Rassegna Stampa del 21 febbraio 2019

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Nordest

LEGGE SULLA CULTURA, OK IN COMMISSIONE Licenziato il testo base della normativa sulla pianificazione culturale regionale. Il presidente zaiano Alberto Villanova: «Risposta agli operatori del settore». Giovedì 21 Febbraio 2019 www.gazzettino.it

Montagna veneta, arriva Mattarella Entro la metà di marzo il Capo dello Stato sarà in visita `L’appuntamento era previsto per la fine del 2018 in occasione del a Longarone e poi nelle zone devastate dalla tempesta centenario della Grande Guerra e il ricordo dell’alluvione del ‘66 `

LA VISITA BELLUNO Il Capo dello Stato sarà nel bellunese e in particolare a Longarone entro la prima metà del mese di marzo. Un legame speciale quello di Mattarella con il Veneto e in particolare con la provincia montana. Una vicinanza che sarà suggellata anche da una nuova visita ufficiale. Inizialmente la presenza in Veneto del Presidente della Repubblica era prevista tra ottobre e novembre, per i cinquantadue anni dall’alluvione del 1966 e per i cento dalla fine della Grande Guerra. Un appuntamento che era stato rinviato, fino a tornare in agenda e diventare in queste ore una certezza.

I LUOGHI

nezia in occasione dei 130 anni del Gazzettino. Il programma della visita di marzo chiaramente è ancora da definire ma gli uffici che si occupano del protocollo sono già al lavoro. Quando si muove il Presidente la priorità è la sicurezza, anche per questa ragione sulla visita è stato mantenuto il massimo riserbo. Una necessità che ha la priorità sulla pianificazione degli orari e degli itinerari, un lavoro che solo quando le altre questioni saranno definite nel dettaglio potrà cominciare.

A grandi linee è comunque facile prevedere che Mattarella farà tappa a Longarone al Museo del Vajont per rendere omaggio alle 1917 vittime del più grande disastro provocato dall’uomo. Più che probabile che il passaggio in provincia non si esaurisca a Longarone e che Mattarella venga scortato nella zona alta della provincia, quella devastata dall’eccezionale ondata di maltempo di fine ottobre. Tutte da definire le modalità dello spostamento. La scelta del mezzo di trasporto, elicottero o auto, dipenderà non tanto dai tempi di percorrenza per i trasferimenti quanto, ancora una volta, dalle necessità che questo avvenga in assoluta sicurezza.

LA TEMPESTA Dopo quel lunedì dello scorso ottobre che ha azzerato i boschi del Veneto Sergio Mattarella aveva telefonato al governatore Luca Zaia e testimoniato la sua vicinanza alla regione. Anche in occasione dei cinquantacinque anni della tragedia del Vajont aveva preso in mano carta e penna, mandando il suo messaggio alla comunità: «L’Italia non dimentica le vite spezzate – aveva scritto nella missiva ufficiale - l’immane dolore dei parenti e dei sopravvissuti, la sconvolgente devastazione del territorio, i tormenti delle comunità colpite. Neppure può dimenticare che così tante morti e distruzioni potevano e dovevano essere evitate. In questo giorno di memoria il primo pensiero va alle vittime, ai loro corpi straziati». Un affetto e un sentimento che ora il Quirinale ha deciso di testimoniare personalmente.

L’ULTIMA VISITA Un ritorno quello del Presidente in Veneto: a settembre del 2017 aveva fatto tappa a Ve-

I DETTAGLI SONO ANCORA SEGRETI PER GARANTIRE LA MASSIMA SICUREZZA DEGLI SPOSTAMENTI

LA DIPLOMAZIA Determinante per far arrivare Mattarella nel bellunese è stato il lavoro di diplomazia del presidente della provincia, Roberto Padrin. Un’opera di relazioni silenziosa, lontano dal clamore e dai riflettori, che in queste ore ha portato il Quirinale a dire sì alla richiesta di una visita ufficiale in provincia.

LA SCUOLA

COORDINATORE Il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. A destra, Mattarella a Venezia con il governatore Luca Zaia

Lavoro

Veneto, gli apprendisti artigiani crescono dell’11% VENEZIA In Veneto l’apprendistato funziona. «Registriamo 104 nuovi apprendisti al giorno, ma molta strada resta da fare», avverte Agostino Bonomo, presidente Confartigianato regionale. In Veneto l’apprendistato continua a fornire un apporto positivo all’andamento all’occupazione giovanile: per il segmento dei giovani under 30 nei primi nove mesi del 2018 le assunzioni in apprendistato

crescono a doppia cifra +11,2%, con un risultato di gran lunga superiore alla buona crescita nazionale “ferma” al +9,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di 28.521 assunzioni in nove mesi, 104 al giorno. Valori che emergono dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto su dati Inps. «Con la progressiva riduzione degli sgravi contributivi per il

contratto a tempo indeterminato - spiega Bonomo - l’apprendistato ha ripreso quota sino a rappresentare, nella nostra regione, più di un nuovo rapporto attivato su dieci (13,7%) per giovani under 30. Il Veneto è secondo solo all’Umbra». Sul buon andamento degli ingressi influisce la Legge di bilancio 2018, ed il recente orientamento dell’Inps sul regime contributivo per le

assunzioni con contratti di apprendistato di primo livello nelle imprese fino a 9 dipendenti, che accoglie la richiesta di Confartigianato. «Al di là dei vantaggi economici - dichiara Bonomo - da sempre l’apprendistato rappresenta per le pmi l’opportunità per conoscere, far crescere e formare le nuove leve. In particolare con quello duale, attivato in collaborazione con le scuole, i Cfp, gli Its e le Università, che consente ai giovani, lavorando, di conseguire un titolo di studio».

