo dai fatti. Il Parlamento europeo ha dato il via libera alla Direttiva messa a punto dalla Commissione Ue per porre un argine all’inquinamento marino generato da quanti utilizzano in spiaggia posate, cannucce, cotton-fioc e altri prodotti di plastica usa e getta. In particolare viene san-

cito il divieto di commercializzare quei prodotti di plastica monouso per cui esistono alternative sostenibili e economicamente accessibili. Per gli altri, invece, si prevede un lavoro di sensibilizzazione per ridurne in modo significativo il consumo. La direttiva europea prevede inoltre che entro il 2029 il 90% delle bottiglie di plastica Pet debba essere raccolto e riciclato dagli Stati membri. Le

nuove norme prevedono anche responsabilità per le aziende che producono contenitori e involucri, alle quali non solo viene ora imposto di contribuire ai costi di gestione e bonifica dei rifiuti, ma anche di partecipare all’attività di sensibilizzazione dei consumatori, promuovendo in etichetta le corrette modalità di smaltimento e informando dei danni provocati dalla dispersione dei prodotti. «L’obiettivo di agire anche sul piano normativo per combattere l’inquinamento marino è condivisibile, ma le modalità scelte non sono accettabili», lamenta Marco Omboni, presidente di Pro.mo, gruppo produttori stoviglie monouso in plastica, costituito si all’interno di Unionplast, l’associazione settoriale che raggruppa i trasformatori italiani di plastica. «In Veneto ci

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IN BREVE Opere pubbliche Technital progetta nuova diga di Genova Il raggruppamento guidato dall'azienda veronese Technital si è aggiudicato la gara per la progettazione della nuova diga foranea di Genova. Un appalto del valore di 13,5 milioni di euro per progettare un'opera che vale circa 800 milioni di euro, una delle più grandi previste nel Mediterraneo. La nuova diga, più avanzata verso il largo di 500 metri, consentirà l'accesso al porto di Genova delle più grandi navi portacontainer.

Credito Sofferenze Unicredit cedute a Mediobanca Unicredit ha ceduto a Mediobanca Credit Solutions un portafoglio di crediti in sofferenza derivanti da contratti di credito chirografario a clientela consumer. Come si legge in una nota, il portafoglio ha un ammontare di circa 51 milioni. I due gruppi hanno anche raggiunto un accordo per la cessione per un importo indicativo di circa 160 milioni di euro di crediti in sofferenza della stessa tipologia che si genereranno a partire dal primo trimestre 2019 fino alla fine dell’anno.

sono due delle prime cinque aziende italiane del settore, la Dopla Spa di Casale sul Sile (Treviso, ndr) e l’Isap Packaging di Verona, che in totale impiegano circa 800 persone, e poi c’è una serie di piccole realtà specializzate in singole componenti di questa filiera». Imprese che ora rischiano di uscire dal mercato per le tempistiche troppo stringenti dell’innovazione normativa di matrice comunitarie. «Le imprese del settore sono da tempo impegnate nell’adozione di processi e prodotti più sostenibili e anche in processi di diversificazione, nella consapevolezza che al momento non esistono prodotti monouso a inquinamento zero». Quale può dunque essere una via d’uscita? «Innanzitutto bisognerebbe conoscere i dati: oggi oltre il 90% della plastica dispersa nelle acque nei mari arriva da fiumi al di fuori dell’Europa, dunque non basta agire solo a livello comunitario», commenta Omboni. «In secondo luogo, la Manovra di bilancio italiana, approvata prima dell’ufficializzazione di questa direttiva, prevede la coesistenza di stoviglie in plastica tradizionale con quelli fatti in bioplastica. E questo fino al 2023. Anticipare la misura di due anni rischia di mettere in ginocchio le aziende italiane, che impiegano 3mila dipendenti diretti e fatturano circa un miliardo di euro , senza risolvere del tutto il problema della dispersione nell’ambiente e nei mari», conclude Omboni. «Vediamo più utile accelerare sul fronte dell’informazione per promuovere comportamenti responsabili da parte dei consumatori». — Luigi Dell’Olio BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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Chioggia

LA MOSSA Si tratta della risposta alla Socogas che aveva inviato uno studio sull’accesso delle navi gasiere per dimostrare che sarebbe sufficiente una ordinanza

