EDITORIALE
di Alberto CettiCarissimi Lettori, ben ritrovati. Ecco a Voi un numero particolarmente ricco di contenuti in questa edizione di marzo.
Un focus particolare lo abbiamo dedicato alla donna, celebrando così la giornata dell’8 di marzo. Abbiamo intervistato otto stupende figure femminili del nostro territorio, che si sono contraddistinte nel campo professionale, imprenditoriale, artistico, medico e sportivo. Ma come non ricordare e ringraziare, in modo particolare, tutte quelle mamme che ogni giorno si “gettano nella mischia” della giornata, dovendo pensare al lavoro, ai figli, alla casa e diciamolo… anche a noi mariti. Noi mariti, che spesso ci dimentichiamo le parole di un certo San Paolo Apostolo, che nel capitolo 5 della lettera agli Efesini ci ricorda come va amata la donna, ovvero come Cristo ha amato la Chiesa, dando se stesso per lei.. Sappiamo come Cristo ha amato la Chiesa! Salendo sulla croce per me e per te, dando così un senso profondo alla sofferenza e donandoci la vita eterna. Questa è il senso della
festa della Pasqua, che quest’anno celebreremo domenica 31 marzo. Pascal diceva che saggia è la decisione di scommettere sull’esistenza di Dio, in quanto «se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla».
Il 19 marzo è la festa di San Giuseppe, figura dolcissima della Cristianità che ci ricorda di come dovrebbe essere esercitato il ruolo del padre. Parleremo anche di questo, di come ci sia bisogno di noi padri, un padre che sa correggere e costruire l’identità della prole, ma anche di un padre che sa amare profondamente, e che sia a servizio della costruttività e della moralità della famiglia e della nostra società civile.
Questi sono solo tre dei tantissimi contenuti, che raccoglie questo numero di Carnet di marzo, quindi non mi resta che augurarvi, come sempre, una buona lettura. Il nostro intento, mese dopo mese, è quello di portarvi a scoprire sempre più cose nuove, arricchendo così la vostra conoscenza, e il conoscere… darà un tocco di colore in più alla nostra Vita.
INDICE
In città
6 8 marzo: otto figure femminili per la giornata internazionale della donna
16 8 marzo: Giornata della donna
18 I nuovi super eroi sono loro: i papà di oggi cambiano aspetto
20 Aspettando Papa Francesco…
22 Alla scoperta di Verona: via Pigna
24 Ogni combinazione diventa possibile
26 Pasqua, la festa più solenne del Cristianesimo
28 Pasqua: tempo di Brassadele e Recioto
Eventi
43 21 marzo, giornata mondiale della poesia
44 Non hanno un amico. Se ce l’avessero, non farebbero tante figure
46 Per la stagione al Ristori, sul palco l’“anima” della Danza
48 “Tempo d’amore” e “Divertiamoci” applausi al Teatro Nuovo
50 L’Altro Teatro: danza e teatro in chiave contemporanea
51 Le Officine Cailotto partecipano alla Fiera LETExpo 2024 a Verona
52 Festival del Giornalismo, 4^ edizione ai nastri di partenza
54 La maternità e l’ipermaterno Nei dintorni
30 Via Crucis di Brenzone, un percorso che “riscalda” l’anima
33 Villa Invernizzi: la casa che gira insieme al sole
34 Michil Costa, albergatore-filosofo, racconta il suo FuTurismo
37 Valpolicella: storia di case e corti antiche
40 5 itinerari insoliti da fare in primavera, in giornata
Carnet Verona
Registrazione Tribunale di Verona
nr. 1573 del 9/12/2003
Nr. Iscrizione ROC 19001
Edizione nr. 137 – marzo 2024
Edito da Editoriale Eventi snc
Via Cefalonia, 3
Marano di Valpolicella (VR)
Editori
Nicolò Ballarini
Alberto Cetti
Direttore responsabile
Giancarla Gallo
Hanno collaborato
Giorgia Castagna
Agnese Ceschi
Miriam Cetti
Federica Clemente
Andrea Molinari
Marco Multari
Georgia Passuello
Francesca Saglimbeni
Marta Tarasconi
Identità grafica
Andrea Rubele
Sport
57 Corri Forrest! Sport ed esercizio fisico: quanti benefici
58 Tra vigneti e ulivi al via la 17°edizione della Corrillasi
59 Sport Expo Verona 2024
Benessere
60 15 marzo Giornata nazionale del Fiocchetto lilla
62 Insonnia cronica, a Verona si studia la prima terapia digitale
64 Endometriosi, curare si può
Impaginazione grafica
Pasquale Contreras
Stampa Grafiche Marchesini
Contatti redazione@carnetverona.it info@carnetverona.it commerciale@carnetverona.it
In copertina: Statua di Madonna Verona in Piazza Erbe - ph Mikita Yo
Sostenibilità
66 Pulizie di primavera: da dove cominciare?
68 Come trasformare gli scarti in risorse, e guadagnarci
Natura
70 I benefici dell’immersione in natura
Cultura
72 L’angolo dei libri
74 Arte in giro
76 Novità in sala
78 Calendario eventi
8 MARZO
Otto figure femminili per la giornata internazionale della donna.
di Giancarla GalloL'8 marzo di ogni anno, più che una festa, è una ricorrenza internazionale per riflettere sulla condizione femminile e sottolineare l'importanza della lotta per i diritti delle donne, cioè per la loro emancipazione. Fu istituita in Italia nel 1922 (negli USA dal 1909). In questa giornata si ricordano le varie conquiste sociali, politiche ed economiche raggiunte dai diversi movimenti femminili di suffragette, che inizialmente puntavano a far ottenere il diritto di voto e poi un'uguaglianza stipendiale con l'uomo. Nei primi anni dello scorso secolo molte manifestazioni e cortei tumultuosi si susseguirono con connotazioni politiche. Nel 1977 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite propose ad ogni paese di dichiarare un giorno all'anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle donne e per la pace internazionale”. Con questa risoluzione l'Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e l'urgenza di porre fine ad ogni discriminazione e di aumentare l'appoggio a una paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese.
Molto contrastata politicamente qui in Italia fu anche la scelta della mimosa, come fiore a rappresentare questa ricorrenza.
Questa giornata viene associata alla Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, istituita nel dicembre del 1999, che cade ogni anno il 25 novembre.
Si potrebbero citare moltissime donne, che per impegno ed intelligenza hanno lasciato il loro segno nei diversi campi, da quello
scientifico a quello politico.
Noi di Carnet, per l'8 marzo, Vi vogliamo proporre otto figure femminili veronesi di rilievo, che si sono distinte in diversi settori. Si va dalla professoressa Evelina Tacconelli, esperta in malattie infettive, all'imprenditrice
Francesca Salvagno, alla pianista
Sabrina Reale, alla cantautrice
Veronica Marchi, alla psicologa
Giuliana Guadagnini, all'atleta Ylenia Pericati, a Francesca Aldegheri, che ricopre un ruolo istituzionale, per finire con la giornalista Miryam Scandola.
LA PROFESSORESSA EVELINA TACCONELLI
Professore
ordinario
e direttore della Clinica
di malattie Infettive, AOUI Verona, consulente per le infezioni resistenti agli antibiotici all’Università di Tubinga e direttore scientifico di ECRAID la più grande piattaforma Europea per gli studi sulle malattie infettive.
di Giancarla GalloCosa rappresenta per Lei questa Giornata?
“Da giovane non ho mai compreso il valore dell’8 marzo, anzi ho sempre ritenuto che dedicare un giorno alle donne così come riservare delle quote in politica, non fosse corretto. Se il concetto basilare è che ognuno deve avere la stessa opportunità di raggiungere posizioni autorevoli, sottolineare le differenze ottiene l’effetto opposto” spiega la professoressa Tacconelli. “Sono stata sicuramente fortunata; ho potuto scegliere un lavoro che adoro e ho raggiunto l’apice della mia carriera a livello Europeo, pur essendo una donna e senza alcuna facilitazione. Tuttavia, ho assistito e continuo ad assistere a soprusi nell’ambito lavorativo verso le donne. Ancora oggi è considerato normale sedere in Comitati medici dirigenziali, dove le donne sono una percentuale
bassissima o selezionare un candidato maschio invece che donna per una posizione di dirigenza a parità di competenze”. E continua: “Nella vita reale però i pazienti sono perfettamente in grado di comprendere se il medico che hanno di fronte è competente. Per loro non fa nessuna differenza il genere, l’età, né il luogo di nascita. Posso dire con sicurezza di non aver mai subito una discriminazione di genere da parte di un paziente. Il problema, quindi, non è culturale italiano, ma squisitamente limitato all’esercizio e alla condivisione del potere”. E conclude: “Per superare il problema le donne devono imparare a supportarsi a vicenda e a combattere per le altre donne quando raggiungono una posizione di potere. Purtroppo, questo non avviene e tante, troppe donne in carriera, combattono solo per sé stesse e per mantenere i privilegi finalmente raggiunti. Se posso fare un Augurio oggi alle donne giovani che vogliono fare Medicina, direi di intraprendere questa strada con gioia e coraggio e di non avere mai paura di mantenere alta la testa e supportare le proprie opinioni. Fare carriera è possibile, richiede tanta forza di volontà e rappresenta l’opportunità di fare di più per i propri pazienti e per le colleghe più giovani. L’esempio di oggi su come le donne esercitano il potere farà una enorme differenza per la Società in cui vivranno i nostri figli”.
FRANCESCA SALVAGNO, DONNA IN FRANTOIO
Con la sorella Cristina si è fatta strada in un mondo di uomini.
di Federica ClementeFrancesca Salvagno è nata tra gli olivi e il profumo dell’olio, ereditando la passione per questo lavoro dal nonno, che ha aperto il Frantoio Salvagno esattamente cento anni fa, e dal papà. Oggi, insieme alla sorella Cristina, guida l’impresa di famiglia con competenza tecnica e sensibilità tutta femminile.
Ti sei inserita come donna in un mondo, quello contadino, storicamente maschile. Quali sono state le difficoltà e quali le soddisfazioni?
Per me e mia sorella Cristina è stato estremamente difficile riuscire ad inserirci ed ottenere credibilità.
I miei genitori non hanno mai smesso di sostenerci educando in particolare i contadini più radicali a darci fiducia, a non dubitare mai delle nostre competenze. Non nascondo che di episodi sgradevoli, per il fatto di essere una giovane donna in un mondo contadino, ce ne sono stati tanti, ma è proprio grazie a momenti così difficili che è uscita la mia forza e la voglia di fare sempre meglio, acquisendo sempre più nozioni e competenze specifiche per fare in modo che la mia scelta di essere qui in frantoio fosse sostenuta da una più solida capacità professionale. Oggi a distanza di molti anni, con fatica e sacrificio, questa disparità di genere non si percepisce più ed è proprio questa la più grande vittoria per tutte le donne del nostro settore. Cosa ha portato in questo lavoro il tuo essere donna e mamma?
L’aspetto positivo di essere donna nel mondo
dell’olio mi ha portato a dare una svolta nel settore dell’ospitalità per chi vuole assistere alla lavorazione delle olive e degustare l’olio. La bottega storica del nostro frantoio ha cambiato completamente forma, è passata da un luogo funzionale ad un luogo accogliente con un piccolo angolo dedicato alla cosmetica a base di olio, ideata da Cristina, che ogni anno conquista sempre più clienti per le sue proprietà benefiche.
Questo lato femminile dell’azienda si sposa molto bene anche con il nostro lato materno. Per questo, abbiamo deciso di investire nella sostenibilità della catena produttiva e dello smaltimento degli scarti.
LA MUSICA CURA. PAROLA DI SABRINA REALE
A 25 anni è diventata docente di ruolo al Conservatorio di Verona. Una carriera divisa tra attività didattica, concerti e supporto ai progetti di musicoterapia.
di Francesca SaglimbeniSabrina Reale è una pianista e concertista poliedrica diplomatasi con la professoressa Laura Palmieri al Conservatorio “E. F. Dall’Abaco” di Verona nel 1989, ottenendo il massimo dei voti, la lode e la menzione d’onore.
Nel 1996 è diventata docente di ruolo di pianoforte presso lo stesso conservatorio superando il Concorso Ministeriale a Cattedre e risultando la più giovane vincitrice d'Italia e dal 2000 è pianista della Fondazione Atlantide Teatro Stabile. Mentre nel 2001 è stata parte attiva nel team del Corso di Musicoterapia del Conservatorio (oggi Biennio di Laurea di secondo livello), per poi fare da tutor ai tirocinanti presso diversi luoghi di cura, tra cui l’Istituto Anziani, il Centro Alzheimer e il reparto di Oncologia del Policlinico di Borgo Roma e dell'Ospedale di Borgo Trento. Da strumento con finalità concertistiche e didattiche, per te il pianoforte è quindi diventato anche un mezzo di supporto alla cura della persona.
Sì. La mia esperienza si è concentrata in percorsi quali il Progetto Convivio dedicato ai pazienti oncologici, ma anche in hospice e realtà con a carico pazienti di Alzheimer, dove ho potuto testare con mano i benefici della musica. Gli ospiti riguadagnavano una parte di attività cerebrali, grazie a un coinvolgimento attivo indotto da uno strumentario specifico, che invita a tenere il ritmo per esempio con le mani.
Essere donna ha fatto qualche differenza nella tua professione?
Personalmente non mi sono mai sentita discriminata in questo ambito, rispetto ai colleghi uomini. Il merito è stato sempre riconosciuto. Inoltre, ho sempre avuto incarichi di responsabilità, lo stesso insegnamento è per me una missione in cui, cioè, cerco di trasmettere anche dei valori umani. Non posso scindere lo studente dalla persona.
LA MUSICA NEL DNA: VERONICA MARCHI
A tu per tu con la cantautrice veronese.
di Georgia PassuelloCantautrice, autrice e produttrice veronese. Questa è Veronica Marchi, classe 1982 che suona live dal 1997 e nel 2016 è stata una delle protagoniste della decima edizione di XFactor nella squadra di Manuel Agnelli. Nel gennaio 2020 ha fondato la casa discografica Maieutica Dischi, un’etichetta che cura solo musica fatta da donne; due anni dopo ha pubblicato il suo primo romanzo dal titolo “Ricordami di cosa parlavamo”, edito da Scatole Parlanti. Veronica sei discografica e produttrice che cosa ti colpisce immediatamente?
Quell'elemento che non può mancare.
La prima cosa che ascolto da sempre, in un brano, sono le parole. Ci deve essere un messaggio nel testo. Poi l'alchimia, la relazione tra le tre colonne portanti di un brano (melodia, testo e armonia) è la seconda cosa che ascolto.
Credo che per essere autentiche in una composizione si debba vivere la vita, se manca questo manca tutto. Provo ogni volta che
canto e che suono, a mettere in pratica quello che diceva Jeff Buckley, ovvero che mentre si canta si deve sentire che si sta camminando sul filo sottile delle emozioni e lo si deve necessariamente trasmettere a chi ascolta. I pro e i contro di essere donna nel tuo lavoro?
Devo dirti la verità, ho sempre camminato nel mondo della musica senza chiedermi se fosse difficile in quanto donna o meno.
Da che ho memoria del mio corpo io ho sempre cantato, ho sempre scritto e ho sempre fatto questo mestiere. Una volta passati i trent'anni mi è stato detto che per una donna è "tardi" per molte cose quando invece per un uomo non è così, e poi lavorando in studio di registrazione come produttrice e come fonica c'è spesso questa diffidenza, questa domanda sottile perenne che recita "ma quindi sei tu che fai tutto?". Alcuni lavori sono cosiddetti "da uomo", e forse io li ho sempre affrontati con incoscienza, questo forse mi ha salvata e mi ha fatto fare tutto con serenità.
LE RAGAZZE NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA
Chi sono le giovani donne oggi? Come si rapportano al genere maschile e al sesso? Lo abbiamo chiesto alla psicologa e sessuologa Giuliana Guadagnini.
di Agnese Ceschi
“Quando si ha a che fare con i ragazzi, bisogna saperli osservare senza pregiudizi ed ascoltare senza giudicarli, ma orientando le loro scelte. Non dimenticando mai che è importante che i ruoli siano comunque ben definiti”. Come è cambiato il sistema delle relazioni tra uomo e donna nelle nuove generazioni e il ruolo della famiglia ce lo spiega la psicologa e sessuologa, Giuliana Guadagnini da più di 25 anni a contatto con gli adolescenti e con le famiglie nelle scuole e durante la terapia. In questi anni di professione che evoluzione ha visto nel mondo femminile?
Ho visto le ragazze cambiare, sdoganarsi per la voglia di affermarsi, ma gli effetti si sono visti. Per esempio con il sexting in rete la cosa è sfuggita di mano. Fortunatamente poi è arrivato il codice rosso ed il reato di revange porn.
Le ragazze si vestono da grandi, iniziano ad avere rapporti sessuali a 13 anni, accedono alla chirurgia plastica con una cura estetica maniacale. Non c’è parità di genere in questo senso: all’uomo è concesso molto senza giudizio, mentre la donna è etichettata subito come una poco di buono. Da cosa è causato tutto ciò?
La pressione sociale impone delle figure omologate: o sei a quel livello, o non sei nessuno e non sei visibile nel gruppo. I social hanno aggravato il meccanismo: i ragazzi si sentono solo in rapporto ai like che ricevono.
Come vivono il rapporto con il sesso?
È ancora forte il tabù del sesso e purtroppo il silenzio trova le risposte in rete o sui social. Di contro i ragazzi hanno esperienze sessuali molto giovani e pensano di sapere tutto, quando la conoscenza è superficiale. Famiglie, esperti e scuola dobbiamo trasmettere loro la consapevolezza dei rischi.
Che modello di famiglia abbiamo di fronte?
Si è passati da una famiglia rigida nel passato ad una che genera una gran confusione: permissivismo estremo, mancanza di osservazione e di ascolto.