Nelle scorse settimane il Capo dello Stato aveva scelto di esprimere la sua vicinanza ai bellunesi con un gesto discreto: una lettera inviata agli studenti della prima B della scuola media Gonzaga di Longarone. Una risposta alla fiaba “Elce il leccio magico”, ispirata alla tempesta dello scorso ottobre, che pochi giorni prima gli studenti gli avevano inviato. «Carissimi ragazzi, vi ringrazio molto della lettera e grazie per la bella fiaba del leccio è un segno del vostro rispetto per natura e ambiente. Vi rivolgo tanti auguri affettuosi per il nostro avvenire». E chissà che nel suo passaggio nella provincia di Belluno il presidente della Repubblica non decida di andare proprio a stringere le mani e ad abbracciare quegli studenti ai quali ha già dimostrato attenzione, non solo istituzionale ma anche pedagogica. Andrea Zambenedetti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Per anni dà del «finocchio» al dirigente: condannato Rana L’ORDINANZA VENEZIA Non bastasse il buon senso, a dirlo ora è pure una sentenza definitiva. L’imprenditore che per anni dà ripetutamente e pubblicamente del «finocchio» a un suo manager arreca «concreto e grave pregiudizio alla dignità del lavoratore nel luogo di lavoro, al suo onore e alla sua reputazione». Confermando il verdetto della Corte d’Appello di Venezia, che a sua volta aveva ribadito la condanna emessa dal Tribunale di Verona, la Cassazione ha respin-

to il ricorso del Pastificio Rana: a causa della «condotta vessatoria» attuata dall’amministratore delegato Gian Luca, figlio del presidente Giovanni, l’azienda dovrà risarcire il suo ex dipendente.

IL PASTIFICIO VERONESE DOVRÀ RISARCIRE IL SUO EX MANAGER PER LA «CONDOTTA VESSATORIA» ATTUATA DALL’A.D. GIAN LUCA

LA VICENDA Secondo quanto riassume la Suprema Corte nell’ordinanza pubblicata ieri, dal 2001 al 2007 il legale rappresentante della ditta aveva pronunciato «ripetute offese sulla presunta omosessualità del dirigente», il quale era stato «sistematicamente apostrofato col termine “finocchio”», come testimoniato dai colleghi. Dopo la fine del rapporto di lavoro, il manager aveva fatto causa all’impresa, lamentando «stato di ansia e di stress, pregiudizio alla vita di relazione, pregiudizio alla dignità e professionalità». Sia in primo

che in secondo grado gli era stato riconosciuto un indennizzo pari alla retribuzione di sei mesi. I giudici avevano infatti ritenuto che il comportamento di Rana «esprimesse un atteggiamento di grave mancanza di rispetto e quindi di lesione della personalità morale del lavoratore».

LE MOTIVAZIONI Nei procedimenti la difesa dell’industriale aveva affermato che quella parola era «solo espressione di un clima scherzoso nell’ambiente di lavoro». Una tesi ribadita anche davanti alla

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Cassazione, dove la società ha rimarcato «il carattere scherzoso degli epiteti con cui il legale rappresentante era solito apostrofare il dipendente, in presenza degli altri colleghi e in un clima cameratesco», sostenendo che «la mancata reazione» del manager alle ingiurie fosse «riflesso della irrilevanza e inoffensività della condotta datoriale». Invece per gli “ermellini” è corretta la lettura operata in laguna: sebbene avesse una qualifica dirigenziale, ogni volta il lavoratore taceva perché era «in una condizione di inferiorità gerarchica». Ora il Pastificio

Rana dovrà anche pagare 5.000 euro di spese del giudizio. Angela Pederiva © RIPRODUZIONE RISERVATA


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GIOVEDÌ 21 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

Autonomia, Salvini ha fretta ma il M5s frena Fico e Casellati affrontano con Mattarella il nodo dell’iter legislativo delle intese di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna gie divergono. Perché alla fretta della Lega, il M5S con il ministro Riccardo Fraccaro contrappone il rispetto del ruolo del Parlamento che non può essere esautorato della sua funzione legislativa. E lo snodo delle europee diventa decisivo per capire il futuro dell’autonomia: nel frattempo, i ministri del M5S chiariranno le loro posizioni sul trasferimento delle competenze dai ministeri alle Regioni. In ballo c’è il destino di 400 mila dipendenti, che con la devolution assoluta rischiano un destino analogo ai colleghi delle Province dopo la riforma Delrio, che la Lega vuole abolire. Ieri Erika Stefani, nel question time della Camera, ha risposto a Simona Bordonali in merito al meccanismo delle ri-