Sabato 13 Aprile 2019 www.gazzettino.it

mestrecronaca@gazzettino.it

Deposito Gpl il Comune ora chiede aiuto al Porto

Ruota panoramica la ditta vuole tornare in città `Richiesta partita

a febbraio, «ma ancora non sappiamo nulla» SOTTOMARINA

Il sindaco Ferro ha scritto a Musolino sollecitando l’iter per il Piano regolatore `

CHIOGGIA Mossa della Socogas e contromossa del Comune sulla decisiva questione dell’ingresso delle navi gasiere nel porto di Chioggia. Quello che, secondo gli oppositori dell’impianto, è l’ultimo baluardo che fermerà la prossima entrata in funzione (il completamento dei lavori è previsto a maggio) dell’impianto gpl. La mossa di Socogas è dello scorso novembre, ma diventa di dominio pubblico solo ora, per effetto dell’accesso agli atti effettuato dal Comune, ed è la presentazione ai ministeri (Mit e Mise), all’Autorità portuale, alla Capitaneria di porto e alla direzione interregionale dei vigili del fuoco, di uno studio, redatto dalla società Chemical Control di Livorno «nota a livello nazionale come società di servizi dedicata alla sicurezza della movimentazione di merci pericolose nelle aree portuali», sull’accessibilità nautica delle navi che trasportano Gpl all’interno del porto di Chioggia. La conclusione di tale studio è che tale accessibilità può essere garantita, con una apposita ordinanza di regolamentazione della navigazione, per navi di stazza inferiore a 9000 GT, che procedano a velocità inferiore ai 2,5 nodi. Ma, negli incontri avvenuti a Roma, nelle sedi ministeriali,

L’OBIETTIVO E’ AVVIARE UNA SERIE DI STUDI CHE DOVREBBERO “BLOCCARE” L’ATTIVITA’

proprio il Mit e il Mise avevano sostenuto la necessità, sul “fronte mare”, di un nuovo piano regolatore portuale che regolamentasse simili attività tipiche di un porto industriale e non commerciale come è classificato quello di Chioggia. Il Mit aveva anche annunciato, contestualmente, l’avvio di riunioni con l’Autorità portuale per definire i primi adempimenti relativi al nuovo piano portuale.

GLI SVILUPPI La Socogas, invece, probabilmente facendosi forte dello studio in questione, sosteneva che bastasse un’ordinanza della Capitaneria. Tutto sembrava destinato a un ulteriore confronto giuridico-normativo al momento dell’arrivo della prima nave gasiera che potrebbe verificarsi tra poco più di un mese. E ora il Comune fa la contromossa. Il vicesindaco, Marco Veronese, ha consultato lo studio, mediante un accesso agli atti, in Capitaneria di porto e il Comitato No-Gpl l’ha già pubblicato su Facebook, chiedendo a chiunque sia addentro in tali questioni di leggerlo e proporre eventuali osservazioni. Il sindaco, Alessandro Ferro, a sua volta, ha scritto all’Autorità portuale (al presidente Musolino) per chiedere di avviare l’iter del nuovo piano regolatore del porto. In tal modo saranno avviati, il Comune spera rapidamente, anche tutta una serie di studi propedeutici (la Via, la Vas, ecc.) che, fino alla loro conclusione, dovrebbero “bloccare” qualsiasi ipotesi di ordinanza temporanea per il transito delle navi, depotenziando, così, le conclusioni dello studio presentato da Socogas. Diego Degan

CONTRO L’IMPIANTO Una delle manifestazioni del comitato No Gpl, alla presenza di numerosi esponenti politici

Ittico, contatti per l’export CHIOGGIA Nuove prospettive per il Distretto ittico di Rovigo e Chioggia. Nell’arco delle due giornate dedicate al comparto che, attualmente, nel Veneto meridionale dà lavoro a 3653 unità e sviluppa un giro d’affari da circa mezzo miliardo l’anno, 17 compratori provenienti da Serbia, Austria, Svizzera, Belgio, Olanda e Repubblica Ceca hanno stretto rapporti con gli addetti alle vendite di una quindicina di aziende del Polesine e del Clodiense. In ballo, soprattutto la fornitura di prodotti ittici confezionati o lavorati destinati alla grande distribuzione. A Palazzo Grassi, sede del dipartimento di Biologia marina dell’Università di Padova, sì è par-

lato anche di tecnologie innovative e di tutela dell’ambiente marino, con il contributo di studiosi e ricercatori. «Sono state giornate intense e positive», commenta il presidente del Distretto Massimo Barbin. «Durante la prima giornata, abbiamo favorito il dialogo tra il mondo accademico e le imprese. Ieri, invece, si è potuto constatare che i compratori internazionali ed i produttori veneti hanno già instaurato rapporti proficui. A tutto vantaggio di chi intende investire nell’internazionalizzazione della propria attività. Di certo – conclude - riproporremo l’iniziativa anche il prossimo anno». «In quest’occasione – commenta l’assessore alla Pesca Daniele Stecco – Chioggia si è dimostrata all’altezza della situazione. Un evento da replicare». (r.per)