L’impostazione famigliare è cambiata molto: mamme lavoratrici, nonni spesso assenti, oppure famiglie aperte… I ragazzi hanno molta confusione, vanno incontro ad apatia, dipendenza da social, depressione. La mamma morbosachioccia, la mamma lavoratrice che delega tutto, la madre-amica creano danni incredibili.
YLENIA PERICATI, LA LEONESSA DEL BRESCIA CON IL NUMERO 12
Nata a Bovolone Ylenia si confida con noi
su un tema attuale come la diversità di genere ma assicura che la pallavolo si distingue.
di Giorgia CastagnaAdifferenza dei loro colleghi uomini, le atlete donne faticano a ricevere i riconoscimenti meritati. Una ricerca UNESCO dimostra infatti come la copertura mediatica dello sport femminile raggiunge anche minimi del 4%.
Ne abbiamo parlato con la veronese Ylenia Pericati giovane promessa della pallavolo italiana. Classe 94, maglia numero 12, Ylenia sta giocando questa stagione nel Millenium Valsabbina Brescia ricoprendo il suo ruolo da libero. Nonostante l'importante impatto delle donne sull'industria sportiva, secondo una recente ricerca IACS, la copertura mediatica riservata allo sport femminile non supera il 5% cosa ne pensa?
Condivido e confermo quanto mi state dicendo e tante volte mi sono chiesta come sia possibile. Questa differenza la vedo soprattutto nel calcio dove, colleghe stimate faticano ancor
oggi ad essere prese seriamente e questo è mortificante. Spezzo però una lancia a favore della pallavolo: questo divario che per prima vedo in altri sport qui non lo trovo! Ritengo sia data importanza in egual modo alla nazionale femminile quando a quella maschile e idem per la serie A1, A2 e a scendere. Perché si fa così fatica a far apprezzare lo sport femminile?
Penso che a volte sottolineare le differenze sia utile. Basterebbe trattare gli sport in modo diverso la pallavolo maschile è bella da vedere per alcuni aspetti tecnici, per la potenza… la pallavolo femminile è fatta di tattica, precisione, elevazione. Proprio per queste diversità sono due sport belli da vedere. Quale figura femminile ti rappresenta e ti ispira.
Ho due modelli che mi danno la forza nei momenti down. Una è una mia collega nonché migliore amica, con lei condivido gioie e dolori e
so che mi capisce. L’altra mia madre: una donna fantastica che grazie alla sua tenacia ha saputo coniugare famiglia e lavoro. A lei guardo spesso, un punto fermo che mi permette di volare!
DALL’AULA DI TRIBUNALE ALLA TERRA
Il ritorno alle radici di Francesca
Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto.
di Marta TarasconiUn tuffo fatto di testa e nel vuoto. Così Francesca Aldegheri, presidente del settore frutticoltura di Confagricoltura Veneto, definirebbe il suo ingresso nel mondo dell’agricoltura. Francesca viene da un mondo completamente diverso, quello della giurisprudenza, in cui si è laureata. Eppure la passione per l’agricoltura c’è sempre stata, era semplicemente latente. Ecco perché quando nel 2012 si è ritrovata improvvisamente a dover gestire l’azienda di famiglia non si è fatta scoraggiare, anzi, si è lanciata a capo fitto. È grazie a lei infatti se esiste la terza generazione dell’azienda frutticola di famiglia. Non ci ha pensato due volte: ha scelto di provarci, di mettersi in gioco, e i risultati sono arrivati. Come sei arrivata a ricoprire questo ruolo?
È stato un percorso di crescita graduale. Mi sono fatta conoscere fin da subito: quando si trattava di fare interventi non mi sono mai negata, anzi. Anche se c’era un argomento sul quale non ero particolarmente esperta la vedevo come un’occasione per imparare. E così, passo dopo passo, nel 2022 hanno deciso di nominare me come nuovo Presidente. Esistono delle difficoltà ulteriori nel tuo ruolo di Presidente in quanto donna?
Le sfide tradizionali di questo ruolo sono trasversali: il settore frutticolo ha difficoltà che si trascina da anni. La crisi economica è stata
molto sentita, non a caso è uno dei settori più a rischio. Nonostante questo però, non ho mai percepito dei pregiudizi nei miei confronti: nella giunta siamo tre donne e tre uomini. La vera difficoltà è stata quando nel 2012 mi sono ritrovata a gestire l’azienda di famiglia, non avendo di fatto le competenze. Il mondo agricolo poi è prettamente maschile e io mi dovevo rapportare con uomini molto più grandi ed esperti di me. L’aspetto positivo però, è che fin da subito ho notato grande supporto e solidarietà: questo, unito al mio impegno e alla mia dedizione ha fatto sì che la diffidenza iniziale nei miei confronti diventasse subito un lontano ricordo.
MIRYAM SCANDOLA: QUANDO L’AMORE SI RACCONTA
Giornalista, con il suo podcast “Corrispondenze” racconta la vita di scrittrici e scrittori a partire dalle lettere che hanno inviato alle loro persone amate.
di Miriam CettiMiryam Scandola, giornalista professionista da sempre autrice di interviste e approfondimenti culturali, nel 2023 ha lanciato “Inserto sull’addio” una newsletter interamente dedicata agli scambi epistolari delle autrici e degli autori più famosi della letteratura.
Il mese scorso, in occasione del premio Cara Giulietta, è stato presentato il suo podcast “Corrispondenze. Quando gli scrittori si scrivono” realizzato insieme a Storie avvolgibili, con la partnership del club di Giulietta e le musiche originali di Veronica Marchi. Miryam, è da poco iniziato questo tuo nuovo progetto in cui affronti un tema a te caro: l’amore raccontato attraverso le lettere di alcune delle più belle coppie della letteratura. Come mai hai deciso di presentare queste storie attraverso una forma di comunicazione nuova: quella orale, del podcast?
Credo che quella scrittura periferica, lontana dalla letteratura “più ufficiale”, arrivi a tutti noi, perché parla anche dei nostri amori. Per questo è importante condividerla. Lo faccio con la mia newsletter “Inserto sull’addio” e così faccio nel podcast che è uno strumento straordinario per dare conto di storie complesse. L’oralità è qualcosa alla quale abbiamo affidato la nostra memoria millenaria. Erano dette a voce, se ci pensiamo, le storie più belle che la sera, prima di andare a dormire, qualcuno ci ha raccontato.
Come ti poni tu da donna, scrittrice e mamma riguardo l’8 marzo: è sempre un’occasione importante da ricordare e celebrare?
Mi piacerebbe che non fosse necessaria come non vorrei ci fossero quote rosa e libretti sulla forza interiore delle donne. Io la differenza di genere l’ho sentita forte quando ho scelto di diventare madre. Ho percepito l’incognita del lavoro. Ho avuto però, e ho, la fortuna di mio marito. Per lui i miei sogni professionali sono sempre venuti prima di ogni cosa; mi ha preso per mano e ha lottato con me.
Ho due bimbi, due maschi. Sogno per loro un futuro di equilibrio, dove possano essere liberi dall’obbligo di performare un ruolo. Ho due nipoti femmine e sogno per loro la stessa identica cosa.
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8 MARZO: GIORNATA DELLA DONNA
Mimosa sì o no?
di Georgia PassuelloNon piace a tutte. Eppure la mimosa ha un significato speciale che la rende il fiore perfetto per l’otto marzo. Questa pianta è amata e bistrattata. C’è chi infatti storce il naso per il suo profumo intenso, chi per l’aspetto poco aggraziato. Per non parlare delle immancabili polemiche sui costi raggiunti da questi mazzolini gialli durante la Festa delle donne. Eppure, nel giorno dedicato all’universo femminile, la mimosa diventa il nostro fiore.
Perché è stata eletta simbolo della Festa della donna?
Per saperlo dobbiamo risalire al 8 marzo del 1946 quando, per la prima volta, anche in Italia si è celebrata la Festa delle donne.
Le organizzatrici, che risiedevano a Roma, cercavano un fiore che sbocciasse proprio i primi di quel mese e che non fosse particolarmente costoso. Per trovarlo è bastato guardare i campi romani di quel periodo perché si tingevano di giallo, grazie all’abbondante presenza di mimose selvatiche.
Da qui la scelta della mimosa.
Le donne hanno ancora voglia di celebrare questa festa?
Per alcune non è festa della donna senza la mimosa. Altre proprio non la sopportano e preferiscono non festeggiare. Il fiore simbolo dell’8 marzo divide ancora di più in questo 2024 le donne.
Favorevoli
L’8 marzo è un giorno da festeggiare nonostante queste donne favorevoli sappiano che la strada che abbiamo davanti è ancora lunga, i dati sul lavoro femminile sono preoccupanti, per non parlare di quelli sulla violenza, ma un giorno dedicato alle donne può essere un modo per ritrovarsi insieme e per riflettere.
Contrarie
Niente festeggiamenti anche se un omaggio floreale fa sempre piacere; proprio perché la donna dovrebbe essere rispettata e celebrata ogni giorno dell’anno mentre i quotidiani fatti di cronaca, ci riportano ad un drammatico bollettino in tutt’altra direzione.
I NUOVI SUPER EROI SONO LORO: I PAPÀ DI OGGI CAMBIANO ASPETTO
Come ogni anno il 19 marzo ci prepariamo per la “Festa del papà”. Ma come è cambiata questa figura nel corso degli anni? Quali i nuovi ruoli e quante fragilità?
di Giorgia CastagnaCi aiuta a riflettere la notizia uscita alcuni giorni fa sul padre licenziato perché avrebbe usufruito in modo “non opportuno” dei tre giorni di congedo parentale concessi per aiutare la moglie a tornare al lavoro dopo la maternità. Sì perchè in un periodo storico che vede la figura della donna sempre più emancipata e libera di scegliere è bene ricordare che a cambiare vita e quotidianità sono anche mariti e padri. È giusto dirlo perché non c’è bisogno, o non dovrebbe essercene, di nasconderlo o di vergognarcene, anzi. La figura dell’uomo sta cambiando, anzi è cambiata. Il film del padre che rientra a casa la sera stanco e chiede alla moglie cosa c’è per cena mentre i figli gli portano le pantofole e il telecomando, è uno spaccato di vita che vedremo sempre meno.
La donna aiuta in egual, o quasi uguale se le sarà permesso, misura a contribuire economicamente alle spese famigliari e l’uomo diventa un adorabile padre eroe.
Ne abbiamo voluto parlare a ridosso della festa del papà che anche quest’anno festeggiamo il 19 marzo e che coincide con il giorno dedicato a San Giuseppe. Al centro sono i dati emersi da alcuni sondaggi non da ultimo il dato di un'indagine condotta da ManagerItalia in collaborazione con Ipsos che afferma che l’85% dei papà manager under 45 vorrebbe dedicare più tempo ai figli
e chiede il congedo parentale obbligatorio.
Si impenna poi il tasso di utilizzo del congedo di paternità cresciuto in quasi 10 anni più di 38 punti percentuali e aumentano in Italia anche le dimissioni volontarie tra i padri per esigenze di cura dei figli. Alla sua introduzione, nel 2012 il congedo di paternità prevedeva un solo giorno obbligatorio e due facoltativi, mentre oggi sono 10 giorni.
Inoltre, in Italia i mesi di congedo parentale, cioè l’astensione facoltativa dal lavoro che può essere richiesta dai genitori lavoratori dopo il congedo di maternità/paternità obbligatorio, è di dieci mesi complessivi per entrambi i genitori. Ovvero, per ogni bambino, nei primi 12 anni di vita, ciascun genitore ha diritto di astenersi dal lavoro per un periodo complessivamente non eccedente - in relazione alla coppia - dieci mesi. Solo nel caso in cui il padre lavoratore eserciti il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato non inferiore a tre mesi, il limite complessivo dei congedi parentali dei genitori è elevato a 11 mesi. Il congedo parentale, peraltro, spetta al genitore richiedente anche qualora l’altro genitore non ne abbia diritto.
Tutto questo secondo le misure previste dalla legge di Bilancio 2024. Stando ai dati si può quindi affermare che un cambiamento culturale è in atto: l’evoluzione ci parla di uomini che, non solo hanno imparato ad occuparsi dei bambini anche piccolissimi, cambiando pannolini, facendo bagnetti e preparando biberon con cura e attenzione alle dosi e alle temperature, ma che lo hanno voluto fare, senza costrizioni, aprendosi ad un rapporto con i figli, che per tradizione era appannaggio esclusivo della mamma.
Questa interscambiabilità di ruoli permette quindi a ognuno di godere dell’accudimento e della vicinanza al bambino e i padri accettando responsabilità che erano materne, scoprono di riuscire a fare cose un tempo impensabili come il piacere di vivere nuove situazioni ed emozioni, instaurano una nuova confidenza col proprio figlio, che poi resterà per sempre come memorie indelebili.
ASPETTANDO PAPA FRANCESCO...
In vista dell’Arena di Pace 2024 (18 maggio), la Chiesa di Verona propone un calendario di incontri con la città e di focus sui temi della giustizia e della pace.
di Francesca Saglimbeni
Momenti di preghiera, incontri con la società civile, tavole rotonde con esperti di diversi settori.
Manca poco più di un mese alla storica visita del Santo Padre alla nostra città, in agenda sabato 18 maggio 2024 durante l’ «Arena di Pace» e per non farci trovare impreparati, la Chiesa di Verona ha organizzato un percorso di avvicinamento al grande appuntamento dal titolo «Aspettando Papa Francesco».
Il programma si divide in
due parti, una sottotitolata “Incontri con la città”, l’altra “Giustizia e pace – i cinque ambiti” (in riferimento al Salmo 85). La prima, articolata in quattro eventi, prenderà il via venerdì 8 marzo alle 18.30 nel Salone dei Vescovi, dove il Vescovo Domenico Pompili tesserà un dialogo con il mondo politico amministrativo, per poi replicare lo stesso format lunedì 18 marzo alla stessa ora in fiera, dove si terrà il dialogo con il mondo del lavoro, dell’economia e della finanza.
Il 29 marzo, invece, Venerdì Santo, il vescovo guiderà la Via Crucis in Arena, con inizio alle 20.45, per dare nuovamente appuntamento ai fedeli venerdì 3 maggio in Cattedrale, per un altro momento di preghiera comunitaria (18.30).
Inaugurata lo scorso 10 febbraio con interventi sulla questione migratoria, la parallela proposta di convegni tematici sintonizzati su Giustizia e Pace, proseguirà nel Salone dei Vescovi, sempre alle 10.30, il 9 marzo con un focus dell’Ambito ambiente, affidato agli interventi di: Martina Giacomel, del Dicastero Sviluppo Umano Integrale, negoziatrice per il Vaticano COP27 e COP28, Thalassia Giaccone, del Movimento Laudato Si, Gian Luca Galletti, presidente Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti), già ministro dell’Ambiente; il 23 marzo con l’Ambito lavoro, economia e finanza, che vedrà confrontarsi
pubblicamente Elena Beccalli, preside della Facoltà di Scienze bancarie dell’Università Cattolica di Milano, Daniela Fumarola, segretario generale aggiunto della Cisl; Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse.
Mentre con riguardo all’Ambito diritti e democrazia, il 20 aprile sentiremo Claudio Gentili, direttore della rivista La Società; Marco Mascia, docente di Relazioni internazionali all’Università di Padova; Ernesto Preziosi, del Ceres - Centro studi e ricerche storico sociali; e per l’ambito disarmo: don Renato Sacco (Pax Christi Italia), Sergio Bassoli, coordinatore Coalizione “Assisi Pace Giusta”, Vanessa Pallucchi, vicepresidente nazionale di Legambiente e portavoce del Forum del Terzo Settore.
Per partecipare è necessario iscriversi sul sito Eventbrite dato il numero limitato di posti. Per tutti sarà possibile seguire le conferenze in diretta su Telepace (canale 76 Veneto e 75 Roma) e sulla sua App. Aggiornamenti su https:// visitapapa.chiesadiverona.it/
Le “Arene di Pace” nascono a Verona nel 1986 come grandi momenti assembleari all'interno dell'anfiteatro romano. Promosse inizialmente dal movimento "Beati i costruttori di pace", hanno coinvolto nel tempo diverse realtà mettendo a fuoco diversi spunti di riflessione sul tema della nonviolenza.
ALLA SCOPERTA DI VERONA: VIA PIGNA
Passeggiando per il centro storico di Verona percorriamo una delle sue vie più antiche ricca di storia e di architetture da riscoprire e ammirare.
di Miriam CettiVisitando Verona e passeggiando per il suo centro storico, non si può non attraversare il fiume Adige passando dal famoso ponte Pietra e visitare la sua cattedrale di Santa Maria Matricolare, ma se abbiamo l’occasione di addentrarci nel quartiere, uno dei più antichi e caratteristici della città, si scoprono angoli altrettanto belli ma meno conosciuti: uno di questi è sicuramente via Pigna, strada che da via Garibaldi continua fino all’imbocco di via Cappelletta.
Secondo la suddivisione della città di epoca romana via Pigna faceva parte del secondo decumano della parte sinistrata della città, ovvero la parte a sinistra del Decumano Massimo che assieme al Cardo Massimo, erano le due grandi arterie che dividevano Verona in quattro parti.
Il nome della via ha origine proprio dalla scultura di pietra a forma di pigna collocata su un tronco di colonna che troviamo all’angolo con via
Verità. Molto probabilmente essa faceva parte della decorazione di un monumento funebre di epoca romana, essendo la pigna un simbolo di continuità dopo la morte molto usato fin dall’antichità.
Iniziando a camminare partendo da via Garibaldi notiamo subito le architetture
Sotto nell’ordine: l’antica pigna di epoca romana e un particolare di Palazzo Arboselli-Turco.
dei palazzi che si affacciano sulla via, dalla notevole importanza storica e artistica.