sorse: «Non toglieremo un solo euro alle altre regioni, si parte dalla spesa storica per arrivare ai fabbisogni e ai costi standard nell’arco di cinque anni con un grande risparmio per il bilancio dello Stato. Sorprende trovare tanta contrarietà». A dialogare con le regioni del Sud sul piede di guerra e con i medici della Puglia che hanno lanciato una campagna choc contro Veneto e Lombardia, ci prova Luca Zaia con un secondo appello al Mezzogiorno. Dopo una lungo preambolo, il governatore ribatte: «In Veneto c’è un servizio sanitario pubblico in virtù del quale chi è malato viene curato e assistito bene. Non solo se è veneto: qui si curano bene tutti, da qualsiasi parte del mondo o dell’Italia giungano. Voi trovate norma-

le che una regione veda i propri cittadini andare a curarsi al Nord e da Sud si accusi il Nord che li sta curando? Non sarebbe bene guardare un po’ di più all’interno della proprie strutture sanitarie?» E giù con le cifre. Il Veneto ha solo il 12% di privato contro il 34% della Puglia e il 30 della Sicilia. «Il Veneto, non ha mai rubato niente a nessuno. Anzi. Ha subìto gli stessi tagli delle altre regioni che, nel 2014, hanno raggiunto il 14,3% della spesa corrente. Lo Stato ha destinato al Nord 3.153 euro procapite. C’è uno scarto di 1.000 euro rispetto al Sud che ne ha ricevuti 4.123. E guardando alla sanità sono 107 euro contro 137». Basta per rassicurare Puglia e Campania? Pare di no. —

Christian Ferrari, il segretario veneto del sindacato: «È inaccettabile ancorare i fabbisogni al Pil Senza il Sud, locomotiva Nordest priva di vagoni. La scuola regionalizzata? Daremo battaglia»

regionale ai tributi? «Provo a spiegarmi. È vero che per ora non si parla di residuo fiscale ma secondo noi è aberrante, in prospettiva, ancorare il fabbisogno della popolazione al Pil espresso dai territori. Significa premiare ulteriormente i benestanti penalizzando ancor più i poveri. Così il divario sociale nel Paese, già profondo, rischia di diventare insostenibile». Non teme l’impopolarità tra i lavoratori veneti, allettati, magari, dalla sirena zaiana che promette più investimenti, migliori servizi e minor carico fiscale? «Ai lavoratori, ai giovani, ai pensionati io dico: attenti, per i ceti popolari l’eldorado si rivelerà un’illusione. A Roma la Lega fa il condono fiscale e la Flat tax che favoriscono i privilegiati, a Venezia la Regione “tax free” sbandierata da Zaia si traduce nella rinuncia all’addizionale Irpef sui redditi più alti. Per noi l’autonomia è uno strumento utile e condivisibile, purché sia equilibrata e miri ad aumentare il benessere diffuso e a ridurre le diseguaglianze. Se invece l’obiettivo è sostituire il centralismo romano con quello di Palazzo Balbi, trasformando il Veneto in un satellite tedesco di terzisti e subfornitori, ebbene, non ci interessa». Quali criticità intravede nel-

le materie rivendicate dalla delegazione veneta? «Una per tutte. la scuola. La Cgil è radicalmente contraria a regionalizzarla, l’istruzione è un emblema dell’identità nazionale e non può essere surrogata da leoni di San Marco in aula e amenità del genere. Non è concepibile che docenti con identici incarichi dipendano gli uni dallo Stato, gli altri dalla Regione. I 400 euro mensili in più ventilati? Tutto da vedere. Daremo battaglia». Non crede che una riforma federalista ispirata alla responsabilità potrebbe favorire una svolta nel Mezzogiorno penalizzato da malgoverno e inefficienza cronici? «Certo esiste un problema di discontinuità ma allargare la forbice tra Nord e Sud non rappresenta una soluzione. Senza la ripartenza dell’intero Paese la locomotiva del Nordest correrà priva di vagoni». Quale correzione di rotta suggerite a Zaia? «Torni all’impostazione equilibrata del negoziato avviato nella breve stagione Gentiloni, non insegua un trasloco istituzionale ingestibile, proceda step by step concentrandosi sui punti cruciali, dove la concorrenza dei vicini Friuli e Trentino diventa dumping e richiede, questa sì, una risposta federalista innovativa». —