La ruota panoramica torna a Sottomarina? Al momento nessuna risposta del Comune alla Rides Solutions, l’azienda di Bergantino (Rovigo) che l’anno scorso per la prima volta ha portato in città la maxi giostra allestita davanti allo stabilimento “Indiga” a pochi metri dalla diga nord. L’azienda conferma di avere mandato la richiesta a febbraio, ma di non avere ancora ricevuto risposta nonostante ormai la stagione estiva sia praticamente alle porte. La scorsa stagione ci furono non pochi problemi legati alla sua installazione. Prima tardavano ad arrivare i permessi comunali. Poi, una volta risolto questo aspetto, la giostra da ben 38 metri di altezza è stata finalmente costruita. Tutto era pronto per la grande inaugurazione quando è sorto un altro problema di natura burocratica: la struttura era infatti troppo vicina alla diga nord rispetto a quanto previsto dal progetto. Un particolare che ha bloccato l’ok da parte della commissione pubblici spettacoli. Dopo alcuni giorni di stallo che avevano spinto l’azienda a scrivere addirittura al Governatore Luca Zaia per chiedere un intervento che sbloccasse la situazione, l’ok è finalmente arrivato solo dopo che la “Rides Solutions” si è impegnata, in meno di tre giorni, a far scivolare con una speciale tecnica l’intera struttura, ormai pronta e funzionante, allontanandola così ad una misura corretta dalla diga nord. Problemi continui che hanno generato numerose polemiche anche dal punto di vista politico, con l’opposizione più volte all’attacco della maggioranza. Alla fine la ruota panoramica ha cominciato a gi-

rare, ma a luglio inoltrato e con notevole ritardo rispetto alle previsioni, tanto che la Rides Solutions è stata autorizzata a rimanere più a lungo rispetto alla data di settembre prevista per lo smantellamento. Nonostante i tanti problemi la ditta ha manifestato da subito l’intenzione di voler ritornare a Sottomarina e, a febbraio, ha presentato agli uffici comunali la richiesta ufficiale. Questa volta nessun posto è stato indicato a priori, ma è stato chiesto al Comune di identificare un’area idonea alla giostra. Sono passati oltre due mesi ma, al momento, fa sapere la ditta, non sarebbe stata data nessuna risposta: «Vorremmo solo avere un sì o un no, in modo anche da organizzare la nostra attività estiva aziendale. Il fatto che non ci sia pervenuta nessuna risposta ci lascia ovviamente perplessi», fa sapere l’azienda. © RIPRODUZIONE RISERVATA

L’AZIENDA RIDES SOLUTIONS HA FATTO DOMANDA AL COMUNE NONOSTANTE I PROBLEMI DELLA SCORSA ESTATE LEGATI ALL’INSTALLAZIONE

SOTTOMARINA La ruota installata la scorsa estate

Sanità, la politica vuole mobilitare la società civile La Sinistra incalza il Comune: «A Venezia erano in 1500 a manifestare per il Civile, qui solo una trentina» CHIOGGIA «Risparmiateci, tra cinque anni, la raccolta di firme contro la chiusura dell’ospedale». E’ stato un appello accorato quello che Antonio Vianello, medico in pensione e sindacalista della Cgil, ha rivolto ai politici chioggiotti durante la seduta di commissione consiliare sulle schede ospedaliere. Un appello forse troppo pessimista rispetto alla situazione attuale, ma che Vianello ha ben motivato elencando quelle che, a suo parere, sono le criticità di cui

tenere conto nell’organizzazione della sanità locale. «Ci sono le urgenze tempo-correlate – ha detto Vianello – l’ictus cerebrale, l’infarto del miocardio e i politraumi da incidente, che hanno bisogno di interventi rapidi. Non sempre si può caricare il paziente politraumatizzato in elicottero. A Chioggia, poi, c’è un solo neurologo che, ovviamente, non può essere presente 24 ore su 24. E le grandi macchine (tac, rm, ecc.) devono funzionare 24 ore su 24, altrimenti diventano presto obsolete e non ripagano l’investimento per il loro acquisto». Non vanno, poi, confusi, i posti letto “intermedi” con quelli per acuzie, ha detto Vianello, in riferimento al taglio previsto per la Lungodegenza (8 posti in meno) e ai futuri 20 posti di ospedale di comunità (Odc). Questi ultimi, ha spiegato