Tra i primi che incontriamo, Palazzo Arboselli-Turco, al civico 6, ci offre un bell’esempio di facciata in stile gotico veneziano, con ampie finestre ad arco trilobato. Accanto invece si trova Palazzo Emilei-
Cipriani-Magnaguagno un edificio sobrio ed armonico nelle sue linee di primo Seicento.
Poco più avanti spicca Palazzo Guarienti, al numero 8, preceduto da un portale romanico aperto in un muro di cinta coronato da merli ghibellini.
Proseguendo si innalza al
civico 12 palazzo Maffei-Finetto, di origine romanica la cui facciata presenta un grandioso portale tardocinquecentesco a bozze rustiche e paraste, coronato da una chiave d’arco a triplice concio e da finestroni dalle linee sobrie rettangolari.
Poco distante, al numero 14, ecco Palazzo FürlegerGuiotto, un maestoso complesso monumentale da poco sottoposto a importanti restauri che hanno ridato vita a vari elementi decorativi, tra cui il notevole ciclo di affreschi che si sviluppa lungo il sottogronda del palazzo.
Continuando la passeggiata al civico 15 si trova il quattrocentesco Palazzo Sagramoso-Messedaglia, che spicca per il portale coronato da un mascherone nella chiave dell’arco e per le finestre al primo piano incorniciate da colonne e timpano, tutti elementi realizzati in marmo rosso di Verona.
Al civico 17 vediamo Casa Aleardi-Brenzoni che presenta un portale tardo-romanico dove l’arco a conci è incorniciato
da una decorazione realizzata da una sequenza di fogliette stilizzate; e nella chiave dell’arco, seppur rovinato, è presente uno scudo con insegne araldiche.
Proseguendo, al civico 19 troviamo palazzo Lando, costruzione armonica ed elegante dei primi del Seicento dove, tradizione vuole, dimorò parte della sua vita il poeta veronese Cesare Betteloni.
Infine, concludendo la nostra passeggiata, arrivati ormai al
termine di via Pigna, possiamo sostare un momento sui blocchi di pietra che troviamo nella piccola piazzetta che si apre nello slargo con vicolo Fontanelle, che un recente intervento di riqualificazione ha abbellito ridandole decoro e restituendola all’uso dei suoi residenti e turisti.
OGNI COMBINAZIONE DIVENTA POSSIBILE
Finstral continua a perfezionare la propria straordinaria gamma di finestre all’insegna della modularità, rendendo ancora più semplice la consulenza.
Iserramenti moderni si producono su misura: vengono realizzati singolarmente secondo le specifiche richieste di ogni cliente, a partire da un sistema modulare di componenti standardizzati. Funziona così anche in Finstral. L’azienda altoatesina, però, si differenzia dalla concorrenza per un aspetto importante: la maggior parte degli ingredienti, dai profili ai vetri isolanti, viene prodotta su misura. In questo modo può proporre soluzioni ancora più modulari e complete. PVC, alluminio o legno non fa differenza –è possibile combinare quasi tutte le dotazioni con qualsiasi opzione di design e materiale.
Chi decide di acquistare delle finestre, in genere deve innanzitutto capire quale materiale e quale design preferisce – perché sono questi i criteri che determinano il sistema di profili da impiegare. In un secondo momento si possono scegliere solo i dettagli funzionali ed estetici previsti da tale sistema.
Con o senza anta accoppiata, i modelli Slim-line di Finstral presenteranno profili con un ingombro pressoché identico.
La gamma Finstral invece non pone alcuna limitazione alla personalizzazione: tutte le finestre dell’azienda altoatesina a conduzione familiare vengono infatti sviluppate a partire da due uniche famiglie di profili. E (quasi) tutte le dotazioni e opzioni di design sono combinabili tra loro. Così i clienti ricevono sorprendentemente spesso questa risposta alle loro richieste: “Certo, lo possiamo fare.”
«I clienti più esigenti desiderano la massima libertà di composizione in termini
di estetica e funzionalità –afferma Joachim Oberrauch, presidente del Consiglio di Amministrazione e responsabile sviluppo prodotti Finstral. – Soprattutto nella scelta di dotazioni di alto livello, le limitazioni tecniche rappresentano un vero ostacolo per la vendita.
Ecco perché stiamo investendo così tanto nella modularità, per rendere possibile ogni combinazione». Luis Oberrauch, vicepresidente del Consiglio di amministrazione e responsabile vendite, aggiunge:
L’apprezzata variante classica con contorni morbidi è ora disponibile anche in esecuzione alluminio-alluminio/legno/ForRes.
«Ci sono voluti anni per raggiungere questa eccezionale flessibilità, ma ora possiamo osservare come la nostra gamma di prodotti si stia diversificando sempre di più. E proprio per questo motivo diventa molto più facile proporre soluzioni alternative nelle vendite».
Le innovazioni più recenti dimostrano anche con quanta passione Finstral perfezioni i propri prodotti. La nuova anta accoppiata Slim-line Twin con oscurante integrato presenterà linee più slanciate di 5 mm all’esterno e 10 mm all’interno,
avvicinandosi dunque molto all’estetica dell’esecuzione standard Slim-line. Inoltre, l’anta Classic-line dai contorni morbidi – richiesta spesso per le finestre in PVC e PVCalluminio – è stata inserita anche nella famiglia di profili FIN-Project. Pertanto ora è disponibile pure per i serramenti in alluminio o alluminio-legno. «Sono solo piccoli dettagli, ma quando i clienti vogliono combinare finestre realizzate con sistemi diversi all’interno dello stesso progetto, questi dettagli sono decisivi per
Libertà di composizione: le finestre Finstral rendono possibile ogni combinazione.
conferire un’estetica uniforme alla facciata dell’edificio», afferma Joachim Oberrauch.
Tre materiali per il lato esterno e cinque per l’interno, dodici tipologie di anta, almeno tre telai a L e altrettanti a Z per tutte le combinazioni di materiali, montanti mobili in vista e a scomparsa, montanti e traverse sottili e larghi, cinque tipi di rivestimento per il vetro isolante: questi dati chiave illustrano chiaramente l’enorme varietà della gamma di finestre Finstral. A ciò si aggiunge un vastissimo assortimento di colori con 250 opzioni per l’alluminio, 15 per il legno, dieci colori/ superfici per il PVC, otto per il vetro smaltato e sei per il ForRes. Naturalmente, offriamo quasi la stessa varietà di opzioni anche per porte scorrevoli, pareti vetrate, verande e porte d’ingresso. «Il nostro metodo si basa su una straordinaria modularità dei componenti e un controllo completo della filiera. Solo così possiamo gestire questa enorme complessità», spiega Joachim Oberrauch.
PASQUA, LA FESTA PIÙ SOLENNE DEL CRISTIANESIMO
Il termine significa “passaggio” e indica all’uomo la strada per raggiungere la verità e la salvezza eterna.
La Pasqua, o Domenica della Resurrezione, è la festa più solenne della religione cristiana, commemora la resurrezione di Gesù dai morti descritta nel Nuovo Testamento come evento avvenuto il terzo giorno della sua sepoltura, attorno al 30 d.C. Ha tuttavia radici nella Pasqua ebraica, la Pesach, e indica all’uomo la strada per raggiungere la verità e la salvezza eterna.
La parola Pasqua deriva dal greco pascha, a sua volta dall'aramaico pasah e significa letteralmente “passare oltre”, “passaggio”. E se gli Ebrei si riferiscono al passaggio, attraverso il Mar Rosso, dalla schiavitù d’Egitto alla liberazione, per i Cristiani la festa evoca il passaggio dalla morte alla vita del Nazareno. Motivo per cui la croce è il simbolo per eccellenza della Pasqua Cristiana.
Le radici. «Presso gli Ebrei la Pasqua era in origine legata all'attività agricola ed era la festa della raccolta dei primissimi frutti della campagna, a cominciare dal frumento. In seguito, diventa la celebrazione annuale della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù, significato che si aggiunse all’altro, in ricordo della fuga dall’Egitto, e del fatto che con il sangue degli agnelli si fossero dipinti gli stipiti delle porte affinché l’angelo sterminatore passando da quelle case, risparmiasse i primogeniti.
Ancora oggi, la cena pasquale presso gli Ebrei si svolge secondo un preciso ordine detto Seder. Ci si nutre di cibi amari per ricordare l’amarezza della schiavitù egiziana e lo stupore della libertà ritrovata. Per celebrare la Pasqua gli israeliti al tempo di Gesù ogni anno si recavano a Gerusalemme, come lo stesso Salvatore. La cui morte avvenne, infatti, in occasione della pasqua ebraica. Per i Cristiani è l’agnello pasquale che risparmia dalla morte, il pane
Piero della Francesca, “Resurrezione”, Museo Civico di Sansepolcro.
nuovo che rende nuovi» (fonte: Famiglia Cristiana).
Il fatto che la ricorrenza cada in date ogni anno diverse è legato ai cicli lunari. La festa coincide infatti con la domenica successiva al primo plenilunio di primavera, che determina anche la Quaresima (i 40 giorni che la precedono) e la Pentecoste (i successivi 50), con cui si evoca la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.
Curiosità. La tradizione di consumare l'agnello per Pasqua deriva sempre da un’usanza ebraica, in quanto fa riferimento a quando Dio annunciò al popolo di Israele che Egli lo avrebbe liberato dalla schiavitù in Egitto dicendo: “In questa notte io passerò attraverso l'Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame”. Ordinando al popolo d'Israele di marcare le loro porte con del sangue d'agnello in modo che lui fosse in grado riconoscere chi colpire col suo castigo e chi no. Inoltre in passato esisteva un comandamento riguardo la Pasqua ebraica che diceva di fare l'offerta dell'agnello il giorno 14 del mese ebraico di Nisan e di consumare quella stessa notte il sacrificio di Pesach. Con il Cristianesimo, il simbolo dell'agnello immolato per la salvezza di tutti diventa Cristo stesso e il suo sacrificio ha valore di redenzione.
La celebrazione della Veglia pasquale comprende la Liturgia della luce, che inizia con la preparazione e accensione del cero pasquale, e prosegue con la processione con cui la “luce di Cristo” è introdotta nella chiesa buia ovvero il solenne annunzio pasquale; la Liturgia della Parola, La Liturgia Battesimale e la Liturgia Eucaristica, rito che si svolge nella notte per ricordare l’oscurità in cui, senza Cristo, l’umanità è immersa.
PASQUA: TEMPO DI BRASSADELE E RECIOTO
Viaggio nelle tradizioni culinarie veronesi da riscoprire.
di Agnese Ceschi
Aridosso della Pasqua, a Verona non mancano le tradizionali Brassadele, dolce tipico di Pasqua per i veronesi. Non più conosciute come un tempo, le brassadele erano il dolce delle festività pasquali, uno dei dolci tipici di Verona preparati esclusivamente in questo periodo, che meritano di essere riscoperte.
Si presentano come ciambelle col buco croccanti all’esterno e fragranti all’interno, non molto dolci,
ma perfette in accompagnamento ad un buon bicchiere di Recioto o Passito Bianco di Soave. Un dolce la cui stagionalità ci viene ancora oggi ricordata dal proverbio “Se no pioe su l’olivela, pioe sula brasadela” dove l’olivela (l’olivo) indica la Domenica delle Palma e la brasadela quella di Pasqua, e quindi “se non piove la Domenica delle Palme, piove la Domenica di Pasqua”.
La forma delle brassadele ricorda in
qualche modo la corona di spine portata da Gesù per questo forse l’usanza di prepararle come dolce tipico di Paqua.
Una lunga storia
La sua storia risale al 1700, quando la tipicità pasquale delle brassadele si venne a definire contemporaneamente all’affermazione di altri dolci legati alle festività: fratello della brassadela è il nadalin, il pane di Natale.
Secondo la relazione sulle tradizioni del popolo veronese stilata ai primi dell’Ottocento dell’abate Conati, «cibi statutari della Pasqua sono l’agnello arrostito, il salame dell’aglio che mangiasi colle bracciatelle, le uova sode».
L’abbinamento con il vino è anch’esso di lunga tradizione: l’oste Valentino Alberti ricorda come il 23 aprile 1827, recatosi alla chiesa dei Santi Siro e Libera, nell’attuale area del Teatro romano, si fosse fermato nell’orto della chiesa e qui avesse «fatto allegramente merenda con vin santo e brassadelle».
Per non perdere la tradizione ecco dunque la ricetta da poter replicare a casa:
RICETTA BRASSADELE
8/10 ciambelle
500 grammi di Farina Bianca - 150 grammi Burro 2 uova fresche - 150 grammi di Zucchero semolato
50 ml di Grappa Bianca secca - 80 ml latte una bustina di Lievito di Birra - sale - zucchero a Velo
PREPARAZIONE
Ammorbidite il burro a bagnomaria.
Setacciate la farina e disponetela a fontana, aggiungendovi il latte, il burro, lo zucchero semolato, la grappa e le uova. Lavorate l’impasto per qualche minuto; aggiungete la bustina di Lievito di Birra e un pizzico di sale. Lavorate ancora sino ad ottenere un impasto morbido e omogeneo, senza grumi. Imburrate e infarinate uno stampo a ciambella e versate l’impasto distribuendolo in modo uniforme; fate lievitare per almeno mezz’ora in un luogo temperato.
Cucinate la Brassadela in un forno preriscaldato a 150 gradi per circa un’ora, fino a quando la superficie della ciambella diventerà dorata. Servite a temperatura ambiente con una spolverata di Zucchero a Velo e un bicchiere di Recioto, bianco di Soave o rosso della Valpolicella a seconda dei gusti.
Per i più piccoli: per la merenda dei bambini, tagliatela a fette sottili e preparate dei sandwich farciti con confettura di ciliegie o albicocche.
L’abbinamento Recioto della Valpolicella
Tutti a Verona conoscono il Recioto della Valpolicella, ma forse non sanno la sua importanza per la storicità e la tecnica produttiva. Il Recioto è prodotto con uve passite locali come la Corvina, il Corvinone e la Rondinella, e in percentuali minori anche con Forselina, Negrara e Oseleta, Molinara. Le stesse uve che oggi vengono utilizzate per la produzione del fortunato Amarone, la sua interpretazione più secca. La peculiarità del Recioto è la tradizione dell’appassimento delle uve in cassate o nelle cosiddette “arèle”, usato fin dai tempi antichi quando in queste terre si produceva un vino eccellente, apprezzato dai Romani, chiamato Acinaticum, l’antenato del Recioto.
VIA CRUCIS DI BRENZONE, UN PERCORSO CHE “RISCALDA” L’ANIMA
Tra le tante forse la più suggestive di tutto il Veneto è proprio la Via Crucis di Castelletto di Brenzone dove gli ulivi regalo emozioni e suggestioni da vivere.
di Giorgia Castagna
Èfuori discussione che la maggior parte delle feste di matrice religiosa rappresentino buona parte del patrimonio tradizionale italiano. Un’espressione di fede ma anche eventi dal forte significato sociale e vincolo di appartenenza alla comunità che negli ultimi anni stanno ritornando in voga richiesti molto spesso dalla curiosità degli stessi turisti.
Tra i tanti riti forse il più suggestivo è proprio La Passione di Cristo ripercorsa nella Via Crucis. Quest’ultima, è un rito quaresimale molto importante nella religione cristiana cattolica che ripercorre i momenti delle ultime ore di vita di Gesù, dalla sua condanna a morte fino alla morte sulla croce, “la Sua Passione”. Tale celebrazione si tiene solitamente il Venerdì della Settimana Santa, ossia il venerdì immediatamente precedente alla domenica di Pasqua, quando invece si celebra la Resurrezione del Cristo.
Tra tutte le rappresentazioni non potevamo non nominare la Via Crucis vivente allestita a Castelletto di Brenzone, nell’incantevole cornice che parte la sera del venerdì Santo dalla chiesa di San Carlo Borromeo di Castelletto per arrivare alla piccola contrada Biaza. A riconoscere tale successo sono il numero altissimo di turisti religiosi e non solo, che accorrono ogni anno per assistere e partecipare alla magia che avviene sotto gli ulivi di Brenzone.
Il percorso che si snoda tra le tante piccole vie che portano dal centro storico del paesino fino a Biaza si terrà quest’anno venerdì 29 marzo. “La Passione di Cristo che viene ripercorsa con le 14 stazioni - spiega Sergio Brighenti Presidente del gruppo Culturale Castelletto - vedrà partecipare più di 100 comparse abilmente coordinate in quello che risulta essere un vero e proprio spettacolo teatrale. Ci aspettiamo grandi numeri anche quest’anno, ormai la manifestazione ha un importante seguito e il passaparola non manca. Un’esperienza unica che merita di essere vissuta”.
La Via Crucis - che in latino significa "via della croce" - è dunque un rituale, spesso compiuto sotto forma di processione, che percorre quattordici stazioni che descrivono gli episodi salienti della condanna, il supplizio e infine l'uccisione di
Gesù. Tali stazioni - spesso raffigurate anche con dipinti o affreschi all'interno delle Chiese - vengono chiamate così perché consistono in un punto di sosta in cui i fedeli si fermano e, guidati dal sacerdote, intonano salmi e preghiere. Questo cammino spirituale "a tappe" cominciò a prendere piede in Terrasanta, dove i pellegrini si recavano materialmente nei luoghi che erano stati il teatro della Passione (intesa come "patimento", "dolore fisico") di Gesù. Poiché il pellegrinaggio era un'impresa molto complicata e impossibile per quasi la maggior parte dei cristiani, alcuni ordini di monaci cominciarono a replicare le scene della Via Crucis nelle chiese. Nei secoli questa pratica si diffuse sempre di più, fino a diventare un rituale canonico nella liturgia (ossia il complesso di cerimonie e formule religiose) della Chiesa Cattolica.
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VILLA INVERNIZZI: LA CASA CHE GIRA INSIEME AL SOLE
Costruita negli anni ‘30, la villa è un pioniere della sostenibilità energetica con uno stile davvero unico!
di Matteo Guidotto @verona.yesterday
Lo sai che a Verona c’è una casa capace di girare su se stessa? Proprio così, ci troviamo a Marcellise e stiamo parlando di Villa Invernizzi, conosciuta anche come Villa Girasole, ispirata al fiore che segue il sole.