Albino Salmaso PADOVA. Riparte l’offensiva del-

la Lega sull’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna: il trio Salvini-Stefani-Zaia accelera per firmare le intese prima delle elezioni europee. Il ministro degli Interi ad “Agorà” ha ribadito che la Lega rispetta il dettato costituzionale e precisato l’iter legislativo: «Il Parlamento è sovrano. C’è la proposta del governo su cui il Parlamento potrà dire la sua, poi si discuterà con le Regioni. Infine l’accordo viene o bocciato o ratificato». Insomma, non basterà una settimana anche se oggi il ministro Erika Stefani scoprirà le carte in Commissione bicamerale del federalismo fiscale per il pri-

mo confronto. Si tratta di un’audizione e resta da risolvere il nodo della emendabilità delle tre bozze: si può fare o no? I presidenti della Camera Roberto Fico e del Senato Maria Elisabetta Casellati ne hanno parlato con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e attendono i pareri degli uffici legislativi per evitare il semaforo rosso del Quirinale o il ricorso alla Corte Costituzionale. Che la procedura sia complessa l’ha confermato l’ex sottosegretario Gianclaudio Bressa: per la prima volta si applica l’articolo 116 della Costituzione, ma la “rivoluzione amministrativa” dell’autonomia che coinvolgerà 9 regioni va incardinata e discussa nelle commissioni Affari costituzionali. Con quali tempi? Qui le strate-

il ministro Erika Stefani

Cgil: Zaia sceglie l’estremismo così il divario sociale si allarga L’INTERVISTA

Filippo Tosatto a Cgil è favorevole al decentramento autonomista dei poteri. Abbiamo detto “no” al referendum di Renzi anche alla luce dei contenuti centralisti della sua riforma. Ma non condividiamo, anzi, riteniamo pericoloso l’approccio radicale di partenza che spinge Luca Zaia a reclamare 23 materie di competenza e nove decimi delle tasse pagate in loco: è uno strappo estremista, equivale a separare il destino del Veneto da quello del Paese. Ed è inaccettabile che questa trattativa, delicatissima, si riduca al duetto tra Governo e Regione, relegando il Parlamento al ruolo

«L

di spettatore». Parole taglienti quelle di Christian Ferrari, il segretario generale del sindacato “rosso” forte di 390 mila iscritti. L’obiezione: prima riconoscete il valore costituzionale all’autonomia differenziata, poi negate l’accesso al gettito tributario necessarie a tradurre nel concreto poteri e competenze... «Ma il patto fiscale non intercorre tra Governo e Regione bensì tra Stato e cittadini, investe le classi sociali non le istituzioni. Richiede una rivisitazione condivisa, una legislazione di garanzia che assicuri a tutti i livelli essenziali delle prestazioni. Così, invece, il tenore del messaggio è “riprendiamoci i nostri soldi, facciamo da soli e ciascuno per la sua strada”. Ovvio che susciti una levata di scudi, tra i medici che temono una sanità che discrimini tra

Christian Ferrari è il segretario generale della Cgil Veneto

pazienti ricchi e poveri, tra i cittadini meridionali che rifiutano l’etichetta di fannulloni e spreconi appiccicata loro da chi considera l’unità nazionale una zavorra e la tollera di malavoglia».

Ma la revisione del residuo fiscale, la differenza tra tasse versate e risorse ricevute, non è contemplata dalla bozza d’intesa del ministro Stefani. Forse la Cgil si oppone ad ogni compartecipazione

La Cisl al ministro Bussetti: no alle graduatorie regionali dei docenti Al Senato seminario con i costituzionalisti sulle procedure delle intese

oggi il partito neo-franchista al 10%». Di qui la richiesta che il Parlamento possa emendare i testi delle intese. Muovendosi su questo versante, il costituzionalista Massimo Villone ha detto che «il processo nasce male e finisce peggio. Nulla è stato discusso e si vuole che nemmeno il Parlamento discuta. I due presidenti di Camera e Senato hanno in mano tutte le decisioni sull'iter parlamentare che deve prevedere la piena emendabilità» delle intese, in base all'articolo 72 della Costituzione e dei Regolamenti parlamentari. Se non si procederà in questo modo «ogni singolo parlamentare può sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte» come ha indicato l’ordinanza della Consulta a propo-

«Il Parlamento possa emendare o scatterà il ricorso alla Consulta» LA POLEMICA

l fronte del no va all’attacco sull’iter legislativo delle tre intese. «Il regionalismo differenziato di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna deve poter essere «pienamente emendabile» dal Parlamento, altrimenti ogni singolo

I

parlamentare potrà fare un ricorso alla Consulta sollevando conflitto di attribuzione, come la recente ordinanza della stessa Corte ha indicato come possibilità. È quanto è emerso al Senato nell’incontro tra i capigruppo di Leu Loredana De Petris e Federico Fornaro al quale hanno partecipato giuristi come Massimo Villone, (che

oggi sarà in municipio a Padova alle 18 per un dibattito con il costituzionalista Mario Bertolissi) e Gianfranco Viesti e diversi parlamentari. Viesti ha fatto un parallelo con la Spagna: «L’esempio della Catalogna è un monito per tutti. La richiesta di Autonomia ha provocato lacerazioni profonde, in risposta delle quali abbiamo

IL PROFESSOR MASSIMO VILLONE OGGI SARÀ A PADOVA PER UN DIBATTITO CON BERTOLISSI

Il professor Massimo Villone «I presidenti di Camera e Senato hanno in mano tutte le decisioni»