il medico «sono per pazienti stabilizzati, mentre la Lunodegenza serve ai pazienti, anche acuti, con patologie multi organo e i posti letto Odc costano molto meno della Lungodegenza». Un tema, questo, toccato anche dal consigliere Daniele Padoan che aveva evidenziato come, a fronte della riduzione complessiva di 55 posti letto nell’ospedale di Chioggia, i previsti 20 posti di Odc e i 5 di hospice non potessero essere considerati una compensazione che riduceva a 30 il taglio, anche perché, in precedenza, nella fascia “intermedia”, ne erano previsti 33. Un’attenzione particolare, ha insistito Vianello, va poi riservata al territorio («dove si fa prevenzione») e agli screening («per le diagnosi precoci») che permettono di risparmiare risorse sulle

cure successive. Secondo Vianello sono queste le linee da seguire per non trovarsi, tra qualche anno, a “raccogliere le firme”. Ma proprio il tema della partecipazione popolare è stato avvertito, dalle forze politiche cittadine, come il punto debole della vertenza per l’ospedale. «A Venezia erano in 1500 a manifestare per il civile, a Chioggia in 20 o 30» hanno detto la consigliera pentastellata Ilaria Lunardi e quella Pd Barbara Penzo: un paragone, forse, poco lusinghiero per Chioggia ma che, paradossalmente, ha spinto i partiti a concordare una linea d’azione comune che, raccogliendo anche le sollecitazioni di cittadini “impegnati”, come Vianello, ha l’obiettivo di mantenere, almeno ai livelli attuali, anche per i prossimi anni, i servizi socio sanitari in città. (d.deg)

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«Sulla Cittadella alzi la voce» CAVARZERE Se a Chioggia la mobilitazione popolare è scarsa, ma l’unità d’azione tra le forze politiche, contro il declassamento dell’ospedale e i tagli di posti letto, è abbastanza decisa, a Cavarzere non sembra esserci né l’una né l’altra. Nessun volantinaggio o sit-in o manifestazione per protestare contro la cancellazione (sia pure solo dalla carta) dei 12 posti letto di ospedale di comunità e solo un ordine del giorno, approvato l’anno scorso dal consiglio comunale, in cui si chiede genericamente il mantenimento dei servizi della Cittadella socio sanitaria, mai seguito da un’azione politica percepi-

bile. Anche l’ultimo consiglio comunale straordinario sull’argomento si è concluso con un nulla di fatto e ora Sinistra Italiana (che ha “rotto” i rapporti con i suoi tre rappresentanti in consiglio comunale, compresa l’assessore alla sanità e sociale, Heidi Crocco) accusa l’amministrazione di non fare abbastanza per difendere i servizi. «La commissione che ha chiesto e ottenuto il consiglio comunale straordinario – sottolinea Sinistra Italiana – era stata convocata su richiesta della minoranza. E il consiglio si è tenuto ben oltre i 20 giorni di tempo previsti (un mese e mezzo dopo, ndr), perché noi avevamo evidenziato il mancato rispetto del regolamento e della legge». (d.deg)


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Primo Piano

Sabato 13 Aprile 2019 www.gazzettino.it

Capitali in fuga

«Dal conto croato spariti in tre mesi 1,8 milioni di euro» `Con vari bonifici i soldi sono arrivati Secondo la procura il primo deposito svizzero di Galan si chiamava “Memoria” a Zagabria fino all’arresto di Venuti `

LA RICOSTRUZIONE VENEZIA Se il tesoro del Doge c’era, si chiamava “Memoria”. Questo era infatti il nome del primo conto su cui sarebbe stato accreditato il profitto della corruzione di Giancarlo Galan, secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Stefano Ancilotto che è stata sostanzialmente accolta dal giudice per le indagini preliminari David Calabria. Una provvista da oltre 1,5 milioni di euro, variamente alimentata dal 2002 attraverso un giro di bonifici fra la Svizzera e la Croazia, ma misteriosamente scomparsa nel 2015.