Realizzata tra il 1929 e il 1935 da un’idea geniale dell’ingegnere Angelo Invernizzi con l’aiuto di un gruppo di amici, tra i quali un certo Ettore Fagiuoli, è un mix affascinante di razionalismo, Art Déco e Futurismo.
E perché?
Oltre a incarnare la visione futurista, la casa ad alta tecnologia è stata concepita con l'obiettivo di ridurre i consumi energetici, sfruttando al contempo i benefici dell'elioterapia. Tale approccio derivava anche dalla necessità di fornire un ambiente curativo per la moglie di Angelo Invernizzi, Lina, affetta da tisi. Ma come è fatta?
La villa ha la forma di una "L" e poggia su circa 44 metri di base circolare, pesa 15.000 quintali ed è rivestita con
pannelli in lega di alluminio. È dotata di un meccanismo simile a quello della piattaforma girevole della Centrale Frigorifera di Verona, con rulli che scorrono su rotaie orizzontali.
E quanto ci vuole per fare un giro?
All’ingresso, vicino all’ascensore, c’è un quadro con tre pulsanti: avanti, indietro, arresto, che comandano un potentissimo motore a nafta che la spinge alla velocità di 4
millimetri al secondo, seguendo il sole e assorbendo il calore, completando il giro su se stessa in 9 ore e 20 minuti. E oggi? Agli inizi del 2000 un piccolo cedimento del terreno ha portato a una deformazione delle rotaie, quindi non può girare e dal 2015 non è più visitabile, ma c’è speranza. Da un paio di anni si discute di utilizzare il PNRR per i lavori di recupero e lanciarla in occasione delle Olimpiadi del 2026.
MICHIL COSTA, ALBERGATOREFILOSOFO, RACCONTA IL SUO FU-TURISMO
Dolomiti, cultura ladina, ospitalità attenta all’ambiente e all’umano: gli ingredienti del turismo etico dell’eccentrico proprietario dell’Hotel La Perla a Corvara.
di Agnese Ceschi
La montagna, le Dolomiti sono la sua casa. Michil Costa è un albergatore altoatesino sui generis, un albergatore
della bellezza della montagna, del valore delle tradizioni ladine e dell’importanza di un turismo responsabile.
Lui, assieme alla famiglia,
Sotto e a destra: Michil Costa. A destra in basso: il suo libro “FuTurismo”.
Corvara (oltre al Berghotel Ladinia e l’Albergo Posta Marcucci a Siena) un luogo incantevole dove l’essere umano è al centro.
Abbiamo chiacchierato con
Michil del suo interessante libro “FuTurismo”, dove spiega cosa significa fare turismo avendo a mente il Bene Comune, e del destino delle Dolomiti.
Perché FuTurismo?
I tempi cambiano, le stagioni passano, oggi ci troviamo di fronte ad un bivio e dobbiamo compiere una scelta di campo netta contro la monocultura del turismo. Oggi l’estrema ottimizzazione delle strutture ha portato all’industrializzazione del settore turistico, tanto che più di qualcuno, anche tra gli operatori, avverte l’esigenza di dare un senso più profondo a questo mestiere.
Puntiamo su un’industria turistica, oppure aspiriamo a un’accoglienza d’eccellenza che si fondi su valori più profondi quali solidarietà, il bene comune, la sostenibilità ambientale, l’umanità?
Chi è l’ospite?
In tempi antichi, specialmente nella cultura ellenistica, vigeva il concetto di ospitalità prima ancora di sapere chi fosse il forestiero che aveva bussato alla propria porta. Oggi l’ospite dietro quella porta vuole trascorrere tempo prezioso, poco importa se arriva su un jet o su un barcone.
È grazie alla condivisione di valori che il forestiero non è mai uno straniero, il lavoratore si sentirà accolto e io, albergatore, essere umano tra gli esseri umani. Come possiamo immaginare di gestire i flussi turistici nel nostro Bel Paese?
Penso che l’Italia sia uno dei Paesi più belli al mondo, ma se vogliamo fare le cose fatte bene, dovremmo contingentare gli accessi e chiedere ai turisti di prenotarsi. In Italia si parla ancora troppo poco di turismo e di come si può fare turismo in modo consapevole e regolato. Nel Suo libro parla anche di Senso del bene comune. I vostri hotel vengono gestiti seguendo l’Economia del Bene Comune. Cosa significa?
Periodicamente stiliamo il bilancio dell’economia del bene comune, aiuta a riflettere su dignità dell’uomo, trasparenza e condivisione delle decisioni, sostenibilità ambientale all’interno delle nostre strutture. I nostri stessi collaboratori partecipano alle decisioni in modo diretto. Questo perché pensiamo che sia il momento di cambiare mentalità e ritrovare
il senso di etica, lentezza, valori, umanità. La bruttezza contagia, ma anche la bellezza. Quale futuro per le Dolomiti ed il turismo di montagna?
In generale nei luoghi a noi vicini e lontani, che siano mare, montagna o collina, stiamo assistendo ad una follia generalizzata nel commercio del turismo. Appare sempre più chiara la direzione dell'industria turistica: svincolata dall'ambiente e volta a trasformare ogni cosa in un "non luogo". Ed in questo contesto il turista-consumatore è la caccia preferita dello squalo predatore. E come era facile immaginare, l'avvicinarsi dell'evento olimpico porta con sé un bagaglio di orrori grandi e piccoli nelle Dolomiti. E davvero c'è da vergognarsi e da rimanere basiti di fronte a manifestazioni totalmente estranee all'ambiente montano, che offuscano l'animo. L’Alta Badia ed il recupero della cultura ladina: qual è il suo approccio?
La cultura ladina è la nostra essenza. E tuttavia la nostra cultura non è perfettamente al sicuro perché siamo pur sempre una minoranza. Il rischio di perdere la nostra identità è molto alto, spinti dall’essere come il turista ci vorrebbe, anziché per come siamo veramente. Qui nella nostra Val Badia i giovani comunicano in ladino, sia scritto che orale. E anche noi qui nelle nostre Case (Hotel La Perla e Berghotel Ladinia) cerchiamo di comunicare agli ospiti, almeno con qualche parola, nella nostra lingua ladina. Ruolo importante hanno anche i nostri Istituti della Cultura Ladina, sparsi nelle valli dolomitiche e che mantengono viva la nostra cultura. Credo che finché la lingua sarà parte della nostra quotidianità, rimarrà viva.
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VALPOLICELLA: STORIA DI CASE E CORTI ANTICHE
In un volumetto, curato da Andrea Brugnoli, l’evoluzione dal Medioevo ad oggi di alcune abitazioni e contrade storiche di Marano di Valpolicella.
Lquotidiano dei nostri avi ha lasciato molte tracce, anche nelle strutture abitative o nelle contrade.
Una casa patrizia, una corte o agglomerato di poche case, una “torre colombara”: spesso questi luoghi nascondo storie che forse non abbiamo mai sentito narrare. Proprio alcune di queste storie le ha volute raccontare la Pro
monumenti, corti e residenze di pregio della valle.
I risultati, in parte già pubblicati sull’Annuario Storico della Valpolicella, sono stati raccolti in un volumetto dal titolo “Case e corti nella valle di Marano", curato da Andrea Brugnoli e dal Centro di Documentazione per la Storia della Valpolicella.
Questa raccolta mette insieme una serie di
studi ed esempi specifici di corti o case di piccole contrade del territorio, di cui Pierpaolo Brugnoli è riuscito a recuperare testimonianze documentali, talvolta molto antiche, anche risalenti al X secolo.
Nel volumetto vengono raccontati alcuni insediamenti della Vallata di Marano, accompagnati dalle foto di Enrico Fasoli, tra cui la casa padronale e il mulino di La Tor a Valgatara, il castello e altri antichi possessi della famiglia Bellando a Valgatara, Casa Borghetti a Fornaledo di Purano, Casa Da Broilo ora Vaona a Novaia e altri esempi.
Un viaggio nel tempo che ci permette di conoscere e di approfondire scorci di storia, di vita, di persone, oltre alle abitazioni.
Una storia che risale al Medioevo
L’aspetto davvero interessante dell’intera raccolta è la longevità di questi insediamenti abitativi, innestati nel Medioevo, un’epoca che ha delineato in tutta la Valpolicella una nebulosa di contrade e piccoli nuclei abitativi: peculiarità che caratterizza tutt’ora, al di là degli stravolgimenti del dopoguerra, il suo paesaggio.
Nelle vicende dei nuclei edilizi si ritrovano storie di famiglie, di corti e di ville.
Prima della nascita dei Comuni
Prima della nascita dei moderni Comuni, c’erano una serie di contrade e abitati sparsi sul territorio della Valpolicella.
È possibile conoscere la connotazione del territorio dell’epoca grazie a numerosi documenti notarili, contratti di compravendita e donazioni.
Più che ad un paese o villaggio, era più rilevante l’appartenenza ad una valle: Valle Veriacus, che corrisponde all’attuale vallata di Negrar, o Valle Provinianensis - che comprendeva Fumane, Marano e la Val d’Adige. Dire che un terreno era in una specifica valle garantiva diritti, come accedere ai beni comuni: boschi, pascoli e pianura con pascolo…
Infine si è riscontrata la presenza di corti o contrade in corrispondenza di piccole sorgenti d’acqua, questo garantiva l’autonomia e dunque
In alto: Casa Borghetti a Fornaledo. Sotto: Casa Broilo a Vaona.
un sistema sociale tendenzialmente individualista e legato all’ambiente familiare.
Le strutture iniziano ad acquisire le sembianze delle moderne case in pietra, magari a due piani e coperte da coppi o lastre di pietra solo nel corso del Tredicesimo secolo, ma il luogo di insediamento abitativo rimane in taluni casi, come per gli esempi storici di Marano contenutiti nel volumetto “Case e corti nella valle di Marano”, continuo nel tempo.
Casa Borghetti a Fornaledo di Purano
Un bell’esempio di queste costruzioni antiche rimaste fino ai giorni nostri, seppur con modifiche ed aggiunte strutturali, è Casa Borghetti a Fornaledo di Purano, che oggi ospita anche un’azienda vinicola.
Appena sopra l’antico abitato di Purano, contrada di Marano di Valpolicella, si trova una corte, denominata fin dai tempi antichi Fornaledo, toponimo che compare per la prima volta in una carta del 908 con la quale l’abate di Santa Maria in Organo concede ai chierici Giovanni e Giselberga due colonicae in Valpolicella.
Queste erano unità di conduzione agricola che nel caso specifico di Fornaledo era costituita da una o più case, dall’orto, dall’aia nonché da terre coltivate.
La peculiarità di questa corte è la presenza di una cosiddetta casa-torre - le
colombare o domus domeniche - che è elemento tangibile della presenza signorile in un contesto altrimenti molto povero.
Casa da Broilo, Brentarolo, Terzi, ora Vaona a Novaia
Poco distante dalla chiesa di Marano di Valpolicella, si trova casa Vaona in località Novaia, toponimo che richiama quelli che nel Medioevo venivano chiamati novalia, terreni boschivi frutto di bonifiche che si promuovevano per rendere produttive terre incolte.
Anche in questo caso la fa da padrone una massiccia torre colombara, alla quale si vennero aggiungendo almeno fino al Cinquecento altri edifici padronali. Queste strutturedi origine trecentesca o quattrocentescapunteggiarono la Valpolicella non tanto con funzioni difensive, ma piuttosto come abitazioni temporanee dei signori cittadini - ecclesiastici o laici - proprietari dei fondi agricoli.
La presenza in Valpolicella di queste corti è piuttosto rilevante, perché molte corti sono state spesso generate da una prima torre attorno alla quale sono nate le case dei lavoranti, magari dapprima in legno e paglia e poi in muratura. Di queste torri ne sono state contate nella sola Valpolicella un centinaio dalla zona montana fino alla riva dell’Adige.
5 ITINERARI INSOLITI DA FARE IN PRIMAVERA, IN GIORNATA
Mare, montagna, lago, boschi e borghi: tutto a meno di due ore da Verona.
di Marta TarasconiLe giornate si allungano, i primi fiori cominciano a sbocciare, il gelido inverno è un ricordo sempre più lontano. La Primavera è arrivata e con lei, puntuale come sempre, la voglia di tornare all’aria aperta, anche se solo per una giornata. Le gite fuori porta sono un’ottima occasione per godersi un po’ di tempo all’insegna della natura, del relax, ma anche dello sport e della cultura. Spesso però quello che ci frena è proprio il tempo, perché non tutti hanno un week end intero da trascorrere fuori. E se ci fossero posti incredibili, dove respirare aria sana e riempirsi gli occhi di bellezza, anche solo a 2 ore di macchina da Verona?
Ecco quindi qualche spunto per le vostre gite fuori porta primaverili.
Rosolina Mare e il Giardino Botanico Litoraneo di Porto Caleri.
Situato nella parte meridionale del litorale di Rosalina Mare, il Giardino Botanico di Porto Caleri è un luogo davvero suggestivo che è stato istituito nel 1990 dalla Regione Veneto con l’obiettivo di tutelarlo. Situato all’interno del Parco Regionale Veneto del Delta del Po è un luogo di grande rilievo dal punto di vista naturalistico e ambientale. Biodiversità, natura
incontaminata, e naturalmente il mare. 24 ettari di pineta, boscaglia, zone umide d’acqua dolce, dune di sabbia e zone umide d’acqua salmastra: senza contare piante e fiori spontanei che colorano tutto il paesaggio. Al suo interno ci sono 3 percorsi differenti, ma qualunque scegliate non vi deluderà. E se siete appassionati di birdwatching, questo posto fa proprio al caso vostro.
2 ore da Verona.
Folgaria e l’Alpe Cimbra.
Se siete alla ricerca di aria fresca e magari degli ultimi strascichi della neve, Folgaria e l’Alpe Cimbra sono la meta ideale. La natura tra i boschi e i prati comincia a risvegliarsi, regalando le prime fioriture. Tante sono le passeggiate da fare in questa zona, scelta ogni anno da moltissime famiglie proprio per i suoi percorsi semplici e accessibili, oltre che per i percorsi tematici. Uno dei più noti è il Sentiero dell’Acqua, dedicato all'acqua e al suo utilizzo nel tempo nell'ambito dell'economia rurale della montagna. Ma anche il Sentiero delle Tåntz, un’antica via fatta di foreste, ruscelli e muretti a secco, ma anche un omaggio alle donne eremite che un tempo curavano le persone grazie alla loro profonda conoscenza della natura.
1.30 ora da Verona.
Veneto a Carmignano di Brenta.
È grazie alle sue acque cristalline di diverse tonalità di verde-azzurro che si è guadagnato questo appellativo. Il Lago di Camazzole - o Busa de Giaretta - si è formato dagli scavi di una vecchia cava del fiume Brenta ed è circondato dalle montagne del
vicentino e dal massiccio del Grappa. Ideale per chi vuole fare una passeggiata immerso nella natura, ma anche per chi ricerca un po’ di sano relax, vista l’ampia spiaggia. Per i più temerari il bagno è d’obbligo. Per chi invece non riesce a stare fermo, può fare il giro del lago anche in bici o a cavallo. Una vera e propria oasi di pace, appenafuori Verona.
1 ora da Verona.
Asiago e la Strada del Vecchio Trenino.
Per chi ha voglia di immergersi nella natura e nella tranquillità, la soluzione è la Strada del vecchio Trenino, che ripercorre in parte il tracciato della vecchi ferrovia RocchetteAsiago, in funzione dal 1910 al 1958. Un luogo ricco di natura e di storia: i boschi rigogliosi si alternano ai luoghi che testimoniano fatti importanti della Prima Guerra Mondiale.
Un percorso ciclopedonale che parte da Asiago, con un dislivello di 250 metri, alla portata di tutti, ideale anche per famiglie con bambini. Un alternarsi di boschi e luoghi storici, come il Museo della Grande Guerra, dove sono conservati
oltre 5000 documenti e reperti che testimoniano come furono vissuti quegli anni sull’Altopiano.
1.30 ora da Verona.
Arquà Petrarca, il borgo medievale tra storia e letteratura.
Inserito tra i Borghi più belli d’Italia, Arquà Petrarca è uno di quei luoghi dove ogni angolo racconta un pezzo di storia. Dal XII secolo il borgo di Arquà aveva un ruolo importante nelle attività politiche e militari di Padova, e questo si vede ancora oggi dallo stile di molti palazzi signorili. A testimoniare la bellezza del borgo, ancora suddiviso tra parte alta e parte bassa, ci ha pensato anche Francesco Petrarca, che nel 1369 ha deciso di trasferirsi qui per trascorrere gli ultimi anni della sua vita.
È grazie a lui - e alla Casa del Petrarca - che per tanti storici e letterati Arquà è diventato un luogo di pellegrinaggio letterario. Il modo migliore per visitare il borgo è perdersi tra le sue vie e lasciarsi ispirare.
1.15 ora da Verona.
21 MARZO, GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
Eros Olivotto ci tocca l'anima con i suoi versi coinvolgenti.
di Giancarla GalloIl 21 marzo, che è anche il primo giorno di primavera, si celebra la giornata mondiale della poesia, per promuovere la diversità linguistica attraverso l'espressione poetica. Niente di più appropriato, quindi, lasciarsi trasportare dai versi di uno dei più affermati poeti italiani attuali.
Giovedì 21 marzo, alle ore 20.30, presso la Sala Civica Turri in Corte Torcolo di Cavaion Veronese, Eros Olivotto presenterà il suo nuovo libro di poesia “Come sapessi”, accompagnato dalle suggestioni musicali di Alberto Costantini.