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sito del ricorso del Pd sulla legge di bilancio, la numero 17 del 2019. «Sono pronto a scriverlo io stesso - ha aggiunto Villone - basta un singolo parlamentare a bloccare tutto e troverò chi è pronto a difendere le proprie prerogative costituzionali». Sulla “devolution” della scuola prende posizione la Cisl: per la segretaria nazionale Maddalena Gissi il trasferimento del personale a Veneto e Lombardia è da bloccare.«Chiediamo al ministro Bussetti un grande impegno: di farsi carico del valore scuola e farla diventare un po’ più simile a quella della provincia di Milano dove lei ha lavorato. Riportando quel modello a una scuola italiana che è unica e indivisibile». —


GIOVEDÌ 21 FEBBRAIO 2019 CORRIERE DELLE ALPI

REGIONE

Elezioni del 26 maggio: quindici le poltrone a Strasburgo in palio nella circoscrizione Nordest, partiti già in manovra

Europee, fuoco amico nella Lega-pigliatutto I big del Veneto puntano a strappare 5 seggi

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zootecnico a Fossalta di Portogruaro; i contatti nella filiera bovina e gli incarichi associativi di categoria gli hanno assicurato una discreta rete di contatti tra il Friuli e l’Emilia, nonché una specifica conoscenza in materia comunitaria. Litigiosi e in alto mare i veronesi: il veterano Alessandro Montagnoli potrebbe tentare la sortei. PD, MORETTI ALLA RISCOSSA

sti nostrani ben oltre il 40%, con forte crescita anche nelle regioni limitrofe. Tant’è. Nel Carroccio la previsione oscilla tra i 6 e i 7 eletti (il voto è proporzionale) con forti incognite riguardanti la suddivisione “interna” del bottino. Emiliani e romagnoli dispongono, potenzialmente, di consensi sufficienti ad eleggere un paio europarlamentari ma, rivali più che mai, faticano a convergere su nomi condivisi e già guardano alle regionali 2020. Anche i friulani, reduci dalla conquista della Regione, potrebbero segnare un colpo; a trentini e altoatesini è riservato il ruolo di spettatori, o poco più.

LO SCENARIO

Filippo Tosatto olti sono i chiamati, pochi gli eletti. Nel dettaglio elettorale, sono 15 le poltrone europee in palio nel collegio Nord-Est (Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna) e il traguardo del 26 maggio stuzzica l’appetito degli aspiranti a Bruxelles. Ambizioni e rivalse, fuoco amico e insidie nella scheda: la campagna si profila intensa e dispendiosa mentre la regola “rosa” nelle preferenze - chi ne traccia più d’una dovrà alternare il genere pena nullità - apre la caccia alla partnership femminile.

M

E gli altri? Tra i 5 Stelle, seconda forza nei pronostici, c’è aria di conferma per il trevigiano David Borelli e un pensierino lo coltiva anche Jacopo Berti, proboviro nazionale del movimento (è investito del potere di cacciare gli indisciplinati) e amico di lunga data del vicepremier Luigi Di Maio. Sul versante del Pd occhi puntati su Alessandra Moretti: nel 2015 la vicentina scalò trionfalmente l’Europa con 230 mila preferenze, poi si dimise per contendere (ahilei) la presidenza a Luca Zaia. L’inizio di una stagione sfortunata che l’ha vista poi dimettersi da capogruppo e diradare le sue apparizioni in Regione. Ora si prospetta un’occasione di rivincita.

BIZZOTTO, DA RE, MARCATO

E i veneti? L’uscente Mara Bizzotto è blindata (Matteo Salvini l’ha voluta capogruppo) e nel cortile di casa vicentino si ritroverà a competere con l’acerrimo rivale Roberto Ciambetti, il presidente del consiglio regionale; lei malcela sicurezza, fa capolino in ogni palmo del territorio e vede lievitare sempre più i “corteggiatori” ansiosi di abbinare le preferenze. Altra sfida all’orizzonte nella Marca trevigiana, l’alma ma-

OBIETTIVO: 5 POLTRONE

Grandi manovre nella Lega, il partito-pigliatutto che un sondaggio del Parlamento Ue accredita al 32,7% su base nazionale, con crescita esponenziale dei seggi dagli attuali 6 ai possibili 24. La percentuale, ricalcolata su base nordestina, suggerisce di collocare i leghi-

In senso orario: l’europarlamentare Mara Bizzotto, l’assessore Roberto Marcato, Alessandra Moretti del Pd

ter leghista: ridotte al lumicino le chance di conferma al vertice del partito, esclusa la corsa a sindaco di Vittorio Veneto, il segretario regionale Gianantonio Da Re sembra deciso a concorrere all’Europa; a sbarrargli il passo, però, potrebbe spuntare Federico Caner, l’assessore al turismo di Zaia: è al terzo mandato regionale e

festeggiamenti per i 60 anni

sembra ansioso di cambiare aria. Nel Padovano il candidato naturale parrebbe Roberto “bulldog” Marcato, che al Balbi regge la delega allo Sviluppo economico; punzecchiato,, non scioglie la riserva ( «In Veneto sto benissimo ma se Salvini chiama... » ); in caso di forfait, l’alternativa sembrerebbe Luciano Sandonà, il “fustigato-

re di Campo San Martino” che siede al Ferro-Fini; poco gradito ai fedeli di Massimo Bitonci, gode la stima di parecchi sindaci e il favore del governatore. DA CIAMBETTI A BARBISAN