Zaia: «Di Mose non parlo, ma nessun leghista mai indagato»

LA STORIA A scrivere la storia di questo deposito è la richiesta di sequestro preventivo presentata dalla Procura e parzialmente recepita dal Tribunale, in particolare nel capitolo riguardante i quattro indagati per il filone Galan: da un lato il commercialista Paolo Venuti con la moglie Alessandra Farina, dall’altro i suoi soci in Pvp cioè Guido Penso e il figlio Christian. «Nel corso dell’interrogatorio del 2 ottobre 2014 – ricorda Ancilotto – Venuti riferiva che la società Pvp aveva ricevuto la promessa di essere remunerata per aver accettato l’intestazione fiduciaria di azioni per conto del Galan (tramite la partecipazione al capitale di Adria Infrastrutture) con la quota del 2% e che i soci Penso erano a piena conoscenza di tale gestione fiduciaria e dei termini essenziali dell’accordo

LA MOGLIE DEL COMMERCIALISTA INTERCETTATA: «QUEL DENARO SE L’È GUADAGNATO, È SUO E DI SUA FIGLIA»

LA DIFESA VENEZIA L’avvocato Antonio Franchini aveva escluso ancora giovedì, alla notizia dell’ordinanza di sequestro e alla pari del collega Niccolò Ghedini, l’esistenza all’estero di beni riconducibili a Giancarlo Galan. Dopodiché il difensore si è preso qualche ora per studiare il provvedimento firmato dal gip David Calabria su richiesta del pm Stefano Ancilotto e ieri ha dato la sua lettura dei riscontri indicati a sostegno delle misure nei confronti degli indagati (e il suo assistito, va ricordato, non lo è): «Non c’è nulla, ma proprio nulla, che dimostri la sussistenza di questo fantomatico tesoro. Si è trattato solo di un prestito a Paolo Venuti, peraltro mai restituito e per una cifra inferiore».

IL DEBITO La circostanza era stata citata

con il Galan». Quattro mesi prima, durante la grande retata del 4 giugno, proprio nell’ufficio contabilità di Pvp era stata trovata una scheda di analisi in cui lo stesso studio commercialistico descriveva il profilo del forzista come «caratterizzato da maggiori spese (per acquisti immobiliari, partecipazioni azionarie ed altro...) rispetto alle entrate documentate». Com’era stato possibile? Secondo l’inchiesta, grazie ai comportamenti corruttivi, i quali avrebbero determinato il trasferimento oltre confine del loro provento, mediante un complesso meccanismo di «conti passanti» che sarebbe stato gestito dai tre professionisti con la complicità dell’insegnante.

LA GIRANDOLA

TREVISO «Di Mose non parlo dal 4 giugno 2014. Ma va sempre ricordato che se c’è stato un partito che non ha avuto un arrestato o un avvisato è stata la Lega». Lo ha detto ieri a Treviso il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, rispondendo ad una domanda sugli sviluppi dell’inchiesta sul Mose. «Vedo esponenti di sinistra che fanno lezioni. I magistrati ne hanno avuti per tutti il 4 giugno, cioè 105 fra avvisi di garanzia e arresti. Ma di leghisti ha concluso - neanche uno».

Risalendo nel tempo alla ricerca dell’iniziale provvista, la Guardia di finanza è partita dal conto corrente di Bim Suisse a Lugano, cifrato 1146, denominato Memoria, intestato alla signora Farina e suddiviso in quattro sottoconti espressi in euro, yen e dollari. La riserva era stata costituita fra il 2002 e il 2006 tramite le somme erogate «da vari soggetti tra cui varie società panamensi», attraverso diversi istituti di credito sparsi fra Lugano, Losanna, Fran-

coforte e Singapore. Fra il 2006 e il 2007 il conto fu contrassegnato da trasferimenti fra i due sottoconti in euro e sarebbe servito per «plurimi investimenti e conseguenti disinvestimenti in fondi azionari e/o monetari». Dopo aver maturato interessi, Memoria venne chiuso il 28 febbraio 2008 su disposizione dell’intestataria, con contestuale trasferimento di titoli e liquidità a favore del conto 60254 intrattenuto dalla panamense Devon Consultants Assets nella stessa Bim Suisse, dove in quel momento risultavano 1.590.000 euro e di cui erano «firmatari autorizzati» i coniugi Venuti e Farina. Il 13 luglio 2009 quella che per il pm era in realtà una prestanome versò la somma nel conto 3697000565 di Veneto Banka a Zagabria. Dopodiché la girandola continuò ancora all’interno del medesimo istituto: il 4 dicembre 2009 su un ulteriore conto intrattenuto da Farina e alla fine del 2013 su un altro ancora, riconducibile alla donna ma tramite l’interposizione di Unione Fiduciaria.