Olivotto, residente da molti anni a Sant'Ambrogio di Valpolicella con la famiglia, oltre ai diversi riconoscimenti, agli affollatissimi incontri in cui disquisisce sulla filosofia della
vita, alle numerose pubblicazioni di romanzi e raccolte di poesie, alla collaborazione con Unesco, fa ormai parte della manualistica scolastica e i suoi versi, nel libro di grammatica di Garzanti ad esempio, sono affiancati a quelli, nientemeno, di Carducci, Montale, Pascoli...
La sua è una poesia narrante, musicale, ritmica, con immagini evocative estremamente vivide, che portano direttamente al cuore. Il successo è arrivato subito per la capacità di individuare un altrove che dia senso. Il poeta, infatti, scruta il mistero dei sentimenti e delle cose e porta il dolore verso la speranza di un senso.
La poesia di “Come sapessi” è una sorta di bilancio dell'esistenza in cui Olivotto fa i conti con l'età dei disinganni, nella quale “indifferenti, tornano a sorprenderci le cose”.
“Alla fine” dice l'autore “arriva il tempo in cui, indipendentemente dalla presenza o assenza di un “buon vento”, riesci a vivere, accettando le cose per quelle che sono. È l'età in cui non sogni, non fuggi la realtà, non hai più bisogno di buoni auspici, o di fortuna: ti dici faccio con quello che ho”.
Piccola stanza (da “Come sapessi”)
Quando mi chiederai una poesia, nella piccola stanza dove noi leggiamo, a volte per ore, senza parlare, e sembra chiaro e vicino il cielo, con tono sommesso dirò dei versi. E la mia voce, sorta dal silenzio, ti scenderà nel cuore.
Eros OlivottoNON HANNO UN AMICO. SE CE L’AVESSERO, NON FAREBBERO TANTE FIGURE
Luca Bizzarri arriva a Verona con un one-man show sulle manie, debolezze e ossessioni del Bel Paese sul palco del Teatro Nuovo.
di Agnese Ceschi
Vcomico Luca Bizzarri, divenuto celebre per le interpretazioni del duo Luca e Paolo, porta in scena un one-man show davvero esilarante, ma dal profondo valore riflessivo. Non Hanno Un Amico, scritto a quattro mani con Ugo Ripamonti, andrà in scena al Teatro Nuovo il 9 marzo alle 21.
Lo show è ispirato all’omonimo podcast edito da Chora Media che ha riscosso e tutt’ora riscuote un grande successo - nato per raccontare la campagna elettorale - ma con tutte le possibilità di approfondimento e “godimento” del contesto teatrale.
nella nostra società odierna?
le dinamiche dello share e della prima serata. Com’è proporsi in duo o da soli?
La differenza è nella scrittura: quando scrivo per Luca e Paolo, scrivo sentendo la voce di Paolo. Mi piace scrivere per due, è ancora molto stimolante per me. La lente della comicità è molto interessante. Quando hai imparato ad usarla?
A dire il vero, non so se ho imparato ad usarla. Il mio lavoro ti forza a migliorare ogni giorno. Ogni volta devi aggiungere un tassello. Una volta che raggiungi il massimo della tua capacità, hai finito di lavorare.
Con tutta la sagacia della sua satira, in un’ora di racconto di noi, Bizzarri ci porta a ridere di noi stessi, delle nostre debolezze, dei nostri tic.
Gli abbiamo chiesto di raccontarci questo nuovo spettacolo.
“Non hanno un amico”, come è nato questo titolo? Se avessero un amico, i nostri politici,non farebbero le figure che fanno. Se avessimo tutti un amico, non faremmo anche noi le figure che facciamo. Lo spettacolo parla di noi tutti.
Parte da me, dei miei difetti, paure, ossessioni che poi sono quelle di tutti, che ci portiamo avanti da sempre. Per poi estendere all’attualità, alla politica: al centro di “Non Hanno Un Amico” c’è la comunicazione politica dei nostri tempi, i fenomeni social, i costumi di un nuovo millennio confuso tra la nostalgia del novecento e il desiderio di innovazione tecnologica e sociale. Un’ossessione che noti di più
La vanità. Con l’avvento dei social il peccato più grave è proprio la vanità. Passiamo le giornate a modificare i nostri tratti somatici per poter vendere un’immagine di noi che non ci corrisponde.
La dice lunga su come la vanità abbia preso il posto di molti altri difetti che avevamo prima.
A proposito di amicizia, è questo spettacolo un inno al recupero delle relazioni umane?
Io sono campione del mondo in solitudine, un orso in letargo che non esce mai. Quindi sono un po’ anomalo. Questo spettacolo è un urlo disperato per dare valore alle relazioni che non abbiamo più. A proposito di amicizie e sodalizi professionali, tu e Paolo continuerete a lavorare assieme in futuro e portare avanti il duo?
Io e Paolo continuiamo a lavorare assieme da Floris, facciamo la nostra bella copertina e ci divertiamo a farla. Anche perché non ci sono molte altre cose che farei in Tv in questo momento. Non ho più l’età per sostenere
Scrivere per il podcast mi aiuta molto, perché mi obbliga a scrivere tutti i giorni. Da una parte è una responsabilità, dall’altra è un grande stimolo. C’è qualche tematica che vorresti affrontare?
Ce ne sono alcune che faccio fatica ad affrontare, ma perché non sempre ho le idee chiare. Il conflitto israelianopalestinese? Non so quale sia il posto giusto: so che ci sono tanti posti sbagliati, ma non so quello giusto.
Siamo nell’era delle posizioni nette, delle tifoserie. Anche in situazioni così complesse è richiesto di schierarsi. Io quelle cose lì non riesco a farle.
Quindi, faccio una cosa rivoluzionaria: quando non so cosa dire, sto zitto. Perché dovremmo venire a vederti a teatro?
Perché è un’ora che vola, in cui si ride. E perché il teatro è un bel posto, dove succedono delle belle cose che accadono solo in quel momento e mai uguali. In un’epoca in cui siamo abituati alle cose omologate e sempre uguali, il teatro è una cosa viva.
PER LA STAGIONE AL RISTORI, SUL PALCO L’“ANIMA” DELLA DANZA
Il cartellone delle proposte coreutiche prosegue con nuovi appuntamenti, tra cui gli originali spettacoli della coreografa cinese Yue Yin e la “notte gitana” con Sergio Bernal.
di Francesca SaglimbeniDopo il successo di Coppelia project, la rassegna di Danza al Teatro Ristori prosegue con altri cinque appuntamenti dal 2 marzo al 26 aprile, in scena alle 20.30.
Segno di una trasversalità di linguaggi e approcci
innovativi che si intrecciano con una particolare attenzione ai giovani, per una proposta culturale volta a divenire sempre più strumento di inclusione, coesione sociale e sostenibilità.
Punte di diamante di questa stagione, per il filone della danza, sono Ripple&Through
The Fracture of Ligt e la serata dai colori spagnoleggianti con Sergio Bernal.
Il primo allestimento, in scena il 2 marzo, condensa in sé ben due lavori a firma della coreografa cinese Yue Yin, presentati dalla compagnia di danza contemporanea YYDC con sede a New York.
Ripple ha debuttato nel 2021 alla serie 92Y Harkness Mainstage di New York e si caratterizza per un movimento che rappresenta lo spettro tra ordine e caos, innescato da un gruppo di artisti intimo e intricato.
Through The Fracture of Light, invece, è un pezzo d’insieme dinamico che mostra la caratteristica FoCo TechniqueTM della compagnia e il design del movimento contemporaneo in evoluzione. Nell’ultimo decennio la coreografa di fama internazionale Yin Yue ha perfezionato e ampliato un vocabolario di movimento originale, lavorando
su una fusione ispirata al movimento della danza popolare cinese e contemporanea.
Yin Yue ha studiato alla prestigiosa Shanghai Dance Academy e alla Tisch School of the Arts della New York University, e dieci anni dopo ha fondato YYDC, dedita all'insegnamento, alla produzione e all'esecuzione di opere coreografiche originali di Yin, artista di fama internazionale.
Altra grande attesa è per Sergio Bernal Dance Company, coreografo spagnolo interprete di Una noche con Sergio Bernal, cui il nostro Paese, nel 2023, ha assegnato il Premio Danza&Danza come miglior ballerino dell'anno. Lo spettacolo si ispira alla cultura iberica e allo spirito gitano tra vertiginosi assoli e raffinati pas de deux e pas de trois con la direzione artistica di Ricardo Cue.
Una serata sfavillante che al fianco di coreografie originali come “The Last Encounter”, sulle note di “Hable con ella”
di Alberto Iglesias, e come l’assolo “The Swan”, su musica di Camille Saint-Saëns, interpretato da Sergio Bernal, contempla un’inedita versione del “Bolero” di Maurice Ravel e il celebre “Zapateado” creato da Antonio Ruiz Soler sulla musica di Pablo de Sarasate: un visionario racconto per quadri in cui si fondono la tradizione spagnola, l’eleganza della danza classica e il fuoco e la passione del flamenco.
Considerato il Re del flamenco, già primo ballerino del Balletto Nazionale di Spagna, vera star internazionale del balletto classico e del classico spagnolo - chiamato nei più importanti gala di danza di tutto il mondo – Bernal è ospite anche in programmi tv italiani.
E recentemente è stato osannato al termine del suo spettacolo a Madrid, anche dal famoso regista Pedro Almodòvar. Mentre Roberto Capucci, il maestro dell’alta moda, ha voluto creare per lui un costume ispirato ai toreador di Spagna.
Nella pagina a sinistra: Sergio Bernal (ph Massimo Danza). A sinistra: la compagnia di danza contemporanea YYDC. Sotto: “Lili Elbe Show”.
Altri spettacoli
Venerdì 8 marzo sarà la volta di “Lili Elbe Show”, una vicenda privata e intima che, in realtà, appartiene a ognuno di noi. Un racconto apparentemente lontano più vicino di quanto possa sembrare. E questo grazie all’interpretazione e alla scrittura coreografica di Sasha Riva e Simone Repele che esplorano il demone dell’insoddisfazione umana, il bisogno di accettazione che ognuno di noi pretende da sè stesso e quel senso di inadeguatezza che spesso prende il sopravvento.
“TEMPO D’AMORE” E “DIVERTIAMOCI” APPLAUSI AL TEATRO NUOVO
Ultimi applausi al Teatro Stabile di Verona che chiude in questo mese, le due rassegne teatrali iniziate lo scorso autunno.
di Giorgia Castagna
Giunge a conclusione la rassegna il Grande Teatro in programma al Nuovo con le sue quarantotto rappresentazioni. La kermesse iniziata a novembre per l’edizione 2023-2024 terminerà nel mese di marzo, dal 12 al 17 con “Cyrano di Bergerac” di Edmond Rostand nell’adattamento e con regia di Arturo Cirillo. In scena, oltre allo stesso Cirillo, Irene Ciani, Rosario Giglio, Francesco Petruzzelli, Giulia Trippetta e Giacomo Vigentini.
Lo spettacolo è prodotto da Marche Teatro, dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, dal Teatro Nazionale di Genova e da ERT – Teatro Nazionale.
Il regista ripercorre, grazie al ricordo di un musical visto da ragazzino a Napoli, nell’ancora esistente Teatro Politeama uno spettacolo che saprà emozionare. “Il musical in questione - precisa Cirillo - era il “Cyrano” tratto dalla celeberrima commedia di Rostand. Riandare con la memoria a quella esperienza di giovane spettatore è per me risentire, forte come allora, l’attrazione per il teatro, la commozione per una storia d’amore impossibile e quindi fallimentare, ma non per questo meno presente, grazie proprio alla finzione della scena. Lo spettacolo - prosegue il regista - che almeno trentacinque anni dopo porto in
scena non è ovviamente la riproposizione di quel musical (con le musiche di Domenico Modugno) ma una continua contaminazione della vicenda di Cyrano di Bergerac, accentuando più il lato poetico e visionario e meno quello di uomo di spada ed eroe della retorica, con delle rielaborazioni di quelle musiche, ma anche con elaborazioni di altre musiche, da Edith Piaf a Fiorenzo Carpi. Un teatro canzone, o - conclude - un modo per raccontare comunque la famosa e triste vicenda d’amore tra Cyrano, Rossana e Cristiano non solo attraverso le parole ma anche con le note, che a volte fanno ancora di più smuovere i cuori”.
Si conclude poi, come già detto sempre nel mese di marzo, la rassegna “Divertiamoci a Teatro” che vedrà salire sul palco dal 5 all’8 marzo il penultimo appuntamento della rassegna: “Chi sono io” con Francesco Pannofino, Emanuela Rossi, Eleonora Ivone e Andrea Pannofino. Una “commedia psicologica, psicosomatica, psichedelica e psicotropa” che va a parare su quello che alla fine vogliono in tanti: essere amati e, all’occorrenza, perdonati.
A chiudere dal 19 al 22 marzo “Vicini di casa” di Cesc Gay con Amanda Sandrelli, Gigio Alberti, Alessandra Acciai ed Alberto Giusta,
commedia tratta dal film “Los vecinos de arriba” dello stesso Gay e incentrata su due coppie che si confrontano sul tema della sessualità.
Forte del successo riscosso in Spagna, approda per la prima volta in Italia. Una commedia, libera e provocatoria, che indaga con divertita leggerezza inibizioni e ipocrisie del nostro tempo. In scena un quartetto di attori affiatato e irresistibile, che invita lo spettatore a riflettere su pregiudizi e tabù.
L’ALTRO TEATRO: DANZA E TEATRO IN CHIAVE CONTEMPORANEA
Continua la rassegna al Teatro Camploy con il meglio della danza e del teatro dalla scena nazionale.
di Federica Clemente
Anche per il mese di marzo il Teatro Camploy ospita in città il meglio della scena contemporanea nazionale. Continua così la rassegna L’Altro Teatro con le sue due anime, la danza e il teatro. Venerdì 22 marzo per la danza una serata con doppio programma: il sipario si apre con il Balletto di Sardegna S-Dance Company con “Orfeo e Euridice / Melancholia” con la coreografia di Mario Coccetti e i danzatori Marco Arzenton, Flavia Giuliani, Rocco Suma, Salvatore Sciancalepore, Sofia Zanetti. Ispirata ai testi di Virgilio e Ovidio da una parte e al film di Lars Von Trier dall’altra, la coreografia trasporterà gli spettatori in un mondo tra reale e irreale, con movimenti dinamici e possenti, e immagini sospese. La seconda parte della serata porterà in scena “Delirante tenerezza” di Fabula Saltica, da un concetto, idea, coreografia e danza di Claudio Pisa. Qui il tema principale è quello della nascita di una nuova creatura, visto nei primi momenti dopo la nascita, quando le paure si alternano a momenti di gioia smisurata.
Sotto: “Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa”.
Mercoledì 27 marzo è la volta, invece, del teatro con la prima regia di Eugenio Barba fuori dall’Odin Theatre. Questa scrittura, nata dallo stesso Barba con Lorenzo Gleijeses e Julia Varley, le musiche originali e partiture luminose di Mirto Baliani e la produzione del Teatro
Biondo Palermo / Gitiesse Artisti Riuniti in collaborazione con Nordisk Teaterlaboratorium nasce dall’accostamento dell’opera di Kafka, “La Metamorfosi” in cui il protagonista è appunto Gregorio Samsa, e gli oggetti coreografici creati da Michele Di Stefano. “Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa”, che vede in scena lo stesso Lorenzo Gleijeses, è composto da alcuni elementi biografici dello scrittore Franz Kafka, altri del suo personaggio più celebre Gregorio Samsa e quelli immaginari di un danzatore omonimo, prigioniero nella sua stessa performance.
LE OFFICINE CAILOTTO PARTECIPANO ALLA FIERA LETEXPO 2024 A VERONA
All’interno del polo fieristico di Verona si svolge nei giorni 12-15 marzo 2024 la terza edizione della più grande fiera in Italia su trasporti, logistica green e servizi: LETExpo – Logistics Eco Transport.
Le Officine Cailotto, che operano nel settore dell’assistenza e delle vendite di veicoli industriali collaborando con marchi prestigiosi quali Thermo King (partner esclusivo per Triveneto) e Chereau (partner esclusivo per l’Italia) da oltre 50 anni, partecipano a questo importante evento.
L’azienda veronese, posizionata in una zona strategica vicina al Quadrante Europa di Verona, intende cogliere l’opportunità di sviluppo che la logistica avrà nell’area veronese nei prossimi anni: alcune fonti parlano di una crescita del traffico della logistica addirittura quintuplicato. Officine Cailotto sono dunque pronte a consolidare la propria presenza con servizi e prodotti nuovi: oltre alla vendita e servizi “chiavi in mano” per i semirimorchi, ha introdotto nuovi furgoni isotermici (da 3,5
T a 7,5 T) che hanno qualità e prestazioni all’avanguardia, con un’attenzione particolare alla sostenibilità. Inoltre, la società effettua un service h24 e rinnovi ATP, con rinnovi periodici e soluzioni telematiche.
Dal 2024 si è inserito nella società un nuovo management che sta potenziando la compagine societaria e sta procedendo con una nuova organizzazione aziendale e strategica. A livello commerciale la società vuole conquistare nuove fette di mercato operando con prodotti di qualità elevata,
differenziando il mercato italiano, sul quale sta organizzando le differenti zone con area managers e collaborazioni con officine specializzate, e il mercato estero, al quale guarda con grande interesse e su cui si vuole affacciare in un prossimo futuro.
LETExpo avrà specifico focus sui settori merceologici dedicati a:
1. Trasporto, logistica e intermodalità.
2. Servizi per il trasporto e la logistica.
3. Smart mobility.
4. Formazione, ricerca e sviluppo.
FESTIVAL DEL GIORNALISMO, 4^EDIZIONE AI NASTRI DI PARTENZA
La manifestazione a cura di Heraldo farà tappa in città e in alcuni territori della provincia con un ricco panel di esperti dall’ambiente alla geopolitica.
di Francesca SaglimbeniTutto pronto per il Festival del Giornalismo organizzato dalla testata cittadina Heraldo, che dal 1 al 4 marzo toccherà alcune location del centro scaligero per poi spostarsi con un extra festival dalla bassa
veronese alle località del lago.