Situazione fluida nel Veneziano: a lanciare segnali d’interesse è Fabiano Barbisan, consigliere zaiano e imprenditore

A DESTRA C’È BERLATO

Che altro? Forza Italia spera di limitare l’erosione dell’alleato-cannibale e la padovana Elisabetta Gardini confida di fare ritorno a Bruxelles. Fratelli d’Italia (con un occhio allo sbarramento del 4%) si affida invece a Sergio Berlato, il lobbista delle doppiette già europarlamentare in casacca azzurra. Staremo a vedere. — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

crac delle ex popolari

Brennero, segnale a Toninelli I risparmiatori: «Tempi lunghi «No a ingerenze dello Stato» per i rimborsi ai soci truffati» TRENTO. Il 20 febbraio 1959,

alla Camera di Commercio di Trento, venne sottoscritto l'atto con cui veniva fondata Autostrada del Brennero Spa. Oggi, a sessant'anni di distanza da quell'atto firmato da Regione Trentino Alto Adige e dai rappresentanti dei Comuni, delle Province e delle Camere di Commercio di Modena, Reggio Emilia, Mantova, Verona, Trento e Bolzano, Autostrada del Brennero continua a guardare al futuro. Che si annuncia ricco di sfide sulla mobilità, l'impatto ambientale e sul saper interpretare i segnali di cambiamento, anche tecnologici, che l'innovazione propone. Temi che sono emersi nel corso dei festeggiamenti per i 60 anni dell'Autostrada del Brennero spa, il cui compleanno è stato celebrato ieri alle Cantine Mezzacorona di San Michele all'Adige. «Siamo all'inizio di una grande rivoluzione della mobilità. Innanzitutto quella dei dati in tempo reale, che ci permettono di avere nuovi sistemi, come ad esempio il car sharing. E domani la mobilità delle macchine autonome, senza guidatore. Quindi la combinazione, la collisione di queste due trasformazioni sarà un grandissimo cambio di passo per la mobilità della città di domani», ha detto Carlo Ratti, architetto e ingegnere che insegna al Mit di Boston.

Il comitato Don Torta critico sui decreti in via di preparazione Incontro col ministro Bonafede sulle risorse dei tribunali di Vicenza e Treviso

Tir incolonnati lungo l’autostrada del Brennero

Nel 2018 sull'autostrada del Brennero sono transitati 73 milioni di veicoli, più di 11 milioni hanno attraversato il Brennero usando A22 come collegamento con l'Europa e oltre 35 milioni di tonnellate di merci da e per l'Italia hanno attraversato il valico. Numeri che pesano sulle prospettive di A22 e fanno sorgere domande sul come sarà l'autostrada del futuro. «Molto più simile ad una linea ferroviaria, dove i veicoli saranno connessi tra loro, connessi all'infrastruttura, ci sarà tanta tecnologia e quindi saranno in grado di dialogare», ha detto Carlo Costa, direttore tecnico generale di Autostrada del Brennero spa. Una società che guarda al futuro. Il ruolo degli enti pubblici, ha aggiunto il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugat-

ti, dovrà essere fondamentale: «Il rinnovo della concessione è una sfida importante e crediamo che si sia già lavorato tanto. Noi siamo d'accordo che la società resti pubblica: deve rimanere pubblica, degli enti locali e con la minor ingerenza statale possibile». Futuro, però, non vuol dire solo gestione, ma anche intermodalità: «A sessant'anni di età di onorato servizio, questa infrastruttura si avvicina ai suoi limiti massimi. È proprio attraverso questo valico alpino che sta nascendo uno dei più importanti ed imponenti progetti dell'Unione europea, come il Tunnel di base. Quest'opera renderà finalmente possibile lo spostamento del traffico da gomma a rotaia», ha aggiunto il presidente dell'Alto Adige, Arno Kompatscher. —

VENEZIA. Le associazioni dei risparmiatori continuano a fare pressing sul governo giallo-verde sul tema degli indennizzi e dei processi contro gli ex vertici di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. «La situazione è ancora difficile - spiega l’avvocato Andrea Arman, presidente dell Coordianmento don Torta -. Nonostante le dichiarazioni di impegno profuse dai vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini la strada per un dignitoso e veloce indennizzo a favore di tutti i risparmiatori è ancora in salita. Lo sdoppiamento dei decreti attuativi voluta dal Governo comporterà un ritardo di non meno di due mesi. Abbiamo proposto al governo una legge redatta dal gruppo di studio guidato dal prof. Aldo Angelo Dolmetta. Quella proposta di legge è stata in parte accolta dal Governo che, comunque, ha voluto metterci mano e, probabilmente involontariamente, ne ha alterato l’impianto». Ora i tecnici del ministero stanno ultimando la preparazione del primo decreto

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede

legge. Secondo quanto riferito da alcune fonti, il governo è pronto ad invocare “ragioni di urgenza sociale” che si sono determinate da violazioni massive degli obblighi di correttezza e trasparenza. Motivazione che renderebbe inutile il passaggio al lodo arbitrale, ma basterebbe il giudizio della commissione tecnica di 9 membri. «La proposta di decreto attuativo consentirebbe a tutti i risparmiatori di avere un dignitoso 30% della perdita subita - prosegue Arman -. Quanto pagato dai risparmiatori quale “affrancamento” delle azioni (pagamento anticipato della tassa sulla plusvalenza), a nostro parere, deve essere restituito in quanto indebito arricchimento dell’erario».