L’INTERCETTAZIONE La sera del 12 gennaio 2014, al rientro dalla cena con Galan e la consorte Sandra Persegato in un ristorante di Arquà Petrarca, la

IL DOGE DECADUTO Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto

E ANCORA DI RITORNO DALLA CENA CON L’EX GOVERNATORE: «SE MORISSE POTREI TENERMELI, MA NON SAREBBE GIUSTO»

coppia di amici incappò nella famosa intercettazione. Stando alla lettura della Procura, così Alessandra dissuase il marito Paolo dall’investire i soldi di Giancarlo, che invece voleva destinarli alla figlioletta: «Se li è guadagnati lui, farà lui quello che vuole... ma se lui morisse domani... io non è che, potrei anche tenermeli io... giusto?!? Ma non riuscirei mai a fare questa roba perché so che sono suoi e di sua figlia, ma tutti dobbiamo rispettare questa roba, anche sua moglie. Potrei tenermeli io e li lascio ai figli miei. Assolutamente... guarda, non... cioè non è proprio giusto». Il saldo al 31 dicembre 2014 era di 1.851.993,48 euro. Annota il procuratore aggiunto Ancilotto: «Nei primi mesi del 2015 (dopo l’arresto del Venuti) di tale somma si sono perse le tracce: il saldo al 30.06.2015 ammontava infatti a meno di 2.000 euro. La posizione è quindi stata “svuotata” in data imprecisata nel primo trimestre del 2015 sebbene l’Unione Fiduciaria asserisca di non aver dato alcuna disposizione in merito alla banca». E chi erano gli interlocutori autorizzati rispetto al mandato fiduciario conferito a Farina? «Il Venuti e lo studio Penso». Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA

IL LEGALE L’avvocato Antonio Franchini e a destra l’ex villa di Galan a Cinto Euganeo sui colli

L’avvocato difensore: «Quei soldi? Un prestito all’amico, mai restituito» dallo stesso commercialista, durante l’interrogatorio del 2 ottobre 2014, ma non è stata ritenuta credibile né da Ancilotto né da Calabria. Franchini però la ripropone: «Sappiamo che il giudice non ha seguito questa pista, ma per noi resta valida la versione data da Venuti, quando aveva parlato di un debito di 300.000 euro nei confronti di Galan, maturato in anni molto datati». Quando? «Molti anni più addie-

«VENUTI ERA IN DIFFICOLTÀ, GIANCARLO LAVORAVA A PUBLITALIA E GUADAGNAVA BENE, MA LA CIFRA ERA MINORE»

tro – risponde Franchini – addirittura quando il mio assistito lavorava ancora per Publitalia». Pare di capire, quindi, prima dell’elezione a governatore del Veneto, avvenuta nel 1995. «All’epoca – spiega il difensore – Galan guadagnava molti soldi mentre Venuti era in difficoltà economiche. Il mio cliente mi ha sempre ripetuto che quel debito non è mai stato onorato dall’amico e io ritengo che questa rico-

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struzione sia assolutamente attendibile. Del resto non c’è prova che Galan direttamente abbia trasportato soldi all’estero, tant’è vero che il conto trovato oltretutto vuoto a Zagabria era intestato alla signora Alessandra Farina». Cioè alla consorte del commercialista. «Durante l’inchiesta Mose – aggiunge l’avvocato Franchini – ci era stata rappresentata una situazione di tensione fra i coniugi Venuti. Non escludiamo

dunque che magari la famosa intercettazione nascesse da una diversa conoscenza che marito e moglie avevano delle rispettive disponibilità economiche. Per questo i finanzieri possono cercare finché vogliono, ma non troveranno mai un denaro di Galan oltre confine».

L’EX MINISTRO L’ha ripetuto ieri lo stesso ex ministro agli amici, sfogandosi rispetto alle accuse di questi giorni: «Ma se davvero avessi messo da parte tutti quei soldi, secondo voi sarei qui a fare una vita da poveraccio? A quest’ora sarei già sparito su un’isola deserta a godermeli». Parole pronunciate con un mezzo sorriso, dopo il turbinio di stati d’animo vissuto giovedì: prima l’incredulità, poi la rabbia, infine la serenità, una volta concluso con i propri difensori che «in questa ordinanza non c’è niente di nuovo». (a.pe.) © RIPRODUZIONE RISERVATA


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