La quarta edizione alzerà il sipario venerdì mattina presso l’Università di Verona con la consegna del Premio Spadaccino, seguita da interventi di Cristina Sivieri Tagliabue, giornalista ambientale e direttrice de La
Svolta, e di Annalisa Corrado, ecologista, ingegnera meccanica, responsabile dello sviluppo di progetti innovativi presso la ESCO AzzeroCO2.
Nel pomeriggio, alla Fucina Culturale Machiavelli: il dialogo a tre voci su “Femminismo,
Pagina a sinistra: un’immagine delle precedenti edizioni del Festival. Sotto: Cristina Silvieri Tagliabue e Simone Pieranni.
Gerebizza (“Il futuro del pianeta, dai combustibili fossili a un modo nuovo di creare energia”) ma anche di geopolitica, con esperti quali Simone Pieranni, fondatore di China Files, agenzia specializzata nella produzione di contenuti dall’Asia), Anna Zafesova de La Stampa, Yaryna Grusha, organizzatrice culturale. E ancora: Laura Silvia Battaglia e David Assael (“Crisi in Medioriente: quali possibili soluzioni?”), per chiudere insieme all’editore Giuseppe Civati e a Sandro Ruotolo, ma non solo.
istruzioni per l’uso”, con Cinzia Inguanta, direttrice della testata online L’Altro Femminile, la fotografa Manola Biggeri e l’esperta in comunicazione per il Terzo settore Rossana Cavallari; un dibattito tra la scrittrice e attivista Marilena Umuhoza Delli e la giornalista del Corriere della Sera Barbara Romagnoli; un confronto su “Il patto infame. Gli anni di piombo e le verità insabbiate”.
E in serata, l’incontro “La tratta dei migranti. Percorsi, vite, speranze”, con Cosimo Caridi de Il Fatto Quotidiano.
Sabato 2 marzo l’ateneo scaligero farà invece da sfondo al tema “Intelligenza artificiale: quale presente, quale futuro?”. Tra gli ospiti: Stefano Quaglia, direttore della Fondazione Toniolo e l’esperto di mobile journalism Francesco Facchini.
E non mancheranno workshop per i più piccoli su come nasce una notizia (Biblioteca Civica).
Mente alla FCM il filo rosso sarà “SATIRA&CO: il rapporto fra giornalismo e potere”. Con Marco Petrucci, autore di Testi Manifesti, Gattaldo, artista delle arti visive e, a seguire vignettisti e fumettisti quali Gianni Falcone, Luc Garçon Marco Englaro, Maurizio Boscarol.
Mentre lo scrittore storyteller Diego Alverà sarà uno dei protagonisti della tavola rotonda su “Podcast: un linguaggio in continua evoluzione”. La sera, chiusura speciale con lo spettacolo teatrale “La verità non esiste”, scritto e diretto da Sara Meneghetti.
Domenica 3 marzo, sempre nel teatro di via Madonna del Terraglio, si parlerà di ambiente con Filippo Taglieri ed Elena
Lunedì 4 marzo la manifestazione si congederà da Verona città con un focus sulla “Progettazione culturale: quale futuro per le nostre città?”.
L’extra festival, sostenuto dalla BCC Valpolicella Benaco, viaggerà quindi tra Legnago (20 marzo), dove ci attenderanno i giornalisti sportivi Furio Zara e Lorenzo Fabiano; Povegliano Veronese (5 aprile), dove interverrà fra gli altri Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia; Bardolino, (14 aprile, con Paolo Biondani de L’Espresso e Gherardo Colombo, ex magistrato fra i protagonisti di Mani Pulite); Valgatara (6 maggio), tappa che vedrà ospiti giornalisti del calibro di Sebastiano Barisoni, di Radio24, e Attilio Geroni, de Il Sole 24 Ore, voci del fenomeno economico legato alla geopolitica internazionale.
Programma completo su www.heraldo.it
LA MATERNITÀ E L’IPERMATERNO
Il nuovo libro della professoressa Adriana
Cavarero fa luce usando la filosofia sulla rappresentazione contemporanea dell’esperienza di generare.
di Agnese Ceschi
Cosa vuol dire essere madri?
Cosa significa pensare il corpo come materia vivente che, nel parto, si apre e si lacera?
Riportando il concetto di “vita” alla sua dimensione viscerale, Adriana Cavarero, filosofa, professoressa universitaria e autrice di numerose pubblicazioni, sfida l’indifferenza della filosofia per il corpo materno e ne esplora i lati oscuri e inquietanti, emarginati da una tradizione che predilige rappresentazioni idilliche e luminose.
Emerge così una maternità eccedente, un’«iper-maternità». Professoressa Cavarero: cos’è l’ipermaterno?
È la rappresentazione esagerata e amplificata della maternità, che troviamo nei miti antichi, come quelli greci. I miti vedevano nella maternità, nell’esperienza di generare, una grande potenza, percepita talvolta anche come spaventosa.
Abbiamo statute e reperti archeologici della Grande Madre, statute di donne massicce e corpulente, con mammelle prosperose, che rappresentano la
potenza materna di generare.
Ai nostri tempi manca questo tipo di sensibilità: la maternità è vista come una cosa scontata e non c’è una riflessione completa in merito. Nell’antichità aveva invece una potenza simbolica. Può spiegarci il titolo del Suo libro “Donne che allattano cuccioli di lupo”?
È preso da un verso delle Baccanti di Euripide. Euripide racconta delle donne di Tebe che, invasate dal dio Dioniso, vanno nei boschi e diventano selvagge: danzano, bevono latte, miele e vino, che sgorgano dalla terra. Coloro tra esse che erano fresche di parto, con le mammelle gonfie, allattano cerbiatti e cuccioli di lupo.
Questo passaggio è interessante dal punto di vista simbolico: si prevede la trasgressione dei confini tra specie umana e animale. Un’immagine a noi non così sconosciuta, che ricorda la vicenda di Romolo e Remo allattati da un lupa. Quale messaggio vuole lasciare con questo libro?
Vorrei proporre di recuperare il valore simbolico profondo che vede le donne coinvolte nell’atto di generare.
Oggi si parla di maternità in una duplice modalità: da una parte è vista quasi come un dovere secondo il pensiero comune che “una donna si realizza” solo tramite la maternità.
Dall’altro lato la maternità è vista come un limite, perché blocca la carriera delle donne. Il secondo messaggio è utopico attraverso il recupero dell’esperienza del generare come qualcosa che appartiene al mondo dei viventi, a tutti gli essere viventi. Siamo viventi tra i viventi, uniti dall’esperienza della maternità. A proposito di parità, cosa ne pensa della parità di genere in Italia?
In Italia c’è una parità di genere formale, ma non sostanziale. C’è sicuramente ancora discriminazione di genere nelle carriere e negli stipendi. E qui il femminismo sono 100 anni che combatte, figuriamoci
in altri Paesi dove questo è più recente o non esiste proprio.
Ricordo quando sono entrata all’università di Padova diversi decenni fa, ero l’unica donna nel dipartimento di Filosofia e questo non mi ha certo agevolato.
Mi sento comunque fortunata per aver ricevuto molto dal punto di vista dell’affermazione culturale e del riconoscimento a livello internazionale del mio lavoro.
C’è ancora molta strada da fare…
Presentazione
26 marzo ore 16, Palazzo Canossa Dialoghi del Ponte La professoressa Cavarero dialogherà con lo scrittore Paolo Pecere. Posti limitati
24h/24h 365 gg/anno
Vuoi farti
caso: eccoci!
Noleggio con Conducente di Auto-Van-Minibus-Bus
Noleggio Pulmini 9 posti e Camper
Transfer da e per destinazioni specifiche anche di più giorni
Transfer Discoteche e Servizi Navetta
Convenzioni aziendali
CORRI FORREST! SPORT ED ESERCIZIO FISICO: QUANTI BENEFICI
Restare in movimento, a qualsiasi età, aiuta a migliorare la qualità delle proprie giornate e a prevenire malattie
di Andrea MolinariAvete presente quando nel film "Forrest Gump" Tom Hanks decide all'improvviso di cominciare a correre senza un motivo? Beh, di ragioni per fare attività fisica e sport, in realtà, ce ne sono tantissimi e senza il bisogno di continuare per tre anni di fila come l'attore americano nella pellicola del 1994. L'agonismo, infatti, va separato dagli esercizi quotidiani in palestra o dalla classica corsetta per mantenersi in forma, che però restano importantissimi per la vita di un individuo.
Nessuno vi dirà mai niente se non siete degli sportivi nati ma è bene sapere che fare attività aiuta in tutto e per tutto: sentiamo parlare sempre più spesso di depressione, la malattia del nuovo millennio. Una croce che colpisce sempre più persone, può essere combattuta con l'esercizio fisico e in particolare con la corsa. Macinare qualche chilometro la mattina prima di andare a lavoro
o la sera dopo l'ufficio aiuta a produrre dopamina, l'ormone del benessere. Lo ha dimostrato uno studio americano del 2022. L'effetto, poi, dura per circa una settimana aiutando ad abbassare anche i livelli di stress e ansia.
Oltre alla salute mentale, da anni è risaputo che lo sport porti benefici anche dal punto di vista fisico. Il motivo? La fatica aiuta a stimolare organi come cuore e polmoni, proteggendo così il soggetto da patologie
gravi come ictus, ipertensione, diabete e tumori. Restare in movimento, poi, permette a particolari cellule immunitarie di mettersi in moto per evitare l'infiammazione dei muscoli.
Insomma, a qualsiasi età non è mai troppo tardi per migliorare la qualità della propria vita: chiunque può fare attività nei limiti delle proprie capacità, senza il bisogno di esagerare e attraversare tutta l'America come Forrest Gump...
TRA VIGNETI E ULIVI AL VIA LA 17°EDIZIONE DELLA CORRILLASI
Tre percorsi per professionisti e semplici amanti del trekking pronti a passare una domenica di sport e compagnia nel bel mezzo della natura.
di Giorgia CastagnaLa “Corrillasi” sta per tornare. Giunta alla sua 17ma edizione la gara prenderà il via domenica 10 marzo e si prevedono grandi numeri. La manifestazione che andrà in scena nella bellissima cornice delle colline della Val d’Illasi, tra vigneti e ulivi, si dividerà nei tre consueti percorsi di 7km, 12km e 18km. Tra i tanti affezionati alla manifestazione ludico-motoria a passo libero, che si snoda tra dolci o meno dolci salite e discese tra le colline, troveremo anche quest’anno professionisti e semplici amanti del trekking pronti a passare una domenica di sport e compagnia nel bel mezzo della natura. I percorsi avranno un'adeguata segnalazione tramite l’apposizione di pannelli in legno verniciato, con incisi i tre itinerari e le opere di maggior pregio che si possono incontrare sugli stessi. A tenere compagnia durante la marcia i vari punti ristoro distribuiti sul percorso che terminano con quello più piacevole: l'immancabile degustazione di tortellini
gestita dalla Proloco di Illasi. La Corrillasi, patrocinata da Regione, Provincia e Comune di Illasi e omologata Fiasp e Umv, prevede la partenza degli atleti e appassionati alle 8 da piazza Polonia, dietro il municipio, e chiusura delle iscrizioni entro le 9, prevede anche quest’anno il trofeo Ottica Lov: la gara competitiva promozionale su strada del Centro sportivo italiano (Csi), promossa dal Gruppo sportivo Giancarlo Biasin.
Il Presidente della Corrillasi Domenico Lorenzi ricorda poi che il 1 marzo torna a grande richiesta “Aspettando la Corrillasi”: manifestazione rivolta alle scuole elementari e medie della vallata con la partecipazione della Cooperativa Sociale di Solidarietà ONLUS Monteverde. “Riproponiamo l’iniziativa volta a sensibilizzare i ragazzi verso l’attività sportiva ma anche a ricordare ancora una volta quanto sia bello farlo insieme nella diversità che ognuno ha dentro!”
SPORT EXPO VERONA 2024
Sport e salute alla portata di tutti.
Ancora una volta Verona si dimostra città dal cuore sportivo, con un evento unico che riunirà il meglio dello sport con l’obiettivo di far conoscere questo mondo ai ragazzi.
Lo sport è da sempre riconosciuto come uno dei metodi migliori per la crescita: tramite questo vengono insegnati i valori dello spirito di squadra, del sacrificio, del fair play ma non solo. Quasi sempre si tratta di trasmettere una passione che accompagna per tutta la vita e che oltre a fare bene all’anima, fa bene, soprattutto, al corpo.
Sport Expo nasce proprio per avvicinare tutte e tutti allo sport: la nuova edizione di questo evento si terrà nel weekend dal 15 al 17 marzo in Fiera a Verona.
Anche quest’anno sarà possibile provare più di 50 discipline sportive, tutte a misura di bambini e
ragazzi dai 6 ai 14 anni. In particolare, nella giornata di venerdì, ci sarà una giornata dedicata alle scuole, per far avvicinare i giovani ai diversi tipi di sport, numerosissimi, che troveranno spazio in questo evento.
Patrocinata dal Coni e dal Comune di Verona, la manifestazione, vede il coinvolgimento di società e federazioni della città, pronte
tradizionali come la pallavolo, il calcio, il basket, il rugby, il tennis, fino ai più particolari come l’arrampicata sportiva, l’hockey su prato, il Kendo o le attività subacquee come il windsurf e la pesca sportiva.
Insieme alle società e alle squadre del veronese saranno presenti anche diversi volti celebri dello sport, quali testimonial di uno stile di vita sano e portatore di valori etici e divertimento: scoprili sul sito
15 MARZO GIORNATA NAZIONALE DEL FIOCCHETTO LILLA
Per conoscere i disturbi alimentari e come affrontarli.
del dott. Sandro Fronzuti
Il 15 Marzo si celebra la “Giornata nazionale del fiocchetto lilla”, ricorrenza introdotta con la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri l’8 Maggio 2018 e dedicata ai disturbi del comportamento alimentare (DCA). Questi disturbi comportamentali si manifestano attraverso atteggiamenti alimentari disfunzionali e
preoccupazioni eccessive per il peso e la forma corporea.
I disturbi più diffusi e conosciuti sono l’Anoressia, la Bulimia e il Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder o BED). In passato si pensava riguardassero quasi esclusivamente il sesso femminile, ma attualmente hanno iniziato ad essere
diffusi in maniera rilevante anche fra i maschi. Questi disagi a livello statistico interessano maggiormente l’età adolescenziale e le donne vicino all’età della menopausa, sono inseriti dalla comunità medica fra le patologie di natura psicologica e psichiatrica e sono frequentemente associati a disturbi d’ansia e dell’umore. Caratteristica comune a questi
disturbi è la presenza di una bassa stima della propria persona eccessivamente condizionata dall’ immagine corporea; molto spesso si ha una valutazione disfunzionale di sé stessi e in particolare del proprio corpo che porta ad avere un rapporto errato con l’alimentazione.
Le manifestazioni possono essere molto diverse fra loro, per cui cercare un unico sintomo comune a questi tipi di disagio non è corretto; ad esempio il basso peso non è un marcatore unico, che identifica i DCA, poiché in diversi casi queste patologie si possono incontrare in soggetti normopeso, sovrappeso o addirittura obesi.
Il disturbo probabilmente più conosciuto è l’Anoressia, in questa condizione la persona non riesce ad accettare il proprio corpo, che vede eccessivamente grasso; ciò la porta a saltare i pasti, abusare di farmaci lassativi e diuretici.
L’anoressia può intaccare
anche gravemente diverse funzioni vitali causando disfunzioni renali, osteoporosi, alterazioni cardiovascolari, assenza del ciclo nelle donne (Amenorrea), perdita di denti e capelli; nei casi più gravi può portare anche alla morte.
Molto diffusa è anche la Bulimia, che letteralmente significa “fame da bue”: si caratterizza per una esagerata assunzione di cibo, seguita dalla necessità di liberarsi degli alimenti ingeriti attraverso vomito autoindotto o abuso di farmaci lassativi. A seguito di queste abbuffate la persona in preda al senso di colpa spesso sprofonda in una pesante depressione. Tutti questi comportamenti sono guidati anche in questo caso da una valutazione negativa del proprio sé, che porta a non accettare il proprio peso e le proprie forme corporee. In alcuni casi è possibile osservare Anoressia e Bulimia nel medesimo
soggetto in periodi differenti.
Meno conosciuto è il Disturbo da alimentazione incontrollata (BED), in questa situazione patologica, come nella Bulimia, la persona ingerisce quantitativi esagerati di cibo, ma non espelle quanto ingerito; ciò può portare a una condizione di obesità anche molto grave con conseguenti complicazioni mediche rilevanti.
Negli ultimi anni c’è stato un ulteriore abbassamento dell’età di insorgenza di questi disturbi, in particolare Anoressia e Bulimia, che comporta conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente dei pazienti, dovuto al fatto che la malnutrizione prolungata in età precoce può causare danni permanenti a tessuti, come le ossa e il sistema nervoso centrale, che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione. Anche la pandemia Covid-19 e le conseguenti restrizioni sociali hanno avuto un impatto importante su questo tipo di patologie, facendo registrare un aumento del 30% dei casi segnalati.
A livello medico il trattamento efficace di queste patologie richiede la collaborazione di diverse figure, come dietologi, endocrinologi e psicoterapeuti. È importante che il paziente sia cosciente e consapevole di avere un problema, si documenti il più possibile a riguardo e chieda aiuto ai propri cari e figure di riferimento. Nell’affrontare i disturbi alimentari il ruolo della famiglia è fondamentale: all’insorgere della malattia è importante prestare attenzione a cambi repentini nelle abitudini alimentari e della personalità. Con una diagnosi e un trattamento tempestivo i DCA possono essere gestiti con successo.