L’associazione don Torta chiede poi che «il Governo si faccia attore per stimolare Banca Intesa a sedersi ad un tavolo con i risparmiatori per trattare delle posizioni di debito credito che affliggono molti. Analoga iniziativa è necessaria con Sga, refrattaria a qualsiasi soluzione transattiva». Ieri a Roma una delegazione dell’associazione don Torta rappresentata dall’avvocato Luigi Fadalti e di Noi che credevamo nella Popolare di Vicenza guidata dal presidente Luigi Ugone sono stati ricevuti dal ministro di Giustizia Alfonso Bonafede per parlare della situazione dei tribunali di Vicenza e Treviso e chiedere nuove risorse e mezzi. — Nicola Brillo BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI


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Primo Piano

Giovedì 21 Febbraio 2019 www.gazzettino.it

L’autonomia LA POLEMICA VENEZIA «Cari cittadini del Sud...», torna a scrivere Luca Zaia. Ma questa nuova lettera aperta del governatore veneto sull’autonomia gronda sconcerto e indignazione, in risposta al manifesto-choc con cui l’Ordine dei medici di Bari mostra un’ammalata fasciata nel tricolore (e dice «no a un regionalismo che divide, Italia non abbandonarci, vogliamo una sanità uguale per tutti»). «Non posso accettare che sui giornali venga pubblicata una pubblicità in cui il Nord viene accusato di voler uccidere la sanità del Mezzogiorno», attacca il leghista, puntando il dito contro «l’addensarsi di bugie, falsità, distorsioni più o meno in buona fede, fraintendimenti».

IL MINISTRO E I NUMERI

È dunque sulla salute che si consuma l’ennesimo scontro sulla trattativa che Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna hanno in corso con il Governo. Ieri il ministro Giulia Grillo si è schierata con i camici bianchi pugliesi: «Sono perfettamente consapevole e condivido le preoccupazioni. C’è una Costituzione da rispettare e va seguita pedissequamente per garantire gli equilibri del sistema, per cui devono rimanere i principi di equità. Ed io mi farò garante di questi princìpi». Una disponibilità prontamente apprezzata da Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri: «Contiamo su di lei, perché sappia guidare le scelte del governo in modo da garantire i principi di equità, universalità e solidarietà che finora hanno contraddistinto il nostro sistema salute». A quel punto Zaia ha preso carta e penna, anche per ricordare alcuni numeri: «Siamo la regione italiana che spende meno per il personale: 22 euro per abitante contro la media nazionale di 35 euro. Una regione che ha 58 dipendenti ogni mille abitanti quando la media italiana è di 70 e la sola Basilicata ne ha 228». E ancora: «Il Veneto non ha mai rubato niente a nessuno. Anzi. Ha subìto gli stessi tagli lineari delle altre regioni che, nel 2014, hanno raggiunto il 14,3% della spesa corrente. Lo Stato ha destinato al Nord 3.153 euro pro capite. C’è uno scarto di 1.000 euro rispetto al Sud che ne ha ricevuti 4.123. Soltanto guardando alle sanità sono stati 107 euro contro 137».

LO SFOGO DI MARINESE (CONFINDUSTRIA): «DA UNA SETTIMANA MIA MADRE A PALERMO RICOVERATA IN CORSIA: MANCANO I LETTI»

IL MANIFESTO L’iniziativa dell’Ordine dei medici di Bari contro l’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna

Zaia: «Caro Sud, basta menzogne sulla sanità» Dopo la mossa choc dei medici baresi `«State attenti a quello che vi dicono il governatore veneto scrive ai cittadini i vostri politici: coprono gli sprechi» `

MADRI E PADRI Secessione dei ricchi? Il presidente della Regione non ci sta: «Personalmente, avrei qualche difficoltà a spiegare a mia madre o mio padre, ma soprattutto alla mia coscienza, che stiamo lavorando a una riforma istituzionale storica per togliere qualcosa a qualcuno o, ancor più imbarazzante, perché altri italiani siano curati peggio a vantaggio dei cittadini della mia regione». Non è un caso che proprio in queste ore Zaia rilanci sui social un passaggio della trasmissione “Ring”, andata in onda lunedì su Antennatre, in cui Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia-Rovigo, ha raccontato una disavventura familiare: «Purtroppo mia madre mentre ero all’estero è caduta e si è rotta l’omero. Dev’essere operata. Lei vive a Palermo e adesso è ricoverata al Policlinico: in corsia. Lei oggi è abbandonata in un corridoio perché non si riesce a trovare un letto. E non c’è una clinica privata in tutta la Sicilia che abbia la Ria-

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La lettera del leghista e l’ira dell’industriale Il governatore Luca Zaia scrive una lettera ai cittadini del Sud. Vincenzo Marinese (Confindustria VeneziaRovigo) accusa la sanità siciliana.