INSONNIA CRONICA, A VERONA SI STUDIA LA PRIMA TERAPIA DIGITALE
Tramite una app si potrà aiutare il paziente a dormire di più e meglio. L’équipe impegnata nel progetto cerca nuovi volontari insonni, per testare la tecnologia.
di Francesca Saglimbeni
Cuna volta nella vita alzi la mano. In Italia il disturbo interessa oltre il 30% della popolazione, e per circa un terzo di tale quota è una vera e propria patologia (in tal caso si parla di insonnia cronica) da trattare con specifiche terapie.
degli stessi farmaci, è la terapia cognitivocomportamentale, consistente in un percorso di trattamento psicologico breve mirato a modificare alcuni comportamenti e pensieri che mantengono o aggravano i sintomi dell’insonnia.
E proprio questa soluzione è da qualche anno oggetto di un progetto di ricerca innovativo avviato in riva all’Adige e dedicato allo sviluppo della Terapia Digitale per l’Insonnia Cronica. Un software che, tramite un’app scaricabile dal paziente sul proprio dispositivo mobile, sarà in grado di erogare precise indicazioni di condotta volte a migliorarne lo stato di salute.
Al progetto, denominato NyxDigital, che è il primo in assoluto a livello nazionale, sta lavorando una èquipe guidata da Elena Antelmi, neurologa docente del Dipartimento di Ingegneria per la Medicina di Innovazione dell’ateneo scaligero diretto dal prof. Michele Milella, e responsabile del Centro Sonno della Neurologia B dell’Aoui diretta dal prof. Michele Tinazzi. Team che si avvale di una rete di collaborazioni gratuite formata da Università di Verona, daVi DigitalMedicine, Laife Reply, Qstep, Polifarma Spa.
«L’obiettivo è arrivare a offrire una soluzione che non abbia i significativi effetti collaterali associati ai farmaci tradizionali, sia accessibile a un’utenza più ampia e rimborsabile dal SSN», spiega Giuseppe Recchia, vicepresidente della “Fondazione Tendenze Salute Società (già Fondazione Smith Kline) e cofondatore della startup innovativa daVi DigitalMedicine.
La terapia digitale è infatti progettata per fare interagire il paziente con una tecnologia il cui principio attivo è, non più una molecola, bensì
un algoritmo in grado di creargli un piano di azioni quotidiane ad hoc, finalizzate a consentirgli di dormire di più e meglio. Modalità che per altro assicurerebbe la somministrazione a un maggior numero di pazienti, dato che nel nostro Paese la terapia comportamentale breve fatta di persona non trova ancora adeguata diffusione.
«Nell’anno in corso arriveremo al primo prototipo di software da testare su un gruppo di pazienti dell’Azienda ospedaliera di Verona ed entro il 2027, dopo la sperimentazione clinica allargata (si approderà alla prima terapia italiana certificata per il trattamento della patologia», spiega il project manager di NyxDigital e psicologo Giacomo Carollo. «Una metà dei pazienti riceverà, su prescrizione medica, una app personalizzata volta a somministrare le tecniche di modifica dei pensieri e delle condotte disfunzionali». Si va da quelle volte a correggere la gestione del tempo dedicato alle preoccupazioni, in modo da non “portarsele con sé” nel letto, a quelle di rilassamento e mindfulness per ridurre la tensione fisica e mentale, ma anche alla definizione degli orari. «In questo iter i pazienti saranno monitorati con notifiche e reminder, anche grazie a un diario che i pazienti compileranno giornalmente», dice lo psicologo.
E per assicurare alla ricerca risultato più efficaci, l’èquipe cerca nuovi volontari insonni interessati a partecipare allo studio (per informazioni: giacomo.carollo@univr.it).
ENDOMETRIOSI, CURARE SI PUÒ
Il 28 marzo ricorre la giornata mondiale dell'endometriosi, malattia sociale che colpisce una donna su cento in Italia. Si tratta di una patologia per cui l'endometrio si sposta fuori dalla sua sede naturale all'interno dell'utero, espandendosi in altri organi vicini come ad esempio l'intestino, provocando infiammazioni e dolori spesso lancinanti. È un'anomalia delle cellule che presenta ancora aspetti misconosciuti, a causa della complessità della patologia e delle difficoltà diagnostiche, in quanto i diversi stadi della malattia stessa e la diversa tipologia delle pazienti che ne sono affette, richiedono approcci e trattamenti diversificati. I sintomi vengono spesso sottovalutati. Da superare c'è anche il tabù, spesso familiare, per cui il dolore mestruale è normale, erroneamente. È una patologia molto frequente nella popolazione e si calcola che possa interessare il 10-20% delle donne in età fertile, tra i 25 e 35 anni. In Italia sono affette da
questa malattia tre milioni di donne. Spesso la malattia è asintomatica, quando lo è si manifesta con dolore pelvico, mestruazioni dolorosissime e dolore anche durante i rapporti sessuali.
Bisogna, quindi, rivolgersi a ginecologi esperti e sottoporsi ad un'ecografia per diagnosticarla e curarla in tempo, cosa essenziale, senza dover ricorrere alla chirurgia, come la laparoscopia, che deve essere eseguita da chirurghi esperti. Specializzato nel settore c'è Humanitas Fertility Center di Milano.
L' anno scorso all' Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, nei giardini di Casa Nogarè, è stata inaugurata una panchina gialla, simbolo della lotta contro questa malattia.
All' Irccs c'è un Centro di riferimento nazionale per l'endometriosi nell'unità operativa complessa di Ginecologia diretta dal prof. Marcello Ceccaroni. Sono circa 15mila le pazienti con endometriosi che vengono visitate nel Centro negrarese ogni anno.
Valgatara – Head office
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PULIZIE DI PRIMAVERA: DA DOVE COMINCIARE?
Come purificare lo spazio dentro e fuori di noi.
di Marta TarasconiImmaginate di rientrare a casa dopo una lunga giornata di lavoro, stanchi e trafelati, di aprire la porta di casa e trovarvi una stanza completamente in disordine.
Come vi sentireste? Forse ancora più stanchi e sopraffatti.
Se invece entraste in una stanza pulita e ordinata, non vi sentireste un po’ più leggeri?
Molti non ci pensano, eppure il caos che abbiamo intorno a noi, si riflette anche dentro di noi. Ce lo dice la filosofia minimalista, quella zen, ma anche degli studi recenti.
Quale occasione migliore se non l’arrivo della primavera per
fare un po’ di ordine e di pulizia?
Le origini delle pulizie di primavera sono lontane e incerte, alcune storiche, altre religiose, come ad esempio quelle legate alle pulizie che si facevano durante la Pasqua ebraica - che cadeva all’inizio della primavera. Si puliva a fondo casa per evitare che ci fossero briciole di chametz, cibo proibito durante la festa. Ben presto però, nelle varie culture, si è cominciato ad associare le pulizie esterne (della casa o dei luoghi di culto) a quelle interne, perché si vedevano i benefici che uno spazio pulito e ordinato portava anche sulla mente.
Lo stesso New York Times ha stilato un elenco di azioni che si possono fare per mettere ordine dentro e fuori:
1. Meditare: aiuta a concentrarsi sul momento presente, senza rimuginare sul passato o preoccuparsi per il futuro.
2. Tenere un bullet journal: ovvero scrivere i propri pensieri. Mettere nero su bianco aiuta a dare il giusto peso e la giusta priorità alle cose.
3. Staccare la spina: da informazione, social, app… da tutto ciò che è fonte continua di stimoli.
4. Fare ordine: secondo Catherine Roster dell’Università del New Mexico, uno spazio disordinato impedisce un pensiero cognitivo chiaro.
5. Riconnettersi con chi si ama: in presenza, non dietro a uno schermo. Non c’è cura migliore che il giusto supporto e la giusta leggerezza delle persone che ci vogliono bene.
Bagno
Cucina
Camere
Spolvero arredo
Aspirazione, pavimento e tappeti
Lavaggio pavimento
Pulizie extra
Disincrostare WC + lavandino + specchio + arieggiare
Pulire fornello + lavandino e piano di lavoro + arieggiare
Rifare il letto + spolverare comodini + piegare indumenti + arieggiare
Cambiare gli asciugamani soprattutto se in comune
Cambiare canovacci
Pulire bene la doccia o vasca da bagno e spolverare
Controllare filtri lavastoviglie, pulire sotto il lavello, pulire forno, controllare ripiani frigorifero
Cambiare le lenzuola
Eseguirlo ad umido soprattutto se presenti bambini o animali
Anche più frequente se presenti bimbi che gattonano o animali
Anche più frequente se presenti bimbi che gattonano o animali
In base alle esigenze pianificare pulizia dei vetri, spolvero termosifoni, pulizia parte alta di cucina e armadi e pulizia interna armadi al cambio stagione. Verificare anche necessità di sbrinare freezer e ricordare i lavaggi periodici di lavatrice, lavastoviglie, macchina caffè, bollitori.
COME TRASFORMARE GLI SCARTI IN RISORSE, E GUADAGNARCI
18 marzo, Giornata mondiale del riciclo.
di Marta Tarasconi76,2%. È questa la percentuale di raccolta differenziata che facciamo in Veneto e che ci rende la regione più virtuosa d’Italia. A dircelo è l’ultimo rapporto sui rifiuti urbani 2023 di Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ci dice anche che siamo sempre più bravi a riciclare. Ormai la raccolta differenziata in Italia supera il 65% e, parallelamente, cala la produzione dei rifiuti
urbani dell’1,8% rispetto al 2021. Quella del riciclo è una buona pratica diffusa ormai in tutto il mondo, complici non solo le normative, che stanno sempre più spingendo in questa direzione, ma anche la giornata mondiale del riciclo, istituita nel 2018 dalla Global Recycling Foundation, che cade il 18 marzo. Come sempre quando si parla di giornate mondiali, l’obiettivo è quello di sensibilizzare i cittadini su una tematica rilevante per
il bene comune. In questo caso, lo scopo della giornata mondiale del riciclo è quello di condividere le buone pratiche per ridurre le emissioni generate dalla produzione di nuovi oggetti, in favore del riciclo di quelli esistenti. Gli scarti possono e devono diventare sempre più delle risorse.
Negli ultimi anni si è parlato sempre di più di green economy e circolarità delle risorse: plastica, metalli, vetro,
carta attrezzature elettroniche, tessuti… i materiali che possono essere riciclati sono in continuo aumento, trasformando così semplici rifiuti in vere e proprie risorse. Se pensiamo alla plastica ad esempio, sappiamo che negli ultimi 25 anni il materiale recuperato e riciclato è letteralmente quadruplicato. Più complicato e al momento meno soddisfacente in termini di risultati è il riciclo dei cosiddetti Raee, ovvero i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Ad oggi infatti, solo 10% dei materiali Raee viene riciclato correttamente: siamo ben lontani della percentuale richiesta dall’Unione Europea (65%).
Uno dei motivi per cui il riciclo in questo ambito non
avviene come dovrebbe va ricercato nel libero mercato in cui lavorano gli operatori del settore, il cui lavoro spesso non è tracciato e rendicontato.
In alcuni casi, come per la carta, il riciclo permette non solo di evitare ulteriore consumo delle risorse boschive e idriche, e di fare quindi un favore all’ambiente, ma anche di dare vita a nuovi prodotti. Il riciclo creativo è sempre più diffuso, sia per questioni ambientali, che per questioni economiche. Se siamo in grado di riutilizzare un prodotto e dargli una nuova vita, quasi sicuramente avremo anche risparmiato soldi. La carta ad esempio è uno dei materiali più versatili e più facilmente riutilizzabili anche dai consumatori, senza
bisogno di grandi macchine o processi elaborati. La carta può essere riutilizzata per far fare dei lavoretti ai bambini, per impacchettare regali, ma anche come materiale pacciamante per il nostro orto, per evitare che crescano erbacce, per far sì che il suolo rimanga umido, per proteggere il terreno dall’erosione e dalla pioggia battente. Torna utile nei traslochi e all’occorrenza anche come isolante.
Stiamo facendo bene la nostra parte se si parla di riciclo, ce lo confermano i dati, ma ricordiamoci che prima ancora di pensare a come riciclare correttamente i rifiuti dovremmo chiederci come possiamo ridurli: solo così nel lungo termine possiamo fare davvero la differenza.
I BENEFICI DELL’IMMERSIONE IN NATURA
La
cultura
della montagna per un turismo lento e consapevole.di Federica Clemente
Continua la nostra chiacchierata con Giorgio Venturi, guida ambientale escursionistica AIGAE, con cui abbiamo parlato delle attività che si fanno sulle nostre montagne, dal Baldo alla Lessinia, fino al Gruppo del Carega e di come sta cambiando il modo di vivere la montagna da parte sia dei frequentatori occasionali che
delle persone che ci sono nate e che la vivono quotidianamente. Sono loro che hanno dovuto cambiare l’approccio, per cercare di diffondere una cultura della montagna che educhi a un turismo lento, consapevole e maggiormente rispettoso dell’ambiente naturale.
Il lavoro da fare in questo senso è ancora molto: sta aumentando
moltissimo l’interesse per l’ambiente montano, è di moda arrampicare, scalare vette e raggiungere cime, ma sta aumentando anche quel turismo mordi e fuggi, che pretende di trovare gelati, saune e bagni turchi alle quote più elevate. Al contrario, quello di cui la montagna ha bisogno, e sono molti i movimenti che portano
avanti questa filosofia, in primis il CAI (Club Alpino Italiano), è il diffondersi di una cultura attenta e una conoscenza del particolare ambiente di cui stiamo parlando.
«Dopo la pandemia – ci spiega Giorgio Venturi – molti hanno compreso la necessità di immersione in ambienti naturali, di esperienze autentiche, a contatto con la natura,
staccando dalle vite frenetiche dei centri abitati. Siamo una società iperstimolata a livello sensoriale e iperinformata, bombardata di dati, e questo porta ad un sovraccarico psicofisico che, con un’escursione in natura dove molto spesso la rete è assente, può essere normalizzato: il corpo torna a un bioritmo più naturale e i parametri vitali si ristabiliscono dopo solo un’ora offline».
Un’escursione in montagna, anche a quote relativamente basse e su pendii ritenuti “semplici” come possono essere quelli della Lessinia, è da ritenersi pur sempre un’attività da svolgere con la massima preparazione, senza sottovalutare i rischi che comporta.
A questo si aggiunge il rispetto e la conoscenza del luogo che stiamo visitando, della flora e della fauna, della storia e delle tradizioni, tutti aspetti che rendono completa l’esperienza vissuta.
La frequentazione dell’ambiente montano, ormai accessibile ai più, è quindi da considerare sempre un’attività che necessità preparazione e conoscenza.
Ecco quindi i consigli dell’esperto:
1. Programmare l’escursione in base alle proprie capacità fisiche e alla preparazione.
2. Avere sempre una mappa del territorio che si andrà ad esplorare.
3. Studiare e pianificare l’itinerario calcolando distanze, tempi di percorrenza, possibili rischi e copertura della rete cellulare in caso di emergenza.
4. Consultare i bollettini meteo della zona, consultando più servizi di rilevazione vista la sempre più instabilità delle condizioni meteo.
5. Controllare di avere l’attrezzatura e l’abbigliamento idonei per la stagione e l’attività svolta.
6. Se manca uno dei punti precedenti o non ci si sente sicuri, affidarsi a una guida esperta.
7. E per ultimo, attenzione agli scarponi, se hanno più di 10 anni buttateli via perchè è quasi certo che la suola vi abbandonerà!
L’ANGOLO DEI LIBRI
Consigli di lettura per questo mese.
a cura di Francesca Saglimbeni
“Resisti, cuore. L’Odissea e l’arte di essere mortali” di Alessandro D’Avenia
Mondadori, 2023
L’Odissea come libro del ritorno? Sì, ma prima ancora della partenza. Giacchè non v’è l’uno senza l’altra. E come Ulisse, ciascun uomo è chiamato a compiere un viaggio alla scoperta del proprio sé per ridisegnarne la mappa, abbandonare ciò che ostacola una vita autentica per creare l’unica isola che non isola: Itaca. «Mi sono reso conto che l’Odissea agiva in me come “libro-madre”, mi ha rivelato in anticipo cose che non volevo affrontare né avevo ben chiare», scrive l’autore. «Questo mio libro è arrivato nel momento in cui ho trovato il coraggio di confessare tali verità a me stesso – resisti, cuore! – e di raccontarle di scorcio…».
“Io, Filippo e l’albero di ciliegie” di Paola Peretti
Giunti Editore, 2024
Il toccante seguito de “La distanza tra me e il ciliegio”, dell’autrice di adozione scaligera è – con la sua copertina “fiorita” – l’ideale lettura di primavera per adulti e ragazzi. Un racconto che arriva al cuore di tutti. Specie per quella sua scrittura semplice, pulita, plasmata dagli appunti di una ragazzina, Mafalda, alle prese con una malattia agli occhi. Leggendo il primo volume abbiamo imparato a camminare con lei, a immedesimarci nelle sue difficoltà, fragilità, ma anche nella voglia di combattere per vivere il più possibile una vita “normale”. L’abbiamo lasciata bambina per ritrovarla nel pieno della crescita e di tutti i conflitti di un’adolescente. Intenta a coltivare passioni e sogni, più convinta che mai, all’ombra del suo amato ciliegio, compresa l’amicizia con il compagno di scuola Filippo. In questo sequel, Mafalda incontra personaggi nuovi – Nino, anziano del piano di sopra (che praticamente adotta) ed Elsa, una giovane senza tetto – grazie ai quali impara a vedere le cose da un altro punto di vista. Sul tavolo un registratore per fermare i momenti salienti di ogni sua giornata e ricordare a sé stessa che “senza la vista” si possono comunque continuare a fare molte cose.
“Ogni scelta è una rinuncia”
di Maria Vittoria Adami
Scripta, 2023
Nel mese della donna suggeriamo la riscoperta di una figura femminile cui la giornalista Maria Vittoria Adami ha restituito una “immagine” e una sorta di seconda vita: Lucia Nutrimento, insegnante, filosofa e staffetta antifascista vissuta tra il 1911 e il 1959 a Verona. In seguito a tenaci e approfonditi studi, Adami ne tratteggia un profilo tessuto da affascinanti aneddoti che vanno a intrecciarsi con personali ricordi di famiglia, e da stralci di diari originali e manoscritti di Lucia (compresa una lettera inedita sulla sua esperienza nella Resistenza). Un lavoro destinato a diventare testamento morale di un messaggio che vuole arrivare a tutte le generazioni: «Ogni scelta è una rinuncia», come amava ripetere la concittadina “dimenticata” ai propri studenti, incoraggiandoli a rendere sempre ogni idea e pensiero azione concreta.
“Dare la vita”
di Michela Murgia
Rizzoli, 2024
Si può essere madri di figlie e figli che si scelgono, e che a loro volta ci hanno scelte? Si può costruire una famiglia senza vincoli di sangue? La risposta, per l’autrice sarda, recentemente scomparsa, è sì. Interrogarci, discutere su cosa significa sfidare il concetto di normalità e naturalità a cui siamo abituati: Murgia lo ha fatto nei suoi libri e sui social, e nelle ultime settimane di vita ha raccolto i suoi pensieri in questo pamphlet in cui si sofferma –partendo dall’esperienza personale – su un altro modello di maternità, e riflette su come si possa dare la vita senza generare biologicamente, su come i legami d’anima possano sommarsi ai legami di sangue.
ARTE IN GIRO
Una selezione di alcuni dei migliori appuntamenti d’arte a Verona e nelle città limitrofe.
a cura di Agnese Ceschi
Dal 9 marzo al 4 agosto 2024
Monet
Padova, Centro Culturale Altinate San Gaetano
Le gigantesche Ninfee, ma anche i riflessi del cielo nelle acque del Tamigi sono solo alcuni dei più straordinari capolavori del maestro degli Impressio-nisti: Monet approda a Padova per l’ultima tappa del suo tour italiano con oltre 50 opere provenienti dal Musée Marmottan di Parigi. Forse l’ultima oc-casione per i prossimi anni di apprezzare il maestro dell’Impressionismo in Italia. La selezione include alcuni dei dipinti più amati dall’artista, quelli che Monet rifiutò di vendere e che volle tenere con sé fino alla fine nella sua casa di Giverny.Sarà dunque un viaggio in cui immergersi nelle atmosfere incantate delle immense tele delle “Ninfee” o nella poesia dei paesaggi londinesi come “Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi”, proseguendo con gioielli come il “Ritratto di Michel Monet” con berretto a ponpon, i “Glicini”, “Il treno nella neve”.
Claude Monet, Ninfee, 1916-1919 circa. Olio su tela, 130x152 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966. Inv. 5098 (© Musée Marmottan Monet, Paris).
Dal 22 febbraio al 30 giugno 2024
Picasso. La metamorfosi della figura
Milano, Mudec
Il Mudec prova a ricostruire la vera storia dell’attrazione di Picasso per l’arte africana, in una mostra che segue l’evoluzione del suo stile passo do-po passo. L’atelier di Pablo Picasso, artista geniale del XX secolo, era pieno di sculture e maschere africane, che lo ispirarono nell’inventare un lin-guaggio artistico di dirompente novità. In mostra dipinti, sculture e disegni dai maggiori musei europei, con un fo-cus sulla genesi del rivoluzionario capolavoro delle Demoiselles d’Avignon. Pablo Picasso, La lecture de la lettre [Parigi], 1921. Olio su tela, 184 x 105 cm. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP72 © Succession Picasso – Gestion droits d’auteur by SIAE 2023. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau.
Dal 22 febbraio al 30 giugno 2024
Van Gogh
Trieste, Museo Revoltella
Van Gogh, il maestro dei Girasoli, fa tappa a Trieste in una mostra creata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo, che nei Paesi Bassi conserva una delle più grandi collezioni di opere dell’artista. La mostra, che a Roma ha attratto 600 mila visitatori, a Trieste si arricchisce di un’attesa novità: per la prima volta dopo 134 anni, insieme i ritratti di Monsieur e Madame Ginoux (nota come l’Arlesiana), i proprietari del leg-gendario caffè di Arles. Assieme ad essi, altri 50 capolavori, nonché video e materiali per saperne di più sul celebre pittore olandese.
Vincent van Gogh, L'arlesiana (Madame Ginoux), 1890, olio su tela, 50 x 60 cm, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea © Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
IN BREVE
Dal 20 gennaio al 9 giugno 2024
I Macchiaioli
Brescia, Palazzo Martinengo
Dal 23 febbraio al 30 giugno 2024
Toulouse-Lautrec
Rovigo, Palazzo Roverella
NOVITÀ IN SALA I film in uscita questo mese.
a cura di Marco MultariLa terra promessa
Presentato all’80° mostra del cinema di Venezia “La terra promessa” ha fin da subito attirato l’attenzione: la fotografia caravaggesca fa da sfondo alle intense interpretazioni di Mads Mikkelsen e Amanda Collin. Siamo a metà del ‘700, quando Re Fredirik V dichiara che il Justland deve essere colonizzato; nessuno ha il coraggio poiché la brughiera è terra di lupi e natura selvaggia, che non perdona. Solo Ludvigh Kahlen accetterà la sfida, consapevole che si tratterà di trovare la fortuna o la morte. Al cinema dal 14 marzo.
Kung Fu Panda 4
Il cinema d’animazione ritrova Po, protagonista di “Kung Fu Panda 4”, l’ultimo capitolo della fortunata saga Dreamworks, che sarà nelle sale dal 21 marzo. Il guerriero dragone (Jack Black) viene scelto per diventare il leader spirituale della Valle della Pace. Ma Chamaleon, una strega malvagia e potente, vuole impossessarsi del bastone della Saggezza per evocare tutti i nemici che Po ha sconfitto in passato.
Mickey 17
Il regista premio oscar con Parasite, Bong Joon-ho, torna sulla scena – dal 29 marzo - con un film di fantascienza: “Mickey 17”. Il protagonista è Robert Pattinson, nei panni di un clone protagonista di una missione di colonizzazione spaziale. La missione è suicida, le condizioni di vita del pianeta sono al limite e Mickey è una risorsa sacrificabile. Ogni volta che muore, sarà sostituito da un clone: è questo l’accordo per continuare la missione.
Un altro ferragosto
Una commedia che sicuramente strapperà più di un sorriso è “Un altro ferragosto”, di Paolo Virzì, nelle sale dal 7 marzo. Il film è il sequel di “Ferie d’agosto”, uscito ormai 27 anni fa e chi l’ha guardato ritroverà parte del cast. La trama è semplice: Altiero torna a casa insieme al marito e trova la città in fermento per il matrimonio di Sabry: due Italie apparentemente inconciliabili daranno vita a delle vacanze movimentate e indimenticabili.
CALENDARIO EVENTI
Marzo 2024
fino al 3 marzo
Installazione
Et in Arcadia Ego
Palazzo della Ragione www.artverona.it
fino al 18 marzo
Mostra
Callas e Verona.
La nascita della divina
Conservatorio E. F. Dall’Abaco
www.festivalinternazionalemariacallas.org
fino al 31 marzo
da mercoledì a domenica
dalle 12:00 alle 20:00
Mostra
Bruno Munari.
La leggerezza dell’arte
E.ART.H. Eataly Art House
www.eatalyarthouse.it
da martedì 27 febbraio a domenica 3 marzo
ore 20:45; 16:00
Teatro – Grande Teatro
L’uomo più crudele del mondo
Teatro Nuovo
www.teatrostabileverona.it
da mercoledì 28 febbraio a sabato 2 marzo
Fiera
Progetto Fuoco
Fiera di Verona
www.progettofuoco.com
da venerdì a lunedì 4 marzo
vari orari
Festival
Festival del GIiornalismo
Varie sedi
www.heraldo.it
venerdì 1 marzo
ore 19:00
Visita guidata
Calici d’arte
E.ART.H. Eataly Art House
www.eatalyarthouse.it
sabato 2 marzo
ore 20:30
Danza
Ripple & Through The Fracture of Light
Teatro Ristori
www.teatroristori.org
sabato 2 marzo ore 11:30
Visita guidata
Art Market Tour
E.ART.H. Eataly Art House www.eatalyarthouse.it
sabato 2 marzo ore 21:00
Teatro – Pari e Dispari La verità non esiste Fucina Culturale Machiavelli www.fucinaculturalemachiavelli.com
domenica 3 marzo ore 11:00
Concerto – Museo in Musica 4° concerto
Palazzo Maffei
www.palazzomaffeiverona.com
domenica 3 marzo ore 16:00
Teatro per famiglie - TeatroinFattoria Pinocchio
Fattoria Didattica La Genovesa www.bambamteatro.com
domenica 3 marzo ore 16:00
Teatro per famiglie
Il paese delle favole a rovescio
Teatro Salieri
www.teatrosalieri.it
domenica 3 marzo ore 8:00
Mostra mercato
Verona Antiquaria
Piazza San Zeno
lunedì 4 marzo ore 18:00
Presentazione libro
Loris Giuriatti
La tormenta di San Giovanni Libreria Feltrinelli Verona www.lafeltrinelli.it
martedì 5 marzo ore 20:30
Concerto – Amici della musica Nordio, Gnocchi, Sciortino, Lombardi
Teatro Ristori
www.amicidellamusicavr.it
da martedì 5 a venerdì 8 marzo ore 21:00
Teatro – Divertiamoci a Teatro Chi è io?
Teatro Nuovo
www.teatrostabileverona.it
mercoledì 6 marzo ore 20:30
Concerto – I Virtuosi Italiani
Markus Placci
Teatro Ristori
www.ivirtuositaliani.eu
mercoledì 6 marzo ore 18:00
Presentazione libro
Anna Premoli
Tutto troppo complicato
Libreria Feltrinelli Verona www.lafeltrinelli.it
giovedì 7 marzo ore 20:45
Teatro
Il pedone
Teatro Salieri
www.teatrosalieri.it
giovedì 7 marzo
ore 18:00
Presentazione libro
Dare la vita di Michela Murgia Libreria Feltrinelli Verona www.lafeltrinelli.it
venerdì 8 marzo ore 20:30
Danza
Lili Elbe Show
Teatro Ristori www.teatroristori.org
venerdì 8 marzo
ore 18:00
Presentazione libro
Jennifer Guerra
Il femminismo non è un brand Libreria Feltrinelli Verona www.lafeltrinelli.it
da venerdì 8 a domenica 10 marzo
Evento
Passion Art Tattoo Convention Eataly Verona www.passionarttattoo.it
da venerdì 8 a domenica 10 marzo Evento
I Love Photography
International Photo Festival Porta Palio www.giuliaadami.com
sabato 9 marzo ore 21:00
Teatro
Luca Bizzarri
Non hanno un amico
Teatro Nuovo
www.teatrostabileverona.it
sabato 9 marzo
ore 19:30
Teatro per famiglie
Una notte a teatro!
Fucina Culturale Machiavelli
www.fucinaculturalemachiavelli.com
sabato 9 marzo
ore 11:00
letture - A cavallo!
Stefano Di Simone e Patrizia Vedovello Rossari leggono brani tratti da Catullo e Cesare Pavese Museo di Castelvecchio
www.museicivici.comune.verona.it
9 marzo
ore 11:30
Visita guidata
Art Market Tour
Eataly Art House
www.eatalyarthouse.it
sabato 9 e domenica 10 marzo ore 11:00
Performance
Me time – Una stanza tutta per sé Palazzo Maffei
www.teatrostabileverona.it
sabato 9 e domenica 10 marzo
tutto il giorno
Fiera
Model Expo Italy – Elettro Expo
Fiera di Verona
www.veronafiere.it
domenica 10 marzo ore 17:00
Spettacolo per famiglie
Il piccolo principe
Teatro Ristori
www.teatroristori.org
domenica 10 marzo ore 16:30
Spettacolo per famiglie
Cartacantastorie
Teatro Stimate
www.fondazioneaida.it
lunedì 11 marzo
ore 21:00
Conferenza spettacolo
Paolo Crepet
Teatro Filarmonico
www.scoppiospettacoli.it
da martedì 12 a martedì 19 marzo
Mostra a cura di Famiglie per l’Accoglienza
Non come ma quello:
la sorpresa della gratuità Opere di 14 artisti di diverse discipline Sala Birolli
da martedì 12 a domenica 17 marzo
ore 20:45; 16:00
Teatro – Grande Teatro
Cyrano de Bergerac
Teatro Nuovo
www.teatrostabileverona.it
da martedì 12 a venerdì 15 marzo
tutto il giorno
Fiera
LETExpo
Fiera di Verona
www.letexpo.it
giovedì 14 marzo
ore 20:30
Concerto – I Virtuosi Italiani
Dmitri Sitkovetsky
Teatro Ristori
www.ivirtuositaliani.eu
da venerdì 15 a domenica 17 marzo
tutto il giorno
Fiera
Sport Expo
Fiera di Verona
www.sportexpoverona.it
venerdì 15 marzo
ore 19:00
Visita guidata
Calici d’arte – E.ART.H.
Eataly Art House www.eatalyarthouse.it
sabato 16 marzo ore 11:30
Visita guidata
Art Market Tour
Eataly Art House www.eatalyarthouse.it
domenica 17 marzo ore 20:30
Concerto jazz
Piano solo
Teatro Ristori www.teatroristori.org
domenica 17 marzo ore 11:00
Concerto – Museo in Musica 5° concerto
Palazzo Maffei www.palazzomaffeiverona.com
domenica 17, mercoledì 20, venerdì 22 e domenica 24 marzo ore 15:30, 19:00, 20:00 e 15:30
Opera
Il Campiello
Teatro Filarmonico www.arena.it/it/teatro-filarmonico
domenica 17 marzo ore 16:30
Spettacolo per famiglie
Gilda e Fido
Teatro Stimate www.fondazioneaida.it
lunedì 18 marzo ore 20:00
Cinema
Banff Mountain Film Festival World Tour Italy
Cinema Teatro Aurora www.banff.it
da martedì 19
a venerdì 22 marzo ore 21:00
Teatro – Divertiamoci a Teatro Vicini di casa
Teatro Nuovo www.teatrostabileverona.it
martedì 19 marzo ore 17:30
Conferenza Musei Civici VeronaScoperte nella pittura veronese dell’Ottocento Sala convegni Palazzo della Gran Guardia www.museicivici.comune.verona.it
mercoledì 20 marzo ore 20:30
Serate d’autore
Le emozioni. Una terra ancora abbastanza sconosciuta Umberto Galimberti Teatro Ristori www.teatroristori.org
giovedì 21 marzo
ore 20:30
Presentazione libro
Eros Olivotto - Come sospesi
Sala Civica Turri, Cavaion Veronese
venerdì 22 marzo
ore 20:45
Musica
Around Astor
Teatro Salieri
www.teatrosalieri.it
venerdì 22 marzo
ore 20:30
Danza
Una notte con Sergio Bernal
Teatro Ristori
www.teatroristori.org
venerdì 22 marzo
ore 20:45
Danza – L’Altro Teatro
Orfeo e Euridice/Melancholia, Delirante tenerezza
Teatro Camploy
www.spettacoloverona.it
domenica 23 marzo
ore 16:30 e 18:15
Spettacolo per famiglie
Il Gruffalò
Teatro Stimate
www.fondazioneaida.it
sabato 23 marzo
ore 15:30
Evento per famiglie
Aida Sand Art
Teatro Filarmonico
www.arena.it/it/teatro-filarmonico
sabato 23 marzo ore 11:30
Visita guidata
Art Market Tour
Eataly Art House
www.eatalyarthouse.it
sabato 23 marzo ore 11:00
Letture - A cavallo!
Patrizia Vedovello Rossari legge brani tratti da Usama Al Shahmani e Mariangela Gualtieri
Galleria d’Arte Moderna AchilleForti Palazzo della Ragione www.museicivici.comune.verona.it
sabato 23 e domenica 24 marzo ore 11:00
Performance
Me time – Una stanza tutta per sé Palazzo Maffei
Www.teatrostabileverona.it
domenica 24 marzo ore 16:00
Teatro per famiglieTeatroinFattoria
Piccoli Universi Sentimentali Fattoria Didattica La Genovesa Www.bambamteatro.com
domenica 24 marzo ore 17:00
Concerto – I Virtuosi Italiani
Stabat Mater – Tiziano Scarpa
Spazio S. Pietro in Monastero Www.ivirtuositaliani.eu
domenica 24 marzo
ore 11:00
Musica – Pari e Dispari Chopin & Rachmaninov Fucina Culturale Machiavelli www.fucinaculturalemachiavelli.com
martedì 26 marzo ore 16:00
Incontro
Dialoghi del Ponte: la professoressa Cavarero dialogherà con lo scrittore
Paolo Pecere
Palazzo Canossa
martedì 26 marzo ore 20:30
Serate d’autore
Orlando Furioso. Narrazione/lettura da Ariosto
Roberto Mercadini
Teatro Ristori
www.teatroristori.org
Per il calendario eventi aggiornato e per tutte le novità di città e provincia segui Carnet Verona sul sito www.carnetverona.it e sui canali social!
mercoledì 27 marzo
ore 20:45
teatro – L’Altro Teatro Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa
Teatro Camploy
www.spettacoloverona.it
giovedì 28 marzo
ore 15:00
Giornata di studi
Ricostruzione teorica di un artista: Bruno Munari
Eataly Art House
www.eatalyarthouse.it
venerdì 29 e sabato 30 marzo
ore 19:00 e 17:00
Concerto
Rossini Stabat Mater
Teatro Filarmonico
www.arena.it/it/teatro-filarmonico
sabato 30 marzo ore 11:30
Visita guidata Art Market Tour
Eataly Art House
www.eatalyarthouse.it