Stefani: «Nessuno leva risorse agli altri» Ma è scontro sull’emendabilità del testo LA TRATTATIVA VENEZIA Se l’autonomia è «un abito sartoriale» (copyright del governatore Luca Zaia), il ministro Erika Stefani ha deciso qual è il vestito degli annunci in materia. Si tratta del modello bicolore, già indossato sotto Natale per svelare il cronoprogramma della riforma e nuovamente esibito ieri per il question time alla Camera, quando la vicentina ha assicurato che «le Regioni che chiederanno l’autonomia non toglieranno risorse alle altre». Ma al di là dei dettagli di stile, su cui comunque si sono esercitati i fotografi di Montecitorio, sono evidentemen-

te i contenuti di merito a contare, nei giorni delle polemiche sulla trattativa.

L’ASSIST L’occasione per rispondere alle preoccupazioni del Sud è arrivata dall’interrogazione-assist della deputata leghista (e lombarda) Simona Bordonali, «in merito al sistema di finanziamento del trasferimento di competenze alle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, al fine di garantire adeguati livelli delle prestazioni nelle restanti Regioni». Risposta in aula del ministro Stefani: «Inizialmente il prelievo fiscale trattenuto sul territorio sarà equivalente al trasferimento che

nimazione. Questa è una sanità uguale per tutti? L’Ordine di Bari dovrebbe piuttosto dire quanti medici vanno via dal Sud per la carenza di strutture». Una sottolineatura che il leghista fa propria, rivolgendosi direttamente ai residenti del Mezzogiorno: «Mi chiedo e vi chiedo se i medici che hanno promosso il banner abbiano mai constatato o anche soltanto intravisto gli sprechi che sono stati fatti sulle loro teste, o se non siano, loro stessi, le prime vittime di una cattiva gestione che caratterizza molte strutture del Sud». Di qui l’appello di Zaia: «State attenti cittadini del Sud, a quello che vi raccontano i vostri rappresentanti amministrativi e politici! Controllateli bene, perché ancora una volta giocano a tenervi la testa nascosta sotto la sabbia, vogliono che continuiate a non vedere, hanno paura che qualcuno metta definitivamente a nudo i meccanismi con cui hanno governato per decenni tenendovi, come sostengo io, in una condizione di vera e propria mezzadria». Chiosa finale: «Un Sud nuovo serve all’Italia intera, ma soltanto con la responsabilità di chi governa può nascere e svilupparsi. E questa responsabilità si chiama: autonomia. Senza, il Paese fallirà». Angela Pederiva

oggi lo Stato destina alle Regioni per le competenze esercitate in tali regioni. Quindi questo esclude totalmente l’ipotesi che le risorse siano sottratte agli altri territori. Il superamento della spesa storica verso i costi e i fabbisogni standard è la vera grande sfida per tutta l’Italia». La titolare degli Affari Regionali ha precisato di comprendere «i timori nell’affrontare una novità», ma di ritenere «inaccettabile» il divario fra le diverse aree. «Non stiamo facendo nulla di stravolgente – ha evidenziato – ma stiamo garantendo un diritto a quelle Regioni che ci dicono: so gestire al meglio questa competenza, la concorrenza normativa tra noi e lo Stato ci

rallenta, dateci l’opportunità di dimostrare che sappiamo farcela».

L’INTERGRUPPO Intanto continua il dibattito sull’emendabilità delle intese che saranno sottoscritta dal Governo e dalle Regioni. «La strada maestra è la Costituzione», ha ribadito il vicepremier Matteo Salvini: «Il Parlamento è sovrano. C’è la proposta del Governo su cui il Parlamento potrà dire la sua, poi si discuterà con le Regioni, poi l’accordo viene o bocciato o ratificato». Ma proprio l’idea finale del prendere o lasciare è stata contestata nel corso di un seminario che si è tenuto al Senato su inizia-

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AFFARI REGIONALI Il ministro Erika Stefani ieri alla Camera (ANSA)

IL GIURISTA VILLONE: «SÌ ALLE MODIFICHE OPPURE OGNI SINGOLO PARLAMENTARE POTRÀ FARE RICORSO ALLA CONSULTA»

GRILLO (SALUTE): «CONDIVIDO I TIMORI DELL’ORDINE, VARRÀ LA COSTITUZIONE E IO SARÒ GARANTE DELL’EQUITÀ»

tiva di Liberi e Uguali, al quale ha partecipato anche l’economista Gianfranco Viesti, il primo a lanciare l’espressione «secessione dei ricchi». Nell’occasione il costituzionalista Massimo Villone ha fatto presente che, se il testo viene approvato senza poter essere modificato da Senato e Camera, «ogni singolo parlamentare può sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte», come indicato dalla Consulta sul ricorso del Partito Democratico sulla legge di Bilancio. Al termine dell’incontro Loredana De Petris e Federico Fornaro, capigruppo di Leu, hanno proposto «la costituzione di un intergruppo composto da parlamentari sia di maggioranza che delle minoranze sui nodi, i problemi e i rischi che l’accordo sulle autonomie rafforzate comporta». A.Pe. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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